ALBA 2 - Montaccini Oggi

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ALBA 2 - Montaccini Oggi
Il Trabocco
Grazie a Rita Barbetti, pittrice che
espone i suoi magnifici dipinti in via
Rossini a Pesaro (presso la saletta
del dopolavoro Banca delle Marche), abbianno appreso, osservando
una delle sue “opere”, dell’esistenza
dei famosi trabocchi, particolari costruzioni per pescare, che fino a un
decennio fa si potevano vedere anche nel porto di Pesaro.
Bene ha fatto la regione Abruz- zo ad approvare una legge per la loro
salvaguardia e valorizzazione incoraggiando gli appassionati con appropriati contributi per la ricostruzione. Speriamo che, con il nuovo
porto e l’allungamento dei moli, sia possibile ripristinare anche i trabocchi di Pesaro. Con la loro diversità di struttura sono stati motivo
d’ispirazione per innamorati, amanti della fotografia, pittori e poeti ed
anche un buon richiamo per turisti ad ammirare il tramonto attraverso
i caratteristici trabocchi.
Personaggi e Interpreti
Un “do” di pett... ine
di Giorgio Montaccini
Sarebbe facile descrivere
la notorietà di Giorgio Coralloni per le sue capacità
professionali.
Sicuramente avrà vinto
il pettine d’oro, il pettine
di diamante e il pettine di
platino e tanti tanti altri per la sua maestria nel valorizzare la capigliatura, la
personalità e la bellezza dei suoi clienti
ecc. ecc…
L’altra passione di Giorgio (lo chiamerò
Giorgio C.) è la buona musica e il canto
a tal punto che, solo per gli amici e in
circostanze a lui gradite, si esibisce con
maestria degna di un grande cantante;
una calda voce, un timbro vocale che attira l’applauso appena comincia a cantare. Il suo repertorio è vasto e va dagli
anni primi novecento ad oggi.
Canta con un americano “corallonese”
(molti hanno copiato da lui da Celentano a Lucio Dalla e tanti altri).
Una sera, nella casa di campagna del
“marmuren” eravamo una trentina per
gustarci una genuina magnifica cena
e, tra questi, c’era anche Giorgio C. e
anch’io in veste di chitarrista. Il salone
era un’ex mangiatoia per bovini trasformata in sala per gli amici, un grande
camino (quelli bassi che si usano per
cucinare salsicce e bistecche); un camino con un cumulo di cenere che serviva
per coprire e conservare la carbonella.
Si è passati alla cena, una di quelle che
se non hai un buon cuore, un buon fegato e una buona resistenza sicuramente ti
stronca.
Alla fine della cena la frase tipica: “dai
Montaccini, chiapa la chitarra”. Io dopo
aver mangiato come gli altri, bevuto il
famoso vino che fa i “bocioli”, dopo il
terzo e quarto invito mi sono alzato a
prendere la chitarra per accompagnare
“la voce”. Giorgio C. è esigente per le
sue esibizioni, pretende l’assoluto e impossibile silenzio, l’abbassamento delle
luci in sala. Io mi adoperavo per assecondarlo e dopo qualche istante suonavo qualche accordo di chitarra per introdurlo nella giusta tonalità.
Il primo accordo era un RE maggiore,
per lui era troppo basso quindi passavo
a un Mi maggiore, ma anch’esso troppo
basso poi in FA maggiore e SOL maggiore. Mentre si provava gli amici si
spazientivano. “Oh! te cminc?!” urlavano e quindi si cominciava.
Quella sera qualche cosa stava per accadere all’ insaputa di tutti.
Comincio con un accordo in SOL maggiore e Giorgio C. intona “Oh sole mio” nel
suo inglese coralloniano. Piano piano il
silenzio regna nel salone e Giorgio C. dà
il meglio di sè stesso, vola sì qualche tovagliolo ma non distoglie nessuno. “Oh
sole mio” ha un finale bellissimo... “sta
in fron......te a tte”. Giorgio C. si avvicina al finale più importante della melodia
ma, mentre prende fiato per l’acuto, una
grande esplosione avviene nel camino
Oh che belle figlie .. !
Riceviamo da un gruppo di
amiche riminesi...
