l`ultimo rimbaud - SFF | Seminario di Filologia Francese
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l`ultimo rimbaud - SFF | Seminario di Filologia Francese
L'ULTIMO RIMBAUD Il titolo del presente contributo, così semplice nella sua formulazione, può apparire estremamente ambizioso e complesso se rapportato al tema generale della relazione fra «strategie verbali» e «forme della visione». Un tema che può offrire a illustri rimbaldologhi la possibilità di realizzare acute analisi testuali per approdare, attraverso uno studio approfondito di strategie verbali, a forme della visione legate e conseguenti appunto a tali strategie. Nel tema prescelto è tuttavia la precisazione parziale dell'esistenza poetica del Rimbaud che attira, in questo momento, la mia attenzione e non mi permette di prevedere con quali certezze, o con quali intuizioni, o con quali sottili analisi degli scritti rimbaldiani, sarà possibile mettere a fuoco, in limiti cronologici e temporali accettabili, l'espressione «ultima» o finale del poeta. Si deve per tale intendere l'opera letteraria del Rimbaud dai versi del '721, cioè dalla primavera di quell'anno, in poi, o si deve partire dall'agosto del 73, cioè dalla redazione finale di Une saison en Enfer per poi seguirlo attraverso i mesi seguenti nel suo nuovo soggiorno a Londra insieme a Germain Nouveau2? E quando termina l'interesse di Rimbaud per la poesia? 1. Alludo ai cosidetti Derniers Vers, titolo trasformato poi in Vers Nouveaux ai quali Alain Borer da adesso, come epigrafe, «projets d'études néants». v. Arthur Rimbaud, Oeuvre-vie, Edition du centenaire établie par Alain Borer, Paris, Arléa, 1991, p. 290. Per questi titoli, puramente convenzionali, cfr. in proposito: Pierre Brunel, Projets et réalisations, Paris, Champion, 1983, p. 12. 2. Ricordiamo che, nel 74, Rimbaud partì per Londra insieme a Germani 80 Nella famosa lettera del 753, oppure alla fine degli anni 70 come, alcuni, non ultimo Antoine Adam, hanno così sportivamente affermato4? Oppure il silenzio, di Rimbaud non è mai esistito in quanto (e questa sembra il leit motiv che ha caratterizzato il centenario della sua morte) il silenzio dello scrittore rappresenta l'acme del suo itinerario poetico, non più legato ai versi ma ad espressioni diverse, indici della sua modernità? Domande che non saprei eludere, perché questo tema, formulato con tanta serenità, ha provocato in me un certo disagio intellettuale. Mi sembrerebbe inopportuno, in questa sede, ripercorrere nei suoi particolari la vexata quaestio della cronologia rimbaldiana. Bouillane de Lacoste, questo studioso così ingenuo in certe sue deduzioni letterarie, ma così serio nella sua ineccepibile, virtuosa tecnica di grafologo, ha avuto il grande merito di portare alla luce la contraddizione, che già esisteva anche se allo stato latente, tra la data attribuita a Illuminations da Verlaine e quella indicata con una fermezza, forse più apparente che reale, da Isabelle Rimbaud e incondizionatamente seguita da Paterne Berrichon e da Ernest Delahaye, con la consacrazione claudeliana. La mia posizione nei riguardi di tale questione, ebbi già occasione di esprimerla quarant’anni orsono5: nella mia prospettiva Nouveau. Secondo il de Lacoste, la calligrafia di Nouveau è riconoscibile in due Illuminations: Villes, per intero, e Métropolitain nella prima parte. Cfr. Henri de Bouillane de Lacoste, Rimbaud et le problème des «Illuminations», Paris, Mercure de France, 1949, pp. 169-172. 3. A Ernest Delahaye, 14 Ottobre '75. Lettera famosa in quanto contiene Reve, ultima composizione in versi di Rimbaud. Cf. Mario Richter, Les deux «cimes» de Rimbaud «Devotion» et «Rive», Genève-Paris, Slatkine, 1986. 4. Per Antoine Adam la composizione di Illuminations si prolungherebbe in tutto il corso degli anni 70. Esse rappresenterebbero un «livre de souvenir de Rimbaud le voyageur» senza un preciso limite temporale. V. Antoine Adam: «L'enigme des Illuminations» in Revue des Sciences Humaines, oct.dic, 1950, p. 226. 5. Arthur Rimbaud, Illuminations. Versione con testo a fronte, introduzione e note a cura di Mario Matucci, Firenze, Sansoni, 1952, nuova edizione in Universale Letteraria, Firenze, Sansoni, 1991. 