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Distribuzione gratuita
Gennaio 2007 • Anno 5 - N. 1
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Gennaio 2007
WWW.ECOMARCHENEWS.COM IL NUOVO PORTALE DELLE MARCHE
è anche meetup del bog di Grillo!
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Gennaio 2007
OPINIONI LETTERE E COMMENTI
L’Opinione/Racconti di oggi che sembrano di ieri
La contorta psicologia di Saddam
di ALESSANDRO CASAVOLA
Le immagini che da qualche anno si stanno filmando sull’Afghanistan e sull’Iraq potrebbero sostituire le illustrazioni di
un libro degli orrori e del fascino di un mondo lontano, che
credevamo relegato nelle favole orientali…Durante il conflitto con i Talebani, a seguito dell’11 settembre 2001 ho visto
dei soldati scalzi, barbuti, con copricapo a turbante come
quelli che da bambino ammiravo sulle teste dei Re Magi…Ma
a causa di quel conflitto quante nuove abitudini!…Barbe rasate o quasi, via quei copricapo e tra le donne, alcune ancora con il burka nero, due occhi misteriosi, ma anche più
scioltamente vestite, impegnate in mansioni del nostro mondo…Qualche antenna televisiva sulle case, vecchi film a passo ridotto proiettati in sale improvvisate. Insomma una vita
diversa…Ma l’antico ha resistito: per es. nei villaggi a comandare sono i capi-tribù e non sempre il governo centrale
di Kabul…In Iraq, prima, tra le truppe di Saddam soldatesse
fiere e belle, non solo disposte ai sacrifici maschili per regolamento ma per amore di lui…Poi soldati con cappucci neri
determinati solo alla guerriglia di spara, esplodi e fuggi…Dopo un momento di silenzio e di vuoto nelle strade, Bagdad
tornava a riempire i suoi viali bellissimi lungo l’Eufrate con
grosse automobili. La vita che riprendeva si arrestava, però
all’improvviso per gli assembramenti di una folla sporca, lacera urlante per altri morti, dopo che la guerra era
finita…Provocati, questa volta, dalla guerriglia contro gli
americani. La curiosità verso i liberatori, che faceva dire a
delle giovani ragazze della buona borghesia (la scena l’abbiamo vista in Tv) raccolte in un caffè “che bello sarebbe aprire
le finestre al mattino e vedere nel giardino degli aitanti maschi americani…”era finita! Ci si muove ormai contro di loro per il sospetto che si è interessato, in passato, all’Iraq non
lo ha mai fatto disinteressatamente…Ed è vero! Ci si è cominciati anche a muovere fazione contro fazione…Gli Sciiti
che avevano patito a causa di Saddam hanno attaccato i Sunniti. Si sono uccisi per le strade, nei mercati, nelle rispettive
ERRATA CORRIGE:
Nello scorso numero de l’Eco a pag. 6 nell’art. dal titolo “Evviva la stampa libera” leggi Gello Giorgi invece
di Giorgio Giorni.
Nella rubrica “Il Ciambotto” a pag. 21, l’autore Niki
Morganti, prende le distanze da quello che è stato
scritto dalla redazione come premessa dello spazio di
approfondimento sul Pioppo Nero.
Moschee. Ma chi sono costoro? Si stenta a capirlo…Grosso
modo potremmo dire che i Sunniti completano gli insegnamenti del Corano con le opinioni che Maometto espresse
nella sua vita (=Sunna) e con le interpretazioni costruite per
analogia…Gli altri, gli Sciiti, sono un po’ più conservatori,
ammettono oltre che il Corano solo quanto si andò dicendo
nelle due generazioni successive alla morte del profeta…Si
sente nell’Islam l’assenza di una Scuola Coranica centrale che
metta ordine e proponga, con metodo analogico o altro, criteri per moderni comportamenti, e faccia richiami alla coerenza…Ci siamo scandalizzati nel sentire che i residenti incappucciati, sgozzassero chi era stato rapito, nel nome di Allah, il misericordioso e il giusto…Il Corano vieta l’uccisione
delle donne e i resistenti hanno ucciso giornaliste occidentali e volontarie impegnate nel soccorso al loro stesso paese…Il
Corano comanda la sollecita sepoltura dei cadaveri e loro il
nostro giornalista, pacifista Baldoni lo abbandonarono per
più giorni nel deserto! Senza poi parlare del “martirio”che in
antico si consumava nella guerra guerreggiata, ed ora anche
nell’attacco improvviso da terra o su automezzo che a volte
esplode con rapido comando, quando il “martirio” decide di
procedere con cautela…Quello che più ha colpito noi occidentali sono state le folle inferocite esultare, ballare e fare
scempio dei feriti a terra. Ci chiediamo se tra quel parapiglia
in incognito fossero presenti ex-soldati o ex-soldatesse del
passato regime, che Saddam voleva frequentassero le Università…Anche dinanzi a Saddam, le mani incatenate, il cappio
al collo, in procinto di essere impiccato, i boia sciiti, incappucciati hanno imprecato, sputato, ballato oscenamente ed
incivilmente…Le esecuzioni se dovranno ancora esserci dovrebbero restare severe, neutre per così dire…altrimenti diventano, come ebbe a dire Cesare Beccarla, atti barbarici dello Stato civile nei confronti di chi si sia lasciato prendere. Che
contorta la psicologia di Saddam… quante impressioni contrastanti! Quando non si offriva alla folla in divisa, mani co-
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mode, vesti borghesi sembrava un gentiluomo di campagna,
il sorriso sul viso pacioccone…ma quando dirigeva il consiglio dei ministri, lui sembrava bloccare quei personaggi, militari che lo guardavano tutti insieme, seduti lungo un tavolo
in una stretta sala di dubbio gusto, vista tante volte in televisione…Saddam era un conoscitore della storia millenaria del
suo Paese, ma restaurando le mura dell’antica Babilonia volle che su qualche pietra si stampassero le sue iniziali…La
sfrenatezza della sua libidine prendeva altre direzioni, nonostante avesse sposato tre mogli piacenti…Si chiuse alle implorazioni delle figlie che chiedevano misericordia per i loro
mariti sorpresi a congiurare…E al momento dell’esecuzione
della condanna capitale, sembra che abbia consegnato una
lettera a loro in cui le esorta ad occuparsi dei figli, da lui resi
orfani…Come comandante di un esercito equipaggiatissimo
non ebbe fortuna nello scontro con l?iran chiudendo dopo
otto anni e con un milione di morti una guerra iniziata nel
1980 che non risolse nessuna delle questioni di frontiera…Con i Curdi del nord preferirà, negli anni successivi, sistemi più sbrigativi, più distruttivi, senza impegnare forze sul
campo…preferirà il gas! Personalmente temeva la morte, e
per questo aveva escogitato in passato, quando era l’incontrastato rajs, sistemi di fuga, soggiornando nei ventiquattro
palazzi presidenziali che aveva fatto costruire nella capitale…Ma l’ironia feroce della sorte ha voluto che fosse catturato dagli americani, su delazione di un suo “suddito” nel vano
sotterraneo di una casa di campagna…Lui, spaurito, smagrito, sporco come un barbone…ma in procinto di avere la corda al collo, è riuscito a tirar fuori dignità, severità di sguardo…o qualcosa che così è sembrata…Si è proclamato un
“martire”, uno che aveva dovuto soffrire, che si era offerto rischiando per il suo popolo, che moriva per il suo popolo…Da buon mussulmano dell’ultima ora, ha recitato la formula della consacrazione. Non una frase che accennasse ad
uno stato d’animo inquieto, che nascondesse, tuttavia, un affidamento ad un Allah giusto, ma anche pietoso…Un dubbio
sulla giustezza di tutta la propria vita lo ebbe invece in punto di morte Cesare Augusto, un altro Principe assoluto, ma
certamente non un crudele dittatore, quando con voce flebile, affaticata chiese alla moglie “Pensi che abbia recitato bene
la mia parte, in questa commedia che si chiama…vita?”
Il commento
Welby e il Manfredi dantesco
Le pronunce della Chiesa sulla sorte oltremondana degli uomini
“Se ‘l Pastor di Cosenza, che a la caccia (…) avesse in Dio ben letta questa faccia(…)”
(Purgatorio, canto III)
di WALTER TOMASSONI
mensile di informazione attualità e cultura
Anno 5 - Gennaio 2007 - Numero 1
Direttore responsabile
Letizia Stortini
Redazione
Via Copernico, 3 - Senigallia
Tel. 071.7939689 - 333.2091555 - Fax 071.7939689
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Editore
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Progetto grafico ed impaginazione
puntoevirgola - Senigallia
Stampa
Rotopress International srl - Via Brecce - 60025 Loreto (An)
l’Eco è stato registrato presso il Tribunale di Ancona in data
3 novembre 2003 con numero 22/03.
Tutto ciò che la nostra testata sta realizzando e realizzerà sarà sempre grazie alla forza del ricordo del suo cofondatore, Patrizio Casagrande.
Mentre Dante camminava a fianco dell’anima di Virgilio
scalando il Colle del Purgatorio, Manfredi sorridendo svelò
la sua identità, ben lontano Dante, dal supporre che l’anima
di uno scomunicato in vita dalla Chiesa cristiana possa trovarsi in Purgatorio anziché all’Inferno. Manfredi fu figlio
naturale di Federico e di Bianca Lancia, nipote di Costanza
Imperatrice. Dopo che il suo corpo fu colpito in battaglia, il
26 febbraio 1266 presso il ponte di Benevento, fu sepolto
sulle rive del fiume Colore, sul territorio dello Stato Pontificio di Napoli dove non poteva stare avendo avuto la scomunica, in vita, dalla Chiesa per i suoi peccati. Per ordine
del Papa Clemente IV fu inviato il Vescovo di Cosenza (Bartolomeo Pignatelli) per fare riesumare le ossa di Manfredi,
di notte a torce spente (come si usava fare per le anime scomunicate dalla Chiesa) e gettarle al di fuori del confine del
Regno della Chiesa sulle rive del Fiume Liri (oggi Garignano) un tempo chiamato Verde, senza rispettare le righe del
Vangelo che è sempre pieno di misericordia divina e pietà
infinita.
“Il mio cadavere poteva essere lasciato in pace nella prima
sepoltura poiché alla mia morte mi ero rivolto, versando lacrime di pentimento, alla bontà infinita del Signore Iddio
che è sempre pieno di misericordia e raccoglie tutti quanti
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si rivolgono a Lui”. Tuttavia per la Chiesa chi muore scomunicato, anche se si è pentito in punto di morte, deve rimanere al di fuori della montagna del Purgatorio 30 volte il
tempo che ha peccato, senza aver chiesto in vita un umiliante perdono alle autorità ecclesiastiche cristiane. Solo le
preghiere dei vivi ora possono accorciare il tempo per la via
della salvezza. Il Pastore di Cosenza ha negato le pagine del
Vangelo e della Bibbia; Dio si trova nominato migliaia di
volte, è al centro di ogni avvenimento, è alla radice di ogni
concezione. Questo Dio, chiamato con un nome particolare: Jahvè (Colui che è) non è un’astrazione della filosofia
ma un essere personale che agisce nella storia, è il Dio di
Israele che invisibilmente marcia alla testa delle tribù confederate, ne scompiglia i nemici, ma è anche il Dio che si interessa del fanciullo Ismaele che muore di sete. Le autorità
ecclesiastiche romane, oggi, hanno negato, alla famiglia di
Piergiorgio Welby una funzione religiosa contrapposta ad
una reazione politica.
Nel III Millennio sarebbe stato più logico adoperare la bontà infinita “cha ha sì gran braccio” e raccoglie tutto quanto
si rivolge a Lei, per non farsi ripetere dalla folla credente e
da illustri teologi che, in fatto di religione, siamo ancora
quelli “della pietra e della fionda”.
AT T U A L I T À
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Gennaio 2007
a cura del dott.
RANIERO MANCINI,
Medico di medicina generale
Nuovo anno: come ritrovare
Meningiti infantili: il benessere psicofisico
Medicina e Salute
vaccinarsi o no?
Quella delle meningi è un’infiammazione
seria, anche se difficile è stimare la gravità
della malattia al momento del suo esordio.
E’ bene distinguere tra meningite virale o
batterica. Le forme virali, le più frequenti,
guariscono spontaneamente nel giro di una
decina di giorni senza lasciar danni al sistema nervoso. Più complessa la situazione
delle meningiti batteriche che, pur essendo
meno frequenti di quelle virali, possono essere mortali in una certa percentuale di casi o lasciar danni neurologici permanenti.Tutto questo nonostante lo sviluppo di
terapie antibiotiche di grande efficacia e la
disponibilità di vaccini a spettro sempre
più ampio. Sono circa una dozzina i batteri
capaci di scatenare l’infiammazione delle
meningi ma i più importanti sono tre: Haemophilus Influenzae, Meningococco e
Pneumococco. Anche se mancano studi
precisi sull’incidenza reale di queste tre forme, stime del 2002 indicano che nella fascia d’età da 0 a 4 anni, il Meningococco
sia responsabile del 40% di tutte le meningiti batteriche, Pneumococco del 30%,
Haemophilus Influenzae 5%, altri batteri
10%. Nel restante 15% dei casi non si è potuto isolare alcun batterio e la causa rimane sconosciuta. La bassa incidenza di meningite da Hemophilus è collegata al fatto
che la vaccinazione, sicura ed efficace, è già
stata introdotta da qualche anno assieme ai
4 vaccini obbligatori dell’infanzia (difterite,
tetano, pertosse, epatite B) nella vaccinazione cosiddetta “esavalente”.
Poca informazione è stata fatta sui vaccini
utili a proteggere da Pneumococco e Meningococco. Gran parte di quello che sappiamo su questi due vaccini deriva da fonti
istituzionali (ministero della salute, assessorati regionali) o da campagne pubblicitarie sponsorizzate da case farmaceutiche.
L’attendibilità di questo tipo di comunicazione è alta anche se permangono alcune
lacune. Come quella di enfatizzare eccessivamente i benefici e minimizzare effetti
indesiderati e costi economici (legati al
prezzo dei vaccini e all’organizzazione della campagna vaccinale) al fine di massimizzare i profitti (aziende farmaceutiche) o la
diffusione della vaccinazione (fonti istituzionali). Il risultato è quello di una grande
confusione sia per le famiglie che tra gli addetti ai lavori. Un esempio? Quello del vaccino antipneumococcico, che in farmacia
costa tra 70 e 80 euro. In alcune regioni
(come il Veneto) viene somministrato gratuitamente e con offerta attiva a tutti i nuovi nati, anche fuori delle categorie a rischio,
in altre è a totale carico delle famiglie che
decidono di sottoporre i bimbi a vaccinazione, in altre ancora (come prevede il piano nazionale vaccini) vengono vaccinati
gratuitamente solamente i bimbi ad alto rischio di setticemia e meningite a cause delle ridotte difese immunitarie.
Malattie sessualmente
trasmesse…..che stress!
a cura di
LAURA PEDRINELLI CARRARA e DANIELA MAGNINI
Le ansie, lo stress, gli squilibri, che ogni giorno dobbiamo affrontare, possono
influire in modo negativo
sulla nostra salute, distogliendo energia e vitalità da
quello che vogliamo realizzare. E’ importante che corpo e mente collaborino in
sintonia ed armonia per
eliminare tutte quelle tensioni che possono rivelarsi
veri e propri ostacoli. Per
ciascuno di noi è esperienza comune quella di identificare le emozioni provate
in base a sensazioni fisiche;
così ci capiterà di sentire il
cuore in gola o lo stomaco
chiuso quando aspettiamo
con ansia e un po’ di timore il verificarsi di un evento
atteso, oppure ci sembrerà
di essere paralizzati dalla
paura di fronte ad un evento spaventoso. Il corpo è lo
sfondo di tutti gli eventi
psichici e, quindi è importante considerare il rapporto mente-soma come un
legame unico che implica
una profonda ripercussione
del benessere fisico sugli
stati d’animo e viceversa.
Per raggiungere e/o mantenere un buon equilibrio è
basilare il nostro approccio
di fronte agli eventi o avversità.
In questo nuovo anno, allo
scopo di superare vecchi
atteggiamenti, proviamo a
pensare piccoli propositi
che possono darci lo stimo-
lo o anche solo il desiderio
di cambiare qualcosa.
Ad esempio è importante
capire come siamo nelle diverse aree della nostra vita
(il lavoro, gli affetti, il tempo libero) e in quale settore vorremmo operare un
cambiamento.
Per cambiare bisogna sognare; sognare qualcosa di
nuovo, qualcosa di più, di
meglio. Questo è il primo
passo per il mutamento:
immaginare quello che vogliamo davvero.
Se siamo infelici, insoddisfatti, non aspettiamo che
siano gli altri a cambiare,
anzi cerchiamo dentro di
noi le risorse per mutare la
situazione..
Proviamo ad assumere un
atteggiamento positivo,visto che questo influenza la
salute. Avere uno spirito
reattivo e combattivo ed essere ottimisti anche di
fronte ad una malattia aiuta di più che essere depressi e passivi, anche perché si
mettono in atto dei comportamenti preventivi e curativi più adeguati e tempestivi.
Ricordiamoci che spesso
gli eventi negativi ci prendono emotivamente in modo maggiore rispetto a
quelli positivi, facendo sì
che valutiamo il più delle
volte la realtà basandoci su
ciò che ci crea disagio e
sottovalutando ciò che ci
comporta felicità. Quando
si sta con se stessi senza alcun giudizio, arriva la calma. Il nostro cervello si
mette nella condizione
ideale per secernere le sostanze del benessere e dell’autoguarigione, che leniscono lo stress e portano
serenità.
Robert Louis Stevenson,
poeta e scrittore scozzese
dice: “Le cose migliori sono le più vicine: il respiro
che sale lungo le narici, la
luce nei tuoi occhi, i fiori al
tatto, i compiti affidati alle
tue mani. Non cercare di
afferrare le stelle, ma svolgi
con semplicità i compiti assegnati dalla vita, nella certezza che gli incarichi di
ogni giorno e il pane quotidiano sono le cose più dolci della vita”.
Acquisire nuove abitudini
di vita, tuttavia non è mai
un’evoluzione semplice; difatti necessitano una buona
conoscenza di sé e nuove
modalità di utilizzo delle
proprie risorse psicofisiche.
Per ulteriori informazioni
la d.ssa Daniela Magnini
(psicologa-psicoterapeuta )
e/o la d.ssa Laura Pedrinelli Carrara (psicologa e specializzanda in psicodramma analitico) si rendono
disponibili ed offrono l’opportunità di un primo colloquio a titolo gratuito.
con la collaborazione della dott.sa PETRONELA NITA
I giorni scorsi partecipavo ad un bellissimo
matrimonio in chiesa…. gigli bianchi, profumati, sposi belli e innamorati… le promesse di fedeltà: “nel bene e nel male…”,
parole importanti, di grande significato non
solamente religioso ma anche per la salute
della famiglia e dei figli che nasceranno.
