Winona Rider - La ragazza interrotta

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Winona Rider - La ragazza interrotta
Winona Rider - La ragazza interrotta
Scritto da Elena Sofia Safina
La ormai quarantenne Laura Horowitz, in arte Winona Rider, appare come una figura
controversa tra i tanti Ego hollywoodiani, infatti la famosa ragazza interrotta ha, nel suo
bagaglio di esperienze,
un altalenante scambio di alti e bassi, che fanno di lei, più che
un’interessante attrice, una donna accattivante, misteriosa e particolarmente distinta per il suo
personaggio fuori dal set.
Winona Laura Horowitz viene alla luce venerdì 29 ottobre 1971 in Minnesota, nella cittadina di
Winona (nome di una dea indiana Lakota che significa "prima figlia nata") da Michael e Cindy
Horowitz, entrambi hippies, il padre ateo, di origine russo-rumena, la madre, buddhista, di
origine ebraica. Sarà probabilmente la sua infanzia a formare la sua enorme personalità e il suo
spessore artistico, infatti, per tutto il periodo infantile, lei e suo fratello Yuri, gireranno da uno
stato all’altro insieme alla famiglia a bordo di un autobus psichedelico di nome Veronica,
provando esperienze di vita comunitaria tra droga, promiscuità sessuale e senza alcun comfort,
quale, per esempio, l’elettricità.
La sua carriera scolastica non ebbe un grande successo, infatti, il suo carattere mascolino e il
suo aspetto androgino le procurarono una grossa emarginazione tra i ragazzi della sua età,
tanto da essere scambiata per un ragazzo gay, e finire vittima della violenza di un gruppo di
ragazze. Il trauma di quella violenza portò Winona a ritirarsi prematuramente dalla Petaluma
Kenilworth Jr. High School e terminare gli studi privatamente. Fortunatamente, i genitori della
Ryder presero in considerazione la sua vocazione per l’arte e, dopo essersi trasferiti a San
Francisco, la iscrissero, nominandosi suoi manager, all’American Conservatory Theatre dove
cominciò a studiare recitazione.
Nel 1988 la fanciulla è diretta dall'allora esordiente Tim Burton, nei sinistri panni di Lydia Deetz ragazzina gotica ossessionata dalla morte - nell'infernale Beetlejuice - Spiritello Porcello.
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Nei dodici mesi successivi, Winona viene acclamata come "la principessa dei dark e paladina
della new generation contestatoria", grazie al ruolo da protagonista nell'allucinante Schegge di
Follia
di
Michael Lehmann. Il suo grande impatto sulla scena Hollywoodiana avverrà quando , nel 1990
verrà chiamata per recitare in
Edward mani di forbice
, diretto dall’ormai famoso Tim Burton; le sue parole a riguardo: «Sono registi che stanno a un
altro livello. Ti costringono a raggiungerli e quindi a crescere come attrice. Con loro è stato
come vivere in un sogno». Galotto fu il set, infatti da quel momento, Winona intraprese una
relazione amorosa con il sex symbol Jhonny Deep (1989-1993), il quale si fece tatuare, come
sigillo della loro unione “Winona Forever”, che divenne poi tristemente, “wino forever” (ubriaco
per sempre). La loro unione, oltre che cambiare la vita della giovane attrice, catalizzò su di lei
un’enorme attenzione mediatica che giovò alla sua carriera, purtroppo solo per un breve
periodo.
In seguito, è costretta a lasciare le riprese de Il Padrino parte III a causa di un problema di
salute: il maestro Coppola, tuttavia, la immortalerà in Dracula
di Bram Stoker.
Nel 1993 Winona entra nel cast de L'età dell'innocenza di Martin Scorsese, conquistando la
nomination all'Oscar come Migliore Attrice non Protagonista.
Nel1996, dovrà sconfiggere la sua idrofobia in Alien - la clonazione. Quando era piccola, infatti,
era quasi affogata nelle acque marine: da allora non si era mai più immersa.
Tra il 1999 e il 2000, è la diciottenne che tenta il suicidio in Ragazze Interrotte, dove nonostante
la sua eccellente interpretazione, non ottenne nessun riconoscimento, se non la nomination
all’Oscar, che andò invece ad Angelina Jolie come Miglior attrice non protagonista. La sua
concentrazione e serietà sul set saranno tali da decidere, insieme alla collega Angelina Jolie, di
non avere mai e per nessun motivo, un contatto extra-lavorativo, in modo da non stabilire
alcuna relazione affettiva che avrebbe potuto turbare e distrarre entrambe le donne sulla scena.
Nonostante questa scelta geniale, il distacco praticato in quei mesi non fu totale, e la Rider
dovette seguire una terapia di cura mentale in una clinica psichiatrica, stavolta senza che una
cinepresa la immortalasse.
