Aic! azzurri!
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Aic! azzurri!
n.4 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza - Anno 40 - N. 4 Maggio 2012 - Mensile Maggio 2012 Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori Tommasi confermato Presidente Calcagno e Buffon Vicepresidenti Forza Aic! Intervista al C. T. della Nazionale Cesare Prandelli Forza azzurri! Sarà il prossimo Foto: Jenny Matthews/ActionAid - Grafica: Marco Binelli Einstein? Aiutalo a diventare grande, con l’adozione a distanza. Milioni di bambini nel Sud del mondo crescono malnutriti e senza diritti. Ma chissà cosa potrebbero fare se potessero avere cibo, acqua potabile, cure mediche e un’istruzione. Adotta un bambino a distanza, aiuterai lui e la sua comunità a costruirsi un futuro migliore. Oggi cambiare il mondo dipende da te. Un giorno, dipenderà da lui! Per ricevere le informazioni sul bambino e la comunità che potrai sostenere, spedisci in busta chiusa il coupon qui riportato a: ActionAid - Via Broggi 19/A - 20129 Milano, invialo via fax al numero 02/29537373 oppure chiamaci allo 02/742001. Nome Cognome Via n° Cap Città Tel Cell Prov E-mail Ai sensi del d.lgs. 196/2003, La informiamo che: a) titolare del trattamento è ActionAid International Italia Onlus (di seguito, AA) - Milano, via Broggi 19/A; b) responsabile del trattamento è il dott. Marco De Ponte, domiciliato presso AA; c) i Suoi dati saranno trattati (anche elettronicamente) soltanto dai responsabili e dagli incaricati autorizzati, esclusivamente per l’invio del materiale da Lei richiesto e per il perseguimento delle attività di solidarietà e beneficenza svolte da AA; d) i Suoi dati saranno comunicati a terzi esclusivamente per consentire l’invio del materiale informativo; e) il conferimento dei dati è facoltativo, ma in mancanza non potremo evadere la Sua richiesta; f) ricorrendone gli estremi, può rivolgersi all’indicato responsabile per conoscere i Suoi dati, verificare le modalità del trattamento, ottenere che i dati siano integrati, modificati, cancellati, ovvero per opporsi al trattamento degli stessi e all’invio di materiale. Preso atto di quanto precede, acconsento al trattamento dei miei dati. ZLP11 Data e luogo Firma Per informazioni chiama lo 02/742001, vai sul sito www.actionaid.it o scrivi a [email protected] editoriale di Damiano Tommasi Ripartire con passione U n nuovo quadriennio tutto da scoprire. L’elezione del nuovo Consiglio Direttivo che mi ha portato alla Presidenza per il prossimo quadriennio olimpico mi ha messo nelle condizioni di prendere energie e ripartire. La sala gremiLa nomina di dell’Hotel Palace a Milano, Buffon a Vice Presi- ta i tanti volti noti che hanno dente ha il sapore partecipato certi di esserci del… “ora si può!” perché attivamente coinvolti, Buffon fresco di festeggiamenti a sancire una nomina, di Vice Presidente, che ha il sapore del “ora si può”… come non prendere energia da questi elementi? Non sarà per nulla semplice non deludere le aspettative ma devo essere sincero che anch’io ho delle aspettative. Mi aspetto partecipazione ed entusiasmo, spirito di squadra e abnegazione, serietà e consapevolezza, responsabilità e lungimiranza. Siamo una categoria strana ma molto frizzante. Abbiamo molto da dire e da fare, ci manca spesso lo spunto o ci facciamo irretire da quanti promettono mari e monti. Purtroppo, a proposito di Monti, sarà un’estate di crisi e il blocco dei ripescaggi ridurrà, probabilmente, l’area professionisti. Lavoreremo perché chi rimane sia davvero professionista. Controlli più stringenti per la solidità economica delle società. Mi piacerebbe vedere le Seconde Squadre ma lì sappiamo che ci sono da fare passi da gigante dentro le teste di chi è legato al passato e nel futuro nutre poco interesse. Sarà l’estate più calda degli ultimi anni. Palazzi ha già fatto intravedere cosa dobbiamo aspettarci. Le classifiche saranno riscritte dopo la chiusura dei campionati. Il rapporto con la Lega, anzi, con la Lega di A sarà un salto nel buio. L’Accordo Collettivo va prolun- gato, perché senza contratto, ormai lo sappiamo, non si può giocare! La stagione delle elezioni inizierà dopo l’estate, per ora concentriamoci sulle difficili relazioni che non fanno notizia e per questo difficili da risolvere. Siamo pronti? Intanto le stelle stanno a … le bandiere e i guardare. Le lacrime dei colori non si ceCampioni del Mondo che dono nemmeno a in un modo o nell’altro la- scadenza di consceranno il loro passato per tratto… un futuro nuovo, incerto e… diverso ci hanno commosso all’ultima di campionato. Cominciando dai nostri Consiglieri uscenti Cordoba e Orlandoni e poi Gattuso, Nesta, Inzaghi, Zambrotta, Del Piero, Di Vaio… e in sordina Grosso. Quanti nomi e quante storie! Il calcio e i calciatori non possono essere solo businness, la passione negli occhi di chi lascia non ha prezzo. Due anni fa ero rimasto deluso dal passaggio di Raul allo Schalke. Le bandiere e i colori non si cedono nemmeno a scadenza di contratto! Non posso approvare la poca percezione che, a volte, un gesto o un trattamento di rispetto valgono molto piu’ di una qualificazione Champions… al Manchester United, con Scholes e Giggs, questo lo sanno bene! In Inghilterra fino a qualche In Inghilterra anno fa vigeva la regola che dopo 10 anni in dopo 10 anni di permanen- un club la società za nello stesso club la so- organizza una cietà organizza una partita partita per il cala favore del calciatore. Un piccolo gesto? Una sorta di ciatore… liquidazione? Credo semplicemente che si tratti di rispetto per la storia del club e dei suoi giocatori. Un aiuto concreto Nell’anno 2011 “Aic per la solidarietà Onlus” ha operato interventi per un totale di € 70.300,00, di cui € 57.300,00 a favore di enti tra in quali Arisla (Associazione Ricerca sulla SLA) e “Ale10 friends for Japan” (iniziativa in collaborazione con Alessandro Del Piero a favore delle popolazioni colpite da terremoto in Giappone) e € 13.000,00 a favore di fondazioni ed ex calciatori. Sostiene gli studi delle figlie di Adriano Lombardi (ex calciatore deceduto a fine 2007) per le quali è stato costituito un Trust. Una scelta che non costa nulla destinare il 5‰ delle imposte pagate al Fisco La legge Finanziaria 2006 ha concesso la possibilità ad ogni contribuente di destinare il 5 per mille, delle imposte pagate al Fisco, ad un ente non profit inserito nell’elenco pubblicato dall’Agenzia delle Entrate sul sito www.agenziaentrate.gov.it Basta una semplice scelta nella tua dichiarazione dei redditi per aiutare calciatori, ex calciatori e loro familiari in difficoltà economica, finanziare progetti sociali e tutta l’attività benefica da sempre svolta dall’Associazione Italiana Calciatori. È sufficiente riportare questo codice fiscale 95076370246 nella dichiarazione dei redditi e apporre la propria firma nello spazio riservato nel modello 730/1-bis redditi 2011 o nel Modello Unico persone fisiche 2012. F ac - simile di scheda per la scelta della destinazione del cinque per mille dell ’I rpef Sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni FIRMA ......................................................................................................................................................... Codice fiscale del beneficiario (eventuale) 9 5 0 7 6 3 7 0 2 4 6 Sommario Sommario intervista di Pino Lazzaro editoriale di Damiano Tommasi Ripartire con passione attività aic segreteria di Nicola Bosio 3 12 Confederazione Italiana degli Sportivi l’incontro di Claudio Sottile Marco Zanchi: “Al fianco dell’Aic… e con l’Aic al fianco” Dicono che con la sua gestione la Nazionale sia tornata ad essere “la squadra degli italiani”: alla vigilia del Campionato Europeo di Polonia/Ucraina, incontro con il Commissario Tecnico Cesare Prandelli, tra “regole” importanti da rispettare fuori dal campo e ricerca poi pure sul terreno di gioco una propria identità, tendendo a un cosiddetto “bel gioco”. calcio e legge di Stefano Sartori Maggio 2012 ilCalciatore Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori direttore direttore responsabile condirettore redazione foto redazione e amministrazione tel fax http: e-mail: stampa e impaginazione REG.TRIB.VI n.4 Sergio Campana Gianni Grazioli Nicola Bosio Pino Lazzaro Gianfranco Serioli Stefano Sartori Stefano Fontana Barnaba Ungaro Mario Dall’Angelo Claudio Sottile Maurizio Borsari A.I.C. Service Contrà delle Grazie, 10 36100 Vicenza 0444 233233 0444 233250 www.assocalciatori.it [email protected] Tipolitografia Campisi Srl Arcugnano (VI) N.289 del 15-11-1972 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza - Anno 40 - N. 4 Maggio 2012 - Mensile Maggio 2012 Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori Questo periodico è iscritto all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Tommasi confermato Presidente Calcagno e Buffon Vicepresidenti Forza Member of Aic! Intervista al C. T. della Nazionale Cesare Prandelli Forza azzurri! 