81 le due opere, Illuminations e Una Saison en Enfer, si compenetrano a vicenda e a vicenda si sviluppano e si compiono. Della Saison mi servii per allargare l'orizzonte di illuminations e vedere come in esse, dopo un folgorante accordo dei motivi del Voyant, il poeta rifluisca dal sogno alla memoria e dalla memoria al silenzio passando attraverso la crisi di Une Saison ed Enfer che, in qualunque modo la si voglia considerare, appare fortissima e precorritrice di decisioni estreme a livello umano e artistico. I superbi testi delle Illuminations mi apparivano quindi distesi al di qua e al di là di Une Saison, tra gli anni 73-74, anno quest'ultimo dedicato ad un riassetto, ad una sistemazione definitiva e più completa di quei fragments in gran parte già redatti, in minor parte, probabilmente, da redigere. Così l’anno 73 resterebbe l'anno di rottura durante il quale vengono prese decisioni per un cambiamento esistenziale sotto l'urgere di turbamenti psicologici e di fatti imprevisti, l'anno di una crisi che, dolorosamente espressa in Une Saison, rimane determinante ed insuperabile. È certo che Alchimie du Verbe esprimeva una condanna della così detta «méthode», di cui egli sembrava volere rifiutare soprattutto lo sregolamento dei sensi e l'allucinazione semplice. E anche certo che le critiche contenute in Délires II chiamavano in causa le poesie del 72, le sole ivi citate. Ma proprio nei Derniers Vers si era concentrata l'espressione massima di un accordo teso alla realizzazione del suo sogno di Voyant, donde sarebbe scaturito in linea diretta quel gruppo visionario di Illuminations che rappresenta, in senso rimbaldiano, la parte più vera della raccolta. Essi erano il supremo avvio a quella parte di Illuminations in cui l'allucinazione, o un misticismo orgoglioso, o l'andamento popolare di una preghiera magicamente ritmata, facevano vibrare tutte le corde dei sensi umani in un impegno totale, fino a trasformare il poeta in una «scintilla d'oro della luce natura»: attraverso il filtro doloroso di Une Saison, non sarebbe poi rimasto, «en attendant les quelques petites làchetés en retard», che 82 un ritorno più o meno ravvicinato alla «réàlité rugueuse». Sono queste le ragioni che mi spingono a considerare i versi della primavera del '72 l’ultima esperienza valida per una penetrazione diretta nel mondo di1Illuminations, dove egli realizzava il suo tentativo di veggenza approfondendo uno stile già in essi prefigurato6. A parer mio, la poesia di quella stagione, anche se illusiva e poi rinnegata nel corso del suo esame intimo, resta il momento determinante per comprendere lo sviluppo evolutivo della crisi spirituale e artistica di Rimbaud. Con troppa disinvoltura il de Lacoste risolve le perplessità di Marcel Coulon7 affermando che, per quanto concerne le Illuminations, Rimbaud, «en avril-mai 1873, ne peut parler de ces proses pour l'excellen-te raison qu'elles ne sont pas encore écrites»8. Possiamo ritenere la sua affermazione puramente gratuita in quanto non si basa su alcun elemento probante. La data cui allude il critico dovrebbe riferirsi alla famosa lettera del maggio '73, nella quale Rimbaud dichiarava di fare «de petites histoires en prose, titre generai; Livre paien, ou Livre nègre». Nel post scriptum egli aggiungeva: «Mon sort depend de ce livre» per il quale restavano ancora da inventare «une demi douzaine d'histoires atroces». Così per ben due volte, con insistenza, il poeta allude a «histoires» inventate o da inventare e aggiunge una precisa richiesta all'amico Delahaye nel caso che questi veda Verlaine a Bou6. Rimbaud, Opere, a cura di Ivos Margoni, Milano, Feltrinelli, 1964, pp. XXIV-XXVI. Cfr. anche: Mario Matucci «La nouvelle et dernière poesie de Rimbaud», in Les deux visages de Rimbaud, Neuchàtel, A la Baconnière, 1986, pp. 47-58. 7. «Notons avec surprise que dans UneSaison, quand 0 donnera des exemples de ses «délires» d'esthète, de son «alchimie du verbe», 0 ne citerà que des vers. C'est sans doute que ses proses l'ont finalement dècu. Il s'est rendu compte, quand il écrivait Une Saison, qu'elles l'ont conduit à un échec plus complet encore que ses vers et sans posseder cette musicalité dont le fredonnement, un an après, le charmait encore». Marcel Coulon, La vie de Rimbaud et de son oeuvre, Paris, Mercure de France, 1929, p. 201-202. 8. Henri de Bouillane de Lacoste, op. cit., p. 201. 