Il verde di Gustavo

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Il verde di Gustavo
'Il verde di Gustavo'
Sinossi
Gustavo era un bambino normale, e a come a tutti i bambini della sua età piaceva giocare nella sua casa di Torino, città colma di
mistero da cui passarono i grandi veggenti della Terra, da Nostradamus a Cagliostro. Il nostro viaggio percorrerà i mari, gli oceani e le
grandi acque degli illuminati grazie all’aiuto del Re Pescatore, colui che viaggiò ed ispirò i dipinti di Gustavo portando la luce divina
sul pennello della Sua vita e nel mondo che lo circondava.
Un giorno come tutti gli altri Gustavo si presentò in classe con tutti i suoi compagni e si sedette al suo banco. Quel mattino c’era
lezione di Storia e il professore doveva interrogare gli alunni. Toccava a lui, il professore iniziò ad interrogarlo chiedendogli chi fosse
l’imperatore di Francia nel 1801.
Serenamente rispose:
- Napoleone signor professore.
E dimmi:
- Sai raccontarmi ancora qualcosa su questo imperatore?
Ed allora lui iniziò a tirar fuori nomi di generali, di battaglie, in modo sistematico.
Il professore pensando fosse la fervida immaginazione di un bambino gli chiese:
- E tu come fai a sapere tutti questi eventi, ti sei documentato? Sei forse appassionato di Napoleone?
- No signor professore. Io c’ero!
Il professore impallidì ed allora chiamò i genitori di Gustavo per chiedere spiegazioni, ma nemmeno loro sapevano da dove potesse
arrivare tanta conoscenza della storia.
Intanto Gustavo cresceva e la sua sete di conoscenza si allargava a dismisura. Aveva circa 23 anni il giorno in cui partì per Marsiglia
per un viaggio di piacere verso l’ignoto come un esploratore di caverne. Seduto su una panchina del lungomare vide un vecchietto con
delle carte in mano. Si avvicinò come attratto da una bella donna e questo vecchietto girandosi verso di lui senza dire nulla gli fece un
cenno con il capo come d’invito a sedersi. Sedutogli accanto iniziò a dirgli:
- Gustavo io sono un povero vecchio d’origini polacche, non mi manca tanto alla fine della mia lunga vita sulla terra, ma ti voglio
insegnare una cosa. L’inizio e la fine della vita sono due istanti che vivono nello stesso punto. Prendi queste carte e gioca con esse,
troverai in esse le meraviglie del bambino appena nato e del vecchio che sta morendo.
Gustavo terrorizzato da quel vecchio che conosceva il suo nome ma tutto contento del dono ricevuto tornò nella sua camera d’albergo
ed iniziò a giocare con quelle carte senza mai smettere ma non riusciva a trovarne meraviglie come lo sconosciuto gli aveva
prospettato. Dopo ore e ore stremato da quelle carte appoggiò il capo sulla testiera del letto. Voltando in alto la testa vide un crocifisso
appeso al centro del muro che lo guardava dall’alto. Chiuse gli occhi e dalla mano destra abbandonata sulle carte sentì una forte fonte
di calore, il copriletto era di un verde come da tavolo da gioco e dalla finestra entrò il suono di un violino. Ripeteva in continuazione
la stessa nota, la quinta. Spaventato da quel calore che penetrava la sua mano alzò la carta da gioco su cui poggiava le dita e vide i
semi smaterializzarsi. Gli si contorse lo stomaco dal dolore. Spaventato da quella potenza, lui che amava scrivere più di qualsiasi altra
cosa da quel giorno smise di tenere una penna in mano. Partì per il militare ed entrò in guerra come ufficiale dell’esercito. Tentava di
dimenticare quell’evento, ma la curiosità lo attanagliava. Un giorno di libera uscita entro in un negozio di Tabacchi e vide un mazzo di
carte incelofanato. Sentì il bisogno di acquistarlo. Tornato in caserma lo aprì ed andò nella sala ufficiali dove c’era un biliardo di quel
verde che non poteva dimenticare. In fondo alla sala troneggiava un pianoforte a coda dell’800. Si avvicinò tenendo le carte in mano e
chiese ad un cameriere se poteva premere due tasti del pianoforte, “do” e “sol” contemporaneamente ad un suo cenno. Si mise accanto
al biliardo con in mano il re di cuori rivolto verso l’alto. Fece il cenno al cameriere e nel contempo sentendo il sangue ribollire dal
caldo vide il re tramutarsi nella regina di cuori. Pensò d’avere scoperto una legge che collegava il colore verde alla quinta nota
musicale.
