DISTRIBUZIONE DI Fe, Mn, Ti, P, Cr, Zn, Cu, Pb NEI SUOLI

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DISTRIBUZIONE DI Fe, Mn, Ti, P, Cr, Zn, Cu, Pb NEI SUOLI
RENDICONTI Sociel4 /tallanCl (fj MlnerllllOO'lCI e Pttrololli<l. 31 (3): pp. 1315-1324
ComunlcUione pn... ntata alla Riunione della 8lMP In Rende-Cetraro (eo.tnu) ti 27-10-1982
DISTRIBUZIONE DI Fe, Mn, Ti, P, Cr, Zn, Cu, Pb
NEI SUOLI DELLE VULCANITI LADINICHE
DELLE ALPI VICENTINE
Rapporti fra magmatismo medio-triassico e mineralizzazioni
piombo-zincifere del Recoarese
PIETRO FRIZZO, GIANCARLO RAMPAZZO
Isl. di Mineralogia e Petrologia, Calledra di Giacimenti Minerari, C.so Garibllidi 37, 35100 Padova
FABRIZIO DALLA RIVA
Attualmente presso RIMIN S.p.a., Follonica (GR)
RIASsumo. - Ndl'intenlo di contribuire alla s0luzione dd problema della metallogenesi dei giaci·
menti piombo-zinciferi medio-triassici delle Alpi,
abbiamo iniziato un'indagine sulla distribuzione di
alcuni elemenli significativi nei suoli delle vulcanili
ladiniche del Recoarese. L'analisi di un primo gruppo di elementi (Fe, 1o.1n, Ti, P, Cr, Zn, Pb, CuI
india:
- l'esistenuo di oorTdanoni geochimiche suoli-rocce
madri solloliflOllte, in mtnunbi i cui, da tmori
tteKenti di Fe, 11, Cu, Cr \-eno i termini più
basici;
- la preserua di anomalie locali e di un'estesa
tona a forti lmori in Pb, Zn ± Cu dovuta a
solfuri disseminali o a COJl«:ntruioni in filoni
nelle vulcaniti o in ammassi al contatto fra
queste e i calcari anisici;
- la oorrispondenza fra artt anomale e zone di
propilitiuazione e argillifica2ione delle vulcaniti.
Solfo e metalli sono in relazione oon fluidi resi·
duali della çristalliZZlUione di masse magmatiche
profonde che hanno allraversato le vulcaniti determinandovi intense trasformazioni e la deposizione
dei solfuri.
ABSTUCT. - Aiming at solving the prob1em of the
metallogenesis of the Middle TTiassic Pb-Zn deposits
of the Alps, wc ~gan 110 investigation on Ihc:
disnibulion of some significanl clements in the
sails of the udinian volcanics of lhe Recoaro area.
Analysis of an inilial group of clemenu indicates:
- the existenc:e of geochemical ooTTelations betwccn
sails .00 OOst rocks with, in both cases, incuasing FI:, Ti, Cu and Cr conlenlS towards
more basic rock.s;
- Icxal anomalies and a large area rich in Pb,
Zn ±. Cu, due tO disseminated sulphides or vein
concentratiOlls in tbc volcanics or in ma$$CS in
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zones of volcanic propylitUation and argilli.
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Iluids resulling from crystaUizalion of deep magmatic masses which crtl$$Cd Ihl: volcanics, givins
rise lO intense If'llOsformations and sulphide deposition.
l. PremeSl!B
tell'area di Schio-Recoaro (Alpi Via=ntine) sono note numerose manifestazioni a solfuri di Zn, Pb, Fe (± Cu, Ag) in ammassi
al contatto fra le vulcaniti ladiniche e le formazioni carbonatiche anisiche (Formazione a
« Gracìlis », Calcare di Recoaro, Calcare di
M. Spitz) e in filoni incassati nelle vulcanici
stesse. A differenza di altre aree nelle Alpi
meridionali, ove sono presenti ben più importanti giacimenti piombo.zinciferi mediotriassicì (Raibl, Salafoss3, Gorno), nella zona
in oggetto è ben evidente lo stretto legame
fra vulcanesimo e mineralizzazioni. L'esistenza di un legame genetico oltrecchè spaziaie
fra le mineralizzazioni a solfuri misti e barite
nelle por6riti e quelle al contatto con il cal·
care di M. Spitz è stata suggerita da GIACOMELLI & OMENErro (1968). Per DI CoLBER..