L’ ALBA
volantone informativo culturale
ironico satirico turistico spettacolare aggiornante politicante ed
altro per la città-N° 2-marzo 2009
Si comincia a vedere qualche fuga
Ma guarda un po’ queste pesaresi vanitose, che si fanno fotografare per
poi mettersi nel volantone “L’Alba” di
Montaccini. Noi di Rimini, romagnole
purosangue, con la pelle accarezzata dal vento di mare e di valle, sempre
abbronzate, che abbiamo per tanto tempo subìto l’invasione dei pesaresi in
cerca di serie avventure con “gambe” più lunghe delle nostre, oggi, possiamo
affermare che ci siamo riprese i nostri romagnoli. Il nostro “Corpo” con la ritrovata armonia (grazie al metodo di educazione alimentare Welcome Weight diretto a Rimini oltre che a Riccione e Pesaro
da Maria Grazia Antimi) non ha nulla da
invidiare alle snelle scandinave che negli
anni 80 stregavano i nostri uomini. Caro
Montaccini presenti pure anche noi
nello spazio: “Oh che belle figlie!”.
Rien va plus,
les jeux sont faits
di Giorgio Montaccini
Le tre “c” e la “ro” avanzano:
Cascino, Catalano, Ceriscioli e Roscini, (in ordine alfabetico).
Nel gruppo, ancora, qualche sornione preferisce rimanere in mezzo. La piazza dice che sarà imminente un suo scatto improvviso
(come sempre avviene). Si prospetta, a breve, l’individuazione di
un capo che si produrrà nella volata finale.
I cittadini pesaresi desiderano conoscere, prima di esprimersi con
il voto, cosa ne sarà di questa città.
In particolare:
1. Quali saranno i tempi per la nuova realizzazione del porto di
Pesaro?
2. A quanta cementificazione si dovrà ancora assistere?
3. Continuerà la caccia al “posto” per mandare i propri figli all’asilo?
4. Ci saranno maggiori controlli contro la delinquenza?
5. Si individueranno ulteriori parcheggi senza strisce blu?
6. I lavori agli Orti Giuli potranno essere ultimati?
7. Una dignitosa pavimentazione delle strade della città sarà possibile?
8. È auspicabile una maggiore e trasparente informazione sulle
spese che il Comune stanzia per il miglioramento della città?
9. La città di Rossini avrà una orchestra stabile e una banda cittadina?
10. Sarà possibile rendere agevolato il rientro di artigiani e commercianti nel centro storico?
11. Dove sono finiti i bellissimi giardini che adornavano la città?
12. Quale valorizzazione, condivisione e supporto dei circoli dialettali, culturali e “spontanei”?
13. Sosteniamo la cultura degli anziani per la migliore e longeva
vivibilità?
14. L’individuazione, la ristrutturazione e l’utilizzo di vecchi immobili di proprietà comunale per accogliere i cittadini più bisognosi
è possibile?
15. Manifestazioni di rilievo? Ripartite nell’arco dell’anno e con incentivazione a tutta la cittadinanza.
16. E se poi ci sarà un po’ di prosopopea in meno nel “palazzo”: che
ne dite?
Prepariamoci ad
ascoltare e ad analizzare i programmi che ogni candidato presenterà.
Il nostro invito ed
auspicio è che prevalga la squadra
che sente maggiormente e seriamente le esigenze dei
cittadini. Il tutto
espresso con parole semplici.
Attendiamo con
curiosità le proposte dei candidati.
(dis. di Simionato)
IL SOLITO PROFESSORE
— Ma cosa ti è saltato in testa di non aprire il
paracqua con un temporale simile?
— Che vuoi, cara, ero convinto di averlo
dimenticato!
da “la Domenica del Corriere” 5 gennaio 1936
Pesaresità
di V. Cassiani
Così ridevano:
FREDDURE
— Perchè gli avvocati quando parlono in
tribunale, bevono tant’acqua ?
— Perchè le loro arringhe sono salate!
Il palazzo
Perticari,
a c q u i s i rlo sarebbe
un ottima
occasione,
visto che
per adesso
nessuno lo
desidera e poi restaurarlo rispettando le caratteristiche originali e farne un importantissimo e prestigioso CASINO’.
Lo stile della facciata, i suoi classici interni,
la posizione di vicinanza alla piazza, alla
casa e al teatro Rossini favoriscono lavoro,
notorietà e ricchezza a favore del successo
di tale idea. Si potrà obiettare che l’attuale
crisi non permetta una simile iniziativa ed
un investimento di questa portata. A Pesaro ci sono tantissime banche e per questo
un motivo ci sarà! 15000 aziende artigiane,
con i loro servizi, le loro produzioni e i vari
indotti, rendono la situazione economica
soddisfacente.
Vi sono altri buoni motivi per auspicare che
l’idea del CASINO’ possa portare ulteriore
ricchezza.
