Il Girasole - D come Donna

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Il Girasole - D come Donna
D COME DONNA a.p.s. Circolare interna stampata in proprio - Anno 12, numero 2 – giu. lu. ag. sett. 2015
1
CARE SOCIE E SOCI
Sommario
L’articolo di fondo di questo numero
prende spunto da un piccolo testo scritto
da Lidia Menapace, insegnante e saggista,
sulla sua esperienza di resistente, per ricordare che anche le donne hanno affrontato lotte per la libertà, e spesso in ruoli
non secondari, e che ciò che si è ottenuto
deve essere salvaguardato perché non lo si
ottiene per sempre. La bicicletta della copertina ricorda quell’umile mezzo di trasporto su cui hanno pericolosamente viaggiato tanti messaggi.
L’estate poi, con le vacanze, ci consente
di riassaporare quanto abbiamo realizzato
nei mesi più frenetici dell’inverno e della
primavera: gli incontri della rassegna Una
trama di fili colorati, la presentazione dei
libri dei Vicini di pagina, la conferenza
letteraria del professor Novelli, i corsi di
autodifesa e di allenamento della mente.
In aggiunta le nostre usuali, varie rubriche, uno stimolo alla curiosità.
Poiché questo è l’ultimo numero del notiziario di cui mi occupo, colgo l’occasione
per ringraziare voi tutti della stima che mi
avete dimostrato e faccio tanti auguri a
Maria Callone che mi sostituirà dal prossimo numero.
Buona estate!
Giuliana
In copertina
Care socie e soci
2
Cosa accade: Donne e resistenza
3-4
Nepal, emergenza terremoto
4
I servizi di D Come Donna al pubblico: Telefono
ascolto e corsi gratuiti di italiano per stranieri
5
Che si fa a Segrate: Donne impegnate senza confini
6
Che si fa a Segrate: Lo scrittore della porta accanto
6
Che si fa a Segrate: Il gusto della letteratura con il
prof. Mauro Novelli
7
Le nostre iniziative: Il corso di autodifesa
8
Le nostre iniziative: Allenalamente, una sfida felice- 8-10
mente accolta
Le nostre iniziative, calendario
11
Buon compleanno a ...
11
L’angolo della musica: Annie Lennox, Nostalgia
12
Al cinema in DVD: Il segreto di Esma
13
In giro per mostre: Un’opera d’arte al mese
14
Voci delle nostre socie: Mare nostro che non sei nei
cieli
14
La recensione: Il “Cara figlia…” di Pietro Verri
15
La voglia di scrivere
Isabella Griotti: Per sempre
16
La voglia di scrivere
Paola Pancaldi: La macchina rossa
16-17
La voglia di scrivere
Alessandra Zeni: Arredamento e psicanalisi
17
Viaggio intorno agli alberi: La gramigna
18
La bicicletta
Foto di Giuliana Cherubini
2
L’insostenibile leggerezza dell’essere: le origini della 19
scienza psicologica e della psicoanalisi - VIII parte
COSA ACCADE
a cura di Enza Orlando
Care amiche,ho acquistato recentemente il libro scritto da Lidia Menapace
“Io Partigiana” che sto leggendo in questi giorni e mi fa piacere segnalarvelo. L’argomento storico nel quale si inserisce il libro è commentato benissimo in questo articolo pubblicato su NOI DONNE, dove vengono puntati i riflettori su quanto anche noi donne siamo riuscite a fare in quegli
anni. Una memoria storica che va assolutamente messa in rilievo. Ecco
perché ve ne propongo la lettura. Enza
Articolo tratto dalla rubrica Primo Piano di “NOI DONNE WEEK” del 29 aprile 2015
Donne e Resistenza: Le ragazze del ’43 - di Vittoria Tola
Le donne protagoniste delle rievocazioni del 70mo della
Liberazione. Le iniziative dell'Udi
In questo 70esimo della Liberazione dal nazifascismo ci
sono state tra le tante anche le testimonianze finalmente di
donne, i mass media nazionali e locali hanno pubblicato e
mandando in onda una realtà da cui comincia ad emergere
questo protagonismo femminile. […] Anche la Rai per la prima volta ha fatto uno sforzo più evidente soprattutto con Rai
storia. Molti nuovi testi sono stati pubblicati comprese graphic
novel per ragazzi e ragazze. Tante le mostre storiche, i convegni, le rassegne cinematografiche, le biciclettate nei luoghi
segnati dalla presenza delle donne nella resistenza
L’Udi, oltre le iniziative in tutt’Italia, cominciate già un
anno fa nell’anniversario della nascita del Gruppi di Difesa
della Donna, per questo 25 aprile ha curato un video documentario in cui quattro donne diverse, Marisa Rodano, Lidia Menapace, Luciana Romoli e Tina Costa, raccontano perché delle
giovani e giovanissime si sono impegnate nella resistenza.
Realizzato insieme all’Uisp, “Le ragazze del 43 e la bicicletta”, intende raccontare anche perché questo mezzo povero e
indispensabile sia diventato un simbolo delle staffette e uno
strumento pericoloso per i nazisti che viene proibito da Kesselring nella Roma occupata. Proibito perché pericoloso per
l’esercito più potente e feroce del mondo in quel momento
storico. Un modo per riconoscere che la guerra partigiana e la
guerra di liberazione riguardava un grande movimento di popolo in cui le donne e i giovani, sono stati fondamentali. Raccontata da queste donne la storia è straordinaria, ironica, antiretorica e dimostra cosa sia lo spirito civile e il senso della
democrazia e della libertà che le anima. “Perché - come dice
una delle protagoniste del video - la libertà è come l’aria, senza non si può vivere. Oggi come ieri”. Queste parole ci fanno riflettere nel 70esimo della Liberazione dal nazifascismo
sulle le tragiche immagini degli sbarchi nel Mediterraneo e le
scene di guerra in tante parti del mondo da cui fuggono uomini
e donne si intrecciano e si sovrappongono alle immagini
dell’Europa e dell’Italia nel giorno della fine della guerra: città
distrutte, sfollati ovunque, bambini soli, famiglie distrutte.
Scene simili che vediamo dalla Siria alla Palestina, dall’Iraq
a l l a
S o m a l i a ,
a l l a
L i b i a .
“Altre città sono mutilate e distrutte, le rovine s'alzano mostrando i loro interni devastati dai quali pendono solitari un
lume o una fotografia. I ponti sui nostri fiumi, sulle nostre strade sono saltati, opere d'arte che erano nostro patrimonio e ambizione sono scomparse”; così Alba de Cèspedes, una grande
scrittrice del ‘900, scrive nell’inverno del 1944 ricordando da
radio Bari i terribili problemi che in quei difficili mesi di guerra affliggevano l’Italia con razzie, eccidi, requisizioni di viveri
e di beni, cumuli di macerie che sovrastavano le abitazioni e il
patrimonio artistico. Il conflitto, con il suo carattere di guerra
totale, aveva segnato l'esistenza quotidiana delle persone, si
era inserito nelle loro vite sconvolgendo abitudini, sentimenti,
affetti, vi aveva introdotto il dolore e il lutto, obbligando a
rivisitare i progetti esistenziali intessuti nel tempo, carichi di
emozioni e aspettative. Tra una popolazione addolorata dai
lutti, stanca dei sacrifici, tormentata dalla miseria donne e uomini di diversi orientamenti si adoperano per ricomporre le
trame di una coesistenza civile, di un interesse per la cosa pubblica che il ventennio fascista, con le sue pratiche di mobilitazione burocratica e le politiche di repressione, aveva cancellato . M a no n p er t u tt i e no n p er t u t te.
Infatti dopo l’8 settembre in Italia si registra in modo silente un 'esplosione della partecipazione anche delle donne
che, nell'eccezionalità della situazione, attraversano territori
sconosciuti, si misurano con compiti fino ad allora loro preclusi o impediti con una scelta consapevole e coraggiosa. È un
intervento nella scena politica e bellica che trova prima di tutto
espressione nell’aiuto e nel salvataggio di massa degli sbandati
dell’8 settembre, forse il salvataggio più grande della storia
come documenterà Anna Bravo. E il lavoro delle donne continua nella vasta opera di resistenza civile ingaggiata a favore
degli antifascisti, dei partigiani, degli ebrei, poi dei soldati
alleati; nelle tante sommosse contro il caro viveri che minaccia
la sopravvivenza di intere famiglie. E poi con le staffette che
portano ordini, armi e dinamite, informazioni e tutto quanto è
possibile correndo rischi enormi. Poi le resistenti armate, le
gappiste e le sapiste che nel partecipare in vario modo alla
guerra Partigiana si assumono responsabilità enormi e gravi
3
COSA ACCADE
compiti. Non è un caso che sia una donna come Ada Gobetti
a scrivere in chiaro il suo Diario Partigiano per spiegare a
un Benedetto Croce il senso di quella straordinaria esperienza
che lui, come tanti altri, non riesce a capire. […]
Il ruolo determinante delle donne fu riconosciuto esplicitamente dal Clnai in quei terribili mesi anche con un impegno
formale per il riconoscimento del diritto di voto alle donne
come base del diritto di cittadinanza della nuova Italia che
chiedevano anche come a uguale lavoro dovesse corrispondere
uguale salario tra uomini e donne. […] La scelta personale
insieme istintiva e ragionata, e il valore che si assegna alla
solidarietà e alla appartenenza alla propria collettività e al destino del mondo fanno di chi sceglie la guerra partigiana un
momento irripetibile e positivo, nonostante tutto. […]
È
questo che lo storico G. de Luna nel bellissimo titolo del
suo ultimo libro “la Resistenza Perfetta” sottolinea e come
questa perfezione oggi può sembrare anacronistica, oppure la
replica dolciastra di certi stereotipi. Eppure la Resistenza perfetta è proprio quella che emerge dai documenti, dalle testimonianze, dalla realtà di una ricerca d’archivio condotta senza
pregiudizi e tesi precostituite. […] Negli ultimi decenni gli
studi delle storiche in particolare hanno aperto squarci di ricostruzione corretta della realtà spontanea e organizzata delle
donne nella resistenza. […] Sempre più a una frase che abbiamo sentito da tante donne “abbiamo fatto solo il nostro dovere” si aggiunge la consapevolezza che rivendicare la loro forza
non è entrare in un’idea retorica o virilistica della resistenza. È
come se ci fosse voluto per molte un tempo necessario a capire
che se il passato aiuta a capire il presente anche la consapevolezza delle donne nel presente aiuta a capire meglio le ragioni
e la complessità del passato.