18 Norme relative alla regolarità dei pagamenti 6 n.4 14 Finito di stampare il 24-05-2012 calcio e legge di Stefano Sartori 22 Promemoria licenze nazionali 2012/13 ha scritto per noi di Alessandro Comi 24 Francesco Mocarelli, dottor promozioni calcio e legge di Stefano Sartori e Giulio Segato 25 Le scadenze da non dimenticare scatti di Maurizio Borsari io e il calcio 26 32 Pietro Piller Cottrer segreteria di Giulio Segato 34 Norma sui giovani: è davvero utile? internet di Stefano Fontana 36 Web rossonero con Robinho e Muntari 39 Speciale Questo mese pubblichiamo, come inserto da staccare e conservare, il resoconto dell’Assemblea Generale Aic dello scorso maggio che ha visto la riconferma alla presidenza di Damiano Tommasi e la nomina a vicepresidenti di Umberto Calcagno e Gianluigi Buffon. All’interno, oltre alla relazione del Presidente e alla discussione con i delegati, anche i bilanci Aic e Aic Service srl chiusi il 31.12.2011. 5 l’intervista di Pino Lazzaro Claudio Cesare Prandelli, C.T. della Nazionale La squadra degli italiani Viva l’Italia! Dicono che con la sua gestione la Nazionale sia tornata ad essere “la squadra degli italiani”. Una gestione aperta, il più possibile trasparente, con regole stavolta in qualche modo ufficializzate sin dall’inizio, non importa se a volte possano anche al limite complicarti le cose. Ricercando poi pure sul terreno di gioco una propria identità, tendendo a un cosiddetto “bel gioco”: possesso di palla, palla a terra, cercando di esprimersi sempre come squadra e facendone magari uno in più e non prenderne uno di meno (è giusto un’etichetta da qui, per cercare di dare l’idea). Adesso noi non sappiamo poi bene come stiano effettivamente le cose, non sappiamo se questa “squadra degli italiani” sia in effetti tale perché davvero ci identifichiamo con questa nostra Nazionale (noi così spesso legati a tutti i nostri campanili) o perché molto più terra terra ci siamo qualificati presto e bene alla fase finale dell’Europeo. No, non lo sappiamo ma c’è comunque da dire che Cesare Prandelli come allenatore la sua strada ha avuto modo di tracciarsela già da tempo, fin da quando in effetti iniziava a vedere se ci poteva poi stare come “mister” di prime squadre: quel filone magari dai contorni un po’ sfumati, denominato “bel gioco”, è stato in effetti sempre pure un po’ suo. E adesso il nostro commissario tecnico si appresta a toccare un traguardo davvero importante e stimolante, quale l’edizione targata 2012 dell’Europeo. Molte le attese e molta la curiosità. Da parte di tutti e pure da parte sua. Avanti. Saltati gli stage. Accoglienza così così (eufemismo) dalle società della Lega di Milano, poi semaforo verde. Tutto poi è sfumato per lo stop ai campionati dovuto alla morte di Piermario Morosini e al recupero del turno della A nei giorni previsti per gli stage. Come mai questa idea? Come erano organizzati? “L’idea degli stage ci era venuta guardando quello che era ed è il calendario. Due sole partite in sette mesi era davvero troppo poco e così il trovarci poteva permetterci di prepararci un po’ di più, di avere maggiori conoscenze come gruppo. Dovevano essere tre giorni di allenamento didattico e avevamo pensato di fare delle sedute specifiche per reparto, poi tutti assieme. Un’occasione per riflettere assieme su come organizzarci, riconoscere la base su cui lavorare. Nelle ultime partite che abbiamo fatto con la Nazionale non tutta la linea difensiva leggeva allo stesso modo questa o quella situazione. Faccio un esempio pratico: su una palla esterna e profonda, abbiamo visto che ci sono squadre che si muovono in un modo, altre in un altro. Ci può essere insomma della confusione: ecco così che potevamo, come dire, ripassare il nostro di modo. Dare quelle che a me piace chiamare cer- 6 tezze, in modo che si sappia che fare a seconda di quel che capita in campo. C’era poi la possibilità di chiamarne altri, altri giocatori che conosciamo meno e che comunque seguiamo da tempo, magari dei giovani. Era pure un modo questo per non bruciare delle convocazioni che, si sa, sono molto “ufficiali” e si portano dietro clamore e molto altro”. Squadra e gruppo. Gruppo e squadra. Idea di partire dal gioco, dalla “qualità” del gioco e attorno a questa idea costruire poi la squadra, che poi potrà diventare “gruppo”. “Questa idea di provare a partire dalla qualità e così dal gioco è un qualcosa che mi ha accompagnato sin da quando ho cominciato ad allenare. Sì, l’idea dell’approccio al gioco attraverso la qualità, di averla come riferimento almeno. Chiaro che nei club ti possono capitare anche calciatori meno adatti degli altri, ma qui in Nazionale sono proprio io che mi trovo a decidere, posso insomma scegliere per quelle che sono le mie idee. Alla squadra è stata dunque proposta un’idea di gioco e la risposta che abbiamo avuto è stata positiva, l’hanno insomma trovata una strada che valeva la pena di percorrere. Certo che però bisogna sempre ricordarsi che ci sono due fasi di gioco, c’è sì quella del possesso di palla ma c’è pure l’altra e dunque ci vuole anche del tempo, della preparazione, direi pure del buon senso lì in campo. Peccato allora che non li abbiamo potuti fare questi giorni di preparazione… capisco le necessità delle squadre, chiare le priorità dei club e le preoccupazioni dei dirigenti. Diciamo allora che non siamo stati bravi noi a spiegare per bene quel che potevano significare quei giorni assieme: i primi a essere dispiaciuti sono stati proprio i giocatori”. Un torneo come l’Europeo ne dà tante/tantissime di motivazioni. Di cosa hanno soprattutto bisogna allora i calciatori? “Dai, non spetta a me motivare il calciatore, specie in Nazionale, specie davanti a un appuntamento importante com’è un Europeo. Le motivazioni le ha da solo il calciatore, quel che posso fare io è stimolarlo l’intervista perché possa davvero partecipare a una idea. Lo sappiamo bene che dovremo essere bravi e pronti, saranno partite molto difficili e dovremo essere pronti sia fisicamente che psicologicamente. Se la strada è quella di interpretare la partita attraverso il gioco, non dovremo alle prime difficoltà reagire con la pancia, seguire troppo l’istinto. Dovremo essere forti anche caratterialmente, fare in campo quel che abbiamo provato, avere quello come riferimento: quando si fanno cose che si conoscono ci sono meno timori e paure. Anche lì bisogna essere bravi. Questo deve fare la squadra e quindi il lavoro è quello di fare chiarezza in tutti quelli che sono gli aspetti del tuo essere calciatore, nel lavoro sul campo, nell’organizzazione in cui ti trovi a contribuire, anche nel come ti poni con la stampa eccetera. Aver chiaro davanti e dentro di te quel che si va a fare, significa