La parola fedeltà mi ha riportato alla mente
alcuni casi di pazienti incontrati come specialista in malattie sessualmente trasmesse
(venereologia).
Alcuni di loro non avevano patologie, ma
volevano solamente accertarsi d’essere sani
per poter iniziare una convivenza e per capire come fare per mantenersi tali nel tempo. Le patologie sessualmente trasmesse sono tante… alcune silenti, difficilmente diagnosticabili e curabili. Possiamo parlare
della Clamidia trachomatis per renderci
conto che l’unica soluzione sicura che ci rimane per preservare nel tempo la nostra salute e la possibilità di concepimento è la fedeltà. Nell’adulto lo spettro clinico delle infezioni da Clamidia trachomatis a trasmissione sessuale ha un andamento parallelo a
quello delle infezioni gonococciche causando uretrite, proctite, congiuntivite in entrambi i sessi, epididimite nell’uomo, cervi-
cite mucopurulente, salpingite, bartolinite,
proctite nelle donne fino ad arrivare alla periepatite (sdr. Fitz-Hugh-Curtis). Inoltre
ambedue le infezioni possono causare complicanze sistemiche, come, ad esempio l’artrite. L’infezione da Clamidia può rimanere
nel tempo asintomatica perciò possiamo
trovarci davanti ad un’artrite, una congiuntivite, una periepatite senza renderci conto
della reale causa.
L’estensione sistemica può causare anche
lesioni muco-cutanee oltre alla congiuntivite, artrite e uretrite o cervicite come nella
sindrome di Reiter. Queste infezioni possono causare la malattia infiammatoria pelvica, la stenosi tubarica, una gravidanza ectopica, la sterilità nella donna. Nella stessa
maniera si può arrivare anche alla sterilità
nell’uomo. Allora, che cosa si può fare?
Prima di tutto esami batteriologici specifici
di ricerca della clamidia, del gonococco,
ecc. anche nelle persone senza sintomatologia e poi… tanta fedeltà.
Dopo questa mia riflessione ritornando al
matrimonio al quale stavo assistendo ho
pensato ancora una volta alla “coincidenza”
tra i consigli prematrimoniali del sacerdote
e quelli del medico.
LA LETTERA
Attenzione ciclisti! Avete sentito l’ultima?
“30 Km nel comprensorio cittadino!Un ciclista medio che ha un po’di fretta rischia di essere multato per eccesso d velocità! Siamo abituati alle iniziative proposte da Ceresoni, il “verde” con i suoi abbattimenti incontrollati in varie zone della città. I moncherini ai giardini
Catalani sono stati lì per mesi senza alcun riposizionamento di alberi che sostituissero quelli abbattuti. Non ci illudiamo troppo neanche per il piano antismog…le uniche cose fatte oltre al mega-tabellone luminoso in stazione sono i parcheggi a pagamento…E in progetto c’è
un parcheggio sotterraneo sotto Piazza del Duomo, ma sappiamo tutti che il fiume è a 2 passi e i problemi con l’acqua sarebbero molto costosi da gestire…per non parlare delle probabilissime rovine romane che ad ogni scavo saltano fuori puntualmente (vedi “Teatro La Fenice”) nel centro storico. Vogliamo ancora pagare superconsulenze e magari anni di cantieri aperti ma bloccati dai beni culturali!
Per quanto riguarda i 30 Km/h …Vi rendete conto di quanto inquini un’auto costretta ad andare in 2^ (marcia) a circa 2500 giri di motore, quando entro i 50 Km/h, in 3^ a 1500 giri si
consuma, e inquina molto meno! Sicuramente ci sono zone e vie che richiedono una prudenza maggiore…ma si possono segnalare ed evidenziare con la segnaletica. Il nostro assessore avrà una percentuale sui carburanti o deve passare sui giornali, nel bene o nel male, almeno una volta al mese tanto per far vedere che c’è!? Pensi invece a vigilare meglio sulla cementificazione selvaggia, sul poco curato verde pubblico e non parlo di ciclamini nelle aiuole che ci costano cari (tra comprarli ogni anno e mandare ad annaffiarli da 2 operatori…)ma
di interventi più sostanziali e significativamente migliorativi! Ma andiamo a 30 all’ora anche
in questo!
Daniele Bellucci, Senigallia
[email protected]
Gennaio 2007
AT T U A L I T À
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Seppur privo della mano destra sapeva pilotare magistralmente
Carloni, primo “corridore”
sammichelese
di GIUSEPPE PIERANGELI
Umberto Carloni (“Bertin”) figlio di Giuseppe e Wilelma
Agostinelli, già garzone di Ermanno Agostinelli nell’officina
meccanica operante in località “Cirenaica” fin dall’età di
dieci anni, ebbe sempre viva la passione per la meccanica ed
in particolare per le motociclette. Nel 1920, a 17 anni, iniziò a riparare cicli e motocicli nella soffitta dell’abitazione
paterna, al centro del nascente paese. Più tardi si occupò
anche della riparazione di macchine agricole, impiantando
una considerevole officina meccanica.
Ci piace riproporre una pagina della rivista “Motociclismo”
del 1926, che così lo ricorda: “Un elogio meritato: l’audace
biciclomorista che nella fotografia si vede mentre fila a tutto gas, è il ventenne Umberto Carloni da Mondavio il quale, pur essendo privo della mano destra, non solo sa pilotare magistralmente le grosse motociclette, ma ebbe anche il
fegato di cimentarsi tempo fa in una gara per biciclette a
motore riuscendo con la sua “Augusta” a classificarsi secondo: questo giovane pieno di sana passione e di bella audacia merita di essere elogiato vivamente per quanto fa nella sua regione, in prò della causa motociclistica”
Da sx: Spinaci Bruno; Marcantognini Quinto; Valenti Severino (macellaio); Marcantognini Arduino; Pierfederici Tito (sortito); Bacchiocchi Gaetano; Biagetti Rino (“il moro”); Carloni Dante (fratello di “Bertin”); Barbadoro Giuseppe; Spinaci Mirko; Umberto Carloni (“Bertin” sulla moto); Ridarelli Filippo (“Pippon”); Pierfederici Torquato (podestà); Imo Alberici Paolini (di Orciano).
Quella chiesa di San Michele al Fiume…
Nelle carte di Fonte Avellana, in una donazione del 1110 si
trova una prima indicazione della nostra Chiesa: “Anseremo, figlio del fu Beraldo dona all’eremo di Santa Croce di
Fonte Avellana, in persona di Raniero priore, metà della
chiesa di Santa Maria, sita nel Comitato di Senigallia, nel
fondo Arcione…”.
Nei confini
abbiamo, il
Cesano al primo lato; al secondo la via
che dal Cesano sale fino a
Monteroni e
arriva
alla
dorsale collinare; al terzo
la via per questa dorsale o
serra e al
quarto, la via
che da Campolongo immette al Cesano fino a San-
t’Angelo.
Questa strada (rintracciabile in I.G.M. “Corinaldo”) esiste
ancora oggi ed è quella che da casa Benni (quota 428) scende fino al Cesano e attraversatolo in prossimità di casa Catalani giunge nell’abitato sammichelese.
Anticamente, costeggiando il Rio di San Michele, saliva fino alla Pieve di Santa Maria di Orciano e proseguiva oltre,
fino al Metauro.
Nella sunnominata Chartula donationis non viene espressamente richiamata la chiesa, ma è evidente il riferimento al
luogo sacro dedicato a Sant’Angelo o San Michele Arcangelo. Una precisa testimonianza si ritrova nella Bolla di Adriano IV del 1156, con: I possessi nella chiesa di San Michele;
e in quella di Alessandro III del 1178: La cappella di San
Michele; appartenente al Monastero di San Paterniano, appartenenti a Mondavio) viene ricordata la chiesa di San Michele “(doc. 686, San Michele).
Una precisa datazione dello stanziamento longobardo e la
conseguente erezione della chiesa dedicata all’Arcangelo
guerriero è praticamente impossibile.
Potremmo idealmente riagganciarci all’anno 727, con Liutprando che conquista la Pentacoli; abbiamo già visto quanto sia stata consistente la presenza bizantina nella zona.
E’ possibile che in ricordo della vittoria riportata i longobardi abbiano innalzato un tempio al loro protettore per eccellenza: San Michele Arcangelo.
[email protected]
Ritroviamo notizie nella nostra chiesa nella visita fatta dal
Vescovo di Fano Mons. Tommaso Lapi, il 27 ottobre 1610,
alle chiese del territorio di Mondavio: San Michele al Fiume
Cesano, beneficio semplice goduto da Don Federico Falcucci di Gubbio, rettore dell’omonima chiesa dentro il castello di Mondavio.
Nei secoli 17, 18 e 19 vi venivano celebrate le sacre funzioni ad esclusivo beneficio dei coloni vicini e delle ville o casini di villeggiatura dei nobili mondaviesi. Così fino al 20
gennaio 1922, giorno della morte del pontefice Benedetto
XV, quando Don Giovanni Uguccioni, che la domenica veniva a dire messa nelle chiese di Santa Maria della Quercia
e di San Michele, lasciò la cura delle anime al primo parroco sammichelese Don Attilio Betti.
Nel 1928 vennero iniziate le fondamenta dell’attuale chiesa
della “Regina della Pace”. Nel 1930 venne posta la prima
pietra della nuova costruzione. Un intervento della Santa
Sede, in seguito al terremoto, permise la realizzazione dell’opera. Il 13 giugno 1933 avvenne l’inaugurazione della
nuova chiesa nata su fondamenta diverse dall’originaria
cappella di San Michele Arcangelo, che venne contemporaneamente demolita.
“Resistette” il campanile, ormai pericolante, fino al 22 gennaio 1937, quando Don Domenico Marini, succeduto a Don
Attilio Betti, lo fece demolire.
Giuseppe Pierangeli
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Iniziamo qui una nuova rubrica che ci porterà a colloquiare con le maggiori imprese del territorio. Attraverso brevi
interviste rilasciate dagli imprenditori cercheremo di capire in che direzione si stanno muovendo le imprese, quali
sono le loro aspettative per il futuro. Proveremo a capire in
maniera molto semplice che rapporto hanno le nostre
aziende con le nuove tecnologie, con i nuovi processi
aziendali con le nuove linee guida dettate dalle leve del
marketing. Soprattutto alla fine dell’intervista vorremmo
capire cosa c’è all’orizzonte, cosi ci aspetta, quali saranno i
veri vantaggi competitivi da sfruttare nei diversi mercati.
Proveremo a dare qualche risposta, ringraziando in anticipo tutti coloro che daranno la proprio disponibilità a collaborare e sostenere questo progetto.
Il protagonista di questa nostra prima intervista è il Sig.
Davide Micci, Direttore Generale di Novedil s.r.l. La rivendita edile con sede legale a Casine di Ostra sta diventando
una realtà molto importante nel nostro territorio, una
azienda dinamica, giovane, fatta di giovani, che sta attraversando una buona fase di espansione. Questo grazie anche ad una oculata gestione delle risorse aziendali ma soprattutto grazie ad una mission aziendale impartita dal suo
titolare “instaurare legami duraturi con i clienti”.
Ci spieghi meglio questo obiettivo Micci, sappiamo bene
che al giorno d’oggi differenziarsi è molto difficile, il consumatore è molto più attento, molto più informato, più
esigente. Fidelizzare il cliente è diventato molto difficile, come pensa Novedil di riuscire a istaurare “legami
duraturi” con la propria clientela?
Nel nostro settore fidelizzare il cliente è un obiettivo troppo importante, che merita di essere condiviso da tutta l’azienda e soprattutto deve essere perseguito anche attraverso i nuovi strumenti che l’informatica e la comunicazione
ci mettono a disposizione. Si sente sempre più spesso dire
che bisogna mettere il cliente al centro di tutto, che bisogna soddisfare i suoi bisogni, ma realmente riusciamo a
farlo? Noi ci stiamo dando questo obiettivo, riuscire a creare un flusso informativo interno all’azienda che possa aiutarci a comprendere meglio i nostri clienti e le loro esigenze.
Quali attività chiave un’azienda come la vostra deve offrire alla propria clientela?
Secondo noi un aspetto fondamentale per qualsiasi settore
e in particolar modo per il mondo dell’edilizia è quello che
riguarda la formazione. Da anni Novedil sta sostenendo
iniziative che mirano continuamente a informare e formare i nostri clienti, i nostri collaboratori ma anche i nostri
dipendenti. Le innovazioni tecnologiche, i nuovi processi
aziendali, devono poter essere compresi da tutti gli ele-
AT T U A L I T À
menti della catena del valore, sia a monte che a valle della
rivendita edile. Noi come Novedil stiamo proponendo ormai da qualche mese una serie di incontri, indirizzati ai
nostri clienti e collaboratori, che mirano ad approfondire
alcune tematiche fondamentali per il settore edile. Lo
sfruttamento delle energie alternative, la possibilità di costruire con la bioedilizia, le nuove tecniche di applicazione
del colore, sono solo alcuni temi che sono stati trattati e
che verranno trattati all’interno di questo progetto che noi
chiamiamo Accademia Novedil.
Non ho ancora sentito parlare di qualità……
Attenti bene la qualità merita un discorso a parte, perché se
oggi non si lavora e non si offre alla clientela uno standard
di qualità elevato penso che non si possa andare tanto lontano. La nostra azienda ha già iniziato il cammino per essere certificata internazionalmente con la normativa ISO
9001, e penso che questo sia un traguardo di grande importanza strategica. Molto probabilmente diventeremo la
prima rivendita edile delle Marche ad essere certificata
qualitativamente con l’ISO 9001. Questo significa soprattutto che la Novedil lavora rispettando le regole, attraverso standard processuali strutturati e controllati. Spesso si
sente dire che il cliente è sensibile solo al prezzo, non penso che sia del tutto vero, secondo noi il cliente vuole sentirsi parte integrante di un progetto, vuole che l’offerta che
gli viene presentata sia personalizzata alle sue esigenze ma
soprattutto vuole che i suoi bisogni vengano soddisfatti attraverso prodotti e soluzioni mirate.
Voi come Novedil siete associati ad uno dei più grandi
gruppi a livello Nazionale nella distribuzione edile, che
vantaggi traete da questa unione?
Sicuramente la Made a livello nazionale svolge un ruolo di
leader di mercato e questo non può che portarci dei vantaggi a noi, che insieme ad altre rivendite sparse per l’Italia, abbiamo creduto a questo progetto. Made significa
Marketing Avanzato per la Distribuzione Edile, questo dovrebbe far subito capire in che modo cerchiamo di operare.
Uno dei nostri obiettivi a livello nazionale è quello di portare ed adattare le leve classiche del marketing ad un settore dove il grado di standardizzazione e realmente elevato
e dove differenziarsi dalla concorrenza diventa un obiettivo imprescindibile.
Micci cosa c’è all’orizzonte?
All’’orizzonte ci sono tante opportunità da poter e dover
cogliere. Nel nostro settore e ovviamente penso anche negli altri, non bisogna mai fermarsi, bisogna credere nelle
nuove tecnologie, penso che ad esempio il mondo legato
alla bioedilizia sia assolutamente un progetto da sostenere,
un’opportunità da sfruttare anche se i costi di gestione attualmente sono molto elevati e il mercato è un mercato
molto piccolo, di nicchia. Da parte nostra, abbiamo investito molto e continueremo a farlo, perchè crediamo fermamente che si possa creare una casa nuova, più leggera,
pensata e costruita con materiali salubri, che la fanno respirare come se fosse viva. Una casa ecologica che integri
il verde e la natura nelle località urbane e residenziali, disegnando un nuovo concetto di “edilizia verde” nel pieno
rispetto dell’ambiente, con una minore spesa per chi ci abiterà.
[email protected]
Gennaio 2007
Speciale Moda
a cura di ELISABETTA M. GALLI
Lussuoso, sensuale, minimal, destrutturato o imbottito il reggiseno è l’indumento intimo più usato
dalle donne d’ogni età.
Se fino a qualche decennio
fa questa “arma” di seduzione rimaneva nascosta,
oggi le nuove tendenze lo
hanno reso un elemento da
esibire o lasciare intravedere sotto camicie e ampie
scollature. I primi reggiseni
in rayon risalgono al 1889,
il push up invece al 1969,
detto anche “magico” perché con la sua imbottitura
valorizza qualsiasi décolleté femminile. E pensare che
le nostre antenate dovevano accontentarsi di indossare rigidi e stretti corpetti vere e proprie “armature”. Con l’avvento
della microfibra, tessuto molto utilizzato per la realizzazione
della lingerie, è possibile ottenere un prodotto senza bordi
né cuciture, ma che unisce tre concetti fondamentali: bellezza, praticità, comodità.
“Meno tanga e più culottes”, questo è lo slogan della moda
intimo di quest’anno, biancheria semplice e molto confortevoli da indossare, senza però rinunciare a quel velo di sensualità. Spazio alle culottes elasticizzate a vita bassa, colorate in nuovi materiali. Ma la novità di questa stagione l’ha inventata Grigioperla e si chiama Underwear Revolution, uno
slip da uomo in cui la tramatura evidente e le costine sfalsate quasi in rilievo sottolineano i colori oro e argento.
Per chi vuole qualcosa d’ambizioso e unico, Yamamay ha
ideato un reggiseno gioiello, realizzato con un fitto intreccio
di pietre nere e cristalli argento, che formano una specie di
ragnatela per un décolleté trasgressivo. E dopo questo
“escursus”, se non siete in vena di serate particolari forse è
arrivata l’ora di indossare qualcosa di caldo e morbido per
una notte senza pretese…
Gennaio 2007
SPECIALE TURISMO RURALE
7
Dura protesta degli agricoltori
Aiuti comunitari insufficienti per medie e piccole aziende. Affollata manifestazione ad Ancona
Nuovi fermenti di protesta dal mondo agricolo verso la
Giunta Regionale Spacca, dopo le manifestazioni della Coldiretti sui gravi ritardi nei pagamenti di alcuni investimenti
agricoli: è la volta delle aziende medio-piccole e degli operatori biologici contro la gestione politica del settore e l’indirizzo molto selettivo e penalizzante, del nuovo Piano di
Sviluppo Rurale PSR 2007/2013, in corso di elaborazione e
di ormai prossimo invio a Bruxelles. Il grave malessere deriva anche dalla difficile crisi di transizione dell’agricoltura
marchigiana, che da recenti dati Istat fotografa una situazione allarmante: è sparita una azienda su due, riduzione del
valore lordo vendibile del 10%,vistoso calo delle superficie
coltivate e degli addetti con fenomeni di abbandono, crollo
della zootecnica e delle colture foraggere con flessione della cerealicoltura, PIL agricolo a -5%, aziende esposte a crescenti indebitamenti bancari,ecc.Lo stato di mobilitazione
della categoria,indetto dalla Associazioni Biologiche AMAB
e Terra Sana nonché dal COPRAMATUR di Senigallia, è culminato in una riuscita Manifestazione Pubblica presso il Palazzo della Regione nella mattinata del 15 gennaio,con la folta partecipazione di numerosi agricoltori provenienti da tutte le parti della regione. Il Coordinamento Reg. per lo Sviluppo della Multifunzionalità e Turismo Rurale- COPRAMATUR in un comunicato, riferisce che i motivi della protesta vanno ricercati in sintesi “ nella cattiva gestione dei Fondi comunitari del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2000/2006
con pesanti trascinamento di impegni non assolti nel PSR
2007/2013,peraltro viziato da alcuni errori di impostazione
non condivisi da gran parte delle Organizzazioni Professionali Agricole (OO.PP.AA.) e dalle Associazioni di coltivatori
per discutibili scelte nonché per l’assenza di una strategia di
medio periodo, la cui Bozza peraltro sottoposta ad un primo
esame ai funzionari della CEE pare ne sia stata consigliata
la modifica in alcune parti.
