41-95 - Confindustria

Transcript

41-95 - Confindustria
IL SUD CHE VINCE
A cosa si sta dedicando in questo momento?
“Sto lavorando ad una mostra scenografica che dopo Mosca
andrà un po’ in giro per l’Italia e si chiuderà a Roma”.
Sta pensando ad una mostra anche da noi?
“Non si sa mai, una mezza idea mi era venuta per Otranto
o Lecce, ma le mostre richiedono una grande organizzazione, sono molto scenografiche e costano un po’…”.
Speriamo allora che questo connubio vacanziero, possa
sfociare in qualcos’altro.
“Già faccio tanta pubblicità per Montelauro ed il Salento.
Quest’anno scendiamo con altri quattro amici, due di Roma
e due di Bergamo”.
Preferisce la barca o è uomo di terra?
“Non amo la barca. Mi piace invece molto stare sotto gli
alberi o al sole, anche per creare. In barca si può creare
molto poco”.
Visto che parla di ispirazione, l’ha mai trovata di fronte
al nostro mare o all’ombra degli ulivi?
“Scrivo poesie. E ne ho scritte tante anche sul Salento.
Per il resto, come sa, l’ispirazione delle mie vignette viene
soprattutto dai politici. Su Panorama, per esempio, nel
2009, ne ho pubblicata una, che riportava come didascalia ‘Forattini in vacanza in Puglia’. Voglio regalarla ad Elisabetta. Ci sono io che scappo perché arriva D’Alema sulla
sua barca, che ho chiamato ‘Acarus’, a versare una marea
di bianchetto. L’ho realizzata dopo una querela di D’Alema,
per una vignetta precedente, nella quale avevo detto che
‘bianchettava’”.
Visto che lei conosce il nostro territorio, mi sa dire vizi
e virtù dei salentini?
“Premetto che conosco poco anche me stesso… Ciò che mi
fa orrore sono le brutte costruzioni intorno a quei paesi
splendidi, vicino Gallipoli. Ho cominciato a raccogliere
firme per far abbattere il grattacielo di specchi, ma mi
hanno detto di lasciar perdere. Per le virtù, i salentini sono
personaggi molto dolci, che ispirano, compagnoni ma
anche molto discreti”.
Se dovesse dedicare una vignetta ad un personaggio
della politica locale, sceglierebbe D’Alema?
“D’Alema non è salentino… Non so. Raffaele Fitto, per
esempio, non ha un viso caricaturabile. I volti regolari non
sono caricaturabili. E’ il motivo per cui raramente inserisco donne nelle vignette, eccetto Rosy Bindi!”.
La nostra Poli Bortone?
“A lei non perdono di aver fatto saltare l’accordo alle ultime regionali. Sono un liberale e la Puglia rossa mi innervosisce un po’”.
Non c’è un personaggio almeno pugliese che la ispira?
“Ne ho fatte diverse su Vendola, ultimamente. Quando è
stato rieletto, l’ho ritratto proprio con D’Alema. Se la pubblica, una inedita, gliela invio volentieri!”.
Certo!
La nostra rivista è incentrata sul Sud che vince. Crede
in questo concetto?
“Io amo molto l’Italia, ma devo dire che il Sud ha dei
grossi problemi. Credo che un federalismo sano, sarebbe
vantaggioso soprattutto in una zona di grandi iniziative
come la Puglia. I pugliesi sono come i siciliani, hanno
questo geniaccio in più, che aiuta a fare cose straordina-
Il dono di Giorgio Forattini al “Notiziario Industriale”
di Confindustria Lecce
rie. Non sono della Lega, ma credo che Roma dovrebbe
provvedere a risanare i conti della sanità, a mettere ordine nella cattiva amministrazione, a ridurre i costi. Non
è pensabile che in molte regioni meridionali i dipendenti
pubblici siano tre volte quelli della Lombardia”.
Diciamo che il Sud sconta ancora un gap, che molti riconducono alla questione meridionale…
“È arrivato, anche per i meridionali, il momento di prendere lo sterzo in mano, perché sono dei geni e devono
smetterla di farsi assistere dallo Stato. Ecco perché mi è
dispiaciuto che abbia vinto la vecchia sinistra con Vendola. Uno stato liberale, un federalismo solidale possono
salvare una regione, come la Puglia, che è piena di futuro
e di gente che ha voglia di fare. Non siete a rimorchio!”.
Parliamo ancora di lei. E la pensione?
“Ho fatto tante cose, nella mia vita: ho girato il mondo,
ho fatto l’operaio e l’attore. Da 40 anni faccio quello che
più mi piace. Sono in pensione da una decina di anni, ma
l’ho accantonata, perché ho continuato a lavorare con i
giornali. Ora mi dedico ai libri ed alle mostre. Questo lavoro mi piace tanto, anche se mi ha causato tanti problemi, cause, querele…”
Si definisce un vignettista o un artista?
“La parola ‘vignetta’ è stata coniata nel ‘700 dagli stampatori francesi per indicare i capoversi e gli incipit dei capitoli. Nel tempo è diventato vignetta tutto quello che è
disegno. La parola vignettista è brutta. E’ un derivato del
derivato. Preferisco essere chiamato disegnatore”.
Per concludere, un pensiero per i salentini che la ospiteranno.
“Non vedo l’ora!”
Maria Rosaria Polo
Notiziario Industriale
41
IL SUD CHE VINCE
Continua a delinearsi il progetto della società salentina
per il prossimo anno. Intervista a GIOVANNI SEMERARO,
patron del Lecce
Lecce,
ricominci
ttesa, sofferta, ambita. All’ultima giornata del campionato cadetto di calcio, il Lecce conquista, dopo
un solo anno di Purgatorio, la sospirata serie A.
Ed è un delirio. Migliaia e migliaia di tifosi festanti,
giunti anche dalla Provincia, si sono distribuiti tra
Piazza Mazzini e l’Anfiteatro Romano di Piazza Sant’Oronzo, per festeggiare, fino a notte fonda, il ritorno
per l’ottava volta nella massima serie.
E che soddisfazione vedere il nostro presidente, Giovanni Semeraro, e, poi, subito dopo, capitan Giacomazzi, innalzare al cielo la prestigiosa coppa che premia
il primo posto in classifica: ben sei mesi in testa alla
serie B. Record da far girare la testa a chiunque, tranne
al patron Semeraro, il quale, con il solito piglio e con il
savoir-faire, che lo contraddistinguono, parla del tanto
A
42
Notiziario Industriale
mo
lavoro che c’è da fare e della necessità che i tifosi appoggino, senza se e senza ma, la squadra.
Presidente, quando avete capito che era fatta?
“C’è stata una partita, Lecce – Ascoli, nella quale abbiamo davvero pensato che l’impresa era possibile. Nelle
nostre intenzioni di inizio campionato, come ricorderà,
c’era il progetto di costruire una squadra vincente che
potesse tornare nella massima serie nel giro di due –
tre anni. Ed invece, sento ancora addosso l’emozione
straordinaria di questa festa, di questo momento straordinario che ci hanno regalato i nostri ragazzi”.
C’è una mossa vincente alla base di questo risultato?
La scelta, per esempio, di un allenatore manager?
IL SUD CHE VINCE
“Credo che il segreto sia la nostra società ed il modo
con la quale la gestiamo. Crediamo fortemente, sia io
sia i miei figli, ma anche lo staff, i tecnici e l’allenatore
in questo progetto, per il quale stiamo cercando di dare
il massimo. Se di un merito in particolare devo parlare,
credo sia quello di essere riusciti a tenere insieme un
gruppo all’inizio disomogeneo. L’allenatore ha amalgamato un gruppo eterogeneo per età, che ha imparato a
gioire e soffrire sempre all’unisono. Questo gruppo ha
avuto la forza di risollevarsi dopo ogni sconfitta e di
mantenere i piedi per terra nonostante i successi e le
vittorie. Un gruppo che ci ha creduto fino in fondo, nonostante qualche defaillance”.
Nell’ultima giornata di campionato i tifosi salentini,
le istituzioni a tutti i livelli hanno testimoniato il
proprio attaccamento alla maglia. Nei fatti, cosa si
aspetta ora?
“Assolutamente nulla. Abbiamo imparato a nostre spese,
dopo la cocente delusione del più grande sponsor istituzionale che avevamo, a non attenderci niente da nessuno. Di parole, anche belle, ne ho sentite tante. E per
questo li ringrazio. I fatti sono altra cosa”.
U.S. LECCE,
CAMBIO AL VERTICE
Mentre andiamo in stampa, Pierandrea Semeraro, figlio di Giovanni, è diventato il nuovo Presidente dell’Unione Sportiva Lecce.
Ad annunciarlo in conferenza stampa proprio il
padre.
Gli auguri del Presidente Piero Montinari e di
Confindustria Lecce per un futuro di grandi successi.
Il nostro territorio è da serie A?
“Non montiamoci la testa! Il nostro territorio deve attrezzarsi per essere da serie A, sia per quanto concerne
le infrastrutture, sia per l’ospitalità. Il turismo è un volano fondamentale per la nostra bellissima terra, per valorizzare la quale dobbiamo crescere soprattutto nel
livello dei servizi. Solo in questo modo si potranno cogliere fino in fondo tutte le opportunità rivenienti dalla
elite del calcio. I nostri prodotti di qualità, vino, olio,
pasta, moda, devono poter godere di una vetrina adeguata”.
Quanto ritiene importante questo successo
per il territorio?
“Moltissimo e non solo per il Salento. Dobbiamo gioire perché la Puglia ha ben due
squadre nel gotha del calcio. La serie A è una
vetrina importante e non ci sono molte regioni che possono vantare tale primato: Milano, Roma, neppure Torino…”.
A sinistra, Daniele Corvia in un contrasto aereo.
In alto, un momento di esultanza e, nella pagina precedente,
il patron del Lecce, Giovanni Semeraro, alza, insieme ad alcuni
giocatori, la coppa che la Lega consegna alla prima classificata
della serie B
(Foto di Marco Lezzi)
Semeraro: “C’è stata
la partita Lecce – Ascoli,
nella quale abbiamo
davvero pensato
che l’impresa era possibile”
Notiziario Industriale
43
IL SUD CHE VINCE
Quale strategia avete in mente per una politica di permanenza in serie A?
“E’ nostra intenzione resistere quest’anno perché il gruppo deve ancora sperimentarsi, collaudarsi, oltre che misurarsi con la massima
serie. Sono ragazzi giovani con i quali sarà
possibile impostare una politica di lungo periodo che ci veda protagonisti, alla fine, di un
buon campionato. In questo, però, i tifosi devono esserci molto vicini”.
Fa riferimento all’appello che ha lanciato
in questi giorni?
“Sì. Non è possibile contestare la squadra, la
società, l’allenatore, alle prime difficoltà. Il
nostro progetto vuole realizzare quanto chiedono i tifosi (la fine dell’ascensore, ndr). Il
calore dei salentini è uno stimolo straordinario, ma quando manca, quando contestano,
diventa davvero dura, soprattutto nei periodi
di difficoltà. Chiedo, pertanto, apertamente
ai tifosi di essere vicini alla squadra sempre”.
Nella gioia e nel dolore…in salute e in malattia…
“Sì, il nostro deve essere un matrimonio indissolubile”.
Lo stadio di domenica 30 maggio era uno spettacolo
fantastico. Cosa fare perché ci sia tutto l’anno?
“Giocare sempre delle finali… Il pubblico deve capire
che la squadra va incitata sempre. Del resto noi abbiamo
È di nuovo derby
Il prossimo anno finalmente si celebrerà il derby Lecce-Bari
nella massima serie. Il patron del Lecce Giovanni Semeraro
si augura che lo sport vinca anche in occasione delle gare
contro il Bari: “dobbiamo essere fieri di avere due squadre
pugliesi in serie A”.
44
Notiziario Industriale
IL SUD CHE VINCE
diviene di particolare importanza ai fini di una corretta
politica di riequilibrio del bilancio”.
Parlando di campioni. Dedichi un pensiero all’ex
Prandelli, futuro allenatore della nazionale.
“Io stimo l’uomo oltre che il professionista. Nei calciatori, come negli allenatori e collaboratori. E Cesare è un
grande uomo, oltre che un bravissimo allenatore. Gli auguro un futuro di straordinari successi”.
C’è un rammarico per questo campionato?
“Più che un rammarico, un magone, per l’occasione sprecata del Gallipoli. Non si può perdere la serie B in questo modo. Avremmo voluto assistere ad un altro
campionato per quanto riguarda loro. Ne avevano tutte
le possibilità ma, volente o nolente, hanno mollato”.
Un augurio per i tifosi del Lecce...
“Di poter godere, insieme alla società, quanto più tempo
possibile del meraviglioso spettacolo che è la serie
A. Che possano incitare la squadra sempre, con
calore, e che lo sport vinca anche quando affrontiamo i cugini baresi. Soprattutto nel derby
dobbiamo dimostrare di essere tutti da serie A”.
delle iniziative per cercare di educare i
giovani al tifo sano. Ogni domenica portiamo gratuitamente allo stadio i piccoli
delle scuole calcio. Crediamo molto nei
giovani e nelle loro potenzialità, da tutti i
punti di vista”.
Lecce ha sempre avuto un
vivaio piuttosto prolifico. Ci sono già dei
campioni?
“Ce ne sono già tre. E la
classe 1994 è molto promettente. Ma non
mi faccia fare nomi. I ragazzi devono
prima imparare a divertirsi con il calcio e
poi, eventualmente, a giocare da professionisti. Sono diversi anni che investiamo
nel settore giovanile, che occupa una
grossa fetta del nostro bilancio societario,
ma rientra in quel progetto di mantenimento/investimento di cui abbiamo parlato
prima”.
Ma i campioni poi vanno via…
“E’ nelle cose. E’ normale che cerchino i
grandi club per il prosieguo della carriera.
Ma tenga conto anche che per la società
Gigi De Canio.
Nella pagina precedente, David Di Michele
e, in basso, Stefano Ferrario
(Foto di Marco Lezzi)
…e, per concludere, una considerazione
sulla società.
“La massima serie è una sponda importantissima per la crescita sociale,
culturale ed economica territoriale.
Ma è anche e soprattutto un’importante tappa professionale per tutti
coloro che gravitano intorno alla
squadra. L’augurio che rivolgo
è quello che tutti possano
acquisire sempre maggiore
professionalità e consapevolezza delle proprie possibilità”.
Ad maiora,
allora!
Il pubblico
deve capire
che la squadra
va incitata sempre.
Abbiamo diverse
iniziative per cercare
di educare
soprattutto
i più giovani
al tifo sano
IL SUD CHE VINCE
Intervista a GIORGIO MULÈ, direttore di Panorama
Dalla carta al multimediale,
per conquistare nuovi lettori
L’uomo ha la necessità di usufruire e di diffondere
informazioni attraverso strumenti in linea
con le sue priorità
anorama, il noto settimanale italiano, cambia. E non lo fa solo nella veste tipografica,
come ci spiega il suo direttore, siciliano trapiantato a Milano, Giorgio Mulè.
Panorama si rinnova completamente, approcciando
un nuovo modo di essere e di fare giornalismo,
tracciando un solco netto e profondo rispetto al
progetto precedente. Ed è un successo!
“La risposta in edicola – spiega il direttore - è stata
straordinaria, sia in termini di acquisto di copie,
sia in termini di partecipazione ai nuovi strumenti
multimediali - i codici ‘Qr’ e per la ‘realtà aumentata’. Per i primi due numeri oltre 30mila utenti
hanno sperimentato queste nuove forme di comunicazione. Da dicembre a prima del nuovo lancio,
erano stati 250 mila. In sole due settimane 30mila
utenti, mi sembra un vero successo”.
Direttore, Gutemberg, la radio, la televisione,
internet, i social network ed i web magazine. La
comunicazione periodicamente cambia. Perché
questa costante?
“Perché segue l’evoluzione dell’uomo e dei suoi bisogni informativi. L’uomo ha la necessità di usufruire e di diffondere informazioni attraverso
strumenti in linea con le sue esigenze. Prima la
carta, poi la radio e la tv, ancora internet e, oggi,
questi nuovi dispositivi multimediali. Il cellulare
da una parte, l’i-pad dall’altra sono le nuove frontiere con le quali l’editoria deve confrontarsi per
stare al passo con le richieste dei lettori e della società in generale. Oggi un quotidiano, un giornale,
una rivista deve riuscire ad anticipare le tendenze”.
Anche una rivista collaudata come Panorama,
pertanto, deve rinnovarsi e aprire alle nuove
tecnologie.
“Guai se non fosse così, perché altrimenti sarebbe
una testata condannata, in un lasso di tempo più
o meno lungo, al declino. Invece, per fortuna, lo
staff è attento, il giornale ha un editore che ha ancora voglia di affrontare nuove sfide per intercettare anche le fasce più giovani, quelle che sono
P
Giorgio Mulè
46
Notiziario Industriale
IL SUD CHE VINCE
camente, sia culturalmente. Vuole offrire un sistema di
naturalmente portate a leggere di meno. Lo sforzo è
informazione completo, presente su tutte le piattaforme
quello di puntare sempre a nuovi target per avvicinare
della comunicazione, al centro delle quali c’è il giorchi, di solito, è lontano dai settimanali”.
nale”.
Per scoprire nuove nicchie di mercato…
La nostra rivista è incentrata sul Sud che vince. Dal
“… più che scoprire, recuperare. Ci sono delle fasce di
suo osservatorio privilegiato di uomo del Sud che lalettori che rischiano di andare perduti. L’i-pad, invece,
vora e vive al Nord, quali sono, secondo lei, le luci e
facendo godere loro un mondo circolare che, attraverso
le ombre del Mezzogiorno italiano?
gli strumenti multimediali rimanda al giornale, può co“La mia esperienza professionale passa dalla direzione di
stituire un valido gancio per farli tornare alla lettura”.
Economy, a metà degli anni 2000, grazie alla quale ho
Sul fronte multimediale la concorrenza come si è atavuto modo di conoscere da vicino la realtà economica
trezzata?
ed industriale meridionale. Conosco, in particolare, delle
“Sul ‘Qr’ siamo stati i primi in assoluto. Dopo molti mesi
hanno cominciato, timidamente, sia quotidiani, sia altri
straordinarie storie di imprenditori del Sud che hanno
settimanali, ma noi godiamo di un certo vantaggio acsaputo recuperare e valorizzare dei marchi storici, come,
cumulato nel tempo, che si misura sui nuovi strumenti
ad esempio, l’olio Dante in Campania. Anche in Puglia
che stiamo sperimentando. La realtà aumentata è anci sono importanti realtà industriali legate all’agroalicora a livello pionieristico”.
mentare, al metalmeccanico, che hanno saputo imporsi,
In cosa consiste?
nonostante la concorrenza, spesso sleale, dei paesi co“E’ un codice che fa interagire tramite web cam il giorsiddetti emergenti. Ricordo ancora quelle miscele di oli
nale con il pc. Rimanda ad un video
tunisini e marocchini riin tre dimensioni che è correlato ai
vendute come Made in
Mulè: Sul “Qr”
servizi pubblicati sulla rivista”.
Italy. Gli imprenditori
Lei prima accennava al fatto che i siamo stati
meridionali hanno sagiovani leggono meno. Oggi il linputo imporsi anche graguaggio è quello degli sms ed i i primi in assoluto.
zie alla forza dei distretti
giornali, inesorabilmente, perdono La “realtà aumentata” che hanno creato una
lettori. Quali i perché in merito?
rete davvero competi“I perché sono legati alla mancanza è ancora a livello
tiva. Per me, quindi, le
di sensibilità da parte di chi fa i pionieristico
luci riguardano piccole e
giornali e, quindi, anche da parte
medie imprese che vanno
dei giornalisti che hanno perso il
verso forme intelligenti
contatto con le fasce più giovani (anche dai 18 ai 30
di aggregazione, che esaltano lo spirito comune, metanni), e non riescono ad interpretare quello che loro detendo da parte gli egoismi locali ed i personalismi. Le
siderano leggere. I giornali sono quasi tutti uguali, il
ombre, invece, sono legate alla incapacità infrastruttupiù delle volte noiosi, e spingono ‘questo popolo’ a cerrale di garantire ad un imprenditore italiano o straniero
care altrove quanto i giornali non riescono a dare. Incertezza nei tempi di realizzazione di un investimento.
ternet è la risposta gratuita ai loro bisogni. La grande
E’ un forte limite”.
sfida è quella di riuscire a far amare nuovamente la carta
Conferma, dunque, la convinzione diffusa che la nostampata”.
stra sia una terra sonnacchiosa? Il sole, il mare, si
Anche perché questa carenza di lettura porta ad una
dice, rendono i ritmi meno frenetici rispetto ad altre
incapacità di scrittura.
zone. La vita si coniuga al ritmo della lentezza, piut“C’è un impoverimento cognitivo forte, perché su intertosto che della velocità. E’ un vantaggio o un handinet le informazioni sono a pelo d’acqua, parziali e, adcap? E si può trasformare questo in opportunità?
dirittura, errate. C’è, quindi, uno sfasamento della
“Sicuramente è un handicap dal punto di vista dei tempi
cognizione della realtà”.
di realizzazione delle opere. Per il resto dobbiamo inCon questi nuovi strumenti, come sta cambiando il
tenderci sul concetto di velocità. Talune volte può esgiornalismo?
sere sinonimo di approssimazione, altre può essere
“Lo hanno già cambiato, perché i giornalisti, almeno
sintomo di chi riesce a stare avanti agli altri. Quello
quelli di Panorama, quando pensano ad un’inchiesta, la
che, in generale, nel Sud succede è che passa troppo
realizzano in modo che sia fruibile sulle diverse piattatempo tra la programmazione e la realizzazione dell’informe multimediali. Girano, per esempio, video con la
vestimento. Vi è una foresta, burocratica da una parte
telecamera per creare i contributi aggiuntivi da inserire
e clientelare dall’altra, di forze contrastanti; un’ingesul sito. Quindi il giornalismo cambierà sempre di più,
renza elevata della politica nella cultura imprenditoriale
fino a quando i giornalisti stessi non diventeranno proche ne determina, purtroppo, le scelte, a volte con efduttori di contenuti e non solo redattori di articoli di
fetti deleteri”.
giornale”.
