Aic! azzurri!

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Aic! azzurri!
n.4
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza - Anno 40 - N. 4 Maggio 2012 - Mensile
Maggio 2012
Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
Tommasi confermato Presidente
Calcagno e Buffon Vicepresidenti
Forza
Aic!
Intervista al C. T. della
Nazionale Cesare Prandelli
Forza
azzurri!
Sarà il prossimo
Foto: Jenny Matthews/ActionAid - Grafica: Marco Binelli
Einstein?
Aiutalo a diventare grande,
con l’adozione a distanza.
Milioni di bambini nel Sud del mondo crescono malnutriti e senza diritti. Ma chissà cosa
potrebbero fare se potessero avere cibo, acqua potabile, cure mediche e un’istruzione.
Adotta un bambino a distanza, aiuterai lui e la sua comunità a costruirsi un futuro migliore.
Oggi cambiare il mondo dipende da te. Un giorno, dipenderà da lui!
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ZLP11
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editoriale
di Damiano Tommasi
Ripartire con passione
U
n nuovo quadriennio tutto da scoprire. L’elezione del nuovo Consiglio Direttivo che mi ha portato alla Presidenza per il prossimo quadriennio
olimpico mi ha messo nelle condizioni di prendere energie e ripartire. La sala gremiLa nomina di
dell’Hotel Palace a Milano,
Buffon a Vice Presi- ta
i tanti volti noti che hanno
dente ha il sapore partecipato certi di esserci
del… “ora si può!” perché attivamente coinvolti,
Buffon fresco di festeggiamenti a sancire una nomina,
di Vice Presidente, che ha il sapore del “ora si può”…
come non prendere energia da questi elementi? Non
sarà per nulla semplice non deludere le aspettative ma
devo essere sincero che anch’io ho delle aspettative.
Mi aspetto partecipazione ed entusiasmo, spirito di
squadra e abnegazione, serietà e consapevolezza, responsabilità e lungimiranza. Siamo una categoria strana ma molto frizzante. Abbiamo molto da dire e da
fare, ci manca spesso lo spunto o ci facciamo irretire
da quanti promettono mari e monti. Purtroppo, a proposito di Monti, sarà un’estate di crisi e il blocco dei
ripescaggi ridurrà, probabilmente, l’area professionisti.
Lavoreremo perché chi rimane sia davvero professionista. Controlli più stringenti per la solidità economica
delle società. Mi piacerebbe vedere le Seconde Squadre ma lì sappiamo che ci sono da fare passi da gigante dentro le teste di chi è legato al passato e nel futuro
nutre poco interesse.
Sarà l’estate più calda degli ultimi anni. Palazzi ha
già fatto intravedere cosa dobbiamo aspettarci. Le
classifiche saranno riscritte dopo la chiusura dei campionati. Il rapporto con la Lega, anzi, con la Lega di A
sarà un salto nel buio. L’Accordo Collettivo va prolun-
gato, perché senza contratto, ormai lo sappiamo, non
si può giocare! La stagione delle elezioni inizierà dopo
l’estate, per ora concentriamoci sulle difficili relazioni
che non fanno notizia e per questo difficili da risolvere. Siamo pronti?
Intanto le stelle stanno a … le bandiere e i
guardare. Le lacrime dei colori non si ceCampioni del Mondo che dono nemmeno a
in un modo o nell’altro la- scadenza di consceranno il loro passato per tratto…
un futuro nuovo, incerto e…
diverso ci hanno commosso all’ultima di campionato.
Cominciando dai nostri Consiglieri uscenti Cordoba e
Orlandoni e poi Gattuso, Nesta, Inzaghi, Zambrotta,
Del Piero, Di Vaio… e in sordina Grosso. Quanti nomi
e quante storie! Il calcio e i calciatori non possono essere solo businness, la passione negli occhi di chi lascia
non ha prezzo. Due anni fa ero rimasto deluso dal
passaggio di Raul allo Schalke. Le bandiere e i colori
non si cedono nemmeno a scadenza di contratto! Non
posso approvare la poca percezione che, a volte, un
gesto o un trattamento di rispetto valgono molto piu’
di una qualificazione Champions… al Manchester
United, con Scholes e Giggs, questo lo sanno bene!
In Inghilterra fino a qualche In Inghilterra
anno fa vigeva la regola che dopo 10 anni in
dopo 10 anni di permanen- un club la società
za nello stesso club la so- organizza una
cietà organizza una partita
partita per il cala favore del calciatore. Un
piccolo gesto? Una sorta di ciatore…
liquidazione? Credo semplicemente che si tratti di rispetto per la storia del club e dei suoi giocatori.
Un aiuto concreto
Nell’anno 2011 “Aic per la solidarietà Onlus” ha
operato interventi per un totale di € 70.300,00, di
cui € 57.300,00 a favore di enti tra in quali Arisla
(Associazione Ricerca sulla SLA) e “Ale10 friends
for Japan” (iniziativa in collaborazione con Alessandro Del Piero a favore delle popolazioni colpite da
terremoto in Giappone) e € 13.000,00 a favore di
fondazioni ed ex calciatori.
Sostiene gli studi delle figlie di Adriano Lombardi (ex
calciatore deceduto a fine 2007) per le quali è stato
costituito un Trust.
Una scelta che non costa nulla
destinare il 5‰
delle imposte pagate al Fisco
La legge Finanziaria 2006 ha concesso la possibilità ad ogni
contribuente di destinare il 5 per mille, delle imposte pagate
al Fisco, ad un ente non profit inserito nell’elenco pubblicato
dall’Agenzia delle Entrate sul sito www.agenziaentrate.gov.it
Basta una semplice scelta nella tua dichiarazione dei redditi per aiutare calciatori, ex calciatori e loro familiari in
difficoltà economica, finanziare progetti sociali e tutta l’attività
benefica da sempre svolta dall’Associazione Italiana Calciatori.
È sufficiente riportare questo codice fiscale
95076370246
nella dichiarazione dei redditi e apporre la propria firma nello spazio riservato nel modello 730/1-bis redditi 2011 o nel
Modello Unico persone fisiche 2012.
F ac - simile
di scheda per la scelta della destinazione del cinque per mille dell ’I rpef
Sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale,
delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni
FIRMA .........................................................................................................................................................
Codice fiscale del
beneficiario (eventuale)
9 5 0 7 6
3 7 0 2 4 6
Sommario
Sommario
intervista
di Pino Lazzaro
editoriale di Damiano Tommasi
Ripartire con passione
attività aic
segreteria di Nicola Bosio
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12
Confederazione Italiana degli Sportivi
l’incontro di Claudio Sottile
Marco Zanchi: “Al fianco dell’Aic… e con l’Aic al fianco”
Dicono che con la sua gestione la Nazionale sia tornata ad
essere “la squadra degli italiani”: alla vigilia del Campionato Europeo di Polonia/Ucraina, incontro con il Commissario Tecnico Cesare Prandelli, tra “regole” importanti da
rispettare fuori dal campo e ricerca poi pure sul terreno
di gioco una propria identità, tendendo a un cosiddetto
“bel gioco”.
calcio e legge di Stefano Sartori
Maggio 2012
ilCalciatore
Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
direttore
direttore responsabile
condirettore
redazione
foto
redazione e amministrazione
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fax
http:
e-mail:
stampa e impaginazione
REG.TRIB.VI
n.4
Sergio Campana
Gianni Grazioli
Nicola Bosio
Pino Lazzaro
Gianfranco Serioli
Stefano Sartori
Stefano Fontana
Barnaba Ungaro
Mario Dall’Angelo
Claudio Sottile
Maurizio Borsari
A.I.C. Service
Contrà delle Grazie, 10
36100 Vicenza
0444 233233
0444 233250
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Arcugnano (VI)
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Maggio 2012
Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
Questo periodico
è iscritto all’USPI
Unione Stampa
Periodica Italiana
Tommasi confermato Presidente
Calcagno e Buffon Vicepresidenti
Forza
Member of
Aic!
Intervista al C. T. della
Nazionale Cesare Prandelli
Forza
azzurri!
