FarmaDay - n.331 - Ordine dei Farmacisti di Napoli

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FarmaDay - n.331 - Ordine dei Farmacisti di Napoli
Anno III – Numero 331
Notizie in Rilievo
Prevenzione e
Salute
1. Per un bicchiere di
alcol perdi quasi 10
anni di cervello, ma con
il pesce ne recuperi un
paio
Scienza e Salute
2. Il mal di testa da
chewing-gum degli
adolescenti
3. Melatonina riduce i
rischi di cancro
alla prostata
4. Quando si è affamati il
dolore si sopporta
meglio
5. Abiti colorati antidepressione da ufficio
il lunedì dimenticare
nero e grigio
Alimenti e Salute
6. Guerra agli spuntini :
mezzo avocado a
pranzo aumenta la
sazietà
Mercoledì 22 Gennaio 2014, S. Vincenzo, Linda, Esmeralda
Proverbio di oggi……..
oggi……..
'Na bona matenata fa 'na bona jurnata.
ORDINE: SALUTE E AMBIENTE IN
CAMPANIA: TERRA DEI VELENI?
Insieme al Prof. A. Giordano, presidente dello Sbarro
Institute for Cancer Research di
Philadhelphia, sono intervenuti il
Prof. Giulio Tarro, il Generale
del Corpo Forestale Sergio Costa
e Padre Maurizio Patriciello,
parroco della chiesa di Caivano.
La serata organizzata dall’Ordine ha
focalizzato l’attenzione su una tematica tanto
attuale quanto delicata come quella della:
“Salute e Ambiente in Campania: terra dei veleni?”
Sala affollatissima e grande partecipazione della Categoria, ancora una volta
attenta e sensibile alle tematiche che riguardano la salute ed il territorio.
Grandi esperti si sono confrontati riguardo quello che è accaduto e sta accadendo
nella Terra dei Fuochi. Quella fascia territoriale che va da Napoli a Caserta dove, a
causa dei numerosi cumuli di spazzatura incendiata, l'aria pare si sia trasformata
al tal punto da diffondere un'allerta tumori in tutto il territorio circostante.
A guidare il dibattito i Presidenti Santagada e Di Iorio, Ordine e Federfarma
Napoli, rispettivamente, i quali hanno confermato l’attenzione dell’intera
Categoria ad una problematica molto vicina ai farmacisti e ancora una volta
hanno garantito il loro impegno a presidiare e a tutelare la salute dei cittadini con
iniziative in piena sinergia con le associazioni di volontariato e con le Istituzioni.
"E' un problema che mi tocca prima come uomo e come cittadino - sottolinea
Vincenzo Santagada, presidente dell'ordine dei farmacisti della provincia di Napoli
- oltre che come rappresentante di categoria. Spero che questa serata abbia dato
qualche certezza e una maggiore chiarezza, su una problematica che spesso ci
viene presentata, anche attraverso i media, con dei chiaro-scuri che hanno
disorientato i cittadini sul territorio. Noi farmacisti siamo in prima linea per
tutelare la cosa che abbiamo piu' a cuore: la salute del cittadino".
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 331
PER UN BICCHIERE DI ALCOL PERDI QUASI 10 ANNI DI
CERVELLO, MA CON IL PESCE NE RECUPERI UN PAIO
Ma le cose cambiano per le donne: quelle che bevono moderatamente stanno
meglio di quelle che non bevono affatto
Sei un maschio con almeno 44 anni e non più di 69 ?
Quanti alcolici, birre o bicchieri di vino bevi alla settimana?
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Neurology, se il tuo
consumo di alcol supera i 36 grammi al giorno, cioè se non sai
rinunciare al tuo “cicchetto” quotidiano e spesso vai anche oltre, in 10 anni acceleri:
di 2,4 anni il normale declino cognitivo da invecchiamento,
di 5,7 quello della memoria
di 1,5 quello delle cosiddette funzioni esecutive, quelle che usiamo in compiti complessi dove è
implicato un processo decisionale (il cosiddetto decision making).
La somma di questi effetti porta a un’accelerazione media del deficit cognitivo globale di 9,6 anni
perciò, se hai alzato a lungo il gomito, nel gennaio 2024 per il tuo cervello sarà già il giugno del 2033.
STUDIATI DA GIOVANI - Questo studio ha cercato di verificare le conseguenze sulle fasi tardive della
vita degli abusi verificatisi prima (da 44 a 69 anni), mentre finora si studiava la situazione quando ormai era
stata raggiunta una certa età e il danno non era distinguibile da quello dell’invecchiamento.