essere ancora più forti. Squadra insomma La molla è scattata a Coverciano “Negli ultimi due anni da giocatore a Bergamo mi tiravo dietro un infortunio grave, la cartilagine del ginocchio; tempo di pensare ne ho avuto molto e lì in campo cominciavo a rendermi conto che dentro non avevo più, come dire, dei pensieri personali, non pensavo solo a me stesso, ai miei problemi ma ero “dentro” la squadra, mi preoccupavo anche se uno per dire non faceva bene un esercizio. È stato quello un po’ l’inizio e poi grazie alla famiglia Bortolotti, ed era davvero una famiglia, ho cominciato col settore giovanile, con gli allievi. Ma la vera e propria molla è scattata per me dopo i corsi di Coverciano che ri cordo ho fatto con impegno e curiosità e che mi sono serviti molto. Sono riuscito a staccare subito da essere calciatore, non sempre è facile, so bene che tanti ex fanno fati ca a pensare in maniera diversa da quanto facevano da giocatori. Il punto di riferimento per me a Coverciano è stato Franco Ferrari, un vero “maestro”: è stato lui ad aprirmi gli occhi”. che sa quel che c’è da fare: se faccio un cambio è chiaro che le caratteristiche possono essere diverse tra chi entra e chi esce, quindi in campo la squadra deve ritrovare il suo equilibrio, sapendosi adattare a quel che è stato cambiato, non puoi insomma affidarti al destino, speriamo vada bene. Essere pronti insomma, il più possibile sempre preparati per quelle che possono essere poi le situazioni in campo”. La necessità di aggiornarsi. Anche per essere più preparati dei calciatori, per 8 farsi ascoltare. Andare in giro per vedere cosa? “Trovo che l’aggiornamento sia essenziale, l’andare a vedere gli altri, capire quali strade si stanno percorrendo. In questi due anni io e i miei collaboratori abbiamo girato molto in giro per l’Europa. Ci sono dei dati comuni, le squadre lavorano a ritmi diversi in diverse situazioni, sempre tanto pallone e dunque abilità tecniche, tattica individuale e collettiva ma certamente la cosa più importante, quella che proprio indica la strada, è l’intensità, un dato questo proprio a prescindere. Questo impone riflessioni e risposte sul nostro calcio. Andando a vedere quello che fanno gli altri, le strade che hanno deciso di prendere, ce ne sono tanti di spunti. Prendo per esempio la Svizzera che attraverso un grande lavoro su conoscenze e integrazione sta facendo un qualcosa di straordinario, partendo proprio dall’U15 in su. Se vai a vedere, allora ti accorgi che proprio a partire dal settore giovanile c’è un grande coinvolgimento generale, hanno una strada che percorrono assieme, federazione e club, club che hanno davvero aderito a questo percorso. Come fai a non paragonare questa realtà con la nostra qui da noi, dove tante società non vedono certo con un sorriso la convocazione in azzurro di un loro ragazzino… perché magari perde quella tale partita del campionato! Invece di sentirsi orgogliosi per una chiamata che oltretutto valuta ancor più il lavoro che portano avanti, ci sono di mezzo queste gelosie. È questo per me il nodo più importante qui da noi e bisogna per forza di cose trovare il modo di risolverlo”. Come mai il “codice etico”? Chi l’ha voluto? Quale il contributo dei calciatori? “Tutto è cominciato giusto all’inizio del mio essere c.t., ricordo che l’intervista c’eravamo riuniti, il presidente Abete, il direttore generale Valentini e Albertini. L’idea era quella di indicare una strada, cercare pure di pensare alla Nazionale come una vera e propria squadra di club, una squadra che era però l’Italia! Dunque una convocazione che se la dovevano meritare, sapendo pure cosa significa, prima di tutto proprio per i giocatori, portare quella maglia. Allora abbiamo deciso di confrontarci con i calciatori e devo dire che c’è stata subito tanta condivisione e così abbiamo deciso di darci un po’ di regole. Chi sputa, dà gomitate, fa falli di reazione non la merita la convocazione. Se ci sono falli brutti, lì bisogna andare un po’ a vedere, a volte in campo si vedono delle scene che vanno interpretate e capite, dipende dalla intenzionalità ma a volte dipende proprio dal caso: in quei casi sono io il “giudice”. No, non c’è nulla di scritto, non c’è nessun regolamento messo giù su carta. Il gruppo queste cose le sa e da parte nostra le ricordiamo ogni volta, di solito durante le riunioni tecniche, quando siamo lì ad analizzare in video le nostre partite, gli errori, gli avversari eccetera. Ecco, quella è di solito l’occasione in cui ce le ricordiamo tra noi le regole che abbiamo deciso di condividere”. Europeo forse più duro del Mondiale. Nelle varie coppe europee non è che abbiamo fatto proprio bene: perché dovremmo fare bene? Per la tradizione? Per i valori che comunque si porta appresso il nostro calcio? Perché? “Certo che l’Europeo sarà un torneo molto ma molto competitivo, direi forse ancor più di un Mondiale visto che lì in Sudafrica tre sulle prime quattro squadre arrivate erano europee. E poi, ancora, se sono 60 anni che non vinciamo questo titolo, facile proprio non può essere. È anche vero però che pochi anni fa siamo diventati noi campioni del mondo e dunque c’è certo qualità nel nostro movimento. Quel che posso dire, vedendo anche le statistiche del campionato italiano che parlano chiaro, è che prima magari c’era la possibilità di avere più scelta, sono tanti di più adesso gli stranieri. Da parte mia ci sono ovviamente grandi motivazioni e pure della curiosità anche per esserci dentro, per vedere come va un po’ il tutto. Con la convinzione, che è di tutti, anche dei calciatori, di fare bene, di più”. L’esserci tutto sommato poche volte l’anno lì in panca, toglie o aggiunge qualcosa? “Ho visto che riuscire a stare un po’ più distanti può aiutarti ad avere un giudizio più obiettivo. Quando sei lì, “troppo” vicino le risposte possono venirti dalla pancia, tifoso per forza lo sei e se sei emotivamente preso al 100% perdi razionalità nei tuoi giudizi. Insomma: se riesci a staccarti, riesci a vedere di più. Chiaro, a me piace molto lavorare con la squadra, averli lì con me, in questi ultimi sette mesi ci sono stati proprio poco però così puoi conoscere e vedere di più, proprio per riuscire poi a stare un passo più indietro. Mi manca l’adrenalina, sì, ma se vedo tutte le polemiche che ci sono, allora… Comunque gli impegni sono tanti, di richieste ne abbiamo molte e cerchiamo di lavorare in ogni caso come fossimo in un club: ci si vede tutte le settimane giù a Roma in Federazione e poi sempre in giro per i campi a vedere le partite”. Lasciare fuori qualcuno è sempre la parte più complicata e difficile. Anche in azzurro è dura mandare qualcuno in tribuna? “Sì, anche in azzurro è sempre difficile Sul campo “Quel che più mi piace è il campo, è quella la parte più bella. Vedere che la squadra segue, che cresce. Allora ti senti fiero e orgoglioso. Dove in effetti pensavo di migliorare con gli anni è nell’essere meno legato al ri sultato/prestazione. Vedo invece che peggioro invece di migliorare, non riesco proprio a staccare, anzi”. 