Nepal Emergenza terremoto
Un avvenimento grave colpisce ancora di più quando vi sono
coinvolte persone con cui si è stati in contatto. Abbiamo avuto occasione di conoscere l’associazione Apeiron, che opera
per le donne nepalesi, in uno dei nostri incontri della rassegna Una trama di fili colorati. La nostra Presidente ha chiesto
notizie all’Associazione. Questa è la lettera che le è pervenuta:
Buongiorno Signora,
che piacere sentirla!
La situazione in Nepal è molto grave e le vittime sono tantissime. Sono tornata dal Nepal 4 giorni prima del terremoto e
non riesco ancora a capacitarmi della immane tragedia che ha
colpito quel meraviglioso paese che amo profondamente.
Noi di Apeiron siamo una piccola realtà e non ci occupiamo
di fare partire volontari e, sinceramente, non supportiamo
questa cosa per non aggiungere caos al caos. Ora c'è bisogno
di aiuti fortemente qualificati e quelli si sono già mossi.
Le nostre casette degli spacca pietre, tranne un paio, hanno
retto abbastanza bene e sono diventate il solo rifugio per l'intera comunità dato che il villaggio è stato raso al suolo. Così
le nostre casette hanno accolto anche molte persone non facenti parte del progetto.
La ringrazio davvero di cuore per il pensiero, l'interesse e il
sostegno. Mi permetto di girarle un volantino appositamente
fatto per la raccolta fondi che in questo momento è una delle
cose più urgenti e importanti da fare.
La ringrazio ancora per il suo interesse e spero di poterla risentire presto.
Loredana
Ps: mando un caro saluto a tutti voi!
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D COME DONNA PER SEGRATE
I servizi rivolti al pubblico
L’Associazione D Come Donna è sorta per indirizzare donne in difficoltà verso percorsi di soluzione dei loro problemi, sia col ricorso ad esperti, sia con l’aggregazione in attività socioculturali. Nel tempo ha ampliato il suo
servizio alle donne e uomini stranieri con la necessità di apprendere la lingua italiana. Attualmente questi sono i
due campi in cui presta servizi al pubblico: il Telefono Ascolto e i Corsi Gratuiti di Italiano per Stranieri.
Telefono Ascolto
Ti senti sola?
Stai vivendo un momento di crisi della coppia o delle relazioni familiari?
Hai problemi di anoressia o bulimia?
Hai problemi di alcolismo?
Subisci violenza o maltrattamenti?
Vuoi aiutare chi vive o ha vissuto questi
disagi?
Chiama il Telefono Ascolto di
D COME DONNA
02 2133039
Il mercoledì dalle ore l0 alle ore 12
Il giovedì dalle ore 16 alle ore 18
Il venerdì dalle ore l0 alle ore 12
Sono sempre in funzione la segreteria
telefonica e il fax
Le nostre esperte
PSICOLOGA, PSICOTERAUPEUTA, PSICOANALISTADELLA RELAZIONE, specializzata in
- Disagi psichici individuali (ansia, depressione, attacchi di panico,
ecc)
- Disagi relazionali degli eventi di vita e dinamiche di coppia
- Disturbi derivati da abuso e violenza psicologica, fisica e sessuale
AVVOCATO i cui settori di attività prevalenti sono:
- Diritto di famiglia e tutte le controversie attinenti i diritti della
persona e dei minori, il diritto civile e del lavoro, in particolare in
materia di diritto antidiscriminatorio e pari opportunità
AVVOCATO i cui settori di attività prevalente sono:
- Diritto di famiglia con particolare riferimento alle questioni
attinenti la crisi della coppia, diritto della persona e dei minori
- Diritto delle locazioni e problematiche abitative
- Diritto dei consumatori
Corsi gratuiti di italiano per stranieri
3 livelli:
principianti (nessuna conoscenza della lingua italiana)
intermedio (con conoscenza di base della lingua italiana)
avanzato (conversazione e grammatica)
Giorni e orari:
principianti bisettimanale
martedì e giovedì, 18.00-19.30
lunedì e giovedì, 10.00-11.30
principianti settimanale
lunedì 17.00-18.30
martedì 10.00-11.30
mercoledì 17.00-18.30
venerdì 13.45-15.30
venerdì 15.45-17.30
intermedio settimanale
martedì 13.30-15.00
mercoledì 20.00-22.00
giovedì 14.00-15.30
avanzato settimanale
lunedì 13.30-15.30
martedì 20.00– 22.00
Le nostri insegnanti:
Anna, Daniela, Emanuela, Giuliana,
Liliana, Nella e Simonetta sono
nostre socie con esperienza di insegnamento della lingua italiana
I corsi sono gratuiti
Si deve acquistare il libro di testo
Sede
D Come Donna c/o Centro Civico
“Giuseppe Verdi”
Via XXV Aprile
Segrate
Per informazioni:
D Come Donna: tel. 02 2133039 nei
seguenti orari: mercoledì e venerdì
ore 10.00-12.00, giovedì ore 16.0018.00
www.dcomedonna.it
[email protected]
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CHE SI FA A SEGRATE
Donne impegnate senza confini
di Giuliana Cherubini
Una trama di fili colorati 4a edizione 2015
Domenica 1 marzo, a Cascina Ovi, si è svolto fra le 15.30 e le
17.30, il primo incontro della rassegna Una trama di fili colorati, conversazioni spunti e incontri intorno al femminile ieri e
oggi, giunta ormai alla quarta
edizione.
Sono stati presentati tre progetti
in favore delle donne in continenti diversi. In tutti e tre i casi
l’obiettivo era “liberare la donna”
perché quando essa assume autonomia è di aiuto al resto della
famiglia. La strada da fare è lunga perché spesso la donna è abituata alla soggezione, e
l’emancipazione non le appartiene. Così accade in Nepal, dove
una femmina talvolta non viene
nemmeno registrata all’anagrafe, e dove per giunta c’è lo strascico della cultura delle caste. Che cosa può spingere una donna a cercare un lavoro? La presenza dei figli. Ma se questa non
sa leggere e non ha un mestiere, le resta solo da scendere al
fiume, raccogliere pietre e spaccarle per 16 ore al giorno riducendole in ghiaia da costruzione. Una piccola associazione di
volontariato, Apeiron opera dal 1997 in Nepal per togliere le
donne spaccapietre dalla riva del fiume, dar loro una casa in
muratura e avviarle a un’attività agricola. Il prossimo obiettivo
è la creazione di un dispensario. Per chi volesse saperne di più
o contribuire, il sito è www.apeiron-aid.org.
A Milano, invece, le donne Rom profughe del Kossovo e della
Macedonia, sgombrate dal campo nomadi, vivono isolate nelle
rispettive case offerte loro dal Comune perché non sanno la
lingua e non possiedono un mestiere. Per loro si è attivata la
Caritas Ambrosiana con un progetto sociale di apertura di un
negozio di stireria e piccola sartoria dove gruppi di donne rom
si avvicendano in un percorso di apprendimento sartoriale che
va da qualche mese fino a un massimo di tre anni. Ci piace
sottolineare che la nostra Associazione offre loro un tavolo
espositivo ad ogni Mostra Rosa Shocking. Il negozio laboratorio Taivé, sito in via Carpi angolo via Wildt, è aperto al pubblico dal martedì al sabato dalle
10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle
18.00. Le donne che vi lavorano percepiscono uno stipendio che consente
loro un minimo di indipendenza, ma
col lavoro esse apprendono a muoversi in città, a parlare l’italiano ad
aprire un conto corrente, giacché lo
stipendio deve essere accreditato, a
capire come ci si comporta in ambito
lavorativo in Italia. Un video su youtube dal titolo Prendere la parola ne
illustra l’attività.
Il terzo intervento riguardava invece
il Perù, paese grande quattro volte l’Italia, nello specifico un
quartiere alla periferia di Lima, dove l’associazione CEPROF
(Centro de Promocion Familiar) costituita nel 1989 si è posta
gli obiettivi di appoggiare le famiglie nella formazione scolastica dei bambini e di promuovere l’istruzione della donna nel
campo lavorativo. Ha quindi aperto una casa della cultura e ha
creato un centro medico. Nella casa del CEPROF ci si può
offrire come volontari, ma anche essere ospitati nell’ottica del
turismo solidale. www.ceprof.org.
