la mostra felice andreasi

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la mostra felice andreasi
LE SEZIONI DELLA MOSTRA
1 - Le opere
Folgorato a sedici anni da un autoritratto di Modigliani visto alla Libreria Fogola di
Torino, Felice Andreasi decide che vuole diventare pittore.
Ma Felice Andreasi è un pittore particolare, con un fare tutto suo. Autodidatta, ma
conoscitore e amante della tradizione, attento studioso del passato, del Quattrocento
e Cinquecento italiani, dei maestri olandesi - Rembrandt prima di tutti - e inserito nel
vivace contesto culturale della Torino del dopoguerra con il Gruppo dei Sei e i
letterati, Arpino e Ceronetti in cima alla lista.
Allora ecco le influenze di Carlo Levi, compagno di svaghi nelle estati ad Alassio e suo
mentore, che lo inserisce tra gli esponenti di quella che chiama Scuola di Alassio,
appunto: Carlin Cattaneo e Giovanni Gromo, altro suo grande amico per tutta la vita,
con Becchi, Viganò e lui, Andreasi.
Ma anche quelle di Scipione e della Scuola Romana, di De Pisis e il ricordo delle
pennellate violente e intime di Van Gogh e dei volti malinconici e profondissimi
dell’Ecole de Paris, da indagare e riproporre rinnovati sulla tela con la passione di chi
conosce e ama il mestiere.
La sua pittura giovanile è dominata da tonalità bruno-ocra, da un colore opaco,
quasi spento, siano opere di soggetto religioso oppure ritratti e autoritratti, ben
rappresentati qui a Cherasco. Sono gli anni della sua prima personale, nel 1956,
ventottenne, alla Galleria Mastarone di Torino, presentata con parole di lode dal
critico Marziano Bernardi.
Durante gli anni Sessanta prosegue il suo stile di vita bohémien nel quartiere di Borgo
Po a Torino, dove ha lo studio in via Moncalvo, zona culturalmente e artisticamente
molto viva, quasi una Montmartre sulle rive dell’Eridano. Nel 1964 espone a fianco di
altri nomi illustri del panorama torinese, come Piccinelli, Macciotta, Fusco, Minero,
Mertz o Gribaudo, per citarne alcuni.
Andreasi segue la sua strada, con una pittura che indaga l’antico per riproporlo in
chiave moderna, sempre fedele a un’impostazione rigorosa e volumetrica, quasi
monumentale dei soggetti che rappresenta.
Con gli anni Settanta la sua tavolozza si schiarisce e il suo interesse si sposta sul
paesaggio, cerca nella natura una consonanza, una baudelairiana corrispondenza,
un’emozione. La sua pittura si fa più libera e autonoma, diventa più pastosa e
materica, predominano i verdi, i blu, i gialli brillanti e guarda al furore creativo di
Vincent. Sono paesaggi realizzati in studio, elaborando magari uno schizzo, lontano
dall’idea impressionista di dipingere en plein-air, ricordi di momenti vissuti o
immaginati guardando una cartolina o una fotografia.
Negli anni Ottanta Andreasi diventa più essenziale, sembra quasi raggiungere
l’informale con pochi tratti, precisi e decisi, schizzi di colore rapidi e intensi, segni neri
inconsapevolmente premonitori. Uno scenario talvolta inquietante, angosciante,
discendente dagli esempi della Scuola Romana e di Spazzapan.
Proprio 1980 è datata la sua seconda personale, più di vent’anni dopo la prima, alla
Galleria Fogliato di Torino, ampia, presentata dall’amico Giovanni Arpino.
Nel 1994, finalmente, arriva il riconoscimento ufficiale con la collettiva al Piemonte
Artistico e Culturale, dopo quarant’anni di intensa pittura.
I TEMI DELLA MOSTRA:
Paesaggi - Si potrebbe tracciare una mappa dei luoghi del cuore e dell'anima di
Felice Andreasi. Torino e i quartieri in cui ha vissuto, le case e le colline dell'Astigiano
nei pressi di Cortazzone, scorci e panorami della Liguria, meta di riposo e di vacanze e
poi ancora paesi e città visitati nei viaggi fatti con la moglie Grazia.
Fiori e natura morta - Dipinte a tratti veloci, le nature morte sono volutamente
sfuggenti, in preda a una foga di esecuzione che mette in luce bellezza e fragilità. Il
colore è pieno e grumoso, che siano piccole mele autunnali o gli amati Iris,
probabilmente omaggio all'artista prediletto, Van Gogh.