La burocrazia continua ad essere il vero ostacolo allo
Cosa riserva il futuro di Panorama?
sviluppo
del Sud.
“Il giornale vuole arrivare ad essere un punto di riferi“Sì,
per
esempio,
noi al Sud discutiamo della realizzamento per tutte le fasce di età, per tutti i lettori, per
zione
di
una
strada,
quando nel resto del mondo si parla
un pubblico trasversale sia geograficamente, sia politiNotiziario Industriale
47
IL SUD CHE VINCE
Giorgio Mulè
Nato a Caltanissetta il 25
aprile 1968, inizia la sua
carriera giornalistica nel
1989 al Giornale di Sicilia
di Palermo. Nel 1992 passa
a Il Giornale, allora diretto
da Indro Montanelli.
Nel 1996 guida la neonata
cronaca di Roma e poi
la redazione romana
de Il Giornale.
Nel 1998 passa a Panorama
dove in breve tempo diventa
vicedirettore esecutivo.
Dal 2004 diventa direttore
di Economy, il Business
Magazine della Mondadori
e nel 2006 assume l’incarico
di direttore di Videonews,
la struttura Mediaset
che cura i programmi
di approfondimento
giornalistico.
Dal 2007 diventa direttore
di Studio Aperto,
il telegiornale di Italia 1.
Dal 1º settembre 2009
è il nuovo direttore
del settimanale
Panorama, di Economy
e del mensile First.
48
Notiziario Industriale
di autostrada elettronica e
di banda larga. Nel mondo
sono avanti di dieci anni,
mentre noi andiamo indietro di 20. E’ un handicap
straordinario, ma, nonostante tutto, la forza e la
capacità di chi fa impresa
riesce a superare anche
questo”.
La comunicazione ha da
rimproverarsi qualcosa
sulla rappresentazione
della questione meridionale?
“Sicuramente sì. La cosa
paradossale è che nel
2010 abbiamo ancora una
questione meridionale. A
distanza di 60 anni non
siamo ancora riusciti,
anche come giornalisti, a imporre il
Sud come tema centrale dello sviluppo di questo Paese.
Occorre, invece, pensare alla soluzione definitiva di un nodo che ha
risvolti importanti su insediamenti
produttivi, fiscalità di vantaggio,
forme straordinarie di investimento.
In questi anni, però, ha fatto comodo a molti parlare del Sud come
di una terra martoriata, in difficoltà”.
Come mai?
“Ha favorito la produzione di contributi, fondi europei e aiuti vari a pioggia, di cui molti hanno approfittato,
che hanno tenuto a galla un tessuto
magmatico che, purtroppo, non ha
fatto crescere nulla sotto di sé”.
In che modo la comunicazione può
contribuire a sfatare il mito del
Sud che insegue?
“Tutto parte dal marketing territoriale, dalla capacità che ha un territorio di essere attrattivo. La spinta
può partire dalla Puglia, perché lì
opera una eccellente agenzia per la
comunicazione che fa capo alla presidenza della Regione. In Puglia si è
capito, prima che altrove, che, centralizzando l’attività di comunicazione, si evita dispersione delle
risorse, ma, soprattutto, si promuove un messaggio univoco.
Seguendo questo esempio, diversi
anni fa, Galles e Irlanda, che erano
territori disagiati come quelli del
Sud, sono riusciti ad attrarre investimenti, con opportuni strumenti di
incentivazione. La stessa cosa può
essere fatta nel Mezzogiorno, dando
vita a piani territoriali che possano
usufruire di una comunicazione mirata, continuativa e non episodica”.
Secondo lei, quindi, la nostra Regione ha un approccio positivo?
“Secondo me, sì! Soprattutto rispetto ad altre regioni italiane e del
Mezzogiorno, in particolare. La Regione sta lavorando molto bene, perché utilizza un approccio di sviluppo
di lungo periodo”.
Perché non c’è una rivista come
Panorama, con sede al Sud?
“Perché anche l’editoria trova terreno fertile dove c’è un maggior consumo di giornali e un numero
superiore di lettori. In questo, ancora, esiste un fortissimo gap tra il
consumo di editoria nel centro nord rispetto al centro - sud. Può dipendere anche dalla conformazione
territoriale che non permette l’immediata diffusione del messaggio: i
paesini meridionali sono dislocati
molto lontano l’uno dall’altro, rispetto alla centralità delle metropoli
settentrionali. Al Sud, comunque, si
legge meno rispetto al Nord”.
Molte volte i lettori del Nord sono
gli emigranti del Sud.
“Certo, a cominciare da me che sono
un emigrante!
Devo dire, comunque, che in Sicilia,
a Palermo sono nate, grazie a dei
giovani giornalisti coraggiosi, delle
riviste e dei mensili che stanno andando molto bene, anche se hanno
capitali esigui. Stanno colmando un
vuoto perché riviste come Panorama
non riusciranno mai a raccontare le
piccole realtà. Quindi, laddove l’imprenditoria, soprattutto giovanile,
impianta un giornale, che sa parlare
al territorio e per il territorio, le iniziative locali vengono premiate.
Sono certo che esistono altre iniziative del genere in altrettante Regioni, ma l’auspicio è che ne
nascano e prosperino sempre di più”.
Largo ai giovani, allora!
“Beh, sì, largo ai giovani. Io ho 42
anni…”.
IL SUD CHE VINCE
Enel New Basket Brindisi:
”
d
u
s
l
e
d
a
l
l
e
“La st
a storia della pallacanestro
brindisina si perde nella “notte
dei tempi”. In città, da sempre,
intere generazioni si sono nutrite di
pane e basket.
Brindisi, negli ultimi 50 anni, ha
vissuto momenti felici, quasi strabilianti come i play-off scudetto con
la mitica Virtus Bologna nel 1981;
altri meno lieti, tanto da non aver
più alcuna squadra nei campionati
che contano non più tardi di qualche anno addietro.
Proprio da quel momento è ricominciata la storia della “stella del sud”, scritta dal patron
Massimo Ferrarese, il presidente Antonio Corlianò, il
vice presidente Giuseppe Marinò, il direttore generale
Antonello Corso.
Nel 2004 Massimo Ferrarese fonda la New Basket Brindisi, che disputa un buon campionato di B/2 senza, tuttavia, riuscire a centrare la promozione ma risvegliando
il grande entusiasmo in provincia.
Nel 2005/06 arriva l’ammissione d’ufficio in B/1: una
stagione importante conclusa al quinto posto.
Nella stagione successiva, 2006/07, nonostante il primo
L
posto nella fase regolare di B/1, la promozione nella categoria superiore fallisce nell’ultimo turno dei play-off.
Il 2007/08, è la stagione del definitivo rilancio e della
riconsacrazione ai vertici nazionali: l’arrivo del coach
Giovanni Perdichizzi e la vittoria del campionato con
l’ammissione in Lega Due.
Nel 2008/09, la prima esperienza in un campionato professionistico per la nuova era della pallacanestro brindisina: una stagione sostanzialmente transitoria (con il
record di 2.500 abbonati!), la conferma in Legadue
e…..tanti ambiziosi programmi futuri.
IL COMMENTO
Massimo Ferrarese (nella foto), patron dell’Enel Basket Brindisi, ha seguito in televisione, come tutti
in città, la partita tra Veroli e Sassari che ha segnato il passaggio dell’Enel Basket Brindisi alla massima
categoria (Lega A). Al termine ed a promozione acquisita per la sua squadra, è sceso in strada,
circondato da migliaia di persone festanti, ha voluto elogiare l’impresa compiuta dal capitano Michele
Cardinali e compagni nonché ringraziare i tifosi: “La mia contentezza è alle stelle, tanto quanto quella
di chi ha lavorato e si è impegnato accanto a me nel raggiungere questo traguardo. Volevo portare
questa città e questa provincia al vertice della
pallacanestro italiana. Nel 2008 avevo promesso di farlo
in tre anni con l’aiuto di tutto lo staff dirigenziale della
New Basket Brindisi. Ebbene, ci siamo riusciti un anno
prima! D’altronde era stato chiesto al direttore generale
Antonello Corso e all’allenatore Giovanni Perdichizzi di
allestire già per questa stagione una squadra forte: si è
rivelata fortissima! Desidero dedicare questo successo
ai tifosi che sempre ci hanno seguito con affetto ed
entusiasmo, anche nei momenti meno brillanti della
stagione. Con loro condivido questa grandissima gioia e
per loro continuerà il lavoro della società”.
Notiziario Industriale
49
IL SUD CHE VINCE
L’anno seguente segna una nuova stagione: roster di primissimo piano, solito grande entusiasmo che il PalaPentassuglia non riesce a contenere: tutti i posti
(2.500) assegnati in abbonamento e tanta altra gente
rimasta (purtroppo) fuori!
La squadra allenata da Giovanni Perdichizzi, nuova per
novedecimi, cresce di giornata in giornata e nel girone
di ritorno prende letteralmente il volo, raggiungendo il
primo posto in classifica e, addirittura, ottenendo la
promozione in Lega A con due giornate d’anticipo. Brindisi torna nella massima serie dopo 29 anni per la gioia
incontenibile dei tifosi.
Il patron Massimo Ferrarese, artefice di tale impresa,
promette un futuro ancora più roseo.
Intervista al coach GIOVANNI PERDICHIZZI
Lo spirito di squadra “segreto” di vittoria
Lo “sceriffo” è uno specialista di promozioni. A Brindisi è
stato l’uomo della svolta. Dopo il suo arrivo la New Basket
a metà del campionato 2007/08 di serie B/ecc., ha
collezionato 12 vittorie consecutive con il regalo più bello
giunto alla fine dei play-off: la promozione in Legadue
dopo 22 anni di digiuno per Brindisi.
Conclusa la scorsa stagione che è giusto definire “di
assestamento”, ora la sua squadra ha raggiunto il
campionato di vertice.
Perdichizzi è dotato di grande carisma ed esperienza,
vivendo le partite in maniera intensa.
E proprio al coach Perdichizzi abbiamo rivolto alcune domande su questa emozionante esperienza.
Qual è stato il segreto del successo della sua squadra?
“Sicuramente lo spirito di squadra, fondamentale per
superare le difficoltà”
Ci sono giocatori su cui puntare
per affrontare la nuova categoria
o effettuerete la campagna
acquisti con innesti particolari?
“Gli italiani della squadra attuale
sono una buona base e proveremo a
trattenere qualche straniero, anche
se dopo un campionato come questo
le quotazione di questi giocatori
sono salite vertiginosamente”.
Come si è trovato a Brindisi?
“Brindisi è una città che mi ha dato
tanto sin dal mio arrivo qui, tre
anni fa, ciò che mi ha colpito subito è stata la passione viscerale
che questa città prova nei confronti
del basket, sicuramente è stato uno
stimolo per me. Aver potuto
regalare a Brindisi la possibilità di
raggiungere un traguardo così
importante mi rende davvero felice,
non solo come professionista ma
sopratutto dal punto di vista umano, ormai mi sento un
vero brindisino!”.
Quale è stata la squadra rivelazione della stagione e
quale quella che ha deluso le aspettative?
“La squadra rivelazione nel girone di andata è stata
In alto, Giovanni Perdichizzi
e a lato, la formazione al completo il giorno della festa
50
Notiziario Industriale
Sassari, ma nel girone di ritorno sicuramente Brindisi,
perchè ha dimostarto continuità ed è diventata ‘squadra’
nel momento decisivo del campionato.
La squadra che ha deluso le aspettative è sicuramente
Venezia, a dimostrazione del fatto che investire budget
faraonici in giocatori importanti non è sinonimo di
vittoria sicura”.
Il successo di Brindisi è da attribuirsi sicuramente al
team, ma anche il resto della società ha avuto un
ruolo importante.
“Fondamentale direi. Dietro una squadra vincente c’è
sempre una società solida e ben organizzata. A partire
dalla dirigenza, primo fra tutti il patron Ferrarese, poi
Antonio Corlianò, il dott. Marinò, il dott. Antonello Corso,
Sergio Ciullo, i quali costituiscono un ottimo staff; il
contributo di ogni membro in ogni settore è stato
fondamentale, nella risoluzione dei
piccoli problemi quotidiani”.
Il momento della consegna della
coppa da parte del Presidente di
Legadue, Marco Bonamico è stato
emozionante, per un allenatore,
come lei, non nuovo alle
promozioni?
“Non credo si possa fare l’abitudine,
ho vissuto quel momento molto
intensamente, anche perchè sono
molto legato alla città di Brindisi e
sono molto contento di aver potuto
condividere un traguardo importante
con un pubblico così speciale”.
IL SUD CHE VINCE
La prevenzione e il contrasto del racket e dell’usura
costituiscono una priorità per l’attuale Governo
Racket e usura.
Una battaglia da vincere
di Alfredo Mantovano*
al momento della costituzione
somme erogate dallo Stato; la possidell’attuale Governo, la prevenbilità di mantenere l’elargizione o il
zione e il contrasto del racket e
mutuo anche quando il procedimento
dell’usura hanno costituito una priopenale si è concluso senza una senrità, sia sul terreno delle modifiche
tenza di condanna, ma per cause diproposte al Parlamento, e da questo
verse da una assoluzione piena; la
approvate o in via di approvazione, sia
fruibilità del mutuo pure da parte di
sul piano dell’azione amministrativa.
un imprenditore dichiarato fallito;
Quanto al primo livello di intervento,
l’esclusione dai benefici per chi sia in
va ricordato il cospicuo finanziamento
qualsiasi modo coinvolto in traffici di
del fondo di prevenzione dell’usura,
tipo mafioso.
che per il 2009 è stato alimentato da
È invece già legge da circa un anno la
70 milioni di euro: ciò ha permesso –
sanzionabilità della omessa denuncia
in misura maggiore rispetto al passato
della richiesta estorsiva, se la vittima
– la piena operatività dei Confidi, soè un imprenditore aggiudicatario di
Alfredo Mantovano
prattutto di quelli presenti nelle aree
appalti pubblici, attraverso la decaindividuate come a maggiore rischio
denza dall’appalto e l’interdizione fino
(le regioni del Sud e il Lazio). Un disegno di legge apa tre anni dal conseguimento di nuovi.
provato dal Senato, e oggi all’esame della Camera, retL’azione di governo ha conosciuto investimenti massicci
tifica in aspetti significativi: la rappresentatività delle
in termini di risorse umane e materiali in territori inteassociazioni chiamate a esprimere i componenti del Coressati dalla criminalità organizzata, e la parallela magmitato nazionale di cui alla legge sul racket (la n.
giore attenzione per le vittime. E’ in atto uno sforzo
44/99), per far sì che si preferiscano quelle realmente
teso ad abbattere i tempi di trattazione delle pratiche
operanti sul territorio; la sospensione dei termini per le
di ristoro dal racket e di prevenzione dall’usura; in tal
procedure esecutive nei confronti di chi abbia richiesto
senso ho presieduto più riunioni, a Roma e sul territouna elargizione o un mutuo, dopo aver denunciato
rio, con proiezione regionale, volte a rendere meno forestorsori o usurai, rendendo effettivo il beneficio delle
malistica la trattazione di queste vicende, ad adoperare
D
Carmelo Isola, Presidente Quartiere San Pio Rudiae; Piero Montinari, Alfredo Mantovano,
Gianni Garrisi, Vice Sindaco di Lecce; Maria Antonietta Gualtieri, Presidente Sportello Antiracket-Usura Salento
Notiziario Industriale
51
IL SUD CHE VINCE
Il 19 giugno la responsabile
dello sportello antiracket
di Lecce e il presidente
di Confindustria Lecce
hanno sottoscritto un patto
di reciproca collaborazione
criteri omogenei nelle decisioni, a far sì che i nuclei di
valutazione nelle prefetture svolgano le istruttorie in
modo chiaro e completo per evitare l’andirivieni dei fascicoli fra le singole prefetture e il Comitato antiracket,
con perdite di tempo che pregiudicano la situazione dei
diretti interessati. Gli stessi nuclei di valutazione, che
svolgono attività istruttoria per i risarcimenti dai danni
del racket e per la prevenzione dell’usura, sono stati integrati in ogni prefettura con l’inserimento di un avvocato e di un dottore commercialista, allo scopo di
rendere più aderente alla realtà l’esame dei vari “casi”.
Nelle prefetture di Caserta, di Napoli, di Palermo – e,
da ultimo, a Lecce – abbiamo costituito dei gruppi ristretti volti ad affiancare operatori economici che hanno
resistito a pretese di “pizzo”, spesso subendo ritorsioni
e danni materiali, e a scongiurare il rischio che il risultato di prostrazione che non hanno raggiunto i criminali
sia conseguito dalla cattiva prassi di molti istituti di
credito di revocare gli affidamenti, o di domandarne il
rientro. Col mondo bancario è in atto un confronto teso
anche a impedire che le restrizioni del credito si traducano nella sollecitazione ad avvicinarsi al mondo dell’usura. Da ultimo – ma non ultimo per importanza – va
ricordato che il ministero dell’Interno si sta costituendo
parte civile nei più significativi giudizi di estorsione:
col Commissario straordinario antiracket, il prefetto Giosuè Marino, lo abbiamo fatto a Napoli, per il processo
Domizia, e a Palermo, per il processo Addio pizzo: è un
modo non meramente simbolico per confermare la vicinanza dello Stato a chi denuncia.
Quella contro racket e usura è una guerra che si può, e
si deve, vincere affiancando alla necessaria opera di repressione, che compete agli investigatori, la collaborazione, ciascuno per la sua parte, degli enti territoriali,
delle categorie, e soprattutto di un associazionismo dal
quale le vittime si attendono una vicinanza effettiva,
non solo sotto il profilo dell’assistenza legale. È una
guerra che ha già una storia lunga alle spalle: in una
prima fase pareva che la questione fosse di esclusivo
interesse delle forze di polizia, e che quindi contasse
solo il pur importante profilo del contrasto. La seconda
fase ha preso l’avvio con la costituzione delle associazioni antiracket, all’inizio degli anni ‘90 del secolo
scorso: nel 2010 cade il ventesimo anniversario della
52
Notiziario Industriale
nascita della Fai-Federazione antiracket italiana, il network che riunisce larga parte delle associazioni sparse
sul territorio, in particolare al Sud. L’associazionismo ha
un grande significato: punta a far sì che chi ha ricevuto
richieste estorsive non si senta isolato; che riceva conforto, incoraggiamento, affiancamento, ma anche aiuto
materiale nella redazione della denuncia, nel sostegno
della stessa in giudizio, nella costituzione di parte civile, nel rapporto con gli istituti di credito; punta a convincere chi denuncia che non è lui l’eccezione, ma che
eccezione (in negativo) è chi opprime col racket l’operatore economico onesto.
Negli ultimi mesi ci sono positivi segnali dell’inizio di
una terza fase: quella del coinvolgimento delle associazioni di categoria. L’iniziativa di Confindustria di dotarsi
di un codice etico, in linea di continuità – quanto al
contenuto – con i protocolli sottoscritti in anni passati
col ministero dell’Interno, ha costituito un significativo
apripista, che conoscerà un approfondimento e una
puntualizzazione nell’accordo, in via di predisposizione,
fra la stessa organizzazione e la Fai.
