La corretta gestione ai fini della tutela ambientale
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La corretta gestione ai fini della tutela ambientale
PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI L’ inquinamento sempre più diffuso delle matrici ambientali da parte di idrocarburi e IPA è causato, sempre più spesso, da serbatoi interrati, soprattutto da quelli più datati, quindi corrosi e capaci di disperdere i liquidi stoccati al loro interno. Sebbene non esista una legislazione nazionale in materia di gestione dei serbatoi interrati, i regolamenti d’igiene locale comunali – o in assenza di questi, regionali (RTIL) – e le linee guida a cura delle diverse ARPA, rappresentano delle valide specifiche per la gestione di questi manufatti, in termini di installazione, manutenzione e dismissione. Il fine è quello, ovviamente, della salvaguardia ambientale e della prevenzione della contaminazione delle matrici ambientali (suolo e acqua), ma anche quello di evitare costi e sanzioni per il proprietario/gestore dell’area contaminata. di Damiano Romeo, amministratore Romeo Safety Italia Srl e Claudia Romeo, area ambiente Romeo Safety Italia Srl SERBAT INTER La corretta gestione ai fini della tutela ambientale 48 www.ambientesicurezza24.com PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI Con il termine “serbatoio interrato” si indica «un contenitore di stoccaggio di cui non sia direttamente e visivamente ispezionabile la totalità della superficie esterna. Sono esclusi da tale definizione i manufatti realizzati in opera, quali ad esempio le vasche in calcestruzzo armato» (riferimento: linee guida sui serbatoi interrati, a cura di ARPA Lombardia, marzo 2013). Si capisce bene come la definizione sopra proposta includa tutti i depositi posti non completamente al di sotto del piano campagna che non abbiano la superficie esterna visivamente ispezionabile. Nel territorio italiano, i serbatoi interrati sono diffusi da molti anni, motivo per il quale alle volte, in condizioni di cattiva gestione degli stessi, non si ha più reminiscenza, o non si è proprio a conoscenza, della loro presenza, emergendo solo al momento delle demolizioni delle strutture, per esempio di palazzi o di stabilimenti produttivi. OI RATI www.ambientesicurezza24.com Il mancato censimento (e di conseguenza manutenzione) dei serbatoi, può dar luogo alla corrosione della superficie dei serbatoi da parte dei liquidi stoccati e alla conseguente dispersione degli stessi, provocando l’inquinamento delle matrici ambientali circostanti. I materiali stoccati nei serbatoi interrati sono prevalentemente sostanze allo stato liquido (per lo più oli minerali combustibili) destinate a uso commerciale o per produzioni industriali, ma anche per uso civile (riscaldamento o altro), il più delle volte infiammabili, tossiche e cancerogene per l’uomo nonché molto inquinanti per l’ambiente. Risulta chiaro, quindi, come la regolamentazione, la gestione e post-gestione di questi manufatti risulti non semplice e, sicuramente, debba garantire la tutela della salute dell’uomo e anche dell’ambiente circostante. Il quadro normativo nazionale In termini legislativi, a oggi non esiste una normativa nazionale che regolamenti i serbatoi interrati in materia di gestione e salvaguardia delle matrici ambientali. Il D.M. 24 maggio 1999, n. 246 «Regolamento recante norme concernenti i requisiti tecnici per la costruzione, l’installazione e l’esercizio dei serbatoi interrati», ha costituito, fino al 19 luglio 2001, la disposizione legislativa nazionale di riferimento in materia di serbatoi interrati, che conteneva le specifiche relative alla realizzazione, all’installazione e all’utilizzo dei serbatoi ai fini della salvaguardia dell’ambiente e della prevenzione dall’inquinamento delle matrici ambientali (suolo, acque superficiali e sotterranee), potenzialmente causato dal rilascio delle sostanze stoccate all’interno nei serbatoi. La Corte costituzionale, con sentenza 19 settembre 2001, n. 266 su ricorso della Provincia autonoma di Trento, ha annullato il decreto ministeriale sopra citato, dichiarando che non spettava allo Stato, in assenza di base legislativa, emanare il decreto stesso. Successivamente, con la legge 31 49 PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI Foto 1 luglio 2002, n. 179 «Disposizioni in materia ambientale», è stato stabilito che il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio dovesse definire, con proprio decreto, i requisiti tecnici per la costruzione, l’installazione e l’esercizio di serbatoi interrati al fine di prevenire l’inquinamento del suolo, delle acque superficiali e sotterranee e che dovesse, altresì, stabilire i termini massimi entro i quali far avvenire le operazioni di risanamento o adeguamento dei serbatoi esistenti nonché la definizione delle procedure di dismissione e messa in sicu- Foto 3 50 Foto 2 rezza dei serbatoi nel rispetto della normativa vigente in materia di bonifiche ambientali. Nonostante le premesse, a oggi non risulta ancora essere stata emanata alcuna legge nazionale in materia di gestione ambientale dei serbatoi interrati. Ciò determina una situazione territoriale disomogenea sull’intero territorio nazionale, ma anche su quello regionale e, addirittura, comunale. Va aggiunto, infine, che il tema dei serbatoi interrati è inquadrato anche negli ambiti regolamentati a li- Foto 1 Serbatoio pervenuto in fase di demolizione Foto 2 Serbatoio pervenuto in area esterna Foto 3 Struttura in fase di demolizione Foto 4 Serbatoio in acciao pervenuto durante una demolizione vello nazionale in materia di: l stoccaggio di sostanze pericolose; l deposito e smaltimento dei rifiuti; l bonifiche ambientali. Foto 4 www.ambientesicurezza24.com PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI Foto 5 Inquinamento da serbatoi interrati In caso di rilascio accidentale delle sostanze stoccate all’interno dei serbatoi interrati, per esempio di oli minerali (combustibili, lubrificanti ecc.), questi manufatti possono essere causa d’inquinamento delle matrici ambientali da idrocarburi (a catena lunga o corta) e IPA, nonché un reale pericolo per la salute umana. Gli idrocarburi sono composti chimici organici contenenti carbonio (C) e Idrogeno (H). Il loro comportamento nel sottosuolo è di difficile Foto 7 www.ambientesicurezza24.com Foto 6 valutazione in quanto i meccanismi di trasporto e di trasformazione di questi composti (evaporazione, condensazione, diffusione, avvezione, dispersione, solubilità in acqua, scambio cationico, adsorbimento e desorbimento, biodegradazione) variano in funzione delle condizioni ambientali sito-specifiche e anche del tipo di idrocarburi. Il percorso di questi composti allo stato liquido nel sottosuolo può includere molteplici meccanismi concomitanti: l l’evaporazione delle componenti leggere; diffusione in fase gassosa attraverso gli interstizi; l la Foto 5 Terreno contaminato da liquido stoccato in un serbatoio interrato Foto 6 Liquido disperso da un serbatoio Foto 7 Serbatoio interrato Foto 8 Serbatoio posto al di sotto di una fondazione Foto 8 51 PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI l l’adsorbimento nel terreno; l la biodegradazione da parte Tabella 1 di mi- crorganismi; l il galleggiamento in acque sotterra- nee dovuto alla scarsa solubilità di questi composti. Gli IPA, idrocarburi costituiti da anelli uniti tra loro attraverso una coppia di atomi di carbonio, sono anch’essi composti poco solubili in acqua che tendono a rimanere adsorbiti nel terreno, per cui il loro destino è controllato dal trasporto solido. Come per gli idrocarburi, anche per gli IPA la volatilità dei composti è inversamente proporzionale al peso molecolare. La verifica del rispetto dei limiti normativi in relazione alla destinazione d’uso di un’area (commerciale/industriale o residenziale) avviene sempre mediante campionamenti e analisi delle matrici ambientali in esame (suolo, sottosuolo, acqua), anche se, in situazioni di grave inquinamento, c’è evidenza visiva e, soprattutto, olfattiva di idrocarburi. I limiti da tenere in considerazione, per la verifica del rispetto normativo in relazione alla destinazione d’uso di un sito, sono le concentrazioni soglia di contaminazione, note anche come CSC, riportate nelle colonne A e B della Tabella 1 dell’Allegato 5, Parte IV, Titolo V, D.Lgs. n. 152/2006. Foto 9 52 SET ANALITICO IN CASO DI DISPERSIONE DI OLI MINERALI Idrocarburi C < 12 (C indica il numero di atomi di Carbonio) C > 12 (C indica il numero di atomi di Carbonio) IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) In merito agli obblighi del proprietario o del gestore dell’area in esame che riscontri una contaminazione ambientale (si veda anche lo schema 1), secondo quanto stabilito dal Titolo V del D.Lgs. n. 152/2006, più precisamente dagli artt. 242, 245 e 304, «il proprietario o il gestore dell’area che rilevi il superamento o il pericolo concreto e attuale del superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) deve prima dare comunicazione alla Regione, alla Provincia e al Comune territorialmente competenti e poi attuare entro 24 ore le misure necessarie di prevenzione o di messa in sicurezza di emergenza a proprie spese nel sito in oggetto». Nei successivi trenta giorni, il proprietario o il gestore presenta alle predette ammi- nistrazioni, nonché alla regione territorialmente competente, il piano di caratterizzazione con i requisiti di cui all’Allegato 2 alla Parte IV del D.Lgs. n. 152/2006. Lombardia: le nuove linee guida sui serbatoi interrati Nella regione Lombardia i riferimenti normativi in vigore in materia di realizzazione, conduzione e gestione dei serbatoi interrati sono i regolamenti di igiene locali comunali (RIL) e, in mancanza di questi, il regolamento tipo di igiene locale (RTIL). Foto 9 Campionamento del terreno per analisi chimica Foto 10 Cassetta con terreno da campionare Foto 10 www.ambientesicurezza24.com PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI Schema 1 Inoltre, nel marzo 2013, sono state emanate le nuove «Linee guida sui serbatoi interrati» a cura di Arpa Lombardia (versione di aggiornamento dell’edizione del 2004) con l’obiettivo di omogeneizzare la trattazione dei serbatoi interrati sull’intero territorio regionale e al fine di tutelare maggiormente l’ambiente da fenomeni d’inquinamento. Foto 11 www.ambientesicurezza24.com Le linee guida in oggetto individuano le specifiche di costruzione/installazione dei nuovi serbatoi e, allo stesso modo, individuano le procedure di controllo sui serbatoi in esercizio e su quelli da dismettere, in modo da ridurre al minimo il rischio di contaminazione delle matrici ambientali. A livello tanto nazionale quanto regionale, l’ampio settore dei serbatoi è regolamentato anche da tutte le disposizioni legislative regionali specifiche, in riferimento alle differenti tipologie e modalità di utilizzo di questi manufatti. A questo proposito si ricorda la D.G.R.L. 23 gennaio 2004, n. 16103, contenente indicazioni in merito alle caratteristiche dei serbatoi di stoccaggio di composti organici volatili (COV) e composti inorganici volatili (CIV). Inoltre, per quanto concerne la normativa e le indicazioni tecniche in merito allo stoccaggio di oli minerali, la legge nazionale n. 239/2004, stabilisce che spettano alle regioni le funzioni amministrative in materia di lavorazione, stoccaggio e distribuzione di oli minerali. Per i serbatoi di nuova installazione, le linee guida di Arpa Lombardia suggeriscono che essi siano realizzati a parete doppia o singola con sistema di monitoraggio in continuo delle perdite in entrambi i casi in modo da avere un controllo in tempo reale del manufatto. Sono valide le seguenti scelte costruttive nel caso di serbatoi interrati a doppia parete: l possibilità di pareti entrambe metalliche, con quella esterna in materiale anticorrosivo; l parete interna metallica ed esterna in altro materiale non metallico, purché idoneo a garantire la tenuta dell’intercapedine tra le pareti; l pareti entrambe in materiali non metallici, purché siano resistenti alle sollecitazioni metalliche e alle corrosioni; l parete interna in materiale non metallico ed esterna in metallo, rivestita in materiale anticorrosivo. Nel caso di parete singola, essa deve essere necessariamente in materiale metallico o plastico all’interno di una cassa di contenimento in calcestruzzo, rivestita internamente con materiale impermeabile e con monitoraggio in continuo delle perdite. Oltre a quanto già specificato, i serbatoi interrati di nuova installazione dovranno essere dotati anche di dispositivi in grado di contenere e prevenire eventuali perdite, come, per Schema 1 Obblighi del gestore/proprietario in caso di