the swingle singers - Accademia Corale Stefano Tempia
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the swingle singers - Accademia Corale Stefano Tempia
fusione vocale impeccabili permettono loro di avere un repertorio che spazia da Bach, ai Beatles, da Mozart a Irving Berlin, fino ad autori contemporanei e al beatbox arrivando ai giorni nostri dove interpretano anche musiche da loro composte. Per loro Luciano Berio scrisse nel 1969 la Sinfonia, incisa successivamente anche con la direzione di Pierre Boulez, primo di molti compositori (tra cui Azio Corghi e Michael Nyman) ad individuare negli Swingle Singers una sonorità adatta allo sviluppo del linguaggio musicale. In Italia si sono esibiti nei più importanti teatri e sale da concerto tra cui ricordiamo il Teatro alla Scala di Milano, il Maggio Musicale Fiorentino il Teatro Regio di Torino, il Ravenna Festival, il Teatro “Bellini” di Catania, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, la Biennale di Venezia, oltre ai più importanti festival jazz. La loro versione dell’Aria di Bach è da oltre trent’anni la sigla della trasmissione televisiva Superquark di Piero Angela. Nel 2009 è uscito l’album “Ferris Wheels” seguito nel 2011 dall’Ep “Yule Songs” (reperibili anche su Itunes), gli ultimi titoli di una vastissima discografia con quattro vittorie ai Grammy Awards. Nel 2010 uno dei brani di “Ferris Wheels”, l’arrangiamento di “No More I Love You” di Annie Lennox, si è aggiudicato il prestigioso premio CARA (Contemporary A Cappella Recording) per la migliore canzone jazz. Nel 2011 sono state tre le vittorie ai CARA: miglior formazione classica, migliore formazione europea, miglior medley, oltre al secondo posto come migliore formazione jazz. Negli ultimi anni la formazione, tre voci femminili e quattro maschili, ha esplorato anche il mondo della multimedialità. Il loro video Libertango su musica di Astor Piazzolla è stato visto oltre centomila volte su YouTube. Biglietteria e informazioni Via Giolitti 21/A 10123 Torino Dal lunedì al venerdì, 9.30 - 14.30 Tel. 0115539358 Fax 0115539330 [email protected] THE SWINGLE SINGERS VOICE FUSIONS domenica 21 aprile 2013 ore 17,30 Conservatorio “G. Verdi” Piazza Bodoni, Torino PROSSIMO CONCERTO LUNEDI 29 APRILE 2013 BAROCCO BUFFO Conservatorio “G. Verdi” di Torino, ore 21 Academia Montis Regalis Alessandro De Marchi, direttore Christoph von Bernuth, regista Musiche di Broschi, Avison e D. Scarlatti Concerto n. 883 in abbonamento dalla fondazione THE SWINGLE SINGERS. VOICE FUSIONS The Swingle Singers Sara Brimer, Joanna Goldsmith-Eteson soprani Clare Wheeler alto Christopher Jay, Oliver Griffiths tenori Edward Randell, Kevin Fox bassi Hugh Walker ingegnere del suono Weather to Fly Elbow Arr. C. Wheeler Gemiler Giresune Traditional Turkish song Arr. K. Fox Reservoir Kids Edward Randell Spain Chick Corea Arr. S. Stroman After the Storm Mumford & Sons Arr. T. Anderson Hiding Your Smile Joanna Goldsmith-Eteson Shake It Out/Danse Macabre Florence Welch/Camille Saint Saëns Arr. C. Wheeler Don’t Explain Billie Holiday/Arthur Herzog Jr Arr. C. Wheeler The Diva Aria Gaetano Donizetti Arr. S. Brimer Piper Clare Wheeler/Ed Randell/Oliver Griffiths Arr. C. Wheeler Lady Madonna John Lennon/Paul McCartney Arr. C. Canning Clair de lune Claude Debussy Arr. W. Swingle Badinerie Johann Sebastian Bach Arr. W. Swingle Swingle Ladies Beyoncé Knowles Arr. N. Girard You Oughta Know Alanis Morissette Arr. Calum Au Poor Wayfaring Stranger Traditional Arr. T. Anderson Libertango Astor Piazzolla Arr. K. Erez CINQUANT’ANNI “A CAPPELLA” di Monica Rosolen La vicenda degli Swingle Singers inizia cinquant’anni fa a Parigi. Nel 1951 Ward Swingle giunge in Francia dall’Alabama per studiare pianoforte con Walter Gieseking; Ward cerca là uno sbocco professionale nella musica, un po’ di esperienza jazz gli consente di incominciare a lavorare in uno