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Norme relative alla regolarità dei pagamenti
6
n.4
14
Finito di stampare il 24-05-2012
calcio e legge di Stefano Sartori
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Promemoria licenze nazionali 2012/13
ha scritto per noi di Alessandro Comi
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Francesco Mocarelli, dottor promozioni
calcio e legge di Stefano Sartori e Giulio Segato
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Le scadenze da non dimenticare
scatti di Maurizio Borsari
io e il calcio
26
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Pietro Piller Cottrer
segreteria di Giulio Segato
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Norma sui giovani: è davvero utile?
internet di Stefano Fontana
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Web rossonero con Robinho e Muntari
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Speciale
Questo mese pubblichiamo, come inserto da
staccare e conservare, il resoconto dell’Assemblea Generale Aic dello scorso maggio che ha
visto la riconferma alla presidenza di Damiano
Tommasi e la nomina a vicepresidenti di Umberto Calcagno e Gianluigi Buffon. All’interno,
oltre alla relazione del Presidente e alla discussione con i delegati, anche i bilanci Aic e Aic Service srl chiusi il 31.12.2011.
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l’intervista
di Pino Lazzaro
Claudio Cesare Prandelli,
C.T. della Nazionale
La squadra
degli italiani
Viva l’Italia!
Dicono che con la sua gestione la Nazionale sia tornata ad essere “la squadra degli italiani”. Una gestione aperta,
il più possibile trasparente, con regole stavolta in qualche modo ufficializzate sin dall’inizio, non importa se a volte
possano anche al limite complicarti le cose. Ricercando poi pure sul terreno di gioco una propria identità, tendendo a
un cosiddetto “bel gioco”: possesso di palla, palla a terra, cercando di esprimersi sempre come squadra e facendone
magari uno in più e non prenderne uno di meno (è giusto un’etichetta da qui, per cercare di dare l’idea). Adesso noi non
sappiamo poi bene come stiano effettivamente le cose, non sappiamo se questa “squadra degli italiani” sia in effetti
tale perché davvero ci identifichiamo con questa nostra Nazionale (noi così spesso legati a tutti i nostri campanili) o
perché molto più terra terra ci siamo qualificati presto e bene alla fase finale dell’Europeo. No, non lo sappiamo ma
c’è comunque da dire che Cesare Prandelli come allenatore la sua strada ha avuto modo di tracciarsela già da tempo,
fin da quando in effetti iniziava a vedere se ci poteva poi stare come “mister” di prime squadre: quel filone magari dai
contorni un po’ sfumati, denominato “bel gioco”, è stato in effetti sempre pure un po’ suo. E adesso il nostro commissario tecnico si appresta a toccare un traguardo davvero importante e stimolante, quale l’edizione targata 2012
dell’Europeo. Molte le attese e molta la curiosità. Da parte di tutti e pure da parte sua. Avanti.
Saltati gli stage. Accoglienza così così
(eufemismo) dalle società della Lega di
Milano, poi semaforo verde. Tutto poi
è sfumato per lo stop ai campionati
dovuto alla morte di Piermario Morosini e al recupero del turno della A nei
giorni previsti per gli stage. Come mai
questa idea? Come erano organizzati?
“L’idea degli stage ci era venuta guardando quello che era ed è il calendario. Due sole partite in sette mesi era
davvero troppo poco e così il trovarci
poteva permetterci di prepararci un
po’ di più, di avere maggiori conoscenze come gruppo. Dovevano essere
tre giorni di allenamento didattico e
avevamo pensato di fare delle sedute
specifiche per reparto, poi tutti assieme. Un’occasione per riflettere assieme su come organizzarci, riconoscere
la base su cui lavorare. Nelle ultime
partite che abbiamo fatto con la Nazionale non tutta la linea difensiva leggeva allo stesso modo questa o quella
situazione. Faccio un esempio pratico:
su una palla esterna e profonda, abbiamo visto che ci sono squadre che si
muovono in un modo, altre in un altro.
Ci può essere insomma della confusione: ecco così che potevamo, come
dire, ripassare il nostro di modo. Dare
quelle che a me piace chiamare cer-
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tezze, in modo che si sappia che fare
a seconda di quel che capita in campo.
C’era poi la possibilità di chiamarne
altri, altri giocatori che conosciamo
meno e che comunque seguiamo da
tempo, magari dei giovani. Era pure un
modo questo per non bruciare delle
convocazioni che, si sa, sono molto
“ufficiali” e si portano dietro clamore
e molto altro”.
Squadra e gruppo. Gruppo e squadra.
Idea di partire dal gioco, dalla “qualità” del gioco e attorno a questa idea
costruire poi la squadra, che poi potrà
diventare “gruppo”.
“Questa idea di provare a partire dalla
qualità e così dal gioco è un qualcosa
che mi ha accompagnato sin da quando ho cominciato ad allenare. Sì, l’idea
dell’approccio al gioco attraverso la
qualità, di averla come riferimento almeno. Chiaro che nei club ti possono
capitare anche calciatori meno adatti
degli altri, ma qui in Nazionale sono
proprio io che mi trovo a decidere,
posso insomma scegliere per quelle
che sono le mie idee. Alla squadra è
stata dunque proposta un’idea di gioco e la risposta che abbiamo avuto è
stata positiva, l’hanno insomma trovata una strada che valeva la pena di
percorrere. Certo che però bisogna
sempre ricordarsi che ci sono due fasi
di gioco, c’è sì quella del possesso di
palla ma c’è pure l’altra e dunque ci
vuole anche del tempo, della preparazione, direi pure del buon senso lì in
campo. Peccato allora che non li abbiamo potuti fare questi giorni di preparazione… capisco le necessità delle
squadre, chiare le priorità dei club e le
preoccupazioni dei dirigenti. Diciamo
allora che non siamo stati bravi noi a
spiegare per bene quel che potevano
significare quei giorni assieme: i primi
a essere dispiaciuti sono stati proprio
i giocatori”.
Un torneo come l’Europeo ne dà tante/tantissime di motivazioni. Di cosa
hanno soprattutto bisogna allora i
calciatori?
“Dai, non spetta a me motivare il
calciatore, specie in Nazionale, specie davanti a un appuntamento importante com’è un
Europeo. Le motivazioni le ha da
solo il calciatore, quel
che posso
fare io è
stimolarlo
l’intervista
perché possa davvero partecipare a
una idea. Lo sappiamo bene che dovremo essere bravi e pronti, saranno partite molto difficili e dovremo essere pronti sia fisicamente
che psicologicamente. Se la
strada è quella di interpretare
la partita attraverso il gioco,
non dovremo alle prime difficoltà reagire con la pancia,
seguire troppo l’istinto.
Dovremo essere forti anche caratterialmente, fare
in campo quel che abbiamo provato, avere quello
come riferimento: quando
si fanno cose che si conoscono ci sono meno timori e paure. Anche lì bisogna
essere bravi. Questo deve
fare la squadra e quindi il
lavoro è quello di fare chiarezza in tutti quelli che sono
gli aspetti del tuo essere calciatore, nel lavoro sul campo,
nell’organizzazione in cui ti trovi a contribuire, anche nel come
ti poni con la stampa eccetera.
Aver chiaro davanti e dentro di te
quel che si va a fare, significa essere
ancora più forti. Squadra insomma
La molla è scattata a Coverciano
“Negli ultimi due anni da giocatore a Bergamo mi tiravo dietro un infortunio grave, la cartilagine del ginocchio; tempo di
pensare ne ho avuto molto e lì in campo cominciavo a rendermi
conto che dentro non avevo più, come dire, dei pensieri personali, non pensavo solo a me stesso, ai miei problemi ma ero “dentro”
la squadra, mi preoccupavo anche se uno per dire non faceva
bene un esercizio. È stato quello un po’ l’inizio e poi grazie alla
famiglia Bortolotti, ed era davvero una famiglia, ho cominciato
col settore giovanile, con gli allievi. Ma la vera e propria molla
è scattata per me dopo i corsi di Coverciano che ri cordo ho fatto
con impegno e curiosità e che mi sono serviti molto. Sono riuscito a staccare subito da essere calciatore, non sempre è facile,
so bene che tanti ex fanno fati ca a pensare in
maniera diversa da quanto facevano da
giocatori. Il punto di riferimento per me
a Coverciano è stato Franco Ferrari, un vero
“maestro”: è stato lui ad aprirmi gli occhi”.
che sa quel che c’è da fare: se faccio un
cambio è chiaro che le caratteristiche
possono essere diverse tra chi entra
e chi esce, quindi in campo la squadra
deve ritrovare il suo equilibrio, sapendosi adattare a quel che è stato cambiato, non puoi insomma affidarti al
destino, speriamo vada bene. Essere
pronti insomma, il più possibile sempre preparati per quelle che possono
essere poi le situazioni in campo”.
