NEL DESERTO I DOMENICA DI QUARESIMA
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NEL DESERTO I DOMENICA DI QUARESIMA
NEL DESERTO I DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A – MATTEO 4,1-11 In quel tempo, 1. Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. In questa prima Domenica di Quaresima Gesù ci insegna a sconfiggere le tentazioni a cui siamo quotidianamente sottoposti a causa della debolezza della nostra natura umana. Egli ha trascorso un periodo nel deserto per dare solide basi al suo ministero di predicazione e di annuncio del Regno. È lo Spirito che lo spinge nel deserto, anzi il significato originale sarebbe “fu sollevato”, “fu trasportato”. Il luogo si trova nella zona montuosa della Giudea, luogo arido, senz’acqua e senza cibo. Il deserto è il luogo della prova, della solitudine. Resiste solo chi è ben radicato nella fiducia in Dio, chi invoca l’aiuto dell’Onnipotente, chi conta sulla Sua Provvidenza. Nell’Antico Testamento il contraente di un contratto veniva messo in tentazione per verificare la sua fedeltà al contratto firmato. Il popolo di Israele era stato messo alla prova nel deserto per verificare la sua fedeltà all’alleanza con Dio. Adesso è Cristo stesso, il Figlio di Dio, ad essere messo alla prova e si dimostra totalmente fedele contro le sollecitazioni di “colui che divide”, di “colui che distoglie” di “colui che separa da Dio”. Matteo utilizza il termine “tentatore”, lo stesso usato anche da Paolo. 2. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il digiuno è un mezzo utilizzato in tutte le religioni per prepararsi all’incontro con Dio. Gesù avverte il vuoto e si riempie di Parola di Dio. Anche noi quando avvertiamo la vacuità delle cose, la nullità degli sforzi, la fame di comprensione, di amore, di speranza, di vita rivolgiamoci alla Parola e troveremo il nutrimento perché il nostro cammino possa riprendere spedito. È la fiducia in Colui che è Pane che ci darà nuovo vigore, ci farà sentire sicuri, appoggiati, capiti, in grado di procedere nella vita e di dare sostegno agli altri. “Il numero quaranta appare anzitutto nella storia di Noè. Noè, quest'uomo giusto, a causa del diluvio trascorre quaranta giorni e quaranta notti nell'arca, insieme alla sua famiglia e agli animali che Dio gli aveva detto di portare con sé. E attende altri quaranta giorni, dopo il diluvio, prima di toccare la terraferma, salvata dalla distruzione (Gen 7,4.12;8,6). Isacco, erede delle benedizioni che Dio aveva dato al suo padre Abramo, indeciso per carattere, finalmente, a quaranta anni decide di costruirsi la sua famiglia. Le tappe fondamentali della vita di Mosè sono simbolicamente scandite in tre periodi, ognuno di quaranta anni. Il libro dell'Esodo ricorda che Mosè ha tratto il popolo fuori dall'Egitto quando aveva ottanta anni, la somma di quaranta (Es 7,7) e l'evangelista Luca rilegge la sua storia nei tre periodi di quaranta anni ciascuna (Atti 7,20-43). Mosè rimane, poi, sul monte Sinai, con il Signore, quaranta notti e quaranta giorni per accogliere la Legge. In tutto questo tempo digiuna (Es 24,18). La cifra quaranta è il tempo adatto perché il popolo verifichi la fedeltà di Dio: «il Signore tuo Dio è stato con te in questi quaranta anni e non ti è mancato nulla» (Dt 8, 2-5). Gli esploratori d'Israele impiegano quaranta giorni per completare la ricognizione della terra promessa dopo la loro partenza dal deserto di Paran (Nm 13,25). Gli anni di pace di cui gode Israele sotto i giudici sono quaranta (Gdc 3,11.30), ma trascorso questo tempo inizia la dimenticanza dei doni di Dio e il ritorno al peccato. Il profeta Elia impiega quaranta giorni per raggiungere l'Oreb, il monte dove incontra Dio (1 Re 19,8). Quaranta sono i giorni durante i quali i cittadini di Ninive fanno penitenza per ottenere il perdono di Dio (Gn 3,4). Quaranta sono anche gli anni del regno di Saul (At 13,21); di Davide (2Sam 5,4-5) e di Salomone (1Re 11,41). Nel Nuovo Testamento, Gesù prima di iniziare la vita pubblica si ritira nel deserto per quaranta giorni, senza mangiare né bere (Mt 4,2). Nel deserto, praticando il digiuno si nutre della parola di Dio, che usa come arma per vincere il diavolo. Le tentazioni di Gesù richiamano quelle che anche il popolo di Dio visse nel deserto, ma che non seppe vincere. Quaranta sono i giorni durante i quali Gesù risorto istruisce i suoi, prima di inviare lo Spirito (At 1,3). Dopo questo tempo ascende al cielo e invia lo Spirito Santo”. Cfr http://www.paoline.it/blog/bibbia/181-il-numero-quarantasimboli-biblici.html 3. