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MARZO 2005 08-03-2005 12:50 Pagina i Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena Mensile di critica e attualità sportiva - €uro 2,00 Sprofondo bianconero B i a n c o v e rd e p a l l i d o 207 marzo 2005 MARZO 2005 08-03-2005 12:51 Pagina 1 editoriale Direttore Mario Ciani Direttore responsabile Paolo Corbini Direzione – Redazione – Fotolito Bernard & Co. Strada di Busseto 18 -C2/7 – Siena Tel. 05.77.28.53.74 Fax 05.77.22.10.14 E-mail: [email protected] Edito e stampato presso Arti Grafiche Ticci Loc. Pian dei Mori 320 - Sovicille (Si) Tel. 05.77.34.92.22 Fax 05.77.34.93.66 Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430 del 27.01.1983 Hanno collaborato a questo numero: Raffaele Ascheri, Corrado Bagella, Duccio Balestracci, Luca Bianchin, Mauro Bindi, Andrea Bruschettini, Barbara Cerretani, Mario Ciani, Vincenzo Coli, Mario De Gregorio, Fabio Fineschi, Stefano Fini, Riccardo Giacopelli, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Mario Lisi, Luca Luchini, Maurizio Madioni, Mauro Mancini Proietti, Augusto Mattioli, Andrea Monciatti, Marco Naldini, Giuseppe Nigro, Massimo Oriani, Paolo Ridolfi, Roberto Rosa, Gigi Rossetti, Andrea Sbardellati, Senio Sensi, Jacopo Sordi, Antonio Tasso, Matteo Tasso, Francesco Vannoni. Fotografie di Paolo Lazzeroni/Chechi e Augusto Mattioli Collaborazione fotografica: Fabio Di Pietro Editing: Francesco Vannoni Sito web: Olivia Agnelli Progetto grafico: Bernard Chazine numero 207 marzo 2005 ANNO XXIII www.mesesport.it Dimenticare Montaperti Si può elevare una singola partita a simbolo di un’intera stagione? La risposta è certamente no. Neanche se questa è fra bianconeri e viola, se volete fra ghibellini e guelfi, insomma la madre di tutti i derby? Anche. Poi magari al tirar delle somme saranno stati altri i match che hanno caratterizzato il campionato, anzi sicuramente, però come si fa a considerare alla stregua di tutti gli altri un incontro giocato e vinto dopo un’attesa di cento anni. Sì, perché tanto è passato prima che Siena e Fiorentina si confrontassero per la prima volta a livello di serie A, ben altra cosa rispetto al campionato di serio A-B Centro Sud del 45/46, teatro dell’ultima sfida. Quindi diciamo pure che tanta attesa valeva la pena. Ma c’è un’altra data che in questa occasione è tornata fatalmente alla memoria, quella del 4 settembre 1260, battaglia di Montaperti. Lungi da noi voler banalizzare un evento di portata epica come questo, non sarebbe serio, però l’antagonismo fra le due tifoserie è nei fatti, e siccome lo sport si alimenta anche di questi “dettagli”, ecco che il riferimento non deve suonare blasfemo. Il rischio semmai è un altro, e cioè che la squadra di De Canio, e l’ambiente che la circonda, si senta in qualche modo appagato da questo agognato successo (non diciamo sugli storici rivali per non dare loro il pretesto per negare questa rivalità…) e ritenga così esaurito il proprio compito. Questo è quanto temevamo, questo è quanto è successo contro il Brescia. Con la vittoria sulla squadra di Zoff la Vecchia Robur aveva legittimato il suo diritto a battersi nella massima serie, ma se a questa non fa seguire anche l’ultimo e decisivo atto non ha fatto niente. Vi immaginate che soddisfazione scendere in serie B con la Fiorentina che resta in A, sia pure dopo averla superata nel derby! Sarebbe come vincere tutte le battaglie, e poi perdere la guerra. Eppure è questo lo spettro che oggi aleggia sul futuro della squadra di De Canio, forse colpevole di aver anteposto una partita dal significato tutto particolare, agli interessi più generali che si richiamano ad un solo obiettivo: la permanenza in serie A. Se poi qualcuno, pur di battere gli ‘odiati’ cugini, si rassegna a tornare in serie B totalmente appagato, vuol dire che il suo provincialismo non ha confini ed allora ci meritiamo di tornare dove siamo stati per decenni. Ma questo non è quello che pensa la stragrande maggioranza dei tifosi, e qualcuno deve pur dirglielo alla squadra e a De Canio. Perché battere la Fiorentina è stato bello, ma non quanto poterci riprovare l’anno prossimo. ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:51 Pagina 3 calcio La squadra senese si accontenta di vincere il derby e poi frana nella partita-chiave con il Brescia Sprofondo bianconero (Mario Ciani) Il rischio era calcolato, e proprio per questo andava sventato. Invece è successo quanto temevamo, e cioè che la vittoria nel derby anziché ridare slancio alle ambizioni di salvezza della squadra bianconera, ha avuto l’effetto contrario. Un effetto soporifero. Prima con la Juve, e qui siamo tutti d’accordo che ci può sempre stare (ma le vittorie non si preparano con le sconfitte, anche se contro le grandi ci stanno e non sono traumatiche), ma soprattutto contro il generoso Brescia di Cavasin, capace di infliggere alla squadra di De Canio una lezione di generosità e di umiltà da farla arrossire di vergogna. Una sensazione che hanno provato anche i tifosi, più attoniti che delusi. Certamente impreparati ad assistere ad una prestazione, sia collettiva che individuale, così disarmante. Non tanto per il risultato in sé, peraltro pesantissimo solo se si considera che quello lombardo era il peggior attacco dell’intera serie A, quanto per l’indisponenza con la quale la squadra è scesa in campo. Oggi è di moda parlare di “approccio sbagliato alla gara” per giustificare praticamente tutto ed il suo esatto contrario, mai come questa volta però il termine è azzeccatissimo per delineare anche il vuoto caratteriale emerso nella partita che può valere l’intera stagione. E questo non tanto dopo lo 0/2, maturato nelle solite circostanze di sempre, quanto prima. Anzi, soprattutto prima. E’ stato nella fase iniziale, quella di studio, quella in cui si creano i presupposti per stabilire determinate gerarchie in campo, che la Robur è mancata. E al Brescia non è parso vero che l’avversario che doveva vincere ad ogni costo ed aveva anche il conforto del fattore campo, fosse sceso in campo con un atteggiamento tanto disarmante. Sfidiamo chiunque a riconoscere in quella squadra il Siena che appena due settimane prima aveva rimandato meritatamente battuta la Fioren- tina, tanto era basso il suo ritmo, prevedibili le sue giocate, del tutto assente il tanto reclamato furore agonistico. No, quella vista col Brescia non è sembrata una squadra consapevole di giocarsi il campionato in 90 minuti. Sia sotto il profilo collettivo, che individuale. E tutto questo, si badi bene, all’altezza della prima prestazione con quasi tutto l’organico a disposizione di De Canio. Né sarebbe onesto fare graduatorie, perché tutti hanno demeritato. Non esclusi quelli che sono andati a rete, perché la prova dei singoli (visto che questo è un gioco collettivo), non può prescindere dai reali obiettivi raggiunti. Ma quello che ai tifosi fa più male, è vedere che le potenzialità di partenza c’erano tutte, se è vero che dopo lo 0/2 il Brescia è stato letteralmente confinato nella propria area di rigore, e solo sbagliando tutto quello che c’era da sbagliare è potuto uscirne indenne. Il problema è che l’undici senese doveva crederci prima, non ridursi a dover rincorrere un risultato già così pesante e penalizzante all’intervallo. Bastava che fin dall’inizio avesse fatto intendere agli avversari qual’era la squadra che aveva più fame di vittoria. Invece un po’ l’inizio molle, un po’ gli errori palesati nell’arco dell’intero primo tempo e le tante palle perse, hanno indotto l’avversario a prendere coraggio e diventare quello che non era mai stato nei precedenti 26 turni. L’ultimo sciagurato impegno ha oscurato ovviamente quelli precedenti, a cominciare dal rocambolesco 2 a 2 con il Messina, seguito dalla parentesi coi viola, fino allesconfitte (seguite a 7 risultati positivi) con Juve e Brescia, appunto. Ciò detto, senza girare tanto intorno all’argomento perché la situazione è seria e non si può mascherare con argomenti di circostanza, finchè non è la matematica certezza a condannare i bianconeri, noi continuiamo a crederci. Come continuiamo a credere che Cozza non sia quello visto col Brescia; che D’Aversa sia incappato soltanto in una giornata storta dopo il buon ritorno alle gare; che Tudor non sia quello sprovveduto che si fa espellere a partita già finita; che tutti gli altri, nessuno escluso, siano consapevoli della figuraccia che hanno fatto e cerchino di porvi un immediato rimedio. Una figuraccia che ha fatto passare in secondo piano anche i tanti 3 piccoli dettagli, che poi tanto dettagli non sono, che puntualmente si accaniscono contro la formazione senese. Un esempio: visto che i rigori che ci sono non ce li danno…per contratto, si potrebbero avere quelli che non ci sono? Magari per errore, come succede agli altri. Ma di fronte a prestazioni come quella col Brescia c’è solo da battersi il petto, non dobbiamo offrire alibi a nessuno. Anche noi, come i tifosi veri (quelli che sono sempre lì, col caldo e col freddo a dare il loro sostegno ai bianconeri, non quelli che alle prime difficoltà si squagliano…), più che delusi ci sentiamo traditi. Ma siccome siamo anche degli inguaribili ottimisti, vogliamo offrire loro un’altra possibilità. In fondo se ci crede la squadra di Cavasin, perchè non deve crederci il Siena. O no? ■ 4 08-03-2005 a tutto campo MARZO 2005 12:51 Pagina 4 Più grinta, se non è già tardi Senio Sensi ARBITRI, CHE PASSIONE…. Collina è il migliore del mondo. O no? Forse, anche se qualche dubbio mi rimane. E allora, tutti ogni domenica lo vorrebbero. E io no. Intanto perché con lui non abbiamo mai vinto e poi perché una certa sudditanza psicologica ce l’ha anche lui. Esempio: trattenuta di Taddei (leggera) su Emerson…rigore. Fallo in area di Cannavaro su Flo (senza toccare la palla), calcio d’angolo. Inventato. Allora si continua con due pesi e due misure e poi non è finita. Se le regole dicono che non si può “abbracciare” l’avversario pena il rigore, perché Bertini (altro “campione” che ha salvato Nesta da sicura espulsione in MilanAtalanta…guarda caso!) “non vede” il placcaggio di Zampagna ai danni di Tudor e Collina ne vede uno, a nostro carico, meno grave. Potremmo continuare, ma tutto il discorso vale per dire che non c’è un arbitro bravo e uno meno bravo: manca l’omogeneità nei giudizi nonostante si facciano stage agli arbitri, incontri con le dirigenze eccetera. Ogni domenica 5-6 casi: rigori regalati (vero meraviglioso Racalbuto?), palle oltre la linea non viste (in Messina-Lazio) e tanto non si vuol dare spazio alla moviola in campo. Come si fa a non pensar male? TARALLUCCI E VINO IN LEGA Si riuniranno il 23 di marzo; da settembre aspettiamo il presidente della Lega. Diego Della Valle (quello delle scarpe; che gli abbiamo fatto noi in Siena-Fiorentina anche se poi ci siamo fermati…) aveva fatto il diavolo a quattro: via Galliani e dentro una cordata nuova. Più giovane, più “pulita”, meno compromessa e più capace. Via le grandi squadre dai vertici (diceva) e spazio a noi nuovi. Votazioni senza esito, contatti, promesse e poi? Nel giorno suddetto si realizzerà il rinculo di Della Valle, le “piccole” che stanno creando un “Consorzio” (una sorta di lega dentro la lega, almeno sembra. Ma vedrete che desisteranno…) confermeranno il mitico Galliani (definito incapace, culo di pietra ecc. più volte) e si accontenteranno di una vice presidenza per quel brav’uomo di Giuseppe Gazzoni Frascara (Bologna) con, si dice, ampi poteri. Quali? Pensate che il Milan, pardon Galliani, arretreranno di un solo centimentro? E allora a Della Valle & C. per deporre le armi è bastato entrare con un ditino nella stanza dei bottoni dove faranno finta di dar loro potere. E’ bastato aumentare dal 18 al 19,50% la quota dello “stadio virtuale” e cioè il quantum stabilito degli introiti criptati per la squadra ospitata con prospettiva di salire al 24% in quattro anni. Pensate che tutto il can can fatto mirasse a questo? Ma via…. Per la cronaca: Fiorentina - Reggina del 6 Marzo: primo rigore concesso ai giliati. Un caso. Il Siena rimane l’unica squadra a non averne meritato nemmeno uno. Capito De Luca? Altro che potere dentro la lega. SIENA, SULL’ORLO DEL BARATRO Di Siena-Brescia è stato scritto tutto. Aggiungo solo che abbiamo mancato, psicologicamente, tatticamente, agonisticamente tutti gli appuntamenti più importanti. Simoni o De Canio, fa lo stesso. Col Parma, col Bologna, col Lecce, ma anche col Cagliari, con la Reggina e – soprattutto – con il Brescia autentico spareggio. In serie A (come nelle serie inferiori) non ci si salva se non si mette in campo tutto: cuore, attributi, volontà, grinta, cattiveria, trucchi. E noi non facciamo niente di tutto questo. Una squadra compassata che forse si ritiene immeritevole della posizione che detiene e che aspetta che…sia fatta giustizia. Ma da chi? Se continuiamo a sbagliare approccio alle partite, se in campo andiamo con sufficienza, se i due mister non hanno fatto niente per cambiare gli errori iniziali inserendo uomini di volta in volta più adatti a quanto accadeva in chiave tattica sul campo…. Abbiamo preso circa trenta gol su palle inattive e noi abbiamo segnato una sola volta su calcio di punizione. Schemi? Cosa sono? Inutile pretendere più gente allo stadio o più vicinanza delle istituzioni. I tifosi vengono in numero equo rispetto al bacino di utenza; le istituzioni (ma quali, vivaddio, ce lo volete dire una volta per tutte, senza mezze frasi che sanno solo di “scusa”…?) non scendono in campo. Dove vanno invece 11 giocatori e un allenatore. Sul 2 a 3 contro il non certo trascendentale Brescia, la curva, e non solo quella, tifavano come se il risultato fosse capovolto e la stampa protegge anche troppo (salvo rarissime e ben individuate eccezioni) società e squadra. In altra città si sarebbe alle invasioni di campo o al “a lavorare…andate a lavorare…”. Già ma noi siamo civili. Talvolta mi viene il dubbio che lo siamo anche troppo. Allora, forza ragazzi. Bisogna vincere due partite a fila sperando che il Chievo continui a perdere. Ultima spiaggia, ma stavolta davvero. Perché c’è già una quasi certezza: la lotta per non retrocedere è ristretta a sole quattro squadre (e cioè Atalanta, Siena, Brescia e Chievo): la speranza è minima, ma è ancora possibile che i bianconeri lascino alle altre tre un posto per la B. Presto, però, che è già tardi. ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:51 Pagina 5 calcio Riflessioni a margine della metamorfosi che in 15 giorni ha fatto precipitare il Siena dalla gioia allo sconforto Tante domande per poche risposte Gli avvenimenti significativi di questo mese appena trascorso sono sicuramente due e purtroppo di segno contrastante. Dopo l’esaltante, storica vittoria con i cugini fiorentini è arrivata infatti la devastante sconfitta interna con il Brescia che rischia di condizionare in negativo il cammino ancora da percorrere per restare nella massima serie. Cerchiamo, dunque, di analizzare singolarmente queste due importantissime tappe del secondo campionato bianconero in serie A, di capire le cause che hanno portato a prestazioni così diverse fra loro a distanza di soli quindici giorni. Contro la squadra viola il gruppo di De Canio ha dato il massimo, illudendoci (e forse illudendosi) di aver trovato la quadratura del cerchio. Grinta, velocità, spirito di abnegazione, sagacia tattica, voglia di vedere affermare i propri colori con uno spirito raro fra i professionisti. Neppure la leggerezza di Pasquale, penalizzata in maniera errata dall’arbitro, era riuscita ad alterare i perfetti equilibri della formazione di De Canio. Tutto perfetto, dunque? Sul piano del gioco, considerando che stava iniziando anche a svuotarsi l’infermeria, la vittoria con i gigliati era sembrata la prima tappa di un percorso che ci avrebbe portato abbastanza tranquillamente alla salvezza. L’unico aspetto negativo, visto che stiamo analizzando una vittoria epocale (ed in questo caso non è un’esagerazione), l’atteggiamento della città che in qualche modo ha un po’ snobbato l’avvenimento. Non certamente la splendida tifoseria storica bianconera, superiore in tutto e per tutto alla curva fiorentina, ma quella parte di senesi che sembrano essere sempre estremamente critici, distaccati, superiori. Ma come si fa a non riempire il Rastrello quando si disputa una parti- ( Luca Luchini ) ta attesa da decenni? Come si fa a lamentarsi che i fiorentini possano acquistare i biglietti nelle nostre tribune non li attira. Peccato che stiamo parlando di una categoria che per generazioni di tifosi ha rappresentato un quando quelle stesse tribune non riusciamo a riempirle il giorno che arriva a Siena la Fiorentina? Ci sono senesi che si definiscono tifosi che hanno decretato la retrocessione della squadra bianconera prima ancora che il torneo iniziasse e che adesso sembrano non attendere altro di poter affermare di aver avuto ragione. E ce ne sono altri che hanno già dichiarato che se retrocediamo, l’anno prossimo in serie B non rinnoveranno l’abbonamento, perché la B sogno irraggiungibile fino a che non è iniziato il “miracolo De Luca”. Evidentemente la sbornia della serie A è già passata e molti sono già scesi dal carro del vincitore dopo aver fatto a spintoni per salirvi sull’entusiasmo della novità. Con queste premesse, l’unica soluzione è dare a questa gente il peso che merita e continuare a sostenere il Siena con lo stesso spirito ed amore di sempre. Arriviamo, dunque, alla cocente sconfitta con il Brescia che purtrop- 5 po fa seguito a quella altrettanto pesante rimediata con il Parma. La squadra che ha disputato il primo tempo con le rondinelle bresciane era ben diversa non soltanto da quella che ha battuto la Fiorentina, ma anche da quella, spesso pur priva di numerosi pezzi, che nelle ultime domeniche aveva affrontato a viso aperto e ad armi pari qualunque squadra, compresa la Juve della prima mezzora. Cosa è accaduto, dunque? Quali le cause di una totale mancanza di mordente e di spirito agonistico che hanno compromesso una partita se non decisiva, importantissima? E come è possibile che giocatori fino ad oggi determinanti, in quarantacinque minuti non siano riusciti ad azzeccare un passaggio, neppure il più semplice? Si dirà che nella ripresa abbiamo avuto sfortuna, che potevamo anche pareggiare, ma quando si regala, poi è inutile recriminare. A De Canio il compito di trovare i giusti rimedi. A questo punto non rimane che voltar pagina al più presto, dimenticare le due partite che potrebbero aver firmato la nostra condanna e cercare di trovare altrove quei punti che sono indispensabili per la salvezza. Purtroppo, però, adesso non è più lecito sbagliare. E non si possono più giustificare comportamenti assurdi che penalizzano non solo il singolo giocatore, ma l’intera società. Come può un giocatore come Tudor, con la sua esperienza internazionale, rimediare in cinque minuti due ammonizioni assurde, non soltanto interrompendo i ritmi di una possibile, anche se difficilissima, rimonta, ma condizionando in negativo con la sua assenza anche il prossimo turno? Queste cose non devono più accadere e la società deve essere estremamente severa con chi sbaglia. Se poi gli arbitri, almeno una volta, guardassero ai colori bianconeri (quelli del Siena, però!) con maggiore obiettività, la cosa non ci dispiacerebbe davvero. Le reti buone ce le annullano; i giocatori ce li buttano fuori, quando se lo meritano ed anche quando potrebbero farne a meno. Ma che siamo l’unica società in serie A a non aver ancora avuto un rigore a favore, forse le terne arbitrali non se ne sono accorte. Sarebbe l’ora di tutelare anche i nostri attaccanti? ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:51 Pagina 6 l’angolo tecnico MARZO 2005 08-03-2005 12:51 Pagina 7 Scacco matto in due mosse Riccardo Giacopelli Siena Fiorentina del 20 febbraio 2005 è stata sicuramente una partita importante al di là delle motivazioni campanilistiche. Ma l’analisi tattica del match, difficilmente potrà prescindere dal coinvolgimento emotivo, coinvolgimento alimentato, oltre che dal pathos tipico dei derby, anche dal modo in cui è arrivata la vittoria: pronti via e Siena in vantaggio, poi inferiorità numerica per circa un’ora ed infine la sospirata vittoria che assume quasi le sembianze di un’impresa. E neanche si può sorvolare sull’apporto del pubblico bianconero, finalmente presente sia in termini numerici che in termini di partecipazione e contributo al raggiungimento del risultato positivo e mai come in questa partita, vero dodicesimo uomo in campo. Sì, perché quello del coinvolgimento del pubblico è spesso argomento posto in secondo piano nelle valutazioni delle prestazioni delle squadre ed invece influisce in modo spesso determinante sul rendimento in campo. I giocatori percepiscono forte la spinta che arriva dagli spalti, così come l’atmosfera carica di adrenalina che si genera nello stadio, e ciò incide sulla resa dei singoli più di quanto si possa pensare. Non a caso alcune squadre, costruiscono buona parte dei loro successi contando sulla capacità dei propri supporters di rendere il terreno di casa una vera e propria “arena” talmente calda da “condizionare” avversari e, talvolta, anche i direttori di gara. Ma ora, concentrandosi sugli aspetti tecnico tattici della partita e tentando di operare valutazioni il più possibile oggettive, vediamo quali possono essere state le “mosse” principali che hanno deciso Siena–Fiorentina. L’analisi è, ovviamente, divisa in due blocchi: prima del 35’ del primo tempo con le squadre in 11 contro 11 e dopo l’espulsione di Pasquale con il Siena in inferiorità numerica. Zoff si è presentato con il 3-5-2, modulo provato con continuità da quando è alla guida dei viola: Lupatelli in porta, linea difensiva formata da Delli Carri, Viali, Dainelli, a metà campo Chiellini ed Ariatti esterni , con al centro Nakata, Donadel e Maresca, in avanti Miccoli e Bojinov. De Canio decide di contrapporre un Siena con assetto tattico speculare consapevole che nella zona nevralgica di centrocampo i propri giocatori avrebbero vinto tutti gli uno contro uno con il rispettivo avversario. Ed infatti sugli esterni Alberto e Pasquale (fino all’espulsione) hanno dominato le fasce: il brasiliano, non solo ha limitato le consuete progressioni di Chiellini, ma ha costretto il viola a rimanere quasi sistematicamente sulla linea dei difensori; in tal modo Alberto ha agito prevalentemente da vera e propria ala destra, fornendo, non a caso, il cross per il gol di Flo . Dall’altra parte Pasquale che, fino a quando è rimasto in campo, non ha certo dovuto sudare le proverbiali sette camice per contrastare un evanescente Ariatti. Nella zona centrale D’Aversa e Vergassola (che in questo momento sono probabilmente una delle coppie di centrocampo più affidabili e meglio assortite dell’intero campionato) hanno dominato su un Maresca, presumibilmente non in perfette condizioni fisiche (visto che non ha mai messo in mostra le indubbie qualità che possiede) e su Donadel, giocatore bravo, ordinato, che non spreca un pallone, ma che ha giocato solo per linee orizzontali senza mai cercare la verticalizzazione per gli attaccanti. Per completare il reparto manca all’appello, da entrambe le parti, il quinto uomo, colui che nelle strategie dei due allenatori, avrebbe dovuto giocare libero di muoversi tra le linee avversarie in modo da cercare la giocata decisiva (intesa come conclusione a rete o ultimo passaggio per gli attaccanti). I nomi: Taddei per il Siena e Nakata per la Fiorentina. Se per il giapponese la posizione non rappresentava certo una novità, la scelta fatta da De Canio di spostare il centrocampista bianconero dalla consueta posizione di laterale a quella di trequartista è stata la vera mossa a sorpresa della gara. I risultati sono stati diametralmente diversi: Nakata, come avrebbe detto “Bernacca” ….non pervenuto….. mentre Taddei, pur dimostrando di non essere completamente a proprio agio nella nuova posizione, ha causato diversi problemi alla retroguardia avversaria, non ultimo quello di creare spesso una situazione offensiva di tre contro tre con i difensori viola,avanzando spesso la propria posizione e portandosi sulla linea di Chiesa e Flo. Tutto ciò, naturalmente fino all’espulsione di Pasquale. Qui, infatti, la partita cambia: Siena in vantaggio uno a zero ma in inferiorità numerica. Ed ecco la seconda mossa di De Canio: Taddei si sposta sulla sinistra, il modulo dei bianconeri diviene un 3-4-2 e rimane tale fino alla fine (l’unica sostituzione Argilli per Chiesa avviene a partita ormai quasi finita), dando così la possibilità a Flo e compagni di non arretrare troppo il proprio baricentro e riuscire a mantenere un assetto equilibrato in campo senza rinunciare a colpire di rimessa. Ed infatti la Fiorentina ha creato pochissimo, in relazione all’uomo in più, trovando spazi esigui per poter sfruttare la superiorità numerica mentre il Siena è riuscito a creare alcune azioni pericolose che, oltre a legittimare il vantaggio, hanno tolto impeto a quello che poteva (e doveva) essere un vero e proprio arrembaggio di Miccoli & C. Vittoria importante, quindi, conseguita con il cuore, certo, ma anche con una buona dose di “cervello”. ■ 7 MARZO 2005 08-03-2005 12:51 Pagina 8 8 il derby visto da loro AL RASTRELLO IO NON C’ERO... Piccola cronaca di un fiorentino Attesa febbrile Nel giorno fatidico me ne stavo lontano con un solido alibi, impegnato a smaltire i postumi dell’influenza. La settimana dell’attesa era stata febbrile, ma ahimè non nel senso dell’evento calcistico. L’appuntamento del derby mi trovava perciò un po’ sur les rotules, in questo del tutto sintonico con la mia squadra che nel frattempo aveva assunto allenatori come io sulfamidici (io con maggior profitto). Sulla partita dunque posso dire davvero poco, anche se non voglio sottrarmi al compito, giacché il silenzio potrebbe essere interpretato come una poco cavalleresca ritirata. Non sia mai. (diciamo l’89%), i restanti prendono le distanze dall’evento con argomentazioni molto politically correct; ma se poi la lupa battesse il leone sono pronto a scommettere che anche al restante 11% affiorerebbe spontaneo un sogghigno di soddisfazione. Mi ritelefona