41-95 - Confindustria
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IL SUD CHE VINCE A cosa si sta dedicando in questo momento? “Sto lavorando ad una mostra scenografica che dopo Mosca andrà un po’ in giro per l’Italia e si chiuderà a Roma”. Sta pensando ad una mostra anche da noi? “Non si sa mai, una mezza idea mi era venuta per Otranto o Lecce, ma le mostre richiedono una grande organizzazione, sono molto scenografiche e costano un po’…”. Speriamo allora che questo connubio vacanziero, possa sfociare in qualcos’altro. “Già faccio tanta pubblicità per Montelauro ed il Salento. Quest’anno scendiamo con altri quattro amici, due di Roma e due di Bergamo”. Preferisce la barca o è uomo di terra? “Non amo la barca. Mi piace invece molto stare sotto gli alberi o al sole, anche per creare. In barca si può creare molto poco”. Visto che parla di ispirazione, l’ha mai trovata di fronte al nostro mare o all’ombra degli ulivi? “Scrivo poesie. E ne ho scritte tante anche sul Salento. Per il resto, come sa, l’ispirazione delle mie vignette viene soprattutto dai politici. Su Panorama, per esempio, nel 2009, ne ho pubblicata una, che riportava come didascalia ‘Forattini in vacanza in Puglia’. Voglio regalarla ad Elisabetta. Ci sono io che scappo perché arriva D’Alema sulla sua barca, che ho chiamato ‘Acarus’, a versare una marea di bianchetto. L’ho realizzata dopo una querela di D’Alema, per una vignetta precedente, nella quale avevo detto che ‘bianchettava’”. Visto che lei conosce il nostro territorio, mi sa dire vizi e virtù dei salentini? “Premetto che conosco poco anche me stesso… Ciò che mi fa orrore sono le brutte costruzioni intorno a quei paesi splendidi, vicino Gallipoli. Ho cominciato a raccogliere firme per far abbattere il grattacielo di specchi, ma mi hanno detto di lasciar perdere. Per le virtù, i salentini sono personaggi molto dolci, che ispirano, compagnoni ma anche molto discreti”. Se dovesse dedicare una vignetta ad un personaggio della politica locale, sceglierebbe D’Alema? “D’Alema non è salentino… Non so. Raffaele Fitto, per esempio, non ha un viso caricaturabile. I volti regolari non sono caricaturabili. E’ il motivo per cui raramente inserisco donne nelle vignette, eccetto Rosy Bindi!”. La nostra Poli Bortone? “A lei non perdono di aver fatto saltare l’accordo alle ultime regionali. Sono un liberale e la Puglia rossa mi innervosisce un po’”. Non c’è un personaggio almeno pugliese che la ispira? “Ne ho fatte diverse su Vendola, ultimamente. Quando è stato rieletto, l’ho ritratto proprio con D’Alema. Se la pubblica, una inedita, gliela invio volentieri!”. Certo! La nostra rivista è incentrata sul Sud che vince. Crede in questo concetto? “Io amo molto l’Italia, ma devo dire che il Sud ha dei grossi problemi. Credo che un federalismo sano, sarebbe vantaggioso soprattutto in una zona di grandi iniziative come la Puglia. I pugliesi sono come i siciliani, hanno questo geniaccio in più, che aiuta a fare cose straordina- Il dono di Giorgio Forattini al “Notiziario Industriale” di Confindustria Lecce rie. Non sono della Lega, ma credo che Roma dovrebbe provvedere a risanare i conti della sanità, a mettere ordine nella cattiva amministrazione, a ridurre i costi. Non è pensabile che in molte regioni meridionali i dipendenti pubblici siano tre volte quelli della Lombardia”. Diciamo che il Sud sconta ancora un gap, che molti riconducono alla questione meridionale… “È arrivato, anche per i meridionali, il momento di prendere lo sterzo in mano, perché sono dei geni e devono smetterla di farsi assistere dallo Stato. Ecco perché mi è dispiaciuto che abbia vinto la vecchia sinistra con Vendola. Uno stato liberale, un federalismo solidale possono salvare una regione, come la Puglia, che è piena di futuro e di gente che ha voglia di fare. Non siete a rimorchio!”. Parliamo ancora di lei. E la pensione? “Ho fatto tante cose, nella mia vita: ho girato il mondo, ho fatto l’operaio e l’attore. Da 40 anni faccio quello che più mi piace. Sono in pensione da una decina di anni, ma l’ho accantonata, perché ho continuato a lavorare con i giornali. Ora mi dedico ai libri ed alle mostre. Questo lavoro mi piace tanto, anche se mi ha causato tanti problemi, cause, querele…” Si definisce un vignettista o un artista? “La parola ‘vignetta’ è stata coniata nel ‘700 dagli stampatori francesi per indicare i capoversi e gli incipit dei capitoli. Nel tempo è diventato vignetta tutto quello che è disegno. La parola vignettista è brutta. E’ un derivato del derivato. Preferisco essere chiamato disegnatore”. Per concludere, un pensiero per i salentini che la ospiteranno. “Non vedo l’ora!” Maria Rosaria Polo Notiziario Industriale 41 IL SUD CHE VINCE Continua a delinearsi il progetto della società salentina per il prossimo anno. Intervista a GIOVANNI SEMERARO, patron del Lecce Lecce, ricominci ttesa, sofferta, ambita. All’ultima giornata del campionato cadetto di calcio, il Lecce conquista, dopo un solo anno di Purgatorio, la sospirata serie A. Ed è un delirio. Migliaia e migliaia di tifosi festanti, giunti anche dalla Provincia, si sono distribuiti tra Piazza Mazzini e l’Anfiteatro Romano di Piazza Sant’Oronzo, per festeggiare, fino a notte fonda, il ritorno per l’ottava volta nella massima serie. E che soddisfazione vedere il nostro presidente, Giovanni Semeraro, e, poi, subito dopo, capitan Giacomazzi, innalzare al cielo la prestigiosa coppa che premia il primo posto in classifica: ben sei mesi in testa alla serie B. Record da far girare la testa a chiunque, tranne al patron Semeraro, il quale, con il solito piglio e con il savoir-faire, che lo contraddistinguono, parla del tanto A 42 Notiziario Industriale mo lavoro che c’è da fare e della necessità che i tifosi appoggino, senza se e senza ma, la squadra. Presidente, quando avete capito che era fatta? “C’è stata una partita, Lecce – Ascoli, nella quale abbiamo davvero pensato che l’impresa era possibile. Nelle nostre intenzioni di inizio campionato, come ricorderà, c’era il progetto di costruire una squadra vincente che potesse tornare nella massima serie nel giro di due – tre anni. Ed invece, sento ancora addosso l’emozione straordinaria di questa festa, di questo momento straordinario che ci hanno regalato i nostri ragazzi”. C’è una mossa vincente alla base di questo risultato? La scelta, per esempio, di un allenatore manager? IL SUD CHE VINCE “Credo che il segreto sia la nostra società ed il modo con la quale la gestiamo. Crediamo fortemente, sia io sia i miei figli, ma anche lo staff, i tecnici e l’allenatore in questo progetto, per il quale stiamo cercando di dare il massimo. Se di un merito in particolare devo parlare, credo sia quello di essere riusciti a tenere insieme un gruppo all’inizio disomogeneo. L’allenatore ha amalgamato un gruppo eterogeneo per età, che ha imparato a gioire e soffrire sempre all’unisono. Questo gruppo ha avuto la forza di risollevarsi dopo ogni sconfitta e di mantenere i piedi per terra nonostante i successi e le vittorie. Un gruppo che ci ha creduto fino in fondo, nonostante qualche defaillance”. Nell’ultima giornata di campionato i tifosi salentini, le istituzioni a tutti i livelli hanno testimoniato il proprio attaccamento alla maglia. Nei fatti, cosa si aspetta ora? “Assolutamente nulla. Abbiamo imparato a nostre spese, dopo la cocente delusione del più grande sponsor istituzionale che avevamo, a non attenderci niente da nessuno. Di parole, anche belle, ne ho sentite tante. E per questo li ringrazio. I fatti sono altra cosa”. U.S. LECCE, CAMBIO AL VERTICE Mentre andiamo in stampa, Pierandrea Semeraro, figlio di Giovanni, è diventato il nuovo Presidente dell’Unione Sportiva Lecce. Ad annunciarlo in conferenza stampa proprio il padre. Gli auguri del Presidente Piero Montinari e di Confindustria Lecce per un futuro di grandi successi. Il nostro territorio è da serie A? “Non montiamoci la testa! Il nostro territorio deve attrezzarsi per essere da serie A, sia per quanto concerne le infrastrutture, sia per l’ospitalità. Il turismo è un volano fondamentale per la nostra bellissima terra, per valorizzare la quale dobbiamo crescere soprattutto nel livello dei servizi. Solo in questo modo si potranno cogliere fino in fondo tutte le opportunità rivenienti dalla elite del calcio. I nostri prodotti di qualità, vino, olio, pasta, moda, devono poter godere di una vetrina adeguata”. Quanto ritiene importante questo successo per il territorio? “Moltissimo e non solo per il Salento. Dobbiamo gioire perché la Puglia ha ben due squadre nel gotha del calcio. La serie A è una vetrina importante e non ci sono molte regioni che possono vantare tale primato: Milano, Roma, neppure Torino…”. A sinistra, Daniele Corvia in un contrasto aereo. In alto, un momento di esultanza e, nella pagina precedente, il patron del Lecce, Giovanni Semeraro, alza, insieme ad alcuni giocatori, la coppa che la Lega consegna alla prima classificata della serie B (Foto di Marco Lezzi) Semeraro: “C’è stata la partita Lecce – Ascoli, nella quale abbiamo davvero pensato che l’impresa era possibile” Notiziario Industriale 43 IL SUD CHE VINCE Quale strategia avete in mente per una politica di permanenza in serie A? “E’ nostra intenzione resistere quest’anno perché il gruppo deve ancora sperimentarsi, collaudarsi, oltre che misurarsi con la massima serie. Sono ragazzi giovani con i quali sarà possibile impostare una politica di lungo periodo che ci veda protagonisti, alla fine, di un buon campionato. In questo, però, i tifosi devono esserci molto vicini”. Fa riferimento all’appello che ha lanciato in questi giorni? “Sì. Non è possibile contestare la squadra, la società, l’allenatore, alle prime difficoltà. Il nostro progetto vuole realizzare quanto chiedono i tifosi (la fine dell’ascensore, ndr). Il calore dei salentini è uno stimolo straordinario, ma quando manca, quando contestano, diventa davvero dura, soprattutto nei periodi di difficoltà. Chiedo, pertanto, apertamente ai tifosi di essere vicini alla squadra sempre”. Nella gioia e nel dolore…in salute e in malattia… “Sì, il nostro deve essere un matrimonio indissolubile”. Lo stadio di domenica 30 maggio era uno spettacolo fantastico. Cosa fare perché ci sia tutto l’anno? “Giocare sempre delle finali… Il pubblico deve capire che la squadra va incitata sempre. Del resto noi abbiamo È di nuovo derby Il prossimo anno finalmente si celebrerà il derby Lecce-Bari nella massima serie. Il patron del Lecce Giovanni Semeraro si augura che lo sport vinca anche in occasione delle gare contro il Bari: “dobbiamo essere fieri di avere due squadre pugliesi in serie A”. 44 Notiziario Industriale IL SUD CHE VINCE diviene di particolare importanza ai fini di una corretta politica di riequilibrio del bilancio”. Parlando di campioni. Dedichi un pensiero all’ex Prandelli, futuro allenatore della nazionale. “Io stimo l’uomo oltre che il professionista. Nei calciatori, come negli allenatori e collaboratori. E Cesare è un grande uomo, oltre che un bravissimo allenatore. Gli auguro un futuro di straordinari successi”. C’è un rammarico per questo campionato? “Più che un rammarico, un magone, per l’occasione sprecata del Gallipoli. Non si può perdere la serie B in questo modo. Avremmo voluto assistere ad un altro campionato per quanto riguarda loro. Ne avevano tutte le possibilità ma, volente o nolente, hanno mollato”. Un augurio per i tifosi del Lecce... “Di poter godere, insieme alla società, quanto più tempo possibile del meraviglioso spettacolo che è la serie A. Che possano incitare la squadra sempre, con calore, e che lo sport vinca anche quando affrontiamo i cugini baresi. Soprattutto nel derby dobbiamo dimostrare di essere tutti da serie A”. delle iniziative per cercare di educare i giovani al tifo sano. Ogni domenica portiamo gratuitamente allo stadio i piccoli delle scuole calcio. Crediamo molto nei giovani e nelle loro potenzialità, da tutti i punti di vista”. Lecce ha sempre avuto un vivaio piuttosto prolifico. Ci sono già dei campioni? “Ce ne sono già tre. E la classe 1994 è molto promettente. Ma non mi faccia fare nomi. I ragazzi devono prima imparare a divertirsi con il calcio e poi, eventualmente, a giocare da professionisti. Sono diversi anni che investiamo nel settore giovanile, che occupa una grossa fetta del nostro bilancio societario, ma rientra in quel progetto di mantenimento/investimento di cui abbiamo parlato prima”. Ma i campioni poi vanno via… “E’ nelle cose. E’ normale che cerchino i grandi club per il prosieguo della carriera. Ma tenga conto anche che per la società Gigi De Canio. Nella pagina precedente, David Di Michele e, in basso, Stefano Ferrario (Foto di Marco Lezzi) …e, per concludere, una considerazione sulla società. “La massima serie è una sponda importantissima per la crescita sociale, culturale ed economica territoriale. Ma è anche e soprattutto un’importante tappa professionale per tutti coloro che gravitano intorno alla squadra. L’augurio che rivolgo è quello che tutti possano acquisire sempre maggiore professionalità e consapevolezza delle proprie possibilità”. Ad maiora, allora! Il pubblico deve capire che la squadra va incitata sempre. Abbiamo diverse iniziative per cercare di educare soprattutto i più giovani al tifo sano IL SUD CHE VINCE Intervista a GIORGIO MULÈ, direttore di Panorama Dalla carta al multimediale, per conquistare nuovi lettori L’uomo ha la necessità di usufruire e di diffondere informazioni attraverso strumenti in linea con le sue priorità anorama, il noto settimanale italiano, cambia. E non lo fa solo nella veste tipografica, come ci spiega il suo direttore, siciliano trapiantato a Milano, Giorgio Mulè. Panorama si rinnova completamente, approcciando un nuovo modo di essere e di fare giornalismo, tracciando un solco netto e profondo rispetto al progetto precedente. Ed è un successo! “La risposta in edicola – spiega il direttore - è stata straordinaria, sia in termini di acquisto di copie, sia in termini di partecipazione ai nuovi strumenti multimediali - i codici ‘Qr’ e per la ‘realtà aumentata’. Per i primi due numeri oltre 30mila utenti hanno sperimentato queste nuove forme di comunicazione. Da dicembre a prima del nuovo lancio, erano stati 250 mila. In sole due settimane 30mila utenti, mi sembra un vero successo”. Direttore, Gutemberg, la radio, la televisione, internet, i social network ed i web magazine. La comunicazione periodicamente cambia. Perché questa costante? “Perché segue l’evoluzione dell’uomo e dei suoi bisogni informativi. L’uomo ha la necessità di usufruire e di diffondere informazioni attraverso strumenti in linea con le sue esigenze. Prima la carta, poi la radio e la tv, ancora internet e, oggi, questi nuovi dispositivi multimediali. Il cellulare da una parte, l’i-pad dall’altra sono le nuove frontiere con le quali l’editoria deve confrontarsi per stare al passo con le richieste dei lettori e della società in generale. Oggi un quotidiano, un giornale, una rivista deve riuscire ad anticipare le tendenze”. Anche una rivista collaudata come Panorama, pertanto, deve rinnovarsi e aprire alle nuove tecnologie. “Guai se non fosse così, perché altrimenti sarebbe una testata condannata, in un lasso di tempo più o meno lungo, al declino. Invece, per fortuna, lo staff è attento, il giornale ha un editore che ha ancora voglia di affrontare nuove sfide per intercettare anche le fasce più giovani, quelle che sono P Giorgio Mulè 46 Notiziario Industriale IL SUD CHE VINCE camente, sia culturalmente. Vuole offrire un sistema di naturalmente portate a leggere di meno. Lo sforzo è informazione completo, presente su tutte le piattaforme quello di puntare sempre a nuovi target per avvicinare della comunicazione, al centro delle quali c’è il giorchi, di solito, è lontano dai settimanali”. nale”. Per scoprire nuove nicchie di mercato… La nostra rivista è incentrata sul Sud che vince. Dal “… più che scoprire, recuperare. Ci sono delle fasce di suo osservatorio privilegiato di uomo del Sud che lalettori che rischiano di andare perduti. L’i-pad, invece, vora e vive al Nord, quali sono, secondo lei, le luci e facendo godere loro un mondo circolare che, attraverso le ombre del Mezzogiorno italiano? gli strumenti multimediali rimanda al giornale, può co“La mia esperienza professionale passa dalla direzione di stituire un valido gancio per farli tornare alla lettura”. Economy, a metà degli anni 2000, grazie alla quale ho Sul fronte multimediale la concorrenza come si è atavuto modo di conoscere da vicino la realtà economica trezzata? ed industriale meridionale. Conosco, in particolare, delle “Sul ‘Qr’ siamo stati i primi in assoluto. Dopo molti mesi hanno cominciato, timidamente, sia quotidiani, sia altri straordinarie storie di imprenditori del Sud che hanno settimanali, ma noi godiamo di un certo vantaggio acsaputo recuperare e valorizzare dei marchi storici, come, cumulato nel tempo, che si misura sui nuovi strumenti ad esempio, l’olio Dante in Campania. Anche in Puglia che stiamo sperimentando. La realtà aumentata è anci sono importanti realtà industriali legate all’agroalicora a livello pionieristico”. mentare, al metalmeccanico, che hanno saputo imporsi, In cosa consiste? nonostante la concorrenza, spesso sleale, dei paesi co“E’ un codice che fa interagire tramite web cam il giorsiddetti emergenti. Ricordo ancora quelle miscele di oli nale con il pc. Rimanda ad un video tunisini e marocchini riin tre dimensioni che è correlato ai vendute come Made in Mulè: Sul “Qr” servizi pubblicati sulla rivista”. Italy. Gli imprenditori Lei prima accennava al fatto che i siamo stati meridionali hanno sagiovani leggono meno. Oggi il linputo imporsi anche graguaggio è quello degli sms ed i i primi in assoluto. zie alla forza dei distretti giornali, inesorabilmente, perdono La “realtà aumentata” che hanno creato una lettori. Quali i perché in merito? rete davvero competi“I perché sono legati alla mancanza è ancora a livello tiva. Per me, quindi, le di sensibilità da parte di chi fa i pionieristico luci riguardano piccole e giornali e, quindi, anche da parte medie imprese che vanno dei giornalisti che hanno perso il verso forme intelligenti contatto con le fasce più giovani (anche dai 18 ai 30 di aggregazione, che esaltano lo spirito comune, metanni), e non riescono ad interpretare quello che loro detendo da parte gli egoismi locali ed i personalismi. Le siderano leggere. I giornali sono quasi tutti uguali, il ombre, invece, sono legate alla incapacità infrastruttupiù delle volte noiosi, e spingono ‘questo popolo’ a cerrale di garantire ad un imprenditore italiano o straniero care altrove quanto i giornali non riescono a dare. Incertezza nei tempi di realizzazione di un investimento. ternet è la risposta gratuita ai loro bisogni. La grande E’ un forte limite”. sfida è quella di riuscire a far amare nuovamente la carta Conferma, dunque, la convinzione diffusa che la nostampata”. stra sia una terra sonnacchiosa? Il sole, il mare, si Anche perché questa carenza di lettura porta ad una dice, rendono i ritmi meno frenetici rispetto ad altre incapacità di scrittura. zone. La vita si coniuga al ritmo della lentezza, piut“C’è un impoverimento cognitivo forte, perché su intertosto che della velocità. E’ un vantaggio o un handinet le informazioni sono a pelo d’acqua, parziali e, adcap? E si può trasformare questo in opportunità? dirittura, errate. C’è, quindi, uno sfasamento della “Sicuramente è un handicap dal punto di vista dei tempi cognizione della realtà”. di realizzazione delle opere. Per il resto dobbiamo inCon questi nuovi strumenti, come sta cambiando il tenderci sul concetto di velocità. Talune volte può esgiornalismo? sere sinonimo di approssimazione, altre può essere “Lo hanno già cambiato, perché i giornalisti, almeno sintomo di chi riesce a stare avanti agli altri. Quello quelli di Panorama, quando pensano ad un’inchiesta, la che, in generale, nel Sud succede è che passa troppo realizzano in modo che sia fruibile sulle diverse piattatempo tra la programmazione e la realizzazione dell’informe multimediali. Girano, per esempio, video con la vestimento. Vi è una foresta, burocratica da una parte telecamera per creare i contributi aggiuntivi da inserire e clientelare dall’altra, di forze contrastanti; un’ingesul sito. Quindi il giornalismo cambierà sempre di più, renza elevata della politica nella cultura imprenditoriale fino a quando i giornalisti stessi non diventeranno proche ne determina, purtroppo, le scelte, a volte con efduttori di contenuti e non solo redattori di articoli di fetti deleteri”. giornale”. La burocrazia continua ad essere il vero ostacolo allo Cosa riserva il futuro di Panorama? sviluppo del Sud. “Il giornale vuole arrivare ad essere un punto di riferi“Sì, per esempio, noi al Sud discutiamo della realizzamento per tutte le fasce di età, per tutti i lettori, per zione di una strada, quando nel resto del mondo si parla un pubblico trasversale sia geograficamente, sia politiNotiziario Industriale 47 IL SUD CHE VINCE Giorgio Mulè Nato a Caltanissetta il 25 aprile 1968, inizia la sua carriera giornalistica nel 1989 al Giornale di Sicilia di Palermo. Nel 1992 passa a Il Giornale, allora diretto da Indro Montanelli. Nel 1996 guida la neonata cronaca di Roma e poi la redazione romana de Il Giornale. Nel 1998 passa a Panorama dove in breve tempo diventa vicedirettore esecutivo. Dal 2004 diventa direttore di Economy, il Business Magazine della Mondadori e nel 2006 assume l’incarico di direttore di Videonews, la struttura Mediaset che cura i programmi di approfondimento giornalistico. Dal 2007 diventa direttore di Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1. Dal 1º settembre 2009 è il nuovo direttore del settimanale Panorama, di Economy e del mensile First. 