La Piazza – N. 5
Transcript
La Piazza – N. 5
EDILIZIA IN CRISI TANTI MATTONI, POCHI SOLDI. La Hollywood degli orrori 3 Agroalimentare 6 Una tragedia trasformata in un reality Una risorsa per il Fermano Commercio ittico in crisi 12 Calzaturiero 23 Violenza domestica 33 Motodromo 69 Expo Riva Schuh Una piaga sommersa Una pista per il MotoGP Periodico di infor mazione n. 5 Gennaio/Fe b br aio 2011 - A utorizzazione del Tribunale di Fer mo n° 7 del 07/04/1992 - Distribuzione gr atuita 2 l’ Editoriale 3 l’ Editoriale La Hollywood degli orrori N el terzo numero de “La Piazza” abbiamo aperto un dibattito sui temi dell’etica professionale dei giornalisti. Nel numero scorso abbiamo ospitato un intervento di Maurizio Blasi, consigliere nazionale della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) che ha fatto il punto sulla discussa legge sulle intercettazioni telefoniche che i giornalisti (e non solo loro) hanno definito “legge bavaglio” perché avrebbe fortemente ridotto il diritto dei cittadini a essere compiutamente informati su ciò che avviene nella nostra società. Questa volta ospitiamo un intervento del Presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, Gianni Rossetti, sulla spettacolarizzazione di alcune vicende drammatiche come l’uccisione di Sara Scazzi ad Avetrana, un orribile fatto di cronaca, trasformato in un reality show. Una tragedia trasformata in un macabro reality show Una volta i parenti delle persone scomparse andavano in Tv appena il tempo per leggere un comunicato o lanciare un appello Gianni Rossetti Nella vicenda di Avetrana è stato superato ogni limite di decenza. L’auditel incontrastato sovrano del circo mediatico in cui sguazzano “tronisti del dolore”, giornalisti a caccia di sensazionalismo ed esperti in cerca di visibilità. L a Tv diventa vita più della vita. Un piccolo paese trasformato nella “Hollywood degli orrori”. Avetrana, appena ottomila abitanti è diventato il palcoscenico per un macabro reality show da offrire all’impietoso e dissacrante tritacarne mediatico. I sentimenti e perfino la pietà calpestati dalla violenza dell’informazione in diretta e a tutti i costi. E’ la macchina del dolore che si nutre di vicende umane e produce indici di ascolto in nome della stella polare del terzo millennio, ovvero l’auditel. Un paesino come tanti investito da una incredibile ondata di macabra popolarità, una piccola comunità che scopre la morbosità del “turismo dell’orrore”, tanto da costringere il sindaco a emettere un’ordinanza per impedire la circolazione nelle strade adiacenti la casa che è stata teatro di un orribile delitto familiare. Una tragedia che ha alimentato una spirale di voyeurismo, di giornalismo “da buco della serratura” in cui tutti hanno sguazzato senza ritegno e senza limiti: conduttori televisivi, criminologi, esperti improvvisati e pubblico. Perfino i protagonisti della vicenda, presunti autori e vittime, conquistati dal presenzialismo televisivo. Una volta i parenti delle persone scomparse andavano in Tv appena il tempo per leggere un comunicato o lanciare un appello. Poi si chiudevano nel dolore, nell’angoscia e nell’attesa di qualche notizia confortante. Oggi bivaccano in Tv, non davanti al video, ma dentro, da protagonisti. Aprono le porte di casa alle telecamere, partecipano a trasmissioni in diretta, si prostrano davanti ai “tronisti del dolore” che non si pongono limiti neppure nel frugare nel privato e nell’intimo. Abbiamo perso i punti di riferimento, i valori etici che dovrebbero guidare i comportamenti di chiunque si presenti in uno studio televisivo. Giornalisti per primi. E’ preoccupante n. 5 4 l’ Editoriale Corretta informazione non significa pubblicare ogni cosa che passa per le mani e far vedere tutto ciò che crea emozione e sensazione Editore: Di.Mar. Edizioni e devastante se l’unico punto di riferimento diventa l’auditel o la necessità di vendere i giornali a tutti i costi. In questa vicenda molti giornalisti hanno superato il limite della misura e della decenza; hanno dato un esempio del declino in cui stanno incamminando la professione e una dimostrazione del degrado che si può raggiungere se si perdono di vista i punti cardinali del giornalismo, cioè la ricerca della verità, il rispetto della dignità delle persone, dei lettori e degli ascoltatori. In tutte le trasmissioni televisive si parla solo della terribile vicenda di Sara Scazzi. Si discute per ore, spesso sul vuoto. E’ diventata la grande opportunità di immagine, di visibilità per sociologi, criminologi e commentatori di tutte le stagioni. Ciascuno dice la sua, spesso senza conoscere i fatti nel dettaglio, ipotizzando scenari fantasiosi che servono solo ad alimentare il voyeurismo morboso e irriverente che, purtroppo, serve per alzare gli ascolti. Questa corsa alla visibilità ha contagiato anche gli inquirenti che hanno gettato nel circo mediatico prima l’audio dell’interrogatorio di alcuni personaggi chiave, poi addirittura il video del sopralluogo nel garage dell’orrore con Michele Misseri. E’ la spettacolarizzazione di una tragedia, senza alcun rispetto per le persone. Una Tv che è vita più della vita. La gente si indigna, ma resta incollata davanti al video. Accetta senza reagire il potere della Tv onnipotente. Nelle prediche salottiere il sentimento prevalente è il disgusto, ma come si parla di Avetrana (ora di Yara, la ragazza di tredici anni scomparsa nel Bergamasco) gli ascolti fanno un balzo in avanti. Il telespettatore “indignato” ha un’arma infallibile per cambiare questo sistema costruito sul pigro consenso del popolo: spegnere il televisore o cambiare canale. Ma è solo un’indignazione di facciata perché poi, nella pratica, nessuno compie quell’unico gesto concreto. Il clamore mediatico ha finito per condiziona- re perfino le decisioni della magistratura. Nell’ordinanza cautelare emessa nei confronti di Sabrina Misseri si dice espressamente che “l’incontrollato clamore mediatico suscitato dalla vicenda, sull’intero territorio nazionale e forse anche oltre, ha consentito alla Misseri di intessere una rete vastissima di relazioni interpersonali, e comunque di appassionare alla sua vicenda umana, con sentimenti positivi o negativi, un’incalcolabile moltitudine di persone, tra le quali è ben probabile che vi sia pure qualcuno disposto ad agevolarne la fuga”. E’ la prima volta che avviene una cosa del genere. Michele Misseri e la figlia Sabrina forse si sono macchiati di un delitto orribile, ma per ora sono solo indagati. Anche una confessione non è sufficiente per creare il “mostro” o l’”orco assassino”, per suscitare giudizi sommari e istigare istinti forcaioli. Il diritto di cronaca non giustifica l’assalto a mamma Concetta al ritorno dall’obitorio o l’imboscata a Valentina, che porta il ricambio in carcere alla sorella Sabrina. Non è un buon servizio al lettore dare voce a tanti pseudo esperti, pagati a gettone nei salotti televisivi, che si smentiscono in base all’evolversi delle situazioni. La rappresentazione mediatica del crimine supera ormai anche gli sviluppi giudiziari. Le notizie diventano la miccia per innescare il cortocircuito mediatico. Un dramma familiare, una tragedia sociale diventa puro spettacolo. Abbiamo creato il Grande fratello criminal-giudiziario, il primo Crime reality show della storia televisiva. Gli Ordini professionali (quello dei giornalisti e quello forense) hanno preso posizione e annunciato interventi disciplinari, ma non basta. Sono i giornalisti, gli avvocati e gli inquirenti che devono ritrovare la misura e i valori dell’etica. Corretta informazione non significa pubblicare ogni cosa che passa per le mani e far vedere tutto ciò che crea emozione e sensazione. Il problema dei giornalisti oggi è di avere la capacità di sapersi fermare, di saper rinunciare, anche di fare qualche passo indietro. Avere la sensibilità e la forza di non superare quel confine sottilissimo che separa il possibile dal lecito. Gianni Rossetti Presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche Agroalimentare, Edilizia, San Valentino e Motodromo A rrivata al quinto numero, “La Piazza” dedica spazio a quattro temi e cioè: edilizia, agroalimentare, San Valentino e Motodromo di San Marco alle Paludi. L’edilizia rappresenta un settore che stenta ad uscire dalla crisi economica con vertiginose riduzioni degli investimenti in costruzioni rispetto al 2009. La caduta dei livelli occupazionali, la chiusura e i fallimenti delle imprese sono fattori che testimoniano una crisi profonda del settore nonostante l’approvazione nell’autunno dell’anno scorso del Piano Casa da parte della regione Marche. A rimetterci, come spesso capita, sono state le piccole imprese che si trovano in evidenti difficoltà. Guarderemo, poi, il giorno di San Valentino in un ottica diversa, non come la solita giornata commerciale ma approfondendo un tema come la violenza sulle donne per vedere come essa sia purtroppo una questione attuale e come molto spesso siano proprio gli stessi partner a commettere violenze, lo faremo attraverso dati allarmanti e proprio a partire dal giorno dedicato agli innamorati. Il motodromo che dovrà sorgere in località San Marco alle Paludi è da tempo al centro di dibattiti e polemiche, da una parte il Comune di Fermo e gli altri Comuni limitrofi di Sant’Elpidio a Mare e Monte Urano che si sono dichiarati favorevoli alla realizzazione, dall’altra Provincia e associazioni ambientalistiche, come il Comitato per la Bellezza, i quali hanno espresso la loro contrarietà. “La Piazza” analizzerà i pro e i contro di questa opera con trasparenza e imparzialità, per capire dove e come andrà a incidere nel nostro territorio un progetto che per forza di cose muterà l’assetto ambientale, paesaggistico e turistico della nostra Provincia. Sommario Gennaio/Febbraio 2011 Direttore Responsabile: Rolando Cirenei Grafica e impaginazione: Luigi Trasatti puntocom Hanno collaborato: Sonia Amaolo, Paolo Bartolomei, Stefania Cappellacci, Mirko Capponi, Marco Donzelli, Alessia Evandri, Ambra Evandri, Diana Marilungo, Marco Pagliariccio, Alberto Pende, Claudio Ricci, Andrea Streppa Foto: Alessandro Miola, Germano Paoloni, Fabrizio Zeppilli, Giorgio Doria La Piazza Periodico di informazione: via G. Tiepolo, 43, 63023 Fermo Tel. 0734 622943 fax 0734 623611 Per la vostra pubblicità: 6 6 7 8 9 11 12 14 16 17 19 19 22 23 23 27 27 Agroalimentare 30 33 33 38 Algologia Una risorsa per il Fermano Circuito Cucine Tipiche Locali Progetto Valdaso La vicenda Sadam Istituto alberghiero Muore il commercio ittico locale Surgelati e piatti pronti Fermo pesca e caro carburante Alleanza di Filiera Ittica Territorio L’itinerario del mese Rilanciare la montagna Calzaturiero Expo Riva Schuh Sanità Servizi a rischio per mancanza di personale San Valentino Le due facce dell’Amore L’amore è... 43 43 45 46 Edilizia 49 51 52 54 55 56 57 Luci ed ombre del Piano Casa 58 Piano Casa, un’idea senza successo 59 60 In discesa i lavori pubblici 62 69 69 73 Cassa Edile e Ente Scuola Un settore in ginocchio Cassa integrazione in aumento In sicurezza non si può risparmiare Steca Ance Marche Fidimpresa Volontà e voglia di fare Cataldi e le zone B L’architetto vero artefice dell’aspetto urbano Condominio: rivoluzione in arrivo Motodromo Una pista per le gare di MotoGp Motodromo sì, motodromo no 0734 622943 n.1 6 l’ Agroalimentare 7 l’ Agroalimentare Agroalimentare, una risorsa per il Fermano IL 2010 HA SEGNATO UN INCREMENTO DELLE ESPORTAZIONI DI 100 MILIONI DI EURO Una maggiore attenzione dedicata, negli ultimi anni, all’alimentazione e a tutto ciò che proviene da un’agricoltura biologica, quindi più sana, ha fatto in modo che il settore agroalimentare scoprisse una luce nuova. I n ogni parte d’Italia si organizzano, oggi, manifestazioni rivolte alle produzioni tipiche del luogo. Grande anche l’attenzione che il Fermano ha rivolto a questo settore, basti soltanto pensare a come è modificata nel corso degli anni Tipicità, la kermesse enogastronomica che ogni anno, da diciannove edizioni, si svolge a Fermo, che da semplice “festival dei salumi”, come qualcuno l’aveva definita, è divenuta un vero e proprio festival a livello internazionale dei prodotti tipici locali. Il Fermano ha fatto dell’agroalimentare uno dei suoi cavalli di battaglia, affiancan- dolo, dunque, alla calzatura, settore principe per l’economia territoriale. Prodotti tipici che a livello internazionale hanno riscosso enorme successo, come la pasta di Campofilone, oggi esportata in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti d’America e le mele della Valdaso. Dai dati Istat, riguardanti l’ultimo trimestre 2010, infatti, emerge una produzione stabile rispetto allo stesso periodo del 2009 ma con un incremento dell’export davvero esponenziale. Si registra, dunque, un buon aumento delle esportazioni con 301 milioni di fatturato rispetto ai 240 del terzo trimestre 2009: export che interessa per l’86,7% il manifatturiero ma che ha fatto registrare un vero e proprio exploit per l’elettronica e l’agroalimentare. Tra i prodotti trainanti delle esportazioni alimentari un posto di riguardo lo merita il vino. Nelle Marche, infatti, sono ben 20 mila gli ettari di terreno coltivati a vigneto ed attualmente sono 17 i vini che possono fregiarsi della DOC di cui 2 anche della DOCG. Questo splendido scenario esprime come il settore vitivinicolo abbia una particolare importanza sotto il profilo economico, ambientale e sociale nella nostra regione meritando, dunque, la giusta attenzione. Il 2010 ha visto, tra l’altro, la costituzione dei due consorzi di tutela ragionali: il Consorzio di Tutela dei vini Piceni e l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Il percorso avviato dal settore vitivinicolo costituisce il pieno raggiungimento di un obiettivo che era alla base della programmazione messa in atto dalla Regione Marche, sia nel contesto del settore agroalimentare che in quello più generale dell’internazionalizzazione, e questo vuole essere esempio e stimolo per le altre filiere agroalimentari regionali che si apprestano a presentare progetti sempre nell’ambito delle importanti risorse messe a disposizione dal Piano di sviluppo rurale. Il Circuito delle Cucine Tipiche Locali UNA PASSEGGIATA TRA STORIA, ARTE E SAPORI TRADIZIONALI A d occuparsi di enogastronomia, da qualche anno, c’è il Circuito delle Cucine Tipiche Locali, dapprima promosso dalla provincia di Ascoli Piceno ed in seguito da quella di Fermo. Il Circuito, diviso in sei branchie, si occupa di enogastronomia a 360 gradi, dalle erbe spontanee, ai sapori della montagna e del mare. Ognuno di questi Circuiti sviluppa ed impreziosisce le proprie peculiarità, legate però ad un unico comune denominatore: la stretta connessione con il territorio dalla cui terra si ottengono tutte le materie prime utili alla realizzazione di prelibate pietanze. Il primo dei circuiti è costituito dalla Cucina delle Erbe Spontanee, nato inizialmente come progetto dal titolo “Chi Mangia la Foglia” all’interno dall’Associazione Alvaro Valentini per valorizzare il frutto della minuziosa ricerca delle risorse della terra, eccezionalmente prodiga di erbe che da secoli sono elemento alimentare e curativo dell’uomo. Il secondo dalla Cucina del Gusto, della Storia e dell’Arte che recupera, valorizza ed evidenzia le tradizioni enogastronomiche tipiche locali, dove attraverso la messa in rete delle ristorazioni è ancora possibile riscoprire particolari aromi, sapori e gusti che nella codifica del nostro “palato“ spesso risultano dimenticati. E, ancora, la Cucina della Montagna trova la sua ragion d’essere nella straordinaria ricchezza dei territori montano e submontano che offrono una fioritura di prodotti spontanei e naturali come funghi, castagne e frutti del bosco. Dalla montagna si passa alle prelibatezze della zona costiera con la Cucina Marinaro Adriatica, una gastronomia che parte dalla cucina di bordo in uso nei piccoli pescherecci, una tradizione autentica della marineria locale fatta di piatti tipici, semplici, ma anche più elaborati e ricchi per le festività, una gastronomia che oggi sfocia nella cucina d’eccellenza proposta dalla ristorazione. Si torna ora in collina con la Cucina degli Orti per riscoprire la sapiente tradizione orticola legata alla stagionalità, alla cadenza delle fasi lunari e del calendario agricolo che dettava i tempi della vita quotidiana delle famiglie contadine. Ed infine non poteva mancare un incontro con la Cucina del Tartufo, ispirata da un prodotto che può essere definito “il gioiello” della gastronomia. Il tartufo, bianco, nero pregiato o scorzone, pur non vantando un’antica tradizione territoriale di carattere commerciale, nella nostra area geografica emerge in tutta la sua espressione olfattiva, gustativa, culinaria arricchendo ulteriormente l’ampio panorama gastronomico. Da qualche giorno anche gli operai dell’Asite del servizio raccolta e quelli del servizio spazzamento hanno uno spogliatoio adibito alle loro esigenze. Per questo la Società ha deciso di restaurare l’ex centro agricolo di contrada San Martino. Da sinistra: gli assessori comunali all’Ambiente Romagnoli, alla Cultura Di Felice, il consigliere Santoni, il Presidente Maurizio Laurenzie e l’asessore al Bilancio Capriotti La società multiservizio del Comune di Fermo 8 l’ Agroalimentare 9 l’ Agroalimentare Progetto Valdaso: un esempio di green economy L’IMPRESA MONALDI GUIDA UNA CORDATA DI AGRICOLTORI PER LO SVILUPPO TERRITORIALE S Luca Monaldi i chiama “Progetto Valdaso” ed il suo obiettivo è quello di valorizzare l’agricoltura. L’idea è partita da Luca Monaldi, della Monaldi spa, di Petritoli, azienda leader nel settore della produzione delle uova. “Diamo la possibilità agli agricoltori, soprattutto giovani, che hanno disponibilità di terra o di capannoni dismessi di produrre in collaborazione con la nostra azienda di produrre uova. Abbiamo ricevuto, finora, 25 proposte di interesse che ora stiamo valutando” dice Luca Monaldi. “Creare, cioè, una vera e propria società con la nostraimpresa. Si tratta, in questo caso, di realizzare piccoli allevamenti di circa 15 mila animali allevati solo con sistemi alternativi e cioè a “terra”. Il capannone verrà costruito con materiali sostenibili (legno e attrezzature in legno. La nostra azienda garantirà uno stipendio di 2000 euro al mese a chi lavora in queste imprese. Abbiamo ipotizzato che il capitale investito in dieci anni venga ripagato dall’attività e poi diventi “utile”. Vogliamo realizzare l’energia sia termica che elettrica e garantie all’agricoltore sempre il minimo guadagno, anche quando il mercato subice delle oscillazioni. Chi vuol fare più di un capannone lo può realizzare. Sarebbe facile oggi produrre fuori dall’Italia, però riportare la produzione nel nostro Paese è un bene per il territorio. tra l’altro il capannone verrà costruito con materiali sostenibili (legno e attrezzature in legno). Il progetto significa intraprendere un modo nuovo di fare imprenditoria agricola. Questa è la vera green economy. Con alcuni agricoltori stiamo già in fase avanzata, stiamo ragionando insieme se fare uno o più capannoni. Abbiamo già visionato l’area. Penso che entro quest’anno una decina di progetti andranno a compimento. Il mio sogno – conclude Monaldi - è realizzare un impianto all’avanguardia sotto il punto di vista della sostenibilità, dell’etica, dell’ambiente. Voglio dimostrare che questa non è un industria insalubre ma salubre e che ripercorrendo quello che si faceva un tempo si possono avere grandi numeri. Il motto è: delocalizziamo nella Valdaso, e cioè nei suoi centri alla periferia dai centri abitati. A livello agroalimentare richiede prodotti di una certa qualità e di filiera, e quindi rintracciabilità del prodotto. Il nostro obiettivo è quello di addentellare il prodotto al territorio e creare una cultura del prodotto stesso. Questo permette di riqualificare un territorio agricolo, che nel tempo ha perso il proprio valore”. La vicenda Sadam e i suoi sviluppi Centrale a biomasse o piani alternativi? Cisl e Uil: importante è reinserire nel mondo del lavoro i 30 dipendenti rimasti disoccupati È il 2005 l’anno della svolta per i 123 dipendenti della Sadam, anno in cui l’unione europea decretò, per ciò che concerne l’Italia, la dismissione di 13 stabilimenti saccariferi su 19 per arrivare, poi, nel corso dei due anni successivi alla chiusura di altri due stabilimenti, ubicati principalmente nel Centro-Nord nei pressi dei bacini bieticoli. Il processo di ristrutturazione, noto come riforma OCM zuccheri, del settore bieticolo-saccarifero ha portato alla chiusura degli impianti più piccoli e ad una riduzione complessiva del numero degli impianti, che negli ultimi 10 anni è stata, in Italia, del 17% contro il 24% dell’Unione Europea. Per ciò che riguarda le Marche si sono visti chiudere gli unici due stabilimenti saccariferi nel territorio, quello di Jesi e quello di Fermo, entrambi di proprietà del gruppo Eridania-Sadam e il loro inserimento all’interno di un piano di riconversione. Inizialmente le principali alternative produttive collegate alla riconversione furono individuate all’interno della filiera bioenergetica, ma, successivamenente, in relazione alla necessità di raggiungere gli Accordi di Riconversione Produttiva e la reintegrazione degli ex dipendenti al loro posto di lavoro,alcuni progetti inizialmente indirizzati alla filiera bioenergetica sono stati modificati e reindirizzati, come nel caso di Jesi, verso progetti alternativi, “che spesso - sostiene Eugenio Zallocco, segretario provinciale Uil - non comportano una diretta ricaduta o il coinvolgimento dell’intero settore agricolo”. Per quanto riguarda Fermo, invece, si è puntato prevalentemente sull’energia da fonti rinnovabi- li e, quindi, sulla costruzione di una centrale a biomasse. Al principio il progetto prevedeva una centrale più grande, di 23 megawatt, alimentata interamente ad olio di girasole, mentre oggi il progetto vede una centrale più piccola, per un totale di 18 megawatt, ma distribuita su due linee, una da 11 megawatt alimentata ad olio di girasole, per permettere l’approvvigionamento quasi esclusivamente a livello locale, e l’altra da 7 megawatt alimentati a biogas. “Per ora risulta essere soltanto un progetto che però ha già superato l’approvazione a livello regionale – dichiara Gabriele Monaldi, segretario provinciale della Cisl - ma non quella a livello provinciale per l’approvazione della VIA, anche se in merito a questa questione risultano esistere pareri contrastanti, in quanto l’azienda costruttrice della centrale, Power Crop, ritiene che la Provincia non sia tenuta ad esprimersi sulla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) perché sostiene che l’approvazione per una centrale di tale portata debba avvenire soltanto a livello regionale, scavalcando così tutti gli enti a livello locale, mentre l’Ente provinciale fermano afferma di essere tenuta ad esprimersi sulla valutazione”. Qualunque sia la soluzione della vicenda l’obbiettivo primario di entrambi i sindacati è la reintegrazione degli ex 123 lavoratori, oggi rimasti solo 30 unità, “o all’interno della centrale o in piani alternativi riguardanti altri settori, qualora il progetto della centrale non vada in porto” dichiara Monaldi, “meglio piani alternativi all’interno del set- Il processo di ristrutturazione, noto come riforma OCM zuccheri, del settore bieticolosaccarifero ha portato alla chiusura degli impianti più piccoli e ad una riduzione complessiva del numero degli impianti La Sadam di Campiglione 10 l’ Agroalimentare Da giorni, infatti, un cospicuo numero di dipendenti dell’ex Eridania-Sadam è a Bologna, di fronte alla sede del Gruppo Maccaferri per raggiungere un accordo che garantisca loro di mantenere in essere la cassa integrazione l’ Agroalimentare 11 Itinerari tore agricolo che riescano a garantire non solo riguarda l’integrazione alla cig, l’azienda ha la reintegrazione dei lavoratori ma anche l’inte- confermato di non volerla riconoscere a Fermo, ro indotto prodotto” dice Zallocco. Intanto, però Celano e Castiglione, lasciandola fino ad aprile entrambi i sindacati si stanno muovendo con una per Jesi. A questo punto, i sindacati hanno decimanifestazione. Da giorni, infatti, un cospicuo so l’occupazione della sede, informando che non numero di dipendenti dell’ex Eridania-Sadam è se ne sarebbero andati dagli uffici fino a quando a Bologna, di fronte alla sede del Gruppo Macca- non avrebbero avuto un cenno di disponibilità ferri per raggiungere un accordo che garantisca dall’azienda. La proprietà nel tardo pomeriggio loro di mantenere in essere la cassa integrazione. ha richiamato i sindacati e la trattativa è proseE’ stata una protesta lunga guita per ore, con i rappree decisa, tanto è vero che sentati dei lavoratori che a metà giornata (11 genalla fine hanno ottenuto la naio), quando le posizioni redazione di un documento apparivano molto distanti, in cui l’Eridania si impegna la delegazione sindacale ha a presentarsi ad un incontro attuato una sorta di occupail 1° febbraio a Roma per zione degli uffici, decidendo proseguire il confronto sulle la permanenza ad oltrandue questioni. Per quanto riLa Sadam del Gruppo Maccaferri a Bologna za fino a