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mensile di informazione e annunci Distribuzione gratuita Gennaio 2007 • Anno 5 - N. 1 2 Gennaio 2007 WWW.ECOMARCHENEWS.COM IL NUOVO PORTALE DELLE MARCHE è anche meetup del bog di Grillo! [email protected] Gennaio 2007 OPINIONI LETTERE E COMMENTI L’Opinione/Racconti di oggi che sembrano di ieri La contorta psicologia di Saddam di ALESSANDRO CASAVOLA Le immagini che da qualche anno si stanno filmando sull’Afghanistan e sull’Iraq potrebbero sostituire le illustrazioni di un libro degli orrori e del fascino di un mondo lontano, che credevamo relegato nelle favole orientali…Durante il conflitto con i Talebani, a seguito dell’11 settembre 2001 ho visto dei soldati scalzi, barbuti, con copricapo a turbante come quelli che da bambino ammiravo sulle teste dei Re Magi…Ma a causa di quel conflitto quante nuove abitudini!…Barbe rasate o quasi, via quei copricapo e tra le donne, alcune ancora con il burka nero, due occhi misteriosi, ma anche più scioltamente vestite, impegnate in mansioni del nostro mondo…Qualche antenna televisiva sulle case, vecchi film a passo ridotto proiettati in sale improvvisate. Insomma una vita diversa…Ma l’antico ha resistito: per es. nei villaggi a comandare sono i capi-tribù e non sempre il governo centrale di Kabul…In Iraq, prima, tra le truppe di Saddam soldatesse fiere e belle, non solo disposte ai sacrifici maschili per regolamento ma per amore di lui…Poi soldati con cappucci neri determinati solo alla guerriglia di spara, esplodi e fuggi…Dopo un momento di silenzio e di vuoto nelle strade, Bagdad tornava a riempire i suoi viali bellissimi lungo l’Eufrate con grosse automobili. La vita che riprendeva si arrestava, però all’improvviso per gli assembramenti di una folla sporca, lacera urlante per altri morti, dopo che la guerra era finita…Provocati, questa volta, dalla guerriglia contro gli americani. La curiosità verso i liberatori, che faceva dire a delle giovani ragazze della buona borghesia (la scena l’abbiamo vista in Tv) raccolte in un caffè “che bello sarebbe aprire le finestre al mattino e vedere nel giardino degli aitanti maschi americani…”era finita! Ci si muove ormai contro di loro per il sospetto che si è interessato, in passato, all’Iraq non lo ha mai fatto disinteressatamente…Ed è vero! Ci si è cominciati anche a muovere fazione contro fazione…Gli Sciiti che avevano patito a causa di Saddam hanno attaccato i Sunniti. Si sono uccisi per le strade, nei mercati, nelle rispettive ERRATA CORRIGE: Nello scorso numero de l’Eco a pag. 6 nell’art. dal titolo “Evviva la stampa libera” leggi Gello Giorgi invece di Giorgio Giorni. Nella rubrica “Il Ciambotto” a pag. 21, l’autore Niki Morganti, prende le distanze da quello che è stato scritto dalla redazione come premessa dello spazio di approfondimento sul Pioppo Nero. Moschee. Ma chi sono costoro? Si stenta a capirlo…Grosso modo potremmo dire che i Sunniti completano gli insegnamenti del Corano con le opinioni che Maometto espresse nella sua vita (=Sunna) e con le interpretazioni costruite per analogia…Gli altri, gli Sciiti, sono un po’ più conservatori, ammettono oltre che il Corano solo quanto si andò dicendo nelle due generazioni successive alla morte del profeta…Si sente nell’Islam l’assenza di una Scuola Coranica centrale che metta ordine e proponga, con metodo analogico o altro, criteri per moderni comportamenti, e faccia richiami alla coerenza…Ci siamo scandalizzati nel sentire che i residenti incappucciati, sgozzassero chi era stato rapito, nel nome di Allah, il misericordioso e il giusto…Il Corano vieta l’uccisione delle donne e i resistenti hanno ucciso giornaliste occidentali e volontarie impegnate nel soccorso al loro stesso paese…Il Corano comanda la sollecita sepoltura dei cadaveri e loro il nostro giornalista, pacifista Baldoni lo abbandonarono per più giorni nel deserto! Senza poi parlare del “martirio”che in antico si consumava nella guerra guerreggiata, ed ora anche nell’attacco improvviso da terra o su automezzo che a volte esplode con rapido comando, quando il “martirio” decide di procedere con cautela…Quello che più ha colpito noi occidentali sono state le folle inferocite esultare, ballare e fare scempio dei feriti a terra. Ci chiediamo se tra quel parapiglia in incognito fossero presenti ex-soldati o ex-soldatesse del passato regime, che Saddam voleva frequentassero le Università…Anche dinanzi a Saddam, le mani incatenate, il cappio al collo, in procinto di essere impiccato, i boia sciiti, incappucciati hanno imprecato, sputato, ballato oscenamente ed incivilmente…Le esecuzioni se dovranno ancora esserci dovrebbero restare severe, neutre per così dire…altrimenti diventano, come ebbe a dire Cesare Beccarla, atti barbarici dello Stato civile nei confronti di chi si sia lasciato prendere. Che contorta la psicologia di Saddam… quante impressioni contrastanti! Quando non si offriva alla folla in divisa, mani co- 3 mode, vesti borghesi sembrava un gentiluomo di campagna, il sorriso sul viso pacioccone…ma quando dirigeva il consiglio dei ministri, lui sembrava bloccare quei personaggi, militari che lo guardavano tutti insieme, seduti lungo un tavolo in una stretta sala di dubbio gusto, vista tante volte in televisione…Saddam era un conoscitore della storia millenaria del suo Paese, ma restaurando le mura dell’antica Babilonia volle che su qualche pietra si stampassero le sue iniziali…La sfrenatezza della sua libidine prendeva altre direzioni, nonostante avesse sposato tre mogli piacenti…Si chiuse alle implorazioni delle figlie che chiedevano misericordia per i loro mariti sorpresi a congiurare…E al momento dell’esecuzione della condanna capitale, sembra che abbia consegnato una lettera a loro in cui le esorta ad occuparsi dei figli, da lui resi orfani…Come comandante di un esercito equipaggiatissimo non ebbe fortuna nello scontro con l?iran chiudendo dopo otto anni e con un milione di morti una guerra iniziata nel 1980 che non risolse nessuna delle questioni di frontiera…Con i Curdi del nord preferirà, negli anni successivi, sistemi più sbrigativi, più distruttivi, senza impegnare forze sul campo…preferirà il gas! Personalmente temeva la morte, e per questo aveva escogitato in passato, quando era l’incontrastato rajs, sistemi di fuga, soggiornando nei ventiquattro palazzi presidenziali che aveva fatto costruire nella capitale…Ma l’ironia feroce della sorte ha voluto che fosse catturato dagli americani, su delazione di un suo “suddito” nel vano sotterraneo di una casa di campagna…Lui, spaurito, smagrito, sporco come un barbone…ma in procinto di avere la corda al collo, è riuscito a tirar fuori dignità, severità di sguardo…o qualcosa che così è sembrata…Si è proclamato un “martire”, uno che aveva dovuto soffrire, che si era offerto rischiando per il suo popolo, che moriva per il suo popolo…Da buon mussulmano dell’ultima ora, ha recitato la formula della consacrazione. Non una frase che accennasse ad uno stato d’animo inquieto, che nascondesse, tuttavia, un affidamento ad un Allah giusto, ma anche pietoso…Un dubbio sulla giustezza di tutta la propria vita lo ebbe invece in punto di morte Cesare Augusto, un altro Principe assoluto, ma certamente non un crudele dittatore, quando con voce flebile, affaticata chiese alla moglie “Pensi che abbia recitato bene la mia parte, in questa commedia che si chiama…vita?” Il commento Welby e il Manfredi dantesco Le pronunce della Chiesa sulla sorte oltremondana degli uomini “Se ‘l Pastor di Cosenza, che a la caccia (…) avesse in Dio ben letta questa faccia(…)” (Purgatorio, canto III) di WALTER TOMASSONI mensile di informazione attualità e cultura Anno 5 - Gennaio 2007 - Numero 1 Direttore responsabile Letizia Stortini Redazione Via Copernico, 3 - Senigallia Tel. 071.7939689 - 333.2091555 - Fax 071.7939689 e-mail: [email protected] - www.ecomarchenews.com Editore InfoMarche sas Via Copernico, 3 - Senigallia - Tel. e Fax 071.7939689 e-mail: [email protected] Progetto grafico ed impaginazione puntoevirgola - Senigallia Stampa Rotopress International srl - Via Brecce - 60025 Loreto (An) l’Eco è stato registrato presso il Tribunale di Ancona in data 3 novembre 2003 con numero 22/03. Tutto ciò che la nostra testata sta realizzando e realizzerà sarà sempre grazie alla forza del ricordo del suo cofondatore, Patrizio Casagrande. Mentre Dante camminava a fianco dell’anima di Virgilio scalando il Colle del Purgatorio, Manfredi sorridendo svelò la sua identità, ben lontano Dante, dal supporre che l’anima di uno scomunicato in vita dalla Chiesa cristiana possa trovarsi in Purgatorio anziché all’Inferno. Manfredi fu figlio naturale di Federico e di Bianca Lancia, nipote di Costanza Imperatrice. Dopo che il suo corpo fu colpito in battaglia, il 26 febbraio 1266 presso il ponte di Benevento, fu sepolto sulle rive del fiume Colore, sul territorio dello Stato Pontificio di Napoli dove non poteva stare avendo avuto la scomunica, in vita, dalla Chiesa per i suoi peccati. Per ordine del Papa Clemente IV fu inviato il Vescovo di Cosenza (Bartolomeo Pignatelli) per fare riesumare le ossa di Manfredi, di notte a torce spente (come si usava fare per le anime scomunicate dalla Chiesa) e gettarle al di fuori del confine del Regno della Chiesa sulle rive del Fiume Liri (oggi Garignano) un tempo chiamato Verde, senza rispettare le righe del Vangelo che è sempre pieno di misericordia divina e pietà infinita. “Il mio cadavere poteva essere lasciato in pace nella prima sepoltura poiché alla mia morte mi ero rivolto, versando lacrime di pentimento, alla bontà infinita del Signore Iddio che è sempre pieno di misericordia e raccoglie tutti quanti [email protected] si rivolgono a Lui”. Tuttavia per la Chiesa chi muore scomunicato, anche se si è pentito in punto di morte, deve rimanere al di fuori della montagna del Purgatorio 30 volte il tempo che ha peccato, senza aver chiesto in vita un umiliante perdono alle autorità ecclesiastiche cristiane. Solo le preghiere dei vivi ora possono accorciare il tempo per la via della salvezza. Il Pastore di Cosenza ha negato le pagine del Vangelo e della Bibbia; Dio si trova nominato migliaia di volte, è al centro di ogni avvenimento, è alla radice di ogni concezione. Questo Dio, chiamato con un nome particolare: Jahvè (Colui che è) non è un’astrazione della filosofia ma un essere personale che agisce nella storia, è il Dio di Israele che invisibilmente marcia alla testa delle tribù confederate, ne scompiglia i nemici, ma è anche il Dio che si interessa del fanciullo Ismaele che muore di sete. Le autorità ecclesiastiche romane, oggi, hanno negato, alla famiglia di Piergiorgio Welby una funzione religiosa contrapposta ad una reazione politica. Nel III Millennio sarebbe stato più logico adoperare la bontà infinita “cha ha sì gran braccio” e raccoglie tutto quanto si rivolge a Lei, per non farsi ripetere dalla folla credente e da illustri teologi che, in fatto di religione, siamo ancora quelli “della pietra e della fionda”. AT T U A L I T À 4 Gennaio 2007 a cura del dott. RANIERO MANCINI, Medico di medicina generale Nuovo anno: come ritrovare Meningiti infantili: il benessere psicofisico Medicina e Salute vaccinarsi o no? Quella delle meningi è un’infiammazione seria, anche se difficile è stimare la gravità della malattia al momento del suo esordio. E’ bene distinguere tra meningite virale o batterica. Le forme virali, le più frequenti, guariscono spontaneamente nel giro di una decina di giorni senza lasciar danni al sistema nervoso. Più complessa la situazione delle meningiti batteriche che, pur essendo meno frequenti di quelle virali, possono essere mortali in una certa percentuale di casi o lasciar danni neurologici permanenti.Tutto questo nonostante lo sviluppo di terapie antibiotiche di grande efficacia e la disponibilità di vaccini a spettro sempre più ampio. Sono circa una dozzina i batteri capaci di scatenare l’infiammazione delle meningi ma i più importanti sono tre: Haemophilus Influenzae, Meningococco e Pneumococco. Anche se mancano studi precisi sull’incidenza reale di queste tre forme, stime del 2002 indicano che nella fascia d’età da 0 a 4 anni, il Meningococco sia responsabile del 40% di tutte le meningiti batteriche, Pneumococco del 30%, Haemophilus Influenzae 5%, altri batteri 10%. Nel restante 15% dei casi non si è potuto isolare alcun batterio e la causa rimane sconosciuta. La bassa incidenza di meningite da Hemophilus è collegata al fatto che la vaccinazione, sicura ed efficace, è già stata introdotta da qualche anno assieme ai 4 vaccini obbligatori dell’infanzia (difterite, tetano, pertosse, epatite B) nella vaccinazione cosiddetta “esavalente”. Poca informazione è stata fatta sui vaccini utili a proteggere da Pneumococco e Meningococco. Gran parte di quello che sappiamo su questi due vaccini deriva da fonti istituzionali (ministero della salute, assessorati regionali) o da campagne pubblicitarie sponsorizzate da case farmaceutiche. L’attendibilità di questo tipo di comunicazione è alta anche se permangono alcune lacune. Come quella di enfatizzare eccessivamente i benefici e minimizzare effetti indesiderati e costi economici (legati al prezzo dei vaccini e all’organizzazione della campagna vaccinale) al fine di massimizzare i profitti (aziende farmaceutiche) o la diffusione della vaccinazione (fonti istituzionali). Il risultato è quello di una grande confusione sia per le famiglie che tra gli addetti ai lavori. Un esempio? Quello del vaccino antipneumococcico, che in farmacia costa tra 70 e 80 euro. In alcune regioni (come il Veneto) viene somministrato gratuitamente e con offerta attiva a tutti i nuovi nati, anche fuori delle categorie a rischio, in altre è a totale carico delle famiglie che decidono di sottoporre i bimbi a vaccinazione, in altre ancora (come prevede il piano nazionale vaccini) vengono vaccinati gratuitamente solamente i bimbi ad alto rischio di setticemia e meningite a cause delle ridotte difese immunitarie. Malattie sessualmente trasmesse…..che stress! a cura di LAURA PEDRINELLI CARRARA e DANIELA MAGNINI Le ansie, lo stress, gli squilibri, che ogni giorno dobbiamo affrontare, possono influire in modo negativo sulla nostra salute, distogliendo energia e vitalità da quello che vogliamo realizzare. E’ importante che corpo e mente collaborino in sintonia ed armonia per eliminare tutte quelle tensioni che possono rivelarsi veri e propri ostacoli. Per ciascuno di noi è esperienza comune quella di identificare le emozioni provate in base a sensazioni fisiche; così ci capiterà di sentire il cuore in gola o lo stomaco chiuso quando aspettiamo con ansia e un po’ di timore il verificarsi di un evento atteso, oppure ci sembrerà di essere paralizzati dalla paura di fronte ad un evento spaventoso. Il corpo è lo sfondo di tutti gli eventi psichici e, quindi è importante considerare il rapporto mente-soma come un legame unico che implica una profonda ripercussione del benessere fisico sugli stati d’animo e viceversa. Per raggiungere e/o mantenere un buon equilibrio è basilare il nostro approccio di fronte agli eventi o avversità. In questo nuovo anno, allo scopo di superare vecchi atteggiamenti, proviamo a pensare piccoli propositi che possono darci lo stimo- lo o anche solo il desiderio di cambiare qualcosa. Ad esempio è importante capire come siamo nelle diverse aree della nostra vita (il lavoro, gli affetti, il tempo libero) e in quale settore vorremmo operare un cambiamento. Per cambiare bisogna sognare; sognare qualcosa di nuovo, qualcosa di più, di meglio. Questo è il primo passo per il mutamento: immaginare quello che vogliamo davvero. Se siamo infelici, insoddisfatti, non aspettiamo che siano gli altri a cambiare, anzi cerchiamo dentro di noi le risorse per mutare la situazione.. Proviamo ad assumere un atteggiamento positivo,visto che questo influenza la salute. Avere uno spirito reattivo e combattivo ed essere ottimisti anche di fronte ad una malattia aiuta di più che essere depressi e passivi, anche perché si mettono in atto dei comportamenti preventivi e curativi più adeguati e tempestivi. Ricordiamoci che spesso gli eventi negativi ci prendono emotivamente in modo maggiore rispetto a quelli positivi, facendo sì che valutiamo il più delle volte la realtà basandoci su ciò che ci crea disagio e sottovalutando ciò che ci comporta felicità. Quando si sta con se stessi senza alcun giudizio, arriva la calma. Il nostro cervello si mette nella condizione ideale per secernere le sostanze del benessere e dell’autoguarigione, che leniscono lo stress e portano serenità. Robert Louis Stevenson, poeta e scrittore scozzese dice: “Le cose migliori sono le più vicine: il respiro che sale lungo le narici, la luce nei tuoi occhi, i fiori al tatto, i compiti affidati alle tue mani. Non cercare di afferrare le stelle, ma svolgi con semplicità i compiti assegnati dalla vita, nella certezza che gli incarichi di ogni giorno e il pane quotidiano sono le cose più dolci della vita”. Acquisire nuove abitudini di vita, tuttavia non è mai un’evoluzione semplice; difatti necessitano una buona conoscenza di sé e nuove modalità di utilizzo delle proprie risorse psicofisiche. Per ulteriori informazioni la d.ssa Daniela Magnini (psicologa-psicoterapeuta ) e/o la d.ssa Laura Pedrinelli Carrara (psicologa e specializzanda in psicodramma analitico) si rendono disponibili ed offrono l’opportunità di un primo colloquio a titolo gratuito. con la collaborazione della dott.sa PETRONELA NITA I giorni scorsi partecipavo ad un bellissimo matrimonio in chiesa…. gigli bianchi, profumati, sposi belli e innamorati… le promesse di fedeltà: “nel bene e nel male…”, parole importanti, di grande significato non solamente religioso ma anche per la salute della famiglia e dei figli che nasceranno. La parola fedeltà mi ha riportato alla mente alcuni casi di pazienti incontrati come specialista in malattie sessualmente trasmesse (venereologia). Alcuni di loro non avevano patologie, ma volevano solamente accertarsi d’essere sani per poter iniziare una convivenza e per capire come fare per mantenersi tali nel tempo. Le patologie sessualmente trasmesse sono