48 Notiziario Industriale di autostrada elettronica e di banda larga. Nel mondo sono avanti di dieci anni, mentre noi andiamo indietro di 20. E’ un handicap straordinario, ma, nonostante tutto, la forza e la capacità di chi fa impresa riesce a superare anche questo”. La comunicazione ha da rimproverarsi qualcosa sulla rappresentazione della questione meridionale? “Sicuramente sì. La cosa paradossale è che nel 2010 abbiamo ancora una questione meridionale. A distanza di 60 anni non siamo ancora riusciti, anche come giornalisti, a imporre il Sud come tema centrale dello sviluppo di questo Paese. Occorre, invece, pensare alla soluzione definitiva di un nodo che ha risvolti importanti su insediamenti produttivi, fiscalità di vantaggio, forme straordinarie di investimento. In questi anni, però, ha fatto comodo a molti parlare del Sud come di una terra martoriata, in difficoltà”. Come mai? “Ha favorito la produzione di contributi, fondi europei e aiuti vari a pioggia, di cui molti hanno approfittato, che hanno tenuto a galla un tessuto magmatico che, purtroppo, non ha fatto crescere nulla sotto di sé”. In che modo la comunicazione può contribuire a sfatare il mito del Sud che insegue? “Tutto parte dal marketing territoriale, dalla capacità che ha un territorio di essere attrattivo. La spinta può partire dalla Puglia, perché lì opera una eccellente agenzia per la comunicazione che fa capo alla presidenza della Regione. In Puglia si è capito, prima che altrove, che, centralizzando l’attività di comunicazione, si evita dispersione delle risorse, ma, soprattutto, si promuove un messaggio univoco. Seguendo questo esempio, diversi anni fa, Galles e Irlanda, che erano territori disagiati come quelli del Sud, sono riusciti ad attrarre investimenti, con opportuni strumenti di incentivazione. La stessa cosa può essere fatta nel Mezzogiorno, dando vita a piani territoriali che possano usufruire di una comunicazione mirata, continuativa e non episodica”. Secondo lei, quindi, la nostra Regione ha un approccio positivo? “Secondo me, sì! Soprattutto rispetto ad altre regioni italiane e del Mezzogiorno, in particolare. La Regione sta lavorando molto bene, perché utilizza un approccio di sviluppo di lungo periodo”. Perché non c’è una rivista come Panorama, con sede al Sud? “Perché anche l’editoria trova terreno fertile dove c’è un maggior consumo di giornali e un numero superiore di lettori. In questo, ancora, esiste un fortissimo gap tra il consumo di editoria nel centro nord rispetto al centro - sud. Può dipendere anche dalla conformazione territoriale che non permette l’immediata diffusione del messaggio: i paesini meridionali sono dislocati molto lontano l’uno dall’altro, rispetto alla centralità delle metropoli settentrionali. Al Sud, comunque, si legge meno rispetto al Nord”. Molte volte i lettori del Nord sono gli emigranti del Sud. “Certo, a cominciare da me che sono un emigrante! Devo dire, comunque, che in Sicilia, a Palermo sono nate, grazie a dei giovani giornalisti coraggiosi, delle riviste e dei mensili che stanno andando molto bene, anche se hanno capitali esigui. Stanno colmando un vuoto perché riviste come Panorama non riusciranno mai a raccontare le piccole realtà. Quindi, laddove l’imprenditoria, soprattutto giovanile, impianta un giornale, che sa parlare al territorio e per il territorio, le iniziative locali vengono premiate. Sono certo che esistono altre iniziative del genere in altrettante Regioni, ma l’auspicio è che ne nascano e prosperino sempre di più”. Largo ai giovani, allora! “Beh, sì, largo ai giovani. Io ho 42 anni…”. IL SUD CHE VINCE Enel New Basket Brindisi: ” d u s l e d a l l e “La st a storia della pallacanestro brindisina si perde nella “notte dei tempi”. In città, da sempre, intere generazioni si sono nutrite di pane e basket. Brindisi, negli ultimi 50 anni, ha vissuto momenti felici, quasi strabilianti come i play-off scudetto con la mitica Virtus Bologna nel 1981; altri meno lieti, tanto da non aver più alcuna squadra nei campionati che contano non più tardi di qualche anno addietro. Proprio da quel momento è ricominciata la storia della “stella del sud”, scritta dal patron Massimo Ferrarese, il presidente Antonio Corlianò, il vice presidente Giuseppe Marinò, il direttore generale Antonello Corso. Nel 2004 Massimo Ferrarese fonda la New Basket Brindisi, che disputa un buon campionato di B/2 senza, tuttavia, riuscire a centrare la promozione ma risvegliando il grande entusiasmo in provincia. Nel 2005/06 arriva l’ammissione d’ufficio in B/1: una stagione importante conclusa al quinto posto. Nella stagione successiva, 2006/07, nonostante il primo L posto nella fase regolare di B/1, la promozione nella categoria superiore fallisce nell’ultimo turno dei play-off. Il 2007/08, è la stagione del definitivo rilancio e della riconsacrazione ai vertici nazionali: l’arrivo del coach Giovanni Perdichizzi e la vittoria del campionato con l’ammissione in Lega Due. Nel 2008/09, la prima esperienza in un campionato professionistico per la nuova era della pallacanestro brindisina: una stagione sostanzialmente transitoria (con il record di 2.500 abbonati!), la conferma in Legadue e…..tanti ambiziosi programmi futuri. IL COMMENTO Massimo Ferrarese (nella foto), patron dell’Enel Basket Brindisi, ha seguito in televisione, come tutti in città, la partita tra Veroli e Sassari che ha segnato il passaggio dell’Enel Basket Brindisi alla massima categoria (Lega A). Al termine ed a promozione acquisita per la sua squadra, è sceso in strada, circondato da migliaia di persone festanti, ha voluto elogiare l’impresa compiuta dal capitano Michele Cardinali e compagni nonché ringraziare i tifosi: “La mia contentezza è alle stelle, tanto quanto quella di chi ha lavorato e si è impegnato accanto a me nel raggiungere questo traguardo. Volevo portare questa città e questa provincia al vertice della pallacanestro italiana. Nel 2008 avevo promesso di farlo in tre anni con l’aiuto di tutto lo staff dirigenziale della New Basket Brindisi. Ebbene, ci siamo riusciti un anno prima! D’altronde era stato chiesto al direttore generale Antonello Corso e all’allenatore Giovanni Perdichizzi di allestire già per questa stagione una squadra forte: si è rivelata fortissima! Desidero dedicare questo successo ai tifosi che sempre ci hanno seguito con affetto ed entusiasmo, anche nei momenti meno brillanti della stagione. Con loro condivido questa grandissima gioia e per loro continuerà il lavoro della società”. Notiziario Industriale 49 IL SUD CHE VINCE L’anno seguente segna una nuova stagione: roster di primissimo piano, solito grande entusiasmo che il PalaPentassuglia non riesce a contenere: tutti i posti (2.500) assegnati in abbonamento e tanta altra gente rimasta (purtroppo) fuori! La squadra allenata da Giovanni Perdichizzi, nuova per novedecimi, cresce di giornata in giornata e nel girone di ritorno prende letteralmente il volo, raggiungendo il primo posto in classifica e, addirittura, ottenendo la promozione in Lega A con due giornate d’anticipo. Brindisi torna nella massima serie dopo 29 anni per la gioia incontenibile dei tifosi. Il patron Massimo Ferrarese, artefice di tale impresa, promette un futuro ancora più roseo. Intervista al coach GIOVANNI PERDICHIZZI Lo spirito di squadra “segreto” di vittoria Lo “sceriffo” è uno specialista di promozioni. A Brindisi è stato l’uomo della svolta. Dopo il suo arrivo la New Basket a metà del campionato 2007/08 di serie B/ecc., ha collezionato 12 vittorie consecutive con il regalo più bello giunto alla fine dei play-off: la promozione in Legadue dopo 22 anni di digiuno per Brindisi. Conclusa la scorsa stagione che è giusto definire “di assestamento”, ora la sua squadra ha raggiunto il campionato di vertice. Perdichizzi è dotato di grande carisma ed esperienza, vivendo le partite in maniera intensa. E proprio al coach Perdichizzi abbiamo rivolto alcune domande su questa emozionante esperienza. Qual è stato il segreto del successo della sua squadra? “Sicuramente lo spirito di squadra, fondamentale per superare le difficoltà” Ci sono giocatori su cui puntare per affrontare la nuova categoria o effettuerete la campagna acquisti con innesti particolari? “Gli italiani della squadra attuale sono una buona base e proveremo a trattenere qualche straniero, anche se dopo un campionato come questo le quotazione di questi giocatori sono salite vertiginosamente”. Come si è trovato a Brindisi? “Brindisi è una città che mi ha dato tanto sin dal mio arrivo qui, tre anni fa, ciò che mi ha colpito subito è stata la passione viscerale che questa città prova nei confronti del basket, sicuramente è stato uno stimolo per me. Aver potuto regalare a Brindisi la possibilità di raggiungere un traguardo così importante mi rende davvero felice, non solo come professionista ma sopratutto dal punto di vista umano, ormai mi sento un vero brindisino!”. Quale è stata la squadra rivelazione della stagione e quale quella che ha deluso le aspettative? “La squadra rivelazione nel girone di andata è stata In alto, Giovanni Perdichizzi e a lato, la formazione al completo il giorno della festa 50 Notiziario Industriale Sassari, ma nel girone di ritorno sicuramente Brindisi, perchè ha dimostarto continuità ed è diventata ‘squadra’ nel momento decisivo del campionato. La squadra che ha deluso le aspettative è sicuramente Venezia, a dimostrazione del fatto che investire budget faraonici in giocatori importanti non è sinonimo di vittoria sicura”. Il successo di Brindisi è da attribuirsi sicuramente al team, ma anche il resto della società ha avuto un ruolo importante. “Fondamentale direi. Dietro una squadra vincente c’è sempre una società solida e ben organizzata. A partire dalla dirigenza, primo fra tutti il patron Ferrarese, poi Antonio Corlianò, il dott. Marinò, il dott. Antonello Corso, Sergio Ciullo, i quali costituiscono un ottimo staff; il contributo di ogni membro in ogni settore è stato fondamentale, nella risoluzione dei piccoli problemi quotidiani”. Il momento della consegna della coppa da parte del Presidente di Legadue, Marco Bonamico è stato emozionante, per un allenatore, come lei, non nuovo alle promozioni? “Non credo si possa fare l’abitudine, ho vissuto quel momento molto intensamente, anche perchè sono molto legato alla città di Brindisi e sono molto contento di aver potuto condividere un traguardo importante con un pubblico così speciale”. IL SUD CHE VINCE La prevenzione e il contrasto del racket e dell’usura costituiscono una priorità per l’attuale Governo Racket e usura. Una battaglia da vincere di Alfredo Mantovano* al momento della costituzione somme erogate dallo Stato; la possidell’attuale Governo, la prevenbilità di mantenere l’elargizione o il zione e il contrasto del racket e mutuo anche quando il procedimento dell’usura hanno costituito una priopenale si è concluso senza una senrità, sia sul terreno delle modifiche tenza di condanna, ma per cause diproposte al Parlamento, e da questo verse da una assoluzione piena; la approvate o in via di approvazione, sia fruibilità del mutuo pure da parte di sul piano dell’azione amministrativa. un imprenditore dichiarato fallito; Quanto al primo livello di intervento, l’esclusione dai benefici per chi sia in va ricordato il cospicuo finanziamento qualsiasi modo coinvolto in traffici di del fondo di prevenzione dell’usura, tipo mafioso. che per il 2009 è stato alimentato da È invece già legge da circa un anno la 70 milioni di euro: ciò ha permesso – sanzionabilità della omessa denuncia in misura maggiore rispetto al passato della richiesta estorsiva, se la vittima – la piena operatività dei Confidi, soè un imprenditore aggiudicatario di Alfredo Mantovano prattutto di quelli presenti nelle aree appalti pubblici, attraverso la decaindividuate come a maggiore rischio denza dall’appalto e l’interdizione fino (le regioni del Sud e il Lazio). Un disegno di legge apa tre anni dal conseguimento di nuovi. provato dal Senato, e oggi all’esame della Camera, retL’azione di governo ha conosciuto investimenti massicci tifica in aspetti significativi: la rappresentatività delle in termini di risorse umane e materiali in territori inteassociazioni chiamate a esprimere i componenti del Coressati dalla criminalità organizzata, e la parallela magmitato nazionale di cui alla legge sul racket (la n. giore attenzione per le vittime. E’ in atto uno sforzo 44/99), per far sì che si preferiscano quelle realmente teso ad abbattere i tempi di trattazione delle pratiche operanti sul territorio; la sospensione dei termini per le di ristoro dal racket e di prevenzione dall’usura; in tal procedure esecutive nei confronti di chi abbia richiesto senso ho presieduto più riunioni, a Roma e sul territouna elargizione o un mutuo, dopo aver denunciato rio, con proiezione regionale, volte a rendere meno forestorsori o usurai, rendendo effettivo il beneficio delle malistica la trattazione di queste vicende, ad adoperare D Carmelo Isola, Presidente Quartiere San Pio Rudiae; Piero Montinari, Alfredo Mantovano, Gianni Garrisi, Vice Sindaco di Lecce; Maria Antonietta Gualtieri, Presidente Sportello Antiracket-Usura Salento Notiziario Industriale 51 IL SUD CHE VINCE Il 19 giugno la responsabile dello sportello antiracket di Lecce e il presidente di Confindustria Lecce hanno sottoscritto un patto di reciproca collaborazione criteri omogenei nelle decisioni, a far sì che i nuclei di valutazione nelle prefetture svolgano le istruttorie in modo chiaro e completo per evitare l’andirivieni dei fascicoli fra le singole prefetture e il Comitato antiracket, con perdite di tempo che pregiudicano la situazione dei diretti interessati. Gli stessi nuclei di valutazione, che svolgono attività istruttoria per i risarcimenti dai danni del racket e per la prevenzione dell’usura, sono stati integrati in ogni prefettura con l’inserimento di un avvocato e di un dottore commercialista, allo scopo di rendere più aderente alla realtà l’esame dei vari “casi”. Nelle prefetture di Caserta, di Napoli, di Palermo – e, da ultimo, a Lecce – abbiamo costituito dei gruppi ristretti volti ad affiancare operatori economici che hanno resistito a pretese di “pizzo”, spesso subendo ritorsioni e danni materiali, e a scongiurare il rischio che il risultato di prostrazione che non hanno raggiunto i criminali sia conseguito dalla cattiva prassi di molti istituti di credito di revocare gli affidamenti, o di domandarne il rientro. Col mondo bancario è in atto un confronto teso anche a impedire che le restrizioni del credito si traducano nella sollecitazione ad avvicinarsi al mondo dell’usura. Da ultimo – ma non ultimo per importanza – va ricordato che il ministero dell’Interno si sta costituendo parte civile nei più significativi giudizi di estorsione: col Commissario straordinario antiracket, il prefetto Giosuè Marino, lo abbiamo fatto a Napoli, per il processo Domizia, e a Palermo, per il processo Addio pizzo: è un modo non meramente simbolico per confermare la vicinanza dello Stato a chi denuncia. Quella contro racket e usura è una guerra che si può, e si deve, vincere affiancando alla necessaria opera di repressione, che compete agli investigatori, la collaborazione, ciascuno per la sua parte, degli enti territoriali, delle categorie, e soprattutto di un associazionismo dal quale le vittime si attendono una vicinanza effettiva, non solo sotto il profilo dell’assistenza legale. È una guerra che ha già una storia lunga alle spalle: in una prima fase pareva che la questione fosse di esclusivo interesse delle forze di polizia, e che quindi contasse solo il pur importante profilo del contrasto. La seconda fase ha preso l’avvio con la costituzione delle associazioni antiracket, all’inizio degli anni ‘90 del secolo scorso: nel 2010 cade il ventesimo anniversario della 52 Notiziario Industriale nascita della Fai-Federazione antiracket italiana, il network che riunisce larga parte delle associazioni sparse sul territorio, in particolare al Sud. L’associazionismo ha un grande significato: punta a far sì che chi ha ricevuto richieste estorsive non si senta isolato; che riceva conforto, incoraggiamento, affiancamento, ma anche aiuto materiale nella redazione della denuncia, nel sostegno della stessa in giudizio, nella costituzione di parte civile, nel rapporto con gli istituti di credito; punta a convincere chi denuncia che non è lui l’eccezione, ma che eccezione (in negativo) è chi opprime col racket l’operatore economico onesto. Negli ultimi mesi ci sono positivi segnali dell’inizio di una terza fase: quella del coinvolgimento delle associazioni di categoria. L’iniziativa di Confindustria di dotarsi di un codice etico, in linea di continuità – quanto al contenuto – con i protocolli sottoscritti in anni passati col ministero dell’Interno, ha costituito un significativo apripista, che conoscerà un approfondimento e una puntualizzazione nell’accordo, in via di predisposizione, fra la stessa organizzazione e la Fai. Lecce ha anticipato i tempi: il 19 giugno la responsabile dello sportello antiracket del Comune e il presidente di Confindustria del capoluogo salentino hanno sottoscritto un patto di reciproca collaborazione, sul fronte del coinvolgimento degli iscritti, della dettagliata informazione degli strumenti giuridici per uscire dalla morsa del racket e dell’usura, di campagne di comunicazione a tema. Si sta lavorando perché altre associazioni di categoria, unitamente ai sindacati più rappresentativi, allarghino il fronte. L’obiettivo è radicare la convinzione che il racket e l’usura sono questioni che devono stare a cuore a tutti; con la conseguenza che chi ne sia coinvolto deve trovare tutti al proprio fianco per uscirne il prima possibile. *Sottosegretario dell’Interno IL SUD CHE VINCE Se nei prossimi anni il Mezzogiorno ha una possibilità di rinascita sul piano economico, è quella di presentarsi al mondo come nuovo punto d’approdo per i capitali privati Una scossa per salvare il Sud di Francesco Delzìo* deterioramento nella qualità dei servizi pubblici in