9 l’intervista La scheda Claudio Prandelli, agosto ’57, di Orzinuovi (Bs), come calciatore è partito con la Cremonese in serie C (allora erano in tutto tre gironi di C, non c’era ancora la suddivisione tra C1 e C2, in seguito ulteriormente aggiornata dalla Lega Pro) e dopo un anno ancora con la Cremonese in B è passato all’Atalanta (A). Sono poi seguite sei stagioni con la Juventus (tre scudetti: 80/81, 81/82 e 83/84; una Coppa Italia: 83/84; una Coppa delle Coppe: 83/84; la Supercoppa Uefa 1984; una Coppa dei Campioni: 84/85) col ritorno poi per altre cinque stagioni all’Atalanta (4 in serie A, intramezzate da un campionato in B). Le sue statistiche da giocatore indicano un totale di 293 presenze: 52 in C, 44 in B e 197 in A. Ha cominciato ad allenare nel settore giovanile dell’Atalanta (vincendo subito con la Primavera scudetto e Torneo di Viareggio) e con i “grandi” ha iniziato a Lecce, subito in serie A, nella stagione 97/98. Ha poi allenato il Verona (B-A), il Venezia (B-A), il Parma (A), la Roma (A; con dimissioni prima dell’inizio del campionato per le condizioni di salute della moglie Manuela) e la Fiorentina (A). E’ diventato commissario tecnico della Nazionale da giugno 2010; con lui l’Italia si è qualificata (imbattuta) ai prossimi Europei organizzati assieme da Polonia e Ucraina. Tra i riconoscimenti avuti in questa sua carriera da “mister”, due Panchine d’oro (05/06 e 06/07) quand’era alla guida della Fiorentina e l’Oscar del Calcio Aic quale miglior allenatore del 2008. Dalla moglie Manuela, scomparsa nel novembre 2007, ha avuto due figli: Niccolò (ora preparatore atletico al Parma) e Carolina. 10 mandare qualcuno in tribuna, sempre. Nelle riunioni che si fanno con l’Uefa è un discorso questo che tutti gli allenatori hanno fatto presente, la necessità di coinvolgerli e di farli partecipi tutti, proprio per quello che hanno fatto prima, per quanto si sono allenati e partecipato, sono convinto che i calciatori la vivano tuttora come una umiliazione la tribuna. Per questo io penso che ci saranno presto delle novità, credo che si arriverà all’allargamento di coloro che andranno in panchina: i tempi per questi cambiamenti al solito sono parecchio lenti ma su questo punto non ci vorrà molto, questa è la mia idea. Dunque non è per niente più facile, davanti a te hai sempre una persona che ha lavorato come gli altri. La formazione la vengono a sapere, diciamo così, il giorno prima. No, non è che gliela dico, ma loro sanno che nell’allenamento della vigilia si preparano anche le situazioni da fermo, punizioni e calci d’angoli, la capiscono da soli insomma. Anche con la stampa ho preferito seguire una strada piuttosto semplice, non ritengo debba essere un segreto chi gioca e dunque, dopo “averlo detto” ai calciatori, anche alla stampa lo diciamo alla vigilia. È questa la nostra abitudine, anche se credo che per l’Europeo magari sarà necessaria una certa qual riservatezza in più”. Viziati, macchinoni, veline e “tutto dovuto”. Suggeriscono anche altro i calciatori? “Nel nostro immaginario il prototipo del calciatore sembra sempre quello, uno che ha studiato poco, circondato da veline, macchine grosse, di più. Questo è, poco da fare, ma io dico che c’è tanto altro, con una stragrande maggioranza di persone sensibili, molti che studiano, che dedicano il loro tempo anche a persone che hanno bisogno di un sorriso. Come cerchiamo di farlo anche noi qui e guarda che non è poi così scontato farlo, non è una banalità. Sì, magari la gente qui da noi legge più sulle polemiche e sui gossip ma questo è un dato culturale generale di questo nostro paese. Parlando di calcio, penso ai tanti corsi che si fanno per gli allenatori o quelli pure per i preparatori atletici, quanto vengano così preparati. Quel che ci vorrebbe è una scuola per dirigenti, questo è un qualcosa che proprio manca. Penso ai settori giovanili, alla necessità che i ragazzi debbano crescere anche attraverso le difficoltà, i no, il rispetto delle regole, che deve essere di tutti, per primi i dirigenti. Ce ne sono pochi di bravi, tanti giusto improvvisano, arrivano al calcio da altri tipi di esperienze e non si rendono conto che in fondo l’unica risorsa che ha la società è la squadra, che è un tipo di lavoro che si fa con le cosiddette risorse umane, non ci si può limitare a ragionare col più o col meno, mi sei costato tot e mi devi dare tot. Non è ‘sta roba qua il calcio, no”. A questi livelli si può/si deve essere educatori? “Ho sempre rifiutato l’etichetta di “educatore”, non mi sento tale. Se vedo che c’è qualcosa che non va lo faccio notare, ma non è che mi senta che sono lì a educare. Sono quelli che si possono qualificare nell’arco del tempo i comportamenti che contano, nel come ti comporti dimostri quel che sei, chi sei. Penso, da qui, alla famiglia Bortolotti lì a Bergamo, sì proprio l’idea di famiglia; al segretario Randazzo… come ho detto prima, devi sapere dire di no, non va sempre tutto bene, spesso adesso i dirigenti sembrano quasi in soggezione con i calciatori, le pacche sulle spalle non è che vanno sempre bene, certo che no. E poi non è una questione tanto o solo degli allenatori, dovrebbe essere un qualcosa di condiviso, insito in quello che si fa. Poi però vedi la realtà, tipo il discorso sul razzismo che ancora salta sempre fuori. Dovrebbe l’intervista Tra Polonia e Ucraina essere morto da chissà quanto tempo e invece no, se ne parla ancora e ancora. Sì, credo che anche i calciatori potrebbero fare di più lì in campo quando magari capitano certe situazioni negli stadi. Però sarebbe sbagliato chiederlo solo a loro, io penso che tutti debbano fare un qualcosa in più, le società, le televisioni, i giornalisti. Far di più è quello che ha fatto per esempio il presidente Abete dopo la morte di quel ragazzo, di Morosini. Quello di sospendere tutto è stata une decisione straordinaria, un’affermazione di rispetto verso il ragazzo, sottolineando che il calcio non è solo televisioni e sponsor, che ce ne sono altri di valori. Un qualcosa in più dunque ma anche su questo siamo riusciti a tirar fuori delle polemiche, dai”. Questo è il giornale dei calciatori. Tutti, dalla cima alla base della piramide. Un qualche consiglio/raccomandazione? “Provare a dire qualcosa ai calciatori? A tutti? Mah, direi così subito di cercare di ascoltare il proprio allenatore, quel che decide. Rispetto al passato, l’allenatore non è più l’unico riferimento per i calciatori, ce ne sono L’Europeo 2012 Inizio l’8 giugno con Polonia-Grecia a Varsavia; la finale il primo luglio a Kiev. Quattro gironi che comprendono: Polonia, Grecia, Russia, Repubblica Ceca (A); Olanda, Danimarca, Germania, Portogallo (B); Spagna, Italia, Repubblica d’Irlanda, Croazia (C); Ucraina, Svezia, Francia, Inghilterra (D). Per la prima fase a gironi, questi gli appuntamenti per i nostri, tutti in terra polacca: il 10 giugno, a Gdansk (Danzica) contro la Spagna; il 14 e il 18 giugno, sempre a Poznan, rispettivamente contro Croazia e Repubblica d’Irlanda (allenata da Giovanni Trapattoni). Nazionale A: lo staff tecnico Commissario tecnico: Cesare Prandelli; assistente allenatore: Gabriele Pin (vice); preparatore dei portieri: Vincenzo Di Palma; preparatore atletico: Giambattista Venturati; collaboratore tecnico: Renzo Casellato; osservatori: Gian Lorenzo Moneta, Antonio Cabrini, Francesco Rocca; responsabile staff medico: Enrico Castellacci; medico: Luca Gatteschi; altre di figure adesso per loro. Direi così ai calciatori di non dare tutto per scontato, di andar piano con i giudizi, l’allenatore ha il diritto di provare di fare delle scelte, anche per stimolare magari. Ciò che non capisco e trovo in effetti intollerabile è il fatto che sei rispettato fin che dai loro la maglia di titolare, fin che li fai giocare. Eppure si dovrebbe sapere che un allenatore è a scelte tecniche che è chiamato, mica la fa per simpatie la formazione. Basta una scelta, ripeto tecnica, e cambiano gli atteggiamenti, tutto quello che s’è fatto prima non c’è più: di base a me pare che ci sia poca sincerità in tutto questo. E allora dico ai calciatori di cercare di essere sinceri anche con loro stessi. Non so, giocatori che stanno con te per anni e quando per tanti motivi arriva il momento di cambiare qualcosa, ecco che come d’incanto tutto quello che prima hai costruito non c’è più e così viene da domandarsi con chi mai s’era avuto a che fare prima, con chi? E allora, rispettate i ruoli, ecco quel che mi sento da dire ai calciatori”. Preparazione e conoscenze “Il calcio è cambiato, noi venivamo fuori dagli oratori e c’era poi chi via via faceva strada. Ora io penso che in tanti possono arrivare al professioni smo anche senza essere parti colarmente bravi. Importante in campo, più di una volta, è il saper ragionare, saper muoversi in superiorità numeri ca, sapere raddoppiare, fare le diagonali, saperci insomma stare tatti camente. Tutto questo può aiutare il calciatore a diventare professionista, non deve per forza essere un “giocoliere”. Il problema per coloro che arrivano magari in A o in B attraverso le conoscenze, lo sapere stare in campo eccetera, è quello di smettere di applicarsi, di continuare ad avere la voglia di “crescere”: è così che è facile si perdano”. 