La necessità di aggiornarsi. Anche per
essere più preparati dei calciatori, per
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farsi ascoltare. Andare in giro per vedere cosa?
“Trovo che l’aggiornamento sia essenziale, l’andare a vedere gli altri, capire
quali strade si stanno percorrendo. In
questi due anni io e i miei collaboratori abbiamo girato molto in giro per
l’Europa. Ci sono dei dati comuni, le
squadre lavorano a ritmi diversi in
diverse situazioni, sempre tanto pallone e dunque abilità tecniche, tattica
individuale e collettiva ma certamente la cosa più importante, quella che
proprio indica la strada, è l’intensità,
un dato questo proprio a prescindere.
Questo impone riflessioni e risposte
sul nostro calcio. Andando a vedere
quello che fanno gli altri, le strade che
hanno deciso di prendere, ce ne sono
tanti di spunti. Prendo per esempio
la Svizzera che attraverso un grande
lavoro su conoscenze e integrazione
sta facendo un qualcosa di straordinario, partendo proprio dall’U15 in su.
Se vai a vedere, allora ti accorgi che
proprio a partire dal settore giovanile
c’è un grande coinvolgimento generale, hanno una strada che percorrono
assieme, federazione e club, club che
hanno davvero aderito a questo percorso. Come fai a non paragonare
questa realtà con la nostra qui da noi,
dove tante società non vedono certo
con un sorriso la convocazione in azzurro di un loro ragazzino… perché
magari perde quella tale partita del
campionato! Invece di sentirsi orgogliosi per una chiamata
che oltretutto valuta
ancor più il lavoro che
portano avanti, ci sono
di mezzo queste
gelosie. È questo
per me il
nodo più
importante qui da
noi e bisogna per
forza di cose trovare il modo di
risolverlo”.
Come mai il “codice etico”? Chi
l’ha voluto? Quale il contributo
dei calciatori?
“Tutto è cominciato giusto
all’inizio
del
mio essere c.t.,
ricordo
che
l’intervista
c’eravamo riuniti, il presidente Abete, il direttore generale Valentini e
Albertini. L’idea era quella di indicare
una strada, cercare pure di pensare
alla Nazionale come una vera e propria squadra di club, una squadra che
era però l’Italia! Dunque una convocazione che se la dovevano meritare,
sapendo pure cosa significa, prima di
tutto proprio per i giocatori, portare
quella maglia. Allora abbiamo deciso
di confrontarci con i calciatori e devo
dire che c’è stata subito tanta condivisione e così abbiamo deciso di darci
un po’ di regole. Chi sputa, dà gomitate, fa falli di reazione non la merita
la convocazione. Se ci sono falli brutti,
lì bisogna andare un po’ a vedere, a
volte in campo si vedono delle scene
che vanno interpretate e capite, dipende dalla intenzionalità ma a volte
dipende proprio dal caso: in quei casi
sono io il “giudice”. No, non c’è nulla
di scritto, non c’è nessun regolamento
messo giù su carta. Il gruppo queste
cose le sa e da parte nostra le ricordiamo ogni volta, di solito durante le
riunioni tecniche, quando siamo lì ad
analizzare in video le nostre partite,
gli errori, gli avversari eccetera. Ecco,
quella è di solito l’occasione in cui ce
le ricordiamo tra noi le regole che abbiamo deciso di condividere”.
Europeo forse più duro del Mondiale.
Nelle varie coppe europee non è che
abbiamo fatto proprio bene: perché
dovremmo fare bene? Per la tradizione? Per i valori che comunque si porta
appresso il nostro calcio? Perché?
“Certo che l’Europeo sarà un torneo
molto ma molto competitivo, direi
forse ancor più di un Mondiale visto
che lì in Sudafrica tre sulle prime quattro squadre arrivate erano europee. E
poi, ancora, se sono 60 anni che non
vinciamo questo titolo, facile proprio
non può essere. È anche vero però
che pochi anni fa siamo diventati noi
campioni del mondo e dunque c’è
certo qualità nel nostro movimento.
Quel che posso dire, vedendo anche
le statistiche del campionato italiano
che parlano chiaro, è che prima magari c’era la possibilità di avere più scelta, sono tanti di più adesso gli stranieri. Da parte mia ci sono ovviamente
grandi motivazioni e pure della curiosità anche per esserci dentro, per
vedere come va un po’ il tutto. Con la
convinzione, che è di tutti, anche dei
calciatori, di fare bene, di più”.
L’esserci tutto sommato poche volte
l’anno lì in panca, toglie o aggiunge
qualcosa?
“Ho visto che riuscire a stare un po’
più distanti può aiutarti ad avere un
giudizio più obiettivo. Quando sei lì,
“troppo” vicino le risposte possono
venirti dalla pancia, tifoso per forza
lo sei e se sei emotivamente preso al
100% perdi razionalità nei tuoi giudizi.
Insomma: se riesci a staccarti, riesci
a vedere di più. Chiaro, a me piace
molto lavorare con la squadra, averli
lì con me, in questi ultimi sette mesi
ci sono stati proprio poco però così
puoi conoscere e vedere di più, proprio per riuscire poi a stare un passo
più indietro. Mi manca l’adrenalina, sì,
ma se vedo tutte le polemiche che ci
sono, allora… Comunque gli impegni
sono tanti, di richieste ne abbiamo
molte e cerchiamo di lavorare in ogni
caso come fossimo in un club: ci si
vede tutte le settimane giù a Roma in
Federazione e poi sempre in giro per i
campi a vedere le partite”.
Lasciare fuori qualcuno è sempre la
parte più complicata e difficile. Anche
in azzurro è dura mandare qualcuno
in tribuna?
“Sì, anche in azzurro è sempre difficile
Sul campo
“Quel che più mi piace è il campo, è quella la parte più bella.
Vedere che la squadra segue, che cresce. Allora ti senti fiero e
orgoglioso. Dove in effetti pensavo di migliorare con gli anni è
nell’essere meno legato al ri sultato/prestazione. Vedo invece che
peggioro invece di migliorare, non riesco proprio a staccare, anzi”.
9
l’intervista
La scheda
Claudio Prandelli, agosto ’57, di Orzinuovi
(Bs), come calciatore è partito con la Cremonese in serie C (allora erano in tutto tre
gironi di C, non c’era ancora la suddivisione tra C1 e C2, in seguito ulteriormente
aggiornata dalla Lega Pro) e dopo un anno
ancora con la Cremonese in B è passato
all’Atalanta (A). Sono poi seguite sei stagioni con la Juventus (tre scudetti: 80/81, 81/82
e 83/84; una Coppa Italia: 83/84; una Coppa delle Coppe: 83/84; la Supercoppa Uefa
1984; una Coppa dei Campioni: 84/85) col
ritorno poi per altre cinque stagioni all’Atalanta (4 in serie A, intramezzate da un
campionato in B). Le sue statistiche da giocatore indicano un totale di 293 presenze:
52 in C, 44 in B e 197 in A.
Ha cominciato ad allenare nel settore giovanile dell’Atalanta (vincendo subito con la
Primavera scudetto e Torneo di Viareggio)
e con i “grandi” ha iniziato a Lecce, subito
in serie A, nella stagione 97/98. Ha poi allenato il Verona (B-A), il Venezia (B-A), il Parma (A), la Roma (A; con dimissioni prima
dell’inizio del campionato per le condizioni
di salute della moglie Manuela) e la Fiorentina (A). E’ diventato commissario tecnico
della Nazionale da giugno 2010; con lui l’Italia si è qualificata (imbattuta) ai prossimi
Europei organizzati assieme da Polonia e
Ucraina. Tra i riconoscimenti avuti in questa sua carriera da “mister”, due Panchine
d’oro (05/06 e 06/07) quand’era alla guida
della Fiorentina e l’Oscar del Calcio Aic
quale miglior allenatore del 2008. Dalla
moglie Manuela, scomparsa nel novembre
2007, ha avuto due figli: Niccolò (ora preparatore atletico al Parma) e Carolina.
