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dala giorgetti
Convegno UNIDI “Promuovere la salute comunicando il dentale” Milano, 11 ottobre 2003
DALA GIORGETTI* (Esperta di comunicazione e didattica educativa dei più giovani)
* della Società di servizi pragma - Firenze, Costa di San Giorgio, 56 www.pragmasas.it e-mail: [email protected]
Nel rispetto dei tempi che si sono abbreviati, vorrei subito partire da un’asserzione di Nicolò Machiavelli, il
quale, nei suoi Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, sostiene che i comportamenti dell’uomo sono
dettati o dal timore o dall’amore, per cui avrebbe la meglio chi si fa temere su chi si fa amare. Ci si chiederà
cosa possa entrare in un Convegno sul dentale il raffinato politico cinquecentesco, che invece per noi
rappresenta il sasso nello stagno per introdurre un dilemma sintetizzato nella significativa domanda di uno
psicologo francese “Traiter avec ou sans coopération”?
Chi si proponga di educare, soprattutto nel campo dell’igiene orale - ma non trascuriamo l’incremento delle
malocclusioni che comporterà la necessità di una prevenzione in campo ortodontico - deve impegnarsi nel
risvegliare l’interesse dei più giovani, per farli passare da atteggiamenti di rifiuto, ad una blanda acquiescenza
ad una convinta collaborazione, se, come giusto, mirerà al successo per le proprie iniziative educative.
Credo doveroso riferire, pur brevissimamente, perché io mi trovi qui, come ex insegnante di Italiano e latino,
presso il Classico, poi entrata (ed ancora non uscita) nell’hortus conclusus della letteratura per ragazzi, infine
diplomata universitaria come igienista dentale. Quando ho fatto confluire la mia specializzazione di igienista nel
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campo della letteratura per ragazzi, ho dovuto fare un’amara constatazione: non esisteva e non esiste un libro
o strumento ad esso assimilabile che parli ai ragazzi correttamente dell’argomento denti, malattie della bocca,
modalità di prevenzione. Magari si scherza, si raffigurano i denti con due occhioni, naso, bocca, etc…, ma
raramente si offre, ad esempio, lo spaccato di un dente che renda i lettori già informati correttamente di quella
parte del dente che non si vede. Ne è nata un’incessante ricerca per riuscire a creare giusti strumenti di
divulgazione, che tengano presenti vari fattori
un insieme di prerequisiti, primo fra tutti l’età. Sappiamo che i bambini crescono e che allo sviluppo di
carattere fisico si accompagna un mutamento dal punto di vista intellettuale ed anche emotivo. A 6, 7 anni (ma
anche prima) i bambini sono molto ricettivi (potrebbe aiutarci il ricordo di Lorenz e dell’ oca Martina - leggasi
imprinting -) non solo, ma sappiamo che a 9 anni si situa il picco massimo di ricettività ed è in questo
continuum che noi dobbiamo essere in grado di impegnarli al massimo grado di cui essi sono capaci.. Altro
elemento è la loro innata curiosità, primum movens in questo cammino di ricerca, volto a toccare i loro
interessi, scardinando magari una certa istintiva ritrosia e puntando al contempo su finalità ben definite, a noi
necessariamente chiare, il tutto per evitare disappunto e frustrazione, in caso di mancanza di risultati. Infine,
dirò in maniera concisa, delle abilità da mettere in pratica, da parte del divulgatore. Ricordiamo che i bambini
ed i ragazzi, in genere, sono più abituati a sentirsi dire, piuttosto che a sentir fare domande. Rovesciamo il
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problema, cominciamo a chiedere cosa preferiscono nella musica, nello sport, cioè entriamo nel loro mondo
perché questo li metterà subito in una situazione di non sentirsi giudicati, di non sentir sentenziare "sbagli o non
sbagli" e quindi più disponibili verso le nostre informazioni. Facciamo insieme un’indagine della bocca,
spieghiamo, ad esempio, quale apparecchiatura ortodontica - se necessaria - sarebbe più adatta e perché,
incoraggiamoli dal punto di vista psicologico, perché sappiamo bene quanto aumenti la capacità di
apprendimento (anche per gli adulti), laddove ci si senta rassicurati ed incoraggiati. Comunichiamo loro
orizzontalmente, e non verticalmente, cioè teniamo i nostri occhi alla loro altezza.
Infine siamo consapevoli della differenza che corre tra dire “Devi spazzolare meglio”, che è segno di
valutazione, e “Vedo un po’ di placca vicino al margine gengivale”, semplicemente descrittivo, ed ancora
“Visto che questo molare ha ancora un ristagno di placca, perché non provi a tirare la guancia in modo tale che
lo spazzolino lavori meglio?” Ecco, questo è un atteggiamento costruttivo e di sostegno. Il trinomio
che è a disposizione, diciamo, dell’educatore-informatore va dalla compliance (età 7-10), alla cooperation (età
11-13), alla collaboration (età14-16). La compliance era considerata prima il grado auspicabile di successo,
oggi è considerata un buon risultato primario, ma da superare in vista di un più elevato livello di partecipazione.