Lecce ha anticipato i tempi: il 19 giugno la responsabile
dello sportello antiracket del Comune e il presidente di
Confindustria del capoluogo salentino hanno sottoscritto un patto di reciproca collaborazione, sul fronte
del coinvolgimento degli iscritti, della dettagliata informazione degli strumenti giuridici per uscire dalla
morsa del racket e dell’usura, di campagne di comunicazione a tema. Si sta lavorando perché altre associazioni di categoria, unitamente ai sindacati più
rappresentativi, allarghino il fronte. L’obiettivo è radicare la convinzione che il racket e l’usura sono questioni
che devono stare a cuore a tutti; con la conseguenza
che chi ne sia coinvolto deve trovare tutti al proprio
fianco per uscirne il prima possibile.
*Sottosegretario dell’Interno
IL SUD CHE VINCE
Se nei prossimi anni il Mezzogiorno
ha una possibilità di rinascita sul piano economico,
è quella di presentarsi al mondo come nuovo punto
d’approdo per i capitali privati
Una scossa
per salvare il Sud
di Francesco Delzìo*
deterioramento nella qualità dei servizi pubblici in tutto
il Meridione che, mafie a parte, renderebbe lecito parlare di “tradimento” dei cittadini meridionali da parte di
uno Stato lontano e distratto.
E’ la stagione peggiore del Sud: quella del declino senza
speranza, del fallimento delle strategie di sviluppo delle
regioni, della fuga in massa dei giovani dall’inferno. Eppure, nessuno sembra più curarsi di questa Cenerentola
d’Europa. Fra i leader politici prevale, inconfessabile,
una sorta di “rassegnazione etnica” sulla sorte dei terroni: non ce la possono fare, meglio abbandonarli al loro
destino. Ma è possibile dimenticare nel cuore dell’Europa oltre venti milioni di persone?
In questo scenario i Governatori delle Regioni del Sud
CHI È
Francesco Delzio
mmerso nel silenzio dei media e nel vuoto pneumatico delle agende politiche, il Mezzogiorno sta vivendo una crudele e apparentemente inarrestabile
agonia. Da otto anni consecutivi, il Sud cresce meno del
Centro Nord: è la prima volta che succede dal dopoguerra ad oggi. In più, la “grande crisi” ha causato nel
2009 una sorta di “infarto” della capacità di produrre
ricchezza del Mezzogiorno: crollo dell’occupazione, divario di produttività di ben 16 punti rispetto al resto
d’Italia, forte calo delle esportazioni, rapido aumento
della povertà. Con l’aggravante ulteriore di un rapido
I
Francesco Delzio è considerato una delle menti più
brillanti della generazione dei trentenni italiani.
Manager, giornalista, saggista e docente universitario - meridionale di nascita e «sudista» per passione
- a 35 anni coltiva mestieri, network e battaglie trasversali, interpretando lo spirito di quella Generazione Tuareg che ha descritto nel suo primo
fortunatissimo pamphlet, divenuto il manifesto-simbolo dei 30-40 enni italiani e paragonato da Gianfranco Fini agli scritti di Sartre.
Oggi è Executive Vice President Gruppo Piaggio,
come Direttore delle Relazioni Esterne e degli Affari
Istituzionali. Dal 2001 al 2008 è stato Direttore dei
Giovani Imprenditori di Confindustria - il più giovane nella storia dell’organizzazione - e prima ancora giornalista RAI.
Attualmente è anche Presidente dell’Associazione
Laureati LUISS e Consigliere d’Amministrazione della
stessa Università. E’ stato selezionato come Italian
Young Leader dal Dipartimento di Stato Usa.
Notiziario Industriale
53
IL SUD CHE VINCE
rischiano la fine dei capponi di Renzo: legati mani e
piedi da debiti sanitari esplosivi di cui (per la gran
parte) non hanno alcuna responsabilità, pronti a contendersi le briciole di interventi statali per la propria
sopravvivenza, privi di qualsiasi arma efficace per liberare le energie del Sud. Nei prossimi anni dovranno affrontare la fine dei fondi comunitari e la palese
incapacità, da parte delle loro tecnostrutture, di spendere i fondi residui; la riduzione dei trasferimenti aggiuntivi da parte dello Stato; l’erosione della base
imprenditoriale meridionale e l’assenza di investimenti
privati provenienti dall’esterno; l’accelerazione della
fuga a senso unico e dunque senza ritorno dei giovani
talenti. Presidenti freschi e in molti casi competenti,
dotati di forte legittimazione popolare, saranno costretti a mettere la loro firma sotto il probabile “decesso” del Mezzogiorno. O di ogni sua speranza di
rilancio.
E’ un destino inevitabile? Credo proprio di no. Ma di
fronte all’emergenza solo una “scossa” politica e culturale può scongiurare il peggio. Non mi riferisco certo
alla nascita di un Partito del Sud, che rappresenterebbe
la copia perdente, caricaturale e priva di legittimazione
della Lega Nord. Oggi ai meridionali serve disperatamente un atto di coraggio politico: la vera “Lega Sud”
potrebbe nascere da un’inedita alleanza dei Governatori
meridionali, costretti dall’emergenza a metter da parte
IL SUD CHE VINCE
appartenenze di partito e bipolarismi dell’intelligenza. Il primo
grande terreno di battaglia per questa auspicabile Lega Sud è evidente: sarà quello dei decreti di
attuazione del federalismo fiscale.
Il futuro del Mezzogiorno non dipenderà certo dall’esito di qualche
battaglia di retroguardia per strappare al Governo un miliardo di euro
in più di spesa pubblica. Nel 1951 a
Sud veniva prodotto il 23,9 % del
PIL nazionale, nel 2008 la percentuale è del 23,8. In quasi 60 anni,
dunque, nulla è cambiato, malgrado
l’enorme fiume ininterrotto di danaro pubblico: l’intervento pubblico
straordinario nel Mezzogiorno è
stato pari, in media, allo 0,7 % del
PIL negli anni Cinquanta e Sessanta, allo 0,9 % negli anni Settanta, allo 0,65 % negli anni
1981-1986, allo 0,75 % fino al
1993 e allo 0,8% negli anni più recenti. I numeri sovrastano qualsiasi
argomentazione: l’assistenzialismo
dei trasferimenti aggiuntivi di
spesa pubblica non ha aiutato il
Mezzogiorno. Piuttosto, l’ha inchiodato a un crudele destino di minorità, bruciandone gli spiriti
imprenditoriali, distorcendo la concorrenza, alimentando la cattiva
politica e la pessima amministrazione fondate sul potere (arbitrario)
di intermediazione pubblico-privato.
La via da seguire è tutt’altra: se nei
prossimi anni il Mezzogiorno ha una
possibilità di rinascita sul piano
economico, è quella di presentarsi
al mondo come nuovo punto d’approdo per i capitali privati. Con
scelte politiche coraggiose, decise,
inedite per attrarre investimenti,
promuovere imprenditorialità, far
nascere un circuito sociale virtuoso.
Il Mezzogiorno ha bisogno di una
“scossa”: ha il disperato bisogno di
una massiccia iniezione di libertà
economica, fondata su una serie di
misure “shock”, che saranno a costo
zero per i bilanci dello Stato, e
avranno un costo molto più alto per
la politica.
La prima e decisiva misura è l’abolizione degli incentivi pubblici alle
imprese: quattro miliardi di euro
che ogni anno, in media, vengono
destinati agli imprenditori che operano nel Sud. Soldi buttati: l’inutilità degli incentivi è una verità
acclarata, nascosta ai media, ma
ben presente nelle menti dei responsabili politici. Creare invece
una “No Tax Area” nel Mezzogiorno
avrebbe lo stesso costo per l’erario,
con effetti però incredibilmente diversi. La “No Tax Area”, come è
noto, presenta più d’un rischio di
incompatibilità con le norme comunitarie in materia di aiuti di Stato:
il placet di Bruxelles si può conquistare solo a prezzo di una battaglia
politica molto dura. Ma i governi
italiani − sia di centrosinistra sia di
centrodestra − sono sempre apparsi
timidi e impacciati, quasi rinunciatari: finora, in sede comunitaria,
non risulta sia stata mai condotta
un’azione politica decisa sulla questione. Eppure non mancano, oggi,
argomenti solidi perché l’Europa riconosca l’eccezione italiana. Il Mezzogiorno è ormai così distante sul
piano economico e sociale dal Centro-Nord da poter essere considerato un Paese a sé stante (sarebbe
l’ottavo dell’Unione Europea per ricchezza prodotta). Oggi, è la regione
arretrata più estesa e popolosa dell’area euro, e i documenti interni
della Commissione Europea ascrivono proprio alla condizione del
Sud d’Italia il fallimento complessivo delle politiche comunitarie di
coesione. Eppure, da questa sconfitta potrebbe nascere una grande
leva negoziale: se non si avvia rapidamente a soluzione il problema
Mezzogiorno e non si raggiungono
risultati significativi entro il 2013,
rischia di saltare l’intero impianto
europeo delle stesse politiche di
coesione. Il che rappresenterebbe
danni ingenti per tutti i paesi europei dell’area mediterranea, nonché per i nuovi stati membri
dell’Est: si verrebbe a creare così un
fronte d’interessi maggioritario che
potrebbe essere coagulato a favore
del Sud Italia, se solo qualcuno nel
nostro Paese avesse voglia di fare
politica comunitaria. Per risolvere
LA SCOSSA
Sei proposte shock
per la rinascita
del Sud
Oggi la parola d’ordine delle élite
è “dimenticare il Mezzogiorno”.
È la stagione peggiore del Sud
dal dopoguerra: la stagione del
declino senza speranza, dell’oblìo senza remore da parte
della politica e dei media, del
clamoroso fallimento delle strategie di sviluppo delle Regioni
meridionali, della fuga in massa
dei giovani dall’inferno.
Nonostante vecchi annunci roboanti e nuovi Partiti del Sud, nessuno sembra più curarsi davvero
della Cenerentola d’Europa.
Tra i leader politici prevale una
sorta di “rassegnazione etnica”
sulla sorte dei Terroni: “non ce la
possono fare, meglio abbandonarli al loro destino”.
Al Sud serve disperatamente una
“scossa”. Non è più tempo né di
questuare altra (inutile) spesa
pubblica, né di praticare (illuministicamente) la “normalizzazione” del Mezzogiorno.
Solo una rivoluzione del coraggio, solo una strategia di rottura
può salvare il Sud dalla deriva
definitiva dell’economia e delle
menti.
Ecco sei proposte shock per realizzarla.
Per riprenderci il Mezzogiorno,
prima che diventi La nuova
Petra.
Notiziario Industriale
55
IL SUD CHE VINCE
la questione – rilanciando il Sud e salvando al tempo
stesso le politiche di coesione dell’Unione europea –
non c’è via più efficace che creare nel Mezzogiorno una
“No Tax Area” a tempo determinato, da applicare cum
grano salis: riservandola cioè agli investimenti imprenditoriali e non a quelli finanziari, legandola a requisiti
che garantiscano innovazione tecnologica e alto valore
aggiunto delle attività imprenditoriali beneficiarie.
Oltre alla “No Tax Area”, sono necessarie e praticabili
anche altre misure per la rinascita del Sud. Per esempio
il varo di una “Legge Obiettivo” bis, dedicata al turismo: la creazione di una corsia preferenziale nazionale
che salti i veti incrociati delle burocrazie locali e favorisca la realizzazione di cento grandi progetti d’investimento per far decollare il turismo di qualità nel
Mezzogiorno. Oppure l’abolizione delle tasse universitarie per i giovani meridionali che frequentano facoltà
scientifiche: sarebbe una misura concreta e di alto valore simbolico per contrastare l’incredibile affollamento
di aspiranti avvocati, commercialisti e insegnanti di lettere nelle città del Sud, indirizzando i giovani meridionali verso professionalità scientifiche che oggi sono le
più richieste dal mercato, sia dagli investitori italiani
sia da quelli stranieri. Un’altra scelta che avrebbe effetti importanti sulla competitività del Sud sarebbe
quella di una maggiore flessibilità normativa nei contratti di lavoro: il meccanismo andrebbe solo “attivato”
dalle parti sociali, visto che è già previsto nell’Accordo
quadro sulla riforma del modello contrattuale sottoscritto il 22 gennaio 2009 da Governo e parti sociali (ad
esclusione della CGIL).
In fondo, se guardiamo al bilancio dei vent’anni trascorsi dalla riunificazione della Germania, non si tratta
di una soluzione impossibile. Nel 1990 Helmuth Kohl si
trovò di fronte alla Germania Est, l’ex Repubblica Democratica Tedesca, ridotta più o meno nelle stesse condizioni in cui oggi versa il nostro Mezzogiorno. Il leader
cristiano democratico decise di legare la sua storia politica e i bilanci pubblici del suo Paese, ad un compito
immane: voleva parificare le condizioni dell’Est a quelle
dell’Ovest. Oggi l’obiettivo è stato in gran parte raggiunto: la Germania dell’Est ha dimezzato il divario in
termini di ricchezza rispetto al resto del Paese e addirittura ha espresso l’ultimo Cancelliere, Angela Merkel,
incarnazione fisica oltreché simbolo psicologico di
un’integrazione riuscita. Ma quale maledizione impedisce che la storia tedesca possa ripetersi in un altro angolo così importante dell’Europa unita?
Il Sud, oggi, sembra non interessare più a nessuno.
Troppo complesso il suo rilancio per poter rientrare nel
raggio d’azione d’una politica dallo sguardo quotidiano,
troppo rischioso ogni investimento nei suoi territori per
attrarre imprese schiacciate dalla competitività globale,
troppo avara di opportunità la sua società per spingere
i giovani talenti a progettarvi il proprio futuro.
Il Mezzogiorno del Duemila è un piccolo stagno opaco.
Possiamo attendere che si prosciughi definitivamente:
basterà continuare sulla strada della sua “abolizione”
(dall’agenda politica, dai media, dalla coscienza civile
nazionale). Non ci vorrà molto tempo. Oppure possiamo
provare a “sperimentare” la cura che ha già cambiato il
destino di tutte le (ex) aree depresse del mondo occidentale: puntare sui capitali privati attraverso la leva
fiscale, ridurre le stratificazioni burocratiche, azzerare
le aree grigie d’intermediazione publico-privato, sviluppare le competenze scientifiche. Il Sud attende (disperatamente) una “scossa”.
* Executive Vice President Gruppo Piaggio
La Pimar a Bilbao
Dopo essere passata dalla splendida epopea della storia dell’arte del Salento,
procurando al territorio fama imperitura, ora la pietra leccese diventa materia
di prestigio dell’architettura contemporanea al più alto livello internazionale.
L’ultima conferma arriva dalle straordinarie colonne realizzate dall’architetto Philippe
Starck per il Museo-Centro culturale di Alhondiga di Bilbao, in Spagna, inaugurato
il 18 maggio.
L’enorme e suggestiva struttura è resa spettacolare dalla presenza di 43 maestose
colonne, realizzate utilizzando diverse tipologie di materiali, la maggior parte delle
quali opera di artigiani italiani. La parte del leone – per il numero (otto) e la bellezza
artistica delle realizzazioni - la fanno le colonne in pietra leccese, progettate da
Philippe Starck e realizzate da PIMAR di Cursi di Giorgia Marrocco. Si tratta di una
ben nota azienda che, per la sua consolidata presenza internazionale, costituisce uno
dei principali motivi di orgoglio dell’artigianato e dell’imprenditoria pugliese.
Con la realizzazione delle colonne di Philippe Starck l’azienda – già da tempo presente
nei mercati europei, americani e mediorientali – non solo realizza un ulteriore salto
di qualità per essere stata prescelta da un architetto di fama mondiale come Starck,
ma dà anche nuovo lustro alla grande versatilità di un prodotto così tipico del
territorio salentino come la pietra leccese.
56
Notiziario Industriale
IL SUD CHE VINCE
Occorrono rapporti diversi
con l’ente comune
“È ora che l’imprenditoria
privata si occupi
dello sviluppo locale”
di Ettore Bambi*
l momento non è dato sapere la fine – ovvero il
testo definitivo – dei provvedimenti anti-crisi che
il Parlamento licenzierà, dunque le valutazioni
sono parziali e forzatamente incomplete. Su un aspetto,
tuttavia, è già certo che non si potrà tornare indietro,
al di là delle limature che conterrà la versione finale:
senza forti tagli alle spese della pubblica amministrazione qualsiasi provvedimento di risanamento finanziario non sortirà effetti rilevanti. Gli stessi commenti in
sede europea, sia nei confronti delle bozze circolanti
della manovra italiana, ma più in generale verso le misure assunte da ogni Stato membro, sono rigorosamente
incentrati sulla valutazione dei tagli alla spesa pubblica.
Ogni cittadino, prima ancora di ogni commentatore,
avrà la sua percezione prevalente su ciò che l’attacco
alla spesa pubblica comporta, darà priorità alla difesa
dei diritti dei lavoratori dipendenti e alla loro età pensionabile piuttosto che alla lotta agli sprechi o alle indennità di carica degli amministratori, sino al numero di
consiglieri ed assessori degli enti locali per finire all’annunciata – ma per il momento non realizzabile, sembra – abolizione delle Province minori. Va da sé – ma
non intendo soffermarmi su questo aspetto che si presta a giudizi di politica economica assai discordanti che se per affrontare la crisi si diminuisce la capacità di
spesa dei cittadini consumatori mettendo a rischio o
comunque depauperando la posizione sociale di milioni
di lavoratori dipendenti, clienti privilegiati del sistema
bancario – si contribuisce alla recessione e non alla ripresa.
In questa sede, si intende però proporre una riflessione
che va al di là del merito della manovra e chiama in causa
quella che a mio avviso è un’inevitabile modifica dello
stesso ruolo degli enti territoriali per eccellenza, ovvero i
Comuni. Se infatti le Regioni hanno i loro motivi per gridare allo scippo di quote-parti rilevanti dei loro bilanci,
ma hanno anche luoghi e strumenti per condurre trattative e battaglie col Governo, se le Province si limitano ad
A
una difesa d’ufficio
ben consapevoli d’essere già considerati,
nella concezione dei
più, enti sostanzialmente inutili (o le cui
funzioni possono essere senza traumi accorpate o distribuite),
i Comuni sono realmente in crisi, d’identità, di capacità di
soluzioni, di credibiEttore Bambi
lità. E diversamente
dalle Province, la crisi
– finanziaria ma non solo - dei Comuni si percepisce per
strada, vicino ai contenitori dei rifiuti, nell’aria, sui giornali locali, e colpisce direttamente il cittadino utente che
viene privato di livelli fondamentali di servizi.
Non è tutto colpa delle manovre finanziarie, ovviamente. Se un Comune medio-piccolo si ritrova a far collezione di decreti ingiuntivi o richieste di parcelle con
interessi da parte di imprese e Società fornitrici con i
quali evidentemente i patti e gli atti non erano chiari,
logica vorrebbe che gli amministratori individuassero
colpe e responsabilità e si comportassero di conseguenza. Tuttavia, anche un Comune virtuoso è oggi
messo all’angolo dalla scelta incondizionata di tagliare
i suoi bilanci. Ebbene, perché ciò non segni la fine del
rapporto minimo di erogazione e fruizione di servizi locali e travolga nell’anonimato e nell’indifferenza perfino
la popolare e tutto sommato romantica figura del Sindaco, occorre un regime nuovo.
La mia tesi è che a fronte della sempre maggiore indisponibilità degli enti locali a poter erogare servizi minimi negli ambiti del welfare, dei trasporti, della
manutenzione stradale, dell’illuminazione, dell’igiene urbana, per finire alla cultura, al turismo e a settori conNotiziario Industriale
57
IL SUD CHE VINCE
siderati – a torto – più effimeri, si impone un mutamento profondo nel rapporto fra sistema pubblico e imprenditoria privata. Il Comune dovrà assumere un
crescente – ed insostituibile – ruolo di ente programmatore, regolatore, controllore, dovrà attivare strumenti
e politiche di “regia e vigilanza urbana”, dovrà studiare
forme e formule perchè le energie private più attive ed
innovative del territorio possano mettere a frutto delle
città le loro ricerche, le loro sperimentazioni e, naturalmente, i loro investimenti. Ciò non potrà tradursi, ovviamente, né in un superamento delle procedure di
trasparenza pubblica, peraltro oggi validate in sede europea, in caso di gare ed appalti, (ma del sistema del
massimo ribasso e delle offerte anomale siamo tutti
stanchi), né nella sottomissione del valore ambientale
ad una logica esasperata di sviluppo col mattone. Ma
l’esigenza che
gli amministratori ed i dirigenti degli enti
comunali si abituino a
discutere con gli imprenditori privati senza angosce e
timori, che entrambi si
sentano parte fondamentale dello sviluppo e
della qualità della
vita di una comunità urbana,
che in maniera
legittima e solare si sappiano
misurare i confini tra gli interessi collettivi e
quelli privati, tutto
ciò sembra ormai irrinunciabile se non ci si vuole rassegnare alla fine dell’economia assistita,
al decadimento dei livelli di vita collet-
CHI È
Ettore Bambi, giornalista, già assessore al Comune e
alla Provincia di Lecce, è stato Direttore vicario dell'Agenzia regionale per il Lavoro. Esperto di sviluppo
locale e di management dell'organizzazione, è stato
per diversi anni valutatore indipendente di progetti
comunitari presso il Ministero del Lavoro.