tutto il Meridione che, mafie a parte, renderebbe lecito parlare di “tradimento” dei cittadini meridionali da parte di uno Stato lontano e distratto. E’ la stagione peggiore del Sud: quella del declino senza speranza, del fallimento delle strategie di sviluppo delle regioni, della fuga in massa dei giovani dall’inferno. Eppure, nessuno sembra più curarsi di questa Cenerentola d’Europa. Fra i leader politici prevale, inconfessabile, una sorta di “rassegnazione etnica” sulla sorte dei terroni: non ce la possono fare, meglio abbandonarli al loro destino. Ma è possibile dimenticare nel cuore dell’Europa oltre venti milioni di persone? In questo scenario i Governatori delle Regioni del Sud CHI È Francesco Delzio mmerso nel silenzio dei media e nel vuoto pneumatico delle agende politiche, il Mezzogiorno sta vivendo una crudele e apparentemente inarrestabile agonia. Da otto anni consecutivi, il Sud cresce meno del Centro Nord: è la prima volta che succede dal dopoguerra ad oggi. In più, la “grande crisi” ha causato nel 2009 una sorta di “infarto” della capacità di produrre ricchezza del Mezzogiorno: crollo dell’occupazione, divario di produttività di ben 16 punti rispetto al resto d’Italia, forte calo delle esportazioni, rapido aumento della povertà. Con l’aggravante ulteriore di un rapido I Francesco Delzio è considerato una delle menti più brillanti della generazione dei trentenni italiani. Manager, giornalista, saggista e docente universitario - meridionale di nascita e «sudista» per passione - a 35 anni coltiva mestieri, network e battaglie trasversali, interpretando lo spirito di quella Generazione Tuareg che ha descritto nel suo primo fortunatissimo pamphlet, divenuto il manifesto-simbolo dei 30-40 enni italiani e paragonato da Gianfranco Fini agli scritti di Sartre. Oggi è Executive Vice President Gruppo Piaggio, come Direttore delle Relazioni Esterne e degli Affari Istituzionali. Dal 2001 al 2008 è stato Direttore dei Giovani Imprenditori di Confindustria - il più giovane nella storia dell’organizzazione - e prima ancora giornalista RAI. Attualmente è anche Presidente dell’Associazione Laureati LUISS e Consigliere d’Amministrazione della stessa Università. E’ stato selezionato come Italian Young Leader dal Dipartimento di Stato Usa. Notiziario Industriale 53 IL SUD CHE VINCE rischiano la fine dei capponi di Renzo: legati mani e piedi da debiti sanitari esplosivi di cui (per la gran parte) non hanno alcuna responsabilità, pronti a contendersi le briciole di interventi statali per la propria sopravvivenza, privi di qualsiasi arma efficace per liberare le energie del Sud. Nei prossimi anni dovranno affrontare la fine dei fondi comunitari e la palese incapacità, da parte delle loro tecnostrutture, di spendere i fondi residui; la riduzione dei trasferimenti aggiuntivi da parte dello Stato; l’erosione della base imprenditoriale meridionale e l’assenza di investimenti privati provenienti dall’esterno; l’accelerazione della fuga a senso unico e dunque senza ritorno dei giovani talenti. Presidenti freschi e in molti casi competenti, dotati di forte legittimazione popolare, saranno costretti a mettere la loro firma sotto il probabile “decesso” del Mezzogiorno. O di ogni sua speranza di rilancio. E’ un destino inevitabile? Credo proprio di no. Ma di fronte all’emergenza solo una “scossa” politica e culturale può scongiurare il peggio. Non mi riferisco certo alla nascita di un Partito del Sud, che rappresenterebbe la copia perdente, caricaturale e priva di legittimazione della Lega Nord. Oggi ai meridionali serve disperatamente un atto di coraggio politico: la vera “Lega Sud” potrebbe nascere da un’inedita alleanza dei Governatori meridionali, costretti dall’emergenza a metter da parte IL SUD CHE VINCE appartenenze di partito e bipolarismi dell’intelligenza. Il primo grande terreno di battaglia per questa auspicabile Lega Sud è evidente: sarà quello dei decreti di attuazione del federalismo fiscale. Il futuro del Mezzogiorno non dipenderà certo dall’esito di qualche battaglia di retroguardia per strappare al Governo un miliardo di euro in più di spesa pubblica. Nel 1951 a Sud veniva prodotto il 23,9 % del PIL nazionale, nel 2008 la percentuale è del 23,8. In quasi 60 anni, dunque, nulla è cambiato, malgrado l’enorme fiume ininterrotto di danaro pubblico: l’intervento pubblico straordinario nel Mezzogiorno è stato pari, in media, allo 0,7 % del PIL negli anni Cinquanta e Sessanta, allo 0,9 % negli anni Settanta, allo 0,65 % negli anni 1981-1986, allo 0,75 % fino al 1993 e allo 0,8% negli anni più recenti. I numeri sovrastano qualsiasi argomentazione: l’assistenzialismo dei trasferimenti aggiuntivi di spesa pubblica non ha aiutato il Mezzogiorno. Piuttosto, l’ha inchiodato a un crudele destino di minorità, bruciandone gli spiriti imprenditoriali, distorcendo la concorrenza, alimentando la cattiva politica e la pessima amministrazione fondate sul potere (arbitrario) di intermediazione pubblico-privato. La via da seguire è tutt’altra: se nei prossimi anni il Mezzogiorno ha una possibilità di rinascita sul piano economico, è quella di presentarsi al mondo come nuovo punto d’approdo per i capitali privati. Con scelte politiche coraggiose, decise, inedite per attrarre investimenti, promuovere imprenditorialità, far nascere un circuito sociale virtuoso. Il Mezzogiorno ha bisogno di una “scossa”: ha il disperato bisogno di una massiccia iniezione di libertà economica, fondata su una serie di misure “shock”, che saranno a costo zero per i bilanci dello Stato, e avranno un costo molto più alto per la politica. La prima e decisiva misura è l’abolizione degli incentivi pubblici alle imprese: quattro miliardi di euro che ogni anno, in media, vengono destinati agli imprenditori che operano nel Sud. Soldi buttati: l’inutilità degli incentivi è una verità acclarata, nascosta ai media, ma ben presente nelle menti dei responsabili politici. Creare invece una “No Tax Area” nel Mezzogiorno avrebbe lo stesso costo per l’erario, con effetti però incredibilmente diversi. La “No Tax Area”, come è noto, presenta più d’un rischio di incompatibilità con le norme comunitarie in materia di aiuti di Stato: il placet di Bruxelles si può conquistare solo a prezzo di una battaglia politica molto dura. Ma i governi italiani − sia di centrosinistra sia di centrodestra − sono sempre apparsi timidi e impacciati, quasi rinunciatari: finora, in sede comunitaria, non risulta sia stata mai condotta un’azione politica decisa sulla questione. Eppure non mancano, oggi, argomenti solidi perché l’Europa riconosca l’eccezione italiana. Il Mezzogiorno è ormai così distante sul piano economico e sociale dal Centro-Nord da poter essere considerato un Paese a sé stante (sarebbe l’ottavo dell’Unione Europea per ricchezza prodotta). Oggi, è la regione arretrata più estesa e popolosa dell’area euro, e i documenti interni della Commissione Europea ascrivono proprio alla condizione del Sud d’Italia il fallimento complessivo delle politiche comunitarie di coesione. Eppure, da questa sconfitta potrebbe nascere una grande leva negoziale: se non si avvia rapidamente a soluzione il problema Mezzogiorno e non si raggiungono risultati significativi entro il 2013, rischia di saltare l’intero impianto europeo delle stesse politiche di coesione. Il che rappresenterebbe danni ingenti per tutti i paesi europei dell’area mediterranea, nonché per i nuovi stati membri dell’Est: si verrebbe a creare così un fronte d’interessi maggioritario che potrebbe essere coagulato a favore del Sud Italia, se solo qualcuno nel nostro Paese avesse voglia di fare politica comunitaria. Per risolvere LA SCOSSA Sei proposte shock per la rinascita del Sud Oggi la parola d’ordine delle élite è “dimenticare il Mezzogiorno”. È la stagione peggiore del Sud dal dopoguerra: la stagione del declino senza speranza, dell’oblìo senza remore da parte della politica e dei media, del clamoroso fallimento delle strategie di sviluppo delle Regioni meridionali, della fuga in massa dei giovani dall’inferno. Nonostante vecchi annunci roboanti e nuovi Partiti del Sud, nessuno sembra più curarsi davvero della Cenerentola d’Europa. Tra i leader politici prevale una sorta di “rassegnazione etnica” sulla sorte dei Terroni: “non ce la possono fare, meglio abbandonarli al loro destino”. Al Sud serve disperatamente una “scossa”. Non è più tempo né di questuare altra (inutile) spesa pubblica, né di praticare (illuministicamente) la “normalizzazione” del Mezzogiorno. Solo una rivoluzione del coraggio, solo una strategia di rottura può salvare il Sud dalla deriva definitiva dell’economia e delle menti. Ecco sei proposte shock per realizzarla. Per riprenderci il Mezzogiorno, prima che diventi La nuova Petra. Notiziario Industriale 55 IL SUD CHE VINCE la questione – rilanciando il Sud e salvando al tempo stesso le politiche di coesione dell’Unione europea – non c’è via più efficace che creare nel Mezzogiorno una “No Tax Area” a tempo determinato, da applicare cum grano salis: riservandola cioè agli investimenti imprenditoriali e non a quelli finanziari, legandola a requisiti che garantiscano innovazione tecnologica e alto valore aggiunto delle attività imprenditoriali beneficiarie. Oltre alla “No Tax Area”, sono necessarie e praticabili anche altre misure per la rinascita del Sud. Per esempio il varo di una “Legge Obiettivo” bis, dedicata al turismo: la creazione di una corsia preferenziale nazionale che salti i veti incrociati delle burocrazie locali e favorisca la realizzazione di cento grandi progetti d’investimento per far decollare il turismo di qualità nel Mezzogiorno. Oppure l’abolizione delle tasse universitarie per i giovani meridionali che frequentano facoltà scientifiche: sarebbe una misura concreta e di alto valore simbolico per contrastare l’incredibile affollamento di aspiranti avvocati, commercialisti e insegnanti di lettere nelle città del Sud, indirizzando i giovani meridionali verso professionalità scientifiche che oggi sono le più richieste dal mercato, sia dagli investitori italiani sia da quelli stranieri. Un’altra scelta che avrebbe effetti importanti sulla competitività del Sud sarebbe quella di una maggiore flessibilità normativa nei contratti di lavoro: il meccanismo andrebbe solo “attivato” dalle parti sociali, visto che è già previsto nell’Accordo quadro sulla riforma del modello contrattuale sottoscritto il 22 gennaio 2009 da Governo e parti sociali (ad esclusione della CGIL). In fondo, se guardiamo al bilancio dei vent’anni trascorsi dalla riunificazione della Germania, non si tratta di una soluzione impossibile. Nel 1990 Helmuth Kohl si trovò di fronte alla Germania Est, l’ex Repubblica Democratica Tedesca, ridotta più o meno nelle stesse condizioni in cui oggi versa il nostro Mezzogiorno. Il leader cristiano democratico decise di legare la sua storia politica e i bilanci pubblici del suo Paese, ad un compito immane: voleva parificare le condizioni dell’Est a quelle dell’Ovest. Oggi l’obiettivo è stato in gran parte raggiunto: la Germania dell’Est ha dimezzato il divario in termini di ricchezza rispetto al resto del Paese e addirittura ha espresso l’ultimo Cancelliere, Angela Merkel, incarnazione fisica oltreché simbolo psicologico di un’integrazione riuscita. Ma quale maledizione impedisce che la storia tedesca possa ripetersi in un altro angolo così importante dell’Europa unita? Il Sud, oggi, sembra non interessare più a nessuno. Troppo complesso il suo rilancio per poter rientrare nel raggio d’azione d’una politica dallo sguardo quotidiano, troppo rischioso ogni investimento nei suoi territori per attrarre imprese schiacciate dalla competitività globale, troppo avara di opportunità la sua società per spingere i giovani talenti a progettarvi il proprio futuro. Il Mezzogiorno del Duemila è un piccolo stagno opaco. Possiamo attendere che si prosciughi definitivamente: basterà continuare sulla strada della sua “abolizione” (dall’agenda politica, dai media, dalla coscienza civile nazionale). Non ci vorrà molto tempo. Oppure possiamo provare a “sperimentare” la cura che ha già cambiato il destino di tutte le (ex) aree depresse del mondo occidentale: puntare sui capitali privati attraverso la leva fiscale, ridurre le stratificazioni burocratiche, azzerare le aree grigie d’intermediazione publico-privato, sviluppare le competenze scientifiche. Il Sud attende (disperatamente) una “scossa”. * Executive Vice President Gruppo Piaggio La Pimar a Bilbao Dopo essere passata dalla splendida epopea della storia dell’arte del Salento, procurando al territorio fama imperitura, ora la pietra leccese diventa materia di prestigio dell’architettura contemporanea al più alto livello internazionale. L’ultima conferma arriva dalle straordinarie colonne realizzate dall’architetto Philippe Starck per il Museo-Centro culturale di Alhondiga di Bilbao, in Spagna, inaugurato il 18 maggio. L’enorme e suggestiva struttura è resa spettacolare dalla presenza di 43 maestose colonne, realizzate utilizzando diverse tipologie di materiali, la maggior parte delle quali opera di artigiani italiani. La parte del leone – per il numero (otto) e la bellezza artistica delle realizzazioni - la fanno le colonne in pietra leccese, progettate da Philippe Starck e realizzate da PIMAR di Cursi di Giorgia Marrocco. Si tratta di una ben nota azienda che, per la sua consolidata presenza internazionale, costituisce uno dei principali motivi di orgoglio dell’artigianato e dell’imprenditoria pugliese. Con la realizzazione delle colonne di Philippe Starck l’azienda – già da tempo presente nei mercati europei, americani e mediorientali – non solo realizza un ulteriore salto di qualità per essere stata prescelta da un architetto di fama mondiale come Starck, ma dà anche nuovo lustro alla grande versatilità di un prodotto così tipico del territorio salentino come la pietra leccese. 56 Notiziario Industriale IL SUD CHE VINCE Occorrono rapporti diversi con l’ente comune “È ora che l’imprenditoria privata si occupi dello sviluppo locale” di Ettore Bambi* l momento non è dato sapere la fine – ovvero il testo definitivo – dei provvedimenti anti-crisi che il Parlamento licenzierà, dunque le valutazioni sono parziali e forzatamente incomplete. Su un aspetto, tuttavia, è già certo che non si potrà tornare indietro, al di là delle limature che conterrà la versione finale: senza forti tagli alle spese della pubblica amministrazione qualsiasi provvedimento di risanamento finanziario non sortirà effetti rilevanti. Gli stessi commenti in sede europea, sia nei confronti delle bozze circolanti della manovra italiana, ma più in generale verso le misure assunte da ogni Stato membro, sono rigorosamente incentrati sulla valutazione dei tagli alla spesa pubblica. Ogni cittadino, prima ancora di ogni commentatore, avrà la sua percezione prevalente su ciò che l’attacco alla spesa pubblica comporta, darà priorità alla difesa dei diritti dei lavoratori dipendenti e alla loro età pensionabile piuttosto che alla lotta agli sprechi o alle indennità di carica degli amministratori, sino al numero di consiglieri ed assessori degli enti locali per finire all’annunciata – ma per il momento non realizzabile, sembra – abolizione delle Province minori. Va da sé – ma non intendo soffermarmi su questo aspetto che si presta a giudizi di politica economica assai discordanti che se per affrontare la crisi si diminuisce la capacità di spesa dei cittadini consumatori mettendo a rischio o comunque depauperando la posizione sociale di milioni di lavoratori dipendenti, clienti privilegiati del sistema bancario – si contribuisce alla recessione e non alla ripresa. In questa sede, si intende però proporre una riflessione che va al di là del merito della manovra e chiama in causa quella che a mio avviso è un’inevitabile modifica dello stesso ruolo degli enti territoriali per eccellenza, ovvero i Comuni. Se infatti le Regioni hanno i loro motivi per gridare allo scippo di quote-parti rilevanti dei loro bilanci, ma hanno anche luoghi e strumenti per condurre trattative e battaglie col Governo, se le Province si limitano ad A una difesa d’ufficio ben consapevoli d’essere già considerati, nella concezione dei più, enti sostanzialmente inutili (o le cui funzioni possono essere senza traumi accorpate o distribuite), i Comuni sono realmente in crisi, d’identità, di capacità di soluzioni, di credibiEttore Bambi lità. E diversamente dalle Province, la crisi – finanziaria ma non solo - dei Comuni si percepisce per strada, vicino ai contenitori dei rifiuti, nell’aria, sui giornali locali, e colpisce direttamente il cittadino utente che viene privato di livelli fondamentali di servizi. Non è tutto colpa delle manovre finanziarie, ovviamente. Se un Comune medio-piccolo si ritrova a far collezione di decreti ingiuntivi o richieste di parcelle con interessi da parte di imprese e Società fornitrici con i quali evidentemente i patti e gli atti non erano chiari, logica vorrebbe che gli amministratori individuassero colpe e responsabilità e si comportassero di conseguenza. Tuttavia, anche un Comune virtuoso è oggi messo all’angolo dalla scelta incondizionata di tagliare i suoi bilanci. Ebbene, perché ciò non segni la fine del rapporto minimo di erogazione e fruizione di servizi locali e travolga nell’anonimato e nell’indifferenza perfino la popolare e tutto sommato romantica figura del Sindaco, occorre un regime nuovo. La mia tesi è che a fronte della sempre maggiore indisponibilità degli enti locali a poter erogare servizi minimi negli ambiti del welfare, dei trasporti, della manutenzione stradale, dell’illuminazione, dell’igiene urbana, per finire alla cultura, al turismo e a settori conNotiziario Industriale 57 IL SUD CHE VINCE siderati – a torto – più effimeri, si impone un mutamento profondo nel rapporto fra sistema pubblico e imprenditoria privata. Il Comune dovrà assumere un crescente – ed insostituibile – ruolo di ente programmatore, regolatore, controllore, dovrà attivare strumenti e politiche di “regia e vigilanza urbana”, dovrà studiare forme e formule perchè le energie private più attive ed innovative del territorio possano mettere a frutto delle città le loro ricerche, le loro sperimentazioni e, naturalmente, i loro investimenti. Ciò non potrà tradursi, ovviamente, né in un superamento delle procedure di trasparenza pubblica, peraltro oggi validate in sede europea, in caso di gare ed appalti, (ma del sistema del massimo ribasso e delle offerte anomale siamo tutti stanchi), né nella sottomissione del valore ambientale ad una logica esasperata di sviluppo col mattone. Ma l’esigenza che gli amministratori ed i dirigenti degli enti comunali si abituino a discutere con gli imprenditori privati senza angosce e timori, che entrambi si sentano parte fondamentale dello sviluppo e della qualità della vita di una comunità urbana, che in maniera legittima e solare si sappiano misurare i confini tra gli interessi collettivi e quelli privati, tutto ciò sembra ormai irrinunciabile se non ci si vuole rassegnare alla fine dell’economia assistita, al decadimento dei livelli di vita collet- CHI È Ettore Bambi, giornalista, già assessore al Comune e alla Provincia di Lecce, è stato Direttore vicario dell'Agenzia regionale per il Lavoro. Esperto di sviluppo locale e di management dell'organizzazione, è stato per diversi anni valutatore indipendente di progetti comunitari presso il Ministero del Lavoro. Attualmente, è consulente nell'Area progetti speciali della Links Management and Technology di Lecce. tiva, al dilagare delle furberie e degli accattonaggi dai probabili ed amari risvolti penali. Un ufficio - o un Assessore? – delegato al project financing, potrebbe ad esempio con il conforto di studiosi “super partes” (ma è lo stesso Comune che dovrebbe essere super partes…) e la collaborazione delle Associazioni degli imprenditori, delineare forme, settori, priorità e confini nei quali gli investimenti dei privati possono dare la sveglia ad ataviche inadempienze istituzionali, ad opere incompiute, a servizi propinati al ribasso e a volte poco rispettosi della dignità del viver civile. Trattative non facili, quelle che qui stiamo ipotizzando. Richiedono grande maturità da parte della classe politica che apparentemente “cede” parte del proprio potere di gestione, ma di fatto si misura con la visione del futuro del proprio territorio e ne governa le scelte; e naturalmente onestà da parte degli imprenditori, che sanno però che alla luce del sole si possono credare le condizioni per uno “scambio” di utilities, senza infrangere regole e valori, ma facendo, ognuno, il proprio mestiere. A Lecce abbiamo recentemente assistito alla nascita di un contenitore, in Piazza Palio, che probabilmente trae origine da un ragionamento di questo genere. In un futuro per niente lontano, questo esperimento può diventare la regola. *Consulente aziendale Un evento da… medaglia I ragazzi dell’ITC Costa di Lecce, impegnati quotidianamente nella sfida di “Repubbblica Salentina” e “GPace”, hanno ricevuto la medaglia di merito da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La medaglia, consegnata al dirigente Nicola Greco, è giunta proprio mentre la centralissima Piazza Sant’Oronzo ospitava i suoni, i colori, l’entusiasmo e l’allegria di migliaia e migliaia di giovani che si sono dati appuntamento per festeggiare quella che è stata la loro Terza Giornata dei Giovani della Pace. La prima si è svolta il 23 maggio 2009 e ha fatto meritare alla città di Lecce il titolo di “Capitale Internazionale 2009 dei Giovani per la Pace”, mentre la seconda ha avuto luogo il 14 novembre scorso e ha visto realizzare la più grande Bandiera della Pace del mondo. 