TALOO (1967) sono interdipendenti il vulcanesimo e le mineralizzaz.ioni piombo-zineifere
del Monte CivilUna. FRIZZO (1980) sottOlinea il fatto che le più imponanti mineralizzazioni della zona sono concenUate in una
1316
P. FRIZZO, G. RAMPAZZO,
strella fascia orientata NE·SW estendentesi
dal Treno al M. Civillina e ricorrono a con·
tattO o entro vulcaniti quasi sempre profondamente deuterizzate.
Nell'intento di meglio definire la particolare situazione della metallogenesi mediotriassica delle Alpi Vicentine e di portare
qualche contributo alla soluzione della complessa problematica dei giacimenti piombo·
zinciferi « alpini» delle Alpi Orientali, gli
scriventi hanno iniziatO da alcuni anni un'indagine geochimica sui suoli delle vulcani ti
bdiniche affioranti nelle Valli dell'Agna, del
Leogra e del Posina. L'indagine sui suoli è
stata preferita a quella sulle vulcaniti stesse
in considerazione del fatto che queste sono
spesso ricoperte da una potente coltre eluviale e, quando affiorano, sono per lo più
intensamente alterate. Su di esse infatti agi·
rono sia fenomeni di arricchimento in potas·
sia, riconosciuti recentemente da DE VECCHI
& DE ZANCHE (in corso di stampa) e attribuibili a un probabile processo di « gaseous
tran5fer» in fase magmatica, sia estesi fenomeni di propilitizzazione e argillificazione.
QuestO fatto rende spesso difficile il rinvenimentO di campioni utilizzabili per ricerche
petrologiche.
In particolare, l'analisi di Fe, Ti, Cr nei
suoli argillosi è stata compiuta essenzialmente allo scopo di tentare una definizione petrologica delle originarie magmatiti, che in
qualche caso sono completamente trasformate
in prodotti illitico-montmorillonitici.
In questa noia a carattere preliminare, si
riferisce sinteticamente sui dati essenziali fi·
nora emersi dall'indHgine geochimica che
stiamo per estendere ad altri elementi, in
particolare Ce, Nb, Y, Zr, Ni, Co, Ba,
A" Cd.
2. Quadro geologico
2.1. Serie slraligra!ica pre/adinica
L'area in oggeno fa parte della « Ellissoide di Recoaro» (BARBtERl et al., 1980)
al cui nucleo affiora il basamento cristallino
rappresentato essenzialmente da filladi. In
discordanza sul basamento poggia la Forma:done del/e arenarie di Val Gardena (Permico
inferiore e medio) cui fanno seguito la Formazione a Bel/erophon (Permico sup.; potente 10-80 m) e la Formazione di Werfen (Sei·
f.
DALLA RIVA
tico; 100-200 m). Dopo l'imerposizione di
una unilà di potenza decametrica a dolomie
strati6cate talora cavernose e brecce intraformazionali (Dolomia del Serla Inf.?) si passa
gradualmente alla « Formazione a Gracilis »
(Anisico inf. e medio) potente 80-150 m e
mmprendente marne siltitico-argillose, argilliti e lenti di gessi, calcari siltosi e marnosi
nodulari. Segue quindi il Calcare di Recoaro
(Pelsonico) rappresentato da una successione di potenza ettometrica di calcari e calcari
marnosi strati6cati, con intercalazioni marnose di ambiente lagunare.
A una fase regressiva, testimoniata dalla
sottile unità del Conglomeralo del Tretlo
(Pelsonico sup.? - Illirico?) con carattere di
ambiente da continentale a lagunare, fanno
seguito un livello di pochi metri di calcari
Calcare a Sluria ») e quindi la
bituminosi
pianaforma del Calcare di M. Spitz (Illirico
sup. - Fassanico inf.?) rappresentata da calcari massicci, con spessori variabili rapidamen.
te da oltre 200 metri a qualche decina di
metri. La presenza di ahi e bassi strutturali,
responsabili delle repentine variazioni di potenza del Calcare di M. Spitz (EPTING et aL,
1976), comportò la sedimentazione eteropica
della Formazione a Nodosus (Illirico sup. Fassanico) comprendente materiali vulcanodetritici strati6cati, calcari micritici, livelli di
«pietra verde» e brecce grossolane ad elementi di rioliti e di Calcare di M. Spitz. Le
imercalazioni vulcanoclastiche nella Formazione a Nodosus sono la testimonianza di un
magmatismo attivo in aree vicine durante
l'Anisico superiore (DE ZANCHE et alo, 1979).
I depositi pelagici d'altofondo sono tagliati
da una superficie di erosione subaerea sulla
quale poggia, in netta discordanza, un conglomerato continentale (Breccia di Fongara).