Per la sua realizzazione potrebbe nascere
anche una “cordata” coinvolgendo tutta la
città sotto forma di prestito.
Nella vicina Romagna, fino a San Marino
ci stanno pensando seriamente da tempo.
Pesaro potrebbe avere il suo “Perticari
Casinò Palace”. È un’ idea ? Parliamone.
(dis. di Gianeri)
Un “do” di Pett...ine
che si trovava dietro alle sue spalle e vicino a me che lo accompagnavo. Una nuvola
di cenere (quella che serviva per conservare la carbonella) investe tutti. Altro che
cenere di Pompei: sembravamo immersi in un banco di nebbia fitta e, improvvisamente, ci siamo ritrovati tutti con i capelli grigio cenere. E così quell’acuto auspicato da tutti non si è potuto godere.
Non vi dico l’ira di Giorgio C. : non per la camicia bruciacchiata ma per il mancato
acuto e il divertimento e le risate di tutti noi. Giorgio ancora non sa chi è stato a
mettere qualcosa nella cenere; io lo so ma non lo dirò mai neanche sotto tortura.
Oggi Giorgio C. si è ulteriormente raffinato. Il suo pezzo forte è “My Way” (in lingua
originale!?). Non frequenta più quei “biricconi di amici della mangiatoia”
che gli mettevano gli esplosivi mentre cantava. Mi dicono che recentemente
si è esibito in una grande villa di un grande mobiliere con grandi personaggi riscuotendo un grande e mirabile successo. Sicuramente non avrà avuto
uno strimpellatore come me ma certamente una grande orchestra.
Una delle associazioni più longeve che
vive sul territorio è, senza dubbio, la
Società Operaia. Il suo atto di nascita,
firmato da un gruppo di 85 persone,
risale al 7 dicembre 1862. L’intento?
Sussidiare temporaneamente quei soci,
privi di sostentamento, che si rendessero inabili al lavoro. Pietro Gai fu eletto
primo presidente.
I soci si distinguevano in effettivi, benmeriti ed onorari. Fra questi ultimi figurano i nomi di illustri concittadini
quali Mamiani e Rossini (proclamato,
a suo tempo, Presidente Onorario perpetuo), nonchè Vaccai, Zandonai, Zanella, eminenti musicisti docenti presso il locale Conservatorio. Dal 1927 la
Società ha una sede propria al n. 53 di
via Cairoli. Il 19 Gennaio 1992 l’assemblea straordinaria dei soci ha deliberato all’unanimità, la fusione della
società operaia femminile (istituita nel
1903) con quella maschile assumendo
quindi, la dizione di “SOCIETÀ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO” che
privilegia i valori dell’amicizia, della
solidarietà e del volontariato. È questa, ancora, la bandiera della SOMS
pesarese che si accinge a soffiare, in
buona salute, sulle candeline del 140°
compleanno per raggiungere nel 2012
il prestigioso traguardo del 150° di
fondazione. E sarà festa grande!
... chiudi gli occhi e comincia a volare ...
The End
“Fata, fata turchina, fata bruna,
fata selvaggia;
la fata dell’avventura è la fata
dei viaggi fantastici
nel mondo e nella mente!
Vola sulle ali della magia,
sui mari in paesi senza tempo,
su ghiacciai di diamanti…..
chiudi gli occhi e comincia a volare”
Mira e Mila Montaccini
Saranno liete di presentarVi Fate meravigliose ed eleganti Bambole da Collezione
“Marigiò”. Rivenditore esclusivo per Pesaro Tel. 0721 403803
Invitano inoltre i futuri Sposi a consultare il vastissimo campionario di partecipazioni
di nozze e l’ampio assortimento di oggettistica per la casa.
Montaccini Oggi (di fronte a Villa Caprile).
C’era una volta una via
chiamata Mazzolari (1950)
L’ ALBA
volantone informativo culturale
ironico satirico turistico spettacolare aggiornante politicante ed
altro per la città-N° 2-marzo 2009
La stazione ferroviaria di Pesaro
ha qualche problema?
Ciao sono Simona ...
continuazione da L’Alba 1
Da quel momento si
accumulano le feste,
i ricevimenti, e le celebrazioni dei Principi carnevaleschi,
che vengono rappresentati da una coppia
uomo-donna, che appare con un corteo di
persone mascherate
con fanfare.