Se mi si passa una metafora calcistica, è il livello in cui il ragazzino cerca di giocare bene, forse più per i genitori
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che sono in tribuna e per l’allenatore, e magari meno per il pallone. A questo momento, potrebbe essere di
grande aiuto (passiamo al campo dell’ igiene orale ), offrirgli un diploma, un diploma di un certo grado come si
vede, concreto segno di progresso, controfirmato dal dentista, dai genitori, dagli insegnanti. Nello stadio della
cooperation il ragazzo si apre un po’ verso il gruppo, ma senza una visione articolata di un piano, le sue
performance sono ancora personali. Lasciando la metafora calcistica, potrebbe essere assai valido offrirgli
qualcosa che lo stimoli ad andare avanti e a raffrontarsi con gli altri. Questo è un dentocalendo, inventato da
noi, un calendario settimanale, che può essere fotocopiato e personalizzato, con le icone relative a spazzolino,
filo interdentale e fluoro: attaccato sul muro, a scuola od a casa in bagno, è il progetto settimanale su cui si
mette la x per la funzione assolta. “Ma - direte Voi - uno mette la crocetta e poi non passa il filo!”. Potrebbe
accadere certo, ma in realtà siamo in uno stadio in cui i ragazzi si misurano anche con gli altri, è uno stadio di
autoconsapevolezza, di presa di coscienza proprio insieme agli altri. Noi abbiamo pensato come sarebbe bello
fare di questa nostra proposta una lavagna magnetica, con le icone adesive, colorate differentemente etc…,
speriamo che qualcuno accetti la nostra sfida! La collaboration è, diciamo, lo stadio finale, siamo tra i 14 ed i
16 anni, lo spirito di gruppo vive, è opportuno coinvolgerli in strategie di successo, magari invitandoli ad
assorbire nuove abitudini. E qual è l’abitudine più ostica nel settore dell’igiene orale? Forse proprio l’uso del
filo interdentale ! Facciamo vedere un grafico con le tangibili differenze tra le superfici dentali trattate con il solo
spazzolino e quelle trattate anche con il filo. La evidenza può essere più forte di ogni altra raccomandazione, e
poi, per stuzzicare la curiosità, un altro grafico con i consumi medi nei vari paesi, fonte di interessanti raffronti.
Dopo alcune considerazioni - certo non sufficienti - sul versante psicopedagogico, passiamo alla divulgazione
scientifica oggi, prima con i bambini, poi per i ragazzi più grandi. Sappiamo che l’infanzia è l’età in cui devono
guardare, toccare,
vedere dentro come sono fatte le cose e sappiamo anche che certe abitudini si
canalizzano, anzi la letteratura conforta sulla durevolezza di certe acquisizioni. Fare prevenzione con loro vuol
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dire muoversi lungo i pilastri dell’OMS (magari lasciando l’argomento “sigillanti” ai genitori): per l’
alimentazione, non si può prescindere dalla piramide alimentare, illustrazione che visibilmente invita verso certi
consumi e dissuade verso altri. E’ bene a questo punto insinuare una verità importantissima, quasi banale, ma
mai raccomandata abbastanza: il cibo sporca i denti. Come se coloro, mi sporco le mani, analogamente, se
mangio, mi sporco i denti. E ricordiamo anche, il pericolo della frequenza nell’assunzione dei cibi: una
caramella lascia un residuo zuccherino sui denti per venti minuti, per cui se mangio cinque caramelle, in
momenti distanziati, mantengo tale residuo per cento minuti sulle superfici dentarie, con i risultati che si possono
ben immaginare. Ma ci sono anche suggestive modalità narrative per intrattenete i bambini: vediamo questa
storia di Ar-tooth ed i Cavalieri della Tavola … Imbandita. Cavalieri, tornei banchetti, e poi via a cavallo,
senza mai adoperare lo spazzolino, finché un gran mal di denti mette k.o. i vari cavalieri; e chi chiamano? Ma il
Mago Merlino, che rivela che non ci sono magie da utilizzare, ma l’abitudine dell’igiene orale da adottare,
dopo le opportune cure. E che non vengano a dire che sono sempre a cavallo, visto che c’è lo spazzolino ed il
dentifricio in formato “viaggio a cavallo”, che può entrare benissimo nella loro bisaccia. Loro capiscono e
diventano i Cavalieri della Bocca Sana. Passando oltre, più che raccomandare l’uso del fluoro, mostriamo la
vignetta con sopra scritto che “il fluoro è amico dei denti”, poi facciamoli entrare dentro un dente, un disegno
con i termini essenziali, ma veritiero, non eccessi di descrizione ma neppure toni fabulistici: i particolari
rimangono nella mente dei bambini molto più numerosi di quanto avvenga per la mente dei grandi. E stare
dentro il dente vuol dire andare a vedere cosa c’è dentro la placca batterica, i misteriosi “roditori” dello