Attualmente, è consulente nell'Area progetti speciali della Links Management and Technology di
Lecce.
tiva, al dilagare delle furberie e degli accattonaggi dai
probabili ed amari risvolti penali.
Un ufficio - o un Assessore? – delegato al project financing, potrebbe ad esempio con il conforto di studiosi “super partes” (ma è lo stesso Comune che
dovrebbe essere super partes…) e la collaborazione
delle Associazioni degli imprenditori, delineare forme,
settori, priorità e confini nei quali gli investimenti dei
privati possono dare la sveglia ad ataviche inadempienze istituzionali, ad opere incompiute, a servizi propinati al ribasso e a volte poco rispettosi della dignità
del viver civile.
Trattative non facili, quelle che qui stiamo ipotizzando. Richiedono grande maturità da parte della classe politica che
apparentemente “cede” parte del proprio potere di gestione, ma di fatto si misura con la visione del futuro del
proprio territorio e ne governa le scelte; e naturalmente
onestà da parte degli imprenditori, che sanno però che alla
luce del sole si possono credare le condizioni per uno
“scambio” di utilities, senza infrangere regole e valori, ma
facendo, ognuno, il proprio mestiere.
A Lecce abbiamo recentemente assistito alla nascita di
un contenitore, in Piazza Palio, che probabilmente trae
origine da un ragionamento di questo genere.
In un futuro per niente lontano, questo esperimento
può diventare la regola.
*Consulente aziendale
Un evento da… medaglia
I ragazzi dell’ITC Costa di Lecce, impegnati quotidianamente nella sfida di “Repubbblica Salentina” e “GPace”, hanno ricevuto la medaglia di merito da
parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La medaglia, consegnata al dirigente Nicola Greco, è giunta proprio mentre la centralissima Piazza Sant’Oronzo ospitava i suoni, i colori, l’entusiasmo e l’allegria di
migliaia e migliaia di giovani che si sono dati appuntamento per festeggiare quella
che è stata la loro Terza Giornata dei Giovani della Pace.
La prima si è svolta il 23 maggio 2009 e ha fatto meritare alla città di Lecce
il titolo di “Capitale Internazionale 2009 dei Giovani per la Pace”, mentre la
seconda ha avuto luogo il 14 novembre scorso e ha visto realizzare la più
grande Bandiera della Pace del mondo.
58
Notiziario Industriale
IMPRESA E SOCIALE
Mus-e è un progetto multiculturale europeo ideato
dal celebre violinista Yehudi Menuhin, con lo scopo
di promuovere nelle scuole la cultura dell’integrazione
e della valorizzazione delle diversità
Dieci anni
di appassionata attività
di Riccardo Garrone*
tto anni fa, nel 2002 ho accettato di presiedere
Mus-e Italia subentrando al Maestro Gianfranco De
Bosio che ne era stato il fondatore nel 1999.
Il compito non era semplice data l’autorevolezza artistica e umana di De Bosio, ma la mia “passione“ per
Mus-e, vorrei così definire il mio impegno nell’Associazione, si è sviluppato per tutto ciò di cui sono stato testimone.
In questi anni, ho visto come la nostra rete si è rafforzata e come il Progetto si è consolidato, ma più di ogni
altra cosa, sono stato conquistato dalla partecipazione,
dall’entusiasmo e dal collettivo gioioso interesse dei
bambini durante le lezioni Mus-e a cui ho partecipato di
persona.
C’è qualcosa di straordinario in questa trasmissione di
“esperienze” artistiche. Assistendo ai laboratori, si percepisce tangibilmente come i bambini vadano incontro
alle nostre proposte con il desiderio di scoprire nuove
possibilità espressive, inventando un nuovo modo di
stare insieme e di comunicare. Le differenze scompa-
O
iono…..anzi diventano ricchezza.
Ho più volte verificato che il Progetto si consolida in
tutte le scuole dove le proposte e il messaggio Mus-e
sono pienamente condivisi. Questa sinergia ci consente
di diventare coprotagonisti del percorso formativo dei
Notiziario Industriale
59
IMPRESA E SOCIALE
bambini insieme alle insegnanti che sono il cardine indispensabile per il nostro lavoro.
Per questo motivo è per noi fondamentale svolgere i laboratori durante le ore “curriculari” affinchè i bambini
possano percepire le proposte come esperienze perfettamente integrate nel loro percorso formativo.
Quest’anno, Mus-e Italia ha festeggiato 10 anni di appassionata attività e il suo notevole sviluppo è stato
possibile grazie all’entusiasmo e la competenza di
quanti hanno concorso al successo dei nostri corsi e all’apprezzamento delle scuole che ci hanno accolto.
Siamo coscienti che il nostro impegno deve ancora cre-
COS’È MUS-E
Musique Europe - MUS-E è un progetto multiculturale europeo dedicato ai bambini che si propone di
contrastare, attraverso esperienze artistiche, l’emarginazione e il disagio sociale nelle scuole dell’infanzia e primarie pubbliche. È nato dalla mente di
un artista, il celebre violinista Yehudi Menuhin, con
lo scopo di promuovere l’integrazione e la valorizzazione delle diversità fra i più piccoli. Nelle scuole
raggiunte dal Progetto l’arte diventa mezzo e scuola
di convivenza solidale.
Sotto la guida di artisti professionisti le discipline
più diverse favoriscono l’espressività e la crescita
dell’autostima nei bambini. Per questo, MUS-E si rivolge sopratutto alle scuole delle città e dei quartieri dove è più alto il disagio sociale e la presenza
di bimbi immigrati o diversamente abili.
I laboratori Mus-e si svolgono sempre alla presenza
delle insegnanti di classe. La collaborazione tra artisti e docenti, la metodologia interdisciplinare, la
durata triennale dell’attività Mus-e e la gratuità del
percorso costituiscono i punti di forza del Progetto.
I laboratori
vengono realizzati
durante le ore
“curriculari”
in modo che siano
integrati nel
percorso formativo
dei bambini
scere specie dove il fenomeno dell’immigrazione è
spesso vissuto con difficoltà se non con insofferenza.
L’attualità sociale di questo fenomeno ci sprona quindi
ad impegnarci per allargare la nostra attività artistica
confortati dalle testimonianze di stima e apprezzamento
che tanti hanno voluto dimostrarci.
Ma tutto ciò che è stato fatto è strettamente legato all’impegno determinante degli Amici di Mus-e, che, con
il loro sostegno, sono lo strumento del nostro agire.
Mi auguro quindi che anche nelle Puglie, dove abbiamo
iniziato quest’anno i nostri corsi a Bari grazie al sostegno di Antonio Cassano, il nostro progetto possa avere
ulteriore sviluppo con l’apertura di nuove sedi e il coinvolgimento di molti nuovi amici.
*Presidente di Mus-e Italia
60
Notiziario Industriale
IMPRESA E SOCIALE
Riccardo Garrone
Riccardo Garrone è nato a Genova il 23 gennaio 1936
Presidente Onorario ERG S.p.A.- Membro Consiglio di Sorveglianza San Quirico S.p.A.- Presidente
di UBI-Banco di San Giorgio Genova Presidente UC Sampdoria S.p.A.-Presidente Mus-e Italia Onlus
- Presidente di Capitalimpresa Srl -Presidente Fondazione Edoardo Garrone.
È laureato in chimica industriale e dottore h.c.
in ingegneria chimica. Nel 1963 assume la
guida della ERG.
Nel 1971 partecipa alla realizzazione della Raffineria ISAB di Priolo Gargallo (Siracusa), uno
dei più importanti insediamenti industriali del
Mediterraneo.
È stato presidente dell’Associazione Industriali
della Provincia di Genova dall’aprile ‘83 al gennaio ‘86 e dall’aprile ’98 all’ottobre 2000. Alla
fine del 1993 promuove un accordo tra ERG e Edison Mission
Energy, per la costruzione del
primo impianto italiano per la
produzione di energia elettrica
dai residui della raffinazione petrolifera.
Nell’ottobre 1997 il titolo ERG
viene quotato sul sistema telematico della Borsa Valori Italiana. Nel 2003, dopo 40 anni,
lascia la guida della ERG ai figli
Edoardo e Alessandro. Oggi della
ERG è Presidente Onorario. Dal
marzo 2002 è presidente della UC
Sampdoria di cui la San Quirico,
holding di famiglia, ha acquisito
la proprietà.
Nell’ottobre 2002 viene nominato
presidente di Mus-e Italia Onlus,
Associazione che opera nelle
scuole primarie ad alto disagio
socio-economico-culturale e soprattutto nelle scuole ad elevata
presenza di bambini immigrati.
Nel gennaio 2005 dà vita a una
nuova organizzazione no-profit
per la cultura intitolata al padre
– la Fondazione Edoardo Garrone
– assumendone la presidenza.
Notiziario Industriale
61
IMPRESA E SOCIALE
Una grande avventura
per ridare il sorriso
L’Associazione Genitori
Onco-Ematologia Pediatrica
redici anni fa partimmo per un lungo viaggio, spinti
dal desiderio di mettere a disposizione delle famiglie appena colpite da casi di tumore o leucemia
infantile il bagaglio della nostra esperienza e il sostegno necessario per affrontare il lungo iter della malattia.
Dai primi passi nella Pediatria dell’Ospedale “V.
Fazzi” di Lecce al grande salto con la realizzazione al Polo Oncologico “Giovanni Paolo II” del
nuovo Reparto di Oncoematologia Pediatrica, che
nel 2005 abbiamo interamente attrezzato - senza
l’aiuto di contributi pubblici - con macchinari,
arredi, giochi e, di recente, con cinque camere di
isolamento a bassa carica microbica.
Nel realizzare il nuovo reparto e nel dotarlo delle
attrezzature necessarie, abbiamo seguito i criteri più moderni dell’accoglienza, dell’ambiente
a misura di bambino e della esigenza dell’isolamento in particolari condizioni cliniche. Nell’allestimento abbiamo rispettato, su indicazione di
psicologi ed architetti esperti nel settore, i criteri
del colore dei materiali utilizzati, secondo i prin-
T
62
Notiziario Industriale
cipi della cromoterapia, realizzando una struttura adatta
(e non adattata) ai bambini affetti da patologia neoplastica.
Ognuna delle stanze di degenza ospita il bambino malato ed un genitore ed in ognuna di esse è disponibile
un televisore con videoregistratore. È, inoltre, attivo in
IMPRESA E SOCIALE
tutte le camere l’impianto di comunicazione multimediale interattiva con il sistema touch screen, che consente al bambino ricoverato di interagire anche con
l’esterno.
E poi il nostro fantastico gruppo di volontariato, che
opera quotidianamente in reparto e che si occupa delle
attività ricreative in ludoteca, consentendo così anche
ai genitori una pausa che permette loro di staccarsi,
anche solo per un momento, dal problema della malattia.
Per le famiglie colpite in difficoltà, ai servizi tradizionali di accoglienza, assistenza economica, psicologica e
sociale, abbiamo aggiunto da qualche anno un nuovo
servizio: la casa di accoglienza per i familiari non residenti dei piccoli in cura al “V.Fazzi”, nella quale abbiamo accolto gratuitamente nuclei familiari provenienti
da altre province, da altre regioni ed anche dall’Albania.
Fatto quest’ultimo indicativo della fiducia che l’utenza
ha riposto nel nostro reparto.
Con le istituzioni abbiamo cercato costantemente il dialogo, connotandoci come un’associazione che non solo
dà in termini materiali e di servizi, ma che propone e
collabora con i vari soggetti istituzionali, quale unica e
fedele interprete dell’oncoematologia pediatrica nel nostro territorio.
Ci siamo affacciati negli ultimi tempi, anche nel campo
della ricerca, finanziando tre borse di studio destinate
a ricercatori che hanno operato sotto la direzione del dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il gruppo di lavoro, guidato dal prof. Marco Tartaglia, è conosciuto a
livello internazionale e
con esso abbiamo iniziato
un lavoro di collaborazione
scientifica, che potrebbe avere
un futuro sviluppo anche locale.
Vi sono ancora alcuni nodi
da sciogliere, ma stiamo improntando la nostra azione
complessiva a delineare un percorso per lasciarci definitivamente alle
spalle quel senso
di marginalità
in oncoematologia pediatrica,
al
quale il nostro territorio sembrava essere irrimediabilmente condannato.
Intanto, dopo aver arredato il nuovo Reparto
di Pediatria nel dicembre scorso, abbiamo donato all’ASL
per l’Ospedale “V. Fazzi”, a conclusione della Campagna
“Pasqua di Solidarietà”, un sistema di anestesia completo di monitoraggio adatto non solo ai bambini ma
anche ai pazienti adulti e sottoscritto una convenzione
di finanziamento quinquennale per un contratto di formazione per un medico specializzando.
E a settembre, tutti a Gardaland!
Per sostenerci, partecipate alle nostre Campagne di Solidarietà di Natale e di Pasqua e alla destinazione del 5
per mille (cod. fisc. 93042210752): è grazie soprattutto
ad esse, se possiamo attuare i nostri progetti per il nostro territorio e proseguire in questa grande avventura,
verso nuovi orizzonti.
Antonio Giammarruto
Presidente - “PER UN SORRISO IN PIU’” onlus
Notiziario Industriale
63
QUANDO LA FAMIGLIA È AZIENDA
La trasposizione in azienda della metodologia
comunicativa tipica dell’ambito familiare
non è economicamente opportuna e rappresenta
uno dei maggiori fattori di criticità.
Nessuna ricetta
per l’azienda familiare,
ma attenti
alla comunicazione
di Walter Zocchi*
n questi giorni grande è il dibattito sul capitalismo
familiare. Alcuni lo venerano, altri lo vorrebbero
abolire. Tutti si impegnano a proporre la propria ricetta. Diversi i punti di vista tra imprenditori, associazioni di categoria, politica, banche, università e
professionisti. Su un unico punto c’è convergenza: la
scarsa apertura del capitale ed ai manager esterni delle
aziende familiari del nostro Paese. La famiglia e
l’azienda sono due sistemi molto differenti. Il fine dell’azienda è la creazione del valore per se stessa, e non
secondo le aspettative degli shareholder e degli stakeholder. Molti lo dimenticano. L’azienda è un sistema
composto da tanti sistemi, quali la comunicazione, le
relazioni ambientali, il management che ruotano intorno
al sistema “centrale”: la produzione. Il “sistema “comunicazione” non è presente per natura in azienda, dunque va creato. Ma come? Non certo mutuando la
comunicazione eccessivamente informale che si adotta
in famiglia. Ma tant’è. Moltissime in Italia le piccole e
medie imprese familiari che commettono questo grave
errore. Tutto il dibattito della governance delle aziende
familiari parte da qui. A prima vista può apparire singolare l’esistenza di un nesso tra “comunicazione” e
chiusura proprietaria e gestionale. Ma non è così. La trasposizione in azienda della metodologia comunicativa
tipica dell’ambito familiare non è economicamente opportuna e rappresenta uno dei maggiori fattori di criticità. L’eccessiva informalità della comunicazione
aziendale porta con sé una serie di disfunzioni che
vanno a ripercuotersi sulle condizioni di funzionamento
dell’azienda; disfunzioni di cui è essenzialmente responsabile il capo azienda/capo famiglia, da cui dipende la comunicazione in famiglia e la trasposizione
della stessa in azienda con le idonee metodologie ed
I
64
Notiziario Industriale
accorgimenti. Una comunicazione priva di
modalità, tempi, luoghi chiari e definiti
indebolisce, in primo
luogo, la governance
aziendale, che è un
elemento decisivo in
quanto la predisposizione di un corretto
sistema di gestione e
controllo consente di ritrovare o di conservare quella
coesione della compagine sociale che costituisce il vero
e proprio valore aggiunto delle imprese di famiglia. In
assenza di una disciplina della comunicazione, gli organi che dirigono strategicamente ed organizzativamente l’azienda (assemblee, CdA, collegi sindacali)
finiscono spesso per rivestire solo un ruolo formale, funzionando in modo fittizio o non funzionando affatto e,
dunque, non apportando valore aggiunto. Una governance inefficace, a sua volta, produce sia scarsa chiarezza sulla strategia dell’azienda tra i dipendenti, i
collaboratori, i fornitori, sia disorientamento sulla titolarità del comando, rendendo difficile per tutti gli stakeholder credere nell’impresa. Non di rado, nelle piccole
imprese di famiglia l’indirizzo strategico che definisce
l’identità dell’impresa in termini di fini, campo di attiWALTER ZOCCHI è docente di strategia e controllo dell’azienda familiare alla facoltà di economia dell’università di
Pisa. Titolare del Family Business Office di Milano e Presidente
del Centro Studi sull’impresa di famiglia “di padre in figlio”,
da oltre vent’anni si occupa di formazione, didattica, consulenza per imprese familiari. È amministratore indipendente e
sindaco di diverse società familiari. Ha pubblicato oltre a diverse ricerce, articoli e lavori accademici internazionali, 8
saggi in italiano ed è coautore di 5 volumi in lingua straniera.
QUANDO LA FAMIGLIA È AZIENDA
Il volume che si pone in piena continuità con l’attività di ricerca e sensibilizzazione che da
anni svolge Il Centro studi impresa di famiglia “Di padre e figlio” presieduto dall’autore del
saggio, mette in luce le dinamiche interne alle aziende di famiglia, con un particolare approfondimento delle problematiche di governance, dei processi di comunicazione interni ed
esterni all’azienda e della relazione famiglia-azienda di famiglia-patrimonio aziendale e personale dell’imprenditore. Il libro presenta le riflessioni dell’autore sulla ricerca affidatagli dal
Gruppo bancario Intesasanpaolo con il patrocino del Ministero delle attività produttive.
Il lavoro si è svolto con il coordinamento e la supervisione di un comitato scientifico presieduto dal prof. Umberto Bertini e composto da noti professori ordinari di economia aziendale di undici prestigiose università italiane.
A tal fine è stata condotta un’indagine su un campione di 5.000 aziende familiari e di 1500
dottori commerciali coinvolti nei processi consulenziali di queste aziende. I dati raccolti
sono stati successivamente inseriti in un database e sottoposti ad analisi statistiche. Scopo
dell’indagine è stato quello di comprendere come le aziende familiari, nella persona dell’imprenditore e dei suoi familiari, percepiscono le principali tematiche relative alla governance, alla comunicazione e al rapporto con gli istituti di credito. Attraverso la ricerca è
stato possibile verificare se i vissuti aziendali e le percezioni degli imprenditori fossero conformi a quelle dei loro consulenti aziendali e soprattutto se rispondessero alla realtà delle PMI familiari italiane.
Oltre alla ricerca principale, articolata in due parti (“Le aziende familiari e la comunicazione” e “Dinamiche e trasformazioni nei rapporti tra banca e azienda”), il lavoro include due allegati: il primo costituisce un approfondimento dell’analisi condotta dagli imprenditori, mediante elaborazione dei dati medi raccolti: cluster analysis; il secondo riporta
i risultati ottenuti da un’indagine completamente condotta su un campione di commercialisti, con lo scopo di verificare i risultati presentati nel rapporto principale. Ogni allegato è altresì corredato da due appendici che riproducono
i questionari somministrati rispettivamente al panel di imprenditori e al campione di commercialisti.
vità, filosofia gestionale ed organizzativa risiede unicamente “nella testa” del fondatore e non viene da questi condiviso con i principali collaboratori, siano essi
familiari o meno. Ciò rende assai difficoltoso lo sviluppo
di un orientamento strategico di fondo a livello aziendale, presupposto del quale è l’esistenza di una cultura
fortemente partecipativa e coesiva. Non solo. Una governance inefficace è fattore di rischio anche in quanto
suscettibile di tradursi nella mancata costruzione di un
organigramma funzionale che riconosca la piena autonomia dei ruoli. Il più delle volte, nel contesto delle
medio-piccole aziende familiari, l’organigramma risente
moltissimo dell’influenza dell’imprenditore (che interviene “sempre e comunque”), dunque l’organigramma
vale solo formalmente e non nella concreta realtà dei
fatti. La comunicazione disordinata unita ad una strategia vaga o nota solo al fondatore, ad un’organizzazione troppo dipendente e poco autonoma dalla
famiglia, a organi societari che non funzionano correttamente ed allo scarso utilizzo del budget, del business
plan, del piano industriale, del rendiconto finanziario e
del controllo di gestione, concorrono alla diminuzione
del valore economico della singola azienda familiare e,
se diffusa, di buona parte del sistema imprenditoriale
italiano (Figura 1).