SUPERALCOLICI - L’associazione più chiara è risultata con i super-alcolici piuttosto che con le altre
bevande alcoliche e appare altrettanto chiaro che negli astemi, in quelli che hanno smesso di bere o in chi
beve moderatamente (meno di 20 g. al giorno) il decadimento cognitivo non va incontro ad accelerazioni e
procede lungo le normali tappe dell’invecchiamento.
MA LE DONNE - Le donne hanno una risposta più complessa: per quanto anche su di loro l’eccesso
abbia effetti nefasti, l’astinenza completa è ugualmente poco raccomandabile perché le astemie da almeno
10 anni presentano, nel declino cognitivo globale, un’accelerazione simile a quella dei maschi che alzano il
gomito. Le donne che bevono moderatamente stanno meglio di quelle che non bevono affatto, ma al di
sopra di 19 g. al giorno (valore soglia più basso di 1 g. rispetto all’uomo) cominciano a decadere soprattutto
le funzioni esecutive, come nelle astemie. La donna sopporta l’alcol meno dell’uomo per un diverso
metabolismo ed è probabile che in questo substrato metabolico si nasconda il motivo della diversa risposta.
OMEGA TRE e PIU’ CERVELLO - A proposito della possibilità di conservare a lungo la cognitività delle
donne e di contrastare il decadimento cognitivo con omega tre, gli acidi grassi dei pesci di cui è costituito il
30-40% della nostra sostanza grigia e che, secondo numerosi studi, si riduce vistosamente nelle demenze dal nuovo studio emerge ora una prova tangibile dell’utilità di questi acidi:
facendo aumentare per 8 anni la loro concentrazione ematica in 1380 donne con età media di 78 anni,
quando c’è da attendersi un’iniziale fisiologica riduzione del volume cerebrale, alla risonanza magnetica si
osserva invece che in quelle in cui la concentrazione di omega-3 era più che raddoppiata (7,5% rispetto a
3,4) si verifica un incremento del volume cerebrale totale.
FINO A 2 ANNI DI CERVELLO GUADAGNATI - Un simile risultato testimonia che, grazie a una dieta
mirata solo in qualche caso supportata da integratori, queste sostanze, quantomeno nella donna, si
oppongono al declino della funzione cognitiva o allo sviluppo di malattie come la demenza che si
accompagnano ad atrofia cerebrale, facendo guadagnare da 1 a 2 anni di cervello in salute.
POCO ALCOL E TANTO PESCE - Questi studi ci dicono che, qualunque sia il nostro sesso, conviene non
alzare il gomito quando si è giovani adulti e che solo per le donne è meglio non smettere del tutto di
bere. In ogni caso una marcia in più arriva da una dieta ricca di pesce che apporta una buona quota di
omega-3 anche senza bisogno di supplementazioni con integratori di sintesi che talvolta finiscono per
essere esagerate in una dieta variata e completa che comprende ad es. le noci o la frutta secca in grado di
vicariare gli omega-3 del pesce. (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 331
SCIENZA E SALUTE
IL MAL DI TESTA DA CHEWING-GUM DEGLI
ADOLESCENTI
Masticare gomme per più di un’ora al giorno è correlato alla comparsa di mal di
testa nei ragazzini
A volte farsi passare il mal di testa può essere facile
come togliere di bocca il chewing-gum: lo dimostra una
ricerca pubb. su Pediatric Neurologyda, secondo cui molti
casi di mal di testa nei giovanissimi sarebbero da attribuire
alla pessima abitudine, spesso tutta adolescenziale, di
masticare gomme per ore e ore.
STUDIO – Il mal di testa, è un problema più diffuso di
quanto si pensi fra i bambini e diventa ancora più frequente negli adolescenti, soprattutto fra le
ragazzine: stress, stanchezza, mancanza di sonno, rumori, l’uso prolungato di videogiochi, il fumo, i
pasti saltati e il ciclo mestruale sono i fattori scatenanti più comuni fra i giovanissimi.