tante… alcune silenti, difficilmente diagnosticabili e curabili. Possiamo parlare della Clamidia trachomatis per renderci conto che l’unica soluzione sicura che ci rimane per preservare nel tempo la nostra salute e la possibilità di concepimento è la fedeltà. Nell’adulto lo spettro clinico delle infezioni da Clamidia trachomatis a trasmissione sessuale ha un andamento parallelo a quello delle infezioni gonococciche causando uretrite, proctite, congiuntivite in entrambi i sessi, epididimite nell’uomo, cervi- cite mucopurulente, salpingite, bartolinite, proctite nelle donne fino ad arrivare alla periepatite (sdr. Fitz-Hugh-Curtis). Inoltre ambedue le infezioni possono causare complicanze sistemiche, come, ad esempio l’artrite. L’infezione da Clamidia può rimanere nel tempo asintomatica perciò possiamo trovarci davanti ad un’artrite, una congiuntivite, una periepatite senza renderci conto della reale causa. L’estensione sistemica può causare anche lesioni muco-cutanee oltre alla congiuntivite, artrite e uretrite o cervicite come nella sindrome di Reiter. Queste infezioni possono causare la malattia infiammatoria pelvica, la stenosi tubarica, una gravidanza ectopica, la sterilità nella donna. Nella stessa maniera si può arrivare anche alla sterilità nell’uomo. Allora, che cosa si può fare? Prima di tutto esami batteriologici specifici di ricerca della clamidia, del gonococco, ecc. anche nelle persone senza sintomatologia e poi… tanta fedeltà. Dopo questa mia riflessione ritornando al matrimonio al quale stavo assistendo ho pensato ancora una volta alla “coincidenza” tra i consigli prematrimoniali del sacerdote e quelli del medico. LA LETTERA Attenzione ciclisti! Avete sentito l’ultima? “30 Km nel comprensorio cittadino!Un ciclista medio che ha un po’di fretta rischia di essere multato per eccesso d velocità! Siamo abituati alle iniziative proposte da Ceresoni, il “verde” con i suoi abbattimenti incontrollati in varie zone della città. I moncherini ai giardini Catalani sono stati lì per mesi senza alcun riposizionamento di alberi che sostituissero quelli abbattuti. Non ci illudiamo troppo neanche per il piano antismog…le uniche cose fatte oltre al mega-tabellone luminoso in stazione sono i parcheggi a pagamento…E in progetto c’è un parcheggio sotterraneo sotto Piazza del Duomo, ma sappiamo tutti che il fiume è a 2 passi e i problemi con l’acqua sarebbero molto costosi da gestire…per non parlare delle probabilissime rovine romane che ad ogni scavo saltano fuori puntualmente (vedi “Teatro La Fenice”) nel centro storico. Vogliamo ancora pagare superconsulenze e magari anni di cantieri aperti ma bloccati dai beni culturali! Per quanto riguarda i 30 Km/h …Vi rendete conto di quanto inquini un’auto costretta ad andare in 2^ (marcia) a circa 2500 giri di motore, quando entro i 50 Km/h, in 3^ a 1500 giri si consuma, e inquina molto meno! Sicuramente ci sono zone e vie che richiedono una prudenza maggiore…ma si possono segnalare ed evidenziare con la segnaletica. Il nostro assessore avrà una percentuale sui carburanti o deve passare sui giornali, nel bene o nel male, almeno una volta al mese tanto per far vedere che c’è!? Pensi invece a vigilare meglio sulla cementificazione selvaggia, sul poco curato verde pubblico e non parlo di ciclamini nelle aiuole che ci costano cari (tra comprarli ogni anno e mandare ad annaffiarli da 2 operatori…)ma di interventi più sostanziali e significativamente migliorativi! Ma andiamo a 30 all’ora anche in questo! Daniele Bellucci, Senigallia [email protected] Gennaio 2007 AT T U A L I T À 5 Seppur privo della mano destra sapeva pilotare magistralmente Carloni, primo “corridore” sammichelese di GIUSEPPE PIERANGELI Umberto Carloni (“Bertin”) figlio di Giuseppe e Wilelma Agostinelli, già garzone di Ermanno Agostinelli nell’officina meccanica operante in località “Cirenaica” fin dall’età di dieci anni, ebbe sempre viva la passione per la meccanica ed in particolare per le motociclette. Nel 1920, a 17 anni, iniziò a riparare cicli e motocicli nella soffitta dell’abitazione paterna, al centro del nascente paese. Più tardi si occupò anche della riparazione di macchine agricole, impiantando una considerevole officina meccanica. Ci piace riproporre una pagina della rivista “Motociclismo” del 1926, che così lo ricorda: “Un elogio meritato: l’audace biciclomorista che nella fotografia si vede mentre fila a tutto gas, è il ventenne Umberto Carloni da Mondavio il quale, pur essendo privo della mano destra, non solo sa pilotare magistralmente le grosse motociclette, ma ebbe anche il fegato di cimentarsi tempo fa in una gara per biciclette a motore riuscendo con la sua “Augusta” a classificarsi secondo: questo giovane pieno di sana passione e di bella audacia merita di essere elogiato vivamente per quanto fa nella sua regione, in prò della causa motociclistica” Da sx: Spinaci Bruno; Marcantognini Quinto; Valenti Severino (macellaio); Marcantognini Arduino; Pierfederici Tito (sortito); Bacchiocchi Gaetano; Biagetti Rino (“il moro”); Carloni Dante (fratello di “Bertin”); Barbadoro Giuseppe; Spinaci Mirko; Umberto Carloni (“Bertin” sulla moto); Ridarelli Filippo (“Pippon”); Pierfederici Torquato (podestà); Imo Alberici Paolini (di Orciano). Quella chiesa di San Michele al Fiume… Nelle carte di Fonte Avellana, in una donazione del 1110 si trova una prima indicazione della nostra Chiesa: “Anseremo, figlio del fu Beraldo dona all’eremo di Santa Croce di Fonte Avellana, in persona di Raniero priore, metà della chiesa di Santa Maria, sita nel Comitato di Senigallia, nel fondo Arcione…”. Nei confini abbiamo, il Cesano al primo lato; al secondo la via che dal Cesano sale fino a Monteroni e arriva alla dorsale collinare; al terzo la via per questa dorsale o serra e al quarto, la via che da Campolongo immette al Cesano fino a San- t’Angelo. Questa strada (rintracciabile in I.G.M. “Corinaldo”) esiste ancora oggi ed è quella che da casa Benni (quota 428) scende fino al Cesano e attraversatolo in prossimità di casa Catalani giunge nell’abitato sammichelese. Anticamente, costeggiando il Rio di San Michele, saliva fino alla Pieve di Santa Maria di Orciano e proseguiva oltre, fino al Metauro. Nella sunnominata Chartula donationis non viene espressamente richiamata la chiesa, ma è evidente il riferimento al luogo sacro dedicato a Sant’Angelo o San Michele Arcangelo. Una precisa testimonianza si ritrova nella Bolla di Adriano IV del 1156, con: I possessi nella chiesa di San Michele; e in quella di Alessandro III del 1178: La cappella di San Michele; appartenente al Monastero di San Paterniano, appartenenti a Mondavio) viene ricordata la chiesa di San Michele “(doc. 686, San Michele). Una precisa datazione dello stanziamento longobardo e la conseguente erezione della chiesa dedicata all’Arcangelo guerriero è praticamente impossibile. Potremmo idealmente riagganciarci all’anno 727, con Liutprando che conquista la Pentacoli; abbiamo già visto quanto sia stata consistente la presenza bizantina nella zona. E’ possibile che in ricordo della vittoria riportata i longobardi abbiano innalzato un tempio al loro protettore per eccellenza: San Michele Arcangelo. [email protected] Ritroviamo notizie nella nostra chiesa nella visita fatta dal Vescovo di Fano Mons. Tommaso Lapi, il 27 ottobre 1610, alle chiese del territorio di Mondavio: San Michele al Fiume Cesano, beneficio semplice goduto da Don Federico Falcucci di Gubbio, rettore dell’omonima chiesa dentro il castello di Mondavio. Nei secoli 17, 18 e 19 vi venivano celebrate le sacre funzioni ad esclusivo beneficio dei coloni vicini e delle ville o casini di villeggiatura dei nobili mondaviesi. Così fino al 20 gennaio 1922, giorno della morte del pontefice Benedetto XV, quando Don Giovanni Uguccioni, che la domenica veniva a dire messa nelle chiese di Santa Maria della Quercia e di San Michele, lasciò la cura delle anime al primo parroco sammichelese Don Attilio Betti. Nel 1928 vennero iniziate le fondamenta dell’attuale chiesa della “Regina della Pace”. Nel 1930 venne posta la prima pietra della nuova costruzione. Un intervento della Santa Sede, in seguito al terremoto, permise la realizzazione dell’opera. Il 13 giugno 1933 avvenne l’inaugurazione della nuova chiesa nata su fondamenta diverse dall’originaria cappella di San Michele Arcangelo, che venne contemporaneamente demolita. “Resistette” il campanile, ormai pericolante, fino al 22 gennaio 1937, quando Don Domenico Marini, succeduto a Don Attilio Betti, lo fece demolire. Giuseppe Pierangeli 6 Iniziamo qui una nuova rubrica che ci porterà a colloquiare con le maggiori imprese del territorio. Attraverso brevi interviste rilasciate dagli imprenditori cercheremo di capire in che direzione si stanno muovendo le imprese, quali sono le loro aspettative per il futuro. Proveremo a capire in maniera molto semplice che rapporto hanno le nostre aziende con le nuove tecnologie, con i nuovi processi aziendali con le nuove linee guida dettate dalle leve del marketing. Soprattutto alla fine dell’intervista vorremmo capire cosa c’è all’orizzonte, cosi ci aspetta, quali saranno i veri vantaggi competitivi da sfruttare nei diversi mercati. Proveremo a dare qualche risposta, ringraziando in anticipo tutti coloro che daranno la proprio disponibilità a collaborare e sostenere questo progetto. Il protagonista di questa nostra prima intervista è il Sig. Davide Micci, Direttore Generale di Novedil s.r.l. La rivendita edile con sede legale a Casine di Ostra sta diventando una realtà molto importante nel nostro territorio, una azienda dinamica, giovane, fatta di giovani, che sta attraversando una buona fase di espansione. Questo grazie anche ad una oculata gestione delle risorse aziendali ma soprattutto grazie ad una mission aziendale impartita dal suo titolare “instaurare legami duraturi con i clienti”. Ci spieghi meglio questo obiettivo Micci, sappiamo bene che al giorno d’oggi differenziarsi è molto difficile, il consumatore è molto più attento, molto più informato, più esigente. Fidelizzare il cliente è diventato molto difficile, come pensa Novedil di riuscire a istaurare “legami duraturi” con la propria clientela? Nel nostro settore fidelizzare il cliente è un obiettivo troppo importante, che merita di essere condiviso da tutta l’azienda e soprattutto deve essere perseguito anche attraverso i nuovi strumenti che l’informatica e la comunicazione ci mettono a disposizione. Si sente sempre più spesso dire che bisogna mettere il cliente al centro di tutto, che bisogna soddisfare i suoi bisogni, ma realmente riusciamo a farlo? Noi ci stiamo dando questo obiettivo, riuscire a creare un flusso informativo interno all’azienda che possa aiutarci a comprendere meglio i nostri clienti e le loro esigenze. Quali attività chiave un’azienda come la vostra deve offrire alla propria clientela? Secondo noi un aspetto fondamentale per qualsiasi settore e in particolar modo per il mondo dell’edilizia è quello che riguarda la formazione. Da anni Novedil sta sostenendo iniziative che mirano continuamente a informare e formare i nostri clienti, i nostri collaboratori ma anche i nostri dipendenti. Le innovazioni tecnologiche, i nuovi processi aziendali, devono poter essere compresi da tutti gli ele- AT T U A L I T À menti della catena del valore, sia a monte che a valle della rivendita edile. Noi come Novedil stiamo proponendo ormai da qualche mese una serie di incontri, indirizzati ai nostri clienti e collaboratori, che mirano ad approfondire alcune tematiche fondamentali per il settore edile. Lo sfruttamento delle energie alternative, la possibilità di costruire con la bioedilizia, le nuove tecniche di applicazione del colore, sono solo alcuni temi che sono stati trattati e che verranno trattati all’interno di questo progetto che noi chiamiamo Accademia Novedil. Non ho ancora sentito parlare di qualità…… Attenti bene la qualità merita un discorso a parte, perché se oggi non si lavora e non si offre alla clientela uno standard di qualità elevato penso che non si possa andare tanto lontano. La nostra azienda ha già iniziato il cammino per essere certificata internazionalmente con la normativa ISO 9001, e penso che questo sia un traguardo di grande importanza strategica. Molto probabilmente diventeremo la prima rivendita edile delle Marche ad essere certificata qualitativamente con l’ISO 9001. Questo significa soprattutto che la Novedil lavora rispettando le regole, attraverso standard processuali strutturati e controllati. Spesso si sente dire che il cliente è sensibile solo al prezzo, non penso che sia del tutto vero, secondo noi il cliente vuole sentirsi parte integrante di un progetto, vuole che l’offerta che gli viene presentata sia personalizzata alle sue esigenze ma soprattutto vuole che i suoi bisogni vengano soddisfatti attraverso prodotti e soluzioni mirate. Voi come Novedil siete associati ad uno dei più grandi gruppi a livello Nazionale nella distribuzione edile, che vantaggi traete da questa unione? Sicuramente la Made a livello nazionale svolge un ruolo di leader di mercato e questo non può che portarci dei vantaggi a noi, che insieme ad altre rivendite sparse per l’Italia, abbiamo creduto a questo progetto. Made significa Marketing Avanzato per la Distribuzione Edile, questo dovrebbe far subito capire in che modo cerchiamo di operare. Uno dei nostri obiettivi a livello nazionale è quello di portare ed adattare le leve classiche del marketing ad un settore dove il grado di standardizzazione e realmente elevato e dove differenziarsi dalla concorrenza diventa un obiettivo imprescindibile. Micci cosa c’è all’orizzonte? All’’orizzonte ci sono tante opportunità da poter e dover cogliere. Nel nostro settore e ovviamente penso anche negli altri, non bisogna mai fermarsi, bisogna credere nelle nuove tecnologie, penso che ad esempio il mondo legato alla bioedilizia sia assolutamente un progetto da sostenere, un’opportunità da sfruttare anche se i costi di gestione attualmente sono molto elevati e il mercato è un mercato molto piccolo, di nicchia. Da parte nostra, abbiamo investito molto e continueremo a farlo, perchè crediamo fermamente che si possa creare una casa nuova, più leggera, pensata e costruita con materiali salubri, che la fanno respirare come se fosse viva. Una casa ecologica che integri il verde e la natura nelle località urbane e residenziali, disegnando un nuovo concetto di “edilizia verde” nel pieno rispetto dell’ambiente, con una minore spesa per chi ci abiterà. [email protected] Gennaio 2007 Speciale Moda a cura di ELISABETTA M. GALLI Lussuoso, sensuale, minimal, destrutturato o imbottito il reggiseno è l’indumento intimo più usato dalle donne d’ogni età. Se fino a qualche decennio fa questa “arma” di seduzione rimaneva nascosta, oggi le nuove tendenze lo hanno reso un elemento da esibire o lasciare intravedere sotto camicie e ampie scollature. I primi reggiseni in rayon risalgono al 1889, il push up invece al 1969, detto anche “magico” perché con la sua imbottitura valorizza qualsiasi décolleté femminile. E pensare che le nostre antenate dovevano accontentarsi di indossare rigidi e stretti corpetti vere e proprie “armature”. Con l’avvento della microfibra, tessuto molto utilizzato per la realizzazione della lingerie, è possibile ottenere un prodotto senza bordi né cuciture, ma che unisce tre concetti fondamentali: bellezza, praticità, comodità. “Meno tanga e più culottes”, questo è lo slogan della moda intimo di quest’anno, biancheria semplice e molto confortevoli da indossare, senza però rinunciare a quel velo di sensualità. Spazio alle culottes elasticizzate a vita bassa, colorate in nuovi materiali. Ma la novità di questa stagione l’ha inventata Grigioperla e si chiama Underwear Revolution, uno slip da uomo in cui la tramatura evidente e le costine sfalsate quasi in rilievo sottolineano i colori oro e argento. Per chi vuole qualcosa d’ambizioso e unico, Yamamay ha ideato un reggiseno gioiello, realizzato con un fitto intreccio di pietre nere e cristalli argento, che formano una specie di ragnatela per un décolleté trasgressivo. E dopo questo “escursus”, se non siete in vena di serate particolari forse è arrivata l’ora di indossare qualcosa di caldo e morbido per una notte senza pretese… Gennaio 2007 SPECIALE TURISMO RURALE 7 Dura protesta degli agricoltori Aiuti comunitari insufficienti per medie e piccole aziende. Affollata manifestazione ad Ancona Nuovi fermenti di protesta dal mondo agricolo verso la Giunta Regionale Spacca, dopo le manifestazioni della Coldiretti sui gravi ritardi nei pagamenti di alcuni investimenti agricoli: è la volta delle aziende medio-piccole e degli operatori biologici contro la gestione politica del settore e l’indirizzo molto selettivo e penalizzante, del nuovo Piano di Sviluppo Rurale PSR 2007/2013, in corso di elaborazione e di ormai prossimo invio a Bruxelles. Il grave malessere deriva anche dalla difficile crisi di transizione dell’agricoltura marchigiana, che da recenti dati Istat fotografa una situazione allarmante: è sparita una azienda su due, riduzione del valore lordo vendibile del 10%,vistoso calo delle superficie coltivate e degli addetti con fenomeni di abbandono, crollo della zootecnica e delle colture foraggere con flessione della cerealicoltura, PIL agricolo a -5%, aziende esposte a crescenti indebitamenti bancari,ecc.Lo stato di mobilitazione della categoria,indetto dalla Associazioni Biologiche AMAB e Terra Sana nonché dal COPRAMATUR di Senigallia, è culminato in una riuscita Manifestazione Pubblica presso il Palazzo della Regione nella mattinata del 15 gennaio,con la folta partecipazione di numerosi agricoltori provenienti da tutte le parti della regione. Il Coordinamento Reg. per lo Sviluppo della Multifunzionalità e Turismo Rurale- COPRAMATUR in un comunicato, riferisce che i motivi della protesta vanno ricercati in sintesi “ nella cattiva gestione dei Fondi comunitari del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2000/2006 con pesanti trascinamento di impegni non assolti nel PSR 2007/2013,peraltro viziato da alcuni errori di impostazione non condivisi da gran parte delle Organizzazioni