quando l’azienda guarda più specificatamente non avesse mostrato un cenno di disponibilità l’impianto di Campiglione, l’Eridania ha riconsulle due questioni. Apertura che si è avuta nel fermato di incontrare molte difficoltà nell’attuatardo pomeriggio, quando la trattativa è ripresa re la riconversione a seguito dei tempi necessaper poi continuare fino a tarda sera. Tra i circa ri alla Provincia di Fermo per esprimersi sulla duecento manifestanti che si sono radunati in Via per la centrale. In mancanza di una risposta via degli Agresti c’erano anche una ventina dei concreta sui progetti, secondo il gruppo, non è 31 operai fermani rimasti in cassa integrazione. più sostenibile garantire quanto convenuto in Mentre tutte le maestranze facevano sentire la passato sui tavoli sindacali, a partire dall’inteloro voce in strada, una delegazione di una ven- grazione alla cig. La Rsu aziendale fermana ha tina di persone, tra sindacalisti nazionali e Rsu ribadito la sua preoccupazione per la mancata ataziendali, ha iniziato il confronto con l’azienda. tuazione dei patti sottoscritti già da diversi anni, Le prime tre ore di trattativa sono state tutt’altro portando a conoscenza anche la proprietà della che incoraggianti, visto che l’Eridania Sadam ha richiesta avanzata alla Provincia e al Comune ribadito la volontà di attuare la cassa integrazio- di Fermo di un incontro per fare il punto della ne per chiusura negli stabilimenti di Celano e situazione. I lavoratori sono disponibili a perin Sardegna, e quella in deroga per Fermo, Jesi correre anche strade nuove purché tutti possano e Castiglione Fiorentino (Arezzo). Per quanto riavere il posto promesso nella riconversione. ISTITUTO ALBERGHIERO: NON SOLO CUCINA La scuola di Porto Sant’Elpidio, unica in Provincia, pur offrendo prospettive di occupazione quasi sicure vede le iscrizioni in calo La sempre maggiore attenzione al settore dell’enogastronomia ha creato, negli ultimi anni, una forte richiesta, da parte del mondo imprenditoriale, di figure professionali altamente qualificate in ambito culinario, ristorativo e turistico. Con la riforma delle scuole superiori entrata in vigore lo scorso anno, tutti gli istituti professionali sono diventati quinquennali mentre i vecchi corsi triennali di qualifica professionale sono affidati dalle Regioni a soggetti di loro scelta. Nel Fermano ad assolvere ad entrambi i compiti c’è l’Istituto professionale dei Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera di Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare, da oltre un decennio punto di riferimento nella formazione del settore. Ce ne parla il preside Antonio Iandiorio. D - Cosa è cambiato per voi con la riforma Gelmini? R - Abbiamo dovuto adeguare la nostra offerta formativa alle nuove linee guida del decreto 97. I corsi quinquennali sono di 3 tipi: Enogastronomia, Servizi di sala e vendita e Accoglienza turistica, mentre i corsi di formazione professionale triennali, che la Regione ci ha voluto affidare vista l’ormai consolidata esperienza, sono 4: Operatore della ristorazione, Operatore dei servizi promozione e accoglienza, Operatore amministrativo-segreteria e Operatore dei servizi di vendita. Al termine di questi corsi, poi, il ragazzo può decidere di fare altri due anni per raggiungere il diploma. I cambiamenti più evidenti, però, si riscontrano nella suddivisione delle ore di insegnamento. Innanzitutto c’è stata una decurtazione del monte ore, che scende da 36 a 32 settimanali. Poi nei primi anni si tende a dare maggior spazio alle materie formative (italiano, matematica, ecc…) a discapito delle materie professionalizzanti (cucina, sala, ecc…). Si pensi che, ad esempio, negli scorsi anni gli studenti dell’alberghiero del primo anno facevano 14 ore settimanali di cucina, col nuovo ordinamento solo 6. La formazione pratica tende a spostarsi così più verso gli ultimi anni, e così è in tutti gli istituti professionali. D - Quali sono gli insegnamenti caratterizzanti i corsi? R - Spesso si pensa in maniera riduttiva che all’alberghiero si insegni ai ragazzi a cucinare. La cucina è solo una piccola parte della forma- zione offerta. Ai ragazzi vengono sì offerti i rudimenti di base per la realizzazione di almeno una sessantina di piatti delle tradizione nostrana e non solo, ma si insegnano loro le basi della nutrizione, delle conservazione degli alimenti e della legislazione Haccp, l’enologia. Senza dimenticare i progetti di alternanza scuola-lavoro. Negli ultimi due anni i ragazzi devono fare 130 ore di stage presso aziende, strutture alberghiere ed enti pubblici proprio con l’obiettivo di entrare in contatto col mondo del lavoro e mettere in pratica quanto appreso in classe. Per questo posso sostenere ragionevolmente che i ragazzi che escono dal nostro istituto sono pressoché pronti al lavoro. La riprova né è il fatto che i nostri diplomati trovano quasi tutti occupazione in tempi brevi ed anzi molte aziende mi chiamano per segnalare loro qualche giovane diplomato da inserire. D - Quindi anche in ambito enogastronomico e turistico c’è una grande richiesta che però non viene completamente soddisfatta? Il Preside dell’Istituto professionale dei Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera di Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare, Antonio Iandiorio R - Assolutamente sì. L’istituto alberghiero conta circa 760 ragazzi, quindi un numero ragguardevole, ma nonostante tutto le iscrizioni sono in calo nonostante una quasi totale occupazione. È che molti dei ragazzi che si iscrivono pensano di farlo per venire qui a non far nulla o quasi. Sbagliando di grosso. Istituto professionale dei Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera di Porto Sant’Elpidio 12 l’ Agroalimentare 13 l’ Agroalimentare al pauroso incremento dei costi di gestione delle imbarcazioni. Di sicuro c’è uno sfruttamento più intensivo della fascia costiera proprio a causa della sempre maggiore scarsità di prodotto. Ma anche la flotta peschereccia sangiorgese tende a contrarsi a ritmi vertiginosi. Le imprese di pesca sono dimezzate negli ultimi 10 anni, oggi sono non più di dieci. Manca un ricambio generazionale, solo un paio di imprese hanno alle spalle giovani pronti a subentrare ai padri e ai nonni ormai prossimi alla pensione. Per quanto riguardo il lato degli acquirenti, al mercato sangiorgese vengono stabilmente circa 30-40 tra ristoratori, grossisti e commercianti, nonostante ormai il pesce arrivi sia a queste categorie che ai consumatori anche attraverso altri canali. renza. E non ci sono gli stessi controlli sanitari. D - Ce ne sono altri? R - L’altro è quello dei grossisti che si riforniscono direttamente dai pescatori appena rientrati in mare, accordandosi tra di loro a prezzi accetR - Da un lato c’è la piccola pesca, che è sem- tabili per entrambi. Una cosa pienamente legitpre meno piccola. I piccoli pescatori, non solo di tima, visto che i pescatori non sono obbligati a Porto San Giorgio ma anche delle vicine Porto vendere solo attraverso il mercato ittico e che la Sant’Elpidio e Pedaso, ormai con le loro barche nuova normativa sanitaria non impone più convanno in mare con molti chilometri di rete e ri- trolli su tutto il pesce sbarcato ma prevede che escono a prendere buone quantità ad ogni passaggio il soggetto in di pesce che poi rivendono diretpossesso della merce sia respontamente al consumatore in quelle sabile della sua igiene. Di certo è L’attività di pesca casupole sempre più visibili sui intensiva contribuisce anche una perdita per le casse colungomare fermani, quando nei munali, visto che il Comune, che a impoverire il mare gestisce il mercato ittico, incassa decenni scorsi i piccoli pescatori Adriatico ed incide andavano in mare poco più che un 5% di aggio su ogni transazioper la loro sussistenza. La loro atne. Sono due problematiche che sui commercianti tività di pesca intensiva contribuitradizionali, ai quali ci sono sempre state, ma è logico sce a impoverire il mare Adriatico che il mercato risulta così un po’ ed incide sui commercianti tradi- fanno concorrenza. E impoverito. non ci sono gli stessi zionali, ai quali fanno concorD - Quali sono questi canali? Luigi Ferracuti: niente ricambio e canali di vendita alternativi. Muore il commercio ittico locale controlli sanitari. Grido d’allarme del direttore del mercato ittico di Porto San Giorgio che pur mantenendo costante il volume di affari, annaspa per il sempre minor numeri di pescherecci che lo riforniscono Il cruciale passaggio del pescato dal mare ai banconi delle pescherie e ai piatti dei ristoranti avviene grazie alla mediazione delle aste del mercato ittico. In quello sangiorgese, se pur di dimensioni ridotte, il giro d’affari annuo è di circa 1,5 milioni di euro, derivanti da una vendita quotidiana media di circa una tonnellata di pesce. Della sua attività abbiamo parlato con Luigi Ferracuti, da ormai 14 anni direttore del mercato che dall’ottobre 2008 ha la sua sede nella futu- ristica costruzione al porto peschereccio, che dà lavoro, oltre a Ferracuti, a 4 dipendenti. D - Come è cambiato il mercato ittico negli ultimi anni? R - Il giro d’affari è sostanzialmente invariato da anni ormai nonostante il calo delle quantità e la qualità del pescato, che ha ingenerato un aumento dei prezzi, dovuto anche, c’è da dire, Il mercato ittico di Porto San Giorgio 14 l’ Agroalimentare 15 l’ Agroalimentare SURGELATI E PIATTI PRONTI, LE NUOVE FRONTIERE DEL COMMERCIO ITTICO L’ESPERIENZA DI DANTE ROSSI, STORICO COMMERCIANTE SANGIORGESE, MOSTRA I SEGNI DEL CAMBIAMENTO NEI GUSTI DEI CONSUMATORI, SEMPRE PIÙ ORIENTATI AL RISPARMIO E ALLA VELOCITÀ Il commercio ittico è in una fase di profonda trasformazione. I prodotti freschi sono ancora apprezzati dalla gente, che però per praticità spesso orienta i suoi acquisti verso i surgelati ed i piatti già pronti. E le pescherie di adeguano. Ci racconta la sua esperienza Dante Rossi, titolare di due pescherie rispettivamente a Porto San Giorgio e Montegranaro, continuando l’attività iniziata dal nonno e portata avanti dal padre, mentre dietro i figli già scalpitano. D: Come ha inciso la crisi sui consumi di pesce, almeno per la sua esperienza? R - Un calo negli ultimi anni c’è stato di sicuro, soprattutto ho notato una sensibile diminuzione degli affari verso fine mese, segno che la gente vi arriva a stento e taglia sui prodotti ritenuti superflui o comunque più cari. Una contrazione c’è stata senza dubbio, ma devo dire che abbiamo tenuto abbastanza bene. Grande richiesta ci sta arrivando per quanto riguarda i prodotti surgelati e quelli già pronti. Proprio per la grande richiesta in questi giorni stiamo facendo dei lavori di ristrutturazione per dotarci di una cucina per preparare questi piatti. Sarà la frenesia della vita moderna, sarà che cu- cinare il pesce non è semplice e richiede tempo e pazienza, ma molti clienti ci fanno queste richieste che noi cerchiamo di soddisfare. D: Cambiando prospettiva, nel suo ruolo di acquirente, come sta cambiando il rapporto con pescatori, grossisti e mercati ittici? R - La diatriba tra pescatori e commercianti, così come nell’agricoltura ed in altri settori, c’è sempre stata, ma francamente non capisco come certe varietà di pesce, nonostante la crisi, restino a prezzi veramente alti, costringendo noi stessi a tenere prezzi non alla portata di tutte le tasche. Io penso che il ricarico che mettiamo sui prodotti siano equilibrati, anche perché se mettessimo prezzi troppo alti e non riuscissimo a vendere si creerebbero grandi quantità di invenduto. Ed il pesce invenduto si butta, c’è poco da fare. D: Nei suoi due punti vendita tiene solo pesce fresco dell’Adriatico o anche altri prodotti? R - Di sicuro una parte preponderante è di pesce fresco che mi procuro al mercato di Civitanova Marche, più raramente di San Benedetto del Tronto. Anche a Porto San Giorgio mi rifornisco poco perché c’è meno offerta rispetto agli altri due. Ma acquisto anche prodotti freschi in arrivo soprattutto dal resto dell’Europa. Con i trasporti aerei ormai è possibile far arrivare in giornata, ad esempio, salmoni dalla Svezia, leoni di mare dal Canada e addirittura storioni vivi dal Nord Europa. E comunque vario la merce in vendita nei due punti vendita. A Porto San Giorgio, dove c’è molta più attenzione per il pesce fresco locale, almeno il 70% di quello che tengo è pescato dell’Adriatico. A Montegranaro, un centro con meno esperienza a livello ittico, la percentuale scende a circa il 50%. Ma non è detto che quello fresco sia molto migliore di quello surgelato, anzi. Il nostro pesce è solo più saporito, causa soprattutto l’alta salinità del nostro mare. D: Nei periodi di fermo pesca quindi come sopperisce alla mancanza di “fresco”? R - Il fresco comunque non manca mai del tutto, perché se c’è fermo pesca sull’Adriatico acquisto pesce del Tirreno, le cui razze sono più o meno le stesse anche se i sapori sono meno forti, e viceversa. E poi ci sono comunque i surgelati e gli altri prodotti provenienti dal resto d’Europa. Quindi il fermo pesca non ci crea grandi scompensi. l a s o c i e t à d e l Co m u n e d i F e r m o p e r l ’ e ne rg i a La differenza? La Solgas lavora per il territorio e reinveste sul territorio. 16 l’ Agroalimentare 17 l’ Agroalimentare Ripensare il fermo pesca e frenare il caro carburante: i nodi nelle reti dei pescatori LUIGI TARANTINI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE PRODUTTORI PESCA, SPIEGA LE PROBLEMATICHE DEI PESCATORI DI PORTO SAN GIORGIO Tra crisi economica e la pressione attanagliante dei vicini porti di Civitanova Marche e San Benedetto del Tronto, la flotta peschereccia sangiorgese vive un periodo difficile, con una progressiva contrazione del numero dei pescherecci (circa 10, contro i 100 di San Benedetto e i 70 di Civitanova) e tante problematiche da risolvere, in primis quella del fermo pesca e del caro gasolio. Ce ne parla Luigi Tarantini, presidente dell’Associazione Produttori Pesca di Porto San Giorgio, cooperativa che raccoglie molti dei pescatori dell’unico centro portuale del Fermano. D: Il fermo pesca, per quanto sia periodo di sofferenza per i pescatori specie in questo momento di crisi, è necessario per consentire la riproduzione delle specie acquatiche. Cos’è che non va? R - In genere il fermo pesca dura 30-40 giorni e si effettua nel periodo estivo, quello nel quale i pesci iniziano a crescere dopo la posa delle uova di fine primavera. Ma facendolo nei mesi di luglioagosto, quando a settembre si riprende l’attività, il pesce è ancora troppo piccolo e concentrato nella fascia entro le prime 10 miglia dalla costa. Così bastano alcune settimane di pesca su e giù per questa zona per catturare grandi quantità di prodotto, ma di piccole dimensioni e al prezzo di “spopolare” il mare. È controproducente fare il pisco che molti pescatori sono contenti di farlo ad agosto in modo da potersene andare in ferie nel periodo migliore e comunque sarebbe molto complicato fare un discorso di questo tipo. Ed il mare si ripopolerebbe. E poi bisogna dire basta anche ai permessi di pesca nei giorni festivi. D - Per quale motivo? R - Andare in mare nei giorni di festa crea solo un surplus di pescato che poi si rischia di non riuscire a vendere. Nei giorni di festa anche il mercato ittico fosse aperto, le pescherie sono chiuse e i commercianti di conseguenza non acquistano. Se però nel festivo non si esce in mare, il giorno dopo si può vendere il pescato del giorno prefestivo. Così, invece, si crea un’eccedenza che non si riesce a smaltire e si va a finire che per ricavare quello che si sarebbe potuto ricavare con un giorno in mare se ne sono fatti due. Spendendo il doppio di gasolio. D - L’aumento del prezzo del petrolio vi tocca quindi in maniera particolare, riflettendosi su quello del gasolio. R - Altroché! Per due giorni in mare ci vogliono circa 1.250 litri al giorno di carburante che, a circa 60 centesimi al litro, fanno 700 euro al giorno. Se incasso, in un giorno medio, circa 1100 euro e le spese non finiscono con il pieno di carburante, nelle brutte giornate nemmeno si riesce a coprire le spese. Qualche anno fa, quando il gasolio si aggirava intorno ai 35 centesimi, il discorso era ben diverso. D - Si parla tanto di riscaldamento dei mari e di una tropicalizzazione delle nostre acque. Si trovano nuove specie? R - Molte razze tipiche dei nostri mari, come lo sgombro e la sardina, sono quasi spariti lasciando il posto alla mazzancolla e al gambero rosa, tipiche del sud del Mediterraneo fino a qualche anno fa. Ma si iniziano a vedere anche i pesci balestra, tipici delle acque tropicali, oltre a delfini e tartarughe, che ormai noi pescatori siamo abituati a incontrare. I delfini, in particolare, seguono le nostre reti e ci infilano il muso per spizzicare qualche pesce senza troppo sforzo. Alleanza di Filiera Ittica, un progetto per rivalutare il comparto Luigi Tarantini, presidente dell’Associazione Produttori Pesca di Porto San Giorgio fermo pesca, che è una risorsa, in questa maniera. D - Come si dovrebbe allora utilizzare questo strumento che lei stesso definisce una risorsa? R - Innanzitutto bisogna diversificare il fermo pesca in base ai periodi di riproduzione delle varie specie, non chiudere indistintamente tutto il mare Adriatico, seguendo l’esempio di molte altre nazioni del mondo. E comunque anche nel caso di bloccare l’Adriatico da Trieste a Bari nei mesi estivi non serve a niente, bisognerebbe prolungarlo anche ai mesi di settembre e ottobre, in modo da far crescere bene i pesci. Vorrebbe dire far stare a terra i pescatori per 3-4 mesi e ci vorrebbe l’aiuto dello Stato per dare loro sostegno economico in quei periodi. Ma ca- L’INIZIATIVA DI CONFINDUSTRIA E FEDERPESCA SERVIRÀ A RIPORTARE LE MARCHE IN PRIMO PIANO NEL CAMPO DELLA PRODUZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE DEL PRODOTTO “Il comparto ittico deve riappropriarsi degli spazi che nella produzione sono stati lasciati ai mercati stranieri e lo deve fare attraverso le sue eccellenze”. Con queste parole Luigi Giannini, direttore generale di Federpesca nazionale ha presentato il progetto, a San Benedetto del Tronto, “Alleanza di filiera ittica”. Un’iniziativa che punta alla rivalutazione dell’intero settore, primo esempio in Italia, seguito con il massimo interesse sia a livello nazionale che internazionale. “Le nostre eccellenze ittiche possono essere messe sul mercato per creare una rete in modo che le importazioni non vengano più subite ma si dia vita ad un vero e proprio indotto che apra le porte della grande 18 il Territorio 19 l’ Agroalimentare distribuzione – ha aggiunto Giannini – la sfida da vincere è mettere insieme un mondo che finora non è riuscito ad esprimere a fondo le proprie energie. In una fase di crisi economica come questa, è fondamentale accantonare spinte individualistiche che porterebbero soltanto al fallimento, concentrandosi invece su una razionale sinergia tra le diverse componenti del settore. Le Marche costituiscono un’eccellenza di qualità nel panorama ittico nazionale, ed in quest’ottica s’inserisce il progetto che stiamo presentando: non si tratta dell’ennesima sovrastruttura burocratica, ma di una rete di accordi e di collaborazione per rilanciare il settore”. Negli ultimi dieci anni, il fabbisogno pro capite di pesce è passato da 12 kg a 21 kg e l’Italia, per far fronte a questo aumento, è dovuta ricorrere all’importazione dall’estero di poco meno di un milione di tonnellate, visto che la produzione nazionale non supera le 450 mila tonnellate. L’idea presentata servirà a dar vita ad un’alleanza di Filiera ittica che restituisca centralità ai protagonisti del settore e rilanci un comparto economico primario innovativo, tale da porre sullo stesso piano chi il pesce lo pesca e chi lo commercializza. La linea d’azione illustrata è per snellire e rafforzare la filiera di lavorazione del prodotto ittico, dal produttore al consumatore, conseguendo il duplice obiettivo di garantire a chi acquista la massima qualità del pescato ad un prezzo minore, valorizzando i pescatori che rappresentano quella parte della catena di produzione troppo spesso lasciata ai margini. Un progetto, nel suo complesso, innovativo e all’avanguardia per una realtà, quella marchigiana, che rappresenta il 19% della produzione ittica italiana: un patrimonio da salvaguardare, garantendo a produttore e consumatore un servizio sempre migliore. “La via giusta per uscire dalla crisi è l’aggregazione fra aziende – ha tenuto a sottolineare Aldo Bonomi, vicepresidente nazionale per le Politiche territoriali e i distretti industriali di Confindustria – I distretti industriali devono saper creare le condizioni giuste per la crescita e lo sviluppo sfruttando la loro conoscenza del territorio”. Monte Urano, Sant’Elpidio a Mare e Porto Sant’Elpidio E’ LA CALZATURA IL FILO ROSSO CHE UNISCE QUESTI TRE TERRITORI, SOLO APPARENTEMENTE DIFFERENTI. CON LE SCARPE DEL FERMANO AI PIEDI HANNO DANZATO E PRESENTATO GRANDI STAR DEL PANORAMA TELEVISIVO NAZIONALE ED INTERNAZIONALE, COME NATALIA TITOVA, MATILDE BRANDI, ANTONELLA CLERICI E PIPPO BAUDO. Monte Urano “Il fresco della collina a due passi dal mare: Monte Urano, tra outlet e divertimento, tra sostenibilità ambientale e solidarietà sociale”. A 251 metri di altezza si affaccia sulla bassa valle del Tenna, il centro è già abitato dai tempi di Roma e delle centuriazioni augustee. L’origine del suo nome è incerta, forse deriva da Turan la Venere Etrusca, o forse più probabilmente dal latino Taurus. E’ uno dei tanti comuni di origine Medievale che nascono intorno all’anno mille. Fu feudo dei Canonici della Chiesa di Fermo: nel 1055 per la prima volta viene citato su un documento come uno dei cinque Castelli della Cattedrale di Fermo. Nel 1198 fu saccheggiato e conquistato dalla vicina Sant’Elpidio a Mare e nel 1226 fu di nuovo ceduto a Fermo. Nel 1301 tentò di costituirsi libero Comune ma nel 1357 è di nuovo indicato nella “Descriptio Marchiae Anconitanae“ come possedimento della città di Fermo, “Castra Ultra Tomiam”, fu Francesco Sforza nel 1445 a ricostruire il centro abitato e la cinta muraria come nuova fortificazione dando forma all’interno del Castello. Durante il governo napoleonico fece parte del dipartimento del Tronto e nel 1816 è incluso nella delegazione di Fermo come sede di governatorato. Di particolare interesse storico è l’intero nucleo centrale, con Porta del Sole del XIV secolo; una volta in Piazza della Libertà vediamo la Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo in stile neoclassico dell’architetto Carducci con modifiche di Sacconi. All’interno si conservano: un Crocifisso ligneo del 1700, una Croce astile sbalzata in argento del 1500 ed una Madonna con Bambino di Fontana. Da un lato della Chiesa c’è il palazzo Comunale con dipinti dello Spagnolini, dall’altro la torre detta dell’orologio con arco gotico da dove si accede alla rocca, dove unico sbocco è la porta del baluardo con arco acuto protetta da un bastione, fuori le mura ci sono, la Chiesa di Santa Maria Apparente in stile romanico del XIV secolo e la Chiesa di Sant’Isidoro con un affresco del 1400 dove è rappresentata la Madonna delle Nevi. Patrono del Paese è San Michele Arcangelo, protettore di giudici, bancari, radiologi, poliziotti, pompieri, paracadutisti, schermitori, armaioli, arrotini, merciai, speziali, fabbricanti di bilance, magliai, cappellai, invocato per la buona morte.Il fresco della collina a due passi dal mare: Monte Urano, tra outlet e divertimento, tra sostenibilità ambientale e solidarietà sociale. Francesco Giacinti, sindaco di Monte Urano 20 il Territorio 21 il Territorio Sant’Elpidio a Mare “Arte, storia, cultura, calzature di qualità, turismo commerciale, accoglienza, buona cucina: tanti tesori racchiusi in un unico scrigno. Questa è Sant’Elpidio a Mare, uno dei centri più importanti della Provincia di Fermo, che forte del suo glorioso e ricco passato sa guardare al futuro con occhi moderni e con obiettivi di sviluppo, benessere e crescita per poter rappresentare degnamente questo territorio sia in campo nazionale che internazionale”. Alessandro Mezzanotte, sindaco di Sant’Elpidio a Mare Situato a 251 metri sul livello del mare, i suoi primi insediamenti risalgono all’VIII secolo a.C. testimoniati da una necropoli picena e da reperti archeologici che attestano la sua prosecuzione in epoca Romana. Il Castello fa la sua prima apparizione ufficiale nell’886 in un documento di Carlo il Grasso, in seguito Sant’Elpidio sarà libero Comune schierato totalmente su posizioni guelfe e battaglierà spesso con la vicina Fermo. Nel 1328 subirà l’attacco ed il saccheggio dei fermani capeggiati da Rinaldo da Monteverde. Dovettero passare 12 anni prima che Sant’Elpidio potesse avere la sua rivincita. Il Comune fu però nuovamente sconfitto e distrutto da Rinaldo nel 1376: da questo momento iniziò la sua decadenza. Nel 1431 sarà Francesco Sforza a saccheggiare nuovamente il Castello parzialmente ricostruito. Nel 1570 riacquistò nuova importanza con un nuovo governo e nuovi statuti. Nel 1797 insorse contro l’occupazione francese con la battaglia del Colle dei Cappuccini. Il 30 settembre 1828 con bolla Papale di Leone XI il Castello di