Animali- Gli animali sono osservati e ritratti da Felice in una maniera che vorrebbe
apparire – forse - distaccata ma che lascia inevitabilmente trasparire affetto, una
sorta di celata tenerezza.
Nudi- Dei nudi colpiscono il candore e la purezza; anche la malizia e la sensualità
sono permeate da una sorta d’innocenza atavica.
Autoritratti - L'autoritratto per Felice è una sorta di esercizio di auto-introspezione. Dal
primo in cui si raffigura giovanissimo, con lo sguardo dritto verso l'osservatore,
l'espressione placida, quasi divertita, a quelli più recenti. Del suo primo auto-ritratto
Grazia disse “Sembra che tu dipinga l'aria”.
Ritratti - I ritratti vibrano intensamente di personalità. Alcuni, “di fantasia”, hanno un
tratto caricaturale. Qui Felice fonde due mondi: teatro e arte figurativa. Descrive
attraverso tela, pennelli e colori una figura caratteriale, un atteggiamento, un modo
di parlare.
Soggetti religiosi - Una parte sicuramente interessante è la sezione dei dipinti a tema
religioso. L'artista regala il volto di Ceronetti a un Cristo in croce, crea scene di genere
con sembianze reali, e nel farlo attinge alla pittura sacra primitiva.
Per una deposizione di notevoli dimensioni che richiama alla mente certe
composizioni antiche, pare che Felice abbia utilizzato come tela alcune lenzuola
della madre.
2 – La vita
In questa sezione sono stati collocati oggetti, dipinti, libri e altri materiali appartenenti
alla sfera più intima e privata di Felice Andreasi o comunque legati ai vari campi
artistici nei quali egli si è cimentato. L’intenzione è quella di ricreare, per quanto
possibile e in estrema sintesi, il mondo pubblico e privato dell’artista, affinché i fruitori
di questa mostra possano “abitarlo” per il tempo della loro visita e averne una
percezione il più completa possibile.
Molto interessanti sono le fotografie reperite presso l’abitazione di Andreasi, che
testimoniano il percorso umano e artistico, mettendo a fuoco un’originalissima e
proteiforme personalità.
Si segnalano, a titolo esemplificativo, le fotografie che lo ritraggono in compagnia di
colleghi del mondo dello spettacolo, quali l’attore e regista teatrale Tino Buazzelli, il
cantante e autore Bruno Lauzi, grande amico di Andreasi fin dai tempi del Derby di
Milano e Renato Pozzetto, anch’egli suo grande amico e con il quale partecipò a
numerosi film. Vi sono ovviamente fotografie dedicate all’attività pittorica; ritratti
realizzati nello studio di Via Moncalvo a Torino o in quello più recente di Cortazzone
d’Asti, dove l’artista visse con la moglie i suoi ultimi 25 anni.
Per quanto concerne l’attività pittorica, oltre ai dipinti legati ad aspetti familiari, non
mancano esemplari dei pennelli utilizzati per dipingere con le tempere ad acqua da
lui stesso preparate e uno dei cavalletti preferiti (regalo della moglie Maria Grazia).
Sono anche visibili lungo il percorso della mostra i cosiddetti tupini, vasetti contenenti
le tempere che preparava a partire dalle terre colorate acquistate in tutta Italia (in
particolare nel veronese) e che costituivano la partitura tonale utilizzata per iniziare
ogni nuova opera.
Infine, sono state collocate in questa sezione le due pubblicazioni contenenti le
raccolte di testi per il cabaret, ovvero L’uomo spaventoso edito da Il Formichiere nel
1974, al tempo in cui Andreasi aveva raggiunto una certa notorietà partecipando a
celebri trasmissioni televisive e D’amore (diverso) si muore, pubblicato da Rizzoli nel
1981 con la prefazione di Giovanni Arpino. Insieme a questi volumi è stato collocato il
manoscritto originale di uno dei monologhi contenuti nelle raccolte. Andreasi era
solito scrivere di proprio pugno tutti i testi, facendoli successivamente trascrivere per
l’utilizzo in radio o in cabaret.
3 – Grazia Manara Andreasi
Le opere di Grazia Manara Andreasi – 7 quelle in mostra - testimoniano il legame,
l'affetto, l'amore per il marito e per una vita costruita insieme, giorno per giorno, con
ironia e complicità.
Il suo stile è schietto e ricco, generoso di colore e di energia. Impara a dipingere e a
coltivare questa passione fin da ragazza e a fianco di Felice, unica ammessa al suo
studio, si perfeziona giorno dopo giorno. Molte le ore serene trascorse insieme con la
pittura.