10
mandare qualcuno in tribuna, sempre. Nelle riunioni che si fanno con
l’Uefa è un discorso questo che tutti
gli allenatori hanno fatto presente, la
necessità di coinvolgerli e di farli partecipi tutti, proprio per quello che
hanno fatto prima, per quanto si sono
allenati e partecipato, sono convinto
che i calciatori la vivano tuttora come
una umiliazione la tribuna. Per questo
io penso che ci saranno presto delle
novità, credo che si arriverà all’allargamento di coloro che andranno in
panchina: i tempi per questi cambiamenti al solito sono parecchio lenti
ma su questo punto non ci vorrà molto, questa è la mia idea. Dunque non
è per niente più facile, davanti a te hai
sempre una persona che ha lavorato
come gli altri. La formazione la vengono a sapere, diciamo così, il giorno
prima. No, non è che gliela dico, ma
loro sanno che nell’allenamento della
vigilia si preparano anche le situazioni da fermo, punizioni e calci d’angoli,
la capiscono da soli insomma. Anche
con la stampa ho preferito seguire
una strada piuttosto semplice, non
ritengo debba essere un segreto chi
gioca e dunque, dopo “averlo detto”
ai calciatori, anche alla stampa lo diciamo alla vigilia. È questa la nostra
abitudine, anche se credo che per
l’Europeo magari sarà necessaria una
certa qual riservatezza in più”.
Viziati, macchinoni, veline e “tutto
dovuto”. Suggeriscono anche altro i
calciatori?
“Nel nostro immaginario il prototipo
del calciatore sembra sempre quello,
uno che ha studiato poco, circondato da veline, macchine grosse, di più.
Questo è, poco da fare, ma io dico
che c’è tanto altro, con una stragrande maggioranza di persone sensibili,
molti che studiano, che dedicano il
loro tempo anche a persone che hanno bisogno di un sorriso. Come cerchiamo di farlo anche noi qui e guarda
che non è poi così scontato farlo, non
è una banalità. Sì, magari la gente qui
da noi legge più sulle polemiche e sui
gossip ma questo è un dato culturale generale di questo nostro paese.
Parlando di calcio, penso ai tanti corsi
che si fanno per gli allenatori o quelli
pure per i preparatori atletici, quanto vengano così preparati. Quel che
ci vorrebbe è una scuola per dirigenti, questo è un qualcosa che proprio
manca. Penso ai settori giovanili, alla
necessità che i ragazzi debbano crescere anche attraverso le difficoltà, i
no, il rispetto delle regole, che deve
essere di tutti, per primi i dirigenti.
Ce ne sono pochi di bravi, tanti giusto
improvvisano, arrivano al calcio da altri tipi di esperienze e non si rendono
conto che in fondo l’unica risorsa che
ha la società è la squadra, che è un
tipo di lavoro che si fa con le cosiddette risorse umane, non ci si può limitare a ragionare col più o col meno, mi
sei costato tot e mi devi dare tot. Non
è ‘sta roba qua il calcio, no”.
A questi livelli si può/si deve essere
educatori?
“Ho sempre rifiutato l’etichetta di
“educatore”, non mi sento tale. Se
vedo che c’è qualcosa che non va lo
faccio notare, ma non è che mi senta che sono lì a educare. Sono quelli
che si possono qualificare nell’arco
del tempo i comportamenti che contano, nel come ti comporti dimostri
quel che sei, chi sei. Penso, da qui,
alla famiglia Bortolotti lì a Bergamo,
sì proprio l’idea di famiglia; al segretario Randazzo… come ho detto prima,
devi sapere dire di no, non va sempre
tutto bene, spesso adesso i dirigenti
sembrano quasi in soggezione con i
calciatori, le pacche sulle spalle non
è che vanno sempre bene, certo che
no. E poi non è una questione tanto
o solo degli allenatori, dovrebbe essere un qualcosa di condiviso, insito
in quello che si fa. Poi però vedi la realtà, tipo il discorso sul razzismo che
ancora salta sempre fuori. Dovrebbe
l’intervista
Tra Polonia e Ucraina
essere morto da chissà quanto tempo e invece no, se ne parla ancora e
ancora. Sì, credo che anche i calciatori potrebbero fare di più lì in campo
quando magari capitano certe situazioni negli stadi. Però sarebbe sbagliato chiederlo solo a loro, io penso che
tutti debbano fare un qualcosa in più,
le società, le televisioni, i giornalisti.
Far di più è quello che ha fatto per
esempio il presidente Abete dopo la
morte di quel ragazzo, di Morosini.
Quello di sospendere tutto è stata
une decisione straordinaria, un’affermazione di rispetto verso il ragazzo,
sottolineando che il calcio non è solo
televisioni e sponsor, che ce ne sono
altri di valori. Un qualcosa in più dunque ma anche su questo siamo riusciti
a tirar fuori delle polemiche, dai”.
Questo è il giornale dei calciatori.
Tutti, dalla cima alla base della piramide. Un qualche consiglio/raccomandazione?
“Provare a dire qualcosa ai calciatori? A tutti? Mah, direi così subito di
cercare di ascoltare il proprio allenatore, quel che decide. Rispetto al
passato, l’allenatore non è più l’unico
riferimento per i calciatori, ce ne sono
L’Europeo 2012
Inizio l’8 giugno con Polonia-Grecia a Varsavia; la finale il primo luglio a Kiev. Quattro gironi che comprendono: Polonia, Grecia, Russia, Repubblica Ceca (A); Olanda, Danimarca, Germania, Portogallo (B); Spagna, Italia, Repubblica d’Irlanda, Croazia (C); Ucraina,
Svezia, Francia, Inghilterra (D).
Per la prima fase a gironi, questi gli appuntamenti per i nostri, tutti in terra polacca: il
10 giugno, a Gdansk (Danzica) contro la Spagna; il 14 e il 18 giugno, sempre a Poznan,
rispettivamente contro Croazia e Repubblica d’Irlanda (allenata da Giovanni Trapattoni).
Nazionale A: lo staff tecnico
Commissario tecnico: Cesare Prandelli; assistente allenatore: Gabriele Pin (vice); preparatore dei portieri: Vincenzo Di Palma; preparatore atletico: Giambattista Venturati; collaboratore tecnico: Renzo Casellato; osservatori: Gian Lorenzo Moneta, Antonio Cabrini,
Francesco Rocca; responsabile staff medico: Enrico Castellacci; medico: Luca Gatteschi;
altre di figure adesso per loro. Direi
così ai calciatori di non dare tutto per
scontato, di andar piano con i giudizi,
l’allenatore ha il diritto di provare di
fare delle scelte, anche per stimolare
magari. Ciò che non capisco e trovo
in effetti intollerabile è il fatto che sei
rispettato fin che dai loro la maglia di
titolare, fin che li fai giocare. Eppure si
dovrebbe sapere che un allenatore è a
scelte tecniche che è chiamato, mica
la fa per simpatie la formazione. Basta
una scelta, ripeto tecnica, e cambiano gli atteggiamenti, tutto quello che
s’è fatto prima non c’è più: di base a
me pare che ci sia poca sincerità in
tutto questo. E allora dico ai calciatori di cercare di essere sinceri anche
con loro stessi. Non so, giocatori
che stanno con te per anni e quando
per tanti motivi arriva il momento di
cambiare qualcosa, ecco che come
d’incanto tutto quello che prima hai
costruito non c’è più e così viene da
domandarsi con chi mai s’era avuto a
che fare prima, con chi? E allora, rispettate i ruoli, ecco quel che mi sento da dire ai calciatori”.
Preparazione e conoscenze
“Il calcio è cambiato, noi venivamo fuori dagli oratori e c’era
poi chi via via faceva strada. Ora io penso che in tanti possono
arrivare al professioni smo anche senza essere parti colarmente
bravi. Importante in campo, più di una volta, è il saper ragionare, saper muoversi in superiorità numeri ca, sapere raddoppiare, fare le diagonali, saperci insomma stare tatti camente.
Tutto questo può aiutare il calciatore a diventare professionista, non deve per forza essere un “giocoliere”. Il problema per
coloro che arrivano magari in A o in B attraverso le conoscenze,
lo sapere stare in campo eccetera, è quello di smettere di applicarsi, di continuare ad avere la voglia di “crescere”: è così che è
facile si perdano”.
11
attività aic
Avvenimenti
Incontri
Calendario
18 mer
Video antiscommesse
Sono proseguite per tutto il mese di
aprile e fino a metà giugno le visite dei
vertici dell’Aic presso i ritiri delle squadre professionistiche nell’ambito del
progetto volto a sensibilizzare i giocatori
contro il fenomeno delle scommesse.