Sant’Elpidio fu elevato al rango di Città. Le principali attrattive storico culturali del paese sono costituite dalla cinta muraria, che comprendono porta Marina, porta Canale e porta Romana del XIII - XIV secolo. Nella piazza del XV secolo c’è la torre gerosolimitana dei monaci guerrieri chiamati più tardi Cavalieri di Malta, con una lunetta in rilievo della Crocifissione proveniente dalla Basilica di Santa Croce dell’ XI secolo. Il Palazzo Comunale con facciata del 1600 dove all’interno si conserva un polittico di Vittore Crivelli e opere del Domenichino; la ricca chiesa di San Filippo con organo Callido; la chiesa di San Francesco (già Santa Maria in Piazza) con altro organo Callido; la chiesa della Misericordia con affreschi del Pomarancio; la Collegiata di Sant’Elpidio con facciata gotica del XIV secolo ed un sarcofago romano del III secolo; la chiesa Madonna dei Lumi con facciata del XII sec.; la chiesa della Madonna degli Angeli del XV sec.; il museo della calzatura; la Pinacoteca Comunale. Fuori porta la Basilica di Santa Croce ad oggi diroccata del XI secolo, la Basilica di Maria Santissima della Misericordia del XVI sec. con dipinti di Boscoli, del Pomarancio e del Lilli. Patrono del Paese è Sant’ Elpidio Abate e qui riposano le sue spoglie: visse nel IV secolo nelle Marche, il suo nome significa ”dona speranza “. Porto Sant’Elpidio “Un ambiente cordiale e accogliente, gli innumerevoli outlet prestigiosi, l’intrattenimento, il mare, la storia e la cultura che rivivono negli insediamenti villanoviani che testimoniano la presenza di comunità proto etrusche, sono solo alcuni dei tanti buoni motivi per visitare la nostra città”. Costantemente legato a Sant’Elpidio a Mare di cui ne era il porto naturale, è il più giovane dei comuni piceni, nato nel 1952. I ritrovamenti di tombe picene nelle frazioni di Pian di Torva e della Corva ci rivelano insediamenti di questa civiltà sin dal VII - VI sec. a.C. Si racconta inoltre che le truppe di Annibale reduci dalla vittoriosa battaglia delTrasimeno allestissero un campo permanente proprio in questo territorio. Il Porto di Sant’Elpidio a Mare è citato nell’886 in un documento inerente la Chiesa di Santa Croce che in quell’occasione veniva elevata ad Abbazia Imperiale, tale documento era redatto per l’Imperatore Carlo il Grasso. Nel 1252 una bolla firmata da Papa Innocenzo IV concedeva agli abitanti del luogo di costruire un porto. Nel 1416 è citato come scalo marittimo a tutti gli effetti con una propria dogana, con tanto di contingente militare al fine di garantire la sicurezza nei molteplici scambi commerciali e proteggere la zona dalle scorrerie dei pirati e dagli assalti dei Turchi: ciò avvenne per tutto il Medioevo seguendo ovviamente le vicissitudini del comune principale. Con l’invasione napoleonica il territorio per la sua Mario Andrenacci, sindaco di Porto Sant’Elpidio Porto S. Elpidio S. Elpidio a Mare Monte Urano posizione geografica dovrà sopportare il continuo passaggio di truppe, vi cercherà vanamente rifugio il Cardinale Bernetti segretario di stato di Pio IX. Fra gli elementi rimasti di maggior interesse storico emerge la torretta di avvistamento costruita nel XVI secolo: oggi chiamata dell’orologio, è situata lungo la statale Adriatica. Di particolare interesse la chiesa dell’Annunziata, dove si conserva il dipinto dell’Assunzione della Vergine di Nicola Monti del XVII secolo. Inoltre il Santuario della Corva dove dal 1829 si ricordano diversi miracoli. Sono anche visitabili villa Barucchello, villa Murri e villa Bernetti, Trevisani e Rutigliano. Patrono del paese è San Crispino. Strettamente legato ad esso, sono i martiri del III secolo a Soissons, protettori di calzolai, ciabattini e per estensione a tutti i lavoratori della pelle. Nell’iconografia sono rappresentati intenti nel loro lavoro di calzolai. 22 il il Territorio Rilanciare la montagna come risorsa La Provincia torna ad investire sul territorio montano con l’obiettivo di rivitalizzare l’economia e ricostrure le comunità ormai perdute La montagna, un’inestimabile risorsa ambientale del Fermano torna al centro delle attenzioni istituzionali come bene da tutelare per la salvaguardia del suo patrimonio storico e paesaggistico e strumento di sviluppo economico per tutta la Provincia. Proprio l’Ente provinciale e in particolare l’assessorato ai Parchi e le Politiche per la Montagna ha deciso di indirizzare investimenti verso il territorio montano, con l’obiettivo primario di ripristinare un sistema economico che consenta di rilanciare le residenze permanenti perdute nei decenni del tumultuoso sviluppo industriale. In tal senso le priorità individuate sono il sostegno alla qualità della vita e dei servizi sociali, la qualificazione dell’offerta formativa delle scuole di montagna, il potenziamento dei servizi assistenziali e sanitari e la salvaguardia-valorizzazione delle aree protette conciliando le esigenze di tutela con quelle di visita. Resta fondamentale, inoltre, nelle scelte Il torrente Ambro C alzaturiero Expo Riva Schuh, forti segnali di ripresa dalla prima fiera internazionale dell’anno TRA LE NOVITÀ LANCIATE DURANTE LA 75ESIMA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE C’È EXPO RIVA SCHUH INDIA Il santuario dell’Ambro di investimento, la realizzazione dei cosiddetti “pacchetti turistici”, cioè di quella rete di proposte che sostengono le attività dell’artigianato locale. “Basti pensare alla presentazione di due progetti che attingono ai finanziamenti stanziati dalla comunità europea sul turismo religioso risponde l’assessore Adolfo Marinangeli - che vede nel Santuario dell’Ambro, il centro della religiosità fermana. Inoltre grazie al contributo economico della Provincia si vuole costruire un Consorzio degli operatori turistici della montagna che metta in rete tutti gli operatori del settore. Uno strumento di programmazione, promozione e di servizio che abbia come obiettivo di fare sinergia anche con gli enti locali montani, il Parco Nazionale dei Sibillini, le case del parco, gli operatori turistici, i musei e le pinacoteche. In quest’ottica si inquadra perfettamente allora la prossima costituzione di una Consulta per la Montagna – precisa Marinangeli - che avrà lo scopo di sviluppare programmi per tentare di risolvere problemi specifici, come la sicurezza del territorio, la deforestazione, le carenze nel settore dei servizi alla persona, l’adeguata tutela dell’ambiente, la promozione dell’agricoltura di qualità montana. Determinante allora per la realizzazione di questi importanti progetti sarà l’utilizzo delle risorse del piano di sviluppo rurale previsto dalla Regione (Psr), dopo l’approvazione del piano integrato territoriale (Pit) da parte della Provincia e la successiva emanazione dei bandi”. Idee chiare e progetti concreti dunque, per promuovere la vera idea di sviluppo sostenibile in un ambito territoriale di riferimento che ha tutte le carte in regola per aspirare a una nuova fase di vitalità socio-economica e culturale. Segnali di fiducia e di ripresa arrivano dalla 75esima edizione di Expo Riva Schuh, la fiera internazionale per la calzatura di volume, svoltasi a Riva del Garda, dal 15 al 18 gennaio. Ottimi i dati registrati nella quattro giorni che sono di buon auspicio per tutto il settore calzaturiero internazionale. I numeri evidenziano un aumento dei visitatori del 9.2% rispetto allo scorso anno. “Questi numeri sono per noi fonte di grande soddisfazione - commenta Roberto Pellegrini, presidente di Riva del Garda Fierecongressi Allo stesso tempo sono anche un riconoscimento importante del lavoro fin qui svolto, frutto di una grande attenzione alle esigenze del mercato sia dal punto di vista dei produttori che dei compratori che fanno di Expo Riva Schuh un modello fieristico vincente. Anche il numero in crescita degli espositori ci fa guardare con ottimismo al futuro”. “In netta cresci- ta - afferma Giovanni Laezza, direttore di Riva del Garda Fierecongressi - gli operatori del settore dell’area mitteleuropea e dell’est Europa. In aumento anche i piccoli dettaglianti grazie al progetto “Quick Producer” che ha avvicinato alla manifestazione i buyer interessati alle collezioni veloci e ai riassortimenti per la primavera/estate alle porte”. Durante la fiera i 1187 espositori, di cui circa il 69% stranieri provenienti da 38 paesi, hanno presentato le collezioni per l’autunno/inverno 2011/2012. “Gli espositori di Expo Riva Schuh - sottolinea Brigitta Bancher, responsabile della manifestazione - hanno proposto calzature con un forte contenuto moda, cavalcando le tendenze del momento consapevoli che non è più sufficiente presentare prodotti esclusivamente attenti al prezzo. Come prima manifestazione della stagione gli espositori hanno saputo pensare CALZATURIFICIO GAL.MEN www.galmen.it info: 0734 892013 www.brimabase.it info: 0734 893770 23 24 il C alzaturiero a calzature di tendenza per materiali, forme e colori”. La manifestazione è stata anche l’occasione per presentare Expo Riva Schuh India, il nuovo progetto fieristico che si terrà dal 28 al 30 luglio prossimi a Nuova Delhi con oltre 200 espositori internazionali e indiani. Firmato a Riva del Garda anche il primo contratto: TATA International, la multinazionale indiana che ha una divisione calzature, è infatti il primo espositore della nuova iniziativa fieristica. Una nazione, quella indiana, in continuo sviluppo con un mercato delle calzature stimato in 4 miliardi di dollari con una crescita annua del 18%. L’ambasciatore indiano H.E. Debabrata Saha e il console generale dell’India S.K. Verma sono stati ospiti a Expo Riva Schuh sottolineando ulteriormente l’importanza che Expo Riva Schuh India riveste per il mercato indiano. “Approdare su questo mercato - sottilinea Roberto Pellegrini - con una manifestazione nuova appositamente Micam ShoEvent creata per gli espositori e i visitatori è una eccellente opportunità di business e di internazionalizzazione per Expo Riva Schuh. Nei prossimi quattro anni è previsto un vero e proprio boom di crescita del mercato indiano. Essere presenti fin da ora, permetterà di creare una manifestazione internazionale che rispecchi le esigenze del mercato di riferimento, trainando e consolidando le attuali potenzialità commerciali. Questi dati - conclude - vanno poi inquadrati nel più vasto panorama economico che parla di una crescita del PIL del 6-8% e di una popolazione di fascia media con potere d’acquisto in aumento. La trasformazione in atto nel settore distributivo che si sta sempre più modernizzando secondo logiche più industriali, rappresenta un’ottima opportunità per tutte le aziende che offrono un prodotto con un buon contenuto moda”. Tra i partner di questa nuova iniziativa fieristica anche la Camera di Commercio di Fermo presente alla fiera con una delegazione di imprese del territorio e con la sua azienda speciale Fermo Promuove. “Il nostro mercato di riferimento resta quello europeo e in particolar modo quello tedesco – commenta Nazareno Di Chiara, presidente di Fermo Promuove – quindi i momenti di scambio e collaborazione come l’Expo Riva Schuh sono fondamentali per avvia- re rapporti e solidificare intese con i buyer presenti. Proprio nella prospettiva di moltiplicare questi momenti di visibilità e promozione per le aziende del territorio, abbiamo pensato di partecipare e dare vita ad un Expo Riva Schuh anche in India. Un progetto a lungo respiro, in fase di concretizzazione, che prevede la presenza a Nuova Delhi, del maggior numero di aziende del nostro distretto”. La prima edizione di Expo Riva Schuh India, punta ad avere circa 200 espositori internazionali e indiani con un format innovativo. È, infatti, la prima fiera in India a proporre ai buyers nazionali ed internazionali il prodotto finito di tutte le categorie merceologiche. Non solo calzature, ma anche accessori in pelle, borse, valigie, cinture e guanti. Ci sarà poi un’area dedicata ai nuovi trend di mercato, alle nuove collezioni moda, rappresentate da alcuni brand europei. Nei prossimi quattro anni è previsto un vero e proprio boom di crescita del mercato indiano. tel. +39 0734 890584 www-mariobruni.it C alzaturiero 25 Un lusso che dobbiamo permetterci PER UNA VISIONE DEL DISTRETTO CALZATURIERO DEL “BUONO E DEL BELLO” “La necessità di un passo in avanti. Da molti anni, e molto spesso ancora oggi, parliamo di distretto calzaturiero e di produzione di scarpe in maniera troppo superficiale e ormai siamo talmente presi dai nostri ragionamenti e intenti a dire chi abbia torto o ragione, che non riusciamo a guardare la realtà che in questi anni si è trasformata profondamente e che oggi ci interpella a “vedere”, a “valutare”, a “progettare” e a “fare” in maniera diversa”. Con queste parole Enrico Ciccola, titolare del Calzaturificio Mario Bruni esprime la sua opinione per una nuova visione del distretto calzaturiero fermano. “Credo sia giunto il momento di dirci almeno tra di noi che: - “non tutte le scarpe sono uguali” e “non tutti sono in grado di fare alta qualità”; - “non tutte le scarpe richiedono gli stessi livelli di professionalità”; “prodotti di lusso” richiedono “professionalità di lusso” e “processi di costruzione di qualità”; - “le associazioni sono orientate dalle aziende che fanno volumi e poco attente alle necessità delle aziende medie e piccole che fanno qualità”. In questa fase è importante condividere alcune questioni, non per dividere o per escludere, piuttosto per aumentare la capacità di fare le “cose utili” che servono per le diverse condizioni e le diverse traiettorie delle nostre aziende. E’ evidente che un’azienda che fa volumi e ha scelto una politica di delocalizzazione ha bisogni solo in parte convergenti rispetto ad una azienda che ha scelto la qualità e il “Made in Italy”. Nel nostro distretto queste due tipologie di aziende devono trovare una attenzione specifica per ciascuna delle condizioni. Occorre dirci in maniera trasparente che accanto a bisogni comuni ci sono necessità specifiche e che non esistono politiche che vadano bene contemporaneamente per le une e per le altre. Questo problema c’è e bisogna analizzarlo! Magari non abbiamo la soluzione a portata di mano, ma possiamo impegnare le nostre intelligenze a trovare qualche ipotesi di soluzione. Ma non basta: anche nel “Made in Italy” occorre differenziare. E’ il momento di riconoscere un’area che è possibile definire “Alta gamma”. Credo che tale differenziazione possa aiutare a riconoscere quelle aziende che producono in Italia scarpe di qualità e di lusso. Occorre valorizzare questo enorme patrimonio perché già oggi, e ancora di più domani, è il nostro “tesoro” di professionalità, di creatività, di capacità di export e di fatturato, di valore economico e culturale.” D - Che cosa dicono i dati? THE WORLD FINEST SHOES il R - Seppure non ci sia una grande mole di dati disponibili, tuttavia alcune questioni sono state evidenziate da alcuni lavori anche di recente pubblicazione. Ad esempio le conclusioni di uno studio di Intesa San Paolo sulla moda e il lusso (nov.2010) ci consegnano alcune evidenze: - lo scenario macro per il prossimo biennio vede una moderata crescita dell’economia mondiale, con un ulteriore spostamento delle quote di merca- to verso i paesi emergenti; - in questo contesto, i ritmi di crescita previsti per le imprese della moda non consentiranno a breve di ritornare ai livelli pre-crisi; - rimane, pertanto, elevata la probabilità di ristrutturazioni e uscite dal mercato degli operatori più deboli che hanno fortemente sofferto durante la crisi del 2008-09; - anche nel periodo più difficile, tuttavia, vi è stato un nucleo di imprese in grado di battere la crisi attraverso la qualità, la ricerca ed il marketing; - questi driver saranno sempre più importan- ... non tutte le scarpe richiedono gli stessi livelli di professionalità; prodotti di lusso richiedono professionalità di lusso e processi di costruzione di qualità... 26 il C alzaturiero la Sanità Micam ShoEvent ti per le nostre aziende che si troveranno ad affrontare mercati caratterizzati da una competizione ancor più serrata con elevata incertezza sui costi delle materie prime e sui cambi. Indicazioni utili arrivano anche dagli studi della Fondazione Altagamma in collaborazione con l’Università Bocconi in relazione ai trend di Italia, Usa e Cina. Ancora altre indicazioni importanti arrivano da uno studio di Anci, Nomisma e Monte dei Paschi, soprattutto perché ci ricorda come “Vi sono infatti economie emergenti che, in ottica prospettica, potrebbero diventare importanti mercati di sbocco, anche alla luce del fatto che la crescita attesa del numero di persone benestanti (intese come soggetti con un PIL pro capite > $ 30.000), e quindi con una capacità di acquisto tale da poter comprare beni di consumo di qualità medio-alta, è superiore nelle Economie Emergenti rispetto a quella dei paesi sviluppati. Le stime effettuate indicano in particolare che, oltre a Russia e Cina, il maggiore incremento della popolazione benestante da qui al 2015 si avrà in India, Brasile e Messico, paesi che già oggi hanno un numero di individui “potenziali acquirenti” superiore ai 14 milioni. Altri paesi presentano interessanti potenzialità da questo punto di vista (Indonesia, Corea e la vicina Turchia), mercati che per il momento de- tengono quote molto marginali dell’export complessivo del settore (soprattutto l’Indonesia)”. D - Ipotesi di lavoro? R - Da un lato la riflessione “interna” sul distretto e sulle nostre aziende, dall’altro la riflessione “esterna” sui mercati tradizionali ma soprattutto quelli in sviluppo sostengono l’idea di pensare un “distretto al plurale” dove convivono traiettorie di sviluppo diverse che possono avere bisogni e interessi diversificati e a volte configgenti. In questo senso è giunto il momento di sviluppare un “focus” sulla “qualità e il lusso” attraverso la costituzione di uno specifico gruppo di lavoro. Il primo obiettivo è quello di rendere visibili le “storie della qualità e del “lusso”: da “storia marginale” a “chance per immaginare il futuro”. Un secondo obiettivo è di ragionare intorno ai “fabbisogni professionali per il lusso”: “ci vogliono anni per costruire “professionalità per il lusso” e occorre pensare nuovi processi e nuove istituzioni formative per il lusso. Un terzo obiettivo è quello di pensare una politica e una governance per la qualità e il lusso. D - Quale, secondo lei, la ricetta per andare avanti? R - In conclusione occorre riconoscere quante volte abbiamo tentato di avviare dei percorsi di conoscenza, di scambio e di cooperazione tra diverse realtà imprenditoriali senza la capacità di produrre risultati. E’ giunto il momento di “accettare la sfida” e scommettere sulla fiducia che anche nel Fermano queste cose siano possibili. Lo dobbiamo a noi “imprenditori storici” e lo dobbiamo ai nostri giovani. Questa è la responsabilità che mi sento e che vorrei condividere. Sanità: servizi a rischio per mancanza di personale La Cisl Funzione Pubblica denuncia la perdita di 25 posti di lavoro per effetto dei tagli apportati dall’Asur e dalla Regione L a Zona Territoriale n. 11 perde parte del personale, per effetto dei tagli apportati dall’Asur e dalla Regione. Già da tempo il panorama dei posti di lavoro era sotto il mirino dei riflettori. Infatti, la Cisl Funzione Pubblica già nell’ottobre scorso aveva lanciato l’allarme, evidenziando come i tagli sul personale avrebbero messo a dura prova la sopravvivenza di molti servizi sanitari. Quello che tre mesi fa poteva essere solo un’impressione, oggi si è concretizzato. Sono infatti circa 25 i contratti di lavoro persi presso la Zona Territoriale di Fermo. Le figure interessate dai tagli sulla spesa per il personale sono sia della dirigenza che del comparto. Per quanto riguarda la dirigenza, si sono persi posti di Medico tanto da mettere in forte difficoltà l’area dell’emergenza e del Pronto Soccorso. Per il comparto invece si è trattato di posti di Infermiere, Ausiliario ed alcuni amministrativi. Intanto sono circa 70.000 le ore di lavoro in eccedenza e più di 80.000 le giornate di ferie non godute. “A ciò si aggiunge il fatto – dichiara il segretario generale Giuseppe Donati - che la Zona Territoriale n.11 deve ancora lamentare la mancata copertura dei Primariati vacanti che hanno portato al decadimento di alcune Unità Operative che prima addirittura potevano vantare una mobilità attiva importante. Perché non si avviano i concorsi per i primariati di Urologia, Ostetricia e Ginecologia e Medicina, scoperti da anni? Molte Unità Operative di Fermo mostrano difficoltà oggettive a coprire i turni di guardia dei medici o a rispondere alle richieste d’intervento. Un esempio su tutte l’Oculistica che lamenta una forte carenza di medici in rapporto all’attività ambulatoriale ed operatoria svolta ma soprattutto che potrebbe svolgere se avesse l’organico pieno. In sofferenza anche l’Ortopedia mentre l’Otorinolaringoiatria, accorpato di recente all’Urologia, va vanti con soli 3 infermieri anche se, per alcune procedure d’impiantistica è un punto di riferimento anche per utenti di fuori regione. La Citologia ed il Laboratorio Analisi vanno avanti senza i Tecnici, promessi da tutti ma assunti da nessuno. E’ imminente l’apertura dei sei letti di Gastroenterologia presso la Medicina Multidisciplinare ma il tutto avverrà con un organico di Infermieri ed OSS assolutamente si sono persi posti di Medico tanto da mettere in forte difficoltà l’area dell’emergenza e del Pronto Soccorso 27 28 la Sanità I Direttori di Zona vanno e vengono da e per Ancona giornalmente per tentare di portare a casa qualche assunzione la Sanità contato che dovrà assistere anche pazienti nefropatici e neurologici. La Cisl FP torna quindi a denunciare un forte stato di sofferenza e di malessere all’interno della Zona 11 che precipiterà se i previsti 28 incarichi a tempo determinato di infermieri ed OSS in scadenza entro fine mese non dovessero essere prorogati o sostituiti – continua il Segretario generale - L’area Territoriale non fa eccezione. Il servizio di Adi (Assistenza domiciliare integrata) è in forte sofferenza per mancanza di personale infermieristico e dal 1° gennaio si deve pensare anche come assistere i 7.000 utenti dei comuni di Pedaso e Campofilone assorbiti dalla Zona Territoriale 11. Ci sono poi delle Strutture Territoriali che “scoppiano” per richiesta di accesso e per carico di lavoro, vedi per esempio la Rsa di Petritoli, con un organico assolutamente inadeguato, e altre come l’Hospice che da molte settimane è praticamente vuota. Non è più tollerabile il sistema di “mercato” che l’Asur ha voluto instaurare per l’autorizzazione delle assunzioni. I Direttori di Zona vanno e vengono da e per Ancona giornalmente per tentare di portare a casa qualche assunzione – conclude Donati - Tutto questo nell’assoluta indefinitezza di un progetto regionale di riorga- Cittadini a confronto con la Sanità fermana Abbiamo fatto alcune domande a tre cittadini sulla situazione dell’ospedale di Fermo. Ecco le risposte: nizzazione della sanità. In pratica la Giunta Regionale deve dire chiaramente su cosa continuare ad investire, cosa accorpare, cosa riconvertire ma soprattutto cosa eliminare, assumendosene la responsabilità, per consentire al sistema di sopravvivere al taglio di 26 milioni di euro di minori trasferimenti dalla Stato alla Regione previsto per il 2011. Chi si deve muovere è bene che lo faccia in fretta perché oggi è toccato agli Ausiliari andare a casa e spalancare le porte ad una gestione del servizio delle pulizie esterno sempre più massiccio ma domani, chi sa, a chi o cosa toccherà? Forse alla stessa assistenza?” “Non entravo all’ospedale da quasi 15 anni e ho trovato un’organizzazione perfetta. Avevo una polmonite in atto e nel giro di poche ore ho svolto tutti gli esami necessari senza imbattermi in particolari disfunzioni. Forse per un anziano districarsi tra i vari reparti non è così agevole, un po’ di confusione c’è, ma per un giovane non ci sono particolari problemi. Non mi trovo d’accordo con chi dice che la sanità fermana non funziona, per lo meno per quanto riguarda la mia esperienza personale e quella della mia famiglia”. Giorgio Gioventù, Fermo, farmacista “Il servizio è ottimo, con i medici con i quali mi sono rapportato mi sono trovato benissimo. A volte si esagera nel condannare piccole disfunzioni che ci possono stare. L’ospedale serve moltissime persone, non possiamo pensare che tutto e tutti ruotino intorno a noi. Anzi, il personale mi pare faccia moltissimo per alleviare le sofferenze dei pazienti”. Giuseppe Miandro, Fermo, pensionato www.scinformatica.com “Ho passato diversi ospedali, tra i quali quelli di Ancona e Perugia, ma a Fermo mi sono operato più volte trovandomi sempre più che bene. Anzi, viste le condizioni della sanità italiana, mi pare che qui si facciano i salti mortali per far andare tutto per il meglio nonostante dal Governo non arrivino grandi sostegni”. Giuliano Postacchini, Fermo, pensionato 29 30 la Sanità terapia del dolore terapia del dolore Algologia Fermo, una delle cento città contro il dolore Al capoluogo di provincia il primato regionale per la lotta alla sofferenza Un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un