Nella penombra della stanza non avevo notato il luccichio di quello

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Nella penombra della stanza non avevo notato il luccichio di quello
Nella penombra della stanza non avevo notato il luccichio di quello sguardo.
Era come se mi trapassasse da parte a parte,come rigoli di vento fin sotto la pelle,fra le ossa,oltre il
cuore.
Il lume ambrato sul tavolino rischiarava un calice panciuto,
in cui un liquido color rubino ondeggiava lento fra le sottili pareti di cristallo,
come se qualcuno lo avesse appena versato.
Accanto ad esso,una manciata di ciliegie accatastate in una coppetta in argento.
E profumo di gardenie,e orchidee appena colte.
Una mano virile,dorata,dalle lunghe dita affusolate afferrò il calice e me lo porse.
Mi soffermai per un attimo sul baluginio dell'intenso porpora del vino,
foriero di promesse d'amore e addii, di mutevoli carezze all'ombra della notte,
e argini da abbattere dopo ogni sua sorsata.
Poi,lentamente,sollevai gli occhi verso la manica di una giacca,poi verso il colletto sbottonato e la
sporgenza mascolina di un pomo d'Adamo.
E poi...arrivai agli occhi.
Miele caldo in cui mi sarei immersa fino a non ritrovare più me stessa,
ambrosia d'Eden strappata all'Olimpo fra le mani di un Dio mortale,
peccaminosa mela da mordere per perpetrare una dannazione,
girasoli,gigli,rose canine,
limoni sulla lingua,
zucchero fra le dita...
Tutto questo erano quegli occhi.
Una perpetua estasi per la bocca,per le mani.
Mi urlavano di accarezzarli,di sfiorarli con le labbra.
Afferrai il bicchiere e trangugiai un sorso di vino.
Una goccia sfuggì lieve a ricoprirmi il mento,e prima che essa scendesse verso il collo,
le sue dita corsero ad afferrarla,e a lasciarla addormentarsi sul suo polpastrello.
La mano si diresse alla coppetta. Ne prese una ciliegia,rotonda,brillante,colma di soffusi piaceri per
il palato. E con eleganza e delicatezza indicibili in un uomo,la avvicinò alle mie labbra.
Le schiusi,pronta ad accogliere il frutto e a sentirne il sapore agrodolce sulla lingua.
E mentre la ciliegia lentamente rotolava nella bocca,
il suo viso fu così vicino al mio da smorzarmi il respiro.
Ma in un sol attimo,lo stesso attimo in cui io mi ero abbeverata a quel calice di vino,
lo stesso attimo in cui la ciliegia mi aveva catturata fra le spire del suo primaverile sapore...
lui andò via.
E,fra le mie mani, un bicchiere a metà e un nocciolo ormai nudo.