Il culmine scoppia il Giovedi Grasso, che
da noi si chiama “la notte delle vecchie
donne” (le donne hanno la libertà e quasi
l’obbligo di tagliare le cravatte a tutti gli
uomini che incontrano per la strada). Il
Lunedi delle Rose è il giorno dopo la Domenica del Carnevale, il giorno forse più
bello, con cortei, feste, gente in strada e nei
locali che festeggia ventiquattro ore su ventiquattro, poi il Martedi delle Viole, l’ultimo giorno. Con Il Mercoledì delle Ceneri
incomincia la dieta, il periodo di rinuncia,
legata strettamente alla tradizione cattolica
in annuncio della Pasqua.
I cortei più belli e più famosi sono a Colonia, Mainz, Düsseldorf e Aachen, le celebrazioni più importanti che hanno un timbro
molto satirico ed ironico nei confronti della
politica e della società vengono addirittura
anche trasmessi in televisione.
Ciao e alla prossima edizione dell’ ALBA con
la corrispondente da Bonn!
di Giorgio Montaccini
di Elvino Del Bene
... Non ricordo il nome, ma una
gentile signora che non era pesarese esponeva un campionario di
cappelli classici come quelli che
si vedono negli ippodromi.
Una signora discreta ma bravissima nel coniugare il volto, il corpo di una signora di un cappello appropriato.
Di li uscivano signore con un aspetto ed un’espressione felice e soddisfatta. Al numero 11 c’ero io.
Era l’anno 1944. Il nonno Ermolao, lo zio Tonino e
mio babbo Renato gestivano la loro tipografia ed io
che allora avevo 10 anni già lavoravo al suo interno (come può lavorare un bambino di 10 anni). (La
mia storia continua nel prossimo numero). Tornando
all’osteria ...il profumo del vino si coniugava con il
profumo del forno della ditta Bertolotti che si trovava oltre la tipografia; le casalinghe andavano presto
ad acquistare il pane fresco o a portare dentro grandi
borse, il proprio impasto già lievitato. Poi al forno
in una lunga tavola in legno loro stesse modellavano
le pagnotte e le facevano cuocere al fornaio. Proseguendo per la via c’era Grilli. Vendeva l’olio d’oliva, grande intenditore lui, valutava l’olio bevendolo
e ne dava un giudizio preciso giusto ed inequivocabile e per questo che i fornitori ne avevano stima
e considerazione. Nella via, subito dopo il mattino
molto presto entrava nel suo laboratorio l’idraulico
Camillini espertissimo e bravissimo. Ho assistito più
volte a costruirsi con attrezzi da lui ideati le cole,
i gomiti, filettare i tubi idraulici e tante altre ingegnose cose. Poi con Scrocco fabbrica di aranciate,
gassose, blocchi di ghiaccio che veniva usato anche
per fare le meravigliose ed abbondanti granatine. Il
ghiaccio veniva tritato a mano con una macchina a
manovella; la granatina la vendeva la “Pipetta” nel
suo chiosco di fianco al Teatro Rossini. Una volta
riempito il bicchiere col ghiaccio tritato gli versava
uno degli sciroppi giallo rosso e verde. Era un gran
via vai essendo l’unica fabbrica di ghiaccio con acqua potabile.
Nello stesso stabile al numero 40 tutte le mattine
incontravo Semprucci il giornalaio di corso XI Settembre che all’interno del cortile predisponeva i resi
e preparava i giornali del mattino.
Questo sintetico ricordo di via Mazzolari può farci
immaginare la vivacità, la comunione delle persone
che ci vivevano, gli incontri, il calore umano che si
creava ed il piacere del tempo che passa aiutava a
vivere in un mondo dove le cose semplici erano la
gioia di vivere.
Tutto ciò è scomparso ... ogni tanto oggi passo in
quella via nelle ore notturne... ricordo e rivivo nel
silenzio della via gli anni passati in “una via chiamata Mazzolari”.
Chi frequenta la nostra stazione (che serve un bacino d’utenza potenziale di oltre duecentomila residenti, ed é funzionale a una città capoluogo di
provincia a economia turistica e sede del più importante distretto produttivo della Regione Marche), conosce bene lo stato di degrado in cui versa
l’intero complesso, fatta salva – in accettabile misura – la zona atrio-biglietteria-edicola e il locale
adibito a bar.
Le stazioni ferroviarie, così come i porti, i caselli
autostradali, gli aeroporti, i centri storici sono dei
veri ed efficaci “biglietti da visita” della città. Da
“pesarese DOC” mi piacerebbe vedere ben altro
interesse per una struttura di tale rilevanza la cui
fatiscenza strutturale e il degrado della gestione
(vedere per credere: oltre ai servizi igienici spesso impraticabili, le condizioni delle sale di attesa,
le pertinenze abbandonate), mortificano la città di
Pesaro e il senso civico dei pesaresi che non si rassegnano e non accettano lo stato di fatto.
