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E’ sempre stata la capitale del divertimento. Dei locali folli, dell'abbronzatura 12 mesi l'anno. Oggi è diventata
la capitale del Sud-America più chic, dove la voglia di divertirsi non è certo diminuita. Mentre gli Stati Uniti
non hanno ancora superato lo choc dell' 11 settembre, a Miami si percepisce la volontà di reagire, si nota
ovunque la voglia di vivere, di ritrovarsi insieme in maniera allegra, effervescente. Con in più un nuovo tocco di
glamour. Nei locali, nelle architetture, nella moda. Inoltre, i prezzi per un turista sono fra i più interessanti.
Senza contare che questa è la città americana dove si costruisce di più, e il costo al metro quadro della case è
davvero appetibile.
E’ quindi il momento di scoprire tutte le opportunità che questa metropoli offre. Dal nuovo minimalismo del
design italiano, ormai diffusissimo, al mix di street styIe e alta moda indossato da abbronzatissime fanciulle, ai
locali, discoteche, negozi che fanno a gara per essere i più stravaganti.
In tema di follie, basta dire che oggi a Miami l'evento mondano per eccellenza è l'inaugurazione di un nuovo
grattacielo. Inaugurazione virtuale, a progetto appena approvato, fatta con grandi schermi al plasma, dove
scorrono immagini della vita all'interno del palazzo, così come l'hanno sognata gli architetti. Gli invitati possono
quindi ammirare il condominio hollywoodiano che verrà, con splendide ragazze vestite Dolce & Gabbana che
sorseggiano cocktail a bordo piscina, o guardano il tramonto sull'oceano da terrazze con parapetti di cristallo.
Portieri gallonati aprono gli sportelli delle auto di lusso, da cui sbarcano signore dai tacchi chilometrici, cariche
di borse dello shopping più esclusivo, Fendi, Gucci, Barney's. Uomini d'affari si tolgono la giacca e si rilassano
all'interno di appartamenti circondati da vetrate tutta altezza, distesi su divani minima listi dal design italiano.
"A Miami non vendiamo più abitazioni, vendiamo design e stile di vita" afferma Jorge Perez, il co struttore di
Icon, l'ardito grattacielo disegnato da Philippe Starck, che è già diventato il simbolo del nuovo urbanesimo di
Miami. "Il nuovo concetto di Miami è: dove vivi e come vivi è ciò che sei". E, per "essere", oggi a Miami
bisogna prima di tutto abitare in un palazzo di vetro circondati da oggetti di design definibili urban-chic, come a
New York, a Milano, a Londra. Anche così Miami abbandona la sua immagine di paradiso per ricchi pensionati,
per un progetto urbano fatto di arte, design e stile. C'è già una nuova Soho a Downtown, a due passi dal mare, ai
piedi dell'autostrada 195 che la collega con Miami Beach. Il suo nome è Design District e, fino a pochi anni fa,
era un agglomerato di grossisti di stoffe, lampadari e maniglie. Oggi, lungo le strade del quartiere, 120 designer
hanno aperto le loro algide vetrine, accanto a gallerie d'arte e boutique come Fendi.
Che la rivoluzione dello stile è cominciata si capisce dai nomi sulle vetrine: Kartell, Poltrona Frau, PoIiform,
firme aliene come marziani fino a pochi anni fa, in una Miami dominata dal design americano, fatto di sola
giganteschi, tavoli di legno pesante con gambe Luigi XlV, lampade pseudo Tiffany. "Cerchiamo di educare il
pubblico allo stile Italiano" dice Nicola Belieti, direttore di Abitare, che rappresenta designer italiani come
Minotti, Cecchini, MK. "'Il cliente tipo arriva ancora con l'arredatore; non è abituato, come da noi in Italia, a
comprare un pezzo solo da inserire nel suo arredamento. Se si innamorano di quello che proponiamo acquistano
tutto, anche le pentole della cucina".
