Saranno famosi (2)

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Saranno famosi (2)
Fuori programma: Saranno famosi (2)
Nel numero 5 di Notariando, del novembre scorso, il ‘Fuori programma’ è stato dedicato ai
Notai cui capitò di essere genitori o nonni di artisti famosi, da Leonardo a Masaccio e
Giorgione, e poi Velasquez e Goya, fino a Dalì, in una bizzarra storia di maestri della pittura
che si snoda sul filo del legame col sigillo del babbo o del nonno.
La pittura tuttavia non è l’unico ambito nel quale si siano distinti i rampolli di Notai più o
meno antichi.
A sfatare il luogo comune che insinua che sia e sia sempre stato particolarmente vero per i
Notai che i figli finiscano per svolgere la professione del padre, ci imbattiamo in smentite
clamorose del tutto illustri, ma, almeno nell’ambito della letteratura, anche in una
conferma.
Perché Jacopone da Todi, figlio del Notaio Iacobello della nobile famiglia tuderte dei
Benedetti, fu, è vero, soprattutto il maggior rappresentante della poesia religiosa umbra e
per questo il suo nome è scritto nella storia della letteratura italiana del Duecento, ma fu
anche lui stesso Notaio prima di abbandonare la professione e vestire infine il saio come
frate laico nell’Ordine dei Minori francescani.
Jacopone nacque intorno al 1230 e del Notaio Iacobello suo padre sembra non restino
tracce oltre al nome.
Più numerose le notizie che riguardano il Notaio Pietro, detto Petracco, di Ser Parenzo.
Discendente da famiglia di lunga tradizione nel notariato del 13° secolo, è Notaio fiorentino
originario dell’Incisa in Valdarno. Notaio della Signoria di Firenze intorno all’anno 1300,
Guelfo di parte bianca, per il prevalere della parte nera riparò ad Arezzo, dove nacquero i
suoi due figli, e più tardi a Pisa ed infine ad Avignone, dove Clemente V nel 1309 aveva
trasferito la sede papale. Fu nella vicina Montpellier che il Notaio stabilì la famiglia ed
impostò l’educazione dei figli: retorica, grammatica e dialettica, i classici latini e i Padri
della Chiesa, quindi gli studi di diritto, che volle che poi approfondissero a Bologna.
Nessuno dei figli del Notaio seguì però le orme del padre: Gherardo, il minore, finì per
diventare monaco a Montrieux, mentre il maggiore, Francesco Petrarca, abbandonò gli
studi di giurisprudenza definitivamente alla morte del padre nel 1326, per dedicarsi alla
letteratura e alla poesia. L’anno seguente, ad Avignone, avrebbe incontrato Laura.
Quasi tutte le biografie di Agnolo Ambrogini lo narrano figlio di Notaio. Più conosciuto come
Angelo Poliziano, nome che derivò da quello latinizzato (Mons Politianus) della cittadina
natale Montepulciano, era il primogenito di Messer Benedetto di Nanni degli
Ambrogini quasi concordemente dalle fonti indicato espressamente come Notaio e solo
talvolta più genericamente quale “doctor legum”.
Benedetto, come il cugino Ser Domenico, proveniva da una famiglia di piccoli mercanti: il
padre Nanni e lo zio Silvestro gestivano attività di ‘merceria e pizzicheria’ potendo contare
su qualche capitale in terre e bestiame, l’altro zio, Matteo, era beccaio (macellaio).
Nel 1452 Benedetto sposò Antonia di Antonio di Salimbene e Agnolo fu il primo di cinque
figli.
Come il Notaio Petracco anche Messer Benedetto non arrivò a compiacersi dell’eccellenza
del maggiore dei suoi figli: il Notaio venne infatti ucciso nel 1464 alla Porta delle Farine da
un nemico che aveva contribuito tempo prima a far condannare, sullo scorcio delle lotte tra
Firenze e Siena per il possesso di Montepulciano. Così non seppe mai che Angelo, accolto
giovanissimo nel cenacolo di Lorenzo il Magnifico, divenne filologo, umanista e soprattutto
raro poeta.
Sembra curioso che Angelo si sia trovato ad essere oltre che figlio anche figliastro di Notaio:
la madre Antonia infatti si risposò con Ser Michele di Giovanni, Notaio delle Gabelle del
comune di San Gimignano.
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Due secoli più tardi, nell’Inghilterra puritana del 17° secolo, fu proprio sui testi classici, su
Petrarca e Poliziano tra gli altri, che si concentrò la formazione di un altro insigne letterato e
poeta figlio di Notaio. John Milton visse dal 1632 al 1638 con il padre, suo omonimo, prima
a Hammersmith, sobborgo di Londra, poi a Horton nella Contea di Buckingham.
Del Notaio, più esattamente “scrivener”, sappiamo che fu anche compositore di musica e
fiduciario del Teatro Blackfriars, quartiere d’inverno della King's Men, la compagnia di attori
legata a Shakespeare. Influenzò considerevolmente l’educazione del figlio trasmettendogli
la coscienza del suo valore.
Difficile dire se John Milton senior osasse sperare per il figlio la fama generata da “Paradise
lost” ma di certo il Notaio potè contare sulla gratitudine che il figlio poeta consegnò ai versi
in latino di “Ad Patrem”, scritti durante il suo viaggio in Italia.
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