Iniziò a pensare ed a riflettere su quello che gli era accaduto, ma non dormiva la notte.
Il giorno dopo tornò in sala ufficiali. Chiamò nuovamente il cameriere in suo aiuto chiedendogli di ripetere l’esperimento, il caso
vuole dimenticò le carte nell’alloggio. Allora si avvicinò allo scaffale della libreria e vide che vi era un’enciclopedia d’arte. Aprì un
volume a caso. Ravier, grande pittore dell’800 i cui paesaggi esprimevano un’armonia rasserenante. Prese quel volume, si appostò
vicino al biliardo e chiese al cameriere di suonare quella nota. A occhi chiusi vide le parole del volume, riusciva a penetrare le pagine,
ad aprirle nella sua mente, come se files di un computer si assiepassero dentro di lui scaricandosi vorticosamente nella sua memoria.
Stremato cadde a terra. Chiese al cameriere di non far parola di ciò che era successo. Da quel giorno però attratto da queste capacità
iniziò ad allenarsi per tentare di controllarle. Chiedeva ogni notte a quel cameriere di accompagnarlo ma il cameriere un giorno si
rifiutò ed andò a riferire al comandante di quegli strani esperimenti. Il comandante fece rapporto chiedendo a Gustavo cosa facesse la
notte in sala ufficiali e lui rispose che aveva trovato in se doti che lo portavano ad oltrepassare la soglia spazio-temporale. Il
comandante incredulo gli chiese una prova. Gustavo lo condusse in sala ufficiali chiedendo al comandante di portare con sè un libro
qualsiasi a cui era legato in modo personale.
Il comandante portò un registro di guerra di quando combattè in Africa. Gustavo si avvicinò al biliardo e chiese al comandante di
premere la quinta dal pianoforte.
Sig. Generale, il 29 dicembre del 1916 lei perse 13 uomini valorosi e non riesce a dimenticarlo.
Il Generale sbigottito sbiancò ed allora Gustavo:
Generale la vita è una battaglia in cui si nasce e si muore nello stesso istante.
Il comandante si sedette con le lacrime agli occhi e da quel giorno la fede inondò il suo cuore.
Intanto le voci circolavano ed il Duce presto venne a sapere di queste doti dell’ufficiale torinese.
Incuriositò sull’esito della guerra Mussolini mandò a chiamare Gustavo per chiedergli come sarebbe finita. Lui gli rispose:
Lei morirà e noi perderemo.
Tornato dalla guerra le voci su di lui iniziavano a circolare come un sasso buttato nell’acqua che crea terremoti nelle menti delle
persone.
Iniziò a fare l’antiquario nella sua città d’origine, Torino.
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Un giorno andò a Parigi per cercare un busto in marmo di Napoleone. Arrivato davanti ad un condominio della capitale francese entrò
chiamando il custode. Si fece condurre nelle cantine del palazzo chiedendo al custode di portare con se un picco ed una pala. Gli
chiese cortesemente di spaccare il pavimento per scavare sotto terra. Il custode sentì la terra indurirsi e vide lentamente rinvenire tra il
terriccio un busto in marmo di Napoleone. Arrivato in un caffè Gustavo vide una donna bellissima. Si avvicinò a lei e guardandola
come se null’altro esistesse le domandò:
Posso abbracciarla?
Lei acconsentì e da quel giorno divenne Elna Rol, nobildonna norvegese discendente da 17 case regnanti.
La fama di Gustavo stava valicando i confini nazionali, chirurghi inglesi, francesi, da Parigi a Londra ovunque lo chiamavano per
assistere a operazioni chirurgiche.
Un giorno mentre giocava a bridge a Montecarlo gli si avvicinò un amico, salutandolo Gustavo gli disse:
Sento odore di bruciato, non prenda quell’aereo, precipiterà!
L’amico prese l’aereo e l’aereo precipitò bruciandolo vivo.
Qualche giorno dopo gli amici che erano seduti con lui al tavolo da gioco lo videro giocare a carte in modo automatico come in uno
stato di trance.
Anni dopo Raccontarono medici di averlo visto lo stesso giorno alla stessa ora al capezzale di una bambina in fin di vita che lo aveva
evocato, guarendola dal suo male incurabile.
Tornato a Torino in quel periodo venne rapito in Italia un diplomatico americano, un generale.
Gustavo avvisò il presidente Reagan indicando dove i rapitori stavano nascondendo l’ostaggio.
Questo grande uomo del Novecento come una buona chioccia durante tutta la vita ospitò in casa sua quotidianamente i più importanti
personaggi del secolo: Gianni Agnelli, Cocteau, Zeffirelli, etc., attratti ed affascinati dall’alone di mistero che circondava la sua
presenza ma anche la sua assenza. J.F. Kennedy un giorno partì da New York per andare a conoscerlo di persona.