danno tissutale. E’ la definizione di dolore delineata dalla International Association for the Study of Pain. Un problema di salute pubblica che colpisce il 26% degli italiani. C lassificabile in cinque tipologie: nocicettivo (quando compare dopo un trauma) neuropatico (nel piede del diabetico o nelle infezioni da herpes) misto (nelle lombo sciatalgie) psicogeno (dovuto allo stress) cronico (quando perdura per almeno 3 mesi). Quest’ultimo, il dolore cronico, colpisce in Italia 12 milioni di persone, 75 milioni in Europa. Si tratta di un fenomeno dal forte impatto sociale, che causa all’economia nazionale una perdita di oltre 3 milioni di ore lavorative. Eppure sono lunghi i tempi di attesa per un trattamento adeguato nei Centri di Terapia del Dolore (da 3 a 6 mesi). Ma qual è l’approccio al dolore? L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne suggerisce uno terapeutico di tipo sequenziale, partendo dagli antinfiammatori fino agli analgesici oppiacei deboli o forti. Se il dolore è lieve va trattato attraverso i farmaci anti infiammatori non steroidei, se è moderato vanno somministrati oppiacei deboli, se è grave occorrono oppioidi forti. La legge n. 38 del 15 marzo 2010 rivoluziona la concezione del dolore in Italia, riconoscendolo come malattia ed introducendo importanti novità assistenziali che coinvolgono personale sanitario e pazienti. Stanziata una quota di 50 milioni di euro (per il triennio 2010-2012) in aggiunta ad altri 100 milioni, inseriti dal 2009 tra gli obiettivi di piano del Fondo sanitario nazionale, risorse destinate alla cura del dolore. Istituito per monitorare la destinazione delle risorse l’Osservatorio nazionale permanente. Il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa nel consumo di morfina. Con la legge 38 del 2010 è stato fatto un passo cruciale nella direzione di riallineare l’Italia agli altri Paesi europei nella gestione del dolore. I progressi della farmacologia degli ultimi 20 anni consentono di ridurre il dolore nel 90% dei casi. In Italia le strutture preposte alla cura dei malati sono 200. Nelle Marche è ben noto il Centro di Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’Ospedale di Fano, ma in Provincia di Fermo una nuova rete assistenziale sta crescendo, fino ad assumere un ruolo di primo piano a livello regionale. Una importante realtà è data dall’Unità Operativa Circoscrizionale di Anestesia e Rianimazione diretta dal Dottor Massimo Valente. Dal 2006 nel Poliambulatorio di Via Gigliucci a Fermo è attivo l’Ambulatorio di Terapia del Dolore, aperto tutti i lunedì, martedì e giovedì dalle 14.30 alle 20.00. L’attività viene svolta dalla responsabile dell’U.O.S. di terapia del dolore, Dott.ssa Patrizia Pompei e dai suoi collaboratori. L’ambulatorio di terapia del dolore di Fermo, nel 2009 ha eseguito 2.900 prestazioni nell’ambito del dolore acuto e persistente o cronico. Entro il 2011 verrà attuato un progetto che prevede la continuità assistenziale tra le strutture ospedaliere e il territorio, mediante l’erogazione di assistenza domiciliare antalgica, ai portatori di gravi patologie dolorose con elevata disabilità. All’Ambulatorio di Via Giglucci si affianca il Centro di Piazzale Kennedy a Fermo, interno alla Casa di Cura Villa Verde, poliambulatorio specializzato in analisi e fisioterapia, nel quale una equipe medica di altissimo livello, diretta dall’anestesista rianimatore, Dott. Giuseppe Ciliberto, si occupa della terapia del dolore. Quando sembra che per il paziente non ci sia più nulla da fare, subentra l’Hospice di Montegranaro. Il centro riceve i malati di cancro in fase terminale. Con servizio di assistenza gratuito, inserito al 3° piano della struttura sede del Distretto n. 2 l’edificio è suddiviso nella zona di accoglienza, la zona tecnica e 10 camere singole, la cucina per i degenti ed il soggiorno. Attivo dal 17 luglio 2009 l’Hospice non è un ospedale ma una struttura che accoglie i malati e si prende cura anche delle loro famiglie. L’orario di visita va dalle 8 alle 20 tutti i giorni. Responsabile dell’Hospice, che presidia il percorso clinico assistenziale, dalla dimissione protetta ospedaliera ai livelli assistenziali territoriali è il Dottor Vincenzo Rea. Della sua equipe fanno parte il Direttore dell’U.O.C. Oncologia, Dottor Lucio Giustini e la coordinatrice infermieristica, Dott.ssa Maria Rosaria Borriello. La struttura nel 2009 ha accolto 41 pazienti, numero di ricoveri più che triplicato nel 2010, quando i pazienti sono arrivati a quota 138. Settant’anni l’età media e 14 i giorni di degenza. Ma l’idea di realizzare qualcosa che potesse contribuire ad eliminare il dolore e portare il sorriso nel mondo è venuta anche all’imprenditore del settore oftalmologico, fondatore del gruppo delle due 00 (OO Group) leader internazionale nel campo dell’oftalmologia: Enrico Biondi. L’imprenditore fermano durante un convegno sull’oculistica svoltosi a Parma nel marzo 2009 è entrato in contatto con il team del Professor William Raffaeli, Dirigente dell’Unità Operativa di Terapia Antalgica e Cure Palliative dell’Ospedale Infermi di Rimini. Da quell’incontro ha cominciato a prendere corpo l’idea di dar vita ad un progetto ambizioso. Un anno dopo, l’11 marzo 2010, nasce la Sezione Territoriale di Fermo della Fondazione Isal (Associazione Territoriale Amici di Isal). Unica nelle Marche. Presidente Enrico Biondi, Segretario Giuseppe Ciliberto, Soci Onorari l’Arcivescovo di Fermo Monsignor Luigi Conti ed il Prefetto di Fermo Emilia Zarrilli. Favorito così il progetto delle Cento città contro il dolore, la Sezione Territoriale di Fermo finalizzata alla solidarietà sociale nel campo dell’assistenza alla sofferenza, continua ogni giorno la sua opera, mediante il volontariato, le donazioni ed il sostegno delle attività dei Centri di Terapia del dolore presenti nel territorio. Un primato ragguardevole raggiunto sul fronte della lotta alla sofferenza, per la più piccola Provincia marchigiana capace di far valere la sua grandezza, quando necessario. la Sanità Nelle Marche è ben noto il Centro di Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’Ospedale di Fano, ma in Provincia di Fermo una nuova rete assistenziale sta crescendo 31 32 la Sanità San Valentino 33 terapia del dolore Faccia a faccia con Enrico Biondi San Valentino tutto l’anno: le due facce dell’Amore Intervista al Presidente dell’Associazione Isal e il suo impegno per la terapia del dolore D - Come ha conosciuto la Fondazione Isal e la terapia del dolore? Enrico Biondi all’incontro con Papa Benedetto XVI R - Per parlarne devo partire dal mio lavoro. Sono Presidente di industria farmaceutica oftalmica e tutti i fine settimana sono impegnato in convegni medico oculistici che si svolgono in Italia e all’estero. Come di consueto, ogni venerdì c’è la cena con i relatori dei rispettivi simposi. Nel febbraio 2010 mi trovavo a Parma, a cena al tavolo con me c’era un oculista di Rimini. Parlammo di malattie croniche, di dolore e della scuola fondata dal Prof. William Raffaeli. Il mio interlocutore mi disse che stavano nascendo in Italia le Cento città contro il dolore. D - Perché ha deciso che Fermo dovesse essere una delle Cento città contro il dolore? R - Chi mi conosce sa del mio amore per il Fermano. Fu una cosa istintiva chiedere se c’era la possibilità di portare a Fermo la terapia del dolore. Dopo 10 giorni venni contattato dalla persona che aveva in mano il progetto, mi disse che c’erano le candidature di Pesaro ed Ancona e che la zona a sud delle Marche era scoperta. Ci lasciammo con un “arrivederci a presto”. Chiusi subito l’idea nel cassetto. Far nascere un’associazione è come far nascere un’impresa, c’è bisogno di lavorarci su ed io di tempo ne avevo ben poco. Poi ci fu una ribellione interiore, quindi spinto da questa emozione ne parlai con degli amici, fino all’incontro importante con Mons. Luigi Conti, Arcivescovo di Fermo e S.E. Emilia Zarrilli, Prefetto di Fermo. Si decise subito di dar vita all’Associazione Amici di Isal. D - Da chi è composta l’Associazione Amici di Isal? R - In quella stessa data si decise che io sarei stato il Presidente dell’Associazione, il Dottor Giusep- pe Ciliberto sarebbe stato il Segretario Generale. Presidenti onorari e Soci Fondatori Emilia Zarrilli Prefetto e Luigi Conti Arcivescovo di Fermo. Il ritratto contraddittorio della vita di coppia. Dati allarmanti sulla violenza domestica e storie di amori felici D - Qual è lo scopo dell’Associazione? R - La vita si allunga ed il dolore accompagna la vita. Nelle Marche sono 300 mila le persone con problemi di dolore. Noi dell’Associazione impegniamo il nostro tempo, le nostre energie, ma siamo stimolati, grazie alle due personalità che abbiamo quali Presidenti onorari, Mons. Luigi Conti e S.E. Emilia Zarrilli. D - Ha mai avuto a che fare con il dolore? R - Con il dolore non ho mai avuto nulla a che fare. Dolore, però, è una paola che mi incute paura. E’ qualcosa che, in maniera subdola, entra nelle case e sconvolge le famiglie. Quindi noi siamo qui per aiutare le persone che hanno bisogno. Siamo qui per guardare lontano. Stiamo tendendo una mano ai malati e se ci capita di buttare lo sguardo verso l’alto, sappiamo di essere in pace con la nostra coscienza. D - Ha stretto la mano al Papa, cosa Le ha detto Sua Santità circa l’Associazione che presiede? R - Uno dei problemi più sentiti dalla Chiesa è l’eutanasia. Quando pochi giorni prima del Natale ho incontrato Papa Benedetto XVI e gli ho detto che senza il dolore verrebbe meno la volontà di morire, Sua Santità mi ha stretto la mano, spronandomi ad andare avanti. S an Valentino, oltre che celebrazione legittima e sacrosanta dell’amore di coppia, dovrebbe essere anche un’occasione particolare per riflettere sul senso vero dell’amore, e su quanto sia facile smarrirlo in relazioni che con il passare del tempo possono degenerare fino a sfociare in qualcosa di inimmaginabile. Per questo motivo lo spazio, che abbiamo deciso di dedicare alla festa degli innamorati, è improntato a una considerazione che, alla luce dei dati acquisiti nel corso delle nostre inchieste, abbiamo ritenuto opportuno condividere con i nostri lettori: quanto sappiamo dei rapporti di coppia che quotidianamente sperimentiamo? Quanto ci interessa veramente conoscere la verità su certe vicende, che possiamo solo percepire come insane e che, magari indagando, rivelano il loro lato oscuro, ossia l’esercizio abitudinario e quasi “scontato” della violenza di un partner sull’altro. Eh già, perché la violenza può assumere forme diverse e subdole fino a sfociare in quella più ignobile, che è quella fisica. Si tratta di maltrattamenti, pressioni psicologiche, stalking, soprusi che le vittime e gli aggressori arrivano a non riconoscere perché diventano paradossalmente elementi intrinsechi di certe relazioni, attributi morbosi di legami geneticamente malsani che possono durare per anni e addirittura per una vita intera. Per fortuna, c’è anche chi fa del soccorso e della prevenzione a queste situazioni la propria missione di vita, assolvendovi con competenza e estrema sensibilità. Parliamo allora del lato oscuro dell’amore e di chi cerca di metterlo in luce ma raccontiamo anche il lato luminoso della vita a due. Storie di affermati personaggi fermani che nella vita hanno avuto successo proprio grazie all’amore, sia esso nei confronti del partner o dell’idea stessa dell’amore. Sono questi i racconti romantici che abbiamo deciso di riportare nella seconda parte del nostro spazio per chi vuole ancora credere ciecamente in questo magnifico sentimento che, a detta del Sommo Poeta, “move il sole e l’altre stelle”. Quanto ci interessa veramente conoscere la verità su certe vicende, che possiamo solo percepire come insane... 34 San Valentino violenza sulle donne violenza sulle donne Violenza domestica: piaga sommersa della nostra Provincia Il centro antiviolenza di Sant’Elpiidio a Mare raccoglie testimonianze di violenza domestica e fornisce una prima forma di aiuto alle vittime di un fenomeno diffuso La faccia triste e violenta dell’”amore” spesso si cela dietro realtà insospettabili, dietro situazioni apparentemente normali, dietro facce che solo superficialmente sorridono ma nascondono segreti orribili e impronunciabili. Spesso, troppo spesso custodi inermi di questi segreti sono le donne. Ragazze, mogli e figlie costrette per anni a vivere nella prigione del terrore e della violenza, segregate proprio da coloro a cui hanno consacrato il cuore e la vita. Ebbene S. Valentino non è solo l’amore immaginario, è anche lo squallore di una storia reale che nulla ha di idilliaco. Nella nostra provincia, fatta di storie semplici e tranquille, che ci crediate o no, si nasconde anche questa oscura realtà. Una realtà che emerge però di tanto in tanto grazie a quelle donne che hanno il coraggio di denunciare il loro stato, e grazie alla competenza di chi opera nel settore dedicandosi alla causa dell’antiviolenza. Il Centro Antiviolenza di Sant’Elpidio a Mare, gestito dall’associazione “On the Road”dal 2009 e finanziato da una legge regionale che prevede un sostegno economico a chi si occupa di volontariato nel campo della prevenzione dei fenomeni di violenza domestica, è l’unica realtà provinciale non isituzionale, che si occupa di raccogliere le dichiarazioni e testimonianze e di prestare una prima forma di aiuto a chi queste violenze le subisce giorno dopo giorno. Lo sportello e la “linea telefonica amica” si reggono grazie alla buona volontà degli operatori e a un esiguo contributo di appena 13 mila euro all’anno, fortunatamente rinnovato anche per il 2012. Un attività di inestimabile valore per l’opera di tutela che gli operatori anzi forse sarebbe meglio dire le operatrici (il personale è quasi esclusivamente femminile) sono chiamate a svolgere. Un’attività che tuttavia non gode della stabilità economica e istituzionale di cui dovrebbe disporre per operare al meglio, tirando avanti solo grazie ai finanziamenti regionali, ottenuti grazie alla partnership con l’ente Provincia. “Dai dati dell’ultimo anno (il periodo di riferimento si conclude a novembre 2010) purtroppo emerge una situazione preoccupante – segnala allarmata la Dott.ssa Annalia Savini, coordinatrice del progetto Percorsi Donna, finanzaiato dalla Regione - abbiamo raccolto ben 39 denuce di violenza e tutti quante si riferivano a delle donne. Di queste, ben 17 casi riguardano violenze compiute dal partener, quindi dal marito o dall’attuale compagno della vittima mentre 10 sono gli episodi in cui le vessazioni sono opera di ex. Un quadro piuttosto raccapricciante, se pensiamo che il 69% degli avvenimenti si svolge all’ in- terno di situazioni di convivenza o comunque di ssa Savini - basti pensare che la regione eroga coppia. In tali disperate condizioni accade che la 5 contributi, uno per ogni provincia, da desivittima denunci i fatti a un operatore solo dopo 5 tnare a progetti simili al nostro, e finanzia una o 6 anni di violenza reiterata. Per capire i mecca- sola casa accoglienza che si trova ad Ancona, nismi che si innescano in determinate condizioni predisposta ad accogliere tutte le vittime che una familiari, basti pensare ad uno dei casi che ab- volta trovato il coraggio e la forza di liberarsi biamo dovuto trattare presso la nostra struttura. dalla loro condizione non hanno più una casa In questa assurda storia la vittima, una donna, e un posto sicuro in cui stabilirsi. La penuria di sia per paura, sia per vergogna (dovuta alla con- risorse induce così a concentrare gran parte del venzione culturale per cui la maggior parte del- lavoro svolto solo sulla limitazione dei danni, le reazioni violente in un’interazione di coppia cioè si predilige ragionevolmente l’opera teraè ancora quasi interamente imputabile alla par- peutica rispetto ad un’azione preventiva. A tal te femminile) ha rinunciato a salvaguadarsi da propsosito allora ci stiamo muovendo attraverso efferati episodi di violenza per quasi vent’anni. una collaborazione con la Cna di Fermo al fine Infine, aiutata dal supporto del nostro personale di promuovere incontri nelle fabbriche e negli che non offre solo un aiuto di tipo psicologico e opifici con una considerevole concentrazione di sociale ma è in grado anche di fornire dipendenti donne (non dimentichiamo indicazioni utili dal punto di vista leche talvolta anche gli uomini sono vitgale, è riuscita a denunciare il marito Nel 2010 ben time dei soprusi), per informare e sene a uscire dalla spirale di soprusi in 39 denunce sibilizzare la popolazione femminile cui era stata costretta a vivere per quaprovincia sulla materia. L’obietdi violenza. della si una vita. Il paradosso sta nel fatto tivo ovviamente è quello di prevenire che i figli della coppia sperimentan- 17 i casi ad o prendere in tempo situazioni che podo queste prevaricazioni (anche sulla opera del trebbero diventare difficili da gestire. propria pelle) sono arrivati a percepire Altro obiettivo che ci siamo posti per coniuge la madre, come soggetto disadattato il prossimo futuro è quello di organizdal contesto familiare perchè incapace zare dei corsi negli istituti scolastici di autotutelarsi e salvaguardare l’incolumità di della provincia per introdurre anche i ragazzi,(in loro stessi. Risultato: raggiunta la maggiore età special moso gli adolescenti) che spesso tendono hanno ritenuto opportuno rimanere con il padre. a sottovalutare il fenomeno, all’argomento, tratQuesta è solo una delle brutte storie raccolte dal tando cause e possibili conseguenze della vioCentro Violenza di Sant’Elpidio.Drammi quo- lenza domestica e come occorre comportarsi per tidiani che celano esistenze strette nella morsa cheidere aiuto”. Un fenomeno diffuso e soomdella paura. Ma allora la domanda è: esistono merso che va stroncato sul nascere dunque, priinterventi in grado di prevenire tali fenomeni? ma di meravigliarsi, dietro la maschera dell’ipo“Purtroppo le risorse a disposizione del nostro crisia, difronte a storie che immaginavano non settore sono a dir poco limitate - precisa la Dott. potessero mai avvenire sotto i nostri occhi. San Valentino 35 Il paradosso sta nel fatto che i figli della coppia sperimentando queste prevaricazioni sono arrivati a percepire la madre come soggetto disadattato dal contesto familiare... 36 San Valentino violenza sulle donne violenza sulle donne Centro Antiviolenza, istruzioni per l’uso Come funziona l’unica struttura del territorio che si occupa di prevenzione e soccorso a situazioni di violenza domestica I ... le donne che subiscono violenza trovano uno spazio di ascolto, di condivisione e di sostegno delle loro scelte nel rispetto della segretezza e dell’anonimato l centro antiviolenza “Percorsi Donna” è un luogo in cui le donne che subiscono violenza trovano uno spazio di ascolto, di condivisione e di sostegno delle loro scelte nel rispetto della segretezza e dell’anonimato attraverso una relazione significativa di aiuto con le operatrici del centro. A tale proposito l’attività del centro si struttura in modalità operative ben precise volte a agevolare il percorso di recupero delle risorse personali delle donne vittime di abusi Si va dai colloqui telefonici per individuare i bisogni e fornire le prime informazioni ai colloqui d’accoglienza e di counseling che si svolgono con l’operatrice che instaura con la donna una relazione di fiducia basata sull’empatia e sul riconoscimento della centralità del suo vissuto. Durante i colloqui si elabora un possibile progetto di uscita dalla situazione di violenza attraverso l’analisi della violenza e la valorizzazione delle risorse sia della donna che del territorio Sono previsti inoltre colloqui informativi di carattere legale sugli strumenti giuridici cui la donna può far ricorso per tutelare i propri diritti. Le operatrici del centro svolgono poi l’importante funzione dell’ accompagnamento (fase molto delicata nel percorso di reazione), qualora la donna lo richieda, alla fruizione di servizi quali Forze dell’Ordine, visite mediche, colloqui con assistenti sociali, o altri luoghi in cui la presenza dell’operatrice rappresenti un punto di forza per la donna. Questi momenti sono importanti per realizzare una rete integrata di sostegno indispensabile alla donna per costruire efficaci strategie di uscita dalla situazione di violenza. Il centro Antiviolenza lavora in rete con altri servizi e strutture sociosanitarie del territorio per aiutare e sostenere nel miglior modo possibile ogni percorso di uscita dalla violenza ed ogni donna, individualizzando ogni percorso secondo le esigenze personali ponendo attenzione alle risorse non soltanto interne alla persona, ma anche a quelle offerte dall’ambiente e il territorio. Il centro Antiviolenza “Percorsi Donna” offre un servizio gratuito telefonico (numero verde 800 215 809) e un servizio di posta elettronica per fissare un appuntamento con le consulenti (indirizzo percorsidonna@ ontheroadonlus.it). Tutte le modalità di intervento si basano ovviamente su requisiti fondamentali, come la garanzia della riservatezza e dell’anonimato, l’ attivazione solo su richiesta della donna interessata, il rispetto della donna e delle sue scelte e l’instaurazione della relazione tra donne come reciproco arricchimento, volti a porre le basi per riconquistare una vita indipendente, auto-determinata e libera dalla violenza. San Valentino 37 Le iniziative della Provincia contro la violenza alle donne Anche la Provincia di Fermo in qualità di ente erogatore dei servizi al cittadino si fa carico di sostenere le associazioni che operano sul territorio nel settore della prevenzione e dell’assistenza a situazioni di violenza domestica. I n qualità di delegato all’ambito delle pari opportunità, l’assessore alle Pari Opportunità Gaetano Massucci, illustra i progetti e le iniziative che vedono l’ente promotore principale al fianco di realtà che raccolgono le denunce del caso prestando le prime opere di assistenza sociale e non solo. “Nel primo anno abbiamo dato continuità al lavoro già intrapreso dalla precedente amministrazione provinciale - ha detto Massucci - collaborando con i vari centri provinciali antiviolenza”. Anche la collaborazione con Istituzioni come Regione o enti di categoria è indice di una presenza importante sul territorio e di una spiccata sensibilità istituzionale rispetto a questo tipo di problematiche sociali. “Nel secondo anno del nostro mandato – chiarisce l’assessore Massucci - abbiamo aderito ad un progetto specifico contro la violenza sulle donne, finanziato dalla Regione Marche in collabo- razione con la Camera di Commercio e la Cna per avviare un aspetto di conoscenza e di cultura dell’attenzione alla donna, sia nella vita domestica che nei luoghi di lavoro. Con questo progetto e con l’aiuto dei centri antiviolenza provinciali vogliamo contribuire a diminuire il senso di isolamento delle donne e ad aumentare la loro auto-percezione come soggetti di diritti. Bisogna comprendere e far comprendere alla gente che quello della violenza nei confronti delle donne è un problema che riguarda tutti e non solo le dirette interessate, nella nostra società infatti manca purtroppo il rispetto delle donna come individuo stesso”. Le istituzioni in primis hanno il dovere di garantire il rispetto dei diritti di tutti, quello che la politica provinciale sta portando avanti è proprio questo e cioè l’informazione come aspetto promozionale dell’attenzione alla donna. Gaetano Massucci vicepresidente della Provincia di Fermo Nelle Marche, la provincia con la più alta percentuale di violenza risulta essere quella di Pesaro con il 60.5%. Il 54.5% delle aggressioni è a carico dei mariti mentre conviventi ed ex si aggiudicano un 3% ciascuno. Nella provincia di Fermo nel 43% dei casi è quasi sempre il partner l’autore della violenza e solo il 28% delle donne accolte dai centri antiviolenza denunciano l’ex compagno. La situazione è praticamente identica nel territorio maceratese e nell’anconetano dove si attesta che la violenza avviene per mano del partner nel 46% dei casi, ma si rileva anche che sono le donne separate e divorziate a subire più violenze. I partner sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale. Anche la provincia di Ascoli Piceno, ha evidenziato come su 43 donne che hanno interpellato il centro, ben 42 fossero vittime di violenza ad opera del coniuge. In riferimento alla formazione scolastica e al livello professionale dell’aggressore, il Cav di Macerata, ha rilevato che nel 57% dei casi l’abusante aveva la licenza media, nel 22% il diploma, nell’11% la licenza elementare e nel 10% la laurea. Inoltre, il 55% risultava essere occupato, mentre il 31% era in cerca di occupazione. I centri della provincia di Pesaro hanno distinto le donne accolte per fascia d’età. Le donne che denunciano il proprio aguzzino tra i 31-40 anni e tra i 51-65 anni sono il 34,4%. La percentuale scende sensibilmente tra i 41-50 anni, fascia per la quale è stato rilevato un campione di 7 donne su 32. Tra le donne che si sono rivolte al Cav, molte denunciano di essere vittime di stalking. La percentuale più alta la registra Macerata con il 30%, nella provincia di Ascoli Piceno si dichiara vittima di stalking il 23% delle donne, mentre nel fermano il 12%, nella provincia di Ancona il 7%. 