Se il modello di cui alla Figura è valido, tali “aperture”
potranno verificarsi solo a condizione di profondi mutamenti nelle modalità di comunicazione delle aziende
familiari, tanto al loro interno quanto verso l’esterno.
Conditio sine qua non per l’attuazione e il successo di
queste operazioni è, cioè, che l’azienda abbia “fatto ordine” al suo interno. Solo se i ruoli e le responsabilità
assegnati a ciascuno saranno chiari e definiti, se la
struttura di governance distinguerà nettamente la fami-
Figura 1 – Il ruolo dei processi di comunicazione in azienda
glia dall’impresa, se l’intento strategico che si vuole raggiungere sarà ben delineato, se vi sarà trasparenza informativa ed amministrativa, l’apertura ai manager ed ai
soci esterni potrà effettivamente diventare condizione
per un salto di qualità dell’azienda. Dunque un nuovo
modo di comunicare tra familiari, tra familiari e dipendenti, tra familiari ed organi societari e tra familiari e
l’esterno.Tutto questo le grandi imprese familiari lo
hanno capito da tempo e applicano già una politica di
comunicazione, mantenendo elasticità e rapidità decisionale. Sono imprese familiari dove si è lavorato a
lungo per costruire tre condizioni di sviluppo:
1. organigramma precisi;
2. manager e professionisti da affiancare ai familiari;
3. disciplina della comunicazione (interna ed esterna).
Sarà sufficiente, per le piccole e medie imprese, imitarle
per dare continuità al modello del capitalismo familiare?
*Presidente Centro Studi “Di padre in figlio”
Notiziario Industriale
65
POLITICA REGIONALE
Il Festival dell’Energia a Lecce per la terza
edizione con quattro giorni di eventi, oltre
cento ospiti nazionali e internazionali
e più di 50 manifestazioni
“Il rebus”
dell’en
Un confronto aperto,
laico e pacato a tutto
tondo su temi importanti
quali fonti energetiche,
consenso, infrastrutture,
green economy,
cambiamenti climatici
e mobilità
a terza edizione del Festival dell’Energia ha travolto
ancora una volta il cuore di Lecce; dal 20 al 23
maggio la vitalità e l’euforia che sempre si porta
dietro la manifestazione, ha cambiato il volto della città
con convegni, spettacoli, giochi scientifici, presentazioni di libri, concerti.
Quello tra il Festival e Lecce, il Salento e la Puglia, è
ormai un vero e proprio sodalizio. Se la Puglia ha fatto
dell’energia un elemento intorno a cui costruire una
nuova identità, proponendosi come laboratorio per un
nuovo paradigma energetico, il Festival offre a questo
laboratorio visibilità e occasioni di confronto con esperienze internazionali, possibilità di maturare riflessioni
trasversali a tutto campo.
L
66
Notiziario Industriale
L’energia è un rebus, si dice spesso, un moderno rompicapo, una sfida avvincente e fondamentale per il nostro
futuro. Certamente, l’energia è oggi uno dei temi che
meglio rappresenta la complessità del nostro tempo, per
il suo carattere multidisciplinare, in cui problematiche
diverse si interconnettono in maniera molto stretta:
parlare di energia vuol dire parlare di tecnologia, ma
anche di economia, di ambiente, di sviluppo e posti di
lavoro, di consumi e stili di vita, di geopolitica, di consenso e partecipazione dei cittadini.
Favorire una riflessione che tenga insieme tutto questo - coinvolgendo un pubblico ampio non specializzato, con un linguaggio accessibile e diretto - non è
semplice, ma è quanto il Festival dell’Energia ha cercato di realizzare anche quest’anno, forte della disponibilità e della volontà espressa con maturità da
tutti gli operatori del settore di confrontarsi apertamente e senza timore, anche sui temi più caldi del dibattito energetico di questo periodo, proponendo un
SPECIALE ENERGIA
ergia
“L’ENERGIA SPIEGATA
FESTIVAL DELL’ENERGIA”
“L’energia spiegata - Festival dell’Energia” è un
progetto promosso da Aris (Agenzia di Ricerche
Informazione e Società), in partnership con Assoelettrica e Corriere della Sera, in collaborazione con Federutility, con il patrocinio e la
collaborazione di Regione Puglia, Provincia e Comune di Lecce, e Università del Salento.
L’edizione 2010 ha ottenuto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica e i patrocini istituzionali della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, del Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare, del Ministero
dello Sviluppo Economico, della Presidenza del
Consiglio - Dipartimento Affari Regionali e di
Confindustria Lecce. Il Festival dell’Energia si
svolge nell’ambito de La Rete dei Festival aperti
ai giovani, promosso dall’Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani e sostenuto dal Ministro
della Gioventù.
programma denso di momenti di grande rilievo.
Tre i percorsi del Festival 2010: Visioni, che comprende
le presentazioni dei libri e i talk show di taglio più popolare; Scenari di cui fanno parte le tavole rotonde e
gli incontri istituzionali; Contaminazioni che racchiude
tutti gli appuntamenti “ludici”, come mostre, concerti,
spettacoli teatrali e giochi scientifici.
Dal consenso sul nucleare alle auto elettriche, dai cambiamenti climatici al raggiungimento degli obiettivi europei, dalla green economy al diritto all’energia,
dall’innovazione tecnologica ai consumi e agli stili di
vita “risparmiosi”: i temi nevralgici del settore sono
stati affrontati e discussi con esperti internazionali e
con personaggi di spicco del mondo della cultura, dell’economia, dell’industria e della politica.
Temi globali, non solo italiani, che possono essere affrontati solo ponendosi in un orizzonte ampio e globale,
ecco perché quest’anno la presenza di relatori internazionali è stata particolarmente nutrita: da Olivier Jaquier di Gas de Suez ad Hergen Haye, Direttore Politiche
Climatiche Governo del Regno Unito, da Jake Caldwell
del Centre for American Progress a Richard Duke, Deputy
Assistant Secretary for Climate Policy at the US Department of Energy, fino a Chen Ying, Direttore del Centro
di Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile della Cina. Non è
da meno il parterre di esperti e autorità del nostro
Notiziario Industriale
67
POLITICA REGIONALE
Il Festival offre
al laboratorio energetico
pugliese visibilità
e occasioni di confronto
con esperienze
internazionali, possibilità
di maturare riflessioni
trasversali a tutto campo
I numeri
delle precedenti edizioni
Edizione 2008
Tre giorni, oltre 10.000 presenze, 50 ospiti di
prestigio in più di 30 eventi, 120 giornalisti e
circa 500 articoli.
Edizione 2009
Quattro giorni, quasi 18.000 visitatori, più di
130 ospiti, 400.000 contatti web,
150 volontari, 60 eventi.
performance teatrali e mostre con artisti
italiani e stranieri, per andare dritti al
cuore e ai pensieri dei visitatori.
Sul sito www.festivaldellenergia.it
tutte le informazioni
sulla manifestazione, gli ospiti
e gli appuntamenti
dell’edizione 2010.
Paese, da Corrado Clini - Direttore del Ministero dell’Ambiente, e Stefano Saglia - Sottosegretario Ministero
dello Sviluppo Economico, da Domenico Laforgia - Rettore Università del Salento a Carlo Carraro - Rettore Università Cà Foscari, da Giuliano Zuccoli - Presidente di
Assoelettrica a Pippo Ranci - Università Cattolica di Milano.
Insomma, il Festival di quest’anno è riuscito davvero a
parlare a tutti con proposte differenziate capaci di raggiungere un pubblico di specialisti, tecnici e cittadini,
dai più attenti e informati ai semplici curiosi. Un programma ricco di eventi in grado di coinvolgere anche i
più giovani attraverso giochi scientifici, proiezioni cinematografiche, spettacoli e incontri ad hoc. Come sempre il Festival ha riservato un’attenzione particolare al
mondo della ricerca con la seconda edizione del call for
papers, il bando rivolto a Università, Fondazioni, Associazioni e Centri di Ricerca italiani e internazionali per
la presentazione di progetti e studi innovativi in campo
energetico. Un’iniziativa che, dopo il banco di prova del
2009, ha ottenuto ancora una volta un vasto consenso
tra accademici e ricercatori: oltre 40 i progetti portati
all’attenzione del Comitato Scientifico, che li ha valutati
in base a criteri di scientificità e innovatività e ne ha
selezionati una decina. Gli studi scelti sono stati presentati al pubblico nello Spazio Innovazione, un’area
espositiva allestita a Lecce durante la manifestazione,
e sul portale InnovazionEnergia.it, curato da Aris e ICom (Istituto per la Competitività). E ancora, concerti,
68
Notiziario Industriale
MENZIONE SPECIALE
PER LA COMUNICAZIONE A CSAD
CSAD, azienda iscritta a Confindustria Lecce, insieme
a Spegea, Antenna Sud Edivision, Guardie Giurate per
l’Ambente – Sezione LIDA - sviluppano un progetto,
finanziato dalla provincia di Bari, volto alla sensibilizzazione delle aziende all’efficienza energetica, incoraggiando le realtà produttive all’adozione di
comportamenti virtuosi ed ecosostenibili, attraverso
la collaborazione con le Istituzioni a vari livelli (Comuni, ASDI, società di trasporto pubblico) e l’utilizzo
della comunicazione televisiva. Il progetto è stato insignito della speciale menzione per la comunicazione dal Comitato Scientifico del Festival
dell’Energia. Nell’ambito del Festival, inoltre, le imprese promotrici hanno organizzato un evento di
edutainment e proximity marketing in collaborazione con Coop Estense e Mongolfiera Lecce presso
la sede Ipercoop di Surbo, che si è tenuto il 21 maggio dalle ore 17.00 alle ore 20.00.
L’evento complessivo, che inaugurerà il progetto,
invece, è a Bari l’8 giugno dalle ore 15.00 su “Il sistema di gestione dell’energia ed il risparmio energetico in azienda: pratiche di responsabilità
socio-ambientali”.
Per info: Num. Verde 800.86.48.06;
website: www.ecoreality.net
e-mail: [email protected]
SPECIALE ENERGIA
La nostra Regione risulta essere seconda in Italia
dopo la Lombardia in termini di produzione
di energia elettrica destinata al consumo
Puglia, regina delle energie
rinnovabili
di Paride De Masi*
hi opera nel settore delle energie rinnovabili ha soprattutto
una stella polare: il pacchetto
per il clima e l’energia approvato dal
Parlamento europeo nel dicembre
2008. Esso impone infatti all’Italia
di portare entro il 2020 la quota di
energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo al 17%.
A che punto siamo? La parola più
usata dai media (giornali, tv, radio,
web) è ritardo. Ma come stanno effettivamente le cose? Malgrado
l’Italia si stia dimostrando un paese
“ostile” alle energie rinnovabili
(basti pensare che nel 2009 solo lo
0, 1% del Pil è stato destinato al
loro sviluppo e, soprattutto, che,
per raggiungere l’obiettivo del 17%,
l’Italia “farà ricorso a strumenti diversi dalla produzione nazionale”),
la loro quota sfiora oggi il 10% del
consumo finale lordo di energia.
Senza contare che dal 2008 le energie rinnovabili hanno superato il
carbone nel bilancio energetico nazionale e nel 2009 hanno prodotto
quasi il 20% dell’elettricità consumata in Italia. L’anno scorso, cioè,
C
Entro il 2016
dovremo raggiungere
il seguente mix
energetico:
32% carbone,
32% gas naturale,
18% fonti rinnovabili,
11% gas siderurgici,
4% combustile da rifiuti
e 3% prodotti
petroliferi
una lampadina su cinque si è accesa
grazie alle energie pulite. Insomma:
abbiamo dieci anni per salire di un
ulteriore 7%. Un risultato che induce a un cauto e ragionevole ottimismo.
In questa vera e propria scalata ha
giocato un ruolo determinante la
Puglia, definita non a caso “l’Eldorado delle energie rinnovabili”.
La Puglia è una delle nove regioni
italiane a produrre più energia elettrica rispetto alla richiesta di consumo (con Valle d’Aosta, Trentino
Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna).
Nel 1990 il rapporto era di uno a
uno. Oggi invece siamo al doppio,
con un surplus di produzione che da
solo basterebbe a soddisfare le esigenze energetiche della Toscana.
La Puglia risulta essere seconda in
Italia solo alla Lombardia in termini
di produzione di energia elettrica
destinata al consumo. Tale produzione deriva per più del 90% da
fonti fossili (soprattutto carbone).
Una tendenza che il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR)
mira a invertire, puntando soprattutto sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica.
L’obiettivo è quello di raggiungere
entro il 2016 il seguente mix energetico: 32% carbone, 32% gas naturale, 18% fonti rinnovabili, 11%
gas siderurgici, 4% combustile da
rifiuti e 3% prodotti petroliferi.
A che punto siamo? Anche e soprattutto in questo caso, possiamo dire
di essere sulla buona strada.
La Puglia è infatti Regina d’Italia sia
nel fotovoltaico (con 150 MW installati su 1.000 totali nazionali) sia
nell’eolico (con 1.500 MW installati
su 5.000 totali nazionali). E lo è diventata in appena cinque anni.
Nel 2004 infatti il fotovoltaico era
fermo a 0, 5 MW e l’eolico a 252 MW.
Ciò significa che negli ultimi cinque
anni in Puglia sono stati investiti
quasi 3 miliardi di euro nelle energie
rinnovabili. E almeno altri 5 ne saranno investiti nei prossimi 5 anni.
Destinati soprattutto all’innovazione
e alla ricerca e capaci di creare nuova
occupazione (si calcolano almeno
30.000 posti di lavoro).
David Rothkopf, uno dei più noti
esperti americani di relazioni internazionali, ha affermato giustamente
che “L’ecologia non è soltanto un
nuovo modo per produrre energia
elettrica, ma un nuovo modo per
generare forza nazionale”. La Puglia
lo ha capito. Ha capito che: non si
tratta semplicemente di illuminare
la nostra casa, ma di illuminare il
nostro futuro.
*Coordinatore Nazionale di Confindustria
per le energie rinnovabili
Notiziario Industriale
69
POLITICA REGIONALE
Non esiste una fonte di energia ideale
che risolva il problema energetico.
Interviene la professoressa Specchiarello
dell’Università del Salento
Energia e futuro sostenibile
ra i maggiori problemi che l’umanità sarà costretta ad affrontare irrinunciabilmente nel prossimo futuro,
rivestono un’indubbia rilevanza il deterioramento dell’ambiente e l’esaurimento delle risorse naturali,
problemi che riguardano tanto il mondo nella sua globalità quanto il singolo nella sua individualità.
Nel corso degli ultimi anni, tali problemi si sono notevolmente aggravati. È fuori di dubbio che l’attività dell’uomo, come attore costitutivo della biosfera e come attore economico, abbia un ruolo
fondamentale nel determinare forti impatti sull’ambiente. Quando l’ambiente viene aggredito,
esso restituisce l’aggressione spesso con conseguenze ancor più pericolose per l’uomo
stesso. Ne sono un segno tangibile i cambiamenti climatici: sul nostro pianeta si registrano temperature medie globali più alte, dovute non a meccanismi naturali ma principalmente all’utilizzo delle fonti energetiche fossili.
La produzione e il consumo di energia comportano problemi ambientali complessi
legati all’uso del suolo sul quale si installano le centrali termoelettriche, alle reti
di trasporto dei combustibili, alle reti di distribuzione dell’energia prodotta, al
consumo di risorse naturali fossili e alle emissioni in atmosfera che si verificano durante la trasformazione da energia primaria a energia utilizzabile sotto
altre forme.
I problemi della scarsità delle risorse economiche,
dell’impoverimento biologico, dell’instabilità ecologica impongono una revisione totale dei modelli attuali di sviluppo e l’utilizzo di nuovi indicatori di
crescita economica, che prendano nella giusta considerazione gli approcci ambientali ai percorsi economici.
È ormai penetrata nella coscienza collettiva la convinzione che se si vuole evitare di innescare fenomeni ambientali irreversibili e gravi tensioni
politiche tra i Paesi produttori e i Paesi consumatori, è necessario limitare sempre di più l’uso dei
combustibili fossili, responsabili
Michela Specchiarello
dell’80% delle emissioni di gas ad
effetto serra. Oggi le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera sono le più elevate degli
ultimi 650.000 anni. Al fenomeno
contribuiscono anche i cambiamenti nell’uso del terreno e la deforestazione, l’agricoltura, il
terziario, i consumi residenziali ed
i trasporti.
Abbiamo accumulato un enorme
debito ecologico e ambientale
sfruttando oltre misura ed irrazionalmente le nostre risorse, mine-
T
70
Notiziario Industriale
SPECIALE ENERGIA
rarie ed energetiche. È tempo di puntare su
nuove politiche di regolamentazione, su un
nuovo modello industriale e su un nuovo modello di consumo, molto più efficiente sul
piano qualitativo e quantitativo delle risorse
utilizzate e degli impatti sull’ambiente.
La transizione da un’economia energivora ad
un’economia “verde” può richiedere tempi
più o meno lunghi ma i primi segnali di un
cambiamento del clima possono costituire un
forte strumento di pressione per la ricerca e
sviluppo di soluzioni a maggiore “valore aggiunto” per la comunità, per i gruppi industriali e per i governi.
Il miglioramento dei processi produttivi
hanno già portato all’efficienza nella produzione (per es. nelle centrali termoelettriche
per produrre energia elettrica) e nell’uso dell’energia (per es. il rendimento luminoso delle lampadine, il rendimento
Abbiamo accumulato
dei motori, miglioramenti nelle comun enorme debito
bustione di gasoli per riscaldamento
ecologico e ambientale ecc) e alla razionalizzazione degli acquisti, orientati sempre più verso prosfruttando
dotti eco-compatibili e verso forme di
oltre misura
risparmio energetico. Significativo è
anche l’impegno di molte imprese sul
ed irrazionalmente
piano del miglioramento delle prestale nostre risorse
zioni tecnico-economico-ambientali
minerarie
dei processi.
La domanda di energia elettrica cresce
ed energetiche
ed è destinata a crescere, seppur con
aumenti variabili a seconda degli andamenti delle economie mondiali. In tutti gli scenari prevedibili, il ruolo significativo dei combustibili fossili nel mix energetico non muterà: di certo,
la diffusione nell’uso delle fonti rinnovabili, l’attenta politica energetica dei
diversi Governi, e la promozione di modelli di consumo più responsabili sono
in grado di frenare o, quantomeno, di stabilizzare il nostro impatto sull’ambiente dando il tempo alla comunità scientifica, economica, politica e della
gente comune di ricercare alternative a garantire uno sviluppo sostenibile.
Dalla considerazione della limitatezza delle risorse e dell’ineliminabilità delle perturbazioni ambientali deve derivare una consapevolezza culturale, volta ad acquisire non solo l’elevazione del livello di benessere, ma anche la garanzia che le
generazioni future ed i popoli emergenti possano disporre di un habitat e di beni naturali tali da assicurare loro adeguate condizioni di vita e di sviluppo.
Le necessità energetiche devono essere affrontate con programmi realistici sia per il medio sia
per il lungo termine, programmi che devono essere legati all’aumento demografico e alle aspettative delle parti più deboli della popolazione di procurarsi un maggior benessere. Ed ancora dovrebbero
essere legati ai costi economici di ogni fonte energetica; tale legame può da un lato portare a risparmi, ma
potrebbe portare a problemi per i nostri discendenti se non vengono collegati a programmi a lungo termine,
con appropriate forme di incentivazione.
Non esiste una fonte di energia ideale che risolva il problema energetico; dobbiamo fare uso di tutte le fonti
energetiche disponibili e, semmai, “scoprirne” altre.
Michela Specchiarello
Docente di Tecnologia dei cicli produttivi
Università del Salento
Notiziario Industriale
71
CASE HISTORY
Dare sempre qualcosa in più di quello
che si è pattuito è il segreto del successo
del Cavaliere Filograna e della sua Filanto
ANTONIO FILOGRANA:
“Imprenditori
non si diventa, si nasce”
opo la pioggia battente, i tuoni ed i fulmini, finalmente il sole. E ancora, il temporale e, poi, un
nuovo spiraglio di luce. E’ la metafora della vita
professionale di un leone d’azienda, di quegli uomini
che non ci sono più, dei quali, una volta forgiate materia e forma, hanno smarrito lo stampo.
Uomini che da soli, con coraggio e abnegazione, sono
riusciti a tirarsi fuori dalle difficoltà della vita del tacco
d’Italia degli anni ‘40.
E’ la storia di Antonio Filograna, 87 anni il 2 giugno,
che, nonostante l’età che avanza, continua ad essere
presente in azienda per cercare di trasferire esperienza
ed entusiasmo alle nuove leve del calzaturificio Filanto
di Casarano.
