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agosto 2012 - 4,00 euro Copia Omaggio
10
Trentacinque anni
di crescita
PAG. 2
sommario
PERIODICO SEMESTRALE DI MATERIALI, COMPETENZE E POSATORI
IN PRIMO PIANO
Un anniversario importante per Opera
2
L’ANGOLO TECNICO
Pannelli radianti
8
OPERA C’è FOCUS
La nuova linea di prodotti Centro Storico a base di calce aerea 12
linea
“centro storico”
PAG. 12
CHE SQUADRA!
PAG. 38
Direttore Editoriale
Roberto Raineri
Direttore Responsabile
Simone Giglioli
Direttore Scientifico
Luca Troiano
Ufficio Pubblicità
Qlabdesign
0544.240146
Per scrivere
alla redazione
[email protected]
Art Direction
Qlabdesign / Ra
Grafici
Luca D’Antuono
Roberto Pausini
Roberta Poggiali
Fotografie
Archivio Opera
Alan Venzi
Dremstime.com
PRODOTTO IN VETRINA
Osmocem
14
CICLI APPLICATIVI
Riparazione di un sottofondo lesionato
16
RESTAURO E RIPRISTINO
Da CNA Emilia Romagna idee per il rilancio
18
IL RIVENDITORE
Edilgross, marito e moglie contro la crisi
20
NEWS
Notizie da Opera, dall’Italia e dal mondo
24
TENDENZE
Anche in Italia tetti e pareti si vestono di verde
28
TEST DI LABORATORIO
Normativa EN 14891-2007
34
CHE SQUADRA!
Anche la posa si tinge di rosa
39
SICUREZZA
Quando l’acqua accentua il rischio nei cantieri
42
MARMI E PIETRE
I villaggi di pietra
44
L’ESPERTO RISPONDE
Domande frequenti dei posatori e glossario
dei termini professionali
48
Collaboratori
Fabrizio Ferla
Federico Mancini
Elisa Marchesini
Vito Persichella
Francesca Ricci
Giuseppe Rizzo
Giovanni Tuzio
Coordinamento
Editoriale
Francesca Ricci
Editore
Edizioni Moderna / Ra
Stampa
Tipografia
Moderna / Ra
Opera srl
Via degli Scavi 19/21
47122 Forlì (FC)
Tel.0543.720093
Fax 0543.796016
www.opera-adesivi.it
2
PRIMO PIANO
TESTI Simone Giglioli
Trentacinque anni
di crescita
Un anniversario importante
per Opera
Le date, gli avvenimenti, le persone
ed i prodotti più significativi di Opera
Nasce RT Universal,
collante flex a tutt’oggi
uno dei prodotti di punta
della gamma Opera
Orazio Raineri
dà vita a
Cemenkoll
1977
1985
PRIMO PIANO
3
Non è un anno qualunque il 2012 per Opera.
È un anno di anniversari importanti.
L’azienda festeggia i 35 anni di attività, un
traguardo importante, ancora più piacevole
da ricordare se si considera il fatto che,
diversamente da molte concorrenti, Opera
sta superando brillantemente questo periodo
di crisi economica che attanaglia il mondo
dell’edilizia e, di riflesso, i settori ad esso
collegati, come quello dei materiali per la
posa. L’impresa, per sua natura, non dedica
mai troppo tempo a celebrare i tempi che
furono e a ricordare i successi ottenuti;
troppe sfide in corso, nuovi clienti da
soddisfare e mercati da conquistare per
indugiare nelle autocelebrazioni. Tuttavia,
visto il traguardo così importante appena
raggiunto, è il caso di fare un’eccezione,
ricordando ai nostri lettori come questa
realtà sia nata e si sia sviluppata senza sosta
nel corso degli anni.
Cominciamo col dire che ogni progetto
imprenditoriale nasce sempre da un
desiderio, e che questo desiderio matura a
causa di una insoddisfazione. È stata quella
del fondatore Orazio Raineri la scintilla che
ha dato vita a Opera. Nel 1977 la sua attività
era infatti quella di autotrasportatore, ma il
lavoro, così duro e a volte neanche troppo
remunerativo, non garantiva una piena
soddisfazione professionale. Voleva qualcosa
di diverso, di nuovo. Un’avventura, anzi, una
sfida. Valutando le varie opzioni del mercato
di allora Orazio scelse di lanciarsi nel settore
degli adesivi per l’edilizia, un ambito nel
quale le aziende italiane attive erano ancora
poche, e che al tempo lasciava intuire delle
potenzialità ancora inespresse. Cominciò
così acquistando i primi macchinari per la
produzione di colle e avviando lo
stabilimento di via degli Scavi a Forlì. Era
nata la Cemenkoll, destinata poi a cambiare
il suo nome in Opera più avanti,
precisamente nel 1998.
del periodo successivo. Le difficoltà di
un’azienda giovane sono spesso le più dure
della sua storia, e molto spesso sono quelle
che impediscono a una realtà di avere un
futuro. Ma trovatosi di fronte a un bivio,
abbandonare o insistere con ancora
maggiore energia, Orazio non ebbe un
attimo di esitazione e mise ancora più
passione nella sua attività imprenditoriale.
Una passione, quella del titolare, che finì col
contagiare anche il figlio Roberto. Forte dei
suoi studi in chimica industriale,
quest’ultimo decise a ventidue anni di
affiancare il genitore: una scelta importante,
che lo vedrà dedicare all’azienda paterna la
sua vita professionale, fino a sostituire
Orazio nel 1996.
Se è vero che questa branca dell’industria
chimica presentava ampi margini di
espansione, è altrettanto vero che operare in
un settore di questo tipo non fu uno scherzo
all’inizio. A parte le normali criticità legate
all’inesperienza, il mondo dei prodotti per la
posa si trovava a scontare i forti effetti della
crisi economica degli anni ’70, che in molti
casi proseguirono anche nella prima parte
L’arrivo di Roberto ha portato nuova energia
e nel corso degli anni la società,
parallelamente a uno sviluppo commerciale
sempre più significativo, ha compiuto tutti
quei passi necessari alla trasformazione da
piccola realtà a conduzione familiare a
impresa moderna, dinamica, innovativa. Con
l’arrivo del nuovo millennio i vertici
dell’azienda hanno effettuato scelte
Roberto Raineri prende le
redini del padre Orazio alla
guida di Cemenkoll
1996
strategiche significative, puntando in primis
sulla qualità dei prodotti. Per fare questo non
bastava un’ attività di ricerca estemporanea.
Responsabile fino ad allora della ricerca,
Roberto ha scelto di dotare Opera di una
struttura ad hoc, in modo da concentrare la
sua attenzione sulla gestione complessiva
dell’impresa. Per questo nel 2000 è stata
creata la divisione Ricerca e Sviluppo,
all’interno della quale personale altamente
specializzato è stato preposto alla creazione
e sperimentazione di prodotti sempre più
performanti, pensati per soddisfare in modo
ancora più efficace le esigenze segnalate dai
clienti già acquisiti e, più in generale, dal
mercato. Oltre all’incessante attività dedicata
all’innovazione, i tecnici di Opera si
dedicano oggi anche al costante controllo
della qualità dei prodotti, altra attività
fondamentale per garantire un prodotto
sempre a norma, che soddisfi i requisiti
imposti dalla normativa nazionale e da
quella comunitaria.
Assieme all’attività di ricerca l’azienda ha
costantemente sviluppato la propria forza
vendita in Italia e all’estero. Reclutando
Cemenkoll
si trasforma
in Opera
1998
4
RUBRICA
PRIMO
PIANO
Nasce Scudo,
impermeabilizzante
cementizio bi componente
1999
Viene creato il
laboratorio
Ricerca & Sviluppo
2000
PRIMO
RUBRICA
PIANO
5
principalmente personale dal settore dei
prodotti per l’edilizia, Opera ha visto crescere
negli ultimi anni il proprio apparato
commerciale, arrivando ad ingaggiare oltre
50 agenti, coordinati da 6 responsabili
commerciali. Ciascuno di essi ha affrontato
un periodo di formazione ”sul campo”,
dotandosi così di quel know-how necessario
per interpretare al meglio le necessità dei
clienti. La formazione, del resto, è divenuta
negli ultimi anni uno dei punti di forza di
Opera. È la conoscenza dei prodotti e delle
loro potenzialità, secondo i vertici
dell’azienda, una delle chiavi del successo
commerciale. Ecco perché dal 2002 Opera ha
sviluppato una serie di attività formative e
informative anche per i rivenditori che
scelgono i suoi prodotti: una scelta
indubbiamente azzeccata, considerata la
presenza di un pubblico sempre più ampio a
questo tipo di incontri. Un confronto
continuo e costruttivo con i clienti ha
rappresentato e rappresenta tutt’ora un
vantaggio per entrambe le parti: da un lato il
rivenditore coinvolto acquisisce nuove
competenze, dall’alto l’azienda, grazie ad
un dialogo costante, acquisisce nuove e
preziose informazioni sull’andamento del
mercato e sulle nuove esigenze segnalate
dal mondo dell’edilizia.
Un’attenzione così intensa dedicata al
mercato ha permesso di guadagnare nuove
quote di mercato e di mantenerle durante le
fasi più dure per l’economia nazionale,
proprio come quella che stiamo vivendo
negli ultimi anni. Fortunatamente la crescita
di Opera, specialmente in tempi recenti, non
è dipesa solo dall’andamento del mercato
italiano. L’azienda ha da tempo compreso le
potenzialità dei mercati esteri, specialmente
quelli che si sono rivelati maggiormente in
crescita negli ultimi anni, come quello
nordafricano e mediorientale, che anche a
fronte degli ultimi sconvolgimenti politici,
hanno evidenziato un’indubbia vitalità nel
campo delle costruzioni. Attualmente
l’export rappresenta il 30% del giro d’affari
complessivo di Opera, ma questa percentuale
è sicuramente destinata a salire negli anni a
venire.
Oggi l’azienda continua a guardare al futuro
con ottimismo. Mentre il mercato dei prodotti
per la posa segna un forte rallentamento, e i
Viene ampliata la rete
commerciale in Italia e
all’estero
grandi gruppi registrano un calo sostanziale
dei propri fatturati, Opera è ancora “sul
pezzo”, sempre pronta a dimostrare come
anche in tempi di crisi quello che conta non
sono le dimensioni di un’azienda a
garantirne il futuro, ma la sua dinamicità, la
voglia di migliorarsi costantemente,
all’insegna di qualità, flessibilità e
affidabilità. Senza questi requisiti un’impresa
non sarebbe in grado di registrare un
fatturato in crescita del 4% anche nell’ultimo
triennio di piena recessione. Come dal primo
giorno di attività, anche oggi Opera ha voglia
di crescere. Voglia di futuro.
Opera
festeggia i suoi
primi 35 anni!
2006
2012
Un lavoro fatto ad arte
è destinato a durare nel tempo.
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8
L’ANGOLO TECNICO
TESTI Giovanni Tuzio
PANNELLI RADIANTI
grazie alle nuove
tecnologie
la riduzione
dei consumi può
arrivare al 15%
rispetto ai sistemi
tradizionali
Benessere termico, risparmio energetico e libertà d’arredo
Circa duemila anni fa un
sistema di riscaldamento a
pavimento era già utilizzato
dalle civiltà Cinesi ed Egiziane.
Il riscaldamento era di tipo
monolocale, molto semplice
nel suo impianto, costituito da
un focolare interrato i cui fumi
venivano fatti passare al di sotto
dell’ambiente da riscaldare.
Furono i Romani ad affinare
la tecnica di riscaldare i locali
dal basso (IPOCAUSTUM tr.
arde da sotto), oltre al focolare
crearono un complesso sistema
di condotte e intercapedini
poste al di sotto delle
pavimentazioni. Tali sistemi di
canalizzazioni permettevano
di convogliare l’aria calda
al di sotto di più locali,
creando così un primordiale
sistema di riscaldamento
centralizzato. Il riscaldamento
a pavimento appare nella sua
configurazione attuale solo
agli inizi del ventesimo secolo.
Fu il professore inglese Baker
a brevettare un sistema di tubi
posti sotto alle pavimentazioni
all’interno dei quali veniva
convogliata acqua calda .Tali
sistemi di riscaldamento ebbero
una più ampia diffusione solo
nel secondo dopoguerra e solo
a partire dagli anni settanta
gli impianti a pannelli radianti
riusciranno a soddisfare
le esigenze di benessere
fisiologico e di risparmio
energetico che le novità di
ordine legislativo e tecnico
richiederanno.
I sistemi di riscaldamento a
pannelli radianti vengono
sempre più spesso sostituti ai
tradizionali impianti a radiatori
o ventilconvettori, in quanto
ritenuti molto più efficienti dal
punto di vista del risparmio
energetico e del benessere
fisiologico. Gli impianti a
pannelli radianti nella loro
tipologia attualmente più
diffusa sono quelli alimentati
ad acqua calda ma esistono
anche altre tipologie di pannelli
radianti che utilizzano l’energia
elettrica.
Gli impianti ad acqua basano
il loro funzionamento sulla
circolazione del fluido
termovettore in un circuito
chiuso che si sviluppa su una
superficie radiante. I sistemi
alimentati ad energia elettrica
sono costituiti da cavi o strisce
che fungono da conduttori,
anch’essi distesi su di una
superficie radiante vengono
attraversati da corrente elettrica
dissipando energia sotto forma
di calore secondo il principio
tecnico/scientifico dell’effetto
Joule.
L’ANGOLO TECNICO
Pannelli Radianti a pavimento
alimentati da fluido
termovettore
Sulla soletta portante del
pavimento, al fine di contenere
le dispersioni termiche e ridurre
l’inerzia termica dell’impianto,
vengono posizionati pannelli di
materiale isolante costituito nei
casi più frequenti da polistirene
o poliuretano. I pannelli isolanti
possono essere in alcuni casi
preformati, presentando sulla
superficie superiore scanalature
e profili nei quali posizionare
direttamente i tubi. Le tubazioni
previste per impianti ad acqua
sono solitamente in polietilene
reticolato (PEX), polibutene (PB),
polipropilene (PP) o rame.
Ogni locale riscaldato può essere
regolato in maniera autonoma
rispetto agli altri locali attigui,
dal collettore centrale con
un tubo di mandata ed uno
di ripresa si dipartono i tubi
che andranno a disporsi sulla
superficie radiante secondo
due diversi schemi possibili.