Il Presidente Damiano Tommasi e il Direttore Generale Gianni Grazioli hanno
fatto visita a tutte le squadre di Serie A,
il Vicepresidente Calcagno con il responsabile della Serie B Luigi Riccio hanno incontrato i calciatori della Serie cadetta,
mentre i collaboratori Cherri, Coppola
e Bianchet quelli di Lega Pro.
24 mar
Tommasi dai calciatori del Genoa
“Sono stato oggi a colloquio con i giocatori del Genoa per cercare di capire
e condividere come si possa arrivare a
togliersi la maglia” - ha dichiarato il presidente Aic Damiano Tommasi.
“Da fuori sembra assurdo, triste, preoccupante ed impossibile; da dentro è
assurdo, triste, preoccupante, ma un
po’ meno impossibile. Il clima che si respirava all’interno del rettangolo di gioco era di stordimento e paura; sconfitti
sul campo, girava voce che, in caso di interruzione della gara, ci fosse il rischio
di una penalizzazione in classifica, che
voleva dire zona retrocessione. C’erano le bombe carta lanciate in mezzo al
campo da personaggi a volto scoperto,
c’era l’impressione che da un momento
all’altro ci potesse essere un’invasione
di campo, c’era la percezione che questi
violenti fossero certi di farla franca”.
“La maglia non andava data, certo” - ha
proseguito Tommasi - “ma in quel momento sembrava essere l’unico modo
12
per riprendere a giocare e non trovarsi
con un possibile -1 a fine partita. Male
minore? Resa? Buon senso? Errore?
Da fuori a volte ci si sente certi, io per
primo, da dentro un po’ di certezze
vengono meno”.
“La maglia, a maggior ragione con il mio
nome, non la darei mai!”- ha concluso
Tommasi - “Ne sono convinto anche
oggi, anche se credo che qualche riflessione in più, da lontano, vada fatta”.
25 mer
La partita della speranza
Si è disputata il 25 aprile allo stadio
Menti di Vicenza, la Partita della Speranza, triangolare benefico a favore della Città della speranza.
A scendere in campo per l’atteso evento, patrocinato dall’Aic, la Nazionale
Cantanti del Presidente Enrico Ruggeri
(presente nella sede Aic per la presentazione della manifestazione), la formazione “Cuore Bianco Rosso” (molti gli
ex tra i quali Di Carlo, Viviani, Schwoch
e Julio Gonzales) e la Nazionale Farmacisti. A rinforzare le tre formazioni
alcuni ex nazionali come Luigi di Biagio, Giuseppe Favalli, Roberto Baronio,
Vittorio Pusceddu, Claudio Bellucci e il
pilota di Formula1 Giancarlo Fisichella.
Una sfida in campo e fuori, in nome
della solidarietà. Una grande manifestazione di sport e spettacolo che ha
destinato il ricavato, su iniziativa della
madrina e promotrice Stefania Villanova, alla Fondazione Città della Speranza, per finanziare il reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale di
Padova, e all’Associazione Italiana Calciatori Onlus, che dal 2006 sostiene gli
atleti in difficoltà (malati di Sla) e le loro
famiglie.
26 gio
La B e l’integrità sportiva
Presentazione giovedi 26 aprile a Roma
delle politiche di integrità sportiva della Lega Serie B alla presenza, oltre che
del presidente di Lega Abodi, di Abete,
Nicchi, Tommasi, Ulivieri e Gianfranco
Piantoni presidente del Comitato Etico.
La Lega Serie B scende in campo con
tutta una serie di regole, progetti e codici che hanno l’obiettivo di promuovere un comportamento etico e far crescere il proprio livello di reputazione.
Lo ha fatto presentando il progetto dal
titolo “Le regole, il rispetto, la reputazione. Le espressioni di un impegno per
l’etica”. Pieno appoggio anche dall’Aic
con il presidente Damiano Tommasi:
“Stamattina abbiamo unito alle parole i
fatti. Ed è importante perché per fare
i fatti dobbiamo credere alle parole e
per dare un senso alle parole dobbiamo
fare i fatti”.
attività aic
A Coverciano e Veronello
Centri preparazione
precampionato Aic
27 ven
Consiglio Federale
Si è svolta a Roma venerdi 27 aprile, la riunione del Consiglio Federale che ha discusso molti argomenti tra i quali il blocco dei ripescaggi, il sistema delle Licenze
Nazionali per la stagione 2012/2013, la
legalità e la sicurezza nell’organizzazione
calcistica, la tutela della salute.
Il Consiglio ha approvato una delibera
che prevede il blocco dei ripescaggi con
le seguenti modalità: in serie B, in caso
di vacanza di organico nel Campionato
2012/2013, non si procederà a integrazione fino al numero complessivo di 20
squadre, in Lega Pro Prima e Seconda Divisione, in caso di vacanza di organico, il
blocco dei ripescaggi scatta a 60 società.
Per quanto riguarda le Licenze Nazionali
per la stagione 2012/2013 il documento
approvato è stato elaborato da un gruppo di lavoro coordinato dalla FIGC, al
quale hanno preso parte i rappresentanti delle Leghe professionistiche e delle
componenti tecniche. Il Sistema delle
Licenze stabilisce i criteri legali ed economico-finanziari; i criteri infrastrutturali; i criteri sportivi e organizzativi
ai quali dovranno attenersi le Società,
in relazione ai rispettivi campionati. La
Covisoc e le Commissioni competenti
esamineranno la documentazione e comunicheranno alle singole Società l’esito dell’istruttoria entro l’11 luglio 2012;
eventuali ricorsi vanno presentati entro
il 16 luglio, le Commissioni esprimeranno parere motivato al Consiglio Federale entro il 18 luglio. La decisione finale
verrà assunta dal Consiglio Federale
nella seduta già programmata per il 19
luglio. Eventuali ricorsi potranno essere
presentati davanti all’Alta Corte di Giustizia Sportiva presso il CONI.
In tema di legalità e sicurezza nell’or-
Anche quest’anno confermati i due “Centri” di preparazione precampionato per i calciatori senza contratto a Coverciano e Veronello.
Come nel 2011, l’attività si svolgerà presso “Il Centro Tecnico Federale” di Coverciano (Via
G. D’Annunzio, 138 - Firenze) e presso “Lo Sport Hotel di Veronello” (Via Veronello, 2 –
Calmasino di Bardolino VR) da lunedì 16 luglio a venerdì 3 agosto, senza pause intermedie.
Grazie all’accordo con il Settore Tecnico della FIGC, tutti i calciatori partecipanti (massimo 60 a Coverciano e 40 a Veronello) potranno conseguire l’abilitazione ad “Allenatore di
base” seguendo l’apposito “Corso” che si svolgerà nello stesso periodo della preparazione. Durante il periodo dell’attività verranno organizzate delle partite amichevoli utili per
assicurare ai partecipanti quella competitività che sicuramente non guasta e soprattutto
per creare quella “vetrina” che sarà utile per favorire la collocazione dei calciatori.
Per partecipare all’attività dei Centri basterà telefonare alla Segreteria AIC (0444/233204233233): saranno trasmessi il modulo di adesione, la scheda statistica, la domanda per il
corso di “allenatore di base” ed il regolamento. Il calciatore partecipante alla preparazione potrà in ogni momento recedere dandone comunicazione all’AIC.
Per ovvie esigenze di carattere organizzativo le richieste di partecipazione dovranno
essere inoltrate entro e non oltre il 6 luglio 2012. Resta peraltro inteso, come da regolamento, che per partecipare bisogna essere in scadenza di contratto al 30 giugno
2012, non aver bisogno di una preparazione differenziata e avere comunque maturato,
nell’arco della carriera, almeno 3 stagioni sportive da calciatore professionista. In caso
di eccedenza di domande sarà data priorità a coloro che non hanno ancora conseguito
il diploma di allenatore di base.
ganizzazione calcistica, la Federazione
procederà a una ricognizione interna
con le Società sui rapporti con i gruppi
di tifosi. Diventeranno obbligatori modelli organizzativi delle singole Società
sui problemi della sicurezza per poter
intervenire sul piano normativo con due
obiettivi: 1) rafforzare le sanzioni nei
casi di omessa denuncia per contrastare fenomeni di omertà; 2) valorizzare il
sistema delle esimenti e delle attenuanti per le Società in regola con i modelli
organizzativi che saranno validati dalla
FIGC e dalle Leghe competenti. Diventa
obbligatoria per i singoli Club la nomina
di un Delegato ai rapporti con i tifosi (figura che viene inserita tra i requisiti
per l’ottenimento del Sistema delle Licenze Nazionali) che sarà il referente
degli Organismi federali competenti per
l’attività di monitoraggio e segnalazione
in questo settore.
