Appunti - Istituto Comprensivo di Venasca e Costigliole Saluzzo

Transcript

Appunti - Istituto Comprensivo di Venasca e Costigliole Saluzzo
APPUNTI CONVEGNO ERICKSON
“DIDATTICA E VALUTAZIONE PER COMPETENZE”
TRENTO 15-16 APRILE 2016
Trasformazione della didattica e della valutazione.
Giancarlo CERINI - Dirigente Ufficio Scolastico Regionale Emilia-Romagna
Perché dobbiamo (o vogliamo) certificare le competenze?
Certificare le competenze
Le competenze vanno capite, promosse, osservate e poi certificate.
Certificare le competenze significa effettuare una VALUTAZIONE FORMATIVA.
Occorre costruire una cultura della valutazione.
La valutazione serve per conoscere, per accompagnare, per costruire un dialogo, per
apprezzare, per migliorare, per dare un feedback positivo, per aiutare a ripercorrere un
tragitto, NON per giudicare e classificare. Essa è una MOSSA RIFLESSIVA, non un atto di
potere. Punta sul positivo, sui punti di forza, sull’incoraggiamento. Il docente deve “tifare”
per i suoi alunni, non esserne il giudice. Il docente non può cavarsela con una prova, ci
vogliono diversi punti di osservazione.
Il compito della scuola è quello di UMANIZZARE. Non basta isolare i risultati, pensare solo
ai voti, alla media degli stessi ed all’Invalsi, ma bisogna recuperare la DIMENSIONE
NARRATIVA della valutazione che aiuta a promuovere le competenze che formano le
persone. Lo sguardo si posa sulla persona. Interessano i risultati a distanza. Un alunno è
competente se è consapevole delle sue capacità; pertanto è anche fondamentale
l’AUTOVALUTAZIONE.
Occorre parlare alle famiglie di questo ATTO EDUCATIVO.
Le Indicazioni del 2012 sono un curricolo per competenze.
Lucio GUASTI - Docente Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
La premessa delle Indicazioni nazionali del 2012
La competenza
La competenza è un sistema di filosofia empirica. Occorre fare esperienza. Il docente,
pertanto, deve METTERSI IN GIOCO, capire lui per poi far capire ai propri allievi.
La competenza cambia in base all’ordine scolastico ed è legata al lavoro.
La COMPETENZA E’ AZIONE (sapere/saper fare/fare). Il punto di riferimento è la realtà,
cioè si parte dalle competenze chiave: esse non sono la fine di un percorso, ma l’inizio.
Esempio: oggetto primario è il comunicare, non sono la grammatica e la sintassi.
Gli alunni devono lavorare su PROBLEMI REALI. Problema non come testo, ma come studio
dei dati. La riflessione sui dati e l’analisi della relazione tra gli stessi porta al loro sviluppo,
all’ESTENSIONE DEL PROBLEMA, cioè gli alunni riescono a risolverlo portandolo in
situazione analoga con dati diversi: concetto di trasferibilità.
Quando un alunno è capace di trasferire le conoscenze ad una situazione analoga, possiamo
dire che è competente. Il metodo della competenza è prescrittivo: ci deve essere PROBLEM
SOLVING affinché ci sia competenza.
Luciano RONDANINI - Già dirigente tecnico ed amministrativo del MIUR
La didattica per competenze e... le conoscenze?
Costruire le competenze
Conoscenze - abilità - competenze
Apprendimento: formale, non formale, informale.
A scuola impari ciò che non impari altrove. Le conoscenze sono fondamentali, non per la
quantità, ma perché attivano PROCESSI COGNITIVI, CULTURALI, AFFETTIVI … I contenuti
vanno elaborati per capire se stessi, il mondo, gli altri, cioè per farli diventare competenza.