E sul filo dei ricordi, diventa un fiume in piena, gli occhi
sorridono, l’enfasi cresce.
“Ho fondato questa azienda – dice – nel 1948, producendo circa sei – sette paia alla settimana, vendendole
su una bicicletta, insieme ad un apprendista che mi aiutava”.
D
72
Notiziario Industriale
Parlare della storia di Antonio Filograna significa parlare
della gavetta di un imprenditore, che, come ama ripetere lui stesso, “ha preso colpi da tutte le parti ma, nonostante tutto, riesce a sorridere, perché per crescere e
maturare, per diventare un imprenditore, per mettere a
frutto il talento, a volte, bisogna subire sofferenze ed
umiliazioni”.
Una scelta di vita, quella di realizzare scarpe.
“Sì, fin da ragazzo ho svolto il mio apprendistato presso
il calzaturificio Nicolazzo. Poiché ero ambizioso, volevo
diventare qualcuno, e, in una Casarano prettamente
agricola, dalla organizzazione sociale quasi feudale, era
impossibile. Andai a Milano per frequentare un corso di
perfezionamento presso il calzaturificio Noscia. Già lì
migliorai la mia situazione economica in maniera signi-
ANTONIO FILOGRANA
ficativa ma quello che volevo era imparare il mestiere
dell’imprenditore”.
E la guerra?
“Fui arruolato ed inviato a Molfetta, ma il mio pensiero
era sempre quello di formarmi per aprire un mio calzaturificio. Conseguii, così, il diploma di modellista stilista di calzature da uomo e, successivamente, anche da
donna. Una volta congedato, nel 1946, cominciai a studiare quale prodotto lanciare e contattai alcuni conta-
Lo spirito di sacrificio,
il progetto ben chiaro
nella mente, la forza
di lottare nonostante
le umiliazioni sono
le chiavi di volta
dell’attività d’impresa
correttezza, la qualità e la
puntualità delle consegne.
Imprenditori non si diventa,
si nasce. Lo spirito di sacrificio, il progetto ben chiaro
nella mente, la forza di lottare nonostante le umiliazioni, questi sono i segreti
del successo. Per questo,
anche fra tante difficoltà,
Filanto c’è ancora con i suoi
62 anni di storia e invece
tante altre realtà del territorio non esistono più. Questo è quello che cerco di
insegnare a mio figlio, che è
anche mio nipote, il quale è
oggi il presidente di Filanto.
Un imprenditore conquista
la stima di tutti– e lo ho imPiero Montinari con il Cavaliere Filograna
parato dalla mia famiglia,
che era povera - rispettando
chi
lavora
per
lui,
retribuendolo
nei tempi e nei termini
dini della zona, insegnando loro il mestiere. Non fu
di
legge,
impegnandosi
nell’azienda.
Io ho sacrificato
facile, impiegai circa quattro anni per passare da sei 6
anche
la
mia
vita
familiare
per
essere
serio nella mia
paia di scarpe prodotte alla settimana, a 500.
professione”.
Fu un periodo molto duro, caratterizzato da un certo diTutto ciò le ha portato anche il titolo di Cavaliere
lettantismo dell’imprenditoria post bellica. Io ho semdel Lavoro nel 1997.
pre cercato di improntare il mio lavoro alla massima
“Il Presidente della Repubblica mi ha insignito di quecorrettezza, sia nei confronti dei lavoratori, sia dei
sto riconoscimento proprio per l’impostazione che ho
clienti, perché volevo costruirmi un buon nome ed
sempre
dato al mio lavoro. Ho dovuto fare una dura gaemergere anche oltralpe. I primi mercati esteri di Fivetta,
affrontare
ogni giorno tanti problemi e difficoltà,
lanto furono Malta e la Svizzera”.
ma
ho
sempre
avuto
una forte energia mentale, un pizQual è stato il suo più importante fattore di suczico
di
fortuna
ed
intelligenza.
Per imparare i segreti
cesso?
del
mestiere,
mi
recavo
a
Vigevano
ogni mese, lì dove
“Acquisire immediatamente la consapevolezza di dover
era
la
casa
madre
dell’industria
calzaturiera
italiana, poi
esportare il prodotto. Quella che oggi è l’internazionaassorbita
da
Milano”.
lizzazione. Vede, a quei tempi Casarano non era neppure
Quando ci sono state le crisi, come ne è uscito?
sulla carte geografiche, mentre io cercavo di imporla
“Le difficoltà ci sono state, soprattutto, con la concorcome sinonimo di professionalità e correttezza. E’ per
renza dei Paesi che producevano a basso costo. E quindi
questo che garantivo le consegne franco negozio e non
l’azienda
che, negli anni ‘90, contava più di tremila difranco fabbrica. In questo modo conquistai la fiducia
pendenti
e produceva circa 60 mila paia di scarpe al
dei clienti. Inoltre, diversamente da quella che era la
giorno,
oggi
ha 600 dipendenti. Questo processo è avprassi nel centro-sud d’Italia, avevo grande rispetto e
venuto
gradatamente,
in collaborazione con i sindacati,
considerazione per la figura del rappresentante. In soincentivando
chi
doveva
andare in pensione. Per farlo ho
stanza, il nome Filanto è stato costruito attraverso la
Notiziario Industriale
73
CASE HISTORY
Filograna: Il Presidente
della Repubblica
mi ha nominato
Cavaliere del Lavoro
proprio per l’impostazione
e l’impegno che hanno
ispirato la mia
professione
sacrificato alcune proprietà private. Negli ultimi dieci
anni, Filanto ha chiuso in passivo per la concorrenza cinese. Oggi, grazie anche all’intraprendenza di mio figlio, ci stiamo rimettendo in carreggiata, ma sempre
con la serietà che ci ha contraddistinti e che non abbiamo tralasciato nel periodo più buio. Oggi produciamo
20 mila paia di scarpe al giorno”.
Credeva tanto nell’azienda che ha investito anche
beni propri. Come si sposa tutto questo con il sistema economico del terzo millennio?
“Ieri, come oggi, sono le persone a fare la differenza.
Mio figlio, sono convinto, sta creando intorno a sé una
buona squadra, che consentirà a quest’impresa di continuare a stare sul mercato. Un team che si ispira alla
Le linee di produzione
Il Gruppo Filanto, attualmente ha una capacità produttiva di circa 20mila paia al giorno che vengono prodotte
e commercializzate ogni giorno in tutti i continenti. Attualmente dà lavoro ad oltre 600 persone, impiegate
nelle fasi di taglio, giunterai della tomaia, montaggio e
produzione. Ha un team specializzato nello studio, creazione e progettazione della calzatura ed alla realizzazione dei relativi prototipi. Oggi in Italia e precisamente
a Casarano, si produce il full “Made in Italy” relativo a
prestigiosi marchi, quali Ferragamo, Filograna e Phil-
74
Notiziario Industriale
Hunt. Il resto è stato delocalizzato in Albania, Bosnia,
Croazia, e con partneship produttive in Egitto e India.
Un importante progetto è stato avviato e concretizzato
in Bangladesh, dove è stata creata una struttura produttiva che si propone di aumentare considerevolmente
la capacità in Asia.
Per garantire qualità del prodotto in tutti questi Paesi,
la produzione è guidata e controllata da tecnici italiani,
altamente specializzati e con notevole esperienza negli
stabilimenti Filanto.
ANTONIO FILOGRANA
correttezza ed alla serietà di cui parlavo prima. Gli uomini, gli operai sono coloro che fanno un’impresa. E la
Filanto è il frutto del lavoro di tanti uomini che, negli
anni, ho anche aiutato e gratificato oltre quanto prevedevano i contratti. Ai migliori ho regalato automobili, cercavo di aiutarli quando erano in difficoltà, avevo
istituito la festa della Befana per donare ai figli dei dipendenti un momento di gioia. La crisi mi ha impedito
di continuare a stare così vicino ai miei dipendenti.
Anche se, qualcuno, dopo aver ricevuto qualche regalo,
mi ha deluso. Vede, siamo immaturi”.
Lo rifarebbe?
“Tutto, ma forse in maniera diversa! Pensi che 30 anni
fa sono stato sequestrato: per sette mesi, sono stato
chiuso in una tenda. Ho scoperto che i basisti erano dei
miei cari amici. Mi costò dieci miliardi (di cui 1 miliardo
e 700mila allo Stato)”.
Cosa ricorda di quel periodo?
“Quel periodo mi fece riflettere ancora di più su cosa è
importante nella vita. Sul rispetto e sulla fede. Bisogna
avere fiducia e rispetto per Colui che ci ha messo al
mondo. Invece oggi, leggendo i giornali, mi sembra che
stia andando tutto in malora, c’è troppo vizio, si vuole
guadagnare senza lavorare, usando qualunque espediente. Bisogna stare attenti alla grande volgarità di questo modo di vivere”.
La politica ha avuto un ruolo nello sviluppo
economico di ieri e di oggi? E domani?
“La politica deve stare lontana dall’impresa.
Anche se io stesso ho dato un contributo alla politica, credo importante. Molti mi hanno chiesto
di fare politica ma io dicevo di lasciarmi fare
scarpe… (Dal 1962 al 1968 il Cavaliere Filograna
è stato assessore all’Annona ed al Commercio a
Casarano per la Dc, ndr). D’Alema non mi lasciava
stare; le destre altrettanto. Giorgio Almirante mi
chiese di mettermi in lista nel suo partito. Ciò
che vedo nella politica di ieri, oggi e domani è
che una persona seria non può fare politica.
Io mi dimisi da assessore perché avevo compreso
come andavano le cose e non mi piaceva. Sono un
uomo pratico che cerca soluzioni ai problemi. Non
avevo e non ho tempo per il resto. Chi vuole fare
l’imprenditore non deve essere politico. Né fidarsi
di qualche santo in paradiso che, per qualche
anno, ti può dare una mano, ma poi è lui stesso
a rovinarti. In 70 anni di storia democratica noi non abbiamo rispettato la democrazia e ne paghiamo le conseguenze oggi. Quando cadde il muro di Berlino, ricordo,
che ad una cena dei Lions, tutti gioivano, mentre io affermai che presto ne avremmo pagato le conseguenze”.
Si spieghi meglio.
“A distanza di anni mi hanno dato ragione perché sarebbe stato meglio lasciare quel muro. La miseria del
mondo di oggi dipende anche da quello. Nessuna industria da allora riesce a chiudere in pareggio o con poco
utile”.
DI PADRE IN FIGLIO
Come è stato il passaggio generazionale?
Cavaliere Filograna:
“In realtà è già avvenuto. Antonio Sergio è
il presidente di Filanto.
Ma io cerco sempre di
ricordargli che il lavoro
è fatica e che per raggiungere i risultati, gli
obiettivi, occorre spirito
di sacrificio ed impegno. Chi vuol essere imprenditore deve prima
di tutto avere forza, coraggio, deve essere corretto e rispettare quello
Il Cavaliere Filograna
che dice, la stretta di
mano di un imprenditore deve valere come una
firma dal notaio”.
Presidente Filograna:
“Per me è stato ed è un
maestro di vita, innanzi
tutto. Una persona da cui
prendere esempio, nel lavoro, come nella vita. Naturalmente, i contesti
sono diversi, 50 anni fa
era difficile per certi versi
e facile per altri. Ora il
mondo è diverso e in futuro sarà ancora più competitivo. Le basi però e i
sistemi ideali sono sempre gli stessi: credere in
quello che si fa, lottare
per quello che si fa,
anche con la gente, perché noi siamo legati al
nostro territorio e lo saremo sempre.
Il Presidente Filograna
Le cattedrali nel deserto
non possono esistere ma
la nostra ramificazione sul territorio rimane… e rimane come essenza vitale del nostro lavoro.
Lo zio, anche se non è costantemente presente, continua a lavorare ed a controllare dall’alto della sua
esperienza, perché anche se c’è qualche problema di
salute al fisico, la mente funziona ed è al passo con
i tempi. Solo la sua presenza in azienda trasmette
una carica e uno stimolo che serve al nostro lavoro”.
Notiziario Industriale
75
CASE HISTORY
Il rapporto con il mondo
del credito è cambiato
moltissimo. Non c’è più
quell’umanità, quel valore
dato alle persone.
La stretta di mano prima
valeva più di ogni garanzia
Come imprenditore, oltre ad aver avuto successo, è attento
al sociale. Ha una Fondazione, una squadra di calcio…
“…sto per inaugurare un monumento in onore dei morti
sul lavoro. Nel 2007, alla Filanto, abbiamo avuto una
tragica morte bianca, un operaio cadde dal tetto. Ci ha
colpito molto, anche se non ho voluto questo monumento per quello. Lo avevo già in mente da parecchio,
per il rispetto che nutro per chi lavora.
Poi, ho aperto l’istituto degli anziani, intitolato a mio
padre. Ho fatto scrivere due libri su quello che ho fatto,
sulla storia della mia famiglia, perché sia chiaro che
cosa è importante nella vita. La stima ed il rispetto
prima di ogni cosa”.
Parliamo del rapporto con le banche.
“E’ cambiato moltissimo. Non c’è più quel rapporto
umano, diretto, quella stretta di mano che valeva più di
ogni garanzia. Come alle altre imprese anche a noi
hanno chiuso le linee di credito. Oggi lavoriamo con
solo quattro istituti perché il fatturato si è ridotto. Il
caso Parmalat e la crisi che ci ha coinvolti hanno peggiorato l’approccio con il sistema bancario”.
Maria Rosaria Polo
L’esperienza di quasi trent’anni
nel Gruppo Filanto, azienda industriale leader
nella produzione delle calzature,
tra le più grandi d’Europa
Il ruolo strategico
del direttore
delle risorse umane
a figura del Direttore delle Risorse Umane (HRD Human Resorces Director) ha assunto negli ultimi
anni all’interno della organizzazione aziendale, un
ruolo di fondamentale importanza strategica. Il motivo
è da ricercare nel cambiamento economico ed industriale degli ultimi anni. Si è verificata una radicale evoluzione strutturale nelle funzioni produttive aziendali,
con riferimento agli asset principali che creano valore
e crescita dell’impresa.
Da un sistema di capitalismo industriale dove il business dipendeva prevalentemente dagli asset tangibili
(opifici, impianti, macchinari, materie prime, ecc.) si
sta assistendo ad una transazione verso un nuovo sistema, la cosiddetta economia della conoscenza (knowledge economy), dove la produzione dei beni e servizi,
molti dei quali intangibili, è caratterizzata sempre più
dalle risorse invisibili, quali la capacità e l’abilità delle
persone che compongono una impresa (capitale
L
76
Notiziario Industriale
umano), dal brand e dai marchi aziendali (capitale relazionale), dai know-how organizzativi (capitale strutturale). In questo contesto, il direttore delle risorse
Gigi Preite
ANTONIO FILOGRANA
Un po’ di storia
In qualità di direttore delle risorse umane del Gruppo
Filanto, Gigi Preite ha guidato l’azienda nella costruzione delle relazioni con le organizzazioni sindacali,
favorendone l’ingresso e riconoscendo l’importante
ruolo all’interno della struttura aziendale delle rappresentanze sindacali (evento storico, che ha segnato
una importante svolta nella gestione dell’azienda).
È stato promotore della costruzione di una nuova
forma di management aziendale moderno e innovativo, insieme al quale ha iniziato la fase di ristrutturazione e riorganizzazione, iniziata nel luglio
del 1999, a seguito della crisi generalizzata che ha
colpito il calzaturiero ed il “Made in Italy”.
A causa della competitività sempre maggiore da parte
dei Paesi Asiatici e del continuo mutamento del costo
del lavoro, con il venir meno dei benefici contributivi
e fiscali, si è cominciato un difficile percorso che è
progredito fino agli anni 2000/2002, con un la sigla
di un accordo di ristrutturazione aziendale, presso il
Ministero del Lavoro a Roma, con la preziosa collaborazione di Confindustria Lecce.
Il piano prevedeva:
• l’utilizzo della cassa integrazione guadagni straordinaria, (mai accaduto prima, nella storia dell’azienda Filanto);
• l’impegno a favorire il processo di Outsourcing, attraverso procedure mirate all’autoimprenditorialità
e iniziative di lavoro autonomo;
• la ricollocazione degli esuberi in attuazione al Tavolo di Concertazione presso il Comune di Casarano
che prevedeva l’allocazione nell’area di Casarano e
Patù di nuove iniziative imprenditoriali per poter
ricollocare gli esuberi dell’azienda Filanto;
• l’accompagnamento alla pensione attraverso l’utilizzo dell’istituto della mobilità.
Da qui l’impegno ad implementare l’indotto calzaturiero del territorio salentino, attraverso la realizzazione e la nascita di un Consorzio di Imprese per la
produzione salentina delle calzature.
umane deve avere la capacità di sviluppare quelle competenze necessarie a valorizzare il capitale umano e
trarre da esso la migliore potenzialità ed il migliore valore individuale e collettivo, deve essere una figura
multi-tasking, capace, cioè di possedere diverse competenze complementari e trasversali in tutti gli ambiti
di carattere amministrativo, fiscale, legale, psicologico,
culturale e comunicativo.
Il coinvolgimento del direttore delle risorse umane è
sempre più frequente nelle decisioni strategiche
aziendali, sviluppa un valore aggiunto in tutte le dinamiche future dell’azienda, rispettando le altre aree
amministrative come quella commerciale, logistica, ac-
Nella propria attività Gigi Preite ha contribuito a raggiungere un risultato straordinario ed eccezionale
per il Gruppo Filanto, quello di rendere una struttura enorme ed obsoleta, ormai fuori dal tempo,
snella, veloce e molto competitiva.
Oggi, gli stessi operai espulsi dal ciclo produttivo, lo
definiscono il “dietologo della Filanto”. All’inizio del
programma di ristrutturazione, infatti, il Gruppo Filanto aveva una forza lavorativa pari a 2.850 unità,
delle quali circa 600, hanno dato vita all’indotto con
la nascita di cinque aziende. La Filanto ha ora al suo
interno 135 unità, che caratterizzano il “Core Business” dell’azienda: il team dell’ufficio ricerca e stile,
gli uffici della logistica, la struttura per la realizzazione di prototipi e campioni, l’area amministrativa e,
ovviamente, la direzione delle risorse umane.
Il Gruppo Filanto produce in Albania, Egitto, India e
Bangladesh, mantenendo in Italia la realizzazione
delle linee Filograna, Phil-Hunt e brand medio-alti
tutti a marchio “Made in Italy”.
quisti ecc..Tutto questo mi porta ad esprimere il concetto che non può esistere sviluppo e crescita imprenditoriale, senza crescita e sviluppo umano,
quindi non può esistere una buona performance dell’impresa, senza una buona soddisfazione del personale.
Alla luce di quanto sopra appare evidente come le “vecchie” competenze attribuite al responsabile del personale, inteso come figura del “vecchio” capo del
personale, siano nel tempo modificate, tanto da apparire oggi inadeguate e fuori dal tempo di fronte alla
complessità delle “nuove” problematiche aziendali alle
quali fa riferimento il “nuovo” ruolo.
Notiziario Industriale
77
CASE HISTORY
Possiamo dire che nelle grandi aziende è ormai definitivamente scomparsa la figura del capo del personale,
utilissima fino alla fine degli anni ottanta, quando le
aziende crescevano, incrementavano il fatturato e assumevano quasi quotidianamente.
Tale figura rappresentava potere, produzione di massa,
grandi numeri, ordine, disciplina, e, soprattutto, assenza di relazioni con le organizzazioni sindacali, viste
allora come il nemico dello sviluppo industriale e della
quiete aziendale. Per questo, la figura del capo del personale raramente rientrava a far parte della fase decisionale e strategica dello sviluppo aziendale.
Oggi, invece, è proprio il dialogo, il confronto con le
organizzazioni sindacali, lo strumento essenziale per il
cammino nel futuro dell’impresa. A volte le relazioni
possono essere dure e quasi cruente, ma mirano sempre ad essere costruttive per la crescita e lo sviluppo
aziendale.
Quindi, il direttore delle risorse umane è molto più di un
tecnico delle relazioni industriali e della osservanza
contrattuale, oggi partecipa strategicamente nel determinare il successo aziendale, il progetto aziendale
e sviluppa attivamente tutta la fase di management
aziendale ed industriale, partecipando con notevole apporto alla fase decisionale dei processi di ristrutturazione industriale, e riorganizzazione del modello
gestionale e organizzativo.
Pianifica la internazionalizzazione e la delocalizza-
zione di fasi produttive aziendali, questo per salvaguardare la competitività della azienda, intervenendo
sui costi e sulle strutture produttive a livello di capitale
umano gestendo in prima persona gli esuberi di risorse umane, problema quasi inesistente fino alla fine
degli anni novanta per le aziende del territorio salentino.