58 Notiziario Industriale IMPRESA E SOCIALE Mus-e è un progetto multiculturale europeo ideato dal celebre violinista Yehudi Menuhin, con lo scopo di promuovere nelle scuole la cultura dell’integrazione e della valorizzazione delle diversità Dieci anni di appassionata attività di Riccardo Garrone* tto anni fa, nel 2002 ho accettato di presiedere Mus-e Italia subentrando al Maestro Gianfranco De Bosio che ne era stato il fondatore nel 1999. Il compito non era semplice data l’autorevolezza artistica e umana di De Bosio, ma la mia “passione“ per Mus-e, vorrei così definire il mio impegno nell’Associazione, si è sviluppato per tutto ciò di cui sono stato testimone. In questi anni, ho visto come la nostra rete si è rafforzata e come il Progetto si è consolidato, ma più di ogni altra cosa, sono stato conquistato dalla partecipazione, dall’entusiasmo e dal collettivo gioioso interesse dei bambini durante le lezioni Mus-e a cui ho partecipato di persona. C’è qualcosa di straordinario in questa trasmissione di “esperienze” artistiche. Assistendo ai laboratori, si percepisce tangibilmente come i bambini vadano incontro alle nostre proposte con il desiderio di scoprire nuove possibilità espressive, inventando un nuovo modo di stare insieme e di comunicare. Le differenze scompa- O iono…..anzi diventano ricchezza. Ho più volte verificato che il Progetto si consolida in tutte le scuole dove le proposte e il messaggio Mus-e sono pienamente condivisi. Questa sinergia ci consente di diventare coprotagonisti del percorso formativo dei Notiziario Industriale 59 IMPRESA E SOCIALE bambini insieme alle insegnanti che sono il cardine indispensabile per il nostro lavoro. Per questo motivo è per noi fondamentale svolgere i laboratori durante le ore “curriculari” affinchè i bambini possano percepire le proposte come esperienze perfettamente integrate nel loro percorso formativo. Quest’anno, Mus-e Italia ha festeggiato 10 anni di appassionata attività e il suo notevole sviluppo è stato possibile grazie all’entusiasmo e la competenza di quanti hanno concorso al successo dei nostri corsi e all’apprezzamento delle scuole che ci hanno accolto. Siamo coscienti che il nostro impegno deve ancora cre- COS’È MUS-E Musique Europe - MUS-E è un progetto multiculturale europeo dedicato ai bambini che si propone di contrastare, attraverso esperienze artistiche, l’emarginazione e il disagio sociale nelle scuole dell’infanzia e primarie pubbliche. È nato dalla mente di un artista, il celebre violinista Yehudi Menuhin, con lo scopo di promuovere l’integrazione e la valorizzazione delle diversità fra i più piccoli. Nelle scuole raggiunte dal Progetto l’arte diventa mezzo e scuola di convivenza solidale. Sotto la guida di artisti professionisti le discipline più diverse favoriscono l’espressività e la crescita dell’autostima nei bambini. Per questo, MUS-E si rivolge sopratutto alle scuole delle città e dei quartieri dove è più alto il disagio sociale e la presenza di bimbi immigrati o diversamente abili. I laboratori Mus-e si svolgono sempre alla presenza delle insegnanti di classe. La collaborazione tra artisti e docenti, la metodologia interdisciplinare, la durata triennale dell’attività Mus-e e la gratuità del percorso costituiscono i punti di forza del Progetto. I laboratori vengono realizzati durante le ore “curriculari” in modo che siano integrati nel percorso formativo dei bambini scere specie dove il fenomeno dell’immigrazione è spesso vissuto con difficoltà se non con insofferenza. L’attualità sociale di questo fenomeno ci sprona quindi ad impegnarci per allargare la nostra attività artistica confortati dalle testimonianze di stima e apprezzamento che tanti hanno voluto dimostrarci. Ma tutto ciò che è stato fatto è strettamente legato all’impegno determinante degli Amici di Mus-e, che, con il loro sostegno, sono lo strumento del nostro agire. Mi auguro quindi che anche nelle Puglie, dove abbiamo iniziato quest’anno i nostri corsi a Bari grazie al sostegno di Antonio Cassano, il nostro progetto possa avere ulteriore sviluppo con l’apertura di nuove sedi e il coinvolgimento di molti nuovi amici. *Presidente di Mus-e Italia 60 Notiziario Industriale IMPRESA E SOCIALE Riccardo Garrone Riccardo Garrone è nato a Genova il 23 gennaio 1936 Presidente Onorario ERG S.p.A.- Membro Consiglio di Sorveglianza San Quirico S.p.A.- Presidente di UBI-Banco di San Giorgio Genova Presidente UC Sampdoria S.p.A.-Presidente Mus-e Italia Onlus - Presidente di Capitalimpresa Srl -Presidente Fondazione Edoardo Garrone. È laureato in chimica industriale e dottore h.c. in ingegneria chimica. Nel 1963 assume la guida della ERG. Nel 1971 partecipa alla realizzazione della Raffineria ISAB di Priolo Gargallo (Siracusa), uno dei più importanti insediamenti industriali del Mediterraneo. È stato presidente dell’Associazione Industriali della Provincia di Genova dall’aprile ‘83 al gennaio ‘86 e dall’aprile ’98 all’ottobre 2000. Alla fine del 1993 promuove un accordo tra ERG e Edison Mission Energy, per la costruzione del primo impianto italiano per la produzione di energia elettrica dai residui della raffinazione petrolifera. Nell’ottobre 1997 il titolo ERG viene quotato sul sistema telematico della Borsa Valori Italiana. Nel 2003, dopo 40 anni, lascia la guida della ERG ai figli Edoardo e Alessandro. Oggi della ERG è Presidente Onorario. Dal marzo 2002 è presidente della UC Sampdoria di cui la San Quirico, holding di famiglia, ha acquisito la proprietà. Nell’ottobre 2002 viene nominato presidente di Mus-e Italia Onlus, Associazione che opera nelle scuole primarie ad alto disagio socio-economico-culturale e soprattutto nelle scuole ad elevata presenza di bambini immigrati. Nel gennaio 2005 dà vita a una nuova organizzazione no-profit per la cultura intitolata al padre – la Fondazione Edoardo Garrone – assumendone la presidenza. Notiziario Industriale 61 IMPRESA E SOCIALE Una grande avventura per ridare il sorriso L’Associazione Genitori Onco-Ematologia Pediatrica redici anni fa partimmo per un lungo viaggio, spinti dal desiderio di mettere a disposizione delle famiglie appena colpite da casi di tumore o leucemia infantile il bagaglio della nostra esperienza e il sostegno necessario per affrontare il lungo iter della malattia. Dai primi passi nella Pediatria dell’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce al grande salto con la realizzazione al Polo Oncologico “Giovanni Paolo II” del nuovo Reparto di Oncoematologia Pediatrica, che nel 2005 abbiamo interamente attrezzato - senza l’aiuto di contributi pubblici - con macchinari, arredi, giochi e, di recente, con cinque camere di isolamento a bassa carica microbica. Nel realizzare il nuovo reparto e nel dotarlo delle attrezzature necessarie, abbiamo seguito i criteri più moderni dell’accoglienza, dell’ambiente a misura di bambino e della esigenza dell’isolamento in particolari condizioni cliniche. Nell’allestimento abbiamo rispettato, su indicazione di psicologi ed architetti esperti nel settore, i criteri del colore dei materiali utilizzati, secondo i prin- T 62 Notiziario Industriale cipi della cromoterapia, realizzando una struttura adatta (e non adattata) ai bambini affetti da patologia neoplastica. Ognuna delle stanze di degenza ospita il bambino malato ed un genitore ed in ognuna di esse è disponibile un televisore con videoregistratore. È, inoltre, attivo in IMPRESA E SOCIALE tutte le camere l’impianto di comunicazione multimediale interattiva con il sistema touch screen, che consente al bambino ricoverato di interagire anche con l’esterno. E poi il nostro fantastico gruppo di volontariato, che opera quotidianamente in reparto e che si occupa delle attività ricreative in ludoteca, consentendo così anche ai genitori una pausa che permette loro di staccarsi, anche solo per un momento, dal problema della malattia. Per le famiglie colpite in difficoltà, ai servizi tradizionali di accoglienza, assistenza economica, psicologica e sociale, abbiamo aggiunto da qualche anno un nuovo servizio: la casa di accoglienza per i familiari non residenti dei piccoli in cura al “V.Fazzi”, nella quale abbiamo accolto gratuitamente nuclei familiari provenienti da altre province, da altre regioni ed anche dall’Albania. Fatto quest’ultimo indicativo della fiducia che l’utenza ha riposto nel nostro reparto. Con le istituzioni abbiamo cercato costantemente il dialogo, connotandoci come un’associazione che non solo dà in termini materiali e di servizi, ma che propone e collabora con i vari soggetti istituzionali, quale unica e fedele interprete dell’oncoematologia pediatrica nel nostro territorio. Ci siamo affacciati negli ultimi tempi, anche nel campo della ricerca, finanziando tre borse di studio destinate a ricercatori che hanno operato sotto la direzione del dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze dell’Istituto Superiore di Sanità. Il gruppo di lavoro, guidato dal prof. Marco Tartaglia, è conosciuto a livello internazionale e con esso abbiamo iniziato un lavoro di collaborazione scientifica, che potrebbe avere un futuro sviluppo anche locale. Vi sono ancora alcuni nodi da sciogliere, ma stiamo improntando la nostra azione complessiva a delineare un percorso per lasciarci definitivamente alle spalle quel senso di marginalità in oncoematologia pediatrica, al quale il nostro territorio sembrava essere irrimediabilmente condannato. Intanto, dopo aver arredato il nuovo Reparto di Pediatria nel dicembre scorso, abbiamo donato all’ASL per l’Ospedale “V. Fazzi”, a conclusione della Campagna “Pasqua di Solidarietà”, un sistema di anestesia completo di monitoraggio adatto non solo ai bambini ma anche ai pazienti adulti e sottoscritto una convenzione di finanziamento quinquennale per un contratto di formazione per un medico specializzando. E a settembre, tutti a Gardaland! Per sostenerci, partecipate alle nostre Campagne di Solidarietà di Natale e di Pasqua e alla destinazione del 5 per mille (cod. fisc. 93042210752): è grazie soprattutto ad esse, se possiamo attuare i nostri progetti per il nostro territorio e proseguire in questa grande avventura, verso nuovi orizzonti. Antonio Giammarruto Presidente - “PER UN SORRISO IN PIU’” onlus Notiziario Industriale 63 QUANDO LA FAMIGLIA È AZIENDA La trasposizione in azienda della metodologia comunicativa tipica dell’ambito familiare non è economicamente opportuna e rappresenta uno dei maggiori fattori di criticità. Nessuna ricetta per l’azienda familiare, ma attenti alla comunicazione di Walter Zocchi* n questi giorni grande è il dibattito sul capitalismo familiare. Alcuni lo venerano, altri lo vorrebbero abolire. Tutti si impegnano a proporre la propria ricetta. Diversi i punti di vista tra imprenditori, associazioni di categoria, politica, banche, università e professionisti. Su un unico punto c’è convergenza: la scarsa apertura del capitale ed ai manager esterni delle aziende familiari del nostro Paese. La famiglia e l’azienda sono due sistemi molto differenti. Il fine dell’azienda è la creazione del valore per se stessa, e non secondo le aspettative degli shareholder e degli stakeholder. Molti lo dimenticano. L’azienda è un sistema composto da tanti sistemi, quali la comunicazione, le relazioni ambientali, il management che ruotano intorno al sistema “centrale”: la produzione. Il “sistema “comunicazione” non è presente per natura in azienda, dunque va creato. Ma come? Non certo mutuando la comunicazione eccessivamente informale che si adotta in famiglia. Ma tant’è. Moltissime in Italia le piccole e medie imprese familiari che commettono questo grave errore. Tutto il dibattito della governance delle aziende familiari parte da qui. A prima vista può apparire singolare l’esistenza di un nesso tra “comunicazione” e chiusura proprietaria e gestionale. Ma non è così. La trasposizione in azienda della metodologia comunicativa tipica dell’ambito familiare non è economicamente opportuna e rappresenta uno dei maggiori fattori di criticità. L’eccessiva informalità della comunicazione aziendale porta con sé una serie di disfunzioni che vanno a ripercuotersi sulle condizioni di funzionamento dell’azienda; disfunzioni di cui è essenzialmente responsabile il capo azienda/capo famiglia, da cui dipende la comunicazione in famiglia e la trasposizione della stessa in azienda con le idonee metodologie ed I 64 Notiziario Industriale accorgimenti. Una comunicazione priva di modalità, tempi, luoghi chiari e definiti indebolisce, in primo luogo, la governance aziendale, che è un elemento decisivo in quanto la predisposizione di un corretto sistema di gestione e controllo consente di ritrovare o di conservare quella coesione della compagine sociale che costituisce il vero e proprio valore aggiunto delle imprese di famiglia. In assenza di una disciplina della comunicazione, gli organi che dirigono strategicamente ed organizzativamente l’azienda (assemblee, CdA, collegi sindacali) finiscono spesso per rivestire solo un ruolo formale, funzionando in modo fittizio o non funzionando affatto e, dunque, non apportando valore aggiunto. Una governance inefficace, a sua volta, produce sia scarsa chiarezza sulla strategia dell’azienda tra i dipendenti, i collaboratori, i fornitori, sia disorientamento sulla titolarità del comando, rendendo difficile per tutti gli stakeholder credere nell’impresa. Non di rado, nelle piccole imprese di famiglia l’indirizzo strategico che definisce l’identità dell’impresa in termini di fini, campo di attiWALTER ZOCCHI è docente di strategia e controllo dell’azienda familiare alla facoltà di economia dell’università di Pisa. Titolare del Family Business Office di Milano e Presidente del Centro Studi sull’impresa di famiglia “di padre in figlio”, da oltre vent’anni si occupa di formazione, didattica, consulenza per imprese familiari. È amministratore indipendente e sindaco di diverse società familiari. Ha pubblicato oltre a diverse ricerce, articoli e lavori accademici internazionali, 8 saggi in italiano ed è coautore di 5 volumi in lingua straniera. QUANDO LA FAMIGLIA È AZIENDA Il volume che si pone in piena continuità con l’attività di ricerca e sensibilizzazione che da anni svolge Il Centro studi impresa di famiglia “Di padre e figlio” presieduto dall’autore del saggio, mette in luce le dinamiche interne alle aziende di famiglia, con un particolare approfondimento delle problematiche di governance, dei processi di comunicazione interni ed esterni all’azienda e della relazione famiglia-azienda di famiglia-patrimonio aziendale e personale dell’imprenditore. Il libro presenta le riflessioni dell’autore sulla ricerca affidatagli dal Gruppo bancario Intesasanpaolo con il patrocino del Ministero delle attività produttive. Il lavoro si è svolto con il coordinamento e la supervisione di un comitato scientifico presieduto dal prof. Umberto Bertini e composto da noti professori ordinari di economia aziendale di undici prestigiose università italiane. A tal fine è stata condotta un’indagine su un campione di 5.000 aziende familiari e di 1500 dottori commerciali coinvolti nei processi consulenziali di queste aziende. I dati raccolti sono stati successivamente inseriti in un database e sottoposti ad analisi statistiche. Scopo dell’indagine è stato quello di comprendere come le aziende familiari, nella persona dell’imprenditore e dei suoi familiari, percepiscono le principali tematiche relative alla governance, alla comunicazione e al rapporto con gli istituti di credito. Attraverso la ricerca è stato possibile verificare se i vissuti aziendali e le percezioni degli imprenditori fossero conformi a quelle dei loro consulenti aziendali e soprattutto se rispondessero alla realtà delle PMI familiari italiane. Oltre alla ricerca principale, articolata in due parti (“Le aziende familiari e la comunicazione” e “Dinamiche e trasformazioni nei rapporti tra banca e azienda”), il lavoro include due allegati: il primo costituisce un approfondimento dell’analisi condotta dagli imprenditori, mediante elaborazione dei dati medi raccolti: cluster analysis; il secondo riporta i risultati ottenuti da un’indagine completamente condotta su un campione di commercialisti, con lo scopo di verificare i risultati presentati nel rapporto principale. Ogni allegato è altresì corredato da due appendici che riproducono i questionari somministrati rispettivamente al panel di imprenditori e al campione di commercialisti. vità, filosofia gestionale ed organizzativa risiede unicamente “nella testa” del fondatore e non viene da questi condiviso con i principali collaboratori, siano essi familiari o meno. Ciò rende assai difficoltoso lo sviluppo di un orientamento strategico di fondo a livello aziendale, presupposto del quale è l’esistenza di una cultura fortemente partecipativa e coesiva. Non solo. Una governance inefficace è fattore di rischio anche in quanto suscettibile di tradursi nella mancata costruzione di un organigramma funzionale che riconosca la piena autonomia dei ruoli. Il più delle volte, nel contesto delle medio-piccole aziende familiari, l’organigramma risente moltissimo dell’influenza dell’imprenditore (che interviene “sempre e comunque”), dunque l’organigramma vale solo formalmente e non nella concreta realtà dei fatti. La comunicazione disordinata unita ad una strategia vaga o nota solo al fondatore, ad un’organizzazione troppo dipendente e poco autonoma dalla famiglia, a organi societari che non funzionano correttamente ed allo scarso utilizzo del budget, del business plan, del piano industriale, del rendiconto finanziario e del controllo di gestione, concorrono alla diminuzione del valore economico della singola azienda familiare e, se diffusa, di buona parte del sistema imprenditoriale italiano (Figura 1). Se il modello di cui alla Figura è valido, tali “aperture” potranno verificarsi solo a condizione di profondi mutamenti nelle modalità di comunicazione delle aziende familiari, tanto al loro interno quanto verso l’esterno. Conditio sine qua non per l’attuazione e il successo di queste operazioni è, cioè, che l’azienda abbia “fatto ordine” al suo interno. Solo se i ruoli e le