La disposizione a spirale è
da preferirsi rispetto quella a
serpentina in quanto offre una
temperatura superficiale più
omogenea e una maggior facilità
nella posa in opera. Una volta
posate le tubazioni vengono
annegate completamente
nel massetto generalmente
costituito da calcestruzzo.
Infine si ricopre il massetto con
il rivestimento finale che può
essere costituito da materiali
lapidei, ceramica e parquet nei
casi più frequenti.
L’acqua all’interno dei pannelli
radianti ha una temperatura di
esercizio che varia tra i 35 ed i
40 °C, a differenza dei comuni
radiatori che richiedono una
temperatura di 70–80 °C. Si
intuisce facilmente che per
portare a regime un impianto
a pannelli radianti occorrerà
produrre una quantità di energia
ridotta rispetto ai tradizionali
impianti di riscaldamento, se
questa viene poi prodotta da
macchine quali pompe di calore,
caldaie a condensazione o fonti
rinnovabili quali (ad esempio
i pannelli solari) i risparmi
si fanno ancor più sensibili.
Si stima che un sistema di
riscaldamento a pannelli
radianti consenta un risparmio
energetico variabile dal 10 al
15% rispetto ad un impianto
tradizionale. Altra caratteristica
importante è data dal benessere
termico che questi impianti
riescono a procurare: cedendo
calore per irraggiamento i
pannelli radianti evitano la
creazione di correnti convettive
d’aria calda a soffitto e fredda a
pavimento.
Con tali sistemi si evita inoltre
la circolazione di polvere e la
combustione del pulviscolo
atmosferico, cause spesso
frequenti di irritazioni, allergie e
difficoltà respiratorie.
Da non sottovalutare la libertà
d’arredo che tali impianti di
riscaldamento offrono, venendo
a mancare i corpi scaldanti
all’interno dei locali tali sistemi
sono spesso utilizzati per
climatizzare edifici di rilievo
storico e architettonico.
Per evitare condizioni di
malessere fisiologico la
9
temperatura superficiale del
pavimento deve essere compresa
tra i +29 ed i +35 °C (Norma
Uni-EN ISO 1264), pertanto è
necessaria una progettazione
accurata degli impianti caso
per caso. I costi di realizzazione
risultano essere più elevati
rispetto agli impianti con
corpi scaldanti tradizionali,
questo a causa dei maggiori
materiali impiegati e la maggior
manodopera necessaria. In
ambienti riscaldati solo per
brevi periodi l’inerzia termica
degli impianti a pannelli
comporta sensibili sfasamenti
tra i tempi di avviamento e quelli
di utilizzo effettivo, pertanto in
questi casi conviene ricorrere ad
altri sistemi di riscaldamento.
Pannelli radianti a parete ed
a soffitto alimentati da fluidi
termovettori
In questa tipologia la superficie
radiante diviene la parete
verticale interna dell’edificio,
su di essa, una volta isolata,
con sistema analogo a quello a
pavimento, vengono disposti i
tubi che saranno poi ricoperti
da una finitura ad intonaco
cementizio oppure da pannelli
in cartongesso a seconda dei
casi.
In funzione del ridotto spessore
di materiale che ricopre i tubi
delle installazioni a parete
avremo un’inerzia termica
minore, pertanto una messa
a regime dell’impianto più
veloce. In locali quali i bagni
ad esempio, i pannelli a parete
possono ovviare ai problemi
che insorgerebbero dovendo
sovrapporre alle tubazioni
degli impianti di scarico i tubi
10
L’ANGOLO TECNICO
di circolazione dell’acqua di
un impianto a pavimento. In
fase progettuale è bene tener
conto però di altri aspetti non
proprio vantaggiosi di tali
sistemi: non potremo addossare
alle pareti elementi di arredo
voluminosi; fissare un chiodo
al muro diviene un’operazione
complicata se non si conosce
l’esatto percorso delle tubazioni
sottostanti; in ambienti con
una superficie piuttosto estesa,
trovandosi lontano dalle pareti
radianti, il calore percepito
potrebbe risultare insufficiente.
Sono rari i casi in cui le
tubazioni vengono affogate
direttamente nel getto, più
spesso i pannelli radianti a
soffitto si distinguono in due
tipologie:
- moduli metallici o in
cartongesso
- termostrisce radianti
Nel primo caso i pannelli
contengono i tubi al loro interno
o sulla parte superiore e sono
sospesi a soffitto mediante
appositi ancoraggi. I tubi
vengono collegati tra loro oppure
Installazione
a dei collettori e separati dal
soffitto con materiali isolanti.
Le termo-strisce sono costituite
da tubi o nastri all’interno dei
quali circolano i gas combusti
provenienti da un bruciatore
esterno ai locali da riscaldare.
Spesso utilizzati in ambienti con
altezze elevate quali capannoni
industriali, magazzini e depositi,
i pannelli solari a soffitto, per
la loro bassa inerzia termica
possono essere messi a regime
in breve tempo e garantiscono
livelli ottimali di confort
abitativo se utilizzati per il
raffrescamento.
ecco i suggerimenti di Opera
Prodotti da utilizzare per la posa di pannelli radianti a
pavimento
La posa del pannello radiante a pavimento avviene solitamente
inglobando la serpentina di riscaldamento alla gettata di
massetto da effettuarsi con Basecem o Basecem Pronto. Una
volta che il massetto sarà maturo (seguire le indicazioni del ciclo
applicativo “Posa su un massetto riscaldante”) è possibile posare
un pavimento di ceramica con gli adesivi cementizi flessibili RT
Universal o RT Hi-Tech (in caso di posa di spessore fino a 15mm)
oppure un pavimento in parquet con Resilex Ecotech, l’adesivo
epossipoliuretanico bicomponente a bassa emissione di VOC per
posa di pavimenti in legno.
Prodotti da utilizzare per la
posa di pannelli radianti a
parete
Il pannello radiante a parete
viene solitamente agganciato
ad una rete che viene armata
con uno strato di collante
cementizio flessibile tipo
RT Hi-Tech utilizzato come
rasatura. Successivamente
può essere piastrellato con un
collante flex tipo Rt Universal
o RT Hi-Tech.
OPERA C’È
11
CNA Forlì-Cesena
www.cnafc.it
12
OPERA C’È focus
linea
“centro storico”
“Vi è del magico nel cogliere un sasso dalla terra, cuocerlo e demolirlo al fuoco,
renderlo plastico con l’acqua,
lavorarlo secondo volontà
e riottenerlo solido grazie all’influsso dell’aria...”
Nel 444 a.C. il filosofo e scienziato greco
Empedocle nella sua opera “Sulla Natura”,
riferendosi alla preparazione e all’uso della
calce, scriveva: “Vi è del magico nel cogliere
un sasso dalla terra, cuocerlo e demolirlo
al fuoco, renderlo plastico con l’acqua,
lavorarlo secondo volontà e riottenerlo
solido grazie all’influsso dell’aria”.
La tradizione romana rielaborò le ricette e
i segreti acquisiti dagli altri popoli, creando
dei monumenti di altissima qualità visibili e
apprezzabili anche ai giorni nostri. Portavoce
di questa cultura fu Marco Vitruvio Pollione
con i suoi “Dell’Architettura Libri Dieci”.
Questi testi descrivono come i romani
eseguivano e concepivano il “dare l’intonaco
sui muri” indicando quanti e quali strati
dovessero venir stesi sul supporto murario
per ottenere uno stucco o marmorino a
regola d’arte resistente alle intemperie e al
passare del tempo, come quello presente nei
monumenti o reperti che è arrivato intatto
fino ai giorni nostri.
Come quasi tutte le professioni artigianali
della tradizione, a causa della rapida
industrializzazione dell’edilizia nel ‘900,
l’opera dello stuccatore viene lentamente
sostituita da realizzazioni a basso costo con
prodotti più velocemente producibili ma con
delle prestazioni nettamente inferiori.
Con l’attenzione che Opera ha sempre
dedicato alla ricerca, allo sviluppo ed
all’introduzione nel mercato di prodotti
più vicini alle richieste degli utilizzatori,
per soddisfare i consumatori finali, è stata
sviluppata negli ultimi mesi la nuova linea
di prodotti “Centro Storico”, che viene
presentata ufficialmente al Cersaie 2012 ed
entrerà in commercio entro la fine anno.
sia di calce-aerea che di calce idraulica
industriale, dimostra l’inequivocabile validità
del prodotto: la parte ristrutturata con calceidraulica moderna è oggi completamente
devastata e nuovamente da ristrutturare,
quella invece trattata con calce-aerea sembra
nuova.
La linea “Centro Storico” è una linea di
prodotti a base di calce-aerea, diversa dalla
calce-idraulica che è quella più comune sul
mercato e più sfruttata dagli altri produttori
del settore.
La scelta che Opera ha fatto per entrare nel
mercato con questa tipologia di prodotti
è data dall’attenzione che c’è oggi per la
bioedilizia e dalle enormi potenzialità di
questa tipologia di prodotto, che è stato
sviluppato in seguito allo studio che i tecnici
ed i commerciali Opera hanno fatto negli
ultimi anni in diversi cantieri sparsi in
tutta Italia e che ha determinato la scelta di
puntare sulla calce-aerea in considerazione
dell’inequivocabile qualità e durabilità del
prodotto.
Eclatante è l’esempio di un cantiere in Lazio
che ha particolarmente colpito i tecnici
Opera: la ristrutturazione di un edificio posto
su mure romane a picco sul mare (e quindi
nelle condizioni climatiche più difficili
perché a costante contatto con l’umidità).
Fatta 10 anni fa, in 2 momenti diversi ma
estremamente ravvicinati e con l’utilizzo
Il cantiere nel Lazio: a sinistra
la situazione attuale del muro
ristrutturato con calce aerea e a destra
il muro trattato con calce idraulica.
OPERA C’È FOCUS
13
Qual è quindi la differenza tra calce-idrata
e calce-aerea? La differenza sta nella
preparazione e nell’aspetto pratico. La
calce-idraulica si presenta in polvere e deve
essere quindi miscelata con acqua che la
porterà ad indurimento; la calce-aerea si
presenta già umida, pronta all’uso e già
miscelata con acqua; il suo indurimento
avviene semplicemente per carbonatazione
(cioè riacquista dall’aria l’anidride carbonica
che ha perso nella fase di cottura e di
preparazione del calcare). Le prestazioni
meccaniche della calce-aerea sono
enormemente più elevate ed il prodotto così
applicato torna a diventare la pietra che è
stata cotta inizialmente.
carbonatazione
+CO2
CaCO3
cottura
- CO2
carbonato
di calcio
calcare
Cristalli di calce
idrata
-H2O
Ca(OH)2
idrossido di calcio
calce spenta
CaO
ossido di calcio
calce viva
+H2O
spegnimento
La calce aerea si ottiene dalla cottura (a quasi 900°C) della pietra
(carbonato di calcio CaCO3) che in questa fase perde l’anidride
carbonica (Co2) che la compone; di fatto il suo peso si riduce di circa
il 44% e quello che si ottiene viene comunemente definito “calce
viva” (CaCO). Questa pietra così cotta viene spenta con acqua. In
questa fase si può notare la prima differenza con la calce idraulica
che viene spenta con una dose ben precisa di acqua (in base alla
quantità della pietra), mentre la calce-aerea viene spenta con
un’abbondanza di acqua, molto di più rispetto alla calce-idraulica,
facendo disfare la pietra in acqua e generando una reazione che
sviluppa calore fino a 180°C, ottenendo così quello che viene
chiamato “calce spenta” (idrossido di calcio – CAOH2). A questo
punto la calce-idraulica viene e seccata, ottenendo una polvere, e
confezionata subito dopo lo spegnimento. La calce-aerea invece
una volta spenta deve stagionare a lungo in vasche: più lunga è la
stagionatura più il prodotto diventa meccanicamente forte, plastico,
altamente lavorabile poiché beneficia degli straordinari effetti che il
tempo produce in ordine alla struttura chimico-fisica del materiale
durante la stagionatura.
CALCE AEREA
CALCE IDRATA
CALCE IDRAULICA
Irrorata con eccesso
d’acqua (grassello)
beneficia degli
straordinari effetti
che il tempo produce
in ordine alla struttura
chimico-fisica
del materiale, durante
la stagionatura,
indurisce solo
per carbonatazione
Cottura di calcari con un
certo tenore di impurità
Spenta con quantità
di argille o altri allumino
di acqua perfettamente
silicati idrati(dal 6 al 22%)
dosata, macinata
diversa per origine,
ed essiccata forza legante chimica e processi di presa
molto più debole,
(indurisce al contatto
è l’espressione moderna
con acqua) La norma UNI
e industriale della
EN 459-1:2001 classifica
calce ed è apprezzata
le calci idrauliche in tre
solo per la comodità
categorie (NHL), (NHL-Z),
di confezionamento
(HL), 2/3,5/5
Cristalli di grassello
stagionato 6 mesi
Dal punto di vista delle molecole, i cristalli di calce che nella calce
idraulica sono molto più grossi e disposti in modo disordinato, in
questa fase di stagionatura si riducono sempre di più divenendo più
piccoli e disponendosi in forma ordinata. Questo fa la differenza
nelle prestazioni e nella lavorabilità successiva. Solitamente la calce
viene stagionata tra i 2 e i 6 mesi con una procedura totalmente
artigianale legata all’esperienza, alla temperatura, al clima. Quello
che si ottiene è il cosiddetto “grassello di calce” un grassello puro che
viene successivamente miscelato con inerti selezionati per ottenere
i prodotti che compongono la linea “Centro Storico”: cioè la linea
“Corteccia” (zoccolatura rinzaffo intonaco), “Belle Arti” (intonachini
colorati) e “Antico Tonachino” (rasatura fine).
Una volta applicato in parete, il prodotto a base di calce-aerea
riacquista dall’aria l’anidride carbonica che aveva perso nella fase di
cottura, ritornando quindi allo stato CaCO3 iniziale che non è altro
che la pietra che è stata cotta all’inizio del procedimento.
La calce - aerea, grazie ad un pH molto elevato, è per natura
antimuffa ed antibatterica – un prodotto salubre - idoneo quindi
anche per usi all’interno, in ambienti molto umidi.