Gli agricoltori denunciano la burocratica e deficiente gestione ammistrativa dell’Ente,che ha comportato gravose incombenze aggiuntive ripetute, con gravi ritardi nei pagamenti e conseguente esposizione bancaria, utilizzo parziale
dei fondi comunitari (in ordine del90%, superiore solo alle
Regioni Molise e della Sicilia) e la mancanza di garanzie sui
benefici per l’anno in corso e relative incertezze sulle scelte
colturali. Nel settore dell’agricoltura biologica, si registra
l’incongruenza più incomprensibile –prosegue il comunicato- nel momento in cui la CEE
approva e finanzia il Piano Regionale della Zootecnia compreso il rilancio di quella Bio, il Documento esclude dagli
aiuti alcuni importanti colture (foraggere,industriali, leguminose,ecc.)
con valenza ambientale e di rotazione colturale, oltre a normative burocratiche troppo rigide,che potrebbero arretrare
il valore strategico raggiunto dal settore con una crescita negli ultimi anni di oltre il 26%, in controtendenza rispetto
altre Regioni. Il rischio concreto è il ritorno alle tecniche tradizionali basate su concimazioni chimiche spinte di numerose aziende e conseguente riavvelenamento di altro territorio agricolo e delle peraltro inaridite falde acquifere, dopo
che i cittadini delle Marche hanno rifiutato gli OGM e manifestano sempre più interesse alla qualità locale,anche certificata, dei prodotti agro-alimentari. Il COPRAMATUR informa inoltre di aver inviato alla Regione delle Marche, un
pacchetto articolato di proposte modificative della Bozza
PSR, al fine di correggere criteri generali di forte selettività
basati sugli aspetti dimensionali delle aziende e sulle zonizzazioni in aree rurali su parametri anche statistici peraltro
di dubbia comparatività,che potrebbero favorire rispettivamente le grandi aziende a scapito della maggioranza delle
medio-piccole(oltre l’85%) orientate verso la qualità, nonché le zone interne(che hanno beneficiato di ingenti risorse
anche da altri Fondi comunitari) nei confronti delle altre
aree, che presentano analoghi fenomeni di debolezza e di bisogni, diffusi in tutto il territorio. Il Documento PSR-prosegue il comunicato- non tiene conto della frammentazione
produttiva delle superfici aziendali(media SAU 7,6 in linea
con quella nazionale, ma con oltre il 54% di aziende sui 3
ha) oltre alla senilità degli operatori ( 48% oltre 65 anni),
per cui puntare sugli aiuti alle macro-aziende(appena il
10%) ed alla meccanizzazione e tecnologia chimica spinta,
nel tentativo improbabile di vincere sul fronte quantitativo
le sfide internazionali, potrebbe rivelarsi dispersivo di risorse. Il COPRAMATUR rivendica maggiore attenzione al tessuto portante delle medio-piccole aziende,che vanno aiutate a riconventirsi, al riparo della concorrenza, puntando su
produzioni diversificate ed innovative anche no-food(colture agro-energetiche,bio-plastica,ecc.) attraverso la multifunzionalità e pluriattività aziendale (agriturismi anche biologici, artigianato rurale, fattorie didattiche,ecc.) oltre che sulle
produzioni di tipicità legate al territorio,sulle nicchie di eccellenza,sul biologico,ecc. Vengono ritenute inoltre insufficienti le risorse previste per l’ importante ruolo di manutentori e custodi dell’ambiente e del paesaggio agrario. Il COPRAMATUR-conclude il comunicato-rivolge un appello alle
forze politiche ed alla Regione Marche per trovare risorse aggiuntive anche interne all’insufficiente Fondo PSR
2007/2013,come peraltro fatto da altre Regioni, anche per
far fronte al grave fuori-bilancio di onerosi impegni non soddisfatti nel precedente PSR, al fine di evitare “una guerra tra
poveri” e cogliere forse l’ultima occasione per uscire dalla
grave crisi e nell’invitare ad una maggiore unità dei Sindacati Agricoli a cui aderisce per una urgente modifica dellaBozza PSR,preannuncia il ricorso ad ogni azione ordinaria e
straordinaria anche in sede internazionale a tutela dei diritti e legittime aspettative della categoria”.
Riammissione di Senigallia agli aiuti: nuove opportunità rilancio turismo rurale
Nei giorni precedenti la Manifestazione i dirigenti del COPRAMATUR Alberto Bruschi (nella foto) e Fausto Maroni,
hanno avuto incontri con i Capigruppo di alcuni partiti, i Responsabili delle competenti Commissioni Consiliari, lo stesso
Presidente del Consiglio Regione Marche Bucciarelli nonché
Assessore Provinciale all’Agricoltura Carla Virili, ai quali è stata rappresentata la preoccupazione per l’ipotesi di esclusione
dagli aiuti per le attività relative al III° Asse(Diversificazione
aziendale: aumento ricettività e/o ristorazione per nuovi agriturismi fattorie didattiche, colture di bio-masse per filiere
agro-energetiche,ecc.) nei comprensori rurali della fascia costiera compreso Senigallia. E’stata illustrata la grave crisi del
settore agro-alimentare(chiusura ex- SCAC, fallimento di alcune cooperative agricole di servizio e vitivinicole,ecc.) e di
quello manifatturiero in generale con indici di disoccupazione
doppi(8%) della media regionale,che sta investendo il territorio Senigalliese con riflessi anche sull’economia agricola,il cui
preoccupato grido d’allarme è stato lanciato di recente dai Segretari Zonali CISL e CGIL sulla stampa locale. Per tale situazione di crisi comprensoriale vale la pena di tentare la richiesta per Senigallia, uscita anche dal regime di phashing out
Ob.2, l’assegnazione dei benefici dell’Asse IV°(Approccio Leader) come 6° GAL- Gruppo Azione Locale , per forme di animazione economica miste privato-pubblico verso l’entroterra
(progetti integrati multisettoriali), valorizzando l’esperienza
ed il ruolo di guida come Capofila del STL Sistema Turistico
Locale. Nell’incontro dei Coordinatori Regionali delle sigle
partecipanti alla Manifestazione (AMAB, TERRA SANA, CO-
P R A M AT U R , L I C A M )
nella stessa mattinata con
la Giunta Regionale,guidata dal Presidente Spacca e dall’Assessore Agricoltura Petrini, sono state
date assicurazioni riguardo alla ripresa dei pagamenti arretrati,sullo snellimento procedurale e sul
potenziamento
della
struttura amministrativa. ALBERTO BRUSCHI, coordinatore
Da un intervento specifi- Copramatur: “Continueremo a vigico di Bruschi, l’Assessore lare. Non escludiamo ulteriori azioni
Petrini ha riferito che nel- di pressione”.
la ristesura del nuovo
PSR , da sottoporre all’esame di tutte le OO.PP.AA prevale l’orientamento all’ abolizione delle zonizzazioni e l’attenuazione
di alcuni criteri di accesso agli aiuti, rendendo quindi finanziabili tutte le attività legate alla multifunzionalità (turismo ed
artigianato rurale, servizi didattici e culturali, agroenergia,ecc.) in tutte le aree rurali anche della fascia mediobassa collinare litoranea. La riammissione di Senigallia può
rappresentare una opportunità da non perdere per il miglioramento e l’ampliamento agrituristico (alcune dei quali obsoleti
e poco attrattivi rispetto a quelli delle zone interne per politiche locali più restrittive ) recependo ad esempio nel nuovo
Regolamento Edilizio Comunale in corso di preparazione ed
in altri strumenti edilizi, le
disposizioni più snelle e favorevoli in materia urbanistica
ed igienico-sanitaria previste
dalla legge regionale sull’agriturismo n°3/02 e dalla leggequadro nazionale(aumenti di
volumetria, dotazione strutture leggere anche in legno
per servizi dimensionati all’attività agricola,ecc.), anche
come valorizzazione del rilevante patrimonio di vecchie
case coloniche, parte delle
quali in rovina. Il COPRAMATUR rivolge un appello al
Comune di Senigallia a favorire per quanto di competenza questa forse ultima occa-
[email protected]
sione di fruizione di benefici comunitari,tenuto conto che minori ostacoli burocratici anche a livello comunale avrebbero
consentito un maggior utilizzo dei testè cessati aiuti CEE dell’Obiettivo 2 e della collegata L.488/92, il cui Bilancio pur apprezzabile per le ristrutturazioni di alcuni Edifici Comunali,
risulta deficitario per il settore produttivo privato in quanto ad
esempio non è stato adeguatamente sfruttato per l’ammordenamento di gran parte dell’obsoleto apparato delle strutture ricettive. E’ appena il caso di citare i vantaggi di tali operazioni
per Senigallia: offerta di un pacchetto turistico completo ed
integrato anche di un turismo rurale rinnovato comprensivo
dell’offerta di prodotti enogastronomici ed ambientali di qualità, nonché presenza di noti chef a livello internazionale da
indirizzare anche verso le specialità e tipicità agro-alimentari
locali ,ecc; inserimento di una moderna rete di agriturismi e
fattorie didattiche nel circuito storico culturale “Terre del Duca” ed altre iniziative, in grado di attrarre un interessante target di clientela anche straniera e conseguente rivitalizzazione
dell’agricoltura collinare senigalliese. Non vanno sottovalutate
le potenzialità anche occupazionali provenienti dalle Fattorie
Didattiche, purchè inserite in aziende bio-agrituristiche, per il
ruolo educativo di conoscenza a favore delle scolaresche sulla
qualità e sicurezza alimentare e come vetrina dei prodotti agrotipici delle aziende biologiche,purchè inserite in una precisa
Convenzione con la Dirigenza Scolastica e con la normazione
da parte della Regione Marche sulle esatte competenze anche
nei confronti dei più organizzati e finanziati C.E.A. (Centri di
Educazione e di Esperienza Ambientali), tenuto conto che le
tecniche di coltivazione, la civiltà contadina ed il contesto
eco-ambientale connesso, devono essere di competenza esclusiva delle Fattorie Didattiche. Riguardo alla possibilità di riammissione agli aiuti CEE del comprensorio rurale di Senigallia, ci sono buone possibilità di successo stante le assicurazioni ricevute nei numerosi incontri avuti dal Copramatur, tuttavia precisa il Dott.Alberto Bruschi,Coordinatore Regionale : “
Le ultime notizie ci inducono ad un moderato ottimismo, anche se permangono perplessità su alcune questioni(aumento
dotazione fondi PSR,avvio della sburocratizzazione,ritardi
emissione dei Bandi,ecc.) restiamo attenti anche presso il Tavolo tecnico Regionale nel seguire l’iter approvativo dell’importante Documento, che decide l’utilizzo forse degli ultimi
aiuti comunitari,a fianco delle Associazioni agricole ufficiali ed
autonome favorevoli, mantenendo attivo lo stato di mobilitazione verso la Regione Marche e nel tenerci a disposizione per
fornire ulteriori informazioni ai coltivatori (Tel.347.3554059)
non escludiamo, se necessario, il ricorso a nuove azioni concordate di pressione”.
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SPECIALE PRECARI
Un futuro da precari?
Un’emergenza sociale oramai quella del precariato. Un’emergenza che riguarda tutti, come un’epidemia si espande,
si contagia ed è realtà, triste, senza soluzione. Una faccenda
alquanto seria che investe il mondo del lavoro su tutti i
fronti, in tutti i campi. I precari sono ovunque, nelle cooperative, nei sindacati, nei call center, nelle agenzie interinali, tra i ricercatori, nelle Università, nei supermercati, nel
Pubblico Impiego (Comune, Ospedali, Scuole…), figli dell’abuso, con in mano contratti a termine, a progetto come li
chiamano ora, come dei lavoratori ad intermittenza, pagati
a scatto. Qualcuno li chiama, gli esternalizzati che è un altro di quei termini parecchio in voga e che sembra proprio
una malattia. E malati lo siamo, perché senza certezze, senza possibilità di progettare nulla del nostro futuro, senza
aspettative, senza speranza. Ci hanno cucito - apposta per
noi giovani - una molteplicità di contratti di lavoro insieme
ad una moltitudine di termini, ma rimaniamo sempre precari, come se fossimo non lavoratori. Quando ci va bene
(una parentesi doverosa per chi cade nel tranello dello stage pensando ad un raggiante futuro e ritrovandosi invece a
sgobbare gratis per il datore di lavoro di turno che non ha
mai pensato di assumerti. Lo stage termina…l’Azienda cambia stagista), dicevamo quando ci va bene e l’ Azienda per
Gennaio 2007
La rassegnazione dei giovani
cui lavoriamo ci assume con un contratto, molto spesso
questo non attende nemmeno ai diritti minimi, alla minima
retribuzione, alle regole dell’inquadramento professionale.
Il precariato ha eroso i principi della Costituzione, il diritto
ad una parità di retribuzione a parità di lavoro. Sono anni
che ci dicono che per lavorare dobbiamo sviluppare la flessibilità, la capacità di adattarci alle varie situazioni lavorative, di saper gestire i cambiamenti, di passare a svolgere varie mansioni in poco tempo, era solo una scusa preparatoria per dirci: scordatevi il
posto di lavoro a tempo indeterminato. Lavoratori
atipici dobbiamo prendere
atto che nella società in cui
viviamo le nuove generazioni sono svantaggiate, si
trovano di fronte a prospettive di lavoro deboli. Chi
investe nello studio ha
grosse probabilità di sentirsi rifiutato da qualunque
datore di lavoro a causa
della mancanza di esperienza. Allora ci si deve accontentare, cercando lavori, in assoluto contrasto
con la nostra formazione
scolastica. Ma non è più
neanche questo, siamo in
una fase peggiore, non più
quella di doverci adattare
ad un lavoro che non ci appartiene, come succedeva
nel passato, perché bastava
trovarlo il lavoro e se c’era,
dava totali garanzie. Oggi si sta peggio e si sta male. E poi
rompiamo anche il comodo clichè che certi lavori non li vogliamo fare (spesso sono le stesse Aziende che temono che
una persona iperqualificata assunta per mansioni di basso
profilo, qualora riceva successivamente un’offerta migliore,
possa abbandonare il lavoro poco confacente alle sue qualità) e che se siamo precari o senza lavoro è perchè non abbiamo fatto nulla per sovvertire la situazione. Moltissimi di
noi precari non sono mantenuti, non sono viziati e sanno
sporcarsi le mani. Siamo preparati, disposti a fare di tutto
per vivere, in molti ci manteniamo da soli, alla meno peggio. Si parla tra le fila dei politici di un maxiemendamento
sulla stabilizzazione dei precari, ma ovviamente non ci si
capisce granché, anzi l’idea di un precariato stabile mi sem-
La precarietà, da malattia circoscritta a pochi giovani si diffonde su tutti. Pensiamo a chi ha figli, mogli a carico, a chi non ha più l’età per essere inserito in un’Azienda che possa investire su di lui. Ecco una storia, una
delle tante:
“Mi chiamo Canneto Roberto, nato a Senigallia il 30 settembre 1948, risiedo a Pesaro; sono attualmente disoccupato e sfortunatamente con non ancora né l'età anagrafica che quella contributiva per la Pensione! Ho inviato il mio
curriculum vitae a ca. 1200 Aziende,compreso l’estero: Francia, Inghilterra, anche perché ho una buona conoscenza
delle Lingue. Nessuno mi ha accettato, senza dubbio per la mia “veneranda” età, ormai da “rottamare” e senza alcuno scopo di investimento, ma, secondo il “mercato” italiano, oramai “inutile”, se non dannoso! La mia cultura, sia
didattica che di lavoro ed esperienza, potrebbe essere anzi un utile aiuto per quelle aziende che investono, proprio per
la cosiddetta “Legge Biagi” in singolarità, spesso, minime se non prive di qualsiasi cultura sia a livello didattico che
di semplice applicazione mnemonica. Oggi si investe, se così possiam dire, solo se si paga poco, se e per quello che le
persone, spesso e volentieri prive di ogni volontarietà, possono dare, senza vedere futuro e/o investimento personale
che darà comunque in medio periodo, utili. E’ vero che “largo ai giovani”, ma pur vero è che loro, forse, anche se da
biasimare a livello sociale e politico, possono contare, come spesso accade, e forse anche volontariamente, sulle loro
famiglie; ma noi “vecchi?”, a chi ci rivolgiamo se rimaniamo a questa età privi di lavoro, per ogni e qualsivoglia causa? La verità è che oggi il “Sistema” vuole e diffonde con estrema facilità la “cultura della non cultura”,cioè a dire
che, più ignoranti si resta, e guarda che molti giovani d’oggi, ignorano le più essenziali e vitali norme di ogni vivere
quotidiano e di tutto ciò che comporta sacrificio, anche nel “leggere” ed aggiornarsi su quello che succede intorno a
Loro. Non parliamo però di Calcio,etc. perchè lì allora sono fantasticamente aggiornati e qualificati. La Francia ha
totalmente estinto la simil loro legge Biagi,con ragazzi ed adulti scesi nelle piazze; da noi mai sarà così!”
[email protected]
bra un ossimoro terribile e come sempre, paradossalmente,
stanno lì a decidere delle nostre vite coloro che garanzie e
tutele ne hanno fin troppe…Questo è un mondo in cui le
nuove generazioni sono solo un peso sociale per le leggi
economiche e così a molti fa comodo generalizzare e considerarci un fracco di anonimi, molto gigioni, annullati e appiattiti, che poi sono gli stessi che ci hanno rubato il diritto di pensare al nostro futuro.
(Letizia Stortini)
Gennaio 2007
SPECIALE PRECARI
9
Precarietà o meglio, diritto
al non lavoro
Da leggere sulla precarietà:
Si fa molto parlare, spesso a sproposito di cosa significhi in
questo inizio 2007 essere sulla “ruota della precarietà”, ovvero cosa significhi vivere sapendo che il tuo lavoro e il tuo
stipendio è come una foglia in autunno, oggi c’è domani
chissà. Il problema consiste nel fatto che generalmente si ritiene, e gli imprenditori o capitani d’azienda soprattutto,
che una certa dose di flessibilità nel mercato dell’impiego
serva ad aumentare la competitività e quindi la qualità del
lavoro e del prodotto. Questo secondo la loro versione. Tradotto in parole povere: una certa dose di precarietà coatta
rivolta verso i lavoratori serve ad aumentare le mire privatistiche e privatizzanti del settore privilegiato del Paese e
quindi la qualità del tenore di vita della minoranza che ci
mangia nonché il loro margine di profitto a scapito dei più.