83 lion: «Si tu y vas, il te chargera probablement de quelques fraguemants en prose de moi ou de lui, à me retourner»9. L'importanza di questa lettera è fondamentale. Non solo egli ci informa sul suo stato d'animo e sull'intento di questo libro «pagano» o «negro», ma anche ci rivela l'esistenza di questi «fraguemants» in prosa in mano di Verlaine il quale, nella prefazione all'edizione originale di Illuminations, scriveva: «Le livre que nous offrons au public fut écrit de 1873 à 1875 parmi des voyages tant en Belgique qu'en Angleterre et dans toute l'Allemagne». Se questa dichiarazione è divenuta famosa per l'importanza assunta nella prospettiva di de Lacoste, essa sembra venire contraddetta dal passo finale della stessa prefazione. Diceva infatti Verlaine che «[...] dans un très beau tableau de Fantin Latour, Coin de table, à Manchester actuellement, croyons nous, il y a un portrait en buste de M. Rimbaud à seize ans. Les Illuminations sont un peu posterieures à cette époque»10. Segnaliamo che il quadro famoso è del Gennaio '72. Abbiamo inoltre, del Novembre di quello stesso anno, una lettera di Verlaine a Lepelletier nella quale il poeta non solo fa riferimento al manoscritto della Chasse Spirituelle ma chiede all'amico di recarsi a me Nicolet per ritirare alcuni oggetti fra i quali «une dizaine de lettres du précédent (Rimbaud) contenant des vers et des poèmes en prose»11. Ancora all'anno 72 si riferisce Delahaye quando afferma di 9. A Ernest Delahaye, La'itou, Mai 73. 10. Les Illuminations, notice de Paul Verlaine, Paris, La Vogue, 1886. Sull'argomento cfr. Rolland de Reneville, «Verlaine, témoin de Rimbaud», Cahiers de la Plèiade, Printemps 1950, pp. 91-115. Confronta anche Charles Chadwick, Etudes sur Rimbaud, Paris, Nizet, 1960, pp. 74-132. 11. Verlaine, Oeuvres Complètes, Ed. Borei - Bouillane de Lacoste, Paris, Le Club Francais du livre, 1959, Tome I, p. 1004. Segnaliamo che da Coglio ne. Le dimanche 18 (mai 1873) Verlaine rassicurava Rimbaud sull'invio dei fragments richiesti: «Envoie Esplanade. Tu auras bientòt tes fragments». 84 avere sentito Rimbaud leggere le sue llluminations12. Ho voluto mettere in luce l'atteggiamento spesso incerto, ed è il minimo che sì possa dire, di Verlaine. Già nell'agosto del '98 Gustaye Kahn ne metteva in risalto l'indecisione circa la data di ; composizione di llluminations, che egli presentava come una raccolta di poemi in prosa, senza un limite prestabilito, che iniziata prima di Une Saison en Enfer, si era poi prolungata nel tempo13. In questa ridda di dichiarazioni contrastanti è opportuno riflettere da vicino sulla frase sopracitata di Verlaine («Le livre [...] fut écrit de 1873 à 1875») che apparsa così categorica al de Lacoste può essere interpretata in maniera meno restrittiva. In realtà, il poeta di Sagesse non afferma la posteriorità di Illuminations, ma lascia spazio, rispetto ad Une Saison, ad una precedenza od una contemporaneità od ad una successione, di redazione o di ristrutturazione. Si deve quindi prendere in considerazione tutto lo spazio indicato da Verlaine, non trascurando l'anno '72 per le ragioni sopra indicate. In questo ricupero dei tempi, indicati da Verlaine stesso, troverebbe la sua giusta collocazione temporale la frase finale del prologo di Une Saison «Et en attendant les quelques petites lâchetés en retard [...] je vous détache ces quelques hideux feuillets de mon carnet de damné». 12. Ernest Delahaye, Souvenirs Familiers, Verlaine, Rimbaud, Germain Nouveau, Paris, Messein, 1925, p. 185. 13. «Les llluminations sont-elles postérieures ou antérieures à Une Saison en Enfer? Paul Verlaine n'était pas très fixé sur ce point [...] Nous croyons que si Une Saison en enfer, qui forme à sa manière un tout, est postérieure à certaines des llluminations, elle fut terminée avant que toutes les lllumina tions fussent écrites, et ces llluminations (ce que nous en possédons) ne formaient pas un livre, ne devaient pas former un livre enchaìné, mais un recueil de poèmes en prose, qui pouvait se grossir à l'infini, ou tout au moins en proportion des idées nouvelles, ingénieuses, inattendues qui seraient survenues dans le cerveau de Rimbaud». («Revue Bianche», 15 Agosto 1898). 