I LIMITI DELLO SVILUPPO Aurelio Peccei è stato un imprenditore

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I LIMITI DELLO SVILUPPO Aurelio Peccei è stato un imprenditore
I LIMITI DELLO SVILUPPO
Aurelio Peccei è stato un imprenditore italiano che negli anni settanta del XX secolo ha, assieme ad altri, fondato il
CLUB DI ROMA, associazione interessata a studiare come si svilupperà nel secolo successivo la società. Per primi,
dopo la prima crisi mondiale collegata alla carenza sul mercato di una materia prima indispensabile come il petrolio1
affidano una ricerca al MIT (Massachusetts Institute of Technology). Nel 1972 viene pubblicata il primo studio che
utilizzando i computer intrecciano alcuni dati differenti con il fine di valutare se la crescita della popolazione mondiale
può alterare l'ecosistema del mondo fino ad alterarne lo stato e mettere in difficoltà la stessa sopravvivenza dell'uomo.
Lo studio analizza la tendenza della crescita della popolazione mondiale, la capacità dell'agricoltura di assicurare la
produzione alimentare necessaria per sfamare gli abitanti della terra, ipotizza un utilizzo delle risorse non rinnovabili sia
energetiche e delle materie prime minerali ecc.
Le conclusioni dello studio sono, semplificandole:
“ Se l'attuale tasso di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione di cibo e
dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un
momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed
incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.
È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile
anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di
ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale
umano.”2
Queste indagini sono state ripetute nel 1992 e 2006 confermando ogni volta che non si può continuare con l'attuale
consumo di materie prime e di inquinamento della terra.
Occorrono quasi vent'anni affinché l'ONU (organizzazione delle nazioni unite) organizzi a Rio de Janeiro una
conferenza mondiale sull'ambiente.
I temi trattai sono stati:
• L'esame sistematico dei modelli di produzione – in particolare per limitare la produzione di tossine, come il
piombo nel gasolio o i rifiuti velenosi;
• Le risorse di energia alternativa per rimpiazzare l'abuso di combustibile fossile ritenuto responsabile del
cambiamento climatico globale;
• Un quadro sui sistemi di pubblico trasporto con il fine di ridurre le emissioni dei veicoli, la congestione nelle
grandi città e i problemi di salute causati dallo smog
• La crescente scarsità di acqua3
I risultati della conferenza sono stati interessanti hanno portato alla stesura di documenti che ancor oggi sono punti di
riferimento come l'Agenda per il XXI4 secolo e la successiva stesura del protocollo di Kyoto.
PROTOCOLLO DI KYOTO
nel 1997 si tiene in Giappone a Kyoto la conferenza delle nazioni unite che porta alla stesura di un trattato
internazionale che impegna gli stati firmatari ad operare una riduzione della emissione di elementi inquinanti (gas
residui da combustione) in misura non inferiore al 5% rispetto al 1990. Sono il biossido di carbonio, il metano, l'ossido
di azoto, i clorofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo.
Il protocollo entra in vigore alla firma del 155 stato, corrispondente al 55% delle immissioni inquinanti, avvenuta nel
2005.
Contiene anche dei meccanismi di scambio della produzione di gas inquinanti, creando un apposito mercato di scambio
tra chi inquina i più e chi inquina di meno.
GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO (MILLENNIUM DEVELOPMENT GOALS)
delle Nazioni Unite.
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Nel 1973 vi fu un interruzione della fornitura di petrolio ai paesi occidentali a seguito di una guerra tra Egitto e Israele
Da wikipedia: voce i limiti dello sviluppo
Da wikipedia: voce summit della terra
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Agenda 21 – è un programma per il ventunesimo secolo che prevede un piano d'azione per lo sviluppo
sostenibile
Gli effetti dell'inquinamento e della diseguale distribuzione dei redditi sulla terra sono problemi riconosciuti anche dalle
nazioni unite, che dal 2000 hanno lanciato un programma di sostegno dello sviluppo teso a colmare alcune di queste
disparità.
L'aspetto importante di questo programma è quello di condividere tra tutti gli stati lo sforzo di rendere più equa la
distribuzione della ricchezza e di assicurare agli stati in difficoltà di destinare risorse per avviare programmi sociali e
per migliorare la salute, l'istruzione e ridurre la povertà.
I risultati, dapprima previsti per il 2010, non sono sempre stati brillanti e il metodo utilizzato e la scelta degli indicatori
è stato molto criticato, ma è interessante porre attenzione ai contenuti degli obbiettivi previsti .
Sono otto obiettivi che tutti i 191 stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere per l'anno 2015. La
Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, firmata nel settembre del 2000, impegna gli stati a:
1. Sradicare la povertà estrema e la fame
2. Rendere universale l'istruzione primaria
3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne
4.Ridurre la mortalità infantile 5. Migliorare la salute materna
6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie
7. Garantire la sostenibilità ambientale
8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo
Restando nell'ambito della tecnologia il settimo punto tratta di aspetti che riguardano le attenzioni alle attività che
incidono sull'ambiente.
Tratta di:
7.A) Integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi dei paesi; invertire la tendenza attuale
nella perdita di risorse ambientali.
7.B) Ridurre il processo di annullamento della biodiversità raggiungendo, entro il 2010, una riduzione significativa del
fenomeno.
7.C) Ridurre della metà, entro il 2015, la percentuale di popolazione senza un accesso sostenibile all'acqua potabile e
agli impianti igienici di base.
7.D) Ottenere un miglioramento significativo della vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli entro l'anno
2020