La Piazza – N. 5

Transcript

La Piazza – N. 5
EDILIZIA
IN CRISI
TANTI MATTONI, POCHI SOLDI.
La Hollywood
degli orrori
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Agroalimentare
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Una tragedia trasformata in
un reality
Una risorsa per il Fermano
Commercio
ittico in crisi
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Calzaturiero
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Violenza
domestica
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Motodromo
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Expo Riva Schuh
Una piaga sommersa
Una pista per il MotoGP
Periodico di infor mazione
n. 5
Gennaio/Fe b br aio 2011 - A utorizzazione del Tribunale di Fer mo n° 7 del 07/04/1992 - Distribuzione gr atuita
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l’ Editoriale 3
l’ Editoriale
La Hollywood
degli orrori
N
el terzo numero de “La Piazza” abbiamo aperto un dibattito sui temi dell’etica professionale dei giornalisti. Nel numero
scorso abbiamo ospitato un intervento di
Maurizio Blasi, consigliere nazionale della
Fnsi (Federazione nazionale della stampa
italiana) che ha fatto il punto sulla discussa
legge sulle intercettazioni telefoniche che i
giornalisti (e non solo loro) hanno definito “legge bavaglio” perché avrebbe fortemente ridotto il diritto dei cittadini a essere
compiutamente informati su ciò che avviene
nella nostra società. Questa volta ospitiamo
un intervento del Presidente dell’Ordine dei
giornalisti delle Marche, Gianni Rossetti,
sulla spettacolarizzazione di alcune vicende drammatiche come l’uccisione di Sara
Scazzi ad Avetrana, un orribile fatto di cronaca, trasformato in un reality show.
Una tragedia trasformata
in un macabro reality show
Una volta i
parenti delle persone scomparse
andavano in Tv
appena il tempo per leggere
un comunicato
o lanciare un
appello
Gianni Rossetti
Nella vicenda di Avetrana è stato superato ogni limite di decenza.
L’auditel incontrastato sovrano del circo mediatico in cui sguazzano “tronisti del dolore”, giornalisti a caccia di sensazionalismo
ed esperti in cerca di visibilità.
L
a Tv diventa vita più della vita. Un piccolo
paese trasformato nella “Hollywood degli
orrori”. Avetrana, appena ottomila abitanti è diventato il palcoscenico per un macabro reality
show da offrire all’impietoso e dissacrante tritacarne mediatico. I sentimenti e perfino la pietà
calpestati dalla violenza dell’informazione in
diretta e a tutti i costi. E’ la macchina del dolore
che si nutre di vicende umane e produce indici di
ascolto in nome della stella polare del terzo millennio, ovvero l’auditel. Un paesino come tanti
investito da una incredibile ondata di macabra
popolarità, una piccola comunità che scopre la
morbosità del “turismo dell’orrore”, tanto da costringere il sindaco a emettere un’ordinanza per
impedire la circolazione nelle strade adiacenti la
casa che è stata teatro di un orribile delitto familiare. Una tragedia che ha alimentato una spirale
di voyeurismo, di giornalismo “da buco della
serratura” in cui tutti hanno sguazzato senza ritegno e senza limiti: conduttori televisivi, criminologi, esperti improvvisati e pubblico. Perfino
i protagonisti della vicenda, presunti autori e
vittime, conquistati dal presenzialismo televisivo. Una volta i parenti delle persone scomparse
andavano in Tv appena il tempo per leggere un
comunicato o lanciare un appello. Poi si chiudevano nel dolore, nell’angoscia e nell’attesa di
qualche notizia confortante. Oggi bivaccano in
Tv, non davanti al video, ma dentro, da protagonisti. Aprono le porte di casa alle telecamere,
partecipano a trasmissioni in diretta, si prostrano
davanti ai “tronisti del dolore” che non si pongono limiti neppure nel frugare nel privato e
nell’intimo. Abbiamo perso i punti di riferimento, i valori etici che dovrebbero guidare i comportamenti di chiunque si presenti in uno studio
televisivo. Giornalisti per primi. E’ preoccupante
n. 5
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l’ Editoriale
Corretta informazione non
significa pubblicare ogni cosa
che passa per le
mani e far vedere
tutto ciò che
crea emozione e
sensazione
Editore:
Di.Mar. Edizioni
e devastante se l’unico punto di riferimento diventa l’auditel o la necessità di vendere i giornali a tutti i costi. In questa vicenda molti giornalisti hanno superato il limite della misura e della
decenza; hanno dato un esempio del declino in
cui stanno incamminando la professione e una
dimostrazione del degrado che si può raggiungere se si perdono di vista i punti cardinali del
giornalismo, cioè la ricerca della verità, il rispetto della dignità delle persone, dei lettori e degli
ascoltatori. In tutte le trasmissioni televisive si
parla solo della terribile vicenda di Sara Scazzi.
Si discute per ore, spesso sul vuoto. E’ diventata
la grande opportunità di immagine, di visibilità
per sociologi, criminologi e commentatori di tutte le stagioni. Ciascuno dice la sua, spesso senza
conoscere i fatti nel dettaglio, ipotizzando scenari fantasiosi che servono solo ad alimentare il
voyeurismo morboso e irriverente che, purtroppo, serve per alzare gli ascolti. Questa corsa alla
visibilità ha contagiato anche gli inquirenti che
hanno gettato nel circo mediatico prima l’audio
dell’interrogatorio di alcuni personaggi chiave,
poi addirittura il video del sopralluogo nel garage
dell’orrore con Michele Misseri. E’ la spettacolarizzazione di una tragedia, senza alcun rispetto
per le persone. Una Tv che è vita più della vita.
La gente si indigna, ma resta incollata davanti
al video. Accetta senza reagire il potere della Tv
onnipotente. Nelle prediche salottiere il sentimento prevalente è il disgusto, ma come si parla
di Avetrana (ora di Yara, la ragazza di tredici anni
scomparsa nel Bergamasco) gli ascolti fanno un
balzo in avanti. Il telespettatore “indignato” ha
un’arma infallibile per cambiare questo sistema
costruito sul pigro consenso del popolo: spegnere il televisore o cambiare canale. Ma è solo
un’indignazione di facciata perché poi, nella pratica, nessuno compie quell’unico gesto concreto.
Il clamore mediatico ha finito per condiziona-
re perfino le decisioni della magistratura. Nell’ordinanza
cautelare emessa nei
confronti di Sabrina Misseri si dice
espressamente che “l’incontrollato clamore mediatico suscitato dalla vicenda, sull’intero territorio
nazionale e forse anche
oltre, ha consentito alla Misseri di intessere una rete vastissima di relazioni
interpersonali, e comunque di appassionare
alla sua vicenda umana, con sentimenti positivi o negativi, un’incalcolabile moltitudine di
persone, tra le quali è ben probabile che vi sia
pure qualcuno disposto ad agevolarne la fuga”.
E’ la prima volta che avviene una cosa del
genere. Michele Misseri e la figlia Sabrina
forse si sono macchiati di un delitto orribile, ma per ora sono solo indagati. Anche una
confessione non è sufficiente per creare il
“mostro” o l’”orco assassino”, per suscitare giudizi sommari e istigare istinti forcaioli.
Il diritto di cronaca non giustifica l’assalto a
mamma Concetta al ritorno dall’obitorio o l’imboscata a Valentina, che porta il ricambio in carcere alla sorella Sabrina. Non è un buon servizio
al lettore dare voce a tanti pseudo esperti, pagati a gettone nei salotti televisivi, che si smentiscono in base all’evolversi delle situazioni.
La rappresentazione mediatica del crimine supera ormai anche gli sviluppi giudiziari. Le notizie
diventano la miccia per innescare il cortocircuito mediatico. Un dramma familiare, una tragedia sociale diventa puro spettacolo. Abbiamo
creato il Grande fratello criminal-giudiziario, il
primo Crime reality show della storia televisiva. Gli Ordini professionali (quello dei giornalisti e quello forense) hanno preso posizione e
annunciato interventi disciplinari, ma non basta. Sono i giornalisti, gli avvocati e gli inquirenti che devono ritrovare la misura e i valori
dell’etica. Corretta informazione non significa
pubblicare ogni cosa che passa per le mani e far
vedere tutto ciò che crea emozione e sensazione. Il problema dei giornalisti oggi è di avere la
capacità di sapersi fermare, di saper rinunciare,
anche di fare qualche passo indietro. Avere la
sensibilità e la forza di non superare quel confine sottilissimo che separa il possibile dal lecito.
Gianni Rossetti
Presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche
Agroalimentare, Edilizia, San Valentino e Motodromo
A
rrivata al quinto numero, “La Piazza” dedica spazio a quattro temi e cioè: edilizia,
agroalimentare, San Valentino e Motodromo di San Marco alle Paludi. L’edilizia rappresenta un settore che stenta ad uscire dalla crisi economica con vertiginose
riduzioni degli investimenti in costruzioni rispetto al 2009. La caduta dei livelli occupazionali, la chiusura e i fallimenti delle imprese sono fattori che testimoniano una
crisi profonda del settore nonostante l’approvazione nell’autunno dell’anno scorso del
Piano Casa da parte della regione Marche. A rimetterci, come spesso capita, sono state
le piccole imprese che si trovano in evidenti difficoltà. Guarderemo, poi, il giorno di San Valentino in un
ottica diversa, non come la solita giornata commerciale ma approfondendo un tema come la violenza sulle
donne per vedere come essa sia purtroppo una questione attuale e come molto spesso siano proprio gli
stessi partner a commettere violenze, lo faremo attraverso dati allarmanti e proprio a partire dal giorno
dedicato agli innamorati. Il motodromo che dovrà sorgere in località San Marco alle Paludi è da tempo
al centro di dibattiti e polemiche, da una parte il Comune di Fermo e gli altri Comuni limitrofi di Sant’Elpidio a Mare e Monte Urano che si sono dichiarati favorevoli alla realizzazione, dall’altra Provincia e
associazioni ambientalistiche, come il Comitato per la Bellezza, i quali hanno espresso la loro contrarietà.
“La Piazza” analizzerà i pro e i contro di questa opera con trasparenza e imparzialità, per capire dove e
come andrà a incidere nel nostro territorio un progetto che per forza di cose muterà l’assetto ambientale,
paesaggistico e turistico della nostra Provincia.
Sommario
Gennaio/Febbraio 2011
Direttore
Responsabile:
Rolando Cirenei
Grafica e
impaginazione:
Luigi Trasatti
puntocom
Hanno
collaborato:
Sonia Amaolo,
Paolo Bartolomei,
Stefania Cappellacci,
Mirko Capponi,
Marco Donzelli,
Alessia Evandri,
Ambra Evandri,
Diana Marilungo,
Marco Pagliariccio,
Alberto Pende,
Claudio Ricci,
Andrea Streppa
Foto:
Alessandro Miola,
Germano Paoloni,
Fabrizio Zeppilli,
Giorgio Doria
La Piazza
Periodico di
informazione: via G.
Tiepolo, 43, 63023
Fermo
Tel. 0734 622943
fax 0734 623611
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Agroalimentare
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Algologia
Una risorsa per il Fermano
Circuito Cucine Tipiche Locali
Progetto Valdaso
La vicenda Sadam
Istituto alberghiero
Muore il commercio ittico locale
Surgelati e piatti pronti
Fermo pesca e caro carburante
Alleanza di Filiera Ittica
Territorio
L’itinerario del mese
Rilanciare la montagna
Calzaturiero
Expo Riva Schuh
Sanità
Servizi a rischio per mancanza
di personale
San Valentino
Le due facce dell’Amore
L’amore è...
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Edilizia
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Luci ed ombre del Piano Casa
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Piano Casa, un’idea senza
successo
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In discesa i lavori pubblici
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Cassa Edile e Ente Scuola
Un settore in ginocchio
Cassa integrazione in aumento
In sicurezza non si può
risparmiare
Steca
Ance Marche
Fidimpresa
Volontà e voglia di fare
Cataldi e le zone B
L’architetto vero artefice
dell’aspetto urbano
Condominio:
rivoluzione in arrivo
Motodromo
Una pista per le gare di MotoGp
Motodromo sì, motodromo no
0734 622943
n.1
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l’ Agroalimentare 7
l’ Agroalimentare
Agroalimentare,
una risorsa per il Fermano
IL 2010 HA SEGNATO UN INCREMENTO DELLE
ESPORTAZIONI DI 100 MILIONI DI EURO
Una maggiore attenzione dedicata, negli ultimi anni, all’alimentazione e a tutto ciò che proviene da
un’agricoltura biologica, quindi
più sana, ha fatto in modo che il
settore agroalimentare scoprisse
una luce nuova.
I
n ogni parte d’Italia si organizzano, oggi, manifestazioni rivolte alle produzioni tipiche del
luogo. Grande anche l’attenzione che il Fermano
ha rivolto a questo settore, basti soltanto pensare
a come è modificata nel corso degli anni Tipicità, la kermesse enogastronomica che ogni anno,
da diciannove edizioni, si svolge a Fermo, che
da semplice “festival dei salumi”, come qualcuno l’aveva definita, è divenuta un vero e proprio
festival a livello internazionale dei prodotti tipici locali. Il Fermano ha fatto dell’agroalimentare uno dei suoi cavalli di battaglia, affiancan-
dolo, dunque, alla calzatura, settore principe
per l’economia territoriale. Prodotti tipici che
a livello internazionale hanno riscosso enorme
successo, come la pasta di Campofilone, oggi
esportata in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti d’America e le mele della Valdaso. Dai
dati Istat, riguardanti l’ultimo trimestre 2010, infatti, emerge una produzione stabile rispetto allo
stesso periodo del 2009 ma con un incremento
dell’export davvero esponenziale. Si registra,
dunque, un buon aumento delle esportazioni
con 301 milioni di fatturato rispetto ai 240 del
terzo trimestre 2009: export che interessa per
l’86,7% il manifatturiero ma che ha fatto registrare un vero e proprio exploit per l’elettronica
e l’agroalimentare. Tra i prodotti trainanti delle
esportazioni alimentari un posto di riguardo lo
merita il vino. Nelle Marche, infatti, sono ben
20 mila gli ettari di terreno coltivati a vigneto ed
attualmente sono 17 i vini che possono fregiarsi
della DOC di cui 2 anche della DOCG. Questo
splendido scenario esprime come il settore vitivinicolo abbia una particolare importanza sotto
il profilo economico, ambientale e sociale nella
nostra regione meritando, dunque, la giusta attenzione. Il 2010 ha visto, tra l’altro, la costituzione dei due consorzi di tutela ragionali: il
Consorzio di Tutela dei vini Piceni e l’Istituto
Marchigiano di Tutela Vini. Il percorso avviato
dal settore vitivinicolo costituisce il pieno raggiungimento di un obiettivo che era alla base
della programmazione messa in atto dalla Regione Marche, sia nel contesto del settore agroalimentare che in quello più generale dell’internazionalizzazione, e questo vuole essere esempio
e stimolo per le altre filiere agroalimentari regionali che si apprestano a presentare progetti
sempre nell’ambito delle importanti risorse messe a disposizione dal Piano di sviluppo rurale.
Il Circuito delle Cucine
Tipiche Locali
UNA PASSEGGIATA TRA STORIA, ARTE E SAPORI TRADIZIONALI
A
d occuparsi di enogastronomia, da qualche
anno, c’è il Circuito delle Cucine Tipiche
Locali, dapprima promosso dalla provincia di
Ascoli Piceno ed in seguito da quella di Fermo. Il
Circuito, diviso in sei branchie, si occupa di enogastronomia a 360 gradi, dalle erbe spontanee,
ai sapori della montagna e del mare. Ognuno di
questi Circuiti sviluppa ed impreziosisce le proprie peculiarità, legate però ad un unico comune
denominatore: la stretta connessione con il territorio dalla cui terra si ottengono tutte le materie
prime utili alla realizzazione di prelibate pietanze.
Il primo dei circuiti è costituito dalla Cucina delle
Erbe Spontanee, nato inizialmente come progetto dal titolo “Chi Mangia la Foglia” all’interno
dall’Associazione Alvaro Valentini per valorizzare il frutto della minuziosa ricerca delle risorse
della terra, eccezionalmente prodiga di erbe che
da secoli sono elemento alimentare e curativo
dell’uomo. Il secondo dalla Cucina del Gusto,
della Storia e dell’Arte che recupera, valorizza ed
evidenzia le tradizioni enogastronomiche tipiche
locali, dove attraverso la messa in rete delle ristorazioni è ancora possibile riscoprire particolari
aromi, sapori e gusti che nella codifica del nostro
“palato“ spesso risultano dimenticati. E, ancora, la Cucina della Montagna trova la sua ragion
d’essere nella straordinaria ricchezza dei territori
montano e submontano che offrono una fioritura
di prodotti spontanei e naturali come funghi, castagne e frutti del bosco. Dalla montagna si passa
alle prelibatezze della zona costiera con la Cucina
Marinaro Adriatica, una gastronomia che parte
dalla cucina di bordo in uso nei piccoli pescherecci, una tradizione autentica della marineria locale fatta di piatti tipici, semplici, ma anche più
elaborati e ricchi per le festività, una gastronomia
che oggi sfocia nella cucina d’eccellenza proposta dalla ristorazione. Si torna ora in collina con la
Cucina degli Orti per riscoprire la sapiente tradizione orticola legata alla stagionalità, alla cadenza delle fasi lunari e del calendario agricolo che
dettava i tempi della vita quotidiana delle famiglie contadine. Ed infine non poteva mancare un
incontro con la Cucina del Tartufo, ispirata da un
prodotto che può essere definito “il gioiello” della gastronomia. Il tartufo, bianco, nero pregiato o
scorzone, pur non vantando un’antica tradizione
territoriale di carattere commerciale, nella nostra
area geografica emerge in tutta la sua espressione olfattiva, gustativa, culinaria arricchendo
ulteriormente l’ampio panorama gastronomico.
Da qualche giorno anche gli operai dell’Asite del
servizio raccolta e quelli del servizio spazzamento
hanno uno spogliatoio adibito alle loro esigenze.
Per questo la Società ha deciso di restaurare l’ex
centro agricolo di contrada San Martino.
Da sinistra: gli assessori comunali all’Ambiente Romagnoli, alla Cultura Di Felice,
il consigliere Santoni, il Presidente Maurizio Laurenzie e l’asessore al Bilancio Capriotti
La società multiservizio del Comune di Fermo
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l’ Agroalimentare 9
l’ Agroalimentare
Progetto Valdaso: un
esempio di green economy
L’IMPRESA MONALDI GUIDA UNA CORDATA DI
AGRICOLTORI PER LO SVILUPPO TERRITORIALE
S
Luca Monaldi
i chiama “Progetto Valdaso” ed il suo obiettivo è quello di valorizzare l’agricoltura.
L’idea è partita da Luca Monaldi, della Monaldi
spa, di Petritoli, azienda leader nel settore della produzione delle uova. “Diamo la possibilità
agli agricoltori, soprattutto giovani, che hanno
disponibilità di terra o di capannoni dismessi di
produrre in collaborazione con la nostra azienda
di produrre uova. Abbiamo ricevuto, finora, 25
proposte di interesse che ora stiamo valutando”
dice Luca Monaldi. “Creare, cioè, una vera e
propria società con la nostraimpresa. Si tratta, in
questo caso, di realizzare piccoli allevamenti di
circa 15 mila animali allevati solo con sistemi
alternativi e cioè a “terra”. Il capannone verrà
costruito con materiali sostenibili (legno e attrezzature in legno. La nostra azienda garantirà
uno stipendio di 2000 euro al mese a chi lavora in queste imprese. Abbiamo ipotizzato che
il capitale investito in dieci anni venga ripagato dall’attività e poi diventi “utile”. Vogliamo
realizzare l’energia sia termica che elettrica e
garantie all’agricoltore sempre il minimo guadagno, anche quando il mercato subice delle
oscillazioni. Chi vuol fare più di un capannone
lo può realizzare. Sarebbe facile oggi produrre
fuori dall’Italia, però riportare la produzione
nel nostro Paese è un bene per il territorio. tra
l’altro il capannone verrà costruito con materiali sostenibili (legno e attrezzature in legno). Il
progetto significa intraprendere un modo nuovo
di fare imprenditoria agricola. Questa è la vera
green economy. Con alcuni agricoltori stiamo
già in fase avanzata, stiamo ragionando insieme se fare uno o più capannoni. Abbiamo già
visionato l’area. Penso che entro quest’anno
una decina di progetti andranno a compimento.
Il mio sogno – conclude Monaldi - è realizzare un impianto all’avanguardia sotto il punto di
vista della sostenibilità, dell’etica, dell’ambiente. Voglio dimostrare che questa non è un industria insalubre ma salubre e che ripercorrendo
quello che si faceva un tempo si possono avere
grandi numeri. Il motto è: delocalizziamo nella
Valdaso, e cioè nei suoi centri alla periferia dai
centri abitati. A livello agroalimentare richiede
prodotti di una certa qualità e di filiera, e quindi
rintracciabilità del prodotto. Il nostro obiettivo
è quello di addentellare il prodotto al territorio
e creare una cultura del prodotto stesso. Questo permette di riqualificare un territorio agricolo, che nel tempo ha perso il proprio valore”.
La vicenda Sadam e i suoi sviluppi
Centrale a biomasse o piani alternativi? Cisl e Uil: importante è reinserire nel mondo del lavoro i 30 dipendenti rimasti disoccupati
È il 2005 l’anno della svolta per i 123 dipendenti
della Sadam, anno in cui l’unione europea decretò, per ciò che concerne l’Italia, la dismissione di
13 stabilimenti saccariferi su 19 per arrivare, poi,
nel corso dei due anni successivi alla chiusura
di altri due stabilimenti, ubicati principalmente
nel Centro-Nord nei pressi dei bacini bieticoli. Il
processo di ristrutturazione, noto come riforma
OCM zuccheri, del settore bieticolo-saccarifero
ha portato alla chiusura degli impianti più piccoli e ad una riduzione complessiva del numero
degli impianti, che negli ultimi 10 anni è stata, in
Italia, del 17% contro il 24% dell’Unione Europea. Per ciò che riguarda le Marche si sono visti
chiudere gli unici due stabilimenti saccariferi nel
territorio, quello di Jesi e quello di Fermo, entrambi di proprietà del gruppo Eridania-Sadam e
il loro inserimento all’interno di un piano di riconversione. Inizialmente le principali alternative produttive collegate alla riconversione furono
individuate all’interno della filiera bioenergetica,
ma, successivamenente, in relazione alla necessità di raggiungere gli Accordi di Riconversione
Produttiva e la reintegrazione degli ex dipendenti al loro posto di lavoro,alcuni progetti inizialmente indirizzati alla filiera bioenergetica sono
stati modificati e reindirizzati, come nel caso di
Jesi, verso progetti alternativi, “che spesso - sostiene Eugenio Zallocco, segretario provinciale
Uil - non comportano una diretta ricaduta o il coinvolgimento dell’intero settore agricolo”. Per quanto riguarda Fermo, invece,
si è puntato prevalentemente
sull’energia da fonti rinnovabi-
li e, quindi, sulla costruzione di una centrale a
biomasse. Al principio il progetto prevedeva una
centrale più grande, di 23 megawatt, alimentata
interamente ad olio di girasole, mentre oggi il
progetto vede una centrale più piccola, per un
totale di 18 megawatt, ma distribuita su due linee, una da 11 megawatt alimentata ad olio di
girasole, per permettere l’approvvigionamento
quasi esclusivamente a livello locale, e l’altra da
7 megawatt alimentati a biogas. “Per ora risulta
essere soltanto un progetto che però ha già superato l’approvazione a livello regionale – dichiara Gabriele Monaldi, segretario provinciale della Cisl - ma non quella a livello provinciale per
l’approvazione della VIA, anche se in merito a
questa questione risultano esistere pareri contrastanti, in quanto l’azienda costruttrice della centrale, Power Crop, ritiene che la Provincia non
sia tenuta ad esprimersi sulla VIA (Valutazione
di Impatto Ambientale) perché sostiene che l’approvazione per una centrale di tale portata debba
avvenire soltanto a livello regionale, scavalcando così tutti gli enti a livello locale, mentre l’Ente provinciale fermano afferma di essere tenuta
ad esprimersi sulla valutazione”. Qualunque sia
la soluzione della vicenda l’obbiettivo primario
di entrambi i sindacati è la reintegrazione degli
ex 123 lavoratori, oggi rimasti solo 30 unità,
“o all’interno della centrale o in piani
alternativi riguardanti altri
settori, qualora il progetto
della centrale non vada in
porto” dichiara Monaldi,
“meglio piani alternativi
all’interno del set-
Il processo di
ristrutturazione,
noto come riforma
OCM zuccheri, del
settore bieticolosaccarifero ha portato alla chiusura
degli impianti più
piccoli e ad una
riduzione complessiva del numero
degli impianti
La Sadam di Campiglione
10
l’ Agroalimentare
Da giorni, infatti,
un cospicuo
numero di dipendenti dell’ex
Eridania-Sadam
è a Bologna,
di fronte alla
sede del Gruppo Maccaferri
per raggiungere
un accordo che
garantisca loro
di mantenere in
essere la cassa
integrazione
l’ Agroalimentare 11
Itinerari
tore agricolo che riescano a garantire non solo riguarda l’integrazione alla cig, l’azienda ha
la reintegrazione dei lavoratori ma anche l’inte- confermato di non volerla riconoscere a Fermo,
ro indotto prodotto” dice Zallocco. Intanto, però Celano e Castiglione, lasciandola fino ad aprile
entrambi i sindacati si stanno muovendo con una per Jesi. A questo punto, i sindacati hanno decimanifestazione. Da giorni, infatti, un cospicuo so l’occupazione della sede, informando che non
numero di dipendenti dell’ex Eridania-Sadam è se ne sarebbero andati dagli uffici fino a quando
a Bologna, di fronte alla sede del Gruppo Macca- non avrebbero avuto un cenno di disponibilità
ferri per raggiungere un accordo che garantisca dall’azienda. La proprietà nel tardo pomeriggio
loro di mantenere in essere la cassa integrazione. ha richiamato i sindacati e la trattativa è proseE’ stata una protesta lunga
guita per ore, con i rappree decisa, tanto è vero che
sentati dei lavoratori che
a metà giornata (11 genalla fine hanno ottenuto la
naio), quando le posizioni
redazione di un documento
apparivano molto distanti,
in cui l’Eridania si impegna
la delegazione sindacale ha
a presentarsi ad un incontro
attuato una sorta di occupail 1° febbraio a Roma per
zione degli uffici, decidendo
proseguire il confronto sulle
la permanenza ad oltrandue questioni. Per quanto riLa Sadam del Gruppo Maccaferri a Bologna
za fino a quando l’azienda
guarda più specificatamente
non avesse mostrato un cenno di disponibilità l’impianto di Campiglione, l’Eridania ha riconsulle due questioni. Apertura che si è avuta nel fermato di incontrare molte difficoltà nell’attuatardo pomeriggio, quando la trattativa è ripresa re la riconversione a seguito dei tempi necessaper poi continuare fino a tarda sera. Tra i circa ri alla Provincia di Fermo per esprimersi sulla
duecento manifestanti che si sono radunati in Via per la centrale. In mancanza di una risposta
via degli Agresti c’erano anche una ventina dei concreta sui progetti, secondo il gruppo, non è
31 operai fermani rimasti in cassa integrazione. più sostenibile garantire quanto convenuto in
Mentre tutte le maestranze facevano sentire la passato sui tavoli sindacali, a partire dall’inteloro voce in strada, una delegazione di una ven- grazione alla cig. La Rsu aziendale fermana ha
tina di persone, tra sindacalisti nazionali e Rsu ribadito la sua preoccupazione per la mancata ataziendali, ha iniziato il confronto con l’azienda. tuazione dei patti sottoscritti già da diversi anni,
Le prime tre ore di trattativa sono state tutt’altro portando a conoscenza anche la proprietà della
che incoraggianti, visto che l’Eridania Sadam ha richiesta avanzata alla Provincia e al Comune
ribadito la volontà di attuare la cassa integrazio- di Fermo di un incontro per fare il punto della
ne per chiusura negli stabilimenti di Celano e situazione. I lavoratori sono disponibili a perin Sardegna, e quella in deroga per Fermo, Jesi correre anche strade nuove purché tutti possano
e Castiglione Fiorentino (Arezzo). Per quanto riavere il posto promesso nella riconversione.