Questa è solo un’altra lettura che si può dare alla questione
per carità, io non sono la Bibbia, ne pretendo di essere
ascoltato. Se però ascoltiamo di tanto in tanto le voci di chi
invece in questo universo ci vive, scopriamo che son in tanti a ragionare secondo i “teoremi” della seconda frase. Ad
esempio, quando si è chiesto a G. operaio all’Api per la ditta******, di descrivere la sua situazione, lui che da alcuni
anni ha un impiego a tempo fisso ma fino a poco tempo fa
brancolava nel buio della precarietà più assoluta così ci ha
risposto:”Qui è sempre peggio, oggi devi stare attento anche a fare attività con i sindacati se no il posto fisso appena
guadagnato te lo ritrovi di nuovo in pericolo, non è una bella situazione anche per i nuovi entrati, soprattutto se si
pensa l’elevato grado di menefreghismo da parte di chi as-
“Mi spezzo, ma non m’impiego-Guida di viaggio per lavoratori flessibili” di Andrea Baiani, Einaudi, 2006
sume. Dobbiamo farci un mazzo tanto, alla fine in busta paga arriva quel che arriva ma rimane sempre uguale, invece
i prezzi di quello che si compra sale”.
Esistono ovviamente molti altri esempi di precari anche in
condizioni peggiori. Pensiamo ad esempio ai camerieri negli alberghi, Senigallia ma non solo, da sempre pagati una
miseria perché naturalmente la maggior parte di loro non è
professionista e quindi può tranquillamente starsene sottopagata. Questo quindi darebbe credito ai sostenitori delle liberalizzazioni delle professioni. Così tutti, formati o no
avrebbero diritto allo stesso reddito. Ma questo a molti non
piace, specie ai professionisti di ogni ramo che vedrebbero
svilito il loro impegno per acquisire una certa competenza.
Personalmente, forse sarà una deformazione personale, non
mi interessa per niente che vedano sviliti i loro studi.
Quando c’è in gioco la vita della gente tutto il resto passa in
secondo piano. Anche perché lavoro sicuro per tutti significa sicurezza in tutti gli ambiti, chi invece il lavoro sicuro
non ce l’ha è, soprattutto nel Meridione costretto a vivere di
espedienti a volte anche gravi. Quindi ciò che dico è in pratica ciò a cui molti aspirano ma a volte non hanno voce per
parlare o semplicemente nessuno li ascolta o li prende per
ingenui mentre invece non lo sono affatto. Sarà banale…Lavorare meno lavorare tutti! Con garanzia di sicuro
impiego.
“Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 Euro al
mese…” di Aldo Nove, Einaudi, 2006
“Tu quando scadi? Racconti di precari” autori vari,
Manni, 2005
“San Precario lavora per noi. Gli impiegati temporanei
in Italia” di Aris Accomero, Rizzoli, 2006
“L’uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale” di Richard Sennet, Feltrinelli,
2002
“Il momento è atipico. Cinque dialoghi fra lavoratori
precari e lavoratori dipendenti” di Marilisa Monaco,
Terre di mezzo, 2005
“Precari. Percorsi di vita tra lavoro e non lavoro” di Andrea Tiddi, DeriveApprodi
“Ci siamo! Operai, impiegati, precari nella nuova economia” di Maurizio Zipponi, Mursia, 2000
“Vita precaria e amore
eterno” di Mario Desiati,
Mondatori, 2006
“Il costo umano della flessibilità” di Luciano Gallino, Laterza, 2001
(Roberto Carletti)
Vivere nella paura, in questo
consiste essere uno schiavo
Considerazioni sulla precarietà
Secondo dati ufficiali in Italia il lavoro precario rappresenta circa il 13% dell’occupazione complessiva, ma la fotografia dell’ufficialità dei dati nasconde una realtà ben diversa. Oggi il 50% di coloro che hanno meno di 30 anni sono assunti con contratto
precario, a questo si aggiungono i lavoratori falsamente autonomi che lavorano per
ditte cono contratti allucinanti, inoltre c’è il
lavoro nero che in Italia da 30 anni ad oggi
non è diminuito. È facile capire che le conseguenze di tutto ciò sono la dequalificazione professionale, il lavoro sottopagato,
l’incapacità di progettare il futuro, l’aumento del rischio di esclusione sociale. La precarietà diventa la questione sociale principale del nostro paese. I fenomeni di delocalizzazione, ristrutturazione delle aziende
rafforzano la tendenza che vede lavoratori a
tempo indeterminato sostituiti da lavoratori precari, quindi il fatto che nei luoghi di
lavoro si entra solo in condizioni di instabilità rende instabili anche coloro che già ci
sono.
Nelle amministrazioni pubbliche, per ragioni di bilancio, tutto il personale nuovo è
a tempo determinato e i servizi assegnati a
cooperative sulla base di appalti al massimo
ribasso.
Tutta la struttura del lavoro ne viene sconvolta, sotto il peso del ricatto della preca-
[email protected]
rietà; la stessa qualità del lavoro ne risente.
Anche gli infortuni mortali o gravissimi nei
luoghi di lavoro aumentano. La precarietà è
il male sociale della nostra epoca.
Ma perché si è arrivati a questa esasperazione?
Io penso che tutto parta da lontano e precisamente dalle idee politiche neoliberiste
che dietro a due parole, economia e libertà
di mercato, hanno concesso al capitale di
determinare e travolgere tutto, comprese la
politica sociale ed ecologica, e determinare
le sorti delle persone e di popoli interi. La
lotta a questo nuovo e spregiudicato modo
di concepire il lavoro non è solo una scelta
giusta e irrinunciabile, ma da qui può partire un’idea nuova per un diverso sviluppo e
una diversa qualità della vita. Concludo
queste mie libere impressioni con la frase
del film Blade Runner: “Vivere nella paura,
in questo consiste essere schiavo”. Faccio
questa citazione perché ritengo che la precarietà porterà una parte delle nuove generazioni ad essere i nuovi schiavi del mondo
occidentale, schiavi privi di catene, ma senza la possibilità di progettare un futuro.
Per questo dovremmo attivarci facendo in
modo di cancellare le leggi sulla precarietà
e lottare per la parità dei diritti in tutto il
mondo del lavoro.
(Renato Montironi)
10
SENIGALLIA
Gennaio 2007
L’attività turistica langue in un limbo di risultati scarni
Il turismo a Senigallia, quale futuro?
Una “non scelta”, l’indirizzo della nostra politica turistica
di VINCENZO SAVINI
Le risultanze della stagione estiva 2006 sono state oggetto,a
suo tempo, come di consueto, di commenti di vario genere
da parte dei soggetti interessati o meno, che hanno dato
luogo a “libere” interpretazioni dei risultati conseguiti e ad
iniziative e convegni , sui quali non intendo ritornare anche
perché non sempre rispondenti alla nostra realtà cittadina.
Il riferirsi per l’andamento stagionale al mero incremento o
decremento di arrivi e presenze è assolutamente insufficiente. E’ assodato che il dato “arrivi” ha di per sé un peso
marginale e che il prendere in considerazione soltanto le
“presenze” non costituisce appropriatezza d’analisi. E’ assolutamente necessario analizzare ulteriori e più significativi
dati quali: l’indice di utilizzazione netta della capacità ricettiva delle strutture, la permanenza media, il volume finanziario prodotto, l’andamento occupazionale nel settore; elementi tutti che possono dare il reale termometro della situazione. Quindi, quali che siano i risultati, non sono certo le percentuali negative o positive, di irrilevante misura rispetto alle recenti passate stagioni, che possono confortare
o meno l’esito di una stagione.
E’ invece necessario riflettere sul trend negativo degli ultimi decenni: basti pensare al fatto che negli anni settanta/ottanta le presenze nei soli esercizi alberghieri avevano raggiunto e superato le 500.000 unità ed oggi sono rimaste incredibilmente pressoché invariate. Le presenze degli stranieri,significativamente destagionalizzate, in quegli anni
rappresentavano ben oltre il 50% del totale, oggi sono letteralmente crollate a circa il 10%. Un fattore, questo, decisamente sfavorevole che mette fortemente a repentaglio le
sorti di una stagione poiché quando l’attività turistica è ricondotta ad una sola area di mercato, nel nostro caso a
quello interno, è particolarmente esposta a crisi di settore
non potendo contare su fette di mercato alternativo (estero). Le stesse strutture ricettive alberghiere superavano allora le cento unità ed oggi sono diminuite di circa il 25%,
sia per trasformazione della destinazione d’uso che, forse
anche peggio, per mera cessazione d’attività. Per non parlare poi di tutta la ricettività extralberghiera, ormai fuori controllo da ogni indagine quantitativa e qualitativa,pur rappresentando una considerevole quota del mercato della domanda. E’ quindi assolutamente necessario ricomporre il
Una delle priorità: il completamento del porto turistico
mosaico di questa porzione rilevante dell’offerta turistica
senigalliese, mediante una organica e funzionale regolamentazione, da censire e monitorare costantemente soprattutto per quanto riguarda gli appartamenti adibiti ad affittanze estive, avvalendosi dell’applicazione della legge regionale dell’11 luglio 2006 n.9 che, tra le altre cose ,regolamenta definitivamente le strutture extra-alberghiere ed in
particolare gli esercizi di affittacamere e le case e gli appartamenti per vacanze. Ormai da troppe stagioni l’andamento
dell’attività turistica a Senigallia langue in un limbo di risultati scarni dovuti soprattutto dalla mancanza di una vera politica turistica cittadina. Le difficoltà che si ravvisano
nel processo di crescita e di sviluppo dell’attività sono attribuibili ad una “non scelta”, ormai radicata,di un preciso indirizzo di politica turistica che deriva da incertezze e dubbi
dell’Amministrazione cittadina che causano uno stallo anche delle stesse attività commerciali collegate al turismo. La
carenza di investimenti pubblici nel settore e la mancanza
di una programmazione delle infrastrutture al servizio del
turismo hanno rallentato sensibilmente le possibilità di sviluppo dell’attività imprenditoriale turistica della città. L’impresa turistica locale non potendo presentare una offerta veramente competitiva sul piano della vendita di un prodotto di qualità in tutte le sue componenti, si trova a dover
operare sul mercato a livello nazionale ed internazionale in
difficili condizioni.
Il problema va quindi ricondotto al ruolo che riveste l’amministrazione comunale la quale, quando non favorisce le
imprese turistiche nel loro misurarsi con il mercato, determina uno stallo degli investimenti privati con conseguente
forzato adattamento ad un modello di economia turistica
basato su di un’area di mercato poco più che regionale.
Bisogna obiettivamente riconoscere che il turismo senigalliese è giunto ad un bivio per cui è assolutamente necessario impegnarsi per recuperare le posizioni perdute soprattutto sul mercato estero, con le scelte e gli indispensabili
provvedimenti che sostanzino un nuovo indirizzo per lo
sviluppo del turismo della città, dove la responsabilità dell’amministrazione locale e l’iniziativa privata devono condividere una strategia comune sul piano delle scelte fondamentali.
A fronte delle
considerazioni sopra esposte si rileva che negli atti
di programmazione e nel Bilancio
comunale per il
2007, attualmente
in corso di approvazione, gli stanziamenti relativi
al turismo sono
assolutamente insufficienti e gli interventi di riqualificazione dei lungomare sono ancora una volta rinviati al 2009!
Ma se si crede veramente in questa
attività economica
come la più importante per la
città, è invece necessario appronta-
re da subito un Piano Strategico globale e credibile, che
nell’arco di un triennio/quinquennio consenta di cambiare
il volto dell’offerta turistica locale, chiamando a raccolta anche risorse finanziarie esterne pubbliche (Regione-StatoComunità Europea) e private (Istituti Bancari-Associazioni
di categoria).
Il Programma in questione dovrà necessariamente prendere
in considerazione nel processo degli interventi, le seguenti
priorità:
- Definizione della progettualità esecutiva afferente l’area
Sacelit-Italcementi in relazione alla destinazione d’uso di
quell’area che potrà costituire e determinare il futuro sviluppo del turismo senigalliese.
- Avvio degli interventi risolutivi nelle aree di degrado
presenti sui lungomare di levante: (ex colonie: Miliani –
Gioventù Italiana - Enel - Area ex camping Helios) e di
ponente ( edifici e terreni in totale stato di abbandonoS.E.P. -ex cantiere Navalmeccanico).
- Riqualificazione delle aree adibite al turismo all’aria
aperta sui lungomare.
- Riqualificazione ed incremento della ricettività alberghiera.
- Realizzazione di aree attrezzate per il turismo plein-air.
- Sistemazione ed adeguamento di tutto il verde sui lungomare, dei servizi, delle strade, dei marciapiedi e dell’arredo urbano in generale.
- Tutela dell’ambiente in generale con particolare riferimento all’inquinamento acustico; delle acque di balneazione e pulizia degli arenili.
- Diminuzione dei parcheggi a pagamento sui lungomare
ed applicazione di una franchigia temporale.
- Realizzazione di aree attrezzate adibite a parcheggi al
servizio del turismo, in zone adiacenti ai lungomare.
- Riconsiderazione della viabilità di tutta la zona a mare
durante la stagione estiva, in relazione anche al collegamento con il centro storico immediatamente a ridosso della zona a mare (peculiarità esclusiva della nostra città).
- Ripristino del doppio senso di marcia sul lungomare di
levante per il periodo fuori stagione (durante la vigenza
dell’ora legale) per dare vita alla zona a mare durante l’inverno.
- Completamento del porto turistico ed attualizzazione
dei criteri di gestione dell’intera area portuale.
- Realizzazione di un nuovo piano di regolamentazione
degli arenili che provveda anche alla soluzione delle problematiche gestionali che impediscono un pieno sviluppo
delle attività degli operatori di spiaggia (tempi e modalità di gestione della pulizia degli arenili - regolamentazione
delle tariffe dei servizi di spiaggia in relazione agli oneri di
gestione - fruizione dell’arenile per attività d’intrattenimento).
- Realizzazione di diverse iniziative e manifestazioni che
abbiano forte valore promozionale e che proiettino sul
mercato l’immagine turistica di Senigallia.
- Definizione dei criteri e delle modalità di gestione della
Rotonda a Mare e relativo affidamento per il reale funzionamento tutto l’anno, quale locale di eccellenza per
l’intrattenimento, a partire
dalla stagione estiva 2007.
- Recupero dell’Hotel Bagni
alla sua naturale destinazione d’uso quale simbolo
storico della ricettività alberghiera cittadina e nazionale.
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Gennaio 2007
SENIGALLIA
‘L min.stron
P.r pr.parà st’ min.stron
d’ tutt’ n po’ c’ho mess. ‘n bucon:
prima d’ tutti c.vol. la gent’
(senza d’quella ‘n s. pol’ fa nient.)
gent. nustrana, ‘n po’ sminchiunata,
j basta pog. p.r fa ‘na risata…
‘n po’ d.l. Port.,
‘n po’ d’ Spurton.
Insomma ‘n po’ da tutt. i canton!
J ho mess. In bocca ‘l nostr. dialett.
s.sa, l’ho slargat.,’n è più quell. strett.!
C’ enn. ‘n par. d’etti d. realtà
e ancò quella ‘n ha da mancà,
ma p.r cundilla c’ho mess.d.l. mia
‘ n pizzighin.d’ fantasia
e p.r. fall. più sapurit.
bisogna mischiacc. quatr. risat…
Ah, ‘n m’arcurdav.: l’ canzunett.,
quell. più c’ n’hai, più c’ n’ poi mett…
Gira e rigira ‘n t’ p.ntulon
finchè ‘n è pront. st. min.stron…
‘l pudè magnà finche ‘n è f.nit.:
sp.ran ch.v.piaccia: bon ap.tit!!!
(Laura Nigro Gamberini)
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lavoro domanda – 11 lavoro offerta – 12 lezioni private – 13 libri, riviste, fumetti – 14 macchine e attrezzature per l’azienda – 15 matrimoniali, messaggi personali – 16 musica, strumenti
musicali – 17 nautica – 18 video, foto – 19 videogame, giochi, giocattoli – 20 abitazioni vendita – 21 abitazioni, locali, casa vacanze acquisto – 22 abitazioni, locali, camere, casa vacanze affitto domanda – 23 abitazioni affitto offerta – 24 abitazione vacanze vendita – 25 abitazione
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Gennaio 2007
SENIGALLIA
Come è andata a finire?
Nel numero di dicembre de l’Eco ci siamo
occupati di Anna (a pag. 17), una donna di
50 anni che per mesi ha vissuto in un’automobile. Lamentando l’indifferenza da parte
delle istituzioni per le persone in difficoltà
che, per svariate motivazioni, si trovano
improvvisamente sole, senza lavoro. Nello
specifico, la donna faceva la badante ad
un’anziana signora che le è venuta a mancare. Anna Lattanzio, originaria di Roma,
per anni ha vissuto in Germania, conosce
perfettamente l’Hoch Deutjch, ma non sa
dove andare a chiedere aiuto, a parte “la
confraternita” degli amici del Bar del Portone che con una colletta l’hanno un po’ sostenuta arrivando ad acquistarle un’auto.
Oggi, Anna che soffre di distimia, attacchi
epilettici, dopo essere stata ospite per un
mese presso la Caritas Diocesana si ritrova
a rifar le valigie, ma seguita dal dirigente e
dall’Assessore ai Servizi Sociali, dott. Mandolini e dott. Volpini che hanno abbracciato il caso, pare che sia pronto per lei un letto presso l’Opera Pia Mastai Ferretti.
Andiamo più indietro nel tempo, risaliamo
al numero de l’Eco del Febbraio 2004 (pag.
12 e pag.13) in anteprima avevamo dato la
notizia del recupero di Villa Mastai - De
Bellegarde (di fronte la Chiesa delle Grazie). Nel 2000 viene acquistata dalla società Laurana srl (gruppo Edra Costruzioni)
per farne un’elegante struttura ricettiva con
Centro Benessere (www.laurana.info). Un
progetto importante che ha ottenuto il parere favorevole della Soprintendenza per i
Beni Architettonici. A tutt’oggi, a quasi tre
anni dalla notizia, è calato il silenzio sulla
storia. Tutto fermo. Nessun cantiere aperto.
La storia di Abdul Aziz,
marocchino
Da 4 anni a Senigallia
Nel numero de l’Eco di Novembre 2005
(pag. 12 e 13) avevamo approfondito sulla
situazione di Via Carducci e delle vie limitrofe, sulla difficile, perché nuova, convivenza con gli extracomunitari. E’ passato
più di un anno e la situazione si è stabilizzata, si sta formando una collettività consapevole che unisce individui di ogni etnia.
Di storie se ne sono aggiunte di nuove.