dopo un paio d’ore, gli risulta che i tifosi viola intendono rispondere agli striscioni sulla battaglia di Montaperti invocando quella di Colle. Gli spiego che per la verità Colle non è paragonabile a Montaperti (cfr. Davidsohn, III, pp. 65-66). Ma quali altri ultras in Italia e nel mondo si infamano a colpi di storia medievale? Soddisfazione di appartenere alla faziosa ma colta Tuscia. Bisognerebbe toscanizzare l’Italia. Il giorno dopo MA mi fa sapere che ha apprezzato i miei sforzi di equanimità. Grazie, si fa quel che si può. Un’intervista volante Il venerdì precedente mi telefona un affabile giornalista della Nazione per chiedermi qualcosa sul derby. Parliamo per un quarto d’ora di campanili, senso d’appartenenza, sfottò toscani, striscioni, siti del tifo, Artemio Franchi e varia umanità. Mi chiede un paragone tra i protagonisti di Montaperti e quelli dell’imminente derby. Glielo nego, anche, lo confesso ora, per scaramanzia. Mi chiede se ho l’impressione che a Siena la partita sia molto sentita. Certo, gli rispondo. Per quel che mi sembra di capire nell’ambito delle mie conoscenze una parte di senesi ci tiene moltissimo Il fatidico pomeriggio Nel primo pomeriggio sono attaccato alla radio, sintonizzato su un’emittente locale che si chiama Blu, ma in realtà è viola quanto più non si può. Dopo pochi minuti il gol di Flo. E qui accade davvero qualcosa che ci riporta sette secoli indietro: chi ha letto la cronaca del Villani su Montaperti sa che da parte del cronista fiorentino non c’è alcun riconoscimento del valore senese, Firenze ha perso solo per colpe proprie (i fuorusciti, i traditori, gli insensati piani militari). Idem nella radiocronaca contemporanea, ad eccezione degli elogi a Chiesa, che per i suoi trascorsi viola forse può van- tare lo status di fuoruscito. Magari ci avrei messo anche Manninger, teutonico come quei cavalieri di Manfredi in campo a Montaperti … Finisce la partita e mi arriva per sms l’epigrafe di SM “Grande cuore bianconero. Piccola piccola la viola”. Sms, mails e avvisi alla porta In realtà con gli sms avevo cominciato io, giocando d’anticipo e indirizzando a quattro amici senesi al momento del fischio finale il seguente messaggio circolare: “Come sarebbe finito il derby di Montaperti si sapeva da 745 anni” (sottinteso: ergo n.r.t.l.p.). E in effetti le risposte sono lievi, una, quella di GP, addirittura quasi solidale. Meno lieve sarebbe stato il grande medievista appenninico che ama Siena e le zebre, ma con lui ho evitato strategicamente contatti diretti. Da SM mi arriva la notizia “Premio partita doppio” e capisco che non si riferisce a una decisione dell’amico dello zio Fester ma a un’elargizione sua propria a beneficio di Sofia. Sono contento per lei, con altri tre o quattro di questi colpi potrà comprarsi un cellulare super accessoriato, di quelli che d’estate fanno anche i gelati. Due giorni dopo, tornando sul luogo di lavoro, trovo affisso sulla porta del mio studio il cartello: “Montaperti si ripete”. Gli indiziati sono tre, però, anche con la collaborazione del direttore di Mesesport e di AZ, ricostruisco presto che l’autore non può essere che AF. Tolgo il cartello per evitare che gli studenti lo interpretino come il titolo di un testo da preparare per l’esame. Concludendo Onore ai vincitori e auspicio di tante rivincite. Tutte sui campi della serie A. ■ Sergio Raveggi MARZO 2005 08-03-2005 12:51 Pagina 9 9 il derby visto da noi ... IO INVECE SÌ E ci siamo: vengono loro, scendono inferociti, Bande assetate di vendetta discendono verso i nostri confini, pronte a lavare la delusione patìta di un “nulla di fatto” autunnale. Scendono in massa; le notizie si rincorrono: sono tremila, no, sono seimila. Ne arriveranno almeno diecimila e vorranno entrare anche senza biglietto. Hanno detto che occuperanno i settori dei senesi. Meglio: ci sarà da ridere, perché ora ce li hanno proprio rotti, ma chi si credono d’essere? Sono nella stessa cacca nostra. In fondo alla classifica. Sì ma più spocchiosi. E più rabbiosi. Hanno già passato San Casciano, puntano su Colle…eccoli! A Monteriggioni li han visti passare coi vessilli spiegati nel vento del nord che aggèla le strade e sotto un cielo basso di nuvole piene di neve. Circolano i primi bollettini: hanno devastato la birreria in Piazza del Campo. Hanno fatto…hanno detto…hanno minacciato…Sono loro: quelli della Fiorentina, quelli di Firenze. Adrenalina pura formicola nel sangue: decenni e decenni di attesa per questo momento. I bianconeri (noi, non la Juve) e i Viola si incontrano sul campo. I vecchi piango- no d’emozione per un giorno sognato da sempre e finalmente visto. I giovani ribollono d’orgoglio cittadino. All’andata fu zero a zero: oggi serve il risultato. A tutt’e due. Sarà partita vera. Non è una partita come tutte le altre, inutile far finta. E’ d’obbligo il rito propiziatorio: davanti al caminetto acceso si rinsaldano sanguigni propositi di amicale solidarietà; abbracci l’amico e lo scopri fratello; l’avanguardia delle bottiglie già langue mentre la prima mandata di salsicce non è ancora arrosolita sulla brace. La penultima (di una ragguardevole serie) cadrà sul campo con la cartocciata di frittelle. Il “nel frattempo” è stato lungo e interessante. Cade anche l’ultima: piena di liquido del tutto incolore, ma non è acqua. Chissà com’è che s’alza sempre la temperatura. Si va allo stadio. E lo dici come quando si muove la comparsa e si va in Piazza. Nei cori non c’è chi si risparmi: sublima, l’amore del pallone, secoli d’atavico astio. 1170 battaglia d’Asciano (non c’è mai stata: è inventata. Chi se ne frega): Squilli la feeeeeee!! Montaperti 1260: e per cantare viola (e quel che segue) Enrico Chiesa facci un gol! Colle 1269: viola! viola (e quel che segue). Poggio Imperiale 1479: chi non salta un fiorentino è!è! Camollia 1526: Cecchi Gori alé alé! Cecchi Gori alé alé!! Scannagallo 1554: nella Piazza del Campo ci nasce la verbena!! Poi comincia la partita. Stasera me lo sento: si vince. Detto da una persona che in genere lo dice per il palio e la mano corre ad afferrare roba in basso. Dall’alto dell’Hotel Jolly, Cerreto Cioccolini urla alle donne raccolte in preghiera ai piedi dell’edificio “sono i nostri che avanzano! Pregate Maria Santissima che ci dia la vittoria di questa giornata”. Madonnina se s’è vista brutta! uhhh mammina!! l’avevo bell’e vista dentro! E dentro c’è! ma la palla è la nostra e la porta è la loro! Gli spalti tremano; da Monastero e dalle Quattro Torra si sente il ruggito possente dei senesi che salutano il gol bianconero. Sventola il bianco col nero color. Non finisce mai, non finisce mai: il pareggio no, madonnina santa, il pareggio no! che purga sarebbe a questo punto. E infatti il pareggio non c’è: al triplice fischio quella che sale al cielo è l’anima di una città con tutti i secoli della sua storia. Il Siena ha vinto. Siena ha vinto. Sarà che fa caldo, ma non resisto alla tamarrata provinciale: spalanco il giaccone e, sopra il maglione di lana, fa bella mostra di sé la maglietta bianca con la scritta beneaugurante “1260. Il sogno continua” e, dalla parte del cuore, quella più piccola riservata all’orgoglio e all’amore “brigata ghibellina Manfredi di Svevia”. Manca Usilia a condurre con i suoi nastri di seta il mesto corteo dei calciatori viola che escono sconfitti a testa bassa, ma mentre ce ne andiamo dal Rastrello c’è qualcuno che giura di aver visto affacciarsi fra le nuvole il volto radioso di Silvio Gigli e di aver sentito la sua voce tuonare nel cielo “e in un tripudio di bandiere, di luci, di colori, Siena trionfa immortale!”. ■ Duccio Balestracci personaggi MARZO 2005 08-03-2005 12:52 Pagina 11 Vendrame, la vita oltre la siepe Per meritarsi un posto nei ricordi dei tifosi a volte basta poco. Poco quanto? I calzettoni tirati giù alla Sivori, e quell’incedere ciondolante caratteristico di chi non riesce a prendersi troppo sul serio ma sa trattare il pallone da dio, possono bastare? A Ezio Vendrame, classe 1947, ex bianconero di fine anni sessanta, si può dire di sì. Il suo nome è uscito in questi giorni dal ripostiglio della memoria per la recente partecipazione, in veste di opinionista, al Festival di Sanremo. Perché Vendrame non è stato solo un giocatore geniale e dallo spirito libero, ma soprattutto un poeta. Ed in questa veste è stato chiamato da Bonolis a dire la sua sulle canzoni in concorso. A Siena è stato quasi di passaggio nella stagione a cavallo fra gli anni sessanta e settanta, ed ancorchè il suo contributo alla causa bianconera sia stato del tutto marginale (31 presenze ed un solo gol, nonostante fosse arrivato dalla Spal con l’etichetta d’attaccante), la sua presenza non è passsata inosservata. Non lo è stato soprattutto per il modo di interpretare il ruolo che gli era stato affidato, svincolato cioè da ogni tatticismo esasperato. Di lui Marco Bernardini, uno dei più acuti giornalisti di Tuttosport, dice: “Ex calciatore fuori da ogni tipo di schema tradizionale, oggi poeta e scrittore di buon fascino letterario e personaggio proprio per quel suo non volerlo essere. Ai più giovani, che non hanno visto e che non possono sapere, occorre dire due o tre cose su e di Ezio Vendrame. Quando giocava nel Vicenza e nel Napoli specialmente, Boniperti lo indicava come un autentico fuoriclasse. Il presidente della Juventus non ha mai preso abbagli nelle sue valutazioni tecniche. Ma c’era un problema per nulla trascurabile: quel ragazzo con i capelli portati fin sulle spalle, forse per nascondere il pesantissimo fardello di un’infanzia durissima che gli gravava addosso, camminando lungo il sentiero di un successo sportivo che pure avrebbe potuto raggiungere soltando respirando, tanto era bravo e geniale, si accorse che l’essenziale della vita era altrove. Soprattutto oltre la siepe di un campo di pallone“. E poi via con gli aneddoti: “Prima del calcio di inizio saliva coi i due piedi sul pallone e poggiava la mano destra sulla fronte, tesa come facevano i guerrieri Sioux prima della battaglia con i soldati blu dal viso pallido. Confessava che, per lui, era meglio mirare il palo e centrarlo piuttosto che fare gol.” Sarà per questo che in bianconero ne fece soltanto uno, e neppure dei più importanti, quello dell’1 a 1 contro l’Imola vittoriosa poi per 4 a 1. E poi un’altra cosa lo faceva godere: “Scartava tre avversari, si presentava da solo davanti al portiere e poi tornava indietro perché, diceva, quel poveraccio era pur sempre un uomo provvisto della sua dignità.” Questo era il giocatore Ezio Vendrame, un elemento sicuramente spumeggiante ma accusato spesso di eccessivo personalismo, peraltro coinvolto in una delle pagine più brutte della Vecchia Robur. Un campionato, quello del 69/70, segnato fin dall’inizio da una precarietà societaria (con Nannini nella veste di Commissario) e tecnica (tre allenatori, di cui il primo, Diotallevi, scaricato alla vigilia della prima giornata, poi Piacentini e Monguzzi) che poteva culminare solo con la retrocessione in Quarta Serie dopo 14 anni di C. “Entrò nella leggenda – continua il cronista di Tuttosport – una domenica pomeriggio quando fece un tunnel a Gianni Rivera davanti al pubblico di San Siro. Pensò bene di uscire immediatamente da quella gabbia dorata di eroe del nulla esternando pubblicamente che lui non era un campione, ma un semplice passante per caso. Era Diego Maradona come gusto per il calcio e George Best come frequentazione del quotidiano. Così tra la rinuncia al suo vero ‘io’ e la possibilità di campare da star, scelse la prima soluzione”. Coerentemente, aggiungiamo noi. Come coerente è stata tutta la sua vita: “…Un povero cristo, anche in quanto a quattrini –chiosa Bernardini, che conosce bene Vendrame- sempre pronto a regalarsi completamente anima e corpo a quei pochi o tanti che ne hanno veramente bisogno. Mai una volta che abbia deciso di mettersi in vendita, neppure nei momenti di maggior difficoltà.” Oggi per i tifosi bianconeri Vendrame è solo un puntolino nero nel firmamento della centenaria storia del Siena, ma un pensiero per lui ci sarà sempre. Non tanto per quello che ha fatto in campo in termini pratici, quanto per i messaggi che con il suo comportamento ha voluto lanciare ad un mondo del quale non è voluto diventare schiavo. Una scelta ponderata e dignitosa che oggi gli fa dire: “Al Festival mi hanno dato una cifra che è pari a tutta la mia pensione di un anno. Non mi vergogno a dirlo. Quel denaro farà molto comodo a me e a quelli con i quali lo dividerò perché ne hanno bisogno…”. E questo sicuramente è il suo più bel gol fra i non molti che ha segnato. ■ 11 MARZO 2005 12 08-03-2005 12:52 Pagina 12 calcio ARCHIVIO SERIE A Gianluca Falsini difensore 24a giornata SIENA-MESSINA 2/2 (pt 5’ Di Napoli; st 1’ Chiesa, 22’ rig. Parisi, 38’ Chiumento) 25a giornata SIENA-FIORENTINA 1/0 (pt 6’ Flo) 26a giornata JUVENTUS –SIENA 3/0 (pt 35’ Del Piero; st 5’ Emerson; 18’ Del Piero su rig.) 27a giornata SIENA-BRESCIA 2/3 (pt 40’ di Biagio, 45’ Caracciolo; st 8’ Chiesa, 30’ Mannini, 44’ Maccarone). Classifica: Milan e Juventus 60; Sampdoria 47; Inter 46; Palermo 43; Udinese 42; Roma 38; Bologna 36; Lecce e Reggina 35; Cagliari 34; Lazio 33; Livorno e Messina 32; Fiorentina 30; Parma 29; Chievo 28; Brescia 26; Siena 25; Atalanta 18. febbre alta MARZO 2005 08-03-2005 12:52 Pagina 13 Con passione e rabbia Antonio Gigli ' difficile trovare aggettivi nuovi per definire il campionato del Siena. Si possono scartabellare dizionari più o meno aggiornati, ma scovare qualcosa di nuovo ed originale è impresa ardua quasi quanto la salvezza dell'amata Robur. Si potrebbe usare la parola "sfortunato", pensando ai tanti infortuni, alle vicende arbitrali, agli errori clamorosi sotto porta in partite decisive (vedi con il Brescia), ma non basta, visto che parlare solo di sfortuna sarebbe riduttivo. Potremmo dire che ci siamo "autolesionati" mettendo fuori squadra giocatori come Taddei per gran parte del torneo, ma poi, quando il brasiliano è rientrato, non si è visto quel salto di qualità tanto atteso. Si potrebbe definire un campionato "altalenante", sì, ma solo dal punto di vista del gioco, a tratti anche piacevole, visto che il trend negativo dei risultati è sempre quello: due sole partite vinte in casa! "Brutto", "strano", "assurdo", "negativo", "sbagliato" sono tutti aggettivi giusti ed appropriati, ma piuttosto banali. Forse il più azzeccato è "sconcertante". Tutto si può dire del secondo campionato di serie A della centenaria Robur, ma definirlo sconcertante è forse la definizione più giusta e che riassume meglio la situazione generale. Intanto abbiamo visto di tutto, allenatore (di fama) esonerato compreso. Abbiamo vissuto l'addio di Nelso Ricci, abbiamo assistito all'amore verso un presidente che ci ha condotti nella massima serie, ma anche alla sua contestazione, seppure limitata, alla curva. Abbiamo visto arrivare giocatori (sulla carta) dalle caratteristiche giuste e promettenti per poi vederli svanire ai primi fiocchi di neve. Al posto di questi, nella calza della Befana abbiamo trovato fior di calciatori come Tudor, Pasquale, Maccarone, Cozza, il rientro anticipato di D'Aversa, Alberto, che fino a qualche tempo fa avevamo conosciuto solo nell'album delle figurine. Nonostante tutto questo rivolgimento, non è cambiato nulla: eravamo penultimi qualche mese fa, siamo penultimi adesso. Eppure la squadra pareva aver trovato una certa quadratura, riuscendo ad ottenere ben sette risultati utili consecutivi (una vittoria e sei pareggi), sembrava che il carattere, assente in molte partite della prima parte del campionato, fosse tornato nel dna dei nostri "campioni", facendoci vivere una giornata storica come il derby con i cugini viola. No, nemmeno questo è bastato, in maniera (appunto) sconcertante ecco arrivare la partita con il Brescia. Un primo E tempo allucinante, una ripresa con venti minuti di fuoco e fiamme e poi niente e solita sconfitta casalinga contro una diretta concorrente, e senza trovare alibi (arbitri) sui quali addossare le colpe. De Canio è bravo, conosce l'ambiente, ma nemmeno lui, per ora, ha trovato la quadratura del cerchio cambiando in corsa moduli (dal 3-5-2 al 4-4-2, dal 3-43 al 3-4-1-2) e uomini. Insomma gli ingredienti sono cambiati, ma i piatti in tavola sono gli stessi di mesi fa e nel mezzo ci siamo noi, i tifosi, gli unici a continuare a fare il loro mestiere, con passione e rabbia, senza rompere troppo le scatole e subendo forse più del lecito. Le conclusioni quali sono? Ci piacerebbe tanto anche a noi conoscerle, se qualcuno ci può aiutare ce lo faccia sapere, perchè adesso, a una decina di giornate dalla fine di questo "sconcertante" campionato dei bianconeri, non sappiamo più cosa dire e pensare, se non consigliare di buttare nel cestino tutte le varie tabelle-salvezza, che facciamo un pò per gioco un pò per darci coraggio e speranza. E vivere alla giornata, credendo che al peggio (ed al meglio), non esiste limite così come per i miracoli ed i sogni, invitando tutti a cercare aggettivi nuovi per definire il Siena di quest'anno. ■ 13 MARZO 2005 08-03-2005 12:52 Pagina 15 calcio 15 Addio vecchi campi fangosi e polverosi, anche Siena apre alle nuove superfici artificiali Sul sintetico è meglio, e costa meno ( Mario Lisi ) Anche a Siena sta passando il tempo in cui nei fine settimana, sui campetti di periferia, decine di giovani calciatori e di volenterosi amatori si dibattevano nella polvere o nel fango di terreni di gioco ridotti a campi vangati o, secondo la stagione, trasformati in paludose risaie. E dunque è destinata ad andare in soffitta anche la scena che poco dopo si replicava nelle case dei baldi atleti quando mamme o consorti ne salutavano istericamente il rientro in famiglia perché accompagnati da chili di melma da lavar via dagli indumenti di gioco. Infatti, dopo il primo avveniristico terreno sintetico realizzato qualche anno fa a San Miniato, ormai anche nelle umide lande di Torre Fiorentina e di Cerchiaia è sbocciata un’erbetta di questo tipo, verdissima e ben rasata, che accoglie i giocatori come un morbido tappeto e li restituisce immacolati agli spogliatoi dopo gare ed allenamenti. C’è da augurarsi che presto anche i due sterrati dell’Acquacalda facciano la stessa fine segnando nella nostra città il trionfo dell’erba artificiale, vera rivoluzione del calcio del ventunesimo secolo. Perché ormai le superfici sintetiche non sono più considerate una stravaganza da soccer d’oltreoceano bensì la soluzione finale per risolvere il problema di stagioni agonistiche sempre più intense, innanzitutto tra i professionisti, con partite a getto continuo e che spesso, per motivi eminentemente televisivi, devono disputarsi in notturna anche nel periodo invernale con le conseguenze (San Siro lo dimostra) che sono sotto gli occhi di tutti. Lo spettacolo migliorerebbe ed i costi di gestione, abolite le ingenti spese di manutenzione e per le periodiche rizollature, sarebbero notevolmente abbattuti. Ma anche nel settore giovanile e dilettantistico, come ha sottolineato il presidente della FIGC Franco Carraro in una recente dichiarazione alla stampa, il progressivo avvento dei campi in erba artificiale è tutt’altro che da disprezzare. Basti solo pensare che, per il fatto di essere utilizzabili al meglio durante tutto l’anno e per molte ore al giorno, dilaterebbero i tempi di disponibilità degli impianti a tutto vantaggio dell’incremento della pratica calcistica. Forse non molti sanno che, specie in aride zone del sud d’Italia, sono già diverse le società che disputano il campionato di Serie D su terreni di gioco di questa fattispecie, realizzabili in poco più di un mese da ditte specializzate che hanno ormai acquisito esperienza e tecnologie avanzatissime, tali da garantire al nuovo manto “erboso” una durata di almeno dieci anni. Logico quindi che la questione attiri sempre più la massima attenzione non solo della Federcalcio italiana ma anche delle consorelle di paesi del nord Europa (dove i campionati vengono sospesi nel cuore dell’inverno) e soprattutto dell’UEFA che deve portare avanti le coppe internazionali ad ogni latitudine del nostro continente. Tra un campo naturale, ecologico fin che si vuole ma spesso in pessimo stato ed uno frutto della tecnologia ma perfettamente agibile, insomma, l’orientamento sarà sempre più quello di preferire il secondo, perfino in Champions League. Fin qui gli aspetti positivi, non di poco conto. Ma, per dovere di obiettività, bisogna dire che c’è anche chi partecipa alla discussione portando argomentazioni contrarie secondo le quali il “sintetico”, dove tra l’altro la palla corre via veloce, nasconderebbe insidie per i calciatori che, dunque, potrebbero rischiare maggiori infortuni. Il proverbio dice che chi vivrà vedrà ma, tanto per riportare ancora una volta il discorso sulla vecchia ed amata Robur, rallegriamoci del fatto che il problema del campo di gioco all’”Artemio Franchi” non esiste grazie alla bravura degli addetti ai lavori che permettono, anzi, di far annoverare quello del Siena tra i migliori terreni di tutta la serie A. Sono davvero lontani i tempi in cui, in caso di pioggia, poco prima dell’inizio della partita sbucava dagli spogliatoi un operaio comunale con il suo bravo sacco di segatura in spalla; mentre la voce metallica dell’altoparlante del “Rastrello” snocciolava le solite “reclame” raggiungeva prima l’una e poi l’altra area di porta per spandervi accuratamente quella minutaglia giallastra perché si prendesse cura dei rimbalzi della palla e dei tuffi dei portieri. Come un tappeto artificiale degli anni ruggenti. ■ MARZO 2005 16 08-03-2005 12:52 Pagina 16 calcio Mentre entra nel vivo l’organizzazione del torneo “Il Barbero”, le squadre neroverdi si preparano allo sprint finale Non c’é tregua per il San Miniato Generale Inverno sembra proprio non volersene andare; alle porte della primavera neve e freddo polare ma San Miniato pensa già alla bella stagione e lo fa mettendo in cantiere la dodicesima edizione del torneo " Il Barbero", l’appuntamento calcistico che porterà alle vacanze d’estate riservato a tutti i piccoli calciatori di tutte le contrade. Tutti i ragazzi nati negli anni che vanno dal ’92 al ’95 avranno la possibilità di sfidarsi per portare a casa quello che, in ambito giovanile, a Siena è senza dubbio il torneo più importante e atteso. Un torneo, quello di quest’anno, che assumerà una diversa struttura; hanno aderito 9 contrade (con il tasso di natalità bassissimo non tutte sono riuscite ad organizzare una squadra) e allora gli organizzatori hanno pensato bene di fare un girone unico dove tutte incontrano tutti e di non dividere le squadre in due gironi dove tra l’altro uno sarebbe risultato zoppo. Un bel girone di andata insomma, dove al termine del quale le prime quattro si giocheranno, incrociandosi ( la prima con la quarta e la seconda con la terza), l’accesso alla finalissima. Tutti in pista dal 26 aprile e fino al 10 di giugno quando dopo l’ultima gara, quella che assegnerà il trofeo ai vincitori, ci sarà lo sciogliete le righe. Per quel che riguarda il calcio giocato, prosegue la rincorsa degli Allievi regionali alla zona salvezza. La neve dei giorni passati ha condizionato il lavoro di tutti e soprattutto quello di Romano Perini che sembra aver dato a questa squadra quella spinta necessaria a raggiungere l’agognato traguardo. Comunque sia, ancora alti e bassi per questi neroverdi capaci di ( Gigi Rossetti ) soccombere contro l’ultima e poi andare a vincere contro squadre di altissima classifica. Pronti comunque allo sprint finale e con il morale alto proprio per quello che in diverse occasioni sono riusciti a far vedere. "Senza infamia e senza lode" dice Galasi dei suoi Giovanissimi regionali oggi siamo sesti in classifica e con l’obiettivo di mantenere questa posizione che potrebbe essere di buona soddisfazione. Come sempre tende a smorzare i facili entusiasmi l’espertissimo tecnico del San Miniato ma la verità vera è quella che nelle restanti sei partite ( quelle che mancano alla fine del campionato) i Giovanissimi regionali potrebbero davvero mettere nel mirino un posto di assoluto prestigio. Sempre per i Giovanissimi, ma quelli B, un po’ di rabbia c’è perché i ragazzi di Lisci sembrano un po’ come Penelope: costruiscono una tela pregiatissima nel primo tempo, per poi nella ripresa disfare tutto e buttare a mare punti preziosi che avrebbero potuto portarli a veleggiare in testa. Lamenta continuità il tecnico e tutti i torti non li ha, ma è anche consapevole di avere a che fare con dei ragazzi che non potranno fare altro che migliorare, visto quello che nei momenti di " saggezza" riescono a far vedere. Nei professionisti bene gli Allievi Nazionali, benissimo gli Esordienti. Per quel che riguarda i primi, nettamente migliore il cammino nel girone di ritorno che porta i ragazzi di Tosoni in un tranquillo centro classifica mentre, fuori dalla possibilità di guadagnare ulteriori posizioni, l’obiettivo di Gasperini, allenatore degli Esordienti, è quello di migliorare sotto l’aspetto tecnico oltre che, ovviamente, mantenere l’attuale posizione guadagnata con tanto sudore. Insomma tutti quanti pronti allo sprint finale, e con grande unità di intenti perché il momento cruciale è proprio questo. ■ La formazione degli Esordienti MARZO 2005 08-03-2005 12:52 Pagina 17 calcio Il mondo del pallone ha finalmente il suo governo Riaffermati gli obiettivi del prossimo quadriennio gnate in circa 500.000 partite stagionali, la LND continuerà la sua politica dei Servizi (assicurativi, sanitari, ecc.) coordinando l’attività agonistica ed amatoriale del calcio non professionistico a tutti i livelli. Gli obiettivi principali rimangono ( Maurizio Madioni ) quelli di diffondere la pratica sportiva e di valorizzare la sua funzione sociale, garantendo la rantendo l’aumento dei ricavi e la riduzione dei costi, nonchè la più effi- totale gratuità dell’attività, una sempre maggiore accessibilità agli imciente gestione organizzativa. Si attende ancora la nomina alla pianti sportivi, istituzionalizzando il presidenza della Lega Professionisti, ruolo importante del volontariato che non tarderà a venire, perchè sportivo. Dopo la recente elezione dei anche lì si lavorerà prevalentemente