Il suo rapido declino è dovuto in parte alla rottura con Jhonny Deep, ma in gran parte ad un
eccessivo carico lavorativo e ad una smisurata pressione da parte dei giornalisti. La Ryder, optò
quindi per curare i suoi mali con l’alcool, la droga, gli psicofarmaci, e si racconta che in quegli
anni passò le notti al telefono, raccontando la sua sofferenza al caro amico Al Pacino, il quale,
si dice, avesse lo stesso morbo.
Un altro uomo che influenzò drasticamente la vita della Ryder fu Matt Damon, per il quale lei fu
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“soltanto un flirt”, a discapito del suo sogno di matrimonio. Infatti il felice progetto della Ryder fu
stroncato dalla rottura con Damon, che, nonostante avvenuta in maniera amichevole, mandò
l’attrice definitivamente in depressione. Sembra quindi che non sia stata soltanto la frenesia del
lavoro, l’introspezione emotiva dei ruoli interpretati, e la pressione mediatica ad abbattere
fisicamente e psicologicamente la Ryder, ma anche un’ingestibile tendenza all’abbandono nelle
relazioni amorose. Quest’ultima , fu seguita dal periodo peggiore della sua vita,l’inizio del nuovo
millennio. Infatti,nel dicembre del 2001, divenuta cleptomane, fu accusata di furto con scasso e
possesso di psicofarmaci senza prescrizione, e costretta ad una pena di tre anni con la
condizionale, nonché a svolgere 480 ore di servizio comunitario.
Lei stessa afferma: «Quando sono caduta in depressione, il periodo più brutto della mia vita,
avevo 19-20 anni e stavo nel tunnel del superlavoro. In più stavo cambiando, un'evoluzione
normale a quell'età che insieme allo stress mi ha portato a una profonda tristezza. Alcuni miei
colleghi poi mi dicevano: “Vorrei avere io i tuoi problemi invece che dover pensare a come
pagare l'affitto a fine mese”. E questo mi faceva sentire ancora più in colpa»
.
Poi la guarigione: «Ho imparato a prendermi i miei tempi, con più pause, e ora riesco ad
affrontare gli stress»
.
A contrastare questo scenario quasi lugubre e sporco della giovane attrice, sta il suo immortale
senso civico, infatti, nel ’94, a Petaluma, scompare una dodicenne di nome Polly Klaas: Winona
offre 200.000 dollari come taglia per il suo ritrovamento, inutilmente, perché la bimba viene
ritrovata morta, uccisa brutalmente da un maniaco sessuale. Sconvolta dall'accaduto, la star
presta conforto alla famiglia della piccola, devolvendo l'intero incasso della prima di Giovani,
carini e disoccupati
a un centro per l'indagine sui ragazzi rapiti e vittime di abusi sessuali. Convince, inoltre, Gillian
Armstrong a girare il remake di
Piccole Donne
e dedicarlo a Polly: con il denaro proveniente dagli introiti del film, la Ryder fonda la Polly Klaas
Foundation, un'organizzazione per la ricerca di bambini scomparsi e per l'assistenza alle
famiglie. La pellicola della regista australiana le vale la seconda candidatura agli Academy
Awards, stavolta come miglior interprete protagonista.
Torna in una mega-produzione nel 2009 con Star Trek - Il Futuro ha Inizio, e recita (tra gli altri)
con Julianne Moore, Keanu Reeves nel dramma al femminile
The Private Lives of Pippa Lee
2009.
Il Cigno Nero
(2010) e
Il Dilemma
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di Ron Howard (2011) denotano la sua ritrovata stabilità. Torna poi a essere diretta dall'amico
Tim Burton in
Frankenweenie
(2013).
A tradire il suo fascino o quantomeno il suo valore di icona cinematografica per le aspiranti
attrici, Winona dichiara:
"Se oggi io avessi 18 anni non vorrei diventare un'attrice, questo l'ho capito bene. E' un mondo
completamente diverso da quand'ero giovane, ti senti sorvegliato, fra gossip e Twitter, tutto quel
che fai diventa globale, è una pazzia. Io ero già un po' svitata per conto mio, pensate come mi
sarei ridotta! A una diciottenne direi: ma chi te lo fa fare?". E ancora:
“Il lavoro non è più una priorità, per me. Sarà perché recito da quando avevo 12 anni, ma ho
voglia di godermi la vita e dedicarmi ad altro. Mi sono molto occupata di questioni legate alle
riserve dei nativi americani, per esempio. Ma tutto ciò che è utile a vivere in modo più rilassato
va bene. Non so come sia in Europa, ma in America la pressione sulle attrici è molto alta
quando superi una certa età: come se tutti ti saltassero addosso a dirti “devi andare avanti”. E
tu ci vai, avanti, anche se non sei convinta. Ma la vita è breve: e se non ti diverti, se il lavoro
non ti dà niente in cambio, che senso ha?”
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