responsabilità assegnati a ciascuno saranno chiari e definiti, se la struttura di governance distinguerà nettamente la fami- Figura 1 – Il ruolo dei processi di comunicazione in azienda glia dall’impresa, se l’intento strategico che si vuole raggiungere sarà ben delineato, se vi sarà trasparenza informativa ed amministrativa, l’apertura ai manager ed ai soci esterni potrà effettivamente diventare condizione per un salto di qualità dell’azienda. Dunque un nuovo modo di comunicare tra familiari, tra familiari e dipendenti, tra familiari ed organi societari e tra familiari e l’esterno.Tutto questo le grandi imprese familiari lo hanno capito da tempo e applicano già una politica di comunicazione, mantenendo elasticità e rapidità decisionale. Sono imprese familiari dove si è lavorato a lungo per costruire tre condizioni di sviluppo: 1. organigramma precisi; 2. manager e professionisti da affiancare ai familiari; 3. disciplina della comunicazione (interna ed esterna). Sarà sufficiente, per le piccole e medie imprese, imitarle per dare continuità al modello del capitalismo familiare? *Presidente Centro Studi “Di padre in figlio” Notiziario Industriale 65 POLITICA REGIONALE Il Festival dell’Energia a Lecce per la terza edizione con quattro giorni di eventi, oltre cento ospiti nazionali e internazionali e più di 50 manifestazioni “Il rebus” dell’en Un confronto aperto, laico e pacato a tutto tondo su temi importanti quali fonti energetiche, consenso, infrastrutture, green economy, cambiamenti climatici e mobilità a terza edizione del Festival dell’Energia ha travolto ancora una volta il cuore di Lecce; dal 20 al 23 maggio la vitalità e l’euforia che sempre si porta dietro la manifestazione, ha cambiato il volto della città con convegni, spettacoli, giochi scientifici, presentazioni di libri, concerti. Quello tra il Festival e Lecce, il Salento e la Puglia, è ormai un vero e proprio sodalizio. Se la Puglia ha fatto dell’energia un elemento intorno a cui costruire una nuova identità, proponendosi come laboratorio per un nuovo paradigma energetico, il Festival offre a questo laboratorio visibilità e occasioni di confronto con esperienze internazionali, possibilità di maturare riflessioni trasversali a tutto campo. L 66 Notiziario Industriale L’energia è un rebus, si dice spesso, un moderno rompicapo, una sfida avvincente e fondamentale per il nostro futuro. Certamente, l’energia è oggi uno dei temi che meglio rappresenta la complessità del nostro tempo, per il suo carattere multidisciplinare, in cui problematiche diverse si interconnettono in maniera molto stretta: parlare di energia vuol dire parlare di tecnologia, ma anche di economia, di ambiente, di sviluppo e posti di lavoro, di consumi e stili di vita, di geopolitica, di consenso e partecipazione dei cittadini. Favorire una riflessione che tenga insieme tutto questo - coinvolgendo un pubblico ampio non specializzato, con un linguaggio accessibile e diretto - non è semplice, ma è quanto il Festival dell’Energia ha cercato di realizzare anche quest’anno, forte della disponibilità e della volontà espressa con maturità da tutti gli operatori del settore di confrontarsi apertamente e senza timore, anche sui temi più caldi del dibattito energetico di questo periodo, proponendo un SPECIALE ENERGIA ergia “L’ENERGIA SPIEGATA FESTIVAL DELL’ENERGIA” “L’energia spiegata - Festival dell’Energia” è un progetto promosso da Aris (Agenzia di Ricerche Informazione e Società), in partnership con Assoelettrica e Corriere della Sera, in collaborazione con Federutility, con il patrocinio e la collaborazione di Regione Puglia, Provincia e Comune di Lecce, e Università del Salento. L’edizione 2010 ha ottenuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e i patrocini istituzionali della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del Ministero dello Sviluppo Economico, della Presidenza del Consiglio - Dipartimento Affari Regionali e di Confindustria Lecce. Il Festival dell’Energia si svolge nell’ambito de La Rete dei Festival aperti ai giovani, promosso dall’Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani e sostenuto dal Ministro della Gioventù. programma denso di momenti di grande rilievo. Tre i percorsi del Festival 2010: Visioni, che comprende le presentazioni dei libri e i talk show di taglio più popolare; Scenari di cui fanno parte le tavole rotonde e gli incontri istituzionali; Contaminazioni che racchiude tutti gli appuntamenti “ludici”, come mostre, concerti, spettacoli teatrali e giochi scientifici. Dal consenso sul nucleare alle auto elettriche, dai cambiamenti climatici al raggiungimento degli obiettivi europei, dalla green economy al diritto all’energia, dall’innovazione tecnologica ai consumi e agli stili di vita “risparmiosi”: i temi nevralgici del settore sono stati affrontati e discussi con esperti internazionali e con personaggi di spicco del mondo della cultura, dell’economia, dell’industria e della politica. Temi globali, non solo italiani, che possono essere affrontati solo ponendosi in un orizzonte ampio e globale, ecco perché quest’anno la presenza di relatori internazionali è stata particolarmente nutrita: da Olivier Jaquier di Gas de Suez ad Hergen Haye, Direttore Politiche Climatiche Governo del Regno Unito, da Jake Caldwell del Centre for American Progress a Richard Duke, Deputy Assistant Secretary for Climate Policy at the US Department of Energy, fino a Chen Ying, Direttore del Centro di Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile della Cina. Non è da meno il parterre di esperti e autorità del nostro Notiziario Industriale 67 POLITICA REGIONALE Il Festival offre al laboratorio energetico pugliese visibilità e occasioni di confronto con esperienze internazionali, possibilità di maturare riflessioni trasversali a tutto campo I numeri delle precedenti edizioni Edizione 2008 Tre giorni, oltre 10.000 presenze, 50 ospiti di prestigio in più di 30 eventi, 120 giornalisti e circa 500 articoli. Edizione 2009 Quattro giorni, quasi 18.000 visitatori, più di 130 ospiti, 400.000 contatti web, 150 volontari, 60 eventi. performance teatrali e mostre con artisti italiani e stranieri, per andare dritti al cuore e ai pensieri dei visitatori. Sul sito www.festivaldellenergia.it tutte le informazioni sulla manifestazione, gli ospiti e gli appuntamenti dell’edizione 2010. Paese, da Corrado Clini - Direttore del Ministero dell’Ambiente, e Stefano Saglia - Sottosegretario Ministero dello Sviluppo Economico, da Domenico Laforgia - Rettore Università del Salento a Carlo Carraro - Rettore Università Cà Foscari, da Giuliano Zuccoli - Presidente di Assoelettrica a Pippo Ranci - Università Cattolica di Milano. Insomma, il Festival di quest’anno è riuscito davvero a parlare a tutti con proposte differenziate capaci di raggiungere un pubblico di specialisti, tecnici e cittadini, dai più attenti e informati ai semplici curiosi. Un programma ricco di eventi in grado di coinvolgere anche i più giovani attraverso giochi scientifici, proiezioni cinematografiche, spettacoli e incontri ad hoc. Come sempre il Festival ha riservato un’attenzione particolare al mondo della ricerca con la seconda edizione del call for papers, il bando rivolto a Università, Fondazioni, Associazioni e Centri di Ricerca italiani e internazionali per la presentazione di progetti e studi innovativi in campo energetico. Un’iniziativa che, dopo il banco di prova del 2009, ha ottenuto ancora una volta un vasto consenso tra accademici e ricercatori: oltre 40 i progetti portati all’attenzione del Comitato Scientifico, che li ha valutati in base a criteri di scientificità e innovatività e ne ha selezionati una decina. Gli studi scelti sono stati presentati al pubblico nello Spazio Innovazione, un’area espositiva allestita a Lecce durante la manifestazione, e sul portale InnovazionEnergia.it, curato da Aris e ICom (Istituto per la Competitività). E ancora, concerti, 68 Notiziario Industriale MENZIONE SPECIALE PER LA COMUNICAZIONE A CSAD CSAD, azienda iscritta a Confindustria Lecce, insieme a Spegea, Antenna Sud Edivision, Guardie Giurate per l’Ambente – Sezione LIDA - sviluppano un progetto, finanziato dalla provincia di Bari, volto alla sensibilizzazione delle aziende all’efficienza energetica, incoraggiando le realtà produttive all’adozione di comportamenti virtuosi ed ecosostenibili, attraverso la collaborazione con le Istituzioni a vari livelli (Comuni, ASDI, società di trasporto pubblico) e l’utilizzo della comunicazione televisiva. Il progetto è stato insignito della speciale menzione per la comunicazione dal Comitato Scientifico del Festival dell’Energia. Nell’ambito del Festival, inoltre, le imprese promotrici hanno organizzato un evento di edutainment e proximity marketing in collaborazione con Coop Estense e Mongolfiera Lecce presso la sede Ipercoop di Surbo, che si è tenuto il 21 maggio dalle ore 17.00 alle ore 20.00. L’evento complessivo, che inaugurerà il progetto, invece, è a Bari l’8 giugno dalle ore 15.00 su “Il sistema di gestione dell’energia ed il risparmio energetico in azienda: pratiche di responsabilità socio-ambientali”. Per info: Num. Verde 800.86.48.06; website: www.ecoreality.net e-mail: [email protected] SPECIALE ENERGIA La nostra Regione risulta essere seconda in Italia dopo la Lombardia in termini di produzione di energia elettrica destinata al consumo Puglia, regina delle energie rinnovabili di Paride De Masi* hi opera nel settore delle energie rinnovabili ha soprattutto una stella polare: il pacchetto per il clima e l’energia approvato dal Parlamento europeo nel dicembre 2008. Esso impone infatti all’Italia di portare entro il 2020 la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo al 17%. A che punto siamo? La parola più usata dai media (giornali, tv, radio, web) è ritardo. Ma come stanno effettivamente le cose? Malgrado l’Italia si stia dimostrando un paese “ostile” alle energie rinnovabili (basti pensare che nel 2009 solo lo 0, 1% del Pil è stato destinato al loro sviluppo e, soprattutto, che, per raggiungere l’obiettivo del 17%, l’Italia “farà ricorso a strumenti diversi dalla produzione nazionale”), la loro quota sfiora oggi il 10% del consumo finale lordo di energia. Senza contare che dal 2008 le energie rinnovabili hanno superato il carbone nel bilancio energetico nazionale e nel 2009 hanno prodotto quasi il 20% dell’elettricità consumata in Italia. L’anno scorso, cioè, C Entro il 2016 dovremo raggiungere il seguente mix energetico: 32% carbone, 32% gas naturale, 18% fonti rinnovabili, 11% gas siderurgici, 4% combustile da rifiuti e 3% prodotti petroliferi una lampadina su cinque si è accesa grazie alle energie pulite. Insomma: abbiamo dieci anni per salire di un ulteriore 7%. Un risultato che induce a un cauto e ragionevole ottimismo. In questa vera e propria scalata ha giocato un ruolo determinante la Puglia, definita non a caso “l’Eldorado delle energie rinnovabili”. La Puglia è una delle nove regioni italiane a produrre più energia elettrica rispetto alla richiesta di consumo (con Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna). Nel 1990 il rapporto era di uno a uno. Oggi invece siamo al doppio, con un surplus di produzione che da solo basterebbe a soddisfare le esigenze energetiche della Toscana. La Puglia risulta essere seconda in Italia solo alla Lombardia in termini di produzione di energia elettrica destinata al consumo. Tale produzione deriva per più del 90% da fonti fossili (soprattutto carbone). Una tendenza che il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) mira a invertire, puntando soprattutto sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica. L’obiettivo è quello di raggiungere entro il 2016 il seguente mix energetico: 32% carbone, 32% gas naturale, 18% fonti rinnovabili, 11% gas siderurgici, 4% combustile da rifiuti e 3% prodotti petroliferi. A che punto siamo? Anche e soprattutto in questo caso, possiamo dire di essere sulla buona strada. La Puglia è infatti Regina d’Italia sia nel fotovoltaico (con 150 MW installati su 1.000 totali nazionali) sia nell’eolico (con 1.500 MW installati su 5.000 totali nazionali). E lo è diventata in appena cinque anni. Nel 2004 infatti il fotovoltaico era fermo a 0, 5 MW e l’eolico a 252 MW. Ciò significa che negli ultimi cinque anni in Puglia sono stati investiti quasi 3 miliardi di euro nelle energie rinnovabili. E almeno altri 5 ne saranno investiti nei prossimi 5 anni. Destinati soprattutto all’innovazione e alla ricerca e capaci di creare nuova occupazione (si calcolano almeno 30.000 posti di lavoro). David Rothkopf, uno dei più noti esperti americani di relazioni internazionali, ha affermato giustamente che “L’ecologia non è soltanto un nuovo modo per produrre energia elettrica, ma un nuovo modo per generare forza nazionale”. La Puglia lo ha capito. Ha capito che: non si tratta semplicemente di illuminare la nostra casa, ma di illuminare il nostro futuro. *Coordinatore Nazionale di Confindustria per le energie rinnovabili Notiziario Industriale 69 POLITICA REGIONALE Non esiste una fonte di energia ideale che risolva il problema energetico. Interviene la professoressa Specchiarello dell’Università del Salento Energia e futuro sostenibile ra i maggiori problemi che l’umanità sarà costretta ad affrontare irrinunciabilmente nel prossimo futuro, rivestono un’indubbia rilevanza il deterioramento dell’ambiente e l’esaurimento delle risorse naturali, problemi che riguardano tanto il mondo nella sua globalità quanto il singolo nella sua individualità. Nel corso degli ultimi anni, tali problemi si sono notevolmente aggravati. È fuori di dubbio che l’attività dell’uomo, come attore costitutivo della biosfera e come attore economico, abbia un ruolo fondamentale nel determinare forti impatti sull’ambiente. Quando l’ambiente viene aggredito, esso restituisce l’aggressione spesso con conseguenze ancor più pericolose per l’uomo stesso. Ne sono un segno tangibile i cambiamenti climatici: sul nostro pianeta si registrano temperature medie globali più alte, dovute non a meccanismi naturali ma principalmente all’utilizzo delle fonti energetiche fossili. La produzione e il consumo di energia comportano problemi ambientali complessi legati all’uso del suolo sul quale si installano le centrali termoelettriche, alle reti di trasporto dei combustibili, alle reti di distribuzione dell’energia prodotta, al consumo di risorse naturali fossili e alle emissioni in atmosfera che si verificano durante la trasformazione da energia primaria a energia utilizzabile sotto altre forme. I problemi della scarsità delle risorse economiche, dell’impoverimento biologico, dell’instabilità ecologica impongono una revisione totale dei modelli attuali di sviluppo e l’utilizzo di nuovi indicatori di crescita economica, che prendano nella giusta considerazione gli approcci ambientali ai percorsi economici. È ormai penetrata nella coscienza collettiva la convinzione che se si vuole evitare di innescare fenomeni ambientali irreversibili e gravi tensioni politiche tra i Paesi produttori e i Paesi consumatori, è necessario limitare sempre di più l’uso dei combustibili fossili, responsabili Michela Specchiarello dell’80% delle emissioni di gas ad effetto serra. Oggi le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera sono le più elevate degli ultimi 650.000 anni. Al fenomeno contribuiscono anche i cambiamenti nell’uso del terreno e la deforestazione, l’agricoltura, il terziario, i consumi residenziali ed i trasporti. Abbiamo accumulato un enorme debito ecologico e ambientale sfruttando oltre misura ed irrazionalmente le nostre risorse, mine- T 70 Notiziario Industriale SPECIALE ENERGIA rarie ed energetiche. È tempo di puntare su nuove politiche di regolamentazione, su un nuovo modello industriale e su un nuovo modello di consumo, molto più efficiente sul piano qualitativo e quantitativo delle risorse utilizzate e degli impatti sull’ambiente. La transizione da un’economia energivora ad un’economia “verde” può richiedere tempi più o meno lunghi ma i primi segnali di un cambiamento del clima possono costituire un forte strumento di pressione per la ricerca e sviluppo di soluzioni a maggiore “valore aggiunto” per la comunità, per i gruppi industriali e per i governi. Il miglioramento dei processi produttivi hanno già portato all’efficienza nella produzione (per es. nelle centrali termoelettriche per produrre energia elettrica) e nell’uso dell’energia (per es. il rendimento luminoso delle lampadine, il rendimento Abbiamo accumulato dei motori, miglioramenti nelle comun enorme debito bustione di gasoli per riscaldamento ecologico e ambientale ecc) e alla razionalizzazione degli acquisti, orientati sempre più verso prosfruttando dotti eco-compatibili e verso forme di oltre misura risparmio energetico. Significativo è anche l’impegno di molte imprese sul ed irrazionalmente piano del miglioramento delle prestale nostre risorse zioni tecnico-economico-ambientali minerarie dei processi. La domanda di energia elettrica cresce ed energetiche ed è destinata a crescere, seppur con aumenti variabili a seconda degli andamenti delle economie mondiali. In tutti gli scenari prevedibili, il ruolo significativo dei combustibili fossili nel mix energetico non muterà: di certo, la diffusione nell’uso delle fonti rinnovabili, l’attenta politica energetica dei diversi Governi, e la promozione di modelli di consumo più responsabili sono in grado di frenare o, quantomeno, di stabilizzare il nostro impatto sull’ambiente dando il tempo alla comunità scientifica, economica, politica e della gente comune di ricercare alternative a garantire uno sviluppo sostenibile. Dalla considerazione della limitatezza delle risorse e dell’ineliminabilità delle perturbazioni ambientali deve derivare una consapevolezza culturale, volta ad acquisire non solo l’elevazione del livello di benessere, ma anche la garanzia che le generazioni future ed i popoli emergenti possano disporre di un habitat e di beni naturali tali da assicurare loro adeguate condizioni di vita e di sviluppo. Le necessità energetiche devono essere affrontate con programmi realistici sia per il medio sia per il lungo termine, programmi che devono essere legati all’aumento demografico e alle aspettative delle parti più deboli della popolazione di procurarsi un maggior benessere. Ed ancora dovrebbero essere legati ai costi economici di ogni fonte energetica; tale legame può da un lato portare a risparmi, ma potrebbe portare a problemi per i nostri discendenti se non vengono collegati a programmi a lungo termine, con appropriate forme di incentivazione. Non esiste una fonte di energia ideale che risolva il problema energetico; dobbiamo fare uso di tutte le fonti energetiche disponibili e, semmai, “scoprirne” altre. Michela Specchiarello Docente di Tecnologia dei cicli produttivi Università del Salento Notiziario Industriale 71 CASE HISTORY Dare sempre qualcosa in più di quello che si è pattuito è il segreto del successo del Cavaliere Filograna e della sua Filanto ANTONIO FILOGRANA: “Imprenditori non si diventa, si nasce” opo la pioggia battente, i tuoni ed i fulmini, finalmente il sole. E ancora, il temporale e, poi, un nuovo spiraglio di luce. E’ la metafora della vita professionale di un leone d’azienda, di quegli uomini che non ci sono più, dei quali, una volta forgiate materia e forma, hanno smarrito lo stampo. Uomini che da soli, con coraggio e abnegazione, sono riusciti a tirarsi fuori dalle difficoltà della vita del tacco d’Italia degli anni ‘40. E’ la storia di Antonio Filograna, 87 anni il 2 giugno, che, nonostante l’età che avanza, continua ad essere presente in azienda per cercare di trasferire esperienza ed entusiasmo alle nuove leve del calzaturificio Filanto di Casarano. E sul filo dei ricordi, diventa un fiume in piena, gli occhi sorridono, l’enfasi cresce. “Ho fondato questa azienda – dice – nel 1948, producendo