Pochi isolati più in là, Campaniello riempie le sue grandi vetrine con mobili di Cassina, Reflex e Giorgio
Saporiti, ma carichi di colore. "Abbiamo aperto ben 25 anni fa e siamo stati i primi a introdurre il design italiano
a Miami" spiega Latanya Headley, la manager. “Per vincere la diffidenza degli acquirenti abbiamo puntato sui
colori vivaci, che si sposano perfettamente con il gusto tropicale di Miami”. Da Via Solferino, aperto dalla
milanese Simona Ciancetta, il design incontra l'arte, per palati iper raffinati. Nel suo spazio, che sembra una
galleria di Chelsea, con pavimento di cemento e travi di calcestruzzo a vista, vende pezzi come Fil de Fer, una
lampada di Enzo Catellani a forma di sfera, in filo di ferro, illuminata dall'interno da decine di luci, al confine
tra pezzo d'arredo e scultura.
Holly Hunt ha aperto un atelier che sembra un museo, dominato da una scala di cristallo, legno e acciaio che
conduce a diverse sale dove sono esposti mobili ultra moderni del parigino Christian Liaigre, tessuti di Oxford
dai colori tenui che si rifanno ai cromatismi della terra, e grandi opere d'arte esposte a rotazione come in una
galleria.
In una città dove fino a pochi anni fa era difficile scovare una libreria decente, l'arte è diventata un fenomeno al
Design Distric!. Qui, da qualche anno, è in attività una decina di gallerie che cercano una loro strada nel mix
etnico di Miami, dando voce a gioi/ani talenti latinoamericani più vitali che rischiavano di restare confinati nel
loro Paesi.
La Chelsea Gallery è specializzata invece in artisti giamaicani, e ha fatto conoscere fotografi innovativi come
Albert Chong, che proietta immagini di natura su corpi femminili. Berenlce Steinbaum ha addirittura chiuso la
sua galleria di New York per riaprire qui.
"Miami è l'incrocio tra Centro-Sudamerica, Cuba e Stati Uniti è un potchwork unico di culture, e questa è stata
la mia ragione per spostarmi qui". Il primo venerdì del mese è già diventato un appuntamento imperdibile per i
nuovi urban-type di Miami, quando molte delle gallerie organizzano insieme gli opening delle nuove mostre, a
base di mojito e musica latina d'avanguardia, mixata da giovani dj di Little Havana.
E, segno dei tempi, al Design District ha aperto il ristorante più in voga della città, che richiama folle da Miami
Beach. Grass non ha tetto e non ha spiaggia. E’ infilato in un cortile tra due palazzi, ombreggiato solo da
altissime piante di papiro e da un pergolato di bambu sopra il bar. Ma la gente fa la fila per ascoltare la musica
suonata da famosi dj che vengono da tutta l'America e persino dall'Europa, e per assaggiare la ormai mitica
cucina fusion del suo chef peruviano. Anche Miami Beach si adegua alle nuove vibrazioni urbane.
Ocean Drive e i suoi ristoranti dall'arredo pseudo caraibico sono invasi dalle masse di turisti in bermuda. Quindi
l'asse vitale della città si è spostato lungo il sentiero pedonale della Lincoln Road. Creato negli anni Sessanta dal
mago dell'architettura modernista Morris Lapidus, con marciapiedi arabescati, fontane di maioliche e grandi
patii di cemento colorato, questo ambiente estremamente urbano (e, fino a poco fa, del tutto assurdo in una città
con un lungomare), è stato totalmente rivalutato come il luogo di passeggio della nuova Miami. Così come è
stato riscoperto Senzatempo, un negozio che apre le sue vetrine all' angolo tra Meridian e Lincoln Road. suoi
proprietari, un tempo specializzati in orologi da polso d'epoca, amavano accogliere i visitatori tra arredi
modernisti che scovavano dai trovarobe. Improvvisamente la gente ha cominciato a volere quei pezzi unici,
perfetti da inserire nei nuovi ambienti urbani delle loro case: giganteschi ventilatori industriali d'accaio, orologi
d'alluminio staccati dai terminai degli aeroporti anni Cinquanta, meravigliosi modelli di auto da corsa d'epoca.