Dal 2014 anche D Come Donna sostiene il progetto “Perù”
portato avanti dall’Associazione Mission Onlus a favore del
CEPROF di Tablada de Lurin (Lima).
La rassegna continuerà con gli incontri del 5 giugno I percorsi
più intimi della femminilità, in cui verrà presentato il nuovo
romanzo di Giulia Alberico Un amore sbagliato e il 25 novembre, in occasione della giornata internazionale per
l’eliminazione della violenza contro le donne decretata
dall’ONU.
Lo scrittore della porta accanto
La rassegna Vicini di pagina—chi scrive e chi legge ha visto
tre incontri nel primo quadrimestre del 2015: il 13 febbraio
con Roberto Brivio e Grazia Maria Raimondi, il 20 marzo
con Paola Pancaldi Pugolotti e Fiorenza Pistocchi e il 10
aprile con Massimo Beltrame.
Serata divertente quella con l’ex dei Gufi che, dopo aver lasciato il gruppo, ha spaziato nel campo del teatro come attore,
regista, direttore artistico, insegnante, scrittore di testi pubblicati dalla Casa Editrice Meravigli. Per presentare uno dei suoi
libri Attenti al Gufo.. E adess ve la cunti mi ha offerto al no6
stro pubblico un vero spettacolo di canzoni milanesi e battute,
duettando anche con la moglie, Grazia Maria Raimondi. Molto
evocative quelle canzonette e ballate che, già negli anni Sessanta, erano frutto di uno studio della tradizione lombarda.
Brivio si accompagnava con la fisarmonica, uno strumento dal
suono semplice, popolare e nel pubblico c’era la voglia repressa di canticchiare, finché non è stato invitato ad unirsi a lui in
un allegro coro.
Per il secondo incontro è stato scelto il titolo Le stanze della
vita: due donne tra poesia e narrativa. Stanze, spiega Roberto
CHE SI FA A SEGRATE
Spoldi, quali luoghi personali narrativi, citando Virginia
Woolf che voleva una stanza tutta per sé dove pensare, immaginare, scrivere. Di Paola Pancaldi, poetessa e narratrice, è
stata presentata una raccolta di poesie, Quarto tempo, vincitrice del primo premio al Concorso Nazionale di poesia e narrativa “Il Litorale” 2014. Edizioni Helicon. “La poesia”, dice Paola, “non è solo del poeta, ma appartiene a chi la legge e la fa
sua. Bisogna entrarvi dentro e leggerla secondo i propri modi e
tempi. A differenza di altre discipline letterarie, nella poesia la
forma influenza il significato fino a trasformarlo, a modificarlo. La poesia viaggia sulle parole e canta. La poesia è ritmo, è
cambiamento, è canzone”. E poi ancora, “il poeta è un naufrago delle parole in cui cerca un appiglio.” Le poesie di questa
raccolta appartengono ad un periodo difficile della sua vita, e
si basano su dettagli anche fotografici emotivamente forti che
l’hanno aiutata a superare il dolore. Fiorenza Pistocchi, già
autrice di libri per bambini, è invece alla sua prima opera narrativa per adulti, Il destino disegna paesaggi di mare. Neos
Edizioni. Partendo dall’artificio letterario del ritrovamento
casuale di tre agende nell’archivio della biblioteca di Noli effettuato dalla bibliotecaria, racconta la storia di un delitto perpetrato in Liguria, la sua terra di origine, ed è un mezzo per
raccontare personaggi asciutti, duri quali sono i liguri e per
esprimere tutta la nostalgia per quella regione. È il primo di tre
gialli che già sono in cantiere e l’idea del giallo le viene da una
passione coltivata di nascosto da ragazzina e dal desiderio di
creare emozioni in chi legge. Paola e Fiorenza hanno presentato le loro opere con una spontaneità e un’eleganza semplice da
vere signore.
Massimo Beltrame ha presentato il suo ultimo libro sulla storia
delle esposizioni internazionali, pubblicato da Meravigli Editore Expo Milano 2015—storia delle esposizioni universali. È
dal 1851, spiega, che si fanno esposizioni universali con lo
scopo di mostrare le scoperte tecnologiche e le innovazioni
architettoniche. La prima, quella del 1851, si tenne a Londra.
Diversamente dalle esposizioni industriali, quelle universali
hanno tre caratteristiche: sono internazionali, hanno un tema
universale, hanno carattere utopico, vogliono cioè suggerire
punti di ulteriore sviluppo e progresso in ambiti tecnologico,
architettonico, comunicativo. In genere i padiglioni vengono
smantellati dopo l’esposizione, tranne quello del paese ospitante o un altro ritenuto di particolare interesse.
Dell’esposizione di Londra è rimasto il Crystal Palace; di Parigi resta la Tour Eiffel; a Bruxelles resta il padiglione di Le
Corbusier, a Seattle lo Space Needle, a Montreal il complesso
abitativo Habitat 67, un edificio a parallelepipedi intersecantisi
ciascuno dei quali contiene un appartamento. Del precedente
Expo di Milano, quello del 1906, rimane, al Parco Sempione,
l’Acquario. Allora il tema era I trasporti, via mare, terra e aria.
Si era appena terminato il traforo del Sempione. Si inneggiava
al progresso, alla velocità. Si inventavano neologismi, per altro
aborriti dall’Accademia della Crusca: tassametro, pastificio,
calzaturificio. Oggi il biglietto da visita sono le torri del centro
direzionale di Porta Garibaldi. La struttura planimetrica
dell’esposizione riporta però all’urbanistica romana, con un
cardo e un decumano che si incrociano in Piazza Italia. Lungo
il cardo, tragitto più breve, ci saranno i padiglioni italiani; lungo il decumano quelli stranieri, ciascuno con una forma che
evoca il prodotto naturale più caratteristico del paese. Il Palazzo Italia rappresenta una foresta pietrificata, un’immagine traforata che indica l’osmosi con l’ambiente. Milano
all’avanguardia? Questa è sempre stata la sua vocazione. “Che
cosa si farà poi degli spazi creati?”, chiede qualcuno dal pubblico. Si vedrà.
(G.C.)
Il gusto della letteratura con il prof. Mauro Novelli
Cascina Ovi. 27 febbraio 2015. Il primo dei
due incontri che ci offre quest’anno il Professor Mauro Novelli, riguarda la narrativa di
Mario Rigoni Stern. Ne esce l’immagine di
un uomo di montagna, che ha fatto il militare
e di uno scrittore che racconta storie vissute,
in cui il sentimento del paesaggio è fortissimo, dall’Altipiano di Asiago, sua luogo nativo, alla pianura del Don. Parte sempre da
qualcosa che gli è successo perché non riesce
a lavorare di pura fantasia, però non lo si deve considerare soltanto un memorialista. Rigoni Stern racconta la guerra da lui combattuta e racconta, con occhio vagamente populista, la vita nell’Altipiano dei Sette Comuni, la
vita dura di una comunità rurale senza conflitti. Militare volontario per necessità economica, dopo l’8 settembre del ‘43 viene deportato ed è nelle baracche da prigioniero che
comincia a scrivere sulla ritirata di Russia.
Continuerà a scrivere, una volta liberato e
mentre lavora al Catasto, ma pubblicherà solo
avanti con gli anni. Del resto, non è la scrittura la cosa più importante della sua vita, ma,
come dice in un’intervista video che ci viene
proposta: “I russi combattevano per la loro
terra, i tedeschi per il Reich. Noi italiani combattevamo per la nostra vita. I miei 70 soldati
mi chiedevano: dov’è l’Italia? La grande impresa della mia vita è stata portare a casa quei
70 uomini.”
Interessante e vivace come sempre la conferenza. La prossima, in autunno, riguarderà la
poesia in dialetto milanese.
(G.C.)
7
LE NOSTRE INIZIATIVE
Il corso di autodifesa
Tra il 16 febbraio e il 30 marzo si sono svolti, nella palestra
del centro omnicomprensivo Schweitzer, gli incontri di autodifesa tenuti dal Maestro di Arti Marziali e Istruttore di Difesa
Personale Diego dell’Ernia, per la parte fisica, e dalla dottoressa Ottavia Zerbi per l’approccio psicologico, con una bella
interazione fra i due. Le 10 persone che vi hanno partecipato si
sono messe in gioco cercando di sfruttare al massimo le ore a
disposizione. Sei incontri possono insegnare solo alcune mosse
che consentono di liberarsi da un aggressore. La domanda è:
“Che cosa faccio se uno mi aggredisce?” La risposta non è
farsi prendere dal panico o rispondere a violenza con la violen-
za genericamente. Per potersi difendere bisogna immaginare
tutte le mosse possibili e le possibili reazioni. Più ti eserciti a
immaginare la situazione e ad effettuare le mosse che ti sono
congeniali, giacché ognuno deve restare nei limiti delle proprie
forze, e più acquisti sicurezza nella difesa. Fingere aggressioni
e difese è stato un modo per imparare ad osservarsi e forse a
conoscere le proprie capacità fisiche e psicologiche di reazione. Data la brevità del corso, si è trattato di un assaggio, certo,
ma di un assaggio stimolante.