11 attività aic Avvenimenti Incontri Calendario 18 mer Video antiscommesse Sono proseguite per tutto il mese di aprile e fino a metà giugno le visite dei vertici dell’Aic presso i ritiri delle squadre professionistiche nell’ambito del progetto volto a sensibilizzare i giocatori contro il fenomeno delle scommesse. Il Presidente Damiano Tommasi e il Direttore Generale Gianni Grazioli hanno fatto visita a tutte le squadre di Serie A, il Vicepresidente Calcagno con il responsabile della Serie B Luigi Riccio hanno incontrato i calciatori della Serie cadetta, mentre i collaboratori Cherri, Coppola e Bianchet quelli di Lega Pro. 24 mar Tommasi dai calciatori del Genoa “Sono stato oggi a colloquio con i giocatori del Genoa per cercare di capire e condividere come si possa arrivare a togliersi la maglia” - ha dichiarato il presidente Aic Damiano Tommasi. “Da fuori sembra assurdo, triste, preoccupante ed impossibile; da dentro è assurdo, triste, preoccupante, ma un po’ meno impossibile. Il clima che si respirava all’interno del rettangolo di gioco era di stordimento e paura; sconfitti sul campo, girava voce che, in caso di interruzione della gara, ci fosse il rischio di una penalizzazione in classifica, che voleva dire zona retrocessione. C’erano le bombe carta lanciate in mezzo al campo da personaggi a volto scoperto, c’era l’impressione che da un momento all’altro ci potesse essere un’invasione di campo, c’era la percezione che questi violenti fossero certi di farla franca”. “La maglia non andava data, certo” - ha proseguito Tommasi - “ma in quel momento sembrava essere l’unico modo 12 per riprendere a giocare e non trovarsi con un possibile -1 a fine partita. Male minore? Resa? Buon senso? Errore? Da fuori a volte ci si sente certi, io per primo, da dentro un po’ di certezze vengono meno”. “La maglia, a maggior ragione con il mio nome, non la darei mai!”- ha concluso Tommasi - “Ne sono convinto anche oggi, anche se credo che qualche riflessione in più, da lontano, vada fatta”. 25 mer La partita della speranza Si è disputata il 25 aprile allo stadio Menti di Vicenza, la Partita della Speranza, triangolare benefico a favore della Città della speranza. A scendere in campo per l’atteso evento, patrocinato dall’Aic, la Nazionale Cantanti del Presidente Enrico Ruggeri (presente nella sede Aic per la presentazione della manifestazione), la formazione “Cuore Bianco Rosso” (molti gli ex tra i quali Di Carlo, Viviani, Schwoch e Julio Gonzales) e la Nazionale Farmacisti. A rinforzare le tre formazioni alcuni ex nazionali come Luigi di Biagio, Giuseppe Favalli, Roberto Baronio, Vittorio Pusceddu, Claudio Bellucci e il pilota di Formula1 Giancarlo Fisichella. Una sfida in campo e fuori, in nome della solidarietà. Una grande manifestazione di sport e spettacolo che ha destinato il ricavato, su iniziativa della madrina e promotrice Stefania Villanova, alla Fondazione Città della Speranza, per finanziare il reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale di Padova, e all’Associazione Italiana Calciatori Onlus, che dal 2006 sostiene gli atleti in difficoltà (malati di Sla) e le loro famiglie. 26 gio La B e l’integrità sportiva Presentazione giovedi 26 aprile a Roma delle politiche di integrità sportiva della Lega Serie B alla presenza, oltre che del presidente di Lega Abodi, di Abete, Nicchi, Tommasi, Ulivieri e Gianfranco Piantoni presidente del Comitato Etico. La Lega Serie B scende in campo con tutta una serie di regole, progetti e codici che hanno l’obiettivo di promuovere un comportamento etico e far crescere il proprio livello di reputazione. Lo ha fatto presentando il progetto dal titolo “Le regole, il rispetto, la reputazione. Le espressioni di un impegno per l’etica”. Pieno appoggio anche dall’Aic con il presidente Damiano Tommasi: “Stamattina abbiamo unito alle parole i fatti. Ed è importante perché per fare i fatti dobbiamo credere alle parole e per dare un senso alle parole dobbiamo fare i fatti”. attività aic A Coverciano e Veronello Centri preparazione precampionato Aic 27 ven Consiglio Federale Si è svolta a Roma venerdi 27 aprile, la riunione del Consiglio Federale che ha discusso molti argomenti tra i quali il blocco dei ripescaggi, il sistema delle Licenze Nazionali per la stagione 2012/2013, la legalità e la sicurezza nell’organizzazione calcistica, la tutela della salute. Il Consiglio ha approvato una delibera che prevede il blocco dei ripescaggi con le seguenti modalità: in serie B, in caso di vacanza di organico nel Campionato 2012/2013, non si procederà a integrazione fino al numero complessivo di 20 squadre, in Lega Pro Prima e Seconda Divisione, in caso di vacanza di organico, il blocco dei ripescaggi scatta a 60 società. Per quanto riguarda le Licenze Nazionali per la stagione 2012/2013 il documento approvato è stato elaborato da un gruppo di lavoro coordinato dalla FIGC, al quale hanno preso parte i rappresentanti delle Leghe professionistiche e delle componenti tecniche. Il Sistema delle Licenze stabilisce i criteri legali ed economico-finanziari; i criteri infrastrutturali; i criteri sportivi e organizzativi ai quali dovranno attenersi le Società, in relazione ai rispettivi campionati. La Covisoc e le Commissioni competenti esamineranno la documentazione e comunicheranno alle singole Società l’esito dell’istruttoria entro l’11 luglio 2012; eventuali ricorsi vanno presentati entro il 16 luglio, le Commissioni esprimeranno parere motivato al Consiglio Federale entro il 18 luglio. La decisione finale verrà assunta dal Consiglio Federale nella seduta già programmata per il 19 luglio. Eventuali ricorsi potranno essere presentati davanti all’Alta Corte di Giustizia Sportiva presso il CONI. In tema di legalità e sicurezza nell’or- Anche quest’anno confermati i due “Centri” di preparazione precampionato per i calciatori senza contratto a Coverciano e Veronello. Come nel 2011, l’attività si svolgerà presso “Il Centro Tecnico Federale” di Coverciano (Via G. D’Annunzio, 138 - Firenze) e presso “Lo Sport Hotel di Veronello” (Via Veronello, 2 – Calmasino di Bardolino VR) da lunedì 16 luglio a venerdì 3 agosto, senza pause intermedie. Grazie all’accordo con il Settore Tecnico della FIGC, tutti i calciatori partecipanti (massimo 60 a Coverciano e 40 a Veronello) potranno conseguire l’abilitazione ad “Allenatore di base” seguendo l’apposito “Corso” che si svolgerà nello stesso periodo della preparazione. Durante il periodo dell’attività verranno organizzate delle partite amichevoli utili per assicurare ai partecipanti quella competitività che sicuramente non guasta e soprattutto per creare quella “vetrina” che sarà utile per favorire la collocazione dei calciatori. Per partecipare all’attività dei Centri basterà telefonare alla Segreteria AIC (0444/233204233233): saranno trasmessi il modulo di adesione, la scheda statistica, la domanda per il corso di “allenatore di base” ed il regolamento. Il calciatore partecipante alla preparazione potrà in ogni momento recedere dandone comunicazione all’AIC. Per ovvie esigenze di carattere organizzativo le richieste di partecipazione dovranno essere inoltrate entro e non oltre il 6 luglio 2012. Resta peraltro inteso, come da regolamento, che per partecipare bisogna essere in scadenza