Per quanto riguarda la tutela della salute
nel sistema calcio, su proposta del presidente Abete, il Consiglio ha nominato
una Commissione Scientifica coordinata
dal Prof. Paolo Zeppilli, Responsabile del
Dipartimento di Medicina della FIGC,
dal Presidente della FMSI Maurizio
Casasco e dal Prof. Vincenzo Castelli.
Leghe e componenti tecniche integreranno il gruppo di lavoro con medici e
specialisti di cardiologia e pronto soccorso d’emergenza. Sulla base delle indicazioni della Commissione Scientifica,
la Federazione rafforzerà la parte di addestramento e istruzione per interventi
di emergenza e uso del defibrillatore in
tutti i corsi per allenatori, a cominciare
da quelli del Settore Giovanile; a integrazione dei piani sanitari degli stadi, già
regolati dalla legge dello Stato, sarà inoltre definito un Testo Unico della FIGC
per tutti i campionati professionistici e
dilettantistici al fine di rafforzare la presenza di un presidio sanitario qualificato
per l’uso del defibrillatore; saranno potenziati i controlli sulla documentazione
sanitaria di idoneità agonistica prodotta
dagli atleti all’atto del tesseramento.
13
segreteria
Leo Grosso eletto Presidente
il 4 maggio scorso
Confederazione Italiana
degli Sportivi
Dopo una serie di incontri preparatori, il 4 maggio scorso si è tenuta a Milano l’Assemblea per la modifica dello Statuto ed il rinnovo delle cariche
della CIDS, la Confederazione Italiana
degli Sportivi. Presenti i delegati delle
associazioni sindacali che rappresentano calciatori (AIC), allenatori di
calcio (AIAC), giocatori di pallanuoto
(AGP), giocatori di pallavolo (AIPAV),
rugbisti (AIR), giocatori di pallacanestro (GIBA), ciclisti (ACCPI) e giocatori di golf (PGAI).
Dando continuità al percorso già individuato nelle precedenti riunioni, si
è innanzitutto esaminato la proposta
di nuovo Statuto che, dopo approfondita discussione, è stato approvato
all’unanimità.
Si è quindi proceduto al rinnovo delle
cariche istituzionali, necessario data
la situazione ultradecennale di prorogatio, il cui esito è stato il seguente:
Leo Grosso, già vicepresidente AIC
e presidente in carica della FIFPro,
è risultato eletto Presidente per il
quadriennio 2012/2016, Amedeo Colombo (ACCPI), Stefano Di Salvatore
(AIR), Michele Mian (GIBA) ed Enrico Lubrano (AGP) sono stati eletti
componenti del Consiglio Direttivo.
Il Consiglio ha inoltre proceduto ad
eleggere Vicepresidenti Stefano Di
Salvatore (vicario) e Michele Mian.
L’obiettivo primario del nuovo Di-
rettivo è quello di “rivitalizzare” la
Confederazione: in tal senso, dopo il
rinnovamento delle cariche e l’approvazione del nuovo Statuto, sono state
individuate alcune problematiche comuni, che si possono sinteticamente
esporre come segue:
Normativa antidoping
Le tematiche principali riguardano,
rispettivamente, la sanzione minima, attualmente pari a 2 anni, che se
commisurata alla carriera di un atleta, rappresenta una sorte di “morte”
professionale e il problema relativo
alla legittimità e collocazione dei test
effettuati al di fuori delle competizioni
sportive (i c.d. whereabouts) che, nella prassi, vengono predisposti a volte
con scarso o nessun rispetto della
privacy degli atleti.
Il vincolo degli atleti non professionisti
Per i calciatori dilettanti l’età fissata
per avvalersi del diritto allo svincolo per decadenza del tesseramento
è pari a 25 anni, ed si tratta di una
disposizione entrata in vigore dal 1°
luglio 2004.
Risulta che, per ogni disciplina praticata in Italia, il termine sia difforme
ma, soprattutto, si deve rilevare che
il vincolo dell’atleta dilettante che
prosegua oltre il compimento del 18°
Qui sopra, il nuovo direttivo eletto: Michele Mian (Vicepresidente), Stefano Di Salvatore
(Vicepresidente vicario), Leo Grosso (Presidente) e Amedeo Colombo (consigliere). Sotto, un
momento della riunione del 4 maggio scorso.
anno di età contrasta con l’analoga
disciplina prevista nella maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale.
E con lo stesso art. 1 della legge 23
marzo 1981 n. 81 che prevede che
“l’esercizio dell’attività sportiva, sia
essa svolta in forma individuale o collettiva, sia in forma professionistica o
dilettantistica, è libero”.
Scommesse
I recenti spiacevoli avvenimenti rendono ancora più necessaria una presa di posizione della CIDS sul tema,
soprattutto perché non si limita agli
avvenimenti sportivi di una singola disciplina ma, al contrario, coinvolge a
360% il mondo dello sport.
Formazione post-carriera
La formazione post-carriera deve
rappresentare un obiettivo da perseguire, se possibile, anche sviluppando
iniziative interdisciplinari e quindi non
necessariamente rivolte ai praticanti
di un singolo sport.
Una possibile anche se non esaustiva
soluzione può essere individuata nella
14
segreteria
stipulazione di convenzioni con studi
e/o associazioni specializzate nell’organizzazione di progetti finalizzati sia
allo sviluppo delle competenze professionali degli atleti a fine carriera
che nel loro inserimento nel mondo
del lavoro dentro e fuori dallo sport.
Ipotesi di riforma della legge
91/81
Si deve considerare che le proposte
avanzate dalle Leghe professionistiche
del calcio prevedono, invariabilmente, la modifica dello status dell’atleta
mettendo in dubbio l’attuale inquadramento come lavoratore subordinato. E’ pertanto di fondamentale importanza che la CIDS, per conto delle
associazioni interessate, sia in grado
di redigere ma soprattutto di porre
all’attenzione delle istituzioni competenti le proprie opinioni in materia.
ENPALS
Considerando che sembra ormai
scontato l’accorpamento nell’INPS
dell’ENPALS, così come previsto
dall’articolo 21, comma 1 del decreto 6 dicembre 2011, n. 201 (Soppressione Enti e organismi), si dovranno
cercare alternative che andranno verificate con parametri di opportunità
e garanzie. L’opzione potrà essere tra:
a) ottenere la modifica della norma
che aggancia il requisito anagrafico
degli sportivi a quello previsto dall’art.
1, comma 20 della legge n. 335/1995;
o b) chiedere di staccarci dal cordone ombelicale pubblico per costituire
una cassa autonoma.
Partnership con EU Athletes
Si deve senz’altro istituzionalizzare il
rapporto con EU Athletes, la federazione delle associazioni sindacali degli
atleti presieduta da Walter Palmer, un
ex giocatore di basket con un significativo passato da professionista (tra
cui NBA e Olimpia Milano).
EU Athletes ha come scopo il raggiungimento di alcuni obiettivi, quali ad
esempio: a) rapportarsi a livello politico ed istituzionale con l’Unione Europea, con particolare riferimento al
Dialogo Sociale ed alle norme comu-
nitarie in materia di lavoro; b) difesa a
360° dei diritti degli sportivi all’interno
dell’UE (tra gli altri, libertà di associazione, libertà di movimento all’interno
dell’area comunitaria, tutela assicurativa, diritti connessi alle attività di preparazione ed allenamento, diritto alla
formazione professionale post-carriera, ecc.); c) rapporti con la WADA,
l’agenzia mondiale antidoping, in particolare per attenuare gli effetti dei c.d.
“whereabouts”, particolarmente invasivi nei confronti della privacy e delle
libertà personali degli atleti.
In proposito, Di Salvatore (AIR), Longo (AIPAV) e Cassì (GIBA) sono stati quindi delegati a rappresentare la
CIDS presso UE Athletes.