Per lei, la vita passa attraverso le opere: il suo è uno sguardo estremamente pacato e
diretto sul “suo” mondo. Bouquet di fiori, cesti di frutta matura appena colta, cieli
nuvolosi e impetuosi dal Nord Europa. Una realtà intima, raccolta, intrisa di una
serenità che traspare limpida in ogni dipinto.
NOTE BIOGRAFICHE
1928 Nasce a Torino l’8 gennaio, secondo di sei fratelli, da Anna Monticone, originaria
del Monferrato astigiano e da Augusto Andreasi, nato a Catania da famiglia con
ascendenze siciliane e mantovane.
1942 La famiglia Andreasi sfolla ad Alassio; Felice viene iscritto al Ginnasio del locale
Istituto Salesiano Don Bosco.
1945 Al ritorno a Torino continua gli studi frequentando il Liceo Classico Rosmini,
dove stringe amicizia con il compagno di scuola Guido Ceronetti; nel tempo libero
gioca a calcio (nel ruolo di terzino) e suona la fisarmonica in un complesso jazz.
Affascinato dalla visione di un quadro di Modigliani si cimenta nei primi esperimenti
pittorici.
1946 Rimandato in Storia, decide di abbandonare il Liceo per dedicarsi a tempo
pieno alla pittura.
1947 Durante il soggiorno estivo conosce ad Alassio Carlo Levi, del quale frequenterà
negli anni successivi la casa-atelier.
1949 Viene chiamato a svolgere il servizio militare in Fanteria, ma dopo alcuni mesi
viene congedato a causa di un’intossicazione provocata dai colori ad olio utilizzati
per dipingere.
1952 Il padre affitta per la numerosa famiglia un grande appartamento in Corso Re
Umberto a Torino; una delle ampie stanze con bovindo viene destinata a Felice per
dipingere.
1956 Prima mostra personale, presso la Galleria Mastarone di Torino, dove espone 19
dipinti, prevalentemente ispirati alle opere dei grandi maestri italiani e fiamminghi del
Seicento.
1959 Conosce Maria Grazia Manara, con la quale tre anni dopo andrà a vivere in
via Moncalvo a Torino.
1964 Partecipa a Torino alla mostra collettiva Premio Arte Borgo Po insieme ai pittori
Castelli, Couvert, Fusco, Gribaudo, Lanati, Macciotta, Merz, Minero, Peiretti, e
Piccinelli. Il mese successivo, quasi per gioco, sale sul palco del locale Los Amigos di
Torino, dove con monologhi surreali riscuote ampi consensi di pubblico.
1965 Viene ingaggiato come cabarettista presso il Los Amigos. Bruno Lauzi lo nota e
lo segnala all’amico Enzo Jannacci, il quale lo porta a lavorare al celebre Derby Club
di Milano.
1966-1968 Lavora stabilmente a Milano presso il Derby, membro del celebre Gruppo
Motore, composto da Felice Andreasi, Bruno Lauzi, Cochi Ponzoni, Renato Pozzetto e
Lino Toffolo.
1968 Debutta in teatro, nel ruolo di Michonnin De La Brive, nel Mercadet l’affarista
diretto e interpretato da Tino Buazzelli, di cui Andreasi diverrà fraterno amico. Lo
spettacolo avrà circa settanta repliche in più di 20 città italiane.
1969 Partecipa al popolare varietà televisivo Aiuto è vacanza, a fianco di Walter
Chiari e Isabella Biagini.
1971 Esordisce in Radio con la trasmissione Cane giallo taglia media scritta da Enrico
Vaime. Nello stesso anno si sposa a Torino con Maria Grazia Manara.
1972 Debutta nel cinema con il film Jus primae noctis, diretto da Pasquale Festa
Campanile.
1973 Prende parte alla celebre trasmissione televisiva Il poeta e il contadino con
Cochi e Renato, Enzo Jannacci, Lino Toffolo e Teo Teocoli.
1974 L’editore Il Formichiere pubblica la sua prima raccolta di monologhi dal titolo
L’uomo spaventoso.
1975 Francesco Maselli lo dirige nel ruolo di Alessandri nel film Il sospetto, accanto a
Gian Maria Volonté.
1977 Partecipa con n. 3 opere alla mostra collettiva a tema (La Carne) organizzata
dalla galleria torinese La Parisina; con Andreasi espongono Calandri, Fico, Lattes,
Ramella, Ruggeri, Saroni, Soffiantino e Tabusso.
1978 Mostra personale presso la galleria Aldebaran di Sassuolo.
1979 Con la moglie Maria Grazia acquista e ristruttura una vecchia cascina
nell’astigiano, a Valroino di Cortazzone, dove l’anno seguente va a vivere
stabilmente.