di contratto al 30 giugno 2012, non aver bisogno di una preparazione differenziata e avere comunque maturato, nell’arco della carriera, almeno 3 stagioni sportive da calciatore professionista. In caso di eccedenza di domande sarà data priorità a coloro che non hanno ancora conseguito il diploma di allenatore di base. ganizzazione calcistica, la Federazione procederà a una ricognizione interna con le Società sui rapporti con i gruppi di tifosi. Diventeranno obbligatori modelli organizzativi delle singole Società sui problemi della sicurezza per poter intervenire sul piano normativo con due obiettivi: 1) rafforzare le sanzioni nei casi di omessa denuncia per contrastare fenomeni di omertà; 2) valorizzare il sistema delle esimenti e delle attenuanti per le Società in regola con i modelli organizzativi che saranno validati dalla FIGC e dalle Leghe competenti. Diventa obbligatoria per i singoli Club la nomina di un Delegato ai rapporti con i tifosi (figura che viene inserita tra i requisiti per l’ottenimento del Sistema delle Licenze Nazionali) che sarà il referente degli Organismi federali competenti per l’attività di monitoraggio e segnalazione in questo settore. Per quanto riguarda la tutela della salute nel sistema calcio, su proposta del presidente Abete, il Consiglio ha nominato una Commissione Scientifica coordinata dal Prof. Paolo Zeppilli, Responsabile del Dipartimento di Medicina della FIGC, dal Presidente della FMSI Maurizio Casasco e dal Prof. Vincenzo Castelli. Leghe e componenti tecniche integreranno il gruppo di lavoro con medici e specialisti di cardiologia e pronto soccorso d’emergenza. Sulla base delle indicazioni della Commissione Scientifica, la Federazione rafforzerà la parte di addestramento e istruzione per interventi di emergenza e uso del defibrillatore in tutti i corsi per allenatori, a cominciare da quelli del Settore Giovanile; a integrazione dei piani sanitari degli stadi, già regolati dalla legge dello Stato, sarà inoltre definito un Testo Unico della FIGC per tutti i campionati professionistici e dilettantistici al fine di rafforzare la presenza di un presidio sanitario qualificato per l’uso del defibrillatore; saranno potenziati i controlli sulla documentazione sanitaria di idoneità agonistica prodotta dagli atleti all’atto del tesseramento. 13 segreteria Leo Grosso eletto Presidente il 4 maggio scorso Confederazione Italiana degli Sportivi Dopo una serie di incontri preparatori, il 4 maggio scorso si è tenuta a Milano l’Assemblea per la modifica dello Statuto ed il rinnovo delle cariche della CIDS, la Confederazione Italiana degli Sportivi. Presenti i delegati delle associazioni sindacali che rappresentano calciatori (AIC), allenatori di calcio (AIAC), giocatori di pallanuoto (AGP), giocatori di pallavolo (AIPAV), rugbisti (AIR), giocatori di pallacanestro (GIBA), ciclisti (ACCPI) e giocatori di golf (PGAI). Dando continuità al percorso già individuato nelle precedenti riunioni, si è innanzitutto esaminato la proposta di nuovo Statuto che, dopo approfondita discussione, è stato approvato all’unanimità. Si è quindi proceduto al rinnovo delle cariche istituzionali, necessario data la situazione ultradecennale di prorogatio, il cui esito è stato il seguente: Leo Grosso, già vicepresidente AIC e presidente in carica della FIFPro, è risultato eletto Presidente per il quadriennio 2012/2016, Amedeo Colombo (ACCPI), Stefano Di Salvatore (AIR), Michele Mian (GIBA) ed Enrico Lubrano (AGP) sono stati eletti componenti del Consiglio Direttivo. Il Consiglio ha inoltre proceduto ad eleggere Vicepresidenti Stefano Di Salvatore (vicario) e Michele Mian. L’obiettivo primario del nuovo Di- rettivo è quello di “rivitalizzare” la Confederazione: in tal senso, dopo il rinnovamento delle cariche e l’approvazione del nuovo Statuto, sono state individuate alcune problematiche comuni, che si possono sinteticamente esporre come segue: Normativa antidoping Le tematiche principali riguardano, rispettivamente, la sanzione minima, attualmente pari a 2 anni, che se commisurata alla carriera di un atleta, rappresenta una sorte di “morte” professionale e il problema relativo alla legittimità e collocazione dei test effettuati al di fuori delle competizioni sportive (i c.d. whereabouts) che, nella prassi, vengono predisposti a volte con scarso o nessun rispetto della privacy degli atleti. Il vincolo degli atleti non professionisti Per i calciatori dilettanti l’età fissata per avvalersi del diritto allo svincolo per decadenza del tesseramento è pari a 25 anni, ed si tratta di una disposizione entrata in vigore dal 1° luglio 2004. Risulta che, per ogni disciplina praticata in Italia, il termine sia difforme ma, soprattutto, si deve rilevare che il vincolo dell’atleta dilettante che prosegua oltre il compimento del 18° Qui sopra, il nuovo direttivo eletto: Michele Mian (Vicepresidente), Stefano Di Salvatore (Vicepresidente vicario), Leo Grosso (Presidente) e Amedeo Colombo (consigliere). Sotto, un momento della riunione del 4 maggio scorso. anno di età contrasta con l’analoga disciplina prevista nella maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale. E con lo stesso art. 1 della legge 23 marzo 1981 n. 81 che prevede che “l’esercizio dell’attività sportiva, sia essa svolta in forma individuale o collettiva, sia in forma professionistica o dilettantistica, è libero”. Scommesse I recenti spiacevoli avvenimenti rendono ancora più necessaria una presa di posizione della CIDS sul tema, soprattutto perché non si limita agli avvenimenti sportivi di una singola disciplina ma, al contrario, coinvolge a 360% il mondo dello sport. Formazione post-carriera La formazione post-carriera deve rappresentare un obiettivo da perseguire, se possibile, anche sviluppando iniziative interdisciplinari e quindi non necessariamente rivolte ai praticanti di un singolo sport. Una possibile anche se non esaustiva soluzione può essere individuata nella 14 segreteria stipulazione di convenzioni con studi e/o associazioni specializzate nell’organizzazione di progetti finalizzati sia allo sviluppo delle competenze professionali degli atleti a fine carriera che nel loro inserimento nel mondo del lavoro dentro e fuori dallo sport. Ipotesi di riforma della legge 91/81 Si deve considerare che le proposte avanzate dalle Leghe professionistiche del calcio prevedono, invariabilmente, la modifica dello status dell’atleta mettendo in dubbio l’attuale inquadramento come lavoratore subordinato. E’ pertanto di fondamentale importanza che la CIDS, per conto delle associazioni interessate, sia in grado di redigere ma soprattutto di porre all’attenzione delle istituzioni competenti le proprie opinioni in materia. ENPALS Considerando che sembra ormai scontato l’accorpamento nell’INPS dell’ENPALS, così come previsto dall’articolo 21, comma 1 del decreto 6 dicembre 2011, n. 201 (Soppressione Enti e organismi), si dovranno cercare alternative che andranno verificate con parametri di opportunità e garanzie. L’opzione potrà essere tra: a) ottenere la modifica della norma che aggancia il requisito anagrafico degli sportivi a quello previsto dall’art. 1, comma 20 della legge n. 335/1995; o b) chiedere di staccarci dal cordone ombelicale pubblico per costituire una cassa autonoma. Partnership con EU Athletes Si deve senz’altro istituzionalizzare il rapporto con EU Athletes, la federazione delle associazioni sindacali degli atleti presieduta da Walter Palmer, un ex giocatore di basket con un significativo passato da professionista (tra cui NBA e Olimpia Milano). EU Athletes ha come scopo il raggiungimento di alcuni obiettivi, quali ad esempio: a) rapportarsi a livello politico ed istituzionale con l’Unione Europea, con particolare riferimento al Dialogo Sociale ed alle norme comu- nitarie in materia di lavoro; b) difesa a 360° dei diritti degli