Ne abbiamo estrapolato una. Abdul Aziz,
ha 28 anni, viene dal Marocco, da Benmed,
in campagna, non troppo distante da Casablanca. Sono oramai 4 anni che vive a Senigallia. Fu il padre, Mohammed che lo fece
arrivare nella nostra città che, a quanto pare dacché se ne dica sembra piuttosto accogliente. Mohammed vive a Senigallia dal
1999 e il figlio Abdul ebbe la fortuita possibilità di emigrare con un contratto di lavoro presso una cooperativa di Ancona. Ma
non poteva cominciare a lavorare finchè
non avesse imparato un po’ di Italiano. Andò a scuola, presso l’istituto Alberghiero,
per un anno. Frattanto che inizia ad apprendere le prime nozioni sulla lingua, comincia la sua nuova attività lavorativa. Abdul fa il camionista, lavora sodo, si è dato
talmente tanto da fare che ha potuto acquistarsi un autotreno, in proprio. E’ divenuto
un piccolo imprenditore. Ma la sua fortuna
in qualche modo rimane non condivisa. I
suoi cari, tra cui un fratello e tre sorelle e
soprattutto una dolce fidanzata di 22 anni
Soumaya,
lo attendono in Marocco. Ma
sono ben
due anni
che manca
dal
suo
paese, dal-
la sua gente, dalle sue radici a causa di un
problema di permesso di soggiorno. La legge gli ha riconosciuto solo una ricevuta, un
documento di scarso valore col quale lui
non se la sente di partire, potrebbe dargli
problemi. Ci dice tristemente Abdul “Non
so quando arriverà…attendo e non mi danno spiegazioni …se ho subito qualche episodio di razzismo?non è importante. Chi
generalizza tra le razze e giudica un uomo
solo perché appartiene ad un’altra etnia è
ignorante, è superficiale. La colpa non è di
nessuno, bisogna solo far conoscere la cultura del diverso. Intanto Soumaya termina
di studiare e poi vedremo, il mio sogno è
portarmela qui.” Mi piacerebbe concludere
con una frase letta nel libro “La luna e i falò” di C.Pavese “Cosa credi? La luna c’è per
tutti, così le piogge, così le malattie. Hanno
un bel vivere in un buco o in un palazzo, il
sangue è rosso dappertutto”. Come a dire, i
sogni sono sempre gli stessi, in ogni parte
del mondo.
(Letizia Stortini)
15
Farmacie di turno
dal 15 gennaio al 15 febbraio 2007
Gennaio
17 Comunale 1, largo Puccini 5 - tel. 071.60021
18 Paolucci dott. Antonio, Via Cavour 8 - tel. 071.659754
19 Pichi dott. Alessandro, Corso 2 Giugno 38 - tel. 071.60819
20 Landi dott.sa Loretta, Via Sanzio 69 - tel. 071.60483
21 Filippini dott.sa Silvia Carotti, Via Piave 1 - tel.071.64223
22 Domenici Robertucci, Via Sanzio 248 – tel. 071.923476
23 Avitabile dott.Armando, Via Garibaldi 1- 07 tel. 071.7924542
24 Sartini dott. Riccardo, Via Po 119 - 071.7920685
25 Comunale 2 , piazza Michelangelo 10 - tel. 071.66116
26 Manocchi dott.sa Francesca, piazza Roma 13 - tel. 071.60197
27 Comunale 1, largo Puccini 5 - tel. 071.60021
28 Paolucci dott. Antonio, Via Cavour 8 - tel. 071.659754
29 Pichi dott. Alessandro, Corso 2 Giugno 38 - tel. 071.60819
30 Landi dott.sa Loretta, Via Sanzio 69 - tel. 071.60483
31 Filippini dott.sa Silvia Carotti, Via Piave 1 - tel.071.64223
Febbraio
15 Manocchi dott.sa Francesca, piazza Roma 13 - tel. 071.60197
16 Comunale 1, largo Puccini 5 - tel. 071.60021
17 Paolucci dott. Antonio, Via Cavour 8 - tel. 071.659754
18 Pichi dott. Alessandro, Corso 2 Giugno 38 - tel. 071.60819
19 Landi dott.sa Loretta, Via Sanzio 69 - tel. 071.60483
20 Filippini dott.sa Silvia Carotti, Via Piave 1 - tel.071.64223
21 Domenici Robertucci, Via Sanzio 248 – tel. 071.923476
22 Avitabile dott.Armando, Via Garibaldi 1- tel 071.7924542
23 Sartini dott. Riccardo, Via Po 119 - 071.7920685
24 Comunale 2, piazza Michelangelo 10 - tel. 071.66116
25 Manocchi dott.sa Francesca, piazza Roma 13 - tel. 071.60197
26 Martini dott. Riccardo, Via Po 119 - 071.7920685
26 Comunale 1, largo Puccini 5 - tel. 071.60021
27 Paolucci dott. Antonio, Via Cavour 8 - tel. 071.659754
28 Pichi dott. Alessandro, Corso 2 Giugno 38 - tel. 071.60819
SENIGALLIA
MILANO
SENIGALLIA
ROMA
SENIGALLIA
BOLOGNA
SENIGALLIA
ANCONA
Abdul insieme all’amico Lucio Spaccialbelli, un
senigalliese che lo ha aiutato molto nella difficile
fase di integrazione.
[email protected]
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07:00 Bologna 09:22- 12:00 - ICplus 08:04 Bologna 10:2212:41- ES* 08:04 Bologna 10:22-13:00 - ES* 08:20 Bologna
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20:29 - 20:47 - R 21:04 - 21:25
SENIGALLIA
16
La nuova Unità operativa d’Oncologia
Alla presenza del Vescovo Giuseppe Orlandoni, del Sindaco
Luana Angeloni dei medici, degli infermieri, i sindaci della
IV zona territoriale e il benvenuto di Alberto Lanari è stato
inaugurato il 16 dicembre, il nuovo reparto d’Oncologia al
1° piano dell’Ospedale di Senigallia. Le pareti sono colorate,
le varie stanze accoglienti e quella in fondo al reparto ha comode poltrone e video a parete per trascorrere i lunghi tempi di chemioterapia in un ambiente comodo e tranquillo.
“Una giornata felice” ha detto l’ingegnere Maurizio Bevilacqua, direttore Asur4 che vede la nascita di un reparto che
interessa tutto il territorio; un sogno coraggioso per i problemi concreti delle persone.
La storia ce la siamo fatta
raccontare dal figlio, Enrico Castelli “Mio padre ereditò la storica barbieria all’angolo del Corso davanti
il Caffè Pizzi da suo padre
che a sua volta la ereditò da
suo padre...Una storia che
durò per generazioni. Mio
padre ne fu il titolare negli
anni ’60 e ’70. Che anni
che furono quelli, io piccolo il pomeriggio andavo ad
aiutarlo e mi ricordo che
ogni giorno si riunivano
decine di persone, era il salotto della città. Ascoltavo i
discorsi e quasi sempre si
parlava degli altri, di quelli
che non erano presenti.
Nella “bottega” ricordo
Con l’occhio immobile crepato e sanguigno
misuravo le cifre purpuree
spazzate dal battito d’ali
d’un corvo spettro di cigno
Avevo paura d’uscire tra gli uomini
fuori nel cielo
fuori non riuscivo neanche ad immaginare vero:
alberi di Natale
libri di poesia
amici di limpide serate
di esser puro
di essere sincero
solo di ritornare ad essere “normale”
(Federico Curzi)
Un ringraziamento particolare, va infine al Prof. Quagliarini e alla Fiera delle Bambole
che s’impegna tutti gli anni
insieme e per l’AOS.
Porta Braschi
(M.A.Martines)
Salto indietro nel tempo:
lo storico barbiere Castelli
personaggi come Marini,
che andò poi in televisione,
Marcheselli, Benni, Principi…la Senigallia bene. Mio
padre ci sapeva fare, era l’amico di tutti, ma c’era una
cosa, una sola cosa che non
tollerava, quando veniva
chiamato
“sumentina”,
perché aveva la “esse”
spuntata. Ricordò che si arrabbiò, eccome se si indignò, quando i negozianti
vicini, Mandolini e Formica, fecero fare una sumentina in cemento e la misero
proprio di fronte al negozio. Scherzi, battute, risate
erano all’ordine del giorno
come quella volta che…
facciamo un passo indietro, di fronte al caffè Pizzi
c’era un juke box, uno dei
primi, ad un cliente in particolare piaceva Modugno
e spesso - quanto bastò per
far indispettire un collaboratore di mio padre al quale l’interprete di “Volare”
non piaceva affatto – le sue
A UN AMICO
Ho baciato in bocca la Morte per anni mio caro
avevo paura d’uscire tra gli uomini
fuori nel cielo
fuori non riuscivo neanche ad immaginarlo vero
dente della V Sezione Sanità, dott. Lucchetti ha detto “qua
è stata fatta una simbiosi tra volontariato e Istituzioni”. La
rete Oncologica che fa riferimento ad Ancona, dove il Prof.
Celerino ha cresciuto e cresce molte dottoresse, si sta rinnovando con le sue Unità operative. Il Vescovo ha considerato questo reparto “un regalo di Natale rilevando l’importanza della dignità dell’uomo il rispetto della persona… e
bello che i malati non siano lasciati soli, i volontari danno
quel valore aggiunto, quel qualcosa in più…”
“Non si può venir meno alle esigenze della Sanità pubblica
e ancora molto resta da fare… l’Ospedale è un cantiere ancora aperto”, ha detto il Sindaco e prossimamente anche
Psichiatria sarà ristrutturata.
La realizzazione del reparto, voluta e finanziata dall’AOS
con l’aiuto di molti, ha coinvolto fra i tanti l’architetto
Guerri che si è sentito “un volontario fra i volontari”. Il Presidente dell’Associazione Oncologica Senigallia, Giuliano
De Minicis, e il dott. Mancini, uno dei fondatori, con molta commozione hanno ringraziato tutti gli operatori e i volontari. Questa è stata “una lunga storia d’amore con un lieto fine” per il bene di tutta la collettività. Il volontariato lavora tutti i giorni, in umiltà e silenzio partendo prima di
tutto dalle parole di conforto. Nel suo intervento il Presi-
Gennaio 2007
canzoni arrivano dritte
dritte fin alla barbieria. Insomma, per farla breve, il
garzone di mio padre per
vendicarsi, a quel cliente
invece della brillantina gli
spalmò sulla testa della
marmellata, fucina di mosche sotto il sole mentre
“assaporava” il caffè nei tavoli all’aperto del bar Pizzi.
Ma alla barbieria Castelli,
che fungeva da centro di
aggregazione, non si tagliavano solo i capelli o si radeva la barba, ma si giocava a carte, nel retrobottega
in modo particolare si faceva il gioco della bassetta.
Non mancava la partita a
scopa e non mancavano
mai i debiti e i buffi. La storia finì negli anni ’80, mio
padre lasciò l’attività ai
suoi due collaboratori che
restarono per altri 6 anni e
poi aprirono, ancora oggi si
trovano lì, di fronte il Circolo La Fenice”.
Porta Braschi era una delle porte della città che un tempo si trovava in questo punto, Largo Puccini.
Con questo nome è stato battezzato, di recente, nel mese di dicembre, un piccolo
ma accogliente locale che propone cucina e pizza. La titolare è Amalia Ercole, figlia del noto Michele, una garanzia per la ristorazione. Il ricco rinfresco dell’inaugurazione ha proposto in anteprima vari assaggi, pizze fumanti e buoni dolci. All’
interno del locale ci sono vari tavolini apparecchiati con piatti di forma e fattura,
originale; nella grande parete, tre ampi specchi riflettono l’ambiente, verso il fondo a sinistra c’è il forno a legna, più dietro la cucina. Per il periodo estivo sono disponibili tavoli all’esterno. Nel menù sono proposte 32 pizze dalle più classiche alle più gustose poi vari antipasti, primi, secondi e verdure. Tre sono i piatti unici,
quattro le zuppe. In ultimo i dolci, alcuni della casa e pasticceria napoletana; i vini sono proposti dalla casa, mentre per quelli in bottiglia ci sono selezioni di vigneti e aziende locali con qualche eccezione.
Porta Braschi, Largo Puccini 11, tel 071.7931044
[email protected]
Gennaio 2007
SENIGALLIA
17
Una nuova vocazione Brutta storia all’Opera Pia
missionaria: un giovane
di Monte San Vito
La Chiesa diocesana di Senigallia ha vissuto un particolare evento, presso l’Abbazia
di Chiaravalle, Matteo Pettinari, un giovane di Monte San Vito, ha ricevuto il mandato missionario dal Vescovo Giuseppe
Orlandoni durante la Messa del 7 gennaio.
Martedì 16 , Matteo è partito per la Costa
d’Avorio dove inizia sua esperienza di Missionario della Consolata.
Intervista a Matteo, poco prima della sua
partenza
In questo percorso, quali esperienze significative ti vengono in mente?
Alcuni momenti forti del mio percorso vocazionale fanno da sfondo a questa partenza. Ricordo un fine settimana dal 6 all’8 dicembre del 1998, quando ho partecipato ai
miei primi esercizi spirituali organizzati
dal Seminario diocesano di Senigallia, in
quarta superiore. Erano guidati da un padre missionario della Consolata e per me è
stato l’inizio di un cammino nuovo. Dopo
non sapevo bene cosa fare della mia vita,
ma avevo intuito che qualunque cosa avesse chiesto Lui, l’avrebbe fatto per farmi felice. Sono entrato nel Seminario regionale
di Ancona. Qui ho fatto discernimento vocazionale, capendo pian piano che la missione era il mio posto. In seminario mi
hanno aiutato a capire ancor meglio la mia
strada e nel 2004 sono andato a trovare la
comunità dei Missionari della Consolata a
Torino: mi sono sentito a casa, subito, una
fraternità che mi ha coinvolto immediatamente. Grazie a questa mia storia, mi sento completamente, fino al midollo, della
diocesi di Senigallia e completamente dei
Missionari della Consolata.
Un cammino particolare, in cui la vocazione missionaria e quella diocesana si
sono incontrate spesso...
Sì, è così. E mi vengono in mente le parole del Vescovo Giuseppe. Più volte mi ha
detto che in questo cammino di discernimento avrei dovuto rispondere al Signore
con un ‘sì’ che coinvolge l’intera Chiesa
diocesana. Qui sono cresciuto, qui è nato il
desiderio donarmi al Signore. Come questo ‘incrocio’ possa continuare non lo so,
ma di sicuro nella fedeltà al quotidiano, alla mia vocazione, vivrò in modo ancor più
forte la comunione alla mia chiesa.
Sono 30 anni, dal 1976, che la famiglia Pantone gestisce il
Bar Portone, di fronte all’omonima Chiesa. Franco, originario
di Ferrandina in Basilicata, sua moglie Concetta, pugliese e i
figli Cristina, nata in Svizzera e Donato. Un locale frequentato
da moltissimi avventori. Tanti gli appassionati del gioco delle
carte, ma anche tanta gente di passaggio, data l’alta affluenza della locazione. Un luogo di aggregazione sociale dove i
giovani, ma non solo, si riuniscono. Perché è il bar della goliardia, dove si ride, si scherza e capita anche di fare, perché
no, opere buone – non ultima la storia di Anna che ha avuto
eco sulla stampa -. Un bar frequentato anche da extracomunitari, si trova accanto al commissariato, da camerati, da tanti, da tutti. Sempre aperto, tranne il mercoledì.
Un uomo di 92 anni (per motivi di privacy omettiamo il
nome) ospite presso la Casa
di cura per Anziani, l’Opera
Pia Mastai Ferretti, è stato il
protagonista di una spiacevole storia che fa riflettere.
Da circa 8 mesi l’anziano vive,
mangia e dorme presso la
suddetta Casa di Riposo, non
riscontrando particolari difficoltà, anche perché l’uomo
sta in uno stato di salute apparentemente buono. Tutto
procede più o meno nella
norma fino a che per problemi cardiaci l’anziano decide
di recarsi, per una visita di
controllo, in ospedale. Il personale medico opta per il ricovero perché da accertamenti gli viene riscontrata un’insufficienza renale cronica e
rimane in degenza ospedaliera per ben 25
giorni. Al suo ritorno, sulla sedia a rotelle,
cominciano i primi episodi di insofferenza
da parte del personale della struttura privata. L’uomo comincia a lamentarsi, di notte
sta male, ma gli impongono di non suonare
il campanello d’allarme più di una sola volta, ma lui ha bisogno di aiuto e trasgredisce
alle regole. Lo obbligano all’uso del pannolone ma lui non riesce ad accettarlo (una
volta l’hanno tenuto per nove ore, senza
cambiarlo). La situazione degenera, il personale comincia ad innervosirsi e, per non
sentire più i suoi lamenti, lo chiudono in
infermeria (episodio che si ripete per ben 3
volte), una stanza - l’anziano la chiama “lo
scantinato” per quanto è buia - che sembra
ospitare tutti coloro che di notte “disturbano la quiete”. Una volta vi rimane chiuso
per ben 12 ore, seduto in un seggiolone e
per di più legato alle mani. Ha freddo, chiede una coperta e gliela tirano – avendo mani legate non può raccoglierla –. Ha sete,
chiede un bicchiere d’acqua e parte gliela
versano in viso. Qualcuno del personale è
alquanto indisponente. L’anziano, perfettamente lucido di mente, comincia ad aver
paura e per reazione ad irritarsi e a rispondere male. Il personale a quel punto che fa?
Il comportamento si inasprisce maggiormente, risponde ancora peggio con le provocazioni che avrebbero potuto sfociare in
situazioni di gran lunga più tristi. Forse a
qualcuno è sfuggita di mano la situazione,
senza essersi reso conto che in mezzo c’è la
sensibilità di un uomo che ha superato i
novanta anni. L’uomo sarebbe potuto morire se fosse rimasto ancora immobile legato
al seggiolone, i suoi piedi si erano gonfiati
talmente tanto che il medico di base, il
giorno seguente come l’ha medicato, ha deciso di ricoverarlo nuovamente. Non vogliamo aggiungere i vari dispetti che via via
si sono succeduti, come una sberla che ha
preso mentre era spinto sulla carrozzella e
altri tristemente fuori luogo . E’ avvenuta
anche una sorta di colluttazione - perché
lui voleva tenersi il filo del campanello per
dare l’allarme casomai ne avesse avuto bisogno, ma a quanto pare glielo volevano
impedire - . L’hanno preso per un braccio
(vedi foto), l’hanno praticamente preso di
forza procurandogli un profondo livido. I
familiari, accortisi della ferita hanno chiesto spiegazioni – l’uomo si è tagliato con un
taglierino che aveva nel cassetto, si sono
sentiti rispondere – . Spiegazioni risultate
poco convincenti, anche perché la ferita
non è assolutamente da taglio. Non vorremmo neanche aggiungere che per farlo
dormire lo riempivano di farmaci, perché
poi ci rispondono che questo è nella norma. La storia, per fortuna, ha avuto una fine. L’uomo è stato dimesso, è tornato a casa, ma porta dentro di sé tutto ciò che ha
subito. Chi gli restituirà un po’ di tranquillità?