“Dovrò lavorare più da morto che da vivo”, raccontava.
Una grande passione di Gustavo era la pittura, dipingeva mazzi di rose, la storia affermava che dal sangue di Gesù Cristo sulla croce
nacquero ai suoi piedi delle rose.
Infatti lui firmava le sue tele, con una R nata da una croce. Alcuni amici di Gustavo raccontano che si potevano vedere i suoi quadri
modificarsi direttamente dalla tela. Durante gli esperimenti che realizzava in casa sua faceva comparire apporti in omaggio ai suoi
ospiti: bottoni delle giacche di Napoleone o altre cose strabilianti.
Attraverso il verde e la quinta nota musicale riusciva a mettere in contatto se stesso con gli spiriti intelligenti di grandi uomini della
storia.
Prendeva fogli bianchi e ne uscivano dipinti degli spiriti intelligenti di Picasso, Chagall, Kandinsky.
Una lettera di Eleonora Duse a Gabriele D’Annunzio.
La scienza ne era sbalordita come anche il mondo dell’arte e della cultura. Gli scienziati volevano analizzare i suoi esperimenti ma lui
rifiutò sempre perché in fondo si definiva un uomo comune i cui segreti erano alla portata di tutti e davanti agli occhi di tutti, nelle
sacre scritture.
Federico Fellini vide passeggiare in un suo dipinto l’uomo e la donna disegnati in un sentiero come se camminassero tranquillamente
sulla tela.
Quante capacità poteva avere un uomo in grado di mettere se stesso nelle mani di Dio?
Si racconta che un giorno grazie alla sua altezza non riuscisse ad entrare in una piccola Cinquecento.
Così fece che rimpicciolì il suo corpo e nel tragitto in pieno centro a Torino per evitare un incidente ad un incrocio smaterializzò la
macchina evitando l’impatto.
Una cameriera ormai dedita all’alcool, attraverso il muro della cucina vide passare da parte a parte un martello in segno di rimprovero.
In Via Silvio Pellico, dove lui alloggiava, sul soffitto di alcuni vicini che non riparavano una perdita comparve la scritta:
Perché non mi fate stare in pace?
Dal giorno seguente la perdita fu aggiustata.
Il suo grande insegnamento fu quello di dire che ognuno di noi ha le stesse possibilità, solo non le utilizza. Si definiva la “grondaia”,
colui che convoglia l’acqua, la fonte di vita che arriva dal cielo. Come Madre Teresa si definiva una matita nelle mani di Dio lui si
definiva uno strumento nelle mani di Dio. Oltretutto affermava che vi erano sette uomini sulla terra come lui, 7 il numero magico per
eccellenza, che compare nella Bibbia più di ogni altro, i 7 colori dell’arcobaleno, le 7 note musicali. Diceva:
Je suis le cinq.
Io sono il cinque, la via di mezzo, la quintessenza.
L’amore per lui era l’unico ingrediente che rendeva eterna e soprannaturale un’opera d’arte e l’unico pentimento che un uomo potesse
avere, era solo l’amore che non era riuscito a donare in vita.
L’abbandonare se stesso alla fede annullando il proprio ego gli permetteva di divenire mezzo di trasporto di quella fonte divina che la
scienza avrebbe voluto catalogare anche se incatalogabile, perché la scienza odierna si basa sulla ripetitività dell’esperienza mentre per
Gustavo nulla era ripetibile, ogni essere umano è unico ed inclonabile nella sua bellezza e nella sua armonia. Il bene ed il male
caratterizzano ogni uomo, il senso dell’equilibrio e del libero arbitrio erano per Gustavo la forza di ogni essere umano che si
differenzia dagli animali, dai vegetali e dai minerali in quella scala di valori che è la vita sul pianeta. La forza di volontà di ogni
individuo ha un potere che può portare la scienza contemporanea oltre la soglia della materia, verso la conoscenza del proprio spirito
intelligente.
Per Gustavo solo un uomo aveva aperto uno spiraglio nella storia della scienza spirituale.
Quest’uomo era Rudolf Steiner.
Albert Einstein un giorno gli chiese di poter assistere ad un suo esperimento.
Sopra ad un tavolo materializzò una rosa.
Einstein si mise ad applaudire come un bambino capendo che il vero potere dell’intelletto, del collegamento tra relativo ed assoluto,
tra uomo e divino, tra scienza e religione è infinito ed irraggiungibile, nonché innumerabile.
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