(G.C.)
Allenalamente, una sfida felicemente accolta
di Flavia Falcone
Carissime socie, chi di noi lo ha frequentato può dirsi certamente molto soddisfatta: ci ha aiutato a rendere la nostra inventiva, la nostra creatività e la nostra fantasia molto ma molto
allenata. Abbiamo imparato termini e significati nuovi come
strategia fonologica, strategia in verifica, strategia delle funzioni esecutive o di ragionamento, memoria prospettica, immagini mentali e.. davvero tanto altro ancora.
Di cosa parlo? Del corso di “Ginnastica Mentale”! quell’invito
così strutturato: Allena la mente…se non la usi la perdi.
Personalmente continuo a ringraziare “mentalmente” la signora Armati Giuseppina, ora nostra socia, che tanto ha insistito
affinché D Come Donna organizzasse questo corso che lei
aveva già frequentato a Cernusco S/Naviglio.
Il corso è in dirittura di arrivo: abbiamo organizzato solo 10
Norma Cola
Parole in “LO”
Per le strade di Rapallo, si aggirava
un trovatello che con fare circospetto osservava ogni cancello per
entrare e trovare qualche dolce al
caramello. Sotto il mantello aveva un grimaldello. All'improvviso
dal viottolo si sentì il campanello
del signor Otello, il guardiano; il
fanciullo spaventato corse a perdifiato facendo un capitombolo e
battè la testa. Sognò di essere a
cavallo e signore di un castello e di
bere brodo di pollo, ma ahimè fu
risvegliato dal fratello che passava
in quella strada suonando un violoncello.
8
incontri in quanto la preparazione è stata lunga e difficoltosa,
ma tante di noi sperano di poterlo proseguire in futuro con un
numero di lezioni più ampio; i corsi infatti seguono il calendario scolastico, si articolano in 30 oppure 15 lezioni….. vedremo cosa riusciremo a fare per il prossimo anno, ma sicuramente continueremo questa avventura che ha visto il nostro cervello più attivo che mai.
A riprova di quanto viene assegnato come “compito a casa” ho
scelto il racconto con i vocaboli terminanti in “LO”, quello
basato su un elenco di parole e l’ultima fatica: il tautogramma.
Di seguito alcune composizioni che le “studentesse” mi hanno
gentilmente concesso: a voi il piacere di leggere e di divertirvi,
divertimento “attivo”….. come lo è stato per le autrici!
Flavia Falcone
15 parole
All’improvviso co
n un sordo boat
o si
sgretola la colli
na a un passo da
l
cuore
del villaggio.
Un filo di fumo
bianco come un
a perla
esce dal buco pr
ofondo formatos
i nella
via, un acre odor
e di bruciato sa
le
forte
al naso.
Lente sfilano in
processione le
pie donne, tutto è silen
zio non vola un
a
mosca,
piangono per il
torto subito, pr
egano il
santo patrono
affinché le prot
egga e
doni un coraggio
da leone ai volo
ntari
perché possano
riportare una gr
ande
vittoria contro
le avverse forze
della
natura.
Isabella Griotti
15 parole
A ragione o a torto spesso va tutto storto: la lente che non trovi, la mosca
noiosa, il cuore che va a mille per forza
di cose.
Via ....il tempo scorre, corre, veloce ed
eccoti distratto: un buco traditore che
t'induce al passo lento, ed i ricordi che
s'affollano alla mente...il bianco viottolo
sgretolante della tua collina, la perla,
poi smarrita, della nonna e...e Santo
cielo, vorresti scrollarti di dosso ricordi
e pensieri, sentirti come un leone ruggente, gridare vittoria mentre lente,
calde lacrime ti scorrono sul viso, che
tenti di ingoiare, tirando su col naso.
LE NOSTRE INIZIATIVE
Enza Orlando
15 parole
Voglio sognare un viaggio dell’anima. Sogno di tornare a
Ponza, la mia isola del cuore, una perla nel mediterraneo.
Non a torto Folco Quilici disse in un’intervista che per lui,
che è stato in ogni mare del mondo, Ponza era la più suggestiva, la più affascinante.
Ricordo Le canne di bambù agitate nei giorni di vento.
Sento ancora nel naso il profumo della ginestra e della
buganvillea.
Ricordo i giorni felici, le notti in bianco in attesa dell’alba,
le nuotate lente nei giorni di mare calmo. Ricordo i festeggiamenti del giorno del santo patrono, San Silverio.
Ponza si vestiva a festa.
Di sera la collina nella baia della casa di Civita, con tutte
le lucine accese, era come un presepe.
Strane sensazioni anche al tramonto dove le luci e le ombre si alternavano... A volte stesa al sole in un silenzio
tutto mio, quasi melodioso - dove non sentivi volare neppure una mosca - guardando il cielo, facevo progetti,
fantasticavo. Mi sentivo un leone in quel tempo, un re
nell’ isola, pronta a tutto, rivolta alla vittoria e verso una
vita piena di gloria!
Progettavo di vivere sempre lì nell’isola, di vivere in una
grotta che avrei arredato nello stile tipico isolano, un
piccolo nido … un passo ardito, ma poi io, abituata alla
città? Sicuramente come fare un buco nell’acqua!
Una bella favola direte … ma è pur bello sognare e rivivere progetti, atmosfere e giorni felici anche se tutto poi
vola via tanto velocemente da far sgretolare tutto in un
baleno.
Ma io ogni tanto ci provo...
Anna Birag
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15 parole
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sottostrillare. Sono sedici sorelle
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LE NOSTRE INIZIATIVE
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Matilde Mazzoni
Tautogramma
Si sopravvive serenamente se si sa sperare
Solo sforzi sovrumani soddisfano sogni straordinari
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Annamaria Bo
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ppor-
Annamaria Cagnola
Tautogramma
Sciarada sulla “sar..na” secretata
Stavo sottacqua, sguazzavo soddisfatta
su scogli, sassi, sabbia….
subitanea sto solinga,senza spazio,
schiacciata, stretta, supina sulla scatoletta
sono suddita sebben sovrana
son siciliana, sotto sale
son sostantivo saporoso sullo stivale…
subito, signori sapientoni,
suggerite svelti svelti ‘sto soprannome!
LE NOSTRE INIZIATIVE
Venerdì 5 giugno – Ore 18.30 presso Auditorium “Luigi Favalli” di Cascina Ovi - via Olgia, 9 – Segrate
Una trama di fili colorati. Conversazioni, spunti e incontri intorno al femminile ieri e oggi. 4a edizione
I PERCORSI PIù INTIMI DELLA FEMMINILITà
Presentazione del nuovo romanzo di Giulia Alberico, Un amore sbagliato
Letture dell’attrice Noemi Bigarella
Giovedì 18 giugno - Ore 21.00 Gruppo di Lettura, 178° incontro
Si parla di Figli dello stesso padre di Romana Petri
Giovedì 16 luglio - Ore 21.00 Gruppo di Lettura, 179° incontro
Programma in fase di definizione
Il Gruppo di Lettura si riunisce ogni 21 giorni alle ore 21.00 presso la Biblioteca Comunale di Segrate, nel Centro Civico
“Giuseppe Verdi”, via XXV Aprile.
Per entrare nel blog: http://gruppoletturasegrate.blogspot.com
Altro contatto per il gruppo di lettura: [email protected]
I nostri martedì sono dedicati agli incontri della compagnia teatrale di D Come Donna, Le Muse Matte, condotti da Noemi Bigarella.
I nostri mercoledì, dalle ore 15.00 alle 17.00 sono dedicati alle attività artigianali: momento di incontro per le socie che amano
cucire e sferruzzare in un’atmosfera di convivialità, progettando e realizzando manufatti artigianali, ma anche possibilità di apprendere la pittura su ceramica.
I corsi gratuiti di lingua e cultura italiana agli stranieri vengono tenuti presso la sede dell’Associazione nei seguenti giorni e orari:
Settimanali:
lunedì 13.30-15.30 livello avanzato; lunedì 17.00-18.30 livello principianti;
martedì 10.00-11.30 livello principianti; 13.30-15.00 livello intermedio; martedì 20.00– 22.00 livello avanzato
mercoledì 17.00-18.30 livello principianti; mercoledì 20.00-22.00 livello intermedio
giovedì 14.00-15.30 livello intermedio
venerdì 13.45-15.30 livello principianti; venerdì 15.45-17.30 livello principianti
Bisettimanali:
martedì e giovedì 18.00-19.30 livello principianti
Lunedì e giovedì 10.00-11.30 livello principianti
Il Telefono Ascolto è invece attivo il mercoledì e il venerdì dalle 10 alle 12; il giovedì dalle 16.00 alle 18.00
N.B. Altre iniziative, attualmente in fase di definizione, verranno rese note in tempo utile attraverso
e-mail, posta e pubblicizzazione sulle testate locali e attraverso i canali informativi del Comune.