La sua caratteristica di traspirabilità permette alla calce-aerea di
trattenere l’umidità di un ambiente umido e di rilasciare l’umidità
quando viene aerato il locale, lavorando metaforicamente come una
spugna.
14
PRODOTTO IN VETRINA
osmocem
Malta osmotica cementizia impermeabilizzante per spessori da 5 a 20 mm
L’utilizzo del cemento osmotico si è diffuso
nel nostro Paese a partire dagli anni
’70, quando l’edilizia ha assistito ad uno
sviluppo delle costruzioni sotterranee.
Il suo principale utilizzo è infatti quello
di impermeabilizzare i muri interrati
(cantine, seminterrati, muri di fondazione,
vani degli ascensori) per combattere le
infiltrazioni d’acqua del terreno. Osmocem
di Opera nasce proprio come prodotto
impermeabilizzante per le strutture in
muratura o calcestruzzo.
La sua efficacia è determinata dalla
capacità di legarsi alla struttura esistente:
più si integra e si accorpa (per osmosi),
maggiore è la resistenza alla controspinta
dell’umidità, rendendone impossibile il
passaggio.
Il suo principale utilizzo è
l’impermeabilizzazione in caso di spinta
negativa (cioè dall’esterno verso l’interno)
ma può anche essere utilizzato per spinte
positiva (ad esempio in piscine, balconi e
serbatoi d’acqua).
A differenza dei normali
impermeabilizzanti di copertura prodotti
da Opera (quali Scudo e Scudo Revolution),
Osmocem satura la porosità del
calcestruzzo o dell’intonaco, attraverso dei
sali contenuti nella formula del prodotto
che si sciolgono nell’acqua di impasto
e si legano chimicamente con la calce
libera presente in tutte le strutture a base
cemento. La successiva cristallizzazione
andrà a chiudere e sigillare le micro
porosità.
Successivamente alla
impermeabilizzazione tramite Osmocem è
possibile procedere alla posa di piastrelle
direttamente sullo strato di malta
osmotica, utilizzando uno dei collanti
ad adesioni migliorate della serie RT (RT
Universal, RT Hi-Tech, RT Rapid).
PREPARAZIONE
La superficie da impermeabilizzare deve
essere perfettamente pulita e solida.
Parti friabili o in fase di distacco, polvere,
tracce di olio disarmante, vernici o pitture
precedentemente applicate devono essere
PRODOTTO IN VETRINA
eliminate mediante accurata spazzolatura
o lavaggio con acqua in pressione.
Gli intonaci esistenti devono essere
perfettamente ancorati al sottofondo.
Sigillare eventuali fessure presenti nel
sottofondo o nidi di ghiaia e riparare parti
degradate con Fibrocem Tissotropico
(vedi scheda tecnica relativa). Bagnare
a saturazione con acqua il sottofondo.
Attendere l’evaporazione dell’acqua in
eccesso.
LAVORAZIONE
Versare in idoneo recipiente pulito il
quantitativo d’acqua corrispondente al
tipo d’applicazione ed alla consistenza
desiderata. Disperdere quindi Osmocem
sotto lenta agitazione meccanica.
Mescolare per qualche minuto fino a
ottenere un impasto omogeneo. Non
aggiungere altri inerti o leganti idraulici.
Lasciare riposare l’impasto per 10 minuti
circa, rimescolare ed applicare. Non
utilizzare il prodotto che sta indurendo,
ripristinandone la lavorabilità con
acqua. Osmocem è applicabile anche con
macchina intonacatrice. Si consiglia di
trattare il supporto con una prima mano
a cazzuola di spessore non maggiore
ai 10 mm. Quando tale strato inizia la
presa applicare un eventuale secondo
strato, regolarizzare e frattazzare. È
consigliato non lasciare superare le 24
ore tra una mano e l’altra. Si raccomanda
di far penetrare molto bene la malta in
modo da sigillare bene la superficie da
impermeabilizzare. Lo spessore non dovrà
mai essere inferiore ai 5 mm. In caso di
supporti ove vi sia presenza continua
DATI TECNICI E APPLICATIVi
15
d’acqua o in presenza di acqua in pressione
fino a 5 bar, aumentare gli spessori
fino ad almeno 10 mm (effettuare prove
preventive).
CAMPI DI IMPIEGO
Per l’impermeabilizzazione in spinta e
controspinta di superfici con irregolarità
comprese tra 5 e 15 mm (localmente 20 mm)
In strutture destinate al contenimento di acque
anche aggressive (ad esempio: canali, vasconi,
condotte)
Per l’impermeabilizzazione di seminterrati,
cantine, muri di fondazione, terrazze, bagni,
vani di ascensori e piscine.
avvertenze
QUALITà e AMBIENTE
Non utilizzare per risolvere problemi
RTcondensa
Rapid è sottoposto
ad accurato
di
interna (usare
intonacie
costante controllo
presso iinostri
deumidificanti,
arieggiare
locali,labocreare
ratori come
previsto dalle normative in
idoneo
isolamento)
vigore UNI EN ISO 9001/2000.
Non applicare su superfici sottoposte
a traffico di qualsiasi genere o su
superfici in cui può essere danneggiato
da caduta oggetti, in questo caso
proteggerlo con un massetto
cementizio (Basecem Pronto) di circa
4/5 cm
Non applicare su supporti già
trattati con pitture, resine o prodotti
bituminosi se non rimossi totalmente
Non applicare su superfici in gesso o
anidrite.
caratteristiche principali
Monocomponente
Applicabile a macchina
Classificazione di pericolo secondo direttiva 99/45/CE
irritante
Acqua d’impasto
18-19% in peso (5 lt ogni sacco da 25 kg)
Peso specifico dell’impasto
1,85 gr/cm3
pH dell’impasto
circa 12
QUALITà e AMBIENTE
Temperatura di applicazione
Da +5°C a +35°C
Tempo di lavorabilità
2 ore a +20°C
Spessore minimo di applicazione per mano
5 mm
OSMOCEM è sottoposto ad accurato
e costante controllo presso i nostri
laboratori come previsto dalle
normative in vigore UNI EN ISO
9001/2008.
Spessore massimo di applicazione per mano
10 mm
Spessore massimo totale
20 mm
ASPETTO
Messa in esercizio
15 giorni
Polvere grigia
Impermeabilizzante in spinta negativa
e positiva
Confezioni 25 kg
Pallet 1500 kg
PRESTAZIONI FINALI
Consumo 1,85 kg/m2 per mm di spessore
Adesione al calcestruzzo dopo 28 gg
2 N/mm
Temperatura d’esercizio
da -30°C a +90°C
Resist. a contropressione dell’acqua (spessore 5 mm)
3 bars
Resist. a contropressione dell’acqua (spessore 10 mm)
5 bars
Voce doganale
38245090
2
Rilevazione dati a +23°C / 50% U.R. e assenza ventilazione. I dati possono essere sensibilmente modificati dalle condizioni di messa in opera.
conservazione
OSMOCEM si conserva
per 12 mesi nelle confezioni
originali ed in luogo
asciutto.
16
CICLI APPLICATIVI
TESTI Federico Mancini
FRAMES In House Production
RIPARAZIONE DI UN
SOTTOFONDO LESIONATO
LA RIPARAZIONE DELLE CREPE IN UN SOTTOFONDO NECESSITA UNA BUONA PREPARAZIONE
E L’UTILIZZO DI UN OTTIMO SIGILLANTE
I prodotti in uso sono raffigurati a margine delle fasi di lavorazione
Il calcestruzzo è un materiale da costruzione
economico, forte e duraturo, che però è
spesso soggetto a deformazioni difficilmente
prevedibili e quindi propenso alla
formazione di crepe e fessurazioni.
Tra i principali e più comuni motivi che
possono formare crepe nel sottofondo
troviamo: problemi di inadempienza da
parte dell’operatore (errata preparazione del
sottofondo, scarso rapporto cemento/inerte,
cattiva miscelazione, etc.); problemi strutturali
(assestamenti del terreno); cause naturali
(terremoti); invecchiamento del calcestruzzo.
Come il calcestruzzo, per gli stessi motivi,
possono crepare – anche più facilmente - le
altre strutture portanti, quali i massetti.
Nel caso quindi il sottofondo presenti delle
crepe, sarà necessario il suo ripristino prima
di applicare qualsiasi copertura (legno o
ceramica), cercando di riportare ad un blocco
unico il sottofondo spaccato (seguendo le
istruzioni del ciclo applicativo).
È importante ricordare che, una volta
riparato, bisogna accertarsi che vicino alla
crepa ci sia un giunto di dilatazione in modo
da combattere le sollecitazioni meccaniche
dovute a sbalzi termici. Questo eviterà
ulteriori danni al sottofondo.
CICLI APPLICATIVI
Fase 1 Creazione giunti
di frazionamento
17
Fase 2.1 Apertura crepe
Realizzare inoltre incisioni perpendicolari alle
fessure.
Fase 2.2 Aspirazione
Fase 3.1 Impasto Sigillante Eposan
Fase 3.1 Versare nel bidone contenente il
Fase 3.2 Impasto Sigillante Eposan
Fase 4.1 Sigillatura crepe
Aiutare il corretto livellamento del sigillante
Eposan con una spatola metallica.
Fase 4.2 A prodotto ancora fresco,
Dopo circa 5 ore, ad indurimento avvenuto di
Eposan, rimuovere il quarzo in eccesso.
Si può quindi procedere alla posa del
pavimento.
Realizzare giunti di frazionamento in vicinanza
delle crepe incidendo il sottofondo per 1/3 del
suo spessore.
Aspirare con attenzione tutta la polvere
dall’interno delle fessure.
Mescolare con spatola o con agitatore meccanico
a basso numero di giri fino ad ottenere un
impasto omogeneo e privo di grumi.
cospargere superficialmente quarzo in
granulometria 0,1 – 0,5 mm
Incidere con il flessibile le crepe in modo da
favorire la colatura del prodotto al suo interno.
Colare il sigillante preparato all’interno delle
fessure
componente A tutto il componente B.
18
RESTAURO E RIPRISTINO
TESTI Simone Giglioli
da Cna Emilia Romagna
idee per il rilancio
Le proposte dell’associazione agli amministratori locali
In Emilia-Romagna, oltre al termine
‘ricostruzionÈ, largamente usato in seguito
ai recenti terremoti, le imprese artigiane
del settore dedicano grande attenzione
a concetti di notevole importanza per il
mondo delle costruzioni. La CNA indica con
forza alle istituzioni locali e alla Regione il
valore potenziale di quegli interventi per
ristrutturare e rigenerare il patrimonio
esistente, insieme a una più generale
riorganizzazione dei centri abitati.
e la rigenerazione sono le chiavi principali
per migliorare l’impatto ambientale delle
abitazioni e, al tempo stesso, rilanciare il
comparto dell’edilizia. Obiettivo primario
di questi interventi devono essere quegli
edifici realizzati negli anni ’50 e ’60,
cd. “energivori”, scarsi sotto il profilo
architettonico e non antisismici. Un stima
impietosa indica questa categoria come la
responsabile per il 40% delle immissioni di
CO2 nell’atmosfera.
Secondo l’associazione, la trasformazione
in senso migliorativo del patrimonio
edilizio regionale è, oggi più che mai, cosa
necessaria e fattibile. Ferme restando
le necessità più impellenti, legate alla
sicurezza degli edifici, la ristrutturazione
Secondo CNA Costruzioni EmiliaRomagna, le regole attualmente in vigore
e i prodotti finanziari esistenti, sommati
alla congiuntura sfavorevole, rendono il
mercato legato alla rigenerazione poco
stimolato. Se è infatti vero che la tipologia
di intervento conservativo sugli edifici
esistenti continua a trovare risultati
significativi, è altrettanto vero che gli
interventi di rigenerazione più forti,
potrebbero supportare quelle scelte della
Regione Emilia-Romagna mirate a non
consumare più suolo e, allo stesso tempo,
contenere le spese energetiche.
Nei mesi scorsi CNA Costruzioni EmiliaRomagna e CNA Forlì-Cesena hanno
segnalato una situazione preoccupante
a livello regionale per il comparto, a
cominciare dal vistoso calo del fatturato
delle imprese avvenuto alla fine dello
scorso anno, con una variazione negativa
superiore al 22%. È una percentuale,
questa, che va a sommarsi ad una riduzione
RESTAURO E RIPRISTINO
19
protocollo di Kyoto, in mancanza dei quali
l’Italia sarebbe costretta ad acquistare
“crediti verdi” da Paesi più virtuosi o
pagare sanzioni rilevanti. In questo caso,
quegli enti che nel loro ambito migliorano
la sostenibilità del proprio patrimonio
edilizio avrebbero diritto a maggiori
finanziamenti comunitari rispetto a quelle
amministrazioni meno attente alla tutela
dell’ambiente.
Anche un incentivo di tipo edilizio
consentirebbe di rendere più sostenibile
le città e, contemporaneamente,
rilanciare l’edilizia. Nel suo progetto CNA
Costruzioni indica una serie di incentivi,
a seconda dell’intervento fatto. Senza
dubbio il più significativo sarebbe quello
volumetrico. In poche parole, nei casi di
completa ricostruzione di un’immobile, si
potrebbe consentire di ampliarne i volumi,
magari con l’aggiunta di un piano, che,
una volta venduto, magari all’impresa
costruttrice, andrebbe a compensare
parte dell’investimento, (opportunità
non applicabile direttamente agli edifici
sottoposti a vincoli storico-architettonici
per i quali si possono valutare diverse
opportunità di intervento). Un incentivo
del genere porterebbe dei vantaggi a tutti:
ai proprietari dell’immobile, che vivrebbero
in un’abitazione più moderna, all’impresa,
che investendo acquisirebbe parte della
proprietà, e al Comune, che vedrebbe
ampliare la disponibilità residenziale del
suo territorio senza che venga consumato
altro suolo.
Ultima misura, non certo per importanza,
potrebbe essere quella urbanistica. Visto
che molti centri abitati risultano ormai
obsoleti da questo punto di vista, si
potrebbe legare la possibilità di ricostruire
un immobile, almeno in certe aree, solo a
patto che il privato compia degli interventi
di natura urbanistica nell’area circostante
(creazione giardini, riparazione marciapiedi
ecc). In cambio questi avrebbero un
incentivo di carattere volumetrico col
nuovo edificio o, qualora questo non fosse
possibile, con la possibilità di “riscuotere”
questo credito intervenendo altrove.
drastica dei lavori pubblici avvenuta negli
ultimi 3 anni, con una diminuzione dei
lavori messi a gara pari al 40%.