1) CONOSCENZE = sapere: prodotto dell’attività teorica;
2) ABILITA’ = saper fare: frutto della razionalità tecnica, cioè fare le cose in modo
sensato;
3) COMPETENZE = voler fare: il saper fare tutta la vita. Sono le attitudini: le risorse
personali, le motivazioni, l’interesse, la fiducia, la capacità di resistere …
Es. Italiano:
1) conosco le regole per scrivere un testo
2) scrivo un testo
3) scrivo per … (motivazione)
La conoscenza vera per un alunno è quella che si innesta su ciò che lui sa già e che ha un
legame con la realtà. Il curricolo deve andare nel reale, nel sociale, oltre le mura scolastiche.
La METODOLOGIA deve essere quella della RICERCA e della COMPRENSIONE.
Occorre dare la parola agli allievi, non fornire risposte predate.
Il compito autentico è saper agire, poter agire, voler agire.
Anna LA PROVA - Centro studi Forepsy, Roma
Valutare gli apprendimenti e le competenze
METACOGNIZIONE
La valutazione tradizionale è fine a se stessa, serve per la verifica, è un approccio
sommativo. Spesso non valorizza il sapere che serve nella realtà. Il voto pone termine al
processo di apprendimento. Apparentemente viene deciso solo dall’insegnante.
Invece la VALUTAZIONE dovrebbe essere un MOMENTO INTRINSECO AL
PROCESSO DI INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO, un feedback, una riflessione per
sapere dove sono, perché sbaglio, cosa devo fare per raggiungere lo standard. Deve essere
formativa, deve insegnarmi ad AUTOVALUTARMI.
La conoscenza é semantica, dichiarativa, procedurale.
L’ abilità consiste nel saper mettere in pratica ciò che conosco a livello procedurale.
La competenza è la scelta consapevole di conoscenze ed abilità apprese, in un contesto
dato, è il SAPER FARE IN AMBIENTI NUOVI, non si limita a trasferire da un contesto
all’altro ciò che so, ma significa aver la CONSAPEVOLEZZA e l’AUTONOMIA di scegliere
le conoscenze e le abilità che so per metterle in atto in quel momento.
La metacognizione è fondamentale nell’acquisizione della competenza.
Occorre usarla prima, durante e alla fine del compito.
Il filo rosso della didattica dev’essere la meta cognizione.
I voti se li devono mettere gli allievi: il maestro dà loro il compito, dice di controllare dove
hanno sbagliato, poi, in base alla griglia, chiede loro di valutarsi.
L’insegnante dà un altro compito sugli errori fatti affinché gli alunni capiscano dove hanno
sbagliato, studino nuovamente la regola per capire come funziona il lavoro, così lo faranno
esatto.
Giuseppina GENTILI - Insegnante e coordinatrice gruppi IMAS - Intelligenze multiple a
scuola
Didattica laboratoriale in pratica
La didattica laboratoriale
Perché lavorare per competenze? Per la legge? No, per una motivazione pedagogica: per
attivare i ragazzi e contribuire a formare studenti competenti a livello permanente.
A livello progettuale, ogni anno, occorre DECLINARE I TRAGUARDI IN COMPETENZE
DISCIPLINARI PER ORIENTARE IL NOSTRO AGIRE ED ARRIVARE ALLE COMPETENZE
EUROPEE.
La DIDATTICA non può consistere solo nella lezione frontale, ma dev’essere
anche e soprattutto LABORATORIALE.
Il lavoro ludico è propedeutico allo sviluppo delle competenze.
Non si tratta di buttare ciò che abbiamo fatto finora, ma rifletterci su e modificarlo.
Cambiano il ruolo dell’alunno, del gruppo e del docente. Lo studente dev’essere
partecipe del suo apprendimento. Il gruppo è importante per l’APPRENDIMENTO
COLLABORATIVO. Occorre lavorare con il COOPERATIVE LEARNING.
E’ importante anche il ruolo del contesto: clima sereno, molteplici esperienze per molteplici
intelligenze.