(La redazione ha ripercorso la storia grazie
alla testimonianza dei familiari)
Da 30 anni in vacanza a Senigallia
Sig. ra Lisa Uras Franch, 50 anni di Bolzano, altoatesina, di professione stilista. Frequenta la Spiaggia di Velluto da 30 anni, ospite presso l’Hotel Ritz. Innamorata della
città e del suo hinterland. Amante della cucina marchigiana e soprattutto del pesce
dell’Adriatico. Adora il nostro centro storico dove le piace passeggiare per shopping.
Come appuntamento fisso,
l’ora dell’aperitivo alla Meridiana da Cristian e Riccardone’s.
Donato Pantone
[email protected]
SENIGALLIA
18
Inaugurata a Roma la mostra
di Chiara Diamantini
L’artista senigalliese ne dedica una parte
alla figura di Nori De’ Nobili
Dopo la mostra dedicata al grande fotografo Giuseppe Cavalli, allestita recentemente
al Museo di Roma la cultura visiva senigalliese è tornata alla ribalta nella Capitale. Infatti nel Salone Monumentale della storica
Biblioteca Casanatense di Roma, nella centralissima Via Sant’Ignazio, a pochi passi
dalla Camera dei Deputati, è stata inaugurata una grande esposizione delle opere
dell’artista senigalliese Chiara Diamantini.
La mostra, intitolata “Dal libro al libro” sta
ottenendo un notevole successo e riscuotendo l’attenzione del pubblico, perché percorre la vasta produzione di Chiara Diamantini, che è stata invitata ad esporre nelle principali mostre internazionali, dedicate alla poesia visiva ed al libro d’artista.
Chiara Diamantini ha, tra l’altro, riservato
un settore della sua mostra ad una trentina
di bellissime immagini dedicate alla pittrice marchigiana Nori de’ Nobili. Queste immagini appartengono a due libri d’artista
che Chiara Diamantini aveva realizzato per
sostenere il valore della testimonianza artistica di Nori de’ Nobili nonché la necessità
che le sue opere venissero conservate e opportunamente valorizzate. La campagna di
valorizzazione dell’opera di Nori de’ Nobili,
che aveva avuto Chiara Diamantini tra i
primi protagonisti, aveva visto la sensibilizzazione di molti artisti contemporanei
ed era stata anche oggetto di una mostra,
promossa dal Comune di Ripe nella sede
del Parlamento europeo di Bruxelles.
Nata a Senigallia dove vive. Ha frequentato
l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Ha iniziato ad operare nell'area del libro-oggetto
nel 1972, con rivisita-zioni visi-vo-oggettuali di romanzi di Bre-ton, Proust, Kafka,
ecc. e ha continuato in questa ri-cerca con
libri d'artista e opere parietali, analizzando
autori diversi (Shake-speare, Leopardi,
Eliot, Bachelard, Nietz-sche, ecc.). Ha tenuto mostre personali a Savona (Il Brandale),
ad Ancona (Falconie-re), a Bari (Centrosei), a Bologna (Il Corti-le), a Roma (Centro Di Sarro), a Senigallia (Portfolio), a Bergamo (Galleria Casati), a Viterbo (Galleria
Miralli). Sue opere sono state ospitate in
prestigiose sedi sia in Italia che all’estero,
come alla Biennale di Venezia, e alle Biennali di Parigi e di San Paolo del Brasile.
Gennaio 2007
Un sogno che si realizza a soli 14 anni
Non ha ancora compiuto quattordici anni
e il suo futuro sembra
già scritto. Si chiama
Andrea De Luca (nella
foto) nato a Milano
ma residente a Senigallia, classe ‘93, in
forza nei Giovanissimi
della Vigor Senigallia, dal prossimo mese di
giugno giocherà con la maglia della Fiorentina. Il club viola infatti nelle scorse settimane ha messo gli occhi su una promessa del
calcio tutta “made in Senigallia”. E così, appena avrà compiuto quattordici anni, Andrea De Luca potrà entrare a far parte della
rosa degli Allievi della Fiorentina. Un regalo
che il giovane “esordiente” rossoblu ha potuto trovare bello confezionato sotto l’albero
di Natale dal momento che il passaggio di
“consegna” tra la Vigor Senigallia e la Fiorentina è già stato formalizzato da alcune
settimane. Una grande opportunità per Andrea che si appresta a compiere un primo
passo fondamentale verso la realizzazione
del sogno di tutti i calciatori: arrivare un
giorno in serie A. Un obiettivo che solo in
pochissimi riescono a centrare.
Al pensiero che tra qualche mese giocherò
negli Allievi della Fiorentina mi sento davvero molto emozionato - racconta Andrea non vedo l’ora ma sono anche un po’ preoccupato....
Cosa ti spaventa di più?
Il fatto che a breve mi aspetta un bel cambiamento. Dovrò trasferirmi a Firenze e di
conseguenza allontanarmi dalla mia famiglia, i miei genitori, e poi anche dai miei
amici.
Un cambiamento importante e a soli quattordici anni...
Sì ma so che ne vale la pena! Quella che mi
è capitata è un’occasione che non posso e
non devo sciupare se voglio realizzare il mio
sogno.
Che sarebbe?
Giocare in serie A, naturalmente.
Un traguardo che per te è già più vicino che
per tanti altri ragazzi che giocano a calcio...
Infatti mi reputo molto fortunato perchè sono pochi i ragazzi cui viene offerta un’opportunità come la mia. E’ anche per questo
che sono determinato ad andare avanti anche se so che dovrò fare molti sacrifici. Sono
convinto però che ne valga la pena.
Come è nata la tua passione per il calcio?
Un po’ come accade alla maggior parte dei
ragazzi. Fin da piccolissimo avevo sempre il
pallone ai piedi, ho iniziato giocando con
mio padre e con alcune squadre calcistiche
di Milano.
A sei anni ti sei trasferito a Senigallia....
Sì e così ho cominciato a giocare con la Vigor da dove è cominciato tutto fino ad arrivare ad oggi.
Come sei stato scelto dalla Fiorentina?
Alcuni osservatori della società viola mi hanno visto giocare e così hanno contattato la
Vigor.
Chi senti di ringraziare per questo primo e
importante successo?
Senz’altro i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto e aiutato. E poi la Vigor Senigallia e in particolare Rino Frulla, che cura il
settore giovanile.
Usvigorsenigallia.com
La Cina è vicina alla Piccola Fenice
In occasione dell’uscita del film “La guerra dei fiori rossi” di Zhang Yuan, il Cinema Piccola
Fenice e il Circolo cinematografico Linea D’Ombra hanno organizzato la rassegna “La Cina
è vicina”. Una nazione con una storia ed una cultura che affondano le proprie radici nei millenni. Dove oggi convivono tradizioni antichissime ed uno sfrenato capitalismo. Dove i suoi
abitanti sono capaci di atti di estremo amore e di incredibile crudeltà. Sei film per immergersi in questa realtà. Dopo lo sguardo ironico, divertente e divertito e nello stesso tempo
politico e sociale di Zhang Yuan in “La guerra dei fiori rossi” (che si ripete il 18, 19 gennaio
alle ore 20,30 e il 20, 21 gennaio ore 20,30 e 22,30) è seguito “La stella che non c’è” di
Gianni Amelio che osserva senza capire e senza giudicare. Uno straordinario Castellitto perso di fronte all’impersonalità del capitalismo cinese. Il 25, 26, 27, 28 gennaio ore 22,30 è la
volta di “Diciassette anni”, sempre di Zhang Yuan, la cui uscita, nel 1999, è stata vietata in
Cina. Un cinema di impegno scomodo alle Autorità, mostrando le storture di un Paese in
violenta e rapida trasformazione. Zhang Yimou in “La storia di Qiu Ju” (25, 26, 27, 28 gennaio ore 20,30) narra la storia di una donna che rivendica i suoi diritti e la sua individualità, e che non si adegua al rispetto di un ordine costituito, facendosi portatrice di una volontà, di un modo di pensare che un tempo in Cina non esisteva. Per “ragazzi al cinema” “La
stella di Laura” il 20, 21 gennaio ore 16,30 e 18,30 e “Il cane e il suo generale” il 27, 28
gennaio ore 16,30 e 18,30.
Ecco cosa rimane dello storico circolo scacchistico della città. Dopo il cambio di locazione
dagli scantinati della Scuola Puccini alla nuova sede in Via Bonopera, il Circolo ha dovuto
affrontare continui problemi finanziari. “Abbiamo lasciato la vecchia sede sotto la scuola solo per fare un favore all’Amministrazione Comunale perchè dovevano ristrutturare ed ampliare la mensa – afferma il Presidente, Mario Pizzi- ora siamo rimasti soli e senza soldi, il
risultato è la chiusura. Il circolo deve pagare annualmente 1500 euro solo per affitto, acqua,
luce e gas senza contare le spese di manutenzione interna e quelle relative ai tanti appuntamenti estivi che organizziamo. La nostra non è un’Associazione a scopo di lucro”.
Come era prima
mensile di informazione e annunci
Lo trovate anche nei SELF POINT presso:
CAFFÉ CENTRALE • Corso 2 Giugno, Senigallia
CENTRO COMM.LE “SALINE” • davanti al Bar Gallery, Senigallia
CENTRO COMMERCIALE “IL MOLINO” • Senigallia
CAFFÉ DEL PARCO •Vivere Verde, Via Pierelli, Senigallia
FOTOGRAFIA D’ARTE DI GIORGIO PEGOLI • Via Carducci, Senigallia
EUROSTOK • Via Corinaldese, Senigallia
AGIP CAFÉ • S.S. 16, Senigallia
BAR PAOLA • Via G. Bruno, Senigallia
DE GUSTIBUS • Via Podesti, Senigallia
IMMOBILIARE MARCHE • Via F.lli Bandiera, Senigallia
BLACK JACK BAR • Via Capanna, Senigallia
CAFFÉ ITALIA • Via O. Manni, Senigallia
BAR PIZZERIA BLUE MOON • Via A. Volta, 12 (Zona Ciarnin)
RIST. SELF SERVICE STOP & GO • Via Lippi 7/1 (Zona Cesanella)
VINOTECA SALTATAPPO • Portici Ercolani, Senigallia
RICEVITORIA SABBATINI • Via Pierelli, Senigallia
CENTRO COMMERCIALE “IL MAESTRALE” • (Bar al 1° piano)
BAR TABACCHI CRIVELLINI • Via Marche, Senigallia
CIRCOLO ARCI BORGO MOLINO • Via Vico, Senigallia
PASTICCERIA IL COLOSSEO • Via Mamiani, Senigallia
BAR SUNRISE • Zona Vivere Verde - Senigallia
BLU BAR • Via XXIV Maggio, Marzocca
BAR LA STELLA • P.zza Magellano, Marina di Montemarciano
PALESTRA KAPPAO • Zona Passo Ripe
Come è oggi
[email protected]
Gennaio 2007
VA L L I M I S A N E V O L A C E S A N O
19
ALLA SCOPERTA DI…CASTEL COLONNA
Dalla forma allungata di nave con il campanile che funge da albero maestro
a cura di FABIO BELLINI
Castel Colonna è un antico castello dell’entroterra di Senigallia, situato a mezza costa di una collina, sullo spartiacque
che divide la valle del Nevola da quella del Cesano. Il suo
nome solenne è recente, in quanto, come vedremo, fino al
1921 si chiamava “Tomba di Senigallia”, nome ancora a volte usato nelle nostre campagne. Secondo le antiche fonti
storiche, Castel Colonna sembra sia stato fondato da un
gruppo di fuggiaschi della distrutta città romana di Suasa, i
quali, verso il V secolo d.C. costruiscono una “Tomba” (cioè
una “fortezza rurale”) sulle nostre colline, a quei tempi boscose e selvagge. Col tempo, intorno alla “Tomba” vengono
costruiti capanne, magazzini, ricoveri per gli animali domestici…e si viene lentamente formando un piccolo centro
abitato che per secoli verrà chiamato “Tomba” in ricordo
della fortezza rurale a cui doveva la sua origine.
Attraverso i secoli, la “Tomba” entra nei possessi del Monastero di Fonte Avellana e, nel XIV secolo, ha inizio la lunga
signoria dei Malatesta che si protrarrà per circa due secoli.
Nel 1457, Vittoria Colonna, moglie ed erede di Carlo Malatesta (discendente dalla nobile famiglia dei principi Colonna e nipote di Papa Martino V) fa completare la cerchia di
mura e la rocca, opere fatte iniziare nel 1300 dal Mastin Vecchio di Romagna. La rocca, per ordine di Vittoria Colonna,
viene fatta ristrutturare dall’architetto militare Giovan Battista Mastini da Pennabilli; oggi ne rimangono i sotterranei
visibitabili e la torre merlata di ingresso, sotto la cui volta è
ancora murata l’antica lapide in arenaria con la dedica a Victoria Columnensis De Malatestis “Magnifica Domina”.
Nel 1463, con la sconfitta di Sigismondo Malatesta da parte
di Federico da Montefeltro nella battaglia del Cesano, termina la signoria malatestiana e, nel 1474 inizia la signoria
dei Della Rovere. Con i Della Rovere, il castello della Tomba viene inserito nel Ducato di Urbino, diventando capoluogo del Commissariato Ducale di Tomba che comprendeva i tre castelli di Tomba, Ripe, Monterado (istituito nel
1475 da Giovanni Della Rovere ed abolito nel 1808 da Na-
poleone).
Purtroppo, nel XVII secolo, Francesco Maria II Della Rovere fa abbattare la rocca malatestiana ormai obsoleta; con le
sue pietre viene fatto edificare il Palazzo Pubblico (oggi Palazzo Comunale) su progetto dell’architetto Ascanio Passeri
da Pergola. Nel 1631, con la morte di Francesco Maria II
Della Rovere, termina la
signoria roveresca e il
nostro castello passa allo
Stato della Chiesa, inserito nella Legazione
Pontificia di Urbino, restando poi nella provincia di Pesaro fino al 1860
quando, con regio decreto del Commissario
straordinario per le Marche, Lorenzo Valerio,
quasi tutti i territori alla
destra del fiume Cesano
vengono assegnati alla
provincia di Ancona.
Nel 1921, come già accennato, con regio decreto di Vittorio Emanuele III, dietro richiesta dell’amministrazione locale dell’epoca, il Comune di “Tomba di Senigallia” viene autorizzato
a chiamarsi “Castel Colonna” (nome scelto dagli amministratori locali per ricordare “Vittoria Colonna”, la feudataria
malatestiana di cui ancora oggi si raccontano fatti leggendari).
Il cambio del nome era stato chiesto soprattutto per evitare
i frequenti disguidi postali con il Comune di “Tomba di Pesaro” che oggi si chiama “Tavullia”). Con questo ultimo atto, praticamente terminano le vicende storiche di Castel
Colonna. Cosa rimane oggi di visibile di tutte le antiche vi-
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cende che hanno caratterizzato questo piccolo ma interessante centro medievale? E’ rimasto perfettamente integro
(anche se pesantemente restaurato) il perimetro delle mura
malatestiane, di cui è completamente percorribile il “cammino di ronda”. All’ingresso del paese si innalza la “Torre
malatestiana”, cioè l’antico ingresso della rocca fatta costruire da Vittoria Colonna, come ricorda l’antica lapide
murata all’interno. Sotto la torre si possono visitare i sotterranei della fortezza fatti iniziare dal Mastin Vecchio (Malatesta da Verrucchio); essi percorrono tutto il paese nel senso della larghezza e furono adibiti a rifugio antiaereo durante l’ultima guerra. La chiesa parrocchiale di S.Mauro, di
epoca roveresca, custodisce alcune interessanti opere d’arte:
La “Madonna della Misericordia” del ‘700, attribuita a Gaetano Lapis da Cagli; un artistico crocifisso ligneo che si dice donato da Francesco Maria II Della Rovere e una bella
Madonna del Rosario, antica statua in legno di ignoto. Provenendo da Ripe, Castel Colonna si presenta molto caratteristico, a forma allungata di nave con il campanile che funge da albero maestro, serrato dalle mura che emergono da
un folto bosco di cipressi. Dal sommo della collina che lo
domina si ammira uno sterminato panorama che va dalle
rocce di Montefeltro al Furlo, al Catria e, al limite dell’orizzonte, i Sibillini.
Parlando di Castel Colonna, non si può fare a meno di nominare la “Segavecchia”, antica sagra di Mezza Quaresima
che rappresentava la fine dell’inverno. Caduta un po’ nel dimenticatoio, era stata recuperata negli anni ’80 ed aveva acquisito larga risonanza; ora si pensa di riportarla in luce, inserendola nel circuito turistico dei distretti di Senigallia e
Marotta. Sarebbe un’occasione in più per venire a conoscere questo piccolo ma caratteristico centro, ricco di antiche
memorie e, cosa non disprezzabile, anche di buona cucina
e di vini generosi!! La Romagna è vicina: qui la piadina, il
Trebbiano e il Sangiovese sono di casa: provare per credere!!
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C U LT U R A
Gennaio 2007
Un cadavere sotto il Palazzo del Comune di Senigallia
Il mistero del Sigillo
La realizzazione del Palazzo del Pubblico (come il Comune
veniva chiamato a quei tempi) era iniziata dopo che i Senigalliesi ne avevano ricevuto l’autorizzazione da parte di
Guidubaldo II della Rovere. Le opere di edificazione si protrassero per oltre 150 anni e si poterono considerare completate solo nel 1754. Uno degli ultimi grandi lavori fu la
costruzione dello scalone di accesso al Palazzo in pietra del
Furlo. È facile comprendere come tale realizzazione comportasse anche un interessamento del terreno circostante.
Questi eventi, che sono ormai di generale acquisizione, si
collegano con un salto di secoli ad un sorprendente ritrovamento da parte di alcuni ragazzi che frequentano una
chiesa sita nella Senigallia pentagonale. I ragazzi, qualche
mese fa, avevano notato
che un gradino della chiesa era malfermo e, volendo sincerarsi di quanto
malfermo fosse, riuscirono a sfilarlo dalla sua posizione. Rimasero a bocca
aperta: sotto il gradino,
custoditi come in una
cassaforte, erano contenuti alcuni scritti, ripiegati e vergati con antica
grafia. Un messaggio aveva attraversato più di due
secoli e mezzo per essere
L'impronta in ceralacca del miste- da questi giovanissimi
rioso sigillo.
raccolto.
Così prende avvio la ricerca su quel fatto misterioso e praticamente ignoto, che
noi abbiamo etichettato come “Il mistero del Sigillo”.
Sul foglio esterno, che ben ripiegato fa da involucro anche
ad altri fogli, compare la scritta:
“Impronta di un sigillo o sia medaglia ritrovato di giugno l’anno 1754: nel sito dove fu fatta la nuova scala al Palazzo del
Pubblico sopra i portici, e non molto distante da un cadavere
spolpato.
Il suddetto sigillo restò in mano del signor Gasparo Arsilli.”