ISTITUTO ALBERGHIERO:
NON SOLO CUCINA
La scuola di Porto Sant’Elpidio, unica in Provincia, pur offrendo
prospettive di occupazione quasi sicure vede le iscrizioni in calo
La sempre maggiore attenzione al settore dell’enogastronomia ha creato, negli ultimi
anni, una forte richiesta, da parte del mondo imprenditoriale, di figure professionali
altamente qualificate in ambito culinario, ristorativo e turistico. Con la riforma delle
scuole superiori entrata in vigore lo scorso anno, tutti gli istituti professionali sono diventati quinquennali mentre i vecchi corsi triennali di qualifica professionale sono affidati
dalle Regioni a soggetti di loro scelta. Nel Fermano ad assolvere ad entrambi i compiti
c’è l’Istituto professionale dei Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera di
Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare, da oltre un decennio punto di riferimento nella
formazione del settore. Ce ne parla il preside Antonio Iandiorio.
D - Cosa è cambiato per voi con la riforma
Gelmini?
R - Abbiamo dovuto adeguare la nostra offerta
formativa alle nuove linee guida del decreto 97.
I corsi quinquennali sono di 3 tipi: Enogastronomia, Servizi di sala e vendita e Accoglienza
turistica, mentre i corsi di formazione professionale triennali, che la Regione ci ha voluto
affidare vista l’ormai consolidata esperienza,
sono 4: Operatore della ristorazione, Operatore
dei servizi promozione e accoglienza, Operatore
amministrativo-segreteria e Operatore dei servizi di vendita. Al termine di questi corsi, poi,
il ragazzo può decidere di fare altri due anni
per raggiungere il diploma. I cambiamenti più
evidenti, però, si riscontrano nella suddivisione
delle ore di insegnamento. Innanzitutto c’è stata
una decurtazione del monte ore, che scende da
36 a 32 settimanali. Poi nei primi anni si tende a dare maggior spazio alle materie formative (italiano, matematica, ecc…) a discapito
delle materie professionalizzanti (cucina, sala,
ecc…). Si pensi che, ad esempio, negli scorsi anni gli studenti dell’alberghiero del primo
anno facevano 14 ore settimanali di cucina, col
nuovo ordinamento solo 6. La formazione pratica tende a spostarsi così più verso gli ultimi
anni, e così è in tutti gli istituti professionali.
D - Quali sono gli insegnamenti caratterizzanti i corsi?
R - Spesso si pensa in maniera riduttiva che
all’alberghiero si insegni ai ragazzi a cucinare.
La cucina è solo una piccola parte della forma-
zione offerta. Ai ragazzi vengono sì offerti i rudimenti di base per la realizzazione di almeno una
sessantina di piatti delle tradizione nostrana e
non solo, ma si insegnano loro le basi della nutrizione, delle conservazione degli alimenti e della
legislazione Haccp, l’enologia. Senza dimenticare i progetti di alternanza scuola-lavoro. Negli
ultimi due anni i ragazzi devono fare 130 ore di
stage presso aziende, strutture alberghiere ed
enti pubblici proprio con l’obiettivo di entrare in
contatto col mondo del lavoro e mettere in pratica
quanto appreso in classe. Per questo posso sostenere ragionevolmente che i ragazzi che escono
dal nostro istituto sono pressoché pronti al lavoro. La riprova né è il fatto che i nostri diplomati
trovano quasi tutti occupazione in tempi brevi
ed anzi molte aziende mi chiamano per segnalare loro qualche giovane diplomato da inserire.
D - Quindi anche in ambito enogastronomico
e turistico c’è una grande richiesta che però
non viene completamente soddisfatta?
Il Preside dell’Istituto
professionale dei Servizi
per l’enogastronomia e
l’ospitalità alberghiera
di Porto Sant’Elpidio
e Sant’Elpidio a Mare,
Antonio Iandiorio
R - Assolutamente sì. L’istituto alberghiero conta circa 760 ragazzi, quindi un numero
ragguardevole, ma nonostante tutto le iscrizioni sono in calo nonostante una quasi totale occupazione. È che molti dei ragazzi che
si iscrivono pensano di farlo per venire qui
a non far nulla o quasi. Sbagliando di grosso.
Istituto professionale dei
Servizi per l’enogastronomia
e l’ospitalità alberghiera di
Porto Sant’Elpidio
12
l’ Agroalimentare 13
l’ Agroalimentare
al pauroso incremento dei costi di gestione delle
imbarcazioni. Di sicuro c’è uno sfruttamento più
intensivo della fascia costiera proprio a causa
della sempre maggiore scarsità di prodotto. Ma
anche la flotta peschereccia sangiorgese tende a
contrarsi a ritmi vertiginosi. Le imprese di pesca sono dimezzate negli ultimi 10 anni, oggi
sono non più di dieci. Manca un ricambio generazionale, solo un paio di imprese hanno alle
spalle giovani pronti a subentrare ai padri e ai
nonni ormai prossimi alla pensione. Per quanto riguardo il lato degli acquirenti, al mercato
sangiorgese vengono stabilmente circa 30-40
tra ristoratori, grossisti e commercianti, nonostante ormai il pesce arrivi sia a queste categorie
che ai consumatori anche attraverso altri canali.
renza. E non ci sono gli stessi controlli sanitari.
D - Ce ne sono altri?
R - L’altro è quello dei grossisti che si riforniscono direttamente dai pescatori appena rientrati
in mare, accordandosi tra di loro a prezzi accetR - Da un lato c’è la piccola pesca, che è sem- tabili per entrambi. Una cosa pienamente legitpre meno piccola. I piccoli pescatori, non solo di tima, visto che i pescatori non sono obbligati a
Porto San Giorgio ma anche delle vicine Porto vendere solo attraverso il mercato ittico e che la
Sant’Elpidio e Pedaso, ormai con le loro barche nuova normativa sanitaria non impone più convanno in mare con molti chilometri di rete e ri- trolli su tutto il pesce sbarcato ma prevede che
escono a prendere buone quantità
ad ogni passaggio il soggetto in
di pesce che poi rivendono diretpossesso della merce sia respontamente al consumatore in quelle
sabile della sua igiene. Di certo è
L’attività di pesca
casupole sempre più visibili sui intensiva contribuisce anche una perdita per le casse colungomare fermani, quando nei
munali, visto che il Comune, che
a impoverire il mare gestisce il mercato ittico, incassa
decenni scorsi i piccoli pescatori
Adriatico ed incide
andavano in mare poco più che
un 5% di aggio su ogni transazioper la loro sussistenza. La loro atne. Sono due problematiche che
sui commercianti
tività di pesca intensiva contribuitradizionali, ai quali ci sono sempre state, ma è logico
sce a impoverire il mare Adriatico
che il mercato risulta così un po’
ed incide sui commercianti tradi- fanno concorrenza. E impoverito.
non ci sono gli stessi
zionali, ai quali fanno concorD - Quali sono questi canali?
Luigi Ferracuti: niente
ricambio e canali di
vendita alternativi.
Muore il commercio
ittico locale
controlli sanitari.
Grido d’allarme del direttore del mercato ittico di Porto
San Giorgio che pur mantenendo costante il volume di
affari, annaspa per il sempre minor numeri di pescherecci
che lo riforniscono
Il cruciale passaggio del pescato dal mare ai
banconi delle pescherie e ai piatti dei ristoranti avviene grazie alla mediazione delle aste del
mercato ittico. In quello sangiorgese, se pur di
dimensioni ridotte, il giro d’affari annuo è di circa 1,5 milioni di euro, derivanti da una vendita
quotidiana media di circa una tonnellata di pesce. Della sua attività abbiamo parlato con Luigi
Ferracuti, da ormai 14 anni direttore del mercato
che dall’ottobre 2008 ha la sua sede nella futu-
ristica costruzione al porto peschereccio, che dà
lavoro, oltre a Ferracuti, a 4 dipendenti.
D - Come è cambiato il mercato ittico negli
ultimi anni?
R - Il giro d’affari è sostanzialmente invariato
da anni ormai nonostante il calo delle quantità
e la qualità del pescato, che ha ingenerato un
aumento dei prezzi, dovuto anche, c’è da dire,
Il mercato ittico di Porto San Giorgio
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l’ Agroalimentare 15
l’ Agroalimentare
SURGELATI E PIATTI
PRONTI, LE NUOVE
FRONTIERE DEL
COMMERCIO ITTICO
L’ESPERIENZA DI DANTE ROSSI, STORICO COMMERCIANTE SANGIORGESE, MOSTRA I SEGNI DEL CAMBIAMENTO NEI GUSTI DEI CONSUMATORI, SEMPRE PIÙ ORIENTATI AL RISPARMIO E ALLA VELOCITÀ
Il commercio ittico è in una fase di profonda trasformazione. I prodotti freschi sono ancora
apprezzati dalla gente, che però per praticità spesso orienta i suoi acquisti verso i surgelati
ed i piatti già pronti. E le pescherie di adeguano. Ci racconta la sua esperienza Dante Rossi,
titolare di due pescherie rispettivamente a Porto San Giorgio e Montegranaro, continuando
l’attività iniziata dal nonno e portata avanti dal padre, mentre dietro i figli già scalpitano.
D: Come ha inciso la crisi sui consumi di pesce, almeno per la sua esperienza?
R - Un calo negli ultimi anni c’è stato di sicuro,
soprattutto ho notato una sensibile diminuzione
degli affari verso fine mese, segno che la gente vi arriva a stento e taglia sui prodotti ritenuti superflui o comunque più cari. Una contrazione c’è stata senza dubbio, ma devo dire
che abbiamo tenuto abbastanza bene. Grande
richiesta ci sta arrivando per quanto riguarda
i prodotti surgelati e quelli già pronti. Proprio
per la grande richiesta in questi giorni stiamo
facendo dei lavori di ristrutturazione per dotarci di una cucina per preparare questi piatti.
Sarà la frenesia della vita moderna, sarà che cu-
cinare il pesce non è semplice e richiede tempo e pazienza, ma molti clienti ci fanno queste richieste che noi cerchiamo di soddisfare.
D: Cambiando prospettiva, nel suo ruolo di
acquirente, come sta cambiando il rapporto
con pescatori, grossisti e mercati ittici?
R - La diatriba tra pescatori e commercianti,
così come nell’agricoltura ed in altri settori, c’è
sempre stata, ma francamente non capisco come
certe varietà di pesce, nonostante la crisi, restino
a prezzi veramente alti, costringendo noi stessi
a tenere prezzi non alla portata di tutte le tasche.
Io penso che il ricarico che mettiamo sui prodotti siano equilibrati, anche perché se mettessimo
prezzi troppo alti e non riuscissimo a vendere
si creerebbero grandi quantità di invenduto. Ed
il pesce invenduto si butta, c’è poco da fare.
D: Nei suoi due punti vendita tiene solo pesce
fresco dell’Adriatico o anche altri prodotti?
R - Di sicuro una parte preponderante è di pesce fresco che mi procuro al mercato di Civitanova Marche, più raramente di San Benedetto
del Tronto. Anche a Porto San Giorgio mi rifornisco poco perché c’è meno offerta rispetto
agli altri due. Ma acquisto anche prodotti freschi in arrivo soprattutto dal resto dell’Europa. Con i trasporti aerei ormai è possibile far
arrivare in giornata, ad esempio, salmoni dalla
Svezia, leoni di mare dal Canada e addirittura
storioni vivi dal Nord Europa. E comunque vario la merce in vendita nei due punti vendita.
A Porto San Giorgio, dove c’è molta più attenzione per il pesce fresco locale, almeno il
70% di quello che tengo è pescato dell’Adriatico. A Montegranaro, un centro con meno
esperienza a livello ittico, la percentuale scende a circa il 50%. Ma non è detto che quello
fresco sia molto migliore di quello surgelato,
anzi. Il nostro pesce è solo più saporito, causa soprattutto l’alta salinità del nostro mare.
D: Nei periodi di fermo pesca quindi come
sopperisce alla mancanza di “fresco”?
R - Il fresco comunque non manca mai del tutto, perché se c’è fermo pesca sull’Adriatico acquisto pesce del Tirreno, le cui razze sono più
o meno le stesse anche se i sapori sono meno
forti, e viceversa. E poi ci sono comunque i
surgelati e gli altri prodotti provenienti dal resto d’Europa. Quindi il fermo pesca non ci crea
grandi scompensi.
l a s o c i e t à d e l Co m u n e d i F e r m o p e r l ’ e ne rg i a
La differenza? La Solgas lavora per il territorio e reinveste sul territorio.
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l’ Agroalimentare 17
l’ Agroalimentare
Ripensare il fermo
pesca e frenare il caro
carburante: i nodi nelle
reti dei pescatori
LUIGI TARANTINI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE
PRODUTTORI PESCA, SPIEGA LE PROBLEMATICHE DEI
PESCATORI DI PORTO SAN GIORGIO
Tra crisi economica e la pressione attanagliante dei vicini porti di Civitanova
Marche e San Benedetto del Tronto, la
flotta peschereccia sangiorgese vive un
periodo difficile, con una progressiva
contrazione del numero dei pescherecci
(circa 10, contro i 100 di San Benedetto
e i 70 di Civitanova) e tante problematiche da risolvere, in primis quella
del fermo pesca e del caro gasolio. Ce
ne parla Luigi Tarantini, presidente
dell’Associazione Produttori Pesca di
Porto San Giorgio, cooperativa che
raccoglie molti dei pescatori dell’unico
centro portuale del Fermano.
D: Il fermo pesca, per quanto sia periodo di
sofferenza per i pescatori specie in questo momento di crisi, è necessario per consentire la
riproduzione delle specie acquatiche. Cos’è
che non va?
R - In genere il fermo pesca dura 30-40 giorni e si
effettua nel periodo estivo, quello nel quale i pesci iniziano a crescere dopo la posa delle uova di
fine primavera. Ma facendolo nei mesi di luglioagosto, quando a settembre si riprende l’attività,
il pesce è ancora troppo piccolo e concentrato
nella fascia entro le prime 10 miglia dalla costa.
Così bastano alcune settimane di pesca su e giù
per questa zona per catturare grandi quantità di
prodotto, ma di piccole dimensioni e al prezzo di
“spopolare” il mare. È controproducente fare il
pisco che molti pescatori sono contenti di farlo
ad agosto in modo da potersene andare in ferie
nel periodo migliore e comunque sarebbe molto
complicato fare un discorso di questo tipo. Ed
il mare si ripopolerebbe. E poi bisogna dire basta anche ai permessi di pesca nei giorni festivi.
D - Per quale motivo?
R - Andare in mare nei giorni di festa crea solo
un surplus di pescato che poi si rischia di non riuscire a vendere. Nei giorni di festa anche il mercato ittico fosse aperto, le pescherie sono chiuse
e i commercianti di conseguenza non acquistano.
Se però nel festivo non si esce in mare, il giorno
dopo si può vendere il pescato del giorno prefestivo. Così, invece, si crea un’eccedenza che non
si riesce a smaltire e si va a finire che per ricavare quello che si sarebbe potuto ricavare con un
giorno in mare se ne sono fatti due. Spendendo il
doppio di gasolio.
D - L’aumento del prezzo del petrolio vi tocca
quindi in maniera particolare, riflettendosi su
quello del gasolio.
R - Altroché! Per due giorni in mare ci vogliono
circa 1.250 litri al giorno di carburante che, a circa
60 centesimi al litro, fanno 700 euro al giorno. Se
incasso, in un giorno medio, circa 1100 euro e le
spese non finiscono con il pieno di carburante, nelle
brutte giornate nemmeno si riesce a coprire le spese. Qualche anno fa, quando il gasolio si aggirava
intorno ai 35 centesimi, il discorso era ben diverso.
D - Si parla tanto di riscaldamento dei mari e
di una tropicalizzazione delle nostre acque. Si
trovano nuove specie?
R - Molte razze tipiche dei nostri mari, come lo
sgombro e la sardina, sono quasi spariti lasciando il posto alla mazzancolla e al gambero rosa,
tipiche del sud del Mediterraneo fino a qualche
anno fa. Ma si iniziano a vedere anche i pesci
balestra, tipici delle acque tropicali, oltre a delfini e tartarughe, che ormai noi pescatori siamo
abituati a incontrare. I delfini, in particolare,
seguono le nostre reti e ci infilano il muso per
spizzicare qualche pesce senza troppo sforzo.
Alleanza di Filiera Ittica, un progetto
per rivalutare il comparto
Luigi Tarantini, presidente dell’Associazione Produttori Pesca
di Porto San Giorgio
fermo pesca, che è una risorsa, in questa maniera.
D - Come si dovrebbe allora utilizzare questo
strumento che lei stesso definisce una risorsa?
R - Innanzitutto bisogna diversificare il fermo
pesca in base ai periodi di riproduzione delle varie specie, non chiudere indistintamente
tutto il mare Adriatico, seguendo l’esempio di
molte altre nazioni del mondo. E comunque anche nel caso di bloccare l’Adriatico da Trieste
a Bari nei mesi estivi non serve a niente, bisognerebbe prolungarlo anche ai mesi di settembre
e ottobre, in modo da far crescere bene i pesci.
Vorrebbe dire far stare a terra i pescatori per 3-4
mesi e ci vorrebbe l’aiuto dello Stato per dare
loro sostegno economico in quei periodi. Ma ca-
L’INIZIATIVA DI CONFINDUSTRIA E FEDERPESCA
SERVIRÀ A RIPORTARE LE MARCHE IN PRIMO
PIANO NEL CAMPO DELLA PRODUZIONE E
COMMERCIALIZZAZIONE DEL PRODOTTO
“Il comparto ittico deve riappropriarsi degli
spazi che nella produzione sono stati lasciati ai
mercati stranieri e lo deve fare attraverso le sue
eccellenze”. Con queste parole Luigi Giannini, direttore generale di Federpesca nazionale
ha presentato il progetto, a San Benedetto del
Tronto, “Alleanza di filiera ittica”. Un’iniziativa che punta alla rivalutazione dell’intero
settore, primo esempio in Italia, seguito con il
massimo interesse sia a livello nazionale che
internazionale. “Le nostre eccellenze ittiche
possono essere messe sul mercato per creare una rete in modo che le importazioni non
vengano più subite ma si dia vita ad un vero e
proprio indotto che apra le porte della grande
18
il Territorio 19
l’ Agroalimentare
distribuzione – ha aggiunto Giannini – la sfida da vincere è mettere insieme un mondo che
finora non è riuscito ad esprimere a fondo le
proprie energie. In una fase di crisi economica
come questa, è fondamentale accantonare spinte individualistiche che porterebbero soltanto
al fallimento, concentrandosi invece su una razionale sinergia tra le diverse componenti del
settore. Le Marche costituiscono un’eccellenza
di qualità nel panorama ittico nazionale, ed in
quest’ottica s’inserisce il progetto che stiamo
presentando: non si tratta dell’ennesima sovrastruttura burocratica, ma di una rete di accordi
e di collaborazione per rilanciare il settore”.
Negli ultimi dieci anni, il fabbisogno pro capite di pesce è passato da 12 kg a 21 kg e l’Italia, per far fronte a questo aumento, è dovuta
ricorrere all’importazione dall’estero di poco
meno di un milione di tonnellate, visto che la
produzione nazionale non supera le 450 mila
tonnellate. L’idea presentata servirà a dar vita
ad un’alleanza di Filiera ittica che restituisca
centralità ai protagonisti del settore e rilanci un
comparto economico primario innovativo, tale
da porre sullo stesso piano chi il pesce lo pesca
e chi lo commercializza. La linea d’azione illustrata è per snellire e rafforzare la filiera di lavorazione del prodotto ittico, dal produttore al
consumatore, conseguendo il duplice obiettivo
di garantire a chi acquista la massima qualità
del pescato ad un prezzo minore, valorizzando
i pescatori che rappresentano quella parte della
catena di produzione troppo spesso lasciata ai
margini. Un progetto, nel suo complesso, innovativo e all’avanguardia per una realtà, quella marchigiana, che rappresenta il 19% della
produzione ittica italiana: un patrimonio da
salvaguardare, garantendo a produttore e consumatore un servizio sempre migliore. “La via
giusta per uscire dalla crisi è l’aggregazione fra
aziende – ha tenuto a sottolineare Aldo Bonomi, vicepresidente nazionale per le Politiche
territoriali e i distretti industriali di Confindustria – I distretti industriali devono saper creare
le condizioni giuste per la crescita e lo sviluppo
sfruttando la loro conoscenza del territorio”.
Monte Urano, Sant’Elpidio
a Mare e Porto Sant’Elpidio
E’ LA CALZATURA IL FILO ROSSO CHE UNISCE QUESTI TRE TERRITORI,
SOLO APPARENTEMENTE DIFFERENTI. CON LE SCARPE DEL FERMANO
AI PIEDI HANNO DANZATO E PRESENTATO GRANDI STAR DEL PANORAMA TELEVISIVO NAZIONALE ED INTERNAZIONALE, COME NATALIA TITOVA, MATILDE BRANDI, ANTONELLA CLERICI E PIPPO BAUDO.
Monte Urano
“Il fresco della collina a due passi dal mare: Monte Urano,
tra outlet e divertimento, tra sostenibilità ambientale e solidarietà sociale”.
A 251 metri di altezza si affaccia sulla bassa valle del Tenna, il centro è già abitato dai tempi di Roma e delle centuriazioni augustee. L’origine del suo nome è
incerta, forse deriva da Turan la Venere Etrusca,
o forse più probabilmente dal latino Taurus.
E’ uno dei tanti comuni di origine Medievale che
nascono intorno all’anno mille. Fu feudo dei Canonici della Chiesa di Fermo: nel 1055 per la prima volta viene citato su un documento come uno
dei cinque Castelli della Cattedrale di Fermo.
Nel 1198 fu saccheggiato e conquistato dalla vicina Sant’Elpidio a Mare e nel 1226 fu di
nuovo ceduto a Fermo. Nel 1301 tentò di costituirsi libero Comune ma nel 1357 è di nuovo indicato nella “Descriptio Marchiae Anconitanae“ come possedimento della città di
Fermo, “Castra Ultra Tomiam”, fu Francesco
Sforza nel 1445 a ricostruire il centro abitato e la cinta muraria come nuova fortificazione dando forma all’interno del Castello.
Durante il governo napoleonico fece parte del dipartimento del Tronto e nel 1816 è incluso nella
delegazione di Fermo come sede di governatorato.
Di particolare interesse storico è l’intero nucleo centrale, con Porta del Sole del XIV secolo; una volta in Piazza della Libertà vediamo la Chiesa Parrocchiale di San Michele
Arcangelo in stile neoclassico dell’architetto
Carducci con modifiche di Sacconi. All’interno
si conservano: un Crocifisso ligneo del 1700,
una Croce astile sbalzata in argento del 1500
ed una Madonna con Bambino di Fontana.
Da un lato della Chiesa c’è il palazzo Comunale
con dipinti dello Spagnolini, dall’altro la torre
detta dell’orologio con arco gotico da dove si accede alla rocca, dove unico sbocco è la porta del
baluardo con arco acuto protetta da un bastione,
fuori le mura ci sono, la Chiesa di Santa Maria
Apparente in stile romanico del XIV secolo e la
Chiesa di Sant’Isidoro con un affresco del 1400
dove è rappresentata la Madonna delle Nevi.
Patrono del Paese è San Michele Arcangelo,
protettore di giudici, bancari, radiologi, poliziotti, pompieri, paracadutisti, schermitori, armaioli,
arrotini, merciai, speziali, fabbricanti di bilance,
magliai, cappellai, invocato per la buona morte.Il fresco della collina a due passi dal mare:
Monte Urano, tra outlet e divertimento, tra
sostenibilità ambientale e solidarietà sociale.
Francesco Giacinti,
sindaco di Monte
Urano
20
il Territorio 21
il Territorio
Sant’Elpidio a Mare
“Arte, storia, cultura, calzature di qualità, turismo commerciale, accoglienza, buona cucina: tanti tesori racchiusi in un
unico scrigno. Questa è Sant’Elpidio a Mare, uno dei centri
più importanti della Provincia di Fermo, che forte del suo
glorioso e ricco passato sa guardare al futuro con occhi moderni e con obiettivi di sviluppo, benessere e crescita per poter rappresentare degnamente questo territorio sia in campo
nazionale che internazionale”.
Alessandro Mezzanotte, sindaco di
Sant’Elpidio a Mare
Situato a 251 metri sul livello del mare, i
suoi primi insediamenti risalgono all’VIII
secolo a.C. testimoniati da una necropoli picena e da reperti archeologici che attestano la sua prosecuzione in epoca Romana.