vertici Regionali, che in Toscana ha sui programmi. Un avvicendamento importante si visto “trionfare” il Presidente Fabio avrà per la carica di presidente del Set- Bresci, a breve saranno nominati tore Giovanile e Scolastico dove, al anche i presidenti provinciali che in posto del tanto discusso Papponetti, questo periodo di transizione avesubentrerà Luigi Agnolin, un perso- vano operato in regime di “proronaggio che ha vissuto la maggior gatio” per mandare avanti l’attività parte della sua vita calcistica all’inter- della corrente stagione sportiva. no dell’AIA, arbitrando ai massimi li- Dopo questo atto tutti gli organi fevelli nazionali ed internazionali. Presi- derali potranno lavorare concretadente del Settore Tecnico sarà Azeglio mente per il raggiungimento di queVicini, che come fece per la Nazionale, gli obiettivi generali che il calcio si è dato nel rispetto delle specifiche prende il testimone da Enzo Bearzot. La Lega Nazionale Dilettanti, l’u- competenze. ■ nica che in questi anni di difficoltà ha operato con raziocinio e perfetta coesione, ha riconfermato il presidente Carlo Tavecchio, che sarà coadiuvato dai vice presidenti Alberto Mambelli, Achille Candido e Andrea Nicchiotti. Forte delle 11.000 Società iscritte, del milione e 200.000 giocatori tesserati e delle 16.000 squadre impe- La rappresentativa senese allievi 2005 Valorizzare la funzione sociale del calcio Costituito finalmente il Governo del calcio per i prossimi quattro anni. Dopo molte discussioni e schermaglie, i presidenti delle leghe, i rappresentanti delle componenti AIAC, AIC, AIA ed i candidati alla Presidenza federale ed alla vice presidenza hanno trovato un accordo sui principali punti programmatici e su un organigramma condiviso da tutte le componenti. Una soluzione unitaria basata sui programmi è sembrata a tutti più utile e proficua per il calcio, che deve affrontare e risolvere complessi problemi come la rigenerazione morale, economica ed organizzativa. L’attività federale dovrà essere improntata al rigore etico, al totale rispetto delle regole, all’efficienza, alla tempestività delle decisioni, alla capacità di fornire efficaci risposte ai problemi quotidiani, alla necessità di affrontare le emergenze e contemporaneamente a portare avanti le riforme indispensabili per adeguarsi alle attuali esigenze. Il nuovo Governo calcistico, composto dal Presidente Franco Carraro e dai due vice presidenti Giancarlo Abete ed Innocenzo Mazzini dovrà lavorare per il raggiungimento di importanti obiettivi come ottenere l’assegnazione all’Italia del Campionato Europeo del 2012. Tale risultato darebbe un vantaggio economico e di immagine al nostro Paese, una svolta psicologica positiva a favore del calcio ed una concreta spinta alla soluzione del problema degli stadi. Per quanto riguarda l’aspetto economico-finanziario, la federazione deve essere più efficiente e razionale sul piano organizzativo, al fine di ridurre le spese arbitrali di tutti i campionati dilettantistici e professionistici, e garantire un’efficace azione antidoping, di reperire i fondi necessari al Settore Tecnico, al Settore Giovanile e Scolastico ed al Fondo Garanzia. Attraverso un indispensabile dialogo con il CONI, occorrerà operare per re- cuperare, e possibilmente aumentare, il livello delle risorse provenienti dai giochi e dalle scommesse. Tutti i componenti degli Organi di Giustizia Sportiva dovranno essere rinnovati per quattro anni prima dell’inizio della prossima stagione, mentre i componenti della Co.Vi.So.C e della Co.A.Vi.So.C termineranno il loro mandato nel mese di settembre. A questi organismi dovrà essere garantita la massima autonomia ed indipendenza. Si dovrà porre la massima attenzione alla valorizzazione dei vivai sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo, garantendo alle Società che operano in questo settore compensi ed indennizzi per l’attività di preparazione, di crescita tecnica e psicologica dei giovani. Sarà compito della Federazione studiare in modo approfondito forme per stilare i calendari delle gare con la finalità di tutelare i diversi campionati, tenendo conto del maggior incremento delle teletrasmissioni in diretta delle partite. Il presidente Franco Carraro terminerà il suo mandato immediatamente dopo la decisione che a dicembre 2006 il Comitato Esecutivo UEFA prenderà in ordine all’assegnazione del Campionato Europeo 2012; al suo posto il Vice Presidente Giancarlo Abete. Proprio per favorire l’inserimento di Abete tra due anni, il presidente Carraro non parteciperà al Comitato di Gestione che sarà diretto dall’attuale Vice Presidente con l’ottica di ottimizzare le risorse umane, ga- 17 MARZO 2005 08-03-2005 12:52 Pagina 19 calcio 19 Il problema dell’arruolamento al centro del dibattito arbitrale Quando la corsa al posto non paga ( Mauro Mancini Proietti ) Inevitabile e puntuale come l’ inesorabilità del tempo, è più o meno questo il culmine delle critiche che vengono generalmente rivolte contro la classe arbitrale ed i suoi umanissimi, quanto altrettanto inevitabili, errori. Inutile dire come è una italica consuetudine quella di recriminare molto più su un rigore o un fuorigioco dato e non dato, piuttosto che analizzare molto più banalmente quelli che sono gli errori commessi dalla propria squadra. E se ad un errore arbitrale spesso corrisponde una sorta di caccia all’ex uomo in nero, nello stesso tempo a nessuno viene in mente di riservare analogo trattamento al fuoriclasse che sbaglia clamorosamente un rigore, un passaggio decisivo o quant’ altro. Questo non vuol certo dire che anche nell’ AIA come organizzazione non ci possano essere colpe. Ma qui, al di là della ventennale questione del professionismo arbitrale quale panacea di immunodeficienza a qualsivoglia condizionamento psicologico o meno, una certa attenzione andrebbe posta alla fase del reclutamento, della formazione e dell’ amministrazione dei nostri arbitri che, comunque la si voglia pensare, rimangono tra i più preparati in Europa. Sotto il primo aspetto andrebbe considerato che l’ Associazione AIA è una istituzione che nasce e dovrebbe trovare la sua ragion d’ essere nella organizzazione, formazione e amministrazione di arbitri che debbono assicurare il regolare svolgimento dei campionati di calcio, siano essi dilettantistici o professionistici. Se analizziamo allora globalmente il fenomeno dal suo interno, vediamo come in definitiva si assiste invece ad una organizzazione che alla sua base, sia a livello provinciale che regionale è solo alla ossessiva quanto inutile continua ricerca del giovane talento da lanciare al più presto possibile verso il mondo professionistico, senza preoccupazione alcuna di quella che è la sua effettiva maturazione al di là della mera classe. Troppo spesso ci si dimentica della duplicità del ruolo dell’ arbitro che deve essere in primo luogo un perfetto atleta tra gli atleti ma anche e non meno altrettanto maturo e fermo da poter realmente assolvere con fermezza e capacità di giudizio al suo ruolo di giudice imparziale. Non soltanto quindi una buona condizione atletica che permetta di essere sempre al centro di un gioco sempre più veloce, ma anche con quella maturità che a trent’ anni non può essere quella di venti o venticinque e questo anche e soprattutto in quei campionati dilettantistici che sono la vera e propria patria dello sport in senso puro e che richiederebbe maggiore attenzione dai vertici anche per i suoi indubbi conseguenti riflessi sul calcio professionistico Oggi è pertanto un continuo rincorrere la scalata al vertice, con la conseguenza di avere anche in categoria, ove oltre al grande spirito di volontariato vi è anche il sacrificio economico di piccoli imprenditori, arbitri sempre più giovani ma anche sempre e più inesperti dimenticando che anche una società di promozione o eccellenza avrebbe diritto ad avere, specie in determinati momenti del campionato, arbitri di una certa effettiva esperienza e non soltanto giovanissimi che sono li a farne semplicemente un banco di prova per il salto alla categoria superiore. E’ chiaro che una buona organizzazione oltre al suo fine istituzionale deve necessariamente pensare “anche” al suo futuro ed assicurare il giusto ricambio generazionale. Ma questo dovrebbe appunto costituire un rapporto da mezzo a fine. Una gestione che, mutuando termini aziendalistici, per essere in utile dovrebbe allora essere efficiente quanto efficace rispetto al fine che non può essere ridotto alla sola ricerca di quei due o tre arbitri da far transitare in CAN D. Molti giovani arbitri oggi, soprattutto a livello dilettantistico, vanno in campo con il solo unico scopo di raggiungere quel traguardo, tanto che la buona prova in campo si atteggia ad una mera deputatio ad finem. Tutto ciò, tranne che per pochissimi eletti, finisce allora per creare solo frustrazione, disaffe- zione e quant’altro, così come dimostrano i molti abbandoni di questi anni e le molte difficoltà che si hanno in fase di reclutamento. E tutto questo quando la conduzione in porto di una buona gara ove anche la stessa squadra perdente ti riconosce il merito dovrebbe essere il principale obbiettivo utile alla causa arbitrale. A ben vedere i mali del calcio sono sotto gli occhi di tutti e vanno di pari passo con i mali della nostra odierna società. Fare una politica verso i giovani non significa soltanto individuare tra questi i più talentuosi abbandonando gli altri, e non significa nemmeno costringere i più portati a bruciare le tappe senza permettere loro di maturare nei campionati minori. I risultati di questa politica sono ben visibili a chiunque e possiamo anche risparmiarli. Giungere a trent’anni in serie A non deve essere un primato da raggiungere a tutti i costi, anche perché a quegli stessi giovani che si ritengono di avvantaggiare, bisognerà poi spiegare, nel momento in cui gli si propone di accedere ad un corso arbitri, che il loro potenziale posto risulterà poi occupato per i successivi 15 anni. E i posti al vertice non sono molti. Una giusta crescita ha i suoi tempi e se si arriva al vertice “maturi”, e nel contempo fisicamente e atleticamente ben preparati, non è un gran male. Le condizioni atletiche di oggi non sono quelle di appena un decennio fa, e a quaranta anni continuano a rag- giungersi risultati e tempi impensabili solo qualche tempo prima (vedasi recenti olimpiadi). Non esistono regole scritte. Esiste il buon senso, un regolare e serio programma di allenamento, ed una verifica costante che solo il campo può dare e non una semplice carta d’ identità. Tutto questo senza contare quanti validissimi arbitri sono stati persi per strada per il solo fatto che al raggiungimento della piena maturità arbitrale corrispondeva una età anagrafica ritenuta (chissà da chi e perché) non più idonea. E questo come se giungere in serie A ultra trentacinquenne costituisca una abiura a prescindere da qualsiasi altra valutazione. Sembra banale, ma quando si parla di un calcio che è sempre più alla mercè di disvalori e di grossi speculatori, ci si dimentica che per innescare un buon circuito virtuoso bisognerebbe partire proprio dalla base e da una rinnovata cultura dello sport che non deve essere visto solo e soltanto come la ricerca del successo a tutti i costi ma anche in un lungo processo di maturazione che riduca sempre meno il fenomeno da abbandono ma che a tutti i livelli riservi la giusta importanza ed attenzione sia come aiuto alle piccole società sia ancora nell’ assicurare ufficiali di gara che sappiano coniugare a tutti i livelli esperienza e giusta soddisfazione senza per questo vivere la loro attuale realtà come figlia di un Dio minore. ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:52 Pagina 20 20 “Il difficile non è vincere, ma continuare a farlo”. Era questo il succo delle dichiarazioni che la nostra rivista raccolse tra alcuni illustri addetti ai lavori, in prossimità dell’inizio del campionato di basket, il primo che la Montepaschi disputa con uno scudetto da difendere. Si sa che ripetersi non è facile; siamo consapevoli anche di una concorrenza sempre più agguerrita, ma forse, in molti, vedevano il giocattolo biancoverde un meccanismo talmente perfetto da risultare immune al frasario dei periodi meno brillanti. Invece, quasi a ricordarci che quella del “calo” è un’inesorabile legge dello sport, soprattutto quando, con impressionante continuità, ci si impone in Italia e in Europa, ecco puntuale il momento di crisi. L’argenteria di casa Montepaschi sembra essersi offuscata e qualche inciampo di troppo, per di più con avversari sicuramente alla portata (vedi Roseto, Jesi e, più recentemente, Udine) rischia di compromettere l’assalto a quella prima posizione che lo scorso anno aveva regalato, ai ragazzi di Recalcati, il vantaggio del fattore campo nei play-off. E a fare notizia, stavolta, è proprio il pubblico del Palasclavo: le prestazioni che la squadra ha offerto nell’ultimo periodo non hanno convinto i tifosi che, con civiltà ed equilibrio, hanno voluto richiamare i propri beniamini ad un maggior impegno e ad una migliore applicazione. La pacatezza dei toni, con i quali è stato espresso il disappunto, oltre a dimostrare qualora ce ne fosse stato bisogno, la maturità sportiva di una piazza competente ed appassionata, ridimensiona di molto la disapprovazione della curva scioperante nel match di Eurolega contro il Cibona, ma autorizza a parlare di contestazione. Ben lungi da tutti i supporters mensanini l’intenzione di voler incrinare un rapporto con la squadra cementato dagli storici traguardi raggiunti, veder storcere la bocca per le performances dei Campioni d’Italia è, a suo modo, una… novità. Che fossimo abituati troppo bene? o magari qualche ingranaggio si è inceppato davvero? Lasciando ad altri l’onere di disquisire sulle probabili cause e gli eventuali effetti del “malanno”, ci piace ripartire da quegli applausi che alcuni settori del palasport non hanno dimenticato di tributare agli eroi di una grande storia sportiva. Del resto, proprio quegli applausi, in un clima almeno surreale, sembravano essere la voce anche di chi, per una volta, non voleva cantare. Certo, la brillantezza non è quella di qualche mese fa, ma al soffitto del palasport è appeso quel “triangolino” (con i suoi fratelli più “giovani”, più piccoli ma non meno importanti) che tutti ci invidiano e cercano di “scucirci di dosso”. Lì sopra c’è la firma dei nostri Campioni. A loro possiamo dire che…adesso ci fanno divertire un po’ meno e… soffrire un po’ di più; che li preferivamo meravigliosi interpreti di un basket spettacolo anziché attori titubanti di un copione troppe volte incerto…ma ai quali continueremo, comunque, a manifestare riconoscenza e gratitudine per aver servito, alla nostra fame di sport, il gustoso piatto della vittoria. ■ TORE ANDRÉ FLO LA CONTESTAZIONE fatti e personaggi del mese a cura di Francesco Vannoni “Ce l’abbiamo solo noi… Tore André Flo”. Il simpatico coretto che la curva Robur intona ogni volta che un gesto atletico o balistico del longilineo centravanti norvegese giova alla causa bianconera, appare una normale presa d’atto dell’esclusività che con un campione come questo che il Siena si onora di avere sia in termini tecnici che umani. Eccellente professionista, il “ragazzone” di Stryn non ha mostrato il minimo nervosismo quando, nella prima parte della stagione, veniva stabilmente relegato in panchina e in ogni momento nel quale è stato chiamato a dare il suo contributo, ha fornito prove encomiabili per impegno e dedizione. Dall’avvicendamento tecnico tra Simoni e De Canio, Flo ha trovato continuità di impiego e di prestazioni, traducendo in campo l’entusiasmo e la voglia di lottare per condurre la centenaria Robur a vincere il suo secondo scudetto sul massimo palcoscenico nazionale del pallone. Intanto il suo nome è già nella storia. Segnato a lettere d’oro dallo scorso 20 febbraio. Se dovessimo stilare una sorta di “hall of fame” della secolare epopea bianconera, Flo avrebbe un posto di assoluto riguardo dopo il gol- partita firmato contro la Fiorentina. Nell’arco di un campionato sono molte le “partite dell’anno”, i confronti da ultima spiaggia, gli appuntamenti da non fallire. Di qui alla fine del torneo i bianconeri dovranno davvero dare il massimo per portarsi in posizioni più tranquille e centrare, così, l’obiettivo della salvezza. Eppure i tre punti conquistati contro i viola hanno un sapore particolare. Che non sarebbe stata una partita come le altre l’avevamo capito subito: la Marcia del Palio diffusa dall’amplificazione dello stadio faceva un effetto singolare. Sembrava richiamare ad un orgoglio cittadino fatto di storia, tradizioni e alto spirito di appartenenza. Arrivando in tribuna, avevamo la sensazione di doverci preparare ad una “battaglia sportiva” che mai la storia recente della pedata aveva portato a dover “combattere” sul prato dell’Artemio Franchi (quello vero, dice qualcuno!). Attesissimo quasi come il traguardo di una “rincorsa” finalmente coronata, e giunto nel momento di un Siena redivivo e una Fiorentina un po’ appannata, l’appuntamento aveva il sapore del pomeriggio memorabile. Troppo facile – dirà qualcuno – poterlo dire a posteriori, ma quando l’”inzuccata” di Flo, “salito in cielo” per un gol da raccontare, mandò la palla in fondo al sacco…cominciammo a crederci davvero. La “battaglia” era dura; la compagine bianconera perdeva i “pezzi”, estromessi troppo frettolosamente dalla contesa, e il volgere della tenzone tornava ad essere incertissimo. Ma nella precarietà, a volte, si trovano risorse insospettabili, specie quando c’è da difendere i colori della Balzana su quelli del Giglio. “S’armi e vinca l’onor”, diceva uno striscione della curva. Le forze quadruplicarono, l’ardore collettivo spense le velleità avversarie e Siena, come a Montaperti, ha avuto ragione. Al termine, e ancora oggi ripensandoci, la scena da ritagliare è proprio l’esultanza di Flo: fermo, con le braccia al cielo rivolto al cuore del tifo senese. Proprio come un Provenzan Salvani dei giorni nostri. ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:52 Pagina 21 Destinati alle popolazioni colpite dallo tsunami i ricavi della pista allestita alla Lizza Quando il ghiaccio si scioglie in solidarietà Sono state quasi 8000 le presenze alla pista del ghiaccio allestita ai Giardini della Lizza nel periodo compreso tra la fine di dicembre e la prima metà di gennaio. Un autentico successo per questa iniziativa voluta dall’Amministrazione Comunale di Siena nell’ambito del programma dei festeggiamenti che hanno caratterizzato le recenti vacanze natalizie: un successo del quale è stata partecipe la società “Mens Sana in Corpore Sano”, chiamata ad occuparsi della organizzazione della gestione della struttura attraverso l’opera dei suoi volontari. Una presenza preparata ed efficace, tanto vigile quanto, al tempo stesso, discreta sia nei confronti degli addetti ai lavori che nei confronti di tutti coloro che (grandi o piccoli, senesi o turisti) hanno usufruito della pista per trascorrere ore spensierate pattinando sul ghiaccio. Attraverso la riuscita di questa particolare iniziativa, e ancor più grazie allo spirito di solidarietà che da sempre ne contraddistingue l’attività, la società di via Sclavo presieduta da Piero Ricci ha deciso di destinare l’avanzo di gestione, nella misura di 5.000,00 euro, per sostenere l’iniziativa di beneficenza a favore delle popolazioni del sud-est asiatico colpite dallo tsunami. L’iniziativa è quella promossa dalla Regione Toscana, e immediatamente raccolta dalla Provincia di Siena attraverso un comitato composto da Provincia e Comune di Siena, Aziende Sanitarie, Banca Monte dei Paschi, Fondazione Monte dei Paschi, Misericordia, Pubblica Assistenza, Consulta del Volontariato e Camera di Commercio. Il contributo della Mens Sana, al pari di quello fornito da altri enti ed associazioni locali, verrà destinato a quelle popolazioni asiatiche della zona d’intervento della Regione Toscana sia per gestire l’emergenza in atto ma anche per progetti di ricostruzione e sviluppo. ■ Matteo Tasso Cresce la famiglia biancoverde con la costituzione del gruppo podistico Ora la Mens Sana va ..di corsa di Matteo Tasso a Mens Sana va…di corsa. Ha esordito lo scorso 13 febbraio il nuovo gruppo podistico biancoverde, costituitosi come settore della già affermata e consolidata Area Fitness della Polisportiva: gli atleti che hanno dato vita al primo nucleo di podisti biancoverdi hanno avuto il loro ‘battesimo’ cimentandosi nella corsa campestre disputatasi sul tracciato di Pian del Lago, L valevole per il campionato provinciale organizzato dall’Uisp, e conquistando un brillante 3° posto nella classifica per società. L’approdo del podismo alla corte della Mens Sana è nato da un’idea di alcuni soci e dalla volontà dell’intero sodalizio, in testa il presidente Piero Ricci: “Il gruppo è costituito – spiega Leonardo Tafani, responsabile tecnico – già da oltre venti tesserati che coprono tutte le diverse fasce di età. Basti pensare che l’atleta più giovane è del 1986, mentre il più ‘maturo’ del 1953. Il podismo mensanino si configura infatti come un’attività aperta a tutti, sposando in pieno la filosofia societaria, e di tutte le sue sezioni, che predica lo sport per chiunque e accessibile a tutti”. Un’ideale di grande spessore, al quale hanno fatto subito riscontro anche i risultati agonistici: “La corsa campestre di Pian del Lago – spiega Tafani - ha messo in evidenza le buone qualità dei podisti. Il 3° posto assoluto nella classifica a squadre è stato ottenuto grazie ad una grande partecipazione, ma anche ai buoni risultati individuali”. In quest’ottica, nelle prossime settimane, il gruppo podistico biancoverde parteciperà ad altre manifestazioni provinciali. Destinato a divenire un altro ramo di successo della grande famiglia mensanina. ■ Accanto: Piero Ricci. Sopra il gruppo podismo 21 polisportiva MARZO 2005 08-03-2005 12:52 Pagina 22 22 indagini LEGGERE È BELLO, MESESPORT È ANCHE MEGLIO Che il rapporto tra gli italiani e la lettura non sia, in larghissima parte, idilliaco è cosa vecchia: statistiche, rilevazioni e confronti ci pongono da tempo nelle posizioni di rincalzo nelle mille classifiche e graduatorie stilate sull’argomento. Qualcuno dirà, forse non a torto, che, per quanto esperti sociologi o volenterosi editori si sforzino per invertire la tendenza, la recettività collettiva quella è e quella rimane. L’allergia alla lettura è ormai assurta alla dignità (si fa per dire) di “cruccio” nazionale. Senza stare troppo a lagnarsi di questa poco edificante realtà, basta cercare l’eccezione che conferma la regola per ritrovare un po’ di fiducia e capire che, dopo tutto, nessun processo legato al nostro modus vivendi, ad eccezione di quelli naturali, è totalmente irreversibile. Dalla nostra città arrivano segnali incoraggianti circa la diffusione dell’interesse alla lettura e giungono degli input fortemente rilevanti proprio dai più giovani. Siena si distingue, ancora una volta, per una propensione tutt’altro che trascurabile e che altrove diventa scarsissima attitudine: la voglia di informarsi, di sapere e di conoscere, in special modo tra i bambini. E’ quanto emerge da una ricerca effettuata dal Centro Comunicazione e Marketing dell’Università di Siena, intitolata “l’edicola dei ragazzi”, e illustrata durante i lavori del convegno “Reinventare la TV – Bambini e Media” ospitato nell’aula magna della Facoltà di Scienze Politiche. L’indagine - coordinata dal Prof. Maurizio Boldrini con la collaborazione di Giuseppe Di Caterino e Agnes Allansdottir membri del Comitato Scientifico, ma anche di Simona Piselli, Alessandro Lovari, Anna Majuri e Rosalba Botta, si è rivolta ad un campione di 252 alunni di cui 113 espressione della scuola elementare e 139 in rappresentanza delle medie con la partecipazio- ne al gruppo di lavoro di alcuni studenti di Scienze della Comunicazione. Altissima (oltre il 94%) la percentuale di ragazzi delle elementari che si dichiara frequentemente dedita alla lettura; il valore scende all’88% nel passaggio alle scuole medie. Orientativamente, dunque, sia i bambini che i ragazzi possono essere collocati all’interno di una sfera comportamentale che si modifica col variare dell’età. Per quanto riguarda, in particolare, le preferenze espresse dai ragazzi della scuola media, Mesesport è risultato tra le testate maggiormente conosciute e più lette: la nostra rivista, catalogata come unica nel suo genere, almeno per quanto concerne la realtà senese, è stata “osservata” per la varietà di temi proposti nel campo della critica e dell’attualità sportiva. E’ emerso anche un generale apprezzamento per l’impianto grafico della rivista, la scelta dell’abbinamento testo-immagine e per i vari supplementi che hanno voluto “immortalare” in pubblicazioni ad hoc i grandi traguardi raggiunti dallo sport senese. “L’ampio ventaglio di spunti, riflessioni e commenti offerti all’attenzione di un pubblico adulto, ma con un linguaggio adatto anche ai più giovani – rileva lo studio -, permette di spaziare dalle discipline “portanti” come calcio e basket, agli altri sport, di squadra o individuali, fino ad arrivare alle attività minori”. Sempre riguardo al linguaggio, su Mesesport viene anche rilevato “l’uso frequente di termini riconducibili al Palio, e a tutto quanto attiene alle tradizioni e alla storia della città, stante il bacino di utenza al quale la testata si rivolge”. Più in generale, il linguaggio dei giornali sportivi viene definito “settoriale, fatto in prevalenza di tecnicismi, anglismi ed espressioni del linguaggio figurato”. L’ambito strettamente circoscritto alla realtà locale, impedisce di ampliare e generalizzare i riscontri del lavoro svolto, ma in questo suo limite applicativo suggerisce e stimola, come evidenziato nella parte introduttiva, nuove opportunità di confronto, magari con realtà metropolitane, da allargare su scala nazionale per un monitoraggio più completo e articolato di un fenomeno dal quale dipendono anche gli standard culturali delle future generazioni. I ragazzi interpellati hanno fornito il loro contributo compilando un questionario, approntato con l’obiettivo di comprendere non solo la