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2.2. Le vulcanili ladiniche
Sulla Formazione a Nodosus, o sulla Breccia d; Fongara, poggiano i prodotti vulcanici
legali all'attività eruniva locale di probabile
età ladinica superiore. Un'età di 220 m.a. è
Stata definita, su base radiometrica, da BORSI
et al. (1969) per alcuni litotipi basici. Tale
magmatismo sviluppalOsi in condizioni sia
subaeree sia subvulcaniche ebbe inizialmente
carattere da riolitico a dacitico, evolvendosi
quindi verso prodotti latilico·latiandesitici e
fino a basaltici (DE VECCHI et al., 1974).
DISTRIBUZIONE
DI
FERRO, MAGNESIO, TITANIO, ETC.
La potenza dei prodotti effusivi è variabile
in relazione alla situazione paleogeografica esistente all'epoca degli eventi magmatici e a
causa dei fenomeni erosivi sviluppati si fra il
Ladinico superiore e il Carnico inferiore. Dove la sequenza vulcanica appare più completa
si registrerebbero spessori massimi di 170 m
per le vulcani ti acide e di circa 200 m per
quelle basiche (BARBtERI et al., 1980).
Successivi fenomeni erosivi determinarono
la morfologia irregolare del substrato sul quale poggiano a luoghi i conglomerati poligenici
con peliti varicolori e dolomie evaporitiche
della Formazione di Raibl (Carnico) e altrove
la Dolomia Principale (Carnico sup. - Norico).
Nel complesso i prodotti vulcanici del Recoarese possono essere distinti (BARBIERI et
al., 1982) in rioliti (Si0 2 > 68 %), daciti
(SiO~ 62-68 %), latiandesiti-Iatiti (Si02 5362 %), basalti (Si0 2 < 53 %).
Le rioliti (talora con caratteri ignimbritici)
presentano fenocristalli di quarzo, plagioclasi
sodici, sanidino, biotite, e una massa di fondo
spesso devetrificata e ricca di K-fe!dspato monoclino. Le daciti hanno in genere strutture
glomero-porfiriche e masse di fondo vetroso/tuidale con fenocristalli di plagioclasio,
K.feldspato, biotite, anfibolo e talora pirosseno. Latiti e latiandes;ti, talora strettamente
associate con termini basaltici, presentano
struttura ipocristallina porfirica a fenocristalli
di plagioclasio fortemente zonato. orto- e
c1inopirosseno e talora anfibolo bruno. I
basalti I.s. sono caratrerizzati da struttura
ipocristallina porfirica a fenocristalli di piagioclasio labradoritico, pirosseni rombici e
monoclini e, in qualche caso, olivina. Caratteristica comune ai diversi Iitotipi è la sostituzione a chiazze di plagioclasio da pane di
K.feldspato.
Le vulcaniti ladiniche del Recoarese sono
considerate di serie andesitica ricca di p0tassio (BARBIERI et al., 1982): la variabilità
ne! rapporto degli alcali viene messa in relazione con il già ricordato processo di «gaseous transfer» che ha modificato le originarie caratteristiche di questi prodotti magmatici il cui andamento generale risulterebbe
comunque tipico di serie calcalcalina. Secondo gli stessi Autori si tratta di associazioni
orogenetiche connesse con eventi compressivi
e con una certa affinità di associazioni di margine continentale.
1317
3. Campionatura e melodi di analit'li
La campionatura è stata effettuata prelevando il suolo alla profondità di circa 25 cm
evitando le aree ove erano possibili sostanziali apporti detritici dalle formazioni vicine.
Sono stati prelevati complessivamente 1085
campioni: di essi 645 sono stati raccolti secondo maglie di 200 m di lato nelle diverse
aree di affioramento delle vulcaniti ladiniche
fra la Val Posina e la Val dell'Agno. Gli altri
440 riguardano il settore orientale dell'ammasso subvulcanico del M. Guizza e la dorsale compresa fra la Val Livergon e la Valle
dei Mercanti, zone di particolare interesse
metallogenico; in queSTO caso i prelievi sono
stati effettuati ogni lO m lungo profili distanti fra loro 150-200 m per metlere in
evidenza sia le caratteristiche geochimiche
dell'area sia la presenza e l'andamento di
eventuali filoni a solfuri incassati in quelle
vulcaniti.
Tutti i campioni, preventivamente essiccati
all'aria e setacciati (maglia da 1 mm), sono
stati finemente macinati.