Professionali Agricole (OO.PP.AA.) e dalle Associazioni di coltivatori per discutibili scelte nonché per l’assenza di una strategia di medio periodo, la cui Bozza peraltro sottoposta ad un primo esame ai funzionari della CEE pare ne sia stata consigliata la modifica in alcune parti. Gli agricoltori denunciano la burocratica e deficiente gestione ammistrativa dell’Ente,che ha comportato gravose incombenze aggiuntive ripetute, con gravi ritardi nei pagamenti e conseguente esposizione bancaria, utilizzo parziale dei fondi comunitari (in ordine del90%, superiore solo alle Regioni Molise e della Sicilia) e la mancanza di garanzie sui benefici per l’anno in corso e relative incertezze sulle scelte colturali. Nel settore dell’agricoltura biologica, si registra l’incongruenza più incomprensibile –prosegue il comunicato- nel momento in cui la CEE approva e finanzia il Piano Regionale della Zootecnia compreso il rilancio di quella Bio, il Documento esclude dagli aiuti alcuni importanti colture (foraggere,industriali, leguminose,ecc.) con valenza ambientale e di rotazione colturale, oltre a normative burocratiche troppo rigide,che potrebbero arretrare il valore strategico raggiunto dal settore con una crescita negli ultimi anni di oltre il 26%, in controtendenza rispetto altre Regioni. Il rischio concreto è il ritorno alle tecniche tradizionali basate su concimazioni chimiche spinte di numerose aziende e conseguente riavvelenamento di altro territorio agricolo e delle peraltro inaridite falde acquifere, dopo che i cittadini delle Marche hanno rifiutato gli OGM e manifestano sempre più interesse alla qualità locale,anche certificata, dei prodotti agro-alimentari. Il COPRAMATUR informa inoltre di aver inviato alla Regione delle Marche, un pacchetto articolato di proposte modificative della Bozza PSR, al fine di correggere criteri generali di forte selettività basati sugli aspetti dimensionali delle aziende e sulle zonizzazioni in aree rurali su parametri anche statistici peraltro di dubbia comparatività,che potrebbero favorire rispettivamente le grandi aziende a scapito della maggioranza delle medio-piccole(oltre l’85%) orientate verso la qualità, nonché le zone interne(che hanno beneficiato di ingenti risorse anche da altri Fondi comunitari) nei confronti delle altre aree, che presentano analoghi fenomeni di debolezza e di bisogni, diffusi in tutto il territorio. Il Documento PSR-prosegue il comunicato- non tiene conto della frammentazione produttiva delle superfici aziendali(media SAU 7,6 in linea con quella nazionale, ma con oltre il 54% di aziende sui 3 ha) oltre alla senilità degli operatori ( 48% oltre 65 anni), per cui puntare sugli aiuti alle macro-aziende(appena il 10%) ed alla meccanizzazione e tecnologia chimica spinta, nel tentativo improbabile di vincere sul fronte quantitativo le sfide internazionali, potrebbe rivelarsi dispersivo di risorse. Il COPRAMATUR rivendica maggiore attenzione al tessuto portante delle medio-piccole aziende,che vanno aiutate a riconventirsi, al riparo della concorrenza, puntando su produzioni diversificate ed innovative anche no-food(colture agro-energetiche,bio-plastica,ecc.) attraverso la multifunzionalità e pluriattività aziendale (agriturismi anche biologici, artigianato rurale, fattorie didattiche,ecc.) oltre che sulle produzioni di tipicità legate al territorio,sulle nicchie di eccellenza,sul biologico,ecc. Vengono ritenute inoltre insufficienti le risorse previste per l’ importante ruolo di manutentori e custodi dell’ambiente e del paesaggio agrario. Il COPRAMATUR-conclude il comunicato-rivolge un appello alle forze politiche ed alla Regione Marche per trovare risorse aggiuntive anche interne all’insufficiente Fondo PSR 2007/2013,come peraltro fatto da altre Regioni, anche per far fronte al grave fuori-bilancio di onerosi impegni non soddisfatti nel precedente PSR, al fine di evitare “una guerra tra poveri” e cogliere forse l’ultima occasione per uscire dalla grave crisi e nell’invitare ad una maggiore unità dei Sindacati Agricoli a cui aderisce per una urgente modifica dellaBozza PSR,preannuncia il ricorso ad ogni azione ordinaria e straordinaria anche in sede internazionale a tutela dei diritti e legittime aspettative della categoria”. Riammissione di Senigallia agli aiuti: nuove opportunità rilancio turismo rurale Nei giorni precedenti la Manifestazione i dirigenti del COPRAMATUR Alberto Bruschi (nella foto) e Fausto Maroni, hanno avuto incontri con i Capigruppo di alcuni partiti, i Responsabili delle competenti Commissioni Consiliari, lo stesso Presidente del Consiglio Regione Marche Bucciarelli nonché Assessore Provinciale all’Agricoltura Carla Virili, ai quali è stata rappresentata la preoccupazione per l’ipotesi di esclusione dagli aiuti per le attività relative al III° Asse(Diversificazione aziendale: aumento ricettività e/o ristorazione per nuovi agriturismi fattorie didattiche, colture di bio-masse per filiere agro-energetiche,ecc.) nei comprensori rurali della fascia costiera compreso Senigallia. E’stata illustrata la grave crisi del settore agro-alimentare(chiusura ex- SCAC, fallimento di alcune cooperative agricole di servizio e vitivinicole,ecc.) e di quello manifatturiero in generale con indici di disoccupazione doppi(8%) della media regionale,che sta investendo il territorio Senigalliese con riflessi anche sull’economia agricola,il cui preoccupato grido d’allarme è stato lanciato di recente dai Segretari Zonali CISL e CGIL sulla stampa locale. Per tale situazione di crisi comprensoriale vale la pena di tentare la richiesta per Senigallia, uscita anche dal regime di phashing out Ob.2, l’assegnazione dei benefici dell’Asse IV°(Approccio Leader) come 6° GAL- Gruppo Azione Locale , per forme di animazione economica miste privato-pubblico verso l’entroterra (progetti integrati multisettoriali), valorizzando l’esperienza ed il ruolo di guida come Capofila del STL Sistema Turistico Locale. Nell’incontro dei Coordinatori Regionali delle sigle partecipanti alla Manifestazione (AMAB, TERRA SANA, CO- P R A M AT U R , L I C A M ) nella stessa mattinata con la Giunta Regionale,guidata dal Presidente Spacca e dall’Assessore Agricoltura Petrini, sono state date assicurazioni riguardo alla ripresa dei pagamenti arretrati,sullo snellimento procedurale e sul potenziamento della struttura amministrativa. ALBERTO BRUSCHI, coordinatore Da un intervento specifi- Copramatur: “Continueremo a vigico di Bruschi, l’Assessore lare. Non escludiamo ulteriori azioni Petrini ha riferito che nel- di pressione”. la ristesura del nuovo PSR , da sottoporre all’esame di tutte le OO.PP.AA prevale l’orientamento all’ abolizione delle zonizzazioni e l’attenuazione di alcuni criteri di accesso agli aiuti, rendendo quindi finanziabili tutte le attività legate alla multifunzionalità (turismo ed artigianato rurale, servizi didattici e culturali, agroenergia,ecc.) in tutte le aree rurali anche della fascia mediobassa collinare litoranea. La riammissione di Senigallia può rappresentare una opportunità da non perdere per il miglioramento e l’ampliamento agrituristico (alcune dei quali obsoleti e poco attrattivi rispetto a quelli delle zone interne per politiche locali più restrittive ) recependo ad esempio nel nuovo Regolamento Edilizio Comunale in corso di preparazione ed in altri strumenti edilizi, le disposizioni più snelle e favorevoli in materia urbanistica ed igienico-sanitaria previste dalla legge regionale sull’agriturismo n°3/02 e dalla leggequadro nazionale(aumenti di volumetria, dotazione strutture leggere anche in legno per servizi dimensionati all’attività agricola,ecc.), anche come valorizzazione del rilevante patrimonio di vecchie case coloniche, parte delle quali in rovina. Il COPRAMATUR rivolge un appello al Comune di Senigallia a favorire per quanto di competenza questa forse ultima occa- [email protected] sione di fruizione di benefici comunitari,tenuto conto che minori ostacoli burocratici anche a livello comunale avrebbero consentito un maggior utilizzo dei testè cessati aiuti CEE dell’Obiettivo 2 e della collegata L.488/92, il cui Bilancio pur apprezzabile per le ristrutturazioni di alcuni Edifici Comunali, risulta deficitario per il settore produttivo privato in quanto ad esempio non è stato adeguatamente sfruttato per l’ammordenamento di gran parte dell’obsoleto apparato delle strutture ricettive. E’ appena il caso di citare i vantaggi di tali operazioni per Senigallia: offerta di un pacchetto turistico completo ed integrato anche di un turismo rurale rinnovato comprensivo dell’offerta di prodotti enogastronomici ed ambientali di qualità, nonché presenza di noti chef a livello internazionale da indirizzare anche verso le specialità e tipicità agro-alimentari locali ,ecc; inserimento di una moderna rete di agriturismi e fattorie didattiche nel circuito storico culturale “Terre del Duca” ed altre iniziative, in grado di attrarre un interessante target di clientela anche straniera e conseguente rivitalizzazione dell’agricoltura collinare senigalliese. Non vanno sottovalutate le potenzialità anche occupazionali provenienti dalle Fattorie Didattiche, purchè inserite in aziende bio-agrituristiche, per il ruolo educativo di conoscenza a favore delle scolaresche sulla qualità e sicurezza alimentare e come vetrina dei prodotti agrotipici delle aziende biologiche,purchè inserite in una precisa Convenzione con la Dirigenza Scolastica e con la normazione da parte della Regione Marche sulle esatte competenze anche nei confronti dei più organizzati e finanziati C.E.A. (Centri di Educazione e di Esperienza Ambientali), tenuto conto che le tecniche di coltivazione, la civiltà contadina ed il contesto eco-ambientale connesso, devono essere di competenza esclusiva delle Fattorie Didattiche. Riguardo alla possibilità di riammissione agli aiuti CEE del comprensorio rurale di Senigallia, ci sono buone possibilità di successo stante le assicurazioni ricevute nei numerosi incontri avuti dal Copramatur, tuttavia precisa il Dott.Alberto Bruschi,Coordinatore Regionale : “ Le ultime notizie ci inducono ad un moderato ottimismo, anche se permangono perplessità su alcune questioni(aumento dotazione fondi PSR,avvio della sburocratizzazione,ritardi emissione dei Bandi,ecc.) restiamo attenti anche presso il Tavolo tecnico Regionale nel seguire l’iter approvativo dell’importante Documento, che decide l’utilizzo forse degli ultimi aiuti comunitari,a fianco delle Associazioni agricole ufficiali ed autonome favorevoli, mantenendo attivo lo stato di mobilitazione verso la Regione Marche e nel tenerci a disposizione per fornire ulteriori informazioni ai coltivatori (Tel.347.3554059) non escludiamo, se necessario, il ricorso a nuove azioni concordate di pressione”. 8 SPECIALE PRECARI Un futuro da precari? Un’emergenza sociale oramai quella del precariato. Un’emergenza che riguarda tutti, come un’epidemia si espande, si contagia ed è realtà, triste, senza soluzione. Una faccenda alquanto seria che investe il mondo del lavoro su tutti i fronti, in tutti i campi. I precari sono ovunque, nelle cooperative, nei sindacati, nei call center, nelle agenzie interinali, tra i ricercatori, nelle Università, nei supermercati, nel Pubblico Impiego (Comune, Ospedali, Scuole…), figli dell’abuso, con in mano contratti a termine, a progetto come li chiamano ora, come dei lavoratori ad intermittenza, pagati a scatto. Qualcuno li chiama, gli esternalizzati che è un altro di quei termini parecchio in voga e che sembra proprio una malattia. E malati lo siamo, perché senza certezze, senza possibilità di progettare nulla del nostro futuro, senza aspettative, senza speranza. Ci hanno cucito - apposta per noi giovani - una molteplicità di contratti di lavoro insieme ad una moltitudine di termini, ma rimaniamo sempre precari, come se fossimo non lavoratori. Quando ci va bene (una parentesi doverosa per chi cade nel tranello dello stage pensando ad un raggiante futuro e ritrovandosi invece a sgobbare gratis per il datore di lavoro di turno che non ha mai pensato di assumerti. Lo stage termina…l’Azienda cambia stagista), dicevamo quando ci va bene e l’ Azienda per Gennaio 2007 La rassegnazione dei giovani cui lavoriamo ci assume con un contratto, molto spesso questo non attende nemmeno ai diritti minimi, alla minima retribuzione, alle regole dell’inquadramento professionale. Il precariato ha eroso i principi della Costituzione, il diritto ad una parità di retribuzione a parità di lavoro. Sono anni che ci dicono che per lavorare dobbiamo sviluppare la flessibilità, la capacità di adattarci alle varie situazioni lavorative, di saper gestire i cambiamenti, di passare a svolgere varie mansioni in poco tempo, era solo una scusa preparatoria per dirci: scordatevi il posto di lavoro a tempo indeterminato. Lavoratori atipici dobbiamo prendere atto che nella società in cui viviamo le nuove generazioni sono svantaggiate, si trovano di fronte a prospettive di lavoro deboli. Chi investe nello studio ha grosse probabilità di sentirsi rifiutato da qualunque datore di lavoro a causa della mancanza di esperienza. Allora ci si deve accontentare, cercando lavori, in assoluto contrasto con la nostra formazione scolastica. Ma non è più neanche questo, siamo in una fase peggiore, non più quella di doverci adattare ad un lavoro che non ci appartiene, come succedeva nel passato, perché bastava trovarlo il lavoro e se c’era, dava totali garanzie. Oggi si sta peggio e si sta male. E poi rompiamo anche il comodo clichè che certi lavori non li vogliamo fare (spesso sono le stesse Aziende che temono che una persona iperqualificata assunta per mansioni di basso profilo, qualora riceva successivamente un’offerta migliore, possa abbandonare il lavoro poco confacente alle sue qualità) e che se siamo precari o senza lavoro è perchè non abbiamo fatto nulla per sovvertire la situazione. Moltissimi di noi precari non sono mantenuti, non sono viziati e sanno sporcarsi le mani. Siamo preparati, disposti a fare di tutto per vivere, in molti ci manteniamo da soli, alla meno peggio. Si parla tra le fila dei politici di un maxiemendamento sulla stabilizzazione dei precari, ma ovviamente non ci si capisce granché, anzi l’idea di un precariato stabile mi sem- La precarietà, da malattia circoscritta a pochi giovani si diffonde su tutti. Pensiamo a chi ha figli, mogli a carico, a chi non ha più l’età per essere inserito in un’Azienda che possa investire su di lui. Ecco una storia, una delle tante: “Mi chiamo Canneto Roberto, nato a Senigallia il 30 settembre 1948, risiedo a Pesaro; sono attualmente disoccupato e sfortunatamente con non ancora né l'età anagrafica che quella contributiva per la Pensione! Ho inviato il mio curriculum vitae a ca. 1200 Aziende,compreso l’estero: Francia, Inghilterra, anche perché ho una buona conoscenza delle Lingue. Nessuno mi ha accettato, senza dubbio per la mia “veneranda” età, ormai da “rottamare” e senza alcuno scopo di investimento, ma, secondo il “mercato” italiano, oramai “inutile”, se non dannoso! La mia cultura, sia didattica che di lavoro ed esperienza, potrebbe essere anzi un utile aiuto per quelle aziende che investono, proprio per la cosiddetta “Legge Biagi” in singolarità, spesso, minime se non prive di qualsiasi cultura sia a livello didattico che di semplice applicazione mnemonica. Oggi si investe, se così possiam dire, solo se si paga poco, se e per quello che le persone, spesso e volentieri prive di ogni volontarietà, possono dare, senza vedere futuro e/o investimento personale che darà comunque in medio periodo, utili. E’ vero che “largo ai giovani”, ma pur vero è che loro, forse, anche se da biasimare a livello sociale e politico, possono contare, come spesso accade, e forse anche volontariamente, sulle loro famiglie; ma noi “vecchi?”, a chi ci rivolgiamo se rimaniamo a questa età privi di lavoro, per ogni e qualsivoglia causa? La verità è che oggi il “Sistema” vuole e diffonde con estrema facilità la “cultura della non cultura”,cioè a dire che, più ignoranti si resta, e guarda che molti giovani d’oggi, ignorano le più essenziali e vitali norme di ogni vivere quotidiano e di tutto ciò che comporta sacrificio, anche nel “leggere” ed aggiornarsi su quello che succede intorno a Loro. Non parliamo però di Calcio,etc. perchè lì allora sono fantasticamente aggiornati e qualificati. La Francia ha totalmente estinto la simil loro legge Biagi,con ragazzi ed adulti scesi nelle piazze; da noi mai sarà così!” [email protected] bra un ossimoro terribile e come sempre, paradossalmente, stanno lì a decidere delle nostre vite coloro che garanzie e tutele ne hanno fin troppe…Questo è un mondo in cui le nuove generazioni sono solo un peso sociale per le leggi economiche e così a molti fa comodo generalizzare e considerarci un fracco di anonimi, molto gigioni, annullati e appiattiti, che poi sono gli stessi che ci hanno rubato il diritto di pensare al nostro futuro. (Letizia Stortini) Gennaio 2007 SPECIALE PRECARI 9 Precarietà o meglio, diritto al non lavoro Da leggere sulla precarietà: Si fa molto parlare, spesso a sproposito di cosa significhi in questo inizio 2007 essere sulla “ruota della precarietà”, ovvero cosa significhi vivere sapendo che il tuo lavoro e il tuo stipendio è come una foglia in autunno, oggi c’è domani chissà. Il problema consiste nel fatto che generalmente si ritiene, e gli imprenditori o capitani d’azienda soprattutto, che una certa dose di flessibilità nel mercato dell’impiego serva ad aumentare la competitività e quindi la qualità del lavoro e del prodotto. Questo secondo la loro versione. Tradotto in parole povere: una certa dose di precarietà coatta rivolta verso i lavoratori serve ad aumentare le mire privatistiche e privatizzanti del settore privilegiato del Paese e quindi la qualità del tenore di vita della minoranza che ci mangia nonché il loro margine di profitto a scapito dei più. Questa è solo un’altra lettura che si può dare alla questione per carità, io non sono la Bibbia, ne pretendo di essere ascoltato. Se però ascoltiamo di tanto in tanto le voci di chi invece in questo universo ci vive, scopriamo che son in