La grafia, settecentesca, è con ogni probabilità quella di Gasparo, il quale si trovò a gestire il problema posto da questo
ritrovamento. Più volte gonfaloniere tra il 1748 e 1768, egli,
come la maggior parte dei componenti del suo casato e come altri nobili senigalliesi, era persona colta, il che comportava anche una certa inclinazione all’esame e all’interpretazione di reperti antichi. Gasparo, però, era stato consultato per primo in quanto era sovrintendente anche al lavoro dello scalone. Con il messaggio di Gasparo Arsilli ci è
pervenuta anche l’impronta in ceralacca del sigillo. Essa
presenta, entro una cornice a mandorla, una figura stilizzata, in posizione eretta: il personaggio regge nella mano destra quello che sembra essere un pastorale, gli abiti e il copricapo fanno pensare a dei paludamenti ecclesiali. Attorno
alla figura sono incise varie lettere che singolarmente sono
identificabili; il loro assemblamento, però, è difficoltoso anche perché le parole non sono scritte per esteso ma abbreviate. La comprensione della scritta poneva quindi seri dubbi e problemi.
Siccome l’immagine poteva far pensare ad un vescovo, per
la soluzione occorreva ricorrere a persona qualificata sia per
dottrina ecclesiastica sia per erudizione. L’Arsilli si rivolse al
Vescovo di Osimo, Pompeo Compagnoni. Il referto del Vescovo ci è pervenuto in un foglietto incluso nel plico ritrovato. Il Vescovo avanzava una ipotesi interpretativa che
sembrava convincere poco anche se stesso e concludeva:
“ma se non è questo, solamente i signori sinigagliesi possono
trovarlo, ricercando negli archivi e le altre antiche memorie
della città.”. In sostanza dal vescovo non venne alcun aiuto.
Per fare luce sul macabro reperto la comprensione della
scritta era chiaramente importante, quale punto di partenza
per aggredire il vero problema: l’eventuale identificazione
del cadavere spolpato, presente in prossimità del punto nel
quale era stato ritrovato il sigillo.
Meritata fama di dotto, erudito e cultore delle antichità godeva l’abate Annibale Olivieri di Pesaro, con il quale tra l’altro l’Arsilli aveva connessioni attraverso i matrimoni che in
tempi diversi gli Arsilli e gli Olivieri avevano contratto con
membri del casato dei Baviera. Nel plico ritrovato un foglio
ci informa che all’Olivieri si deve l’assemblamento delle lettere, la cui collocazione sarebbe:
S FRIS ANDREE PORIS S SABIN D TARQUIN
a significare
Sigillo di Fra Andrea Priore di S. Sabino di Tarquinia.
Il sigillo apparteneva dunque ad un prelato di Tarquinia.
Gasparo Arsilli, precisato questo aspetto del problema, si
chiedeva ancora se ci potesse essere una qualche attinenza
tra il sigillo e il cadavere, che giaceva non distante da esso.
A Senigallia non mancavano certo degli eruditi. Tra tutte si
staglia la figura del marchese Giulio Carlo Fagnani, uomo
di grande fama (fu insignito di numerose onorificenze soprattutto per i suoi studi matematici), di profonda cultura
classica, buon poeta. Anche egli venne messo a parte del ritrovamento, come dimostra una della carte incluse nel plico ritrovato. Quanto all’interpretazione data dall’Olivieri,
egli sostiene che anziché prioris si deve leggere praeceptoris
e commenta: “È osservabile che il sigillo (…) è stato ritrovato vicino alle case soggette alla religione di Malta. Quindi si deduce che Fra Andrea era Cavaliere Gerosolimitano
(…). Apparentemente si sarà trovato in Sinigaglia o di passaggio o per affari della sua religione e vi averà lasciato a caso il proprio sigillo, che dopo alcuni secoli comparisce di
nuovo alla luce, ed eccita le congetture de’ studiosi dell’antichità.”
Per comprendere l’interpretazione del Fagnani, ricordiamo
che quello dei Gerosolimitani è il più antico degli Ordini
monastico-cavallereschi. Agli inizi dell’XI secolo era stato
fondato a Gerusalemme un ospedale dedicato a San Giovanni Battista. Nell’ospedale curava e assisteva i malati e i
pellegrini di Terra Santa una confraternita, alla quale durante le Crociate si unirono anche cavalieri cristiani. La
confraternita assunse pure compiti militari, dando vita all’Ordine Ospedaliero dei Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme con il duplice obiettivo di difendere la fede cristiana e curare i malati e i pellegrini in Terra Santa. Detti anche giovanniti, ospitalieri, gerosolimitani, essi si diffusero
ben presto in tutta l’Europa con il compito di reclutare volontari per la Terra Santa e di gestire ospizi o ospedali locali, dove assistere i fedeli diretti verso i luoghi santi o da essi provenienti. Una struttura di questo tipo era presente anche a Senigallia, dove il suddetto Ordine possedeva degli
edifici proprio in prossimità
dell’odierna piazza del Comune. Il Fagnani nel correggere l’Olivieri si mostra miglior conoscitore della gerarchia dell’Ordine: il priore è il
superiore di tutti i sacerdoti e
i cappellani dell’Ordine,
mentre il precettore è il responsabile della sola casa ed
eventuale chiesa a cui è preposto (in questo caso S. Sabino di Tarquinia). Quanto alle
“case soggette alla religione
di Malta”, trattasi probabilmente della strutture senigalliesi suddette; la “religione di
Malta” è l’Ordine dei Cavalieri di Malta, derivante dall’Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni.
Del casuale e macabro ritrovamento avvenuto durante i
lavori parla anche Giovanni
Maria Mastai nelle Cronache.
Il suo racconto fornisce qualche dettaglio sulla scena del
reperimento:
“1754 - Nova Scala.
Dopo qualche anno si venne
puoi ala fine alla determinazione di farsi la scala che non
era mai stata fatta. Nel nuovo
Palazzo del Pubblico sopra
dei mezzanini al 6 di maggio
ne fu dato principio, con di-
[email protected]
di FLAVIO e GABRIELA SOLAZZI libri senza carta.it
segno del solito Sig.re Alessandro Rossi di Osimo architetto, che già n’ebbe l’incombenza di tutta la nuova fabbrica.
Venne tralasciata e poscia riprincipiata li dieci giugno a gettare li fondamenti dalla parte dell’Archi avverso alle case
dell’Ospedale per farvi la scala. E venne ritrovato appresso
a quelle muraglie un cadavere spolpato. (…) Non lungi
(…) circa cinque o sei palmi vi si trovò (…) una medaglia
o sia sigillo di metallo, quale consegnata al Dr. Gasparo Arsilli, uno dei deputati che assistono alla fabbrica.” La medaglia da una faccia “è liscia e dall’altra impronta v’è una figura di Vescovo vestito all’antica ad uso della Grecia, con
all’intorno descrittevi diverse parole che dalli Sig.ri Dotti
Antiquari è stato interpretato. Tanto l’impronta della medaglia o sia sigillo che la interpretazione sono conchiuse in
una scatoletta presso di me, che chi vorrà vederle potrà leggerle per divertirsi”.
Dopo che in casa Mastai fu appagata la curiosità antiquaria
dei Senigalliesi colti, la scatoletta e il suo contenuto tornarono in mano dell’Arsilli. Gasparo avrà pensato che, anche
se il sigillo era di un cavaliere dell’Ordine di Malta ed era
stato trovato vicino a degli edifici di tale Ordine, questo non
giustificava un legame diretto tra i due reperti: le conclusioni del Fagnani gli sembravano un po’ semplicistiche.
D’altronde egli l’enigma non sapeva risolverlo, e poi aveva
tanti affari pressanti di cui occuparsi.
Il provvedimento principale era stato preso: dare degna sepoltura al cadavere, di chiunque esso fosse. Dopo avere deciso di conservare presso di sé “la medaglia o sia sigillo di
metallo”, come egli stesso dichiara, fece un bel plico dei pareri scritti consegnatigli dagli eruditi consultati e intelligentemente accluse un’impronta su ceralacca del sigillo. Il tutto lo affidò alla custodia delle pietre di una chiesa. Avrebbe
potuto riprendere le ricerche a tempo debito. E se non lui,
qualcun altro sarebbe stato in grado di farlo in futuro.
Il futuro di Gasparo Arsilli si è materializzato poco tempo
fa nei ragazzi che si trovavano nella Chiesa del centro.
Come nei migliori romanzi gialli la soluzione è ancora aperta. Il plico è stato nascosto nella chiesa da Gasparo o da altri e, nella seconda ipotesi, da chi e perché? A questo si associano altri due quesiti: il sigillo è collegabile al cadavere?
perché il morto non era stato regolarmente sepolto in una
tomba?
Gennaio 2007
GASTRONOMIA MARCHIGIANA
C U LT U R A
In viaggio tra gusto, folklore, aneddoti
Alla riscoperta di piatti “scomparsi”
a cura di CESARE ROSSI Ristorante “Ruspantino”, Senigallia
Chi si accinge a risalire alle origini della nostra gastronomia
si trova di fronte ad una documentazione, anche letteraria,
di notevole interesse che tuttavia lascia scoperti larghi spazi, anche temporali, i quali non consentono di seguire lo
sviluppo logico dell’arte culinaria nelle Marche. In pratica si
trovano tante tessere di un mosaico di cui si intravede il
complesso disegno, ma sfuggono tantissimi particolari che
costituiscono il substrato indispensabile per giungere ad
un’ ipotesi di “storia della gastronomia marchigiana”. In
conseguenza di ciò, spero siano evidenti i miei sforzi di approfondire e di andare alla scoperta delle tante tessere ancora mancanti al mosaico di cui si accennava sopra. Ecco
perché la rubrica che segue va considerata come una base
di partenza, non certo come punto di arrivo, per ulteriori
approfondimenti in una materia così complessa. Inizierò
questo viaggio con digressioni nella storia dell’alimentazione e soprattutto nella storia dell’agricoltura e delle società
rurali marchigiane.
La ricetta che intendo presentarvi , è una polenta di farina
di grano denominata “FRESCARELLI”.
INGREDIENTI:
1 Kg. Di farina bianca, Qualche bicchiere d’acqua, 2 bicchieri di olio di
oliva, Mezza cipolla, Un pizzico di
maggiorana, Mezzo etto di grasso e
magro di maiale, 3 etti di pomodori
pelati, Sale e peperoncino, Pecorino
fresco Marchigiano.
PREPARAZIONE:
Si bagna la farina con acqua precedentemente scaldata e si
fa passare tra le due mani strofinandole in modo da formare dei grumi. Quindi si versa a pugni nell’ acqua bollente
sempre mescolando in continuazione fino a formare una
polentina. Nel frattempo si fa soffriggere il grasso e magro
di maiale tagliato a dadini (in alternativa prosciutto nostrano) con olio e trito di abbondante cipolla, unendo i pomodori e la maggiorana; far cuocere per 8-10’ e aggiungere sale e peperoncino. Con questo sugo condire i frescarelli e cospargere di abbondante pecorino fresco delle Marche.
NOTA: i frescarelli prendono il nome nel maceratese di “riso curgo” se, anziché fare grumi con acqua e farina, si aggiunge del riso alla farina per essere bollito insieme. In alcune zone i frescarelli prendono il nome di piccicasanti.
Le ORIGINI
La polenta è quasi certamente il più antico cibo “confezionato” dall’uomo; possiamo affermare che si tratta (unitamente alle “farinate”) del primo alimento non carneo, che
l’uomo abbia preparato usando il fuoco. Già nel mesolitico
infatti ci si cibava con “polente” di cereali frantumati con le
pietre e cotti in acqua riscaldata mediante sassi roventi. Alla fine del neolitico troviamo l’uomo intento ancora a preparare “polente” o “pappe” con cereali misti (avena,miglio,orzo e avena) schiacciati in modo rudimentale. La civiltà progredisce rapidamente ma la polenta resta la base
dell’alimentazione di molti popoli. Così la ritroviamo tra i
greci sotto il nome di “maza” una polenta fatta con farina
d’orzo cui aggiungevano a volte le olive, ma anche fichi o
formaggio di latte di capra e persino pesce salato. La polenta di farro fu invece il pasto fondamentale dei romani. A seconda del condimento assumeva varie denominazioni. Così abbiamo la “puls fabata” con le fave, la “puls punica” con
il montone e la “puls julia” con formaggio fresco e miele.
Anche durante le invasione barbariche si continuò a mangiare polenta aggiungendo però erbe di campo (cavoli, spinaci, cime di rapa, germogli di ortiche, cardi) o radici (rape, ravanelli, cipolle, porri e “pastinaca”, simile all’attuale
carota.
La Mannoia alla Fenice
Tra le iniziative in carnet, il Comune di Senigallia Assessorato alla Cultura ufficializza una nuova data da segnare in
agenda: il 18 febbraio arriverà alla Fenice alla Fenice Fiorella Mannoia cavalcando la sua “Onda Tropicale”. Questo
il titolo del nuovo tour tratto dall’ultimo album dell’interprete di successi come “Quello che le donne non dicono”,
“Il cielo d’Irlanda”, “Le notti di maggio”, “Treni a vapore” e
moltissimi ancora. “Onda Tropicale”, il nuovo album che
contiene undici brani accuratamente scelti nel vasto repertorio brasiliano, ciascuno interpretato a due voci da Fiorella Mannoia e da un grande artista brasiliano, è uscito il 10
novembre scorso. Si tratta di un progetto di spessore internazionale, in cui la Mannoia si esprime artisticamente interpretando brani sia in lingua italiana che, attraverso duetti, in lingua portoghese. Un progetto di grande interazione
artistica che ha visto coinvolti nella sua realizzazione nomi
quali: Chico Buarque, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Djavan, Jorge Benjor, Milton Nascimento, Lenine, Chico Cèsar,
Carlinhos Brown e Adriana Calcanhotto. L’adattamento dei
testi originali nella versione italiana è curato da Piero Fabrizi, produttore dell’album e ideatore insieme a Fiorella
dell’intero progetto. La prevendita dei biglietti è partita lunedì 15 gennaio. È possibile acquistare e prenotare i biglietti presso il botteghino del Teatro. Il costo dei biglietti è
di 35 euro per il primo settore, 30 euro per il secondo e 25
euro per il terzo. Il telefono della biglietteria è
071.7930842, quello per le prenotazioni 393.9567505 - Info e acquisti on-line: [email protected] - www.fenicesenigallia.it
[email protected]
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Successo a Mosca
Maestri Marchigiani in mostra
L’arte italiana e marchigiana conquistano Mosca. Non si interrompe il successo di pubblico e di critica per la mostra
“L’arte italiana del XX secolo attraverso i grandi marchigiani”, apertasi il 23 novembre scorso all’Accademia dell’Arte
Russa moscovita tra una folla di più di 1500 interessati.
Sorprendente la presenza di molti giovani studenti ed artisti russi, ma anche altrettanti italiani, coordinati dal Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Mosca, dott. Alberto
Di Mauro.
Ed è proprio “giovani” il leit motive che sembra contrassegnare questo evento moscovita. Confermato anche dalla direttrice del Museo, la dottoressa Luba Evdokimova: “Moltissimi visitatori, molti di età compresa tra i 30 e 35 anni;
operatori culturali ma anche tanti curiosi, che hanno visto
la rassegna come momento di confronto con l’arte contemporanea italiana.” L’esposizione, curata dal professor Armando Ginesi e promossa dalla Regione Marche in collaborazione con l’Associazione Marche-Russia e il Comune di
Ancona, ha finora toccato quota 12.000 visitatori (a cui
vanno aggiunti i 1500 dell’inaugurazione). Più di 5000 tagliandi staccati e un numero ancora maggiore di visitatori in
occasione dei molteplici appuntamenti organizzati dal Museo. Durante le festività natalizie, grazie a serate di gala e
meeting, la presenza giornaliera ha toccato picchi di 500 visitatori.
Dieci tra i principali canali televisivi della Federazione russa hanno filmato le circa cento opere dei trentacinque grandi Maestri marchigiani, da Adolfo De Carolis, Osvaldo Licini, Scipione, Pericle Fazzini, Edgardo Mannucci, a Sante
Monachesi, Gino De Dominicis, Arnaldo Pomodoro, Walter
Valentini, Valeriano Trubbiani, Bruno d’Arcevia e Enzo Cucchi, solo per citarne alcuni…
E una tv di taglio culturale ha trasmesso un servizio di ben
trenta minuti.
La stampa russa ha ugualmente seguito la rassegna con una
grande mole di articoli e recensioni sui principali quotidiani e riviste culturali: da “Kultura” a “Nash Isograf”, da
“Vash Dosug” a “La Galleria” e anche “The Tretyakov Gallery Magazine” e “Collezione”, due tra le più importanti riviste culturali della Federazione. E non solo, hanno trattato
con interesse l’evento anche lo storico quotidiano russo
“Moscovskay pravda” in stampa dal 1918, il settimanale
economico-commerciale “Kommersant Weekend” e l’importantissima rivista economica “Eco del Pianeta”, intitolando l’articolo “Quinta essenza dell’Italia”. Ma anche la
stampa europea se ne è interessata, da quella spagnola con
i quotidiani “Ultima Hora” e “Diari de Balears” a quella
svizzera con il trimestrale d’arte contemporanea “Futuro”.
L’esposizione dei Maestri marchigiani del ‘900 rimarrà a
Mosca fino al 23 febbraio. Poi tornerà in patria, dove sarà
possibile ammirarla dal 10 marzo alla Mole Vanvitelliana di
Ancona.
Altre poesie di Pierpaoli
Che dire di quest’intellettuale, di questo poeta, anziano sì,
ma pronto a proiettarsi nel futuro con vigore quasi giovanile, quasi la parola gli scorra veloce sotto la penna e gli si trasformi gradualmente in poesia della quotidianità, dolce a
volte, forte in altri momenti, ma sempre pronta a cogliere la
molteplicità degli aspetti della vita, il valore di certe situazioni, i modi di agire, i fatti che rendono la persona “ricca”
non di potere o di soldi, ma del senso della vita, di quella
fortuna che nasce dalle “cose semplici”. Allora davvero
quella persona è “ricca” di una ricchezza propria, interiore,
anche spirituale che porta alla felicità, alla gioia di vivere,
alla serenità e appunto – come dice il titolo stesso di una
delle ultime raccolte – alla letizia ed alla pace.
“In umiltà, in letizia ed in pace” e subito dopo “Ora” di
Pierpaolo Pierpaoli in vendita nelle librerie “Sapere” e “Mastai” di Senigallia.
RUBRICHE
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Gennaio 2007
A TU PER TU
il ciambotto
rubrica a carattere naturalistico
CON.... LA PSICOLOGA
a cura di Niki Morganti
a cura della dott.sa Maria
L’amicizia
La Poiana
Un Rapace diurno comune del nostro territorio è sicuramente la Poiana (Buteo buteo). La Poiana è parente stretto dell’Aquila, dalla quale si distingue maggiormente
per le dimensioni: l’Aquila ha un’apertura
alare che può raggiungere anche i 2 metri
e 30 centimetri, mentre la nostra Poiana si
“ferma” ad 1 metro e 25 centimetri, con
l’altezza del corpo che arriva anche a 50
centimetri: con queste misure la Poiana è
il Rapace più grande delle nostre zone,
compresi i Rapaci notturni.