38 San Valentino 39 San Valentino L’Amore è… PAROLA DI DON VINICIO ALBANESI, CHE DANDO LA SUA VISIONE DELL’AMORE DICE: “L’AMORE È UNA COSA COMPLESSA, È SOPRATTUTTO DISPONIBILITÀ VERSO GLI ALTRI” L’Amore è istinto d’amore, è un istinto naturale che proietta la nostra dimensione interna all’esterno, verso gli altri. Gli altri possono essere sia persone bisognose, in cerca d’aiuto che persone che non hanno chiesto mai nulla a nessuno chi per orgoglio, chi per pregiudizio e chi per paura. Per me l’Amore è una vocazione che può tramutarsi in attenzione, in cura per chi ti è vicino. A volte chi vuol bene e fa del bene lo fa per vincere la propria solitudine. E se a questo aggiungi il fatto dell’esser un sacerdote, il gioco è fatto! La sensazione che hai dopo aver aiutato qualcuno è di doppia felicità. Innanzitutto c’è la gratitudine, il senso di benessere nel sapere che sei riuscito, almeno in parte, ad alleviare la sofferenza e la solitudine di chi sta male. E poi questa gratitudine, questo senso di benessere, pone le condizioni necessarie affinché la vera felicità possa essere raggiunta. Nel caso dell’affido di minore, sai che soltanto per un certo periodo di tempo riuscirai ad alleviare la sofferenza di quel bambino, ma intanto per quel periodo il piccolo sarà felice. Nel caso del tossicodipendente malato di Aids, sai già inizialmente che puoi soltanto alleviare la sua sofferenza, e non risolvergli il problema ma lo aiuti ugualmente, non ti tiri indietro. Amore è andare fuori dal proprio Io inteso come “mio” possessivo. L’Amore a volte viene confuso con la semplice emozione, l’amore è una cosa complessa, è soprattutto disponibilità verso Clarissa Claretti: “La sfida più avvincente? Quella con l’amore della mia vita” Diario di una storia nata dalla comune passione per lo sport conclusasi con una bella vittoria dell’amore su tutto il resto G Don Vinicio Albanesi, padre fondatore della Comunità di Capodarco gli altri. Nella società attuale si punta al soddisfacimento dei bisogni materiali; in alcune pubblicità televisive l’amore viene indirizzato verso gli oggetti. L’Amore vero, quello con la “A” maiuscola è quello che si interfaccia con altri essere umani. Per fare davvero il bene degli altri bisogna allargare il concetto di famiglia, di sentimento. L’essere disponibili da solo non basta, bisogna essere un gruppo perché soltanto così si può essere utili e si ha maggiore probabilità di riuscita. Una persona capace di dare risposte deve essere capace di relazionarsi con gli altri, di immedesimarsi nelle vicende e nei vissuti altrui. Amore è anche prevedere la sconfitta. L’Amore è gratuito, non è uno scambio di favori, non è un “do ut des”, è la capacità di dare senza chiedere, è un voler bene a prescindere dai risultati e dalla riconoscenza. Infine, nessuno può sentirsi salvatore nel mondo, per via degli aiuti che ha dato e del bene che ha fatto. In Amore si cerca di fare il bene che si può. Dettaglio di Amore e Psiche - Canova aleotto fu un raduno pre-campionato a Sarnano, con i colleghi arbitri, quando ancora la martellista era agli albori: avevo appena partecipato agli europei under 18 in Lettonia. Dieci anni or sono, quando conobbi colui che tuttora mi accompagna nella vita: Gianni il suo nome (per me ora “Ami”), di professione ingegnere elettronico ma anche arbitro di calcio della sezione di Fermo, con la passione per lo sport vero. Probabilmente questo il leitmotiv che unisce le nostre strade. L’inizio non sembrava dei migliori: quando gli diedi il mio numero di telefono lui non lo scrisse da nessuna parte e subito dissi a me stessa che non lo avrebbe mai ricordato; in effetti quella chiamata tardò ad arrivare tanto che quando si decise a farlo io non riconobbi subito la sua voce, equivocando parlai diversi minuti e anche in modo poco cordiale pensando di essere al telefono con un altro Gianni. Difficile l’inizio, ancora più arduo il prosieguo: lui poco dopo il nostro incontro, quando ancora gli animi erano infuocati, si trasferì nel business milanese mentre la mia vita atletica si andava via via definendo trovando sede nella Roma capitolina. Passammo i mesi successivi praticamente comunicando al telefono ed in estate il nostro punto d’incontro divenne sovente l’aeroporto. Non nascondo che quella forza di stare insieme con la lontananza andava affievolendosi e sempre più difficile a distanza di anni era capire chi e cosa ci fosse ancora dall’altra parte del cellulare. Fu così che di comune accordo decidemmo di alleviare i nostri patemi d’animo proseguendo soli i nostri percorsi e la nostra vita lavorativa... fin quando un giorno come per magia vidi Gianni a Roma sentendomi dire che la sua nuova azienda era nella città eterna... non ho mai saputo il motivo del suo trasferimento, e non gliel’ho mai chiesto! Così ebbe inizio una seconda storia d’amore, più matura e reale ma che sempre mantiene due prerogative importanti, la passio- ne per lo sport e due caratteri diversi che si compensano e si completano: lui matematicamente razionale, io con la testa tra le nuvole che sogno più di giorno che di notte. Fede calcistica ovviamente diversa: negli scontri diretti, e solo in queste occasioni, siamo due perfetti sconosciuti tanto da arrivare a volte a non parlarci, per poi rivedere le immagini e discuterne insieme. E quando possiamo andiamo anche allo stadio, una volta abbiamo visto uno scontro diretto in casa della sua squadra e nella sua curva, partita che stavamo vincendo due a zero quando in zona Cesarini venne realizzato il goal del pareggio... vi lascio immaginare l’esplosione della curva e tra la felicità degli altri io ero l’unica immobile con lo sguardo attonito che “rosicavo”. Bastò una semplice occhiata da parte di una signora che mi era seduta vicina perché lei urlasse che io non ero dei loro, di tutta risposta dissi che obiettivamente quel goal non era meritato e in men che non si dica mi ritrovai addosso gli occhi feroci degli altri tifosi pronti ad attaccarmi, ma tempestivamente Gianni decise di prendere in mano la situazione... per fortuna che c’era lui! Clarissa Claretti e il suo Gianni nel giorno delle nozze Non nascondo che quella forza di stare insieme con la lontananza andava affievolendosi San Valentino San Valentino Gli itinerari dello shopping CALZATURE Alcune dritte per acquisti intelligenti Punto vendita diretto uomo/donna Porto Sant’Elpidio (FM) Via Cavour, 92/96 Tel. +39 0734.877076 www.fiorangelo.it WWW.NORMAJBAKER.IT/COM CALZATURIFICIO V.R.L. di Lattanzi Gianfranco & C. snc Via Alpi, 143 Montegranaro (FM) Tel. 0734.891520 www.vrl.it THE WORLD FINEST SHOES CALZATURE E ACCESSORI Calzaturificio Rossi di Vincenza Rossi Monte Urano (FM) Via Lazio, 4/A Civitanova Marche (MC) Viale Einaudi, 256 Tel. 0733.829701 - www.melania.it Porto Sant’Elpidio (FM) Via XX Settembre, 47 Tel. 0734.996102 www.lucaverdi.it 42 l’ Edilizia 43 San Valentino Mirko Petrini e sua moglie Francesca: storia di un amore nel segno di S. Valentino Il famoso attore di Capodarco racconta l’inizio non proprio idilliaco della sua storia d’amore con la compagna di vita Francesca, ora, madre dei suoi due figli “Piacere Francesca” mi dice, catturandomi sin dal primo momento ma all’inizio purtroppo lei non ha mostrato alcun interesse nei miei confronti H o conosciuto Francesca, mia moglie, nel lontano Capodanno del 2001 dopo esser rientrato a Roma appena girato “L’ultimo rigore”, e volevo starmene in tranquillità senza fare niente di particolare. Il giorno di Capodanno un mio amico mi chiese di trascorrere la serata da sua zia. Si prospettava una festa tutt’altro che intraprendente! Riuscì a convincermi soltanto aggiungendo poi che saremmo andati a festeggiare la mezzanotte a casa di due sue amiche. E, infatti così è stato. E… Subito appena l’ho vista, un balzo al cuore. Lei, alta, bionda, bellissima: “Piacere Francesca” mi dice, catturandomi sin dal primo momento ma all’inizio purtroppo lei non ha mostrato alcun interesse nei miei confronti e così qualche ora dopo io ed il mio amico siamo andati a festeggiare in Piazza. Qualche giorno dopo lo stesso mi chiama e mi avvisa che Francesca aveva parlato bene di me ma non si era spinta più di tanto e quindi organizziamo subito una cena a quattro alla quale lei, mezz’ora prima, con un sms avverte di non poterci essere. Il mio primo pensiero è stato quello di esser preso in giro e chi era lei, seppur tanto bella, per trattarmi in quel modo?. Ma si sa… “in amore vince chi fugge”. Organizziamo, quindi, un’altra cena. E lì non c’è stato nulla da fare, mi ha completamente stregato con il suo modo di essere Donna, con la “d” maiuscola. Il primo vero appuntamento? A San Valentino sono andato a prenderla a casa, aperitivo in un bar tranquillo e poi subito la prima “discussione”, carica di tante risate perché io non avevo prenotato in alcun ristorante. E allora siamo andati a casa mia e le ho preparato il risotto ai funghi cui purtroppo, però, lei è allergica. E da lì è stato subito Amore. Dopo qualche tempo siamo andati, su mia iniziativa, a vivere insieme e dopo sei mesi è arrivata la notizia che lei era rimasta incinta del nostro primo figlio. Ora i figli sono due, la nostra intesa è piena e la vita è meravigliosa. Edilizia, un settore in ginocchio LA CRISI FINANZIARIA COLPISCE MAGGIORMENTE LE NUOVE COSTRUZIONI L a crisi economica mondiale ha colpito anche il settore che sembrava non dovesse subire arresti. Il mattone, fino a ieri considerato, insieme all’oro, un bene e un investimento sicuro oggi è visto da molti come un qualcosa di inaccessibile. Dopo la corsa dei decenni scorsi all’acquisto di immobili, oggi il mercato della vendita sembra essersi bloccato. La perdita dei posti di lavoro ha portato nei cittadini una minore sicurezza nel futuro e quindi paura nell’affrontare investimenti a lungo termine. Ma il blocco della vendita delle nuove costruzioni è dovuto anche alla reticenza degli istituti di credito nell’elargire finanziamenti. Ecco quindi, l’emergere di una nuova mentalità, più anglosassone. Le giovani coppie preferiscono, anziché accollarsi un mutuo per diversi anni (con la possibilità di non riuscire a restituire il finanziamento), pagare l’affitto. Edilizia, quindi, croce e delizia di molti che nel corso degli anni, grazie a piani regolatori elaborati ad hoc, hanno costruito in abbondanza creando un surplus di costruzioni che ad oggi il territorio deve ancora smaltire. Ma non è soltanto questa la causa dello “stop” del settore. Tra i tanti problemi che le ditte edili si trovano a dover affrontare ci sono la concorrenza straniera, a volte spietata, il lavoro nero e i ritardi nei pagamenti. Discordanti le voci su un’eventuale ripresa del settore, trainante nel Fermano insieme a quello calzaturiero, soprattutto a breve termine. Secondo alcuni, infatti, si sta già andando verso una ripresa, seppur lieve; altri, invece, sostengono che prima di vedere la luce in fondo al tunnel c’è ancora molta strada da percorrere. I dati della Confartigianato Imprese non presentano una situazione florida e in ripresa. Anzi, i numeri nazionali e regionali del 2009 sono pesanti e parlano chiaro: oltre 2.700 posti di lavoro persi, il 35-40% di ore lavorate in meno e oltre 70 imprese fallite. Lo scorso anno il saldo fra imprese aperte e chiuse ha fatto registrare una forte flessione (1.391 imprese nate, 1.821 dismesse) e nei primi nove mesi del 2010 le cose non sono andate meglio. 44 Edilizia nel Fermano l’ Edilizia Confartigianato Edilizia: i ritardi nei pagamenti un vero e proprio dramma Secondo Silvi, presidente della sezione edile, la crisi rappresenta per le imprese un momento di confronto con il mercato “Il calo degli investimenti per le costruzioni, la caduta dei livelli occupazionali, la chiusura e i fallimenti delle imprese, meno bandi di gara per lavori pubblici, la recessione delle compravendite immobiliari: tutto questo nonostante dall’autunno 2009 sia stato approvato il Piano casa, una normativa che poteva e doveva rilanciare il settore delle costruzioni e migliorare gli ambienti in cui viviamo e lavoriamo”. Q A lanciare l’allarme è Confartigianato Edilizia che, dati alla mano, denuncia le difficoltà abbattutesi con maggiore violenza sull’edilizia proprio in questi ultimi mesi uesto il pensiero di Luca Torresi, presidente di Confartigianato Imprese Fermo, che sottolinea i numeri della crisi dell’edilizia nella nostra provincia. Il peggio purtroppo non è passato. La sezione “Edilizia”, presieduta dall’ingegner Francesco Silvi, associa oltre 500 imprese nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. “Di recente abbiamo divulgato dei dati non troppo rassicuranti riguardo alla crisi economica nel settore edile – dice il presidente Silvi - Attività in calo del 18.1%, ritardi di pagamento che costano 337 milioni di euro, finanziamenti bancari in diminuzione del 2%. Sono cifre da brivido quelle che riguardano il settore delle costruzioni in cui operano 585 mila imprese artigiane, investite dall'onda lunga della crisi”. A lanciare l'allarme è Confartigianato Edilizia che, dati alla mano, denuncia le difficoltà abbattutesi con maggiore violenza sull'edilizia proprio in questi ultimi mesi, quando per altri comparti si inizia a intravedere qualche segnale di ripresa. "A pesare maggiormente sono i ritardi di pagamento da parte degli Enti pubblici e dei clienti privati continua il presidente - nell'ultimo anno e mezzo gli imprenditori hanno visto aumentare di 38 giorni i tempi di attesa per essere pagati. Un danno economico enorme, quantificato dall'Ufficio studi di Confartigianato in 337 milioni di euro di maggiori oneri finanziari per la filiera delle costruzioni". Nella provincia di Fermo operano nel settore circa 1.706 imprese artigiane. Come se non bastasse è arrivata una norma che colpisce proprio le attività che offrono maggiori speranze al settore edile. Si tratta della ritenuta d'acconto del 10% sui bonifici bancari e postali con i quali i beneficiari delle agevolazioni fiscali (del 36% sulle ristrutturazioni e del 55% per il risparmio energetico) pagano le imprese esecutrici dei lavori. "Per risollevare le sorti del settore, la Confartigianato sollecita il rilancio del Piano casa, che nelle Marche andrebbe rivisto per colmare tutte quelle lacune già evidenziate al momento della sua approvazione – aggiunge Silvi - La crisi ha rappresentato un’occasione per tutte le imprese per confrontarsi con il mercato globale/locale. Coloro che non hanno mai avuto la cultura dell’innovazione tecnologica, della formazione continua sono stati spazzati via. E’ un discorso crudo da affrontare, ma oggi più di ieri come Confartigianato non possiamo non individuare appunto nella formazione e nell’innovazione gli strumenti che creano le condizioni per resistere alle difficoltà esterne – generalizzando il discorso – Ciò che manca è il sostegno delle istituzioni che vada verso una semplificazione non formale ma sostanziale, che liberi con decisione le energie delle nostre imprese, che riduca la burocrazia e soprattutto, in ambito edile, permetta per i piccoli lavori anche in zone vincolate maggior libertà di intervento. Lavoro nero e sicurezza sui luoghi di lavoro sono le battaglie sulle quali siamo impegnati quotidianamente – conclude Silvi - A proposito della sicurezza abbiamo di recente presentato un grande lavoro, cofinanziato dalla Regione, che ha permesso la realizzazione di un dvd divulgativo con immagini riprese in situazioni reali in cantiere per evitare i pericoli derivanti da un'errata pratica lavorativa”. l’ Edilizia 45 Cassa integrazione in aumento. Tempi duri per i lavoratori De Grazia: “Solo nel 2010 si è registrato un incremento del 20% nelle richieste” Una crescita esponenziale si registra nella richiesta della cassa integrazione, soprattutto per quanto riguarda quella in deroga, da parte delle imprese edili del Fermano e non solo. La crisi economica si è abbattuta, quindi, anche in questo settore come una spada di Damocle, non lasciando, per alcuni, altra via di uscita se non la cassa integrazione. Alcuni artigiani hanno potuto, prima di ricorrere alla cassa integrazione, chiedere aiuto all’Ebam (Ente bilaterale artigianato Marche), il quale prevede che uno o più lavoratori, in un periodo poco lavorativo possano essere sospesi per un periodo di tempo, fino ad un massimo di tre mesi. Durante lo scorso anno sono state presentate in tutta la regione Marche 179 richieste per la cassa integrazione in deroga, interessando 482 lavoratori per un totale di 1 milione e seicentomila ore circa. Anche la richiesta della cassa integrazione ordinaria, durante lo scorso anno, è salita rispetto a quella del 2008, anzi possiamo dire che sia triplicata. Infatti, nel 2008 le domande hanno interessato circa 28.229 ore mentre nel 2009 sono arrivate ad interessarne 91.287. “Per il 2010 non abbiamo ancora i dati certi – afferma Alessandro De Grazia, Segretario FILLEA – Cgil di Fermo – e definitivi ma posso dire che c’è stato un incremento notevole nelle richieste. Per dirla in termini percentuali credo che siamo intorno al 20%. C’è da dire, inoltre, che quella degli edili sia una categoria abbastanza particolare. Certamente, nelle tante richieste che ci sono pervenute c’erano molte imprese che ne avevano un bisogno reale ma credo anche che molti ne abbiamo approfittato per abbattere i costi o almeno diminuirli. Per quanto riguarda i pagamenti della cassa integrazione in deroga ci sono stati forti ritardi ma ora si sta lavorando celermente. L’Inps regionale ha autorizzato, infatti, il pagamento della Cigs fino al mese di giugno, mentre per la Cig fino al mese di luglio. Perciò, ora i pagamenti sono indietro solo di tre o quattro mesi”. In tutta la Regione sono 179 le richieste per la cassa integrazione in deroga, interessando 482 lavoratori 46 l’ Edilizia 47 l’ Edilizia Sicurezza e sostegno alle aziende: gli obiettivi della Cna Il presidente della sezione Edilizia, Marco Lupi, evidenzia le criticità del settore M Marco Lupi Presidente sezione Edilizia Cna Fermo orti bianche, infortuni sul lavoro, troppo spesso sentiamo notizie del genere e ogni volta si leva un grido di dolore e accusa, ci si impegna affinché non avvengano episodi del genere, si promulgano nuove leggi, nuove sanzioni, ma poi molto spesso non si fa atro che riversare le colpe su alcune categorie lavorative come per esempio l’edilizia. Come pronunciato dal presidente Napolitano -nella settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, - “la sicurezza e un dovere di tutti e un diritto intoccabile”. Non si può morire, non ci si può infortunare o ammalare lavorando per provvede a sé stessi e alla famiglia, né si possono accettare situazioni di negligenza e disattenzione. Non può essere nemmeno giusto che per far quadrare il bilancio in questo periodo di crisi, si operi tagli nel settore della sicurezza, nella formazione delle maestranze, o si giustifichi la mancanza di sicurezza utilizzando frasi come “ è una vita che lavoro in questo modo non mi è mai successo niente” o “ è inevitabile non farsi male”. Tutti coloro che offrono lavoro lo devono fare garantendo sicurezza e chi svolge tale lavoro deve conoscere e rispettare le norme dellasicurezza. Ma viviamo anche in un paese di paradossi: mentre da una parte siamo giustamente indignati verso le morti bianche e coniamo slogan sulla sicurezza, dall’altra parte rendiamo difficile alle imprese e alle loro maestranze applicare tali norme. Prendiamo il caso del settore dell’edilizia . Nella provincia di Fermo il settore edile è il maggiore dopo quello della calzatura. La Cna di Fermo, conta circa 1600 associati di cui 500 solo nel settore dell’edilizia, settore che in questi ultimi 2 anni sta attraversando una profonda crisi, con il crollo delle vendite di nuove abitazioni e il ridimensionarsi delle ristrutturazioni. Allora cosa fare per promuovere il settore e anche la sicurezza? Servirebbe una normativa che rilanci il comparto, anzichè aggravare la situazione. Una di queste normative è senz’altro quella della trattenuta del 10% sulle fatture, nata per combattere il lavoro nero e l’evasione fiscale. Lo Stato trattiene il 10% sul bonifico Bancario o Postale con i quali i proprietari (beneficiari di agevolazioni fiscali del 36% sulle ristrutturazioni edili e del 55%per il risparmio energetico) pagano le imprese esecutrici dei lavori. Questa norma riduce drasticamente la liquidità delle imprese, provocando una crescente difficoltà di accesso al credito. Che dire poi dell’abitudine di molti committenti pubblici e privati di allungare di molto i pagamenti anche di un anno non per mancanza di liquidità ma per approfittare del momento di crisi. Che dire delle gare di appalto in cui per prendere un lavoro si devono effettuare ribassi che sono arrivati anche al 45-47%. Queste situazioni e molte altre invece di promuovere la cultura della legalità, del rispetto della vita, della sicurezza sul lavoro, porta alcuni a effettuare lavoro in sottocosto, lavorare di fretta senza precauzioni, addirittura a lavorare in nero. La Cna è convinta che bisogna promuovere una Coscienza della sicurezza a partire dalle scuole, insegnando ai giovani, la forza lavoro del domani, che non è “ganzo” chi lavora non rispettando la sicurezza o non’è “un grande” chi fa soldi trascurando quelle norme. “La Cna, proprio per promuovere la sicurezza, ha creato un servizio interno dedicato alla Formazione - afferma il responsabile del servizio Massimiliano Felicioni - Ogni mese svolgiamo diversi corsi di formazione dai più classici e generici ai più specifici. Siamo impegniati anche nella gestione Ambientale con la formazione e gestione dei sistemi SISTRI o RAEE, Emissioni in Atmosfera. Il nostro impegno formativo arriva anche al settore Autotrasporto”. “Per poter offrire formazione a tutti i settori lavorativi investiamo molte risorse economiche e umane - commenta il coordinatore della Cna di Fermo dott. Alessandro Migliore - ma possiamo dire che questi sforzi stanno producendo i primi risultati, infatti ultimamente notiamo che sono gli stessi artigiani o imprenditori con le loro maestranze a chiederci di essere formati prima di iniziare una attività o intraprendere un lavoro, queste richieste ci fanno capire che se tutti si impegnano per promuovere e fare sicurezza essa diviene parte integrante della coscienza di tutti, e un modo di vivere e lavorare. nenti, non che dei servizi per l’immigrazione Nel corso del tempo la CNA di Fermo si è organizzata per offrire sempre più servizi perché un’associazione deve essere in grado di valorizzare e aiutare non solo gli artigiani e le imprese ma anche le loro famiglie”. Massimiliano Felicioni Responsabile Sicurezza e Formazione Cna Fermo L’innovazione continua. Lo Stato trattiene il 10% sul bonifico Bancario o Postale con i quali i proprietari pagano le imprese esecutrici dei lavori. Questa norma riduce drasticamente la liquidità delle imprese 48 l’ Edilizia 49 l’ Edilizia Tiziano Ficcadenti: “In sicurezza non si può risparmiare” Il Coordinatore del Servizio e Prevenzione sicurezza sui luoghi di lavoro è categorico in materia “La sicurezza è un bene di tutti e per applicarla non si può e non si deve risparmiare”. Parola di Tiziano Ficcadenti, Coordinatore del Servizio e prevenzione sicurezza sui luoghi di lavoro della Asl di Fermo. L’ufficio di prevenzione si occupa di sicurezza a 360°. “Attraverso le nostre banche dati, vengono individuate le situazioni più critiche del territorio e organizzati i controlli. Nel Fermano i settori che presentano maggiori criticità sono l’agricoltura e l’edilizia. Annualmente controlliamo il 18% circa dei cantieri che vengono aperti (un centinaio); per quanto riguarda l’agricoltura, invece, effettuiamo generalmente una ventina di ispezioni”. I controlli non sono sempre finalizzati alla repressione, ma spesso gli ispettori forniscono disposizioni all’azienda su come intervenire in situazioni a rischio di reato. “E’ necessario che le industrie incrementino la sorveglianza anche per quanto riguarda l’igiene industriale”. Durante lo scorso anno il Servizio di prevenzione ha effettuato circa 200 contravvenzioni: praticamente il 50% delle attività ispezionate sono state trovate non in regola. Un’elevata attenzione viene posta al settore edile, perché il cantiere è un luogo estremamente particolare, in cui numerose ditte offrono la propria opera e quindi si rende necessaria la presenza di un tecnico che gestisca la situazione. “Dopo diverso tempo - continua Ficcadenti - lo scorso anno ci siamo trovati di fronte ad un incidente sul lavoro mortale. Fortunatamente, però, è stato l’unico caso. Incidenti gravi capitano spesso. Nel Fermano ne abbiamo circa 2.000 all’anno”. Nel 1963 in Italia (fonte il Sole 24ore del 22 marzo 2008) dopo circa dieci anni dall’entrata in vigore del primo decreto sulla prevenzione, il dpr del ’55, anno in cui le morti sul lavoro avevano toccato quota 4.644, in calo ma solo dell’1.5% gli infortuni. Oggi invece si è passati a 1.050 morti all’anno. Tra gli infortuni mortali vengono contati anche quelli in itinere e cioè dalla propria abitazione al luogo di lavoro, che ne costituiscono circa un 30%. Gli incidenti