Il Castello fa la sua prima apparizione ufficiale
nell’886 in un documento di Carlo il Grasso, in
seguito Sant’Elpidio sarà libero Comune schierato totalmente su posizioni guelfe e battaglierà spesso con la vicina Fermo. Nel 1328 subirà
l’attacco ed il saccheggio dei fermani capeggiati
da Rinaldo da Monteverde. Dovettero passare
12 anni prima che Sant’Elpidio potesse avere
la sua rivincita. Il Comune fu però nuovamente
sconfitto e distrutto da Rinaldo nel 1376: da questo momento iniziò la sua decadenza. Nel 1431
sarà Francesco Sforza a saccheggiare nuovamente il Castello parzialmente ricostruito. Nel 1570 riacquistò nuova
importanza con un nuovo governo e nuovi statuti. Nel 1797 insorse contro l’occupazione francese con la battaglia del Colle
dei Cappuccini. Il 30 settembre 1828 con bolla
Papale di Leone XI il Castello di Sant’Elpidio fu
elevato al rango di Città. Le principali attrattive
storico culturali del paese sono costituite dalla
cinta muraria, che comprendono porta Marina,
porta Canale e porta Romana del XIII - XIV secolo. Nella piazza del XV secolo c’è la torre gerosolimitana dei monaci guerrieri chiamati più
tardi Cavalieri di Malta, con una lunetta in
rilievo della Crocifissione proveniente
dalla Basilica di Santa Croce dell’
XI secolo. Il Palazzo Comunale con facciata del 1600 dove
all’interno si conserva un polittico di Vittore Crivelli e opere
del Domenichino; la ricca chiesa di San Filippo
con organo Callido; la chiesa di San Francesco
(già Santa Maria in Piazza) con altro organo Callido; la chiesa della Misericordia con affreschi
del Pomarancio; la Collegiata di Sant’Elpidio
con facciata gotica del XIV secolo ed un sarcofago romano del III secolo; la chiesa Madonna dei Lumi con facciata del XII sec.; la chiesa della Madonna degli Angeli del XV sec.; il
museo della calzatura; la Pinacoteca Comunale.
Fuori porta la Basilica di Santa Croce ad oggi
diroccata del XI secolo, la Basilica di Maria
Santissima della Misericordia del XVI sec. con
dipinti di Boscoli, del Pomarancio e del Lilli.
Patrono del Paese è Sant’ Elpidio Abate e qui
riposano le sue spoglie: visse nel IV secolo nelle
Marche, il suo nome significa ”dona speranza “.
Porto Sant’Elpidio
“Un ambiente cordiale e accogliente, gli innumerevoli outlet
prestigiosi, l’intrattenimento, il mare, la storia e la cultura
che rivivono negli insediamenti villanoviani che testimoniano
la presenza di comunità proto etrusche, sono solo alcuni dei
tanti buoni motivi per visitare la nostra città”.
Costantemente legato a Sant’Elpidio a Mare
di cui ne era il porto naturale, è il più giovane dei comuni piceni, nato nel 1952. I ritrovamenti di tombe picene nelle frazioni di Pian di
Torva e della Corva ci rivelano insediamenti di questa civiltà sin dal VII - VI sec. a.C.
Si racconta inoltre che le truppe di Annibale reduci
dalla vittoriosa battaglia delTrasimeno allestissero
un campo permanente proprio in questo territorio.
Il Porto di Sant’Elpidio a Mare è citato nell’886
in un documento inerente la Chiesa di Santa Croce che in quell’occasione veniva elevata ad Abbazia Imperiale, tale documento era redatto per
l’Imperatore Carlo il Grasso. Nel 1252 una bolla
firmata da Papa Innocenzo IV concedeva agli
abitanti del luogo di costruire un porto. Nel 1416
è citato come scalo marittimo a tutti gli effetti
con una propria dogana, con tanto di contingente
militare al fine di garantire la sicurezza nei molteplici scambi commerciali e proteggere la zona
dalle scorrerie dei pirati e dagli assalti dei Turchi:
ciò avvenne per tutto il Medioevo seguendo ovviamente le vicissitudini del comune principale.
Con l’invasione napoleonica il territorio per la sua
Mario Andrenacci,
sindaco di Porto
Sant’Elpidio
Porto S. Elpidio
S. Elpidio a Mare
Monte Urano
posizione geografica dovrà sopportare il continuo
passaggio di truppe, vi cercherà vanamente rifugio
il Cardinale Bernetti segretario di stato di Pio IX.
Fra gli elementi rimasti di maggior interesse
storico emerge la torretta di avvistamento costruita nel XVI secolo: oggi chiamata dell’orologio, è situata lungo la statale Adriatica.
Di particolare interesse la chiesa dell’Annunziata, dove si conserva il dipinto dell’Assunzione della Vergine di Nicola Monti del XVII
secolo. Inoltre il Santuario della Corva dove
dal 1829 si ricordano diversi miracoli. Sono
anche visitabili villa Barucchello, villa Murri e villa Bernetti, Trevisani e Rutigliano.
Patrono del paese è San Crispino. Strettamente legato ad esso, sono i martiri del III secolo
a Soissons, protettori di calzolai, ciabattini e
per estensione a tutti i lavoratori della pelle.
Nell’iconografia sono rappresentati intenti nel
loro lavoro di calzolai.
22
il
il Territorio
Rilanciare la montagna
come risorsa
La Provincia torna ad
investire sul territorio
montano con l’obiettivo
di rivitalizzare l’economia e ricostrure le comunità ormai perdute
La montagna, un’inestimabile risorsa ambientale del Fermano torna al centro delle attenzioni
istituzionali come bene da tutelare per la salvaguardia del suo patrimonio storico e paesaggistico e strumento di sviluppo economico per
tutta la Provincia. Proprio l’Ente provinciale e in
particolare l’assessorato ai Parchi e le Politiche
per la Montagna ha deciso di indirizzare investimenti verso il territorio montano, con l’obiettivo primario di ripristinare un sistema economico che consenta di rilanciare le residenze
permanenti perdute nei decenni del tumultuoso
sviluppo industriale. In tal senso le priorità individuate sono il sostegno alla qualità della vita e
dei servizi sociali, la qualificazione dell’offerta
formativa delle scuole di montagna, il potenziamento dei servizi assistenziali e sanitari e la
salvaguardia-valorizzazione delle aree protette
conciliando le esigenze di tutela con quelle di
visita. Resta fondamentale, inoltre, nelle scelte
Il torrente Ambro
C
alzaturiero
Expo Riva Schuh, forti
segnali di ripresa dalla
prima fiera internazionale
dell’anno
TRA LE NOVITÀ LANCIATE DURANTE LA 75ESIMA EDIZIONE
DELLA MANIFESTAZIONE C’È EXPO RIVA SCHUH INDIA
Il santuario dell’Ambro
di investimento, la realizzazione dei cosiddetti
“pacchetti turistici”, cioè di quella rete di proposte che sostengono le attività dell’artigianato
locale. “Basti pensare alla presentazione di due
progetti che attingono ai finanziamenti stanziati
dalla comunità europea sul turismo religioso risponde l’assessore Adolfo Marinangeli - che
vede nel Santuario dell’Ambro, il centro della
religiosità fermana. Inoltre grazie al contributo
economico della Provincia si vuole costruire un
Consorzio degli operatori turistici della montagna che metta in rete tutti gli operatori del settore. Uno strumento di programmazione, promozione e di servizio che abbia come obiettivo di
fare sinergia anche con gli enti locali montani, il
Parco Nazionale dei Sibillini, le case del parco,
gli operatori turistici, i musei e le pinacoteche.
In quest’ottica si inquadra perfettamente allora
la prossima costituzione di una Consulta per la
Montagna – precisa Marinangeli - che avrà lo
scopo di sviluppare programmi per tentare di
risolvere problemi specifici, come la sicurezza
del territorio, la deforestazione, le carenze nel
settore dei servizi alla persona, l’adeguata tutela
dell’ambiente, la promozione dell’agricoltura di
qualità montana. Determinante allora per la realizzazione di questi importanti progetti sarà l’utilizzo delle risorse del piano di sviluppo rurale
previsto dalla Regione (Psr), dopo l’approvazione del piano integrato territoriale (Pit) da parte
della Provincia e la successiva emanazione dei
bandi”. Idee chiare e progetti concreti dunque,
per promuovere la vera idea di sviluppo sostenibile in un ambito territoriale di riferimento che
ha tutte le carte in regola per aspirare a una nuova fase di vitalità socio-economica e culturale.
Segnali di fiducia e di ripresa arrivano
dalla 75esima edizione di Expo Riva
Schuh, la fiera internazionale per la
calzatura di volume, svoltasi a Riva
del Garda, dal 15 al 18 gennaio. Ottimi i dati registrati nella quattro giorni
che sono di buon auspicio per tutto il
settore calzaturiero internazionale. I
numeri evidenziano un aumento dei
visitatori del 9.2% rispetto allo scorso anno. “Questi numeri sono per noi
fonte di grande soddisfazione - commenta Roberto Pellegrini, presidente
di Riva del Garda Fierecongressi Allo stesso tempo sono anche un riconoscimento importante del lavoro
fin qui svolto, frutto di una grande
attenzione alle esigenze del mercato
sia dal punto di vista dei produttori
che dei compratori che fanno di Expo
Riva Schuh un modello fieristico
vincente. Anche il numero in crescita degli espositori ci fa guardare con
ottimismo al futuro”. “In netta cresci-
ta - afferma Giovanni Laezza, direttore di Riva del Garda Fierecongressi - gli operatori del settore dell’area
mitteleuropea e dell’est Europa. In
aumento anche i piccoli dettaglianti
grazie al progetto “Quick Producer”
che ha avvicinato alla manifestazione i buyer interessati alle collezioni
veloci e ai riassortimenti per la primavera/estate alle porte”. Durante la
fiera i 1187 espositori, di cui circa il
69% stranieri provenienti da 38 paesi, hanno presentato le collezioni per
l’autunno/inverno 2011/2012. “Gli
espositori di Expo Riva Schuh - sottolinea Brigitta Bancher, responsabile
della manifestazione - hanno proposto calzature con un forte contenuto
moda, cavalcando le tendenze del
momento consapevoli che non è più
sufficiente presentare prodotti esclusivamente attenti al prezzo. Come
prima manifestazione della stagione
gli espositori hanno saputo pensare
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23
24
il
C
alzaturiero
a calzature di tendenza per materiali,
forme e colori”. La manifestazione è
stata anche l’occasione per presentare Expo Riva Schuh India, il nuovo
progetto fieristico che si terrà dal 28
al 30 luglio prossimi a Nuova Delhi
con oltre 200 espositori internazionali e indiani. Firmato a Riva del Garda
anche il primo contratto: TATA International, la multinazionale indiana che ha una divisione calzature, è
infatti il primo espositore della nuova iniziativa fieristica. Una nazione,
quella indiana, in continuo sviluppo
con un mercato delle calzature stimato in 4 miliardi di dollari con una
crescita annua del 18%. L’ambasciatore indiano H.E. Debabrata Saha e
il console generale dell’India S.K.
Verma sono stati ospiti a Expo Riva
Schuh sottolineando ulteriormente
l’importanza che Expo Riva Schuh
India riveste per il mercato indiano.
“Approdare su questo mercato - sottilinea Roberto Pellegrini - con una
manifestazione nuova appositamente
Micam ShoEvent
creata per gli espositori e i visitatori
è una eccellente opportunità di business e di internazionalizzazione per
Expo Riva Schuh. Nei prossimi quattro anni è previsto un vero e proprio
boom di crescita del mercato indiano.
Essere presenti fin da ora, permetterà
di creare una manifestazione internazionale che rispecchi le esigenze del
mercato di riferimento, trainando e
consolidando le attuali potenzialità
commerciali. Questi dati - conclude
- vanno poi inquadrati nel più vasto
panorama economico che parla di una
crescita del PIL del 6-8% e di una popolazione di fascia media con potere
d’acquisto in aumento.
La trasformazione in
atto nel settore distributivo che si sta sempre più modernizzando
secondo logiche più
industriali, rappresenta
un’ottima opportunità
per tutte le aziende che
offrono un prodotto
con un buon contenuto
moda”. Tra i partner di
questa nuova iniziativa fieristica anche la
Camera di Commercio di Fermo presente alla fiera con una delegazione
di imprese del territorio e con la sua
azienda speciale Fermo Promuove.
“Il nostro mercato di riferimento resta
quello europeo e in particolar modo
quello tedesco – commenta Nazareno
Di Chiara, presidente di Fermo Promuove – quindi i momenti di scambio
e collaborazione come l’Expo Riva
Schuh sono fondamentali per avvia-
re rapporti e solidificare intese con i
buyer presenti. Proprio nella prospettiva di moltiplicare questi momenti di
visibilità e promozione per le aziende
del territorio, abbiamo pensato di partecipare e dare vita ad un Expo Riva
Schuh anche in India. Un progetto a
lungo respiro, in fase di
concretizzazione, che
prevede la presenza a
Nuova Delhi, del maggior numero di aziende
del nostro distretto”.
La prima edizione di
Expo Riva Schuh India, punta ad avere circa 200 espositori internazionali e indiani con
un format innovativo.
È, infatti, la prima fiera in India a proporre
ai buyers nazionali ed internazionali
il prodotto finito di tutte le categorie
merceologiche. Non solo calzature,
ma anche accessori in pelle, borse,
valigie, cinture e guanti. Ci sarà poi
un’area dedicata ai nuovi trend di
mercato, alle nuove collezioni moda,
rappresentate da alcuni brand europei.
Nei prossimi
quattro anni
è previsto un
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boom di crescita del mercato
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C
alzaturiero 25
Un lusso che
dobbiamo
permetterci
PER UNA VISIONE DEL DISTRETTO
CALZATURIERO DEL “BUONO E DEL BELLO”
“La necessità di un passo in avanti.
Da molti anni, e molto spesso ancora oggi, parliamo di distretto calzaturiero e di produzione di
scarpe in maniera troppo superficiale e ormai siamo talmente presi dai nostri ragionamenti e intenti a dire chi abbia torto o ragione, che non riusciamo a guardare la realtà che in questi anni si
è trasformata profondamente e che oggi ci interpella a “vedere”, a “valutare”, a “progettare” e
a “fare” in maniera diversa”. Con queste parole Enrico Ciccola, titolare del Calzaturificio Mario
Bruni esprime la sua opinione per una nuova visione del distretto calzaturiero fermano. “Credo sia
giunto il momento di dirci almeno tra di noi che:
- “non tutte le scarpe sono uguali” e “non tutti sono in grado di fare alta qualità”;
- “non tutte le scarpe richiedono gli stessi livelli di professionalità”; “prodotti di lusso” richiedono
“professionalità di lusso” e “processi di costruzione di qualità”;
- “le associazioni sono orientate dalle aziende che fanno volumi e poco attente alle necessità delle
aziende medie e piccole che fanno qualità”.
In questa fase è importante condividere alcune questioni, non per dividere o per escludere, piuttosto
per aumentare la capacità di fare le “cose utili” che servono per le diverse condizioni e le diverse
traiettorie delle nostre aziende. E’ evidente che un’azienda che fa volumi e ha scelto una politica di
delocalizzazione ha bisogni solo in parte convergenti rispetto ad una azienda che ha scelto la qualità e il “Made in Italy”. Nel nostro distretto queste due tipologie di aziende devono trovare una attenzione specifica per ciascuna delle condizioni. Occorre dirci in maniera trasparente che accanto a
bisogni comuni ci sono necessità specifiche e che non esistono politiche che vadano bene contemporaneamente per le une e per le altre. Questo problema c’è e bisogna analizzarlo! Magari non abbiamo la soluzione a portata di mano, ma possiamo impegnare le nostre intelligenze a trovare qualche
ipotesi di soluzione. Ma non basta: anche nel “Made in Italy” occorre differenziare. E’ il momento
di riconoscere un’area che è possibile definire “Alta gamma”. Credo che tale differenziazione possa
aiutare a riconoscere quelle aziende che producono in Italia scarpe di qualità e di lusso. Occorre
valorizzare questo enorme patrimonio perché già oggi, e ancora di più domani, è il nostro “tesoro”
di professionalità, di creatività, di capacità di export e di fatturato, di valore economico e culturale.”
D - Che cosa dicono i dati?
THE WORLD FINEST SHOES
il
R - Seppure non ci sia una grande mole di dati disponibili, tuttavia alcune questioni sono state evidenziate da alcuni lavori anche di recente pubblicazione.
Ad esempio le conclusioni di uno studio di Intesa
San Paolo sulla moda e il lusso (nov.2010) ci consegnano alcune evidenze:
- lo scenario macro per il prossimo biennio vede
una moderata crescita dell’economia mondiale,
con un ulteriore spostamento delle quote di merca-
to verso i paesi emergenti;
- in questo contesto, i ritmi di crescita previsti per
le imprese della moda non consentiranno a breve
di ritornare ai livelli pre-crisi;
- rimane, pertanto, elevata la probabilità di ristrutturazioni e uscite dal mercato degli operatori più deboli che hanno fortemente sofferto durante la crisi del 2008-09;
- anche nel periodo più difficile, tuttavia, vi è stato un nucleo di imprese in grado di battere la crisi attraverso la qualità, la ricerca ed il marketing;
- questi driver saranno sempre più importan-
... non tutte
le scarpe richiedono gli
stessi livelli di
professionalità; prodotti di
lusso richiedono professionalità di lusso
e processi di
costruzione di
qualità...
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il
C
alzaturiero
la Sanità
Micam ShoEvent
ti per le nostre aziende che si troveranno ad
affrontare mercati caratterizzati da una competizione ancor più serrata con elevata incertezza sui costi delle materie prime e sui cambi.
Indicazioni utili arrivano anche dagli studi della Fondazione Altagamma in collaborazione con l’Università Bocconi in relazione ai trend di Italia, Usa e Cina.
Ancora altre indicazioni importanti arrivano da uno
studio di Anci, Nomisma e Monte dei Paschi, soprattutto perché ci ricorda come “Vi sono infatti economie emergenti che, in ottica prospettica, potrebbero diventare importanti mercati di sbocco, anche
alla luce del fatto che la crescita attesa del numero
di persone benestanti (intese come soggetti con un
PIL pro capite > $ 30.000), e quindi con una capacità
di acquisto tale da poter comprare beni di consumo
di qualità medio-alta, è superiore nelle Economie
Emergenti rispetto a quella dei paesi sviluppati.
Le stime effettuate indicano in particolare che,
oltre a Russia e Cina, il maggiore incremento della popolazione benestante da qui al 2015
si avrà in India, Brasile e Messico, paesi che
già oggi hanno un numero di individui “potenziali acquirenti” superiore ai 14 milioni.
Altri paesi presentano interessanti potenzialità
da questo punto di vista (Indonesia, Corea e la
vicina Turchia), mercati che per il momento de-
tengono quote molto marginali dell’export complessivo del settore (soprattutto l’Indonesia)”.
D - Ipotesi di lavoro?
R - Da un lato la riflessione “interna” sul distretto e sulle nostre aziende, dall’altro la riflessione
“esterna” sui mercati tradizionali ma soprattutto
quelli in sviluppo sostengono l’idea di pensare
un “distretto al plurale” dove convivono traiettorie di sviluppo diverse che possono avere bisogni e interessi diversificati e a volte configgenti.
In questo senso è giunto il momento di sviluppare un “focus” sulla “qualità e il lusso” attraverso
la costituzione di uno specifico gruppo di lavoro. Il primo obiettivo è quello di rendere visibili
le “storie della qualità e del “lusso”: da “storia
marginale” a “chance per immaginare il futuro”.
Un secondo obiettivo è di ragionare intorno
ai “fabbisogni professionali per il lusso”: “ci
vogliono anni per costruire “professionalità
per il lusso” e occorre pensare nuovi processi
e nuove istituzioni formative per il lusso. Un
terzo obiettivo è quello di pensare una politica e una governance per la qualità e il lusso.
D - Quale, secondo lei, la
ricetta per andare avanti?
R - In conclusione occorre
riconoscere quante volte
abbiamo tentato di avviare
dei percorsi di conoscenza,
di scambio e di cooperazione tra diverse realtà imprenditoriali senza la capacità di produrre risultati.
E’ giunto il momento di
“accettare la sfida” e scommettere sulla fiducia che
anche nel Fermano queste
cose siano possibili. Lo
dobbiamo a noi “imprenditori storici” e lo dobbiamo ai nostri giovani.
Questa è la responsabilità
che mi sento e che vorrei
condividere.
Sanità: servizi
a rischio per
mancanza di
personale
La Cisl Funzione
Pubblica denuncia
la perdita di 25
posti di lavoro per
effetto dei tagli
apportati dall’Asur
e dalla Regione
L
a Zona Territoriale n. 11 perde parte del
personale, per effetto dei tagli apportati
dall’Asur e dalla Regione. Già da tempo il panorama dei posti di lavoro era sotto il mirino dei
riflettori. Infatti, la Cisl Funzione Pubblica già
nell’ottobre scorso aveva lanciato l’allarme, evidenziando come i tagli sul personale avrebbero
messo a dura prova la sopravvivenza di molti
servizi sanitari. Quello che tre mesi fa poteva essere solo un’impressione, oggi si è concretizzato. Sono infatti circa 25 i contratti di lavoro persi
presso la Zona Territoriale di Fermo. Le figure
interessate dai tagli sulla spesa per il personale
sono sia della dirigenza che del comparto. Per
quanto riguarda la dirigenza, si sono persi posti di Medico tanto da mettere in forte difficoltà l’area dell’emergenza e del Pronto Soccorso.
Per il comparto invece si è trattato di posti di
Infermiere, Ausiliario ed alcuni amministrativi.
Intanto sono circa 70.000 le ore di lavoro in eccedenza e più di 80.000 le giornate di ferie non
godute. “A ciò si aggiunge il fatto – dichiara il
segretario generale Giuseppe Donati - che la
Zona Territoriale n.11 deve ancora lamentare
la mancata copertura dei Primariati vacanti che
hanno portato al decadimento di alcune Unità
Operative che prima addirittura potevano vantare una mobilità attiva importante. Perché non si
avviano i concorsi per i primariati di Urologia,
Ostetricia e Ginecologia e Medicina, scoperti da
anni? Molte Unità Operative di Fermo mostrano
difficoltà oggettive a coprire i turni di guardia
dei medici o a rispondere alle richieste d’intervento. Un esempio su tutte l’Oculistica che lamenta una forte carenza di medici in rapporto
all’attività ambulatoriale ed operatoria svolta ma
soprattutto che potrebbe svolgere se avesse l’organico pieno. In sofferenza anche l’Ortopedia
mentre l’Otorinolaringoiatria, accorpato di recente all’Urologia, va vanti con soli 3 infermieri
anche se, per alcune procedure d’impiantistica è
un punto di riferimento anche per utenti di fuori
regione. La Citologia ed il Laboratorio Analisi
vanno avanti senza i Tecnici, promessi da tutti
ma assunti da nessuno. E’ imminente l’apertura
dei sei letti di Gastroenterologia presso la Medicina Multidisciplinare ma il tutto avverrà con
un organico di Infermieri ed OSS assolutamente
si sono persi
posti di Medico tanto
da mettere in
forte difficoltà l’area
dell’emergenza e del Pronto Soccorso
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28
la Sanità
I Direttori di
Zona vanno
e vengono da
e per Ancona
giornalmente
per tentare di
portare a casa
qualche assunzione
la Sanità
contato che dovrà assistere anche pazienti nefropatici e neurologici. La Cisl FP torna quindi a
denunciare un forte stato di sofferenza e di malessere all’interno della Zona 11 che precipiterà
se i previsti 28 incarichi a tempo determinato di
infermieri ed OSS in scadenza entro fine mese
non dovessero essere prorogati o sostituiti – continua il Segretario generale - L’area Territoriale
non fa eccezione. Il servizio di Adi (Assistenza
domiciliare integrata) è in forte sofferenza per
mancanza di personale infermieristico e dal 1°
gennaio si deve pensare anche come assistere i
7.000 utenti dei comuni di Pedaso e Campofilone assorbiti dalla Zona Territoriale 11. Ci sono
poi delle Strutture Territoriali che “scoppiano”
per richiesta di accesso e per carico di lavoro,
vedi per esempio la Rsa di Petritoli, con un organico assolutamente inadeguato, e altre come
l’Hospice che da molte settimane è praticamente
vuota. Non è più tollerabile il sistema di “mercato” che l’Asur ha voluto instaurare per l’autorizzazione delle assunzioni. I Direttori di Zona
vanno e vengono da e per Ancona giornalmente
per tentare di portare a casa qualche assunzione
– conclude Donati - Tutto questo nell’assoluta
indefinitezza di un progetto regionale di riorga-
Cittadini a confronto con la
Sanità fermana
Abbiamo fatto alcune domande a tre
cittadini sulla situazione dell’ospedale di
Fermo. Ecco le risposte:
nizzazione della sanità. In pratica la Giunta Regionale deve dire chiaramente su cosa continuare ad investire, cosa accorpare, cosa riconvertire
ma soprattutto cosa eliminare, assumendosene
la responsabilità, per consentire al sistema di
sopravvivere al taglio di 26 milioni di euro di
minori trasferimenti dalla Stato alla Regione
previsto per il 2011. Chi si deve muovere è bene
che lo faccia in fretta perché oggi è toccato agli
Ausiliari andare a casa e spalancare le porte ad
una gestione del servizio delle pulizie esterno
sempre più massiccio ma domani, chi sa, a chi
o cosa toccherà? Forse alla stessa assistenza?”
“Non entravo all’ospedale da quasi 15 anni e
ho trovato un’organizzazione perfetta. Avevo
una polmonite in atto e nel giro di poche ore
ho svolto tutti gli esami necessari senza imbattermi in particolari disfunzioni. Forse per un
anziano districarsi tra i vari reparti non è così
agevole, un po’ di confusione c’è, ma per un
giovane non ci sono particolari problemi. Non
mi trovo d’accordo con chi dice che la sanità
fermana non funziona, per lo meno per quanto
riguarda la mia esperienza personale e quella
della mia famiglia”.
Giorgio Gioventù, Fermo, farmacista
“Il servizio è ottimo, con i medici con i
quali mi sono rapportato mi sono trovato
benissimo. A volte si esagera nel condannare piccole disfunzioni che ci possono stare.