tanti a ragionare secondo i “teoremi” della seconda frase. Ad esempio, quando si è chiesto a G. operaio all’Api per la ditta******, di descrivere la sua situazione, lui che da alcuni anni ha un impiego a tempo fisso ma fino a poco tempo fa brancolava nel buio della precarietà più assoluta così ci ha risposto:”Qui è sempre peggio, oggi devi stare attento anche a fare attività con i sindacati se no il posto fisso appena guadagnato te lo ritrovi di nuovo in pericolo, non è una bella situazione anche per i nuovi entrati, soprattutto se si pensa l’elevato grado di menefreghismo da parte di chi as- “Mi spezzo, ma non m’impiego-Guida di viaggio per lavoratori flessibili” di Andrea Baiani, Einaudi, 2006 sume. Dobbiamo farci un mazzo tanto, alla fine in busta paga arriva quel che arriva ma rimane sempre uguale, invece i prezzi di quello che si compra sale”. Esistono ovviamente molti altri esempi di precari anche in condizioni peggiori. Pensiamo ad esempio ai camerieri negli alberghi, Senigallia ma non solo, da sempre pagati una miseria perché naturalmente la maggior parte di loro non è professionista e quindi può tranquillamente starsene sottopagata. Questo quindi darebbe credito ai sostenitori delle liberalizzazioni delle professioni. Così tutti, formati o no avrebbero diritto allo stesso reddito. Ma questo a molti non piace, specie ai professionisti di ogni ramo che vedrebbero svilito il loro impegno per acquisire una certa competenza. Personalmente, forse sarà una deformazione personale, non mi interessa per niente che vedano sviliti i loro studi. Quando c’è in gioco la vita della gente tutto il resto passa in secondo piano. Anche perché lavoro sicuro per tutti significa sicurezza in tutti gli ambiti, chi invece il lavoro sicuro non ce l’ha è, soprattutto nel Meridione costretto a vivere di espedienti a volte anche gravi. Quindi ciò che dico è in pratica ciò a cui molti aspirano ma a volte non hanno voce per parlare o semplicemente nessuno li ascolta o li prende per ingenui mentre invece non lo sono affatto. Sarà banale…Lavorare meno lavorare tutti! Con garanzia di sicuro impiego. “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 Euro al mese…” di Aldo Nove, Einaudi, 2006 “Tu quando scadi? Racconti di precari” autori vari, Manni, 2005 “San Precario lavora per noi. Gli impiegati temporanei in Italia” di Aris Accomero, Rizzoli, 2006 “L’uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale” di Richard Sennet, Feltrinelli, 2002 “Il momento è atipico. Cinque dialoghi fra lavoratori precari e lavoratori dipendenti” di Marilisa Monaco, Terre di mezzo, 2005 “Precari. Percorsi di vita tra lavoro e non lavoro” di Andrea Tiddi, DeriveApprodi “Ci siamo! Operai, impiegati, precari nella nuova economia” di Maurizio Zipponi, Mursia, 2000 “Vita precaria e amore eterno” di Mario Desiati, Mondatori, 2006 “Il costo umano della flessibilità” di Luciano Gallino, Laterza, 2001 (Roberto Carletti) Vivere nella paura, in questo consiste essere uno schiavo Considerazioni sulla precarietà Secondo dati ufficiali in Italia il lavoro precario rappresenta circa il 13% dell’occupazione complessiva, ma la fotografia dell’ufficialità dei dati nasconde una realtà ben diversa. Oggi il 50% di coloro che hanno meno di 30 anni sono assunti con contratto precario, a questo si aggiungono i lavoratori falsamente autonomi che lavorano per ditte cono contratti allucinanti, inoltre c’è il lavoro nero che in Italia da 30 anni ad oggi non è diminuito. È facile capire che le conseguenze di tutto ciò sono la dequalificazione professionale, il lavoro sottopagato, l’incapacità di progettare il futuro, l’aumento del rischio di esclusione sociale. La precarietà diventa la questione sociale principale del nostro paese. I fenomeni di delocalizzazione, ristrutturazione delle aziende rafforzano la tendenza che vede lavoratori a tempo indeterminato sostituiti da lavoratori precari, quindi il fatto che nei luoghi di lavoro si entra solo in condizioni di instabilità rende instabili anche coloro che già ci sono. Nelle amministrazioni pubbliche, per ragioni di bilancio, tutto il personale nuovo è a tempo determinato e i servizi assegnati a cooperative sulla base di appalti al massimo ribasso. Tutta la struttura del lavoro ne viene sconvolta, sotto il peso del ricatto della preca- [email protected] rietà; la stessa qualità del lavoro ne risente. Anche gli infortuni mortali o gravissimi nei luoghi di lavoro aumentano. La precarietà è il male sociale della nostra epoca. Ma perché si è arrivati a questa esasperazione? Io penso che tutto parta da lontano e precisamente dalle idee politiche neoliberiste che dietro a due parole, economia e libertà di mercato, hanno concesso al capitale di determinare e travolgere tutto, comprese la politica sociale ed ecologica, e determinare le sorti delle persone e di popoli interi. La lotta a questo nuovo e spregiudicato modo di concepire il lavoro non è solo una scelta giusta e irrinunciabile, ma da qui può partire un’idea nuova per un diverso sviluppo e una diversa qualità della vita. Concludo queste mie libere impressioni con la frase del film Blade Runner: “Vivere nella paura, in questo consiste essere schiavo”. Faccio questa citazione perché ritengo che la precarietà porterà una parte delle nuove generazioni ad essere i nuovi schiavi del mondo occidentale, schiavi privi di catene, ma senza la possibilità di progettare un futuro. Per questo dovremmo attivarci facendo in modo di cancellare le leggi sulla precarietà e lottare per la parità dei diritti in tutto il mondo del lavoro. (Renato Montironi) 10 SENIGALLIA Gennaio 2007 L’attività turistica langue in un limbo di risultati scarni Il turismo a Senigallia, quale futuro? Una “non scelta”, l’indirizzo della nostra politica turistica di VINCENZO SAVINI Le risultanze della stagione estiva 2006 sono state oggetto,a suo tempo, come di consueto, di commenti di vario genere da parte dei soggetti interessati o meno, che hanno dato luogo a “libere” interpretazioni dei risultati conseguiti e ad iniziative e convegni , sui quali non intendo ritornare anche perché non sempre rispondenti alla nostra realtà cittadina. Il riferirsi per l’andamento stagionale al mero incremento o decremento di arrivi e presenze è assolutamente insufficiente. E’ assodato che il dato “arrivi” ha di per sé un peso marginale e che il prendere in considerazione soltanto le “presenze” non costituisce appropriatezza d’analisi. E’ assolutamente necessario analizzare ulteriori e più significativi dati quali: l’indice di utilizzazione netta della capacità ricettiva delle strutture, la permanenza media, il volume finanziario prodotto, l’andamento occupazionale nel settore; elementi tutti che possono dare il reale termometro della situazione. Quindi, quali che siano i risultati, non sono certo le percentuali negative o positive, di irrilevante misura rispetto alle recenti passate stagioni, che possono confortare o meno l’esito di una stagione. E’ invece necessario riflettere sul trend negativo degli ultimi decenni: basti pensare al fatto che negli anni settanta/ottanta le presenze nei soli esercizi alberghieri avevano raggiunto e superato le 500.000 unità ed oggi sono rimaste incredibilmente pressoché invariate. Le presenze degli stranieri,significativamente destagionalizzate, in quegli anni rappresentavano ben oltre il 50% del totale, oggi sono letteralmente crollate a circa il 10%. Un fattore, questo, decisamente sfavorevole che mette fortemente a repentaglio le sorti di una stagione poiché quando l’attività turistica è ricondotta ad una sola area di mercato, nel nostro caso a quello interno, è particolarmente esposta a crisi di settore non potendo contare su fette di mercato alternativo (estero). Le stesse strutture ricettive alberghiere superavano allora le cento unità ed oggi sono diminuite di circa il 25%, sia per trasformazione della destinazione d’uso che, forse anche peggio, per mera cessazione d’attività. Per non parlare poi di tutta la ricettività extralberghiera, ormai fuori controllo da ogni indagine quantitativa e qualitativa,pur rappresentando una considerevole quota del mercato della domanda. E’ quindi assolutamente necessario ricomporre il Una delle priorità: il completamento del porto turistico mosaico di questa porzione rilevante dell’offerta turistica senigalliese, mediante una organica e funzionale regolamentazione, da censire e monitorare costantemente soprattutto per quanto riguarda gli appartamenti adibiti ad affittanze estive, avvalendosi dell’applicazione della legge regionale dell’11 luglio 2006 n.9 che, tra le altre cose ,regolamenta definitivamente le strutture extra-alberghiere ed in particolare gli esercizi di affittacamere e le case e gli appartamenti per vacanze. Ormai da troppe stagioni l’andamento dell’attività turistica a Senigallia langue in un limbo di risultati scarni dovuti soprattutto dalla mancanza di una vera politica turistica cittadina. Le difficoltà che si ravvisano nel processo di crescita e di sviluppo dell’attività sono attribuibili ad una “non scelta”, ormai radicata,di un preciso indirizzo di politica turistica che deriva da incertezze e dubbi dell’Amministrazione cittadina che causano uno stallo anche delle stesse attività commerciali collegate al turismo. La carenza di investimenti pubblici nel settore e la mancanza di una programmazione delle infrastrutture al servizio del turismo hanno rallentato sensibilmente le possibilità di sviluppo dell’attività imprenditoriale turistica della città. L’impresa turistica locale non potendo presentare una offerta veramente competitiva sul piano della vendita di un prodotto di qualità in tutte le sue componenti, si trova a dover operare sul mercato a livello nazionale ed internazionale in difficili condizioni. Il problema va quindi ricondotto al ruolo che riveste l’amministrazione comunale la quale, quando non favorisce le imprese turistiche nel loro misurarsi con il mercato, determina uno stallo degli investimenti privati con conseguente forzato adattamento ad un modello di economia turistica basato su di un’area di mercato poco più che regionale. Bisogna obiettivamente riconoscere che il turismo senigalliese è giunto ad un bivio per cui è assolutamente necessario impegnarsi per recuperare le posizioni perdute soprattutto sul mercato estero, con le scelte e gli indispensabili provvedimenti che sostanzino un nuovo indirizzo per lo sviluppo del turismo della città, dove la responsabilità dell’amministrazione locale e l’iniziativa privata devono condividere una strategia comune sul piano delle scelte fondamentali. A fronte delle considerazioni sopra esposte si rileva che negli atti di programmazione e nel Bilancio comunale per il 2007, attualmente in corso di approvazione, gli stanziamenti relativi al turismo sono assolutamente insufficienti e gli interventi di riqualificazione dei lungomare sono ancora una volta rinviati al 2009! Ma se si crede veramente in questa attività economica come la più importante per la città, è invece necessario appronta- re da subito un Piano Strategico globale e credibile, che nell’arco di un triennio/quinquennio consenta di cambiare il volto dell’offerta turistica locale, chiamando a raccolta anche risorse finanziarie esterne pubbliche (Regione-StatoComunità Europea) e private (Istituti Bancari-Associazioni di categoria). Il Programma in questione dovrà necessariamente prendere in considerazione nel processo degli interventi, le seguenti priorità: - Definizione della progettualità esecutiva afferente l’area Sacelit-Italcementi in relazione alla destinazione d’uso di quell’area che potrà costituire e determinare il futuro sviluppo del turismo senigalliese. - Avvio degli interventi risolutivi nelle aree di degrado presenti sui lungomare di levante: (ex colonie: Miliani – Gioventù Italiana - Enel - Area ex camping Helios) e di ponente ( edifici e terreni in totale stato di abbandonoS.E.P. -ex cantiere Navalmeccanico). - Riqualificazione delle aree adibite al turismo all’aria aperta sui lungomare. - Riqualificazione ed incremento della ricettività alberghiera. - Realizzazione di aree attrezzate per il turismo plein-air. - Sistemazione ed adeguamento di tutto il verde sui lungomare, dei servizi, delle strade, dei marciapiedi e dell’arredo urbano in generale. - Tutela dell’ambiente in generale con particolare riferimento all’inquinamento acustico; delle acque di balneazione e pulizia degli arenili. - Diminuzione dei parcheggi a pagamento sui lungomare ed applicazione di una franchigia temporale. - Realizzazione di aree attrezzate adibite a parcheggi al servizio del turismo, in zone adiacenti ai lungomare. - Riconsiderazione della viabilità di tutta la zona a mare durante la stagione estiva, in relazione anche al collegamento con il centro storico immediatamente a ridosso della zona a mare (peculiarità esclusiva della nostra città). - Ripristino del doppio senso di marcia sul lungomare di levante per il periodo fuori stagione (durante la vigenza dell’ora legale) per dare vita alla zona a mare durante l’inverno. - Completamento del porto turistico ed attualizzazione dei criteri di gestione dell’intera area portuale. - Realizzazione di un nuovo piano di regolamentazione degli arenili che provveda anche alla soluzione delle problematiche gestionali che impediscono un pieno sviluppo delle attività degli operatori di spiaggia (tempi e modalità di gestione della pulizia degli arenili - regolamentazione delle tariffe dei servizi di spiaggia in relazione agli oneri di gestione - fruizione dell’arenile per attività d’intrattenimento). - Realizzazione di diverse iniziative e manifestazioni che abbiano forte valore promozionale e che proiettino sul mercato l’immagine turistica di Senigallia. - Definizione dei criteri e delle modalità di gestione della Rotonda a Mare e relativo affidamento per il reale funzionamento tutto l’anno, quale locale di eccellenza per l’intrattenimento, a partire dalla stagione estiva 2007. - Recupero dell’Hotel Bagni alla sua naturale destinazione d’uso quale simbolo storico della ricettività alberghiera cittadina e nazionale. [email protected] Gennaio 2007 SENIGALLIA ‘L min.stron P.r pr.parà st’ min.stron d’ tutt’ n po’ c’ho mess. ‘n bucon: prima d’ tutti c.vol. la gent’ (senza d’quella ‘n s. pol’ fa nient.) gent. nustrana, ‘n po’ sminchiunata, j basta pog. p.r fa ‘na risata… ‘n po’ d.l. Port., ‘n po’ d’ Spurton. Insomma ‘n po’ da tutt. i canton! J ho mess. In bocca ‘l nostr. dialett. s.sa, l’ho slargat.,’n è più quell. strett.! C’ enn. ‘n par. d’etti d. realtà e ancò quella ‘n ha da mancà, ma p.r cundilla c’ho mess.d.l. mia ‘ n pizzighin.d’ fantasia e p.r. fall. più sapurit. bisogna mischiacc. quatr. risat… Ah, ‘n m’arcurdav.: l’ canzunett., quell. più c’ n’hai, più c’ n’ poi mett… Gira e rigira ‘n t’ p.ntulon finchè ‘n è pront. st. min.stron… ‘l pudè magnà finche ‘n è f.nit.: sp.ran ch.v.piaccia: bon ap.tit!!! (Laura Nigro Gamberini) [email protected] 11 12 SPECIALE IMMOBILI Gennaio 2007 immobili supplemento mensile di informazioni e annunci immobiliari www.ecomarchenews.com ORA GLI ANNUNCI LI TROVI ANCHE SU INTERNET [email protected] Gennaio 2007 SPECIALE IMMOBILI [email protected] 13 14 Gennaio 2007 annunci 03 antiquariato, collezionismo, modellismo FRANCOBOLLI bellissimi, 1000 pezzi tutti differenti senza frammenti, d’Italia-Mondo-Europa, offro a euro 30,00 spese comprese. Tel. 334.8038174 Graziella. 04 arredamento, abitazione uffici VENDO per chiusura attività scaffalatura metallica ad incastro, scrivania in vetro temprato, piccoli elettrodomestici, cesti in vimini, lampadine, riduttori di corrente, articoli per igiene e persona, articoli per la casa e varie, registratore di cassa con cassetto, euro 250.00 (1 anno); frigorifero a vista euro 700.00 (4 mesi di vita). Contattare Sig.ra. 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COME PUBBLICARE UN ANNUNCIO SU L’ECO Gli annunci delle rubriche a pagamento (05-11-15-20-23-24-25-26-27-28) saranno pubblicati dopo il saldo da farsi in contanti presso la nostra redazione - Via Copernico 3, 60019 Senigallia, tel. 071-793.9689 Per posta: compilare il modulo in modo chiaro e leggibile e inviarlo ad InfoMarche S.a.s. Via Copernico 3, 60019 Senigallia. Per fax: compilare il modulo in modo chiaro e leggibile e inviarlo al numero 071-793.9689. Via e.mail : scrivere l’annuncio con i dati dell’utente alla e.mail [email protected] Di persona: recapitare il modulo in busta chiusa in redazione in Via Copernico 3-Senigallia Indice delle categorie: 01 abbigliamento – 02 animali – 03 antiquariato, collezionismo, modellismo – 04 arredamento, abitazione, uffici-negozi – 05 attività economiche – 06 elettrodomestici, casalinghi – 07 fai da te, giardinaggio – 08 gioielli, orologi – 09 informatica e telefoni – 10 lavoro domanda – 11 lavoro offerta – 12 lezioni private – 13 libri, riviste, fumetti – 14 macchine e attrezzature per l’azienda – 15 matrimoniali, messaggi personali – 16 musica, strumenti musicali – 17 nautica – 18 video, foto – 19 videogame, giochi, giocattoli – 20 abitazioni vendita – 21 abitazioni, locali, casa vacanze acquisto – 22 abitazioni, locali, camere, casa vacanze affitto domanda – 23 abitazioni affitto offerta – 24 abitazione vacanze vendita – 25 abitazione vacanze affitto offerta – 26 camere ammobiliate offerta – 27 locali civili, industriali, commerciali – 28 terreni – 29 accessori auto, moto – 30 automobili vendita – 31 automobili, moto acquisto – 32 auto fuoristrada vendita/acquisto – 33 motocicli vendita – 34 camper, roulotte – 35 veicoli commerciali, agricoli – 36 affari vari. 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Prezzo circa 6.7000 euro trattabili. Tel. 347.3602808 Sig. Franco e.mail [email protected]. 33 motocicli VENDO Hornet Honda rossa anno 1999 tagliandata in perfetto stato, gomme nuove, euro 2.700,00 trattabili. 