sul lavoro, invece, sono in diminuzione. “Ovviamente per diminuire gli incidenti sul lavoro la sola formazione non basta - conclude il Coordinatore del Servizio - Occorre una maggiore responsabilizzazione da parte delle maestranze e dei lavoratori stessi. Organizziamo dei corsi di formazione, ultimamente anche gratuiti, ma tutto ciò non basta. Nell’edilizia abbiamo riscontrato una forte partecipazione ai corsi, anche perchè la normativa in questo settore è più stringente e complicata. Anche nelle situazioni non obbligatorie, l’edile ha sempre partecipato”. Luci ed ombre del Piano Casa Opinioni discordanti in materia. In Regione si è recentemente aperto un Tavolo per apportare delle modifiche alla legge regionale n. 22 Il Piano Casa vera chiave di volta per una ripresa del settore edile o solo un grande bluff? Idee discordanti in proposito. Secondo alcuni, infatti, la legge regionale n. 22 del 2009 (meglio conosciuta come Piano Casa) si è rivelata insufficiente a risollevare le sorti del settore e non ha, in effetti, prodotto i risultati attesi, per via dei numerosi vincoli imposti dalla normativa. Infatti, la legge regionale prevedeva l’ampliamento delle unità abitative del 20% ma purtroppo, al momento della sua emanazione, non sono state previste le opportune deleghe a leggi preesistenti che regolano le distanze tra le abitazioni e le altezze. Il Piano Casa, quindi, ha trovato attuazione solo nelle campagne dove, in effetti, le distanze tra le case sono maggiori e non ci sono grandi vincoli. Fino allo scorso luglio in 69 comuni della Regione sono state presentate solo 814 domande, di cui 734 richieste di ampliamento e 80 istanze di sostituzione edilizia attraverso demolizione e successiva ricostruzione. Per aumentare la risonanza della legge regionale n. 22/2009 sono quindi allo studio una serie di iniziative. Si pensa in primo luogo ad allentare il legame tra premialità volumetriche e miglioramento dell’efficienza energetica, lasciando ai cittadini la possibilità di ricorrere solo alla normativa nazionale o di scendere al punteggio 2 del Protocollo sintetico Itaca Regione Marche. Tra le proposte spiccano anche l’inclusione delle zone A, con conseguente piano di recupero, e un maggiore ricorso alle “deroghe a tempo determinato”, fermo restando il rispetto delle distanze minime. A queste iniziative, raccolte in cinque progetti di modifica della legge regionale, si aggiungono altre proposte dei rappresentanti del settore edile e dei progettisti. Si va dall’eliminazione del tetto dei 200 metri cubi per gli ampliamenti, all’introduzione della Scia, agli incentivi volumetrici per l’adeguamento sismico e alla delocalizzazione dalle aree a rischio idrogeologico. Fino al mutamento di destinazione d’uso, gravante sia sull’aspetto edilizio che urbanistico. In molti, quindi, sperano che dopo aver apportato queste modifiche il settore edile trovi, finalmente, la “luce in fondo al tunnel” e possa, dunque, uscire da questo periodo negativo. la legge regionale prevedeva l’ampliamento delle unità abitative del 20% ma purtroppo, al momento della sua emanazione, non sono state previste le opportune deleghe 50 l’ Edilizia 51 l’ Edilizia Asppi: il Piano Casa una buona idea con le ali tarpate I pro e i contro del Piano Casa, secondo il Presidente Serena Asppi, Associazione sindacale piccoli proprietari immobiliari, presente in tutto il territorio nazionale, svolge un vero e proprio servizio sindacale, di tutela e rivendicazione dei diritti dei piccoli proprietari e cioè di quelli che hanno al massimo tre proprietà immobili. bloccare a livello comunale le richieste per le nuove costruzioni, e consentire solo la realizzazione di edifici a risparmio energetico e di bioedilizia C ome ogni sindacato, l’Asppi porta avanti le sue battaglie con grande forza. Tra le battaglie recenti promosse dall’Associazione c’è quella della “cedolare secca” che consente di tassare separatamente il reddito proveniente dagli affitti con un’aliquota fissa al 25%, che potrà scendere al 20% per i canoni «agevolati» nelle aree ad alta densità abitativa. L’Asppi svolge anche diversi servizi rivolti allo stesso proprietario immobiliare, come l’aiuto nella stesura dei contratti di locazione, consulenza legale. Mette a disposizione amministratori di condominio, ingegneri, geometri, fornisce informazioni sui mutui bancari e anche in materia di successioni patrimoniali. “Credo che il Piano Casa, varato dal Governo nel 2009, sia soltanto una buona idea ma che abbia le ali tarpate in partenza – afferma il presidente dell’Asppi di Fermo, Sandro Serena – Il Piano Casa, in effetti, non è andato incontro alle reali esigenze dei proprietari immobiliare. Se pensiamo a tutti coloro che abitano nei condomini, che oggi sono la maggioranza, come possono fare per ampliare del 20% la loro abitazione? Per questo dico che Sandro Serena, presidente Asppi come idea è valida ma è un pò limitata. Nelle nostre zone, ma del resto in tutta Italia, sono sicuro di poter dire che non ha portato quella ripresa dell’edilizia che ci si aspettava. E’ anche vero che rispetto alla continua cementificazione e costruzione di nuovi edifici, il Piano Casa va benissimo, in quanto tratta principalmente di ristrutturazioni”. “Sarebbe necessario – continua Serena – bloccare a livello comunale le richieste per le nuove costruzioni, e consentire solo la realizzazione di edifici a risparmio energetico e di bioedilizia. Il blocco delle nuove costruzioni porterebbe ad un incremento della domanda per gli affitti, oggi ferma in Italia al 20%, mentre maggiore nel Nord Europa. Ovviamente insieme a questa crescente domanda che verrebbe a crearsi, ai proprietari immobiliari si dovrebbero dare degli incentivi affinchè aprano le loro case agli affittuari”. L’Asppi, che trova a Fermo sia la sua sede provinciale che quella regionale, conta circa 400 soci. Tramite la tessera di socio, che costa solo 80 euro all’anno, il proprietario immobiliare può ricevere tutta l’assistenza di cui ha bisogno gratuitamente. Steca: “più sostegno alle ditte edili da parte delle amministrazioni pubbliche” SECONDO IL PRESIDENTE DELLA SEZIONE EDILIZIA DI CONFINDUSTRIA FERMO “LE AZIENDE PER SOPRAVVIVERE DEVONO RICICLARSI” Per decenni, insieme all’oro, il “mattone” è stato considerato un bene rifugio. Con il boom economico degli anni ’60/70, la casa è diventata una priorità. Oggi, che oltre l’80% delle famiglie italiane ne possiede una, la crisi economica e il caro mutui stanno mettendo a rischio la proprietà. Nonostante il periodo non troppo florido per l’economia, le imprese continuano a costruire nuove abitazioni nonostante molte restino invendute. “Le imprese devono, anzi sono quasi obbligate a pensare positivo e comunque a continuare a costruire – afferma Federico Steca, presidente della sezione edili di Confindustria Fermo - altrimenti sarebbe la fine e si andrebbe verso la perdita di numerosi posti di lavoro. L’edilizia industriale è praticamente bloccata da mesi, mentre per quella abitativa c’è ancora qualche possibilità lungo la costa, mentre all’interno la situazione è di calma piatta. Ci sono molti alloggi invenduti e prima di iniziare la costruzione di nuovi occorre pensarci su due volte. Gli investimenti sono notevoli e meno remunerativi rispetto al passato. Per dare una mano alla ripresa per l’edilizia industriale si potrebbe optare per il riciclo e quindi per il restauro delle fabbriche in disuso”. Oggi le imprese costruttrici vanno avanti con il modulare e cioè realizzano qualche appartamento, ne vendono qualcuno e poi realizzano gli altri con la speranza che torni un briciolo di sereno ed il mercato si smuova. “A livello di lavori pubblici posso dire che la situazione è a dir poco tragica. Le opere pub- bliche sono diminuite del 60% - continua Steca - Alla politica chiediamo di essere più vicina alle imprese locali e di snellire la burocrazia. Le amministrazioni locali possono dare una mano alla ripresa. Infatti, nei primi mesi del 2010 è stata approvata una legge che per importi non superiori a 500 mila euro si può scegliere di affidare lavori a ditte regionali. E quindi, privilegiare le ditte locali rispetto a quelle che arrivano da fuori regione. Per quanto riguarda il Piano Casa si può dire che nella sua ideazione poteva essere positivo ma in pratica è un po’ limitato e restrittivo”. La crisi economica ha colpito ogni settore economico senza fare distinzioni ma secondo il presidente della sezione edili di Confindustria Fermo, ”l’edilizia è quella colpita maggiormente e che ne subirà gli effetti per più tempo. Secondo me le ditte per superare questo periodo nero devono riciclarsi, nel senso che non possono permettersi di scegliere quale lavoro fare anche per via della concorrenza che oggi è spietata. E’ necessario, secondo me, mettere un freno alla creazione di nuove aziende. Al giorno d’oggi ci sono troppo muratori improvvisati, cercando un guadagno extra ma non capiscono che così stanno soltanto rovinando il mercato”. SEZIONE COSTRUTTORI EDILI ANCE FERMO 52 l’ Edilizia 53 l’ Edilizia Ance Marche chiede interventi seri per il rilancio del settore DATI ALLARMANTI SULLA SITUAZIONE REGIONALE DELL’EDILIZIA CHE DURA ORMAI DA DUE ANNI La situazione drammatica dell’edilizia nel Fermano non è di molto differente nelle altre province della Regione. Infatti, in un incontro svoltosi a dicembre a cui hanno partecipato i cinque presidenti delle sezioni Ance di Confindustria regionale sono emersi dati allarmanti sulla situazione del comparto. “Ancora una volta i dati sono fortemente negativi, come già per tutto il 2009. Le imprese edili marchigiane hanno fatto di tutto per conservare i livelli occupazionali: per tutelare i lavoratori, che sono il rimo capitale di un’impresa che opera in edilizia. Nel complesso vi siamo riusciti ma questo trend assolutamente negativo perdura da troppo, da ben 4 semestri, ed è ormai divenuto insostenibile”. Così il presidente dell’Ance regionale (Consulta dei Costruttori Edili delle Marche) Massimo Ubaldi ed i rappresentanti delle associazioni provinciali dei costruttori hanno fornito la preoccupante fotografia dell’attuale andamento dell’industria delle costruzioni in ambito regionale. Un comparto produttivo cardine per sostenere i livelli occupazionali generali, tanto più se si considera il vastissimo indotto che viene trainato dall’edilizia, a cui sono collegati ben 36 diversi settori produttivi. “E’ divenuto improrogabile e di vitale importanza per la stessa sopravvivenza di un intero sistema di imprese dare risposte celeri ed efficaci per rilanciare l’edilizia regionale, com- parto essenziale per l’economia e l’occupazione la cui gravissima crisi sta passando invece sotto silenzio – ha spiegato Ubaldi – E’ indispensabile varare subito un piano d’azione che sia in grado di contrastare la grave situazione in atto. Un programma operativo che contempli innanzitutto: modifiche al Piano Casa da parte della Regione, superamento dei vincoli che bloccano da troppi anni progetti e iniziative di intervento di project financing e di attivazione di strumenti pubblico-privati quali gli accordi di programma, risoluzione dell’annoso problema dei ritardati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, ritardi insostenibili ed inaccettabili che oggi arrivano anche a 15 mesi. Occorre, insomma, che le ragioni dell’economia, dell’efficienza e del buon senso abbiamo la meglio sulle ragioni della burocrazia e del politichese”. Il settore edile muove una filiera economica lunghissima con i suoi 36 settori collegati: dalle cave al mobile. Settori che non potranno non risentire dei dati ancora fortemente negativi dell’industria edilizia marchigiana nel primo semestre 2010, confermati anche da luglio ad oggi. La produzione complessiva del primo semestre 2010 è infatti diminuita ancora di circa il 4.4% in termini reali rispetto al primo semestre del 2009. In particolare per quanto riguarda l’edilizia abitativa il calo della produzione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è stato di circa il 6.8%. E’ scesa, invece, al 19% la quota di operatori interessata da variazioni positive della produzione, mentre sale la frazione di operatori con variazioni in calo (64% contro 59% della rilevazione del secondo semestre 2009). La flessione riflette l’andamento debole dell’edilizia abitativa pubblica (-14.5%) e privata (-1.9%), per la quale in particolare è stato registrato un andamento negativo per il comparto del conto proprio (-4.4%). Ancora all’insegna della variabilità il quadro per l’edilizia non abitativa, che torna su valori moderatamente positivi dopo la flessione di fine 2009. In forte caduta anche la dinamica dei lavori pubblici, che registra una flessione nei livelli di attività pari al 2.2% rispetto al primo semestre 2009, anno in cui si è determinato un fortissimo calo nella realizzazione di infrastrutture ed opere pubbliche. Nel primo semestre 2010, i ricorsi alla Cig sono risultati in aumento del 49.5% rispetto al primo semestre 2009, risultato attribuibile quasi interamente alla componente ordinaria. “I motivi dell’allarme sono chiari – ha continuato Ubaldi – e gli imprenditori edili hanno idee altrettanto chiare sulle vie di uscita da percorrere subito ma sono stati finora inascoltati. E’ essenziale rivedere il Patto di stabilità mettendo gli Enti locali virtuosi nelle condizioni di realizzare le opere pubbliche ed infrastrutture necessarie, dare tempi certi ai pagamenti dovuti alle pubbliche amministrazioni alle imprese per lavori eseguiti, attuare il Piano casa e l’housing sociale, realizzare un piano di opere piccole e medie immediatamente cantierabili, mettere a disposizione tutte le risorse disponibili in brevi tempi, eliminando le lentezze della burocrazia”. AGENZIA IMMOBILIARE VIA CASTEL LEONE, 16 63857 AMANDOLA (FM) TEL. 0039 0736 848703 WWW.MONICABRUNI.ORG [email protected] 54 l’ Edilizia 55 l’ Edilizia Fidimpresa Marche, un confidi a sostegno delle imprese Romagnoli: è in crescita l’importo da finanziare “La ripresa del settore edile nel Fermano è strettamente legata a quella del calzaturiero” - afferma il consigliere di Fidimpresa Marche, Franco Ciucani. Dai dati di Fidimpresa Marche una ripresa economica a breve termine si profila come un vero e proprio miraggio. Fidimpresa è il primo Confidi della regione, nato dall’unione di quattro cooperative, ad ottenere l’autorizzazione come Ente finanziario vigilato da Banca d’Italia e, quindi, iscritta nell’elenco speciale Art. 107 del T.U.B. A livello regionale, Fidimpresa ha all’attivo circa cinque mila operazioni all’anno, 60 collaboratori e, non da ultimo, ha garantito finanziamenti per 700 milioni di euro. La sezione di Fermo conta circa tre mila soci rispetto ai venti mila che la Cooperativa ne conta a livello regionale. Generalmente si rivolgono al consorzio, tutte quelle imprese che cercano una garanzia da presentare all’istituto di credito al momento in cui chiedono il finanziamento. “Sono certo di poter dire che dalla crisi non si sta uscendo – spiega Ciucani – Le aziende hanno molto più bisogno di credito oggi rispetto allo scorso anno. Il numero delle richieste di garanzia da parte delle imprese non è aumentato rispetto al 2009 ma in aumento è l’ammontare delle cifre richieste. Il consorzio è una sorta di intermediario tra l’impresa e l’istituto di credito e con i propri fondi fa da garante alle aziende, per la metà dell’importo richiesto”. Negli ultimi due anni la sezione di Fermo si è posizionata ai vertici della classifica regionale per il maggior importo medio garantito. “Le richieste che ci arrivano non interessano solo i finanziamenti ma anche i leasing – evidenzia il dirigente della locale sezione Roberto Romagnoli – Tra il 2008 e il 2009, nelle Marche, il leasing alle imprese è cresciuto del 3.6% passando da 3.323 a 3.442 milioni di euro, con un aumento di 119 milioni. A ricorrere maggiormente a questa modalità di credito sono le imprese di Ancona (1.309 milioni di euro) seguite da quelle pesaresi (976 milioni ma in lieve calo), ascolane e fermane (641 milioni) e maceratesi (516 milioni). Sulla base di questi dati Fidimpresa Marche ha deciso di stipulare una convenzione con la società Alba Leasing. Obiettivo della convenzione, incentivare lo strumento della locazione finanziaria per realizzare investimenti immobiliari e strumentali finalizzati ad una maggiore competitività e ad un miglioramente dei processi produttivi. Ultimamente stiamo ricevendo molte richieste per gli investimenti sul fotovoltaico e sulle energie alternative”. Via Castel Leone, 16 - 63021 Amandola (FM) Tel - Fax (+39) 0736.848703 Volontà e voglia di fare, sono la ricetta per il successo Danilo e Alessandro Tomassini: prima di tutto viene la qualità del prodotto offerto Tomassini Costruzioni srl, una delle aziende leader nel settore edilizio opera sin dal 1993, a conduzione familiare e nel tempo è riuscita ad affermarsi per la qualità del suo operato. “La Tomassini Costruzioni srl, sin dal 1993, ha sempre operato prevalentemente nel settore delle costruzioni – afferma il titolare dell’azienda Danilo Tomassini – Del resto, però, non abbiamo sempre incontrato tempi floridi. Per arrivare ad affermarci nel settore abbiamo dovuto lavorare sodo e guadagnarci la fiducia degli altri. Come ogni azienda, agli inizi della propria attività, abbiamo avuto grandi difficoltà anche con le banche, in quanto non conoscendoci non avevano motivo per fidarsi dell’azienda. Certamente, oggi i tempi son cambiati e per un’impresa giovane è ancora più difficile emergere e guadagnarsi il rispetto e la fiducia degli istituti di credito”. Secondo Danilo Tomassini, l’unico modo che un’azienda giovane ha di emergere e farsi strada nel mondo dell’edilizia fermana è la volontà e la voglia di fare, qualità che forse oggi sono un pò carenti. “Oggi giorno ci sono poche aziende locali – continua Tomassini - disposte a fare sacrifici e ad impegnarsi seriamente, proponendo un lavoro di qualità. Tutti oggi guardano il guadagno facile ma non capiscono che a lungo questa scelta aziendale non paga. Io credo che i nostri giovani debbano impegnarsi il doppio di quanto stiano facendo anche perchè la concorrenza, soprattutto quella straniera, è spietata. Oltretutto è inutile nascondersi dietro un dito: la crisi economica c’è e forse è proprio l’edilizia il settore che ne ha risentito maggiormente anche se con effetti più tardivi. Una cosa bisogna dirla, e ci tengo a sottolinearla. Nella sua negatività, la crisi economica una cosa positiva l’ha portata. Sono sopravvissute ad essa solo le aziende che nel tempo si sono distinte per la qualità del proprio operato”. La Tomassini Costruzioni è impegnata, di media, ogni anno nella realizzazione di un paio di cantieri. L’azienda è composta di 6 persone, di cui quattro si occupano dell’organizzazione dei cantieri e delle rifiniture. Anche un’azienda come la Tomassini Costruzioni ha subito gli effetti della crisi. “Purtroppo, anche noi abbiamo alcuni appartamenti invenduti – dichiara l’altro titolare dell’impresa Alessandro Tomassini, figlio di Danilo – La domanda di acquisto degli appartamenti e delle abitazioni in generale è calata. Oggi c’è chi ha bisogno di una casa ma non ha denaro a sufficienza per potersela permettere e non sempre riesce a trovare l’appoggio delle banche. I compratori del 2010 aspettano di vedere lo stabile della struttura finito prima di procedere all’acquisto. Sono diminuite le giovani coppie, l’acquirente medio è di media età e compra per investire e non per necessità. Rispetto agli scorsi anni sono cambiati i gusti dei compratori. Non c’è più chi compra un appartamento superiore agli 80 metri quadrati”. A Fermo il costo di un appartamento al metro quadro varia dai 1800 ai 2600 Euro. Alessandro e Danilo Tomassini, titolari della Tomassini Costruzioni srl 56 l’ Edilizia 57 l’ Edilizia Cataldi: le zone di completamento B sono il vero incentivo per l’edilizia Viaggio con il presidente dell’Ordine dei geometri tra Piano Casa e zone di completamento I l geometra ha partecipato e contribuito lar- risulta essere per l’utente troppo oneroso. Il Piagamente alla ricostruzione dell’Italia nel do- no Casa prevede, tra i costi per l’ampliamento poguerra. Segue le pratiche catastali, le succes- del 20% dell’immobile la monetizzazione degli sioni, la topografia, le divisioni degli immobili, standard urbanistici comportando spese extra l’assistenza nelle vendite, le stime delle abitazio- per il proprietario. Da una statistica che abbiamo ni, le consulenze per i tribunali e le costruzioni. effettuato nella nostra Provincia, al 30 giugno L’unico limite che incontra sono i 2010 l’incremento, lavorativamencalcoli strutturali per le costruzioni te parlando, dovuto al Piano casa è in cemento armato o in acciaio, in solo dell’8%. Non c’è stata, quinLe prime zone B quanto sono di competenza dell’inrisalgono al piano di, la ripresa che ci si aspettava”. gegnere. L’Ordine dei geometri Le aziende che nel settore soffroregolatore del della provincia di Fermo, fondano maggiormente della crisi sono to lo scorso anno, e presieduto da 2000, poi sono sta- quelle che si occupano principalTiziano Cataldi, conta 405 iscritti, te tardate fino ad mente della costruzione di apparogni anno all’albo provinciale si tamenti. Da un anno a questa parte arrivare al 2010 aggiungono circa 15 nuovi diploil mercato della vendita si è un po’ mati. “Il tanto acclamato e pubblibloccato. “Quello che credo potrà cizzato Piano Casa, strumento che nelle aspet- risultare un vero incentivo all’edilizia sono le tative doveva servire per il rilancio del settore zone di completamento B – aggiunge Cataldi – In edile, ad oggi è stato solo un grande bluff – dice quanto, quando gli enti preposti sbloccheranno le il presidente Cataldi – perché, tra le altre cose, pratiche, i proprietari potranno costruirvi un’abitazione o comunque un fabbricato. (Ad oggi, solo nel comune di Fermo, esistono 200 pratiche circa, ndr). Le zone interessate sono quelle di Madonnetta d’Ete, Salette, la Castiglionese e la Pompeiana. Le prime zone B risalgono al piano regolatore del 2000, poi sono state tardate fino ad arrivare al 2010. Ma nel frattempo i proprietari hanno continuato a pagare l’Ici. Questa potrebbe essere una risorsa per la ripresa economica dell’edilizia. Un altro punto che gioverebbe allo sviluppo e alla ripresa del settore sarebbe quello del restauro dei palazzi costruiti negli anni ’60 – 70”. Per quanto riguarda la sicurezza nei cantieri, il geometra è in prima linea. La crisi finanziaria ha portato ad un abbassamento dei costi delle opere edili. “In questo periodo credo che sia la qualità a pagare – conclude il presidente dell’Ordine - chi lavora bene continua ad essere ricercato. Trovano, sicuramente, molta difficoltà le aziende artigiane giovani che vogliono emergere, soprattutto per via della concorrenza”. Da sinistra: Giovanna Paci, Roberto Mascitti, il presidente dell’Ordine degli Architetti Andrea Tartuferi e Fabrizio Fortuna L’ architetto è da sempre stato l’attore principale dello sviluppo cittadino. Ma l’architetto non è solo colui che si occupa di designer di interni o di restauro dei beni vincolati. Secondo la segretaria dell’Ordine Giovanna Paci c’è stato un errore di comunicazione riguardo alle competenze del professionista. “L’architetto – sottolinea la Paci – non è solo quella figura che si occupa di design e arredo, anzi è colui che si occupa dell’aspetto urbano dei paesi. Infatti esso è l’artefice dei piani urbanistici di città e province”. “La pianificazione territoriale – afferma il presidente dell’Ordine degli architetti Andrea Tartuferi - è il punto più alto dell’attività politica in quanto presuppone un’attenta analisi del territorio fatta attraverso lo studio del terreno, per poi arrivare al tessuto sociale ed economico”. “La nostra figura professionale – evidenzia il tesoriere dell’Ordine Roberto Mascitti – è la più qualificata a fornire le linee guida per lo sviluppo architettonico urbano. Grazie anche alla preparazione, a ben guardare, più umanistica e meno scientifica rispetto a quella dell’ingegnere”. Sono oltre 270 gli architetti nel territorio provinciale. “Nel Fermano manca un po’ la cultura dell’architettura contemporanea - ha aggiunto il presidente Tartuferi - Non è un problema che riguarda, ovviamente solo il Fermano ma tutta l’Italia da circa mezzo secolo. Esempi di architettura moderna si sono avuti negli ultimi dieci anni solo in alcune zone. Purtroppo c’è una mentalità che è bello solo ciò che assomiglia al vecchio o che è simil-vecchio, e quindi a cui si è già abituati”. Per il rilancio del centro storico l’Ordine degli Architetti sostiene che sia necessario creare delle attrattive, tipo strutture museali o ludiche. “Dal L’architetto vero artefice dell’aspetto urbano Andrea Tartuferi: nel Fermano manca una cultura architettonica contemporanea” 2001, sostanzialmente dallo scoppio delle Torri Gemelle – ha aggiunto l’architetto Fabrizio Fortuna - c’è stata l’esplosione di una bolla speculativa nell’edilizia facendo sì che con piani regolatori sovradimensionali rispetto alle esigenze del territorio si sia potuto costruire in abbondanza. Forse è arrivato il momento di fermarsi a costruire il nuovo e guardare al recupero del vecchio”. “Per quanto riguarda il motodromo di San Marco alle Paludi – ha poi sottolineato Tartuferi - non siamo contrari a priori ma è necessario valutare costi e benefici per il territorio. In cambio della cessione di un bene, quale la collina su cui dovrebbe venir realizzato l’impianto motoristico, la cittadinanza deve avere un ritorno immediato e non si può sperare nella creazione di outlet, di un indotto che verrà a crearsi in un futuro prossimo, forse”. L’architetto non è solo quella figura che si occupa di design e arredo. È anche colui che si occupa dell’aspetto urbano dei paesi. È l’artefice dei piani urbanistici di città e province... 