L’8 maggio scorso a Madrid
Associazione Italiana
ex Calciatori
Il Segretario generale dell’Associazione Italiana ex Calciatori Silvano Maioli ha
partecipato, martedì 8 maggio a Madrid, presso la sede dell’A.F.E. (l’Associazione calciatori spagnola) alla riunione con A.F.E. (rappresentata dal Presidente Luis
Manuel Rubiales, dal Vicepresidente Jesus Diaz Peramos, dai consiglieri Vicente
Branco “Tito” e Jesus Barbadilla “Jesule”), F.E.A.V. (l’Associazione degli ex calciatori
spagnoli rappresentata dal Presidente Juan Maria Zurriqueta), e E.F.P.A. (la Federazione delle Associazioni di ex calciatori Europee, rappresentata dal Presidente
Ramon Alfonseda e dalla Direttore della comunicazione Cristina Gistau), per esaminare congiuntamente le varie esperienze locali relative alla tutela degli ex calciatori. Nell’occasione Maioli ha illustrato il recentissimo accordo raggiunto in Italia
tra AIEC ed AIC che ha consentito, attraverso una modifica statutaria approvata
dall’Assemblea AIC del 7 maggio, l’inglobamento degli ex calciatori nell’AIC.
I partecipanti all’incontro hanno manifestato piena soddisfazione per la decisione
condividendo l’idea che la soluzione italiana potrà essere adottata in tutti i paesi
Europei. Analogamente si è ritenuto che l’E.F.P.A. potrebbe diventare una sezione
della F.I.F.PRO, l’Organizzazione che raggruppa le Associazioni mondiali dei calciatori di cui Leo Grosso è presidente.
L’argomento sarà oggetto di discussione in occasione del prossimo Congresso
mondiale della F.I.F.PRO che si terrà a Praga il prossimo 6 giugno 2012.
Sopra, da sinistra: Jesus Diaz Peramos (Vicepresidente AFE), Juan Maria Zurriqueta (Presidente
F.E.A.F.V.), Luis Manuel Rubiales (Presidente A.F.E.), Cristina Gistau (Direttore comunicazione E.F.P.A.),
Ramon Alfonseda (Presidente E.F.P.A.), Silvano Maioli (Segretario Generale A.I.E.C.), Vicente Blanco
“Tito” ( Consigliere A.F.E.).
15
calcio e legge
di Stefano Sartori
Nei cinque campionati
più importanti d’Europa
Gli agenti
di calciatori e s
Da ormai due anni viene data per
imminente l’introduzione di un nuovo Regolamento Agenti FIFA o, per
meglio dire, di un nuovo Regolamento degli Intermediari che, partendo
dal presupposto che la maggioranza
(75/80%) dei trasferimenti internazionali è curata da non-agenti, sarebbe finalizzato alla deregulation e liberalizzazione di questa attività.
Detto che le forti opposizioni al progetto espresse da molte componenti
(federazioni, sindacati ed ovviamen-
cati calcistici più importanti d’Europa”, e cioè Inghilterra, Italia, Spagna,
Francia e Germania, e trae spunto
dal fatto che in questi cinque paesi
si disputano non solo i campionati
più importanti del mondo ma sono
operativi il 41% dei 6.082 agenti riconosciuti dalla FIFA.
Presentiamo a seguire, senza alcun
commento o valutazione, i dati più
significativi tratti dalle risposte degli
agenti che hanno collaborato alla redazione del questionario.
te, solo il 41% degli agenti munitu di
licenza opera a tempo pieno mentre
il rimanente 59% presta attività in
settori diversi, soprattutto legale e
finanziario.
–Solo il 3,4% degli agenti è di sesso
femminile.
–L’età media è di 42 anni con un’esperienza media nell’ambito dell’assistenza ai calciatori di 7 anni.
–Il 25% degli agenti ha iniziato l’attività prima di ottenere il rilascio della
licenza.
–Il 74% è in possesso di diploma universitario e, soprattutto, il 71% parla
almeno una lingua straniera, con netta prevalenza dell’inglese.
–Il 23% degli agenti è costituito da
ex calciatori, il 13% da ex osservatori, il 7,5% da ex allenatori ed un
5,5% da ex direttori sportivi. L’alta
percentuale di ex calciatori dimostra
che l’attività di agente è considerata
un’ottima chance post-carriera.
te associazioni degli agenti) hanno di
fatto bloccato la formalizzazione del
nuovo testo, può essere interessante
riportare le risultanze di una ricerca
statistica effettuata dal CIES (Centro internazionale di studi sportivi),
un organo indipendente con sede in
Svizzera che si occupa di ricerche
statistiche applicate al calcio.
Lo studio, pubblicato nel febbraio
2012 ed aggiornato a novembre 2011,
si intitola “Gli agenti nei cinque mer-
16
–Metà dei calciatori dei cinque campionati sopra citati sono assisititi da
83 agenti o società di agenti.
–Nonostante l’alta concentrazione
di calciatori e la fiera concorrenza
che contribuiscono a rendere difficoltoso l’accesso alla professione, annualmente un numero considerevole
di candidati è attratto dalla possibilità
di ottenere la licenza. – Ma, causa
la sostanziale “chiusura” dell’ambien-
–Il 51% del totale ha fondato una
propria società di assistenza ma solo
il 50% delle società ha più di un socio e, di queste, il 70% è costituita da
non più di due soci.
–Sebbene il 98% degli agenti provveda sostanzialmente all’assistenza in
sede contrattuale, circa il 66% fornisce
anche supporto per iniziative di marketing ed eventuali contratti aggiuntivi,
il 50% fornisce assistenza legale ed il
46% supporta i calciatori nella ricerca
di case od appartamenti, ecc.
–Un dato estremamente interessante riguarda il rapporto con i calciatori
calcio e legge
società
giovani: ebbene, secondo la ricerca,
solo il 42% del totale dei calciatori
rappresentati possiede lo status da
professionista. Le conseguenze sono
di diverso tenore: da un lato, c’è una
forte attenzione per lo scouting e la
ricerca di giovani ma, allo stesso tempo, la pressione esercitata sulle giovani promesse e la necessità di favorire
la sottoscrizione di un contratto possono avere conseguenze negative.
–Il 50% circa degli agenti rappresenta calciatori in partnership con altri
agenti e quindi con una sorta di compartecipazione. Nella maggior parte
dei casi si tratta di un’esigenza che
nasce dalla collaborazione di agenti
che operano in campionati diversi
e quindi per poter più agevolmente
introdurre un calciatore assistito in
uno specifico campionato o presso
un determinato club.
–Quasi il 40% degli agenti ha rappresentato almeno un allenatore ed il 70%
degli agenti assiste anche i clubs: potenzialmente, entrambe le situazioni
possono porre gli agenti in una situazione di conflitto d’interesse. Partendo da questo presupposto, viene citato come esempio virtuoso la decisione
con cui la Premier League ha stabilito
di rendere noti gli importi corrisposti
dai clubs agli agenti. Analogamente, la
pubblicazione dei compensi corrisposti agli intermediari è caldeggiata sia
dalla FIFA che dalla FIFPro.
A Bruxelles l’8 aprile scorso
Firmato il Memorandum
Uefa/Fifpro
L’8 aprile 2012 è stato finalmente sottoscritto a Bruxelles il Memorandum UEFA/
FIFPro che contiene il testo dell’”Accordo per i Requisiti Minimi del Contratto
Standard”, cioè l’articolato normativo di durata triennale che dovrebbe costituire la
base minima per la negoziazione di un accordo collettivo applicabile in tutti i paesi
che aderiscono all’UEFA e che ne sono privi.
E’ da rilevare che il testo dell’Allegato 8, punto 1.1, che prevede la sua implementazione entro da 1 a 3 anni dalla firma a seconda dei paesi, e che era stato oggetto
di una precisa presa di posizione contraria da parte di Italia, Spagna, Portogallo ed
Olanda, è rimato invariato.