superamento delle CSC (artt. 242, 245 e 304, D.Lgs. n. 152/2006) Foto 11 Particolare serbatoio interrato Foto 12 Serbatoio Foto 12 53 PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI Schema 2 Serbatoi di nuova installazione (a doppia parete e singola) esempio: l incamiciature per le tubazioni interrate con sistemi di drenaggio per recupero delle perdite in pozzetto impermeabile; l dispositivi di sovrappieno del liquido per interrompere automaticamente il flusso all’interno del serbatoio; l pozzetto di alloggiamento impermeabile del boccaporto di carico. Per i serbatoi già esistenti, quindi in esercizio, è fondamentale verificare l’idoneità strutturale; in caso contrario, è previsto un intervento immediato di dismissione del serbatoio interrato. Non meno importante risulta la verifica delle perdite del liquido stoccato mediante le prove di tenuta. La frequenza di queste prove varia da comune a comune e, allo stesso tempo, da regione a regione. Nello specifico, dalle linee guida in esame si evince che la frequenza delle prove di tenuta possa essere funzione dell’età del serbatoio in esame, ovvero: l frequenza annuale per serbatoi di età superiore a 30 anni; l frequenza biennale per serbatoi di età compresa tra 15 e 30 anni; l frequenza triennale a partire dal quinto anno di risanamento. Al di là delle prove di tenuta, i serbatoi per i quali sia verificata l’idoneità strutturale, possono essere sottoposti Schema 2 anche a interventi di risanamento, ovvero a interventi in grado di aumentarne il livello di sicurezza ambientale, che possono essere riassunti in: l rivestimenti anticorrosione sulle pareti interne del serbatoio in materiale compatibile con il liquido stoccato; l installazione di un sistema di prote- Tabella 2 FREQUENZA DELLE PROVE DI TENUTA Età del serbatoio Condizione Superiore a 30 anni o età sconosciuta Non risanato Non risanato Compresa tra 15 e 30 Frequenza delle prove di tenuta Annuale Biennale A partire dal 5° anno Risanato Triennale di risanamento (da Linee Guida sui Serbatoi interrati a cura di ARPA Lombardia, marzo 2013) 54 zione catodica; di una cassa di contenimento in calcestruzzo rivestita internamente con materiale impermeabile e con monitoraggio in continuo delle perdite; l inserimento all’interno del serbatoio di una parete in materiale composito compatibile con il liquido contenuto. Non solo per le nuove installazioni e i serbatoi già in esercizio, ma anche in caso di dismissione di tali manufatti, le linee guida già citate specificano tutte le fasi operative da seguire in modo da prevenire e ridurre l’inquinamento delle matrici ambientali. In caso di ritrovamento di un serbatoio interrato (per esempio all’interno di aree soggette a riqualificazione con demolizione), oppure nel caso di messa fuori uso di un serbatoio, in termini operativi si procede come segue: l effettuazione delle prove “Gas Free” per valutare il rischio esplosività all’interno del serbatoio; l verifica dell’integrità del serbatoio mediante prove di tenuta; l realizzazione www.ambientesicurezza24.com PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI Schema 3 Schema 3 Serbatoi in esercizio (da Linee guida sui serbatoi interrati - Arpa Lombardia Marzo 2013) l bonifica e pulizia interna del serbatoio; l rimozione fisica del manufatto e smaltimento. Oltre a quanto già specificato, sono, inoltre, effettuati in accordo con l’ente preposto al controllo (ARPA) i campionamenti e le analisi del terreno in esame, al fine di verificare l’eventuale inquinamento delle matrici ambientali (verifica del superamento delle CSC in riferimento alla destinazione d’uso dell’area come indicato dal D.Lgs. n. 152/2006). Alla luce di quanto esposto, risulta chiaro come una gestione “ambien- tale” dei serbatoi interrati in tutte le loro fasi, dalla progettazione, all’installazione, al controllo, alla manutenzione fino alla dismissione, possa e debba garantire un maggior controllo su tali manufatti riducendo così il rischio di contaminazione delle matrici ambientali circostanti e garantendo quindi la salvaguardia dell’uomo e dell’ambiente. l Tabella 3 DISMISSIONE DI UN SERBATOIO INTERRATO (da Linee Guida sui serbatoi interrati a cura di ARPA Lombardia, marzo 2013) DISMISSIONE DI UN SERBATOIO CON RIMOZIONE Fasi operative e documentazione per gli enti Step/Fase n. Step 1 Fase/Step Comunicazione di dismissione del serbatoio agli enti* www.ambientesicurezza24.com Descrizione Generalità della proprietà, del proprietario, dati relativi al serbatoio, descrizione delle verifiche d’integrità effettuate (pregresse e recenti), certificati “Gas Free” pregressi, indicazioni relative alla bonifica del serbatoio da effettuare, al piano di rimozione e al piano di caratterizzazione ambientale da eseguire. 