circa sei – sette paia alla settimana, vendendole su una bicicletta, insieme ad un apprendista che mi aiutava”. D 72 Notiziario Industriale Parlare della storia di Antonio Filograna significa parlare della gavetta di un imprenditore, che, come ama ripetere lui stesso, “ha preso colpi da tutte le parti ma, nonostante tutto, riesce a sorridere, perché per crescere e maturare, per diventare un imprenditore, per mettere a frutto il talento, a volte, bisogna subire sofferenze ed umiliazioni”. Una scelta di vita, quella di realizzare scarpe. “Sì, fin da ragazzo ho svolto il mio apprendistato presso il calzaturificio Nicolazzo. Poiché ero ambizioso, volevo diventare qualcuno, e, in una Casarano prettamente agricola, dalla organizzazione sociale quasi feudale, era impossibile. Andai a Milano per frequentare un corso di perfezionamento presso il calzaturificio Noscia. Già lì migliorai la mia situazione economica in maniera signi- ANTONIO FILOGRANA ficativa ma quello che volevo era imparare il mestiere dell’imprenditore”. E la guerra? “Fui arruolato ed inviato a Molfetta, ma il mio pensiero era sempre quello di formarmi per aprire un mio calzaturificio. Conseguii, così, il diploma di modellista stilista di calzature da uomo e, successivamente, anche da donna. Una volta congedato, nel 1946, cominciai a studiare quale prodotto lanciare e contattai alcuni conta- Lo spirito di sacrificio, il progetto ben chiaro nella mente, la forza di lottare nonostante le umiliazioni sono le chiavi di volta dell’attività d’impresa correttezza, la qualità e la puntualità delle consegne. Imprenditori non si diventa, si nasce. Lo spirito di sacrificio, il progetto ben chiaro nella mente, la forza di lottare nonostante le umiliazioni, questi sono i segreti del successo. Per questo, anche fra tante difficoltà, Filanto c’è ancora con i suoi 62 anni di storia e invece tante altre realtà del territorio non esistono più. Questo è quello che cerco di insegnare a mio figlio, che è anche mio nipote, il quale è oggi il presidente di Filanto. Un imprenditore conquista la stima di tutti– e lo ho imPiero Montinari con il Cavaliere Filograna parato dalla mia famiglia, che era povera - rispettando chi lavora per lui, retribuendolo nei tempi e nei termini dini della zona, insegnando loro il mestiere. Non fu di legge, impegnandosi nell’azienda. Io ho sacrificato facile, impiegai circa quattro anni per passare da sei 6 anche la mia vita familiare per essere serio nella mia paia di scarpe prodotte alla settimana, a 500. professione”. Fu un periodo molto duro, caratterizzato da un certo diTutto ciò le ha portato anche il titolo di Cavaliere lettantismo dell’imprenditoria post bellica. Io ho semdel Lavoro nel 1997. pre cercato di improntare il mio lavoro alla massima “Il Presidente della Repubblica mi ha insignito di quecorrettezza, sia nei confronti dei lavoratori, sia dei sto riconoscimento proprio per l’impostazione che ho clienti, perché volevo costruirmi un buon nome ed sempre dato al mio lavoro. Ho dovuto fare una dura gaemergere anche oltralpe. I primi mercati esteri di Fivetta, affrontare ogni giorno tanti problemi e difficoltà, lanto furono Malta e la Svizzera”. ma ho sempre avuto una forte energia mentale, un pizQual è stato il suo più importante fattore di suczico di fortuna ed intelligenza. Per imparare i segreti cesso? del mestiere, mi recavo a Vigevano ogni mese, lì dove “Acquisire immediatamente la consapevolezza di dover era la casa madre dell’industria calzaturiera italiana, poi esportare il prodotto. Quella che oggi è l’internazionaassorbita da Milano”. lizzazione. Vede, a quei tempi Casarano non era neppure Quando ci sono state le crisi, come ne è uscito? sulla carte geografiche, mentre io cercavo di imporla “Le difficoltà ci sono state, soprattutto, con la concorcome sinonimo di professionalità e correttezza. E’ per renza dei Paesi che producevano a basso costo. E quindi questo che garantivo le consegne franco negozio e non l’azienda che, negli anni ‘90, contava più di tremila difranco fabbrica. In questo modo conquistai la fiducia pendenti e produceva circa 60 mila paia di scarpe al dei clienti. Inoltre, diversamente da quella che era la giorno, oggi ha 600 dipendenti. Questo processo è avprassi nel centro-sud d’Italia, avevo grande rispetto e venuto gradatamente, in collaborazione con i sindacati, considerazione per la figura del rappresentante. In soincentivando chi doveva andare in pensione. Per farlo ho stanza, il nome Filanto è stato costruito attraverso la Notiziario Industriale 73 CASE HISTORY Filograna: Il Presidente della Repubblica mi ha nominato Cavaliere del Lavoro proprio per l’impostazione e l’impegno che hanno ispirato la mia professione sacrificato alcune proprietà private. Negli ultimi dieci anni, Filanto ha chiuso in passivo per la concorrenza cinese. Oggi, grazie anche all’intraprendenza di mio figlio, ci stiamo rimettendo in carreggiata, ma sempre con la serietà che ci ha contraddistinti e che non abbiamo tralasciato nel periodo più buio. Oggi produciamo 20 mila paia di scarpe al giorno”. Credeva tanto nell’azienda che ha investito anche beni propri. Come si sposa tutto questo con il sistema economico del terzo millennio? “Ieri, come oggi, sono le persone a fare la differenza. Mio figlio, sono convinto, sta creando intorno a sé una buona squadra, che consentirà a quest’impresa di continuare a stare sul mercato. Un team che si ispira alla Le linee di produzione Il Gruppo Filanto, attualmente ha una capacità produttiva di circa 20mila paia al giorno che vengono prodotte e commercializzate ogni giorno in tutti i continenti. Attualmente dà lavoro ad oltre 600 persone, impiegate nelle fasi di taglio, giunterai della tomaia, montaggio e produzione. Ha un team specializzato nello studio, creazione e progettazione della calzatura ed alla realizzazione dei relativi prototipi. Oggi in Italia e precisamente a Casarano, si produce il full “Made in Italy” relativo a prestigiosi marchi, quali Ferragamo, Filograna e Phil- 74 Notiziario Industriale Hunt. Il resto è stato delocalizzato in Albania, Bosnia, Croazia, e con partneship produttive in Egitto e India. Un importante progetto è stato avviato e concretizzato in Bangladesh, dove è stata creata una struttura produttiva che si propone di aumentare considerevolmente la capacità in Asia. Per garantire qualità del prodotto in tutti questi Paesi, la produzione è guidata e controllata da tecnici italiani, altamente specializzati e con notevole esperienza negli stabilimenti Filanto. ANTONIO FILOGRANA correttezza ed alla serietà di cui parlavo prima. Gli uomini, gli operai sono coloro che fanno un’impresa. E la Filanto è il frutto del lavoro di tanti uomini che, negli anni, ho anche aiutato e gratificato oltre quanto prevedevano i contratti. Ai migliori ho regalato automobili, cercavo di aiutarli quando erano in difficoltà, avevo istituito la festa della Befana per donare ai figli dei dipendenti un momento di gioia. La crisi mi ha impedito di continuare a stare così vicino ai miei dipendenti. Anche se, qualcuno, dopo aver ricevuto qualche regalo, mi ha deluso. Vede, siamo immaturi”. Lo rifarebbe? “Tutto, ma forse in maniera diversa! Pensi che 30 anni fa sono stato sequestrato: per sette mesi, sono stato chiuso in una tenda. Ho scoperto che i basisti erano dei miei cari amici. Mi costò dieci miliardi (di cui 1 miliardo e 700mila allo Stato)”. Cosa ricorda di quel periodo? “Quel periodo mi fece riflettere ancora di più su cosa è importante nella vita. Sul rispetto e sulla fede. Bisogna avere fiducia e rispetto per Colui che ci ha messo al mondo. Invece oggi, leggendo i giornali, mi sembra che stia andando tutto in malora, c’è troppo vizio, si vuole guadagnare senza lavorare, usando qualunque espediente. Bisogna stare attenti alla grande volgarità di questo modo di vivere”. La politica ha avuto un ruolo nello sviluppo economico di ieri e di oggi? E domani? “La politica deve stare lontana dall’impresa. Anche se io stesso ho dato un contributo alla politica, credo importante. Molti mi hanno chiesto di fare politica ma io dicevo di lasciarmi fare scarpe… (Dal 1962 al 1968 il Cavaliere Filograna è stato assessore all’Annona ed al Commercio a Casarano per la Dc, ndr). D’Alema non mi lasciava stare; le destre altrettanto. Giorgio Almirante mi chiese di mettermi in lista nel suo partito. Ciò che vedo nella politica di ieri, oggi e domani è che una persona seria non può fare politica. Io mi dimisi da assessore perché avevo compreso come andavano le cose e non mi piaceva. Sono un uomo pratico che cerca soluzioni ai problemi. Non avevo e non ho tempo per il resto. Chi vuole fare l’imprenditore non deve essere politico. Né fidarsi di qualche santo in paradiso che, per qualche anno, ti può dare una mano, ma poi è lui stesso a rovinarti. In 70 anni di storia democratica noi non abbiamo rispettato la democrazia e ne paghiamo le conseguenze oggi. Quando cadde il muro di Berlino, ricordo, che ad una cena dei Lions, tutti gioivano, mentre io affermai che presto ne avremmo pagato le conseguenze”. Si spieghi meglio. “A distanza di anni mi hanno dato ragione perché sarebbe stato meglio lasciare quel muro. La miseria del mondo di oggi dipende anche da quello. Nessuna industria da allora riesce a chiudere in pareggio o con poco utile”. DI PADRE IN FIGLIO Come è stato il passaggio generazionale? Cavaliere Filograna: “In realtà è già avvenuto. Antonio Sergio è il presidente di Filanto. Ma io cerco sempre di ricordargli che il lavoro è fatica e che per raggiungere i risultati, gli obiettivi, occorre spirito di sacrificio ed impegno. Chi vuol essere imprenditore deve prima di tutto avere forza, coraggio, deve essere corretto e rispettare quello Il Cavaliere Filograna che dice, la stretta di mano di un imprenditore deve valere come una firma dal notaio”. Presidente Filograna: “Per me è stato ed è un maestro di vita, innanzi tutto. Una persona da cui prendere esempio, nel lavoro, come nella vita. Naturalmente, i contesti sono diversi, 50 anni fa era difficile per certi versi e facile per altri. Ora il mondo è diverso e in futuro sarà ancora più competitivo. Le basi però e i sistemi ideali sono sempre gli stessi: credere in quello che si fa, lottare per quello che si fa, anche con la gente, perché noi siamo legati al nostro territorio e lo saremo sempre. Il Presidente Filograna Le cattedrali nel deserto non possono esistere ma la nostra ramificazione sul territorio rimane… e rimane come essenza vitale del nostro lavoro. Lo zio, anche se non è costantemente presente, continua a lavorare ed a controllare dall’alto della sua esperienza, perché anche se c’è qualche problema di salute al fisico, la mente funziona ed è al passo con i tempi. Solo la sua presenza in azienda trasmette una carica e uno stimolo che serve al nostro lavoro”. Notiziario Industriale 75 CASE HISTORY Il rapporto con il mondo del credito è cambiato moltissimo. Non c’è più quell’umanità, quel valore dato alle persone. La stretta di mano prima valeva più di ogni garanzia Come imprenditore, oltre ad aver avuto successo, è attento al sociale. Ha una Fondazione, una squadra di calcio… “…sto per inaugurare un monumento in onore dei morti sul lavoro. Nel 2007, alla Filanto, abbiamo avuto una tragica morte bianca, un operaio cadde dal tetto. Ci ha colpito molto, anche se non ho voluto questo monumento per quello. Lo avevo già in mente da parecchio, per il rispetto che nutro per chi lavora. Poi, ho aperto l’istituto degli anziani, intitolato a mio padre. Ho fatto scrivere due libri su quello che ho fatto, sulla storia della mia famiglia, perché sia chiaro che cosa è importante nella vita. La stima ed il rispetto prima di ogni cosa”. Parliamo del rapporto con le banche. “E’ cambiato moltissimo. Non c’è più quel rapporto umano, diretto, quella stretta di mano che valeva più di ogni garanzia. Come alle altre imprese anche a noi hanno chiuso le linee di credito. Oggi lavoriamo con solo quattro istituti perché il fatturato si è ridotto. Il caso Parmalat e la crisi che ci ha coinvolti hanno peggiorato l’approccio con il sistema bancario”. Maria Rosaria Polo L’esperienza di quasi trent’anni nel Gruppo Filanto, azienda industriale leader nella produzione delle calzature, tra le più grandi d’Europa Il ruolo strategico del direttore delle risorse umane a figura del Direttore delle Risorse Umane (HRD Human Resorces Director) ha assunto negli ultimi anni all’interno della organizzazione aziendale, un ruolo di fondamentale importanza strategica. Il motivo è da ricercare nel cambiamento economico ed industriale degli ultimi anni. Si è verificata una radicale evoluzione strutturale nelle funzioni produttive aziendali, con riferimento agli asset principali che creano valore e crescita dell’impresa. Da un sistema di capitalismo industriale dove il business dipendeva prevalentemente dagli asset tangibili (opifici, impianti, macchinari, materie prime, ecc.) si sta assistendo ad una transazione verso un nuovo sistema, la cosiddetta economia della conoscenza (knowledge economy), dove la produzione dei beni e servizi, molti dei quali intangibili, è caratterizzata sempre più dalle risorse invisibili, quali la capacità e l’abilità delle persone che compongono una impresa (capitale L 76 Notiziario Industriale umano), dal brand e dai marchi aziendali (capitale relazionale), dai know-how organizzativi (capitale strutturale). In questo contesto, il direttore delle risorse Gigi Preite ANTONIO FILOGRANA Un po’ di storia In qualità di direttore delle risorse umane del Gruppo Filanto, Gigi Preite ha guidato l’azienda nella costruzione delle relazioni con le organizzazioni sindacali, favorendone l’ingresso e riconoscendo l’importante ruolo all’interno della struttura aziendale delle rappresentanze sindacali (evento storico, che ha segnato una importante svolta nella gestione dell’azienda). È stato promotore della costruzione di una nuova forma di management aziendale moderno e innovativo, insieme al quale ha iniziato la fase di ristrutturazione e riorganizzazione, iniziata nel luglio del 1999, a seguito della crisi generalizzata che ha colpito il calzaturiero ed il “Made in Italy”. A causa della competitività sempre maggiore da parte dei Paesi Asiatici e del continuo mutamento del costo del lavoro, con il venir meno dei benefici contributivi e fiscali, si è cominciato un difficile percorso che è progredito fino agli anni 2000/2002, con un la sigla di un accordo di ristrutturazione aziendale, presso il Ministero del Lavoro a Roma, con la preziosa collaborazione di Confindustria Lecce. Il piano prevedeva: • l’utilizzo della cassa integrazione guadagni straordinaria, (mai accaduto prima, nella storia dell’azienda Filanto); • l’impegno a favorire il processo di Outsourcing, attraverso procedure mirate all’autoimprenditorialità e iniziative di lavoro autonomo; • la ricollocazione degli esuberi in attuazione al Tavolo di Concertazione presso il Comune di Casarano che prevedeva l’allocazione nell’area di Casarano e Patù di nuove iniziative imprenditoriali per poter ricollocare gli esuberi dell’azienda Filanto; • l’accompagnamento alla pensione attraverso l’utilizzo dell’istituto della mobilità. Da qui l’impegno ad implementare l’indotto calzaturiero del territorio salentino, attraverso la realizzazione e la nascita di un Consorzio di Imprese per la produzione salentina delle calzature. umane deve avere la capacità di sviluppare quelle competenze necessarie a valorizzare il capitale umano e trarre da esso la migliore potenzialità ed il migliore valore individuale e collettivo, deve essere una figura multi-tasking, capace, cioè di possedere diverse competenze complementari e trasversali in tutti gli ambiti di carattere amministrativo, fiscale, legale, psicologico, culturale e comunicativo. Il coinvolgimento del direttore delle risorse umane è sempre più frequente nelle decisioni strategiche aziendali, sviluppa un valore aggiunto in tutte le dinamiche future dell’azienda, rispettando le altre aree amministrative come quella commerciale, logistica, ac- Nella propria attività Gigi Preite ha contribuito a raggiungere un risultato straordinario ed eccezionale per il Gruppo Filanto, quello di rendere una struttura enorme ed obsoleta, ormai fuori dal tempo, snella, veloce e molto competitiva. Oggi, gli stessi operai espulsi dal ciclo produttivo, lo definiscono il “dietologo della Filanto”. All’inizio del programma di ristrutturazione, infatti, il Gruppo Filanto aveva una forza lavorativa pari a 2.850 unità, delle quali circa 600, hanno dato vita all’indotto con la nascita di cinque aziende. La Filanto ha ora al suo interno 135 unità, che caratterizzano il “Core Business” dell’azienda: il team dell’ufficio ricerca e stile, gli uffici della logistica, la struttura per la realizzazione di prototipi e campioni, l’area amministrativa e, ovviamente, la direzione delle risorse umane. Il Gruppo Filanto produce in Albania, Egitto, India e Bangladesh, mantenendo in Italia la realizzazione delle linee Filograna, Phil-Hunt e brand medio-alti tutti a marchio “Made in Italy”. quisti ecc..Tutto questo mi porta ad esprimere il concetto che non può esistere sviluppo e crescita imprenditoriale, senza crescita e sviluppo umano, quindi non può esistere una buona performance dell’impresa, senza una buona soddisfazione del personale. Alla luce di quanto sopra appare evidente come le “vecchie” competenze attribuite al responsabile del personale, inteso come figura del “vecchio” capo del personale, siano nel tempo modificate, tanto da apparire oggi inadeguate e fuori dal tempo di fronte alla complessità delle “nuove” problematiche aziendali alle quali fa riferimento il “nuovo” ruolo. Notiziario Industriale 77 CASE HISTORY Possiamo dire che nelle grandi aziende è ormai definitivamente scomparsa la figura del capo del personale, utilissima fino alla fine degli anni ottanta, quando le aziende crescevano, incrementavano il fatturato e assumevano quasi quotidianamente. Tale figura rappresentava potere, produzione di massa, grandi numeri, ordine, disciplina, e, soprattutto, assenza di relazioni con le organizzazioni sindacali, viste allora come il nemico dello sviluppo industriale e della quiete aziendale. Per questo, la figura del capo del personale raramente rientrava a far parte della fase decisionale e strategica dello sviluppo aziendale. Oggi, invece, è proprio il dialogo, il confronto con le organizzazioni sindacali, lo strumento essenziale per il cammino nel futuro dell’impresa. A volte le relazioni possono essere dure e quasi cruente, ma mirano sempre ad essere costruttive per la crescita e lo sviluppo aziendale. Quindi, il direttore delle risorse umane è molto più di un tecnico delle relazioni industriali e della osservanza contrattuale, oggi partecipa strategicamente nel determinare il successo aziendale, il progetto aziendale e sviluppa attivamente tutta la fase di management aziendale ed industriale, partecipando con notevole apporto alla fase decisionale dei processi di ristrutturazione industriale, e riorganizzazione del modello gestionale e organizzativo. Pianifica la internazionalizzazione e la delocalizza- zione di fasi produttive aziendali, questo per salvaguardare la competitività della azienda, intervenendo sui costi e sulle strutture produttive a livello di capitale umano gestendo in prima persona gli esuberi di risorse umane, problema quasi inesistente fino alla fine degli anni novanta per le aziende del territorio salentino. Oggi invece bisogna avere la capacità di gestire periodi di notevole incertezza produttiva, di essere accanto alla proprietà dell’azienda in questa delicata fase di crisi mondiale, di essere capace di studiare soluzioni per poter affrontare la turbolenza organizzativa conseguente al processo di riposizionamento strategico del prodotto. Il direttore delle risorse umane è un manager (nuovo, moderno) la cui figura è