Pertanto, per evitare l’implementazione dell’Accordo nei paesi in cui il livello della
contrattazione collettiva garantisce condizioni migliori per i calciatori, è stato sottoscritto un allegato (Side Letter), che recita testualmente:
“Avendo considerato la situazione nei paesi rilevanti, la Parti concordano ed accettano che, essendo il livello della protezione contrattuale esistente in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo,
Spagna, Svezia, Inghilterra, Scozia, Svizzera e Norvegia già superiore a quello previsto dall’Autonomous Agreement, di conseguenza non è richiesta alcuna azione
ulteriore da parte delle Parti o dei rappresentanti dei paesi sopra citati per ottemperare a quanto previsto dall’Autonomous Agreement. I termini di cui all’Allegato
8 devono essere stabiliti di conseguenza”
È un compromesso accettabile che ha il significato di escludere l’implementazione
automatica o discrezionale dell’Autonomous nei paesi calcisticamente più evoluti e
nello stesso tempo ne salvaguarda invece l’applicazione in tutti i paesi, in particolare
dell’Est Europa, nei quali il livello delle tutele poste a favore dei calciatori professionisti è decisamente insufficiente.
–Un ultimo dato estremamente significativo: l’importo relativo alle attività di intermediazione effettuate
non solo all’interno dei cinque paesi
sopra citati ma prendendo in considerazione tutte le associazioni nazionali affiliate all’UEFA è stimato, per il
2010/11, in 400 milioni di euro.
17
l’incontro
di Claudio Sottile
Marco Zanchi,
difensore del Vicenza
Al fianco dell’Aic…
e con l’Aic al
Marco Zanchi è un uomo con la schiena dritta, di quelli che non si spezzano
neanche durante le notti di burrasca.
Sarà per le due placche di titanio che
ha nella nuca, eredità dell’angioma
sconfitto all’età di venticinque anni,
sarà perché ha giocato un’Olimpiade,
sarà perché ha sempre tirato il gruppo, che fosse Juventus o squadra che
retrocedeva. Sarà che la sua vita è
sempre stata declinata sull’umiltà e la
dignità, cromosomi indispensabili per
resistere nel calcio italiano dal 1994.
A proposito, quanto è cambiato questo mondo dal tuo esordio?
“Tanto, a livello sostanziale. Quando
ho cominciato io le provinciali avevano
giocatori riconoscibili, rappresentativi.
C’erano solo due stranieri per squadra
ed erano di qualità, i tifosi avevano più
punti di riferimento. Ora è un continuo
porto di mare, soprattutto in B, ti affezioni ad un giocatore che subito va via”.
Livello più basso quindi?
“Sicuramente, in B è calato rispetto ad
una decina di anni fa. Però ora c’è più
spazio per i giovani, per via della valorizzazione, anche se alcuni vengono
fatti giocare per necessità. Certe rose
ormai sono composte da giocatori
semi sconosciuti”.
Quale società è, a tuo avviso, leader
nel settore giovanile?
“Premetto che c’è stato un momento
in cui il settore giovanile era trascurato, perché con lo straniero si voleva
pescare il jolly, ora più per esigenza la
musica è cambiata. Comunque dico
Cittadella. Per lanciare tanti giocatori
e fare tanti anni di buona B significa
che c’è un grande lavoro, che parte dal
basso. È una società che ammiro. Ogni
anno sfornano giocatori per grandi
squadre”.
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Quali interventi opereresti per rialzare il livello della cadetteria?
“Bisognerebbe eliminare le squadre
che prendono punti di penalizzazione,
è brutto vedere ogni anni classifiche
con asterischi. Bisognerebbe arrivare
a poche squadre, sane e che pagano.
Eliminarle significa anche tagliare posti di lavoro, ma tanto società sull’orlo
del fallimento prima o poi sparirebbero da sole, perciò meglio pulire a
monte”.
Tu stesso nel 2008, ai tempi di Messina, hai vissuto un fallimento.
“In quel caso il Presidente decise che
non aveva più voglia di tenere la squadra. Era venuto a mancare l’entusiasmo della Serie A, dopo due retrocessioni consecutive, di cui una annullata
dal ripescaggio a scapito della Juventus. Si era rotto il feeling tra società e
pubblico, che ha portato la proprietà
a stancarsi e chiudere. Ho vissuto
quell’estate con grossa apprensione. Mi sentivo bloccato, perché
fin quando non veniva dichiarato fallimento non potevo
andare in altre squadre.
Mi ricordo, in quel
periodo, che vedevo partire tutti per
i ritiri ma non
potevo essere
svincolato. Il
dispiacere era
aumentato, nel mio caso, dal fatto
che venisse meno una società
importante come il Messina
dell’epoca”.
In quell’occasione ricevesti l’ausilio dell’AIC.
“Esatto, fui assistito
dall’avv. Calcagno. L’Assocalciatori non mi ha mai fatto sentire solo. Mi è
stata vicina come uno si aspetta dalla
propria associazione”.
Vertice dell’Associazione che nel frattempo è passato da Campana a Tommasi.
“L’attuale Presidente lo giudico molto
positivamente. Campana aveva giocato un altro calcio, Tommasi è stato sui
campi fino a poco tempo fa, lo sentiamo più vicino, più prossimo alle nostre esigenze. È sempre presente,
facciamo riunioni, si ha un rapporto più stretto. Ad esempio
ha sensibilizzato i giocatori
di A verso quelli di B,
ha reso i problemi
unici, senza racchiuderli per categorie”.
A proposito
di riunioni, da
rappresentante
fai sentire molto
la tua voce, come
ad esempio in
tema di contratto collettivo.
“Mi piac e
l’incontro
fianco
essere coinvolto. Per quanto riguarda
quella firma si è compiuto un passo
avanti, è stato fatto un ottimo lavoro
da parte dell’AIC, va dato merito a chi
ha raccolto risultati ottimi per la categoria”.
La scheda
Nella tua bacheca il titolo più prestigioso è l’oro nell’Europeo U21 del
2000, conquistato con gente come
Abbiati, Gattuso e Pirlo. A ripensarci
hai ancora la pelle d’oca?
“Una grandissima emozione, perché è
coinciso col mio salto dall’Udinese alla
Juventus. Eravamo un’ottima squadra,
poi abbiamo fatto le Olimpiadi, dove
affrontammo la Spagna che aveva l’ossatura di ora, con i vari Puyol, Xavi e
Capdevila. Quella Nazionale azzurra
era un gran gruppo, quando capita di
incontrarsi c’è l’affetto di sempre”.
Stagione
Cat.
P.
G.
Marco Zanchi è nato a San Giovanni Bianco
(BG) il 15 aprile 1977. Calcisticamente è cresciuto nell’Atalanta vestendo poi le maglie di
Bari, Udinese, Vicenza, Juventus, Verona, Bologna e Messina. Campione d’Europa Under 21
nel 2000.
A sinistra, con l’attuale maglia del Vicenza; in
alto con il Bologna (in contrasto con Montella);
sopra con la maglia della Nazionale Under 21 e
a destra, con quella del Messina.
Hai legato il tuo nome a varie città,
dove hai costruito il feeling più speciale?
“Mi sono affezionato ad ogni piazza. A
Udine sono stato allenato da Zaccheroni, Guidolin e De Canio, tre grandi
allenatori, che mi hanno lanciato nel
calcio che conta. A Bologna trovai un
ambiente bellissimo, allenatori del calibro di Mazzone e ancora Guidolin, in
più ricevetti le cure dopo l’infortunio
alla testa. A Messina mi hanno rigenerato, dopo che ero stato dato per finito. A Vicenza sto bene, ci abito, non
riesco a fare preferenze”.
Una chiosa dolorosa sulla tragica
scomparsa di Morosini, del quale sei
stato capitano proprio a Vicenza. Che
ricordi hai di Piermario?
“Nella tragedia è emersa una cosa positiva… tutte le belle parole dette per
lui corrispondono a verità. Il ricordo
che mi porterò dentro è l’abbraccio
che ci siamo dati al ritorno a Vicenza
nella sua seconda esperienza, gli dissi
Squadra
‘hai finito di andare via di casa Mario?’
Lui era un ragazzo d’oro, altruista,
sempre disponibile e con il sorriso sulle labbra”.
In
6 righe…
Le stelle
di Damiano Tommasi
“Sono stelle che cadono nella notte dei desideri”, lo dice Jovanotti e casca a pennello
per i saluti, i titoli di coda delle stelle mondiali che in un modo o nell’altro lasciano.
Rino Gattuso, Pippo Inzaghi, Alessandro Nesta, Gianluca Zambrotta, Fabio Grosso,
Alessandro Del Piero… sì anche lui Del Piero. Forse sarebbe bello se ci si preoccupasse un po’ di più quando mancano le stelle DENTRO le maglie piuttosto che
quando a mancare sono le stelle SULLE maglie…
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