E` nostro buona abitudine , all`interno dell`associazione individuare

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E` nostro buona abitudine , all`interno dell`associazione individuare
L'assistenza domiciliare agli anziani: esperienze a confronto
XIV Simposio Arge Alp Senior
Relazione di Tino Fumagalli, presidente Arge Alp Senior
E’ nostro buona abitudine all’interno dell’associazione ArgeAlp, individuare ogni anno temi sociali
strettamente correlati alla condizione anziana attraverso un confronto fra le varie regioni
componenti Arge- Alp; si tratta di un lavoro meramente culturale, privo di sviluppi immediati,
tuttavia molto utile all’elaborazione delle rivendicazioni future convinti come siamo che il processo
di unità europea porterà in una prima fase alla costruzione di diritti minimi esigibili per tutti,
tramandando alle fasi successive le elaborazioni ulteriori per cercare di cogliere nel miglior modo
possibile le nuove esigenze della popolazione anziana determinate sopratutte dal processo
d’invecchiamento che riguarderanno, sia pur con tempi diversi, il popolo europeo.
Nell’Europa a 27, la popolazione complessiva è attorno ai 494 milioni e gli ultra 65enni passeranno
dal 17 per cento attuale ad oltre il 22% nel 2025.
Ma per elaborare proposte, cercando soluzioni ai nuovi ed emergenti problemi, è indispensabile non
scordarsi mai il contesto di riferimento nel quale siamo costretti ad operare; le modificazioni
demografiche in corso stanno cambiando profondamente la struttura sociale ed in questo ambito
solo a titolo di esempio vogliamo ricordare:
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Alla fine del 19° secolo una persona su 3 riusciva a superare i 60 anni;solo una percentuale
fra 6 –8 per cento della popolazione superava gli 80;
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Nel 2007 oltre il 90% delle donne superava tranquillamente i 60 anni. Gli uomini un po’
meno
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Sempre nel 2007 oltre il 60% delle donne superava gli 80 anni, gli uomini un bel po’ meno:
dall’inizio del 900 ad oggi l’aspettativa di vita è aumentata di oltre 35 anni per le donne e circa 30
per gli uomini.
Questo fenomeno continuerà in modo più o meno costante almeno per i prossimi 20 anni.
L’aumentata longevità dipende da molti fattori, si passa da un’enorme riduzione delle malattie
infettive al miglioramento della situazione igienica, dalla nettamente diminuita mortalità da parto e
soprattutto hanno grande rilievo gli elevati processi evolutivi riguardanti la medicina e la sanità in
generale.
Pur tuttavia se i fattori giustificativi della longevità sono molteplici, ( ne abbiamo citati solo alcuni)
le conseguenze di ciò portano ad un altro dato inoppugnabile:
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L’aumento dell’età, quand’anche accompagnato da un buon o discreto stato di salute nella
maggioranza dei casi, porta con se l’aumento della non autosufficienza, vera e propria emergenza
sociale del nostro secolo.
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Riteniamo che una buona ricetta per lenire o semplicemente alleviare questo problema
debba prevedere diverse prescrizioni/soluzioni che proviamo ad elencare in modo sintetico:
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Costituzione di fondi specifici a livello Nazionale integrati da altrettanti fondi
integrativi Regionali/Territoriali/Locali;
Attraverso i fondi contenere i costi delle residenzialità che raggiungono ormai cifre
insostenibili per gli ospiti e le loro famiglie;
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Potenziare i centri diurni integrati e non, ed assieme a ciò per favorire la
domiciliarietà, erogare voucher, buoni sociali, assegni di cura e quant’altro di simile
già previsto in diversi paesi europei certi come siamo che l’aiuto a domicilio per
l’anziano fragile, bisognoso d’aiuto , sia non solo più umano, ma anche molto meno
costoso per la società in generale.
Essendo questo il tema del Simposio odierno, ovvero l’assistenza domiciliare, passiamo ora ed
elencare sinteticamente le esperienze di alcuni paesi europei con la seguente premessa :
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Verso la fine degli anni ‘90 diversi paesi
si resero conto che i costi
dell’istituzionalizzazione avevano ormai raggiunti livelli economici insostenibili a lungo
termine. A titolo di esempio ricordiamo che la Francia nel ‘98 ospitava 400.000 persone
nelle sue 5.700 “ maison de retrait”. Oggi in 2800 case appartamento presta assistenza a
153.000 anziani detraibili dalla cifra sopracitata. La conferma del dato elevato di ricoveri
viene anche dall’Austria che nel ’97 aveva 65.000 ospiti in RSA.