L’ospedale serve moltissime persone, non
possiamo pensare che tutto e tutti ruotino
intorno a noi. Anzi, il personale mi pare
faccia moltissimo per alleviare le sofferenze
dei pazienti”.
Giuseppe Miandro, Fermo, pensionato
www.scinformatica.com
“Ho passato diversi ospedali, tra i quali
quelli di Ancona e Perugia, ma a Fermo mi
sono operato più volte trovandomi sempre
più che bene. Anzi, viste le condizioni della
sanità italiana, mi pare che qui si facciano
i salti mortali per far andare tutto per il
meglio nonostante dal Governo non arrivino
grandi sostegni”.
Giuliano Postacchini, Fermo, pensionato
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30
la Sanità
terapia del dolore
terapia del dolore
Algologia
Fermo, una delle
cento città contro
il dolore
Al capoluogo di provincia il primato
regionale per la lotta alla sofferenza
Un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un danno
tissutale. E’ la definizione di dolore delineata dalla International
Association for the Study of Pain. Un problema di salute pubblica che
colpisce il 26% degli italiani.
C
lassificabile in cinque tipologie: nocicettivo (quando compare dopo un trauma) neuropatico (nel piede del diabetico o nelle infezioni da herpes) misto (nelle lombo sciatalgie)
psicogeno (dovuto allo stress) cronico (quando
perdura per almeno 3 mesi). Quest’ultimo, il
dolore cronico, colpisce in Italia 12 milioni di
persone, 75 milioni in Europa. Si tratta di un
fenomeno dal forte impatto sociale, che causa
all’economia nazionale una perdita di oltre 3
milioni di ore lavorative. Eppure sono lunghi i
tempi di attesa per un trattamento adeguato nei
Centri di Terapia del Dolore (da 3 a 6 mesi).
Ma qual è l’approccio al dolore? L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne suggerisce uno
terapeutico di tipo sequenziale, partendo dagli
antinfiammatori fino agli analgesici oppiacei
deboli o forti. Se il dolore è lieve va trattato attraverso i farmaci anti infiammatori non steroidei, se è moderato vanno somministrati oppiacei deboli, se è grave occorrono oppioidi forti.
La legge n. 38 del 15 marzo 2010 rivoluziona
la concezione del dolore in Italia, riconoscendolo come malattia ed introducendo importanti
novità assistenziali che coinvolgono personale
sanitario e pazienti. Stanziata una quota di 50
milioni di euro (per il triennio 2010-2012) in
aggiunta ad altri 100 milioni, inseriti dal 2009
tra gli obiettivi di piano del Fondo sanitario nazionale, risorse destinate alla cura del dolore.
Istituito per monitorare la destinazione delle
risorse l’Osservatorio nazionale permanente. Il
nostro Paese è agli ultimi posti in Europa nel
consumo di morfina. Con la legge 38 del 2010
è stato fatto un passo cruciale nella direzione
di riallineare l’Italia agli altri Paesi europei
nella gestione del dolore. I progressi della farmacologia degli ultimi 20 anni consentono di
ridurre il dolore nel 90% dei casi. In Italia le
strutture preposte alla cura dei malati sono 200.
Nelle Marche è ben noto il Centro di Terapia
del Dolore e Cure Palliative dell’Ospedale di
Fano, ma in Provincia di Fermo una nuova rete
assistenziale sta crescendo, fino ad assumere
un ruolo di primo piano a livello regionale.
Una importante realtà è data dall’Unità Operativa Circoscrizionale di Anestesia e Rianimazione diretta dal Dottor Massimo Valente. Dal
2006 nel Poliambulatorio di Via Gigliucci a
Fermo è attivo l’Ambulatorio di Terapia del Dolore, aperto tutti i lunedì, martedì e giovedì dalle 14.30 alle 20.00. L’attività viene svolta dalla
responsabile dell’U.O.S. di terapia del dolore,
Dott.ssa Patrizia Pompei e dai suoi collaboratori. L’ambulatorio di terapia del dolore di Fermo,
nel 2009 ha eseguito 2.900 prestazioni nell’ambito del dolore acuto e persistente o cronico. Entro il 2011 verrà attuato un progetto che prevede
la continuità assistenziale tra le strutture ospedaliere e il territorio, mediante l’erogazione di
assistenza domiciliare antalgica, ai portatori di
gravi patologie dolorose con elevata disabilità.
All’Ambulatorio di Via Giglucci si affianca il
Centro di Piazzale Kennedy a Fermo, interno
alla Casa di Cura Villa Verde, poliambulatorio
specializzato in analisi e fisioterapia, nel quale
una equipe medica di altissimo livello, diretta
dall’anestesista rianimatore, Dott. Giuseppe
Ciliberto, si occupa della terapia del dolore.
Quando sembra che per il paziente non ci sia
più nulla da fare, subentra l’Hospice di Montegranaro. Il centro riceve i malati di cancro in
fase terminale. Con servizio di assistenza gratuito, inserito al 3° piano della struttura sede del
Distretto n. 2 l’edificio è suddiviso nella zona
di accoglienza, la zona tecnica e 10 camere singole, la cucina per i degenti ed il soggiorno.
Attivo dal 17 luglio 2009 l’Hospice non è un
ospedale ma una struttura che accoglie i malati e si prende cura anche delle loro famiglie.
L’orario di visita va dalle 8 alle 20 tutti i giorni. Responsabile dell’Hospice, che presidia il
percorso clinico assistenziale, dalla dimissione
protetta ospedaliera ai livelli assistenziali territoriali è il Dottor Vincenzo Rea. Della sua equipe fanno parte il Direttore dell’U.O.C. Oncologia, Dottor Lucio Giustini e la coordinatrice
infermieristica, Dott.ssa Maria Rosaria Borriello. La struttura nel 2009 ha accolto 41 pazienti,
numero di ricoveri più che triplicato nel 2010,
quando i pazienti sono arrivati a quota 138. Settant’anni l’età media e 14 i giorni di degenza.
Ma l’idea di realizzare qualcosa che potesse
contribuire ad eliminare il dolore e portare il
sorriso nel mondo è venuta anche all’imprenditore del settore oftalmologico, fondatore del
gruppo delle due 00 (OO Group) leader internazionale nel campo dell’oftalmologia: Enrico
Biondi. L’imprenditore fermano durante un
convegno sull’oculistica svoltosi a Parma nel
marzo 2009 è entrato in contatto con il team del
Professor William Raffaeli, Dirigente dell’Unità Operativa di Terapia Antalgica e Cure Palliative dell’Ospedale Infermi di Rimini. Da
quell’incontro ha cominciato a prendere corpo
l’idea di dar vita ad un progetto ambizioso.
Un anno dopo, l’11 marzo 2010, nasce la Sezione Territoriale di Fermo della Fondazione
Isal (Associazione Territoriale Amici di Isal).
Unica nelle Marche. Presidente Enrico Biondi, Segretario Giuseppe Ciliberto, Soci Onorari l’Arcivescovo di Fermo Monsignor Luigi
Conti ed il Prefetto di Fermo Emilia Zarrilli.
Favorito così il progetto delle Cento città contro il dolore, la Sezione Territoriale di Fermo
finalizzata alla solidarietà sociale nel campo
dell’assistenza alla sofferenza, continua ogni
giorno la sua opera, mediante il volontariato,
le donazioni ed il sostegno delle attività dei
Centri di Terapia del dolore presenti nel territorio. Un primato ragguardevole raggiunto
sul fronte della lotta alla sofferenza, per la più
piccola Provincia marchigiana capace di far
valere la sua grandezza, quando necessario.
la Sanità
Nelle Marche
è ben noto il
Centro di Terapia del Dolore e
Cure Palliative
dell’Ospedale
di Fano, ma
in Provincia
di Fermo una
nuova rete
assistenziale sta
crescendo
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la Sanità
San Valentino 33
terapia del dolore
Faccia a faccia
con Enrico Biondi
San Valentino
tutto l’anno:
le due facce
dell’Amore
Intervista al Presidente dell’Associazione Isal
e il suo impegno per la terapia del dolore
D - Come ha conosciuto la Fondazione Isal e
la terapia del dolore?
Enrico Biondi all’incontro
con Papa Benedetto XVI
R - Per parlarne devo partire dal mio lavoro.
Sono Presidente di industria farmaceutica oftalmica e tutti i fine settimana sono impegnato
in convegni medico oculistici che si svolgono
in Italia e all’estero. Come di consueto, ogni
venerdì c’è la cena con i relatori dei rispettivi
simposi. Nel febbraio 2010 mi trovavo a Parma,
a cena al tavolo con me c’era un oculista di Rimini. Parlammo di malattie croniche, di dolore e
della scuola fondata dal Prof. William Raffaeli.
Il mio interlocutore mi disse che stavano nascendo in Italia le Cento città contro il dolore.
D - Perché ha deciso che Fermo dovesse essere una delle Cento città contro il dolore?
R - Chi mi conosce sa del mio amore per il Fermano. Fu una cosa istintiva chiedere se c’era
la possibilità di portare a Fermo la terapia del
dolore. Dopo 10 giorni venni contattato dalla
persona che aveva in mano il progetto, mi disse
che c’erano le candidature di Pesaro ed Ancona
e che la zona a sud delle Marche era scoperta. Ci
lasciammo con un “arrivederci a presto”. Chiusi subito l’idea nel cassetto. Far nascere un’associazione è come far nascere un’impresa, c’è
bisogno di lavorarci su ed io di tempo ne avevo ben poco. Poi ci fu una ribellione interiore,
quindi spinto da questa emozione ne parlai con
degli amici, fino all’incontro importante con
Mons. Luigi Conti, Arcivescovo di Fermo e S.E.
Emilia Zarrilli, Prefetto di Fermo. Si decise subito di dar vita all’Associazione Amici di Isal.
D - Da chi è composta l’Associazione Amici
di Isal?
R - In quella stessa data si decise che io sarei stato
il Presidente dell’Associazione, il Dottor Giusep-
pe Ciliberto sarebbe stato il Segretario Generale.
Presidenti onorari e Soci Fondatori Emilia Zarrilli Prefetto e Luigi Conti Arcivescovo di Fermo.
Il ritratto
contraddittorio della
vita di coppia. Dati
allarmanti sulla
violenza domestica e
storie di amori felici
D - Qual è lo scopo dell’Associazione?
R - La vita si allunga ed il dolore accompagna
la vita. Nelle Marche sono 300 mila le persone con problemi di dolore. Noi dell’Associazione impegniamo il nostro tempo, le nostre
energie, ma siamo stimolati, grazie alle due
personalità che abbiamo quali Presidenti onorari, Mons. Luigi Conti e S.E. Emilia Zarrilli.
D - Ha mai avuto a che fare con il dolore?
R - Con il dolore non ho mai avuto nulla a che
fare. Dolore, però, è una
paola che mi incute paura. E’ qualcosa che, in
maniera subdola, entra nelle case e sconvolge le
famiglie. Quindi noi siamo qui per aiutare le persone che hanno bisogno. Siamo qui per guardare
lontano. Stiamo tendendo una mano ai malati e
se ci capita di buttare lo sguardo verso l’alto, sappiamo di essere in pace con la nostra coscienza.
D - Ha stretto la mano al Papa, cosa Le ha
detto Sua Santità circa l’Associazione che
presiede?
R - Uno dei problemi più sentiti dalla Chiesa
è l’eutanasia. Quando pochi giorni prima del
Natale ho incontrato Papa Benedetto XVI e
gli ho detto che senza il dolore verrebbe meno
la volontà di morire, Sua Santità mi ha stretto la mano, spronandomi ad andare avanti.
S
an Valentino, oltre che celebrazione legittima e sacrosanta dell’amore di coppia,
dovrebbe essere anche un’occasione particolare per riflettere sul senso vero dell’amore, e su
quanto sia facile smarrirlo in relazioni che con
il passare del tempo possono degenerare fino
a sfociare in qualcosa di inimmaginabile. Per
questo motivo lo spazio, che abbiamo deciso
di dedicare alla festa degli innamorati, è improntato a una considerazione che, alla luce dei
dati acquisiti nel corso delle nostre inchieste,
abbiamo ritenuto opportuno condividere con i
nostri lettori: quanto sappiamo dei rapporti di coppia che quotidianamente
sperimentiamo? Quanto ci interessa veramente conoscere
la verità su certe vicende, che
possiamo solo percepire come
insane e che, magari indagando, rivelano il loro lato oscuro,
ossia l’esercizio abitudinario
e quasi “scontato” della violenza di un partner sull’altro.
Eh già, perché la
violenza
può
assumere forme
diverse e subdole fino a sfociare in quella
più ignobile, che
è quella fisica. Si tratta di maltrattamenti, pressioni psicologiche, stalking, soprusi che le vittime e gli aggressori arrivano a non riconoscere
perché diventano paradossalmente elementi
intrinsechi di certe relazioni, attributi morbosi
di legami geneticamente malsani che possono
durare per anni e addirittura per una vita intera. Per fortuna, c’è anche chi fa del soccorso e
della prevenzione a queste situazioni la propria
missione di vita, assolvendovi con competenza
e estrema sensibilità. Parliamo allora del lato
oscuro dell’amore e di chi cerca di metterlo in
luce ma raccontiamo anche il lato luminoso
della vita a due. Storie di affermati
personaggi fermani che nella
vita hanno avuto successo
proprio grazie all’amore,
sia esso nei confronti del
partner o dell’idea stessa
dell’amore. Sono questi i
racconti romantici che abbiamo deciso di riportare
nella seconda parte del nostro
spazio per chi vuole ancora
credere ciecamente in questo
magnifico sentimento che, a
detta del Sommo Poeta, “move
il sole e l’altre stelle”.
Quanto ci interessa veramente conoscere la
verità su certe
vicende, che
possiamo solo
percepire come
insane...
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San Valentino
violenza sulle donne
violenza sulle donne
Violenza domestica:
piaga sommersa
della nostra Provincia
Il centro antiviolenza di Sant’Elpiidio a Mare
raccoglie testimonianze di violenza domestica e
fornisce una prima forma di aiuto alle vittime di
un fenomeno diffuso
La faccia triste e violenta dell’”amore” spesso
si cela dietro realtà insospettabili, dietro situazioni apparentemente normali, dietro facce che
solo superficialmente sorridono ma nascondono
segreti orribili e impronunciabili. Spesso, troppo
spesso custodi inermi di questi segreti sono le
donne. Ragazze, mogli e figlie costrette per anni
a vivere nella prigione del terrore e della violenza, segregate proprio da coloro a cui hanno
consacrato il cuore e la vita. Ebbene S. Valentino non è solo l’amore immaginario, è anche
lo squallore di una storia reale che nulla ha di
idilliaco. Nella nostra provincia, fatta di storie
semplici e tranquille, che ci crediate o no, si nasconde anche questa oscura realtà. Una realtà
che emerge però di tanto in tanto grazie a quelle
donne che hanno il coraggio di denunciare il loro
stato, e grazie alla competenza di chi opera nel
settore dedicandosi alla causa dell’antiviolenza.
Il Centro Antiviolenza di Sant’Elpidio a Mare,
gestito dall’associazione “On the Road”dal 2009
e finanziato da una legge regionale che prevede un sostegno economico a chi si occupa di
volontariato nel campo della prevenzione dei
fenomeni di violenza domestica, è l’unica realtà provinciale non isituzionale, che si occupa
di raccogliere le dichiarazioni e testimonianze
e di prestare una prima forma di aiuto a chi queste violenze le subisce giorno dopo giorno. Lo
sportello e la “linea telefonica amica” si reggono
grazie alla buona volontà degli operatori e a un
esiguo contributo di appena 13 mila euro all’anno, fortunatamente rinnovato anche per il 2012.
Un attività di inestimabile valore per l’opera di
tutela che gli operatori anzi forse sarebbe meglio dire le operatrici (il personale è quasi esclusivamente femminile) sono chiamate a svolgere.
Un’attività che tuttavia non gode della stabilità
economica e istituzionale di cui dovrebbe disporre per operare al meglio, tirando avanti solo
grazie ai finanziamenti regionali, ottenuti grazie
alla partnership con l’ente Provincia. “Dai dati
dell’ultimo anno (il periodo di riferimento si
conclude a novembre 2010) purtroppo emerge
una situazione preoccupante – segnala allarmata la Dott.ssa Annalia Savini, coordinatrice del
progetto Percorsi Donna, finanzaiato dalla Regione - abbiamo raccolto ben 39 denuce di violenza e tutti quante si riferivano a delle donne.
Di queste, ben 17 casi riguardano violenze compiute dal partener, quindi dal marito o dall’attuale compagno della vittima mentre 10 sono gli
episodi in cui le vessazioni sono opera di ex. Un
quadro piuttosto raccapricciante, se pensiamo
che il 69% degli avvenimenti si svolge all’ in-
terno di situazioni di convivenza o comunque di ssa Savini - basti pensare che la regione eroga
coppia. In tali disperate condizioni accade che la 5 contributi, uno per ogni provincia, da desivittima denunci i fatti a un operatore solo dopo 5 tnare a progetti simili al nostro, e finanzia una
o 6 anni di violenza reiterata. Per capire i mecca- sola casa accoglienza che si trova ad Ancona,
nismi che si innescano in determinate condizioni predisposta ad accogliere tutte le vittime che una
familiari, basti pensare ad uno dei casi che ab- volta trovato il coraggio e la forza di liberarsi
biamo dovuto trattare presso la nostra struttura. dalla loro condizione non hanno più una casa
In questa assurda storia la vittima, una donna, e un posto sicuro in cui stabilirsi. La penuria di
sia per paura, sia per vergogna (dovuta alla con- risorse induce così a concentrare gran parte del
venzione culturale per cui la maggior parte del- lavoro svolto solo sulla limitazione dei danni,
le reazioni violente in un’interazione di coppia cioè si predilige ragionevolmente l’opera teraè ancora quasi interamente imputabile alla par- peutica rispetto ad un’azione preventiva. A tal
te femminile) ha rinunciato a salvaguadarsi da propsosito allora ci stiamo muovendo attraverso
efferati episodi di violenza per quasi vent’anni. una collaborazione con la Cna di Fermo al fine
Infine, aiutata dal supporto del nostro personale di promuovere incontri nelle fabbriche e negli
che non offre solo un aiuto di tipo psicologico e opifici con una considerevole concentrazione di
sociale ma è in grado anche di fornire
dipendenti donne (non dimentichiamo
indicazioni utili dal punto di vista leche talvolta anche gli uomini sono vitgale, è riuscita a denunciare il marito Nel 2010 ben time dei soprusi), per informare e sene a uscire dalla spirale di soprusi in 39 denunce sibilizzare la popolazione femminile
cui era stata costretta a vivere per quaprovincia sulla materia. L’obietdi violenza. della
si una vita. Il paradosso sta nel fatto
tivo ovviamente è quello di prevenire
che i figli della coppia sperimentan- 17 i casi ad o prendere in tempo situazioni che podo queste prevaricazioni (anche sulla
opera del trebbero diventare difficili da gestire.
propria pelle) sono arrivati a percepire
Altro obiettivo che ci siamo posti per
coniuge
la madre, come soggetto disadattato
il prossimo futuro è quello di organizdal contesto familiare perchè incapace
zare dei corsi negli istituti scolastici
di autotutelarsi e salvaguardare l’incolumità di della provincia per introdurre anche i ragazzi,(in
loro stessi. Risultato: raggiunta la maggiore età special moso gli adolescenti) che spesso tendono
hanno ritenuto opportuno rimanere con il padre. a sottovalutare il fenomeno, all’argomento, tratQuesta è solo una delle brutte storie raccolte dal tando cause e possibili conseguenze della vioCentro Violenza di Sant’Elpidio.Drammi quo- lenza domestica e come occorre comportarsi per
tidiani che celano esistenze strette nella morsa cheidere aiuto”. Un fenomeno diffuso e soomdella paura. Ma allora la domanda è: esistono merso che va stroncato sul nascere dunque, priinterventi in grado di prevenire tali fenomeni? ma di meravigliarsi, dietro la maschera dell’ipo“Purtroppo le risorse a disposizione del nostro crisia, difronte a storie che immaginavano non
settore sono a dir poco limitate - precisa la Dott. potessero mai avvenire sotto i nostri occhi.
San Valentino 35
Il paradosso sta
nel fatto che i figli della coppia
sperimentando
queste prevaricazioni sono
arrivati a percepire la madre
come soggetto
disadattato dal
contesto familiare...
36
San Valentino
violenza sulle donne
violenza sulle donne
Centro Antiviolenza,
istruzioni per l’uso
Come funziona l’unica struttura del territorio che si occupa
di prevenzione e soccorso a situazioni di violenza domestica
I
... le donne che
subiscono violenza trovano uno
spazio di ascolto,
di condivisione
e di sostegno
delle loro scelte nel rispetto
della segretezza e
dell’anonimato
l centro antiviolenza “Percorsi Donna” è un
luogo in cui le donne che subiscono violenza
trovano uno spazio di ascolto, di condivisione
e di sostegno delle loro scelte nel rispetto della
segretezza e dell’anonimato attraverso una relazione significativa di aiuto con le operatrici del
centro. A tale proposito l’attività del centro si
struttura in modalità operative ben precise volte
a agevolare il percorso di recupero delle risorse personali delle donne vittime di abusi Si va
dai colloqui telefonici per individuare i bisogni
e fornire le prime informazioni ai colloqui d’accoglienza e di counseling che si svolgono con
l’operatrice che instaura con la donna una relazione di fiducia basata sull’empatia e sul riconoscimento della centralità del suo vissuto. Durante
i colloqui si elabora un possibile progetto di uscita dalla situazione di violenza attraverso l’analisi
della violenza e la valorizzazione delle risorse
sia della donna che del territorio Sono previsti
inoltre colloqui informativi di carattere legale
sugli strumenti giuridici cui la donna può far ricorso per tutelare i propri diritti. Le operatrici del
centro svolgono poi l’importante funzione dell’
accompagnamento (fase molto delicata nel percorso di reazione), qualora la donna lo richieda,
alla fruizione di servizi quali Forze dell’Ordine,
visite mediche, colloqui con assistenti sociali, o
altri luoghi in cui la presenza dell’operatrice rappresenti un punto di forza per la donna. Questi
momenti sono importanti per realizzare una rete
integrata di sostegno indispensabile alla donna
per costruire efficaci strategie di uscita dalla
situazione di violenza. Il centro Antiviolenza
lavora in rete con altri servizi e strutture sociosanitarie del territorio per aiutare e sostenere nel
miglior modo possibile ogni percorso di uscita
dalla violenza ed ogni donna, individualizzando
ogni percorso secondo le esigenze personali ponendo attenzione alle risorse non soltanto interne
alla persona, ma anche a quelle offerte dall’ambiente e il territorio. Il centro Antiviolenza “Percorsi Donna” offre un servizio gratuito telefonico (numero verde 800 215 809) e un servizio
di posta elettronica per fissare un appuntamento
con le consulenti (indirizzo percorsidonna@
ontheroadonlus.it). Tutte le modalità di intervento si basano ovviamente su requisiti fondamentali, come la garanzia della riservatezza e
dell’anonimato, l’ attivazione solo su richiesta
della donna interessata, il rispetto della donna e
delle sue scelte e l’instaurazione della relazione
tra donne come reciproco arricchimento, volti a
porre le basi per riconquistare una vita indipendente, auto-determinata e libera dalla violenza.
San Valentino 37
Le iniziative della Provincia
contro la violenza alle donne
Anche la Provincia di Fermo in qualità di ente erogatore dei servizi al cittadino si
fa carico di sostenere le associazioni che operano sul territorio nel settore della
prevenzione e dell’assistenza a situazioni di violenza domestica.
I
n qualità di delegato all’ambito delle pari opportunità, l’assessore alle Pari Opportunità
Gaetano Massucci, illustra i progetti e le iniziative che vedono l’ente promotore principale al
fianco di realtà che raccolgono le denunce del
caso prestando le prime opere di assistenza sociale e non solo. “Nel primo anno abbiamo dato
continuità al lavoro già intrapreso dalla precedente amministrazione provinciale - ha detto
Massucci - collaborando con i vari centri provinciali antiviolenza”. Anche la collaborazione
con Istituzioni come Regione o enti di categoria
è indice di una presenza importante sul territorio
e di una spiccata sensibilità istituzionale rispetto a questo tipo di problematiche sociali. “Nel
secondo anno del nostro mandato – chiarisce
l’assessore Massucci - abbiamo aderito ad un
progetto specifico contro la violenza sulle donne, finanziato dalla Regione Marche in collabo-
razione con la Camera di Commercio e la Cna
per avviare un aspetto di conoscenza e di cultura
dell’attenzione alla donna, sia nella vita domestica che nei luoghi di lavoro. Con questo progetto e con l’aiuto dei centri antiviolenza provinciali vogliamo contribuire a diminuire il senso
di isolamento delle donne e ad aumentare la loro
auto-percezione come soggetti di diritti. Bisogna
comprendere e far comprendere alla gente che
quello della violenza nei confronti delle donne è
un problema che riguarda tutti e non solo le dirette interessate, nella nostra società infatti manca
purtroppo il rispetto delle donna come individuo
stesso”. Le istituzioni in primis hanno il dovere
di garantire il rispetto dei diritti di tutti, quello
che la politica provinciale sta portando avanti è proprio questo e cioè l’informazione come
aspetto promozionale dell’attenzione alla donna.
Gaetano Massucci
vicepresidente della Provincia
di Fermo
Nelle Marche, la provincia con la più alta percentuale di violenza risulta essere quella di Pesaro con il
60.5%. Il 54.5% delle aggressioni è a carico dei mariti mentre conviventi ed ex si aggiudicano un 3% ciascuno. Nella provincia di Fermo nel 43% dei casi è quasi sempre il partner l’autore della violenza e solo il
28% delle donne accolte dai centri antiviolenza denunciano l’ex compagno. La situazione è praticamente
identica nel territorio maceratese e nell’anconetano dove si attesta che la violenza avviene per mano del
partner nel 46% dei casi, ma si rileva anche che sono le donne separate e divorziate a subire più violenze.