tipologia di lettura che va per la maggiore, ma anche la relazione sociale, individuale e collettiva che i giovani hanno con il prodotto editoriale e i luoghi preposti alla sua distribuzione. Sette edicole, divise tra centro e periferia, sono state monitorate studiandone la visibilità, la facilità di accesso per i bambini e, ancora, in quale misura questa è influenzata dal nucleo familiare o dal gruppo di amici. Il gusto dei bambini, la loro inclinazione verso questo o quel prodotto, riguardano un contesto culturale, etico e commerciale piuttosto indicativo per misurare il successo di un’iniziativa o di un prodotto. I bambini, insomma, rilevatori di nuove tendenze e, verrebbe da dire, termometri autorevolissimi di molte altre situazioni del quotidiano. La ricerca dell’ateneo senese mette in risalto l’assoluta necessità di coinvolgere il bambino, le sue intuizioni, la sua capacità di osservazione, nei progetti di crescita e visibilità. La carta stampata conserva anche oggi un ruolo ben determinato nelle abitudini dei giovani. Il giornale rimane, nell’ eterogeneità di contenuti, un veicolo prezioso di informazione e conoscenza. La tv non è più… sola, ma appare come uno dei tanti mezzi ai quali è demandato il senso generale di un prodotto, il messaggio di un’iniziativa editoriale, il successo di un evento mediatico. E se da una parte le mamme abbozzano un sorriso per il tubo catodico che non ha più l’egemonia, quella che una volta era la “beata incoscienza”, diventa una “nuova intelligenza” che sa analizzare e proporre. Un universo di idee da esplorare, ma soprattutto voci da ascoltare per un domani da costruire. ■ Francesco Vannoni 24 08-03-2005 curiosità MARZO 2005 12:53 Pagina 24 Due sciarpe ed un amore Augusto Mattioli ianconero o biancoverde? Un dilemma che non tocca Silvia Bettalli, una signora sessantenne senese del Drago che segue con lo stesso trasporto e interesse il basket mensanino e il calcio bianconero. Una mosca bianca? Forse. Anche se non sono pochi, portafoglio permettendo, ad assistere alle imprese, più o meno esaltanti ma sempre coinvolgenti, delle nostre due società sportive di vertice. Ma ci sono anche quelli, per le ragioni più varie, che preferiscono tifare solo per una delle due, rivendicando magari la primogenitura della senesità della loro squadra. Concetto, la senesità, peraltro molto abusato e tirato come la trippa a seconda delle convenienze. Lei no. Per la signora (figlia dello stimato professor Giuseppe Bettalli, scomparso qualche anno fa) non ci sono differenze tra le due squadre. Tra gli undici calciatori che la domenica corrono nel prato ben curato dello stadio o i cinque giganti del basket impegnati sul parquet del palasport in viale Sclavo. Una filosofia da vera appassionata di sport. Che ha le sue origini in anni lontani. Quelli della sua giovinezza. Quando lo sport, soprattutto dal punto di vista del tifo, era cosa solo da uomini: “Ricordo di avere respirato l’aria del calcioracconta – fin da quando ero bambina ed abitavo vicino al Rastrelllo. Da quando i miei fratelli e mio padre si interessavano alle partite e le ascoltavamo con la radiolina attaccata alle orecchie. Ora B che mio figlio, di quindici anni, gioca a pallacanestro nel Costone ma va anche allo stadio per tifare bianconero, il mio interesse per il calcio è riemerso”. La signora Silvia non nasconde però che lo sport che ha seguito con maggiore continuità è la pallacanestro. Il Siena è un gruppo che mi piace”. E per far capire meglio come la pensa riguardo le divisioni, che esistono, tra chi sostiene i bianconeri e i biancoverdi, lancia quasi una parola d’ordine che occorrerebbe prendere in considerazione: “Credo che dobbiamo essere fieri dell’una e dell’altra squadra. Certo, ci sono polemiche fra le due sponde ma non mi ritengo una rarità in questa scelta. E bisogna anche aggiungere che il pubblico, per quanto riguarda il Siena, si allontana troppo facilmente quando le cose si fanno più difficili. La squadra invece va sostenuta sempre e comunque”. La signora Silvia non nasconde però che lo sport che ha seguito con maggiore continuità è la pallacanestro. “Personalmente considero il basket lo sport più bello di tutti. Da ragazzina l’ho praticato alla Virtus. Lo seguo anche al palasport perché mi consente di vedere da vicino lo sviluppo del gioco. Cosa che non accade purtroppo allo stadio, dove le tribune sono troppo distanti dal campo. Ed ora che ho sessant’anni e qualche difficoltà nella vista, occorrono i binocoli per vedere meglio”. Una opinione che piacerebbe molto alla Gazzetta dello Sport. La “rosea”da qualche tempo sta sostenendo infatti l’idea, che peraltro si va facendo strada nell’opinione pubblica, di togliere le barriere tra tribune e campi. Una decisione che certo migliorerebbe la visibilità e vivibilità degli impianti, oggi spesso divenuti, e lo stadio senese ne è una chiara dimostrazione, dei veri e propri bunker. Ma per cambiare occorrerebbe che i tifosi, come sta facendo la signora Silvia, abbattessero per prima cosa le loro barriere personali che impediscono di pensare che anche i tifosi ospiti sono solo degli avversari, e non dei nemici. E poi cominciare col tifare per tutto quello che si richiama alla nostra città. ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:53 La totale convergenza che, almeno per quanto attiene l’ambito senese, caratterizza da anni i rapporti tra amministrazione scolastica e massimi organismi dello sport, oltre ad essere il necessario fondamento programmatico per un futuro da costruire nel solco di prestigiose tradizioni, rappresenta il prezioso volano diretto ad un sempre maggiore coinvolgimento nella pratica sportiva di un universo giovanile che può contare su una vastissima varietà di iniziative e un ampio ventaglio di soluzioni. Nel processo socio-formativo che scuola e sport devono favorire con la massima assonanza di metodi ed intenti, la nostra città si identifica come una vera e propria “isola felice”, non solo per l’invidiabile concentrazione di ragazzi impegnati, ma anche e soprattutto per la sensibilità di tutte le anime istituzionali che hanno saputo cooperare ad una crescita strutturalmente e culturalmente assai evidente. Un risultato al cui raggiungimento hanno concorso la lungimirante progettualità e l’attenta pianificazione delle risorse, secondo le inclinazioni di una popolazione sportiva mutevole nelle forme espressive e nelle esigenze manifestate. Il Prof. Francesco Binella, da sei anni Coordinatore per le attività fisico-motorie presso il Centro Servizi Amministrativi di Siena, nell’esprimere la legittima soddisfazione per il quadro generale della vasta provincia senese, sottolinea la proficua sinergia con il Comitato Provinciale del CONI, più che mai importante come strumento di raccordo tra mondo federale e dimensione scolastica. “Proseguire questa fattiva collaborazione è ritenuta condizione necessaria per creare i presupposti ottimali della continuità”. Lo straordinario radicamento della “vocazione sportiva” impone un costante Pagina 25 Il coordinatore per le attività fisico-motorie dell’ex Provveditorato rilancia un tema sempre attuale Scuola e sport, obiettivi comuni di Francesco Vannoni monitoraggio per favorire quella proiezione futura che, con un tale livello di crescita, coinvolgerà, presto e in una piena condivisione di spazi e contesti, i “nuovi giovani” e i tanti appassionati di sempre. Una questione di abbondanza che, oltre ad essere prospettiva gradita per le finalità stesse del messaggio sportivo, verrebbe a confermare l’efficacia del lavoro svolto in tema di educazione motoria. Scuola e sport non sempre hanno camminato di pari passo, principalmente a causa di un retaggio culturale che ne separava profondamente sia la tipologia dell’impegno che le finalità riconosciute. Ma i grandi progressi fatti registrare anche sul piano della “legittimazione didattica” fanno ben sperare per una completa ed ormai palesata complementarietà organizzativa e strutturale. “Il progetto “Perseus” portato a regime nel 2000 e definito con un respiro attuativo di tre anni, ha rappresentato-sostiene Binella- uno dei primi esempi di piano strutturale per l’attività motoria nelle scuole di secondo grado, arricchendo l’offerta formativa e stimolando la creatività di un sempre maggiore numero di classi interessate e una crescente sensibilità degli insegnanti. Qualche piccolo impedi- mento già evidenziato durante il secondo anno, è stato forse il motivo principale dell’accantonamento che il progetto ha patito immediatamente dopo il primo triennio di vita”. Siena, anche grazie all’ottimo livello strutturale ed organizzativo raggiunto in questi anni in virtù di un impegno istituzionale collettivo, ha saputo costruire un modello sportivo sostenibile completo ed equilibrato. “Il ruolo ricoperto dal Comitato Provinciale del CONI e la disponibilità delle singole federazioni, ha consentito di armonizzare al massimo il beneficio di un lavoro comune che ha avuto ottime ricadute anche sulla scuola elementare, ambito – quest’ultimo – precedentemente meno curato per un certo “vuoto legislativo” che ne regolasse l’approccio alla scienza motoria. Del resto, molta è la strada da percorrere per giungere all’obiettivo che l’ufficio per le attività fisico-motorie e il Comitato Provinciale del CONI si sono dati: quello di instaurare il miglior interscambio tra scuola e società sportiva”. “Laddove non ancora previsto dagli ordinamenti scolastici, diventa necessario – prosegue il Prof. Binella – elaborare forme alternative di intervento per rispondere agli imput giunti dagli approfonditi studi condotti in materia, che evidenziano in almeno mezzora al giorno, la periodicità da raccomandare per una corretta e salutare attività motoria. La stragrande maggioranza dei ragazzi, infatti, fanno parte di quel vastissimo “universo popolare” che, al termine dell’impegno scolastico, svolge una qualsiasi attività sportiva di ogni ordine e grado”. La crescita armonica delle potenzialità dell’individuo, specie se giovane, non può prescindere dalla reciprocità operativa dei due ambiti. “In questo senso, il progetto denominato “Il Bambino sceglie lo Sport”, garantito dal sostegno dell’Amministrazione Provinciale e dallo sforzo organizzativo che ha contemporaneamente impegnato il CONI provinciale ed il nostro organismo, costituisce un’opportunità da rafforzare e rinnovare. I Giochi Sportivi Studenteschi, vetrina rilevante di sano agonismo e generale coesione intorno ai valori ancestrali dello sport, sono l’ulteriore espressione della concreta efficienza dell’asse scuola-sport. Il successo delle varie iniziative, deve essere uno sprone per la divulgazione e la metodica conoscenza di tutte le accezioni riferite alla pratica sportiva, così da agevolare la scelta di questa o quell’altra attività, secondo attitudini personali e non al “traino” di mode o luoghi comuni”. Non dimenticando il suo status di insegnante prestato “pro tempore” ad una funzione direttiva, il Prof. Binella si dice “personalmente soddisfatto, sia sotto il profilo dell’arricchimento professionale che del bagaglio di esperienze maturate. Ovviamente la portata dell’impegno, se considerata in ore lavorative, è maggiore rispetto a quella dei colleghi inquadrati nelle varie scuole, ma la vivacissima dialettica propositiva che riscontriamo intorno al nostro operato, inteso come lavoro d’insieme tra entità sportive e non, mi fanno pensare, con giustificato ottimismo, alle nuove sfide da intraprendere e ai prossimi traguardi da raggiungere. Sussistono, almeno per quanto mi riguarda, le condizioni ideali per proseguire con il dovuto entusiasmo e il necessario spirito di servizio, nell’intento di costruire, promuovere e diffondere tutte quelle iniziative mirate alla fruizione generale del prodotto sportivo, come componente irrinunciabile nella costruzione della società futura”. ■ 25 cinque cerchi MARZO 2005 08-03-2005 12:53 BENVENUTA! Un sincero benvenuto ad una nuova associata, grande amazzone, già presidente del Club Ippico Senese, vice presidente del comitato regionale F.I.S.E della Toscana, giudice nazionale e internazionale, amata per la sua onestà e schiettezza. Richiesta nelle grandi manifestazioni equestri di massimo livello, senza tralasciare i contatti locali con giovani atleti emergenti o esperti fantini, ha onorato e onora la nostra città e la Siena equestre. Stiamo parlando di Ada Toscani Fioravanti (nella foto con il presidente dell’Associazione Marco Fedi) che entrando a far parte della grande famiglia dei Cavalieri Senesi, oltre a mettere il suo spirito libero e creativo a disposizione di questa Associazione, le dona un ‘tocco’ di interzionalità che non guasta mai. ■ LA BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI Nell’ottica di divertirsi e fare opere di bene, come sempre più spesso accade, anche quest’anno l’Associazione Provinciale dei Cavalieri Senesi, in collaborazione con l’Associazione equestre “Musica e Natura“ ha organizzato la benedizione degli animali per la festa del patrono, Sant’Antonio, anticipandola di una giornata . Infatti la mattina del 16 Gennaio, a Fogliano, nell’aia dei coniugi Savelli, si contavano più di 30 cavalli, e poi cani , gatti, uccellini e tante altre razze di animali portate lì dai loro “amici“ per farli benedire. Mario e Pace, perfetti padroni di casa, dimostravano la felicità di averci lì, mentre Don Giovanni, della Parrocchia di San Bartolomeo di San Rocco a Pilli, è rimasto Pagina 27 molto sorpreso e contento della grande affluenza di persone e di animali che per l’occasione si erano raccolti intorno a lui. Dopo aver fatto una bella e toccante prefazione, il sacerdote ha effettuato la benedizione coinvolgendo nella serietà e sobrietà del rito tutti i presenti. I previdenti che avevano in precedenza prenotato il posto al tavolo per il pranzo hanno potuto gustare cose squisite sfornate dalla cucina da Mario e servite al tavolo da bravissimi ragazzi. Tutto si è svolto sotto lo sguardo vigile dalla “grande“ Pace, perfetta nell’organizzazione dell’intera iniziativa. L’incasso della giornata, devoluto a SIENAIL (Associazione Italiana Leucemie, sezione di Siena) ammontante a 200,00 euro, è stato consegnato alla instancabile Paola Celli . Inoltre l’incontro tra il parroco Don Giovanni e la SIENAIL, ha concretizzato un’altra grande occasione di solidarietà. La parrocchia si è infatti offerta a mettere a disposizione un appartamento nel comune di Sovicille riservato all’accoglienza sia dei malati in cura ematologica, che dei loro familiari. Vogliamo precisare che per noi è un onore rappresentare i Cavalieri e le Amazzoni aderenti a questa associazione, che ringraziamo sentitamente. Anche in questa piccola occasione abbiamo dimostrato la nostra vera identità. La costante partecipazione alle nostre molteplici iniziative, ci permette infatti di raggiungere due grandi obiettivi quali un sano divertimento e l’attenzione verso i problemi sociali. ■ Importante riconoscimento per l’Associazione dei Cavalieri Senesi guidata da Marco Fedi Ora il volontariato è a ..cavallo l 2004 è stato un anno veramente importante per l’Associazione, è stato l’anno che ha sancito, “nero su bianco”, i valori che da tempo già venivano propagandati e applicati nel corso della varie attività ludiche ricreative. Infatti il riconoscimento e l’iscrizione nel registro del volontariato, prima Comunale e Provinciale poi Regionale, ha fatto sì che le tesi portate avanti dal Consiglio direttivo dell’Associazione fossero riconosciute valide e sostenibili nel loro stesso espletamento. Andare a cavallo non solo per divertimento ma anche per costruire qualcosa di socialmente valido, come ad esempio la costituzione dei Quadri Tecnici specializzati nella pratica dell’ippoterapia, o come preferiamo chiamarla noi Equitazione alternativa. Manifestazioni di aggregazione e socializzazione con cavalli il cui ricavato economico sia devoluto in opere finalizzate a migliorare le condizioni fisiche e I morali sia dei bambini che di enti di volontariato riconosciute da Istituzioni pubbliche ed abilitate ad esercitare soprattutto sul nostro territorio azioni di appoggio sociale e umanitario. L’attività comune, quella cioè di andare normalmente a cavallo per il territorio, era da tempo già finalizzata , anche se per esclusiva volontarietà, a monitorare il boschivo, le strade comunali, poderali e tutte le vie di transito bianche della provincia, gli argini ed i letti dei fiumi ed eventuali smottamenti, da segnalare agli Enti preposti. Le segnalazioni riguardano anche la presenza, purtroppo ancora massiccia, di materiale dismesso dalle abitazioni, come quella volta che è stato trovato un salotto con tanto di credenza tavolo e sedie e una cucina completa di frigorifero e televisione sistemati in una radura come fossero all’interno di una casa. E questo impegno è stato riconosciuto e valorizzato quando è arrivata la racco- mandata della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento della Protezione Civile, che comunicava all’Associazione il riconoscimento e quindi la relativa iscrizione nell’elenco delle Organizzazioni di Volontariato del Dipartimento della Protezione Civile. Da questi fatti, e tanti altri che si sono succeduti durante lo scorso anno, i Cavalieri Senesi ripartiranno nel 2005 proponendo ai propri associati momenti di vera attività equestre, siano essi competitivi che di puro trekking, caccia alla volpe e viaggi organizzati di un giorno con il trasporto dei cavalli su van sono in arrivo. Inoltre nuove proposte innovative per gli associati, come un credito privilegiato e individuale per acquisti e pagamenti dilazionati messo a disposizione da una grande banca presente sul nostro territorio e una nuova tessera sociale ( a 7,00 euro annui ) con concorso a premi, e poi … tutti a cavallo. ■ 27 equitazione MARZO 2005 08-03-2005 12:53 Pagina 28 Siena si fa promotrice di un convegno sull’utilizzo del cavallo a scopi sociali La Protezione Civile arriva al trotto i è svolto a Siena, nella sala conferenze della sede del Comitato delle Associazioni Sportive Senesi, il primo convegno organizzato in Italia sulle problematiche inerenti “ La circolazione dei cavalli sulle strade e il loro utilizzo per il Servizio di Protezione Civile’. E’ grazie alla sensibilità e all’interesse della Fondazione Monte Dei Paschi di Siena che è stato possibile organizzare il convegno che ha visto relatori l’Assessore al Comune di Siena Pierluigi Brogi (Ambiente, Traffico, Polizia Municipale, Protezione Civile), il Comandante della Polizia Municipale del Comune di Siena Antonio Gaudini e gli Ispettori di Polizia Municipale del Comune di Pisa e referenti sia del Comitato Regione Toscana che Nazionali della Federazione Italiana Turismo Equestre – TREC, Simone Soldati e Silvia Grassi, che con meticolosa precisione hanno esposto e risposto alle molteplici domande dei presenti sugli articoli del codice civile, dei regolamenti regionali e comunali e sulle norme assicurative inerenti il possesso, la circolazione e il mantenimento dei cavalli. Moderatore della serata Marco Fedi, che ha saputo gestire la serata intrecciando un colloquio diretto tra i relatori e i partecipanti, tanto da rendere la serata agile e piacevole. Gli interventi di Brogi e Gaudini hanno destato grande interesse e partecipazione per le tematiche trattate. Hanno aperto grandi spiragli operativi, ancora chiaramente da concordare S 28 equitazione con l’Amministrazione Comunale, inerenti l’impiego sul territorio dell’Associazione Cavalieri Senesi soprattutto per l’aspetto relativo l’utilizzo dei cavalli nel servizio di protezione civile. Il mandato che dovrebbe essere conferito all’Associazione sarà inizialmente quello di osservare e riferire su chiusura di strade poderali e comunali, smottamenti, pattugliamento per prevenzione incendi, ostruzione degli alvei dei fiumi, mappatura del territorio e solo dopo seri corsi di formazione, da tenersi congiuntamente con le altre grandi associazioni di volontariato già operanti, l’utilizzo ad azioni mirate di protezione civile. L’Associazione ha registrato subito tra i presenti molti intenti di volontà di partecipazione al servizio e prontamente ha incaricato Maurizio Grazzini , Simone Monciatti e Marco Fedi di raccogliere le domande ed organizzare i volontari. (per ulteriori disponibilità contattare il sito www.cavalierisenesi.it e scrivere i propri connotati, la residenza e i telefoni dove potranno essere prontamente contattati). Il grande interesse dimostrato a questa prima edizione di “ formazione “ ha convinto l’Associazione a proseguire su questa strada affinché se ne possano effettuare altre. La prossima conferenza, della quale sarà data tempestiva comunicazione, avrà per tema “La cura e le medicine alternative per il benessere del cavallo“. ■ Marco Fedi RINNOVATI GLI ORGANI REGIONALI Rinnovato il Consiglio Direttivo del Comitato Regionale Toscano della Federazione Italiana Turismo Equestre TREC – ANTE. Questi gli eletti: Stefano Mecocci (Presidente); Renzo Tomi (Vice Presidente); Daniela Venturi, Simone Soldati, Nicola Daga, Mario Rigucci, Fabrizio Simonetti (Responsabile Quadri Tecnici); Susanna Lemmi, Marco Fedi, Marco Bonnaventure, Stefano Sacconi (Responsabili Cavalieri e Amazzoni); Alberto Bellini (Delegato Tecnico Nazionale). L’Associazione Provinciale dei Cavalieri Senesi augura a tutti “ Buon lavoro “ e spera che il loro operato sia di esempio per tutti i cavalieri ed amazzoni toscani per una serena attività equestre. Coglie inoltre l’occasione per invitarli a Siena nell’occasione di un prossimo incontro istituzionale. Per maggiori informazioni riguardanti l’equitazione in Toscana, in Italia e in Europa consultare il sito: www.fitetrecantetoscana.it L’Associazione ricorda, infine, che il costo relativo al rinnovo della patente federale anno 2005 con copertura Assicurativa FATA ammonta a 40,00 euro. Il costo per il rinnovo del Quadro Tecnico 2005 (accompagnatore, guida, istruttore) con copertura assicurativa FATA ammonta a 52,00 euro ed entrambi andranno effettuati tramite bonifico bancario intestato a : FITETREC – ANTE TOSCANA – Banca del Chianti Fiorentino, Agenzia di San Casciano Val di Pesa (FI) . C/c n 7909 Abi 38050 Cab 8802. (specificare causale bonifico). TESSERA 2005 CON QUIZ Una nuova veste per l’Associazione Provinciale dei Cavalieri Senesi. Chi rinnoverà o si iscriverà per la prima volta (il costo annuale è di 7,00 euro) si vedrà recapitare a casa la nuova tessera sociale valida solo per l’anno in corso. La novità è che sul retro è stato riprodotto un particolare di una nota ed importante opera d’arte esposta in Siena. La posta in palio, riconoscendo l’autore, il titolo dell’opera e il luogo di conservazione, è un buono acquisto di 50,00 euro da ritirare presso “Maffei equitazione“. La risposta al quesito sarà valida solo se inviata sul sito: www.cavalierisenesi.it Il vincitore sarà proclamato alla fine del mese di Giugno 2005 e nel caso di più vincitori sarà preferito chi per primo ha dato la risposta esatta. Per iscriversi o rinnovare la tessera all’Associazione dei Cavalieri Senesi rivolgersi a ‘Maffei equitazione’ e ‘Il Puledro’, con pagamento in contanti o tramite bonifico bancario sul C/C n° 12146434 aperto presso la Banca Monte dei Paschi di Siena, filiale di Siena ( Abi 1030 Cab 14200 ) intestato ad Associazione Provinciale dei Cavalieri Senesi, specificando nome, cognome e indirizzo. I PROSSIMI APPUNTAMENTI ■ L’Associazione Provinciale dei Cavalieri Senesi organizza, per Domenica 10 aprile, un giorno a cavallo dedicato alla scoperta del lago di Chiusi con visita ad una tomba etrusca. La quota di partecipazione è di 40,00 euro. Prenotazioni ed informazioni, entro Mercoledì 6 Aprile, a Marco Fedi (3391857530), Maffei Equitazione (0577 282168), Il Puledro (0577247660). ■ Una tre giorni nelle terre della Vernaccia è stata invece organizzata da venerdi 18 marzo a domernica 20 con puntate a Volterra e Casole d’Elsa. Il costo totale, compreso scuderizzazione dei cavalli e trasporto dei bagagli , 240,00 euro con caparra di 50,00 euro. Prenotazioni e informazioni (massimo 10 binomi) a Paolo (3393827297), Maffei Equitazione (0577.282162), Laura (3384807883). IL PIACERE DI RIVEDERSI A grande richiesta, l’Associazione Provinciale dei Cavalieri Senesi ha deciso di divulgare sia su CD che su cassette audiovisive, le varie manifestazioni equestri svoltesi sia nel 2004 che negli anni precedenti. Saranno a disposizione le immagini, finemente curate nel montaggio, relative alle due ultime ‘Caccia alla Volpe’ nel Chianti, i trekking da Piazza del Campo a Piazza San Pietro, ‘Da Mare a Mare’, ‘Alla ricerca delle nostre origini’, e la ripresa di tutti i cavalieri partecipanti alle quattro gare della “Gincana in terra di Siena. Prenotazione a Marco Fedi (3391857530) e presso i negozi ‘Maffei Equitazione’ e ‘Il Puledro’. Un’occasione unica, messa a disposizione di tutti, per ricordare e rivedersi per sempre. ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:53 Pagina 29 29 recensioni NON SOLO VOLPI Dopo un monumento al calcio cittadino come quello di Natili e Fontanelli, segnalato negli scorsi numeri di questa rubrica, eccone un altro, appassionato e di grande interesse, dedicato al ciclismo nel Senese. Annotiamo con grande soddisfazione il moltiplicarsi di questi contributi alla storia dello sport senese. Legati o no ad anniversari, ricorrenze, celebrazioni ed occasioni particolari, contribuiscono tutti felicemente a coprire dei vuoti, nella storia di un aspetto decisivo dell’evoluzione sociale, ma anche nella storia tout-court del territorio, facendoci, oltretutto, toccare con mano grandi passioni e gusto e impegno per la ricerca. Per questo saremo grati a quanti, autori o editori, vorranno segnalare a questa redazione apporti nuovi in questo settore così suggestivo ed accattivante, ma anche così denso di implicazioni diverse ed importanti. Documentatissimo, questo bel volume di Giordano Cioli e Mirella Meloni ci accompagna con garbo, spesso con ironia, sempre con il cuore, lungo le strade, a volte bianche e polverose, del ciclismo senese dalle origini, fino allo striscione dell’ultimo chilometro asfaltato del 2004, che ultimo, lo sappiamo già, non è, perché la bicicletta e le passioni che trasmette vedono sempre un traguardo più in là, al di là degli arrivi di gara e degli anni. Perché il ciclismo, al di là della pratica sportiva, è soprattutto leggenda, e perché, più del calcio, il ciclismo è metafora della vita. Forse per questo, giustamente, gli autori del volume scavano non solo nella pubblicistica ma nei ricordi, nel cuore e nella passione dei protagonisti e degli spettatori. Perché la bicicletta è un’icona: dell’infanzia, del gusto della sfida per gioco e per se stessi, ma poi, anche, della consapevolezza della vita, dell’età adulta, di una professione, del mestiere di vivere. Per quanti di noi la bicicletta ha rappresentato e accompagnato, in un modo o nell’altro, l’attraversamento della “linea d’ombra” dell’adolescenza e poi della maturità? Mi scuso per la spocchiosa citazione letteraria: forse non tutti hanno letto Conrad. Che comunque consiglio. Dovrei invece rendere conto di un volume che in ogni caso grande letteratura sportiva la evoca davvero. Certi articoli di Rino Negri intercalati nel testo dovrebbero portarli ad esempio nelle scuole di giornalismo. Ma, d’altra parte, è quasi scontato: a grandi passioni grandi penne. Ritorno al libro: quasi una Bibbia del ciclismo in una terra che ha dato grandi campioni, grandi società e grandi eventi e che qui, forse più che altrove, ha mosso e continua a muovere gambe e cuori. Il sottotitolo (Per non dimenticare) forse de- nota una vena, leggera, di tristezza per un ciclismo diverso, al di fuori di una cronaca recente fatta molte volte, più che di risultati, di sfide epiche e di imprese, di indiscrezioni sul doping, di campagne acquisti e contratti a suon di miliardi, di ricerca ipertecnologica sui materiali, di programmazioni mirate di partecipazione alle gare di un calendario divenuto fin troppo fitto. Sembra, il sottotitolo, un invito accorato ad una sorta di ritorno al passato: alle gambe, alle sfide a cuore aperto, insomma alla dimensione vera dello sport e della leggenda del pedale. Ma la dettagliata ricognizione in fondo al volume sui gruppi sportivi e sulle mille iniziative in atto a livello dilettantistico e amatoriale in provincia di Siena, l’emergere di personaggi nuovi, appassionati e dirigenti, uomini e donne, sulla scena di un ciclismo lontano da condizionamenti estranei ad una corretta pratica dello sport, induce invece – questo è il messaggio che ci sembra di cogliere - quanti lo hanno a cuore, a guardare ancora avanti con fiducia e con la stessa, immutata, passione di sempre. L’excursus che il volume affronta è ampio. Parte dalle prime forme di veicoli a due ruote per giungere al passaggio dal velocipede alla bicicletta e registra con acribia l’affermarsi della pratica nel territorio senese nella seconda parte dell’Ottocento, le prime gare agli inizi del secolo scorso, l’attività di sodalizi nuovi o di sezioni dell’associalismo sportivo cittadino consolidato come l’Associazione Ginnastica, la Robur, lo Sport Club. Un percorso di mezzo secolo, a Siena e in provincia, con un occhio all’evoluzione del ciclismo nazionale ed internazionale, fino al dopoguerra e agli anni Cinquanta, seguito coscienziosamente, gara per gara, con l’aiuto indispensabile e suggestivo dei giornali dell’epoca. Una sorta di informata introduzione alla “leggenda”, che lascia spazio successivamente alla ricostruzione, anche questa dettagliatissima, del “romanzo” del Giro d’Italia nel Senese: dal ciclismo dei tempi eroici, fino agli anni del boom economico e a quelli che hanno segnato la fine del secolo scorso. La parte maggiore del volume è dedicata comunque ai protagonisti della lunga stagione professionistica e no del ciclismo senese, dalla leggenda della Valdorcia Primo Volpi, definito giustamente “il più grande campione nato in terra di Siena” e del quale molti ricorderanno il volume, pubblicato nel 2001, che lo riguarda in maniera diretta illustrandone la biografia e le imprese sportive, fino al colligiano, per restare ai professionisti, Daniele Righi, ancora sui pedali e a pieno titolo sulle strade delle classiche e dei grandi “giri”. È qui che incontriamo personaggi che hanno fatto la storia del ciclismo senese: tra gli altri Idrio Bui, fedele gregario di tanti campioni affermati, detto “Trueba”, in spagnolo “pulce”; Girardengo Bernardini di Abbadia di Montepulciano, un destino nel nome, per anni al fianco di Rik Van Steenbergen; Cino Cinelli, poi affermato industriale del settore ciclistico, vincitore di un Giro di Lombardia e di una Milano-Sanremo; il sarteanese d’adozione Ferdinando Terruzzi, il “re delle Sei Giorni”, che figurò a lungo in testa ad una classifica mondiale compilata sulla base dei piazzamenti e che fra i moltissimi successi annovera un titolo olimpico nel tandem alle Olimpiadi di Londra. Galleria affollatissima quella del ciclismo senese e stipata di personaggi di rango. Giordano Cioli e Mirella Meloni mescolano abilmente e appassionatamente professionisti, dilettanti, allievi, amatori, per darci un quadro a tutto tondo dello sport del pedale nella nostra provincia in un lunghissimo corso di anni. Nelle loro pagine le carriere dei protagonisti di questa lunga vicenda a due ruote si intrecciano senza soluzione di continuità e senza guardare più di tanto ai palcoscenici, siano essi il pavé della Parigi-Roubaix, il vialone di Sanremo, certi circuiti cittadini di provincia o la polvere di certi percorsi chiantigiani e le asperità dell’Amiata. È un libro da leggere tutto d’un fiato, e non solo per attingere informazioni. Certi aneddoti raccontati con gusto, appresi dalla viva voce dei protagonisti o raccolti in lunghi anni da suiveurs sulle strade o nei più disparati centri della provincia, a contatto vero con la gente che si è assiepata sulle strade per veder passare gli eroi della bicicletta, lo rendono, oltre che utile, piacevolissimo. E non solo per appassionati delle due ruote. ■ Mario De Gregorio MARZO 2005 08-03-2005 12:53 Pagina 30 MARZO 2005 08-03-2005 12:54 Pagina 31 MARZO 2005 08-03-2005 12:54 ai, ammettiamolo: chi di noi non ha sognato almeno una volta di vestire i panni di Rocky (ma non la sua faccia tumefatta), e gridare, dopo un match che non ti ha lasciato neppure più la forza per reggerti sulle gambe, la famosa frase che ha reso celebre il personaggio: “Adrianaaaaaaa…..”? Chi, entrando in una qualsiasi palestra, davanti al sacco penzoloni, non ha improvvisato un gioco di gambe e sferrato un montante, un gancio, un diretto allo stesso, compiacendosi della sua improvvisa destrezza? E a Siena chi dice boxe dice famiglia Borgogni: padre e figlio si sono trasmessi, non soltanto geneticamente, una passione che ha fatto di loro i pilastri e i portavoce di questa disciplina nella nostra città. La boxe è tornata a Siena, dopo un’assenza di alcuni decenni, verso la metà degli anni ’80, proprio grazie a Romano Borgogni, ex pugile. Questa disciplina veniva praticata presso la palestra della Mens Sana ed è proprio qui che David, figlio-discepolo di Romano, (rispettivamente tecnico e presidente della nuova società) inizia, sotto la guida attenta ed esperta del padre, a D Pagina 33 tirare i primi pugni, diventando ben presto un fortissimo pugile dilettante con tutte le carte in regola per poter realisticamente ambire verso traguardi maggiori. In seguito a vari eventi, David fu costretto ad interrompere la sua carriera e scelse di dedicarsi interamente all’insegnamento, conseguendo prima il brevetto federale di aspirante istruttore (a Firenze) e poi, nel 1992, quello di istruttore federale (dopo 15 giorni di corso intensivo ad Assisi, assieme a nomi che nell’ambiente sono conosciutissimi, quali Oliva e Kalambay) riconosciuto dalla Federazione Pugilistica Italiana. Esigenze varie costrinsero David e il padre a spostare la sede della propria attività prima presso la palestra di Monteroni d’Arbia poi a San Rocco. Nonostante la difficoltà a reperire una sede propria e aspiranti adepti, padre e figlio hanno caparbiamente “lottato”, anche per l’amore che li lega al pugilato, fino a quando, nel ’94, riuscirono in tale impresa e fecero tornare la boxe dentro le mura, trovando ospitalità nella palestra Gold and Gym, dov’è anche l’attuale sede. Sono stati talmente tanti La ‘Noble Art’ si riaffaccia su una piazza che aveva disertato da alcuni decenni Siena riscopre la boxe di Chiara Cicali gli atleti che si sono avvicendati nella palestra, che non è facile ricordarsi di tutti i nomi e i volti che, a dispetto di assurde credenze, non hanno mai cambiato connotati. Alcuni hanno avuto carriera agonistica breve, altri hanno disputato decine di incontri senza tuttavia riuscire a finalizzare il brillante avvio; qualcuno ha suscitato e suscita ancora speranze ed entusiasmi fra gli addetti ai lavori (fra i migliori, in passato, merita di essere ricordato Nicola Fini, già pretendente al titolo nazionale di categoria). Ma soprattutto in questo momento David Traversi, vero talento nato coi guantoni, che si è messo in evidenza diventando campione interregionale esordiente dei pesi welter nel 2003, ed in grado di sconfiggere con classe avversari molto temibili. Fino allo scorso anno anche Emanuele Tricca, campione regionale nel 2002 categoria juniores super leggeri, ha combattuto con risultati davvero interessanti. Come lo sono stati quelli espressione del promettente vivaio di David: Andrea Neri, Luigi Allegrini e David Banti che torneranno sul ring fra pochissimo. Allegrini invece tenterà l’assalto al titolo di campione interregionale (già detiene quelllo regionale) e, se come tutti si augurano andrà avanti, per il titolo tricolore. Una nota colorata di rosa è d’obbligo per Sabina Rosi, giunta addirittura a conseguire, nel 2004, il titolo di campionessa italiana, ma in questo momento è lontana dalle gare per problemi legati alla sua professione e qualche guaio muscolare estraneo alla boxe. Attualmente il settore amatoriale, seguito da Romano, conta una cinquantina di persone (che non fanno attività agonistica) mentre i pugili, seguiti da David, sono cinque: Luigi Allegroni, juniores, peso mosca; Andrea Neri e David Banti, super welter; Sabina Rosi, piuma; David Traversi, medio. Vale ricordare che l’impegno pugilistico non è proprio una passeggiata”. In vista dell’incontro ci si allena tutti i giorni, per due ore, almeno un mese prima, poi c’è la parte tecnica e comunque, regolarmente, tre volte alla settimana. La Federazione, durante la programmazione dell’anno, indice i vari campionati: cadetti, juniores e seniores (prima serie, seconda e terza serie). Ognuna di queste categorie è ulteriormente suddivisa in campionati regionali; i campioni delle varie categorie regionali disputano il campionato interregionale con quelli delle altre quattro regioni che fanno parte del raggruppamento della Toscana: il campione che esce da questa serie di incontri, va a scontrarsi con gli altri migliori quattro e, da ultimo, emerge il campione italiano di categoria: un percorso lungo circa un’intera stagione. La stessa società sportiva “Boxe- Gold and Gym” è stata insignita, in più occasioni, di titoli di merito e, negli ultimi anni, è stata promotrice di serate di boxe veramente ben riuscite e di buon richiamo, l’ultima delle quali quella svoltasi nei giardini della società “La Pania” in occasione dell’omonima festa enogastronomica dell’agosto scorso. L’intenzione è quella di potenziare sempre più l’attività per aumentarne la visibilità nella città e per riuscire in ciò una delle tante idee in cantiere è la ristrutturazione del ring già in possesso per renderlo ancora più adatto ad ospitare match alla presenza del pubblico, trasformandolo da fisso a mobile, per poterlo montare e adattare in qualsiasi punto della città. La Toscana conta ben 38 società e Siena, nell’ambiente, è conosciuta abbastanza bene, ma per “esportarla” a livello interregionale e nazionale è necessario che organizzi gli incontri. L’obiettivo ultimo è quello di riuscire tecnicamente ad allestire una, due serate di boxe all’anno nella splendida cornice della nostra città, sperando anche nel patrocinio e sponsorizzazione di Enti, Banche e Comune sempre così vicini alle esigenze delle società sportive senesi. ■ pugilato 33 MARZO 2005 08-03-2005 12:54 Pagina 34 34 anniversari IL RUOLO DELLA DONNA NELLO SPORT La presenza attiva delle donne nelle molteplici e variegate discipline sportive praticate nell’ambito della nostra comunità civile, è argomento che ormai non solo non può essere sottovalutato e sottaciuto, ma che si impone alla riflessione come uno dei valori fondanti la nostra vita associativa. In effetti, siamo di fronte ad un fenomeno che corrisponde ad una vera e propria rivoluzione copernicana che alcuni riconoscono, accettano e condividono, altri, invece, in ambienti diversi dal nostro, vi resistono, erigendo paratie culturali, religiose o semplicemente fisiche. La strada che conduce al raggiungimento delle pari opportunità ed alla identica dignità uomo – donna in ogni manifestazione di vita sociale è ancora lunga da percorrere, ma non c’è dubbio che, seppure con fatica, molte miglia sono state ormai percorse in questi ultimi decenni e possiamo guardare indietro con soddisfazione per i traguardi intermedi raggiunti che rammentiamo quasi con incredulità. Sì, sembra che noi donne, compresse nei secoli in ambiti di dipendenza nei confronti dell’uomo, confinate in un mero ruolo di riproduzione umana, ci si debba muovere per raggiungere quello che deve essere assicurato ad ogni essere vivente: la possibilità di sviluppare liberamente la propria traiettoria di vita e tessere un comune sistema di relazioni interpersonali. Per questo ascoltiamo una specie di ritornello: la donna nell’arte, la donna nel cinema, la donna nella politica, la donna nella ricerca scientifica, la donna nel giornalismo, ecc… quasi ad elencare nuovi traguardi, a definire il raggiungimento di nuovi scalini nella piramide della dignità umana che la donna affronta faticosamente e non senza pericolose cadute e retromarcia. È facile accettare la presenza femminile nelle attività comunque utili alla comunità civile, come quella di un architetto, di una scienziata, di un’artista, di una scrittrice, etc., più difficile è accettarla nel mondo ludico e nel tentativo di esaltare le proprie abilità psico–fisiche. Ma oggi, nei nostri orizzonti culturali, non è più così ed a ragione possiamo scrivere della donna nel mondo dello sport, quasi come se fosse l’ultima conquista femminile raggiunta nella nostra società civile, ma che attende un uguale riconoscimento in moltissime aree territoriali ed in numerosi ambiti culturali diversi dal nostro. Non pensiamo, evidentemente, ad uniche competizioni sportive uomo-donna, troppo lontana e differente è la struttura fisica dei due sessi, ma uguale è l’anelito di vita, di libertà, di misurare e di migliorare se stessi, di testimoniare i progressi raggiunti. Identica è la voglia di fare, l’essere di esempio, il dominare le sensazioni, l’abitudine al sa- crificio e qualunque attività sportiva, non più preclusa alla donna, è occasione ed opportunità per offrire il meglio di se stessa in un inno alla vita che raggiunge la tonalità più forte nella vittoria, ma anche nella dolorosa sconfitta. La situazione descritta è ormai accettata dall’opinione comune del nostro Paese e di quelli occidentali, ma non era certamente così solo alcuni decenni fa. Ciò significa che indubbiamente si sono fatti passi da gigante nell’affermare valori etici di pari dignità fra sessi. Basta rammentare che nelle prime olimpiadi moderne, svoltesi ad Atene nel 1894, le donne non erano ammesse alle gare e solo negli anni ’20 del secolo scorso, in Francia si è iniziato a parlare di agonismo sportivo coniugato al femminile. Dopo le olimpiadi del 1928 si è avviato un processo di costante allineamento tra sport maschile e femminile e nelle ultime olimpiadi, tenutesi proprio ad Atene nel 2004, le atlete italiane hanno raggiunto performances addirittura più brillanti dei colleghi maschi. Sembra proprio che il progressivo allargamento del perimetro dell’attività sportiva agonistica femminile si coniughi parallelamente con l’affermazione della donna anche negli altri campi del vivere comunitario. La presenza femminile nel mondo dello sport a livello dirigenziale e nei settori tecnici, tuttavia, almeno in Italia non è ancora molto significativa. A titolo di esempio, giova ricordare che solo dal 1974 il Panathlon nazionale ha incluso una presenza femminile nel suo Consiglio Direttivo e che solo nel 1981 ho avuto accesso, come socia, a quello senese, insieme alle indimenticabili Maria Perucatti e Lara Fontani. Per concludere queste brevi riflessioni sulla donna nello sport, mi piace ravvivare i miei ricordi di giovane atleta di pattinaggio artistico degli anni ’60, senza mai abbandonare quel mondo anche negli anni successivi, tanto che la dimensione, sportiva a tutto campo, mi ha profondamente segnato e costituisce, ancora oggi, parte significativa della mia personalità e dei miei interessi. Ho vissuto l’attività agonistica con gioia; gare ed allenamenti scandivano in modo naturale i tempi della mia giornata senza eccessiva fatica e noia, merito sicuramente di mio padre, primo allenatore, con il quale avevo così la possibilità di trascorrere gran parte della giornata. L’unico grande problema era il rapporto, diciamo conflittuale, con la scuola e gli insegnanti di allora. Quest’ultimi non capivano e non accettavano che si potesse praticare sport a scapito dello svolgimento di qualche compito o dell’impegno in alcune letture; per essi era più importante la data di una battaglia piuttosto che riuscire a superare la titubanza di presen- tarsi in pista o di dedicare mente e corpo al raggiungimento di un obiettivo. Per gli insegnanti, in genere, era difficile pensare allo sport come scuola di vita, di sopportazione del sacrificio, di costante tenacia, di rispetto per le avversarie, di stimolo a fare, di affinamento delle capacità organizzative. L’esuberanza e la vivacità, mal comprese, erano punite, senza minimamente pensare a valorizzarle e ad incanalarle anche in altri campi formativi. La squadra agonistica di appartenenza, nel mio caso la Mens Sana, era una mini comunità, nell’ambito della quale si instauravano relazioni che andavano oltre lo stretto giro sportivo ed insieme ai genitori vivevamo più di un momento di svago e di gioiosa condivisione. Le amicizie sportive sono rimaste nel tempo perché rammentano vicende indimenticabili. Ma perché parlare al passato? L’augurio che faccio alle giovani leve agonistiche è che possano vivere in pienezza quei canoni di amicizia e di altruismo, di sostegno e di condivisione che costituiscono i valori fondanti dello sport. Esiste un pericolo incombente: la disumanizzazione dello sport e la meccanica della vittoria; se dovesse vincere una simile piovra non perderebbe lo sport, ma il genere umano con la sua fantasia, la sua inventiva, le sue attese e le sue speranze: mi auguro che la presenza della donna nello sport possa essere un baluardo sicuro per fermare una deriva che appare, sotto certi versi, incontrollabile. Lo sport è vita e la donna nello sport ne è testimonianza: le istituzioni pubbliche e private, la scuola di ogni ordine e grado, gli insegnanti, i dirigenti sportivi, tutti insieme devono raggiungere un’unica, piena consapevolezza: agire in nome della dignità umana e della qualità della vita. Lucia Paolini Catturi Lucia Paolini, ex Presidente del Panathlon senese MARZO 2005 08-03-2005 12:54 Pagina 36 Accanto ai risultati dei due principali protagonisti della stagione invernale, tanti titoli regionali e positivo esordio di Magi L’Uliveto Uisp vola in alto con Palmieri e Cito di Andrea Bruschettini esti complessi e naturali, ripetuti all’infinito nel corso degli anni per portare verso la perfezione una tecnica codificata dagli studi biodinamici, e dalle leggi della fisica. E’ questa la sostanza del lavoro, ripetitivo ma non “routinario”, che lo specialista dei lanci (come dei salti) deve compiere costantemente con pazienza durante gli allenamenti, per affinare le proprie capacità nei movimenti che poi in gara si tradurranno in prestazioni, misure, risultati. Da anni Elisa Palmieri ha intrapreso questa faticosa strada, quella della lanciatrice, e sicuramente non si può dire che le siano mancate le soddisfazioni, visti i prestigiosi titoli e i risultati conseguiti, che le hanno permesso nel 2003 di essere in gara ai Campionati europei Under 23 con la maglia azzurra. Campionessa italiana promesse nel 2003 e nel 2004, campionessa italiana juniores 2002 (anche nei lanci invernali), un’infinità di titoli regionali, il primato toscano assoluto, nonchè due convocazioni nella nazionale Under 23, fanno di Elisa Palmieri la più titolata atleta della storia dell’atletica senese. Nonostante questo, il suo palmares continua ad arricchirsi, e già il primo scorcio di stagione mostra all’orizzonte grandi traguardi. In occasione dei Campionati toscani invernali di lanci, a Lucca, l’atleta del- G 36 atletica leggera l’Uliveto Uisp Siena ha infatti vinto nettamente la gara, portando il nuovo record toscano della specialità a 59,12m, oltre un metro sopra al precedente 57,89m del 2003. Con questo ottimo biglietto da visita, la giovane del Drago si è poi presentata a Vigna di Valle, dove sul campo dell’Aeronautica si sono disputati i Campionati italiani invernali di lanci. Qui Elisa si è addirittura superata, arrivando a 60,03m, misura che le ha consentito di vincere la medaglia d’argento tra le promesse, ed arrivare quarta assoluta in una gara dall’altissimo contenuto tecnico: le due olimpioniche Balassini e Claretti rispettivamente a 70,02m e 67,11m; la ventenne Salis a 63,57m. In una specialità giovane ed in continua crescita, Elisa Palmieri appare al passo con i tempi, e visto che a luglio ad Erfurt (Germania) ci saranno i Campionati europei under 23, cui si accede con 61m, è lecito attendersi dall’allieva di Flamur Shabani una grande stagione. Per il momento l’atleta si gode la grande misura, giunta in un situazione climatica fastidiosa per un lanciatore, quando è difficile e pericoloso allenarsi al freddo e spesso su una pedana bagnata dalle intemperie di stagione. Ma questa è l’atletica italiana in genere, l’optimum non risiede certo in questo sport, e non è lecito aspettarsi particolari attenzioni da una città che ha ignora- to nelle votazioni del personaggio sportivo del 2004, promosso da questa rivista, tre maglie azzurre, di cui una ai mondiali... Cambiando argomento, ma rimanendo sempre ai vertici nazionali, bisogna ricordare la scalata di Maurizio Cito tra i migliori specialisti delle campestri a livello juniores italiano. Protagonista da alcuni anni a livello regionale, dove non gli sfugge un titolo, quest’anno il giovane senese (classe 1986) non solo si è confermato campione toscano di cross juniores, ma a Villa Lagarina (Trento) è anche terminato quinto tra gli oltre cento partenti della sua categoria nel Campionato nazionale individuale di corsa campestre. Quando lo scorso anno il suo allenatore, il marocchino Abdellah Abdelhak, ci diceva che vedeva per lui un futuro in maglia azzurra, sembrava più un miraggio che realtà; adesso, alla luce di questo risultato e di un’innegabile crescita tecnica, l’ipotesi potrebbe concretamente realizzarsi nel corso della stagione. Chi invece ha già vestito la maglia azzurra è Emanuele Magi, il quale ha esordito nelle indoor 2005 con buoni risultati. Il quarto frazionista della staffetta italiana 4x400 dei mondiali juniores di Grosseto, è giunto sesto a Genova nella finale dei 200m ai Campionati italiani juniores, correndo prima in batteria in 22”75, poi in finale in 22”78; mentre nei 400m si è fermato a 50”98. Nel contesto delle gare indoor, sono emerse a livello regionale giovani speranze, atleti in erba, che hanno mostrato buone qualità. Non nuove a risultati da medaglia, Alice D’Auria ed Elisa Pieri hanno scalato il podio nell’alto cadette: Alice si è imposta con 1,54m, mentre Elisa si è classificata terza (1,43m). Anche nel lungo le due si son ben comportate, con la prima giunta seconda con l’eccellente personale di 5,22m, e la seconda pure al personale di 4,53m. Lorenzo Morellini è il nome nuovo della categoria ragazzi, dove ha conquistato quattro medaglie ai regionali, prima portando la staffetta 4x1 giro (Morellini, Van de Nes, Ciani, Giovanni) al successo, poi bissando individualmente nell’alto (1,52m), infine cogliendo l’argento nei 55m hs (8”7) e il bronzo nel peso. Titoli toscani juniores sono giunti anche per Chiara Palermo nel lungo (5,28m) e Daniele Bellini, arrivato al personale nell’asta (3,60m); ma in generale buono il comportamento anche degli altri atleti scesi in gara: nei 55m Gabriele Necco (7”02), Francesco Tognazzi (7”07), Lucio Colombini (7”43), Sara Gualandi (7”97), mentre negli 800m Giulia Barneschi si è classificata decima in 2’36”40. La stessa atleta si è ben comportata anche nel campionato toscano di campestre di Lucca, dove ha vinto la medaglia d’argento tra le allieve. Sta crescendo nei risultati, come nella tecnica, Luca Calzeroni. Fratello della discobola Elena, Luca, classe 1988, è un ottimo interprete del martello nella categoria allievi, tanto che a Lucca ha vinto con 59,80m il titolo toscano invernale di categoria. Considerando che con 59,08 nella graduatoria nazionale del 2004 era quarto tra gli allievi, e i primi tre adesso sono passati tra gli juniores, l’Uliveto Uisp Siena ha un’altra ottima pedina da giocare in questa stagione. ■ Alice Lauria ed Elisa Pieri sul podio dei Campionati Toscani di salto in alto Cadette. MARZO 2005 08-03-2005 12:54 a scherma cussina targata Montepaschi Vita – Chiron Vaccines, sponsor tecnico Allstar-Senarmi coglie risultati di prestigio dalle Alpi al profondo sud ed anche dall’altro capo del mondo: l’Australia ma vediamo nei dettagli che cosa ha riservato il mese di febbraio al sodalizio presieduto dal Prof. Francesco Pulitini. Si è svolta nella splendida cornice del palazzetto dello sport di Bolzano la 2a prova nazionale under 14 di fioretto prova generale del Campionato Italiano di specialità in programma nel prossimo mese di Maggio a Rimini. I giovani schermitori