339- 4854163. Annuncio riquadrato in grassetto Uno 4,50 euro ad uscita Due 8 euro due uscite Annuncio riquadrato Uno 3,50 euro ad uscita Due 6 euro due uscite Spett.le InfoMarche S.a.s. Via Copernico 3, 60019 Senigallia v’invio il seguente annuncio da pubblicare Cognome Nome Via/P.zza Tel. Città Annuncio da pubblicare [email protected] n. Cell. Cap Prov. categoria numero ✃ 02 animali ASS.NE CINOFILA Senigalliese regala gatti e gattini solo a veri amici degli animali. Tel. 3472773526, Fabrizia 3287690583, Cesarina 3394123967. VENDO Setter Inglese di 15 mesi, taglia media, alta geneaologia. Vaccinato, microchips. € 400,00. 328.2649636 PER PROBLEMI DI TEMPO VENDO cagnolina di circa 8 mesi, razza Yorkshire d’alta genealogia, microchips, vaccinata. Max garanzia. Tel. 338.7867165 (Valter) WEST Highland Terrier cerca femmina per accoppiamento. Non si chiede denaro. Tel. 339.6124253 o 0721.808036. DISPONIBILI pastori tedeschi cuccioli, alta genealogia con certificato, tatuati, microchips, vaccinati. Max garanzia. Tel. 0721.808036 o 329.6124253. Gennaio 2007 SENIGALLIA Come è andata a finire? Nel numero di dicembre de l’Eco ci siamo occupati di Anna (a pag. 17), una donna di 50 anni che per mesi ha vissuto in un’automobile. Lamentando l’indifferenza da parte delle istituzioni per le persone in difficoltà che, per svariate motivazioni, si trovano improvvisamente sole, senza lavoro. Nello specifico, la donna faceva la badante ad un’anziana signora che le è venuta a mancare. Anna Lattanzio, originaria di Roma, per anni ha vissuto in Germania, conosce perfettamente l’Hoch Deutjch, ma non sa dove andare a chiedere aiuto, a parte “la confraternita” degli amici del Bar del Portone che con una colletta l’hanno un po’ sostenuta arrivando ad acquistarle un’auto. Oggi, Anna che soffre di distimia, attacchi epilettici, dopo essere stata ospite per un mese presso la Caritas Diocesana si ritrova a rifar le valigie, ma seguita dal dirigente e dall’Assessore ai Servizi Sociali, dott. Mandolini e dott. Volpini che hanno abbracciato il caso, pare che sia pronto per lei un letto presso l’Opera Pia Mastai Ferretti. Andiamo più indietro nel tempo, risaliamo al numero de l’Eco del Febbraio 2004 (pag. 12 e pag.13) in anteprima avevamo dato la notizia del recupero di Villa Mastai - De Bellegarde (di fronte la Chiesa delle Grazie). Nel 2000 viene acquistata dalla società Laurana srl (gruppo Edra Costruzioni) per farne un’elegante struttura ricettiva con Centro Benessere (www.laurana.info). Un progetto importante che ha ottenuto il parere favorevole della Soprintendenza per i Beni Architettonici. A tutt’oggi, a quasi tre anni dalla notizia, è calato il silenzio sulla storia. Tutto fermo. Nessun cantiere aperto. La storia di Abdul Aziz, marocchino Da 4 anni a Senigallia Nel numero de l’Eco di Novembre 2005 (pag. 12 e 13) avevamo approfondito sulla situazione di Via Carducci e delle vie limitrofe, sulla difficile, perché nuova, convivenza con gli extracomunitari. E’ passato più di un anno e la situazione si è stabilizzata, si sta formando una collettività consapevole che unisce individui di ogni etnia. Di storie se ne sono aggiunte di nuove. Ne abbiamo estrapolato una. Abdul Aziz, ha 28 anni, viene dal Marocco, da Benmed, in campagna, non troppo distante da Casablanca. Sono oramai 4 anni che vive a Senigallia. Fu il padre, Mohammed che lo fece arrivare nella nostra città che, a quanto pare dacché se ne dica sembra piuttosto accogliente. Mohammed vive a Senigallia dal 1999 e il figlio Abdul ebbe la fortuita possibilità di emigrare con un contratto di lavoro presso una cooperativa di Ancona. Ma non poteva cominciare a lavorare finchè non avesse imparato un po’ di Italiano. Andò a scuola, presso l’istituto Alberghiero, per un anno. Frattanto che inizia ad apprendere le prime nozioni sulla lingua, comincia la sua nuova attività lavorativa. Abdul fa il camionista, lavora sodo, si è dato talmente tanto da fare che ha potuto acquistarsi un autotreno, in proprio. E’ divenuto un piccolo imprenditore. Ma la sua fortuna in qualche modo rimane non condivisa. I suoi cari, tra cui un fratello e tre sorelle e soprattutto una dolce fidanzata di 22 anni Soumaya, lo attendono in Marocco. Ma sono ben due anni che manca dal suo paese, dal- la sua gente, dalle sue radici a causa di un problema di permesso di soggiorno. La legge gli ha riconosciuto solo una ricevuta, un documento di scarso valore col quale lui non se la sente di partire, potrebbe dargli problemi. Ci dice tristemente Abdul “Non so quando arriverà…attendo e non mi danno spiegazioni …se ho subito qualche episodio di razzismo?non è importante. Chi generalizza tra le razze e giudica un uomo solo perché appartiene ad un’altra etnia è ignorante, è superficiale. La colpa non è di nessuno, bisogna solo far conoscere la cultura del diverso. Intanto Soumaya termina di studiare e poi vedremo, il mio sogno è portarmela qui.” Mi piacerebbe concludere con una frase letta nel libro “La luna e i falò” di C.Pavese “Cosa credi? La luna c’è per tutti, così le piogge, così le malattie. Hanno un bel vivere in un buco o in un palazzo, il sangue è rosso dappertutto”. Come a dire, i sogni sono sempre gli stessi, in ogni parte del mondo. (Letizia Stortini) 15 Farmacie di turno dal 15 gennaio al 15 febbraio 2007 Gennaio 17 Comunale 1, largo Puccini 5 - tel. 071.60021 18 Paolucci dott. Antonio, Via Cavour 8 - tel. 071.659754 19 Pichi dott. Alessandro, Corso 2 Giugno 38 - tel. 071.60819 20 Landi dott.sa Loretta, Via Sanzio 69 - tel. 071.60483 21 Filippini dott.sa Silvia Carotti, Via Piave 1 - tel.071.64223 22 Domenici Robertucci, Via Sanzio 248 – tel. 071.923476 23 Avitabile dott.Armando, Via Garibaldi 1- 07 tel. 071.7924542 24 Sartini dott. Riccardo, Via Po 119 - 071.7920685 25 Comunale 2 , piazza Michelangelo 10 - tel. 071.66116 26 Manocchi dott.sa Francesca, piazza Roma 13 - tel. 071.60197 27 Comunale 1, largo Puccini 5 - tel. 071.60021 28 Paolucci dott. Antonio, Via Cavour 8 - tel. 071.659754 29 Pichi dott. Alessandro, Corso 2 Giugno 38 - tel. 071.60819 30 Landi dott.sa Loretta, Via Sanzio 69 - tel. 071.60483 31 Filippini dott.sa Silvia Carotti, Via Piave 1 - tel.071.64223 Febbraio 15 Manocchi dott.sa Francesca, piazza Roma 13 - tel. 071.60197 16 Comunale 1, largo Puccini 5 - tel. 071.60021 17 Paolucci dott. Antonio, Via Cavour 8 - tel. 071.659754 18 Pichi dott. Alessandro, Corso 2 Giugno 38 - tel. 071.60819 19 Landi dott.sa Loretta, Via Sanzio 69 - tel. 071.60483 20 Filippini dott.sa Silvia Carotti, Via Piave 1 - tel.071.64223 21 Domenici Robertucci, Via Sanzio 248 – tel. 071.923476 22 Avitabile dott.Armando, Via Garibaldi 1- tel 071.7924542 23 Sartini dott. Riccardo, Via Po 119 - 071.7920685 24 Comunale 2, piazza Michelangelo 10 - tel. 071.66116 25 Manocchi dott.sa Francesca, piazza Roma 13 - tel. 071.60197 26 Martini dott. Riccardo, Via Po 119 - 071.7920685 26 Comunale 1, largo Puccini 5 - tel. 071.60021 27 Paolucci dott. Antonio, Via Cavour 8 - tel. 071.659754 28 Pichi dott. Alessandro, Corso 2 Giugno 38 - tel. 071.60819 SENIGALLIA MILANO SENIGALLIA ROMA SENIGALLIA BOLOGNA SENIGALLIA ANCONA Abdul insieme all’amico Lucio Spaccialbelli, un senigalliese che lo ha aiutato molto nella difficile fase di integrazione. [email protected] ICplus 06:33 -10:55 - ICplus 07:00 Bologna 09:22- 11:50- ES* 07:00 Bologna 09:22- 12:00 - ICplus 08:04 Bologna 10:2212:41- ES* 08:04 Bologna 10:22-13:00 - ES* 08:20 Bologna 11:22-14:00 - ES*10:59 Rimini 11:53-14:55 - ES*city 12:29 Bologna 14:31-16:55 - ES*12:56 Rimini 13:53-16:55- ICplus 13:29 -17:50 - ES*14:57- Rimini 15:53-18:55 - IC 16:18 - Pesaro 16:40-20:50- IC 16:19 - Pesaro 16:41- 20:50 - ES* 16:58 - Rimini 17:53-21:31 - IC ES*17:29 - Bologna 19:44 - 22:00ES*18:58 - Rimini 19:53-23:00 - ICplus 19:23 -23:59 ES* 06:36 - 10:24 - iR 07:33-Falconara 07:43 -11:45 - R 09:57Falconara 10:06 - 14:14 - R 11:04 - Falconara 11:14-14:26 - iR 13:21 - Falconara 13:33 - 17:48 - ES* 14:53 - Falconara 15:07 18:24 - ES*15:04 - Falconara 15:14 - 20:15 - ES*15:37 - Falconara 15:50-20:25 - ES*17:35 -21:22- R 18:52 - Falconara 19:0222:57 IC plus 06:36 - 08:33 - R 07:00 - 09:22 - R 08:04 -10:22 - R 08:20 -11:22 - IC 09:18 – Ancona 09:47 - 12:31 - R 10:59-13:22 - R 11:57 - 14:22 - IC 12:29 - 14:31 - R 12:51 - 15:20 - ICplus 13:29 - 15:28 - R 14:57 - 17:21 - IC 16:19 - Pesaro 16:41 - 18:31 - R 16:58 - 19:22 - IC 17:29 - 19:44 - IC 18:33 - 20:30 - R 18:58 - 21:20 - ICplus 19:23 - 21:29 - R 21:03 - 23:22 ES* 06:34 - 6:53 - R 06:43 - 07:11 - R 07:02 - 07:25 - R 07:17 07:46 - R 07:33 - 07:52 - R 07:51 - 08:20 - R 08:11 - 08:42 - R 09:04 - 09:25 - R 09:18 - 09:47 - R 09:57 - 10:18 - ICplus 10:24 - 10:45 - R 11:04 - 11:25 - IC 11:27 - 11:47 - R 13:21 - 13:44 R 13:41 - 14:10 - R 14:10 - 14:35 - R 14:53 - 15:20 - R 15:04 15:25 - IC 15:27 - 15:47 - R 15:37 - 16:03 - R 15:58 - 16:20 - R 16:10 - 16:37 - ICplus 16:29 - 17:00 - R 17:04 - 17:25 - IC 17:29 - 17:47 - ES*17:35 - 17:53 - R 17:57 - 18:28 - R 18:52 - 19:16 R 18:52 - 19:20 - R 19:02 - 19:28 - R 20:06 - 20:34 - ICplus 20:29 - 20:47 - R 21:04 - 21:25 SENIGALLIA 16 La nuova Unità operativa d’Oncologia Alla presenza del Vescovo Giuseppe Orlandoni, del Sindaco Luana Angeloni dei medici, degli infermieri, i sindaci della IV zona territoriale e il benvenuto di Alberto Lanari è stato inaugurato il 16 dicembre, il nuovo reparto d’Oncologia al 1° piano dell’Ospedale di Senigallia. Le pareti sono colorate, le varie stanze accoglienti e quella in fondo al reparto ha comode poltrone e video a parete per trascorrere i lunghi tempi di chemioterapia in un ambiente comodo e tranquillo. “Una giornata felice” ha detto l’ingegnere Maurizio Bevilacqua, direttore Asur4 che vede la nascita di un reparto che interessa tutto il territorio; un sogno coraggioso per i problemi concreti delle persone. La storia ce la siamo fatta raccontare dal figlio, Enrico Castelli “Mio padre ereditò la storica barbieria all’angolo del Corso davanti il Caffè Pizzi da suo padre che a sua volta la ereditò da suo padre...Una storia che durò per generazioni. Mio padre ne fu il titolare negli anni ’60 e ’70. Che anni che furono quelli, io piccolo il pomeriggio andavo ad aiutarlo e mi ricordo che ogni giorno si riunivano decine di persone, era il salotto della città. Ascoltavo i discorsi e quasi sempre si parlava degli altri, di quelli che non erano presenti. Nella “bottega” ricordo Con l’occhio immobile crepato e sanguigno misuravo le cifre purpuree spazzate dal battito d’ali d’un corvo spettro di cigno Avevo paura d’uscire tra gli uomini fuori nel cielo fuori non riuscivo neanche ad immaginare vero: alberi di Natale libri di poesia amici di limpide serate di esser puro di essere sincero solo di ritornare ad essere “normale” (Federico Curzi) Un ringraziamento particolare, va infine al Prof. Quagliarini e alla Fiera delle Bambole che s’impegna tutti gli anni insieme e per l’AOS. Porta Braschi (M.A.Martines) Salto indietro nel tempo: lo storico barbiere Castelli personaggi come Marini, che andò poi in televisione, Marcheselli, Benni, Principi…la Senigallia bene. Mio padre ci sapeva fare, era l’amico di tutti, ma c’era una cosa, una sola cosa che non tollerava, quando veniva chiamato “sumentina”, perché aveva la “esse” spuntata. Ricordò che si arrabbiò, eccome se si indignò, quando i negozianti vicini, Mandolini e Formica, fecero fare una sumentina in cemento e la misero proprio di fronte al negozio. Scherzi, battute, risate erano all’ordine del giorno come quella volta che… facciamo un passo indietro, di fronte al caffè Pizzi c’era un juke box, uno dei primi, ad un cliente in particolare piaceva Modugno e spesso - quanto bastò per far indispettire un collaboratore di mio padre al quale l’interprete di “Volare” non piaceva affatto – le sue A UN AMICO Ho baciato in bocca la Morte per anni mio caro avevo paura d’uscire tra gli uomini fuori nel cielo fuori non riuscivo neanche ad immaginarlo vero dente della V Sezione Sanità, dott. Lucchetti ha detto “qua è stata fatta una simbiosi tra volontariato e Istituzioni”. La rete Oncologica che fa riferimento ad Ancona, dove il Prof. Celerino ha cresciuto e cresce molte dottoresse, si sta rinnovando con le sue Unità operative. Il Vescovo ha considerato questo reparto “un regalo di Natale rilevando l’importanza della dignità dell’uomo il rispetto della persona… e bello che i malati non siano lasciati soli, i volontari danno quel valore aggiunto, quel qualcosa in più…” “Non si può venir meno alle esigenze della Sanità pubblica e ancora molto resta da fare… l’Ospedale è un cantiere ancora aperto”, ha detto il Sindaco e prossimamente anche Psichiatria sarà ristrutturata. La realizzazione del reparto, voluta e finanziata dall’AOS con l’aiuto di molti, ha coinvolto fra i tanti l’architetto Guerri che si è sentito “un volontario fra i volontari”. Il Presidente dell’Associazione Oncologica Senigallia, Giuliano De Minicis, e il dott. Mancini, uno dei fondatori, con molta commozione hanno ringraziato tutti gli operatori e i volontari. Questa è stata “una lunga storia d’amore con un lieto fine” per il bene di tutta la collettività. Il volontariato lavora tutti i giorni, in umiltà e silenzio partendo prima di tutto dalle parole di conforto. Nel suo intervento il Presi- Gennaio 2007 canzoni arrivano dritte dritte fin alla barbieria. Insomma, per farla breve, il garzone di mio padre per vendicarsi, a quel cliente invece della brillantina gli spalmò sulla testa della marmellata, fucina di mosche sotto il sole mentre “assaporava” il caffè nei tavoli all’aperto del bar Pizzi. Ma alla barbieria Castelli, che fungeva da centro di aggregazione, non si tagliavano solo i capelli o si radeva la barba, ma si giocava a carte, nel retrobottega in modo particolare si faceva il gioco della bassetta. Non mancava la partita a scopa e non mancavano mai i debiti e i buffi. La storia finì negli anni ’80, mio padre lasciò l’attività ai suoi due collaboratori che restarono per altri 6 anni e poi aprirono, ancora oggi si trovano lì, di fronte il Circolo La Fenice”. Porta Braschi era una delle porte della città che un tempo si trovava in questo punto, Largo Puccini. Con questo nome è stato battezzato, di recente, nel mese di dicembre, un piccolo ma accogliente locale che propone cucina e pizza. La titolare è Amalia Ercole, figlia del noto Michele, una garanzia per la ristorazione. Il ricco rinfresco dell’inaugurazione ha proposto in anteprima vari assaggi, pizze fumanti e buoni dolci. All’ interno del locale ci sono vari tavolini apparecchiati con piatti di forma e fattura, originale; nella grande parete, tre ampi specchi riflettono l’ambiente, verso il fondo a sinistra c’è il forno a legna, più dietro la cucina. Per il periodo estivo sono disponibili tavoli all’esterno. Nel menù sono proposte 32 pizze dalle più classiche alle più gustose poi vari antipasti, primi, secondi e verdure. Tre sono i piatti unici, quattro le zuppe. In ultimo i dolci, alcuni della casa e pasticceria napoletana; i vini sono proposti dalla casa, mentre per quelli in bottiglia ci sono selezioni di vigneti e aziende locali con qualche eccezione. Porta Braschi, Largo Puccini 11, tel 071.7931044 [email protected] Gennaio 2007 SENIGALLIA 17 Una nuova vocazione Brutta storia all’Opera Pia missionaria: un giovane di Monte San Vito La Chiesa diocesana di Senigallia ha vissuto un particolare evento, presso l’Abbazia di Chiaravalle, Matteo Pettinari, un giovane di Monte San Vito, ha ricevuto il mandato missionario dal Vescovo Giuseppe Orlandoni durante la Messa del 7 gennaio. Martedì 16 , Matteo è partito per la Costa d’Avorio dove inizia sua esperienza di Missionario della Consolata. Intervista a Matteo, poco prima della sua partenza In questo percorso, quali esperienze significative ti vengono in mente? Alcuni momenti forti del mio percorso vocazionale fanno da sfondo a questa partenza. Ricordo un fine settimana dal 6 all’8 dicembre del 1998, quando ho partecipato ai miei primi esercizi spirituali organizzati dal Seminario diocesano di Senigallia, in quarta superiore. Erano guidati da un padre missionario della Consolata e per me è stato l’inizio di un cammino nuovo. Dopo non sapevo bene cosa fare della mia vita, ma avevo intuito che qualunque cosa avesse chiesto Lui, l’avrebbe fatto per farmi felice. Sono entrato nel Seminario regionale di Ancona. Qui ho fatto discernimento vocazionale, capendo pian piano che la missione era il mio posto. In seminario mi hanno aiutato a capire ancor meglio la mia strada e nel 2004 sono andato a trovare la comunità dei Missionari della Consolata a Torino: mi sono sentito a casa, subito, una fraternità che mi ha coinvolto immediatamente. Grazie a questa mia storia, mi sento completamente, fino al midollo, della diocesi di Senigallia e completamente dei Missionari della Consolata. Un cammino particolare, in cui la vocazione missionaria e quella diocesana si sono incontrate spesso... Sì, è così. E mi vengono in mente le parole del Vescovo Giuseppe. Più volte mi ha detto che in questo cammino di discernimento avrei dovuto rispondere al Signore con un ‘sì’ che coinvolge l’intera Chiesa diocesana. Qui sono cresciuto, qui è nato il desiderio donarmi al Signore. Come questo ‘incrocio’ possa continuare non lo so, ma di sicuro nella fedeltà al quotidiano, alla mia vocazione, vivrò in modo ancor più forte la comunione alla mia chiesa. Sono 30 anni, dal 1976, che la famiglia Pantone gestisce il Bar Portone, di fronte all’omonima Chiesa. Franco, originario di Ferrandina in Basilicata, sua moglie Concetta, pugliese e i figli Cristina, nata in Svizzera e Donato. Un locale frequentato da moltissimi avventori. Tanti gli appassionati del gioco delle carte, ma anche tanta gente di passaggio, data l’alta affluenza della locazione. Un luogo di aggregazione sociale dove i giovani, ma non solo, si riuniscono. Perché è il bar della goliardia, dove si ride, si scherza e capita anche di fare, perché no, opere buone – non ultima la storia di Anna che ha avuto eco sulla stampa -. Un bar frequentato anche da extracomunitari, si trova accanto al commissariato, da camerati, da tanti, da tutti. Sempre aperto, tranne il mercoledì. Un uomo di 92 anni (per motivi di privacy omettiamo il nome) ospite presso la Casa di cura per Anziani, l’Opera Pia Mastai Ferretti, è stato il protagonista di una spiacevole storia che fa riflettere. Da circa 8 mesi l’anziano vive, mangia e dorme presso la suddetta Casa di Riposo, non riscontrando particolari