55 PROCESSI E SISTEMI SERBATOI INTERRATI Step/Fase n. Fase/Step Fase 1 Prove “Gas Free” Fase 2 Prove di tenuta Rimozione dei fondami e pulizia interna del serbatoio Fase 3 Descrizione Prove “Gas Free”, da eseguire 24 ore prima di intervenire sul serbatoio, per verificare il rischio esplosione dovuto alla presenza di vapori all’interno dello stesso. Rilascio di certificazione “Gas Free”. Verifica d’integrità del serbatoio. Bonifica interna e pulizia, svuotamento del serbatoio e delle tubazioni annesse da parte di personale qualificato e autorizzato. Step 2 Piano di rimozione Da presentare agli enti almeno 30 giorni prima della rimozione nel caso in cui tale piano non sia stato inserito nella comunicazione di cui allo step 1. Descrizione delle fasi di rimozione fisica del serbatoio. Fase 4 Rimozione del serbatoio e delle strutture annesse Rimozione fisica del serbatoio e degli annessi (tubazioni, altri materiali). Step 3 Piano di campionamento Fase 5 Campionamenti sulle pareti e a fondo scavo Fase 6 Fase 7 Smaltimento del serbatoio e dei rifiuti prodotti Riempimento dello scavo e ripristino dello stato dei luoghi con materiale certificato Da presentare agli enti almeno 30 giorni prima della caratterizzazione nel caso non sia stato inserito nella comunicazione di cui allo step 1. Descrizione delle attività di campionamento (contenenti almeno le indicazioni e previsioni previste dalle linee guida in oggetto). Verifica del rispetto dei limiti normativi previsti dagli allegati al Titolo V della Parte IV del D.Lgs n. 152/2006, mediante campionamenti (effettuati tenendo presenti almeno le indicazioni e le previsioni delle linee guida in esame) e analisi del terreno. Data del campionamento da concordare con l’ente preposto al controllo (ARPA). Smaltimento presso centro di smaltimento autorizzato per tali rifiuti. Ripristino dell’area mediante riempimento dello scavo e ripristino dello stato dei luoghi. Descrizione del lavoro svolto, certificati delle prove di tenuta e “Gas Free” effettuate, documentazione relativa allo smaltimento dei rifiuti (FIR, estremi autorizzativi delle imprese), documentazione relativa al Relazione di fine ripristino ambientale dello scavo (certificati attestanti l’idoneità del Step 4 lavori agli enti terreno usato per il riempimento, attestazione circa la corretta (Comune e ARPA) esecuzione di tutti gli interventi mediante dichiarazione a firma della direzione lavori), relazione conclusiva delle attività di indagine in riferimento al piano di caratterizzazione (copie dei rapporti di prova timbrati e firmati dal laboratorio di analisi). * Salvo specifiche indicazioni dei RIL dei comuni, non sono previste delle tempistiche entro le quali comunicare agli enti l’avvenuta dismissione o la volontà di dismettere un serbatoio. In generale, le linee guida indicano di procedere con la comunicazione contestualmente al ritrovamento di un serbatoio interrato e, quindi, di comunicare preventivamente la volontà di dismissione di un serbatoio interrato oppure al massimo non oltre un mese dall’avvenuta dismissione. Foto su gentile concessione di Romeo Safety Italia Srl 56 www.ambientesicurezza24.com PROFESSIONI TECNICHE NOVITÀ LA DIRETTIVA MACCHINE ED I CIRCUITI DI COMANDO CON FUNZIONI DI SICUREZZA di E. Cappelletti, A. Maggioni Il volume – aggiornato con la norma EN ISO 13849-2:2012 – partendo dai requisiti della direttiva 2006/42/CE e dalla valutazione dei rischi della macchina, descrive le modalità per l’individuazione delle funzioni di sicurezza, per la determinazione dei livelli di prestazione richiesti (PLr), per la progettazione dei circuiti di comando e per la stima dei livelli di prestazione raggiunti (PL). 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