studio di registrazione, come turnista al piano. In quello studio riceve anche l’incarico di allestire, come sottofondo a brani della Piaf, delle parti vocali e cantarle insieme ad altri interpreti; la formazione, i Duble Six, è il primo nucleo degli Swingle (dal cognome del fondatore e leader che, includendo la parola swing, sembra fatto apposta per il loro stile). Dunque, mezzo secolo fa, trascorsi due anni dalle prime esperienze, il disco Jazz Sebastien Bach dà definitivamente inizio all’avventura del “gruppo che canta Bach facendo Doo be doo”; tutti i componenti di allora amavano Bach e che il grande maestro abbia qualcosa che può essere interpretato come swing se ne sono accorti molti musicisti, come accade a Benny Goodman ancora prima che agli Swingle. Nell’arrangiamento, secondo la concezione di questa band, è importante essere fedeli il più possibile all’originale e cercare al suo interno le possibilità ritmiche, ad esempio, se nella forma classica in una battuta di quattro note si accenta la prima, nel jazz invece si dà un po’ di peso alla terza con il colpo di batteria. Dopo le rivisitazioni di Bach, nel repertorio degli Swingle Singers seguono quelle di Telemann, Mozart, Vivaldi, dei romantici ecc. Quando Swingle si trasferisce in Inghilterra e forma un nuovo gruppo, decide di ampliare il repertorio; di conseguenza cerca cantanti con una formazione classica (anche di tipo madrigalistico e rinascimentale) più che jazz, e li sceglie, a differenza dei componenti francesi, non più fra strumentisti che trattano la voce come imitazione di strumenti usando il microfono. Gli Swingle Singers suonano con la voce e non cantano una partitura trascritta per un’esecuzione vocale; concepiscono la voce come strumenti e quando li imitano lo fanno con impareggiabile bravura. Naturalmente essi hanno continuato e continueranno ad eseguire Bach, ma come il disco Jazz Sebastien Bach era sperimentale nel 1963, la sperimentazione ha sempre caratterizzato il gruppo, che pensa ad andare avanti, a portare grande varietà al proprio repertorio. La voce nei loro concerti regna sovrana, eliminata completamente la presenza di altri strumenti (all’inizio erano otto voci accompagnate da contrabbasso e batteria) e, affidandosi del tutto alle armonie vocali, gli Swingle tengono conto tuttavia delle nuove sonorità che caratterizzano l’oggigiorno; da alcuni anni infatti i suoni tipici si sposano al Beatbox (singolare tecnica di percussione vocale), a campionamenti e allo strach dei dj resi con la voce. L’elemento principale del nuovo corso del gruppo sono le percussioni, affidate principalmente ai due bassi, ma estese poi a tutti: un grande arricchimento del suono. Sono i componenti stessi della band a esporre il loro approccio a compositori e brani che propongono: individuato -a parere del singolo, secondo la propria sensibilità - un punto cruciale di una composizione (per Lennon può rivelarsi in un verso, in una linea melodica, mentre per Piazzolla, ad esempio, può venire identificato nei ritmi intricati o nell’armonia complessa), si prova a valorizzarlo. L’innovazione che ha colpito di più negli ultimi tempi è stata la decisione di cantare in sette invece che in otto: questa scelta ha cambiato il suono del gruppo. L’altra grande novità è l’aggiunta nel repertorio di alcune canzoni dell’indie/folk contemporaneo inglese, che hanno un suono attuale e al tempo stesso sono adatte al tipico incrocio di voci degli Swingle; inoltre, ora vengono inseriti brani originali, scritti apposta per le esigenze di questi cantanti, creazioni molto interessanti per queste corde che vibrano da mezzo secolo. Gli Swingle Singers, legati inizialmente all’interpretazione di compositori classici in chiave jazz, hanno ampliato negli anni il proprio repertorio fino a diventare uno degli ensemble più richiesti dalle istituzioni musicali in tutto il mondo. La tecnica e la