Il neurologo Nathan Watemberg tuttavia ha notato che molti dei suoi giovani pazienti, in particolare le
femmine, erano soliti tenere in bocca il chewing-gum molto, molto a lungo. Si è chiesto perciò se non
potesse esservi un legame fra il ruminare continuo e la comparsa del dolore, anche perché nella sua
esperienza si era accorto che spesso, smettendo di masticare, il mal di testa come per incanto svaniva
di lì a poco. Per capire più scientificamente se le gomme possano essere davvero correlate al disturbo,
il medico ha condotto perciò una ricerca su 30 suoi pazienti dai 6 ai 19 anni con cefalea cronica e
l’abitudine a masticare “cicche” ogni giorno, da una fino addirittura a sei ore quotidiane: a tutti ha
chiesto di bandirle per un mese.
MAL DI TESTA – Ebbene, dopo trenta giorni senza gomme 19 ragazzini su 30 hanno visto sparire
completamente il mal di testa, che in altri 7 casi era diminuito per frequenza e intensità. Per una
controprova, 26 partecipanti hanno accettato di riprendere a masticare chewing-gum per due
settimane: tutti hanno manifestato di nuovo la consueta cefalea nel giro di pochi giorni.
«Altre due ricerche, in passato, hanno correlato le gomme da masticare al mal di testa ipotizzando due
meccanismi diversi alla base dell’effetto–.
La prima teoria chiama in causa l’aspartame, il dolcificante contenuto in molti di questi prodotti:
tuttavia il sapore della gomma scompare entro breve tempo e quindi l’aspartame non è abbondante,
inoltre se fosse colpa del dolcificante dovrebbero soffrire di mal di testa anche i consumatori assidui di
tutti i cibi e le bevande zuccherate.
Credo perciò sia più probabile la seconda ipotesi, secondo cui la masticazione della gomma provoca
uno stress dell’articolazione temporo-mandibolare: in genere le gomme si tengono in bocca a lungo,
masticandole ben oltre la scomparsa del loro sapore, e ciò costringe al “superlavoro” questa
articolazione che peraltro è fra le più usate. Inoltre esistono prove scientifiche che una disfunzione
dell’articolazione temporo-mandibolare possa davvero provocare mal di testa: credo perciò che l’uso
eccessivo e prolungato di gomme possa essere un fattore scatenante la cefalea in bambini e
adolescenti». Una scoperta che può avere immediate ripercussioni, secondo il neurologo: in un
paziente con mal di testa (vale per i giovani, ma forse anche per i “ruminanti” più attempati) il
consiglio di lasciar perdere le gomme è a costo zero e può risolvere una certa quota di casi senza
necessità di ulteriori terapie. (Salute, Corriere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 331
MELATONINA RIDUCE I RISCHI DI CANCRO
ALLA PROSTATA
La molecola che favorisce il buon sonno potrebbe
proteggere la sessualità maschile
Alti livelli di melatonina riducono il rischio di avere a che fare con
un cancro alla prostata avanzato.
A svelare l'associazione è uno studio presentato da Sarah Markt,
ricercatrice del Dipartimento di Epidemiologia dell'Harvard School
of Public Health (Boston, Stati Uniti).
Analizzando le quantità di un prodotto della degradazione della
melatonina, la 6-sulfatossimelatonina, nelle urine di 928 uomini
islandesi, hanno svelato che livelli di questa molecola superiori
alla media sono associati ad una riduzione del 75% del rischio di
sviluppare un cancro di questo tipo. Ma non è tutto: i ricercatori
hanno anche rilevato livelli di 6-sulfatossimelatonina inferiori nei partecipanti che assumevano
medicinali per dormire e in quelli che hanno dichiarato di avere problemi ad addormentarsi o a
rimanere addormentati.
La scoperta ribadisce l'importanza di un corretto controllo dei cicli sonno-veglia. Infatti la melatonina
viene prodotta naturalmente dall'organismo proprio per controllare il ritmo circadiano, quella sorta di
orologio interno che permette di sincronizzare il corpo con l'alternarsi di giorno e notte.
I processi biologici regolati dal ritmo circadiano sono molti e includono il ritmo sonno-veglia, ma non
solo. Infatti la melatonina influenza l'attività di tutta una serie di ormoni che svolgono anche altre
funzioni. “La perdita del sonno e altri fattori possono influenzare la quantità di melatonina secreta o
bloccarla del tutto – ha spiegato la ricercatrice – e i problemi di salute associati a bassi livelli di
melatonina, al sonno interrotto, e/o all'interruzione del ritmo circadiano sono molti, incluso un
potenziale rischio di cancro”. Ora, ha aggiunto Markt, sarà necessario condurre nuovi studi per
indagare meglio la relazione tra la durata del sonno, i disturbi del sonno, i livelli di melatonina e il
rischio di cancro alla prostata. “Dato che i livelli di melatonina sono potenzialmente modificabili, sono
giustificati ulteriori studi sulla melatonina e sul rischio e lo sviluppo del cancro alla prostata”. (Salute,
Sole24ore)
Quando si è AFFAMATI il DOLORE si SOPPORTA MEGLIO
Se la pancia è piena e ci si sente sazi, la percezione del dolore aumenta.