L'analisi per Fe~03(tot), MnO, Zn, Cu,
Cr, è stata effettuata in spettrofotometria
di assorbimento atomico: Ti0 2 e P20:. sono
stati determinati in calorimetria con il metodo di SHAPIRO & BRANNOCK (1962), e Pb
in fluorescenza a Raggi X. Sui 645 campioni,
raccolti secondo maglie di 200 m, sono
stati dosati Fe, Mn, Ti, P, Cu, Zn, Cr;
su quelli del M. Guizza e della Valle dei
Mercanti Fe, Mn, Ti, P, Cu, Zn, Pb.
4. Dati geochimici
I risultati dell'analisi chimica dei suoli ri/Iettono la petrologia alquanto complessa delle vulcani ti in oggetto, come già messo in evidenza nella canografia geologica e nei lavori
più recenti (DE VECCHT et al., 1974; F" 36
« Schio» della Carta Geologica d'Italia; BARBIERI et aL, 1980 a; BARBIERI et aL, 1980 b).
In considerazione della massa di dati (peraltro incompleti, mancando per ora la de·
terminazione di imponanti elementi quali
Zr, Y. Nb, Ce, etc. che consentirebbero migliori indicazioni del bedrock) è sembrato
utile, anche se in via del tutto preliminare,
operare una ripartizione dei campioni in cinque gruppi, caratterizzati da affinità geochimiche sufficientemente omogenee;
1318
P. FRIZZO, G. RAMPAZZO, F. DALLA RIVA
TABELLA
1
Va/ori mediati delle analisi chimiche, distinti P" i gruppi o popolazioni geochimiche,
registrati nelle singole zone di indagine
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Gruppo 1: comprende una popolazione
piuttosto uniforme caratterizzata, a grandi
linee, da Fe~03 5·6 % ca.; Ti02 0,6-1 % ca.;
Cu 10-20 ppm e, di norma, Cr < 40 ppm e
Zn> Cc.
Gruppo 2: trattasi di ua popolazione eterogenea con caratteristiche intermedie fra
quelle del gruppo 1 e quelle del gruppo 3,
definite, nel complesso, da Fet03 6-8 % ca.;
TiO t 0,90.1,30 % ca.; Cu 20-30 ppm; Cr <
100 ppm; Cr < Zn.
Gruppo 3: è discretamente omogeneo comprendendo campioni ad elevati contenuti di
Fe, Ti, Cr.
Fe20J 9-11 %j Ti0 2 1,10-1,70 %j Cu>
30 ppmj Cf > 100 ppm e spesso Cr > Zn.
Gruppo 4: popolazione poco numerosa
(una quindicina di campioni), ma ben definita da alti contenuti di Fe, Ti, P, Cr (e Cu).
Fe20J talora maggiore di 11 %j TiO t 2-5 %;
P 20r, > 1%; Cr > Zn; Cu > 50 ppm.
Gruppo 5: bassi contenuti in Fe, Ti, Cr
caratterizzano questo gruppo ben rappresentatO soprattutto nel settore sud-occidentale
dell'area in oggetto (fra Camposilvano di Vallarsa e S. Quirico). Fe20J 3,5-5 %; Ti02
0,5-0,7 %; Cu < 15 ppm; Zn e Cr, di norma bassi.
Nella tabella 1 sono riportati i valori me-
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diati delle analisi, distinti per gruppi o per
popolazioni geochimiche esistenti nelle singole zone di campionatura. Le diverse zone
sono state così contraddistinte:
A Monte Alba; P Posina; va Vallortigara;
BC Baffclan·Cornetto; CAV Cavallaro; L Laghi; VA Velo d'Astico; U Sant'Ulderico;
R San Roccoj CPG Campogrosso; MS Malga Siebe; PF Pian delle Fugazze; MP Malga
Pércole; ACA Anghebe-Campo d'Avanti;
R 1000 Recoaro Mille; SC Sengio Croce;
FQ Fongara·S. Quirico; VC bassa Val di Creo
me; CIV M. Civillina; G Monti Guizza e
Faedo; VM dorsale fra Valle dei Mercanti
e Val Livergon.
II gruppo l comprende il 48 % circa dei
campioni analizzati ed è costituito essenzialmente dai suoli dci principali ammassi sub·
vulcanici (M. Alba, Posina, Vallonigara-Laghi, M. Guizza.Faedo). Ben definiti e con
caratteristiche geochimiche altrettanto omogenee risultano il gruppo 3 (24 % ca. dei
campioni) e il gruppo 4 (1,5 % ca.), diffusi
«a zone», nelle aree del dominio l e in
quelle del gruppo ibrido 2 (15 % ca.). II
gruppo 5 (IO % ca.) caratterizzato da contenuti relativamente bassi di Fe, Ti, Zn, Cr,
è più tipico dei settori meridionali e sudoccidentali, associandosi talora ad aree a popola-
DISTRIBUZIONE
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FERRO, MAGNESIO, TITANIO, ETC.