58 l’ Edilizia 59 l’ Edilizia Piano Casa, una bella idea senza successo L’obiettivo doveva essere quello di difendere il lavoro e lo sviluppo dell’economia marchigiana, rilanciare le piccole imprese dell’edilizia, dell’impiantistica, dell’arredo... Ester Rutili: “la situazione per le piccole imprese è disperata” “I l Piano Casa è stato concepito dal Governo quale possibile sostegno alla crisi economica del paese - afferma il presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Fermo, Ester Maria Rutili - un’opportunità di sviluppo, di riqualificazione del territorio e rinnovamento del patrimonio edilizio più degradato delle città, costruito per la maggior parte nel dopoguerra con materiali di scarse qualità e con il susseguirsi di innumerevoli interventi “carenti “ sotto il profilo non solo architettonico, ma in particolar modo strutturale e dell’ efficienza energeticoambientale. L’obiettivo doveva essere quello di difendere il lavoro e lo sviluppo dell’economia marchigiana, rilanciare le piccole imprese dell’edilizia, dell’impiantistica, dell’arredo e le attività professionali legate al settore, nonché il rafforzamento della sostenibilità energetica e antisismica delle tecniche edilizie, a vantaggio della sicurezza dei cittadini e della qualità complessiva della nostra edilizia. Ma oggettiva- Il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Ester Maria Rutili mente a causa della mancanza di deroghe alle distanze e alle altezze nonché ai numerosi cavilli e impedimenti, di fatto il piano casa non è partito. In quanto protagonisti delle trasformazioni del territorio che il Piano Casa avrebbe apportato, la Federazione Regionale degli Ingegneri delle Marche ha ribadito più volte la necessità di essere consultata prima dell’approvazione di una Legge di Settore ed in particolare del Piano casa; ma questo non è avvenuto. Ad oggi, sembra ci sia la volontà da parte della Regione di apportare modifiche alla normativa e sembrerebbe siano state accolte le proposte avanzate da noi ingegneri. Confidiamo che l’intero iter di modifica che la IV Commissione sta apportando al Piano Casa porti ad uno snellimento delle procedure, nell’eliminazione delle restrizioni al fine di rimuovere i vincoli che scoraggiano gli investimenti e vanifichino gli obiettivi della legge, così da snellirne l’attuazione ma, soprattutto non scoraggiare coloro che intendano intervenire sulla propria abitazione. Il settore delle costruzioni è stato investito dall’onda lunga della crisi economica mondiale - ha aggiunto la Rutili - le difficoltà che si sono abbattute e che pesano con maggior violenza proprio sulla filiera delle costruzioni, sono il calo dell’attività, i ritardi nei pagamenti sia da parte degli Enti Pubblici che dai privati, i finanziamenti bancari in diminuzione o bloccati. Nel Fermano i nuovi cantieri di edilizia, sia residenziale che produttiva, sono completamenti fermi, quelli già avviati procedono con enormi difficoltà. Solo le rare grandi imprese tirano un sospiro di sollievo. La migliore ricetta, per essere forti e vincenti nei periodi di crisi, è aver sviluppato la ricerca tecnologica per immettere sul mercato nuovi prodotti e nuovi strumenti d’innovazione per le costruzioni, attraverso anche l’ingegnerizzazione e l’ottimizzazione dei processi: questa è la necessità in ogni settore, di una professionalità come l’ingegnere”. In discesa anche i lavori pubblici L’assessore comunale Elvazio Capriotti ne evidenzia le problematiche A risentire della crisi economica non sono stati solo i privati, ma anche le amministrazioni pubbliche che all’improvviso hanno dovuto “tirare la cinghia” e fare economia, comportando, quindi, una ricaduta negativa sulle imprese che lavorano con esse. L e amministrazioni locali hanno ridotto all’osso gli investimenti e, data la carenza di fondi, preferiscono non iniziare nuove costruzione ma si limitano solo alla manutenzione ordinaria. Anche il comune di Fermo che, generalmente, bandisce annualmente circa una ottantina di aste pubbliche, nel 2010 ne ha bandite soltanto 35. Queste, però, per il settore edile costituiscono una vera e propria “croce”, in quanto le aste sono a ribasso cioè vince la ditta che effettua un ribasso maggiore rispetto alla base d’asta. Esiste, tuttavia, un Codice che regola gli appalti pubblici (Codice dei contratti pubblici, entrato in vigore il 1° luglio 2006). Un’importante novità introdotta dal “Codice dei contratti pubblici” riguarda le gare aggiudicate sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa e consiste nell’obbligo di indicare nel bando non solo i criteri di valutazione ma anche gli eventuali sottocriteri. Nel Codice ne sono elencati alcuni “pertinenti alla natura, all’oggetto e alle caratteristiche del contratto” e sono il prezzo, la qualità, il pregio tecnico, le caratteristiche estetiche e funzionali, le caratteristiche ambientali, il costo di utilizzazione e manutenzione. Questo Codice stabilisce tra l’altro le soglie per il ribasso o per il rialzo. Ovviamente queste soglie variano a seconda del tipo di lavoro e dell’amministrazione committente. Secondo alcune recenti modifiche e aggiornamenti apportati al Codice che sancisce che per le opere fino a 100 mila euro è possibile l’affidamento diretto, fino a 500 mila euro si può andare in trattativa privata chiamando almeno 15 concorrenti, oltre è necessaria l’asta. “L’edilizia è il motore trainante dell’economia nazionale e territoriale – afferma l’assessore del comune di Fermo al Patrimonio e Bilancio, Elvazio Capriotti – Purtroppo al momento il settore ha subito una forte flessione dovuta al calo degli investimenti sia pubblici che privati. Ma a risentirne non sono soltanto i muratori ma anche tutto l’indotto che l’edilizia crea, cioè idraulici, elettricisti, arredatori d’interni, imbianchini e i fornitori di materiali. L’indotto, quindi, è veramente ampio e nel nostro territorio il settore edile è secondo soltanto al calzaturiero. Anche il comune di Fermo, utilizza il sistema delle aste pubbliche a ribasso ma da esse vengono scartate le offerte che effettuano un ribasso maggiore, perché crediamo che un eccessivo ribasso sia deleterio per le aziende e un segnale negativo da parte dell’ente”. Per quanto riguarda i ribassi edili che l’amministrazione comunale fermana accetta la percentuale si aggira attorno il 20-25%, per quelli stradali invece è intorno al 30%. In molti comuni le percentuali di ribasso sono salite a cifre davvero impressionanti. Si aggirano, infatti, intorno al 45-47%. Percentuali che molte aziende del territorio non riescono a proporre. Servirebbe, quindi, un considerevole aiuto da parte delle amministrazioni locali a sostegno delle aziende del territorio. 60 l’ Edilizia 61 l’ Edilizia Condominio, rivoluzione in arrivo Nuovi obblighi e adempimenti sia per i proprietari che per chi amministra un condominio È bene prepararsi alla prossima rivoluzione in virtù del cambiamento radicale delle norme che fino ad oggi regolano la vita di un condominio. L a Commissione Giustizia del Senato il 7 novembre scorso, in prima lettura, ha approvato la NUOVA RIFORMA DEL CONDOMINIO. Tra gli articoli modificati, uno dei più importanti è l’Art. 1129 del Codice Civile “Nomina, revoca ed obblighi dell’Amministratore”, che così recita: “Quando i condomini sono più di quattro, se l’assemblea non vi provvede, la nomina dell’amministratore viene fatta dall’Autorità Giudiziaria su ricorso di uno o più condomini”. Contestualmente all’accettazione della nomina e ad ogni rinnovo dell’incarico l’amministratore comunica i propri dati anagrafici e professionali, il codice fiscale, o, se si tratta di società anche la sede legale e la denominazione, nonché l’ubicazione, la denominazione e il codice fiscale degli altri condomini eventualmente amministrati, il locale ove si trovano i registri, nonché i giorni e le ore in cui ogni interessato, previa richiesta all’amministratore, può prenderne gratuitamente visione e ottenere, previo rimborso delle spese, copia da lui firmata. In sua assenza, sul luogo di accesso al condominio o di maggior uso comune, accessibile anche ai terzi, è affissa l’indicazione delle generalità del domicilio e dei recapiti, anche telefonici, del condomino che svolge funzioni analoghe a quelle dell’amministratore. All’atto dell’accettazione della nomina, ove richiesto, deve presentare ai condomini, sotto pena di nullità della nomina, una polizza di assicurazione a garanzia degli atti compiuti nell’espletamento mandato. L’Amministratore è obbligato a far transitare le somme ricevute a qualunque titolo dai condomini o da terzi, nonché quelle a qualsiasi titolo erogate per conto del condominio, su uno specifico conto corrente, intestato al condominio a cui ciascun condomino può accedervi per prendere visione ed estrarre copia, a proprie spese, della rendicontazione periodica. Alla cessazione dell’incarico l’amministratore è tenuto alla consegna di tutta la documentazione in suo possesso afferente al condominio e ai singoli condomini e a eseguire le attività urgenti al fine di evitare pregiudizi agli interessi comuni senza diritto ad ulteriori compensi. Salvo che non sia stato espressamente dispensato dall’assemblea, l’amministratore è tenuto ad agire per la riscossione forzosa delle somme dovute dagli obbligati entro quattro mesi dal momento in cui il credito è divenuto esigibile, altrimenti risponde dei danni a lui imputabili per il ritardo. L’incarico di amministratore è di due anni, salvo diversa espressa deliberazione dell’assemblea con tacito rinnovo. La revoca dell’amministratore può essere deliberata in ogni momento dell’assemblea. Può altresì essere disposta dall’autorità giudiziaria, su ricorso di ciascun condomino se non rende il conto della gestione, ovvero se vi sono fondati sospetti di gravi irregolarità, tra cui: l’omessa convocazione dell’assemblea per l’approvazione del rendiconto condominiale, il ripetuto rifiuto di convocare l’assemblea per la nomina del nuovo amministratore o negli altri casi previsti dalla legge; la gestione secondo modalità che possono generare possibilità di confusione tra il patrimonio del condominio e il patrimonio personale dell’amministratore o di altri condomini; l’aver acconsentito, con dolo o colpa, alla cancellazione delle formalità eseguite nei registri immobiliari a tutela dei diritti del condominio. In assenza dell’amministratore, sul luogo di accesso al condominio è affissa l’indicazione delle generalità del domicilio e dei recapitidel condomino che svolge funzioni analoghe... 62 l’ Edilizia 63 l’ Edilizia Cassa Edile, un organismo importante per i lavoratori Un Ente che opera per la tutela del lavoro e delle esigenze delle maestranze edili le Casse Edili erogano ai lavoratori una parte importante di trattamento retributivo dovuto alle Imprese... L e Casse Edili sono organismi tipici del settore delle costruzioni, sorti in relazione alla peculiarità dei rapporti di lavoro con gli operai, caratterizzati da una rilevante mobilità interaziendale dei lavoratori. Sono Enti costitutivi in ciascuna provincia sulla base della prevenzione contenuta nel contratto collettivo nazionale di lavoro per i lavoratori dipendenti delle imprese edili, sottoscritti dalle associazioni nazionali dei costruttori edili con le organizzazioni sindacali Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil. La gestione delle Casse Edili è paritetica, cioè affidata in ugual misura a rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori. Attraverso un’esperienza di oltre 80 anni, le Casse rappresentano uno strumento che non solo garantisce ai lavoratori la continuità dei trattamenti contrattuali, ma consente anche di realizzare un’ampia serie di prestazioni a favore degli iscritti. Anzitutto le Casse Edili erogano ai lavoratori una parte importante di trattamento retributivo dovuto alle Imprese: si tratta, in particolare, del pagamento delle ferie e della gratifica natalizia. Erogano inoltre altre significative prestazioni quali il premio per l’Anzianità Professionale Edile – APE, il collegamento con la previdenza complementare di settore,, l’integrazione al trattamento economico nei casi di malattia e infortunio (attraverso le Imprese) e le prestazioni assistenziali decise dalla contrattazione integrativa locale. In sostanza le Casse Edili svolgono un ruolo di grande rilievo per assicurare ai lavoratori una parte importante del trattamento economico derivante dal contratto di lavoro e prestazioni integrative sul piano previdenziale ed assistenziale. L’iscrizione alla Cassa, inoltre, comporta la possibilità di usufruire dei servizi offerti dagli Enti scuola e dai CPT, gli organismi paritetici del settore nel campo della formazione professionale e della sicurezza sul lavoro. Svolge, quindi, una funzione mutualistica nel settore delle costruzioni in adempimento alle previsioni contrattuali. Rappresenta quindi un ulteriore punto di incontro tra imprese e lavoratori attraverso la contrattazione e gli accordi tra le parti sociali titolari (ANCE e Feneal-UIL, Filca-CISL, Fillea-CGIL). La Cassa Edile di Ascoli Piceno e Fermo raccoglie mensilmente dalle circa 1.000 imprese iscritte le quote di retribuzione e contributive contrattuali che le stesse “accantonano” presso la Cassa a favore dei lavoratori dipendenti iscritti alla Cassa (circa 3.500). Nell’ambito dei compiti previsti dal CCNL la Cassa Edile oltre alla specifica funzione di raccolta contributivo-retributiva, provvede anche all’esazione dei contributi destinati alla formazione professionale ed alla prevenzione antinfortunistica, che trasferisce puntualmente agli enti e alle organizzazioni competenti. In particolare acquisisce le risorse integrative previste dai contratti per la formazione delle maestranze edili e che servono a finanziare l’attività dell’Ente Scuola Edile. Riscuote anche i contributi che sostengono l’opera del Comitato Paritetico Territoriale per la prevenzione infortuni, l’igiene e l’ambiente di lavoro che fa capo allo stesso Ente Scuola Edile. Negli ultimi anni, grazie anche ad una oculata gestione e ad un rigoroso utilizzo delle disponibilità finanziarie, la Cassa ha progressivamente ampliato le proprie prestazioni straordinarie. I nuovi interventi assistenziali ed integrativi hanno riguardato e riguardano una articolata serie di prestazioni extracontrattuali a favore dei lavoratori iscritti e, in alcuni casi, ai loro familiari come: buono libro, diploma di laurea, matrimonio, nascita di figli, trasferimento del nucleo familiare, protesi dentarie, protesi oculistiche, rimborso ticket sanitari, assegno funerario e sussidi straordinari. Per il tramite della Cassa Edile i lavoratori possono aderire al PREVEDI - Fondo di Previdenza Complementare istituito per il settore delle costruzioni conferendo allo stesso la quota contributiva a carico del lavoratore e quella a carico dell’Impresa che, volendo, il TFR. A tutti i lavoratori iscritti (da quest’anno anche ai titolari delle imprese) la Cassa garantisce l’adesione alla EDILCARD (fondo nazionale rimborso spese sanitarie da infortunio e malattie professionali) operante nei confronti degli iscritti presso le Casse Edili. Con l’introduzione del D.U.R.C. (Documento Unico di Regolarità Contributiva), la Cassa Edile svolge una funzione certificativa di rilievo pubblico relativa alla verifica della regolarità contributiva dell’impresa, intesa come correttezza nei pagamenti e negli adempimenti di carattere previdenziale-assistenziale. La verifica ai fini DURC – documento obbligatorio per ogni attività dell’impresa sia pubblica che privata, sia in appalto che in subappalto – è gestito in collaborazione con INPS ed INAIL e vede la Cassa Edile quale unico titolare alla emissione del DURC per imprese Edili. Negli ultimi anni, grazie anche ad una oculata gestione, la Cassa ha progressivamente ampliato le proprie prestazioni straordinarie... 64 l’ Edilizia 65 l’ Edilizia Ente Scuola Edile un organismo per la formazione e sicurezza dei lavoratori che svolge anche funzione di prevenzione degli infortuni l’Ente adotta intensi rapporti ed interscambi con istituzioni pubbliche e private, e imprese per poter erogare una formazione pratica e sempre aggiornata L’ Ente scuola Edile/CTP delle province di Ascoli Piceno e Fermo rappresenta un ente paritetico per la formazione e la sicurezza costituito dalle associazioni di categoria dei Costruttori Edili ANCE e dalle organizzazioni sindacali Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil delle Provincie di Ascoli Piceno e Fermo. Ha come propria missione il supporto ai processi di crescita e di evoluzione delle aziende del settore edile ed affine (anche attraverso il miglioramento della produttività delle persone), ed attività di formazione professionale gestite con finanziamento pubblico e/o con risorse interne. L’Ente Scuola Edile di Ascoli Piceno e Fermo si impegna a rifarsi strategicamente a modelli di riferimento quali: - ottenimento del risultato di Qualità attraverso il coinvolgimento delle risorse umane, interne ed esterne, ognuno secondo il proprio ruolo ma tutti con la precisa volontà che si agisca nell’ottica del miglioramento continuo; - prevenire i problemi piuttosto che gestirli quando si sono verificati; - porre la massima attenzione nello sviluppo dei processi; CTP - valutare i risultati e gestirli in relazione ad azioni correttive volte al miglioramento. L’obiettivo principale è quello di sviluppare il settore della formazione professionale in generale attraverso: la formazione di figure professionali Qualificate/Specializzate da inserire o inserite nel processo produttivo, lo sviluppo della cultura e dell’innovazione di impresa. Per realizzare questi obiettivi l’Ente adotta intensi rapporti ed interscambi con istituzioni pubbliche e private, e imprese per poter erogare una formazione pratica e sempre aggiornata con il processo tecnologico, al servizio della comunità, degli Enti, delle imprese e dei partecipanti ai corsi; investe conseguentemente in tecnologie e metodi d’avanguardia, rispetto al settore operativo della formazione erogata. L’Ente Scuola Edile è dotato da anni di un proprio Sistema di Qualità Certificato ed è tra gli enti di formazione accreditati presso la Regione Marche. L’ente ha improntato la propria attività in due specifiche aree: una realizzata con risorse interne derivanti dalla contribuzione delle Imprese tramite la Cassa Edile ed una realizzata con risorse provenienti da enti ed istituzioni. L’Ente Scuola Edile assume anche le funzioni di CPT (Comitato Paritetico Territoriale per la Prevenzione Infortuni, l’Igiene e l’Ambiente di Lavoro) altro organismo paritetico contrattuale che le parti sociali hanno a suo tempo deciso di far confluire nella Scuola con lo scopo di snellire l’operatività degli enti e di concentrare anche le attività formative sulla sicurezza sullo specifico ente di formazione. Gli scopi del Comitato sono lo studio e la risoluzione dei problemi generali e specifici inerenti la prevenzione degli infortuni, l’igiene ed il miglioramento dell’ambiente di lavoro in genere, formulando proposte e suggerimenti e promuovendo iniziative in materia. Queste le principali direzioni lungo le quali si articola l’attività del C.P.T.: formazione e informazione; realizzazione di materiale informativo e didattico; campagne di prevenzione infortuni; consulenza alle imprese; visite nei cantieri; ricerche applicate nel campo della sicurezza. Sono previsti corsi base per tecnici di cantiere, per responsabili della sicurezza, per artigiani ed imprenditori, per direttori lavori dipendenti da enti pubblici. Sono inoltre previsti corsi monografici per tecnici e responsabili di cantiere su argomenti specifici quali ad esempio: piani di sicurezza, decreto legislativo 494/96, rumore, amianto, impianti elettrici, conferenze di cantiere, stages formativi per tecnici della sicurezza. Vengono in tali sedi toccati tutti gli aspetti della prevenzione sia teorici che pratici. Il programma corsi 2011 TUTTA L’ATTIVITA’ FORMATIVA ED INFORMATIVA SVOLTA DALL’ENTE SCUOLA EDILE E’ COMPLETAMEMTE GRATUITA PER GLI ISCRITTI ALLA CASSA EDILE. - Coordinatore della sicurezza nei cantieri (D.Lgs. 81/08 Art. N. 98 – all. XIV) - Aggiornamento Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e in fase di esecuzione dei lavori (D.Lgs. 9 aprile 2008, n°81 – Allegato XIV) - Primo Intervento di Soccorso in Cantiere (con simulazione di intervento) in applicazione del D.Lgs. 81/08 Art. N. 45 e del D.M. 388/03 gruppo A - Aggiornamento triennale al Primo Intervento di Soccorso in applicazione del D.M. 388/03 gruppo A - Addetti alla Prevenzione incendi emergenza in cantiere: attività a rischio di incendio medio in applicazione del D.Lgs. 81/08 Art. N. 46. - Formazione per Rappresentante lavoratori della sicurezza (R.L.S.) di aziende del settore edile (D.Lgs. 81/08, Art. 50 e Art. 37). - Aggiornamento periodico Rappresentante lavoratori della sicurezza (R.L.S.) di aziende del settore edile (D.Lgs. 81/08 Art. 50 e Art. 37) - Formazione teorico pratica al montaggio/smontaggio/trasformazione di ponteggi (D.Lgs. 81/08 Art. N. 136 comma 6,7) - Aggiornamento al Montaggio-smontaggio-trasformazione di ponteggi (D.Lgs. 81/08 Art. N. 136 comma 6,7) - Formazione obbligatoria per l’utilizzo di ponteggi su ruote (trabatelli) - Circ. N. 30 del 3/11/2006 e D.Lgs. 81/08 Art. N. 136 - Responsabili ai servizi di prevenzione e protezione - RSPP (Titolari di Impresa) in ottemperanza al D.Lgs. 81/08 Art. 34 - Responsabili ai servizi di prevenzione e protezione - RSPP (Addetti) in ottemperanza al D.Lgs. 81/08 Art. N. 32 - Aggiornamento Responsabili ai servizi di prevenzione e protezione - RSPP (D.Lgs. 81/08 Artt. 32 e 34) - Formazione sulla sicurezza obbligatoria ai sensi del D.Lgs. N. 81/08 Art. 37 - Formazione per preposti in materia di salute e sicurezza (D.Lgs. 81/08 Art. 19 e Art. 37) - Formazione per operatori di gru a torre (D.Lgs, 81/08 Artt.71/73) - Formazione ingresso al settore “16 ore prima” - Formazione “Muratori” corso biennale 16/18 anni 66 l’ Edilizia 67 l’ Edilizia Cassa Edile ed Ente Scuola unici per le due province di Ascoli e Fermo Sottoscritto un accordo per mantenere un unico sistema degli enti paritetici Con tale accordo ANCE ed Organizzazioni sindacali delle due province hanno determinato l’importantissima affermazione che si può lavorare insieme ottimizzando le risorse presenti Lo scorso 26 ottobre le organizzazioni imprenditoriali e sindacali del settore edile - ANCE e Feneal, Filca e Fillea delle province di Ascoli Piceno e Fermo hanno sottoscritto l’accordo con il quale hanno deciso di mantenere un unico sistema degli enti paritetici - Cassa Edile ed Ente Scuola/CTP nelle le province di Ascoli Piceno e Fermo. In conseguenza hanno quindi sottoscritto il testo dei nuovi Statuti dei due enti che restano immutati nella struttura organizzativa ed operativa ma sui quali intervengono le sostanziali modifiche che ne cambiano la denominazione e riconfigurano le rappresentanze in modo da garantire alle parti sociali delle due province pari dignità all’interno degli organi gestionali degli stessi. Con tale accordo ANCE ed Organizzazioni sindacali delle due province hanno determinato l’importantissima affermazione che si può lavorare insieme ottimizzando le risorse presenti pur riuscendo a confermare il pieno rispetto delle autonomie e dei ruoli sia delle organizzazioni che dei territori. L’accordo rappresenta inoltre il riconoscimento al credito maturato negli anni dai due enti e manifesta la consapevole responsabilità delle organizzazioni Imprenditoriali e Sindacali. Nell’accordo le parti hanno infatti positivamente valutato gli enti paritetici che da 50 anni operano con competenza, dinamismo, efficacia e risorse qualificate al servizio delle imprese e dei lavoratori del settore edile e considerandoli elementi fondamentali del settore e profondamente legati al tessuto produttivo di tutto il territorio. Entrambi considerate una realtà profondamente legata al tessuto produttivo del territorio, che ha incentivato e coadiuvato la crescita economica, gli enti rappresentano un importante strumento nel comparto delle costruzioni, un settore in cui i rapporti di lavoro sono spesso caratterizzati da una rilevante mobilità interaziendale e da una forte frammentazione temporale ed imprenditoriale. Nel corso di questi anni Cassa Edile ed Ente Scuola, gestite pariteticamente dai rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, sono state costantemente impegnate nel conseguimento di