I partner sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale. Anche la provincia di Ascoli Piceno, ha evidenziato come su 43 donne che hanno interpellato il centro, ben 42 fossero vittime di violenza ad opera del coniuge. In riferimento alla formazione scolastica e al livello professionale
dell’aggressore, il Cav di Macerata, ha rilevato che nel 57% dei casi l’abusante aveva la licenza media,
nel 22% il diploma, nell’11% la licenza elementare e nel 10% la laurea. Inoltre, il 55% risultava essere occupato, mentre il 31% era in cerca di occupazione. I centri della provincia di Pesaro hanno distinto le donne accolte per fascia d’età. Le donne che denunciano il proprio aguzzino tra i 31-40 anni e tra i 51-65 anni
sono il 34,4%. La percentuale scende sensibilmente tra i 41-50 anni, fascia per la quale è stato rilevato un
campione di 7 donne su 32. Tra le donne che si sono rivolte al Cav, molte denunciano di essere vittime di
stalking. La percentuale più alta la registra Macerata con il 30%, nella provincia di Ascoli Piceno si dichiara vittima di stalking il 23% delle donne, mentre nel fermano il 12%, nella provincia di Ancona il 7%.
38
San Valentino 39
San Valentino
L’Amore è…
PAROLA DI DON VINICIO ALBANESI, CHE DANDO LA SUA
VISIONE DELL’AMORE DICE: “L’AMORE È UNA COSA COMPLESSA,
È SOPRATTUTTO DISPONIBILITÀ VERSO GLI ALTRI”
L’Amore è istinto d’amore, è un istinto
naturale che proietta la nostra dimensione interna all’esterno, verso gli altri.
Gli altri possono essere sia persone
bisognose, in cerca d’aiuto che persone
che non hanno chiesto mai nulla a nessuno chi per orgoglio, chi per pregiudizio e chi per paura. Per me l’Amore
è una vocazione che può tramutarsi in
attenzione, in cura per chi ti è vicino.
A
volte chi vuol bene e fa del bene lo fa
per vincere la propria solitudine. E se a
questo aggiungi il fatto dell’esser un sacerdote, il gioco è fatto! La sensazione che hai
dopo aver aiutato qualcuno è di doppia felicità. Innanzitutto c’è la gratitudine, il senso di benessere nel sapere che sei riuscito,
almeno in parte, ad alleviare la sofferenza e la
solitudine di chi sta male. E poi questa gratitudine, questo senso di benessere, pone le condizioni
necessarie affinché la vera felicità possa essere
raggiunta. Nel caso dell’affido di minore, sai che
soltanto per un certo periodo di tempo riuscirai
ad alleviare la sofferenza di quel bambino, ma
intanto per quel periodo il piccolo sarà felice.
Nel caso del tossicodipendente malato di Aids,
sai già inizialmente che puoi
soltanto alleviare la sua sofferenza, e non risolvergli il problema ma lo aiuti ugualmente,
non ti tiri indietro. Amore è
andare fuori dal proprio Io inteso come “mio” possessivo.
L’Amore a volte viene confuso con la semplice emozione,
l’amore è una cosa complessa,
è soprattutto disponibilità verso
Clarissa Claretti: “La sfida
più avvincente? Quella con
l’amore della mia vita”
Diario di una storia nata dalla comune passione
per lo sport conclusasi con una bella vittoria
dell’amore su tutto il resto
G
Don Vinicio Albanesi, padre fondatore della Comunità di Capodarco
gli altri. Nella società attuale si punta al soddisfacimento dei bisogni materiali; in alcune pubblicità televisive l’amore viene indirizzato verso
gli oggetti. L’Amore vero, quello con la “A”
maiuscola è quello che si interfaccia con altri
essere umani. Per fare davvero il bene degli altri
bisogna allargare il concetto di famiglia, di sentimento. L’essere disponibili da solo non basta,
bisogna essere un gruppo perché soltanto così
si può essere utili e si ha maggiore probabilità
di riuscita. Una persona capace di dare risposte
deve essere capace di relazionarsi con gli altri, di
immedesimarsi nelle vicende e nei vissuti altrui.
Amore è anche prevedere la sconfitta. L’Amore
è gratuito, non è uno scambio di favori, non è un
“do ut des”, è la capacità di dare senza chiedere, è un voler bene a prescindere
dai risultati e dalla riconoscenza. Infine, nessuno può sentirsi
salvatore nel mondo, per via degli aiuti che ha dato e del bene
che ha fatto. In Amore si cerca
di fare il bene che si può.
Dettaglio di Amore e Psiche - Canova
aleotto fu un raduno pre-campionato a Sarnano, con i colleghi arbitri, quando ancora
la martellista era agli albori: avevo appena partecipato agli europei under 18 in Lettonia. Dieci
anni or sono, quando conobbi colui che tuttora
mi accompagna nella vita: Gianni il suo nome
(per me ora “Ami”), di professione ingegnere
elettronico ma anche arbitro di calcio della sezione di Fermo, con la passione per lo sport vero.
Probabilmente questo il leitmotiv che unisce le
nostre strade. L’inizio non sembrava dei migliori: quando gli diedi il mio numero di telefono
lui non lo scrisse da nessuna parte e subito dissi
a me stessa che non lo avrebbe mai ricordato;
in effetti quella chiamata tardò ad arrivare tanto
che quando si decise a farlo io non riconobbi subito la sua voce, equivocando parlai diversi minuti e anche in modo poco cordiale pensando di
essere al telefono con un altro Gianni. Difficile
l’inizio, ancora più arduo il prosieguo: lui poco
dopo il nostro incontro, quando ancora gli animi
erano infuocati, si trasferì nel business milanese mentre la mia vita atletica si andava via via
definendo trovando sede nella Roma capitolina.
Passammo i mesi successivi praticamente comunicando al telefono ed in estate il nostro punto
d’incontro divenne sovente l’aeroporto. Non nascondo che quella forza di stare insieme con la
lontananza andava affievolendosi e sempre più
difficile a distanza di anni era capire chi e cosa
ci fosse ancora dall’altra parte del cellulare. Fu
così che di comune accordo decidemmo di alleviare i nostri patemi d’animo proseguendo soli
i nostri percorsi e la nostra vita lavorativa... fin
quando un giorno come per magia vidi Gianni a
Roma sentendomi dire che la sua nuova azienda era nella città eterna... non ho mai saputo
il motivo del suo trasferimento, e non gliel’ho
mai chiesto! Così ebbe inizio una seconda storia d’amore, più matura e reale ma che sempre
mantiene due prerogative importanti, la passio-
ne per lo sport e due caratteri diversi che si compensano e si completano: lui matematicamente
razionale, io con la testa tra le nuvole che sogno
più di giorno che di notte. Fede calcistica ovviamente diversa: negli scontri diretti, e solo in
queste occasioni, siamo due perfetti sconosciuti tanto da arrivare a volte a non parlarci, per
poi rivedere le immagini e discuterne insieme.
E quando possiamo andiamo anche allo stadio,
una volta abbiamo visto uno scontro diretto in
casa della sua squadra e nella sua curva, partita
che stavamo vincendo due a zero quando in zona
Cesarini venne realizzato il goal del pareggio...
vi lascio immaginare l’esplosione della curva e
tra la felicità degli altri io ero l’unica immobile
con lo sguardo attonito che “rosicavo”. Bastò
una semplice occhiata da parte di una signora
che mi era seduta vicina perché lei urlasse che
io non ero dei loro, di tutta risposta dissi che
obiettivamente quel goal non era meritato e in
men che non si dica mi ritrovai addosso gli occhi feroci degli altri tifosi pronti ad attaccarmi,
ma tempestivamente Gianni decise di prendere
in mano la situazione... per fortuna che c’era lui!
Clarissa Claretti e il suo Gianni nel giorno delle nozze
Non nascondo che quella
forza di stare
insieme con
la lontananza
andava affievolendosi
San Valentino
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42
l’ Edilizia 43
San Valentino
Mirko Petrini e sua moglie
Francesca: storia di un amore
nel segno di S. Valentino
Il famoso attore di Capodarco racconta l’inizio non proprio
idilliaco della sua storia d’amore con la compagna di vita
Francesca, ora, madre dei suoi due figli
“Piacere Francesca” mi dice, catturandomi sin dal
primo momento
ma all’inizio
purtroppo lei non
ha mostrato alcun
interesse nei miei
confronti
H
o conosciuto Francesca, mia moglie, nel
lontano Capodanno del 2001 dopo esser
rientrato a Roma appena girato “L’ultimo rigore”, e volevo starmene in tranquillità senza
fare niente di particolare. Il giorno di Capodanno un mio amico mi chiese di trascorrere
la serata da sua zia. Si prospettava una festa
tutt’altro che intraprendente! Riuscì a convincermi soltanto aggiungendo poi che saremmo
andati a festeggiare la mezzanotte a casa di
due sue amiche. E, infatti così è stato. E… Subito appena l’ho vista, un balzo al cuore. Lei,
alta, bionda, bellissima: “Piacere Francesca”
mi dice, catturandomi sin dal primo momento
ma all’inizio purtroppo lei non ha mostrato alcun interesse nei miei confronti e così qualche
ora dopo io ed il mio amico siamo andati a
festeggiare in Piazza.
Qualche giorno dopo lo stesso mi chiama e mi
avvisa che Francesca aveva parlato bene di me
ma non si era spinta più di tanto e quindi organizziamo subito una cena a quattro alla quale
lei, mezz’ora prima, con un sms avverte di non
poterci essere. Il mio primo pensiero è stato
quello di esser preso in giro e chi era lei, seppur tanto bella, per trattarmi in quel modo?.
Ma si sa… “in amore vince chi fugge”. Organizziamo, quindi, un’altra cena. E lì non c’è
stato nulla da fare, mi ha completamente stregato con il suo modo di essere Donna, con la
“d” maiuscola. Il primo vero appuntamento? A
San Valentino sono andato a prenderla a casa,
aperitivo in un bar tranquillo e poi subito la
prima “discussione”, carica di tante risate perché io non avevo prenotato in alcun ristorante.
E allora siamo andati a casa mia e le ho preparato il risotto ai funghi cui purtroppo, però, lei
è allergica. E da lì è stato subito Amore. Dopo
qualche tempo siamo andati, su mia iniziativa,
a vivere insieme e dopo sei mesi è arrivata la
notizia che lei era rimasta incinta del nostro
primo figlio.
Ora i figli sono due, la nostra intesa è piena e
la vita è meravigliosa.
Edilizia, un settore
in ginocchio
LA CRISI FINANZIARIA COLPISCE
MAGGIORMENTE LE NUOVE COSTRUZIONI
L
a crisi economica mondiale ha colpito anche
il settore che sembrava non dovesse subire
arresti. Il mattone, fino a ieri considerato, insieme all’oro, un bene e un investimento sicuro
oggi è visto da molti come un qualcosa di inaccessibile. Dopo la corsa dei decenni scorsi all’acquisto di immobili, oggi il mercato della vendita
sembra essersi bloccato. La perdita dei posti di
lavoro ha portato nei cittadini una minore sicurezza nel futuro e quindi paura nell’affrontare
investimenti a lungo termine. Ma il blocco della
vendita delle nuove costruzioni è dovuto anche
alla reticenza degli istituti di credito nell’elargire finanziamenti. Ecco quindi, l’emergere di una
nuova mentalità, più anglosassone. Le giovani
coppie preferiscono, anziché accollarsi un mutuo per diversi anni (con la possibilità di non
riuscire a restituire il finanziamento), pagare
l’affitto. Edilizia, quindi, croce e delizia di molti
che nel corso degli anni, grazie a piani regolatori elaborati ad hoc, hanno costruito in abbondanza creando un surplus di costruzioni che ad
oggi il territorio deve ancora smaltire. Ma non è
soltanto questa la causa dello “stop” del settore.
Tra i tanti problemi che le ditte edili si trovano
a dover affrontare ci sono la concorrenza straniera, a volte spietata, il lavoro nero e i ritardi
nei pagamenti. Discordanti le voci su un’eventuale ripresa del settore, trainante nel Fermano
insieme a quello calzaturiero, soprattutto a breve
termine. Secondo alcuni, infatti, si sta già andando verso una ripresa, seppur lieve; altri, invece,
sostengono che prima di vedere la luce in fondo
al tunnel c’è ancora molta strada da percorrere.
I dati della Confartigianato Imprese non presentano una situazione florida e in ripresa. Anzi, i numeri nazionali e regionali del
2009 sono pesanti e parlano chiaro: oltre 2.700 posti di lavoro
persi, il 35-40% di ore lavorate in meno e oltre 70 imprese fallite.
Lo scorso anno il saldo fra imprese aperte e chiuse ha fatto registrare una forte flessione (1.391 imprese nate, 1.821 dismesse)
e nei primi nove mesi del 2010 le cose non sono andate meglio.
44
Edilizia nel Fermano
l’ Edilizia
Confartigianato Edilizia: i
ritardi nei pagamenti un
vero e proprio dramma
Secondo Silvi, presidente della sezione edile, la crisi rappresenta per le imprese un momento di confronto con il mercato
“Il calo degli investimenti per le costruzioni, la caduta dei livelli occupazionali, la chiusura e i fallimenti delle imprese,
meno bandi di gara per lavori pubblici, la
recessione delle compravendite immobiliari: tutto questo nonostante dall’autunno
2009 sia stato approvato il Piano casa, una
normativa che poteva e doveva rilanciare il settore delle costruzioni e migliorare
gli ambienti in cui viviamo e lavoriamo”.
Q
A lanciare
l’allarme è
Confartigianato
Edilizia che,
dati alla mano,
denuncia le
difficoltà abbattutesi con maggiore violenza
sull’edilizia
proprio in questi ultimi mesi
uesto il pensiero di Luca Torresi, presidente di Confartigianato Imprese Fermo, che
sottolinea i numeri della crisi dell’edilizia nella
nostra provincia. Il peggio purtroppo non è passato. La sezione “Edilizia”, presieduta dall’ingegner Francesco Silvi, associa oltre 500 imprese
nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. “Di
recente abbiamo divulgato dei dati non troppo
rassicuranti riguardo alla crisi economica nel
settore edile – dice il presidente Silvi - Attività
in calo del 18.1%, ritardi di pagamento che costano 337 milioni di euro, finanziamenti bancari
in diminuzione del 2%. Sono cifre da brivido
quelle che riguardano il settore delle costruzioni in cui operano 585 mila imprese artigiane,
investite dall'onda lunga della crisi”. A lanciare l'allarme è Confartigianato Edilizia che, dati
alla mano, denuncia le difficoltà abbattutesi con
maggiore violenza sull'edilizia proprio in questi
ultimi mesi, quando per altri comparti si inizia a
intravedere qualche segnale di ripresa. "A pesare maggiormente sono i ritardi di pagamento
da parte degli Enti pubblici e dei clienti privati continua il presidente - nell'ultimo anno e mezzo gli imprenditori hanno visto aumentare di 38
giorni i tempi di attesa per essere pagati. Un danno economico enorme, quantificato dall'Ufficio
studi di Confartigianato in 337 milioni di euro di
maggiori oneri finanziari per la filiera delle costruzioni". Nella provincia di Fermo operano nel
settore circa 1.706 imprese artigiane. Come se
non bastasse è arrivata una norma che colpisce
proprio le attività che offrono maggiori speranze
al settore edile. Si tratta della ritenuta d'acconto
del 10% sui bonifici bancari e postali con i quali
i beneficiari delle agevolazioni fiscali (del 36%
sulle ristrutturazioni e del 55% per il risparmio
energetico) pagano le imprese esecutrici dei lavori. "Per risollevare le sorti del settore, la Confartigianato sollecita il rilancio del Piano casa,
che nelle Marche andrebbe rivisto per colmare
tutte quelle lacune già evidenziate al momento
della sua approvazione – aggiunge Silvi - La crisi ha rappresentato un’occasione per tutte le imprese per confrontarsi con il mercato globale/locale. Coloro che non hanno mai avuto la cultura
dell’innovazione tecnologica, della formazione
continua sono stati spazzati via. E’ un discorso
crudo da affrontare, ma oggi più di ieri come
Confartigianato non possiamo non individuare
appunto nella formazione e nell’innovazione gli
strumenti che creano le condizioni per resistere
alle difficoltà esterne – generalizzando il discorso – Ciò che manca è il sostegno delle istituzioni
che vada verso una semplificazione non formale
ma sostanziale, che liberi con decisione le energie delle nostre imprese, che riduca la burocrazia e soprattutto, in ambito edile, permetta per i
piccoli lavori anche in zone vincolate maggior
libertà di intervento. Lavoro nero e sicurezza
sui luoghi di lavoro sono le battaglie sulle quali siamo impegnati quotidianamente – conclude
Silvi - A proposito della sicurezza abbiamo di
recente presentato un grande lavoro, cofinanziato dalla Regione, che ha permesso la realizzazione di un dvd divulgativo con immagini riprese
in situazioni reali in cantiere per evitare i pericoli derivanti da un'errata pratica lavorativa”.
l’ Edilizia 45
Cassa integrazione in aumento.
Tempi duri per i lavoratori
De Grazia: “Solo nel 2010 si è registrato un incremento del 20% nelle richieste”
Una crescita esponenziale si registra nella richiesta della cassa integrazione, soprattutto
per quanto riguarda quella in deroga, da parte
delle imprese edili del Fermano e non solo. La
crisi economica si è abbattuta, quindi, anche
in questo settore come una spada di Damocle,
non lasciando, per alcuni, altra via di uscita se
non la cassa integrazione. Alcuni artigiani hanno potuto, prima di ricorrere alla cassa integrazione, chiedere aiuto all’Ebam (Ente bilaterale
artigianato Marche), il quale prevede che uno
o più lavoratori, in un periodo poco lavorativo
possano essere sospesi per un periodo di tempo,
fino ad un massimo di tre mesi. Durante lo scorso anno sono state presentate in tutta la regione
Marche 179 richieste per la cassa integrazione
in deroga, interessando 482 lavoratori per un totale di 1 milione e seicentomila ore circa. Anche
la richiesta della cassa integrazione ordinaria,
durante lo scorso anno, è salita rispetto a quella
del 2008, anzi possiamo dire che sia triplicata.
Infatti, nel 2008 le domande hanno interessato
circa 28.229 ore mentre nel 2009 sono arrivate
ad interessarne 91.287. “Per il 2010 non abbiamo ancora i dati certi – afferma Alessandro De
Grazia, Segretario FILLEA – Cgil di Fermo –
e definitivi ma posso dire che c’è stato un incremento notevole nelle richieste. Per dirla in
termini percentuali credo che siamo intorno al
20%. C’è da dire, inoltre, che quella degli edili
sia una categoria abbastanza particolare. Certamente, nelle tante richieste che ci sono pervenute c’erano molte imprese che ne avevano un
bisogno reale ma credo anche che molti ne abbiamo approfittato per abbattere i costi o almeno
diminuirli. Per quanto riguarda i pagamenti della
cassa integrazione in deroga ci sono stati forti
ritardi ma ora si sta lavorando celermente. L’Inps regionale ha autorizzato, infatti, il pagamento
della Cigs fino al mese di giugno, mentre per la
Cig fino al mese di luglio. Perciò, ora i pagamenti sono indietro solo di tre o quattro mesi”.
In tutta la
Regione sono
179 le richieste
per la cassa
integrazione in
deroga, interessando 482
lavoratori
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l’ Edilizia 47
l’ Edilizia
Sicurezza e sostegno
alle aziende: gli obiettivi
della Cna
Il presidente della sezione Edilizia, Marco Lupi,
evidenzia le criticità del settore
M
Marco Lupi
Presidente sezione
Edilizia Cna Fermo
orti bianche, infortuni sul lavoro, troppo
spesso sentiamo notizie del genere e ogni
volta si leva un grido di dolore e accusa, ci si impegna affinché non avvengano episodi del genere, si promulgano nuove leggi, nuove sanzioni,
ma poi molto spesso non si fa atro che riversare
le colpe su alcune categorie lavorative come per
esempio l’edilizia. Come pronunciato dal presidente Napolitano -nella settimana europea per la
salute e la sicurezza sul lavoro, - “la sicurezza e
un dovere di tutti e un diritto intoccabile”. Non si
può morire, non ci si può infortunare o ammalare
lavorando per provvede a sé stessi e alla famiglia,
né si possono accettare situazioni di negligenza
e disattenzione. Non può essere nemmeno giusto
che per far quadrare il bilancio in questo periodo
di crisi, si operi tagli nel settore della sicurezza,
nella formazione delle maestranze, o si giustifichi
la mancanza di sicurezza utilizzando frasi come
“ è una vita che lavoro in questo modo non mi è
mai successo niente” o “ è inevitabile non farsi
male”. Tutti coloro che offrono lavoro lo devono
fare garantendo sicurezza e chi svolge tale lavoro
deve conoscere e rispettare le norme dellasicurezza. Ma viviamo anche in un paese di paradossi:
mentre da una parte siamo giustamente indignati
verso le morti bianche e coniamo slogan sulla sicurezza, dall’altra parte rendiamo difficile alle imprese e alle loro maestranze applicare tali norme.
Prendiamo il caso del settore dell’edilizia . Nella
provincia di Fermo il settore edile è il maggiore
dopo quello della calzatura. La Cna di Fermo, conta circa 1600 associati di cui 500 solo nel settore
dell’edilizia, settore che in questi ultimi 2 anni sta
attraversando una profonda crisi, con il crollo delle
vendite di nuove abitazioni e il ridimensionarsi delle ristrutturazioni. Allora cosa fare per promuovere
il settore e anche la sicurezza? Servirebbe una normativa che rilanci il comparto, anzichè aggravare
la situazione. Una di queste normative è senz’altro
quella della trattenuta del 10% sulle fatture, nata
per combattere il lavoro nero e l’evasione fiscale.
Lo Stato trattiene il 10% sul bonifico Bancario o
Postale con i quali i proprietari (beneficiari di agevolazioni fiscali del 36% sulle ristrutturazioni edili
e del 55%per il risparmio energetico) pagano le
imprese esecutrici dei lavori. Questa norma riduce
drasticamente la liquidità delle imprese, provocando una crescente difficoltà di accesso al credito.
Che dire poi dell’abitudine di molti committenti
pubblici e privati di allungare di molto i pagamenti anche di un anno non per mancanza di liquidità
ma per approfittare del momento di crisi. Che dire
delle gare di appalto in cui per prendere un lavoro
si devono effettuare ribassi che sono arrivati anche
al 45-47%. Queste situazioni e molte altre invece
di promuovere la cultura della legalità, del rispetto
della vita, della sicurezza sul lavoro, porta alcuni
a effettuare lavoro in sottocosto, lavorare di fretta
senza precauzioni, addirittura a lavorare in nero.
La Cna è convinta che bisogna promuovere una
Coscienza della sicurezza a partire dalle scuole,
insegnando ai giovani, la forza lavoro del domani,
che non è “ganzo” chi lavora non rispettando la sicurezza o non’è “un grande” chi fa soldi trascurando quelle norme. “La Cna, proprio per promuovere
la sicurezza, ha creato un servizio interno dedicato
alla Formazione - afferma il responsabile del servizio Massimiliano Felicioni - Ogni mese svolgiamo diversi corsi di formazione dai più classici e
generici ai più specifici. Siamo impegniati anche
nella gestione Ambientale con la formazione e
gestione dei sistemi SISTRI o RAEE, Emissioni
in Atmosfera. Il nostro impegno formativo arriva
anche al settore Autotrasporto”. “Per poter offrire
formazione a tutti i settori lavorativi investiamo
molte risorse economiche e umane - commenta il coordinatore della Cna di Fermo dott. Alessandro Migliore - ma possiamo dire che questi
sforzi stanno producendo i primi risultati, infatti
ultimamente notiamo che sono gli stessi artigiani
o imprenditori con le loro maestranze a chiederci
di essere formati prima di iniziare una attività o
intraprendere un lavoro, queste richieste ci fanno
capire che se tutti si impegnano per promuovere
e fare sicurezza essa diviene parte integrante della
coscienza di tutti, e un modo di vivere e lavorare.
nenti, non che dei servizi per l’immigrazione Nel
corso del tempo la CNA di Fermo si è organizzata
per offrire sempre più servizi perché un’associazione deve essere in grado di valorizzare e aiutare
non solo gli artigiani e le imprese ma anche le loro
famiglie”.
Massimiliano
Felicioni
Responsabile
Sicurezza e
Formazione
Cna Fermo
L’innovazione continua.
Lo Stato trattiene
il 10% sul bonifico Bancario
o Postale con i
quali i proprietari
pagano le imprese esecutrici dei
lavori. Questa
norma riduce
drasticamente
la liquidità delle
imprese
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l’ Edilizia 49
l’ Edilizia
Tiziano Ficcadenti:
“In sicurezza non si può
risparmiare”
Il Coordinatore del
Servizio e Prevenzione
sicurezza sui luoghi di
lavoro è categorico in
materia
“La sicurezza è un bene di tutti e per applicarla
non si può e non si deve risparmiare”. Parola di
Tiziano Ficcadenti, Coordinatore del Servizio e
prevenzione sicurezza sui luoghi di lavoro della
Asl di Fermo. L’ufficio di prevenzione si occupa
di sicurezza a 360°. “Attraverso le nostre banche dati, vengono individuate le situazioni più
critiche del territorio e organizzati i controlli.
Nel Fermano i settori che presentano maggiori
criticità sono l’agricoltura e l’edilizia. Annualmente controlliamo il 18% circa dei cantieri
che vengono aperti (un centinaio); per quanto
riguarda l’agricoltura, invece, effettuiamo generalmente una ventina di ispezioni”. I controlli non sono sempre finalizzati alla repressione,
ma spesso gli ispettori forniscono disposizioni
all’azienda su come intervenire in situazioni a
rischio di reato. “E’ necessario che le industrie
incrementino la sorveglianza anche per quanto
riguarda l’igiene industriale”. Durante lo scorso anno il Servizio di prevenzione ha effettuato circa 200 contravvenzioni: praticamente il
50% delle attività ispezionate sono state trovate
non in regola. Un’elevata attenzione viene posta al settore edile, perché il cantiere è un luogo
estremamente particolare, in cui numerose ditte
offrono la propria opera e quindi si rende necessaria la presenza di un tecnico che gestisca
la situazione. “Dopo diverso tempo - continua
Ficcadenti - lo scorso anno ci siamo trovati di
fronte ad un incidente sul lavoro mortale. Fortunatamente, però, è stato l’unico caso. Incidenti
gravi capitano spesso. Nel Fermano ne abbiamo
circa 2.000 all’anno”. Nel 1963 in Italia (fonte il
Sole 24ore del 22 marzo 2008) dopo circa dieci anni dall’entrata in vigore del primo decreto
sulla prevenzione, il dpr del ’55, anno in cui le
morti sul lavoro avevano toccato quota 4.644,
in calo ma solo dell’1.5% gli infortuni. Oggi invece si è passati a 1.050 morti all’anno. Tra gli
infortuni mortali vengono contati anche quelli in
itinere e cioè dalla propria abitazione al luogo di
lavoro, che ne costituiscono circa un 30%. Gli
incidenti sul lavoro, invece, sono in diminuzione. “Ovviamente per diminuire gli incidenti sul
lavoro la sola formazione non basta - conclude
il Coordinatore del Servizio - Occorre una maggiore responsabilizzazione da parte delle maestranze e dei lavoratori stessi. Organizziamo dei
corsi di formazione, ultimamente anche gratuiti,
ma tutto ciò non basta. Nell’edilizia abbiamo
riscontrato una forte partecipazione ai corsi, anche perchè la normativa in questo settore è più
stringente e complicata. Anche nelle situazioni
non obbligatorie, l’edile ha sempre partecipato”.