difficoltà, anche perché l’uomo sta in uno stato di salute apparentemente buono. Tutto procede più o meno nella norma fino a che per problemi cardiaci l’anziano decide di recarsi, per una visita di controllo, in ospedale. Il personale medico opta per il ricovero perché da accertamenti gli viene riscontrata un’insufficienza renale cronica e rimane in degenza ospedaliera per ben 25 giorni. Al suo ritorno, sulla sedia a rotelle, cominciano i primi episodi di insofferenza da parte del personale della struttura privata. L’uomo comincia a lamentarsi, di notte sta male, ma gli impongono di non suonare il campanello d’allarme più di una sola volta, ma lui ha bisogno di aiuto e trasgredisce alle regole. Lo obbligano all’uso del pannolone ma lui non riesce ad accettarlo (una volta l’hanno tenuto per nove ore, senza cambiarlo). La situazione degenera, il personale comincia ad innervosirsi e, per non sentire più i suoi lamenti, lo chiudono in infermeria (episodio che si ripete per ben 3 volte), una stanza - l’anziano la chiama “lo scantinato” per quanto è buia - che sembra ospitare tutti coloro che di notte “disturbano la quiete”. Una volta vi rimane chiuso per ben 12 ore, seduto in un seggiolone e per di più legato alle mani. Ha freddo, chiede una coperta e gliela tirano – avendo mani legate non può raccoglierla –. Ha sete, chiede un bicchiere d’acqua e parte gliela versano in viso. Qualcuno del personale è alquanto indisponente. L’anziano, perfettamente lucido di mente, comincia ad aver paura e per reazione ad irritarsi e a rispondere male. Il personale a quel punto che fa? Il comportamento si inasprisce maggiormente, risponde ancora peggio con le provocazioni che avrebbero potuto sfociare in situazioni di gran lunga più tristi. Forse a qualcuno è sfuggita di mano la situazione, senza essersi reso conto che in mezzo c’è la sensibilità di un uomo che ha superato i novanta anni. L’uomo sarebbe potuto morire se fosse rimasto ancora immobile legato al seggiolone, i suoi piedi si erano gonfiati talmente tanto che il medico di base, il giorno seguente come l’ha medicato, ha deciso di ricoverarlo nuovamente. Non vogliamo aggiungere i vari dispetti che via via si sono succeduti, come una sberla che ha preso mentre era spinto sulla carrozzella e altri tristemente fuori luogo . E’ avvenuta anche una sorta di colluttazione - perché lui voleva tenersi il filo del campanello per dare l’allarme casomai ne avesse avuto bisogno, ma a quanto pare glielo volevano impedire - . L’hanno preso per un braccio (vedi foto), l’hanno praticamente preso di forza procurandogli un profondo livido. I familiari, accortisi della ferita hanno chiesto spiegazioni – l’uomo si è tagliato con un taglierino che aveva nel cassetto, si sono sentiti rispondere – . Spiegazioni risultate poco convincenti, anche perché la ferita non è assolutamente da taglio. Non vorremmo neanche aggiungere che per farlo dormire lo riempivano di farmaci, perché poi ci rispondono che questo è nella norma. La storia, per fortuna, ha avuto una fine. L’uomo è stato dimesso, è tornato a casa, ma porta dentro di sé tutto ciò che ha subito. Chi gli restituirà un po’ di tranquillità? (La redazione ha ripercorso la storia grazie alla testimonianza dei familiari) Da 30 anni in vacanza a Senigallia Sig. ra Lisa Uras Franch, 50 anni di Bolzano, altoatesina, di professione stilista. Frequenta la Spiaggia di Velluto da 30 anni, ospite presso l’Hotel Ritz. Innamorata della città e del suo hinterland. Amante della cucina marchigiana e soprattutto del pesce dell’Adriatico. Adora il nostro centro storico dove le piace passeggiare per shopping. Come appuntamento fisso, l’ora dell’aperitivo alla Meridiana da Cristian e Riccardone’s. Donato Pantone [email protected] SENIGALLIA 18 Inaugurata a Roma la mostra di Chiara Diamantini L’artista senigalliese ne dedica una parte alla figura di Nori De’ Nobili Dopo la mostra dedicata al grande fotografo Giuseppe Cavalli, allestita recentemente al Museo di Roma la cultura visiva senigalliese è tornata alla ribalta nella Capitale. Infatti nel Salone Monumentale della storica Biblioteca Casanatense di Roma, nella centralissima Via Sant’Ignazio, a pochi passi dalla Camera dei Deputati, è stata inaugurata una grande esposizione delle opere dell’artista senigalliese Chiara Diamantini. La mostra, intitolata “Dal libro al libro” sta ottenendo un notevole successo e riscuotendo l’attenzione del pubblico, perché percorre la vasta produzione di Chiara Diamantini, che è stata invitata ad esporre nelle principali mostre internazionali, dedicate alla poesia visiva ed al libro d’artista. Chiara Diamantini ha, tra l’altro, riservato un settore della sua mostra ad una trentina di bellissime immagini dedicate alla pittrice marchigiana Nori de’ Nobili. Queste immagini appartengono a due libri d’artista che Chiara Diamantini aveva realizzato per sostenere il valore della testimonianza artistica di Nori de’ Nobili nonché la necessità che le sue opere venissero conservate e opportunamente valorizzate. La campagna di valorizzazione dell’opera di Nori de’ Nobili, che aveva avuto Chiara Diamantini tra i primi protagonisti, aveva visto la sensibilizzazione di molti artisti contemporanei ed era stata anche oggetto di una mostra, promossa dal Comune di Ripe nella sede del Parlamento europeo di Bruxelles. Nata a Senigallia dove vive. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Ha iniziato ad operare nell'area del libro-oggetto nel 1972, con rivisita-zioni visi-vo-oggettuali di romanzi di Bre-ton, Proust, Kafka, ecc. e ha continuato in questa ri-cerca con libri d'artista e opere parietali, analizzando autori diversi (Shake-speare, Leopardi, Eliot, Bachelard, Nietz-sche, ecc.). Ha tenuto mostre personali a Savona (Il Brandale), ad Ancona (Falconie-re), a Bari (Centrosei), a Bologna (Il Corti-le), a Roma (Centro Di Sarro), a Senigallia (Portfolio), a Bergamo (Galleria Casati), a Viterbo (Galleria Miralli). Sue opere sono state ospitate in prestigiose sedi sia in Italia che all’estero, come alla Biennale di Venezia, e alle Biennali di Parigi e di San Paolo del Brasile. Gennaio 2007 Un sogno che si realizza a soli 14 anni Non ha ancora compiuto quattordici anni e il suo futuro sembra già scritto. Si chiama Andrea De Luca (nella foto) nato a Milano ma residente a Senigallia, classe ‘93, in forza nei Giovanissimi della Vigor Senigallia, dal prossimo mese di giugno giocherà con la maglia della Fiorentina. Il club viola infatti nelle scorse settimane ha messo gli occhi su una promessa del calcio tutta “made in Senigallia”. E così, appena avrà compiuto quattordici anni, Andrea De Luca potrà entrare a far parte della rosa degli Allievi della Fiorentina. Un regalo che il giovane “esordiente” rossoblu ha potuto trovare bello confezionato sotto l’albero di Natale dal momento che il passaggio di “consegna” tra la Vigor Senigallia e la Fiorentina è già stato formalizzato da alcune settimane. Una grande opportunità per Andrea che si appresta a compiere un primo passo fondamentale verso la realizzazione del sogno di tutti i calciatori: arrivare un giorno in serie A. Un obiettivo che solo in pochissimi riescono a centrare. Al pensiero che tra qualche mese giocherò negli Allievi della Fiorentina mi sento davvero molto emozionato - racconta Andrea non vedo l’ora ma sono anche un po’ preoccupato.... Cosa ti spaventa di più? Il fatto che a breve mi aspetta un bel cambiamento. Dovrò trasferirmi a Firenze e di conseguenza allontanarmi dalla mia famiglia, i miei genitori, e poi anche dai miei amici. Un cambiamento importante e a soli quattordici anni... Sì ma so che ne vale la pena! Quella che mi è capitata è un’occasione che non posso e non devo sciupare se voglio realizzare il mio sogno. Che sarebbe? Giocare in serie A, naturalmente. Un traguardo che per te è già più vicino che per tanti altri ragazzi che giocano a calcio... Infatti mi reputo molto fortunato perchè sono pochi i ragazzi cui viene offerta un’opportunità come la mia. E’ anche per questo che sono determinato ad andare avanti anche se so che dovrò fare molti sacrifici. Sono convinto però che ne valga la pena. Come è nata la tua passione per il calcio? Un po’ come accade alla maggior parte dei ragazzi. Fin da piccolissimo avevo sempre il pallone ai piedi, ho iniziato giocando con mio padre e con alcune squadre calcistiche di Milano. A sei anni ti sei trasferito a Senigallia.... Sì e così ho cominciato a giocare con la Vigor da dove è cominciato tutto fino ad arrivare ad oggi. Come sei stato scelto dalla Fiorentina? Alcuni osservatori della società viola mi hanno visto giocare e così hanno contattato la Vigor. Chi senti di ringraziare per questo primo e importante successo? Senz’altro i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto e aiutato. E poi la Vigor Senigallia e in particolare Rino Frulla, che cura il settore giovanile. Usvigorsenigallia.com La Cina è vicina alla Piccola Fenice In occasione dell’uscita del film “La guerra dei fiori rossi” di Zhang Yuan, il Cinema Piccola Fenice e il Circolo cinematografico Linea D’Ombra hanno organizzato la rassegna “La Cina è vicina”. Una nazione con una storia ed una cultura che affondano le proprie radici nei millenni. Dove oggi convivono tradizioni antichissime ed uno sfrenato capitalismo. Dove i suoi abitanti sono capaci di atti di estremo amore e di incredibile crudeltà. Sei film per immergersi in questa realtà. Dopo lo sguardo ironico, divertente e divertito e nello stesso tempo politico e sociale di Zhang Yuan in “La guerra dei fiori rossi” (che si ripete il 18, 19 gennaio alle ore 20,30 e il 20, 21 gennaio ore 20,30 e 22,30) è seguito “La stella che non c’è” di Gianni Amelio che osserva senza capire e senza giudicare. Uno straordinario Castellitto perso di fronte all’impersonalità del capitalismo cinese. Il 25, 26, 27, 28 gennaio ore 22,30 è la volta di “Diciassette anni”, sempre di Zhang Yuan, la cui uscita, nel 1999, è stata vietata in Cina. Un cinema di impegno scomodo alle Autorità, mostrando le storture di un Paese in violenta e rapida trasformazione. Zhang Yimou in “La storia di Qiu Ju” (25, 26, 27, 28 gennaio ore 20,30) narra la storia di una donna che rivendica i suoi diritti e la sua individualità, e che non si adegua al rispetto di un ordine costituito, facendosi portatrice di una volontà, di un modo di pensare che un tempo in Cina non esisteva. Per “ragazzi al cinema” “La stella di Laura” il 20, 21 gennaio ore 16,30 e 18,30 e “Il cane e il suo generale” il 27, 28 gennaio ore 16,30 e 18,30. Ecco cosa rimane dello storico circolo scacchistico della città. Dopo il cambio di locazione dagli scantinati della Scuola Puccini alla nuova sede in Via Bonopera, il Circolo ha dovuto affrontare continui problemi finanziari. “Abbiamo lasciato la vecchia sede sotto la scuola solo per fare un favore all’Amministrazione Comunale perchè dovevano ristrutturare ed ampliare la mensa – afferma il Presidente, Mario Pizzi- ora siamo rimasti soli e senza soldi, il risultato è la chiusura. Il circolo deve pagare annualmente 1500 euro solo per affitto, acqua, luce e gas senza contare le spese di manutenzione interna e quelle relative ai tanti appuntamenti estivi che organizziamo. La nostra non è un’Associazione a scopo di lucro”. Come era prima mensile di informazione e annunci Lo trovate anche nei SELF POINT presso: CAFFÉ CENTRALE • Corso 2 Giugno, Senigallia CENTRO COMM.LE “SALINE” • davanti al Bar Gallery, Senigallia CENTRO COMMERCIALE “IL MOLINO” • Senigallia CAFFÉ DEL PARCO •Vivere Verde, Via Pierelli, Senigallia FOTOGRAFIA D’ARTE DI GIORGIO PEGOLI • Via Carducci, Senigallia EUROSTOK • Via Corinaldese, Senigallia AGIP CAFÉ • S.S. 16, Senigallia BAR PAOLA • Via G. Bruno, Senigallia DE GUSTIBUS • Via Podesti, Senigallia IMMOBILIARE MARCHE • Via F.lli Bandiera, Senigallia BLACK JACK BAR • Via Capanna, Senigallia CAFFÉ ITALIA • Via O. Manni, Senigallia BAR PIZZERIA BLUE MOON • Via A. Volta, 12 (Zona Ciarnin) RIST. 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Il suo nome solenne è recente, in quanto, come vedremo, fino al 1921 si chiamava “Tomba di Senigallia”, nome ancora a volte usato nelle nostre campagne. Secondo le antiche fonti storiche, Castel Colonna sembra sia stato fondato da un gruppo di fuggiaschi della distrutta città romana di Suasa, i quali, verso il V secolo d.C. costruiscono una “Tomba” (cioè una “fortezza rurale”) sulle nostre colline, a quei tempi boscose e selvagge. Col tempo, intorno alla “Tomba” vengono costruiti capanne, magazzini, ricoveri per gli animali domestici…e si viene lentamente formando un piccolo centro abitato che per secoli verrà chiamato “Tomba” in ricordo della fortezza rurale a cui doveva la sua origine. Attraverso i secoli, la “Tomba” entra nei possessi del Monastero di Fonte Avellana e, nel XIV secolo, ha inizio la lunga signoria dei Malatesta che si protrarrà per circa due secoli. Nel 1457, Vittoria Colonna, moglie ed erede di Carlo Malatesta (discendente dalla nobile famiglia dei principi Colonna e nipote di Papa Martino V) fa completare la cerchia di mura e la rocca, opere fatte iniziare nel 1300 dal Mastin Vecchio di Romagna. La rocca, per ordine di Vittoria Colonna, viene fatta ristrutturare dall’architetto militare Giovan Battista Mastini da Pennabilli; oggi ne rimangono i sotterranei visibitabili e la torre merlata di ingresso, sotto la cui volta è ancora murata l’antica lapide in arenaria con la dedica a Victoria Columnensis De Malatestis “Magnifica Domina”. Nel 1463, con la sconfitta di Sigismondo Malatesta da parte di Federico da Montefeltro nella battaglia del Cesano, termina la signoria malatestiana e, nel 1474 inizia la signoria dei Della Rovere. Con i Della Rovere, il castello della Tomba viene inserito nel Ducato di Urbino, diventando capoluogo del Commissariato Ducale di Tomba che comprendeva i tre castelli di Tomba, Ripe, Monterado (istituito nel 1475 da Giovanni Della Rovere ed abolito nel 1808 da Na- poleone). Purtroppo, nel XVII secolo, Francesco Maria II Della Rovere fa abbattare la rocca malatestiana ormai obsoleta; con le sue pietre viene fatto edificare il Palazzo Pubblico (oggi Palazzo Comunale) su progetto dell’architetto Ascanio Passeri da Pergola. Nel 1631, con la morte di Francesco Maria II Della Rovere, termina la signoria roveresca e il nostro castello passa allo Stato della Chiesa, inserito nella Legazione Pontificia di Urbino, restando poi nella provincia di Pesaro fino al 1860 quando, con regio decreto del Commissario straordinario per le Marche, Lorenzo Valerio, quasi tutti i territori alla destra del fiume Cesano vengono assegnati alla provincia di Ancona. Nel 1921, come già accennato, con regio decreto di Vittorio Emanuele III, dietro richiesta dell’amministrazione locale dell’epoca, il Comune di “Tomba di Senigallia” viene autorizzato a chiamarsi “Castel Colonna” (nome scelto dagli amministratori locali per ricordare “Vittoria Colonna”, la feudataria malatestiana di cui ancora oggi si raccontano fatti leggendari). Il cambio del nome era stato chiesto soprattutto per evitare i frequenti disguidi postali con il Comune di “Tomba di Pesaro” che oggi si chiama “Tavullia”). Con questo ultimo atto, praticamente terminano le vicende storiche di Castel Colonna. Cosa rimane oggi di visibile di tutte le antiche vi- [email protected] cende che hanno caratterizzato questo piccolo ma interessante centro medievale? E’ rimasto perfettamente integro (anche se pesantemente restaurato) il perimetro delle mura malatestiane, di cui è completamente percorribile il “cammino di ronda”. All’ingresso del paese si innalza la “Torre malatestiana”, cioè l’antico ingresso della rocca fatta costruire da Vittoria Colonna, come ricorda l’antica lapide murata all’interno. Sotto la torre si possono visitare i sotterranei della fortezza fatti iniziare dal Mastin Vecchio (Malatesta da Verrucchio); essi percorrono tutto il paese nel senso della larghezza e furono adibiti a rifugio antiaereo durante l’ultima guerra. La chiesa parrocchiale di S.Mauro, di epoca roveresca, custodisce alcune interessanti opere d’arte: La “Madonna della Misericordia” del ‘700, attribuita a Gaetano Lapis da Cagli; un artistico crocifisso ligneo che si dice donato da Francesco Maria II Della Rovere e una bella Madonna del Rosario, antica statua in legno di ignoto. Provenendo da Ripe, Castel Colonna si presenta molto caratteristico, a forma allungata di nave con il campanile che funge da albero maestro, serrato dalle mura che emergono da un folto bosco di cipressi. Dal sommo della collina che lo domina si ammira uno sterminato panorama che va dalle rocce di Montefeltro al Furlo, al Catria e, al limite dell’orizzonte, i Sibillini. Parlando di Castel Colonna, non si può fare a meno di nominare la “Segavecchia”, antica sagra di Mezza Quaresima che rappresentava la fine dell’inverno. Caduta un po’ nel dimenticatoio, era stata recuperata negli anni ’80 ed aveva acquisito larga risonanza; ora si pensa di riportarla in luce, inserendola nel circuito turistico dei distretti di Senigallia e Marotta. Sarebbe un’occasione in più per venire a conoscere questo piccolo ma caratteristico centro, ricco di antiche memorie e, cosa non disprezzabile, anche di buona cucina e di vini generosi!! La Romagna è vicina: qui la piadina, il Trebbiano e il Sangiovese sono di casa: provare per credere!! 