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Fig. 1. - Distinzione su base geochimica dei suoli delle vulcanici del Recoarese (Alpi Vicemine). Per
la caratterizzazione dei .5 gruppi di suoli si veda il testo. A trallo orizzontale disconlinuo l'area del
M. Guizza-Faedo (C) non campionata.
zione mista (Sengio Croce, Fongara - S. Quirico, Valle dei Mercanti).
Il gruppo ibrido 2 è diffuso essenzialmente entro una fascia ad andamento NE-SW
estendentesi da Velo d'Astico a Fongara.
Non sono stati considerati infine una cinquantina di campioni, molto poveri di Fe, Ti
ed elementi minori, corrispondenti o a vulcaniti eccezionalmente acide oppure, più verosimilmente, a zone di commistione fra suoli di vulcaniti e suoli delle vicine formazioni
sedimentarie.
La definizione delle rocce madri sulla base
del chimismo dei suoli appare piuttosto difficile in relazione soprattutto al ruolo giocatO
da molteplici fattori, come agenti di concen-
trazione e di Iisciviazione dei diversi elemen.
ti; si ricordano, fra gli altri, i processi di
propiliti-'zazione e argillificazione ~ idrotermali », il weathering, la pedogenesi, le influenze dovute alla vegetazione e alla morfologia del terreno, la possibilità di miscelamento fra suoli di diverse vulcaniti, oppure
fra questi e: materiali provenienti da formazioni circostanti. Manca inoltre, per ora, la
determinazione di altri elementi cosiddetti
~ immobili» che rappresentano dei buoni indicatOri delle originarie rocce magmatiche
(PEARCE, 1976; FINLOW-BATES & STUMPFL,
1981; MOSSER, 1978). Secondo l'ultimo Autore in particolare, Cu e Zn conserverebbero
nei suoli tenori pressochè uguali a quelli del-
1320
P. FRIZZO, G. RAMPAZZO, F. D.... LLA RIVA
le rocce madri, mentre Cr e Pb varierebbero
di poco, risultando talora lievemente impoveriti, altre volte un po' arricchiti.
Comparendo i dati geochimici dei suoli
con i caratteri geopetrologici delle vulcaniti,
così come riferiti nella cartografia geologica
(F" 36 «Schio.; DE VECCHI et aL, 1974;
BARBIERt et al., 1980 b) si registra una bucr
na corrispondenza fra l'ubicazione de//e riodaciti e docili degli ammassi subvulcanici e
la diffusione dei suoli del gruppo 1. Confrontando i valori analitici medi (DE VECCHI,
inedito) di una decina di rocce da riodacitiche a dacitiche provenienti dagli ammassi
subvu1canici dei Monti Guizza e Faedo,
M. Alba, Vallortigara e Baffelan·Cornetto,
con quelli medi dei rispettivi suoli, si registra
in questi ultimi un arricchimento di Fe totale (espresso come Fe:!Oa) di un fattore
medio K
1,31 e di Ti0 2 (K
1,52). Da
un analogo confronto effettuato fra valori
medi di 7 rocce più basiche (Iatiti.latiandesitimonzoniti) delle zone del M. Civillina, S. Roc·
co, Laghi e Baffelan-Cornetto, e i valori medi
dei corrispondenti suoli (gruppo 3 e p.p.
gruppo 2) sono stati notati arricchimenti nel.
lo stesso senso, ma più smorzati (tabella 2 l.
MnO e P:O:::. dimostrano un comportamen·
to irregolare. Gli elementi minori non sono
stati dererminati nelle rocce. Il Cr t: di nor·
ma maggiore di Zn nei suoli del gruppo 3
e più spesso minore in quelli del gruppo 2.
Nel complesso sembra esserci una corrispondenza fra:
suoli dci gruppo 1 e riodaciti e daci ti;
suoli del gruppo 3 e latiti e latiandesiti,
monzoniti ± basaltiche;
suoli del gruppo 2 e vu1caniti ibride con
caratteri molto variabili ed intcrmedi fra
quelli delle rioliti-riodaciti e i litotipi
più basici. Non si può tuttavia escludere
che si sia verificata commistione fra suoli
di diverso tipo;
suoli del gruppo 4 e particolari rocce da
basiche a ultrabasiche (medio triassiche
o terziarie?);
suoli del gruppo 5 e rioliti e riodaciti.