indispensabile nelle grandi imprese ed in ogni organizzazione aziendale caratterizzata dalla esigenza di crescita e competitività. L’azienda deve essere un insieme di risorse tecniche, economiche e umane, tutte essenziali per la corretta costruzione della struttura aziendale, il direttore delle risorse umane deve contribuire a conseguire i risultati attesi ed a svolgere positivamente il suo ruolo mantenendo l’equilibrio gestionale, coniugando i valori etici personali, la cultura dell’impresa nella quale opera e le aspettative dei lavoratori dell’azienda. Per finire, aggiungo, che il direttore delle risorse umane, oggi, deve essere il valore aggiunto e deve necessariamente essere anche parte (integrante) della proprietà aziendale. Gigi Preite Direttore risorse umane Gruppo Filanto 78 Notiziario Industriale ALESSANDRA BRAY Mediamorfosi di Alessandra Bray è l’impresa che, in ordine di tempo, nel 2010 si è associata per ultima a Confindustria Lecce Un camaleonte per la promozione ssere parte di Confindustria, per Mediamorfosi – Strategie di comunicazione, significa credere in un’importante occasione di crescita e di confronto, significa partecipare ad un’organizzazione in continuo fermento, per vivere da protagonista, con gli altri associati, l’evoluzione della realtà produttiva salentina. Quando Alessandra Bray, titolare di Mediamorfosi, ha creato la sua azienda a Gallipoli, ha scelto, con fermezza e passione, il territorio in cui è nata, met- E Al centro della strategia c’è il cliente, con il suo bisogno di conoscere, raccontare, interagire e distinguersi tendo a frutto la sua ultradecennale esperienza nel campo della comunicazione grafica, editoriale e pubblicitaria, nella docenza e nel project management, dando vita ad un’agenzia di comunicazione e marketing per lavorare al fianco di aziende, enti pubblici e privati, centri commerciali e professionisti, con l’obiettivo di esprimerne al meglio le potenzialità e farne conoscere le qualità, mediante azioni di marketing e comunicazione integrata. Un piccolo camaleonte con le sue capacità di adattarsi all’ambiente circostante è il marchio Alessandra Bray Notiziario Industriale 79 CASE HISTORY Dal 2003 Mediamorfosi crea, sviluppa, progetta piani di comunicazione e marketing, realizza grandi campagne di comunicazione, sviluppa attività di formazione dell’azienda che si contraddistingue, a partire dal nome, per la sua dote di adattarsi alle esigenze comunicative di quelli che non sono solo suoi semplici clienti, ma veri e propri partner. Perché al centro della strategia di Mediamorfosi c’è il cliente, con il suo bisogno di conoscere, raccontare, interagire e distinguersi. È con lui che Mediamorfosi stringe una completa sintonia “vestendone” le esigenze, prendendone le sembianze, in esso s’immedesima, per comprenderne fino in fondo le necessità, per capire le potenzialità del messaggio da comunicare. Quella di Mediamorfosi è una costante evoluzione: una continua trasformazione che si attua cercando combinazioni eccellenti e audaci di parole, immagini, suoni e movimenti, sviluppando una creatività, che segue quelle che sono le più attuali tendenze di comunicazione, trovando nuovi approcci che rendono un’azienda competitiva e la collocano con successo sul mercato. Proprio la volontà di sentirsi più vicina alle aziende, immedesimarsi nelle nuove esigenze comunicative, capire meglio le potenzialità del settore, ha spinto Mediamorfosi ad aderire a Confindustria Lecce, ritenendo fondamentale lo spirito associativo, il confronto costante, la possibilità di attivare percorsi di crescita e di formazione comuni. Dal 2003 Mediamorfosi crea, sviluppa, progetta piani di comunicazione e marketing, realizza grandi campagne di comunicazione, sviluppa attività di formazione che non si limitano alla semplice nozionistica ma che si concretizzano in stage e tirocini, con vere e proprie azioni sul campo. La passione per il territorio salentino, che ha caratterizzato nel tempo Mediamorfosi, l’ha accompagnata nella realizzazione di eventi di promozione dei luoghi e delle culture locali, con la volontà di valorizzare risorse 80 Notiziario Industriale ed economie in maniera brillante e originale. Due i grandi eventi a cadenza annuale: Strade Golose, www.stradegolose.it, (iniziativa promossa dal Comune di Gallipoli e da CibuSalento, patrocinata e sostenuta, tra gli altri, dalla Regione Puglia, dalla Camera di Commercio di Lecce e dalla CIA) che propone una nuova espressione delle locali realtà agroalimentari unita alla dimostrata attuabilità di un turismo di eccellenza a Gallipoli e nei territori limitrofi, e Chloris Arte in Fiore, www.chloris.it (patrocinato e promosso dal Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Lecce, dalla CCIAA di Lecce e dal Comune di Taviano), evento di arte e cultura che deve il suo nome al fiore, ancora una volta mezzo per la promozione del territorio e simbolo di una forma d’arte del tutto particolare. Molteplici e diversificate sono le campagne curate fi- ALESSANDRA BRAY nora dall’agenzia di Alessandra Bray, tra cui: “Palati raffinati - Gustosa rassegna cinematografica”, appuntamenti con il Cinema d’Autore e degustazioni di classe, e “Il Centro delle Murge”, evento culturale patrocinato dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Puglia, che ha visto la realizzazione di una mostra multimediale sull’Uomo di Altamura e la Valle dei Dinosauri. Si possono, poi, ancora citare la Visita Pastorale di Papa Benedetto XVI a Santa Maria di Leuca e la campagna per l’informazione e la sensibilizzazione sulla raccolta differenziata nel Comune di Taviano. Mediamorfosi ha ideato e sviluppato il marchio, l’immagine coordinata e la comunicazione del progetto “EM.IN.ART. – Emersione, Innovazione, Artigianato”, nell’ambito del P.I.C. Equal II Fase, ha creato il coordinato promozionale dell’Assessorato al Turismo della città di Gallipoli e la monografia “I Riti della Settimana Santa a Gallipoli”, ha progettato il marchio del Carnevale Storico di Gallipoli. Affrontando con fiducia il periodo di crisi, che ha investito le attività produttive con ovvie e pesanti ricadute per il settore della comunicazione, Mediamorfosi persegue con tenacia e consapevolezza i suoi obiettivi, nella convinzione che la volontà di esprimere ed esprimersi non si esaurisca, ma che diventi, piuttosto, necessità ancora più forte e vitale per ogni azienda che vanti un management intelligente. L’intento dell’agenzia è, dunque, quello di offrire alle aziende un valido ausilio di professionalità e competenza per consentire alle realtà economiche di esaltare e comunicare le proprie identità e qualità vincenti. IL SALENTO CHE CRESCE Inaugurato, in aprile, il Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce, secondo in Italia della catena Il paradiso terrestre? Ad mmerso nella natura paradisiaca dell’Oasi naturale delle Cesine, tra ulivi secolari e macchia mediterranea, a due passi dalla costa adriatica salentina, a pochi minuti dalla Città fortificata di Acaya, sorge il Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce, un seducente hotel a 4 stelle, che, certamente, diventerà meta obbligata del turismo italiano ed internazionale. Gli hotel e i resort Doubletree by Hilton fanno parte di una collezione in espansione, già presente in circa 220 città, aree metropolitane e destinazioni leisure in tutto il mondo. Le strutture esclusive, dallo stile contemporaneo, sono caratterizzate da un design distintivo e dotate di ogni comodità per viaggiatori business e leisure. Un connubio di tradizione e novità, nell’assoluto rispetto dei luoghi, per “coccolare” il cliente con un’atmosfera accogliente e rilassante ed ogni comfort di lusso. La prestigiosa struttura, infatti, interpreta in chiave moderna la tradizione architettonica del territorio, una fisionomia che ricorda gli antichi monasteri, con suggestive ambientazioni tipicamente mediterranee. La valorizzazione dei materiali – su tutti la pietra leccese - e delle varietà vivaistiche Acaya I 82 Notiziario Industriale autoctone danno al complesso turistico un aspetto veramente incantevole. La visita della struttura, nel giorno della sua inaugurazione, in aprile, è stato un viaggio paradisiaco. Un dolce senso di rilassamento, accompagnato da effluvi inebrianti e salvifichi, allontanavano dal tran tran quotidiano, per aprire un mondo di colori riposanti, fascino, tenue calore, che prendono il corpo, prima, la mente poi. Il gusto e l’eleganza, l’attenzione ai dettagli, i servizi di altissima qualità, le numerose attività ricreative (due piscine esterne e una interna, la Spa, il campo da golf da 18 buche con campo pratica, i campi da calcio e da tennis, il centro fitness, l’ampio kids space) soddisfano e sorprendono anche gli ospiti più esigenti. DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE Golf, benessere, attenzione al dettaglio, qualità, rispetto dell’ambiente, i segreti di una struttura che conquista anche i più esigenti Per gli appassionati dello “swing” Il Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce offre un magnifico centro di golf, racchiuso nella campagna, dai colori tipici della macchia mediterranea. Il campo, da 18 buche, par 71, si sviluppa su una superficie di 90 ettari, circondato da ulivi secolari, specchi d’acqua, laghi, cascate, ruscelli, ponti e cielo azzurro. È stato progettato dal noto studio di architettura del golf HurdzanFry. Il campo ospita la prima sede italiana della Costantino Rocca Golf Academy, una delle scuole di golf più prestigiose in Europa. Presso la scuola, per avvicinare anche i più giovani alla pratica del golf, si organizzano corsi riservati ai ragazzi di età compresa tra 6 e 17 anni. Per gli iscritti al programma Junior Golf School sono previste diverse agevolazioni: quota associativa gratuita al Circolo Acaya Golf & Country sino al compimento del diciottesimo anno di età; gettoni campo pratica gratuiti; utilizzo gratuito dell’attrezzatura sportiva; lezioni individuali e partecipazione alle gare di Circolo a tariffe agevolate. Il programma viene suddiviso in diversi livelli d’intervento, anche per meglio soddisfare il crescente numero di adesioni dei partecipanti. Sulla base dell’esperienza maturata in anni di insegnamento, sono stati così ideati tre profili, corrispondenti ad altrettanti corsi, ai quali le famiglie potranno fare riferimento nella scelta dell’avviamento dei propri ragazzi alla disciplina sportiva. CORSO BIANCO: È il livello di ingresso dedicato ai principianti (di età indicativamente compresa tra 6 e 10 anni) che non hanno mai giocato a golf. CORSO VERDE: È il corso dedicato ai ragazzi tra 10 e 16 anni, o che hanno già raggiunto un adeguato livello di gioco. CORSO ROSSO: È il livello di corso agonistico dedicato ai ragazzi che hanno conseguito l’Hcp o che hanno già conquistato il Brevetto o il Brevetto Giovanile riconosciuto dalla Federazione. Notiziario Industriale 83 IL SALENTO CHE CRESCE Hanno detto... Per Rudi Jagersbacher, vice president Benelux, Nordic & Israel, Hilton Worldwide: “Il Doubletree ad Acaya è uno straordinario esempio della capacità di conversione del brand di fascia alta e fullservice Doubletree by Hilton, che sta suscitando molto interesse dopo il lancio europeo del marchio a Milano. Il Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort rappresenta un importante arricchimento del portfolio italiano del Gruppo e riconferma la dinamicità del brand in questo Paese” . Rob Palleschi, senior vice president del brand Doubletree by Hilton, ha dichiarato: “L’inaugurazione di questo hotel amplia ulteriormente la famiglia Doubletree. Dopo il primo Doubletree a Milano e a distanza di soli due anni stiamo aprendo la nostra decima struttura in Europa. La sinergia con l’Italia è forte e intendiamo aprire in questo Paese altri hotel del nostro marchio”. 84 Notiziario Industriale Otium et negotium L’hotel dispone di 88 camere e 9 suite spaziose con ogni comfort. Gli ospiti che desiderano rilassarsi troveranno l’ambiente perfetto nella Spa (Salus Per Aquam) con sauna, piscina riscaldata, calidarium, frigidarium, tiepidarium, doccia emozionale. 1200 metri quadrati di puro benessere, con sette cabine per i trattamenti estetici, piscine coperte, e centro fitness. Un viaggio attraverso se stessi, per una “remise en forme” affidata alle sapienti mani del personale altamente specializzato ed agli straordinari benefici dei bagni di vapore. Il resort offre, inoltre, due piscine all’aperto e un campo da calcio regolamentare in erba naturale. Per il pranzo o la cena si può scegliere tra due ristoranti: - Gian Giacomo dell’Acaya, in onore dell’architetto che ha reso immortale la cittadella fortificata, è situato all’interno della Club House, inconfondibile nel suo stile moderno, accogliente e raffinato; la sua pianta semi-ottagonale offre la massima visibilità sullo spazio esterno amplificando la sensazione di essere immersi nella natura. Dalle sue ampie vetrate si può ammirare il campo da golf e una della piscine esterne. - Meeting Terrace Restaurant è la terrazza adiacente al Ristorante Gian Giacomo dell’Acaya, è ideale, l’estate, per ricevimenti e cene a lume di candela. In entrambi è possibile gustare le pietanze tipiche della cucina salentina e nazionale oltre che una selezione rivisitata di piatti internazionali, merito dello chef salentino, Andrea Martina. Molto ricercata e ampia la scelta dei vini locali e nazionali. Il salone per la colazione, al primo piano, dedicato a Carlo V, si apre su una suggestiva panoramica del campo da golf. Disponibili, tutto il giorno, snack e bevande nei due bar all’aperto: il Sunrise Pool Bar e il Cloister Pool Bar. Il centro congressi, di circa 2000 metri quadrati, comprende nove sale meeting con illuminazione naturale, dotate delle strutture e apparecchiature audiovisive più all’avanguardia. 0 1 0 2 t r a t S e e Fr DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE Campagna associativa La quota associativa è gratis per i primi 4 mesi a partire dall’adesione; per i 12 mesi successivi è prevista una riduzione del 50%. Si può usufruire di due lezioni di golf da un’ora, in gruppi da 4 a 6 persone. L’offerta comprende altresì un pacchetto di cinque lezioni al costo di 100, 00 euro, da consumarsi entro 8 settimane dalla sottoscrizione. Le palline per allenamento sono gratuite ed illimitate per quattro mesi. Gratuita anche l’attrezzatura di cortesia. Obbligatorio il tesseramento alla Federazione Italiana Golf € 75, 00 I numeri del golf Numero Soci = 200 circa Frequenza media = 2/3 volte alla settimana Adesioni Programma Junior : 52 bambini Adesioni Free start : 48 Tasso di conversione free start in socio = 60% Il fascino della storia A 500 anni di distanza, l’avventurosa vita del barone Gian Giacomo dell’Acaya suscita ancora grande interesse e curiosità. Illustre gentiluomo, architetto, uomo colto e nobile, padre, marito, amante, ingiustamente condannato, chiuse la propria esistenza nelle segrete del castello di Carlo V, che lui stesso aveva fatto costruire. E il Doubletree by Hilton, nella ricercatezza dei materiali e della fusione con il mondo e la cultura circostanti, non poteva non omaggiare l’uomo, che tanto contribuì all’apertura rinascimentale della cultura salentina. E lo fa, anche attraverso le opere dell’artista Piero Paladini il quale, in 17 tele, rivisita i momenti più importanti della vita, delle opere e delle gesta di Gian Giacomo dell’Acaya, restituendogli, in questo modo, il posto che gli era stato, ingiustamente, tolto. Dall’alto in senso orario, alcune delle opere esposte, che raccontano la vita di Gian Giacomo dell’Acaya: L’età dei sogni, Caccia alla volpe, Battaglia dei francesi, Don Pedro de Toledo. Notiziario Industriale 85 IL SALENTO CHE CRESCE I dipinti esposti all’interno del Doubletree by Hilton, nel segno della massima collaborazione con l’amministrazione comunale di Vernole e con il sindaco Mangione, sono oggetto, presso il Castello di Acaya, dal 12 giugno, di una mostra dedicata al geniale barone. L’inaugurazione dell’evento ha visto protagonisti numerosi docenti universitari ed il critico e storico d’arte, nonché ordinario di Storia dell’arte contemporanea e direttore dell’Istituto di Storia dell’arte dell’Università Cattolica di Milano, Luciano Caramel. In questa pagina altre opere del maestro Paladini oggetto della mostra presso il Castello di Acaya. Dall’alto in senso orario: La bombarda, Carlo V, Le grave, Casa Colonna-d’Avalos, Il matematico Niccolò Tartaglia, La costruzione di un’opera, Ospite nelle mie stesse camere, L’infinito. 86 Notiziario Industriale DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE A colloquio con Francesco Montinari, amministratore di Acaya Spa, la società partner di Hilton Turismo. Questione... di stile er cominciare la giornata, una bella passeggiata presso il Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce. Gli effetti sarebbero sorprendenti, non solo per l’aria pura che respirerebbero i polmoni: saremmo più rilassati ed in sintonia con la natura ed il prossimo, più disponibili all’ascolto di colleghi, consorti e figli e consapevoli che, a non più di dieci minuti d’auto dalla città di Lecce, esiste una meravigliosa struttura ricettiva, ricreativa, di svago e relax, nella quale ritrovare quell’equilibrio interiore che lo smog e lo stress della città minano quotidianamente. Il cinguettio degli uccelli – anche rari, considerata la prossimità dell’Oasi WWF delle Cesine -, il flebile fruscio del vento mediterraneo sull’acqua, la pregiata vegetazione spontanea di rara bellezza, formano la cornice ideale per un albergo in perfetta sintonia con l’ambiente circostante. E proprio questo contesto, unito ad una tazza di squisito caffè, ha fatto da sfondo all’intervista realizzata con l’amministratore di Acaya Spa – partner di Hilton in questa straordinaria avventura - Francesco Montinari. 