1980 Retrospettiva presso la galleria d’arte Fogliato di Torino, che riunisce ben 84
opere di varie dimensioni, realizzate in un arco temporale che spazia dal 1956 al 1980.
L’amico Giovanni Arpino scrive per la mostra un’originalissima presentazione.
1981 Pubblica per l’editore Rizzoli una seconda raccolta di monologhi che
comprende anche degli inediti, dal titolo D’amore (diverso) si muore, con prefazione
di Giovanni Arpino. L’opera si aggiudica il primo premio al Salone internazionale
dell’Umorismo di Bordighera.
1985 Mostra personale presso La Parisina dell’estroso macellaio-gallerista torinese
Pino Curletti.
1987 Va in scena al Teatro delle Arti di Roma La famiglia dell’antiquario di Goldoni,
diretta da Gianrico Tedeschi, nella quale Andreasi interpreta a turno con Tedeschi sia
il ruolo dello spiantato Conte Anselmo che quello del pragmatico Pantalone.
1990 Personale presso la Galleria d’arte moderna San Giorgio di Venezia Mestre.
A teatro interpreta Pozzo nell’Aspettando Godot di Beckett, insieme a Giorgio Gaber
ed Enzo Jannacci, che debutta al Teatro Goldoni di Venezia e viene replicato l’anno
seguente al Teatro Carcano di Milano.
1993 Personale presso la Galleria d’arte moderna San Giorgio di Venezia Mestre.
1994 Antologica di 56 opere promossa dalla Regione Piemonte presso la galleria
Piemonte artistico e culturale di Torino.
1998 Personale presso la Galleria d’arte moderna San Giorgio di Venezia Mestre.
Nello stesso anno gli viene dedicato un video-ritratto dal titolo Felice l'attore che
dipinge, premiato con Menzione speciale al XVI Torino Film Festival.
1999 Accetta la proposta del comico Giobbe Covatta di girare un film in Kenya,
Muzungu, nel quale interpreta la figura di un prete missionario.
2000 Vince il Nastro d’Argento come migliore attore non protagonista per
l’interpretazione del fioraio anarchico nel film di Silvio Soldini Pane e tulipani.
2001 Partecipa alla mostra collettiva dedicata a Carlo Levi e la Scuola di Alassio
(Levi, Andreasi, Cattaneo, Gromo e Vigano) presso Palazzo Pardi a Colonnella, in
provincia di Teramo.
2004 Nei suggestivi locali del Battistero di San Pietro, ad Asti, si tiene la mostra I colori
della collina, promossa dal Comune di Asti. Andreasi partecipa all’inaugurazione già
visibilmente malato.
2005 Il 25 dicembre muore nella sua casa di Cortazzone d’Asti, assistito dalla moglie
Maria Grazia.
2006 Mostra antologica a Torino, presso Palazzo Graneri della Roccia.
2007 Mostra antologica a Mantova, presso la Casa della Beata Osanna Andreasi.
2015 Nel decennale della morte viene pubblicato a Torino, da Daniela Piazza
Editore, il volume Felice Andreasi, un pittore in scena tra teatro cinema e tv,
monografia completa sulla vita e l’opera di Felice Andreasi.
CREDITS
Ente promotore: Città di Cherasco – Cherasco Eventi
Ente Organizzatore: Associazione Piemonte Movie
Ente patrocinatore: Regione Piemonte
Direzione: Alessandro Gaido
Con la collaborazione di Antonio De Lucia
Curatrici: Sara Merlino e Maura Novelli
Coordinamento generale: Licia Innocenti
Comitato Scientifico: Sergio Ariotti, Andrea Balzola, Franco Prono
Comitato d’onore: Sergio Chiamparino, Presidente Giunta Regionale del Piemonte;
Claudio Bogetti, sindaco Città di Cherasco; Antonella Parigi, Assessore alla Cultura
Regione Piemonte; Marella Fumero, Assessore alla Cultura Città di Cherasco;
Giancarlo Torta, presidente Cherasco Eventi e Giannni Avagnina
Ufficio stampa: Licia Innocenti
Un vivissimo ringraziamento ai proprietari delle opere esposte: Maria Grazia Manara
Andreasi, Eufemio Andreasi, Famiglia Fornaris, Famiglia Marta, Famiglia Fusi, Famiglia
Negri, Famiglia De Lucia.
I curatori della mostra desiderano inoltre ringraziare Rai Piemonte e Rai Teche per la
concessione delle immagini di repertorio presenti in mostra.
Un ringraziamento particolare a: Alberto Barbera, Giulia Carluccio, Paolo Damilano,
Paolo Manera.