In6ne potrebbero forse corrispondere a
tu6ti acide alcune decine di campioni di suoli
diffusi in diverse aree e caratterizzati da scar·
si contenuti di Fe, Ti, Cu, Zn, Cr.
Quanto sopra rappresenta, allo stato attuale delle conoscenze, solo un'ipotesi di lavoro
=
=
e confermerebbe J'inomogeneità petrologica
degli ammassi del BafIelan-Cornetto (ZANETTIN, 1951, 1952) di Laghi e di Cavallaro
(DE VECCHI et al., 1974), ma anche dell'AI.
ba e, p.p. di quello di Vallortigara. Discrepanze si riscontrano rispetto alla Carta Geologica dell'Area di Recoaro (BARBIERI et al.,
1980) soprattutto in corrispondenza delle
aree della Valle dei Mercanti, di S. QuiricoFongara e Sengia-Croce, ave sono segnalate
rioliti, riodaciti e daeiti, mentre la presenza
di suoli ricchi di Fe, Ti, Cr e Cu sembrerebbe
indicare anche lilotipi più basici (6g. l). AI
contrario nell'arca di Recoaro 1000, mentre
i suoli suggerirebbero la presenza abbastanza
uniforme di litotipi a tendenza acida, la carta
riporta anche una massa a latiti-Iatiandesiti.
5. Distribuzione degli elementi minori
e anomalie in Zn, Pb, Cu
La distribuzione degli elementi minori sot·
tolinea la complessità dei prodotti magmatici.
Prescindendo dalle aree anomale, si registra
comunque un aumento dei tenori in Cu, Zn,
Cr, passando dai suoli dei gruppi 1 e 5 (litatipi acidi?) ai suoli dei gruppi 2 e 3 (litotipi
basici?). I termini «speciali IO del gruppo 4,
ben distinguibili per i forti contenuti in Ti02
e P 20:::., sono caratterizzati anche dai mago
giori contenuti in Cu e Cr mentre lo Zn
ha un comportamento irregolare (tabella 3).
Secondo MOSSER (1978) "ordine di grandezza dei tenori di numerosi elementi minori
(fra i quali Cu, Zn, Cr, Pb) nei suoli t: sostanzialmente analogo a quello delle rispettive
rocce magmatiche madri.
Nonostante la complessità del vulcanesimo
ladinico del Recoarese, e pur nei limiti del
tipo di prospezione condona, si può affermare che i diversi gruppi di suoli sono contraddistinti dA spcttri abbastanza caratteri·
stici di Cu, Zn, Cr. In particolare, un significativo aumento di Cu e Cr si identi6ca con
il passaggio da suoli riferibili a vulcaniti a
tendenza acida a quelli di vu!caniti più basiche.
L'inomogeneità, anche a piccola scala, dei
prodotti magmalici in oggetto, rende difficile
la de6nizione dei valori di background (h)
e di soglia (l) per Zn, Cu e Pb. Nella tabella 4 sono riportati alcuni valori ricavati
con il metodo LEPELTIER (1969) per gli ammassi risultati più omogenei (Guizza e Pa-
1321
DISTRIBUZIONE DI FERRO, MAGNESIO, TlTANIO, ETC.
.
talll" ....
Zn
•
....
eu
OPb
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...................• ... ••
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Roco.ro
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"
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o Schio
,,
,
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•
.-
Fig. 2. - Anomalie in Zn, Pb. Cu rilevate nei suoli delle vulOiniti ladiniche del Rccoarese. Pb è $lato
determinalO solo per le :wne G (M. Guizza.Faedo) e VM (Valle dei Men:anli).
sina), per zone caratterizzate prevalentemente
da suoli dei gruppi a «tendenza basica» (laghi, Sant'Uiderico, S. Rocco - Cavallaro Velo
d'Astico) ed inoltre per gruppi di ammassi
a composizione misra (M. Alba, Vallonigara,
Posina, BafIelan-Cornetto).
Sensibili appaiono gli incrementi dei valori
di background e di soglia del Cu passando
dai gruppi di suoli «acidi. a quelli .basici•.
Per quanto concerne lo Zn si registra invece
una diminuzione del background e un aumentO della soglia in virtù di una maggiore dispersione verso i valori più elevati nei gruppi
a tendenza basica nei quali alti tenori di
Zn si accompagnano frequentemente a forti
contenuti in Cr.
Per quanto riguarda il Cr appare partico-
larmente significativo il valore di 100 ppm
definito da una spezzata negativa dove i
valori più elevati, che definiscono il tratto
di linea a maggior pendenza, sono riferibili
essenzialmente ai campioni del gruppo 3 (più
frequenti nell'ammasso del BafIelan-Corneuo
e, a zone, in quello del M. Alba).