Il DOCENTE non è più il detentore del sapere, ma diventa il TUTOR.
Le competenze disciplinari devono essere le stesse nei tre ordini di scuola, a
variare è il modo di svilupparle.
Nel curricolo si inseriscono le competenze da sviluppare.
La valutazione è iniziale, in itinere e finale. Quest’ultima dà al docente la possibilità di
riorganizzare il percorso.
Occorre PROGETTARE A RITROSO:traguardi, obiettivi,esperienze da proporre che
vadano a stimolare conoscenze ed abilità.
Per programmare partiamo dalle competenze e usiamo le discipline come strumenti.
FORMAT per un’unità di apprendimento laboratoriale:
- Titolo
-
Motivazione della proposta
Competenze disciplinari
Obiettivi o conoscenze ed abilità
Competenze chiave europee
Compito di prestazione e realtà
Organizzazione della classe
Organizzazione degli spazi
Risorse esterne
Tempi di applicazione
Le competenze vanno valutate avvalendosi di una RUBRICA VALUTATIVA, un
diario di bordo, delle SCHEDE STANDARDIZZATE per le osservazioni sistematiche e per
le autovalutazioni.
Eva PIGLIAPOCO e Ivan SCIAPECONI - Docenti scuola primaria Cittadella di Modena
La valutazione delle competenze attraverso i compiti di realtà
-
La valutazione delle competenze attraverso i compiti di realtà
Le competenze sono date dalle conoscenze e dalle abilità, ma non ne sono la somma.
Per sviluppare le competenze è importante la qualità dell’insegnamento che dipende dalla
motivazione che l’insegnate ha ad insegnare.
La valutazione non deve essere fatta di “maniche strette o larghe”, ma di riflessioni, di
autobiografie, di pensiero narrativo.
Occorre valutare gli apprendimenti + il comportamento + le competenze
La valutazione è:
epistemologica (apprendimento durante l’anno)
diagnostica (classe/strategie/risorse)
progettuale (ambiente/percorso)
formativa (proattiva/promozionale)
sommativa (conoscenze/abilità)
complessiva (finale)
Il comportamento è:
sociale(relazioni con se stesso, con gli altri/ controllo emozioni/lavoro di gruppo)
di lavoro (attenzione/impegno/senso critico)
La personalizzazione va tenuta presente anche durante le verifiche.
Esse possono essere:
- facilitate (graduare, scomporre le difficoltà senza eliminarle)
- semplificate (ridurre o eliminare le difficoltà).
Per i BES o i DSA occorre anche adattare il tempo, fare degli esempi, enunciare la
consegna con dei disegni, fare un promemoria delle regole …
Gli alunni devono autovalutarsi, prima, durante e dopo la prova perché l’autovalutazione è
competenza. Devono capire che il voto che si danno è riferito al loro lavoro, non a se stessi.
Esistono diversi parametri della valutazione:
parametro IPSATIVO (si valuta solo il percorso fatto dal singolo alunno;
“
“
NOMOTETICO (si confronta il risultato dell’allievo con quello della classe)
DINAMICO (si confronta il risultato dell’allievo con quello fatto da altri o da un
altro partiti dallo stesso punto)
“ CRITERIALE (si confronta il percorso dell’alunno con un modello prefissato, esempio
Invalsi)
“
CRITERIALE RELATIVO (idem c.s. ma il modello viene fissato dal docente all’inizio
dell’anno).
Non esiste una valutazione oggettiva!!! Possiamo solo cercare di sbagliare il meno possibile.
Il parametro migliore è l’ultimo, integrandolo, a volte, con il primo.
Alcuni rischi nella valutazione:
- riconfermare il pregiudizio sull’alunno
- l’effetto alone
- l’effetto della distribuzione forzata dei risultati.
Il COMPITO DI REALTA’ o COMPITO AUTENTICO consiste nel RISOLVERE UNA
SITUAZIONE NUOVA.