Oggi invece bisogna avere la capacità di gestire periodi
di notevole incertezza produttiva, di essere accanto alla
proprietà dell’azienda in questa delicata fase di crisi
mondiale, di essere capace di studiare soluzioni per
poter affrontare la turbolenza organizzativa conseguente al processo di riposizionamento strategico del
prodotto.
Il direttore delle risorse umane è un manager (nuovo,
moderno) la cui figura è indispensabile nelle grandi imprese ed in ogni organizzazione aziendale caratterizzata
dalla esigenza di crescita e competitività. L’azienda deve
essere un insieme di risorse tecniche, economiche e
umane, tutte essenziali per la corretta costruzione della
struttura aziendale, il direttore delle risorse umane deve
contribuire a conseguire i risultati attesi ed a svolgere
positivamente il suo ruolo mantenendo l’equilibrio gestionale, coniugando i valori etici personali, la cultura
dell’impresa nella quale opera e le aspettative dei lavoratori dell’azienda.
Per finire, aggiungo, che il direttore delle risorse umane,
oggi, deve essere il valore aggiunto e deve necessariamente essere anche parte (integrante) della proprietà
aziendale.
Gigi Preite
Direttore risorse umane
Gruppo Filanto
78
Notiziario Industriale
ALESSANDRA BRAY
Mediamorfosi di Alessandra Bray
è l’impresa che, in ordine di
tempo, nel 2010 si è associata
per ultima a Confindustria Lecce
Un camaleonte
per la promozione
ssere parte di Confindustria, per Mediamorfosi –
Strategie di comunicazione, significa credere in
un’importante occasione di crescita e di confronto,
significa partecipare ad un’organizzazione in continuo
fermento, per vivere da protagonista, con gli altri associati, l’evoluzione della realtà produttiva salentina.
Quando Alessandra Bray, titolare di Mediamorfosi,
ha creato la sua azienda a Gallipoli, ha scelto, con
fermezza e passione, il territorio in cui è nata, met-
E
Al centro della strategia
c’è il cliente, con il suo
bisogno di conoscere,
raccontare, interagire
e distinguersi
tendo a frutto la sua ultradecennale esperienza nel
campo della comunicazione grafica, editoriale e pubblicitaria, nella docenza e nel project management, dando
vita ad un’agenzia di comunicazione e marketing per lavorare al fianco di aziende, enti pubblici e privati, centri commerciali e professionisti, con l’obiettivo di
esprimerne al meglio le
potenzialità e farne conoscere le qualità, mediante
azioni
di
marketing e comunicazione integrata.
Un piccolo camaleonte
con le sue capacità di
adattarsi all’ambiente
circostante è il marchio
Alessandra Bray
Notiziario Industriale
79
CASE HISTORY
Dal 2003 Mediamorfosi
crea, sviluppa,
progetta piani
di comunicazione
e marketing, realizza
grandi campagne
di comunicazione,
sviluppa attività
di formazione
dell’azienda che si contraddistingue, a partire dal
nome, per la sua dote di adattarsi alle esigenze
comunicative di quelli che non sono solo suoi
semplici clienti, ma veri e propri partner. Perché
al centro della strategia di Mediamorfosi c’è il
cliente, con il suo bisogno di conoscere, raccontare, interagire e distinguersi. È con lui che Mediamorfosi stringe una completa sintonia
“vestendone” le esigenze, prendendone le sembianze, in esso s’immedesima, per comprenderne
fino in fondo le necessità, per capire le potenzialità del messaggio da comunicare.
Quella di Mediamorfosi è una costante evoluzione:
una continua trasformazione che si attua cercando combinazioni eccellenti e audaci di parole,
immagini, suoni e movimenti, sviluppando una
creatività, che segue quelle che sono le più attuali tendenze di comunicazione, trovando nuovi
approcci che rendono un’azienda competitiva e la
collocano con successo sul mercato.
Proprio la volontà di sentirsi più vicina alle aziende, immedesimarsi nelle nuove esigenze comunicative, capire
meglio le potenzialità del settore, ha spinto Mediamorfosi ad aderire a Confindustria Lecce, ritenendo fondamentale lo spirito associativo, il confronto costante, la
possibilità di attivare percorsi di crescita e di formazione comuni.
Dal 2003 Mediamorfosi crea, sviluppa, progetta piani di
comunicazione e marketing, realizza grandi campagne
di comunicazione, sviluppa attività di formazione che
non si limitano alla semplice nozionistica ma che si concretizzano in stage e tirocini, con vere e proprie azioni
sul campo.
La passione per il territorio salentino, che ha caratterizzato nel tempo Mediamorfosi, l’ha accompagnata
nella realizzazione di eventi di promozione dei luoghi e
delle culture locali, con la volontà di valorizzare risorse
80
Notiziario Industriale
ed economie in maniera brillante e originale. Due i
grandi eventi a cadenza annuale: Strade Golose,
www.stradegolose.it, (iniziativa promossa dal Comune
di Gallipoli e da CibuSalento, patrocinata e sostenuta,
tra gli altri, dalla Regione Puglia, dalla Camera di Commercio di Lecce e dalla CIA) che propone una nuova
espressione delle locali realtà agroalimentari unita alla
dimostrata attuabilità di un turismo di eccellenza a Gallipoli e nei territori limitrofi, e Chloris Arte in Fiore,
www.chloris.it (patrocinato e promosso dal Ministero
per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Lecce, dalla CCIAA di
Lecce e dal Comune di Taviano), evento di arte e cultura
che deve il suo nome al fiore, ancora una volta mezzo
per la promozione del territorio e simbolo di una forma
d’arte del tutto particolare.
Molteplici e diversificate sono le campagne curate fi-
ALESSANDRA BRAY
nora dall’agenzia di Alessandra Bray, tra cui: “Palati raffinati - Gustosa rassegna cinematografica”, appuntamenti con il Cinema d’Autore e degustazioni di classe,
e “Il Centro delle Murge”, evento culturale patrocinato
dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia,
che ha visto la realizzazione di una mostra multimediale
sull’Uomo di Altamura e la Valle dei Dinosauri. Si possono, poi, ancora citare la Visita Pastorale di Papa Benedetto XVI a Santa Maria di Leuca e la campagna per
l’informazione e la sensibilizzazione sulla raccolta differenziata nel Comune di Taviano.
Mediamorfosi ha ideato e sviluppato il marchio, l’immagine coordinata e la comunicazione del progetto
“EM.IN.ART. – Emersione, Innovazione, Artigianato”,
nell’ambito del P.I.C. Equal II Fase, ha creato il coordinato promozionale dell’Assessorato al Turismo della città
di Gallipoli e la monografia “I Riti della Settimana Santa
a Gallipoli”, ha progettato il marchio del Carnevale Storico di Gallipoli.
Affrontando con fiducia il periodo di crisi, che ha investito le attività produttive con ovvie e pesanti ricadute
per il settore della comunicazione, Mediamorfosi persegue con tenacia e consapevolezza i suoi obiettivi, nella
convinzione che la volontà di esprimere ed esprimersi
non si esaurisca, ma che diventi, piuttosto, necessità
ancora più forte e vitale per ogni azienda che vanti un
management intelligente.
L’intento dell’agenzia è, dunque, quello di offrire alle
aziende un valido ausilio di professionalità e competenza per consentire alle realtà economiche di esaltare
e comunicare le proprie identità e qualità vincenti.
IL SALENTO CHE CRESCE
Inaugurato, in aprile, il Doubletree
by Hilton Acaya Golf Resort Lecce,
secondo in Italia della catena
Il paradiso terrestre?
Ad
mmerso nella natura paradisiaca
dell’Oasi naturale delle Cesine, tra
ulivi secolari e macchia mediterranea, a due passi dalla costa adriatica
salentina, a pochi minuti dalla Città
fortificata di Acaya, sorge il Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce,
un seducente hotel a 4 stelle, che, certamente, diventerà meta obbligata del
turismo italiano ed internazionale.
Gli hotel e i resort Doubletree by Hilton fanno parte di una collezione in espansione, già presente in circa 220 città, aree metropolitane e
destinazioni leisure in tutto il mondo. Le strutture
esclusive, dallo stile contemporaneo, sono caratterizzate da un design distintivo e dotate di ogni comodità
per viaggiatori business e leisure. Un connubio di tradizione e novità, nell’assoluto rispetto dei luoghi, per
“coccolare” il cliente con un’atmosfera accogliente e rilassante ed ogni comfort di lusso. La prestigiosa struttura, infatti, interpreta in chiave moderna la tradizione
architettonica del territorio, una fisionomia che ricorda
gli antichi monasteri, con suggestive ambientazioni tipicamente mediterranee. La valorizzazione dei materiali
– su tutti la pietra leccese - e delle varietà vivaistiche
Acaya
I
82
Notiziario Industriale
autoctone danno al complesso turistico un aspetto veramente incantevole.
La visita della struttura, nel giorno della sua inaugurazione, in aprile, è stato un viaggio paradisiaco. Un dolce
senso di rilassamento, accompagnato da effluvi inebrianti e salvifichi, allontanavano dal tran tran quotidiano, per aprire un mondo di colori riposanti, fascino,
tenue calore, che prendono il corpo, prima, la mente
poi.
Il gusto e l’eleganza, l’attenzione ai dettagli, i servizi di
altissima qualità, le numerose attività ricreative (due
piscine esterne e una interna, la Spa, il campo da golf
da 18 buche con campo pratica, i campi da calcio e da
tennis, il centro fitness, l’ampio kids space) soddisfano
e sorprendono anche gli ospiti più esigenti.
DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE
Golf, benessere,
attenzione al dettaglio,
qualità,
rispetto dell’ambiente,
i segreti di una struttura
che conquista
anche i più esigenti
Per gli appassionati
dello “swing”
Il Doubletree by Hilton Acaya Golf
Resort Lecce offre un magnifico
centro di golf, racchiuso nella campagna, dai colori tipici della macchia mediterranea.
Il campo, da 18 buche, par 71, si
sviluppa su una superficie di 90 ettari, circondato
da ulivi secolari, specchi d’acqua, laghi, cascate,
ruscelli, ponti e cielo azzurro. È stato progettato
dal noto studio di architettura del golf HurdzanFry.
Il campo ospita la prima sede italiana della Costantino Rocca Golf Academy, una delle scuole di
golf più prestigiose in Europa. Presso la scuola,
per avvicinare anche i più giovani alla pratica del
golf, si organizzano corsi riservati ai ragazzi di età
compresa tra 6 e 17 anni. Per gli iscritti al programma Junior Golf School sono previste diverse
agevolazioni: quota associativa gratuita al Circolo
Acaya Golf & Country sino al compimento del diciottesimo anno di età; gettoni campo pratica gratuiti; utilizzo gratuito dell’attrezzatura sportiva;
lezioni individuali e partecipazione alle gare di
Circolo a tariffe agevolate. Il programma viene
suddiviso in diversi livelli d’intervento, anche per
meglio soddisfare il crescente numero di adesioni
dei partecipanti. Sulla base dell’esperienza maturata in anni di insegnamento, sono stati così
ideati tre profili, corrispondenti ad altrettanti
corsi, ai quali le famiglie potranno fare riferimento nella scelta dell’avviamento dei propri ragazzi alla disciplina sportiva.
CORSO BIANCO: È il livello di ingresso dedicato ai principianti (di età indicativamente compresa tra 6 e 10 anni) che non
hanno mai giocato a golf.
CORSO VERDE: È il corso dedicato ai ragazzi
tra 10 e 16 anni, o che hanno già raggiunto
un adeguato livello di gioco.
CORSO ROSSO: È il livello di corso agonistico dedicato ai ragazzi che hanno conseguito l’Hcp o che hanno già conquistato il
Brevetto o il Brevetto Giovanile riconosciuto dalla Federazione.
Notiziario Industriale
83
IL SALENTO CHE CRESCE
Hanno
detto...
Per Rudi Jagersbacher,
vice president Benelux,
Nordic & Israel, Hilton
Worldwide: “Il Doubletree
ad Acaya è uno straordinario esempio della capacità di conversione del
brand di fascia alta e fullservice Doubletree by Hilton, che sta suscitando molto
interesse dopo il lancio europeo
del marchio a Milano. Il Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort
rappresenta un importante arricchimento del portfolio italiano del Gruppo e riconferma la
dinamicità del brand in questo
Paese” .
Rob Palleschi, senior vice president del brand Doubletree by
Hilton, ha dichiarato:
“L’inaugurazione di questo hotel
amplia ulteriormente la famiglia
Doubletree. Dopo il primo Doubletree a Milano e a distanza di
soli due anni stiamo aprendo la
nostra decima struttura in Europa. La sinergia con l’Italia è
forte e intendiamo aprire in questo Paese altri hotel del nostro
marchio”.
84
Notiziario Industriale
Otium et negotium
L’hotel dispone di 88 camere e 9 suite spaziose con ogni comfort.
Gli ospiti che desiderano rilassarsi troveranno l’ambiente perfetto nella
Spa (Salus Per Aquam) con sauna, piscina riscaldata, calidarium, frigidarium, tiepidarium, doccia emozionale. 1200 metri quadrati di puro benessere, con sette cabine per i trattamenti estetici, piscine coperte, e
centro fitness. Un viaggio attraverso se stessi, per una “remise en forme”
affidata alle sapienti mani del personale altamente specializzato ed agli
straordinari benefici dei bagni di vapore.
Il resort offre, inoltre, due piscine all’aperto e un campo da calcio regolamentare in erba naturale.
Per il pranzo o la cena si può scegliere tra due ristoranti:
- Gian Giacomo dell’Acaya, in onore dell’architetto che ha reso immortale la cittadella fortificata, è situato all’interno della Club House, inconfondibile nel suo stile moderno, accogliente e raffinato; la sua pianta
semi-ottagonale offre la massima visibilità sullo spazio esterno amplificando la sensazione di essere immersi nella natura. Dalle sue ampie vetrate si può ammirare il campo da golf e una della piscine esterne.
- Meeting Terrace Restaurant è la terrazza adiacente al Ristorante Gian
Giacomo dell’Acaya, è ideale, l’estate, per ricevimenti e cene a lume di
candela.
In entrambi è possibile gustare le pietanze tipiche della cucina salentina e nazionale oltre che una selezione rivisitata
di piatti internazionali, merito dello chef salentino, Andrea
Martina. Molto ricercata e ampia la scelta dei vini locali e
nazionali.
Il salone per la colazione, al primo piano, dedicato a Carlo
V, si apre su una suggestiva panoramica del campo da golf.
Disponibili, tutto il giorno, snack e bevande nei due bar all’aperto: il Sunrise Pool Bar e il Cloister Pool Bar.
Il centro congressi, di circa 2000 metri quadrati, comprende
nove sale meeting con illuminazione naturale, dotate delle
strutture e apparecchiature audiovisive più all’avanguardia.
0
1
0
2
t
r
a
t
S
e
e
Fr
DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE
Campagna associativa
La quota associativa è gratis per i primi 4
mesi a partire dall’adesione; per i 12 mesi successivi è prevista una riduzione del 50%.
Si può usufruire di due lezioni di golf da
un’ora, in gruppi da 4 a 6 persone.
L’offerta comprende altresì un pacchetto di
cinque lezioni al costo di 100, 00 euro, da
consumarsi entro 8 settimane dalla sottoscrizione.
Le palline per allenamento sono gratuite ed illimitate
per quattro mesi. Gratuita anche l’attrezzatura di cortesia.
Obbligatorio il tesseramento alla Federazione Italiana
Golf € 75, 00
I numeri del golf
Numero Soci = 200 circa
Frequenza media = 2/3 volte alla settimana
Adesioni Programma Junior : 52 bambini
Adesioni Free start : 48
Tasso di conversione free start in socio = 60%
Il fascino della storia
A 500 anni di distanza, l’avventurosa vita del barone Gian Giacomo dell’Acaya suscita ancora
grande interesse e curiosità. Illustre gentiluomo,
architetto, uomo colto e nobile, padre, marito,
amante, ingiustamente condannato, chiuse la propria esistenza nelle segrete del castello di Carlo
V, che lui stesso aveva fatto costruire.
E il Doubletree by Hilton, nella ricercatezza dei
materiali e della fusione con il mondo e la cultura
circostanti, non poteva non omaggiare l’uomo,
che tanto contribuì all’apertura rinascimentale
della cultura salentina.
E lo fa, anche attraverso le opere dell’artista Piero
Paladini il quale, in 17 tele, rivisita i momenti più
importanti della vita, delle opere e delle gesta di
Gian Giacomo dell’Acaya, restituendogli, in questo modo, il posto che gli era stato, ingiustamente, tolto.
Dall’alto in senso orario, alcune delle opere esposte,
che raccontano la vita di Gian Giacomo dell’Acaya:
L’età dei sogni, Caccia alla volpe, Battaglia dei francesi,
Don Pedro de Toledo.
Notiziario Industriale
85
IL SALENTO CHE CRESCE
I dipinti esposti all’interno del Doubletree by Hilton, nel segno della massima collaborazione con
l’amministrazione comunale di Vernole e con il
sindaco Mangione, sono oggetto, presso il Castello
di Acaya, dal 12 giugno, di una mostra dedicata
al geniale barone.
L’inaugurazione dell’evento ha visto protagonisti
numerosi docenti universitari ed il critico e storico d’arte, nonché ordinario di Storia dell’arte
contemporanea e direttore dell’Istituto di Storia
dell’arte dell’Università Cattolica di Milano, Luciano Caramel.
In questa pagina altre opere del maestro Paladini
oggetto della mostra presso il Castello di Acaya.
Dall’alto in senso orario: La bombarda, Carlo V, Le grave,
Casa Colonna-d’Avalos, Il matematico Niccolò Tartaglia,
La costruzione di un’opera, Ospite nelle mie stesse camere,
L’infinito.
86
Notiziario Industriale
DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE
A colloquio con Francesco Montinari, amministratore
di Acaya Spa, la società partner di Hilton
Turismo.
Questione... di stile
er cominciare la giornata, una bella passeggiata presso il Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce. Gli
effetti sarebbero sorprendenti, non solo per l’aria pura che respirerebbero i polmoni: saremmo più rilassati ed
in sintonia con la natura ed il prossimo, più disponibili all’ascolto di colleghi, consorti e figli e consapevoli
che, a non più di dieci minuti d’auto dalla città di Lecce, esiste una meravigliosa struttura ricettiva, ricreativa, di
svago e relax, nella quale ritrovare quell’equilibrio interiore che lo smog e lo stress della città minano quotidianamente.
Il cinguettio degli uccelli – anche rari, considerata la prossimità dell’Oasi WWF delle Cesine -, il flebile fruscio del
vento mediterraneo sull’acqua, la pregiata vegetazione spontanea di rara bellezza, formano la cornice ideale per un
albergo in perfetta sintonia con l’ambiente circostante. E proprio questo contesto, unito ad una tazza di squisito
caffè, ha fatto da sfondo all’intervista realizzata con l’amministratore di Acaya Spa – partner di Hilton in questa
straordinaria avventura - Francesco Montinari.
40 anni, imprenditore di seconda generazione, appassionato di arte e di storia, è impegnato nel Gruppo di famiglia, che ha interessi nella grande distribuzione organizzata, nell’edilizia e nel turismo.
P
Notiziario Industriale
87
IL SALENTO CHE CRESCE
Turismo, cultura, benessere, novità, attenzione e rispetto dei luoghi, sono le parole chiave del Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce. A chi si
rivolge la struttura?
“La nostra offerta è ampia, spaziando dalla ricettività
ai meeting, dal turismo balneare e culturale alla vacanza
cità. Lei prima accennava all’attenzione che
abbiamo avuto per i materiali ed al rispetto per
i luoghi, nel nostro progetto, abbiamo cercato
In alto: Francesco Montinari.
A lato un momento dell’inaugurazione
del Doubletree by Hilton Acaya Golf
Resort Lecce
– benessere, dal turismo congressuale a quello sportivo.
L’obiettivo è cercare di lavorare non solo nei classici
mesi caldi, ma di realizzare quella destagionalizzazione
turistica di cui tanto si parla. Destagionalizzare non significa stare aperti tutto l’anno, ma creare un’offerta
accattivante, ricca, diversificata, adatta ad ogni tipo di
esigenza. La nostra è la prima struttura sul territorio
con una offerta così variegata. L’auspicio è che, con la
crescita del settore, ne nascano di nuove e competitive”.
Parliamo nei dettagli dell’offerta, allora.
“Innanzitutto puntiamo sul turismo legato al golf, sport
che consente di lavorare al meglio in primavera e in autunno, se non addirittura in inverno, visto il nostro
clima piuttosto mite. Mentre, infatti, le regioni del Nord
vedono i campi ghiacciarsi, qui in Salento è possibile
giocare a golf tutto l’anno. Poi c’è il mare che, ad oggi,
è l’unico plusvalore dell’offerta turistica salentina. Per
noi è uno degli elementi ma non il solo. Per anni il nostro territorio ha seguito il modello turistico della Grecia e della Sardegna, nelle quali si lavora moltissimo in
un periodo estremamente concentrato. Nessun investimento, nessuna operazione imprenditoriale può essere
adeguatamente remunerata in 45/50 giorni”.
