Flussi di cittadini nella UE

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Flussi di cittadini nella UE
Flussi di cittadini nella UE
Immigrazione UE-27, 2009-2011. Fonte Eurostat.
Immigrati ogni 1000 abitanti, 2011. Fonte Eurostat.
Quota di immigrati per gruppo cittadinanza, UE-27, 2011. Fonte Eurostat.
Quota di migranti di ritorno, UE-27, 2011. Fonte Eurostat
Popolazione straniera e popolazione nata all'estero per gruppi di cittadinanza e paese di nascita, 1 gennaio 2012. Fonte Eurostat.
Quota di stranieri sulla popolazione residente, 1 gennaio 2012. Fonte Eurostat.
I cittadini non comunitari suddivisi per livello di indice di sviluppo umano (HDI) del Paese di cittadinanza, 1 Gennaio 2012. Fonte
Eurostat.
Principali Paesi di provenienza dei non-cittadini, UE-27, 1 Gennaio 2012 (milioni). Fonte Eurostat.
Struttura per età della popolazione nazionale e non nazionale, UE-27, 1 gennaio 2012. Fonte Eurostat.
Tasso di naturalizzazione 2011. Fonte Eurostat.
I cittadini di paesi terzi residenti nell'UE-27 per continente di provenienza, 1 gennaio 2012. Fonte Eurostat.
La crisi dell’Unione Europea, dell’euro e dell’economia globale ha portato
sentimenti contrastanti nell’eurozona soprattutto sul tema dell’immigrazione da un lato il
rafforzamento di tendenze di chiusura, spesso apertamente xenofobe, dall’altro la
consapevolezza della necessità di attrarre forza lavoro straniera qualificata e di valorizzare
la popolazione immigrata presente per competere sul piano economico politico e culturale.
Uno dei problemi derivati dalla crisi economica e già individuati nel contesto OCSE è
il problema dell’occupazione. Secondo gli ultimi studi dell’Eurostat e il IV Rapporto INPS sui
lavoratori di origine immigrata, si nota un rapidissimo peggioramento delle condizioni
lavorative generali, che si aggrava nel caso dei cittadini stranieri presenti nella UE.
Secondo i dati del VIII Rapporto Cnel 2012, il tasso di occupazione nel 2009 nei
cittadini stranieri è sceso di 3 punti attestandosi intorno al 60%, mentre la media nazionale
è scesa di circa un punto attestandosi a quota 65%. È facilmente riscontrabile che siamo
molto lontani da quanto fissato nel 2000 dall’Agenda di Lisbona, che vedeva come
obiettivo ideali una quota occupazionale intorno al 70%.
I casi più preoccupanti sono da rilevarsi in Spagna, dove l’occupazione straniera è
scesa di 11 punti passando dal 68% del 2008 per arrivare al 57% del 2009.
Causa diretta del fenomeno è ovviamente l’aumento del tasso di disoccupazione
che, secondo le medie nazionali dell’Eurostat nel caso dei cittadini stranieri vede un
raddoppiamento, ossia si passa dalla media nazionale del 8,3% al 16,3% nel caso di
cittadini stranieri; anche in questo caso la Spagna emerge per la rilevanza dei dati che
misurano un 16% per gli spagnoli e arrivano al 28,4% per i cittadini stranieri. Questi dati
vengono confermati dall’ultimo rapporto della Commissione Europea sulle condizioni
sociali della popolazione che vede una esclusione economica degli immigrati di quasi il 42%
contro il 22% dei cittadini nazionali.
Prima di esaminare i dati relativi ai flussi migratori degli ultimi anni è necessario
comprendere un altro aspetto della crisi economica, ossia il valore assoluto e relativo della
migrazione negativa. In altra parole comprendere l’entità del fenomeno in forte aumento
di cittadini UE che decidono di spostarsi all’Estero. Infatti ci sono nazioni come il Portogallo
che hanno registrato un saldo negativo sui flussi migratori, in altre parole una quota
maggiore di individui ha deciso di lasciare il Paese più di quanti individui abbiano deciso di
trasferirsi nel determinato Paese. In Portogallo nel 2012 il saldo è di -24.000 unità; questo
fenomeno non è solo riscontrabile in Portogallo ma anche in Spagna, dove il saldo negativo
è di -43.000 unità, e in Irlanda, dove il tasso di immigrazione è passato dall’1,6% del 2007 al
-7% del 2012 con un saldo di -32.000 unità.