Si può e si deve fare qualcosa. Per ravvivare
il settore con interventi sempre più mirati
all’esistente, tali da rendere il patrimonio
edilizio emiliano-romagnolo migliore
dal punto di vista della qualità abitativa e
dell’impatto ambientale.
Il 70% degli edifici abitativi è stato
costruito tra il ’45 e l’81, e un altro 10% nel
decennio successivo. Il 60% degli edifici è
composto da due piani (il 20% ne ha tre) e
su quattro edifici ben tre sono composti da
uno o due alloggi (un dato, quest’ultimo,
che si spiega comprendendo le case sparse
e probabilmente anche gli edifici a schiera
che statisticamente vengono considerati
come tanti edifici monoalloggio).
Da qualche mese CNA Costruzioni
sta portando avanti un progetto
di sensibilizzazione destinato alle
amministrazioni di tutte le province del
territorio regionale. Oltre alla diffusione
di un’analisi approfondita sull’andamento
del settore edile, l’associazione mira
con questa iniziativa a sensibilizzare gli
amministratori locali e provinciali sui
fattori esistenti e potenziali che potrebbero
permettere al mondo delle costruzioni di
invertire la rotta. Esistente è, ad esempio, la
leva fiscale per i cittadini, con la detrazione
per le ristrutturazioni che passa dal 36% al
50% entro il giugno del 2013 (con un tetto
di spesa alzato dai 48.000 ai 96.000 euro),
mentre quella per gli interventi mirati alla
riqualificazione energetica del 55% viene
prorogata fino alla fine del 2012 per poi
passare al 50% fino al giugno 2013.
Altra leva è quella finanziaria e riguarda
quei comuni che contribuiranno al
raggiungimento dei risultati previsti dal
“Se la prima leva indicata nel nostro
progetto è statale – spiega Gabriele
Di Bonaventura, responsabile di CNA
Costruzioni per la provincia di Forlì
e Cesena – le altre sono in capo ai
Comuni. Ecco perché la nostra attività
di sensibilizzazione vuole gradualmente
raggiungere il più alto numero di Comuni
possibili, e terminerà con un importante
convegno che verrà ospitato alla Fiera di
Bologna, in occasione del Saie 2012, nel
prossimo mese di ottobre. Comprendiamo
che per molte amministrazioni la situazione
non sia rosea, visti i consistenti tagli alla
spesa pubblica degli ultimi tempi, ma
pensiamo che certe strade possano essere
ugualmente percorse, se verranno posti in
essere i dovuti interventi sugli strumenti
urbanistici. Non è un caso che in poco
tempo già alcuni Comuni, ad esempio
quelli di Forlì e Cesena, stiano prendendo
in seria considerazione alcune delle nostre
proposte”.
20
IL RIVENDITORE
TESTI Simone Giglioli
UNA GRANDE QUALITà SI TROVA
ANCHE NELLE PICCOLE FORNITURE
Edilgross: un’impresa di qualità al centro della Sardegna
Il nostro magazine, speriamo sia ormai cosa
nota, è nato per raccontare il mondo della
posa e gli altri ad esso legati attraverso le
storie e i commenti di tutti i suoi numerosi
protagonisti. E per farlo ha appositamente
evitato di coprire gradualmente l’intero
territorio italiano. Dopo aver raccontato
un’azienda siciliana, in questo numero Opera
News si dedica all’altra grande isola del
nostro Paese: la Sardegna.
Parliamo di Edilgross, con sede a Curcuris,
località in provincia di Oristano, un’azienda
del tutto famigliare (è interamente gestita dai
coniugi Dino e Serenella Scema) che in circa
15 anni di attività ha saputo conquistarsi un
crescente successo commerciale in tutto il
territorio di riferimento.
“Abbiamo iniziato questa attività – precisa
Dino – nel 1998, rilevandone una già
esistente, che copriva una superficie di
circa 40 metri quadrati. Iniziata questa
avventura, col tempo ci siamo resi conto che
lo spazio non era sufficiente a promuovere
in modo efficace tutti i prodotti per l’edilizia
che volevamo proporre al mercato, ossia
le finiture. Per questo motivo dopo quattro
anni ci siamo trasferiti in un altro sito, dove
abbiamo coperto una superficie di 1500
metri, dei quali 1300 all’aperto e 200 per
l’ufficio e lo spazio espositivo”.
Quali sono i territori coperti dalla vostra
attività?
“Il nostro raggio d’azione è principalmente
IL RIVENDITORE
21
22
IL RIVENDITORE
Un nuovo pavimento
per la casa di Antonio
Gramsci
è sicuramente la referenza
più importante di Edilgross.
Si tratta della casa natale di
Antonio Gramsci. L’abitazione
di uno degli scrittori italiani
più influenti al mondo ha
subito sette anni fa un’ intensa
attività di restauro da parte
del Comune di Ales, piccolo
centro di circa 1.500 abitanti
in provincia di Oristano. Per
l’occasione l’azienda dei
coniugi Scema ha fornito ai
curatori dell’intervento nuovi
rivestimenti in cotto spagnolo
scuro, così da riprodurre
fedelmente la pavimentazione
originale di tutti gli interni
dell’abitazione. I rivestimenti
in ceramica sono stati posati
dal personale della ditta
appaltatrice mediante l’utilizzo
del collante flex Rt Universal.
La casa natale di Antonio
Gramsci rappresenta un
luogo simbolo per la cultura
e la politica italiana. Figlio
di Francesco Gramsci e
Giuseppina Marcias, Antonio vi
nacque il 22 gennaio 1891, per
poi trasferirsi con la famiglia
a Sorgono (Nuoro) l’anno
successivo. Terzo di sei figli,
Gramsci fu politico, filosofo,
giornalista, linguista, critico
letterario. In seguito a un lungo
periodo di detenzione per le sue
opinioni politiche contrarie al
regime fascista, si spense per
emorragia cerebrale nel 1937, a
Roma, poco dopo aver ottenuto
la libertà condizionale. Dopo Dante Alighieri è l’autore italiano più tradotto e studiato al mondo.
L’abitazione non è stata adibita a museo, quello vero e proprio è stato istituito in un’altra abitazione a Ghilarza, mentre
ad Ales è attiva da anni l’Associazione Casa Natale di Gramsci (http://casanataleantoniogramsciales.blogspot.it/),
dedicata ad iniziative di carattere culturale e politico.
IL RIVENDITORE
quello della provincia di Oristano, ma con
gli anni siamo riusciti a sviluppare alcune
commesse anche nel Medio Campidano
con alcuni sconfinamenti tra le province di
Cagliari e Nuoro”.
riguarda le commesse pubbliche la nostra
impresa opera principalmente in quegli
interventi per il rilancio dei centri storici
dei paesi, in buona parte finanziati dalla
Regione”.
Il vostro è un territorio particolare,
trovandovi in pratica nel centro della
Sardegna, buona parte dei centri abitati
si caratterizza per un basso numero di
abitanti. Il turismo, vera forza trainante
dell’economia sarda, non ha contribuito
allo sviluppo del vostro business?
“In parte sì ma, contrariamente a quello
che si potrebbe pensare, non è stato quello
della costa. Per la nostra attività è stato
più importante un turismo “di ritorno”.
La Sardegna, come sappiamo, è terra
di emigrazione e negli ultimi anni molti
sardi emigrati in altre regioni o all’estero
hanno scelto di tornare qui a trascorrere gli
anni della pensione, questo ha portato ad
accrescere la richiesta dei materiali e delle
finiture per l’edilizia necessari a ristrutturare
le loro vecchie abitazioni”.
Parlando di rivestimenti ceramici, nel
vostro territorio ci sono dei prodotti che
sono più richiesti di altri?
“Dipende dalla destinazione e dal tipo
di cliente. Se ad esempio parliamo di
un’operazione di recupero è ovvio che
verranno impiegate delle piastrelle che
riprendano i materiali del passato, come
il legno o il cotto. Quando invece si tratta
di nuove abitazioni (in questo territorio
va molto la villetta singola) la tendenza,
specialmente quando i proprietari sono
giovani, si sposta verso soluzioni più
moderne, con rivestimenti dai colori freddi,
antracite e nero”.
Quanto conta il privato per il vostro giro
d’affari?
“Diciamo che tocca il 90%. Per quanto
A proposito di nuove costruzioni, è facile
immaginare che anche in Sardegna,
come nel resto del paese, l’edilizia abbia
subito negli ultimi anni un sensibile
rallentamento.
“È innegabile: la crisi c’è e si sente. La
flessione del mercato ha fatto registrare un
23
calo delle richieste e delle pretese, vista una
capacità di spesa ridotta. Ma trattandosi
di un’impresa a carattere esclusivamente
familiare, Edilgross non ha comunque
incontrato gli stessi problemi che hanno
invece affrontato le realtà che impiegano dei
dipendenti. I tempi non sono dei migliori,
ma non siamo pessimisti per il futuro,
anche grazie alla buona considerazione
che ci siamo guadagnati in questi anni,
impegnandoci per offrire sempre un servizio
puntuale, preciso e trasparente”.
EDILGROSS
via marconi 2/4
09090 curcuris (or)
TEL. 0783/91747
[email protected]
24
NEWS
NEWS DA OPERA,
daLL’ITALIA e DAL MONDO
Opera si apre al Medio Oriente
Con la partecipazione alla fiera
Cerafair di Tehran (Iran), svoltasi
dal 19 al 24 Giugno, Opera ha sancito
un accordo commerciale per la
distribuzione dei prodotti in Iran
attraverso la società Star Artam
Shining Co.
Il direttore della società, Sig.
Din Mohammadi, già presidente
dell’associazione ceramica iraniana,
ha accolto i visitatori nello stand della
fiera e li ha introdotti ai rappresentanti
Opera giunti dall’Italia.
La Star Artam Shining Co
ha intenzione di sviluppare
la collaborazione con Opera
non limitandosi alla sola
commercializzazione dei prodotti che,
già iniziata da qualche mese, ha già
riscosso molto successo grazie anche
all’apporto di materiali commerciali in
lingua farsi.
Apre a Forlì il centro Mediwell ristrutturato con i prodotti Opera
Ha aperto a fine Aprile 2012 a Forlì
il centro Mediwell (www.mediwell.
it), il più completo centro in Romagna
dedicato alla salute e al benessere,
nonché il primo in Italia ad avere
un medico omeopata in qualità di
Direttrice Sanitaria, la dott.ssa Elena
Cremonini. Sviluppato su 5 piani, il
centro comprende una palestra, una
piscina, una zona benessere e vari
ambulatori per affrontare sia le piccole
grandi sfide della quotidianità, sia i
problemi fisici, derivanti dalla vita di
tutti giorni, dallo sport, dallo stress,
ed anche quelli causati dall’età.
La ristrutturazione dell’edificio è
stata completamente effettuata con i
prodotti Opera, soprattutto per quanto
riguarda le impermeabilizzazioni
della piscina, delle vasche e della
zona Spa, nonché per l’ampio uso del
cartongesso, per la posa e la fugatura
delle pavimentazioni.
Ampliata
la gamma colori
di Sigilcolor
Una nuova
sponsorizzazione
Opera per lo Sport
Meeting
formativi
in Puglia
Salgono a 28 i colori della gamma di
Sigilcolor, il sigillante cementizio
idrorepellente antimuffa con effetto
goccia, per fughe fino a 15 mm. Facendo
seguito alle richieste dei consumatori
e seguendo le nuove tendenze del
mercato, sono da poco disponibili
anche i colori Grigio Basalto (che porta
così la gamma dei grigi a 6 differenti
sfumature) e il color Moka.
Non si allenta il legame tra Opera e
il mondo dello sport. A ottenere una
nuova sponsorizzazione sono stati i
ciclisti della Polisportiva Villa Fontana
di Medicina. Opera sosterrà gli sforzi
di 8 giovani appartenenti alla categoria
Allievi e di 3 della categoria Esordienti.
A poche settimane dalla collaborazione
si sono già visti i primi successi: il 67°
Gran Premio della Liberazione (gara
corsa il 22 Aprile 2012 a Pianoro, nel
bolognese) è stato vinto da Francesco
Messeri, che a due giri dalla fine
della gara è riuscito a prendere 300
metri di vantaggio sugli inseguitori,
mantenendolo fino all’arrivo!
Opera ha concentrato le attività
didattiche e di formazione dell’ultimo
periodo in Puglia; nel mese di Giugno
si sono svolti 2 meeting: uno ad
Alberobello dedicato a tecnici e
professionisti, uno a Giovinazzo rivolto
ai posatori. Lo scopo era di presentare
la nuova linea di prodotti a base calce
“Centro Storico”.
NEWS
NEWS DA OPERA,
daLL’ITALIA e DAL MONDO
Compravendite immobiliari il 2012 si apre con un calo
A dirlo è un’analisi condotta
dall’Agenzia del Territorio: dopo una
lieve ripresa negli ultimi due trimestri
del 2011, il mercato immobiliare
mostra nuovi segni di flessione.
Rispetto allo stesso periodo del 2011,
nel primo trimestre del 2012 il volume
delle compravendite per l’intero
settore immobiliare è sceso del 17,8%.
Particolarmente significativa è la
diminuzione segnata dal comparto
residenziale, che da solo rappresenta
circa il 45% dell’intero mercato, e che
nel primo trimestre di quest’anno ha
perso il 19,6%.
La perdita è confermata anche nel
settore delle pertinenze, che si sono
ridotte del 17,4%. Forte anche la
contrazione registrata nei settori non
residenziali: il segmento del terziario
ha perso il 19,6% delle transazioni,
seguito dal commerciale, che ha
registrato perdite del 17,6%.
Più contenute invece le diminuzioni nel
settore produttivo, dove è stato rilevato
un calo del 7,9%.
Ad accusare i maggiori cali sono state
Palermo (-26,5%), Genova (-21,8%),
Roma e Firenze (entrambe con un -21%
circa).
Confindustria Ceramica fissa un accordo per la formazione dei posatori
Confindustria Ceramica ha sottoscritto
una convenzione con Formedil
per promuovere la formazione dei
posatori di piastrelle di ceramica.