smalto, causa della carie ed anche della gengivite. Eh sì, è importante parlare anche della gengivite, poco nota
ai bambini; se domandate loro quali sono le malattie della bocca, vi diranno: “ la carie”. Se gli domandate di
qualche traccia di sangue nella saliva, loro diranno che è capitato. E loro che fanno? In genere dicono che
mettono subito via lo spazzolino perché hanno paura di finire …dissanguati. A questo punto perché non fare
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anche un’autodiagnosi, cioè guardarsi bene in bocca e riportare su questo disegno di una bocca bene aperta i
“loro” denti: quelli che non ci sono, quelli cariati, quelli otturati , ma anche quelli mancanti per estrazioni
precoci, il che
psicologicamente li prepara già all’eventualità di denti “storti”, cui si contrappone la
rassicurazione che il rimedio c’è e si chiama ortodonzia. La pars construens vera e propria a scuola è fatta da
insegnanti, in grado di far vedere come impostare lo spazzolino, senza parlare magari del solco gengivale, ma di
quel punto in cui il bianco finisce e comincia il rosa, linguaggio figurato, ma non inesatto. E poi, vediamo in una
dia, un “tutti al lavoro”, in spazi organizzati per la igiene orale collettiva, in un gioco che può conservare il
carattere ludico che nulla toglie alla validità dell’impostazione didattico-scientifica.
Passando ora alla divulgazione per ragazzi, certo più complessa ma da me resa abbreviata ovviamente, vorrei
partire dalla asserzione di Penny Colman che “Anche la divulgazione è letteratura” , fatta appunto dal grande
divulgatore americano. Ognuno di noi sa che c’è un principio noto e condiviso, secondo cui esiste il piacere del
leggere in una forma di lettura detta sensuale, perché coinvolge tutti i sensi, sprofondati in una poltrona, al
caldo, se è inverno, al fresco se è estate, in pace, in silenzio. Leggo ed assaporo il libro con tutta me stessa.
Colman dice che anche la divulgazione è letteratura, perché la divulgazione non rimanda a certe discipline, tipo
storia, arte etc…, ma evoca un incontro, è una modalità di racconto, per cui gli strumenti per un giovane ( e
non solo per loro) devono contenere stimoli pari ad una avventura vissuta nel mondo della narrativa,
coinvolgente come lo è un buon romanzo. E come si chiama questo metodo? È quello detto hands on , mani
sopra, mani sopra la scienza nel nostro caso, perché il ragazzo è messo nella posizione di osservare, esplorare,
capire, riflettere.
E ci sono ovviamente dei presupposti:
1. sapere bene su chi agire, rimuovere vecchie abitudini (paura del dentista) e crearne di nuove positive
(connessione cibo-igiene orale)
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2. sapere bene che cosa si può fare e perché si deve fare (sono le nostre convinzioni gli strumenti più
potenti per motivare i giovani)
3. comunicare in maniera semplice ed esatta, perché i ragazzi sono severissimi se uno sbanda nelle
informazioni
4. creare un coinvolgimento emotivo, per farli proseguire nella ricerca e nell’approfondimento, con
analogie in situazioni a loro familiari, fatto che motiva il paziente verso mutamenti comportamentali
5. suscitare un ulteriore desiderio di sapere, che consente il passaggio circolare dal riflettere …al fare, in
un cammino di verifica di quegli accadimenti scientifici, come lo sono anche la carie e le patologie
gengivali.
Per dimostrare che anche la nostra società ha fatto suo il principio del passaggio dal dire al fare, sono qui
presentate alcune realizzazioni destinate ai più giovani, proprio per educarli all’igiene orale. Questo è un
poster
che qualcuno dei presenti già conosce bene, peraltro molto imitato ma non ancora eguagliato come la
settimana enigmistica: è un gioco dell’oca che insegna ai ragazzi come fare igiene orale sia con lo spazzolino
sia con il filo. Poi vediamo la guida che ne è parte significativa, una sorta di valore aggiunto che spiega
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qualcosa di più, ma senza eccessivo didatticismo. Ancora una proposta, con un gioco didattico, una serie
di domande con possibilità di tre diverse risposte. Anche in caso di errore, non si dà mai dell’”asino”, ma si
fa procedere verso ulteriori invitanti approfondimenti. Questo è un libro,
che è una vera e propria monografia sui denti, dagli antenati in campo paleontologico fino al cavadenti
medievale, ed ovviamente malattie e promozione della salute, con le opportune misure preventive per denti
e gengive. Infine ecco un corso di igiene orale
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base per un corso di istruzione affidato ad istruttori specificamente preparati per tale attività didattica.