20 C U LT U R A Gennaio 2007 Un cadavere sotto il Palazzo del Comune di Senigallia Il mistero del Sigillo La realizzazione del Palazzo del Pubblico (come il Comune veniva chiamato a quei tempi) era iniziata dopo che i Senigalliesi ne avevano ricevuto l’autorizzazione da parte di Guidubaldo II della Rovere. Le opere di edificazione si protrassero per oltre 150 anni e si poterono considerare completate solo nel 1754. Uno degli ultimi grandi lavori fu la costruzione dello scalone di accesso al Palazzo in pietra del Furlo. È facile comprendere come tale realizzazione comportasse anche un interessamento del terreno circostante. Questi eventi, che sono ormai di generale acquisizione, si collegano con un salto di secoli ad un sorprendente ritrovamento da parte di alcuni ragazzi che frequentano una chiesa sita nella Senigallia pentagonale. I ragazzi, qualche mese fa, avevano notato che un gradino della chiesa era malfermo e, volendo sincerarsi di quanto malfermo fosse, riuscirono a sfilarlo dalla sua posizione. Rimasero a bocca aperta: sotto il gradino, custoditi come in una cassaforte, erano contenuti alcuni scritti, ripiegati e vergati con antica grafia. Un messaggio aveva attraversato più di due secoli e mezzo per essere L'impronta in ceralacca del miste- da questi giovanissimi rioso sigillo. raccolto. Così prende avvio la ricerca su quel fatto misterioso e praticamente ignoto, che noi abbiamo etichettato come “Il mistero del Sigillo”. Sul foglio esterno, che ben ripiegato fa da involucro anche ad altri fogli, compare la scritta: “Impronta di un sigillo o sia medaglia ritrovato di giugno l’anno 1754: nel sito dove fu fatta la nuova scala al Palazzo del Pubblico sopra i portici, e non molto distante da un cadavere spolpato. Il suddetto sigillo restò in mano del signor Gasparo Arsilli.” La grafia, settecentesca, è con ogni probabilità quella di Gasparo, il quale si trovò a gestire il problema posto da questo ritrovamento. Più volte gonfaloniere tra il 1748 e 1768, egli, come la maggior parte dei componenti del suo casato e come altri nobili senigalliesi, era persona colta, il che comportava anche una certa inclinazione all’esame e all’interpretazione di reperti antichi. Gasparo, però, era stato consultato per primo in quanto era sovrintendente anche al lavoro dello scalone. Con il messaggio di Gasparo Arsilli ci è pervenuta anche l’impronta in ceralacca del sigillo. Essa presenta, entro una cornice a mandorla, una figura stilizzata, in posizione eretta: il personaggio regge nella mano destra quello che sembra essere un pastorale, gli abiti e il copricapo fanno pensare a dei paludamenti ecclesiali. Attorno alla figura sono incise varie lettere che singolarmente sono identificabili; il loro assemblamento, però, è difficoltoso anche perché le parole non sono scritte per esteso ma abbreviate. La comprensione della scritta poneva quindi seri dubbi e problemi. Siccome l’immagine poteva far pensare ad un vescovo, per la soluzione occorreva ricorrere a persona qualificata sia per dottrina ecclesiastica sia per erudizione. L’Arsilli si rivolse al Vescovo di Osimo, Pompeo Compagnoni. Il referto del Vescovo ci è pervenuto in un foglietto incluso nel plico ritrovato. Il Vescovo avanzava una ipotesi interpretativa che sembrava convincere poco anche se stesso e concludeva: “ma se non è questo, solamente i signori sinigagliesi possono trovarlo, ricercando negli archivi e le altre antiche memorie della città.”. In sostanza dal vescovo non venne alcun aiuto. Per fare luce sul macabro reperto la comprensione della scritta era chiaramente importante, quale punto di partenza per aggredire il vero problema: l’eventuale identificazione del cadavere spolpato, presente in prossimità del punto nel quale era stato ritrovato il sigillo. Meritata fama di dotto, erudito e cultore delle antichità godeva l’abate Annibale Olivieri di Pesaro, con il quale tra l’altro l’Arsilli aveva connessioni attraverso i matrimoni che in tempi diversi gli Arsilli e gli Olivieri avevano contratto con membri del casato dei Baviera. Nel plico ritrovato un foglio ci informa che all’Olivieri si deve l’assemblamento delle lettere, la cui collocazione sarebbe: S FRIS ANDREE PORIS S SABIN D TARQUIN a significare Sigillo di Fra Andrea Priore di S. Sabino di Tarquinia. Il sigillo apparteneva dunque ad un prelato di Tarquinia. Gasparo Arsilli, precisato questo aspetto del problema, si chiedeva ancora se ci potesse essere una qualche attinenza tra il sigillo e il cadavere, che giaceva non distante da esso. A Senigallia non mancavano certo degli eruditi. Tra tutte si staglia la figura del marchese Giulio Carlo Fagnani, uomo di grande fama (fu insignito di numerose onorificenze soprattutto per i suoi studi matematici), di profonda cultura classica, buon poeta. Anche egli venne messo a parte del ritrovamento, come dimostra una della carte incluse nel plico ritrovato. Quanto all’interpretazione data dall’Olivieri, egli sostiene che anziché prioris si deve leggere praeceptoris e commenta: “È osservabile che il sigillo (…) è stato ritrovato vicino alle case soggette alla religione di Malta. Quindi si deduce che Fra Andrea era Cavaliere Gerosolimitano (…). Apparentemente si sarà trovato in Sinigaglia o di passaggio o per affari della sua religione e vi averà lasciato a caso il proprio sigillo, che dopo alcuni secoli comparisce di nuovo alla luce, ed eccita le congetture de’ studiosi dell’antichità.” Per comprendere l’interpretazione del Fagnani, ricordiamo che quello dei Gerosolimitani è il più antico degli Ordini monastico-cavallereschi. Agli inizi dell’XI secolo era stato fondato a Gerusalemme un ospedale dedicato a San Giovanni Battista. Nell’ospedale curava e assisteva i malati e i pellegrini di Terra Santa una confraternita, alla quale durante le Crociate si unirono anche cavalieri cristiani. La confraternita assunse pure compiti militari, dando vita all’Ordine Ospedaliero dei Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme con il duplice obiettivo di difendere la fede cristiana e curare i malati e i pellegrini in Terra Santa. Detti anche giovanniti, ospitalieri, gerosolimitani, essi si diffusero ben presto in tutta l’Europa con il compito di reclutare volontari per la Terra Santa e di gestire ospizi o ospedali locali, dove assistere i fedeli diretti verso i luoghi santi o da essi provenienti. Una struttura di questo tipo era presente anche a Senigallia, dove il suddetto Ordine possedeva degli edifici proprio in prossimità dell’odierna piazza del Comune. Il Fagnani nel correggere l’Olivieri si mostra miglior conoscitore della gerarchia dell’Ordine: il priore è il superiore di tutti i sacerdoti e i cappellani dell’Ordine, mentre il precettore è il responsabile della sola casa ed eventuale chiesa a cui è preposto (in questo caso S. Sabino di Tarquinia). Quanto alle “case soggette alla religione di Malta”, trattasi probabilmente della strutture senigalliesi suddette; la “religione di Malta” è l’Ordine dei Cavalieri di Malta, derivante dall’Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni. Del casuale e macabro ritrovamento avvenuto durante i lavori parla anche Giovanni Maria Mastai nelle Cronache. Il suo racconto fornisce qualche dettaglio sulla scena del reperimento: “1754 - Nova Scala. Dopo qualche anno si venne puoi ala fine alla determinazione di farsi la scala che non era mai stata fatta. Nel nuovo Palazzo del Pubblico sopra dei mezzanini al 6 di maggio ne fu dato principio, con di- [email protected] di FLAVIO e GABRIELA SOLAZZI libri senza carta.it segno del solito Sig.re Alessandro Rossi di Osimo architetto, che già n’ebbe l’incombenza di tutta la nuova fabbrica. Venne tralasciata e poscia riprincipiata li dieci giugno a gettare li fondamenti dalla parte dell’Archi avverso alle case dell’Ospedale per farvi la scala. E venne ritrovato appresso a quelle muraglie un cadavere spolpato. (…) Non lungi (…) circa cinque o sei palmi vi si trovò (…) una medaglia o sia sigillo di metallo, quale consegnata al Dr. Gasparo Arsilli, uno dei deputati che assistono alla fabbrica.” La medaglia da una faccia “è liscia e dall’altra impronta v’è una figura di Vescovo vestito all’antica ad uso della Grecia, con all’intorno descrittevi diverse parole che dalli Sig.ri Dotti Antiquari è stato interpretato. Tanto l’impronta della medaglia o sia sigillo che la interpretazione sono conchiuse in una scatoletta presso di me, che chi vorrà vederle potrà leggerle per divertirsi”. Dopo che in casa Mastai fu appagata la curiosità antiquaria dei Senigalliesi colti, la scatoletta e il suo contenuto tornarono in mano dell’Arsilli. Gasparo avrà pensato che, anche se il sigillo era di un cavaliere dell’Ordine di Malta ed era stato trovato vicino a degli edifici di tale Ordine, questo non giustificava un legame diretto tra i due reperti: le conclusioni del Fagnani gli sembravano un po’ semplicistiche. D’altronde egli l’enigma non sapeva risolverlo, e poi aveva tanti affari pressanti di cui occuparsi. Il provvedimento principale era stato preso: dare degna sepoltura al cadavere, di chiunque esso fosse. Dopo avere deciso di conservare presso di sé “la medaglia o sia sigillo di metallo”, come egli stesso dichiara, fece un bel plico dei pareri scritti consegnatigli dagli eruditi consultati e intelligentemente accluse un’impronta su ceralacca del sigillo. Il tutto lo affidò alla custodia delle pietre di una chiesa. Avrebbe potuto riprendere le ricerche a tempo debito. E se non lui, qualcun altro sarebbe stato in grado di farlo in futuro. Il futuro di Gasparo Arsilli si è materializzato poco tempo fa nei ragazzi che si trovavano nella Chiesa del centro. Come nei migliori romanzi gialli la soluzione è ancora aperta. Il plico è stato nascosto nella chiesa da Gasparo o da altri e, nella seconda ipotesi, da chi e perché? A questo si associano altri due quesiti: il sigillo è collegabile al cadavere? perché il morto non era stato regolarmente sepolto in una tomba? Gennaio 2007 GASTRONOMIA MARCHIGIANA C U LT U R A In viaggio tra gusto, folklore, aneddoti Alla riscoperta di piatti “scomparsi” a cura di CESARE ROSSI Ristorante “Ruspantino”, Senigallia Chi si accinge a risalire alle origini della nostra gastronomia si trova di fronte ad una documentazione, anche letteraria, di notevole interesse che tuttavia lascia scoperti larghi spazi, anche temporali, i quali non consentono di seguire lo sviluppo logico dell’arte culinaria nelle Marche. In pratica si trovano tante tessere di un mosaico di cui si intravede il complesso disegno, ma sfuggono tantissimi particolari che costituiscono il substrato indispensabile per giungere ad un’ ipotesi di “storia della gastronomia marchigiana”. In conseguenza di ciò, spero siano evidenti i miei sforzi di approfondire e di andare alla scoperta delle tante tessere ancora mancanti al mosaico di cui si accennava sopra. Ecco perché la rubrica che segue va considerata come una base di partenza, non certo come punto di arrivo, per ulteriori approfondimenti in una materia così complessa. Inizierò questo viaggio con digressioni nella storia dell’alimentazione e soprattutto nella storia dell’agricoltura e delle società rurali marchigiane. La ricetta che intendo presentarvi , è una polenta di farina di grano denominata “FRESCARELLI”. INGREDIENTI: 1 Kg. Di farina bianca, Qualche bicchiere d’acqua, 2 bicchieri di olio di oliva, Mezza cipolla, Un pizzico di maggiorana, Mezzo etto di grasso e magro di maiale, 3 etti di pomodori pelati, Sale e peperoncino, Pecorino fresco Marchigiano. PREPARAZIONE: Si bagna la farina con acqua precedentemente scaldata e si fa passare tra le due mani strofinandole in modo da formare dei grumi. Quindi si versa a pugni nell’ acqua bollente sempre mescolando in continuazione fino a formare una polentina. Nel frattempo si fa soffriggere il grasso e magro di maiale tagliato a dadini (in alternativa prosciutto nostrano) con olio e trito di abbondante cipolla, unendo i pomodori e la maggiorana; far cuocere per 8-10’ e aggiungere sale e peperoncino. Con questo sugo condire i frescarelli e cospargere di abbondante pecorino fresco delle Marche. NOTA: i frescarelli prendono il nome nel maceratese di “riso curgo” se, anziché fare grumi con acqua e farina, si aggiunge del riso alla farina per essere bollito insieme. In alcune zone i frescarelli prendono il nome di piccicasanti. Le ORIGINI La polenta è quasi certamente il più antico cibo “confezionato” dall’uomo; possiamo affermare che si tratta (unitamente alle “farinate”) del primo alimento non carneo, che l’uomo abbia preparato usando il fuoco. Già nel mesolitico infatti ci si cibava con “polente” di cereali frantumati con le pietre e cotti in acqua riscaldata mediante sassi roventi. Alla fine del neolitico troviamo l’uomo intento ancora a preparare “polente” o “pappe” con cereali misti (avena,miglio,orzo e avena) schiacciati in modo rudimentale. La civiltà progredisce rapidamente ma la polenta resta la base dell’alimentazione di molti popoli. Così la ritroviamo tra i greci sotto il nome di “maza” una polenta fatta con farina d’orzo cui aggiungevano a volte le olive, ma anche fichi o formaggio di latte di capra e persino pesce salato. La polenta di farro fu invece il pasto fondamentale dei romani. A seconda del condimento assumeva varie denominazioni. Così abbiamo la “puls fabata” con le fave, la “puls punica” con il montone e la “puls julia” con formaggio fresco e miele. Anche durante le invasione barbariche si continuò a mangiare polenta aggiungendo però erbe di campo (cavoli, spinaci, cime di rapa, germogli di ortiche, cardi) o radici (rape, ravanelli, cipolle, porri e “pastinaca”, simile all’attuale carota. La Mannoia alla Fenice Tra le iniziative in carnet, il Comune di Senigallia Assessorato alla Cultura ufficializza una nuova data da segnare in agenda: il 18 febbraio arriverà alla Fenice alla Fenice Fiorella Mannoia cavalcando la sua “Onda Tropicale”. Questo il titolo del nuovo tour tratto dall’ultimo album dell’interprete di successi come “Quello che le donne non dicono”, “Il cielo d’Irlanda”, “Le notti di maggio”, “Treni a vapore” e moltissimi ancora. “Onda Tropicale”, il nuovo album che contiene undici brani accuratamente scelti nel vasto repertorio brasiliano, ciascuno interpretato a due voci da Fiorella Mannoia e da un grande artista brasiliano, è uscito il 10 novembre scorso. Si tratta di un progetto di spessore internazionale, in cui la Mannoia si esprime artisticamente interpretando brani sia in lingua italiana che, attraverso duetti, in lingua portoghese. Un progetto di grande interazione artistica che ha visto coinvolti nella sua realizzazione nomi quali: Chico Buarque, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Djavan, Jorge Benjor, Milton Nascimento, Lenine, Chico Cèsar, Carlinhos Brown e Adriana Calcanhotto. L’adattamento dei testi originali nella versione italiana è curato da Piero Fabrizi, produttore dell’album e ideatore insieme a Fiorella dell’intero progetto. La prevendita dei biglietti è partita lunedì 15 gennaio. È possibile acquistare e prenotare i biglietti presso il botteghino del Teatro. Il costo dei biglietti è di 35 euro per il primo settore, 30 euro per il secondo e 25 euro per il terzo. Il telefono della biglietteria è 071.7930842, quello per le prenotazioni 393.9567505 - Info e acquisti on-line: [email protected] - www.fenicesenigallia.it [email protected] 21 Successo a Mosca Maestri Marchigiani in mostra L’arte italiana e marchigiana conquistano Mosca. Non si interrompe il successo di pubblico e di critica per la mostra “L’arte italiana del XX secolo attraverso i grandi marchigiani”, apertasi il 23 novembre scorso all’Accademia dell’Arte Russa moscovita tra una folla di più di 1500 interessati. Sorprendente la presenza di molti giovani studenti ed artisti russi, ma anche altrettanti italiani, coordinati dal Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Mosca, dott. Alberto Di Mauro. Ed è proprio “giovani” il leit motive che sembra contrassegnare questo evento moscovita. Confermato anche dalla direttrice del Museo, la dottoressa Luba Evdokimova: “Moltissimi visitatori, molti di età compresa tra i 30 e 35 anni; operatori culturali ma anche tanti curiosi, che hanno visto la rassegna come momento di confronto con l’arte contemporanea italiana.” L’esposizione, curata dal professor Armando Ginesi e promossa dalla Regione Marche in collaborazione con l’Associazione Marche-Russia e il Comune di Ancona, ha finora toccato quota 12.000 visitatori (a cui vanno aggiunti i 1500 dell’inaugurazione). Più di 5000 tagliandi staccati e un numero ancora maggiore di visitatori in occasione dei molteplici appuntamenti organizzati dal Museo. Durante le festività natalizie, grazie a serate di gala e meeting, la presenza giornaliera ha toccato picchi di 500 visitatori. Dieci tra i principali canali televisivi della Federazione russa hanno filmato le circa cento opere dei trentacinque grandi Maestri marchigiani, da Adolfo De Carolis, Osvaldo Licini, Scipione, Pericle Fazzini, Edgardo Mannucci, a Sante Monachesi, Gino De Dominicis, Arnaldo Pomodoro, Walter Valentini, Valeriano Trubbiani, Bruno d’Arcevia e Enzo Cucchi, solo per citarne alcuni… E una tv di taglio culturale ha trasmesso un servizio di ben trenta minuti. La stampa russa ha ugualmente seguito la rassegna con una grande mole di articoli e recensioni sui principali quotidiani e riviste culturali: da “Kultura” a “Nash Isograf”, da “Vash Dosug” a “La Galleria” e anche “The Tretyakov Gallery Magazine” e “Collezione”, due tra le più importanti riviste culturali della Federazione. E non solo, hanno trattato con interesse l’evento anche lo storico quotidiano russo “Moscovskay pravda” in stampa dal 1918, il settimanale economico-commerciale “Kommersant Weekend” e l’importantissima rivista economica “Eco del Pianeta”, intitolando l’articolo “Quinta essenza dell’Italia”. Ma anche la stampa europea se ne è interessata, da quella spagnola con i quotidiani “Ultima Hora” e “Diari de Balears” a quella svizzera con il trimestrale d’arte contemporanea “Futuro”. L’esposizione dei Maestri marchigiani del ‘900 rimarrà a Mosca fino al 23 febbraio. Poi tornerà in patria, dove sarà possibile ammirarla dal 10 marzo alla Mole Vanvitelliana di Ancona. Altre poesie di Pierpaoli Che dire di quest’intellettuale, di questo poeta, anziano sì, ma pronto a proiettarsi nel futuro con vigore quasi giovanile, quasi la parola gli scorra veloce sotto la penna e gli si trasformi gradualmente in poesia della quotidianità, dolce a volte, forte in altri momenti, ma sempre pronta a cogliere la molteplicità degli aspetti della vita, il valore di certe situazioni, i modi di agire, i fatti che rendono la persona “ricca” non di potere o di soldi, ma del senso della vita, di quella fortuna che nasce dalle “cose semplici”. Allora davvero quella persona è “ricca” di una ricchezza propria, interiore, anche spirituale che porta alla felicità, alla gioia di vivere, alla serenità e