I Paesi Mediterranei vedono il fenomeno dell’emigrazione verso i Paesi intraeuropei
in direzione Sud-Nord, essendo flussi interni sono difficili da calcolare ma secondo
l’Eurostat ammontano al 40% in Portogallo, al 25% in Spagna e al 13% in Irlanda e tra le
mete preferite rimangono la Francia, la Germania e il Regno Unito.
Una nuova geopolitica si sta andando a delineare: ad esempio la Polonia, che aveva
sempre un’altra posizione nelle scale relative all’emigrazione, vede nel 2011 una tendenza
opposta con un tasso di disoccupazione passa dal 19% al 9,7% e i cittadini polacchi che
decidono di emigrare sono sempre meno, registrandosi inoltre un lieve fenomeno di
immigrazioni proprio dalle mete ambite degli anni prima, come la Germania oppure le
confinati Ucraina e Bielorussia.
Altro dato emblematico della situazione e direttamente proporzionale agli aspetti
sopradescritti è l’aumento dei senzatetto, che secondo gli ultimi studi dell’Eurostat sono
aumentati dal 2008 di quasi 5 punti con una stima della percentuale immigrata che passa
dal 50% al 75%.
Secondo l’Ufficio Statistico dell’Eurostat nel 2012 i cittadini stranieri residenti in
Europa avevano superato la quota di 33 milioni di individui, e nel corso del 2011 gli
immigrati da un paese extra europeo ad un paese UE sono stati circa 1,7 milioni mentre le
migrazioni interne arrivano a toccare i 1,3 milioni. Questi dati però devono essere applicati
alle varie nazioni per non avere un quadro sbagliato dell’immigrazione in UE.
Nel 2012 il Regno Unito ha il maggior numero di immigrati con 566.044 unità,
seguito da Germania con 249.422 unità, Spagna con 457649 unità, Italia 385.793, queste
quattro nazioni insieme hanno il 60,3% del fenomeno migratorio nei paesi UE-27.
In valore relativo e di incidenza si vede il piccolo Lussemburgo avere un tasso del
47,1% di immigrati, seguito da Cipro con un tasso del 20%. I grandi Paesi Europei hanno
una percentuale più lieve infatti la Spagna è al 12,3%, Germania 8,8%, Italia 7,5% e Regno
Unito 7,2%.
I Paesi di origine dei gruppi che decidono di immigrare, spesso coincidono con le
destinazioni più ambite dei flussi migratori. Nel 2011 i maggiori gruppi sono stati:
Romania con 2,3 milioni di presenze,
Turchia con 2,3 milioni di presenze,
Marocco con 2 milioni di presenze,
Polonia con 1,5 milioni di presenze,
Italia con 1,2 milioni di presenze.
A seguire Albania, Portogallo, Regno Unito, Germania e Cina. Come si evince da questi dati
il fenomeno migratorio in UE – 27 ha una predominanza di cittadini il paese di origine era
comunitario, infatti nel complesso quasi il 60% degli stranieri residenti all’interno dell’UE
proviene da altri paesi membri.
Inoltre è anche rilevante comprendere come determinati gruppi si concentrano in un
determinato paese, ad esempio l’88% dei marocchini presenti in Europa si trova in Spagna,
il 78% dei romeni vive in Italia, il 75% dei turchi in Germania e il 64% dei polacchi nel Regno
Unito.
L’età dei cittadini stranieri è nel complesso più giovane dei quella della popolazione
nazionale, infatti nel 2012 l’età media della popolazione era di 41,9 anni mentre l’età dei
cittadini stranieri che vivono in UE era di 34,7 anni.