Luci ed ombre del Piano Casa
Opinioni discordanti in materia. In Regione si è
recentemente aperto un Tavolo per apportare delle
modifiche alla legge regionale n. 22
Il Piano Casa vera chiave di volta per una
ripresa del settore edile o solo un grande
bluff? Idee discordanti in proposito. Secondo alcuni, infatti, la legge regionale n.
22 del 2009 (meglio conosciuta come Piano
Casa) si è rivelata insufficiente a risollevare
le sorti del settore e non ha, in effetti, prodotto i risultati attesi, per via dei numerosi
vincoli imposti dalla normativa. Infatti, la
legge regionale prevedeva l’ampliamento
delle unità abitative del 20% ma purtroppo,
al momento della sua emanazione, non sono
state previste le opportune deleghe a leggi
preesistenti che regolano le distanze tra le
abitazioni e le altezze. Il Piano Casa, quindi, ha trovato attuazione solo nelle campagne dove, in effetti, le distanze tra le case
sono maggiori e non ci sono grandi vincoli.
Fino allo scorso luglio in 69 comuni della
Regione sono state presentate solo 814 domande, di cui 734 richieste di ampliamento
e 80 istanze di sostituzione edilizia attraverso demolizione e successiva ricostruzione.
Per aumentare la risonanza della legge regionale n. 22/2009 sono quindi allo studio
una serie di iniziative. Si pensa in primo
luogo ad allentare il legame tra premialità
volumetriche e miglioramento dell’efficienza energetica, lasciando ai cittadini la
possibilità di ricorrere solo alla normativa
nazionale o di scendere al punteggio 2 del
Protocollo sintetico Itaca Regione Marche.
Tra le proposte spiccano anche l’inclusione delle zone A, con conseguente piano di
recupero, e un maggiore ricorso alle “deroghe a tempo determinato”, fermo restando
il rispetto delle distanze minime. A queste
iniziative, raccolte in cinque progetti di modifica della legge regionale, si aggiungono
altre proposte dei rappresentanti del settore
edile e dei progettisti. Si va dall’eliminazione del tetto dei 200 metri cubi per gli ampliamenti, all’introduzione della Scia, agli
incentivi volumetrici per l’adeguamento
sismico e alla delocalizzazione dalle aree a
rischio idrogeologico. Fino al mutamento di
destinazione d’uso, gravante sia sull’aspetto edilizio che urbanistico. In molti, quindi, sperano che dopo aver apportato queste
modifiche il settore edile trovi, finalmente,
la “luce in fondo al tunnel” e possa, dunque, uscire da questo periodo negativo.
la legge regionale prevedeva
l’ampliamento
delle unità abitative del 20%
ma purtroppo,
al momento
della sua emanazione, non
sono state previste le opportune deleghe
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l’ Edilizia 51
l’ Edilizia
Asppi: il Piano Casa una
buona idea con le ali tarpate
I pro e i contro del Piano Casa, secondo il
Presidente Serena
Asppi, Associazione sindacale
piccoli proprietari immobiliari,
presente in tutto il territorio nazionale, svolge un vero e proprio
servizio sindacale, di tutela e rivendicazione dei diritti dei piccoli
proprietari e cioè di quelli che
hanno al massimo tre proprietà
immobili.
bloccare a livello comunale le richieste
per le nuove
costruzioni,
e consentire
solo la realizzazione
di edifici a
risparmio
energetico e
di bioedilizia
C
ome ogni sindacato, l’Asppi porta avanti
le sue battaglie con grande forza. Tra le
battaglie recenti promosse dall’Associazione
c’è quella della “cedolare secca” che consente
di tassare separatamente il reddito proveniente
dagli affitti con un’aliquota fissa al 25%, che
potrà scendere al 20% per i canoni «agevolati» nelle aree ad alta densità abitativa. L’Asppi
svolge anche diversi servizi rivolti allo stesso
proprietario immobiliare, come l’aiuto nella
stesura dei contratti di locazione, consulenza
legale. Mette a disposizione amministratori di
condominio, ingegneri, geometri, fornisce informazioni sui mutui bancari e anche in materia
di successioni patrimoniali. “Credo che il Piano
Casa, varato dal Governo nel 2009, sia soltanto
una buona idea ma che abbia le ali tarpate in
partenza – afferma il presidente dell’Asppi di
Fermo, Sandro Serena – Il Piano Casa, in effetti, non è andato incontro alle reali esigenze dei
proprietari immobiliare. Se pensiamo a tutti coloro che abitano nei condomini, che oggi sono la
maggioranza, come possono fare per ampliare
del 20% la loro abitazione? Per questo dico che
Sandro Serena, presidente Asppi
come idea è valida ma è un pò limitata. Nelle
nostre zone, ma del resto in tutta Italia, sono
sicuro di poter dire che non ha portato quella ripresa dell’edilizia che ci si aspettava. E’ anche
vero che rispetto alla continua cementificazione e costruzione di nuovi edifici, il Piano Casa
va benissimo, in quanto tratta principalmente
di ristrutturazioni”. “Sarebbe necessario – continua Serena – bloccare a livello comunale le
richieste per le nuove costruzioni, e consentire
solo la realizzazione di edifici a risparmio energetico e di bioedilizia. Il blocco delle nuove
costruzioni porterebbe ad un incremento della
domanda per gli affitti, oggi ferma in Italia al
20%, mentre maggiore nel Nord Europa. Ovviamente insieme a questa crescente domanda
che verrebbe a crearsi, ai proprietari immobiliari si dovrebbero dare degli incentivi affinchè
aprano le loro case agli affittuari”. L’Asppi, che
trova a Fermo sia la sua sede provinciale che
quella regionale, conta circa 400 soci. Tramite
la tessera di socio, che costa solo 80 euro all’anno, il proprietario immobiliare può ricevere tutta l’assistenza di cui ha bisogno gratuitamente.
Steca: “più sostegno alle ditte edili da
parte delle amministrazioni pubbliche”
SECONDO IL PRESIDENTE DELLA SEZIONE EDILIZIA DI CONFINDUSTRIA
FERMO “LE AZIENDE PER SOPRAVVIVERE DEVONO RICICLARSI”
Per decenni, insieme all’oro, il “mattone” è stato considerato un bene
rifugio. Con il boom economico degli anni ’60/70, la casa è diventata una
priorità. Oggi, che oltre l’80% delle famiglie italiane ne possiede una, la
crisi economica e il caro mutui stanno mettendo a rischio la proprietà.
Nonostante il periodo non troppo florido per
l’economia, le imprese continuano a costruire
nuove abitazioni nonostante molte restino invendute. “Le imprese devono, anzi sono quasi
obbligate a pensare positivo e comunque a continuare a costruire – afferma Federico Steca,
presidente della sezione edili di Confindustria
Fermo - altrimenti sarebbe la fine e si andrebbe verso la perdita di numerosi posti di lavoro.
L’edilizia industriale è praticamente bloccata
da mesi, mentre per quella abitativa c’è ancora
qualche possibilità lungo la costa, mentre all’interno la situazione è di calma piatta. Ci sono
molti alloggi invenduti e prima di iniziare la costruzione di nuovi occorre pensarci su due volte.
Gli investimenti sono notevoli e meno remunerativi rispetto al passato. Per dare una mano
alla ripresa per l’edilizia industriale si potrebbe
optare per il riciclo e quindi per il restauro delle
fabbriche in disuso”. Oggi le imprese costruttrici
vanno avanti con il modulare e cioè realizzano
qualche appartamento, ne vendono qualcuno e
poi realizzano gli altri con la speranza che torni
un briciolo di sereno ed il mercato si smuova.
“A livello di lavori pubblici posso dire che la
situazione è a dir poco tragica. Le opere pub-
bliche sono diminuite del 60% - continua Steca - Alla politica chiediamo di essere più vicina
alle imprese locali e di snellire la burocrazia. Le
amministrazioni locali possono dare una mano
alla ripresa. Infatti, nei primi mesi del 2010 è
stata approvata una legge che per importi non
superiori a 500 mila euro si può scegliere di affidare lavori a ditte regionali. E quindi, privilegiare le ditte locali rispetto a quelle che arrivano
da fuori regione. Per quanto riguarda il Piano
Casa si può dire che nella sua ideazione poteva essere positivo ma in pratica è un po’ limitato e restrittivo”. La crisi economica ha colpito
ogni settore economico senza fare distinzioni
ma secondo il presidente della sezione edili di
Confindustria Fermo, ”l’edilizia è quella colpita
maggiormente e che ne subirà gli effetti per più
tempo. Secondo me le ditte per superare questo
periodo nero devono riciclarsi, nel senso che
non possono permettersi di scegliere quale lavoro fare anche per via della concorrenza che oggi
è spietata. E’ necessario, secondo me, mettere un
freno alla creazione di nuove aziende. Al giorno d’oggi ci sono troppo muratori improvvisati,
cercando un guadagno extra ma non capiscono
che così stanno soltanto rovinando il mercato”.
SEZIONE COSTRUTTORI EDILI ANCE FERMO
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l’ Edilizia 53
l’ Edilizia
Ance Marche
chiede
interventi seri
per il rilancio
del settore
DATI ALLARMANTI SULLA SITUAZIONE
REGIONALE DELL’EDILIZIA CHE DURA
ORMAI DA DUE ANNI
La situazione drammatica dell’edilizia nel Fermano non è di molto differente nelle altre province della Regione. Infatti, in un incontro svoltosi a dicembre a cui hanno partecipato i cinque
presidenti delle sezioni Ance di Confindustria
regionale sono emersi dati allarmanti sulla situazione del comparto. “Ancora una volta i dati
sono fortemente negativi, come già per tutto il
2009. Le imprese edili marchigiane hanno fatto di tutto per conservare i livelli occupazionali:
per tutelare i lavoratori, che sono il rimo capitale
di un’impresa che opera in edilizia. Nel complesso vi siamo riusciti ma questo trend assolutamente negativo perdura da troppo, da ben 4 semestri, ed è ormai divenuto insostenibile”. Così
il presidente dell’Ance regionale (Consulta dei
Costruttori Edili delle Marche) Massimo Ubaldi
ed i rappresentanti delle associazioni provinciali dei costruttori hanno fornito la preoccupante
fotografia dell’attuale andamento dell’industria
delle costruzioni in ambito regionale. Un comparto produttivo cardine per sostenere i livelli
occupazionali generali, tanto più se si considera
il vastissimo indotto che viene trainato dall’edilizia, a cui sono collegati ben 36 diversi settori
produttivi. “E’ divenuto improrogabile e di vitale importanza per la stessa sopravvivenza di un
intero sistema di imprese dare risposte celeri ed
efficaci per rilanciare l’edilizia regionale, com-
parto essenziale per l’economia e l’occupazione
la cui gravissima crisi sta passando invece sotto
silenzio – ha spiegato Ubaldi – E’ indispensabile varare subito un piano d’azione che sia in
grado di contrastare la grave situazione in atto.
Un programma operativo che contempli innanzitutto: modifiche al Piano Casa da parte della
Regione, superamento dei vincoli che bloccano
da troppi anni progetti e iniziative di intervento
di project financing e di attivazione di strumenti
pubblico-privati quali gli accordi di programma,
risoluzione dell’annoso problema dei ritardati
pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, ritardi insostenibili ed inaccettabili che
oggi arrivano anche a 15 mesi. Occorre, insomma, che le ragioni dell’economia, dell’efficienza
e del buon senso abbiamo la meglio sulle ragioni
della burocrazia e del politichese”. Il settore edile muove una filiera economica lunghissima con
i suoi 36 settori collegati: dalle cave al mobile.
Settori che non potranno non risentire dei dati
ancora fortemente negativi dell’industria edilizia marchigiana nel primo semestre 2010, confermati anche da luglio ad oggi. La produzione
complessiva del primo semestre 2010 è infatti
diminuita ancora di circa il 4.4% in termini reali rispetto al primo semestre del 2009. In particolare per quanto riguarda l’edilizia abitativa il
calo della produzione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è stato di circa il 6.8%. E’
scesa, invece, al 19% la quota di operatori interessata da variazioni positive della produzione,
mentre sale la frazione di operatori con variazioni in calo (64% contro 59% della rilevazione
del secondo semestre 2009). La flessione riflette
l’andamento debole dell’edilizia abitativa pubblica (-14.5%) e privata (-1.9%), per la quale in
particolare è stato registrato un andamento negativo per il comparto del conto proprio (-4.4%).
Ancora all’insegna della variabilità il quadro
per l’edilizia non abitativa, che torna su valori
moderatamente positivi dopo la flessione di fine
2009. In forte caduta anche la dinamica dei lavori pubblici, che registra una flessione nei livelli
di attività pari al 2.2% rispetto al primo semestre 2009, anno in cui si è determinato un fortissimo calo nella realizzazione di infrastrutture
ed opere pubbliche. Nel primo semestre 2010,
i ricorsi alla Cig sono risultati in aumento del
49.5% rispetto al primo semestre 2009, risultato
attribuibile quasi interamente alla componente
ordinaria. “I motivi dell’allarme sono chiari – ha
continuato Ubaldi – e gli imprenditori edili hanno idee altrettanto chiare sulle vie di uscita da
percorrere subito ma sono stati finora inascoltati.
E’ essenziale rivedere il Patto di stabilità mettendo gli Enti locali virtuosi nelle condizioni di
realizzare le opere pubbliche ed infrastrutture
necessarie, dare tempi certi ai pagamenti dovuti
alle pubbliche amministrazioni alle imprese per
lavori eseguiti, attuare il Piano casa e l’housing
sociale, realizzare un piano di opere piccole e
medie immediatamente cantierabili, mettere a
disposizione tutte le risorse disponibili in brevi
tempi, eliminando le lentezze della burocrazia”.
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l’ Edilizia 55
l’ Edilizia
Fidimpresa Marche, un
confidi a sostegno delle
imprese
Romagnoli: è in crescita
l’importo da finanziare
“La ripresa del settore edile nel Fermano è
strettamente legata a quella del calzaturiero”
- afferma il consigliere di Fidimpresa Marche,
Franco Ciucani. Dai dati di Fidimpresa Marche
una ripresa economica a breve termine si profila
come un vero e proprio miraggio. Fidimpresa è
il primo Confidi della regione, nato dall’unione
di quattro cooperative, ad ottenere l’autorizzazione come Ente finanziario vigilato da Banca
d’Italia e, quindi, iscritta nell’elenco speciale
Art. 107 del T.U.B. A livello regionale, Fidimpresa ha all’attivo circa cinque mila operazioni
all’anno, 60 collaboratori e, non da ultimo, ha
garantito finanziamenti per 700 milioni di euro.
La sezione di Fermo conta circa tre mila soci rispetto ai venti mila che la Cooperativa ne conta
a livello regionale. Generalmente si rivolgono
al consorzio, tutte quelle imprese che cercano
una garanzia da presentare all’istituto di credito
al momento in cui chiedono il finanziamento.
“Sono certo di poter dire che dalla crisi non si
sta uscendo – spiega Ciucani – Le aziende hanno molto più bisogno di credito oggi rispetto
allo scorso anno. Il numero delle richieste di
garanzia da parte delle imprese non è aumentato
rispetto al 2009 ma in aumento è l’ammontare
delle cifre richieste. Il consorzio è una sorta di
intermediario tra l’impresa e l’istituto di credito e con i propri fondi fa da garante alle aziende, per la metà dell’importo richiesto”. Negli
ultimi due anni la sezione di Fermo si è posizionata ai vertici della classifica regionale per il
maggior importo medio garantito. “Le richieste
che ci arrivano non interessano solo i finanziamenti ma anche i leasing – evidenzia il dirigente della locale sezione Roberto Romagnoli
– Tra il 2008 e il 2009, nelle Marche, il leasing
alle imprese è cresciuto del 3.6% passando da
3.323 a 3.442 milioni di euro, con un aumento di 119 milioni. A ricorrere maggiormente a
questa modalità di credito sono le imprese di
Ancona (1.309 milioni di euro) seguite da quelle pesaresi (976 milioni ma in lieve calo), ascolane e fermane (641 milioni) e maceratesi (516
milioni). Sulla base di questi dati Fidimpresa
Marche ha deciso di stipulare una convenzione con la società Alba Leasing. Obiettivo della convenzione, incentivare lo strumento della
locazione finanziaria per realizzare investimenti immobiliari e strumentali finalizzati ad una
maggiore competitività e ad un miglioramente
dei processi produttivi. Ultimamente stiamo
ricevendo molte richieste per gli investimenti sul fotovoltaico e sulle energie alternative”.
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Volontà e voglia di fare,
sono la ricetta per il successo
Danilo e Alessandro Tomassini: prima di tutto
viene la qualità del prodotto offerto
Tomassini Costruzioni srl, una delle aziende
leader nel settore edilizio opera sin dal 1993,
a conduzione familiare e nel tempo è riuscita ad affermarsi per la qualità del suo operato.
“La Tomassini Costruzioni srl, sin dal 1993, ha
sempre operato prevalentemente nel settore delle costruzioni – afferma il titolare dell’azienda
Danilo Tomassini – Del resto, però, non abbiamo sempre incontrato tempi floridi. Per arrivare ad affermarci nel settore abbiamo dovuto
lavorare sodo e guadagnarci la fiducia degli altri. Come ogni azienda, agli inizi della propria
attività, abbiamo avuto grandi difficoltà anche
con le banche, in quanto non conoscendoci non
avevano motivo per fidarsi dell’azienda. Certamente, oggi i tempi son cambiati e per un’impresa giovane è ancora più difficile emergere e
guadagnarsi il rispetto e la fiducia degli istituti
di credito”. Secondo Danilo Tomassini, l’unico
modo che un’azienda giovane ha di emergere e
farsi strada nel mondo dell’edilizia fermana è la
volontà e la voglia di fare, qualità che forse oggi
sono un pò carenti. “Oggi giorno ci sono poche
aziende locali – continua Tomassini - disposte a
fare sacrifici e ad impegnarsi seriamente, proponendo un lavoro di qualità. Tutti oggi guardano
il guadagno facile ma non capiscono che a lungo
questa scelta aziendale non paga. Io credo che
i nostri giovani debbano impegnarsi il doppio
di quanto stiano facendo anche perchè la concorrenza, soprattutto quella straniera, è spietata.
Oltretutto è inutile nascondersi dietro un dito: la
crisi economica c’è e forse è proprio l’edilizia il
settore che ne ha risentito maggiormente anche
se con effetti più tardivi. Una cosa bisogna dirla,
e ci tengo a sottolinearla. Nella sua negatività, la
crisi economica una cosa positiva l’ha portata.
Sono sopravvissute ad essa solo le aziende che
nel tempo si sono distinte per la qualità del proprio operato”. La Tomassini Costruzioni è impegnata, di media, ogni anno nella realizzazione
di un paio di cantieri. L’azienda è composta di
6 persone, di cui quattro si occupano dell’organizzazione dei cantieri e delle rifiniture. Anche
un’azienda come la Tomassini Costruzioni ha
subito gli effetti della crisi. “Purtroppo, anche
noi abbiamo alcuni appartamenti invenduti –
dichiara l’altro titolare dell’impresa Alessandro Tomassini, figlio di Danilo – La domanda
di acquisto degli appartamenti e delle abitazioni in generale è calata. Oggi c’è chi ha bisogno di una casa ma non ha denaro a sufficienza
per potersela permettere e non sempre riesce a
trovare l’appoggio delle banche. I compratori del 2010 aspettano di vedere lo stabile della
struttura finito prima di procedere all’acquisto.
Sono diminuite le giovani coppie, l’acquirente
medio è di media età e compra per investire e
non per necessità. Rispetto agli scorsi anni sono
cambiati i gusti dei compratori. Non c’è più chi
compra un appartamento superiore agli 80 metri
quadrati”. A Fermo il costo di un appartamento al metro quadro varia dai 1800 ai 2600 Euro.
Alessandro e Danilo Tomassini, titolari
della Tomassini Costruzioni srl
56
l’ Edilizia 57
l’ Edilizia
Cataldi: le zone di
completamento B sono il
vero incentivo per l’edilizia
Viaggio con il presidente dell’Ordine dei
geometri tra Piano Casa e zone di completamento
I
l geometra ha partecipato e contribuito lar- risulta essere per l’utente troppo oneroso. Il Piagamente alla ricostruzione dell’Italia nel do- no Casa prevede, tra i costi per l’ampliamento
poguerra. Segue le pratiche catastali, le succes- del 20% dell’immobile la monetizzazione degli
sioni, la topografia, le divisioni degli immobili, standard urbanistici comportando spese extra
l’assistenza nelle vendite, le stime delle abitazio- per il proprietario. Da una statistica che abbiamo
ni, le consulenze per i tribunali e le costruzioni. effettuato nella nostra Provincia, al 30 giugno
L’unico limite che incontra sono i
2010 l’incremento, lavorativamencalcoli strutturali per le costruzioni
te parlando, dovuto al Piano casa è
in cemento armato o in acciaio, in
solo dell’8%. Non c’è stata, quinLe prime zone B
quanto sono di competenza dell’inrisalgono al piano di, la ripresa che ci si aspettava”.
gegnere. L’Ordine dei geometri
Le aziende che nel settore soffroregolatore del
della provincia di Fermo, fondano maggiormente della crisi sono
to lo scorso anno, e presieduto da 2000, poi sono sta- quelle che si occupano principalTiziano Cataldi, conta 405 iscritti,
te tardate fino ad
mente della costruzione di apparogni anno all’albo provinciale si
tamenti. Da un anno a questa parte
arrivare al 2010
aggiungono circa 15 nuovi diploil mercato della vendita si è un po’
mati. “Il tanto acclamato e pubblibloccato. “Quello che credo potrà
cizzato Piano Casa, strumento che nelle aspet- risultare un vero incentivo all’edilizia sono le
tative doveva servire per il rilancio del settore zone di completamento B – aggiunge Cataldi – In
edile, ad oggi è stato solo un grande bluff – dice quanto, quando gli enti preposti sbloccheranno le
il presidente Cataldi – perché, tra le altre cose, pratiche, i proprietari potranno costruirvi un’abitazione o comunque un fabbricato. (Ad oggi,
solo nel comune di Fermo, esistono 200 pratiche
circa, ndr). Le zone interessate sono quelle di
Madonnetta d’Ete, Salette, la Castiglionese e la
Pompeiana. Le prime zone B risalgono al piano
regolatore del 2000, poi sono state tardate fino ad
arrivare al 2010. Ma nel frattempo i proprietari
hanno continuato a pagare l’Ici. Questa potrebbe essere una risorsa per la ripresa economica
dell’edilizia. Un altro punto che gioverebbe allo
sviluppo e alla ripresa del settore sarebbe quello
del restauro dei palazzi costruiti negli anni ’60
– 70”. Per quanto riguarda la sicurezza nei cantieri, il geometra è in prima linea. La crisi finanziaria ha portato ad un abbassamento dei costi
delle opere edili. “In questo periodo credo che
sia la qualità a pagare – conclude il presidente
dell’Ordine - chi lavora bene continua ad essere
ricercato. Trovano, sicuramente, molta difficoltà
le aziende artigiane giovani che vogliono emergere, soprattutto per via della concorrenza”.
Da sinistra: Giovanna
Paci, Roberto Mascitti,
il presidente dell’Ordine
degli Architetti Andrea
Tartuferi e Fabrizio
Fortuna
L’
architetto è da sempre stato l’attore principale dello sviluppo cittadino. Ma l’architetto non è solo colui che si occupa di designer di
interni o di restauro dei beni vincolati. Secondo
la segretaria dell’Ordine Giovanna Paci c’è stato
un errore di comunicazione riguardo alle competenze del professionista. “L’architetto – sottolinea
la Paci – non è solo quella figura che si occupa
di design e arredo, anzi è colui che si occupa
dell’aspetto urbano dei paesi. Infatti esso è l’artefice dei piani urbanistici di città e province”. “La
pianificazione territoriale – afferma il presidente
dell’Ordine degli architetti Andrea Tartuferi - è
il punto più alto dell’attività politica in quanto
presuppone un’attenta analisi del territorio fatta
attraverso lo studio del terreno, per poi arrivare al
tessuto sociale ed economico”. “La nostra figura
professionale – evidenzia il tesoriere dell’Ordine
Roberto Mascitti – è la più qualificata a fornire le
linee guida per lo sviluppo architettonico urbano.
Grazie anche alla preparazione, a ben guardare,
più umanistica e meno scientifica rispetto a quella
dell’ingegnere”. Sono oltre 270 gli architetti nel
territorio provinciale. “Nel Fermano manca un po’
la cultura dell’architettura contemporanea - ha aggiunto il presidente Tartuferi - Non è un problema
che riguarda, ovviamente solo il Fermano ma tutta
l’Italia da circa mezzo secolo. Esempi di architettura moderna si sono avuti negli ultimi dieci anni
solo in alcune zone. Purtroppo c’è una mentalità
che è bello solo ciò che assomiglia al vecchio o
che è simil-vecchio, e quindi a cui si è già abituati”. Per il rilancio del centro storico l’Ordine degli
Architetti sostiene che sia necessario creare delle
attrattive, tipo strutture museali o ludiche. “Dal
L’architetto
vero artefice
dell’aspetto
urbano
Andrea Tartuferi: nel
Fermano manca una cultura
architettonica contemporanea”
2001, sostanzialmente dallo scoppio delle Torri
Gemelle – ha aggiunto l’architetto Fabrizio Fortuna - c’è stata l’esplosione di una bolla speculativa nell’edilizia facendo sì che con piani regolatori
sovradimensionali rispetto alle esigenze del territorio si sia potuto costruire in abbondanza. Forse
è arrivato il momento di fermarsi a costruire il
nuovo e guardare al recupero del vecchio”. “Per
quanto riguarda il motodromo di San Marco alle
Paludi – ha poi sottolineato Tartuferi - non siamo
contrari a priori ma è necessario valutare costi e
benefici per il territorio. In cambio della cessione di un bene, quale la collina su cui dovrebbe
venir realizzato l’impianto motoristico, la cittadinanza deve avere un ritorno immediato e non si
può sperare nella creazione di outlet, di un indotto
che verrà a crearsi in un futuro prossimo, forse”.