Lincoin Road è adesso l'avanposto dei ristoranti ne newyorkesi che hanno cominciato a invadere Miami con Il
loro stile. Come Cafeteria, che ha portato le sue sedie di plastica bianche dalle gambe d'acciaio e i suoi tavoli
minimali di legno scuro in un enorme 10ft tutto vetri aho tre piani, che è già diventato l'appuntamento
imperdibile per il brunch. O Sushi Samba Dromo, spin-off del celebre locale di cucina cubano-giapponese che
da anni è un posto di tendenza al Village di New York, e che qui ha trovato una collocazione perfetta per i suoi
arredi iper colorati dalle linee purissime. Ma non sono solo i newyorkesi a civilizzare Miami: anche una
leggenda culinaria di Los Angeles come Ago, di cui è socio Robert De Niro, ha aperto le sue porte a due passi
da Lincon Road, all'interno dello Shore Club Hotel. Con arredi minimali, naturalmente, caratterizzati da
piastrelle e da una parete divisoria di semplici cubi di legno riempiti con simmetrica precisione da italianissime
bottigliette di Campari Soda. Anche la moda più sofisticata sta arrivando a Miami ed è una rivincita, dato che
stilisti come Versace hanno tratto ispirazione a piene mani dalle sue strade per vendere poi i loro prodotti a Los
Angeles e Milano.
Una volta entrati da Base, ad esempio. si potrebbe tranquillamente pensare di essere nel Lower East Side. a
Manhattan. Gli abiti, un creativo mix di designer sconosciuti e firme quali Prada, sono casualmente appesi su
stendini che dividono lo spazio con tavoli ricoperti di riviste d'avanguardia come Visionaire e I. D., con stazioni
di ascolto di cd di musica lounge e trance, e angoli con pezzi di arredamento etnico. A primavera, all'interno di
Base aprirà anche un parrucchiere, con sedie e specchi, per gli hair stylist al lavoro, piazzate casualmente nel
negozio. Scoop. la catena per i supermodaioli di Los Angeles e Manhattan, ha aperto il suo primo avanposto
all'interno dello Shore Club, proponendo per la prima volta a Miami le scarpe di miti come Jimmy Choo e Miu
Miu accanto alle T-shirt di innovativi designer caraibici. E c'è un gruppo nascente di giovani stilisti di Miami
che hanno abbandonato il casual per un design di qualità, che li sta facendo conoscere e applaudire sulle
passerelle di tutto il mondo. Come Esteban Cor1azar (14 NE First Avenue, suite 1208) che a soli 19 anni, ancora
studente di liceo, è stato il più giovane stilista mai invitato alle sfilate di New York. O come il venticinquenne
Julian Chang (1071 NE 79 Street) vincitore del premio come stilista ispanico dell' anno alla Fashion Week of
the Americas con i suoi abiti di alta sartoria, che fondono rigorose linee classiche con preziosi e morbidi tessuti
ispirati alla natura del Perù, suo Paese d'origine.
In una città che si sta trasformando con grande rapidità, anche gli hotel si adeguano a una nuova clientela che,
oltre alle comodità, domanda stile a gran voce. Accanto al Delano, che aveva aperto la strada qualche anno fa,
due altri hotel hanno prontamente seguito le sue orme. Il vecchio e ormai fatiscente Ralelgh è stato comprato
dal trendsetter Andre Balazsche, che ha importato anche qui lo stile rigoroso di altri suoi hotel, come il Mercer
di New York o lo Standard di Los Angeles. Sono bastati pochi tocchi e il Raleigh si è trasformato da rospo in
principe: arredamento anni Cinquanta dai colori tenui e un giardino dcwe la celeberrima piscina con fontana
racchiusa tra le palme, che un tempo ospitava le evoluzioni acquatiche di Ester Williams, è stata circondata da
semplicissime cabine drappeggiate di tende, e arredate con divani dalle forme rigorosamente geometriche,
ricoperti di tessuti neri e grandi cuscini arancioni.
Persino il Ritz Carlton, l'icona dello stile Americano più pomposo, a Miami Beach, si è trasformato in un
sofisticato hotel di design con pareti a pannelli di legno liscio, illuminate da lampade d'acciaio lucido e
pavimenti di piastrelle nere, lasciando uno stile che è una perfetta sintesi di urbano e marino, proprio come
vuole la nuova Miami.
Inviati da Dove, Gian Emilio Mazzoleni e il fotografo Ciro Zizzo