D come Donna augura buon compleanno a
Marilena C. 1 giugno
Noemi B. 1 giugno
Antonella O. 5 giugno
Isabella G. 5 giugno
Monica F. 6 giugno
Michele B. 14 giugno
Simonetta M. 14 giugno
Marisa T. 20 giugno
Alessandra F.27 giugno
Dina P. 1 luglio
Francesca A. 3 luglio
Carmen B. 11 luglio
Paola P. 16 luglio
Marina R. 16 luglio
Vittoria A. 17 luglio
Giuseppina D. 19 luglio
Manuela P. 19 luglio
Angela M. 20 luglio
Liliana R. 26 luglio
Viola C. 28 luglio
Delia O. 31 luglio
Patrizia S. 2 agosto
Antonella C. 3 agosto
Alda C. 4 agosto
Serena C. 4 agosto
Nadia P. 6 agosto
Maria Grazia F. 9 agosto
Maria F. 10 agosto
Enza O. 15 agosto
Elena S. 18 agosto
Daniela L. 21 agosto
Pina P. 21 agosto
Lilia M. 23 agosto
Ornella B. 23 agosto
Anna G. 27 agosto
Marcella S. 27 agosto
Matilde M. 28 agosto
Elisa S. 10 settembre
Felicita C. 11 settembre
Lina A. 13 settembre
Maria M. 15 settembre
Silvia M. 15 settembre
Sonia A. 15 settembre
Gabriella V. 16 settembre
Lea R. 19 settembre
Letizia R. 26 settembre
Giovanna P. 27 settembre
11
L’ANGOLO DELLA MUSICA
a cura di Roberto Spoldi
ANNIE LENNOX, NOSTALGIA
Sono stato conquistato da un ascolto raffinato, intenso.
Quello dell’ultimo disco di Annie Lennox, Nostalgia. Ci
provo a raccontarvelo, anche se non è facile descrivere i
capolavori. Non sto esagerando: qui si tratta di qualcosa
di molto elevato, bello, unico, con quella incredibile magia che solo gli artisti compiuti riescono a fare: rendere
accessibile la grandezza di un’opera d’arte – in questo
caso un disco – a tutti, dal critico musicale alla casalinga
di Voghera, da chi se ne intende di musica a chi la ascolta così, per puro piacere, senza capirci un’acca delle note
e dei pentagrammi. Partiamo da un dato di fatto però: un
nuovo disco di Annie Lennox suscita sempre grande interesse: l’artista di Aberdeen da tempo è considerata,
ormai, una musa del pop-rock. Stimata praticamente
all’unisono da pubblico e critica, è entrata a buon diritto
nella hall of fame del panorama mondiale. Vi ricordate
che cosa sono stati gli anni ’80 per lei? Se non lo sapete,
vi dico che furono gli anni che le conferirono l’aura di
cui ancora oggi si circonda. Era la voce degli Eurythmics, che rimangono uno dei gruppi più celebri del
pop, anche se – lo dobbiamo ammettere - il ruolo di Dave Stewart, l’altra metà del duo, è stato fondamentale per
il successo ottenuto. Poi, nel 1991, la storica band si
scioglie e Annie Lennox inizia la sua carriera solista.
Nonostante i riconoscimenti ottenuti anche in questa veste, va detto, a onor del vero, che i lavori a nome Annie
Lennox non sono stati particolarmente importanti. A par12
te il grande inizio
con Diva (1992), il
resto è stato un susseguirsi di episodi
dove, obbiettivamente, la mancanza
di
un
autore /
produttore come Dave Stewart si è fatta
sentire pesantemente. Ma ora ci sorprende. E così, con
Nostalgia, Annie
Lennox propone un
album di cover, un
raffinato esercizio di
stile in cui la Lennox
si misura con brani
che hanno fatto la
storia della musica.
La voce è quella di sempre: inconfondibile, potente e
incantevole, e la personale rilettura di pietre miliari come
Summertime, Strange Fruit, Georgia On My Mind e altre
ancora riattualizzano e ridanno smalto alle canzoni e a un
interprete che torna a imporsi. Il successo
dell’operazione è garantito e lo si intuisce al primo ascolto. Nostalgia diventa semplicemente un “classico” in cui
Annie Lennox è tornata a far brillare la sua stella. Una
stella che tutti possono guardare e ascoltare, se ci si avvicina un po’ con l’orecchio a questo cielo intenso e sfavillante: la musica più grande, più bella, più magica.
Un’ultima cosa, irrinunciabile, importante: andate a vedervi i video delle canzoni dell’album su youtube: in atmosfere rarefatte, con penombre, di un grande loft le cui
pareti si perdono nell’oscurità, su tappeti immensi, con
alle spalle finestre che arrivano sino al cielo, aperte su
notti che hanno molto da dire, da sussurrare, con tende
mosse da una brezza lenta che arriva da un’estate passata
e futura, Annie Lennox interpreta vestita di rosso damascato e abiti di un’eleganza oltre il tempo, queste celebri
canzoni, e l’orchestra, magia delle magie, non dietro, ma
davanti a lei. E spegnete la luce, sedetevi sul vostro divano, anche voi lasciate entrare la brezza della notte estiva,
e godetevi questo capolavoro, meravigliandovi della sua
voce, che non stancherà mai, incanto del creato.
AL CINEMA IN DVD
a cura de Il gabbiano
Il segreto di Esma
Titolo originale: Grbavica
Regia: Jasmila Zbanic
Nazione: Austria, Bosnia-Erzegovina, Germania - Anno: 2006
Musica: Enes Zlatar
Cast: Mirjana Karanovic (Esma), Luna Mijovic (Sara), Leon Lucev (Pelda), Kenan Catic (Samir)….. Durata: 90’
Opera prima della regista bosniaca Jasmila Zbanic, che si
era precedentemente cimentata nell’ambito del documentario,
il film “Il segreto di Esma” ha vinto l’Orso d’oro come miglior
film al Festival di Berlino 2006, ha ottenuto il Premio della
giuria ecumenica, il Premio film per la pace ed è stato segnalato da Amnesty International.
La vicenda si svolge a Grbavica, il quartiere di Sarajevo
che durante la guerra bosniaca (1992-1995) era usato dai serbi
come campo di tortura e di violenza. Dopo 11 anni dalla fine
della terribile guerra che ha sconvolto il Paese, si notano ancora nel tessuto urbano e nell’animo delle persone i segni delle
devastazioni e delle ferite provocate da un conflitto assurdo.
Il film inizia con una toccante ed emblematica carrellata
sui volti tristi e chiusi di un gruppo di donne che come Esma
sono state le vittime più straziate di violenze e soprusi. In questi volti si legge tutto il dramma di un Paese dilaniato e sconvolto; tuttavia il canto colmo di tristezza che accompagna tale
scena lascia intravedere un lume di speranza: “…Il sangue e le
lacrime restano ai cuori morenti. Il cielo sopra di noi non è
che un velo nebbioso…. La primavera ci si gonfia dentro
quando le lacrime si sciolgono e spariscono…. Anche il deserto può fiorire, in una visione di paradiso”.
In un ambiente spoglio e desolato, tra edifici squallidi e
diroccati, si svolge la straordinaria storia di Esma, bosniaca,
una delle 20.000 donne “senza nome” violentate durante la
guerra, e della figlia dodicenne Sara, nata da uno stupro perpetrato da un soldato serbo. Proprio questo rapporto significativo
e sofferto tra madre e figlia potrà attenuare i segni di ferite
indelebili e aprire spiragli di speranza e percorsi nuovi, liberati
dalla violenza, dalla morte e dall’inganno di logiche spietate.
Il “segreto di Esma” verrà alla luce quando non potrà più
essere tenuto nascosto a Sara che, dopo una forte reazione di
ribellione, maturerà e si aprirà alla relazione con gli altri. Anche Esma inizia un percorso di guarigione che la porterà a
guardare il suo passato, a parlarne nelle sedute di terapia di
gruppo, alle quali partecipano anche altre donne che hanno
subito i suoi stessi traumi. Sarà proprio questa verità, maturata
in lei, fatta emergere con coraggio e comunicata (“Non può
esserci alcuna guarigione senza che se ne parli”), a rendere
possibile un percorso nuovo di rinnovamento e di speranza per
lei, per la figlia e per il Paese. Così dice la regista in
un’intervista: “…la forza della verità, che rivela non solo i
gesti atroci, ma anche gli eroici gesti di amore, permette di
superare i traumi, consente la riconciliazione tra le persone e
di proiettarsi verso un futuro più sereno, in cui la vita e l'amore possano nuovamente trovare diritto di cittadinanza nel
mondo. Soprattutto grazie alle donne, donne violate, ferite,
umiliate, private della loro dignità. Ma donne forti, capaci di
gesti eroici, che riescono a riappropriarsi dell'amore e della
vita”.
Nel sorriso finale che madre e figlia si scambiano, nella
gioia dei ragazzi che partono felici per la gita scolastica c’è
tutta la forza di un messaggio di speranza che la regista attraverso un linguaggio essenziale ci vuole trasmettere.
La profonda appartenenza alla propria terra, alla propria
cultura, ai valori della vita sarà il collante della futura società
bosniaca che quei ragazzi quattordicenni vogliono ricostruire e
far vivere. Nel loro canto appassionato in pullman c’è tutto
l’amore per il loro Paese, per la loro città: “Sarajevo amore
mio, siamo cresciuti insieme io e te…..Ovunque vado, sogno di
te….Aspetto con molto più desiderio di vedere le tue luci,
…..voglio raccontarti i miei sogni, Sarajevo amore mio…..”