appunto – come dice il titolo stesso di una delle ultime raccolte – alla letizia ed alla pace. “In umiltà, in letizia ed in pace” e subito dopo “Ora” di Pierpaolo Pierpaoli in vendita nelle librerie “Sapere” e “Mastai” di Senigallia. RUBRICHE 22 Gennaio 2007 A TU PER TU il ciambotto rubrica a carattere naturalistico CON.... LA PSICOLOGA a cura di Niki Morganti a cura della dott.sa Maria L’amicizia La Poiana Un Rapace diurno comune del nostro territorio è sicuramente la Poiana (Buteo buteo). La Poiana è parente stretto dell’Aquila, dalla quale si distingue maggiormente per le dimensioni: l’Aquila ha un’apertura alare che può raggiungere anche i 2 metri e 30 centimetri, mentre la nostra Poiana si “ferma” ad 1 metro e 25 centimetri, con l’altezza del corpo che arriva anche a 50 centimetri: con queste misure la Poiana è il Rapace più grande delle nostre zone, compresi i Rapaci notturni. La Poiana appartiene alla famiglia di Rapaci chiamati Accipitridi, con i quali condivide somiglianze sia nell’aspetto che nel comportamento: le ali, infatti, non sono a punta nella parte terminale come nei Falchi allungata, è caratteristicamente a forma di ventaglio. La colorazione del piumaggio è molto particolare perché si mostra variabile in maniera calzata a seconda della stagione ma anche tra individui stessi, rendendo a volte il nostro animale confondibile con altre specie, soprattutto quando è avvistata da lontano. Generalmente la Poiana si presenta con il piumaggio marrone-bruno con una banda bianca sul petto e le parti sotto le ali più chiare rispetto al dorso, ma, come ho accennato sopra, sono presenti variazioni individuali: ad esempio si possono distinguere una fase scura (in cui la banda pettorale bianca è maggiormente visibile) ed una fase chiara (nella quale l’individuo è quasi completamente bianco). Il becco è giallo con la punta nera; anche le zampe e l’iride sono gialli. La Poiana frequenta boschi e foreste ma è abbastanza comune anche presso coltivi e acquitrini: costruisce il nido in biforcazioni di rami di alberi grandi, in genere querce; per la localizzazione del nido predilige boschi anche di piccole dimensioni, ma soprattutto zone in cui il disturbo antropico non sia troppo rilevante. I territori di caccia comprendono zone aperte di boschi, radure e coltivi: questo Rapace, infat- ti, è un uccello da preda, e cattura le sue vittime, per lo più piccoli roditori e topi, ma anche serpenti e altri uccelli, specialmente quelli di piccola taglia e individui giovani. La tecnica di caccia consiste nel volteggiare una porzione di territorio ad un’altezza anche di un centinaio di metri, grazie alla potente vista che gode questo animale riesce ad individuare sul terreno una possibile preda, e poi si butta in picchiata su di essa; la vittima viene catturata, uccisa e trattenuta grazie ai robusti ed affilati artigli dei quali sono provvisti i piedi, il becco adunco e potente serve per fare a pezzi la preda e, quindi, ingerirla meglio. La Poiana, come gli altri uccelli da preda, è dotata di un ottimo volo, caratterizzato da pochi battiti d’ala ma molto profondi, e da lunghe planate nelle quali tiene le ali orizzontali. Come anche altre specie di grandi dimensioni, per prendere quota sfrutta le correnti termiche ascensionali, vale a dire quelle correnti di aria calda che si formano per effetto del riscaldamento del suolo e che tendono verso l’alto, ma anche le correnti che si formano in territori montuosi o collinari con ripidi pendii, ad esempio falesie, calanchi e forre. La Poiana riesce a sfruttare queste correnti con volteggi, voli che disegnano dei cerchi e che portano l’animale verso l’alto. A Senigallia è facile incontrare questo Rapace: facendo una passeggiata in campagna specialmente nelle ore calde della giornata basta tenere ogni tanto gli occhi rivolti al cielo e sicuramente si riesce ad osservare la Poiana. Probabilmente sul nostro territorio è presente qualche coppia che nidifica, il problema che incontra questa specie è la mancanza di siti ideali per costruire il nido a causa dell’antropizzazione del territorio; la maggior parte degli esemplari che si incontrano, infatti, sono individui in caccia ma che non si riproducono. S.O.S Animali a cura di Maria Antonia Martines con la collaborazione dei Veterinari di “Cane, Gatto e…” Club Prolife…insieme per la vita Si chiama così questo nuovo programma nutrizionale pensato per il benessere del nostro cane. Il marchio Zoodiaco, da sempre attento alla salute degli animali, insieme alla consulenza di veterinari nutrizionisti ed allevatori ha creato Club Prolife. Le più aggiornate conoscenze e ricerche scientifiche sono alla base di quest’alimento che bene risponde a tutte le esigenze del cane in base all’età, la sua attività e lo stato fisiologico. La linea comprende il cucciolo, il mantenimento, i soggetti sovrappeso, quelli delicati e gli sportivi. Il sistema Vitality System è un concetto d’integrazione nutrizionale che assicura benessere e una condizione corporea ottimale Pia Augusti grazie alla sinergia e la combinazione tra gli elementi nutritivi specifici per ogni tipo di prodotto. Il risultato sono benifici sulla funzionalità dell’apparato digerente, sullo sviluppo e la protezione del sistema immunitario ed articolare, un pelo folto e lucente, una pelle sano ed elastica. Si può scegliere tra le carni fresche di pollo, tacchino, agnello e salmone. Per i cuccioli, da 1 a 16 mesi c’è puppy mini (1-10 kg), medium (11-25 kg), large breed (26 kg e oltre) a base di Pollo & Riso; per i cani adulti ci sono adult mini (1-10 kg), medium (11-25 kg), large breed (26 kg e oltre) a base di Pollo & Riso. Poi ci sono adult all breeds al Sal- Che cos’è l’amicizia? Aristotele diceva che è “un’unica anima in due corpi”. Ma chi è l’amico vero? Uno con cui puoi essere te stesso con cui stai bene a cui puoi confidare tutto che ti conosce bene, che non ti chiede di cambiare che ha il potere anzi il dovere di rimproverar, che non ti tradirà mai…che non vuole un tornaconto. Bisogna riconoscere che abbiamo bisogno di un amico. L’amicizia dura nel tempo l’amore può nascere con un colpo di fulmine, l’amicizia ha bisogno di tempi più lunghi. Oggi corriamo verso un dover essere, un possedere, siamo condizionati dal dover apparire da doveri imposti dai media. Con l’amico invece ci si può rilassare, si sta bene c’è il piacere della condivisione, della risata e della lamentela e non è la quantità di tempo dedicata all’amico ma la qualità. Infatti, anche incontrandosi dopo tanti anni di separazione l’affezione rimane la stessa, L’amicizia è un vero antidepressivo e uno psicoterapeuta sempre disponibile. Purtroppo siamo diventati anafettivi e cerchiamo rapporti di convenienza più che d’amicizia. L’amicizia è il primo gradino dell’amore. Fra uomo e donna l’amicizia è possibile. L’uomo cerca in un’amica una figura carismatica tra la madre, la compagna ideale, la figlia che vorrebbe. Si sente coccolato, protetto, può mostrare debolezze. Cerca un contatto diretto con quella che è la sua parte femminile. La donna nell’amico cerca protezione, conforto, forza, giudizio sincero, consolazione. E’ un affetto al di sopra di tutto che non svanisce col tempo che non si consuma e rende felici. Piante medicinali a cura di Maria Antonia Martines Centella Asiatica Hidrocotyle asiatica o Gotu Kola o erba della tigre o Scodella d’acqua Pianta originaria del SudEst asiatico a crescita spontanea e perenne in luoghi umidi, vicino all’acqua nei paesi tropicali e subtropicali, Pakistan, Madagascar, Brasile,Venezuela e India dove è molto coltivata. E’ stata conosciuta in Occidente probabilmente grazie a Boileau, che per primo la utilizzò nei casi di lebbra. Il nome forse deriva dal suo “centellinare” l’acqua dalle zone in cui vive; quello di “erba delle tigri” proviene dal fatto che queste vi si strofinano per curare le ferite, mentre “gotu kola” in lingua cingalese significa “pianta della longevità”. In un proverbio dello Sri Lanka si afferma che: “due foglie al giorno allontaneranno la vecchiaia”. Per le preparazioni si usa solo la pianta, rampicante che ha foglie orbicolari/renifor- mi, grigio-verde, lungamente spicciolate; i fiori (da giugno a settembre), sono ad ombrella, bianco-rosa, i frutti, a diachenio, sono piccoli e rugosi. La Centella ha due proprietà principali: quella troficocicatrizzante che migliora la vascolarizzazione, stimolando il sistema reticolo-endoteliale facilitando la riparazione dei tessuti e quella vasoprotettiva che rende migliore la funzionalità venosa tonificando le pareti vasali, riducendo la stasi venosa in favore del ritorno venoso dalla periferia al cuore. Tra i sui principi attivi, l’acido asiatico e madecassico (in grado di stimolare l’umore e la forza fisica), asiaticoside, madeccissoside, tannino, resine, fito steroli, sali minerali. In particolare poi, i triterpeni che sono in grado di fissare l’alanina e la prolina mone & Riso, Agnello & Riso e Tacchino & Orzo. La light all breeds per cani in soprappeso è al Pollo & Riso, il sensitive per cani ipersensibili è al Pesce & Patate, il runner per cani sportivi e/o in attività al Pollo & Riso. Il rapporto qualità-prezzo e dosaggio giornaliero è molto, molto buono, i sacchi sono disponibili nei formati da 800 g, 3 kg e 15 kg. Questa linea di prodotti si può trovare nel negozio Pet Food Giovannelli in Via Matteotti 9 a Ripe, tel 071.7959073 oppure 338.4592375. Indirizzi utili nella nostra Regione Canile Stella Polare, Via Tombaccia, 87, Fa- [email protected] (aminoacidi fondamentali nella struttura del collagene) per combattere, con un’ottimo risultato gli effetti della cellulite. A questa pianta sono riconosciute anche proprietà depressiva del snc, antidepressiva, anticonvulsivante e nella tradizione indiana si utilizza per incrementare l’intelligenza. Gli studi, sia sull’uomo sia sugli animali dimostrano, infatti, che la memoria migliora, così come lo stress e la fatica. Allora per concludere non solo chi ha problemi di vene varicose, capillari in evidenza, gambe gonfie, piaghe cutanee e ustioni può usare con benificio la centella. Le interazioni farmacologiche della pianta sono ancora in fase di studio: se si assumono altri farmaci è bene sentire il parere del proprio medico. no (PU) tel. 0721.884255; Canile Stella Polare Di Di Stefano Angela, Via Cavallara, 48, Mondavio (PU) tel. 0721.976180; Comune Di Fermo Canile Sanitario Multizonale, Contrada S. Martino, 2/A, 63023 Fermo (AP) tel. 0734.623593; Gattile rifugio comunale di Vallemiano (Ancona) tel 071.85035; Canile di Pesaro località S.Veneranda (PU) tel. 0721.282552; Circolo di Legambiente "Sibilla d’Aleramo" Via Castelfidardo 55 Civitanova Marche (MC) tel/fax 0733.815282. 0733.815717; Gli Amici del Cane Contr.Acquesalate 58 (MC) tel/fax.0733.493185; Lega nazionale per la difesa del cane Sez.di Camerino (MC) tel.0737-644330-633409 S P O RT Gennaio 2007 23 PIANETA VIGOR L’anno che si è appena concluso non sarà certo ricordato come l'anno di "grazia", ma ha comunque portato agli appassionati della principale squadra calcistica senigalliese, una serie di risultati positivi che lasciano ben sperare per questo 2007. Un po’ di numeri: Nell'anno solare 2006, nonostante una salvezza raggiunta dopo 3 spareggi ai play-out, le soddisfazioni non sono certo mancate. Mister Simonetti (traghettatore nella stagione scorsa) e Mister Giuliani (attuale allenatore), hanno saputo riportare il giusto entusiasmo dopo la disastrata gestione Fermanelli-Fontana. Ma se per “Gilda” i buoni risultati sono stati solo una conferma delle sue qualità, ben altro discorso lo merita Glauco Simonetti, primo artefice della splendida salvezza della stagione passata, quando accettò l'incarico di allenatore nonostante la squadra si trovasse in fondo alla classifica con un distacco abissale dalla quota salvezza. La straordinarietà sta nel fatto che Mister Glauco era all’esordio totale come Allenatore di una prima squadra. L’ottimo risultato di Simonetti lo si può dedurre analizzando i primi 6 mesi dell’anno solare 2006 (il girone di ritorno per intenderci); ben 24 sono stati i punti ottenuti (media 1,41 punti-gara), frutto di 7 vittorie, 7 sconfitte e 3 pareggi; 16 i gol realizzati, 16 quelli subiti. Se pensiamo che ha rilevato la squadra alla fine del girone di andata con solo 7 punti sul groppone..!!? Sulla stessa onda ha continuato a macinare punti la Vigor di Giuliani, che nel girone di andata dell’attuale stagione 2007-2008 ha messo insieme altri 21 pun- Foto Effimera ti (media 1,23 punti-gara) con 5 vittorie, 6 sconfitte e 6 pareggi; ben 24 i gol realizzati ma anche 21 quelli subiti. L’analisi completa del 2006 ci consegna una Vigor capace di raccogliere 45 punti in 34 partite di campionato (media 1,32 punti-gara) con 12 vittorie 13 sconfitte e 9 pareggi. 37 i gol realizzati, esattamente gli stessi quelli subiti. Miglior marcatore Camilletti con 13 gol. Che sia un preludio ai play off? Sognare non costa nulla. Forza ragazzi!! La squadra: Conosciamo alcuni boys di Mister Giuliani che dopo un inizio turbolento (2 punti in 5 partite) hanno inanellato una serie di risultati a ritmo di play-off. Sicuramente la vetrina spetta al bomber Camilletti, classe ’79 ben 15 gol (al momento in cui stiamo andando in stampa) e soprattutto la dimostrazione di un giocatore ritrovato sul piano fisico-atletico. Dopo alcune stagioni non brillantissime (ed una prima parte di questo campionato da “pip- pero”) il punteros Fanese si è ritrovato con una serie di prestazioni e di giocate che hanno portato il pubblico senigalliese ad innamorarsi del numero 11 rosso-blu. Tra i giovani certamente una nota di merito va alla “matricola” Paupini; classe ’89 (!!) si è subito affermato come elemento cardine di questa squadra, risultando uno dei più presenti nelle formazioni scese in campo in questo girone di andata. Centrocampista di fascia offensivo dotato di una buona agilità oltre che di una buonissima tecnica è sicuramente la nuova speranza Vigorina . L’età è dalla sua parte, ma guai a montarsi la testa. Una citazione speciale, particolare e sentita va al Capitano Stefano Goldoni. Lo scorso novembre ha raggiunto le 400 partite con la casacca rosso-blu. Senza parole!!! Nelle prossime uscite conosceremo meglio tutti i principali protagonisti di questa annata. Lo staff tecnico: Mister Giuliani è certamente uno dei principali artefici di questo giocattolo. In estate la campagna acquisti era stata piuttosto scarna: partiti i calibri Pandolci, Polverari, appese le scarpe al chiodo Giorgetti (grazie Dodo per averci rappresentato nei campi di serie A) e Rossetti, Gilda si era visto recapitare il solo centrocampista Savelli e la scommessa Camilletti. Ma il trainer senigalliese non si è certamente scoraggiato, e insieme ai suoi collaboratori Simonetti e Bernacchia ha lavorato sodo per dare un’ impronta alla squadra. Il 4-3-3 di inizio stagione è stato ben presto avvicendato da un più attento 4-4-2 con variabile del “rombo” a centrocampo. Le caratteristiche dei giocatori e soprattutto i risultati hanno dato ragione al tecnico, che infoltendo il centrocampo ha certamente dato più equilibrio alla squadra senza per questo rinunciare al gioco offensivo. Risultato? 2° miglior attacco del girone. Gli ultras: anche quest’anno la squadra è spesso seguita da un considerevole numero di supporters che ogni domenica aiutano i propri beniamini cercando di non far mancare il proprio sostegno. Encomiabili tutti quei ragazzi che preparano coreografie, cori e striscioni per dimostrare l’affetto per questi colori magici. Nonostante la categoria non sia di assoluto richiamo gli “RDN” sono sempre allo stadio per incitare i ragazzi. Da applausi! La società: Apprezzabile tutti gli sforzi che sta facendo per mantenere la Vigor in categoria. Il Presidente Mandolini sta cercando nuove forze economiche per dare più vigore alle casse rosso-blu. Difficile capire se ci siano spiragli di luce. Certamente Senigallia calcistica ambisce a qualcosa di più. Al Direttore Sportivo Scarpini il merito di aver portato a Senigallia un bomber vero. Dopo le sfortunate scelte dello scorso anno in tema di attaccanti, il DS Vigorino ha tirato fuori l’asso nella manica. [email protected] Gli altri dirigenti? Carboni e Memè sono quelli più vicini alla squadra e sembrano i più interessati alle sorti societarie. All’orizzonte c’è sempre l’ombra di Stefano Marconi, ex Presidente della Biagio. Smentite? Conferme? Il succo non cambia. I tifosi vogliono una Vigor forte e competitiva!! La città: La si può racchiudere in una parola: disinteressata. Il commissario Stex Foto Effimera Anche Senigallia ha la sua Serie A TORNEO AZIENDALE: un esercito di oltre 500 giocatori. Forse non tutti sanno che anche Senigallia può vantare un torneo di Serie A. Può far sorridere ma è la verità. Durante l’inverno, infatti, 16 squadre di calcio partecipano ad un campionato organizzato dalla UISP Senigallia, denominato Serie A. Oltre al massimo campionato ci sono anche 12 società che giocano in Serie B. Qualcuno dirà: “manca solo la serie C”… Bè da quest’anno c’è anche la Serie C. Ci si può vantare della presenza di altre 12 squadre che si sfidano sui campi della periferia locale emulando i vari Del Piero, Totti e magari anche Ronaldinho. Un esercito di oltre 500 pseudo-calciatori con la vera passione del calcio che si ritrovano settimanalmente per dimostrare a se stessi (o magari anche a osservatori distratti) quanto non sia poi così difficile cimentarsi nello sport nazional popolare più giocato al mondo. Proprio come nella vera Serie A, il termine delle vacanze Natalizie ci riporta l’inizio del torneo UISP (ai più conosciuto come “torneo Aziendale”). Nei prossimi numeri, in questa nuova pagina interamente dedicata allo sport, cercheremo di seguire da vicino questo interessante movimento calcistico locale che suscita interesse, curiosità, ilarità e perché no, anche lo strascico delle polemiche. Appuntamento quindi alle prossime uscite. Il Commissario Stex 24 SALDI INVERNALI DAL 6 GENNAIO AL 1 MARZO Gennaio 2007 SS16 Adriatica Nord . Cesano . SENIGALLIA uscita autostrada A14 MAROTTA/MONDOLFO - telefono 071 6610059 [email protected]