40 anni, imprenditore di seconda generazione, appassionato di arte e di storia, è impegnato nel Gruppo di famiglia, che ha interessi nella grande distribuzione organizzata, nell’edilizia e nel turismo. P Notiziario Industriale 87 IL SALENTO CHE CRESCE Turismo, cultura, benessere, novità, attenzione e rispetto dei luoghi, sono le parole chiave del Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce. A chi si rivolge la struttura? “La nostra offerta è ampia, spaziando dalla ricettività ai meeting, dal turismo balneare e culturale alla vacanza cità. Lei prima accennava all’attenzione che abbiamo avuto per i materiali ed al rispetto per i luoghi, nel nostro progetto, abbiamo cercato In alto: Francesco Montinari. A lato un momento dell’inaugurazione del Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort Lecce – benessere, dal turismo congressuale a quello sportivo. L’obiettivo è cercare di lavorare non solo nei classici mesi caldi, ma di realizzare quella destagionalizzazione turistica di cui tanto si parla. Destagionalizzare non significa stare aperti tutto l’anno, ma creare un’offerta accattivante, ricca, diversificata, adatta ad ogni tipo di esigenza. La nostra è la prima struttura sul territorio con una offerta così variegata. L’auspicio è che, con la crescita del settore, ne nascano di nuove e competitive”. Parliamo nei dettagli dell’offerta, allora. “Innanzitutto puntiamo sul turismo legato al golf, sport che consente di lavorare al meglio in primavera e in autunno, se non addirittura in inverno, visto il nostro clima piuttosto mite. Mentre, infatti, le regioni del Nord vedono i campi ghiacciarsi, qui in Salento è possibile giocare a golf tutto l’anno. Poi c’è il mare che, ad oggi, è l’unico plusvalore dell’offerta turistica salentina. Per noi è uno degli elementi ma non il solo. Per anni il nostro territorio ha seguito il modello turistico della Grecia e della Sardegna, nelle quali si lavora moltissimo in un periodo estremamente concentrato. Nessun investimento, nessuna operazione imprenditoriale può essere adeguatamente remunerata in 45/50 giorni”. Soprattutto con gli standard di Hilton. “Con gli standard Hilton ma anche in generale. È un periodo troppo breve. Il modello ‘Salento balneare’ non può reggere nel lungo periodo. Occorre far nascere un circolo virtuoso – modello Toscana – che vada oltre il periodo luglio - agosto e consenta al nostro territorio di farsi conoscere in tutta la sua straordinaria moltepli88 Notiziario Industriale di valorizzare la nostra campagna, il paesaggio agricolo ed il rapporto con il mare, anche in quest’ottica. Durante gli scavi per la ristrutturazione del campo da golf, per esempio, abbiamo effettuato la scoperta di una grotta che fungeva da rifugio dei monaci eremiti basiliani nell’XI e X secolo, che ha richiesto l’intervento DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE della Soprintendenza per le operazioni di recupero e di messa in sicurezza. Un’emergenza archeologica suggestiva perché, come ci hanno spiegato, la zona costituiva un ricovero per quest’ordine religioso in fuga dall’Impero di Bisanzio: si nota ancora un’ampia zona cucina, quella per la notte, la cripta per le preghiere. L’ingresso è segnato da due croci. L’intenzione è quella di recuperare questo luogo, nel pieno rispetto dei vincoli storici, archeologici e paesaggistici. Poi c’è l’offerta convegnistica, per la quale abbiamo realizzato ed abbiamo in programma diversi appuntamenti di respiro nazionale ed internazionale. Il complesso offre ampie sale adatte ad ogni tipo di esigenza”. E per il turismo culturale? “La vicinanza con Lecce, città d’arte, ed Acaya, la cittadella fortificata, nella quale ha vissuto il nostro piccolo Leonardo da Vinci, Gian Giacomo dell’Acaya, consente, poi, di catalizzare anche i flussi di turismo culturale che oggi più che mai sono protagonisti del mercato. Certo, occorre riuscire a trovare un file rouge intorno al quale costruire l’offerta. Con l’amministrazione comunale di Vernole, che sempre ha dimostrato attenzione al progetto, nella consapevolezza degli sforzi che stavamo sopportando anche per la crescita del territorio, si è creata una sinergia tale che stiamo immaginando una serie di appuntamenti culturali da ambientare nel Castello. Dal 12 giugno, per esempio, la mostra pittorica permanente di stampo antologico, ad opera del giovane pittore salentino, Piero Paladini, esposta qui in albergo, sarà trasferita presso il Castello di Acaya. Tornando alla gamma dell’offerta, dulcis in fundo, ci sono la Spa ed il centro fitness, concepiti in modo molto moderno, per dare il massimo dei servizi e della qualità, in ambienti assolutamente confortevoli e non austeri, studiati per turisti in cerca di vero relax e benessere a 360 gradi”. Ho visto i quadri ma anche una splendida natività del maestro cartapestaio Malecore. Come mai tanta attenzione per l’arte e la cultura? “È una ‘questione di famiglia’. E, allo stesso tempo, è la fortuna delle seconde generazioni. Questa passione trae origine nella forza di un nucleo familiare che ha saputo insegnare valori sacri, l’amore per il lavoro e, soprattutto, il gusto per il bello, permettendo a noi figli di mettere a frutto le rispettive sensibilità”. Tornando al Doubletree by Hilton, ci sono dei Paesi – obiettivo come bacino turistico dal quale attingere? “Grazie a Hilton ci muoveremo molto verso i paesi anglosassoni, poiché esiste una fidelizzazione di catena molto alta, che in Italia non è parificabile ad altro. Il cliente Hilton - inglese e anche americano - cerca solo strutture Hilton ovunque voglia andare. Potremo lavorare molto anche con la Germania, grazie ai voli aerei da e per Brindisi e con la Svizzera. Per il golf vogliamo ospitare sportivi provenienti dai Paesi scandinavi che, per ovvi motivi climatici, non possono giocare in autunno ed inverno”. Acaya Resort, tra i primi, ha puntato sul golf, sport che, fino a poco tempo fa, appassionava poco, ma che oggi sembra coinvolgere sempre più neofiti. “Già la precedente gestione, dalla quale abbiamo rilevato la struttura originaria, aveva realizzato un campo da golf. Noi lo abbiamo totalmente ristrutturato, grazie alla collaborazione del progettista, il professor Hurdzan, dello studio Hurdzan-Fry, il primo cattedratico di architettura del golf in America, dove esistono circa 23mila strutture e circa 20milioni di giocatori. Nel 2009 è stato nominato il più bel nuovo campo d’Italia e fra i primi dieci campi del bacino mediterraneo”. Che appeal ha il golf nel Salento? “Nel Salento ed in Italia c’è ancora una visione elitaria, circolistica di questo sport, un po’ old British. Il nostro obiettivo è diffondere la disciplina del golf, creando un movimento giovanile sportivo con nuovi appassionati e, forse, magari, qualche campione. SapNotiziario Industriale 89 IL SALENTO CHE CRESCE piamo che in Italia è sufficiente un grande successo per creare un trend, una moda. Penso, per esempio, ai grandi risultati dei fratelli Francesco ed Edoardo Molinari (saliti sul podio più alto alla World Champion in Cina), a Matteo Manassero, che a meno di 17 anni, ad Augusta, è diventato il più giovane golfista a superare il “taglio”, ovvero il punteggio richiesto per proseguire nella gara, nella 74esima edizione del Masters Tournment. Neppure Tiger Woods ci era riuscito, ai suoi tempi”. Il Salento, per lo sport, il cinema, la cultura, la musica sta attraversando un momento d’oro per la promozione internazionale. Quali vantaggi ci saranno per il turismo? “È assolutamente vero, in questo momento il Salento è ovunque. Questo però non basta nel lungo periodo. Ora occorre che tutti remino nella stessa direzione, facendo ciascuno la propria parte, con lealtà, rigore morale, impegno: imprenditori, politici, istituzioni, abbandonando la logica del crogiolarsi in attesa che qualcun altro faccia per tutti qualcosa, devono agire tempestivamente. Questa congiunzione astrale favorevole non durerà a lungo. Presto cambierà la moda e, per non rischiare di rimanere a terra, dobbiamo approfittare per creare le basi per un turismo di qualità che duri nel tempo e che produca benessere per il territorio. Di fatto, oggi, il turismo, alla luce della crisi del metalmeccanico e del manifatturiero, e considerando che l’edilizia, con la contrazione demografica, non può crescere all’infinito, rappresenta l’unico investimento per un imprenditore che voglia contribuire alla crescita sociale, economica e culturale della propria terra”. 90 Notiziario Industriale DOUBLETREE BY HILTON ACAYA GOLF RESORT LECCE Che cosa rappresenta il fatto che Acaya sia sede del Forum per la Pace nel Mediterraneo? “È un momento di grande dialogo culturale che vede il Salento ancora una volta al centro dell’attenzione internazionale. Il Tacco d’Italia è oggi la sintesi di tutte le culture di quei popoli che l’hanno dominata: bizantini, turchi, spagnoli, normanni. Il Forum della pace, che nella sua seconda edizione si terrà nel marzo del 2011, rappresenta una vetrina importante, all’insegna della collaborazione e della tolleranza. Lo ha affermato, nel corso dell’inaugurazione, anche l’ambasciatore del Forum, Omar Massalha, il quale ha parlato di un modello di sviluppo vincente, foriero di pace tra i popoli. Un attestato di stima non da poco, soprattutto, per le amministrazioni locali che sostengono l’evento”. Una richiesta per il territorio. Quale condizione di contesto appare prioritaria per un decisivo sviluppo del turismo salentino? “Certamente, il Grande Salento ha bisogno di incrementare i trasporti locali, perché non è possibile arrivare a Brindisi, con voli low cost, e non riuscire a raggiungere le principali località costiere o le città d’arte per mancanza di collegamenti, o, ancora, perché un taxi per Gallipoli costa 200 euro! Come Doubletree by Hilton effettuiamo il servizio navetta privato, anche più volte al giorno. Ma, nella logica di un sistema territoriale che funziona ed è attento alle esigenze del turista, occorre potenziare tutti i collegamenti ed i trasporti locali. Anche perché, oggi, Aeroporti di Puglia registra un incremento notevole in termini di traffico nazionale ed internazionale, oltre che per numero di passeggeri. Ovviamente, speriamo che crescano ancora i volumi e che le compagnie mantengano i voli”. Per concludere, quale domanda non le hanno ancora rivolto? “Mi sarei aspettato che qualcuno mi chiedesse del porto turistico di San Cataldo, un progetto della famiglia Montinari che risale al 2004/2005. Prima parlavamo dell’importanza di lavorare tutti insieme per il territorio. Credo che in questo caso sia mancata la logica di scenario. La rivalutazione del porto di San Cataldo, non come soli posti barca, ma come ampia struttura turistica con Yacht Club, foresteria, corsi di vela per i giovani, cantiere nautico, bar, ecc., contribuirebbe non poco a rendere più appetibile e, al contempo, fruibile il nostro territorio. Questi sono i presupposti che attirano i turisti”. Maria Rosaria Polo Notiziario Industriale 91 IL SALENTO CHE CRESCE L’edizione andata in scena tra il 30 aprile e il 1 maggio scorsi nella città bella, ha visto primeggiare l’imbarcazione Shaula dell’armatore Dario Gaetani Vento di successo per il terzo trofeo Adriateca di Mario Vecchio* ue giorni di vela di altissimo livello tecnico, con la partecipazione del fior fiore della vela d’altura pugliese hanno caratterizzato il fine settimana tra il 30 aprile e il 1 maggio scorsi. Lo splendido mare di Gallipoli è stato lo scenario perfetto della X Coppa del Salento di vela nell’ambito della quale era inserito il prestigioso Trofeo Adriateca giunto alla sua terza edizione. E proprio l’ambito trofeo, sponsorizzato da Adriateca del dottor Giuseppe Nielli, società leader nel settore del brokeraggio assicurativo, ha portato nel Salento i migliori equipaggi, veri e propri professionisti, e le migliori imbarcazioni della vela pugliese. Un binomio Adriateca e Lega Navale sezione di Gallipoli che ha dato vita ad un’ ottima organizzazione a terra e in mare che ha permesso alla competizione di segnare un progressivo avvicinamento verso Giuseppe Nielli ha sponsorizzato il terzo trofeo Adriateca l’eccellenza della disciplina. Il terzo trofeo Adriateca, trofeo challenge perpetuo di si è issato Giovanni Cavallo con la sua Biggest. Un indubbio valore e pregio che con inciso il nome dei successo che ha rispettato le più rosee previsioni e che vincitori verrà assegnato ogni anno, è stato disegnato si ripromette di essere bissato nella successiva edizione. da Adriana Adamo ed Elisa Costa ed è stato realizzato da Al termine della competizione culminata con la Francesco Selvaggi e Giuseppe Greco. L’edizione andata premiazione ospitata da Marina Blue Salento di in scena tra il 30 aprile e il 1º maggio scorsi nella città Gallipoli, tanti applausi per tutti e la promessa di bella, ha visto primeggiare l’imbarcazione Shaula riscatto degli sconfitti alla prossima edizione del trofeo dell’armatore Dario Gaetani che di fatto ha alzato il Adriateca. Tutte le suggestive fasi della gara sono state trofeo al cielo dopo due giorni di intensa gara seguite dall‘emittente televisiva L’ATV che ha realizzato caratterizzata dal poco vento, peculiarità che ha messo uno speciale trasmesso in prima serata con le interviste in evidenza le componenti tecniche e le strategie dei ai vincitori, agli organizzatori, ai vari equipaggi nonchè vari partecipanti. Incroci, strambate e virate hanno le fasi salienti della regata. regalato momenti di grande spettacolo in alto mare. Al secondo posto si è classificato Fioravante Totisco su *Direttore responsabile L’ATV Costa del Salento mentre sul gradino più basso del podio D 92 Notiziario Industriale LINKS SPA Links è una società per azioni con sedi a Lecce, Roma e Milano che opera nel settore dell’Information Technology. Ha aderito al Distretto dell’Informatica Pugliese Sette valori - guida orientano l’attività d’impresa di Giancarlo Negro* inks è nata a Lecce nel 1999 ponendosi come mission quella di operare, in maniera professionale ed organizzata, nella progettazione e fornitura di servizi e soluzioni di “management and technology consulting”. Nei primi anni i progetti sviluppati per Banca 121, la prima vera realtà dell’e-banking italiano, hanno permesso di maturare competenze e know-how specifici ed hanno rappresentato un volano importante per il successo aziendale. Oggi Links è una società per L azioni con tre sedi (Lecce, Roma e Milano) ed una struttura organizzativa che si avvale di oltre 160 professionisti che operano sull’intero territorio nazionale. I nostri mercati di riferimento sono Finance (Gruppi bancari, Piccole e Medie Banche, Centri Servizi, Banche di Credito Cooperativo e Cofidi), Pubblica Amministrazione (Centrale e Locale) ed Industry (in particolare Telecomunicazioni, Energia, Multiutility ed Associazioni di Imprese). Nel settore della consulenza e dello sviluppo software vantiamo un know how specifico ed una esperienza progettuale consolidata in particolare su Area Crediti (Mutui, Cessione del Quinto dello Stipendio, Cartolarizzazione crediti), e-Document (gestione documentale, protocollo informatico, archiviazione sostitutiva, workflow documentale), soluzioni di CMS, Portali Internet ed Intranet e servizi on line, Multicanalità integrata (internet, mobile e phone banking), soluzioni di e-Government, Business Intelligence e Sistemi per il supporto delle decisioni, Soluzioni di CRM. Giancarlo Negro Notiziario Industriale 93 IL SALENTO CHE CRESCE Ritengo che più fattori abbiano contribuito a fare di Links una delle realtà aziendali più interessanti e di eccellenza nel panorama dell’Information Technology in Puglia. Innanzitutto un Sistema di Valori molto forte e condiviso che è il frutto di un percorso decennale, un percorso che ha portato all’identificazione di una base comune di principi e di comportamenti in cui tutti noi ci riconosciamo: passione, innovazione, dinamismo, impegno, collaborazione, professionalità ed onestà intellettuale. Questi sette valori ci ispirano come azienda e come gruppo di persone, ci motivano ed orientano quotidianamente la nostra attività lavorativa. In secondo luogo aver puntato su modelli di business basati sull’innovazione dei processi che trovano nell’ICT l’infrastruttura abilitante. Credo che per lo sviluppo di un Paese e di una regione come la nostra questo sia molto importante. Altro fattore sono i continui investimenti in ricerca e sviluppo con l’obiettivo di fornire al mercato soluzioni sempre più innovative e ad elevato valore aggiunto. Con il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, a seguito di un lungo percorso di collaborazione sinergica, abbiamo costituito presso la sede Links di Lecce, un Centro di ricerca e formazione post-laurea, denominato Links Tre.Zero. L’obiettivo che tale Centro si pone è quello di promuovere e coordinare attività di ricerca e formazione nel settore delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni, fino alla loro verifica in ambiente industriale. Attualmente stiamo lavorando su un progetto di ricerca molto ambizioso sul tema dell’Enterprise 2.0. Importante è stato inoltre il costante e continuo dialogo sia con il mondo universitario (in particolare con l’Università del Salento, l’Università Roma Tre, l’Università di Bari ed il Politecnico di Milano) che con le altre 94 Notiziario Industriale imprese. Abbiamo avviato tutta una serie di partnership strategiche sia con le grandi multinazionali della consulenza (IBM, Accenture, Engineering) che con le piccole e medie imprese locali e soprattutto abbiamo aderito ad una realtà in cui credo molto che è il Distretto dell’Informatica Pugliese. Ritengo che un ruolo importante abbia giocato anche la realizzazione della nuova sede operativa di oltre 2.000 mq a Lecce. Nel moderno edificio trovano spazio gli uffici direzionali ed amministrativi, 8 aree di sviluppo open space, 2 aule formazione, una sala convegni di 150 posti, un centro di ricerca e sviluppo, una server farm dotata dei più elevati standard di sicurezza, biblioteca e palestra aziendale a disposizione dei dipendenti. Sicuramente un ambiente di lavoro accogliente e gradevole, immerso in un’oasi di verde e dotato di tutti i comfort. Spesso quando clienti o ospiti visitano la nostra sede mi chiedono quale sia il significato del nostro logo. Rappresenta una riproduzione di un pittogramma rinvenuto all’interno della Grotta dei Cervi di Porto Badisco (vicino Otranto) e rappresenta un cacciatore che tende l’arco. Per noi ha un significato importante: l’azienda sta cambiando, continua a crescere e strutturarsi, ma vogliamo rimanere attaccati alle nostre radici e teniamo a preservarle. La nostra storia è la nostra forza e quella di una terra di frontiera imperniata di valori di umiltà e sacrificio. Un altro fattore importante è quello di aver realizzato, nell’ambito di una strategia di sviluppo in linea con gli obiettivi di qualità che da sempre hanno contraddistinto la gestione aziendale, un Sistema di Gestione Integrato certificato secondo gli standard ISO 9001:2008 (Qualità), ISO 14001:2004 (Ambiente) e SA 8000:2008 (Responsabilità Etica) in grado di assicurare uno sviluppo sostenibile e qualitativamente migliore dell’attività aziendale. Infine il fattore più importante, il Capitale Umano. Il nostro vantaggio competitivo non sono gli uffici o i computer, ma le Persone. Il senso profondo, per Links, di essere e fare impresa ritengo sia racchiuso nelle seguenti parole: “Il valore di un Progetto è il risultato dell’onestà intellettuale della professionalità, della condivisione degli obiettivi e della passione del Fattore Umano coinvolto”. Credo fermamente nel significato e nel valore di queste parole e sono convinto che, fino a quando questa visione sia condivisa da tutti, non possiamo che continuare a porci obiettivi sempre più ambiziosi. *Amministratore Links SpA SALENTO DOC I risultati confermano l’importanza del progetto per la sensibilizzazione dei cittadini all’acquisto di prodotti locali Un marchio... una garanzia presentare la nuova edizione di Salento Doc, durante il convegno tenuto presso la Sala Selvarossa di Cantine Due Palme a Cellino San Marco, insieme all’editore di TeleRama, Paolo Pagliaro, i tre presidenti delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto, i presidenti delle Camere di Commercio di Brindisi e Lecce ed importanti esponenti dell’imprenditoria locale. Abbiamo incontrato Paolo Pagliaro per conoscere i risultati dell’indagine condotta da Studio Media intorno alla campagna di comunicazione Salento Doc, e per avere anche qualche importante informazione sul progetto. A Il 20 Marzo scorso, in occasione del convegno di presentazione della nuova edizione di Salento Doc, Studio Media ha presentato i risultati statistici di analisi e monitoraggio della campagna Salento Doc. Ci riassume i risultati più interessanti? “L’indagine è stata condotta da settembre 2009 a marzo 2010 su tre campioni target: i consumatori, le aziende e le associazioni di categoria. Lo scopo era quello di valutare un primo step degli effetti della campagna Salento Doc. I risultati ottenuti sino a questo momento sono molto incoraggianti, perché gratificano tanto le aziende tanto noi che operiamo per migliorare continuamente il progetto. Il monitoraggio è stato effettuato da Studio Media secondo una modalità mista: sia tramite telefonate che attraverso la somministrazione di questionari presso supermercati e centri commerciali. Tremila cittadini delle province di Lecce, Brindisi e Taranto rappresentano un campione piuttosto attendibile. Si pensi ad esempio ai sondaggi politico elettorali: questi sono tendenzialmente sviluppati su un campione di circa 1000 utenti su tutto il territorio nazionale e con la sola mo- Creare un “cooperativismo solidale” è fondamentale, in nome di quel “legame sociale”, quel “patto etico”, che da sempre, abbiamo voluto stringere con la nostra terra Notiziario Industriale 95