Per regioni di brevità senza ulteriori esempi di nazioni poniamo alla vostra attenzione/ riflessione
solo alcuni brevi ed ulteriori dati:
• Negli anni 90 gli over 85 ricoverati in Austria erano il 18%, il 24% in Danimarca, il 22% nel
Regno Unito, il 23% in Svezia, addirittura il 51% in Norvegia;
• Nel 2007 l’anziano ricoverato nelle strutture europee è in genere una donna con più di 85
anni e comunque le percentuali di riferimento sono nettamente diminuite.
Nell’esercitare la nostra azione di tutela dei soggetti fragili dobbiamo sempre tenere conto, senza
perciò essere arrendevoli o rassegnati, che esiste una stretta correlazione fra le prestazioni esigibili
o comunque auspicabili e le risorse economiche necessarie. Sulla base di ciò sarà possibile
indicare le scelte opportune, stabilendo contemporaneamente, ove possibile, le priorità.
Alcuni esempi:
• La Svezia è stato probabilmente il primo paese che già all’inizio degli anni 90 ha avviato un
cambiamento delle politiche di welfare assistenziale togliendo la priorità del ricovero per
l’anziano fragile in difficoltà , fino ad allora in vigore, privilegiando invece il mantenimento
dell’anziano nella propria abitazione.
• La Danimarca ha proseguito anch’essa una politica di riduzione di ricoveri nelle RSA
favorendo ed incrementando il collocamento di anziani dove possibile in alloggi adatti alle
loro necessità ma soprattutto incrementando e potenziando i servizi a domicili.
• La Norvegia ha adottato anch’essa una politica di contrasto alla istituzionalizzazione
attraverso la creazione di alloggi adeguati.
• L’Inghilterra nel ’93, con la riforma de servizi sociali ha affidato ai comuni la delega di
assistenza sociale con diverse modalità, comunque tendenti alla domiciliarietà.
• La Spagna ha totalmente decentrato ai servizi sociali comunali la responsabilità
dell’assistenza residenziale per anziani ed ha soprattutto varato un fondo nazionale per la
non autosufficienza dotandolo di elevate risorse rispetto al P.I.L.
• La Germania presta l’assistenza con 2 possibilità: l’assicurazione contro la non
autosufficienza, l’assistenza sociale erogata dai comuni e soggetta a verifica della
risorse/possibilità economiche degli usufruenti il servizio.
• La Francia nel ’97 aveva varato la “prestation specifique dèpendance” (Psd). La Psd era
una prestazione in natura che assumeva la forma del “buono servizio” cui potevano accedere
gli anziani non autosufficienti con almeno 60 anni che avevano bisogno di aiuto nello
svolgimento degli atti essenziali della vita quotidiana.
L’importo di questo buono di servizio dipendeva/dallo stato di bisogno ma anche dalla situazione
reddituale/patrimoniale dell’assistito. Chi superava un certo reddito veniva escluso dalla Psd.
Poiché l’applicazione della Psd aveva suscitato numerose critiche, il governo nel 2002 ha sostituito
la stessa varando, l’allocation personalisèe d’autonomie (Apa).
Il nuovo programma potrebbe essere tradotto come: indennità personalizzata per l’autonomia. Essa
si configura come un perfezionamento della precedente Psd in quanto viene applicata in modo
omogeneo su tutto il territorio francese, non vengono più esclusi coloro che superano un certo
reddito, bensì viene determinata una compartecipazione alla spesa. Infine punta a raggiungere
800.000 anziani con problemi di non autosufficienza parziale o totale rispetto ai 140.000 assistiti
precedenti . Come abbiamo evidenziato all’inizio la comunità della cura a lungo termine può e
deve essere espletata con diverse ipotesi di lavoro che possono concorrere tutte alla riduzione
drastica dei problemi relativi alla non autosufficienza.