L’architetto non
è solo quella
figura che si occupa di design e
arredo. È anche
colui che si occupa dell’aspetto
urbano dei paesi. È l’artefice
dei piani urbanistici di città e
province...
58
l’ Edilizia 59
l’ Edilizia
Piano Casa, una bella
idea senza successo
L’obiettivo doveva essere quello
di difendere il
lavoro e lo sviluppo dell’economia marchigiana,
rilanciare le
piccole imprese
dell’edilizia,
dell’impiantistica, dell’arredo...
Ester Rutili: “la
situazione per le
piccole imprese è
disperata”
“I
l Piano Casa è stato concepito dal Governo
quale possibile sostegno alla crisi economica del paese - afferma il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Fermo,
Ester Maria Rutili - un’opportunità di sviluppo,
di riqualificazione del territorio e rinnovamento
del patrimonio edilizio più degradato delle città, costruito per la maggior parte nel dopoguerra
con materiali di scarse qualità e con il susseguirsi di innumerevoli interventi “carenti “ sotto il
profilo non solo architettonico, ma in particolar
modo strutturale e dell’ efficienza energeticoambientale. L’obiettivo doveva essere quello
di difendere il lavoro e lo sviluppo dell’economia marchigiana, rilanciare le piccole imprese
dell’edilizia, dell’impiantistica, dell’arredo e le
attività professionali legate al settore, nonché
il rafforzamento della sostenibilità energetica
e antisismica delle tecniche edilizie, a vantaggio della sicurezza dei cittadini e della qualità
complessiva della nostra edilizia. Ma oggettiva-
Il presidente dell’Ordine degli Ingegneri
Ester Maria Rutili
mente a causa della mancanza di deroghe alle
distanze e alle altezze nonché ai numerosi cavilli
e impedimenti, di fatto il piano casa non è partito. In quanto protagonisti delle trasformazioni
del territorio che il Piano Casa avrebbe apportato, la Federazione Regionale degli Ingegneri
delle Marche ha ribadito più volte la necessità
di essere consultata prima dell’approvazione di
una Legge di Settore ed in particolare del Piano
casa; ma questo non è avvenuto. Ad oggi, sembra ci sia la volontà da parte della Regione di
apportare modifiche alla normativa e sembrerebbe siano state accolte le proposte avanzate
da noi ingegneri. Confidiamo che l’intero iter di
modifica che la IV Commissione sta apportando al Piano Casa porti ad uno snellimento delle
procedure, nell’eliminazione delle restrizioni al
fine di rimuovere i vincoli che scoraggiano gli
investimenti e vanifichino gli obiettivi della legge, così da snellirne l’attuazione ma, soprattutto
non scoraggiare coloro che intendano intervenire sulla propria abitazione. Il settore delle costruzioni è stato investito dall’onda lunga della
crisi economica mondiale - ha aggiunto la Rutili
- le difficoltà che si sono abbattute e che pesano
con maggior violenza proprio sulla filiera delle
costruzioni, sono il calo dell’attività, i ritardi nei
pagamenti sia da parte degli Enti Pubblici che
dai privati, i finanziamenti bancari in diminuzione o bloccati. Nel Fermano i nuovi cantieri
di edilizia, sia residenziale che produttiva, sono
completamenti fermi, quelli già avviati procedono con enormi difficoltà. Solo le rare grandi imprese tirano un sospiro di sollievo. La migliore
ricetta, per essere forti e vincenti nei periodi di
crisi, è aver sviluppato la ricerca tecnologica per
immettere sul mercato nuovi prodotti e nuovi
strumenti d’innovazione per le costruzioni, attraverso anche l’ingegnerizzazione e l’ottimizzazione dei processi: questa è la necessità in ogni
settore, di una professionalità come l’ingegnere”.
In discesa anche i lavori pubblici
L’assessore comunale Elvazio Capriotti
ne evidenzia le problematiche
A risentire della crisi economica
non sono stati solo i privati, ma
anche le amministrazioni pubbliche che all’improvviso hanno
dovuto “tirare la cinghia” e fare
economia, comportando, quindi,
una ricaduta negativa sulle imprese che lavorano con esse.
L
e amministrazioni locali hanno ridotto
all’osso gli investimenti e, data la carenza
di fondi, preferiscono non iniziare nuove costruzione ma si limitano solo alla manutenzione
ordinaria. Anche il comune di Fermo che, generalmente, bandisce annualmente circa una ottantina di aste pubbliche, nel 2010 ne ha bandite
soltanto 35. Queste, però, per il settore edile costituiscono una vera e propria “croce”, in quanto le aste sono a ribasso cioè vince la ditta che
effettua un ribasso maggiore rispetto alla base
d’asta. Esiste, tuttavia, un Codice che regola gli
appalti pubblici (Codice dei contratti pubblici,
entrato in vigore il 1° luglio 2006). Un’importante novità introdotta dal “Codice dei contratti
pubblici” riguarda le gare aggiudicate sulla base
dell’offerta economicamente più vantaggiosa e
consiste nell’obbligo di indicare nel bando non
solo i criteri di valutazione ma anche gli eventuali sottocriteri. Nel Codice ne sono elencati
alcuni “pertinenti alla natura, all’oggetto e alle
caratteristiche del contratto” e sono il prezzo, la
qualità, il pregio tecnico, le caratteristiche estetiche e funzionali, le caratteristiche ambientali,
il costo di utilizzazione e manutenzione. Questo Codice stabilisce tra l’altro le soglie per il
ribasso o per il rialzo. Ovviamente queste soglie
variano a seconda del tipo di lavoro e dell’amministrazione committente. Secondo alcune
recenti modifiche e aggiornamenti apportati al
Codice che sancisce che per le opere fino a 100
mila euro è possibile l’affidamento diretto, fino a
500 mila euro si può andare in trattativa privata
chiamando almeno 15 concorrenti, oltre è necessaria l’asta. “L’edilizia è il motore trainante
dell’economia nazionale e territoriale – afferma
l’assessore del comune di Fermo al Patrimonio
e Bilancio, Elvazio Capriotti – Purtroppo al momento il settore ha subito una forte flessione dovuta al calo degli investimenti sia pubblici che
privati. Ma a risentirne non sono soltanto i muratori ma anche tutto l’indotto che l’edilizia crea,
cioè idraulici, elettricisti, arredatori d’interni,
imbianchini e i fornitori di materiali. L’indotto,
quindi, è veramente ampio e nel nostro territorio
il settore edile è secondo soltanto al calzaturiero.
Anche il comune di Fermo, utilizza il sistema
delle aste pubbliche a ribasso ma da esse vengono scartate le offerte che effettuano un ribasso maggiore, perché crediamo che un eccessivo
ribasso sia deleterio per le aziende e un segnale
negativo da parte dell’ente”. Per quanto riguarda i ribassi edili che l’amministrazione comunale fermana accetta la percentuale si aggira
attorno il 20-25%, per quelli stradali invece è
intorno al 30%. In molti comuni le percentuali
di ribasso sono salite a cifre davvero impressionanti. Si aggirano, infatti, intorno al 45-47%.
Percentuali che molte aziende del territorio non
riescono a proporre. Servirebbe, quindi, un considerevole aiuto da parte delle amministrazioni
locali a sostegno delle aziende del territorio.
60
l’ Edilizia 61
l’ Edilizia
Condominio,
rivoluzione in arrivo
Nuovi obblighi e adempimenti
sia per i proprietari che per chi
amministra un condominio
È bene prepararsi alla prossima rivoluzione in virtù del cambiamento
radicale delle norme che fino ad oggi regolano la vita di un condominio.
L
a Commissione Giustizia del Senato il 7 novembre scorso, in prima lettura, ha approvato la NUOVA RIFORMA DEL CONDOMINIO.
Tra gli articoli modificati, uno dei più importanti
è l’Art. 1129 del Codice Civile “Nomina, revoca ed obblighi dell’Amministratore”, che così
recita: “Quando i condomini sono più di quattro, se l’assemblea non vi provvede, la nomina
dell’amministratore viene fatta dall’Autorità
Giudiziaria su ricorso di uno o più condomini”.
Contestualmente all’accettazione della nomina e
ad ogni rinnovo dell’incarico l’amministratore
comunica i propri dati anagrafici e professionali,
il codice fiscale, o, se si tratta di società anche la
sede legale e la denominazione, nonché l’ubicazione, la denominazione e il codice fiscale degli
altri condomini eventualmente amministrati, il
locale ove si trovano i registri, nonché i giorni
e le ore in cui ogni interessato, previa richiesta
all’amministratore, può prenderne gratuitamente
visione e ottenere, previo rimborso delle spese,
copia da lui firmata. In sua assenza, sul luogo di
accesso al condominio o di maggior uso comune,
accessibile anche ai terzi, è affissa l’indicazione
delle generalità del domicilio e dei recapiti, anche telefonici, del condomino che svolge funzioni analoghe a quelle dell’amministratore. All’atto dell’accettazione della nomina, ove richiesto,
deve presentare ai condomini, sotto pena di nullità della nomina, una polizza di assicurazione
a garanzia degli atti compiuti nell’espletamento
mandato. L’Amministratore è obbligato a far
transitare le somme ricevute a qualunque titolo
dai condomini o da terzi, nonché quelle a qualsiasi titolo erogate per conto del condominio, su
uno specifico conto corrente, intestato al condominio a cui ciascun condomino può accedervi
per prendere visione ed estrarre copia, a proprie
spese, della rendicontazione periodica. Alla cessazione dell’incarico l’amministratore è tenuto
alla consegna di tutta la documentazione in suo
possesso afferente al condominio e ai singoli
condomini e a eseguire le attività urgenti al fine
di evitare pregiudizi agli interessi comuni senza
diritto ad ulteriori compensi. Salvo che non sia
stato espressamente dispensato dall’assemblea,
l’amministratore è tenuto ad agire per la riscossione forzosa delle somme dovute dagli obbligati entro quattro mesi dal momento in cui il
credito è divenuto esigibile, altrimenti risponde
dei danni a lui imputabili per il ritardo. L’incarico di amministratore è di due anni, salvo diversa
espressa deliberazione dell’assemblea con tacito
rinnovo. La revoca dell’amministratore può essere deliberata in ogni momento dell’assemblea.
Può altresì essere disposta dall’autorità giudiziaria, su ricorso di ciascun condomino se non rende
il conto della gestione, ovvero se vi sono fondati
sospetti di gravi irregolarità, tra cui: l’omessa
convocazione dell’assemblea per l’approvazione del rendiconto condominiale, il ripetuto rifiuto di convocare l’assemblea per la nomina del
nuovo amministratore o negli altri casi previsti
dalla legge; la gestione secondo modalità che
possono generare possibilità di confusione tra il
patrimonio del condominio e il patrimonio personale dell’amministratore o di altri condomini;
l’aver acconsentito, con dolo o colpa, alla cancellazione delle formalità eseguite nei registri
immobiliari a tutela dei diritti del condominio.
In assenza
dell’amministratore, sul luogo
di accesso al
condominio è affissa l’indicazione
delle generalità
del domicilio e
dei recapitidel
condomino che
svolge funzioni
analoghe...
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l’ Edilizia 63
l’ Edilizia
Cassa Edile, un organismo
importante per i lavoratori
Un Ente che opera per la tutela del lavoro e
delle esigenze delle maestranze edili
le Casse Edili
erogano ai
lavoratori
una parte
importante di
trattamento
retributivo
dovuto alle
Imprese...
L
e Casse Edili sono organismi tipici del settore delle costruzioni, sorti in relazione alla
peculiarità dei rapporti di lavoro con gli operai,
caratterizzati da una rilevante mobilità interaziendale dei lavoratori. Sono Enti costitutivi in
ciascuna provincia sulla base della prevenzione
contenuta nel contratto collettivo nazionale di
lavoro per i lavoratori dipendenti delle imprese
edili, sottoscritti dalle associazioni nazionali dei
costruttori edili con le organizzazioni sindacali
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil. La gestione delle Casse Edili è paritetica, cioè affidata
in ugual misura a rappresentanti dei datori di
lavoro e dei lavoratori.
Attraverso
un’esperienza di oltre 80 anni,
le Casse rappresentano
uno strumento che non
solo garantisce ai lavoratori la continuità dei
trattamenti contrattuali, ma consente anche di
realizzare un’ampia serie di prestazioni a favore
degli iscritti. Anzitutto le Casse Edili erogano ai
lavoratori una parte importante di trattamento
retributivo dovuto alle Imprese: si tratta, in particolare, del pagamento delle ferie e della gratifica natalizia. Erogano inoltre altre significative
prestazioni quali il premio per l’Anzianità Professionale Edile – APE, il collegamento con la
previdenza complementare di settore,, l’integrazione al trattamento economico nei casi di
malattia e infortunio (attraverso le Imprese) e
le prestazioni assistenziali decise dalla contrattazione integrativa locale. In sostanza le Casse
Edili svolgono un ruolo di grande rilievo per
assicurare ai lavoratori una parte importante
del trattamento economico derivante dal contratto di lavoro e prestazioni integrative sul piano previdenziale ed assistenziale. L’iscrizione alla Cassa, inoltre,
comporta la possibilità di usufruire
dei servizi offerti dagli Enti scuola e dai CPT, gli
organismi paritetici del settore nel campo della
formazione professionale e della sicurezza sul
lavoro. Svolge, quindi, una funzione mutualistica nel settore delle costruzioni in adempimento
alle previsioni contrattuali. Rappresenta quindi
un ulteriore punto di incontro tra imprese e lavoratori attraverso la contrattazione e gli accordi
tra le parti sociali titolari (ANCE e Feneal-UIL,
Filca-CISL, Fillea-CGIL). La Cassa Edile di
Ascoli Piceno e Fermo raccoglie mensilmente
dalle circa 1.000 imprese iscritte le quote di retribuzione e contributive
contrattuali che le stesse
“accantonano” presso la
Cassa a favore dei lavoratori dipendenti iscritti
alla Cassa (circa 3.500).
Nell’ambito dei compiti
previsti dal CCNL la Cassa Edile oltre alla specifica funzione di raccolta contributivo-retributiva, provvede anche all’esazione dei contributi
destinati alla formazione professionale ed alla
prevenzione antinfortunistica, che trasferisce
puntualmente agli enti e alle organizzazioni competenti. In
particolare acquisisce le risorse integrative
previste dai contratti per la formazione delle
maestranze edili e che servono a finanziare l’attività dell’Ente Scuola Edile. Riscuote anche i
contributi che sostengono l’opera del Comitato
Paritetico Territoriale per la prevenzione infortuni, l’igiene e l’ambiente di lavoro che fa capo
allo stesso Ente Scuola Edile. Negli ultimi anni,
grazie anche ad una oculata gestione e ad un
rigoroso utilizzo delle disponibilità finanziarie,
la Cassa ha progressivamente ampliato le proprie prestazioni straordinarie. I nuovi interventi assistenziali ed integrativi hanno riguardato
e riguardano una articolata serie di prestazioni
extracontrattuali a favore dei lavoratori iscritti
e, in alcuni casi, ai loro familiari come: buono
libro, diploma di laurea, matrimonio, nascita di
figli, trasferimento del nucleo familiare, protesi dentarie, protesi oculistiche, rimborso ticket
sanitari, assegno funerario e sussidi straordinari.
Per il tramite della Cassa Edile i lavoratori possono aderire al PREVEDI - Fondo di Previdenza
Complementare istituito per il settore delle costruzioni conferendo allo stesso la quota contributiva a carico del lavoratore e quella a carico
dell’Impresa che, volendo, il TFR. A tutti i lavoratori iscritti (da quest’anno anche ai titolari delle imprese) la Cassa garantisce l’adesione alla
EDILCARD (fondo nazionale rimborso spese
sanitarie da infortunio e malattie professionali) operante nei confronti degli iscritti presso le
Casse Edili. Con l’introduzione del D.U.R.C.
(Documento Unico di Regolarità Contributiva),
la Cassa Edile svolge una funzione certificativa
di rilievo pubblico relativa alla verifica della regolarità contributiva dell’impresa, intesa come
correttezza nei pagamenti e negli adempimenti
di carattere previdenziale-assistenziale. La verifica ai fini DURC – documento obbligatorio per
ogni attività dell’impresa sia pubblica che privata, sia in appalto che in subappalto – è gestito
in collaborazione con INPS ed INAIL e vede la
Cassa Edile quale unico titolare alla emissione
del DURC per imprese Edili.
Negli ultimi
anni, grazie
anche ad una
oculata gestione, la Cassa ha
progressivamente ampliato
le proprie prestazioni straordinarie...
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l’ Edilizia 65
l’ Edilizia
Ente Scuola Edile
un organismo per la formazione e
sicurezza dei lavoratori che svolge anche
funzione di prevenzione degli infortuni
l’Ente adotta
intensi rapporti
ed interscambi
con istituzioni
pubbliche e
private, e imprese per poter
erogare una
formazione pratica e sempre
aggiornata
L’
Ente scuola Edile/CTP delle province di
Ascoli Piceno e Fermo rappresenta un ente
paritetico per la formazione e la sicurezza costituito dalle associazioni di categoria dei Costruttori Edili ANCE e dalle organizzazioni sindacali
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil delle Provincie di Ascoli Piceno e Fermo. Ha come propria
missione il supporto ai processi di crescita e di
evoluzione delle aziende del settore edile ed affine (anche attraverso il miglioramento della produttività delle persone), ed attività di formazione
professionale gestite con finanziamento pubblico
e/o con risorse interne. L’Ente Scuola Edile di
Ascoli Piceno e Fermo si impegna a rifarsi strategicamente a modelli di riferimento quali:
- ottenimento del risultato di Qualità attraverso il
coinvolgimento delle risorse umane, interne ed
esterne, ognuno secondo il proprio ruolo ma tutti
con la precisa volontà che si agisca nell’ottica del
miglioramento continuo;
- prevenire i problemi piuttosto che gestirli quando si sono verificati;
- porre la massima attenzione nello sviluppo dei
processi;
CTP
- valutare i risultati e gestirli in relazione ad azioni
correttive volte al miglioramento.
L’obiettivo principale è quello di sviluppare il
settore della formazione professionale in generale
attraverso: la formazione di figure professionali
Qualificate/Specializzate da inserire o inserite nel
processo produttivo, lo sviluppo della cultura e
dell’innovazione di impresa.
Per realizzare questi obiettivi l’Ente adotta intensi
rapporti ed interscambi con istituzioni pubbliche
e private, e imprese per poter erogare una formazione pratica e sempre aggiornata con il processo
tecnologico, al servizio della comunità, degli Enti,
delle imprese e dei partecipanti ai corsi; investe
conseguentemente in tecnologie e metodi d’avanguardia, rispetto al settore operativo della formazione erogata. L’Ente Scuola Edile è dotato da
anni di un proprio Sistema di Qualità Certificato
ed è tra gli enti di formazione accreditati presso la
Regione Marche. L’ente ha improntato la propria
attività in due specifiche aree: una realizzata con
risorse interne derivanti dalla contribuzione delle
Imprese tramite la Cassa Edile ed una realizzata
con risorse provenienti da enti ed istituzioni.
L’Ente Scuola Edile assume anche le funzioni di CPT (Comitato Paritetico Territoriale per la Prevenzione Infortuni, l’Igiene e l’Ambiente di Lavoro) altro organismo paritetico contrattuale che le parti sociali
hanno a suo tempo deciso di far confluire nella Scuola con lo scopo di snellire l’operatività degli enti e
di concentrare anche le attività formative sulla sicurezza sullo specifico ente di formazione. Gli scopi del
Comitato sono lo studio e la risoluzione dei problemi generali e specifici inerenti la prevenzione degli
infortuni, l’igiene ed il miglioramento dell’ambiente di lavoro in genere, formulando proposte e suggerimenti e promuovendo iniziative in materia. Queste le principali direzioni lungo le quali si articola l’attività del C.P.T.: formazione e informazione; realizzazione di materiale informativo e didattico; campagne
di prevenzione infortuni; consulenza alle imprese; visite nei cantieri; ricerche applicate nel campo della
sicurezza. Sono previsti corsi base per tecnici di cantiere, per responsabili della sicurezza, per artigiani
ed imprenditori, per direttori lavori dipendenti da enti pubblici. Sono inoltre previsti corsi monografici
per tecnici e responsabili di cantiere su argomenti specifici quali ad esempio: piani di sicurezza, decreto
legislativo 494/96, rumore, amianto, impianti elettrici, conferenze di cantiere, stages formativi per tecnici
della sicurezza. Vengono in tali sedi toccati tutti gli aspetti della prevenzione sia teorici che pratici.
Il programma corsi 2011
TUTTA L’ATTIVITA’ FORMATIVA ED INFORMATIVA SVOLTA DALL’ENTE
SCUOLA EDILE E’ COMPLETAMEMTE GRATUITA PER GLI ISCRITTI ALLA
CASSA EDILE.
- Coordinatore della sicurezza nei cantieri (D.Lgs. 81/08 Art. N. 98 – all. XIV)
- Aggiornamento Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e in fase di esecuzione dei lavori (D.Lgs. 9 aprile 2008, n°81 – Allegato XIV)
- Primo Intervento di Soccorso in Cantiere (con simulazione di intervento) in applicazione
del D.Lgs. 81/08 Art. N. 45 e del D.M. 388/03 gruppo A
- Aggiornamento triennale al Primo Intervento di Soccorso in applicazione del D.M.
388/03 gruppo A
- Addetti alla Prevenzione incendi emergenza in cantiere: attività a rischio di incendio
medio in applicazione del D.Lgs. 81/08 Art. N. 46.
- Formazione per Rappresentante lavoratori della sicurezza (R.L.S.) di aziende del settore
edile (D.Lgs. 81/08, Art. 50 e Art. 37).
- Aggiornamento periodico Rappresentante lavoratori della sicurezza (R.L.S.) di
aziende del settore edile (D.Lgs. 81/08 Art. 50 e Art. 37)
- Formazione teorico pratica al montaggio/smontaggio/trasformazione di ponteggi (D.Lgs.
81/08 Art. N. 136 comma 6,7)
- Aggiornamento al Montaggio-smontaggio-trasformazione di ponteggi (D.Lgs. 81/08 Art.
N. 136 comma 6,7)
- Formazione obbligatoria per l’utilizzo di ponteggi su ruote (trabatelli) - Circ. N. 30 del
3/11/2006 e D.Lgs. 81/08 Art. N. 136
- Responsabili ai servizi di prevenzione e protezione - RSPP (Titolari di Impresa) in ottemperanza al D.Lgs. 81/08 Art. 34
- Responsabili ai servizi di prevenzione e protezione - RSPP (Addetti) in ottemperanza al
D.Lgs. 81/08 Art. N. 32
- Aggiornamento Responsabili ai servizi di prevenzione e protezione - RSPP (D.Lgs. 81/08
Artt. 32 e 34)
- Formazione sulla sicurezza obbligatoria ai sensi del D.Lgs. N. 81/08 Art. 37
- Formazione per preposti in materia di salute e sicurezza (D.Lgs. 81/08 Art. 19 e Art. 37)
- Formazione per operatori di gru a torre (D.Lgs, 81/08 Artt.71/73)
- Formazione ingresso al settore “16 ore prima”
- Formazione “Muratori” corso biennale 16/18 anni
66
l’ Edilizia 67
l’ Edilizia
Cassa Edile ed Ente Scuola
unici per le due province di
Ascoli e Fermo
Sottoscritto un accordo per mantenere un
unico sistema degli enti paritetici
Con tale accordo ANCE ed
Organizzazioni
sindacali delle
due province
hanno determinato l’importantissima affermazione che si può
lavorare insieme
ottimizzando le
risorse presenti
Lo scorso 26 ottobre le organizzazioni imprenditoriali e sindacali del settore edile - ANCE e
Feneal, Filca e Fillea delle province di Ascoli
Piceno e Fermo hanno sottoscritto l’accordo
con il quale hanno deciso di mantenere un unico
sistema degli enti paritetici - Cassa Edile ed Ente
Scuola/CTP nelle le province di Ascoli Piceno e
Fermo. In conseguenza hanno quindi sottoscritto
il testo dei nuovi Statuti dei due enti che restano
immutati nella struttura organizzativa ed operativa ma sui quali intervengono le sostanziali
modifiche che ne cambiano la denominazione e
riconfigurano le rappresentanze in modo da garantire alle parti sociali delle due province pari
dignità all’interno degli organi gestionali degli
stessi. Con tale accordo ANCE ed Organizzazioni sindacali delle due province hanno determinato l’importantissima affermazione che si può
lavorare insieme ottimizzando le risorse presenti
pur riuscendo a confermare il pieno rispetto delle autonomie e dei ruoli sia delle organizzazioni
che dei territori. L’accordo rappresenta inoltre il
riconoscimento al credito maturato negli anni dai
due enti e manifesta la consapevole responsabilità delle organizzazioni Imprenditoriali e Sindacali. Nell’accordo le parti hanno infatti positivamente valutato gli enti paritetici che da 50 anni
operano con competenza, dinamismo, efficacia e
risorse qualificate al servizio delle imprese e dei
lavoratori del settore edile e considerandoli elementi fondamentali del settore e profondamente
legati al tessuto produttivo di tutto il territorio.