13
IN GIRO PER MOSTRE
a cura di Giuliana Cherubini
Un’opera d’arte al mese
In che ambiente nasce un’opera d’arte? Perché viene fatta? A
che pubblico si rivolge? Si va in una pinacoteca, in un museo,
ci si mette davanti a un quadro, a una scultura e, anche digiuni
di storia dell’arte, ci si può lasciar coinvolgere da ciò che
l’opera comunica a noi personalmente, qui e adesso. Ma se se
ne studiano il periodo storico e il luogo in cui è stata realizzata, la committenza, l’intenzione dell’autore, il successo o
l’insuccesso originario, ecco che essa si arricchisce di informazioni impensate, diventa una scoperta continua in un gioco di
scatole cinesi. È con l’intenzione di rendere più fruibili sei
opere famose e significative esistenti a Milano che il Comune,
in collaborazione con ExpoinCittà e con la Camera di Commercio, ha organizzato sei incontri, uno per ogni mese di apertura dell’Expo. “Li abbiamo chiamati “Conversazioni d’arte”,
spiega il curatore del progetto, Marco Carminati, durante la
conferenza stampa di presentazione, “perché non si rivolgono
a un pubblico di specialisti, ma a tutti coloro che sono interessati all’arte, e sono parecchi se pensiamo alle file che si formano all’ingresso delle mostre. Abbiamo scelto i relatori per la
preparazione specifica su ciascun artista e per la loro capacità
comunicativa, come luogo il centralissimo Palazzo Marino e
come orario quello serale in cui è più probabile che la gente sia
libera dal lavoro”.
La programmazione è la seguente:
6 maggio. Stefano Zuffi, autore di importanti collane di storia dell'arte e vice presidente degli Amici di Brera, presenta Il
Quarto Stato di Giovanni Pellizza da Volpedo, opera esposta
al Museo del “900;
3 giugno. Fernando Mazzocca, tra i massimi specialisti
dell'età neoclassica, dell'800 e del primo `900, parla di Il bacio
di Francesco Hayez, conservato ed esposto a Brera;
1 luglio. Cristina Acidini, ex soprintendente vicario presso la
Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze e guida
fino al 2014 del Polo Museale fiorentino presenta lo Sposalizio
della Vergine di Raffaello Sanzio, anch’esso visibile a Brera;
4 agosto. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani e
autore di un importante libro sulle tre Pietà di Michelangelo
illustra la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti, scultura che gode attualmente di un nuovissimo allestimento nei
locali restaurati dell’ex Ospedale Spagnolo, all’interno del
Castello Sforzesco;
1 settembre. Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto
di Storia dell’Arte della Fondazione Cini di Venezia, parla del
Concetto Spaziale di Lucio Fontana, esposto al Museo del
'900;
1 ottobre. Marco Carminati, storico dell’arte e responsabile
delle pagine dell’arte dell’inserto domenicale del Sole24Ore,
racconta l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, visibile nel Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie, dove fu dipinta tra il 1494 e il 1497.
Gli incontri si svolgono nella Sala Alessi di Palazzo Marino,
con inizio alle ore 21.00; durano circa un’ora e 15 minuti.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
Coordinamento e organizzazione
Art For Business [email protected]. Tel. 0258112940
VOCI DELLE NOSTRE SOCIE
Mare nostro che non sei nei cieli
proposto da Ornella Pigola
Mare nostro che non sei nei cieli
dei naufraghi salvati.
pure quando sollevi onde a muraglia
e abbracci i confini dell'isola
Mare nostro che non sei nei cieli,
poi le abbassi a tappeto.
e del mondo, sia benedetto il tuo sale,
all'alba sei colore del frumento
Custodisci le vite, le visite cadute
sia benedetto il tuo fondale,
al tramonto dell'uva e di vendemmia.
come foglie sul viale,
accogli le gremite imbarcazioni
ti abbiamo seminato di annegati più
fai da autunno per loro,
senza una strada sopra le tue onde
di
da carezza, abbraccio, bacio in fronte,
i pescatori usciti nella notte,
qualunque età delle tempeste.
madre, padre prima di partire
le loro reti tra le tue creature,
Mare Nostro che non sei nei cieli,
che tornano al mattino con la pesca
tu sei più giusto della terraferma
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Erri De Luca
LA RECENSIONE
a cura di Paola Romagnoli
Il “Cara figlia...” di Pietro Verri
sin i rapporti sessuali: conviene usare delle moderate
L’abituazione alla
ripulse: talvolta l’uomo ha piacere di essere sconsigliato
lettura sopra di ogni
dal troppo volere, e nel grazioso rifiuto riconosce
altro esercizio è il più
salutare e dolce ristol’amore.
ro della vita. Così
Pietro Verri non tace nulla alla figlia in queste pagine, si
scriveva l’intellettuale immerge e si concentra nell’universo femminile, in una
illuminista Pietro Ver- prospettiva laica. Uno sguardo maschile che si addentra
ri (Milano, 1728sin negli interni e tradizioni domestiche e che ha
1797), oltre duecento
l’ambizione di governare con la ragione. Senza stancarsi
anni fa in pagine perdi ribadire la necessità di un coinvolgimento intellettuale
sonali, dense di riflesche contagi l’animo: Cara figlia, avvezziamoci a meditasioni e intrise di affetre, a leggere, a suonare, a disegnare, a vivere delle ore
to e tenerezza, dedica- soli e senza bisogno di amori o di cortigiani; chi sa vivete alla figlia T.
re con sé medesimo, non perde mai la buona compagnia.
Quasi un manifesto
E ancora: Le compagnie si dovrebbero radunare per
ideologico dalla parte
passarvi bene e felicemente le ore; dovrebbe essere edel sentimento, pagine sclusa la maligna diffidenza.
rimaste inedite fino al
Si dimostra precursore, Verri, afferma di essere contento
1983, quando ne curò la prima edizione lo studioso Gerquando gli rivelano che la neonata è femmina, in
mano Barbarisi (per Serra e Riva).
un’epoca in cui il primogenito maschio era onore e gaT. è Teresa, o meglio Maria Teresa, la figlia che Verri,
ranzia di casata. C’è condanna del pettegolezzo e delle
già cinquantenne, ebbe dopo essersi tardivamente sposadicerie, in queste pagine, degli inganni, anche tra coniuto con la nipote Maria Castiglioni, accolta in casa orfana
gi, in tempi di matrimoni combinati e amanti nella regoa soli otto anni. Matrimonio forse inizialmente di convela.
nienza ma comunque consensuale, si rivela relazione
L’imbecillità umana è grande più che non pare; le menti
basata su sentimento e accordo. Anche la figlia Maria
per lo più si voltano con un soffio di vento.
Teresa (nome composto in omaggio alla madre, alla soNon è dato sapere lo stato d’animo con cui, ragazza, Terella di Verri e alla regnante Maria Teresa d’Austria che
resa abbia accolto questo scritto. Certo quello di Verri si
il filosofo ammirava) rimane però orfana di madre predimostra un documento d’avanguardia straordinaria che
sto. Ed ecco dunque l’uomo che si sentiva all’epoca
oggi si fa leggere con una
‘vecchio’ assumersi le redini, almeno razionali, di
considerazione affatto fuori
una educazione che vuole rivelarsi soprattutto fortempo.
mazione.
Il testo si snoda in forma di una sorta di biografia
Libro:
narrativa, intrisa di tenerezza nei riguardi della bamA mia figlia, di Pietro Verri
bina e di riflessioni personali a sfondo filosofico,
A cura di Gavino Manca
anche religioso, di costume. Un documento a più
Sellerio editore, Palermo,
facce che si rivela tutt’oggi di estremo interesse, e
2003
monologo che è insieme voce interiore e dedicata,
Pagine: 123
orientata all’altro, espressione di un desiderio intenPrezzo: 8,00 euro
so di instradare la propria figlia verso giorni corposi,
vivi, di sostanza. Una straordinaria riflessione di
carattere pedagogico per l’epoca in cui è stata scritta, che spazia fino all’analisi psicologica, sociale,
morale, si sofferma sulle cure, sulle tecniche di comportamento, come meglio vestirsi, atteggiarsi, come
Ritratto di Pietro Verri
reagire ai pettegolezzi, e poi l’amore, le relazioni,
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LA VOGLIA DI SCRIVERE
Per sempre
Se, dagli spazi infiniti
Sarà concesso alle anime vaganti
Di volare accanto alle persone care,
Sii certo di avvertire la mia presenza.
Chiamami, nella certezza che
Un punto d’incontro
Fatto d’aria e d’amore
Ci vedrà ancora uniti
Come in vita siamo stati.
Il ricordo, il tuo pensiero
Non t’inganneranno.
Sii. Certo. Sono dove tu sarai
Anche se non mi vedrai.
da Frammenti di luce, di Isabella Griotti
La macchina rossa
di Paola Pancaldi
Un giorno una macchinina decise di uscire dalla scatola dei
giochi e di andarsene in giro in cerca di avventure. Il suo sogno era quello di correre su un’autostrada, coi vetri aperti e il
motore spinto al massimo. Avrebbe desiderato essere rossa,
grande e lucida. Invece era solo una piccola macchina ammaccata, senza una portiera e con la vernice sberciata.