La Poiana appartiene alla famiglia di Rapaci chiamati Accipitridi, con i quali condivide somiglianze sia nell’aspetto che nel
comportamento: le ali, infatti, non sono a
punta nella parte terminale come nei Falchi allungata, è caratteristicamente a forma di ventaglio. La colorazione del piumaggio è
molto particolare perché
si mostra variabile in maniera calzata a seconda
della stagione ma anche
tra individui stessi, rendendo a volte il nostro
animale confondibile con
altre specie, soprattutto
quando è avvistata da
lontano. Generalmente la Poiana si presenta con il piumaggio marrone-bruno
con una banda bianca sul petto e le parti
sotto le ali più chiare rispetto al dorso, ma,
come ho accennato sopra, sono presenti
variazioni individuali: ad esempio si possono distinguere una fase scura (in cui la
banda pettorale bianca è maggiormente visibile) ed una fase chiara (nella quale l’individuo è quasi completamente bianco). Il
becco è giallo con la punta nera; anche le
zampe e l’iride sono gialli.
La Poiana frequenta boschi e foreste ma è
abbastanza comune anche presso coltivi e
acquitrini: costruisce il nido in biforcazioni di rami di alberi grandi, in genere querce; per la localizzazione del nido predilige
boschi anche di piccole dimensioni, ma
soprattutto zone in cui il disturbo antropico non sia troppo rilevante. I territori di
caccia comprendono zone aperte di boschi, radure e coltivi: questo Rapace, infat-
ti, è un uccello da preda, e cattura le sue
vittime, per lo più piccoli roditori e topi,
ma anche serpenti e altri uccelli, specialmente quelli di piccola taglia e individui
giovani. La tecnica di caccia consiste nel
volteggiare una porzione di territorio ad
un’altezza anche di un centinaio di metri,
grazie alla potente vista che gode questo
animale riesce ad individuare sul terreno
una possibile preda, e poi si butta in picchiata su di essa; la vittima viene catturata, uccisa e trattenuta grazie ai robusti ed
affilati artigli dei quali sono provvisti i piedi, il becco adunco e potente serve per fare a pezzi la preda e, quindi, ingerirla meglio.
La Poiana, come gli altri uccelli da preda,
è dotata di un ottimo volo, caratterizzato
da pochi battiti d’ala ma
molto profondi, e da lunghe planate nelle quali
tiene le ali orizzontali.
Come anche altre specie
di grandi dimensioni,
per prendere quota sfrutta le correnti termiche
ascensionali, vale a dire
quelle correnti di aria
calda che si formano per
effetto del riscaldamento del suolo e che
tendono verso l’alto, ma anche le correnti
che si formano in territori montuosi o collinari con ripidi pendii, ad esempio falesie,
calanchi e forre. La Poiana riesce a sfruttare queste correnti con volteggi, voli che disegnano dei cerchi e che portano l’animale verso l’alto.
A Senigallia è facile incontrare questo Rapace: facendo una passeggiata in campagna specialmente nelle ore calde della
giornata basta tenere ogni tanto gli occhi
rivolti al cielo e sicuramente si riesce ad
osservare la Poiana. Probabilmente sul nostro territorio è presente qualche coppia
che nidifica, il problema che incontra questa specie è la mancanza di siti ideali per
costruire il nido a causa dell’antropizzazione del territorio; la maggior parte degli
esemplari che si incontrano, infatti, sono
individui in caccia ma che non si riproducono.
S.O.S Animali
a cura di Maria Antonia Martines
con la collaborazione dei Veterinari di “Cane, Gatto e…”
Club Prolife…insieme per la vita
Si chiama così questo nuovo programma nutrizionale pensato per il benessere del nostro
cane. Il marchio Zoodiaco, da sempre attento alla salute degli animali, insieme alla consulenza di veterinari nutrizionisti ed allevatori ha creato Club Prolife. Le più aggiornate conoscenze e ricerche scientifiche sono alla base di quest’alimento che bene risponde
a tutte le esigenze del cane in base all’età, la
sua attività e lo stato fisiologico. La linea
comprende il cucciolo, il mantenimento, i
soggetti sovrappeso, quelli delicati e gli sportivi. Il sistema Vitality System è un concetto
d’integrazione nutrizionale che assicura benessere e una condizione corporea ottimale
Pia Augusti
grazie alla sinergia e la combinazione tra gli
elementi nutritivi specifici per ogni tipo di
prodotto. Il risultato sono benifici sulla funzionalità dell’apparato digerente, sullo sviluppo e la protezione del sistema immunitario ed articolare, un pelo folto e lucente, una
pelle sano ed elastica.
Si può scegliere tra le carni fresche di pollo,
tacchino, agnello e salmone. Per i cuccioli,
da 1 a 16 mesi c’è puppy mini (1-10 kg), medium (11-25 kg), large breed (26 kg e oltre)
a base di Pollo & Riso; per i cani adulti ci sono adult mini (1-10 kg), medium (11-25
kg), large breed (26 kg e oltre) a base di Pollo & Riso. Poi ci sono adult all breeds al Sal-
Che cos’è l’amicizia? Aristotele diceva che è “un’unica
anima in due corpi”. Ma chi
è l’amico vero? Uno con cui
puoi essere te stesso con cui
stai bene a cui puoi confidare tutto che ti conosce bene,
che non ti chiede di cambiare che ha il potere anzi il dovere di rimproverar, che non
ti tradirà mai…che non
vuole un tornaconto. Bisogna riconoscere che abbiamo bisogno di un amico.
L’amicizia dura nel tempo
l’amore può nascere con un
colpo di fulmine, l’amicizia
ha bisogno di tempi più lunghi. Oggi corriamo verso un
dover essere, un possedere,
siamo condizionati dal dover apparire da doveri imposti dai media. Con l’amico
invece ci si può rilassare, si
sta bene c’è il piacere della
condivisione, della risata e
della lamentela e non è la
quantità di tempo dedicata
all’amico ma la qualità. Infatti, anche incontrandosi
dopo tanti anni di separazione l’affezione rimane la
stessa, L’amicizia è un vero
antidepressivo e uno psicoterapeuta sempre disponibile. Purtroppo siamo diventati anafettivi e cerchiamo
rapporti di convenienza più
che d’amicizia. L’amicizia è
il primo gradino dell’amore.
Fra uomo e donna l’amicizia
è possibile. L’uomo cerca in
un’amica una figura carismatica tra la madre, la
compagna ideale, la figlia
che vorrebbe. Si sente coccolato, protetto, può mostrare debolezze. Cerca un
contatto diretto con quella
che è la sua parte femminile.
La donna nell’amico cerca
protezione, conforto, forza,
giudizio sincero, consolazione. E’ un affetto al di sopra di tutto che non svanisce col tempo che non si
consuma e rende felici.
Piante medicinali
a cura di Maria
Antonia Martines
Centella Asiatica
Hidrocotyle asiatica o Gotu Kola o erba della tigre o Scodella d’acqua
Pianta originaria del SudEst asiatico a crescita spontanea e perenne in luoghi
umidi, vicino all’acqua nei
paesi tropicali e subtropicali, Pakistan, Madagascar,
Brasile,Venezuela e India
dove è molto coltivata. E’
stata conosciuta in Occidente probabilmente grazie a
Boileau, che per primo la
utilizzò nei casi di lebbra.
Il nome forse deriva dal suo
“centellinare” l’acqua dalle
zone in cui vive; quello di
“erba delle tigri” proviene
dal fatto che queste vi si
strofinano per curare le ferite, mentre “gotu kola” in
lingua cingalese significa
“pianta della longevità”. In
un proverbio dello Sri Lanka si afferma che: “due foglie al giorno allontaneranno la vecchiaia”.
Per le preparazioni si usa solo la pianta, rampicante che
ha foglie orbicolari/renifor-
mi, grigio-verde, lungamente spicciolate; i fiori (da giugno a settembre), sono ad
ombrella, bianco-rosa, i
frutti, a diachenio, sono piccoli e rugosi.
La Centella ha due proprietà principali: quella troficocicatrizzante che migliora la
vascolarizzazione, stimolando il sistema reticolo-endoteliale facilitando la riparazione dei tessuti e quella vasoprotettiva che rende migliore la funzionalità venosa
tonificando le pareti vasali,
riducendo la stasi venosa in
favore del ritorno venoso
dalla periferia al cuore. Tra i
sui principi attivi, l’acido
asiatico e madecassico (in
grado di stimolare l’umore e
la forza fisica), asiaticoside,
madeccissoside, tannino, resine, fito steroli, sali minerali. In particolare poi, i triterpeni che sono in grado di
fissare l’alanina e la prolina
mone & Riso, Agnello & Riso e Tacchino &
Orzo. La light all breeds per cani in soprappeso è al Pollo & Riso, il sensitive per cani
ipersensibili è al Pesce & Patate, il runner
per cani sportivi e/o in attività al Pollo & Riso. Il rapporto qualità-prezzo e dosaggio
giornaliero è molto, molto buono, i sacchi
sono disponibili nei formati da 800 g, 3 kg e
15 kg.
Questa linea di prodotti si può trovare nel
negozio Pet Food Giovannelli in Via Matteotti 9 a Ripe, tel 071.7959073 oppure
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Canile Stella Polare, Via Tombaccia, 87, Fa-
[email protected]
(aminoacidi fondamentali
nella struttura del collagene) per combattere, con
un’ottimo risultato gli effetti
della cellulite. A questa
pianta sono riconosciute anche proprietà depressiva del
snc, antidepressiva, anticonvulsivante e nella tradizione
indiana si utilizza per incrementare l’intelligenza. Gli
studi, sia sull’uomo sia sugli
animali dimostrano, infatti,
che la memoria migliora,
così come lo stress e la fatica.
Allora per concludere non
solo chi ha problemi di vene
varicose, capillari in evidenza, gambe gonfie, piaghe cutanee e ustioni può usare
con benificio la centella.
Le interazioni farmacologiche della pianta sono ancora
in fase di studio: se si assumono altri farmaci è bene
sentire il parere del proprio
medico.
no (PU) tel. 0721.884255; Canile Stella Polare Di Di Stefano Angela, Via Cavallara, 48,
Mondavio (PU) tel. 0721.976180; Comune
Di Fermo Canile Sanitario Multizonale,
Contrada S. Martino, 2/A, 63023 Fermo
(AP) tel. 0734.623593; Gattile rifugio comunale di Vallemiano (Ancona) tel 071.85035;
Canile di Pesaro località S.Veneranda (PU)
tel. 0721.282552; Circolo di Legambiente
"Sibilla d’Aleramo" Via Castelfidardo 55 Civitanova Marche (MC) tel/fax 0733.815282.
0733.815717; Gli Amici del Cane Contr.Acquesalate 58 (MC) tel/fax.0733.493185; Lega nazionale per la difesa del cane Sez.di Camerino (MC) tel.0737-644330-633409
S P O RT
Gennaio 2007
23
PIANETA VIGOR
L’anno che si è appena concluso non sarà certo ricordato come l'anno di "grazia", ma ha comunque portato agli appassionati della principale squadra calcistica senigalliese, una serie di risultati positivi che lasciano ben sperare per questo 2007.
Un po’ di numeri:
Nell'anno solare 2006, nonostante una salvezza raggiunta
dopo 3 spareggi ai play-out, le soddisfazioni non sono certo mancate. Mister Simonetti (traghettatore nella stagione
scorsa) e Mister Giuliani (attuale allenatore), hanno saputo
riportare il giusto entusiasmo dopo la disastrata gestione
Fermanelli-Fontana. Ma se per “Gilda” i buoni risultati sono stati solo una conferma delle sue qualità, ben altro discorso lo merita Glauco Simonetti, primo artefice della
splendida salvezza della stagione passata, quando accettò
l'incarico di allenatore nonostante la squadra si trovasse in
fondo alla classifica con un distacco abissale dalla quota salvezza. La straordinarietà sta nel fatto che Mister Glauco era
all’esordio totale come Allenatore di una prima squadra.
L’ottimo risultato di Simonetti lo si può dedurre analizzando i primi 6 mesi dell’anno solare 2006 (il girone di ritorno
per intenderci); ben 24 sono stati i punti ottenuti (media
1,41 punti-gara), frutto di 7 vittorie, 7 sconfitte e 3 pareggi;
16 i gol realizzati, 16 quelli subiti. Se pensiamo che ha rilevato la squadra alla fine del girone di andata con solo 7 punti sul groppone..!!? Sulla stessa onda ha continuato a macinare punti la Vigor di Giuliani, che nel girone di andata dell’attuale stagione 2007-2008 ha messo insieme altri 21 pun-
Foto Effimera
ti (media 1,23 punti-gara) con 5 vittorie, 6 sconfitte e 6 pareggi; ben 24 i gol realizzati ma anche 21 quelli subiti.
L’analisi completa del 2006 ci consegna una Vigor capace di
raccogliere 45 punti in 34 partite di campionato (media
1,32 punti-gara) con 12 vittorie 13 sconfitte e 9 pareggi. 37
i gol realizzati, esattamente gli stessi quelli subiti. Miglior
marcatore Camilletti con 13 gol. Che sia un preludio ai play
off? Sognare non costa nulla. Forza ragazzi!!
La squadra:
Conosciamo alcuni boys di Mister Giuliani che dopo un inizio turbolento (2 punti in 5 partite) hanno inanellato una
serie di risultati a ritmo di play-off.
Sicuramente la vetrina spetta al bomber Camilletti, classe
’79 ben 15 gol (al momento in cui stiamo andando in stampa) e soprattutto la dimostrazione di un giocatore ritrovato
sul piano fisico-atletico. Dopo alcune stagioni non brillantissime (ed una prima parte di questo campionato da “pip-
pero”) il punteros Fanese si è ritrovato con una serie di prestazioni e di giocate che hanno portato il pubblico senigalliese ad innamorarsi del numero 11 rosso-blu.
Tra i giovani certamente una nota di merito va alla “matricola” Paupini; classe ’89 (!!) si è subito affermato come elemento cardine di questa squadra, risultando uno dei più
presenti nelle formazioni scese in campo in questo girone di
andata. Centrocampista di fascia offensivo dotato di una
buona agilità oltre che di una buonissima tecnica è sicuramente la nuova speranza Vigorina . L’età è dalla sua parte,
ma guai a montarsi la testa.
Una citazione speciale, particolare e sentita va al Capitano
Stefano Goldoni. Lo scorso novembre ha raggiunto le 400
partite con la casacca rosso-blu. Senza parole!!!
Nelle prossime uscite conosceremo meglio tutti i principali
protagonisti di questa annata.
Lo staff tecnico:
Mister Giuliani è certamente uno dei principali artefici di
questo giocattolo. In estate la campagna acquisti era stata
piuttosto scarna: partiti i calibri Pandolci, Polverari, appese
le scarpe al chiodo Giorgetti (grazie Dodo per averci rappresentato nei campi di serie A) e Rossetti, Gilda si era visto recapitare il solo centrocampista Savelli e la scommessa
Camilletti.
Ma il trainer senigalliese non si è certamente scoraggiato, e
insieme ai suoi collaboratori Simonetti e Bernacchia ha lavorato sodo per dare un’ impronta alla squadra. Il 4-3-3 di
inizio stagione è stato ben presto avvicendato da un più attento 4-4-2 con variabile del “rombo” a centrocampo. Le
caratteristiche dei giocatori e soprattutto i risultati hanno
dato ragione al tecnico, che infoltendo il centrocampo ha
certamente dato più equilibrio alla squadra senza per questo rinunciare al gioco offensivo. Risultato? 2° miglior attacco del girone.
Gli ultras:
anche quest’anno la squadra è spesso seguita da un considerevole numero di supporters che ogni domenica aiutano
i propri beniamini cercando di non far mancare il proprio
sostegno. Encomiabili tutti quei ragazzi che preparano coreografie, cori e striscioni per dimostrare l’affetto per questi
colori magici. Nonostante la categoria non sia di assoluto
richiamo gli “RDN” sono sempre allo stadio per incitare i
ragazzi. Da applausi!
La società:
Apprezzabile tutti gli sforzi che sta facendo per mantenere
la Vigor in categoria. Il Presidente Mandolini sta cercando
nuove forze economiche per dare più vigore alle casse rosso-blu. Difficile capire se ci siano spiragli di luce. Certamente Senigallia calcistica ambisce a qualcosa di più.
Al Direttore Sportivo Scarpini il merito di aver portato a Senigallia un bomber vero. Dopo le sfortunate scelte dello
scorso anno in tema di attaccanti, il DS Vigorino ha tirato
fuori l’asso nella manica.
[email protected]
Gli altri dirigenti? Carboni e Memè sono quelli più vicini
alla squadra e sembrano i più interessati alle sorti societarie. All’orizzonte c’è sempre l’ombra di Stefano Marconi, ex
Presidente della Biagio. Smentite? Conferme? Il succo non
cambia. I tifosi vogliono una Vigor forte e competitiva!!
La città:
La si può racchiudere in una parola: disinteressata.
Il commissario Stex
Foto Effimera
Anche Senigallia ha la sua Serie A
TORNEO AZIENDALE: un esercito di oltre
500 giocatori.
Forse non tutti sanno che anche Senigallia può vantare
un torneo di Serie A.
Può far sorridere ma è la verità. Durante l’inverno, infatti, 16 squadre di calcio partecipano ad un campionato organizzato dalla UISP Senigallia, denominato Serie A. Oltre al massimo campionato ci sono anche 12 società che
giocano in Serie B. Qualcuno dirà: “manca solo la serie
C”… Bè da quest’anno c’è anche la Serie C. Ci si può vantare della presenza di altre 12 squadre che si sfidano sui
campi della periferia locale emulando i vari Del Piero,
Totti e magari anche Ronaldinho.
Un esercito di oltre 500 pseudo-calciatori con la vera passione del calcio che si ritrovano settimanalmente per dimostrare a se stessi (o magari anche a osservatori distratti) quanto non sia poi così difficile cimentarsi nello sport
nazional popolare più giocato al mondo.
Proprio come nella vera Serie A, il termine delle vacanze
Natalizie ci riporta l’inizio del torneo UISP (ai più conosciuto come “torneo Aziendale”).
Nei prossimi numeri, in questa nuova pagina interamente dedicata allo sport, cercheremo di seguire da vicino
questo interessante movimento calcistico locale che suscita interesse, curiosità, ilarità e perché no, anche lo strascico delle polemiche. Appuntamento quindi alle prossime uscite.
Il Commissario Stex
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SALDI INVERNALI DAL 6 GENNAIO AL 1 MARZO
Gennaio 2007
SS16 Adriatica Nord . Cesano . SENIGALLIA uscita autostrada A14 MAROTTA/MONDOLFO - telefono 071 6610059
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