sportivi all’interno dell’UE (tra gli altri, libertà di associazione, libertà di movimento all’interno dell’area comunitaria, tutela assicurativa, diritti connessi alle attività di preparazione ed allenamento, diritto alla formazione professionale post-carriera, ecc.); c) rapporti con la WADA, l’agenzia mondiale antidoping, in particolare per attenuare gli effetti dei c.d. “whereabouts”, particolarmente invasivi nei confronti della privacy e delle libertà personali degli atleti. In proposito, Di Salvatore (AIR), Longo (AIPAV) e Cassì (GIBA) sono stati quindi delegati a rappresentare la CIDS presso UE Athletes. L’8 maggio scorso a Madrid Associazione Italiana ex Calciatori Il Segretario generale dell’Associazione Italiana ex Calciatori Silvano Maioli ha partecipato, martedì 8 maggio a Madrid, presso la sede dell’A.F.E. (l’Associazione calciatori spagnola) alla riunione con A.F.E. (rappresentata dal Presidente Luis Manuel Rubiales, dal Vicepresidente Jesus Diaz Peramos, dai consiglieri Vicente Branco “Tito” e Jesus Barbadilla “Jesule”), F.E.A.V. (l’Associazione degli ex calciatori spagnoli rappresentata dal Presidente Juan Maria Zurriqueta), e E.F.P.A. (la Federazione delle Associazioni di ex calciatori Europee, rappresentata dal Presidente Ramon Alfonseda e dalla Direttore della comunicazione Cristina Gistau), per esaminare congiuntamente le varie esperienze locali relative alla tutela degli ex calciatori. Nell’occasione Maioli ha illustrato il recentissimo accordo raggiunto in Italia tra AIEC ed AIC che ha consentito, attraverso una modifica statutaria approvata dall’Assemblea AIC del 7 maggio, l’inglobamento degli ex calciatori nell’AIC. I partecipanti all’incontro hanno manifestato piena soddisfazione per la decisione condividendo l’idea che la soluzione italiana potrà essere adottata in tutti i paesi Europei. Analogamente si è ritenuto che l’E.F.P.A. potrebbe diventare una sezione della F.I.F.PRO, l’Organizzazione che raggruppa le Associazioni mondiali dei calciatori di cui Leo Grosso è presidente. L’argomento sarà oggetto di discussione in occasione del prossimo Congresso mondiale della F.I.F.PRO che si terrà a Praga il prossimo 6 giugno 2012. Sopra, da sinistra: Jesus Diaz Peramos (Vicepresidente AFE), Juan Maria Zurriqueta (Presidente F.E.A.F.V.), Luis Manuel Rubiales (Presidente A.F.E.), Cristina Gistau (Direttore comunicazione E.F.P.A.), Ramon Alfonseda (Presidente E.F.P.A.), Silvano Maioli (Segretario Generale A.I.E.C.), Vicente Blanco “Tito” ( Consigliere A.F.E.). 15 calcio e legge di Stefano Sartori Nei cinque campionati più importanti d’Europa Gli agenti di calciatori e s Da ormai due anni viene data per imminente l’introduzione di un nuovo Regolamento Agenti FIFA o, per meglio dire, di un nuovo Regolamento degli Intermediari che, partendo dal presupposto che la maggioranza (75/80%) dei trasferimenti internazionali è curata da non-agenti, sarebbe finalizzato alla deregulation e liberalizzazione di questa attività. Detto che le forti opposizioni al progetto espresse da molte componenti (federazioni, sindacati ed ovviamen- cati calcistici più importanti d’Europa”, e cioè Inghilterra, Italia, Spagna, Francia e Germania, e trae spunto dal fatto che in questi cinque paesi si disputano non solo i campionati più importanti del mondo ma sono operativi il 41% dei 6.082 agenti riconosciuti dalla FIFA. Presentiamo a seguire, senza alcun commento o valutazione, i dati più significativi tratti dalle risposte degli agenti che hanno collaborato alla redazione del questionario. te, solo il 41% degli agenti munitu di licenza opera a tempo pieno mentre il rimanente 59% presta attività in settori diversi, soprattutto legale e finanziario. –Solo il 3,4% degli agenti è di sesso femminile. –L’età media è di 42 anni con un’esperienza media nell’ambito dell’assistenza ai calciatori di 7 anni. –Il 25% degli agenti ha iniziato l’attività prima di ottenere il rilascio della licenza. –Il 74% è in possesso di diploma universitario e, soprattutto, il 71% parla almeno una lingua straniera, con netta prevalenza dell’inglese. –Il 23% degli agenti è costituito da ex calciatori, il 13% da ex osservatori, il 7,5% da ex allenatori ed un 5,5% da ex direttori sportivi. L’alta percentuale di ex calciatori dimostra che l’attività di agente è considerata un’ottima chance post-carriera. te associazioni degli agenti) hanno di fatto bloccato la formalizzazione del nuovo testo, può essere interessante riportare le risultanze di una ricerca statistica effettuata dal CIES (Centro internazionale di studi sportivi), un organo indipendente con sede in Svizzera che si occupa di ricerche statistiche applicate al calcio. Lo studio, pubblicato nel febbraio 2012 ed aggiornato a novembre 2011, si intitola “Gli agenti nei cinque mer- 16 –Metà dei calciatori dei cinque campionati sopra citati sono assisititi da 83 agenti o società di agenti. –Nonostante l’alta concentrazione di calciatori e la fiera concorrenza che contribuiscono a rendere difficoltoso l’accesso alla professione, annualmente un numero considerevole di candidati è attratto dalla possibilità di ottenere la licenza. – Ma, causa la sostanziale “chiusura” dell’ambien- –Il 51% del totale ha fondato una propria società di assistenza ma solo il 50% delle società ha più di un socio e, di queste, il 70% è costituita da non più di due soci. –Sebbene il 98% degli agenti provveda sostanzialmente all’assistenza in sede contrattuale, circa il 66% fornisce anche supporto per iniziative di marketing ed eventuali contratti aggiuntivi, il 50% fornisce assistenza legale ed il 46% supporta i calciatori nella ricerca di case od appartamenti, ecc. –Un dato estremamente interessante riguarda il rapporto con i calciatori calcio e legge società giovani: ebbene, secondo la ricerca, solo il 42% del totale dei calciatori rappresentati possiede lo status da professionista. Le conseguenze sono di diverso tenore: da un lato, c’è una forte attenzione per lo scouting e la ricerca di giovani ma, allo stesso tempo, la pressione esercitata sulle giovani promesse e la necessità di favorire la sottoscrizione di un contratto possono avere conseguenze negative. –Il 50% circa degli agenti rappresenta calciatori in partnership con altri agenti e quindi con una sorta di compartecipazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di un’esigenza che nasce dalla collaborazione di agenti che operano in campionati diversi e quindi per poter più agevolmente introdurre un calciatore assistito in uno specifico campionato o presso un determinato club. –Quasi il 40% degli agenti ha rappresentato almeno un allenatore ed il 70% degli agenti assiste anche i clubs: potenzialmente, entrambe le situazioni possono porre gli agenti in una situazione di conflitto d’interesse. Partendo da questo presupposto, viene citato come esempio virtuoso la decisione con cui la Premier League ha stabilito di rendere noti gli importi corrisposti dai clubs agli agenti. Analogamente, la pubblicazione dei compensi corrisposti agli intermediari è caldeggiata sia dalla FIFA che dalla FIFPro. A Bruxelles l’8 aprile scorso Firmato il Memorandum Uefa/Fifpro L’8 aprile 2012 è stato finalmente sottoscritto a Bruxelles il Memorandum UEFA/ FIFPro che contiene il testo dell’”Accordo per i Requisiti Minimi del Contratto Standard”, cioè l’articolato normativo di durata triennale che dovrebbe costituire la base minima per la negoziazione di un accordo collettivo applicabile in tutti i paesi che aderiscono all’UEFA e che ne sono privi. E’ da rilevare che il testo dell’Allegato 8, punto 1.1, che prevede la sua implementazione entro da 1 a 3 anni dalla firma a seconda dei paesi, e che era stato oggetto di una precisa presa di posizione contraria da parte di Italia, Spagna, Portogallo ed Olanda, è rimato invariato. Pertanto, per evitare l’implementazione dell’Accordo