Dati nettamente differenti sono quelli relativi all’acquisizione della cittadinanza, infatti nel
2011 l’acquisizione di cittadinanza ha subito una diminuzione del 3,5% rispetto al 2010
riguardando 782.200 cittadini stranieri. Anche questo dato acquisisce significato se
applicato alle varie nazioni: se nel Regno Unito sono 177.600 le persone che acquisiscono
la cittadinanza (il 22,7% del totale), eccetto Francia, Spagna e Germania, nessuno degli altri
Paesi UE-27 ha concesso la cittadinanza a più di 100.000 individui. Le percentuali di
decrescita più rilevanti si registrato in Lettonia dove il 32,6% in meno di persone ha
acquisito la cittadinanza e la Bulgaria il 31,2%. I nuovi cittadini UE-27 sono originari
principalmente dall’Africa, con il 26,2% di cittadinanze acquisite, Asia con il 22,6% Nord e
Sud America il 16,9%.
I gruppi di nuovi cittadini, come negli anni passati sono stati rappresentati maggiormente
dai marocchini, con un incidenza pari al 8,2% e turchi con il 6,2%.
Un aspetto molto importante per l’immigrazione europea, poco esaminato ma di
grande rilevanza è rappresentato dalle migrazioni studentesche, soprattutto universitarie:
secondo il Dossier Caritas nel 2011 gli studenti extraeuropei erano circo 1,2 milioni. Nel
solo 2010, i 27 paesi dell’Unione Europea hanno rilasciato mezzo milione di permessi di
soggiorno per studio, di cui quasi la metà dal Regno Unito con 271.000 permessi di studio,
66.000 Francia, 33.000 Germania e 26.000 Italia. Il fenomeno in alcune nazioni è molto
rappresentativo, ad esempio in Irlanda rappresenta il 15% dell’immigrazione nazionale,
mentre è superiore al 10% in Belgio, Francia e Germania. Diversamente a quanto si possa
pensare, il fenomeno non è circoscritto ad un breve periodo di tempo, un gran numero
degli studenti immigrati per studio, decidono di fermarsi nel paese ospitante costituendo
una nuova tipologia di immigrazione. Questa tendenza all’interno della UE è molto più
estesa grazie ai numerosi programmi di scambi e di studio come ad esempio il Programma
LLP che racchiude i progetti di scambio e studio e formazione all’estero Erasmus,
Comenius, Leonardo ecc.
Ultimo aspetto per una corretta panoramica è comprendere l’entità del fenomeno
dell’immigrazione irregolare e clandestina, lo studio più approfondito e preciso è stato
prodotto dalla London School of Economics.
Secondo lo studio gli immigrati clandestini ammontano a quasi 3 milioni per UE – 27 e il
valore corrisponde a circa lo 0,7% della popolazione totale e intorno al 10% della
popolazione immigrata. Tra le zone maggiormente interessate troviamo tra i primi posti i
Paesi mediterranei come Italia Grecia e Spagna, a seguire Germania e Stati Uniti.
Infatti il fenomeno dell’irregolarità non è diffuso omogeneamente: se i dati vengono messi
in relazione con il totale dell’immigrazione si evince che la maggior percentuale di
immigrati irregolare è in Grecia e in Portogallo con il 21%, in altre parole un immigrato su 5
è irregolare, a seguire il Regno Unito con il 17%, l’Olanda con il 14%, e l’Italia con il 13%.
Percentuali molto più basse le troviamo invece in Danimarca e il Svezia con solo il 2%, in
Germania con il 6%, Austria il 7% e la Spagna 8%.
Prendendo il caso della Grecia, uno dei più rilevanti possiamo vedere un incremento del
fenomeno infatti, secondo il centro studi dell’Unione Europea Clandestino gli irregolari tra
il 2010 e io 2011 sono aumentati di 40.000 unità passando da 350.000 a 390.000 unità. La
Grecia rappresenta uno dei passaggi più frequentati per l’ingresso in Europa: passando
dalla Turchia arrivano su territorio europeo. Una volta che gli immigrati si trovano su suolo
europeo la Repubblica Turca non permette più il loro ritorno in patria e la Grecia non
possiede i mezzi economici e logistici necessari per rimpatriarli. Infatti dopo aver rilevato le
impronte e registrato le generalità, gli immigrati ottengono una carta che li invita in 30
giorni a lasciare il territorio Greco e europeo.