La collaborazione tra Confindustria
Ceramica e Formedil, ente bilaterale
per la formazione e l’addestramento
in edilizia, è finalizzata all’elevamento
della qualità professionale dei posatori,
coinvolgendo nell’attività formativa
le Scuole edili che fanno capo a
Formedil. Dopo la positiva esperienza
del primo corso pilota di formazione
svoltosi a Bologna ad inizio anno,
molte scuole edili hanno aderito al
progetto 2 T – TRAINING FOR TILE,
Ristrutturazioni il bonus 50% diventa operativo
Il Decreto Legge 83/2012, contenente
misure urgenti per la crescita del
Paese ha posto in vigore da subito
le detrazioni fiscali del 50% per gli
interventi di ristrutturazione. Le spese
sostenute dal 26 giugno 2012, data di
entrata in vigore del Decreto Sviluppo,
al 30 giugno 2013, sono agevolate
con una detrazione fiscale del 50%
fino a un tetto di spesa di 96 mila
euro. È una maggiorazione “a tempo”
rispetto ai bonus del 36%, studiata
per dare nuovo impulso all’edilizia e
all’iniziativa privata. In base al testo,
la detrazione maggiorata dovrebbe
valere da subito anche se i lavori sono
iniziati prima dell’approvazione del
decreto. Come si legge all’articolo 11,
il bonus del 50% vale infatti per tutte
le spese documentate sostenute dalla
data di entrata in vigore del decreto
e fino al 30 giugno 2013. Per il calcolo
dell’agevolazione non sarebbe quindi
importante quando è partito il cantiere
per la ristrutturazione dell’edificio,
ma la data in cui è stata affrontata una
determinata spesa.
programmando corsi di formazione
per posatori per il primo semestre
dell’anno, fermo restando lo sviluppo
del progetto lungo l’intero biennio 20122013. Il progetto 2 T – TRAINING FOR
TILE prevede infatti la realizzazione,
nel biennio 2012-2013, di almeno 60
corsi di formazione teorico-pratici
per posatori: dipendenti di aziende
di posa, artigiani, piccoli e nuovi
imprenditori. Per ulteriori informazioni
contattare il Dott. Francesco Bergomi
dell’Area Lavoro di Confindustria
Ceramica (tel. 0536.818333, fbergomi@
confindustriaceramica.it).
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NEWS
NEWS Da OPERA,
daLL’ITALIA e DAL MONDO
Una casa da… stampare
Realizzare un’abitazione combinando
la modellazione solida con l’impiego
di una particolare “stampante”, cioè
una fresatrice a controllo numerico la
cui tecnologia consente di trasferire in
superficie le singole parti dello schema
3D di un edificio. Ad impiegare questo
sistema sono stati gli architetti danesi
Frederik Agdrup e Nicholas Bjorndal
(Eentileen) per Villa Asserbo. Oltre 800
sono stati i fogli di compensato ritagliati
in 420 tra blocchi e altri elementi montati
per comporre la struttura di un alloggio
da 125 metri quadrati. Sperimentato in
cantiere, a 60 chilometri da Copenhagen,
il metodo dei due architetti ha dimostrato
indubbi benefici sotto il profilo
dell’ecocompatibilità, perché ricavare
direttamente in loco i pezzi destinati
all’assemblaggio consente di migliorare
l’efficienza dell’attività costruttiva,
contenendo l’impatto ambientale e di
ridurre i potenziali errori. Con il sistema
“Print a house” gli alloggi possono essere
collocati in loco, in ambienti diversi,
compresi quelli presenti nelle aree
colpite da catastrofe”.
“Print a House” - Villa AsserboImmagine
(da eentileen.dk)
A Londra inaugurato il nuovo grattacielo di Renzo Piano
Si chiama The Shard l’ultima nuova,
grande opera firmata dall’architetto
italiano a Londra. È il grattacielo più
alto d’Europa ed è stato recentemente
inaugurato con un grande spettacolo
notturno a base di laser ed altri effetti
speciali. The Shard (in italiano “la
scheggia”) ha una forma piramidale, è
alto 310 metri ed è stato progettato per
ospitare circa 12mila persone, distribuite
su ben 95 piani. Le pareti del grattacielo
sono costituite quasi completamente in
vetro ma anche l’acciaio ha giocato un
ruolo rilevante per questa realizzazione
(il 20% di quello impiegato veniva
dal riciclo). Quest’opera, destinata a
diventare l’ombelico della capitale
inglese, presenta al suo interno una
serie di sistemi per la ventilazione
naturale, tramite apposite aperture
verso l’esterno, che serviranno ad
arieggiare i giardini d’inverno presenti
nella struttura, concepiti per migliorare
la qualità dell’aria. Costruito in tre anni,
il grattacielo sorge nella zona a sud del
Tamigi. Dal prossimo anno londinesi e
turisti potranno recarsi su una speciale
piattaforma per ammirare lo sterminato
panorama su tutta la città.
Credits: bj mullan
Quando il centro raccolta ha le squame
Una centrale dai tratti biomorfi, dotata di naso e occhi. È questa
la definizione che è stata data del nuovo Centro di raccolta dei
rifiuti solidi urbani di Huarte, in Spagna, progettato dallo studio
Vaillo + Irigary Architects. Interamente avvolta da un patchwork
in lamiera di alluminio laccato dallo spessore sottile, formato da
lastre di grandi dimensioni, la sua struttura è stata costruita in
base a un processo di ottimizzazione del materiale impiegato per
il rivestimento, che sfrutta proprio le deformazione delle lamiere.
Queste “squame”, che richiamano quelle dei pesci, sono state
pensate per contenere il rumore dei macchinari all’interno del
centro e il loro colore verde vuole ricondurre concettualmente
alla funzione del centro di raccolta e alla cultura ecologica che
questo vorrebbe contribuire a generare.
Credits: Jose M. Cutillas
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28
tendenze
TESTI Simone Giglioli
Anche in Italia tetti e pareti
si vestono di verde
Cresce nel nostro paese l’interesse verso i giardini pensili
Divenuti ormai un dato di fatto negli Usa e
in Gran Bretagna, i giardini sui tetti stanno
gradualmente conquistando anche l’Italia.
La tendenza sta assumendo contorni
sempre più significativi in ogni ambito.
I privati ne sfruttano le potenzialità per
creare un giardino anche nei contesti
urbani, le imprese per offrire un’immagine
più green. E anche il pubblico si sta
muovendo, ricoprendo tetti e terrazzi di
vari edifici.
Sostenibilità ed estetica: sono questi i due
fattori che rendono interessanti agli occhi
del pubblico i giardini sospesi. A influire su
questo crescente interesse è probabilmente
anche una mutata percezione di questa
soluzione. In parole povere: anche gli
italiani hanno capito che il verde pensile
non è una soluzione per soli milionari.
Esistono possibilità accessibili a tutti. È il
caso di un semplice prato sul tetto, il cui
TENDENZE
29
costo si aggira sui 50 euro per metro quadro
(lo stesso di un rivestimento con piastrelle
in ceramica). Se, invece, si pensa a soluzioni
più articolate, con piante, quando non una
piscina, ecco che il prezzo può salire, e
anche di molto.
Nel 2010 la città di Detroit ha effettuato
uno studio sulle soluzioni possibili per
contrastare l’inquinamento. Nel farlo i
ricercatori hanno anche verificato gli effetti
potenziali della copertura a prato di tutti i
tetti della motor city. Ebbene, a quanto pare
i prati sarebbero in grado di neutralizzare i
fumi di tutti i camion circolanti in un anno
per le strade cittadine.
Il vantaggio collettivo (meno consumo
energetico) si somma a quello delle singole
famiglie, traducendosi in una sensibile
riduzione delle spese per il raffrescamento
degli edifici. Il verde pensile possiede anche
l’indubbia capacità di attutire i rumori,
contribuendo così a migliorare il comfort
delle abitazioni.
Naturalmente non è uno scherzo
passare dalle parole ai fatti. Prima di
approntare questo intervento occorre
valutare attentamente le caratteristiche
dell’immobile. Se, infatti, su un terrazzo in
cemento armato è possibile sviluppare quasi
tutte le soluzioni, uno sostenuto da vecchie
travi di legno rende il numero delle opzioni
molto più ridotto, fino ad arrivare a zero.
La progettazione deve tener conto anche
del fattore pendenza, tale da permettere
lo scolo delle acque ed evitare il rischio
di infiltrazioni. Vengono poi questioni
di carattere più pratico: dalla fruibilità
desiderata per questo spazio (molte aiuole o
più spazio da riservare all’accoglienza degli
ospiti, magari con tanto di area barbecue),
fino alle piante da scegliere, considerando
il clima locale e la disponibilità (in genere
i progettisti suggeriscono il più possibile
l’impiego di specie locali).
30
tendenze
TENDENZE
Terminate le questioni tecniche ed
estetiche è il caso, prima di iniziare i lavori,
di tenere nella dovuta considerazione quelle
burocratiche. Se si pensa a una soluzione
“light”, con la creazione di un giardino
tramite la mera collocazione di vasi, non
servono autorizzazioni. Quando invece si
parla di approntare strutture particolari,
ecco che invece è necessaria quella del
Comune e, nel caso dei condomini, anche
quella degli altri inquilini. Quando il
palazzo è sottoposto a vincoli ambientali è
necessario anche l’ok della Sovrintendenza
alle Belle Arti.
Nessuno dimentichi, infine, anche il fatto
che il verde pensile richiede sempre una
qualche manutenzione. Un giardino di
questo tipo arriva a durare anche una
generazione, ma occorre la dovuta cura. Se
il proprietario è tendenzialmente pigro, è
meglio per lui scegliere l’impiego di terricci
facilmente lavorabili e dotarli di sistemi di
irrigazione elettronici.
Da tempo la normativa italiana prevede
anche lo sviluppo di spazi verdi e
recentemente il Senato ha messo
in calendario l’approvazione di una
proposta di legge che darà il via libera alla
promozione di iniziative locali per il loro
sviluppo, giardini pensili compresi.
Eppure, anche a fronte di un interesse
sempre maggiore da parte delle pubbliche
amministrazioni, il verde pensile nel nostro
Paese ha ancora dei margini di crescita
notevoli. Oggi fra le zone in cui si registra
il suo maggiore apprezzamento ci sono
le provincie di Bolzano e Milano. In Alto
Adige il verde sui tetti rappresenta una
delle misure per ottenere la certificazione
Rie (Riduzione dell’Impatto Edilizio),
che prevede l’obbligo di calcolo del
coefficiente di deflusso delle acque
superficiali e il raggiungimento di standard
minimi di permeabilità per ogni lotto
edificato. Nella provincia lombarda si
stanno rilevando importanti interventi
sia sull’esistente che sul nuovo. Dopo i
giardini sviluppati sulle case popolari di
Cinisello Balsamo, il capoluogo è teatro
della nuova realizzazione in chiave “verde”
dell’architetto Stefano Boeri: il Bosco
Verticale, con il quale verranno rivestite
le facciate delle due torri di 110 e 76 metri
Rendering del Progretto “Bosco Verticale” dell’architetto Stefano Boeri
31
che verranno completate entro il 2015 nel
quartiere Isola. Il bosco, tenuto in vita
da un particolare sistema di irrigazione
alimentato da acqua di recupero, formerà
un microclima attorno agli appartamenti,
diminuirà l’inquinamento acustico e
aiuterà il quartiere a respirare meglio
assorbendo la CO2 e rilasciando ossigeno.
La riforestazione in altezza permette un
risparmio del suolo pianeggiante. È stato
calcolato che se il progetto del Bosco
Verticale fosse stato realizzato in piano,
oltre ai 10mila mq di superficie boschiva,
ne sarebbero stati necessari altri 50mila di
terreno. Il Financial Times ha già definito le
due nuove creature dell’architetto milanese
“Le nuove torri più eccitanti del mondo”.
Meno interessante la situazione, almeno
per il momento, nelle regioni del centro sud.
A Roma, ad esempio, la grande quantità
di parchi non rende certi interventi così
interessanti, e nelle realtà più meridionali
l’opzione dei giardini pensili non viene
presa in considerazione anche per via
della quantità d’acqua necessaria per il
mantenimento dei giardini.
32
TENDENZE
Dieci esempi “verdi”
Ci sono selezioni che lasciano il tempo che trovano, specialmente nel campo dell’architettura. Troppi sono gli aspetti soggettivi che
influiscono sul giudizio di chi la stila. Pensiamo però che quella pubblicata dal sito statunitense www.thecoolist.com possa comunque
risultare interessante, non tanto per le posizioni attribuite ai vari progetti di strutture dotati di green roof (tetto verde), quanto per la varietà
di destinazioni delle strutture di quegli edifici “rivestiti” di verde pensile: si va dalle ville singole ai palazzi, fino ai centri di ricerca. Altro
aspetto interessante è la moltitudine di località interessate: Spagna, Stati Uniti, Cina, Danimarca sono solo alcuni dei Paesi che accolgono
questi edifici. Diversi gli approcci, le sedi, le modalità di impiego del verde, eppure c’è un aspetto che accomuna tutte queste strutture:
l’impegno dei loro progettisti nell’individuare una soluzione che consenta il risparmio energetico. È un peccato che fra questi non ci sia
nessun progetto italiano: consoliamoci almeno col fatto che uno degli edifici di questa selezione, la California Academy of Sciences , è stato
progettata dal genovese Renzo Piano.
Villa Buio – Enric Ruiz-Geli
Il progetto di questo tetto verde ha trovato collocazione tra le abitazioni in stile
mediterraneo di Llers, in Spagna. Oggetto di qualche commento scettico iniziale,
l’immobile si ricollega invece al panorama locale molto più efficacemente di quelli
circostanti. La natura non si arresta, infatti, all’inizio della porzione verticale della casa,
ma prosegue con un giardino che si sviluppa lungo tutto il tetto.
Milla Valley Residence – Mc Glashan Architecture
Questa villa multifamiliare terrazzata di Mill Valley, in California, si trova in un contest
collinare. La residenza include tre sezioni, ciascuna delle quali con un proprio tetto verde.
Il progetto per questa residenza non ospita la vegetazione tipica di un giardino, bensì
quella della natura circostante. Il risultato è una sorprendente abitazione che abbatte i
costi per il condizionamento e a suo modo esalta la natura del territorio.