Il compito di realtà può essere valutato in modo individuale o collettivo, invece le conoscenze
e le abilità vanno valutate per ogni singolo alunno.
Caratteristiche del compito di realtà:
- complessità (compito non facile)
- novità (compito inedito)
- luogo e tempo (anche lontano o passato)
- destinatario e scopo (compito reale)
- disciplinare o interdisciplinare
- individuale o collettivo
- conoscenze acquisite o da acquisire
- intermedio o finale ad un percorso.
Per svolgere un compito di realtà i bambini non devono avere tutte le conoscenze, se le
cercano, altrimenti non emergono i percorsi diversificati, i ragionamenti personali, l’uso
dell’inferenza.
Per progettare un compito autentico è necessario aver chiaro cosa si vuole dai ragazzi, quale
deve essere la parte creativa. Il compito dovrebbe avere più possibilità di soluzione. Il
compito autentico non deve essere un susseguirsi di problemi, ma va lasciato più
libero possibile. Dev’essere risolto usando la creatività, partendo da una situazione reale.
Un problema simile a quelli già fatti, non è un compito di realtà. Deve avere componenti
nuove affinché si manifesti la competenza che è il “sapere agito”.
I compiti di realtà vanno fatti in ogni ordine scolastico.
Nella fase del lavoro gli alunni vanno osservati in modo sistematico per capire il loro grado
di maturazione, tenendo conto del loro punto di partenza.
Quando valutiamo il prodotto rimaniamo nella parte visibile dell’iceberg, ma con le
osservazioni sistematiche cogliamo anche gli aspetti sommersi: interesse, entusiasmo,
volontà, noia, rifiuto, cooperazione …
Le osservazioni sistematiche, però, non bastano ancora, perché manca l’autovalutazione,
cioè l’autobiografia cognitiva.
Format proposto da Eva Pigliapoco e Ivan Sciapeconi per progettare il compito
di realtà e la valutazione
Compito di realtà
Istruzioni per l’uso
TITOLO E SPIEGAZIONE:
Il testo è rivolto ai bambini, quindi va formulato con enunciati chiari ed esaustivi.
Vanno dichiarate le modalità di lavoro e i risultati attesi.
La situazione problema deve essere esplicitata e funga starter.
COMPITO/PRODOTTO:
qual è il risultato atteso.
TEMPI:
stabilire i tempi per il compito finale, se necessario anche delle tappe intermedie.
MODALITA’:
individuale, di gruppo, collettivo
STRUMENTI E MATERIALI:
elencare gli strumenti e i materiali che si possono utilizzare.
COMPETENZE ATTESE:
dalle Indicazioni e dalla programmazione (una o due)
DISCIPLINE COINVOLTE:
sottolineare l’interdisciplinarietà, quando possibile
VALUTAZIONE:
esplicitare i criteri che si utilizzeranno per valutare il lavoro e che definiscono i livelli.
LIVELLO INIZIALE:
LIVELLO BASE:
LIVELLO INTERMEDIO:
LIVELLO AVANZATO:
OSSERVAZIONI SISTEMATICHE:
esplicitare quali aspetti del lavoro l’insegnante osserverà in modo intenzionale.
AUTOVALUTAZIONE:
esplicitare in che modo avverrà l’autobiografia cognitiva
Franca Da Re - Dirigente tecnico MIUR, USR Veneto
Competenze compensative e inclusione: percorsi di didattica quotidiana
Dalle competenze chiave al curricolo e alla didattica per competenze
Tutta l’istruzione deve servire al bambino per stare nel mondo.
Il COME stare nel mondo (il SAPER ESSERE) è competenza.
Le competenze chiave derivano dalle discipline, nelle discipline troviamo le competenze
culturali di base che sono trasversali.
Le competenze o sono trasversali o non sono competenze!