Nell'indicare le anomalie (6g. 2) sono stati
considerati come valori di soglia 1c.=38 ppm
e Iz.r, = 140 ppm per i suoli del gruppo l,
tcu = 80 ppm e 11... = 200 ppm per j suoli
dei gruppi 2 e 3. Per il piombo il valore di
soglia I~ = 140 ppm è stato determinato
solo per l'area del M. Guizza (suoli del gruppo l).
Per la maggior parte si tratta di anomalie
piccole e del tutto locali (M. Alba, Bafl'elan-
1322
P. FRIZZO, G. RAMPAZZO, F. DALLA RIVA
TABELLA 2
Fattori d; arricchimento d; Fe e T; nei suoli rispe//o ,l bedrock.
Mancano dati relativi agli elementi minori nelle rocce
Fe 0 ( tot.)"
2 3
roccia
,
~uolo
,
11° 2"
auolo
rocc1a
.uoH
..
1I10dacHl " dacH1
SuolI Il''-'PPO I
ZoneA_VO_BC_G
'"
'"
4.20
5.50
1.31
0.50
0.76
1.52
"
8.34
9.60
1.15
0.91
1. 23
1.35
<O
"
<O
l.,.tltl _ l&tlandnltl _
.... n~on1tl
SuoH gruppo 3 e
~
grupvo 2
20ne CIV _ L _ SII _ 8C
Cornetto, M. Guizza, Laghi, Sengio Croce)
e corrispondono verosimilmente alla presenza
di filoni piombo-zinciferi del tipo ben noto
nelle vulcaniti del M. Guizza (FRIZZO, 1980).
Molto estesa e caratterizzata da tenori al·
quanto elevari (fino a 10.000 ppm di Zn e
8.000 ppm di Pb con massimo di 500 ppm
di Cu) risulta l'anomalia che interessa prati·
camente tutta la dorsale compresa fra la Val
Livergon e la Valle dei Mercanti; secondo
dari preliminari questa anomalia si ricol.
lega a quelle registrate nell'area a est del
M. Civillina.
La distribuzione di Zn, Pb e Cu nella zona
Valle dei Mercanti-Val Livergon appare complessa. Il trattamento dei dati secondo LEPELTIER (op. cic) dimostra infatti un andamento sinusoidale specie per le curve relative
a Zn e Pb. Ciò è interpretabile, in prima
analisi, con la presenza: a) di una minoranza
di campioni non anomali (circa lO % del tOtale) caratterizzati da tenori in Pb < 150
ppm e Zn < 240 ppm; b) di una numerosa
popolazione (70 % ca.) ad anomalie diffuse
e riferibìJi a una mineralizzazione disseminata nelle vulcaniti, caratterizzata da valori
di Pb compresi fra 150 e 1.500 ppm e di
Zn compresi fra 240 e 2.150 ppm; c) di un
20 % di campioni a tenori molto elevari
(Pb > 1.500 ppm e Zn > 2.150 ppm) relativi alla presenza di filoni a solfuri, orientari
NE·SW, oppure alle masse mineralizzate si·
tuate al contatto fra vulcaniti e Calcare di
M. Spitz.
Esiste una netta correlazione positiva fra
Pb e Zn ed anche fra questi ultimi e Cu.
".
'"
La diffusione del rame si mantiene tuttavia
sempre relativamente bassa in accordo con il
carattere squisitamente piombo·zincifero delle manifestazioni merallifere triassiche delle
Alpi Vicentine.
6. Considerazioni conclusive
La prospezione sui suoli delle vulcaniti
ladiniche del Recoarese ha 6nora evidenziato:
a) l'esistenza di correlazioni geochimiche
suoli·rocce madri sottolineate in entrambi i
casi da renori crescenti di Fe, Ti, Cu, Cr verso
i termini più basici;
b) la presenza di piccole anomalie ben
localizzate (probabili 610ncelli a solfuri) e di
una più estesa zona, fra Valle Livergon e
la Valle dei Mercanti, a forti tenori di Pb,
Zn ± Cu riferibili in parte a concentrazioni
TABELLA
3
Tenori medi di Cu, Zn, Pb, Cr, registrati
per i diversi gruppi di suoli
Gruppo .1'011
..
,
•
"
"
"
'"
..,
"
"Non dererrninati i çampioni del M. Guizza.
** Solo çampioni del M. Guizza.
DISTRIBUZIONE DI FERRO, MAGNESIO, TITANIO, ETC.
1323
TABELLA 4
Valori di background (b) e di soglia (t) ricava/i con il me/odo LEPEL TIER (1969)
CO<lle.