85 Ad Andre Guyaux, che ha brillantemente operato questo ricupero, la parola «retard» appare come una chiave del problema cronologico, un'idea precisa che riconcilia Isabelle con Bouillane de Lacoste, e Verlaine con Delahaye. Le llluminations già presenti, si trovano in fase d'attesa e saranno ricopiate l'anno seguente, con la collaborazione di Germain Nouveau, per cui viene data una sistemazione che non smentisce il celebre Adieu: «Ce membre de phrase, en attendant les quelques petites lâchetés en retard, en dit long. Attente et retard. Et meme: lâchetés. Les llluminations, remord littéraire de l'auteur d'Une Saison en Enfer, idée persistante, comme toute chose inachevée. et peut-etre aussi parce que l'inachevé y est essentiel. L'inachèvement est le destin des «llluminations»14. Credo di avere illustrato assai chiaramente, anche se limitatamente allo spazio assegnatomi, le ragioni di una perplessità derivante da una situazione di fatto non chiara, addirittura sub judice. Il tema in questione obbliga ognuno di noi ad una scelta che, ben lungi dall'essere scontata, è strettamente legata ad alcune prospettive: o considerare le llluminations la massima espressione della ricerca del Voyant, concentrata e virtualmente liquidata in Une Saison, e l’Adieu come chiusura, in prospettiva, della sua avventura poetica, vista la presenza di alcune meravigliose «lâchetés en retard». O considerare le llluminations come una risurrezione letteraria, la scoperta e l'applicazione di nuove strategie verbali e di nuove forme della visione introdotte in maniera sorprendente da Une Saison. Per me Une Saison rimane sempre l'ultimo punto virtuale di arrivo anche se prolungato nel tempo: un dramma di natura es14. Andre Guyaux, «La question chronologique», in Poétique dufmgment, Neuchàtel, A la Baconnière, 1985, p. 56. Cfr. anche Andre Guyaux, llluminations, Neuchàtel, A la Baconnière, 1985, e, sull'argomento, il saggio di Maurice Blanchot: «Rimbaud et l'oeuvre finale», in UEntretien infini, Paris, Gallimard, 1969, pp. 421-431. 86 senzialmente spirituale, che coinvolge rii tentativo artistico di Rimbaud, procedente in funzione della sua ricerca15. Ritornando alla realtà egli si accorgeva che tutte le impressioni estratte dal mondo, erano state ben lungi dall’esaurirlo ed in un disorientamento totale «le monde me parut très noveau à moi qui avais leve toutes les impressions possibles»16. Come già ho cercato di dimostrare le llluminations, strettamente congiunte alla grande crisi spirituale di Une Saison, sembrano riflettere i precedenti e le conseguenze del grande fuoco ivi arso. Senza l'aspirazione messianica del suo spirito, senza la funzionale ricerca del Voyant egli mozzava il respiro alla sua voce e toglieva il senso al suo linguaggio poetico. Qual è dunque «l'ultimo Rimbaud»? Qual è la sua ultima opera? È suggestiva l'espressione di Blanchot che distingue «la perspective finale de la Saison» e la «perspective ultime des llluminations». Secondo il critico «les llluminations appartiennent à un temps autre, que ce temps soit antérieur, postérieur à la Saison, qu'il soit contemporain»17. È forse questa appartenenza «à un temps autre» che può mi15. È interessante mettere in rilievo alcune argomentazioni di Alain Borer. Nell'edizione da lui curata, le Illuminations precedono Une Saison, con questa precisazione: «[...] le recueil n'est pas présenté dans une antériorité à la Saison, il est propose dès ses premières germinations. La disposition de ce recueil fugace avant le livre publié ressemble ainsi à la présentation originelle [...] avec certe différence significative: considéré comme un des recueils fugaces, la position matérielle des Illuminations n'a aucune signification mora le». Op. cit., pp. LIX-LX, Nella recente edizione delle opere di Rimbaud, Louis Forestier pensa che: «[...] il est raisonnable de penser que les deux textes sont contemporains pour une part et que la composition des Illuminations peut s'étendre de 1872 à 1874. [...] La différence est dans la nature des deux livres: exercice spirituel d'un cote, exercice esthétique de l'autre». Arthur Rimbaud, (OEuvres complètes, Edition présentée et établie par Louis Forestier, Paris, Laffont, 1992, p. XXX. 16. Brouillons d'une Saison en Enfer: Alchimie du Verbe. 17. Maurice Blanchot, op. cit., p. 423. 87 tigare i dubbi che ho espresso e dare un senso alla formulazione del tema. Non saprei accettare l'idea che Une Saison sia l'introduzione ad un ultimo Rimbaud o che in essa sia contenuta una scelta poetica nuova che coincide con le llluminations. In questa prospettiva l'ipotesi di Blanchot è suggestiva, l'unica accettabile anche se, nell'incertezza attuale, ritengo che ogni opera di Rimbaud debba essere considerata nella realtà della sua esistenza e non in un'ipotetica collocazione temporale. Mario Matucci 18. Cfr. Gianni Nicoletti, Arthur Rimbaud: Una poesia del «canto chiuso», Napoli, Esi, 1972, p. 194.