A titolo d’esempio possiamo ancora indicare che un intervento rapido fatto quando l’anziano, se
pur fragile, ha ancora un discreto grado di autonomia, può essere effettuato sulle abitazioni civili in
uso, modificandole e prevedendo:
• Nuovi alloggi che dovranno tener conto che l’anziano ivi residente, indipendentemente
dalla disabilità, possa muoversi all’interno della stessa con una sedia a rotelle;
• Ogni alloggio deve disporre di un sistema di telesoccorso o analogo con copertura
dell’intera giornata;
• La dimensione lorda dell’abitazione deve essere moderatamente contenuta ( max fra 50/60
mq);
• Negli edifici dove sono collocati gli alloggi per gli anziani devono essere previsti spazi
comuni complementari quali la lavanderia, la cucina, soggiorni comuni, locali per gli
hobby.
Possiamo sostenere, riepilogando, che gli attuali sistemi di protezione in vigore nei paesi europei
sono abbastanza diversi fra di loro ( vedi allegati) anche se esistono raccomandazioni che
garantiscono molto genericamente:
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L’accesso universalistico all’assistenza, indipendentemente dal livello di reddito o
ricchezza;
Un grado elevato di qualità dei servizi promuovendo ed incrementando l’utilizzo del privato
profit-non profit;
La sostenibilità finanziari dei sistemi di assistenza;
Questi indirizzi a loro volta permettono di individuare molto sommariamente cinque modelli di
tutela della disabilità così riassumibili:
1. Il modello universalistico con copertura pressoché totale del costo della prestazione
attraverso tassazione generale come se fosse un servizio sanitario nazionale;viene adottato
in Danimarca, Finlandia, Svezia;
2. L’assicurazione obbligatoria della LTC, valida per tutta la popolazione con prestazioni
fornite sia dall’assicurazione contro le malattie, sia da un apposito fondo ( vedi Olanda);
3. L’assicurazione sociale obbligatoria, riguardante tutti i lavoratori, realizzata attraverso la
contribuzione a casse mutue oppure con la sottoscrizione di una polizza privata. Questo
riguarda Germania, Austria e Lussemburgo;
4. Il modello della copertura nei casi di bisogno suddiviso fra il sistema sanitario nazionale e
gli enti locali; ciò è prevalente in Irlanda e Inghilterra;
5. Il modello misto che mette assieme le varie assicurazioni ( cassa malattia, infortunio,
vecchiaia con il sistema di assistenza sociale a carico della fiscalità generale e riguarda il
Belgio, Grecia, Spagna, Francia e Portogallo.
Concludendo possiamo affermare che per far fronte alle necessità assistenziali attuali nel
futuro immediato i paesi europei stanno scegliendo l’assistenza domiciliare come asse
privilegiato e strategico su cui puntare.
In quasi tutti i paesi cresce l’impegno per l’assistenza domiciliare sociale e sanitaria; in molti
casi raggiunge più del 10% della popolazione anziana .
Crescono ovunque le ore di assistenza domiciliare e si registra una ricerca di maggiore
flessibilità nell’erogazione dei servizi accompagnata da un maggior coordinamento fra le
prestazioni erogate allo scopo di fornire prestazioni sempre più personalizzate. Si riducono i
servizi con prestazioni standardizzate.
E’ in aumento la fornitura di pacchetti di prestazioni costruite su misura per i singoli utenti. La
flessibilità dei servizi sarà sempre più importante per rispondere ai nuovi bisogno derivanti dal
mantenimento a casa dell’anziano in quanto ciò comporta ad esempio maggior bisogno di
trasporto, di pasti a domicilio, di centri diurni, ricoveri di sollievo, etc. etc. .
Ma per fare tutto ciò è necessaria una grande consapevolezza delle difficoltà che avremmo di
fronte molto spesso, per non dire quasi sempre; la politica si ricorda dei problemi degli
anziani in periodi come l’attuale, cioè nell’imminenza delle elezioni, salvo rapide
dimenticanze successive.
Tocca a noi tutti attraverso le nostre attività quotidiane impedire che ciò avvenga. Non è
impossibile, possiamo farcela.
“A tranquillizzarci non è tanto l’aiuto dei nostri amici che ci soccorrono quanto piuttosto la
consapevolezza fiduciosa che loro ti aiuteranno.”
Sirmione, 11.04.2008