traguardi sempre più ambiziosi nel campo delle iniziative rivolte a soddisfare le esigenze delle imprese e dei lavoratori dell’edilizia in tutto il territorio delle ora province di Ascoli e Fermo. Le Organizzazioni coinvolte, nel prendere atto della compiuta istituzione della provincia di Fermo e nella volontà di rispettare le nuove peculiarità ed i nuovi assetti organizzativi del sistema della rappresentanza hanno voluto comunque salvaguardare l’esperienza consolidata nel tempo degli Enti paritetici congiunti del sistema, ANCE e OO.SS.LL. Feneal/Uil, Filca/ Cisl e Fillea/Cgil di Ascoli Piceno e Fermo. Le parti hanno convenuto che la realizzazione ex novo di un sistema di Enti paritetici nella Provincia di Fermo rappresentasse un onere organizzativo ed economico che gravando organizzativamente ed economicamente sulle imprese, non avrebbe fornito garanzie ai lavoratori ed avrebbe impoverito il sistema paritetico in am- bedue le province e sono giunte alla consapevole e responsabile conclusione di mantenere integro il sistema mutualistico del settore per garantire a imprese e lavoratori delle due province l’attuale livello di servizi e di prestazioni. Tale decisione è stata assunta in un momento di crisi per il settore delle costruzioni che impone ed imporrà concreti sforzi da parte di tutti gli attori per operare al servizio di Imprese e lavoratori per cui le organizzazioni imprenditoriali e sindacali delle due province hanno voluto concretamente agire nell’interesse comune trovando soluzioni che rispettassero le “divisioni” ma che si ottimizzano restando “uniti”. Le organizzazioni fermane sia imprenditoriali che sindacali entrano così a pieno titolo nella gestione della Cassa Edile dotando la nuova provincia di Fermo di un sistema di enti paritetici dell’edilizia già funzionanti e consolidati. Già dal 2009 gli Enti hanno istituito una sede operativa a Fermo al fine di rispondere alle esigenze di imprese e lavoratori del territorio, nell’ambito delle azioni di supporto agli iscritti. Oggi gli uffici di Fermo in C.da Girola Valtenna sono completamente operativi e garantiscono un concreto punto di riferimento sia come sportello di Cassa Edile che come sede di formazione per gli operatori del territorio fermano. il Motodromo 69 Camera di Commercio di Fermo, un organo a sostegno del territorio I 20 consiglieri della Camera di Commercio di Fermo Giunta camerale. Da sinistra: Riccardo Tarantini, Primo Taccetti, vicepresidente Sandro Coltrinari, presidente Graziano Di Battista, Orietta Baldelli, Pietro Mancini, Ennio Casturani, Silvano Lattanzi La Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Fermo, istituita nel 2004, è un ente autonomo di diritto pubblico dotato di autonomia statutaria, organizzativa e finanziaria. Cura e promuove lo sviluppo del sistema delle imprese della circoscrizione di competenza e più in generale dell’economia locale, nel rispetto dell’autonomia e delle attività delle associazioni imprenditoriali, professionali, sindacali, dei consumatori e delle altre formazioni sociali, svolgendo in particolare, a tal fine, attività di osservazione, regolazione e promozione del mercato nel rispetto delle disposizioni di legge e del presente Statuto. La Camera di Commercio è composta da un Consiglio, costituito da 20 consiglieri, a cui vanno aggiunti 2 componenti in rappresentanza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle associazioni a tutela degli interessi dei consumatori e degli utenti; una Giunta, organo collegiale esecutivo dell’ente, composta dal Presidente della Camera e da 7 consiglieri eletti dal Consiglio Camerale; un Presidente eletto dal Consiglio, cui spetta la legale rappresentanza dell’ente; e un Segretario Generale con funzione di gestione operativa. I primi tre organi hanno, di regola, una durata di cinque anni. A questi organi descritti se ne aggiunge un altro di controllo e di verifica della corretta gestione economico finanziaria e della regolarità contabile: è il Collegio dei Revisori dei Conti, formato da tre membri effettivi e da due membri supplenti. Il Consiglio ha potere di indirizzo politico e nomina il Presidente e i membri della Giunta. La funzione di gestione operativa è invece appannaggio del Segretario Generale, mentre il controllo tecnicoeconomico è affidato al Collegio dei Revisori dei Conti. MOTODROMO DI SAN MARCO ALLE PALUDI, UNA PISTA PER LE GARE DI MOTOGP Il circuito, progettato dai migliori esperti a livello internazionale, prevede, oltre alla pista, le strutture per i piloti E’ arrivato come un fulmine a ciel sereno il “no” della provincia di Fermo alla realizzazione del Motodromo a San Marco alle Paludi per gli appassionati di motociclismo del territorio. Un “no” combattuto, giunto dopo una seduta, quella del 23 novembre scorso, estenuante ed una divisione non solo politica ma anche popolare. La maggioranza ha votato in maniera netta “no” al parere preliminare sul progetto, ma allo stesso tempo ha lasciato speranze ai sostenitori del “sì”, considerato che nella delibera si prevede che nella redazione del nuovo Piano territoriale di coordinamento della Provincia, le cui linee guida sono state approvate a maggioranza poco prima della delibera sul motodromo, si valutino le eventuali “compatibilità e capacità delle risorse ambientali del territorio provinciale a poter accogliere e sostenere i rilevanti impatti connessi alla realizzazione di un motodromo e/o di impianti di dimensioni e caratteristiche simili”. Dunque il progetto del motodromo a San Mar- 70 il Motodromo 71 il Motodromo co alle Paludi, presentato già a partire dal 2009 nella sua forma definitiva e voluto fortemente dall’imprenditore Sergio Ramadori, ha subito una brusca battuta d’arresto, ma una concertazione politica, affiancata ad approfonditi accertamenti su luogo e circuito e relativi impatti ambientali, potrebbe contribuire in maniera determinante al suo inserimento nel prossimo Ptc. In effetti, il progetto del motodromo merita un approfondimento, trattandosi di un’opera imponente che da un lato può incrementare l’economia territoriale (come sostengono i fautori del “sì”) ma che dall’altro andrà a modificare la zona di San Marco alle Paludi in maniera tangibile (e deleteria, secondo i sostenitori del “no”). Studiato e realizzato da uno dei più grandi esperti al mondo nel campo dei circuiti, il tedesco Hermann Tilke, il progetto prevede la realizzazione di una pista per il motociclismo, completa dei necessari servizi tecnici, con le caratteristiche tecniche e di sicurezza dei più moderni impianti internazionali. Collocato sulla vallata del fiume Tenna, sponda sinistra, il circuito verrebbe inserito in un’area privata, di proprietà dell’Agrisesa, di circa 110 Planimetria del clima acustico stato attuale ettari, attualmente utilizzata per agricoltura estensiva, ed avrà una lunghezza complessiva di 4.533 metri, come per i maggiori circuiti dove si svolgono le competizioni internazionali di MotoGP. Il tempo di un giro sarà mediamente di 93 sec, mentre la velocità media di 174 km/h. Considerato che a breve è prevista l’apertura del casello autostradale di Porto Sant’Elpidio, distante circa un chilometro dalla zona interessata, l’accessibilità al circuito sarà buona, facilitata anche dagli ampliamenti previsti per la viabilità di scorrimento di fondo valle. All’interno è prevista anche la realizzazione di parcheggi. Nei casi in cui dovessero essere ospitati eventi straordinari con grande afflusso di spettatori ci sarà la possibilità di utilizzare una grande area dislocata in prossimità del nuovo casello autostradale, collegabile alla zona del circuito tramite dei bus navetta. Il tracciato è stato studiato sul posto, in base alle pendenze del terreno, per evitare grandi sbancamenti, con caratteristici sali-scendi e cavatappi stile Laguna Seka, tipici degli ultimi circuiti realizzati, molto più divertenti per gli appassionati perché più impegnati nella guida. L’intera area beneficerà di un’opera di rimboschimento massivo, per limitare soprattuto l’impatto acustico, e di interventi finalizzati a rendere il tracciato il più possibile compatibile con l’ambiente circostante. Particolare atten- L’intera area beneficerà di un’opera di rimboschimento massivo, per limitare soprattuto l’impatto acustico, e di interventi finalizzati a rendere il tracciato il più possibile compatibile con l’ambiente circostante zione è stata data anche alla questione sicurezza, curata tra gli altri da Franco Uncini, ex-campione del mondo di motociclismo nonché attuale delegato alla sicurezza dell’IRTA (International Racing Team Association). Notevoli le cifre previste per la realizzazione. Almeno 30 milioni di euro saranno necessari per per le opere di ingegneria civile necessarie per la costruzione del tracciato di gara; 6 milioni per i sistemi elettronici di controllo e sicurezza; 22 milioni per Planimetria del clima acustico stato futuro le opere di architettura quali edificio box, tribune principali fisse, centro medico, direzione di gara. A queste spese dovranno essere aggiunte quelle per la sistemazione della viabilità di accesso e per i raccordi con la viabilità principale. Se la spesa è ingente, la realizzazione sarebbe invece abbastanza rapida, stimata in circa tre anni per renderlo operativo, massimo sei anni per ultimare tutte le caratteristiche necessarie a renderlo adeguato agli standard internazionali. L’impianto così progettato potrà andare a soddisfare le esigenze di tanti appassionati non solo della zona. In particolare, l’idea è di far affittare la pista per turni di venti minuti ciascuno e divertirsi girando con la propria moto da strada per un massimo di venticinque/trenta centauri contemporaneamente. Inoltre la pista potrà essere usata per prove di collaudo di mezzi da parte di ditte costruttrici o di preparatori, per eventi di presentazione di automezzi o componenti, per gare di club, trofei motociclistici e per gare ufficiali di portata nazionale o internazionale. Il sogno è quello di portare a Fermo gare di MotoGP: chissà se un giorno potrà diventare realtà. Ramadori: “Quello di San Marco alle Paludi sarà un circuito per il territorio” I vantaggi dell’impianto secondo l’imprenditore dell’Agrisesa Sergio Ramadori, l’imprenditore monturanese, socio dell’Agrisesa, anima del progetto per la realizzazione dell’impianto motoristico a San marco alle Paludi è categorico sulla scelta del sito dove costruire il motodromo. “Sia ben chiaro: nel momento in cui si darà via libera al progetto motodromo esso dovrà essere imprescindibilmente legato a Fermo e al suo territorio, in caso contrario non vedo il motivo di partecipare alla sua realizzazione. Perché farlo in altri posti? La stessa Federazione nazionale si è espressa positivamente su questa zona rispetto all’Abruzzo, nonostante le pressioni in senso opposto da parte di personaggi come Jarno Trulli. Non è facile trovare un sito così predisposto per fare un circuito. Di fatti nutro la sincera speranza che il presidente della Provincia di Fermo Fabrizio Cesetti sia coerente e inserisca il progetto nel Ptc come ha già anticipato. Ho avuto modo di parlare con Cesetti e nonostante una convergenza di intenzioni e di obiettivi non abbiamo mai raggiunto accordi precisi sulla tempistica di realizzazione data la prossima scadenza elettorale per il rinnovo dell’amministrazione comunale a Fermo. Occorrerà tenere in considerazione il parere del nuovo sindaco al riguardo che speriamo sia favorevole”. D - Quali vantaggi può portare il motodromo al territorio? R - Uno dei vantaggi maggiori per il fermano si registrerà in termini di occupazione. Abbiamo 72 il Motodromo 73 il Motodromo Sergio Ramadori, socio dell’Agrisesa, anima dell’impianto motoristico Se poi ci saranno eventi internazionali, le presenze possono raggiungere quota 60mila previsto un piano economico con 40 addetti stabili più altrettanti tra meccanici, gommisti, carrozzieri ecc... Un piano di almeno 80 persone fisse, di cui 40 assunte dal circuito e 40 autonome, con relativi dipendenti. Inoltre i vantaggi maggiori saranno legati agli eventi agonistici. Se infatti nei giorni feriali l’occupazione media si attesterà all’incirca sulle 100 unità, durante il week end e per le gare si prevede ne possano servire almeno 280, tra sbandieratori, responsabili della sicurezza e recupero mezzi. Si stima che nelle giornate di prova dedi- cate ai privati vi sarà la presenza di circa 250/300 motociclisti al giorno. Se ciascun motociclista arriva sul circuito con una persona al seguito e fa almeno un pernottamento in zona abbiamo circa 500 presenze turistiche giornaliere, ne consegue che solo l’attività ordinaria dedicata agli appassionati ed ai loro club determina una ricaduta economica sul territorio di almeno 15/20 milioni di euro annui. Se poi ci saranno eventi internazionali, le presenze possono raggiungere quota 60mila. I sindacati si lamentano che questi non sono posti di lavoro “seri”, ma i circuiti di Imola e Monza ormai collaudati nella loro attività dimostrano come sia sempre necessario personale qualificato che lavori con continuità. Penso che queste cifre dovrebbero far riflettere e indurre la politica a trovare accordi solidi per migliorare la situazione attuale. D - Ciò che molti rilevano nella vicenda “motodromo” è una forte compenetrazione dei suoi interessi economici accusandola di voler speculare, come risponde a tali insinuazioni? R - Tutti i miei investimenti sul territorio hanno sempre avuto un unico obiettivo: lo sviluppo e il benessere collettivo, nella convinzione che un territorio ricco e progredito sia un terreno fertile in cui continuare ad investire. Non vedo perchè la realizzazione di un’opera che creerebbe lavoro e reddito sia in contrasto con i miei interessi di imprenditore attento alle esigenze del territorio. D - Avrebbe mai creduto di creare così tante polemiche? R - Non avrei mai creduto ci sarebbe stato tutto questo contrasto a livello politico. Quando abbiamo iniziato la procedura non c’era ancora la provincia di Fermo e da parte dell’allora presidente Massimo Rossi non c’era tanta ostilità alla realizzazione di quest’impianto. Ma ora con la provincia di Fermo la situazione invece è un pò cambiata, visto un sostanziale cambiamento negli equilibri politici ai vertici della Provincia. Alle critiche che mi vengono rivolte riguardanti per lo più questioni di carattere ambientale legate alla vicinanza con il parco fluviale e l’impatto di tipo acustico del motodromo rispondo che la realizzazione dell’impianto non intaccherà come già ampiamente dimostrato l’ecosistema circostante rappresentando anzi la soluzione riqualificante al degrado in cui verte attualmente il parco stesso. Scendendo nel merito posso solo dire che l’isolamento acustico è garantito dal crinale della collina adiacente e quello atmosferico dal rimboschimento della flora. MOTODROMO SÌ, MOTODROMO NO, UNA SCELTA CHE DIVIDE IL TERRITORIO E NON SOLO Tra i favorevoli alla realizzazione dell’impianto, anche il fans club ufficiale di Valentino Rossi Se un merito si può dare a Sergio Ramadori senza dubbio è quello di aver offerto alla Provincia di Fermo una proposta che appassiona la popolazione di tutto il territorio. Favorevoli e contrari al motodromo a San Marco per mesi si sono confrontati in maniera dura, convinta, anche spettacolare, con manifestazioni e raccolte firme, ma sempre nell’alveo della civiltà e del rispetto delle ragioni dell’altro. “Un motodromo a Fermo sarebbe una bella opportunità non solo per la città e il territorio limitrofo, ma per tutte le Marche - dice Flavio Fratesi, del Fan club ufficiale di Valentino Rossi - Sarebbe fondamentale per lo sviluppo della Regione anche da un punto di vista promozionale oltre che turistico. Un’opportunità, dunque, da non lasciarsi sfuggire.” Oltre 6mila firme sono state raccolte a favore della costruzione dell’impianto e consegnate al Presidente Fabrizio Cesetti alla vigilia del Consiglio Provinciale dello scorso 23 novembre. Tra queste, oltre 4mila provengono dal mondo della rete internet, in particolare dal social network Facebook dove tre giovani appassionati motociclisti fermani hanno dato vita ad un gruppo “Favorevoli al motodromo a San Marco alle Paludi” che ha riscosso notevole successo. Vincenzo e Diego Zappalà e Lorenzo Mancini lo hanno proposto quasi per gioco, ma ben presto si sono resi conto di essere andati oltre ogni loro aspettativa. “Dopo una settimana abbiamo avuto più di mille adesioni – spiega Vincenzo Zappalà – non ci aspettavamo una cosa simile anche perché noi lo abbiamo fatto quasi per gioco, per vedere quanti amici avrebbero aderito. Invece il passaparola è stato velocissimo, è stata una sorpresa. Noi non abbiamo alcun fine politico, siamo appassionati di moto e ci aspettavamo che il Consiglio Provinciale non si lasciasse sfuggire un’occasione così importante per il Fermano. Città come Misano o Imola non sono famose per le loro bellezze, ma per i loro circuiti, che richiamano attenzioni e appassionati da tutto il mondo. Perché Fermo non può godere degli stessi benefici?”. Al momento del voto in Consiglio gli iscritti al gruppo erano 4.036 (ora 4113), che sono state trasferite su materiale cartaceo, a queste si sono aggiunte altre 1887 firme, raccolte dai ragazzi in diverse occasioni pubbliche. “Quando c’è stato il motoraduno abbiamo raccolto circa 440 firme: purtroppo il tempo è stato inclemente, ma molti sono venuti in Un motodromo a Fermo sarebbe una bella opportunità non solo per la città e il territorio limitrofo, ma per tutte le Marche 74 il Motodromo 75 il Motodromo Il pluricampione del mondo Valentino Rossi ... il pericolo è quello di una industrializzazione selvaggia alla quale nessuno poi riuscirà a resistere... moto, hanno messo la firma e poi se ne sono andati via. Questo per dire quanto la gente tenga alla realizzazione di questo impianto. Ora tutto è rimandato al prossimo Ptc: il mio timore è che Fermo, come già in altre occasioni in passato, abbia perso un gran bel treno”. Tra i favorevoli si annoverano poi anche personaggi locali di spicco, come Don Vinicio Albanesi della Comunità di Capodarco, che ha dato l’appoggio alla costruzione come prevenzione di un territorio che altrimenti potrà subire, nei prossimi anni, una speculazione pesante ed incontrollata. “La Valle di San Marco sarà soggetta a stravolgimenti a motivo della viabilità che raccorderà il litorale con l’entroterra. Un territorio che, fino ad ora è rimasto quasi intatto, ma che è a gravissimo rischio futuro perché, se l’economia riprenderà, il pericolo è quello di una industrializzazione selvaggia alla quale nessuno poi riuscirà a resistere. Tanto vale progettare con saggezza e prudenza. Innanzitutto è un progetto essenziale che può essere gestito con intelligenza, nel rispetto dell’ambiente; l’ultima progettazione infatti ha ridotto tutta la superficie edificatoria non indispensabile al circuito; si situa al di là del crinale che guarda verso la zona archeologica di San Marco; crea occupazione nella crisi incombente della calzatura. Conosco bene le obiezioni al progetto: pensare però che si possa mantenere una specie di “giardino del re” in una sola zona, è francamente non sostenibile. L’occasione di un progetto adeguato e rispettoso delle esigenze degli abitanti va, a mio parere, utilizzato per il bene comune”. A circa 1300 ammontano invece le cifre cartacee raccolte dai sostenitori del no, in particolare da associazioni ambientaliste e comitati. “Il motodromo oggi sarebbe una falsificazione del nostro territorio e del nostro paesaggio” dice Elvezio Serena, presidente della sezione fermana di Italia Nostra che insieme a Lipu, Legambiente, Archeoclub, WWF, Citasfe, FAI, River Keeper, R&V Territorio, Movimento Decrescita Felice, CAI, Chi Mangia la foglia si è impegnata nella raccolta di firme contro la realizzazione del motodromo. “Quella del motodromo è una proposta anacronistica. Un impianto di quella portata crea inquinamento e caos che creeranno problemi al territorio, soprattutto nella zona di S. Marco, dove già si registra una forte concentrazione di cemento e asfalto. E’ una struttura che non risolve i problemi dell’occupazione e del turismo. Il turismo non si fa con il motodromo, ma lo si fa quotidianamente, con cordialità, ospitalità prezzi vantaggiosi paesaggio. La nostra zona oggi non ha questa vocazione motoristica. Capisco che ci sia interesse verso i motori, ma dobbiamo guardare ad un’economia diversa, ad uno sviluppo del nostro territorio che punti alla valorizzazione delle zone interne. Oggi si fa tutto lungo la costa: centri commerciali, multisale, ora anche il motodromo. Invece dobbiamo cercare di portare gente, razionalmente, nelle zone interne che hanno bisogno con una promozione capillare del nostro territorio. Nella zona ci sono anche due siti di valenza culturale: la medievale torre Matteucci e l’abbazia di San Marco, senza contare la grossa contraddizione della vicinanza di un motodromo a due parchi fluviali. Due gioiellini che offrono riparo al turista come al fermano dai rumori, posti dove stare tranquilli, sereni, lontani dal caos. Nel parco la gente va per stare tranquilla, l’inquinamento acustico può essere attutito, ma non eliminato. Il turista apprezza le nostre zone per ciò che offriamo a livello culturale e paesaggistico, per il relax. Chi è appassionato di corse non ha tendenza a frequentare altre zone, perché impegnati in pista: difficilmente frequenterà parchi fluviali, e difficilmente porterà benefici al centro storico”. D - Quali potrebbero essere le alternative? R - Occupazione e turismo si fanno capillarmente: c’è bisogno di fare tanto, soprattutto nella mentalità delle persone e non sarà certo il motodromo a risolvere problemi economici del territorio. Fermo sta lanciando il polo del lusso: quella è una buona idea. C’è bisogno di impianti di risalita, di attrezzarsi e organizzarsi per migliorare l’accesso al centro storico. Ma soprattutto bisogna fare sistema. Nel nostro piccolo noi di Italia Nostra abbiamo lanciato il circuito delle città sotterranee. Ci telefonano da ogni parte di Italia perché la rete si è sviluppata e ha permesso di farci conoscere. La nostra Provincia ha grandi risorse che sono il paesaggio, la cultura, la gastronomia, le tipicità, l’artigianato storico-artistico. Non abbiamo una ricetta, ma abbiamo idee da sviluppare e che i nostri amministratori devono capire per cercare di risollevare l’economia ed invogliare giovani verso certe attività. Dobbiamo metterci insieme e promuovere tutto il territorio, dalla costa alla montagna. C’è bisogno di progetti meno impegnativi e più modesti, che però possono essere realizzati, l’occupazione può essere creata. Ci sono già degli impianti motoristici a Fermo. Secondo me bisogna migliorare quelli esistenti. A Fermo c’è la struttura di Monterosato che ha ospitato il mondiale e che ha dato buoni risultati. Va valorizzato quell’impianto: motocross non è velocità, ovvio, però gli impianti già esistenti vanno fatti funzionare secondo maggiori potenzialità. Aggiungere un altro impianto è dannoso. Inoltre la visibilità per il territorio è relativa: se si riesce a fare una corsa all’anno non n’è poi molta. Questa si fa con il dialogo e l’accoglienza. Valorizziamo il territorio attraverso le sue caratteristiche. A dare manforte ai sostenitori del “no” al motodromo c’è anche il Comitato per la Bellezza, un’associazione costituita dall’“intellighenzia” del mondo verde e naturalista. Sotto all’appello intitolato “Risparmiamo il motodromo al paesaggio di Fermo” si leggono infatti firme illustri, come il presidente Vittorio Emiliani, il professor Alberto Asor Rosa, il fondatore del WWF Italia Fulco Pratesi, il professor Danilo Mainardi etologo della trasmissione di Rai1 Superquark e la presentatrice televisiva Licia Colò. Inoltre Giulia Maria Mozzoni Crespi (fondatrice del FAI) e Desideria Pasolini Dall’Onda (fondatrice di Italia Nostra); i presidenti di tutte le principali associazioni ambientaliste italiane; urbanisti e architetti famosi come Berdini, De Lucia, Salzano, Cervellati, Nicolini, Turroni, Pera; storici dell’arte tra cui Stefano Papetti; Tullio Pericoli, Mario Dondero nonché varie personalità del territorio. “120 ettari rischiano di venire ‘consumati’, asfaltati e cementificati, per creare 40 ipotetici posti di lavoro (30.000 metri quadrati a testa) – si legge nell’appello – in una regione che in termini di impianti dedicati al motociclismo risulta già piuttosto fornita, senza contare la relativa vicinanza con quelli di Montorio al Vomano, nel Teramano, di Magione nel Perugino e di Misano Adriatico, fra Riccione e Cattolica, nel Riminese, per non parlare poi del Mugello e Vallelunga abitualmente frequentati dai centauri marchigiani. Facciamo pertanto appello alla sensibilità e all’intelligenza politica di quanti alla Regione Marche, in Provincia e in Comune sono politicamente preposti alla pianificazione urbanistica e paesaggistica e alla promozione turistica affinché questo nuovo grave scempio venga risparmiato al paesaggio fermano e marchigiano la cui particolare bellezza è ormai nota a livello internazionale. Uno straordinario valore “in sé” che va tutelato e quindi attentamente preservato”.