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane". La tentazione di Satana si insinua attraverso il dubbio circa l’essere Figlio di Dio, affermazione avvenuta nel Battesimo al Giordano. Lo stesso dubbio verrà ripetuto dai presenti alla crocifissione di Gesù. Il tentatore richiama la manna nel deserto e chiede che Gesù trasformi in pane le pietre. Anche noi discepoli di Cristo siamo sottoposti alla tentazione di utilizzare le nostre capacità per realizzare sogni effimeri, riducendoli all’acquisto di cose o all’accumulo di denaro. Dobbiamo sognare più in grande, aspirare alle cose di Dio, al di più che è incommensurabile. Le cose della terra non possono appagarci profondamente come invece lo può fare il Signore. 4. Ma egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". Nonostante la fame, Gesù rimane fedele e non cade nella tentazione di utilizzare i suoi poteri a proprio favore. Prima di tutto l’uomo ha bisogno della Parola che viene da Dio, l’unica che sazia il cuore. Dalla bocca di Dio viene la vita, viene quella Parola che riempie il cuore e lo0 ricolma al punto di non voler più cercare niente per saziarsi. 5. Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio Il tentatore prende l’iniziativa e trasporta Gesù sul punto più alto del tempio, quello che dà sullo strapiombo del Cedron. 6. e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra". Il tentatore cita un versetto del salmo 91 a suo modo. Non si parla, infatti di mettere a repentaglio la propria vita per ottenere un intervento miracolistico e sensazionale da parte di Dio. La Scrittura insegna a consegnarsi a Dio che, attraverso la protezione degli angeli, aiuta il credente nelle normali vie dell’esistenza terrena. 7. Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo". A Massa (Es 17,1-7) il popolo ebreo aveva dubitato che Dio si prendesse cura di loro. Gesù cita questo episodio dicendo di non mettere alla prova Dio perché la relazione con Lui non è basata su effetti sbalorditivi, su effetti miracolistici. La presenza di Dio si accoglie per fede, non perché agisce in modo sbalorditivo superando le leggi della natura. Il vero miracolo è lasciarsi amare da Dio e lasciarsi condurre nelle sue vie, anche se non sono secondo i nostri gusti, secondo i nostri interessi, secondo le nostre attese. 8. Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria Nella Bibbia è Dio che dall’alto mostra all’uomo qualcosa, come è avvenuto per Mosè sul monte Nebo (Dt 34,1ss). In questo caso è il tentatore che strumentalizza la Parola e si sostituisce a Dio. 9. e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". Mentre nel presepio sono i Magi che adorano Gesù e lo riconoscono come Figlio di Dio, mentre Egli verrà adorato dagli apostoli dopo la sua risurrezione, il tentatore vuole che sia Gesù ad adorarlo e che rinunci alla sua figliolanza con Dio poter possedere tutti i regni della terra. Vuole capovolgere i ruoli. 10. Allora Gesù gli rispose: "Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto". Gesù non può rinunciare alla sua natura più profonda e più vera. Non può cedere alla tentazione del potere che è idolatria. Vince anche questa tentazione e scaccia il tentatore. Gesù è veramente il Figlio di Dio perché ripercorre il cammino di Israele e vince laddove il popolo aveva ceduto. Cristo è trovato veramente fedele a motivo della sua obbedienza alla Parola di Dio. Non è attraverso il dominio sugli altri che noi possiamo diventare più felici. La gioia nasce dal dono di se stessi, a costo della vita. 11. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. Cristo ha rinunciato di fare un miracolo per procurasi il cibo. Ora è il Padre stesso che gratuitamente gli dona quanto ha bisogno, inviando i suoi angeli che lo servono (verbo diakoneo). Impariamo ad essere angeli che servono il Cristo presente nei fratelli, ad essere persone attente a chi ha bisogno di tenerezza, di ascolto, di aiuto concreto. E la terra diventerà un paradiso anticipato…. Dio ci conceda di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita, rinunciando all’esercizio di qualsiasi potere verso se stessi, verso Dio, verso gli altri, come ci insegna la vittoria di Cristo sulle tre tentazioni. Suor Emanuela Biasiolo