Questa la situazione! Quale soluzione?
Prima possibile soluzione: intervento forte, deciso e determinato nei confronti delle FF.SS. affinché sia assicurato, in tempi brevi, lo standard di
efficienza adeguato al ruolo e alla rilevanza della
stazione, per quanto attiene l’adeguamento della
struttura, la manutenzione ordinaria e straordinaria, la qualità e il controllo della gestione dei servizi e delle pertinenze.
Seconda possibile soluzione: la Città di Pesaro
“adotta” la sua stazione! Questa seconda possibile
soluzione, che potrebbe sembrare “fantastica”, in
verità è assolutamente realizzabile e potrebbe rivelarsi vincente.
Vogliamo provare a parlarne seriamente, a iniziare
su questo “foglio”, e vedere di formare una convinta “massa critica” di Cittadini di buona volontà,
sensibili e disinteressati affinché il “bene comune”
prevalga sull’egoismo di alcuni e sul colposo disinteresse di chi dovrebbe provvedere, per compito
istituzionale, ma fino ad oggi e per troppo tempo
ha dimostrato la più totale insensibilità?
continuazione da L’Alba 1
Volantone informativo curioso, volenteroso, spassoso, “cavolatoso”, leggero, pesante, poetico, nostalgico, familiare, giornaliero, settimanale, quindicinale
o mensile? (ancora non sappiamo). Ideato e redatto
da Giorgio Montaccini, corretto da Mira Montaccini, impaginato da Mila Montaccini su Apple Imac
24”, collaborano in questo numero: Vittorio Cassiani,
Giancarlo Nori, Elvino Del Bene, Museo Arte della
Stampa, Chiara Cocon, Emilio Melchiorri, le amiche
riminesi e il corrispondente da Bonn Simona Furlani.
Stampato in litografia in colore grigio “piombo” con
carattere Times, Giustezza 14 righe tipografiche, carta Palatina delle Cartiere Fabriano da gr. 85, tutto a
spese della ditta Montaccini Oggi (montaccinioggi@
virgilio.it - Pesaro Strada Statale Adriatica 339 - tel
0721 403803) (Si accettano contributi da devolvere
al Museo Arte della Stampa Associazione Culturale)
distribuito ovunque gratuitamente (per adesso), seconda tiratura copie 10.000=
di Simona Furlani
continuazione da L’Alba 1
così ridevano:
così ridevano:
LA FUGA
Lei — Quale aria preferisce, signor Gustavo?
L’altro — L’aria fresca, signorina.
(dis. di Urbano)
da “la Domenica del Corriere” 5 gennaio 1936
L’Alba della poesia
L’Alba dla gent comun
di Emilio Melchiorri
Citazione citabile
“Un Sorriso”
di P. Faber
Un sorriso non costa
nulla e produce molto.
Arricchisce chi lo riceve
senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante
ma nel ricordo può essere eterno.
Nessuno è così ricco
da poterne fare a meno
e nessuno è così povero
da non meritarlo.
Creatore di felicità in casa
negli affari è un sostegno,
è il segno sensibile
dell’amicizia profonda.
Un sorriso dà riposo alla stanchezza;
nello scoraggiamento rinnova il coraggio,
nella tristezza è consolazione;
è l’antidoto naturale in tutte le nostre pene.
Ma è un bene che non si può comprare,
nè prestare, nè rubare,
poichè solo ha valore
dall’istante in cui si dona.
E se poi incontrerete talora
chi l’aspettato sorriso a voi non dona,
siate generosi e date il vostro,
perchè nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come colui che ad altri non sa darlo.
In vendita presso Montaccini Oggi
stampato su cartoncino Fabriano formato 50x35
NATURALMENTE
— Vediamo Giorgio, sai dirmi qual’è la
capitale dell’Abissinia?
— Ginevra......
(dis. di Del Bufalo)
da “la Domenica del Corriere” 5 gennaio 1936
“L’Alba” della Poesia
L’Alba è lieta di ospitare poesie brevi
(“sonetti”) degli autori locali. Contattateci.
Pensiero
di Clelio Cassiani
Nessuna forza mai
nessun potere
il volo fermerà
del mio pensiero
che invisibile torna
ai sogni miei,
alle persone amate,
ai luoghi noti,
alle visioni liete,
al mio passato.