Entrambi considerate una realtà profondamente
legata al tessuto produttivo del territorio, che ha
incentivato e coadiuvato la crescita economica,
gli enti rappresentano un importante strumento
nel comparto delle costruzioni, un settore in cui
i rapporti di lavoro sono spesso caratterizzati da
una rilevante mobilità interaziendale e da una
forte frammentazione temporale ed imprenditoriale. Nel corso di questi anni Cassa Edile
ed Ente Scuola, gestite pariteticamente dai rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori,
sono state costantemente impegnate nel conseguimento di traguardi sempre più ambiziosi nel
campo delle iniziative rivolte a soddisfare le esigenze delle imprese e dei lavoratori dell’edilizia
in tutto il territorio delle ora province di Ascoli
e Fermo. Le Organizzazioni coinvolte, nel prendere atto della compiuta istituzione della provincia di Fermo e nella volontà di rispettare le
nuove peculiarità ed i nuovi assetti organizzativi
del sistema della rappresentanza hanno voluto
comunque salvaguardare l’esperienza consolidata nel tempo degli Enti paritetici congiunti del
sistema, ANCE e OO.SS.LL. Feneal/Uil, Filca/
Cisl e Fillea/Cgil di Ascoli Piceno e Fermo. Le
parti hanno convenuto che la realizzazione ex
novo di un sistema di Enti paritetici nella Provincia di Fermo rappresentasse un onere organizzativo ed economico che gravando organizzativamente ed economicamente sulle imprese,
non avrebbe fornito garanzie ai lavoratori ed
avrebbe impoverito il sistema paritetico in am-
bedue le province e sono giunte alla consapevole
e responsabile conclusione di mantenere integro
il sistema mutualistico del settore per garantire a
imprese e lavoratori delle due province l’attuale
livello di servizi e di prestazioni. Tale decisione è stata assunta in un momento di crisi per il
settore delle costruzioni che impone ed imporrà
concreti sforzi da parte di tutti gli attori per operare al servizio di Imprese e lavoratori per cui le
organizzazioni imprenditoriali e sindacali delle
due province hanno voluto concretamente agire
nell’interesse comune trovando soluzioni che rispettassero le “divisioni” ma che si ottimizzano
restando “uniti”. Le organizzazioni fermane sia
imprenditoriali che sindacali entrano così a pieno titolo nella gestione della Cassa Edile dotando la nuova provincia di Fermo di un sistema di
enti paritetici dell’edilizia già funzionanti e consolidati. Già dal 2009 gli Enti hanno istituito una
sede operativa a Fermo al fine di rispondere alle
esigenze di imprese e lavoratori del territorio,
nell’ambito delle azioni di supporto agli iscritti.
Oggi gli uffici di Fermo in C.da Girola Valtenna
sono completamente operativi e garantiscono un
concreto punto di riferimento sia come sportello
di Cassa Edile che come sede di formazione per
gli operatori del territorio fermano.
il Motodromo 69
Camera di Commercio di
Fermo, un organo a
sostegno del territorio
I 20 consiglieri
della Camera di
Commercio di Fermo
Giunta camerale. Da
sinistra: Riccardo Tarantini,
Primo Taccetti, vicepresidente Sandro Coltrinari,
presidente Graziano Di Battista, Orietta Baldelli, Pietro
Mancini, Ennio Casturani,
Silvano Lattanzi
La Camera di Commercio Industria
Artigianato e Agricoltura di Fermo,
istituita nel 2004, è
un ente autonomo
di diritto pubblico
dotato di autonomia
statutaria, organizzativa e finanziaria.
Cura e promuove lo sviluppo del sistema delle imprese
della circoscrizione di competenza e più in generale
dell’economia locale, nel rispetto dell’autonomia e delle attività delle associazioni
imprenditoriali, professionali, sindacali, dei consumatori e delle altre formazioni
sociali, svolgendo in particolare, a tal fine, attività di
osservazione, regolazione e
promozione del mercato nel
rispetto delle disposizioni di
legge e del presente Statuto.
La Camera di Commercio è
composta da un Consiglio,
costituito da 20 consiglieri, a
cui vanno aggiunti 2 componenti in rappresentanza delle
organizzazioni sindacali dei
lavoratori e delle associazioni a tutela degli interessi dei
consumatori e degli utenti;
una Giunta, organo collegiale esecutivo dell’ente, composta dal Presidente della
Camera e da 7 consiglieri
eletti dal Consiglio Camerale; un Presidente eletto dal
Consiglio, cui spetta la legale rappresentanza dell’ente;
e un Segretario Generale
con funzione di gestione
operativa. I primi tre organi
hanno, di regola, una durata
di cinque anni. A questi organi descritti se ne aggiunge
un altro di controllo e di verifica della corretta gestione economico finanziaria e
della regolarità contabile: è
il Collegio dei Revisori dei
Conti, formato da tre membri effettivi e da due membri
supplenti. Il Consiglio ha
potere di indirizzo politico e nomina il Presidente e
i membri della Giunta. La
funzione di gestione operativa è invece appannaggio
del Segretario Generale,
mentre il controllo tecnicoeconomico è affidato al Collegio dei Revisori dei Conti.
MOTODROMO DI SAN
MARCO ALLE PALUDI, UNA
PISTA PER LE GARE DI
MOTOGP
Il circuito, progettato dai migliori
esperti a livello internazionale, prevede,
oltre alla pista, le strutture per i piloti
E’ arrivato come un fulmine
a ciel sereno il “no” della
provincia di Fermo alla realizzazione del Motodromo
a San Marco alle Paludi per
gli appassionati di motociclismo del territorio. Un “no”
combattuto, giunto dopo
una seduta, quella del 23
novembre scorso, estenuante ed una divisione non solo
politica ma anche popolare.
La maggioranza ha votato in
maniera netta “no” al parere
preliminare sul progetto, ma
allo stesso tempo ha lasciato
speranze ai sostenitori del
“sì”, considerato che nella
delibera si prevede che nella
redazione del nuovo Piano
territoriale di coordinamento
della Provincia, le cui linee
guida sono state approvate
a maggioranza poco prima
della delibera sul motodromo, si valutino le eventuali
“compatibilità e capacità
delle risorse ambientali del
territorio provinciale a poter accogliere e sostenere i
rilevanti impatti connessi
alla realizzazione di un motodromo e/o di impianti di
dimensioni e caratteristiche
simili”. Dunque il progetto
del motodromo a San Mar-
70
il Motodromo 71
il Motodromo
co alle Paludi, presentato
già a partire dal 2009 nella
sua forma definitiva e voluto fortemente dall’imprenditore Sergio Ramadori, ha
subito una brusca battuta
d’arresto, ma una concertazione politica, affiancata ad
approfonditi accertamenti
su luogo e circuito e relativi
impatti ambientali, potrebbe
contribuire in maniera determinante al suo inserimento
nel prossimo Ptc. In effetti,
il progetto del motodromo
merita un approfondimento,
trattandosi di un’opera imponente che da un lato può
incrementare
l’economia
territoriale (come sostengono i fautori del “sì”) ma
che dall’altro andrà a modificare la zona di San Marco
alle Paludi in maniera tangibile (e deleteria, secondo i sostenitori del “no”).
Studiato e realizzato da uno
dei più grandi esperti al
mondo nel campo dei circuiti, il tedesco Hermann Tilke,
il progetto prevede la realizzazione di una pista per il
motociclismo, completa dei
necessari servizi tecnici, con
le caratteristiche tecniche e
di sicurezza dei più moderni
impianti internazionali. Collocato sulla vallata del fiume
Tenna, sponda sinistra, il
circuito verrebbe inserito in
un’area privata, di proprietà
dell’Agrisesa, di circa 110
Planimetria del clima acustico stato attuale
ettari, attualmente utilizzata
per agricoltura estensiva, ed
avrà una lunghezza complessiva di 4.533 metri, come
per i maggiori circuiti dove
si svolgono le competizioni
internazionali di MotoGP. Il
tempo di un giro sarà mediamente di 93 sec, mentre la
velocità media di 174 km/h.
Considerato che a breve è
prevista l’apertura del casello autostradale di Porto
Sant’Elpidio, distante circa
un chilometro dalla zona
interessata, l’accessibilità al
circuito sarà buona, facilitata anche dagli ampliamenti
previsti per la viabilità di
scorrimento di fondo valle.
All’interno è prevista anche
la realizzazione di parcheggi. Nei casi in cui dovessero
essere ospitati eventi straordinari con grande afflusso di
spettatori ci sarà la possibilità
di utilizzare una grande area
dislocata in prossimità del
nuovo casello autostradale,
collegabile alla zona del circuito tramite dei bus navetta.
Il tracciato è stato studiato
sul posto, in base alle pendenze del terreno, per evitare grandi sbancamenti, con
caratteristici sali-scendi e
cavatappi stile Laguna Seka,
tipici degli ultimi circuiti realizzati, molto più divertenti
per gli appassionati perché
più impegnati nella guida.
L’intera area beneficerà di
un’opera di rimboschimento
massivo, per limitare soprattuto l’impatto acustico, e di
interventi finalizzati a rendere il tracciato il più possibile
compatibile con l’ambiente
circostante. Particolare atten-
L’intera area
beneficerà di
un’opera di rimboschimento massivo, per limitare
soprattuto l’impatto acustico, e
di interventi finalizzati a rendere
il tracciato il più
possibile compatibile con l’ambiente circostante
zione è stata data anche alla
questione sicurezza, curata
tra gli altri da Franco Uncini, ex-campione del mondo
di motociclismo nonché attuale delegato alla sicurezza dell’IRTA (International
Racing Team Association).
Notevoli le cifre previste per
la realizzazione. Almeno 30
milioni di euro saranno necessari per per le opere di
ingegneria civile necessarie
per la costruzione del tracciato di gara; 6 milioni per i
sistemi elettronici di controllo e sicurezza; 22 milioni per
Planimetria del clima acustico stato futuro
le opere di architettura quali
edificio box, tribune principali fisse, centro medico, direzione di gara. A queste spese dovranno essere aggiunte
quelle per la sistemazione
della viabilità di accesso e
per i raccordi con la viabilità principale. Se la spesa
è ingente, la realizzazione
sarebbe invece abbastanza
rapida, stimata in circa tre
anni per renderlo operativo,
massimo sei anni per ultimare tutte le caratteristiche necessarie a renderlo adeguato
agli standard internazionali.
L’impianto così progettato
potrà andare a soddisfare le
esigenze di tanti appassionati
non solo della zona. In particolare, l’idea è di far affittare la pista per turni di venti
minuti ciascuno e divertirsi
girando con la propria moto
da strada per un massimo
di venticinque/trenta centauri contemporaneamente.
Inoltre la pista potrà essere
usata per prove di collaudo
di mezzi da parte di ditte
costruttrici o di preparatori,
per eventi di presentazione
di automezzi o componenti,
per gare di club, trofei motociclistici e per gare ufficiali
di portata nazionale o internazionale. Il sogno è quello
di portare a Fermo gare di
MotoGP: chissà se un giorno potrà diventare realtà.
Ramadori: “Quello di San
Marco alle Paludi sarà un
circuito per il territorio”
I vantaggi dell’impianto secondo
l’imprenditore dell’Agrisesa
Sergio Ramadori, l’imprenditore monturanese, socio
dell’Agrisesa, anima del
progetto per la realizzazione dell’impianto motoristico a San marco alle Paludi
è categorico sulla scelta del
sito dove costruire il motodromo. “Sia ben chiaro: nel
momento in cui si darà via
libera al progetto motodromo esso dovrà essere
imprescindibilmente legato
a Fermo e al suo territorio,
in caso contrario non vedo
il motivo di partecipare alla
sua realizzazione. Perché
farlo in altri posti? La stessa Federazione nazionale
si è espressa positivamente
su questa zona rispetto
all’Abruzzo, nonostante le
pressioni in senso opposto da parte di personaggi
come Jarno Trulli. Non è
facile trovare un sito così
predisposto per fare un
circuito. Di fatti nutro la
sincera speranza che il presidente della Provincia di
Fermo Fabrizio Cesetti sia
coerente e inserisca il progetto nel Ptc come ha già
anticipato. Ho avuto modo
di parlare con Cesetti e nonostante una convergenza
di intenzioni e di obiettivi
non abbiamo mai raggiunto
accordi precisi sulla tempistica di realizzazione
data la prossima scadenza
elettorale per il rinnovo
dell’amministrazione comunale a Fermo. Occorrerà
tenere in considerazione il
parere del nuovo sindaco al
riguardo che speriamo sia
favorevole”.
D - Quali vantaggi può
portare il motodromo al
territorio?
R - Uno dei vantaggi
maggiori per il fermano
si registrerà in termini di
occupazione. Abbiamo
72
il Motodromo 73
il Motodromo
Sergio Ramadori, socio
dell’Agrisesa, anima
dell’impianto motoristico
Se poi ci saranno eventi
internazionali, le presenze possono
raggiungere
quota 60mila
previsto un piano economico con 40 addetti stabili più
altrettanti tra meccanici,
gommisti, carrozzieri ecc...
Un piano di almeno 80 persone fisse, di cui 40 assunte
dal circuito e 40 autonome,
con relativi dipendenti.
Inoltre i vantaggi maggiori
saranno legati agli eventi
agonistici. Se infatti nei
giorni feriali l’occupazione
media si attesterà all’incirca sulle 100 unità, durante
il week end e per le gare
si prevede ne possano
servire almeno 280, tra
sbandieratori, responsabili
della sicurezza e recupero
mezzi. Si stima che nelle
giornate di prova dedi-
cate ai privati vi sarà la
presenza di circa 250/300
motociclisti al giorno.
Se ciascun motociclista
arriva sul circuito con una
persona al seguito e fa
almeno un pernottamento
in zona abbiamo circa 500
presenze turistiche giornaliere, ne consegue che solo
l’attività ordinaria dedicata
agli appassionati ed ai loro
club determina una ricaduta economica sul territorio
di almeno 15/20 milioni
di euro annui. Se poi ci
saranno eventi internazionali, le presenze possono
raggiungere quota 60mila.
I sindacati si lamentano che questi non sono
posti di lavoro “seri”, ma i
circuiti di Imola e Monza
ormai collaudati nella loro
attività dimostrano come
sia sempre necessario personale qualificato che lavori con continuità. Penso
che queste cifre dovrebbero far riflettere e indurre la
politica a trovare accordi
solidi per migliorare la
situazione attuale.
D - Ciò che molti rilevano nella vicenda “motodromo” è una forte
compenetrazione dei suoi
interessi economici accusandola di voler speculare, come risponde a tali
insinuazioni?
R - Tutti i miei investimenti sul territorio hanno
sempre avuto un unico
obiettivo: lo sviluppo e
il benessere collettivo,
nella convinzione che un
territorio ricco e progredito sia un terreno fertile in
cui continuare ad investire.
Non vedo perchè la realizzazione di un’opera che
creerebbe lavoro e reddito
sia in contrasto con i miei
interessi di imprenditore
attento alle esigenze del
territorio.
D - Avrebbe mai creduto
di creare così tante polemiche?
R - Non avrei mai creduto ci sarebbe stato tutto
questo contrasto a livello
politico. Quando abbiamo
iniziato la procedura non
c’era ancora la provincia di Fermo e da parte
dell’allora presidente
Massimo Rossi non c’era
tanta ostilità alla realizzazione di quest’impianto.
Ma ora con la provincia di
Fermo la situazione invece
è un pò cambiata, visto un
sostanziale cambiamento
negli equilibri politici ai
vertici della Provincia.
Alle critiche che mi vengono rivolte riguardanti
per lo più questioni di
carattere ambientale legate
alla vicinanza con il parco
fluviale e l’impatto di tipo
acustico del motodromo
rispondo che la realizzazione dell’impianto non
intaccherà come già ampiamente dimostrato l’ecosistema circostante rappresentando anzi la soluzione
riqualificante al degrado
in cui verte attualmente il
parco stesso. Scendendo
nel merito posso solo dire
che l’isolamento acustico è
garantito dal crinale della
collina adiacente e quello
atmosferico dal rimboschimento della flora.
MOTODROMO SÌ,
MOTODROMO NO, UNA
SCELTA CHE DIVIDE IL
TERRITORIO E NON SOLO
Tra i favorevoli alla realizzazione dell’impianto,
anche il fans club ufficiale di Valentino Rossi
Se un merito si può dare
a Sergio Ramadori senza
dubbio è quello di aver
offerto alla Provincia di
Fermo una proposta che appassiona la popolazione di
tutto il territorio. Favorevoli e contrari al motodromo
a San Marco per mesi si
sono confrontati in maniera
dura, convinta, anche
spettacolare, con manifestazioni e raccolte firme,
ma sempre nell’alveo
della civiltà e del rispetto
delle ragioni dell’altro.
“Un motodromo a Fermo
sarebbe una bella opportunità non solo per la città e
il territorio limitrofo, ma
per tutte le Marche - dice
Flavio Fratesi, del Fan club
ufficiale di Valentino Rossi
- Sarebbe fondamentale per
lo sviluppo della Regione
anche da un punto di vista
promozionale oltre che
turistico. Un’opportunità,
dunque, da non lasciarsi
sfuggire.” Oltre 6mila firme
sono state raccolte a favore
della costruzione dell’impianto e consegnate al
Presidente Fabrizio Cesetti
alla vigilia del Consiglio
Provinciale dello scorso
23 novembre. Tra queste,
oltre 4mila provengono dal
mondo della rete internet,
in particolare dal social
network Facebook dove
tre giovani appassionati
motociclisti fermani hanno
dato vita ad un gruppo
“Favorevoli al motodromo
a San Marco alle Paludi”
che ha riscosso notevole
successo. Vincenzo e Diego
Zappalà e Lorenzo Mancini
lo hanno proposto quasi
per gioco, ma ben presto
si sono resi conto di essere
andati oltre ogni loro aspettativa. “Dopo una settimana
abbiamo avuto più di mille
adesioni – spiega Vincenzo
Zappalà – non ci aspettavamo una cosa simile anche
perché noi lo abbiamo fatto
quasi per gioco, per vedere
quanti amici avrebbero
aderito. Invece il passaparola è stato velocissimo, è
stata una sorpresa. Noi non
abbiamo alcun fine politico,
siamo appassionati di moto
e ci aspettavamo che il
Consiglio Provinciale non
si lasciasse sfuggire un’occasione così importante
per il Fermano. Città come
Misano o Imola non sono
famose per le loro bellezze, ma per i loro circuiti,
che richiamano attenzioni
e appassionati da tutto il
mondo. Perché Fermo non
può godere degli stessi
benefici?”. Al momento
del voto in Consiglio gli
iscritti al gruppo erano
4.036 (ora 4113), che sono
state trasferite su materiale
cartaceo, a queste si sono
aggiunte altre 1887 firme,
raccolte dai ragazzi in diverse occasioni pubbliche.
“Quando c’è stato il motoraduno abbiamo raccolto
circa 440 firme: purtroppo
il tempo è stato inclemente,
ma molti sono venuti in
Un motodromo
a Fermo sarebbe
una bella opportunità non solo
per la città e il
territorio limitrofo, ma per tutte le
Marche
74
il Motodromo 75
il Motodromo
Il pluricampione del
mondo Valentino Rossi
... il pericolo
è quello di
una industrializzazione
selvaggia alla
quale nessuno
poi riuscirà a
resistere...
moto, hanno messo la firma
e poi se ne sono andati via.
Questo per dire quanto la
gente tenga alla realizzazione di questo impianto.
Ora tutto è rimandato al
prossimo Ptc: il mio timore
è che Fermo, come già in
altre occasioni in passato,
abbia perso un gran bel
treno”. Tra i favorevoli
si annoverano poi anche
personaggi locali di spicco,
come Don Vinicio Albanesi
della Comunità di Capodarco, che ha dato l’appoggio
alla costruzione come
prevenzione di un territorio che altrimenti potrà
subire, nei prossimi anni,
una speculazione pesante
ed incontrollata. “La Valle
di San Marco sarà soggetta
a stravolgimenti a motivo
della viabilità che raccorderà il litorale con l’entroterra. Un territorio che,
fino ad ora è rimasto quasi
intatto, ma che è a gravissimo rischio futuro perché,
se l’economia riprenderà,
il pericolo è quello di una
industrializzazione selvaggia alla quale nessuno
poi riuscirà a resistere.
Tanto vale progettare
con saggezza e prudenza.
Innanzitutto è un progetto
essenziale che può essere
gestito con intelligenza,
nel rispetto dell’ambiente; l’ultima progettazione
infatti ha ridotto tutta la
superficie edificatoria non
indispensabile al circuito;
si situa al di là del crinale
che guarda verso la zona
archeologica di San Marco;
crea occupazione nella crisi
incombente della calzatura.
Conosco bene le obiezioni
al progetto: pensare però
che si possa mantenere una
specie di “giardino del re”
in una sola zona, è francamente non sostenibile.
L’occasione di un progetto
adeguato e rispettoso delle
esigenze degli abitanti va,
a mio parere, utilizzato per
il bene comune”. A circa
1300 ammontano invece
le cifre cartacee raccolte
dai sostenitori del no, in
particolare da associazioni
ambientaliste e comitati. “Il
motodromo oggi sarebbe
una falsificazione del nostro territorio e del nostro
paesaggio” dice Elvezio
Serena, presidente della
sezione fermana di Italia
Nostra che insieme a Lipu,
Legambiente, Archeoclub,
WWF, Citasfe, FAI, River
Keeper, R&V Territorio,
Movimento Decrescita
Felice, CAI, Chi Mangia la
foglia si è impegnata nella
raccolta di firme contro la
realizzazione del motodromo. “Quella del motodromo è una proposta anacronistica. Un impianto di
quella portata crea inquinamento e caos che creeranno problemi al territorio,
soprattutto nella zona di S.
Marco, dove già si registra
una forte concentrazione di
cemento e asfalto. E’ una
struttura che non risolve i
problemi dell’occupazione
e del turismo. Il turismo
non si fa con il motodromo,
ma lo si fa quotidianamente, con cordialità, ospitalità
prezzi vantaggiosi paesaggio. La nostra zona oggi
non ha questa vocazione
motoristica. Capisco che ci
sia interesse verso i motori,
ma dobbiamo guardare ad
un’economia diversa, ad
uno sviluppo del nostro
territorio che punti alla
valorizzazione delle zone
interne. Oggi si fa tutto lungo la costa: centri
commerciali, multisale,
ora anche il motodromo.
Invece dobbiamo cercare
di portare gente, razionalmente, nelle zone interne
che hanno bisogno con
una promozione capillare
del nostro territorio. Nella
zona ci sono anche due
siti di valenza culturale:
la medievale torre Matteucci e l’abbazia di San
Marco, senza contare la
grossa contraddizione della
vicinanza di un motodromo
a due parchi fluviali. Due
gioiellini che offrono riparo
al turista come al fermano
dai rumori, posti dove stare
tranquilli, sereni, lontani
dal caos. Nel parco la gente
va per stare tranquilla, l’inquinamento acustico può
essere attutito, ma non eliminato. Il turista apprezza
le nostre zone per ciò che
offriamo a livello culturale e paesaggistico, per il
relax. Chi è appassionato
di corse non ha tendenza
a frequentare altre zone,
perché impegnati in pista:
difficilmente frequenterà
parchi fluviali, e difficilmente porterà benefici al
centro storico”.
D - Quali potrebbero
essere le alternative?
R - Occupazione e turismo
si fanno capillarmente:
c’è bisogno di fare tanto,
soprattutto nella mentalità
delle persone e non sarà
certo il motodromo a risolvere problemi economici
del territorio. Fermo sta
lanciando il polo del lusso:
quella è una buona idea.
C’è bisogno di impianti
di risalita, di attrezzarsi e
organizzarsi per migliorare
l’accesso al centro storico.
Ma soprattutto bisogna
fare sistema. Nel nostro
piccolo noi di Italia Nostra
abbiamo lanciato il circuito
delle città sotterranee. Ci
telefonano da ogni parte
di Italia perché la rete si è
sviluppata e ha permesso di
farci conoscere. La nostra
Provincia ha grandi risorse
che sono il paesaggio, la
cultura, la gastronomia,
le tipicità, l’artigianato
storico-artistico. Non
abbiamo una ricetta, ma
abbiamo idee da sviluppare
e che i nostri amministratori devono capire per cercare
di risollevare l’economia
ed invogliare giovani verso
certe attività. Dobbiamo
metterci insieme e promuovere tutto il territorio, dalla
costa alla montagna. C’è
bisogno di progetti meno
impegnativi e più modesti,
che però possono essere
realizzati, l’occupazione
può essere creata. Ci sono
già degli impianti motoristici a Fermo. Secondo me
bisogna migliorare quelli
esistenti. A Fermo c’è la
struttura di Monterosato
che ha ospitato il mondiale e che ha dato buoni
risultati. Va valorizzato
quell’impianto: motocross
non è velocità, ovvio, però
gli impianti già esistenti
vanno fatti funzionare
secondo maggiori potenzialità. Aggiungere un altro
impianto è dannoso. Inoltre
la visibilità per il territorio
è relativa: se si riesce a fare
una corsa all’anno non n’è
poi molta. Questa si fa con
il dialogo e l’accoglienza.
Valorizziamo il territorio
attraverso le sue caratteristiche.
A dare manforte ai sostenitori del “no” al motodromo
c’è anche il Comitato per la
Bellezza, un’associazione
costituita dall’“intellighenzia” del mondo verde e
naturalista. Sotto all’appello intitolato “Risparmiamo
il motodromo al paesaggio di Fermo” si leggono
infatti firme illustri, come il
presidente Vittorio Emiliani, il professor Alberto
Asor Rosa, il fondatore del
WWF Italia Fulco Pratesi,
il professor Danilo Mainardi etologo della trasmissione di Rai1 Superquark e
la presentatrice televisiva
Licia Colò. Inoltre Giulia
Maria Mozzoni Crespi
(fondatrice del FAI) e Desideria Pasolini Dall’Onda (fondatrice di Italia
Nostra); i presidenti di tutte
le principali associazioni
ambientaliste italiane;
urbanisti e architetti famosi
come Berdini, De Lucia,
Salzano, Cervellati, Nicolini, Turroni, Pera; storici
dell’arte tra cui Stefano Papetti; Tullio Pericoli, Mario
Dondero nonché varie
personalità del territorio.
“120 ettari rischiano di venire ‘consumati’, asfaltati
e cementificati, per creare
40 ipotetici posti di lavoro
(30.000 metri quadrati a
testa) – si legge nell’appello – in una regione che in
termini di impianti dedicati
al motociclismo risulta
già piuttosto fornita, senza
contare la relativa vicinanza con quelli di Montorio
al Vomano, nel Teramano,
di Magione nel Perugino
e di Misano Adriatico, fra
Riccione e Cattolica, nel
Riminese, per non parlare
poi del Mugello e Vallelunga abitualmente frequentati
dai centauri marchigiani.
Facciamo pertanto appello
alla sensibilità e all’intelligenza politica di quanti
alla Regione Marche, in
Provincia e in Comune
sono politicamente preposti
alla pianificazione urbanistica e paesaggistica e alla
promozione turistica affinché questo nuovo grave
scempio venga risparmiato
al paesaggio fermano e
marchigiano la cui particolare bellezza è ormai nota a
livello internazionale. Uno
straordinario valore “in sé”
che va tutelato e quindi
attentamente preservato”.