Al contrario, la fame incrementa la sopportazione: è quanto sostengono in uno studio presentato a
Firenze nel corso del Congresso della European Pain Federation un gruppo di
ricercatori dell'University of Liverpool secondo cui quando si è affamati si è
maggiormente in grado di sopportare il dolore. La ricerca è stata effettuata
esaminando l'ECG di 14 persone rilevato in due momenti differenti - una prima
volta a stomaco vuoto, una seconda dopo una colazione abbondante - mentre
venivano sottoposti a stimolazioni dolorose di diverso tipo ed entità.
Come spiega uno degli autori della ricerca, “il dolore percepito è risultato
maggiore quando i partecipanti avevano la pancia piena. Il nostro studio dimostra
che il dolore e i processi corticali legati agli stimoli dolorosi vengono attenutati quando si è affamati,
suggerendo una competizione, a livello di corteccia limbica, tra i circuiti legati alla sensazione di sazietà
e quelli legati alla percezione del dolore”. (salute, Sole24ore)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno III – Numero 331
ALIMENTI E SALUTE
GUERRA AGLI SPUNTINI:MEZZO AVOCADO A PRANZO
AUMENTA LA SAZIETÀ
Mezzo avocado al giorno...leva la bilancia di torno.
Magari non sarà proprio così semplice, ma da uno studio statunitense
pubblicato su Nutrition Journal emerge che consumare mezzo avocado a
pranzo aiuta a mantenere il senso di sazietà, riducendo il ricorso a snack e
spuntini per ridurre la fame tra il pranzo e la cena.
I ricercatori hanno esaminato i dati raccolti su 26 adulti sani in sovrappeso o
leggermente obesi, di età compresa tra 25 e 65 anni, che sono stati invitati a
pranzare più volte con o senza l'aggiunta di mezzo avocado al menu.
Dall'analisi dei dati è emerso che, rispetto a un pranzo senza avocado, un
pasto che prevede il consumo di questo frutto provoca un aumento del 26% della soddisfazione e una
diminuzione del 40% del desiderio di cibo nelle prime tre ore dopo aver mangiato e un aumento del
23% di soddisfazione e una diminuzione del 28% del desiderio di cibo nelle cinque ore successive.
(Salute, Sole 24ore)
ABITI COLORATI ANTI-DEPRESSIONE DA UFFICIO
IL LUNEDÌ DIMENTICARE NERO E GRIGIO
Cattivo tempo, lavoro, tasche vuote per l'effetto della crisi e dei saldi.
Un simile mix fa del 20 gennaio, lunedì, il Blue
Monday, il giorno più deprimente dell'anno. Ebbene,
secondo un'associazione britannica per battere la
cupezza che rischia di travolgere i lavoratori il
prossimo lunedì e tutti gli altri primi giorni di lavoro
delle prossime settimane, il segreto è semplice:
rinunciare a completi e vestiti grigi e neri per abiti
più colorati. Secondo Mental Health research scegliere pantaloni, giacche e gonne sgargianti attenuerà
la “tristezza invernale” e gli effetti del “Blue Monday”.
Una scelta facile solo a parole: sembra, infatti, che secondo un sondaggio su duemila persone, uno su
cinque preferisce rifugiarsi nei colori scuri per non sembrare poco professionale sul lavoro.
Inoltre, le donne sono più inclini degli uomini a rinunciare alla divisa scura.
Secondo Laura Davidson, portavoce dell'associazione, la convenzione che vuole in ufficio completi
scuri deve cambiare. «Se indossare colori accesi non basta a prevenire la depressione o il disordine
affettivo stagionale, causato da una mancanza di luce solare, moltissime ricerche collegano umore e
colore. Chiaramente abbiamo bisogno di un cambiamento culturale sul lavoro» spiega.
Gli esperti sono convinti che accendere gli uffici con toni arcobaleno possa contribuire ad alleggerire
l'effetto “lunedì nero”. (salute, Il Messaggero)