Mountain Dwellings – BIG Architects
La struttura progettata dallo studio BIG design riproduce il green roof su vasta scala. Il
Mountain Dwellings è costituito da 80 unità abitative, ciascuna delle quali con un proprio
cortile, un giardino pensile collocato sul tetto di quella inferiore o superiore, con tanto
di steccati che lo separano dagli altri e tutelano la privacy dei proprietari. L’edificio di
Copenhagen offre allo stesso tempo una vita cittadina e quell’atmosfera da cortile tipica
dei contesti periferici.
Nayang School of Arts
L’Università Tecnologica con sede a Singapore ha recentemente sviluppato un immobile
dotato di tetto verde per ospitarvi l’istituto di specializzazione in design e media.
La struttura di cinque piani presenta due sezioni curve di parco, con ampie porzioni
pienamente accessibili agli studenti. Grazie a queste il confine fra l’orizzonte e l’edificio
diviene indefinito, quasi sfocato. Al di là del valore estetico e del risparmio energetico per
il raffrescamento e il riscaldamento, le due sezioni consentono una notevole raccolta di
acqua piovana, destinata anche all’irrigazione delle aree verdi circostanti.
Paraty House – Marcio Kogan Architects
Il progetto rappresenta un esteso rifugio tropicale, pienamente immerso nella vibrante
natura di quest’isola del Brasile. Raggiunta Paraty con la barca i turisti hanno poche
occasioni per tornare a riva per acquistare i generi alimentari. Nessuno problema: sul
tetto dell’edificio il giardino è largamente occupato da un orto dove vengono coltivate
tutte quelle verdure destinate ad accompagnare i piatti preparati in loco con il pesce
pescato nel mare antistante.
TENDENZE
Il sito thecoolist.com seleziona dieci sorprendenti esempi di roof garden
http://www.thecoolist.com/green-roof-design-10-stunning-sustainable-works-of-architecture/
Green Technology Showroom – Vector Architects
I benefici di un giardino pensile e altre green technologies non sono spesso così visibili.
Per comunicare in modo efficace certi valori al pubblico Vector Architects ha sviluppato
un esempio di struttura green. Il Green Technology Showroom di Pechino è ricoperto
da spessi prati ancorati allo scheletro in acciaio della struttura, in grado di controllare
il clima interno. Lo showroom è collocato in un quartiere residenziale come simbolo
temporaneo di architettura sostenibile.
California Academy of Sciences – Renzo Piano
L’edificio rappresenta senza dubbio uno dei punti più avanzati raggiunti nel campo di
quella branca dell’architettura che include anche lo sviluppo di tetti verdi. L’edificio del
CAS progettato da Renzo Piano è costituito da un green roof di 2,5 acri, coperto di piante
locali. La vasta quantità di verde e la forma collinare della struttura rappresentano un
habitat per la natura presente dell’area della baia vicina. All’interno dell’edificio si trovano
un planetario, un acquario e una foresta pluviale artificiale: tutte sono ospitate al di sotto
delle sezioni a cupola di questo sorprendente esempio di progettazione sostenibile.
OS House – Nolaster Architects
Gli aspri venti costieri di Santander, capoluogo della Cantabria (Spagna) rendono difficile
godersi quest’area. Se la maggior parte delle abitazioni locali è indirizzata verso l’interno,
la OS House è collocata a poca distanza dal mare sottostante. L’edificio è costruito con un
approccio formale di basso profilo, che si fonde con la trama della topografia territoriale,
così come con il fogliame attorno collocato sul giardino pensile che copre quasi
interamente il suo tetto. Diversamente da molti altri tetti verdi presenti in questa lista, è
calpestabile: un soffice letto erboso sul quale godersi il panorama di questo tratto di costa
spagnola.
Historial de la Vendée – PLAN01
Quando si parla di “fusione con il panorama”, pochi edifici raggiungono l’obiettivo
come questo. PLAN01 ha progettato una struttura geometrica, coperta da un verde
lussureggiante. Da lontano è quasi difficile distinguere questo tetto verde dal territorio
circostante, un gradevole susseguirsi di colline nel territorio francese. Uno sguardo
ravvicinato rivela però un sorprendente edificio, probabilmente uno dei progetti più
visivamente naturali realizzati fino ad oggi.
OUTrial House – KWK Promes
La trama di questa sbalorditiva abitazione con tetto verde si distingue per una precisa
caratteristica: funge da radura erbosa all’interno di una foresta. La OUTrial House sembra
essere infatti dissotterrata dal terreno della collinosa campagna polacca, per poi essere
ricoperta nuovamente dall’erba asportata per la sua costruzione. Le dolci curve e il folto
manto del tetto conferiscono a questa casa un aspetto quasi irreale, come fosse ispirato
dall’immaginazione e dai sogni dell’infanzia.
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34
TEST DI LABORATORIO
TESTI VITO PERSICHELLA
FEDERICO MANCINI
Sono cinque i prodotti
Opera interessati da
questa normativa
comunitaria. Ecco i
test per Scudo e Scudo
Revolution.
NOrmativa EN 14891-2007
In laboratorio con gli impermeabilizzanti da utilizzare sotto le pavimentazioni
La normativa EN 14891 permette di
classificare gli impermeabilizzanti a base
acqua e bi componenti da utilizzare su
una superficie destinata alla posa di un
pavimento di piastrelle.
Seguendo i test riportati nella norma,
superandoli e registrandone i risultati
abbiamo l’assicurazione che i prodotti che
stiamo impiegando sono stati fabbricati in
base a quanto richiesto dalle normative CE.
La normativa classifica i prodotti in base
al tipo di materiale usato per produrli: a
base cemento (CM), in dispersione acquosa
(DM) ed a base resina a reazione (RM).
Oltre a questa classificazione obbligatoria
ne esistono alcune facoltative: resistenza
al contatto con acqua di cloro per uso in
piscina (P) e superamento del test di crackbridging a basse temperature (O).
a base cementizia; SANIGUM, la guaina
elastica impermeabilizzante pronta all’uso
a strato sottile; HYDROPLAST, usato per
rivestire epossidicamente i contenitori di
acque potabili; VINPLAST, il vetrificante
atossico bicomponente per quei contenitori
metallici ed in calcestruzzo destinati a
contenimento alimentare.
Per quanto riguarda i prodotti Opera la
normativa in questione si riferisce a 5
prodotti: SCUDO e SCUDO REVOLUTION,
le due guaine elastiche impermeabilizzanti
Ad oggi Opera procede ai test e quindi alla
certificazione CE, sui 2 prodotti di punta
SCUDO e SCUDO REVOLUTION, che sono
stati quindi certificati EN 14891 come CM-
TEST DI LABORATORIO
35
OP. I test su entrambi devono essere effettuati
con una frequenza semestrale, come
stabilito dalla norma, ed i risultati vengono
conservati e registrati nel laboratorio di
ricerca e sviluppo, a disposizione degli
ispettori ISO che possono comprovare la loro
classificazione a norma EN.
Ogni prodotto deve superare una serie di
test (che elencheremo e spiegheremo a
breve), per ottemperare a quanto previsto
dalla norma.
La procedura di preparazione del supporto
è standard per ogni test: le condizioni per il
procedimento prevedono in entrambi i casi
una temperatura ambientale di +23°C (±2)
con una umidità relativa pari al 50% ed una
circolazione d’aria inferiore ai 0,2 metri al
secondo. La normativa indica anche il tipo
di ceramica da utilizzare (in questo caso
utilizzeremo delle piastrelle in gres bianco
tipo V1, formato 5x5 con uno specifico
assorbimento dichiarato) e la tipologia delle
piastre di calcestruzzo sulle quali posare i
materiali e le piastrelle per effettuare i test,
che devono misurare 40 x 40 cm.
Sulle piastre di calcestruzzo grezze
verrà applicato uno strato di Scudo. I test
effettuati dai laboratori Opera utilizzano
la guaina cementizia Scudo senza rete
di fibre: in tal modo i risultati saranno
maggiormente veritieri in quanto l’utilizzo
della rete aumenterebbe caratteristiche di
elasticità e resistenza, rendendo il prodotto
più performante, cosa che potrebbe portare
a uno sfalsamento dei test. Su ciascuna
piastra vengono applicate 2 mani di Scudo,
ciascuna di 2-3 mm al massimo.
Le piastre con strato di Scudo preparate per
le prove vengono lasciate maturare per 24
ore. Successivamente viene steso sopra il
prodotto uno strato di colla cementizia (RT
Universal) sul quale vengono adagiate (dopo
5 minuti) le 9 piastelle di gres modello V1,
alle quali viene applicato sopra un peso di
20 ±0,05 N per 30 secondi.
Le piastre ora sono pronte per essere
sottoposte alle varie condizioni previste
dai singoli test; una volta terminato il
prestazioni finali secondo EN 14891
REQUISITO
scudo revolution
scudo
Adesione iniziale
≥ 0.5 N/mm2
2.15 N/mm2
0.90 N/mm2
Adesione dopo immersione in acqua
≥ 0.5 N/mm2
1.00 N/mm2
0.60 N/mm2
Adesione dopo azione del calore
≥ 0.5 N/mm2
3.00 N/mm2
1.50 N/mm2
Adesione dopo cicli disgelo
≥ 0.5 N/mm2
1.10 N/mm2
0.65 N/mm2
Adesione dopo immersione in acqua satura di calce
≥ 0.5 N/mm2
1.00 N/mm2
0.65 N/mm2
Adesione dopo immersione in acqua clorata
≥ 0.5 N/mm2
1.00 N/mm2
0.60 N/mm2
Impermeabilità all’acqua a 1.5 bar per 7 gg (spinta positiva)
nessuna penetrazione
nessuna penetrazione
nessuna penetrazione
Impermeabilità all’acqua a 1.5 bar per 7 gg (spinta negativa)
non richiesto
nessuna penetrazione
-
Crack-bridging ability in condizioni standard
≥ 0.75 mm
1.10 mm
0.9 mm
Crack-bridging ability a basse temperature
≥ 0.75 mm
0.82 mm
0.80 mm
36
TEST DI LABORATORIO
periodo e la condizione prevista dal test,
le 9 piastrelle sono pronte allo “strappo”,
cioè al distacco forzato dal supporto,
che determinerà il valore e l’eventuale
riuscita del test. Per effettuare lo strappo
la piastrella viene incollata con una colla
epossidica estremamente resistente a
piastrini di ferro appositamente utilizzati
per questa operazione. Per preparare questo
procedimento è necessario ritagliare il
contorno di ogni singola piastrella, così
da eliminare l’adesione che ci sarebbe nel
cordone di collante e, quindi, avere un
valore reale limitato alla superficie della
piastrella a contatto con il collante e con
Scudo, senza tener conto del collante.
5) Adesione dopo immersione in acqua
clorata
Dopo aver fatto maturare la piastra per
28 giorni a temperatura ambiente la si
circoscrive con un cordone di silicone in
modo da creare una vasca che ci permetta
di far immergere i 9 provini V1 in una
soluzione fatta con ipoclorito di sodio
diluito al 5%, cambiata ogni giorno per
mantenere costante il quantitativo di cloro
attivo all’interno dell’acqua (da 0,3 a 0,6
mmg/litro). L’immersione dei 9 provini in
acqua clorinata deve proseguire per 7 giorni
prima di effettuare lo strappo.
Le prove da effettuare sono 8:
1) Adesione iniziale
È la condizione “standard”, la più comune:
le 9 piastrelle vengono lasciate maturare in
ambiente per 28 giorni.
2) Adesione dopo immersione in acqua
La piastra con le 9 piastrelle matura
per 7 giorni a temperatura ambiente;
successivamente ne viene delimitato il
perimetro con un cordolo di silicone alto
circa 2cm, creando così una vasca che sarà
riempita d’acqua. L’acqua dovrà coprire
interamente le piastrelle (per almeno 6mm
sopra lo strato di colla) per 21 giorni alla fine
dei quali verrà effettuato lo strappo
Test adesione dopo calore
4) Adesione dopo cicli di gelo e disgelo
La maturazione per i primi 7 giorni avviene
a temperatura ambiente; successivamente
vengono ricoperte con un materiale
epossidico tutte le parti che potrebbero
assorbire acqua (quindi il retro della piastra
e lo spessore perimetrico): in questo modo
l’unica parte assorbente rimane quella dove
è stata posata la guaina impermeabilizzante
e l’adesivo. La piastra viene immersa in una
vasca d’acqua per 21 giorni, facendo in modo
che la superficie con le 9 piastrelle assorba
l’acqua. Successivamente si effettuano 25
cicli di gelo e disgelo portando la piastra
da una temperatura di -15°C ad una vasca
termostatata che mantiene l’acqua ad
una temperatura costante di +15°C. Dopo
l’ultimo ciclo si procede allo strappo.
Test immersione in acqua
3) Adesione dopo calore
La maturazione viene effettuata per 14
giorni a temperatura ambiente e per altri
14 giorni in un forno a temperatura +70°C.
Dopo aver tolto la piastra dal forno, e
lasciata riposare a temperatura ambiente
per 1 giorno, si può procedere alla prova di
strappo.
Test dell’adesione dopo i cicli di gelo
e disgelo
6) Adesione dopo immersione in acqua di
calce
Si procede come la prova di adesione in
acqua clorinata, ma in questo caso viene
preparata una soluzione satura di acqua di
calce.
7) Impermeabilità all’acqua
Per questa prova è necessario preparare
dei provini di misura 150mm x 150mm x
100mm seguendo la procedura descritta
dalla normativa. Vengono fatti maturare
in ambiente in condizioni standard e, dopo
aver pulito e carteggiato la superficie, viene
applicato il nostro impermeabilizzante
Scudo nello spessore di 3mm per mano.
Successivamente viene posto sopra lo
strato di Scudo un cilindro con un diametro
interno di 100 mm che deve essere
completamente a contatto con lo strato di
scudo in modo che non ci sia fuoriuscita
d’acqua: l’interno del cilindro viene infatti
riempito di acqua ad una pressione di 1500
kPa per una durata di 7 giorni, mantenendo
costante la pressione per tutta la durata del
test. Successivamente si controlla che le
facce del campione non coperte da Scudo
non presentino segni visibili di acqua: in
questo caso il risultato di questa prova è
“nessuna penetrazione”.