cussini si sono comportati decisamente bene salendo per due volte sul podio: nella categoria “Allieve” (13-14 anni) con Alice Volpi e nella categoria “Maschietti” (11 anni) con Guido Ferrini. Molto valida dal punto di vista tecnico la prova di Alice Volpi, al primo dei due anni della categoria, in una gara che contava 75 atlete in pedana, con la presenza su invito di una folta rappresentativa ungherese. La giovane senese si sbarazzava facilmente nei turni iniziali delle proprie avversarie,solo nell’incontro per entrare nella finale ad otto veniva impegnata seriamente dalla forte livornese Mosca che veniva sconfitta per 1514. Nel primo quarto di finale la Volpi si sbarazzava nettamente per 15-3 della pisana Calissi ed in semifinale cedeva all’ungherese Binet per 11-15, che poi si aggiudicava la competizione. La Volpi doveva così accontentarsi del bronzo. Anche l’altra giovane senese, Irene Crecchi, si sbarazzava nettamente delle avversarie nei turni eliminatori, per entrare nelle sedici batteva per 15-7 la quotata milanese Cacciatori, ma cedeva successi- L Pagina 37 vamente alla romana Provinciali per 9-15 e si classificava undicesima. Nella categoria maschietti Guido Ferrini, su 103 partecipanti, si aggiudicava il bronzo cedendo nella semifinale per 6-10 al mestrino Marotta. Nei turni precedenti nessuna esitazione fino all’assalto per la finale ad otto, dove pur essendo andato in svantaggio per 1-6 riusciva a ribaltare le sorti dell’incontro battendo il milanese Barbieri 10-9 e successivamente con il torinese Di Tizio per 10-5. Nella rassegna altoatesina erano presenti nella categoria allievi Jacopo Vagaggini e Cristiano De Salve, che dopo il primo turno eliminatorio cedevano nel tabellone da 128, mentre Edoardo Marri in quello da 64; stessa sorte anche per Marco Tanfoni nella categoria giovanissimi. Intanto per tre settimane l’altro capo del mondo schermistico si è trasferito a Siena. Sono infatti giunti nella nostra Città il M° Angelo Santangelo, nel recente passato allenatore della squadra nazionale australiana di scherma e pentathlon, ed il vice-campione australiano dei cadetti di fioretto Paul Leoni. Il Maestro Santangelo insegna al Sydney University Fencing Club e quindi il legame con il sodalizio cussino si è ancora di più consolidato. Il Presidente del CUS professor Francesco Pulitini, insieme al vice-presidente Dott. Filippo Carlucci ed al responsabile della sezione scherma Dott. Giancarlo Pigino, hanno fatto gli onori di casa e ringraziato per questa scelta che onora la scherma italiana ed in particolare il sodalizio senese. Gli ospiti oltre all’aspetto tecnico curato dai Maestri Lio Bastianini, Daniele Giannini ed Alberto Carboni, sono rimasti fa- Parallelamente all’attività agonistica, si intensificano i contatti con le altre scuole del mondo Il Cus esporta la sua tradizione di Daniele Giannini vorevolmente impressionati dalle capacità organizzative e dal numero considerevole di bambini ed atleti che frequentano la struttura dell’Acquacalda ed hanno espresso il desiderio di poter effettuare altri scambi di questo tipo, magari anche a Sydney. Gli ospiti hanno naturalmente ricevuto i gadget degli sponsor Montepaschi Vita, Chiron Vaccines e dello sponsor tecnico Allstar Senarmi. La fine del mese è stata intensa anche per il fiorettista Niccolò Nuti che è stato convocato in due gare di Coppa del Mondo, la prima a Como e la seconda a Moedling in Austria. In ambedue le competizioni Niccolò, non ancora a proprio agio per i cambiamenti tecnici all’apparecchio segnalatore, si è fermato nei sedicesimi confermando i risultati precedenti. Nell’Ultimo fine settimana si è svolta a Brindisi la seconda prova di qualificazione del campionato italiano giovani. Ambedue i nostri rappresentanti, Niccolò Nuti e Vanni Mario Zanchi (al rientro dopo un grave infortunio al polso e relativo intervento chirurgico), si sono qualificati per la finale a 32 che si svolgerà prossimamente a Mestre. A Brindisi c’è stata anche la lieta sorpresa del cadetto primo anno Niccolò Zanchi, che qualificatosi dal campionato della sua categoria ha superato i primi due turni eliminatori e ha raggiunto il tabellone da 64, classificandosi poi 56° eliminato da Martino Minuto di Monza, recente finalista in coppa del mondo. Per poco non ce l’ha fatta nella spada Vieri Vannoni, davvero in progresso dopo due anni di inattività e tre interventi chirurgici alla fine 40°. Peccato, ma il forte spadista cussino, che ha dimostrato così tanta tenacia nel calvario che ha attraversato in questi due anni, saprà sicuramente, nel tempo, tornare a quei livelli che lo avevano visto protagonista tre anni fa ai Campionati del Mondo. Il cadetto Giacomo Steiner, qualificatosi e pieno di aspettative, si è dovuto arrendere soprattutto alla febbre ed ha ceduto nel tabellone da 128. Le spadiste Bianca Vannoni, Barbara Galini entravano nelle 64, mentre la cadetta Elena Sommaria nei 128, fuori al primo turno Giovanna Dimitri al primo anno cadette, ma con onore e con una buona dose di esperienza; stessa prova anche per la pari età fiorettista Giorgia Zizzo. ■ I maestri Bastianini e Giannini con Santangelo e Leoni (foto in alto). A sinistra: Alice Volpi e Guido Ferrini sul podio. scherma 37 MARZO 2005 08-03-2005 12:54 Pagina 39 Mentre la formazione maschile si accontenta della salvezza, quella femminile guarda sempre ai play-off Febbraio amaro per la Libertas di Corrado Bagella i aspettava con trepidazione il mese di febbraio per conoscere le prime sentenze dei campionati, ma quelle che sono arrivate dai campi di gara sono risultate piuttosto amare, per i colori della Libertas Siena. E questo, non tanto per la formazione maschile, che, pur tra alti e bassi, ha raggiunto matematicamente la salvezza con tre giornate di anticipo rispetto alla fine del campionato. La squadra, infatti, ha alternato prestazioni superlative, sia nella partita vinta per 6 a 0 con l’Ascoli Piceno, diretta contendente di metà classifica, sia (malgrado le sconfitte per 6 a 4), nei matches contro le prime due della classe, Fortitudo Bologna ed Arpino. Di contro, la sconfitta di Reggio Emilia, pur con qualche attenuante, ha forse rappresentato la peggior prestazione dell’anno. Individualmente, notazioni molto positive per Andrea Bongini, fighter indomabile, che ha battuto il cinese Li Wei Min di Arpino e il russo Kuznetsov di Ascoli Piceno, ben davanti a lui nelle classifiche equiparate nazionali. Per parte sua Fatai Adeyemo ha confermato di essere la solita sicurezza, mentre sul secondo tavolo Paolo Racca ha denotato un rendimento costante, riuscendo, fra l’altro, a sconfiggere Morgante dell’Arpino, contro il quale aveva finora sempre perso. Un S po’ in sordina, invece, Angelo Teatino, i cui risultati, malgrado il consueto massimo impegno, sono stati inferiori alle aspettative. Peraltro, nella partita contro l’Ascoli Piceno, ha fatto il suo esordio stagionale il bulgaro Nikolay Boyadzhiev, tuttora alla ricerca della migliore condizione atletica, a causa dei pochi allenamenti che ha potuto fare, ma sul quale si può puntare per il prosieguo del campionato. In campo femminile le attese erano di tutt’altro genere, dopo il girone di andata concluso al secondo posto a pari punti con la San Donatese. Tutto era perciò rimandato allo scontro diretto, fra le mura amiche, ma le milanesi, dopo aver superato la settimana precedente l’Iglesias, primo in classifica, sull’onda dell’entusiasmo si sono imposte anche a Siena. A nulla sono servite le ottime prestazioni di Saida Burkhankhodjaeva e Marloes De Smet contro la ex Giulia Cavalli, superata con netti 3 a 0, ma contro la Semenza, n. 9 delle classifiche italiane, e la cinese Wang Ju anche le straniere di Siena hanno dovuto ammainare bandiera. E così la Libertas si trova ora al quarto posto in classifica, ma con due partite da recuperare, da vincere assolutamente, onde poter mantenere accesa l’esile fiammella rappresenta- ta dai play-off per la A1. La ragione dice che ormai non c’è più niente da fare, visti gli impegni abbastanza facili che rimangono da affrontare per la San Donatese. Soltanto un miracolo, ed in zona Cesarini, potrebbe rilanciare le ambizioni della Libertas. In questi casi nel calcio si dice che la palla è tonda…… Anche nel tennis tavolo la pallina è tonda ed inoltre sperare non costa nulla. A fine marzo, il verdetto definitivo. ■ Classifica A/2 maschile Classifica A/2 femminile Fortitudo Bologna 19 Arpino 14 Reggio Emilia 10 (**) Libertas Siena 7 Parma 7 (*) Ascoli Piceno 5 (**) Iglesias - 1 (*) Iglesias San Donatese Terni Libertas Siena Elmas Molfetta San Gavino Boscotrecase NA 23 20 17 15 (**) 15 14 (*) 12 (*) 12 (*) una partita in meno (**) due partite in meno 39 tennis tavolo MARZO 2005 40 08-03-2005 12:54 Pagina 40 basket Timidi segnali di ripresa dei Campioni d’Italia, in crescita anche nei valori individuali MA U R O BI N D I superare le perverse logiche che si sono materializzate negli ultimi tempi. Non per buttare la croce addosso a nessuno, ma le dichiarazioni dei giocatori senesi nel post Forlì sono state veramente una delle parentesi più imbarazzanti degli ultimi anni. Un conto è parlare dei problemi in campo, un altro spaziare in argomenti di non pertinenza, quale giudicare ad esempio a stagione in corso le scelte operate da società e tecnico, rispetto alle quali un giocatore ha l’unico dovere di dare il massimo affinché quelle scelte producano il miglior risultato possibile. Logicamente nessuno può vietare che poi nella mente di ogni singolo giocatore si instaurino convinzioni diverse rispetto alle scelte fatte, ma ciò non può giustificare ostracismi di sorta all’interno del gruppo, perché questo è quanto di peggio si può produrre in ottica di gruppo e ovviamente di risultati in campo. Per quanto difficile, Minucci e Recalcati devono trovare la chiave di svolta della stagione proprio lontano dal rettangolo di gioco, richiamando tutti ad inseguire un obiettivo comune che non può essere quello di imporre l’identità di un blocco di giocatori rispetto ad un’altra. Qualsiasi squadra nasce dalla capacità di fondere tutte le diverse caratteristiche dei vari uomini e prima di parlare di valutazione sbagliata occorre fare di tutto perché ciò avvenga e sarebbe quindi oltre modo colpevole rimanere con il dubbio che non sia stato fatto per lo meno il possibile perché ciò non si realizzi. Virtuosismi da veri e propri equilibristi attendono società e tecnico, ma pensiamo con convinzione che l’esperienza e le capacità di Recalcati, supportata dalla presenza non invasiva, ma risoluta della società, permettano di recuperare quella convinzione e quella determinazione necessarie per vedere esprimere la squadra proporzionalmente alle proprie potenzialità. Intanto fermandoci alle considerazioni post Udine, dove speriamo sinceramente che Siena abbia toccato l’ultimo picco veramente negativo della stagione, inteso non tanto in termini di sconfitta, che rimane un evento possibile ogni volta che si alza la prima palla a due, quanto in termini di assoluta negatività, possiamo rilevare che contro il Maccabi e poi a ruota contro la Lottomatica Roma abbiamo potuto apprezzare un deciso recupero di rendimento da parte di buona parte della squadra. Rimane incerto, tanto per usare un eufemismo, lo stato di forma di Giacomo Galanda, la cui crisi, oltre che fisica, comincia diventare anche psicologica, con una frangia sempre più consistente di pubblico senese che mugugna ad ogni tocco di palla dell’ala biancoverde, determinando una situazione sempre più evidente di disagio generale, cosa che onestamente non giova a nessu- La Mens Sana si riscopre protagonista Salutiamo senza rimpianti il mese di febbraio, anzi, tenuto conto degli ultimi anni, potremo proporre di fermare campionato e ogni altro tipo di competizione, garantendoci un mese in meno di sofferenza. Scherzi a parte, la storia ci insegna che buona parte delle vittorie nascono proprio dalla capacità di sapere affrontare, metabolizzare e superare fasi di crisi, quindi nulla deve essere visto in termini assoluti rispetto alle difficoltà degli ultimi periodi. Ciò non ci può impedire però di affermare che la crisi di gioco e risultati che hanno contraddistinto la Montepaschi in questa fase iniziale di anno, è senza dubbio la più grave e la più complessa che la società biancoverde è stata chiamata a risolvere in questi ultimi anni. Non sono lontani i tempi in cui le crisi avevano un denominatore comune e nascevano dalle difficoltà soprattutto finanziarie che determinavano il contesto tecnico, oggi invece il cosiddetto quadro di riferimento è totalmente diverso, Siena vive un momento di solidità economica che garantisce tranquillità a giocatori e tecnici per affrontare il proprio impegno non occupandosi di problemi diversi da quelli proposti dal parquet e questo, oltre a ricordare che è un vantaggio che non tocca a tutti, ci dice che viviamo i problemi dell’era dell’abbondanza, dove per assurdo è più facile perdere di vista i punti cardine su cui deve poggiare qualsiasi progetto, compresi quelli sportivi. Il commento più impietoso è proprio quello lanciato da coach Recalcati, che in un’intervista alla Gazzetta dello Sport ha misurato il momento contingente, con l’immaturità dimostrata dal gruppo nel saper gestire la stagione in corso con lo scudetto cucito sul petto, una colpa grave, alla quale è bene dirlo è sempre possibile porre rimedio da qui alla fine della stagione. Certo il primo posto nella regular season è ormai una chimera, sei punti sono troppi da rimontare a qualsiasi squadra, a maggior ragione se a scappare è una formazione come la Benet- ton che sa anche come gestire mentalmente un campionato di testa, ma rimangono in piedi l’obiettivo del secondo posto in campionato ed anche quello delle Final Four di Eurolegaue a Mosca, competizione nella quale pur sprecando una grande occasione a Tel Aviv , la Montepaschi ha avuto il merito di rialzare la testa prepotentemente, dopo la sciagura di Udine e limitare al massimo il divario, che lascia aperte prospettive importanti. Logico puntualizzare però, come Tel Aviv debba rappresentare lo spartiacque da cui iniziare un capitolo completamente nuovo del campionato biancoverde, perché risulta oltremodo scontato che proseguire sulla falsariga dell’ultimo mese di febbraio, vorrebbe dire agonizzare fino alla fine della stagione, collezionando risultati ingiustificati rispetto alle possibilità tecniche, che questo gruppo fuori da ogni dubbio ha. Lo scorso anno la sconfitta nella semifinale di Euroleague contro Bologna, sempre a Tel Aviv, segnò una tappa fondamentale nella testa dei giocatori della Montepaschi, radicò la convinzione che l’obiettivo scudetto era realmente nelle possibilità della Mens Sana e quello che accadde dopo lo abbiamo ancora ben scolpito nelle nostre menti. Ora da un’altra sconfitta patita in Israele deve scaturire una nuova valutazione: la stagione non è ancora arrivata al bivio finale, ma c’è da recuperare una identità persa e quei particolari meccanismi psicologici che rafforzano convinzioni individuali e collettive. E’ questo l’obiettivo fondamentale di questo momento. Una fase della stagione complicata dal terribile impatto del gomito di John Wallace con la rachide cervicale dello sfortunatissimo Stefanov, infortunio tanto pesante quanto anomalo per dinamica e conseguenze, ma per assurdo l’infortunio di un uomo fondamentale quale è il play macedone, può aver rappresentato, soprattutto dopo la prima valutazione di gravità, per fortuna smentita dalla realtà, la classica scossa di cui aveva bisogno il gruppo per uscire da un impasse dai connotati esclusivamente mentali e pochissimo tecnici. Innanzitutto ha richiamato l’intero gruppo all’esigenza di sopperire in situazione di emergenza ad un problema che tocca un uomo essenziale negli equilibri del gioco senese e questo presuppone uno sforzo che può permettere di MARZO 2005 08-03-2005 12:55 Pagina 41 basket no, anche perché nel modulo di gioco senese il ruolo di Galanda rimane fondamentale e quindi è lecito augurarsi che, come ad esempio accadde lo scorso anno ad Andersen, sia lo stesso giocatore a sbloccarsi, costringendo tutti a modificare un giudizio su cui pesa la valutazione sul diverso impatto che il giocatore ha dimostrato di saper offrire alla causa azzurra della Nazionale, rispetto a quanto offerto finora in maglia biancoverde. E’ comunque nel reparto lunghi dove abbiamo potuto constatare i progressi più confortanti, con Chiacig che torna a farsi sentire, parallelamente alla capacità della squadra di coinvolgerlo maggiormente specie nelle soluzioni di attacco e soprattutto con Eftimios Rentzias, in predicato addirittura di partire solo qualche settimana fa e oggi più che mai importante alla luce delle perduranti difficoltà di tesseramento come italiano di Eze. E’ indubbio come il giocatore fino a questo momento sia stata una di quelle scommesse su cui il giudizio rimane maggiormente sospeso, ma la sua definitiva conferma fino alla fine della stagione sembra avergli dato nuova linfa, la condizione fisica sembra aver raggiunto livelli ottimali e con essa abbiamo potuto intravedere quelle qualità atletiche e tecniche che sappiamo appartenergli. Unitamente ad un ritrovata intraprendenza, ora attendiamo Rentzias ad un ulteriore salto di qualità, in termini soprattutto difensivi, dove è innegabile che il giocatore ha un ruolo essenziale, perché se è vero che in attacco Rentzias può tranquillamente svariare tra le posizioni di 4 e 5, in difesa il giocatore greco ha una sola dimensione, quella di difensore sui centri avversari e tanto per citare gli ultimi eventi, la sua difesa su Vujicic a Tel Aviv è senza dubbio rivedibile. Rentzias può e deve diventare un’arma in più nello scacchiere di Recalcati, la sfida rimane quella di vedergli tirare fuori quella grinta su cui molti non sono pronti a scommettere, ma il tentativo vale sicuramente la pena di essere perseguito con convinzione, perché il giocatore è uno di quelli che si trovano ad un bivio: ritrovare quella dimensione che i suoi mezzi gli potrebbero garantire, o cadere in un anonimato troppo precoce rispetto alle previsioni. A Tel Aviv e contro Roma abbiamo ritrovato il miglior Vanterpool, depurato da quell’eccesso di protagonismo che in taluni momenti della stagione è risultato estremamente negativo per sé e la squadra. Speriamo sia il segno di un equilibrio ritrovato e di una serenità che gioverà a lui e ai suoi compagni, unitamente al recupero di un Bootsy Thorton che tra molte traversie, soprattutto fisiche, spesso non sufficientemente ricordate, sta gradualmente cercando di riportarsi sui livelli di gioco a lui più consoni e che lo devono rendere punto di riferimento primario per la squadra. Un aspetto, questo, che richiama ad esempio la difficoltà della squadra a gestire con maggiore lucidità i finali di gara. Il Maccabi ci ha dimostrato in maniera inequivocabile che c’è una gerarchia immodificabile nei suoi equilibri, a dispetto di qualsiasi cosa possa accadere nell’arco della partita, l’ultima palla la gioca Jasikevicius, che sia un tiro da tre o uno scarico ha poca importanza, ma tutti, compresi gli avversari, sanno ciò e questo più che un vantaggio per gli altri, risulta essere un condizionamento pesante per chi ne deve prevedere le mosse. La Montepaschi in questo senso, pur avendo giocatori in grado di gestire simili situazioni, lascia troppo spesso la sensazione di una colpevo- le improvvisazione e questo può diventare un problema perché anche questa è una attitudine che va coltivata giorno dopo giorno, individuando elementi di certezza in grado di materializzarsi al momento opportuno. Piacerebbe pensare ad un recupero in tal senso di un giocatore dal killer instict assodato come Myers, ma il discorso sulla guardia senese ci porta a riaffrontare il nodo degli equilibri interni della squadra, sui quali si gioca buona parte delle fortune future della Montepaschi. E’ questo il rebus più complicato del momento: armonizzare il contributo dell’ex romano con il resto del gruppo e soprattutto con i rispettivi compagni di reparto. La sensazione, in questo frangente, è che Recalcati possa tornare all’idea iniziale di restituire Myers alla panchina all’inizio della gara per immetterlo a partita iniziata, ma il vero ostacolo è superare la mancanza di convinzione circa il ruolo che può recitare Myers in questa squadra. Finora difficilmente si è percepita una effettiva sensazione di amalgama tra le varie anime della squadra, è quindi lecito chiedersi con quale atteggiamento si è proceduto sulla strada del tentativo intrapreso ad inizio stagione. Niente da dire sotto l’aspetto professionale dell’impegno a livello singolo, ma a livello di disponibilità gli uni verso gli altri onestamente si può fare molto di meglio e questo è l’impegno più decisivo per uscire dall’impasse, poco tecnico e molto psicologico, che ha attanagliato la squadra negli ultimi mesi. Intanto rallegriamoci sotto l’aspetto tecnico di quello che la squadra è in grado di esprimere in difesa, non ancora con la continuità della scorsa stagione, ma comunque con punte di intensità che fanno bene sperare in questa ottica e soprattutto con il recupero di una manovra offensiva che nelle ultime due gare è tornata ad essere armonica e soprattutto rispondente alle caratteristiche dei giocatori senesi. I quali migliorano le proprie performance se tornano a predicare il verbo del penetra e scarica, con i conseguenti ribaltamenti di gioco che ne accrescono le soluzioni e soprattutto ne semplificano la difficoltà. Purtroppo il tempo della preparazione agli esami che contano è pressoché finito, urge consolidare le ambizioni senesi in ottica Euroleague dopo l’esito agro-dolce della prima sfida con il Maccabi e rammentare sempre come in campionato, da qui in poi, ogni passo falso avrà un valore sempre più condizionante. Purtroppo però possiamo dire, a buona ragione, che la Montepaschi ha sprecato una parte consistente della stagione alla ricerca di un filo tecnico che ancora è legato ad equilibri molto delicati. Questa perlomeno è la sensazione anche di questo momento e l’augurio ovviamente è che invece, senza accorgercene, sia iniziato quel chiarimento definitivo che ci permetta di vedere il vero volto, nonché il migliore, della Montepaschi. ■ 41 diario MARZO 2005 08-03-2005 12:55 Pagina 43 43 Il cubo di Kubrik Roberto Morrocchi C he succede alla Montepaschi? Cosa c’è che non va? E’ lo spogliatoio che non funziona? Non c’è armonia? Queste, o giù di lì, le domande che mi sono sentito rivolgere centinaia di volte, come un disco rotto, in questo scorcio di stagione dagli sportivi mensanini. Chiedo scusa a tutti dalla pagina rialzare la testa con il Cibona, in Eurolega, ce le suona di santa ragione Udine che raccoglie sul parquet una squadra decimata da fughe e infortuni, anche un Presidente può avere la sensazione di ritrovarsi fra le mani, invece della squadra Campione d’Italia in carica, il cubo di Kubrik, un rompicapo che del Diario di Meseport, se non sono stato in grado di rispondere ai quesiti o sono rimasto nel fumo di disquisizioni del tutto fini a se stesse. Se perdiamo a Jesi, per non parlare della magra rimediata a Forlì in Coppa Italia, e dopo aver dato l’impressione di solo per caso, una volta, dopo millanta tentativi sono riuscito a far quadrare. E se dopo Udine si va in campo a Tel Aviv contro i Campioni d’Europa del Maccabi e senza Stefanov e con un paio di giocatori debilitati da influenze o ancora alla ricerca della giusta condi- zione, rischiamo di sbancare i gialli d’Israele, ecco che il rebus si fa così complicato da diventare irrisolvibile.