Soprattutto con gli standard di Hilton.
“Con gli standard Hilton ma anche in generale. È un periodo troppo breve. Il modello ‘Salento balneare’ non
può reggere nel lungo periodo. Occorre far nascere un
circolo virtuoso – modello Toscana – che vada oltre il
periodo luglio - agosto e consenta al nostro territorio di
farsi conoscere in tutta la sua straordinaria moltepli88
Notiziario Industriale
di valorizzare la nostra campagna, il paesaggio agricolo
ed il rapporto con il mare, anche in quest’ottica. Durante gli scavi per la ristrutturazione del campo da golf,
per esempio, abbiamo effettuato la scoperta di una
grotta che fungeva da rifugio dei monaci eremiti basiliani nell’XI e X secolo, che ha richiesto l’intervento
DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE
della Soprintendenza per le operazioni di recupero e di
messa in sicurezza. Un’emergenza archeologica suggestiva perché, come ci hanno spiegato, la zona costituiva
un ricovero per quest’ordine religioso in fuga dall’Impero di Bisanzio: si nota ancora un’ampia zona cucina,
quella per la notte, la cripta per le preghiere. L’ingresso
è segnato da due croci. L’intenzione è quella di recuperare questo luogo, nel pieno rispetto dei vincoli storici,
archeologici e paesaggistici.
Poi c’è l’offerta convegnistica, per la quale abbiamo realizzato ed abbiamo in programma diversi appuntamenti
di respiro nazionale ed internazionale. Il complesso
offre ampie sale adatte ad ogni tipo di esigenza”.
E per il turismo culturale?
“La vicinanza con Lecce, città d’arte, ed Acaya, la cittadella fortificata, nella quale ha vissuto il nostro piccolo Leonardo da Vinci, Gian Giacomo dell’Acaya,
consente, poi, di catalizzare anche i flussi di turismo
culturale che oggi più che mai sono protagonisti del
mercato. Certo, occorre riuscire a trovare un file rouge
intorno al quale costruire l’offerta. Con l’amministrazione comunale di Vernole, che sempre ha dimostrato
attenzione al progetto, nella consapevolezza degli sforzi
che stavamo sopportando anche per la crescita del territorio, si è creata una sinergia tale che stiamo immaginando una serie di appuntamenti culturali da
ambientare nel Castello. Dal 12 giugno, per esempio, la
mostra pittorica permanente di stampo antologico, ad
opera del giovane pittore salentino, Piero Paladini,
esposta qui in albergo, sarà trasferita presso il Castello
di Acaya.
Tornando alla gamma dell’offerta, dulcis in fundo, ci
sono la Spa ed il centro fitness, concepiti in modo molto
moderno, per dare il massimo dei servizi e della qualità,
in ambienti assolutamente confortevoli e non austeri,
studiati per turisti in cerca di vero relax e benessere a
360 gradi”.
Ho visto i quadri ma anche una splendida natività
del maestro cartapestaio Malecore. Come mai tanta
attenzione per l’arte e la cultura?
“È una ‘questione di famiglia’. E, allo stesso tempo, è la
fortuna delle seconde generazioni. Questa passione trae
origine nella forza di un nucleo familiare che ha saputo
insegnare valori sacri, l’amore per il lavoro e, soprattutto, il gusto per il bello, permettendo a noi figli di
mettere a frutto le rispettive sensibilità”.
Tornando al Doubletree by Hilton, ci sono dei Paesi
– obiettivo come bacino turistico dal quale attingere?
“Grazie a Hilton ci muoveremo molto verso i paesi anglosassoni, poiché esiste una fidelizzazione di catena
molto alta, che in Italia non è parificabile ad altro. Il
cliente Hilton - inglese e anche americano - cerca solo
strutture Hilton ovunque voglia andare. Potremo lavorare molto anche con la Germania, grazie ai voli aerei da
e per Brindisi e con la Svizzera. Per il golf vogliamo
ospitare sportivi provenienti dai Paesi scandinavi che,
per ovvi motivi climatici, non possono giocare in autunno ed inverno”.
Acaya Resort, tra i primi, ha puntato sul golf,
sport che, fino a poco tempo fa, appassionava poco,
ma che oggi sembra coinvolgere sempre più neofiti.
“Già la precedente gestione, dalla quale abbiamo rilevato la struttura originaria, aveva realizzato un campo
da golf. Noi lo abbiamo totalmente ristrutturato, grazie
alla collaborazione del progettista, il professor Hurdzan,
dello studio Hurdzan-Fry, il primo cattedratico di architettura del golf in America, dove esistono circa 23mila
strutture e circa 20milioni di giocatori.
Nel 2009 è stato nominato il più bel
nuovo campo d’Italia e fra i primi dieci
campi del bacino mediterraneo”.
Che appeal ha il golf nel Salento?
“Nel Salento ed in Italia c’è ancora una
visione elitaria, circolistica di questo
sport, un po’ old British. Il nostro
obiettivo è diffondere la disciplina del
golf, creando un movimento giovanile
sportivo con nuovi appassionati e,
forse, magari, qualche campione. SapNotiziario Industriale
89
IL SALENTO CHE CRESCE
piamo che in Italia è sufficiente un grande successo per creare un trend, una moda. Penso,
per esempio, ai grandi risultati dei fratelli
Francesco ed Edoardo Molinari (saliti sul podio
più alto alla World Champion in Cina), a Matteo Manassero, che a meno di 17 anni, ad Augusta, è diventato il più giovane golfista a
superare il “taglio”, ovvero il punteggio
richiesto per proseguire nella gara, nella
74esima edizione del Masters Tournment. Neppure Tiger Woods ci era riuscito, ai suoi tempi”.
Il Salento, per lo sport, il cinema, la cultura,
la musica sta attraversando un momento
d’oro per la promozione internazionale.
Quali vantaggi ci saranno per il turismo?
“È assolutamente vero, in questo momento il Salento è ovunque. Questo però non basta nel lungo
periodo. Ora occorre che tutti remino nella stessa
direzione, facendo ciascuno la propria parte, con
lealtà, rigore morale, impegno: imprenditori, politici, istituzioni, abbandonando la logica del crogiolarsi in attesa che qualcun altro faccia per tutti
qualcosa, devono agire tempestivamente. Questa
congiunzione astrale favorevole non durerà a
lungo. Presto cambierà la moda e, per non rischiare di rimanere a terra, dobbiamo approfittare
per creare le basi per un turismo di qualità che
duri nel tempo e che produca benessere per il territorio.
Di fatto, oggi, il turismo, alla luce della crisi del
metalmeccanico e del manifatturiero, e considerando che l’edilizia, con la contrazione demografica, non può crescere all’infinito, rappresenta
l’unico investimento per un imprenditore che voglia contribuire alla crescita sociale, economica e
culturale della propria terra”.
90
Notiziario Industriale
DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE
Che cosa rappresenta il fatto che Acaya sia sede del
Forum per la Pace nel Mediterraneo?
“È un momento di grande dialogo culturale che vede il
Salento ancora una volta al centro dell’attenzione internazionale. Il Tacco d’Italia è oggi la sintesi di tutte
le culture di quei popoli che l’hanno dominata: bizantini, turchi, spagnoli, normanni.
Il Forum della pace, che nella sua seconda edizione si
terrà nel marzo del 2011, rappresenta una vetrina importante, all’insegna della collaborazione e della tolleranza. Lo ha affermato, nel corso dell’inaugurazione,
anche l’ambasciatore del Forum, Omar Massalha, il quale
ha parlato di un modello di sviluppo vincente, foriero di
pace tra i popoli. Un attestato di stima non da
poco, soprattutto, per le
amministrazioni locali che
sostengono l’evento”.
Una richiesta per il territorio. Quale condizione
di contesto appare prioritaria per un decisivo
sviluppo del turismo salentino?
“Certamente, il Grande Salento ha bisogno di incrementare i trasporti locali,
perché non è possibile arrivare a Brindisi, con voli
low cost, e non riuscire a raggiungere le principali località costiere o le città d’arte per mancanza di collegamenti, o, ancora, perché un taxi per Gallipoli costa
200 euro! Come Doubletree by Hilton effettuiamo il servizio navetta privato, anche più volte al giorno. Ma,
nella logica di un sistema territoriale che funziona ed è
attento alle esigenze del turista, occorre potenziare
tutti i collegamenti ed i trasporti locali. Anche perché,
oggi, Aeroporti di Puglia registra un incremento notevole in termini di traffico nazionale ed internazionale,
oltre che per numero di passeggeri. Ovviamente, speriamo che crescano ancora i volumi e che le compagnie
mantengano i voli”.
Per concludere, quale domanda non le hanno ancora
rivolto?
“Mi sarei aspettato che qualcuno mi chiedesse del porto
turistico di San Cataldo, un progetto della famiglia Montinari che risale al 2004/2005. Prima parlavamo dell’importanza di lavorare tutti insieme per il territorio.
Credo che in questo caso sia mancata la logica di scenario.
La rivalutazione del porto di San Cataldo, non come soli
posti barca, ma come ampia struttura turistica con Yacht
Club, foresteria, corsi di vela per i giovani, cantiere nautico, bar, ecc., contribuirebbe non poco a rendere più
appetibile e, al contempo, fruibile il nostro territorio.
Questi sono i presupposti che attirano i turisti”.
Maria Rosaria Polo
Notiziario Industriale
91
IL SALENTO CHE CRESCE
L’edizione andata in scena tra il 30 aprile
e il 1 maggio scorsi nella città bella,
ha visto primeggiare l’imbarcazione Shaula
dell’armatore Dario Gaetani
Vento di successo
per il terzo trofeo Adriateca
di Mario Vecchio*
ue giorni di vela di altissimo livello
tecnico, con la partecipazione del
fior fiore della vela d’altura pugliese
hanno caratterizzato il fine settimana tra
il 30 aprile e il 1 maggio scorsi. Lo
splendido mare di Gallipoli è stato lo
scenario perfetto della X Coppa del Salento
di vela nell’ambito della quale era inserito
il prestigioso Trofeo Adriateca giunto alla
sua terza edizione. E proprio l’ambito
trofeo, sponsorizzato da Adriateca del
dottor Giuseppe Nielli, società leader nel
settore del brokeraggio assicurativo, ha
portato nel Salento i migliori equipaggi,
veri e propri professionisti, e le migliori
imbarcazioni della vela pugliese. Un
binomio Adriateca e Lega Navale sezione
di Gallipoli che ha dato vita ad un’ ottima
organizzazione a terra e in mare che ha
permesso alla competizione di segnare un
progressivo
avvicinamento
verso
Giuseppe Nielli ha sponsorizzato il terzo trofeo Adriateca
l’eccellenza della disciplina. Il terzo trofeo
Adriateca, trofeo challenge perpetuo di
si è issato Giovanni Cavallo con la sua Biggest. Un
indubbio valore e pregio che con inciso il nome dei
successo che ha rispettato le più rosee previsioni e che
vincitori verrà assegnato ogni anno, è stato disegnato
si ripromette di essere bissato nella successiva edizione.
da Adriana Adamo ed Elisa Costa ed è stato realizzato da
Al termine della competizione culminata con la
Francesco Selvaggi e Giuseppe Greco. L’edizione andata
premiazione ospitata da Marina Blue Salento di
in scena tra il 30 aprile e il 1º maggio scorsi nella città
Gallipoli, tanti applausi per tutti e la promessa di
bella, ha visto primeggiare l’imbarcazione Shaula
riscatto degli sconfitti alla prossima edizione del trofeo
dell’armatore Dario Gaetani che di fatto ha alzato il
Adriateca. Tutte le suggestive fasi della gara sono state
trofeo al cielo dopo due giorni di intensa gara
seguite dall‘emittente televisiva L’ATV che ha realizzato
caratterizzata dal poco vento, peculiarità che ha messo
uno speciale trasmesso in prima serata con le interviste
in evidenza le componenti tecniche e le strategie dei
ai vincitori, agli organizzatori, ai vari equipaggi nonchè
vari partecipanti. Incroci, strambate e virate hanno
le fasi salienti della regata.
regalato momenti di grande spettacolo in alto mare. Al
secondo posto si è classificato Fioravante Totisco su
*Direttore responsabile L’ATV
Costa del Salento mentre sul gradino più basso del podio
D
92
Notiziario Industriale
LINKS SPA
Links è una società per azioni con sedi a Lecce,
Roma e Milano che opera nel settore
dell’Information Technology. Ha aderito
al Distretto dell’Informatica Pugliese
Sette valori - guida
orientano l’attività d’impresa
di Giancarlo Negro*
inks è nata a Lecce nel 1999 ponendosi come mission
quella di operare, in maniera professionale ed organizzata, nella progettazione e fornitura di servizi e soluzioni di “management and technology consulting”. Nei
primi anni i progetti sviluppati per Banca 121, la prima
vera realtà dell’e-banking italiano, hanno permesso di maturare competenze e know-how specifici ed
hanno rappresentato un volano importante per il successo aziendale.
Oggi Links è una società per
L
azioni con tre sedi (Lecce, Roma e Milano) ed una struttura
organizzativa che si avvale di oltre 160 professionisti che
operano sull’intero territorio nazionale. I nostri mercati di
riferimento sono Finance (Gruppi bancari, Piccole e Medie
Banche, Centri Servizi, Banche di Credito Cooperativo e Cofidi), Pubblica Amministrazione (Centrale e Locale) ed Industry (in particolare Telecomunicazioni, Energia,
Multiutility ed Associazioni di Imprese). Nel
settore della consulenza e dello sviluppo
software vantiamo un know how specifico
ed una esperienza progettuale consolidata in particolare su Area Crediti
(Mutui, Cessione del Quinto dello
Stipendio, Cartolarizzazione crediti), e-Document (gestione documentale, protocollo informatico,
archiviazione sostitutiva, workflow documentale), soluzioni
di CMS, Portali Internet ed Intranet e servizi on line, Multicanalità integrata (internet,
mobile e phone banking), soluzioni di e-Government, Business Intelligence e Sistemi per
il supporto delle decisioni,
Soluzioni di CRM.
Giancarlo Negro
Notiziario Industriale
93
IL SALENTO CHE CRESCE
Ritengo che più fattori abbiano contribuito a
fare di Links una delle realtà aziendali più interessanti e di eccellenza nel panorama dell’Information Technology in Puglia.
Innanzitutto un Sistema di Valori molto forte
e condiviso che è il frutto di un percorso decennale, un percorso che ha portato all’identificazione di una base comune di principi e di
comportamenti in cui tutti noi ci riconosciamo:
passione, innovazione, dinamismo, impegno,
collaborazione, professionalità ed onestà intellettuale. Questi sette valori ci ispirano come
azienda e come gruppo di persone, ci motivano
ed orientano quotidianamente la nostra attività
lavorativa.
In secondo luogo aver puntato su modelli di
business basati sull’innovazione dei
processi che trovano nell’ICT l’infrastruttura abilitante. Credo che per lo
sviluppo di un Paese e di una regione
come la nostra questo sia molto importante.
Altro fattore sono i continui investimenti in ricerca e sviluppo con
l’obiettivo di fornire al mercato soluzioni sempre più innovative e ad elevato valore aggiunto.
Con il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, a seguito di un lungo percorso
di collaborazione sinergica, abbiamo costituito presso
la sede Links di Lecce, un Centro di ricerca e formazione
post-laurea, denominato Links Tre.Zero.
L’obiettivo che tale Centro si pone è quello di promuovere e coordinare attività di ricerca e formazione
nel settore delle tecnologie dell’informazione e delle
comunicazioni, fino alla loro verifica in ambiente industriale.
Attualmente stiamo lavorando su un progetto di ricerca molto ambizioso sul tema dell’Enterprise 2.0.
Importante è stato inoltre il costante e continuo dialogo sia con il mondo universitario (in particolare con
l’Università del Salento, l’Università Roma Tre, l’Università di Bari ed il Politecnico di Milano) che con le altre
94
Notiziario Industriale
imprese. Abbiamo avviato tutta una serie di partnership strategiche sia con le grandi multinazionali della
consulenza (IBM, Accenture, Engineering) che con le
piccole e medie imprese locali e soprattutto abbiamo
aderito ad una realtà in cui credo molto che è il Distretto
dell’Informatica Pugliese.
Ritengo che un ruolo importante abbia giocato anche
la realizzazione della nuova sede operativa di oltre
2.000 mq a Lecce. Nel moderno edificio trovano spazio
gli uffici direzionali ed amministrativi, 8 aree di sviluppo open space, 2 aule formazione, una sala convegni
di 150 posti, un centro di ricerca e sviluppo, una server
farm dotata dei più elevati standard di sicurezza, biblioteca e palestra aziendale a disposizione dei dipendenti. Sicuramente un ambiente di lavoro accogliente e
gradevole, immerso in
un’oasi di verde e dotato
di tutti i comfort.
Spesso quando clienti o
ospiti visitano la nostra
sede mi chiedono quale
sia il significato del nostro logo. Rappresenta
una riproduzione di un
pittogramma rinvenuto
all’interno della Grotta
dei Cervi di Porto Badisco (vicino Otranto) e
rappresenta un cacciatore che tende l’arco. Per
noi ha un significato importante: l’azienda sta
cambiando, continua a
crescere e strutturarsi,
ma vogliamo rimanere attaccati alle nostre radici e teniamo a preservarle. La nostra storia è la nostra forza e
quella di una terra di frontiera imperniata di valori di
umiltà e sacrificio.
Un altro fattore importante è quello di aver realizzato, nell’ambito di una strategia di sviluppo in linea con gli obiettivi
di qualità che da sempre hanno contraddistinto la gestione
aziendale, un Sistema di Gestione Integrato certificato
secondo gli standard ISO 9001:2008 (Qualità), ISO
14001:2004 (Ambiente) e SA 8000:2008 (Responsabilità
Etica) in grado di assicurare uno sviluppo sostenibile e
qualitativamente migliore dell’attività aziendale.
Infine il fattore più importante, il Capitale Umano. Il
nostro vantaggio competitivo non sono gli uffici o i
computer, ma le Persone.
Il senso profondo, per Links, di essere e fare impresa ritengo sia racchiuso nelle seguenti parole: “Il valore di
un Progetto è il risultato dell’onestà intellettuale della
professionalità, della condivisione degli obiettivi e della
passione del Fattore Umano coinvolto”. Credo fermamente nel significato e nel valore di queste parole e
sono convinto che, fino a quando questa visione sia
condivisa da tutti, non possiamo che continuare a porci
obiettivi sempre più ambiziosi.
*Amministratore Links SpA
SALENTO DOC
I risultati confermano l’importanza
del progetto per la sensibilizzazione
dei cittadini all’acquisto di prodotti locali
Un marchio...
una garanzia
presentare la nuova edizione di Salento Doc, durante il convegno tenuto presso la Sala Selvarossa
di Cantine Due Palme a Cellino San Marco, insieme
all’editore di TeleRama, Paolo Pagliaro, i tre presidenti
delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto, i presidenti
delle Camere di Commercio di Brindisi e Lecce ed importanti esponenti dell’imprenditoria locale.
Abbiamo incontrato Paolo Pagliaro per conoscere i risultati dell’indagine condotta da Studio Media intorno alla
campagna di comunicazione Salento Doc, e per avere
anche qualche importante informazione sul progetto.
A
Il 20 Marzo scorso, in occasione del convegno di presentazione della nuova edizione di Salento Doc, Studio Media ha presentato i risultati statistici di analisi
e monitoraggio della campagna Salento Doc. Ci riassume i risultati più interessanti?
“L’indagine è stata condotta da settembre 2009 a marzo
2010 su tre campioni target: i consumatori, le aziende e
le associazioni di categoria. Lo scopo era quello di valutare un primo step degli effetti della campagna Salento
Doc. I risultati ottenuti sino a questo momento sono
molto incoraggianti, perché gratificano tanto le aziende
tanto noi che operiamo per migliorare continuamente il
progetto. Il monitoraggio è stato effettuato da Studio
Media secondo una modalità mista: sia tramite telefonate che attraverso la somministrazione di questionari
presso supermercati e centri commerciali. Tremila cittadini delle province di Lecce, Brindisi e Taranto rappresentano un campione piuttosto attendibile. Si pensi ad
esempio ai sondaggi politico elettorali: questi sono tendenzialmente sviluppati su un campione di circa 1000
utenti su tutto il territorio nazionale e con la sola mo-
Creare un “cooperativismo
solidale” è fondamentale,
in nome di quel “legame
sociale”, quel “patto etico”,
che da sempre, abbiamo
voluto stringere
con la nostra terra
Notiziario Industriale
95