TEST DI LABORATORIO
Test del crack-bridging ability
8) Crack-bridging ability
Per questo test è necessario preparare dei
provini fatti di una miscela di cemento,
sabbia e acqua della dimensione di
160mm x 40mm x 12mm di spessore
con la caratteristica di un foro centrale
a metà dello spessore del provino. Una
volta asciutti e condizionati (dopo 28gg)
viene applicato Scudo su entrambi i lati
del provino tramite degli stampi che
ne delimitano lo spessore e la forma
di 60 mm x 30 mm, ed una volta che
l’impermeabilizzante sarà andato in
presa (devono passare altri 28 gg a
condizioni standard). Il provino è rotto
da un macchinario in corrispondenza
del buco venendo così diviso in 2 parti
unite esclusivamente dallo strato di
impermeabilizzante. Successivamente
questo viene messo tra le due morse del
macchinario e tirato (con velocità stabilite
dalla norma) fino alla rottura dello strato
di impermeabilizzante, determinando
così il valore in mm dell’escursione. Per
questo test sono necessarie 2 prove: una
a temperatura standard ed una a bassa
temperatura (-20°C).
I risultati ottenuti vengono registrati e
confrontati con i valori minimi richiesti
dalla norma: Scudo e Scudo Revolution
possono finalmente essere dichiarati
conformi alla normativa EN 14891 e
classificati CM-OP.
Scudo
Scudo Revolution
Guaina cementizia polimerica
impermeabilizzante monocomponente
Guaina elastica impermeabilizzante,
bicomponente a base cementizia
Scudo e Scudo Revolution sono idonei:
• per la protezione del calcestruzzo
(pilastri, travi, ecc...) dal degrado
e dal decadimento meccanico
provocato dalla carbonatazione e
dagli agenti aggressivi;
• per l’impermeabilizzazione elastica
e per l’isolamento di strutture
portanti di vasche e piscine prima
della posa di rivestimenti ceramici;
• per l’impermeabilizzazione di docce,
terrazze, tetti, prima della posa di
rivestimenti o coperture;
• per l’impermeabilizzazione divecchi
balconi per la successiva posa di
nuovi pavimenti senza demolire gli
esistenti;
• per la rasatura flessibile su
strutture, in calcestruzzo
prefabbricato, soggette a vibrazioni
e deformazioni;
• come guaina impermeabile e
protettiva di muri contro terra;
• come rasante elastico per intonaci
micro-fessurati.
37
38
CHE SQUADRA!
TESTI Simone Giglioli
ANCHE la posa si tinge di
rosa
Parla Serenella Zannoni, titolare di Artigianposa insieme al marito Fabio Piovaccari
Il mondo della posa è principalmente
maschile. Di solito la componente
femminile delle imprese che operano
in questo settore si dedica alle attività
commerciali e amministrative. Tuttavia
esistono delle eccezioni. Vogliamo
dimostrarvelo raccontandovi una realtà
come quella di Artigianposa, di Fabio
Piovaccari e Serenella Zattoni, società
forlivese attiva sul mercato da 15 anni.
Li abbiamo incontrati al lavoro durante
la realizzazione della piscina della loro
casa. All’interno di questa piccola impresa
romagnola, infatti, la metà femminile non
si cura solamente di tutte quelle comunque
importanti attività d’ufficio, ma assiste il
marito “sul campo”.
Singolare, vero? “Indubbiamente è una cosa
curiosa, ammette Serenella, eppure una
volta non era così. Quando ho cominciato
CHE SQUADRA!
39
a lavorare nel mondo della posa, circa
trent’anni fa, per una ditta di Imola, di cui
mio marito Fabio era socio, erano in diverse
le ragazze attive anche in quest’ambito”.
Una giovane posatrice che poi ha
sposato un posatore. Ma come è nata
l’idea di unirvi anche dal punto di vista
professionale?
“La molla sono state le esigenze familiari.
Spesso lavorare per qualcuno limita quella
flessibilità necessaria a una donna quando
diventa moglie e poi madre di famiglia.
Unendo le forze, invece, sono riuscita a
portare avanti l’attività professionale e tutte
quelle altre incombenze che caratterizzano
il resto”.
Di certo, ne converrà, non è la prima
professione che viene in mente per una
donna.
“In effetti non lo è, anche perché è molto
faticoso, specialmente ora che non ho più
vent’anni”.
Come vi dividete i compiti con suo marito,
quando siete in cantiere?
“Io mi concentro principalmente sull’attività
preparatoria, che comprende anche la
stuccatura, il taglio delle piastrelle e la
preparazione delle colle, oltre a curare gli
aspetti contabili dell’attività”.
Ma chi sono i vostri clienti?
“Noi operiamo in un raggio d’azione che
comprende Imola, Bologna, e naturalmente
Forlì e Cesena. A chiamarci sono
direttamente le ditte edili private, oppure i
rivenditori di materiali ceramici”.
possa farsi più forte, quando continuerà a
scendere il numero dei cantieri’.
E queste chiamate sono diminuite con
l’arrivo della crisi?
“Fortunatamente no. Questo vuol dire che il
credito costruito negli anni ci sta ripagando,
soprattutto grazie al passaparola. Detto
questo non posso escludere che in futuro
la competizione con le altre società di posa
Di certo non aiuta neppure la concorrenza
sleale di molti vostri colleghi.
“In effetti con la crisi i prezzi hanno
cominciato a scendere sensibilmente, forse
troppo rispetto ai costi fissi che un’attività di
questo tipo comporta, se si intende svolgerla
alla luce del sole”.
40
CHE SQUADRA!
C’è qualche posa che vi dà particolarmente
soddisfazione realizzare?
“Credo che siano i bagni, sia quando li
rivestiamo con i mosaici che quando
applichiamo un rivestimento ceramico
standard. Ultimamente vanno molto le
mattonelle con l’effetto legno e, per quanto
riguarda le opzioni più moderne, c’è una
forte richiesta del grigio, specialmente nei
grandi formati, tipo 60 x 60 centimetri.
E poi c’è la piscina che stiamo realizzando
per casa nostra!”.
Non deve essere uno scherzo.
“Più o meno quella per la piscina è una posa
simile alle altre, è però necessario impiegare
lo stucco epossidico. La difficoltà maggiore,
se così vogliamo chiamarla, sono i tempi
lunghi di realizzazione, visto che possiamo
lavorarci solo durante i fine settimana”.
Alcuni dei nostri lettori, ne siamo certi,
si domanderanno se non sia difficile
trascorrere con il proprio coniuge anche
tutte le ore lavorative, oltre a quelle del
resto della giornata.
“Dipende dal tipo di rapporto. Con mio
marito ci si conosce ormai alla perfezione
anche dal punto di vista professionale e c’è
un affiatamento perfetto. Dopo tutti questi
anni non vorrei lavorare con nessun altro”.
CHE SQUADRA!
squadra all’opera
la realizzazione della piscina di fabio e serenella
Opera ha documentato l’intero processo di realizzazione della piscina di Serenella
e Fabio, dagli scavi in terra alla posa dell’ultimo mosaico. Come ci ha spiegato
Serenella i lavori della piscina sono stati realizzati nell’arco di circa 8 mesi.
Per la preparazione delle superfici, in particolare per la realizzazione, la rasatura,
la messa a piombo delle pareti e la realizzazione degli scalini è stato usato
Rasoplan Tixo (rasante rapido fino a 40 mm per livellamento di pareti e sottofondi
irregolari) e Raso Op 900 (rasante tissotropico universale, finitura a civile, ad alte
resistenze meccaniche).
L’impermeabilizzazione della piscina è stata fatta con Scudo Revolution (guaina
cementizia polimerica impermeabilizzante monocomponente) e l’utilizzo della
rete di fibre Fibronet e di Scudoband, il poliestere non tessuto utilizzato per
migliorare la sigillatura e l’impermeabilizzazione soprattutto negli spigoli e nelle
zone di raccordo tra il piano orizzontale e piano verticale.
Il mosaico vetroso è stato posato con l’adesivo S9 Ultrawhite miscelato con
Isoflex. La formulazione di S9 Ultrawhite è stata creata inserendo specifici inerti
che conferiscono al mosaico in pasta di vetro una maggiore lucentezza.
Per la sigillatura delle fughe è stato scelto il sigillante epossidico Fugapox Style per
il suo effetto altamente decorativo e per l’elevata pulibilità.
41
42
SICUREZZA
TESTI Simone giglioli
Ponte sul fiume Yangtze, costruito in
Cina nel 1968, lungo oltre 6 km
Quando l’acqua accentua
il rischio nei cantieri
ecco cosa dicono il testo di Inail Piemonte e il Comitato Paritetico Territoriale
di Torino e Provincia
In questo numero di Opera News
affrontiamo il tema della sicurezza
dal punto di vista dei rischi legati alle
caratteristiche peculiari del contesto in
cui si trova un determinato cantiere. Come
per il numero precedente abbiamo scelto di
attingere alle informazioni contenute nel
manuale sviluppato da Inail Piemonte e dal
Comitato Paritetico Territoriale di Torino
e Provincia. In particolare, abbiamo voluto
approfondire quello che il testo dal titolo
“La valutazione dei rischi nelle costruzioni
edili” stabilisce nel caso di lavori svolti in
prossimità dei corsi d’acqua”.
Le misure individuate nel caso di attività
svolte in questo contesto sono da
considerarsi applicabili in tutte quelle
operazioni “da eseguire presso, in e sopra
l’acqua, come ad esempio la costruzione
di ponti, palificazioni, centinature,
passerelle di argini, lavori di riattamento
a costruzioni esistenti eccetera. Tutte
attività che comportano il pericolo di
caduta nell’acqua con possibilità di
annegamento”.
Le misure elencate nel manuale vanno ad
integrare quelle individuate per le singole
attività lavorative, specialmente a quelle di
protezione contro la caduta delle persone
(comunque da osservare). In particolare,
per i lavori in prossimità di corsi d’acqua
SICUREZZA
o bacini, “ma che non interessano
direttamente questi ultimi, il rischio di
caduta in acqua deve essere evitato con
procedure di sicurezza analoghe a quelle
previste per la caduta al suolo”.
L’attività per questa tipologia di lavori
rende possibile prendere in considerazione
l’impiego di diverse strutture. Parliamo di:
a) palancolati metallici. Si tratta di
elementi impiegati per contenere le acque
o deviarle, così da permettere l’esecuzione
di lavori a livelli inferiori a quello massimo
previsto delle acque e/o la realizzazione
di ponteggi tradizionali con partenza da
terra;
b) reti anticaduta associate o non con
i dispositivi di protezione individuale
anticaduta;
c) ponti sospesi;
d) reti continue di protezione per
l’integrazione dei parapetti;
e) imbracature di sicurezza, funi di
trattenuta con dispositivi dissipatori di
energia;
f) sistemi di ancoraggio che permettano la
mobilità in condizioni di vincolo. In questo
caso il sistema deve essere progettato ed
installato in modo che il collegamento
della imbracatura di sicurezza avvenga
sempre da posizione sicura (protetto
contro il rischio di caduta in acqua) e non
sia necessario, in alcun caso, distaccare
l’imbracatura di sicurezza durante le
attività o gli spostamenti;
g) imbracature di sicurezza, funi di
trattenuta con dispositivi dissipatori
di energia e sistemi di ancoraggio per
consentire la mobilità in condizioni
di vincolo continuo (es.: sviluppatori
automatici di cavo di trattenuta in acciaio;
guide fisse con elementi di trattenuta a
scorrimento; linee vita flessibili fissate a
parti stabili delle opere). il sistema deve
essere progettato ed installato in modo
che il collegamento della imbracatura di
sicurezza avvenga sempre da posizione
sicura (protetto contro il rischio di caduta
in acqua) e non sia necessario, in alcun
caso, distaccare l’imbracatura di sicurezza
durante le attività o gli spostamenti.
Assieme all’impiego di questi sistemi e
strutture, il manuale ricorda che nella fase
di progettazione e programmazione dei
lavori vadano considerate procedure di
sicurezza che tengano in considerazione
una serie di istruzioni.
Per i lavori semplici, di breve durata
(es. rilievi e misurazioni) e quando non
possono essere usati parapetti o reti
di sicurezza, nonché durante il loro
montaggio, devono essere utilizzate,
a seconda dei casi, imbracature di
sicurezza e/o giubbotti di salvataggio a
funzionamento automatico (galleggiabilità
43
intrinseca o autogonfiabili). Se invece si
eseguono dei lavori al di sopra dell’acqua,
al suo livello o a una certa altezza da essa,
“le cadute di persone nell’acqua vanno
impedite mediante parapetti applicati
all’opera, ai ponteggi, alle casseforme, alle
centine, ai natanti ed ai loro accessi; in
assenza di parapetti o come supplemento
di sicurezza possono essere applicate reti di
sicurezza”.
Se l’intervento prevede la realizzazione
di opere definitive o provvisorie
dentro l’acqua gli addetti vanno messi
a conoscenza su quanto alcuni fattori
possono incidere sul suo livello: le maree
diurne e stagionali, la direzione delle
correnti e delle onde, la regolazione
periodica di canali o laghi artificiali e il
regime delle precipitazioni atmosferiche
capaci di provocare inondazioni o piene.
Oltre all’obbligo di una sufficiente
illuminazione dei luoghi dove è possibile
una caduta in acqua, in caso di attività nelle
ore notturne, sono inoltre da prevedere
misure e istruzioni puntuali su numerosi
altri aspetti. Si va dalla circolazione di
mezzi e persone sui moli e sulle dighe
in corso di costruzione, all’impiego di
attrezzature terrestri o su natanti o a terra,
oppure alla messa in opera di grandi massi
di pietra o di calcestruzzo.
Ponte Rio Niteroi, costruito in Brasile
nel 1974, lungo oltre 13 km
44
MARMI E PIETRE
TESTI ELISA MARCHESINI I VILLaggi di pietra
Il fascino di un materiale che attraversa i millenni
«Tutti sappiamo cosa
significa pietra.
O almeno comprendiamo
il significato generale
della parola.
Non abbiamo dimenticato
la meravigliosa
espressività di questo
che è il più antico
fra i materiali da
costruzione?[..] In certi
paesi l’ambiente fatto
dall’uomo è a tal punto
caratterizzato dalla sua
presenza che parliamo di
culture della pietra.»