~
Cu
,
.-
lO ( .. ruppo 1)
p ( .. ruppO 1)
A-VO-P_ec (,ruppi 1.2.3•• )
t.-U-S~-CA"'_"'A
l ..ruppl 3.2.1)
"
"
"
p~
,
"
..
~
00
metallifere (filoni incassati nelle vulcaniti
e ammassi al contatto con il Calcare di
M. Spitz) ed in parte alla presenza di una
mineralizzazione disseminata;
c) il carattere essenzialmente piombozincifero delle anomalie;
d) la diffusione dell'anomalia della Valle
dei Mercanti - M. CiviIlina su aree caratterizzate da suoli di diversi gruppi, ma con maggiore uniformità in quelle a predominio dei
suoli dei gruppi 2 e J;
e) l'assenza pressochè generale di anomalie nelle aree a suoli del gruppo 5, ad
eccezione di quella situata a ridosso del
M. Castello, ove tunavia le anomalie presentano diffusione solo locale e sviluppo irregolare.
Ad alti valori di Pb e Zn ( ± Cu) si accompagnano in genere forti concentrazioni di Ba.
Tutte le anomalie ed in particolare modo
quella più estesa della Valle dei Mercanti·
M. Civillina risultano « sovraimposte » e corrispondono a zone nelle quali hanno agito
più o meno profondamente fenomeni di trasformazione delle vulcaniti che, a luoghi, sano ridotte ad ammassi essenzialmente ilIiticomontmorillonitici.
In analogia con il modello proposto da
GARsaN & MITCHELL (1976), solfa e metalli
sono riferibili a fluidi residuali della cristallizzazione di masse magmatiche più profonde
nelle quali alcali, Cu, Zn, Pb possono essere
notevolmente concentrati nella fase vapore
ricca di cloro. La permeazione delle rocce
eruuive e incassanti da parte di tali fluidi
residuali determina, nel corso di una prima
fase di alta temperatura, un'alterazione c0struttiva delle rocce attraversate (SHEPPARD,
1976) comportando neoformazioni di quarzo,
K-feldspato, biotite ± solfuri. Una successiva
fase idrotermale di composizione mista, dovuta allo sviluppo di sistemi convettivi che
~ .~
,
.'"
"
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~
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M
M
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M
M
M
M
00
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M
M
mescolano le soluzioni di derivazione magmatica con acque meleoriche o di altra origine, comporta invece «alterazioni disuutti·
ve .. particolarmente efficaci nelle vulcani ti
più permeabili (brecce: vulcaniche, zone a
fratture di contrazione o dovute alla tettonica). L'alterazione distruttiva si esplica dapprima come alterazione di feldspati e minerali femici e sviluppo di sericite, epidoto e
clorite (propilitizzazione), e può giungere fino all'argilli6cazione delle vulcaniti. Nella
zona di transizione o di mescolamento fra il
sistema idrotermale magmatico ed il sistema
idrotermale di provenienza esterna si verifica
nel contempo la precipitazione di pirite e
solfuri controllata dai gradienti di temperatura, pH, di salinità, pressione, elc. (SHEPPARD, 1976).
'
Esistono effettive analogie fra questo modello ed il quadro geopetrologico e metallogenico del Trias medio delle Alpi Vicentine.
Le mineralizzazioni e le anomalie in Pb,
Zo ± Cu del Recoarese sono infatti strettamente legate a prodotti magmatici di serie
calcalcalina a tendenza andesitiC:1 e con caratteri di associazioni orogenetiche (BARBIERI
et al., 1982) sulle quali hanno agito sia fenomeni di «alterazione costruttiva» che comportarono arricchimenti in potassio (DE VECCHI & DE ZANCHE, in corso di stampa) sia
fenomeni d'« alterazione distruttiva» SOttOlineati da estesi processi di propilitizzazione
e di argilli6cazione.
Tanto le concentrazioni metallifere quanto
le anomalie principali si situano ove più intensamente ha agito l'alterazione distruttiva.
Ringraziamenti. -
Gli AUlori 5OT1O riconoscenti Il
Pro!. P. OMENETTO per l'incoraggiamento e le proficUI: discussioni e ai Profi. B. ZANETTIN, GP. DE
VECCHI e Pc. }OBSTRJr.IBIZEl per gli utili consigli
e 11 lenura critica del manoscrino.
Lavoro eseguito nell'ambito dei programmi di
ricetehe JGCP, Protect n. 6 e del ProgeIlO Finifuuto Geodinamica del CN.R..
1324
P. FRIZZO, C. RAMPAZZO, F. DALLA RIVA
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