I traguardi descrivono le competenze, le sgranano, descrivono i comportamenti degli
alunni competenti.
Il profilo dell’alunno si ritrova nelle 12 competenze.
N.B. La media dei voti non può essere trasferita nei livelli!!!
La competenza è la combinazione, non la somma, di conoscenze, abilità,
atteggiamenti in un contesto.
Le competenze chiave servono perché senza di esse non c’è inserimento nel sociale, nel
mondo. Sono un serbatoio di resilienza. L’averle o il non averle fa la differenza. Servono per
l’apprendimento permanente.
Le 8 competenze chiave sono otto facce di uno stesso prisma, ci dev’essere
interdisciplinarietà, una serve all’altra.
Le competenze culturali, proprie di ogni disciplina, servono per agire e riflettere.
Le tecniche vanno date perché così le conoscenze danno la base per i futuri apprendimenti.
Se l’alunno non assimila i contenuti, questi non diventano competenze.
Le
competenze
sono
soprattutto
descritte
come
AUTONOMIA
e
RESPONSABILITA’.
La competenza è “il SAPERE AGITO”, quindi si può vedere solo in atto.
Le competenze chiave sono meta competenze.
Le 8 competenze chiave si intricano nelle 4 nei problemi.
Nel primo ciclo le abilità non ci sono, ci sono gli obiettivi.
Le abilità sono di chi impara, gli obiettivi di chi insegna.
Occorre guardare a cos’ha imparato a fare, non a quello che non sa fare l’alunno.
La rubrica descrive ciò che l’alunno sa fare, partendo dal considerare com’era
all’inizio ed è sempre positiva.
Dario Eugenio Nicoli
Progettare per competenze significa PROGETTARE A RITROSO.
La verticalità di un curricolo consiste nel chiedere alla scuola successiva cosa serve.
Gli alunni hanno bisogno di cinque minuti di celebrità, quindi il ciclo dell’apprendimento deve
finire con un apprezzamento pubblico: i genitori devono sapere ciò che fanno i figli, il
territorio deve sapere.
L’essere umano sa non solo quando sa ripetere ciò che ha imparato, ma quando lo sa usare
in contesti nuovi.
Insegnare significa mettere all’opera i ragazzi. L’agire è un dono per gli altri.
Non s’impara solo a scuola, ma dalla vita, quindi bisogna spingerli a guidare da soli la propria
canoa.
La media aritmetica si usa per le scimmie, quella ponderata per le persone.
Se un allievo migliora ne tengo conto.
Caterina SCAPIN - Pedagogista, formatrice e insegnante di scuola primaria
Competenze compensative e inclusione: percorsi di didattica quotidiana
Le competenze e i BES
L’uso di strumenti compensativi e dispensativi devono essere visti come
competenze finali.
I BES devono seguire il curricolo della classe, anche se le strategie devono essere
semplificate. Lo strumento compensativo dev’essere un vantaggio, non una difficoltà.
Per promuovere lo sviluppo della loro zona di potenziamento mentale occorre:
- usare la ricerca-azione
- usare le mappe prodotte da loro
- avvalersi dei mediatori visivi
- evitare di giocare a ribasso
- lavorare sulle intelligenze multiple
- promuovere l’autostima e l’autocontrollo
- affiancare ad essi dei compagni
- adattare gli obiettivi
- fornire supporti materiali
- …
Il compito significativo va fatto da loro per far emergere le loro capacità e non solo le loro
conoscenze.
Il PEI va redatto per competenze.
Le rubriche valutative porteranno alla certificazione delle competenze.
Il piano di lavoro dei BES dev’essere redatto per l’unità di apprendimento.
Le competenze dei BES vanno certificate guardando i miglioramenti del loro modo di stare,
di vivere le 12 competenze.
- Sunto redatto dall’ins.te Mirella DEBALINI -
P.S. Appena ricevute trasmetterò le slides del convegno