Christian Norberg Schulz, Pietra, in
“Il linguaggio della pietra” a cura di
Vincenzo Pavan, Arsenale Editrice,
Venezia 1991
Le parole di Norberg-Schulz sono forse le
migliori per descrivere un paesaggio tanto
caratteristico quanto spontaneo come quello
che contraddistingue la Valpolicella e la
Lessinia, in provincia di Verona. Percorrendo
questi territori, analizzandoli nel cercare
di conoscere la loro storia, le motivazioni
dei loro aspetti, si scopre sempre qualcosa
di nuovo. Ben presto ci si rende conto
dell’architettura cosiddetta spontanea che
le contraddistingue e di come i “villaggi di
pietra”, sviluppatisi da singole corti in più
urbanisticamente complesse contrade, siano
un fenomeno assai caratteristico degno,
oltre che di studio, anche di conservazione
e magari d’opportuna valorizzazione.
Di questi paesaggi di pietra la zona che
va dalla Val d’Adige alla Val d’Alpone è
notoriamente costellata, ma una loro
maggior caratterizzazione si ha soprattutto
nella zona centro settentrionale di questa
vasta area, dove la Valpolicella trascolora
definitivamente in Lessinia, vale a dire
nei Comuni d’Erbezzo e di Sant’Anna
d’Alfaedo, e nelle parti alte dei Comuni
di Grezzana, di Negrar, di Marano, di
Fumane e di Sant’Ambrogio, perché qui,
oltre ad essere fatti di lastame i muri delle
abitazioni, ne sono interamente ricoperti
anche i tetti e i cortili. L’uso del lastame lo
si incontra anche lungo i cigli delle strade
per delimitare le proprietà, nelle piazze e
nelle fontane, e persino nei campi a far da
palo di sostegno alle viti. La scelta non fu
casuale poiché questo materiale edilizio è
sempre stato l’unico ad essere a portata di
mano di queste popolazioni: dai tempi dei
castellieri preistorici o protostorici fino ad
una sessantina d’anni fa, quando era ancora
impensabile andarsi a provvedere altrove di
altri materiali.
Doveroso risulta essere a questo punto
fornire alcune informazioni sulle peculiari
caratteristiche che contraddistinguono la
Pietra della Lessinia. La Scaglia rossa, altra
denominazione, insieme a Pietra di Prun,
è una pietra sedimentaria che si presenta
divisa in strati formatisi dai detriti che
si accumulavano sul fondo del mare. La
sedimentazione, che ha avuto luogo intorno
ai 65-70 milioni di anni fa in mare aperto,
ha consentito la formazione sistematica e
costante, in qualsiasi luogo si vada a scavare,
di ben 72 strati che al massimo possono
variare nel numero di uno in eccesso o in
difetto. Ogni strato è separato dall’altro da
un più sottile livelletto di argilla che agevola
la separazione delle lastre permettendo
così l’inserimento di cunei. Il lastame ha
una potenza complessiva di 7-8 metri ed i
suoi strati hanno uno spessore variabile da
MARMI E PIETRE
2,5 a 35 cm, e presentano colori ed aspetti
diversi: la cromia, che può essere più o
meno omogenea, può apparire maculata
o con delle striature e varia dal bianco, al
rosa, al grigio. Ogni strato viene individuato
da un appellativo in dialetto che, poiché
attribuito dai cavatori che lavoravano ancora
con la tecnica delle gallerie esterne, ha una
funzione predestinata: vi sono infatti due
strati (53° e 54°, laste da querti) utilizzati per
i tetti delle case; altri due (42° e 43°, laste
per el seciar) per il lavabo delle abitazioni,
uno (27°, lasta per l’ara) per i cortili esterni,
ecc. I nomi vennero dati anche in base alla
pigmentazione o alle caratteristiche tecniche
e di estrazione come, ad esempio, Biancon e
Rosetta o Zentil e Meion.
La Pietra di Prun viene cavata ed utilizzata
in Valpolicella e nella limitrofa Lessinia
Occidentale da almeno 3000 anni. Grazie alla
testimonianza di alcuni manufatti, si può con
certezza far risalire l’utilizzazione più antica
di questo materiale addirittura all’età del
ferro, quando il suo impiego era strettamente
connesso alla necessità di edificare delle
strutture difensive, i cosiddetti castellieri,
lungo le dorsali dei monti Lessini. La pietra
veniva allora impiegata per la costruzione
dei muri, dei tetti e dei pavimenti delle
abitazioni, ma anche per l’erezione delle
mura perimetrali che proteggevano i villaggi.
Veniva inoltre utilizzata nella realizzazione
delle tombe in cui le lastre rivestivano i
lati della fossa di inumazione. Va inoltre
ricordato che già in questo periodo, per
evidenti ragioni di praticità nel trasporto del
materiale, spesso i villaggi sorgevano proprio
in prossimità degli affioramenti di Scaglia
rossa.
L’estrazione della Pietra di Prun trova già
I 72 STRATI DELLA PIETRA DELLA LESSINIA
spessore
in cm
spessore
in cm
colore
Biancòn
14
bianco
38
Bianconsèl
14
bianco
bianco
39
Lasta del biancòn
14
rosa
4
rosso
40
Seciàr rossa
10
rosa
15
bianco
41
Lasta del seciàr
10
rossiccio
6
rosso
42
Lasta del seciàr
10
rossiccio
Stelàr rosso
5
rosso
43
Stelàr de la stopègna
4
rossiccio
8
Stelàr rosso
5
rosso
44
Stelàr de la stopègna
5
rossiccio
9
Stelàr de sìmo
5
rosso
45
Stelàr de la stopègna
6
rossiccio
10
Bianchèta
9
bianco latte
46
Stelàr de la stopègna
6
rossiccio
11
Stelàr soto la bianchèta
6
rossastro
47
Stelàr de la stopègna
5
rossiccio
12
Lastina del meòn
7
rosso
48
Stelàr de la stopègna
5
rossiccio
13
Meòn de simo
25
rosso
49
Stelàr de la stopègna
5
bianco
14
Meònsèl
20
rosa chiaro
50
Stopègna
10
bianco
15
Stelàr del marsèto
20
rosa chiaro
51
Rossòn
12
rosso
16
Stelàr del marsèto
6
rosa chiaro
52
Rossétta
10
rosso
17
Marsèto
9
rosa chiaro
53
Lasta da coèrti
7
rosa
18
Mezéta del dopiòn
13
rossastro
54
Lasta da coèrti
7
rosa
19
Lastina del dopiòn
6
rossastro
55
Pelòsa
12
rosa chiaro
20
Stelàr del dopiòn
6
rosso
56
Sémbala
10
rosa chiaro
21
Lasta bastarda
9
rossastro
57
Bianchéta
8
bianco
22
Lasta bastarda
10
rosso
58
Rabiòsa
8
bianco
23
Stelàr del pél
10
rosso
59
Quadrèto
19
bianco
24
Làsta grisa
11
rosso
60
Zentil
8
bianco
25
Stelàr de la làsta grisa
8
rosso
61
Meséta de fondo
16
biancastro
26
Làsta de l’àra
10
rosso
62
Sotomeséta
4
rossiccio
27
Sòto àra
9
rosa
63
Sotomeséta
6
grigio
28
Rosson
13
rosso
64
Sotomeséta
6
rosso
29
Lasta de scòrso
13
rosa
65
Sotomeséta
4
rosso
30
Stelàr del biancòn
6
rosa
66
Seciaron
27
bianco
31
Stelàr del biancòn
7
rosa
67
Pelòsa de fondo
13
biancastro
32
Stelàr del biancòn
7
rosa
68
Còrso del pèl
22
rosa
colore
N
Nome dello strato
6
rossiccio
37
Lòva rossa
20
rossiccio
3
Grondin de la lòva bianca
4
4
Grondin de la lòva bianca
5
Lòva bianca
6
Stelàr rosso
7
N
Nome dello strato
1
Stelàr de la lòva rossa
2
45
33
Grondin
5
rosa
69
Lasta del mazàl
10
biancastro
34
Lasta del Grondin
11
rosso
70
Mazàl
35
biancastro
35
Stelàr del biancòn
6
rosso
71
Pedòn
20
rosso
36
Stelàr del biancòn
10
rosso
72
Còrso ultimo
18
bianco
46
MARMI E PIETRE
nel XVIII secolo un metodo sistematico di
prelievo per mezzo di gallerie esterne. Non
essendoci nel ‘700 ancora mezzi meccanici
per asportare il cappellaccio, cioè lo strato
che separa la pietra dall’humus in superficie
formato da detriti non compattati, si era
costretti a cercare una parete di roccia che
affiorasse naturalmente sul fianco del rilievo
montuoso. L’escavazione trovava inizio
negli strati superiori, i più teneri e di facile
lavorazione, per poi abbassarsi sollevando
strato per strato. Le gallerie avevano modeste
dimensioni, con larghezze di 5-6 metri, e
grosse pile, larghe 2 o 3 m, venivano lasciate
ai lati a sostegno della roccia soprastante.
Con il procedere dell’escavazione si
andavano a formare più gallerie vicine per
cui si rendeva necessario sostenere la volta
mediante colonne naturali che venivano
lasciate in loco per consentire il proseguo
dello scavo.
L’attività di estrazione ebbe un forte
incremento nel secondo dopoguerra grazie
all’introduzione di macchine che rendevano
più agevole e veloce il lavoro. Si ritenne
quindi opportuno rinnovare il metodo di
escavazione passando così alle cave a cielo
aperto, ancora oggi in uso. Con tale metodo
l’estrazione non procedeva più dall’esterno
verso l’interno ma dall’alto verso il basso,
andando così a rimuovere le coperture sterili
ed anche il cappellaccio. L’impatto visivo
che oggi riscontriamo è sicuramente molto
forte poiché le grandi voragini create nel
paesaggio si affiancano numerose e alterano
l’andamento stesso del terreno.
Le cave di Pietra di Prun sono ormai limitate
alla Valpolicella ed in particolare nella zona
di Sant’Anna d’Alfaedo, mentre un tempo si
trovavano anche in Valpantena, tra Poiano
e Quinto, a Castagnè ed in altre zone della
Lessinia.
Benché a partire dal Medioevo con
l’intensificarsi dei commerci la Pietra di
Prun venisse utilizzata anche fuori dalle
tradizionali aree (ad esempio per lastricare i
camminamenti di Castelvecchio a Verona o
del Castello a Villafranca), è comunque nella
Valpolicella che l’uso di questo materiale ha
profondamente caratterizzato il paesaggio
antropico. Qui infatti, interi paesi e contrade,
muri divisori delle proprietà, cisterne per
la raccolta dell’acqua piovana, ghiacciaie
e abbeveratoi vennero costruiti, nei secoli
scorsi, con le lastre della Pietra di Prun.
La Pietra ha dato quindi vita non solo a
preziose costruzioni di raffinata maestria
ma anche a costruzioni rurali e contadine
che segnano il territorio e ne mantengono
il primitivo genius loci. Percorrendo le
strade che attraversano la Valpolicella ci si
rende presto conto di come l’utilizzo della
pietra sia tanto diffuso quanto diversificato
nel suo utilizzo. Solamente riconoscendo
la potenzialità di queste realtà se ne potrà
rispettare la storia e si potrà svelarne
tutti quei segreti celati all’interno dei suoi
processi di evoluzione e sviluppo.
Benvenuta!
Le Edizioni Moderna si arricchiscono di un nuovo gioiello.
Edizioni Moderna
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48
L’ESPERTO RISPONDE
Invia le tue domande a
[email protected]
è possibile verniciare Scudo?
Posso calpestare Scudo senza posare le
piastrelle?
Scudo - guaina elastica
impermeabilizzante, bicomponente a
base cementizia - può essere verniciato
usando esclusivamente una vernice
elastomerica, flessibile, idonea per
esterno: un classico esempio è quello
dei tetti impermeabilizzati con Scudo
e lasciati a vista e successivamente
verniciati con una vernice elastomerica
(di solito color argento per riflettere
i raggi del sole evitando dannosi
surriscaldamenti). Scudo non può
essere lasciato a vista, andrebbe sempre
rivestito con uno strato di ceramica
oppure verniciato, per proteggerlo
dai raggi UVA e UVB e aumentarne
resistenza e durabilità negli anni;
senza protezione con il tempo le catene
polimeriche inizierebbero a rompersi a
causa del bombardamento dei raggi UV e
sgretolerebbero quindi lo strato di Scudo.
saper fare
è fare sapere.
le domande frequenti
dei posatori
GLOSSARIO
Ho posato del granito esternamente
ed ora la fuga è piena di macchie
bianche. Perché? Come posso
risolvere?
La causa di questo problema è la
risalita di umidità che fa comparire
delle macchie nelle fughe. La risalita
può essere causata dalla pietra stessa
(che contiene dei sali che cambiano
la formula chimica in presenza di
acqua causando un cambiamento della
colorazione) oppure dall’umidità delle
pose sottostanti (massetto, collanti o
altri elementi che non sono stati isolati
correttamente).
Nel primo caso non è possibile fare
nulla di definitivo: la pietra continuerà
a spurgare la propria impurità
facendone cambiare il colore e
attaccando quindi anche le fughe (se ad
esempio la pietra contiene del ferro, la
colorazione potrebbe variare sui toni
del rosso).
Nel secondo caso: se la pietra è stata
posata su un massetto umido, basterà
aspettare che il massetto asciughi
completamente cercando di eliminare
le efflorescenze ogni qual volta si
presentano fino a che il massetto si
sia asciugato completamente; se la
posa è stata fatta nelle immediate
vicinanze di un elemento dove l’acqua
viene continuamente a contatto (ad
esempio un marciapiede o in vicinanza
di un giardino) purtroppo il fenomeno
dell’efflorescenza cesserà solo quando
i sali del supporto saranno terminati,
tale processo può durare anche molti
anni. Per inibire questo processo è
necessario interrompere la continua
infiltrazione d’acqua, in questo modo
viene a mancare il “veicolo” (acqua)
che trasporta in superficie i sali che
generano il biancore superficiale. Per
eliminare dalla superficie l’efflorescenza
è necessario effettuare trattamenti con
acido tamponato (Detergente AC liquido)
o con normalissimo aceto di vino.
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