Esso, ad esempio, inizia con una scheda per la raccolta dei dati, anodina, anonima, con risposte accolte
senza alzate di sopracciglio se si dichiara che il cambio di spazzolino avviene oltre i 6 mesi. Naturalmente
anche qui si parla di prevenzione, alimentazione, igiene orale, fluoroprofilassi, sigillanti. Gli argomenti sono
più documentati ed approfonditi. Intanto la prevenzione è vista nelle due direzioni della lotta alle cause
primarie e rafforzamento dei tessuti, un’altra dia mostra le evidenti differenze tra fare o non fare
prevenzione, e, vogliamo ridere?, ecco una dia che prevede la soluzione “estrazioni multiple” se non si fa
prevenzione . Il pilastro della alimentazione si amplia verso il tema della adesività dei cibi che dimostra
come le caramelle siano meno adesive delle patatine fritte, tanto familiari e presenti nelle abitudini alimentari
giovanili. Nella dia con la figura del dente, si indulge su specifici particolari, su una maggiore esattezza
iconografica, così come per la carie si va ad indagare la etiologia con i tre famosi cerchi che si incontrano in
quella zona centrale e lì nasce la carie, che può procurare danni a tutto l’organismo, come si vede nella dia
del corpo umano, con le pericolose "relazioni" con la patologia cariosa .Anche per i ragazzi è prevista la
pars construens della
pratica dell’igiene orale, con la dimostrazione suggestiva di una bocca
apparentemente pulita e la stessa ripresa dopo l’uso dei rivelatori di placca. E come si fa a convincerli?
Spieghiamo (ecco delle immagini dalla guida) che lo spazzolino deve calare a 45 gradi nel solco, e diciamo
perché, aggiungiamo che è bene tirare anche le labbra e le guance e diciamo perché, così come
dimostriamo l’utilità della diversa impostazione dello spazzolino (uso del tacco) sulle superfici frontali,
palatali o linguali, e diciamo perché. Per il filo, offriamo la dimostrazione sulla indispensabilità dell'uso del
filo interdentale: se non se ne fa uso, il 40% dei denti rimane sporco, quasi la metà delle superfici dentali.
Ma dato che la varietà di proposte è alla base del divulgatore, l’argomento-filo nel gioco didattico è
affrontato con la domanda sulla sua utilità e la proposta di tre risposte. Come si vede, anche chi sbaglia
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platealmente, viene condotto impercettibilmente a capire cosa è meglio fare e così via. Si può anche far
ridere raccontando dell’isoletta di Tristan de Cuna a dimostrare che una popolazione con denti sani,
perché alimentata nel modo giusto, trasferita per motivi di sicurezza nel mondo civilizzato, trovò nuove
abitudini alimentari e …il mal di denti! Ma esiste anche l’invito alla sperimentazione su di un dente estratto,
tenuto per alcune ore in una bevanda a base di cola: si vedranno chiare tracce di danni sulla superficie dello
smalto, a dimostrare che la sua compattezza non è assoluta. Eccoci al nostro traguardo, una bocca sana,
anche bella, cui siamo giunti dopo un percorso di didascalie vere, ma non seriose, che hanno cer4cato di
insegnare, utilizzando una forma di comunicazione accattivante e divertente, per accompagnare i giovani
destinatari non ad immagazzinare dati, ma a sentirsi assorbiti all’interno di un insieme che diviene così
esperienza emotivamente accattivante e parte di un sistema educativo. Così, quando si parla di una bocca
bella sembra opportuno arricchire la bocca con il concetto dell’armonia. E cos’è l’armonia? L’armonia è
stata studiata (come si vede dalla pagina del libro) fin dal ‘200, dal matematico Leonardo Fibonacci, ma la
pagina introduce anche la figura del castoro, l’amico invisibile dei nostri lettori, che dice, ammiccando,
“guarda un po’ questo disegno di un certo Leonardo da Vinci che aveva già intuito le armoniche
proporzioni nel volto umano". Per concludere, diciamo a questi ragazzi, che l’armonia non è prerogativa
del colore della pelle, perché possono sembrare strani i neri od i gialli, ma noi possiamo certamente
sembrare strani a loro. Allora sarà bene tenere presente che un’armonia deve sempre fare i conti con una
fronte, due occhi, un naso e una bocca e 32 denti, qualunque sia il colore della pelle. Grazie.
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