Na matena a l’alba long el port
un om a t’vegh arivè, bass e stort,
j’atrezz da pésca adoss al conplet
j smieva ma i parament del pret.
“cò s’dic! sta pésca cum la và: jabocca?”
abozand un soris a mezza bocca,
t’capésc ch’l’è sol malè par fè mezgiorne
e an vò tant discors da quei d’intorne.
Butand un ochj tel mer prò al sorprend:
“vara malè cla barca cum la pend!”,
“prò l’an s’arbalta par bunazza d’vent”
el rispond, cum s’an avessa dett gnent.
“A sem dventedi ‘n ardott d’Maruchen!”
el dic, girand el mulinel pièn pièn,
daj che te daj, l’arescid a parlè,
pó un sigre l’acend, par continuè:
“se ma le guerr, a pens, d’indipendenza
custèdle d’mén ch’an è la dipendenza,
a dégh che dria ‘n fiol disoriented
senpre c’è ‘n pedre ch’i’n l’à mèi turchied”.
Strèn le person ch’t’incontre, strèn el mond,
quell ch’an t’ved l’è infén el piò profond.
“M’sa ch’ven a piova: s’arnugla dal mont!”,
al salut e.....’n bicicletta ‘jarmont.
“Chiara”
chiara
di Chiara Cocon
Il cavallo ama correre.
Nell’accordo
perfetto tra
cavallo e
cavaliere
la gara prende forma, in un tutt’uno di
armonia e di potenza, di elasticità e di
bellezza plastica.
Mi chiamo Chiara e pratico equitazione
da più di quattro anni. Ho avuto la fortuna di conoscere questa disciplina sotto
vari aspetti: ora faccio salto ostacoli ma
ho avuto l’occasione di fare anche ponygames, ossia dei giochi in sella al tuo
pony.
Ho una cavalla meravigliosa che si chiama Esmeralda Del Ghiro, e proprio lei
mi sta insegnando a volare. Considero
l’equitazione uno degli sport più eleganti
e pieni di passione e credo che debba essere anche considerata come la disciplina
dei re.
Lo show jumping, cioè il salto ostacoli,
è una disciplina che racchiude in sé potenza e armonia. Quando sono in campo,
con la giuria che mi guarda, la canzone
sottile di sottofondo, gli occhi degli spettatori attenti ad ogni mia singola mossa,
penso solo che in quello spazio ci siamo
soltanto io e lei(la mia cavalla). Noi due
pronte ad affrontare il percorso, attente
ad equilibrare, sopra ogni salto, eleganza
e potenza per poterlo superare con facilità. E dopo il primo ostacolo tutto scompare, eccetto i rimanenti salti. E quando
ho finito e sono riuscita a volare sopra di
essi e a toccare l’aria con un dito sento
gli applausi, gli urli, le soddisfazioni ma
soprattutto il mio fiato e quello della mia
cavalla. Un fiato unico, di vittoria. Così,
soddisfatte del nostro lavoro, usciamo
con alle spalle la voce del giudice che afferma “Chiara ed Esmeralda hanno concluso il loro percorso senza errori”. Questa è la frase che dopo tutto il lavoro ti
rende felice, soddisfatta ma, soprattutto,
fiera di quell’animale che ti ha dato fiducia e con cui, in gara, eri diventato una
cosa sola. Infatti ogni singolo momento
che si è in sella al proprio “destriero” si
diventa un’unica cosa con lui. Quando
sono in campo sento la sabbia sotto gli
zoccoli della cavalla, l’aria tra le redini,
la tensione che mi sale in corpo, e la felicità di essere arrivata così in alto. Ma
soprattutto sento che in questa unione di
potenza e armonia io e lei diventiamo una
cosa sola. Siamo solo io e lei. Lei e io.
Ecco,ciò che vi ho esposto racchiude le
sensazioni che provo quando sono in sella alla mia cavalla. E vi posso solo dire
che il rapporto che si crea fra animale e
cavaliere è una cosa stupenda, profonda e inimmaginabile. Come disse Helen
Thomson “Nel montare un cavallo noi
prendiamo in prestito la libertà..”
Museum
Visitate il
Arte
Museum “Arte della Stampa„
della
Stampa Esposizione permanente di attrezza-
ture e macchine da stampa tipografiche dal 1840. “Sala Gutenberg„ per
accoglienza gruppi organizzati.
per informazioni e appuntamenti:
0721 403803 - [email protected]