… Eppure datemi dell’illuso, o peggio del matto, ma io continuo a nutrire fiducia nel team mensanino e mi aspetto che i giocatori che ci hanno regalato un incredibile quanto meritatissimo scudetto siano in grado di dare quel colpo d’ala che in fondo in fondo un po’ tutti ci aspettiamo. Loro sono li stessi che ci hanno portato in cima al mondo della palla a spicchi, con Myers Rentzias e Lamma in più nel motore in attesa di Eze. Voglio pensare, allora, che la Montepaschi che vedremo da qui alla fine sia quella vista contro il Maccabi, determinata e coraggiosa, una squadra vera, come quella che ha fatto sua la Supercoppa e che ha messo in riga tanti squadroni in Eurolega e in campionato, perdendo la faccia, magari, contro avversari, non me ne vogliano a Livorno, Roseto, Jesi, Udine, Napoli, di modesto lignaggio. La società non ha mai fatto mancare l’appoggio a tecnici e giocatori. Sono da sempre convinto che più che le multe o i congelamenti degli stipendi, valgano, nei momenti difficili la serietà dei comportamenti. Se la società è seria, se ha un suo stile e una condotta lineare, i giocatori si sentiranno comunque protetti e in dovere di ripagare con ugual moneta il club per il quale giocano. Questa è la nostra linea e su questa ci muoviamo con decisione, senza tentennamenti. Tocca ora ai nostri Campioni ( perché Campioni sono..), al nostro coach Recalcati e al suo staff trovare le risposte da dare alla gente, ai tifosi della curva, agli addetti ai lavori, ai media, allo sponsor, alla città e infine ad una Società seria e a un Presidente che rischia altrimenti di finire la stagione con il cubo di Kubrik in mano, dipinto di bianco e di verde, senza poter dare una risposta valida ai suoi dubbi e ai suoi perché. ■ MARZO 2005 44 08-03-2005 12:55 Pagina 44 basket Come nel 2004 é la competizione europea a ridare slancio alle ambizioni biancoverdi FABIO FINESCHI L’Euroleague come trampolino di lancio Era il 18 marzo di un anno fa. Terzo turno delle top 16, con la Montepaschi che va a far visita all’imbattibile Treviso, così considerata in quei tempi. I toscani tengono a lungo testa ai locali, sfiorano la vittoria, che sfugge per dettagli. Finisce 95-92, con la Mens Sana che non raccoglie punti concreti, ma una consapevolezza delle proprie potenzialità che poi saprà mettere a buon frutto. Da lì in poi la seconda fase europea è una cavalcata senza soste: fino alle Final four. Inutile ricordare poi cosa avviene in campionato. E’ passato quasi un anno dopo un febbraio che ricalca quello del 2004, fra dubbi in campionato e disastri in Coppa Italia contro la solita Cantù. Stavolta l’avversario principale nel gruppo D è il Maccabi, la seconda giornata è quella della trasferta impossibile. La percezione della gara ricorda da vicino quella di un anno fa al Palaverde. Siena ha il pallino del gioco, e da un certo momento in poi lotta più con se stessa che contro gli avversari. Da battere ci sono le paure, la sensazione di trovarsi di fronte ad un’occasione unica. Il tabù non cade neppure stavolta. E quei famosi dettagli negano ancora la soddisfazione più grande. Ma quanto a nuove convinzioni, quelle sì che sono arrivate da Tel Aviv. Sono arrivate malgrado la situazione di emergenza. E proprio in virtù della pesante assenza di Stefanov vanno valutate. Alla squadra si chiedeva di reagire alle avversità. Lo ha fatto nel momento in cui rischiava di affondare definitivamente, contro l’avversario più forte possibile. Potrebbe trattarsi dell’ennesimo segnale contrastante, in una stagione ricca di controsensi e di improvvisi cambi di tendenza. Eppure stavolta la squadra del dopo-Maccabi pare davvero animata da nuove certezze. Proprio come quella che un anno fa seppe trasformare una sconfitta a Treviso nel trampolino di lancio. E torniamo ancora al magico 2004. Proprio perché il nuovo equilibrio assomiglia tanto ad un ritorno all’antico. Senza la luce del play, la Mens Sana ha fatto di necessità virtù. Si è stretta intorno a Vanterpool ed ha riscoperto automatismi offensivi e intensità difensiva, che ultimamente apparivano sporadicamente. Di colpo Zukauskas è tornato a giocare di più, rivestendo il ruolo di irrinunciabile arma tattica. Thornton ha ritrovato spazi per segnare e cat- turare rimbalzi. Kakiouzis è più che mai il rapinatore d’area. E il gruppo in generale sfrutta al meglio le virtù di una palla che torna a viaggiare come si deve. Come al solito l’ispirazione è arrivata dall’Eurolega. A dimostrazione che contro gli avversari più forti ci si misura con maggiore cognizione di causa. Toccando con mano limiti, progressi e potenzialità. Ma la tendenza ad un ritorno al passato è stata confermata in campionato contro Roma. Il che non significa che tutto è risolto. Che d’ora in poi il 2005 seguirà per filo e per segno le orme dell’annata precedente. Intanto perché ci sono gli avversari da considerare, e poi nessuna esperienza può essere del tutto ripetibile. Di certo al periodo della grande crisi la Montepaschi ha reagito riscoprendo se stessa. Ponendo così apparentemente fine all’affannosa ricerca di nuovi equilibri. Ovvio poi che a far sì che l’operazione abbia pieno successo contendono mille fattori. Non ultima un’adesione più ampia possibile da parte dei giocatori coinvolti nel progetto. Compresi coloro che al momento ne sono rimasti un po’ ai margini. Passa da qui la possibilità di rivedere presto la Mens Sana in stile play-off. ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:55 Pagina 45 basket Quel volpone di Ricky Pittis ne conosce una più del diavolo. In occasione della Supercoppa, vinta dal Montepaschi, l’ex-capitano trevigiano rilasciò alcune dichiarazioni, riportate su questo mensile nel numero di ottobre, che oggi ritornano, come un boomerang, alla memoria. “Vincere è relativamente facile, confermarsi è più difficile..anche se il sottoscritto c’è riuscito”, firmato Riccardo Pittis. Sono trascorsi quasi sei mesi da quei giorni di inizio stagione, quando il Mps si presentava con un organico ancora più forte ai nastri di partenza, confermato dai vari giudizi e pronostici e soprattutto dalla prima vittoria schiacciante sul Benetton, tenuto a distanza di 18 punti (74-56) al termine dei primi 30’ di gioco. Siena si presentava con gli stessi effettivi del tricolore, eccetto due arrocchi, uno sul perimetro con l’arrivo di Carlton Myers e l’altro sottocanestro con quello di Efthimios Rentzias. Sommando i singoli addendi il risultato assumeva, almeno sulla carta, un valore maggiore, considerando le potenzialità di un gruppo che aveva vissuto insieme una stagione favolosa. Invece alcuni meccanismi vincenti della passata stagione, che hanno echeggiato anche nelle prime battute di quella in corso, si sono a mano a mano arrugginiti. Sul banco degli imputati siede in prima fila sua maestà la difesa, il killer principale di tanti successi della scorsa primavera, da quelli della Top16 (che spalancarono la seconda Final- Four consecutiva di Eurolega) ai playoff affrontati con un percorso netto di nove successi per il primo tricolore della storia mensanina. Difesa non significa soltanto non concedere agli avversari un pingue bottino. La formazione senese non ha subìto pesanti grandinate, eccezion fatta per i 108 punti rimediati a Roseto, dove peraltro ne ha messi a segno soltanto 3 in meno. Difesa vuol dire consistenza, abnegazione, feeling, automatismi nei meccanismi e nei movimenti che portano ad un raddoppio sugli avversari, ad un tagliafuori, ad una rapida rotazione negli aiuti. Fino ad oggi questa è apparsa la caratteristica che è più mancata ai biancoverdi perché in fase offensiva, pur con percentuali al tiro non esaltanti, il Montepaschi è primo nella classifica dei punti messi a segno per minuti giocati. Il divario in classifica dai primi della classe è quindi in gran parte il risultato di scivoloni im- Alla ricerca delle cause che finora hanno impedito ai biancoverdi di rispettare i pronostici MA R C O NALDINI 45 Il bis riparte dalla difesa previsti su quei parquet dove una vittoria contro i campioni d’Italia significa una pagina di storia. Siena ha perso terreno quando il tricolore cucito sul petto non è stato onorato a dovere. Oggi nella poltrona destinata dai pronostici all’Mps siede incontrastato proprio il Benetton, oltretutto fresco trionfatore della Final Eight di Coppa Italia. Il Monte è rimasto invece impantanato in quella corsa alla seconda posizione che già all’inizio si presentava difficile e dispendiosa per energie fisiche e mentali, in una lotta fratricida tra le pretendenti ad un playoff da affrontare comunque con l’eventuale gara decisiva in casa, eccezion fatta per la finalissima. E Siena è attesa proprio a quell’appuntamento. Le delusioni, l’amarezza, l’epidemia di pessimismo che sembra allargarsi a macchia d’olio sulle tribune, sono destinati a sciogliersi come la copiosa neve che ha fatto da cornice alle batoste subite a Jesi e Udine, tralasciando la sconfitta quasi tradizionale nei quarti di Coppa Italia. Il cartello ‘lavori in corso’ è ben visibile da tempo ed il cantiere dell’Mps è in pieno fermento per presentarsi al volatone finale con il look sistemato, compreso quello più denso di significati di Vrbica Stefanov, dopo il pauroso infortunio di Udine. La squadra non è lontana dalla forma ideale e la sconfitta di misura contro il Maccabi a Tel Aviv, pur con l’assenza del play titolare, ne è la conferma. Le posizioni di classifica in campionato ed in Eurolega non precludono alcun traguardo, ci sono tutte le condizioni per un bis di prestigio. Occorre forse volgere lo sguardo più spesso su quel tricolore cucito sul petto, per scoprire il segreto per nuovi successi. ■ tiri liberi MARZO 2005 08-03-2005 12:55 Pagina 47 Quando la Piazza Rossa diventa biancoverde Antonio Tasso E s’ha anda’ bene!!!” Lo scambio d’occhiate con chi da sempre sta dietro la mia sedia era stato più eloquente di qualsiasi commento. La settimana più nera della Beneamata, cominciata con l’inguardabile buco nero di Udine ed il gravissimo problema al “piccino” Stefanov, proseguita con l’incredibile finale di Tel Aviv , aveva avuto il suo culmine in mattinata con le notizie disperanti sulla rotula di Vanterpool nell’immediata vigilia della gara con quella Roma dei miliardi sferzata dal coach più vincente, signorile ed antipatico d’Europa. E ora, ciliegina sulla torta, salta il tabellone con il punteggio, il tempo, i falli e tutto quanto! “E s’ha anda’ bene!...” La scaramanzia è una delle fedi incrollabili nel mondo dello sport ed il basket non fa eccezione: mai toccare qualcosa, mai cambiare un’abitudine perché poi, se qualcosa comincia a non girare… va a male tutto. E sinceramente in questa –diciamo così- altalenante stagione mensanina non c’è bisogno di aggiungere ulteriori fattori d’incertezza a quelli che già sembrano esserci. Si prova una consolle di riserva, ma forse l’imperizia dell’operatore fa saltare anche quella, e allora –ultima risorsa con i romani che già cominciano a sbuffare impazienti ed irritati (capirai, loro sono abituati alle tecnologie anni ’60 del Palatiziano, il palazzo più arretrato e scomodo che ci sia!)- via con i numeri sul tavolo che fanno tanto ping pong da oratorio o calendario da tavolo montepaschino degli anni d’oro. Con tutti i rischi del caso: i giocatori non vedono il punteggio, non si evidenziano i falli, il tempo lo sa solo il tavolo! Di colpo, ripiombati nel clima Mens Sana –Costone degli anni storici. D’un tratto, tutti di nuovo a Sant’Agata, così, almeno per una volta, saranno soddisfatte le vanterie delle migliaia di senesi che –nell’anno dello scudetto- hanno rivelato di essersi seduti sugli storici scalini sotto il Prato di Sant’Agostino moltiplicando per 30 o 40 l’esiguo drappello di affezionati che tifavano Boccini o Ghezzi o Collodel. Sembra di sentirlo volteggiare sotto gli stendardi degli scudetti, delle Coppe e delle Finali, quel “gufo” che da tempo ci prova ad annacquarci la gioia; non c’è una cosa che vada per il suo verso: anche la curva, che pur non contesta, è perplessa verso la squadra, saltano anche due fari di quelli grossi, uno dei tre arbitri sembra venuto qui per una gita e non per fischiare… “ “E s’ha anda’ bene!...” All’improvviso, Minda segna la bomba, Settimio –dio greco senza fineva a fare una schiacciata di quelle che faceva a Barcellona con quel Pesic come allenatore che ora storce la bocca e non ride più, Ghiaccione la mette da sotto e, come d’incanto, rifunziona tutto: tabellone, punteggio, tempo e falli. Risiamo nel 2005, questa è (quasi!) la Mens Sana scudettata dell’anno scorso, i tempi eroici di Sant’Agata con il punteggio “opzionale” svaniscono nelle chiacchiere da Angolo dell’Unto, Vanterpool salta come un grillo, Carlton Myers –polemico quanto volete (ma è Lui, signori!)ciuffa da tre che è un piacere, la palla gira -e parecchio- anche con Lamma; Bootsy, Kakkio e compagnia fanno la loro parte, giocano anche i ragazzi degli juniores…. La curva in delirio coinvolge tutto il palazzo…. Roma è schiantata: “Bruciali tutti, Nerone, Bruciali tutti!” Si riaccendono, per incanto, anche tutti i riflettori e gli arbitri, anche quello in gita, riprendono a fischiare come si deve. l “piccino” Stefanov scalpita a bordo campo, con Treviso ci sarà… Intanto, mercoledi, si va a salutare il ritorno di coach Pascià Atamanan. E s’ha anda’ bene!”….Circolano sulle gradinate del Palasclavo le pubblicità annuncianti viaggi nelle lontane Russie, nel mese di Maggio. Primo Maggio a Mosca era –negli anni cinquanta e sessanta (ma anche settanta e ottanta, non credete!)- la meta sognata ed agognata da chi guardava a quel sole e a quelle terre come il suol dell’avvenire. La Mecca , almeno una volta nella vita, nei sogni di ogni bravo mussulmano; la Russia e Mosca ( il primo maggio poi con la parata e le feste ) nei desideri irrealizzabili di ogni bravo, disciplinato ed incrollabile “tovarish”. Poi, i tempi sono cambiati, le fedi ed i miti hanno ceduto sotto i colpi di eventi e situazioni inimmaginabili solo dieci anni prima, i suoli ed i soli dell’avvenire sono passati in cavalleria e- senza dar giudizi di valore- si è sognato più il tepore dei Caraibi, delle Canarie o delle Maldive –tsunami permettendo- che il radioso, ma ancora freddo sole di maggio della Piazza Rossa invasa dalla parata. Solo pochi, inguaribili (immarcescibili avrebbe detto il poroDuce) nostalgici, conservavano nell’intimo il gusto ed il desiderio di un maggio moscovita: scorie del “ passato, ricordi di gioventù ed amicizie sbocciate all’ombra di corsi estivi di …lingua. Ma le mete proposte dalle Agenzie di viaggio e dai Cral Aziendali erano ben altre. Improvvisamente, da un mese non si parla d’altro: gita a Mosca ad inizio Maggio. Cinque, sei alternative con escursioni varie, mete famose o ignote ai più saranno disvelate ai senesi, rinasce una moda? Chissà… Di certo c’è che potrebbe esserci, in quei primi giorni di tiepido maggio moscovita, anche la nostra beneamata vicina alle torri del Cremlino e allora parrebbe brutto lasciarsi scappare l’occasione di una bella ingozzata di caviale e di un tuffo in un passato che tanti –anche qui- apprezzavano e non hanno mai sperimentato di persona. Quale migliore occasione, ora, senza problemi, rischi, colori politici ma solo il biancoverde mensanino? Andiamoci piano, ragazzi: le pratiche per i visti sono lunghe e, soprattutto, passano per…Israele! Quando scrivo è lunedi e la partita con l’Ulker si giocherà fra due giorni, chissà come andrà a finire (vinceremo noi!) e chissà quali saranno le accoglienze a Ergin Ataman. Io, di certo, lo saluterò con piacere, amichevolmente, con quella simpatia grande come il suo giro vita che nei due anni di frequentazione e lavoro insieme non è mai venuta meno. Io gli stringerò la mano con calore, lo stesso che emanava dalla sua giacca e dalle sue camicie nei match più duri, tirati e combattuti che si erano mai visti sino ad allora dalle nostre parti. Io, come sempre, gli sorriderò perché Lui, per primo, mi ha fatto, ci ha fatto sorridere –un’intiera città- in una serata ventosa di Lione con la prima Coppa internazionale della nostra storia. Io, volentieri, lo ascolterò ancora una volta raccontare quelle storie incredibili al punto da essere vere, nate dalla fantasia astuta di un levantino/bresciano capace di rigenerare gli entusiasmi sopiti di una città in amore col basket. Non ci sarà il tempo di sedersi a tavola alla Patria di Rapolano per una faraona con patate arrosto (soprattutto dopo che avrà perso) ma ci scambieremo di certo i saluti come si fa con uno che se n’è andato da Signore con un’ uscita da grande attore. Ciao, Ergin! (E non ci far girare le scatole al ritorno…) ■ 47 MARZO 2005 48 08-03-2005 12:55 Pagina 48 basket Luigi Datome,ala ARCHIVIO SERIE A1 22a giornata MONTEPASCHI SIENA-CASTI GROUP VARESE 82/73 23a giornata SNAIDERO UDINE-MONTEPASCHI SIENA 79/67 24a giornata MONTEPASCHI SIENA-LOTTOMATICA ROMA 90/66 Classifica: Treviso 40; Cantù, Milano, Siena e Bologna 34; Pesaro 24; Roma, Udine, Roseto, Varese e Livorno 22; Teramo, Napoli e Reggio Emilia 20; Avellino 18; Biella 16; Jesi e Reggio Calabria 14. MARZO 2005 08-03-2005 12:55 Pagina 49 basket Franco Bolelli è un cinquantacinquenne che vive delle sue stesse idee. Scrittore, progettista, organizzatore di eventi, conferenziere. Un futurista convinto con l’ossessione del progresso. Franco Bolelli sul primo numero di “Dream Team”, ultimo e unico mensile a tema cestistico che l’editoria italiana produce, ha proposto un insolito “Elogio del playmaker”. Tre colonne per spiegare la trasformazione che sta subendo il play del secondo millennio, sostituito sempre più spesso da guardie iperatletiche che con i creatori di gioco old style hanno in comune soltanto i (pochi) centimetri. Un’evoluzione della specie a cui molti guardano con scetticismo. Vrbica Stefanov all’interno di questo discorso si inserisce davvero a fatica e, a ben guardare, somiglia molto all’eccezione capace di far cadere l’intera teoria. Centottantotto centimetri per settantasei chili, Stefanov ha ben poco da spartire con i play del Duemila e somiglia sinistramente all’ultimo epigono dei piccoli che andavano di moda negli anni Sessanta: John Stockton. Fin qui tutto facile. Il difficile è capire se “Vrba” sia l’ultimo esemplare della vecchia generazione, nato per sbaglio in un paesino della Macedonia, o più semplicemente un anello di congiunzione tra ciò che è stato e ciò che sarà. Il problema che marzo porrà alla Mens Sana sembra avere molto a che vedere con questo discorso. La botta alla schiena di Udine e i conseguenti problemi a cui Stefanov è andato incontro pongono a Minucci e Recalcati una serie di problemi. Il primo e il più importante: come sostituire a metà stagione il play titolare, ammesso e concesso che Vrbica faccia parte di quei giocatori che possono essere sostituiti? Le soluzioni sono fondamentalmente due: ricorrere ad un mercato che dopo cinque mesi di basket giocato ha ben poco da offrire o utilizzare chi del roster mensanino fa già parte. Una scelta che trasformerebbe David Vanterpool in insolito portatore di palla e regalerebbe una manciata di minuti in più a Davide Lamma, nell’insolito ruolo di uomo d’ordine. Dan Peterson ha già fatto sapere di avere idee anticonformiste: per il più “esperto” dei commentatori Sky l’assenza di Stefanov gioverebbe alla circolazione di palla della Mens Sana, congestionata dai troppi palleggi del play macedone. Parere non necessariamente condivisibile, anche considerando come le statistiche si schierino senza mezzi termini dalla parte di Vrbica. Nelle vittorie mensanine il macedone ha segnato oltre 12 punti di media e distribuito 3,3 assist, cifre non paragonibili a quelle totalizzate nelle sette sconfitte che la Mens Sana ha rimediato in campionato: meno di dieci punti e meno di due assist a partita. Se qualcuno cercava nei freddi numeri la conferma dell’importanza che il numero 4 ha nei meccanismi offensivi della Montepaschi può dirsi L’ infortunio del play macedone apre scenari del tutto inediti all’interno della squadra LU C A BIANCHIN Stefanov, un’eredità pesante soddisfatto. A completare l’elogio di Vrbica pensano le sensazioni. Sensazioni che frequentemente hanno suggerito l’idea di una Mens Sana Stefanov-dipendente, incapace di prescindere dal ritmo con cui l’ex AEK dirige da quattro anni l’orchestra biancoverde. Se è vero quello che molti sostengono, ovvero che il segreto delle grandi squadre è l’equilibrio tra soluzioni dal perimetro e gioco di post, l’assenza di Stefanov assume contorni preoccupanti. Il timore è quello di scoprire una Mens Sana troppo simile alle tante squadre che, prive di un play capace di servire con continuità i suoi lunghi, si riducono a praticare un attacco modello pallanuoto con cui riducono la fase offensiva in una noiosa rete di passaggi sul perimetro. In attesa del giusto blocco per l’ennesimo tiro dai sei e venticinque. Il presente, per fortuna, consente maggiore ottimismo: a pochi giorni dallo spavento di Udine restano i dubbi che riguardano in primis la durata del riposo forzato di Vrbica e, secondariamente, l’importanza del play titolare nella chimica mensanina. Per capire finalmente se il basket moderno può fare a meno della figura del play o se, per tornare a Franco Bolelli, può fare ancora comodo chi “sente il ritmo e lo scandisce variandolo, chi trasforma un’idea e uno schema in fisico divenire. Perché gli altri schiaccia- no, saltano, stoppano, prendono i rimbalzi, ti spostano. Ma tu sai il gioco, anzi forse sei il gioco”. ■ 49 50 08-03-2005 zapping MARZO 2005 12:55 Pagina 50 Nessuno tocchi Caino (in tribuna ospiti) Vincenzo Coli ensierino della sera (la sera dopo la disfatta di Udine). Una riflessione piccola così, giusto per cercar di stemperare l’aggressività delle argomentazioni e degli atteggiamenti che sta intossicando anche il basket dopo aver guastato in maniera irreversibile il calcio. Dico ai tanti (me compreso) che al Palasport reagiscono con una certa animosità ai tifosi ospiti quando, piccola falange puntuta o tribuna colma e ribollente, ci offendono pesantemente la città del cuore e/o la mamma. Sono cose che non vorremmo mai vedere. Nei civilissimi Stati Uniti, è noto, si tifa a favore della propria squadra, non contro l’avversaria. Seee, lo fanno i quaccheri, forse. Nelle partite Nba, Sky inquadra a bordo campo dei veri mostri con la bava alla bocca, che agitano cartelli irriferibili e gridano e tirano di tutto. Allora pensi che c’è un limite oltre il quale non si può andare: l’insulto razzista, quello davvero insopportabile, ne abbiamo già parlato in queste pagine. Sul resto, via, si può trattare. C’è un modo sicuro per non lasciarsi guidare dal demone della fazione e non inciampare in un abisso di adrenalina e imbecillità: mettersi nei panni dei ragazzi che da quello spicchio di cemento straniero e guardato a vista gridano per darsi coraggio, e alle cui stupidaggini l’istinto suggerisce risposte altrettanto becere, dietro la convinzione di difendere il patrio confine. Quei P giovani si sono sobbarcati viaggi allucinanti attraverso mezza Italia, da Cantù o da Napoli, magari per arrivare a metà partita e magari vedere la loro squadra suonata come un tamburo. Dalla Mens Sana. Magari. Non vi basta vederli uscire a testa bassa? Non vi basta no. Infatti gli scugnizzi sono usciti a testa alta. E non siete riusciti a immedesimarvi. Allora mettetevi nei panni di uno dei nostri ragazzi, anzi proprio del nostro (gli abbiamo sistemato il panino con la frittata nello zainetto, gli abbiamo raccomandato di non sudare) che ha affrontato passeggiate di salute a Livorno, pranzo con cacciucco annesso, o a Roseto con i suoi maccheroni alla chitarra. Ma anche su nel Friuli, nove (!) ultrà sul caravan in mezzo alla tormenta, ed è stata la volta della Mens Sana a farsi suonare come un tamburo. Cosa sarà uscito dalle loro bocche amareggiate, capaci di scatenare la reazione inviperita del supporter friulano, labronico o abruzzese, lo possiamo immaginare. E come avranno lasciato il palazzetto nemico e vittorioso, delusi e affamati - il panino con la frittata a Udine mica bastava - è facile capire. La prossima volta, cari tifosi biancoverdi, piume delle mie piume, cerchiamo di essere indulgenti, e lasciamole perdere quelle invocazioni a una guerra che non si farà, se i poliziotti di servizio saranno un po’ più svegli. Tanto, se son tutte chiacchierate le mamme del mondo, l’offesa dove sta? i ero sbagliato, lo ammetto. Avevo scritto che la Gazzetta dello sport prima aveva promesso due pagine due, ogni giorno zeppe di basket, e poi non ne aveva fatto di niente, a parte la cronaca del lunedì con grande spazio alla milanese Armani. Invece hanno cominciato: il martedì una pagina alla Nba e l’altra al dopopartita Armani, il mercoledì una alle presentazioni delle coppe e l’altra ai grandi personaggi Armani, il giovedì una alla cronaca di coppa e l’altra all’Armani che la coppa la farà l’anno prossimo, il venerdì con la bela madunìna a tifare de luntan, e il sabato con le interviste a D’Antoni e ai vecchi campioni in scarpette rosse, e la domenica che è il gran giorno, non ci son più solo Milan e Inter, finalmente. Beh, succede che la domenica per due volte di seguito al Forum di Assago si staccano diecimila biglietti, ma per due volte l’Olimpia perde di brutto e aleggia il fantasma dello SfigaForum. Al prossimo match casalingo il bravo milanese preferirà il cinema, almeno non gli prende il magone. Però le due pagine rosee sono rimaste: una, per illustrare la crisi della Montepaschi. Ma si grattassero le rogne loro. ■ M MARZO 2005 52 08-03-2005 12:55 Pagina 52 basket Piombino come New Brunswig, per la quinta volta assegna la Coppa Carnevale alla Montepaschi STEFANO FINI I giovani biancoverdi si scambiano il ‘cinque’ Ancora Siena, fortissimamente Siena, inesorabilmente Siena. Alla XX^ edizione della Coppa Carnevale a Piombino, le due società senesi, Mens Sana e Virus, hanno dimostrato, ancora una volta, di essere fra le realtà nazionali più significative di tutto il movimento cestistico giovanile. La Mens Sana si è aggiudicata il prestigioso torneo per la quinta volta, dopo la vittoria della passata stagione e quelle, consecutive, degli anni 1998/99/2000 quando era targata Ducato. La Virtus , giunta in semifinale, si aggiudicò, a sua volta, il torneo nel 2002; tutto questo a dimostrazione di un predominio senese che dura da anni. La prima edizione del Torneo fu vinta nel lontano 1986 dal Banco di Roma, poi seguirono gli anni delle vittorie dell’ Olimpia Milano sponsorizzata Tracer e Philips, poi quelli di Livorno e Treviso per arrivare agli attuali, dominati da Siena. Venti edizioni che hanno regalato agli appassionati diversi motivi di interesse e soddisfazione. La Coppa Carnevale ha visto tra i suoi protagonisti numerosi atleti di grandissimo spessore, giovani che hanno poi fatto la storia del nostro basket: Fucka, Del Pol, Bonora (edizione 1991), un timido Bulleri (edizione 1996) attuale play della nazionale, i fratelli Gigena (edizione 1994), Hugo Sconochini che seppe infiammare il pubblico nel 1990. Fra i “the best”, fra i migliori di questi ultimi anni troviamo inoltre Alessandro Cittadini, all’epoca nella Virtus Bologna, Andrea Bargnani, nel 2003 alla Stella Azzurra Roma; troviamo anche giovani della Mens Sana e della Virtus : Marco Rossetti, Francesco Amoni, per terminare con Luigi Datome. Per l’ occasione la piccola e camaleontica cittadina toscana indossa la canotta da basket; diventa New Brunswig, cittadona del New Jersey, poco lontano da Princeton dove la passione per il basket spinge “il dipartimento dello sport” ad organizzare una volta all’ anno dei tornei per i giovani dei playground nelle palestre della City. Così il palazzetto di Via Ferrer si anima, si riempie di folla e Piombino parla di basket giovanile come avviene in quella lontana località statunitense del New Jersey. Nella sua antica storia la cittadina toscana ha già vissuto situazioni analoghe quando, agli inizi dell’ Ottocento, Napoleone concesse Piombino alla sorella Elisa e questa le fece vivere, trasformandola, una “stagione francese” tanto significativa da attribuirle l’ appellativo di “ piccola Parigi”. Paradossalmente dalla “piccola Parigi” passiamo alla attuale “New Brunswig” tutta italiana. La Coppa Carnevale è ormai un evento importante per la città e per il movimento giovanile italiano di pallacanestro; la consapevolezza che la frequenza media di spettatori paganti alle ultime edizioni è stata di 2500 unità ci fa capire che la manifestazione non è per i soliti “intimi” appassionati e l’ impegno finanziario ed organizzativo degli sponsor della manifestazione, Amministrazione Comunale, Federazione Italiana Pallacanestro e la stessa Pallacanestro Piombino, ne sono la conferma. Importante anche la presenza