Uscì di corsa dalla porta di casa, scese in fretta le scale e in un
attimo si ritrovò in mezzo al traffico. Sul momento rimase
molto sconcertata: mai avrebbe immaginato tanta gente e tanto
rumore tutti in una volta. Ma era una macchinina molto determinata e non rinunciava tanto facilmente ai suoi progetti. Così
si fece coraggio e si incamminò sul lato destro della carreggiata. In alto c’era un cielo pitturato di
celeste e un sole impertinente che
forse stava ridendo alle sue spalle.
La macchinina, che era molto orgogliosa e non avrebbe mai permesso
che qualcuno si facesse gioco di
lei, innestò la marcia più alta e
sfrecciò via come un fulmine. Accanto a lei passavano macchine
enormi, di tutti i colori e di tutte le
forme. Nessuno si curava di lei,
che, piccola com’era, doveva stare
proprio sul bordo della strada per
non essere stritolata. Dopo ore e
ore di cammino, quando ormai era stanca e sconsolata, finalmente arrivò ad un parcheggio e decise di riposarsi. Era un
posto abbastanza solitario, dove pochi viaggiatori si fermavano per raffreddare i motori. La macchinina si guardò attorno in
cerca di una persona dall’aspetto affidabile, e si diresse verso
un uomo molto vecchio che sedeva su una panchina e stava
leggendo il giornale.
“Ehi!” chiamò guardando verso l’alto. Ma l’uomo non la udì.
“Ehi! Sei sordo?” gridò la macchinina con tutto il fiato che
aveva. Niente. Il vecchio leggeva il gornale imperterrito. La
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macchinina chiamò ancora parecchie volte prima che finalmente l'uomo scostasse il giornale e guardasse verso il basso.
”E tu da dove vieni?” le disse con gentilezza.
“Ho fatto tanta strada e adesso sono stanca e ho sete. Il motore
prima o poi si fonderà se non avrò trovato almeno una goccia
d’acqua per riempirlo. Senti come scotta?”
Il vecchio si chinò e raccolse la macchinina nel palmo di una
mano. Le sue dita erano delicate e la sostenevano con dolcezza. Al contatto con tanta grazia, la macchinina perse ogni
ritegno e scoppiò in lacrime.
Il vecchio la accarezzò e la consolò.
“Non disperarti, piccola. Ti confesserò un segreto. Io sono un
angelo e sono stato mandato quaggiù per
aiutarti. Se mi dici qual è il tuo desiderio,
cercherò di esaudirlo.”
La macchinina non sapeva più se piangere
o ridere, così si soffiò il naso e cominciò a
parlare.
“Io vorrei…vorrei essere una macchina
rossa, immensa, veloce. Vorrei correre
sulle strade, vedere il mare e le montagne,
conoscere altri luoghi e altre persone. La
mia vita finora è stata tutta dentro e fuori
da una scatola di giochi. Almeno quando
era nuova ero presa in considerazione, ma
adesso che sono un rottame, a furia di
prendere calci e fare voli sul pavimento, nessuno mi degna di
uno sguardo. Fra poco finirò in pattumiera e andrò a morire in
uno scarico di immondizie.”
“E’ un sogno molto ambizioso, il tuo. E anche difficile da realizzare. Però…però forse potrei darti qualcosa di simile, se
può bastarti… Potrei farti salire a bordo di una macchina bella
come quella che hai sognato e percorrere chilometri e chilometri di strade. Conosco il proprietario: è una persona gentile
e ti tratterà con tutte le cure…Allora, cos’hai deciso? Accetti?”
LA VOGLIA DI SCRIVERE
La macchinina non credeva alle sue orecchie.
“Certo che accetto!” e cominciò a fare capriole di gioia, anche
se il palmo della mano era piccolo e lei poteva correre il rischio
di cadere giù.
“Vieni” disse il vecchio. “Ti porterò proprio sul luogo dei tuoi
sogni.”
La macchinina era così contenta che si rannicchiò nella mano
calda del vecchio e si addormentò.
Fu risvegliata da un rumore potente e inconfondibile. Aprì gli
occhi e si accorse di essere seduta su una morbida poltrona di
pelle nera che aveva odore di nuovo. Il vecchio era sparito, ma
attorno c’era una luce incredibile che la accecava. I finestrini
erano aperti e il vento d’estate entrava e le faceva il solletico.
Le maniglie erano cromate lucide e il quadro comandi sembrava quello di un aereo. Il sole si specchiava sulla vernice rossa
che brillava come fosse infuocata. La radio mandava in giro
una musica travolgente che metteva voglia di ballare.
“Questa sì che è vita!” disse fra sé e sé la macchinina.
Poi provò ad arrampicarsi lungo lo schienale finché arrivò a
vedere fuori. Gli alberi in fila correvano veloci, i prati erano
una grande macchia verde spruzzata di lampi rossicci, le montagne erano sempre più vicine. Il guidatore canticchiava accanto a lei, attento ai comandi. Viaggiarono per ore e ore, fino al
tramonto, fino alla fine della strada. Fino sotto le montagne. Il
cielo era tutto macchiato di arancione quando lei e l’uomo scesero dalla grande macchina rossa e si avviarono verso la casa.
Un bambino arrivò fuori di corsa, con le braccia alzate e tese
verso di loro.
“Cosa mi hai portato questa volta, papà?” gridava con gli occhi
che ridevano.
“Ho una sorpresa, una cosa che tu non ti aspettavi certamente”.
E lasciò scivolare la macchinina dalla propria mano a quella del
bambino.
“E’ una macchinina sola e triste. Credo abbia bisogno di te.”
La mano del bimbo era piccola e tiepida, le dita erano grassocce e facevano fatica a tenerla stretta.
“Ma è una macchina bellissima!” disse il bambino con gioia.
“E’ rossa, lucida e nuova proprio come la tua!!!”
La macchinina si diede un’occhiata
Che meraviglia! Era tutto vero, più bello ancora che nei suoi
sogni. Aveva i fari grandi e i cerchioni delle ruote sfavillanti.
Le portiere funzionavano perfettamente. Era proprio identica a
quella del viaggiatore.
Ma era rimasta piccola, così piccola da potere stare nella mano
di un bambino.
Altri testi di Paola si trovano nel sito
http://percasopaola.blogspot.com
Arredamento e psicanalisi
di Alessandra Zeni
La signora Lina, donna precisa, elegante e piuttosto raffinata,
alcuni giorni fa mi ha invitata a casa sua per bere un the insieme. Io naturalmente anche se non sono proprio sua amica, ho
accettato sicura che qualche argomento di interesse comune
l‘avremmo trovato e così avremmo trascorso un pomeriggio
SOFT tra un pasticcino e l’altro in un ambiente sicuramente
raffinato e sobrio come la padrona di casa.
Potete immaginare la sorpresa quando sono entrata in una casa
che nulla aveva in comune con la proprietaria. Ogni parete
aveva un colore diverso, in salotto tinte vivacissime, ovunque
tappeti dalle fantasie geometriche, qua e là qualche mobile
etnico e numerosi arazzi di tipo futurista. Io non sono molto
brava a simulare; solitamente ciò che penso mi affiora da ogni
poro, però l’imbarazzo questa volta è rimasto dietro gli occhiali e meno male che li avevo sul naso. L’argomento nipoti
ci ha dato modo di condividere molte cose; il the era ottimo e
i pasticcini mi hanno abbondantemente gratificato per la sofferenza della mia ultima dieta.
Tornata a casa ho avuto la fortuna di assistere ad una trasmissione che parlava fra l’altro del rapporto esistente tra
l’inconscio e l’arredamento. Il servizio affermava che noi crediamo di essere gli artefici del nostro arredamento, ma non è
così: è l’inconscio che ci sceglie persino la disposizione dei
mobili.
Un arredamento moderno è scelto solitamente da persone estroverse e originali.
Le case piene di oggetti sono tipiche delle persone che si legano molto agli altri e privilegiano le relazioni interpersonali.
I mobili d’epoca e la tendenza all’accumulo di oggetti datati
denotano un forte attaccamento al passato e una personalità
tradizionalista e non troppo estroversa.
Chi sceglie un arredamento etnico ama la propria autonomia e
vuole distanziarsi dai genitori e dall’ambiente d’origine.
Dopo aver ascoltato tutte queste cose, sono sprofondata nella
mia poltrona preferita e mi sono guardata attorno. I miei mobili sono fine’800 ed ho antiquame dappertutto. Così secondo la
psicanalisi dovrei essere una persona introversa e anche piuttosto tradizionalista. Questa etichetta non mi piace e non mi ci
riconosco. Devo capire, mi sono detta.
Ho invitato io, dopo alcuni giorni la signora Lina ma non a
bere il the (già perché devo correggere il mio tradizionalismo),
le ho offerto della Vodka ghiacciata, con salatini e
“PACIUGHI” vari. Mi è sembrata contenta, ma meravigliata.
Cercavo di fornirle agganci perché parlasse di sé, dal momento
che volevo scoprire le motivazioni inconsce che l’avevano
spinta alla scelta del suo arredamento. Avrei voluto gridare
EUREKA, quando lei mi ha raccontato che suo padre era un
colonnello dell’esercito molto rigido e conformista. Quindi lei
si è distanziata dagli schemi paterni con una scelta fuori da
ogni schema.