nei paesi in cui il livello della contrattazione collettiva garantisce condizioni migliori per i calciatori, è stato sottoscritto un allegato (Side Letter), che recita testualmente: “Avendo considerato la situazione nei paesi rilevanti, la Parti concordano ed accettano che, essendo il livello della protezione contrattuale esistente in Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Inghilterra, Scozia, Svizzera e Norvegia già superiore a quello previsto dall’Autonomous Agreement, di conseguenza non è richiesta alcuna azione ulteriore da parte delle Parti o dei rappresentanti dei paesi sopra citati per ottemperare a quanto previsto dall’Autonomous Agreement. I termini di cui all’Allegato 8 devono essere stabiliti di conseguenza” È un compromesso accettabile che ha il significato di escludere l’implementazione automatica o discrezionale dell’Autonomous nei paesi calcisticamente più evoluti e nello stesso tempo ne salvaguarda invece l’applicazione in tutti i paesi, in particolare dell’Est Europa, nei quali il livello delle tutele poste a favore dei calciatori professionisti è decisamente insufficiente. –Un ultimo dato estremamente significativo: l’importo relativo alle attività di intermediazione effettuate non solo all’interno dei cinque paesi sopra citati ma prendendo in considerazione tutte le associazioni nazionali affiliate all’UEFA è stimato, per il 2010/11, in 400 milioni di euro. 17 l’incontro di Claudio Sottile Marco Zanchi, difensore del Vicenza Al fianco dell’Aic… e con l’Aic al Marco Zanchi è un uomo con la schiena dritta, di quelli che non si spezzano neanche durante le notti di burrasca. Sarà per le due placche di titanio che ha nella nuca, eredità dell’angioma sconfitto all’età di venticinque anni, sarà perché ha giocato un’Olimpiade, sarà perché ha sempre tirato il gruppo, che fosse Juventus o squadra che retrocedeva. Sarà che la sua vita è sempre stata declinata sull’umiltà e la dignità, cromosomi indispensabili per resistere nel calcio italiano dal 1994. A proposito, quanto è cambiato questo mondo dal tuo esordio? “Tanto, a livello sostanziale. Quando ho cominciato io le provinciali avevano giocatori riconoscibili, rappresentativi. C’erano solo due stranieri per squadra ed erano di qualità, i tifosi avevano più punti di riferimento. Ora è un continuo porto di mare, soprattutto in B, ti affezioni ad un giocatore che subito va via”. Livello più basso quindi? “Sicuramente, in B è calato rispetto ad una decina di anni fa. Però ora c’è più spazio per i giovani, per via della valorizzazione, anche se alcuni vengono fatti giocare per necessità. Certe rose ormai sono composte da giocatori semi sconosciuti”. Quale società è, a tuo avviso, leader nel settore giovanile? “Premetto che c’è stato un momento in cui il settore giovanile era trascurato, perché con lo straniero si voleva pescare il jolly, ora più per esigenza la musica è cambiata. Comunque dico Cittadella. Per lanciare tanti giocatori e fare tanti anni di buona B significa che c’è un grande lavoro, che parte dal basso. È una società che ammiro. Ogni anno sfornano giocatori per grandi squadre”. 18 Quali interventi opereresti per rialzare il livello della cadetteria? “Bisognerebbe eliminare le squadre che prendono punti di penalizzazione, è brutto vedere ogni anni classifiche con asterischi. Bisognerebbe arrivare a poche squadre, sane e che pagano. Eliminarle significa anche tagliare posti di lavoro, ma tanto società sull’orlo del fallimento prima o poi sparirebbero da sole, perciò meglio pulire a monte”. Tu stesso nel 2008, ai tempi di Messina, hai vissuto un fallimento. “In quel caso il Presidente decise che non aveva più voglia di tenere la squadra. Era venuto a mancare l’entusiasmo della Serie A, dopo due retrocessioni consecutive, di cui una annullata dal ripescaggio a scapito della Juventus. Si era rotto il feeling tra società e pubblico, che ha portato la proprietà a stancarsi e chiudere. Ho vissuto quell’estate con grossa apprensione. Mi sentivo bloccato, perché fin quando non veniva dichiarato fallimento non potevo andare in altre squadre. Mi ricordo, in quel periodo, che vedevo partire tutti per i ritiri ma non potevo essere svincolato. Il dispiacere era aumentato, nel mio caso, dal fatto che venisse meno una società importante come il Messina dell’epoca”. In quell’occasione ricevesti l’ausilio dell’AIC. “Esatto, fui assistito dall’avv. Calcagno. L’Assocalciatori non mi ha mai fatto sentire solo. Mi è stata vicina come uno si aspetta dalla propria associazione”. Vertice dell’Associazione che nel frattempo è passato da Campana a Tommasi. “L’attuale Presidente lo giudico molto positivamente. Campana aveva giocato un altro calcio, Tommasi è stato sui campi fino a poco tempo fa, lo sentiamo più vicino, più prossimo alle nostre esigenze. È sempre presente, facciamo riunioni, si ha un rapporto più stretto. Ad esempio ha sensibilizzato i giocatori di A verso quelli di B, ha reso i problemi unici, senza racchiuderli per categorie”. A proposito di riunioni, da rappresentante fai sentire molto la tua voce, come ad esempio in tema di contratto collettivo. “Mi piac e l’incontro fianco essere coinvolto. Per quanto riguarda quella firma si è compiuto un passo avanti, è stato fatto un ottimo lavoro da parte dell’AIC, va dato merito a chi ha raccolto risultati ottimi per la categoria”. La scheda Nella tua bacheca il titolo più prestigioso è l’oro nell’Europeo U21 del 2000, conquistato con gente come Abbiati, Gattuso e Pirlo. A ripensarci hai ancora la pelle d’oca? “Una grandissima emozione, perché è coinciso col mio salto dall’Udinese alla Juventus. Eravamo un’ottima squadra, poi abbiamo fatto le Olimpiadi, dove affrontammo la Spagna che aveva l’ossatura di ora, con i vari Puyol, Xavi e Capdevila. Quella Nazionale azzurra era un gran gruppo, quando capita di incontrarsi c’è l’affetto di sempre”. Stagione Cat. P. G. Marco Zanchi è nato a San Giovanni Bianco (BG) il 15 aprile 1977. Calcisticamente è cresciuto nell’Atalanta vestendo poi le maglie di Bari, Udinese, Vicenza, Juventus, Verona, Bologna e Messina. Campione d’Europa Under 21 nel 2000. A sinistra, con l’attuale maglia del Vicenza; in alto con il Bologna (in contrasto con Montella); sopra con la maglia della Nazionale Under 21 e a destra, con quella del Messina. Hai legato il tuo nome a varie città, dove hai costruito il feeling più speciale? “Mi sono affezionato ad ogni piazza. A Udine sono stato allenato da Zaccheroni, Guidolin e De Canio, tre grandi allenatori, che mi hanno lanciato nel calcio che conta. A Bologna trovai un ambiente bellissimo, allenatori del calibro di Mazzone e ancora Guidolin, in più ricevetti le cure dopo l’infortunio alla testa. A Messina mi hanno rigenerato, dopo che ero stato dato per finito. A Vicenza sto bene, ci abito, non riesco a fare preferenze”. Una chiosa dolorosa sulla tragica scomparsa di Morosini, del quale sei stato capitano proprio a Vicenza. Che ricordi hai di Piermario? “Nella tragedia è emersa una cosa positiva… tutte le belle parole dette per lui corrispondono a verità. Il ricordo che mi porterò dentro è l’abbraccio che ci siamo dati al ritorno a Vicenza nella sua seconda esperienza, gli dissi Squadra ‘hai finito di andare via di casa Mario?’ Lui era un ragazzo d’oro, altruista, sempre disponibile e con il sorriso sulle labbra”. In 6 righe… Le stelle di Damiano Tommasi “Sono stelle che cadono nella notte dei desideri”, lo dice Jovanotti e casca a pennello per i saluti, i titoli di coda delle stelle mondiali che in un modo o nell’altro lasciano. Rino Gattuso, Pippo Inzaghi, Alessandro Nesta, Gianluca Zambrotta, Fabio Grosso, Alessandro Del Piero… sì anche lui Del Piero. Forse sarebbe bello se ci si preoccupasse un po’ di più quando mancano le stelle DENTRO le maglie piuttosto che quando a mancare sono le stelle SULLE maglie… 19