dei “massmedia” che si confermano attenti a tale evento, sia per quel che riguarda i quotidiani locali, che per quelli specialistici, ed anche per quel che riguarda i mezzi televisivi, Rai in prima fila ed emittenti locali. La Piombino del basket ha farcito la vigilia dell’ evento sportivo con la naturale curiosità di chi vuol vedere quale squadra avrebbe potuto contrastare lo strapotere della Montepaschi e con quali armi. Quella maggiormente attesa sul banco di prova era l’ambiziosa Banca Sella Biella dei vari Ganeta, Quaglia, Persico; le sorprese potevano venire dalle solite e solide Livorno e Frigerio Viaggi Canto dalla rigenerata Maxim Virtus Bologna di Sanguettoli, dalla agguerrita pattuglia della Tiber Roma o dai cugini della Montepaschi Vita Virtus. Il popolo baskettaro di Piombino durante la manifestazione si è poi diviso in due fazioni: i sostenitori della Montepaschi delle meraviglie, già grande in tutto, con i suoi giovani atleti pronti anche a firmare autografi, e quelli che si sono sentiti attratti dai giovani e simpatici guerrieri capitolini della Tiber degni finalisti della manifestazione. In realtà i ragazzi di Simone Pianigiani non hanno avuto eccessivi problemi. L’ unica squadra a contrastarla ed a starle avanti nel punteggio per due quarti (1523 e 32-34) è stata proprio la Virtus Siena in semifinale. Le altre, squagliandosi come neve al sole di fronte allo strapotere difensivo della Mens Sana, hanno perso tutte abbastanza nettamente. La principale arma adoperata nella quasi totalità delle contendenti della Montepaschi è stata la difesa a zona; però questa ha, solo, ottenuto il risultato di sporcare le medie al tiro “dalla lunga” dei giovani mensanini ma non ha inciso più di tanto sul risultato finale: Gigliani 53% da due 19% da tre; Circosta 65% da due 16% da tre; Vergati 78% da due 10% da tre; Datome 64% da due 28% da tre. Nella finale gli Juniores dell’Interiors Consulting Roma hanno giocato al loro meglio, con la massima determinazione difensiva e con il solito Daniele Grilli come principale terminale offensivo e bandiera del gruppo; ma ai ragazzi di Marco Cilli, contro la Montepaschi, l’aggressività non è stata sufficiente. I mensanini hanno dominato ai rimbalzi ed hanno sbagliato poco in attacco, con Datome, migliore in campo, pronto a mettere nella retina ogni pallone vacante e Circosta, eletto miglior play del torneo, come al solito efficacissimo. Il punteggio sale con una certa regolarità fino al fischio finale quando viene fissato sul 74-49. Al termine della finale è stato premiato il miglior quintetto: Valerio Circosta (Mens Sana), Daniele Grilli (Tiber Roma), Donato Cutolo (Virtus Siena), Giacomo Eliantonio (Mens Sana) e Luigi Datome (Mens Sana).Quest’ ultimo è stato anche premiato come miglior giocatore e miglior realizzatore del torneo (93 punti), mentre Donato Cutolo è stato giudicato miglior giocatore da parte del pubblico ed il fratello Costantino Cutolo, sempre Virtus Siena, miglior Cadetto (classe 1989). E’ una conclusione che non sorprende; l’anno scorso i ragazzi della Montepaschi hanno vinto tutto, quest’anno la rinnovata formazione guidata sapientemente da Simone Pianigiani sta dimostrando di essere ancora una volta la più forte d’ Italia ed i pluriscudettati campioni della Montepaschi sanno benissimo quanto sia difficile confermarsi... anche nel mondo del basket giovanile. ■ I due biancoverdi Cigliani (a sinistra) e Gergati. quelli che il tifo biancoverde MARZO 2005 08-03-2005 12:55 Pagina 53 “Forza Mens Sana sempre, schiavi dei risultati mai” Barbara Cerretani Alla luce del periodo non proprio felice della Mens Sana Basket, con molte chiacchere fuori dal campo e poche risposte sul parquet, anche il Commandos Tigre intende rendere pubblica la propria posizione sul del difficile momento della nostra squadra del cuore. Lasciando da parte disamine di tipo tecnico,che, a nostro modo di vedere, spettano soprattutto ai nostri vertici societari, gradiremmo fare chiarezza su quali sono i nostri intenti futuri, ovvero come la nostra curva ha deciso di porsi rispetto alla squadra durante le partite a venire. Il nostro gruppo, nel corso di quest’annata, ha provato in tutti i modi a spronare i ragazzi in casacca biancoverde cercando di capire le difficoltà che stanno dietro ad una riconferma post-scudetto. Li abbiamo sostenuti nelle situazioni più difficili e dopo le sconfitte più brucianti abbiamo parlato con loro, li abbiamo caricati nel pre-final eight di Forlì, li abbiamo duramente contestati dopo la sconfitta di Jesi e abbiamo mostrato loro anche la triste realtà dello sciopero del tifo dopo la delusione di Coppa Italia contro l’”odiata” Cantù. Insomma tutte le nostre carte sono state giocate e, almeno per ora, non sono riuscite a scuotere l’animo dei 12 mensanini. Ci sembra così giusto far vedere loro cosa significa tenere davvero a questa maglia ed essere noi stessi i primi a vivere lo scudetto dello scorso anno come un piacevole ricordo e non come una facile giustificazione ai tanti errori attuali. Dall’inizio dell’anno abbiamo predicato umiltà e voglia di non adagiarsi sugli allori ed imborghesirsi come molte tifoserie hanno fatto dopo anni di successi. E questo è quello che faremo da qui in avanti tifando per tutti i 40’ in nome di un simbolo che non va e viene come i giocatori di turno, cercando di far sentire loro in debito nei nostri confronti e senza fornire facili capri espiatori per eventuali risultati negativi futuri. Per questo invitiamo chi crede in quello che pensiamo ad aggregarsi a noi già dalla prossima trasferta di Treviso cercando di mettere avanti la fede per la squadra al singolo risultato negativo. Noi tifosi siamo i primi e gli ultimi baluardi dei colori biancoverdi nel bene e nel male, reagiamo a questa situazione, diamo un forte segnale di fede, non ci lasciamo coinvolgere da quella apatia che vediamo in campo, “ perché il nostro tifo è sempre stato diretto e sempre sarà alla Mens Sana come istituzione cittadina e orgoglio sportivo senese. Forza Mens Sana sempre, schiavi dei risultati mai.” Queste le parole del Commandos Tigre nella lettera scritta alla vigilia della partita casalinga di campionato contro Roma e soprattutto all’indomani dell’ennesima settimana altalenante, dalla netta sconfitta di Udine alla partita persa di misura al cospetto dei campioni d’Europa. Attraverso queste parole il gruppo organizzato dei sostenitori biancoverdi ha giustamente tenuto a precisare il proprio pensiero in merito al brutto momento della squadra, ma soprattutto riguardo all’atteggiamento che il Commandos ha deciso di attuare. I tifosi che seguono la Mens Sana ovunque e comunque, hanno spronato più volte la squadra durante questa stagione, oltre al consueto apporto di voce e colore non sono mancate occasioni di confronto e di incitamento per un gruppo di ragazzi che nei momenti di difficoltà è sembrato sempre dispiaciuto e volenteroso di un pronto riscatto. Tutto ciò però non è bastato in seguito alla terza eliminazione in tre anni dai quarti di finale di Coppa Italia, specialmente perché la sconfitta patita contro Cantù è venuta al termine di una partita giocata senza lo spirito giusto, elemento imprescindibile per qualsiasi tifoso, soprattutto quando esiste una rivalità molto accesa con l’avversario di turno; la serataccia di Forlì ha inevitabilmente portato con sé uno strascico di polemiche tecniche e non solo a livello di stampa, ambiente e tifoseria che , suo malgrado, si è vista costretta alla sofferta decisione dei 20 minuti di silenzio in occasione della pur importantissima prima partita di Top 16. Il silenzio della curva nord nel primo tempo dell’incontro con il Cibona voleva essere un tipo di contestazione costruttiva, peraltro accompagnata da eloquenti striscioni che spiegavano la breve “pausa” dei ragazzi del Commandos, ma quando solo pochi giorni dopo la Mens Sana è nuovamente capitolata sul parquet della Snaidero Udine, sotto gli occhi di una decina di senesi giunti nonostante le difficoltà invernali in Friuli, è stato necessario rivedere ancora una volta la decisione dello sciopero. Avendo ormai tentato qualsiasi tipo di soluzione, sempre nel rispetto di ognuno e con la massima civiltà, disponendo di una comune voglia di andare avanti per la Mens Sana siamo giunti alla partita di Roma con le bandiere biancoverdi, i cori, la Verbena di inizio partita e con l’aiuto di tutto il palazzo la curva è tornata a cantare per tutto l’incontro optando per l’incitamento ad oltranza verso chi ha l’onore di vestire la storica maglia mensanina. Ciò che è richiesto a tutti, senza distinzioni, è un’ulteriore testimonianza di una fede incrollabile anche in una stagione dove non tutte le tessere del puzzle sono sistemate al posto giusto, perché nonostante questo Siena ha sempre il suo carattere orgoglioso e combattivo, tocca ai tifosi dimostrarlo anche nei momenti di difficoltà, fino alla sirena dell’ultima partita. ■ 53 MARZO 2005 54 08-03-2005 12:55 Pagina 54 basket Michalis Kakiouzis, ala ARCHIVIO EUROLEAGUE 2004/2005 14a giornata SCAVOLINI PESARO-MONTEPASCHI SIENA 83/69 Classifica finale prima fase: Maccabi Tel Aviv 20; Barcellona 18; Zalgiris Kaunas 16; Aek Atene e Montepaschi Siena 14 (tutte qualificate ); Scavolini Pesaro 14 (ripescata come migliore sesta); Olimpjia Lubiana 12; Asvel Villeurbanne 4. TOP 16 – SECONDA FASE 1a giornata MONTEPASCHI SIENA-CIBONA ZAGABRIA 90/62 2a giornata MACCABI TEL AVIV-MONTEPASCHI SIENA 85/84 Classifica provvisoria: Maccabi Tel Aviv 4; Montepaschi Siena e Ulker Instanbul 2; Cibona 0. MARZO 2005 56 08-03-2005 12:56 Pagina 56 basket Andamento altalenante della formazione di Zani La Ducato sulle montagne russe ROBERT O ROSA Alti e bassi, così come nelle montagne di russa memoria; oggi vinco di trenta punti, domani perdo di trenta. Cosa stia capitando alla formazione senese impegnata nel campionato femminile di serie A2 è difficile comprenderlo. Una cosa è certa: i risultati a corrente alternata che hanno caratterizzato il mese di febbraio e l'inizio di marzo, inducono a pensare che la stagione della Ducato debba proseguire su questo standard, complice la formula del campionato che ormai non lascia intravedere possibili variazioni al tema. Sarà Viterbo alla fine a festeggiare la promozione in serie A1 e questo lo si sa già da diverse settimane. Di conseguenza trovare gli stimoli giusti e le dovute motivazioni per proseguire il proprio cammino non è certamente cosa facile. Il mese di febbraio, iniziato con la convincente vittoria casalinga su Napoli, è proseguito con la bella prestazione in casa della capolista Viterbo, dove le ragazze di Zani hanno sfiorato il colpaccio. Avanti di un punto a pochissimi secondi dal termine e con la possibilità di incrementare il vantaggio dalla lunetta, le senesi si sono fatte superare, dopo il doppio errore decisivo ai liberi, da un canestro a fil di sirena che ha dato la vittoria alle laziali, fino a quel momento ingabbiate dal gioco delle costoniane. Nonostante la sconfitta la Ducato è uscita comunque a testa alta da questo confronto, confermando che con un cammino lineare (cioè senza infortuni) avrebbe dato sicuramente un senso diverso al proprio campionato. La capolista fino a questo momento ha conosciuto una sola sconfitta, quella di Siena, rischiando nel match di ritorno di ripetersi. La settimana successiva la Ducato ritrova il sorriso superando agevolmente al PalaCus la Virtus Cagliari, ma a distanza di 7 giorni ecco la brutta copia di una squadra che a Pontedera va sotto di 29, giocando forse la più brutta partita della stagione, paragonabile a quella disputata ad Alcamo (anche lì -29) alla fine di gennaio. Poi ecco arrivare l'ultimo successo, roboante, contro il Cus Cagliari, sconfitto tra le mura amiche con 30 punti di scarto: vacci a capire qualcosa. Adesso che sono state recuperate le giocatrici infortunate, manca all'appello solo Ilaria Chemello, che dopo l'intervento ai legamenti del ginocchio ha iniziato la riabilitazione, -la squadra deve ancora ritrovare il giusto equilibrio al proprio interno. Essersi allenati per tre lunghi mesi con un organico ridotto all'osso, ma soprattutto aver giocato con un gruppo formato al 50% da juniores e cadette, evidentemente ha lasciato il segno. Ma il tecnico Zani non demorde, convinto com'è che la sua squadra possa ancora dare grandi segni di vitalità e dimostrare di meritare, per il sesto anno consecutivo, un posto nella fascia alta della serie A2. Una considerazione, questa, che non va trascurata e se la formula fosse stata diversa, la Ducato avrebbe, anche in questa stagione, centrato l'obiettivo dei play-off, giocandosi il tutto per tutto nella bagarre finale. A questo punto non rimane che attendere la fine del campionato, con le 8 gare che devono ancora essere disputate e che porteranno la Ducato, in questo mese di marzo a Battipaglia, a seguire la gara interna con Palestrina, dopodiché vi sarà la pausa per le festività pasquali. Si riprenderà a giocare il 3 aprile con la Ducato impegnata nella trasferta campana di Castellamare di Stabia. Tre partite queste contro altrettante squadre impegnate nella lotta per evitare i playout, che dovranno svelare il vero volto di una Ducato intenzionata a rendere la vita difficile a tutte, ma in primo luogo a rendere la propria godibile. ■ MARZO 2005 08-03-2005 12:56 Pagina 57 basket Mentre i vertici del basket italiano le assegnano il “Reverberi”, la Virus continua a lottare strenuamente per uscire dalle zone pericolose della B1. Il mese di febbraio è stato davvero pieno d’emozioni per la società di Piazza Don Perucatti. La Federazione ha infatti appena assegnato l’Oscar del basket alla società rossoblù per l’impegno nell’attività giovanile. Una grande soddisfazione per il presidente Fabio Bruttini, che ha ritirato il premio a Ferrara, insieme tra l’altro a Galanda, miglior giocatore italiano e Recalcati, in rappresentanza della nazionale azzurra. E’ questo senz’altro il più alto riconoscimento per il progetto Virtus, che non si è ancora esaurito, e che avrà uno snodo fondamentale nell’accordo in cantiere con la Mens Sana. Intanto la truppa di Vezzosi ha vinto la sua seconda gara in trasferta ad Argenta, e fermato la corazzata Firenze. Quando però già si poteva sognare una primavera più mite, è arrivato un nuovo stop, con Porto Torres, e un altro a seguire, ancora di appena due punti, ad Ozzano. Un campionato a strappi insomma quello della Montepaschivita. Crisi e rinascite continue, che rendono difficile il lavoro di commento, con il cronista, che deve sempre stare attento a dispensare elogi o rimbrotti, perché i fatti lo possono smentire da un momento all’altro. Stando alle cifre, il ruolino di marcia dei rossoblù nel girone di ritorno non è affatto male, anzi. Forse, vista la qualità del basket espresso, è anche troppo magro. Cinque vittorie in dieci gare, quando nel girone di andata furono appena quattro. Ma il tutto è macchiato dalle due “occasionissime” sprecate, in casa, con Imola e Porto Torres. Contro i sardi per esempio la Mpv si poteva mettere dietro ben quattro squadre, visto il passaggio a vuoto di Bologna, che per qualche domenica sembrava davvero spacciata, e quelli delle concorrenti più tentennanti, Cecina, Fidenza e Argenta. Un altro confronto diretto perso da Macaro e compagni, che faticano ad interpretare bene certe partite. É solo così che la squadra di Vezzosi può uscire dalla delicata situazione di classifica in cui si é cacciata ANDREA MONCIATTI Una Virtus più cinica e pratica Dopo sei mesi di campionato è questo il lato che più preoccupa della squadra di Vezzosi, costretta ora a giocarsi la salvezza ai play-out, e lì non affronterà di certo Veroli o Firenze, ma quelle squadre con cui finora ha più faticato. Per il resto si può, in qualche modo, essere ottimisti. Come andiamo ripetendo da tempo, sul piano dell’impegno c’è ben poco da rimproverare alla squadra. In campo poi la Virtus non mostra tante crepe, anzi. Le sconfitte sono tutte maturate negli ultimi minuti, con scarti ridottissimi. Semmai si potrebbe obiettare che non riesce a gestire bene i finali, che ogni tanto ha qualche approccio soft, vedi con Porto Torres, che sta sviluppando soprattutto in attacco una certa dipendenza da due-tre giocatori. Negli ultimi due mesi di campionato in B1 nessuno regala niente. La classifica corta tiene sulle spine tutte le squadre. La Virtus deve per forza di cose provare a vincere qualche partita in più delle sue dirette concorrenti, perché in caso d’arrivo in parità ha praticamente sempre scontri diretti sfavorevoli. Senza fare calcoli, e vivendo di domenica in domenica, la Virtus non deve far altro che lottare come ha fatto finora, cercando solo di essere più cinica e pratica, ma soprattutto consapevole che la fine di questo sprint infinito è proprio lì, a portata di mano. ■ Vezzosi durante un time out Altro che arbitri! Non cambia, purtroppo lo schema del campionato della Virtus. Che come accade da anni, nonostante il variare di giocatori (e di allenatori :ma per fortuna non è il caso di quest’anno, perché la panchina di Umberto Vezzosi non sembra essere mai stata in pericolo), è sempre lì a lottare per la salvezza, facendo stare con il patema d’animo chi la segue. Ormai la Virtus è un classico . Non pensiamo certo che i rossoblu debbano vincere il campionato, ma forse qualcosina in più potrebbero essere in grado di fare. Per dare stabilità alla sua serie B d’eccellenza, un torneo certo difficile nel quale, visti i valori in campo, non si possono fare troppi passi falsi. Come quello recente in casa contro Sapori di Sardegna Porto Torres, che la precedeva di solo due punti. Una sconfitta arrivata dopo due vittorie che avevano fatto pensare ad una ripresa decisa verso posizioni di classifica meno preoccupanti. Invece la squadra nel suo complesso ha giocato senza la necessaria concentrazione. Come dimostrano i diciassette palloni persi e i cinque rimbalzi consecutivi conquistati in attacco dai sardi. Insomma un passo indietro che deve giustamente aver fatto molto arrabbiare il coach Vezzosi. Una sconfitta che non ci voleva proprio e che potrebbe pesare molto sul risultato finale del campionato. A meno di qualche augurabile colpo d’ala in campo esterno che riteniamo sia sempre in grado di fare. Oltre a non distrarsi ulteriormente in casa. Basta avere testa e cuore. Una sconfitta, vogliamo aggiungere, nella quale è difficile trovare cause esterne. Magari un arbitraggio non all’altezza che possa far pensare a trame oscure o a complotti nei confronti della squadra rossoblù, orditi da chissà chi. Questa volta il presidente Bruttini, che qualche settimana fa li aveva evocati con considerazioni molto dure ma piuttosto vaghe, deve solo guardare in casa propria. ■ Augusto Mattioli 57 MARZO 2005 58 08-03-2005 12:56 Pagina 58 basket Fra alti e bassi il quintetto di Surico é sempre all’inseguimento dei play off Il Costone chiamato all’ultimo sforzo RAFFAELE ASCHERI Siamo ad uno snodo fondamentale della stagione del Costone: la squadra gialloverde rischia seriamente di fallire l’obiettivo minimo della stagione, cioè quello di entrare nei play-off. La situazione, al momento, è sempre in salita, nonostante la bella prova ed il successo esterno contro il Follonica, arrivato dopo un troppo lungo digiuno di vittorie lontano dalle mura amiche. Febbraio, comunque, è stato davvero quel che gli americani chiamano un “black month”: iniziato con la vittoria nel derby cittadino con il Cus – vittoria importante e convincente, c’è stato poi un vero e proprio stillicidio di sconfitte. I due punti sono stati lasciati al Rosignano, al Pontedera con 18 punti di scarto finale, poi al Colle, in casa, al termine di una partita tirata fino all’ultimo secondo. A questo punto c’è da chiedersi il perché di queste sconfitte in serie, appena riscattate dal bel successo di Follonica. Una prima risposta non può non riguardare il discorso infermeria: nonostante il prodigarsi della dottoressa Stabile e del fisioterapista Gepponi, l’infermeria costoniana è stata, negli ultimi tempi, sin troppo affollata e questo non deve minimamente apparire come una giustificazione per gli insuccessi, ma indubbiamente trattasi di un’attenuante più che fondata, sia per la quantità che per la qualità – senza nulla togliere a nessuno – degli infortunati. Dell’Aquila, Sensi, Filippo Franceschini sono tre giocatori imprescindibili nell’economia della squadra allenata da Maurizio Surico, tanto per l’apporto difensivo, quanto – se non di più – per quello offensivo. Si deve, poi, avere l’onestà intellettuale di ammettere che coloro i quali, in termini di minutaggio, hanno giocato di più a causa delle assenze, non hanno brillato in modo così fulgido come ci saremmo potuti aspettare, se si eccettua il caso di Spampani. Qualche parola deve essere spesa per questo lungo, tipico esempio di “gregario” che, quando viene chiamato sul parquet, sa essere efficace sia in difesa – riuscendo spesso ad attaccarsi agli avversari, a sporcare il loro gioco, ad infastidirli con la sua costante pressione – che in attacco, dove può rendersi utile – da buon saltatore qual è – anche in fase di tap in. Spesa la lode per Spampani, facciamo il punto della situazione a cinque giornate dalla fine: il Costone deve giocare in casa con il San Giovanni Valdarno e poi, a seguire, con la squadra del Levante Ligure Basket Follo, quindi ci sarà la trasferta a Reggello, poi l’ultima partita casalinga con il Chiavari, prima del finale ad Arezzo. La squadra di Vallepiatta ha le potenzialità per vincere con chiunque in questo girone della C1, soprattutto se riuscirà a presentarsi al completo. Ai play-off accedono le prime otto compagini, e chiaramente chi si qualifica in ottava posizione deve affrontare la prima, con l’eventuale “bella” in trasferta. Siamo però sicuri che se il Costone riuscirà ad arrivare dove deve, dal punto di vista delle potenzialità d’organico potrà dire la sua senza alcun timore reverenziale. Questa considerazione nasce, per esempio, anche dall’analisi della sconfitta con la capolista Colle. E’ vero che i due punti non sono arrivati, ma il Costone, rimaneggiato, un Sensi quasi inutilizzabile e un Dell’Aquila al di sotto delle sue potenzialità, ha tenuto testa, fino all’ultimo secondo, alla battistrada del campionato. ■ 53100 SIENA Via Renaccio, 71 - Tel. 05.77.36.47.15 - Telefax 05.77.36.64.28 Impresa Edile CIUPI ALVARO & C. srl EDIL. CRE.A. srl AZIENDA OPERANTE DA OLTRE TRENTA ANNI NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI EDILI, CIVILI E INDUSTRIALI, RESTAURI MONUMENTALI ED OPERE DI URBANIZZAZIONE, CON ELEVATA COMPETENZA PROFESSIONALE E GARANZIA DI QUALITÀ IMMOBILIARI DEL GRUPPO CIUPI PER LA COSTRUZIONE E LA VENDITA DI APPARTAMENTI, CON POSSIBILITÀ DI PERMUTE E REALIZZAZIONE DI INFRASTRUTTURE CIVILI, CON GARANZIA DI QUALITÀ E CORTESIA MARZO 2005 08-03-2005 12:56 Pagina 60 Il giovane circolo al giro di boa del secondo anno di attività La scherma Uisp non si pone limiti Stefano Paganelli ontinua a ritmo serrato l’ attività del giovane Circolo Scherma UISP-Siena, sia a livello agonistico, che entrerà nel vivo nei prossimi mesi di Marzo, Aprile e Maggio, sia a livello magistrale e propagandistico. E’ della settimana scorsa la bella prestazione della sciabolatrice Alice Vannini, classificatasi ottava nella finale della seconda prova di Campionato Italiano Giovani Under 20, rientrando così nel ristretto gruppo delle trentadue schermitrici che potranno partecipare alla gara finale del Campionato Italiano a Mestre, programmata per i prossimi giorni. In questi stessi mesi di maggiore attività agonistica a livello nazionale, avrà luogo la seconda prova di selezione per i Campionati Italiani Assoluti, che vedrà una massiccia partecipazione degli schermitori e schermitrici del Circolo Scherma UISP, con l’ obiettivo di confermare e migliorare prestazioni già di buon livello; già qualificata, infatti, la sciabolatrice Flora Scarlato, nazionale agli Europei e Mondiali Under 20. Anche i numerosi “piccoli” atleti saranno impegnati nella qualificazione ai Campionati Nazionali Giovanissimi del prossimo Maggio a Rimini ed, infine, si svolgeranno tutte le prove assolute a squadre, cui il Circolo prenderà parte con formazioni ormai ben consolidate e competitive; un fine stagione, quindi, di grandissimo impegno per tutti, Schermitori, Maestri e Dirigenti. Per quanto concerne, in- C 60 sport per tutti vece, l’ aspetto dell’ insegnamento, negli scorsi mesi di Novembre e Dicembre 2004, i Maestri del Circolo, Ruggero e Patrizia D’Argenio, hanno tenuto, insieme ai Maestri Roberto Tarfano di Lucca ed Anna Ferni di Pistoia, il Corso e gli esami per Istruttori Regionali, durante i quali hanno conseguito il brevetto, fra gli altri, anche gli atleti del Circolo Matteo Betti, Marco Danero, Francesco Montalbano, Enrico Gostinelli e Filippo Pintaldi, che andranno così ad arricchire di professionalità lo staff di insegnamento della palestra di Via Avignone. Dello scorso mese di Febbraio la lodevole e interessante iniziativa di gemellaggio con la Sala Scherma londinese del Maestro Gadaskj. Gli atleti di Londra, una cui rappresentanza era già venuta a Siena lo scorso anno per valutare la possibilità del gemellaggio, sono infatti giunti nella nostra città entusiasti di poter condividere con i nostri schermitori la passione per questo sport e, soprattutto, di scambiarsi vicendevolmente conoscenze e capacità nelle varie discipline di fioretto, sciabola e spada. A tutto ciò si è aggiunta la nascita di nuove amicizie tra gli atleti e la promessa/invito di recarsi a Londra prima del termine della stagione agonistica. Il neo-nato Circolo Scherma UISP, che l’ anno scorso era, in quanto di nuova creazione, nelle più basse categorie di società, ha terminato l’ anno al 93° posto assoluto nazionale, su oltre 210 società iscritte. Quota già raggiunta in questo primo scorcio di stagione e soprattutto prima degli impegni già descritti che porteranno i maggiori punti al Circolo. Non si può insomma dire che questo 2005 sia partito in sordina, anzi il nuovo circolo si pone importanti ed ambiziosi obiettivi, peraltro tutti alla sua portata. ■ In basso un gruppo con il maestro D’Argenio, qui sotto la giovane Amabili.