Allora la psicanalista della trasmissione aveva ragione! Però
rimane il mio problema: come spiego la scelta del mio arredamento che mi denota conformista e tradizionalista?
Ci ho pensato bene e ho trovato la soluzione: l’eccezione(sono
io) conferma la regola (la psicanalisi).
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VIAGGIO INTORNO AGLI ALBERI
a cura di Marco Gianni Monguzzi
La Gramigna
La Gramigna (Agropyron repens) è una pianta diffusa
spontaneamente su quasi tutte le tipologie di terreno, in
pianura come in montagna sino a quote non troppo elevate.
Si tratta di un'erba difficilissima da estirpare a causa del
rizoma che dividendosi in tante parti genera sempre nuove piante. Cela dietro l'umile aspetto insospettate qualità
mediche che la rendono preziosa in campo fitoterapico.
Il decotto di Gramigna svolge un'eccellente azione diuretica, emolliente, depurativa e correttiva del sangue ed il
suo utilizzo viene raccomandato in tutti i casi di malattie infiammatorie del fegato, della milza e delle vie urinarie.
Da sempre la Gramigna è conosciuta soprattutto per le
caratteristiche di infestante e per questo portata come
termine negativo. In realtà è una pianta medicinale utile
non soltanto agli uomini, ma anche agli animali. I cani
ne ingoiano le foglie per liberarsi lo stomaco mentre anche cavalli e asini ne consumano grandi quantità.
La Gramigna compare in molti detti popolari, il più conosciuto “essere come la Gramigna” si riferisce proprio
alla capacità della pianta di diffondersi rapidamente e
proliferare senza controllo, il tutto visto in senso negativo.
La collana di libri di cui fa parte quest’opera prende il
nome proprio da questa pianta così bistrattata. L’augurio
è che come la Gramigna anche il messaggio di maggior
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rispetto per la natura racchiuso in queste pagine possa
diffondersi e proliferare senza sosta.
Crediamo che, considerato il tempo che viviamo, ce ne
sia davvero bisogno.
Sant’Isidoro e la Gramigna
Sant’Isidoro nacque in Spagna intorno all’anno mille.
Orfano di padre, sin da piccolo fu umile bracciante e
lavorò sotto padrone nelle campagne vicino a Madrid.
E’ il Santo protettore dei contadini e viene venerato ancora oggi in tutta Italia. La festività del Santo ricorre il
4 Aprile.
Secondo un’antica leggenda popolare il Signore chiese
ad Isidoro di mietere il grano di un grande campo per
farne delle ostie benedette. Prima però l’uomo avrebbe
dovuto estirpare le erbacce che, numerose, infestavano il
terreno.
Isidoro si diede subito da fare, ma la Gramigna cresceva
ovunque nel campo e per quanto si sforzasse il contadino
non riusciva ad individuarla, nascosta com’era tra le alte
spighe dorate.
Il Santo lavorò senza risparmiare fatica e dedizione per
più di un mese sino a quando arrivò il giorno della mietitura.
Il Signore inviò quindi sulla terra l’Arcangelo Gabriele
per controllare il lavoro svolto.
L’Arcangelo scoprì che malgrado tutti i suoi sforzi, Isidoro non aveva scorto due piante di Gramigna che sopravvivevano nascoste tra le spighe. Fece quindi il segno
di croce e trasformò una delle piante in un bel fiore azzurro il Fiordaliso e l’altra in un rosso Papavero.
Si rivolse quindi ad Isidoro e gli spiegò che malgrado
tutta la fatica e la dedizione, era impossibile per l’uomo
da solo distinguere chiaramente il bene dal male.
Solo la fede in Dio può rendere visibile chiaramente la
nature delle cose, come del resto aveva reso visibili quei
due fiori colorati immersi nel mare color d’oro di un
campo di grano.
Da quel giorno i contadini chiamano i Fiordalisi “occhi
dell’Angelo” ed i Papaveri “occhi del Diavolo”.
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE
a cura della Psicoterapeuta-psicanalista Ottavia Zerbi
Le origini della scienza psicologica e della psicoanalisi: VIII parte
Riprendendo da dove ci eravamo interrotti nello scorso numero del Girasole e lasciando per un attimo Freud per spostarci
nell'ambito della moderna scienza psicologica, approfondiamo
oggi il concetto di Resilienza, che deriva appunto dal concetto
di trauma e da ciò che il trauma comporta.
L'osservazione di partenza ci pone di fronte al fatto che ci sono
persone che reagiscono meglio a situazioni traumatiche ed
altre che sembrano non avere la capacità di "uscire" dal ricordo del trauma stesso e dalla sofferenza che questo comporta.
Da questa osservazione nasce il concetto di Resilienza, definita
come "la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi
traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita
davanti alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando
sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza
perdere la propria umanità."
Il concetto nasce e si sviluppa negli Stati Uniti e gli appartengono l'idea di elasticità, vitalità, capacità riorganizzativa, energia e buon umore. (Si respira, nella definizione del concetto, la
pragmaticità americana)
Persone resilienti sono coloro che, immerse in circostanze avverse, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo
slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete
importanti.
Niente paura: non si nasce resilienti, lo si diventa!!!!!
Si può concepire la resilienza infatti come una funzione psichica che deriva da un processo dinamico, influenzato dai contesti
e dai momenti di vita.
Si modifica quindi nel tempo in rapporto all'esperienza, ai vissuti e, soprattutto, con il modificarsi dei meccanismi mentali
che ad essa sottendono.
Il temperamento di personalità di base e l'ambiente nel quale
nasciamo/cresciamo aggiunto all'amore e alla capacità di capirci delle persone che si prendono cura di noi (la mamma ma
anche altre figure di riferimento in aggiunta a quelle sociali)
costituiscono certamente un inizio favorevole e un buon terreno di crescita per la capacità resiliente. Ma non è solo dal periodo della prima infanzia che possiamo trarre capacità di affrontare la vita e sicurezza di noi stessi.
Ovviamente le risorse interne acquisite fino al momento del
trauma permettono di reagire meglio ad esso ma anche coloro
che non hanno raggiunto tali acquisizioni potranno farlo nel
tempo seppur con maggior lentezza.
Per queste ragioni si definiscono capacità resilienti di tipi
diversi:
istintivo: caratteristico dei primi anni di vita quando i
meccanismi mentali sono dominati da auto ed eco regolazione.
affettivo: che rispecchia la maturazione affettiva, il senso dei
valori, il senso di sé e la socializzazione;
cognitivo: date dall'utilizzo di capacità intellettive simbolicorazionali.
Da queste considerazioni si può dedurre che una resilienza
adeguata è il risultato dell'integrazione di elementi quali: il
temperamento del soggetto, gli affettivi, gli emotivi e i cognitivi.
In questo modo, la persona "resiliente" può essere considerata
quella che ha avuto uno sviluppo psicoaffettivo e psicocognitivo sufficientemente integrati, sostenuti dall'esperienza, da capacità mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di
giudicare sempre non solo i benefici, ma anche le interferenze
emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri.
È quindi una capacità che può essere appresa e che riguarda
prima di tutto la qualità degli ambienti di vita, in particolare i
contesti educativi, qualora sappiano promuovere l’acquisizione
di comportamenti resilienti.
In questo contesto si inserisce la validità del percorso terapeutico che può portare il soggetto a sviluppare capacità resilienti
anche quando ne è sprovvisto.
Ma come si arriva alla terapia?
Il termine della situazione traumatica o spiacevole sono l'inizio del processo. Le domande che un soggetto che soffre si
pone sono fondamentali: "Perché sto così? Perché mi è accaduto questo? Che posto occupa questa sofferenza nella mia
vita?"
Da ciò può nascere un percorso di ricerca nella propria identità
e del proprio divenire, collocato nella propria storia individuale. La nuova idea di sé che emerge da questo percorso può
essere "detta" solo a sé oppure comunicata agli altri ma in entrambi i casi sarà possibile dare un nuovo significato alla sofferenza ed a viverla come un valore aggiunto per la propria
persona.
Il trauma non si potrà rimuovere (cancellare, dimenticare) ma
sicuramente ridimensionare sapendo come trattare questo punto debole.
In qualsiasi momento della vita è possibile avvalersi delle strategie di resilienza anche se i bambini sono avvantaggiati in tal
senso perché sanno mettere in atto cambiamenti più profondi e
veloci degli adulti che spesso sono irrigiditi dalle loro esperienze e sofferenze e concezioni del mondo (in termine tecnico: sono più difesi).
Nessuna sofferenza è in linea teorica irrimediabile se può essere trasformata e vissuta come possibilità di cambiamento.
La psicoanalisi europea allarga il concetto di resilienza (non
sappiamo così ben schematizzare come gli americani!!!!!!) e in
particolare la Psicoanalisi della Relazione non si ferma al concetto di trauma e di "guarigione" da esso, altrimenti sarebbe un
po' come fermarsi alla grande intuizione Freudiana, che ringraziamo per aver capito che la psicoterapia "cura" ma chi e perché assume oggi connotazioni molto diverse.
Ci occuperemo quindi nella prossima puntata di concetti quali:
la Presenza a se stessi e l' autocoscienza.
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L’associazione femminile segratese che contribuisce a favorire
l’emancipazione e la liberazione della donna
le pari opportunità
la solidarietà femminile
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