sabato 10 maggio 2014 ilPonte

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sabato 10 maggio 2014 ilPonte
RisToRanTe PiZZeRia
La buona cucina
Via Pianodardine 55
83100 Avellino
tel. 0825622041
ilponte
“Et veritas liberabit vos”
chiuso il lunedì
anno XXXX - n°. 15- euro 0.50
Settimanale Cattolico dell’Irpinia
sabato 10 maggio 2014
è gradita la prenotazione
web: www.ilpontenews.it | email: [email protected]
PoliTica
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L
Fisco
a festa della mamma è una ricorrenza diffusa in tutto il
mondo, celebrata in onore della figura di madre, della maternità e dell'influenza sociale delle madri. La festa è presente
nella maggior parte delle Nazioni, non solo in Europa ma anche
in Sudamerica: Argentina, Bolivia, Madagascar… Non esiste un
unico giorno dell'anno in grado di accomunare tutti gli Stati in
cui l'evento è festeggiato. In Italia, negli Stati Uniti d'America, in
Svizzera e in molti altri Paesi la data è la seconda domenica del
mese di maggio.
Negli Stati Uniti nel maggio 1870, Julia Ward Howe, attivista pacifista, propose l'istituzione della Giornata della madre, come
momento di riflessione contro la guerra, ma l’iniziativa non ebbe
successo. Anna Jarvis ha celebrato la “Giornata della madre”
per la prima volta nel 1908, è stato un memoriale in onore di
sua madre, attivista a favore della pace. La celebrazione di Jarvis
è diventata molto popolare e fu ufficializzata nel 1914 dal presidente Woodrow Wilson con la delibera del Congresso, con l’indicazione del giorno: la seconda domenica di maggio, come
espressione pubblica di amore e gratitudine per le madri. Da allora la festa si è diffusa in molti Paesi del mondo, cambiano, però,
le date in cui è celebrata. Con l'andare del tempo questa festività,
come tante altre, ha fatto registrare un risvolto di carattere commerciale.
In Italia, la Festa della Mamma, è stata introdotta negli anni cinquanta da Raul Zaccari, senatore e sindaco di Bordighera, su iniziativa del quale venne celebrata a Bordighera la seconda
domenica di maggio del 1956 (al Teatro Zeni e successivamente
al Palazzo del Parco), e da un sacerdote, don Otello Migliosi, in
Umbria, a Tordibetto di Assisi, nell’anno 1957. L'idea di don Otello
Migliosi fu quella di celebrare la Mamma non già nella sua veste
sociale o biologica ma nel suo forte valore religioso, cristiano anzitutto ma anche interconfessionale, come terreno di incontro e
di dialogo tra loro le varie culture: il suo tentativo è stato ricordato, in due contributi, anche dal quotidiano della Santa Sede,
L’Osservatore Romano. Da allora, ogni anno, la parrocchia di Tordibetto celebra ufficialmente la Festa con importanti manifestazioni a carattere religioso e culturale. Il 18 dicembre del 1958
Raul Zaccari e i senatori Bellisario, Baldini, Restagno, Piasenti,
Benedetti e Zannini – presentarono al Senato della Repubblica
un disegno di legge per ottenere l'istituzione della Festa della
Mamma.
Maggio è anche il mese dedicato alla Madonna; Maria rappresenta per eccellenza l’universo femminile, incarnando le figure e
i ruoli di sposa fedele e di madre amorevole, accompagnando
con sofferenza e sacrificio il Figlio fino al calvario per proseguire
la vita in preghiera fino all’Assunzione in cielo, per diventare il
faro della fede in quanti cercano ristoro dagli affanni della vita
quotidiana.
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sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 Filiale P.T. Avellino
medicina
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vangelo
domenica 11 maggio
FesTa della mamma
dona il 5Xmille
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solidarietatis Pax onlus
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Chiuso Il Lunedì
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il Ponte è il primo settimanale dell’irpinia
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ilPonte
sabato 10 maggio 2014
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LA TUTELA
DEL MINORE
IN TEMPO DI CRISI
Convegno
Giovedì 15 Maggio 2014-Ore 15:30-19:30
Carcere Borbonico di Avellino - Sala Blu
ingresso via De Marsico
O RAMMA
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Iavarone Mariano Assistente Sociale
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Rosario Giovanni Assistente Sociale
d nte Coop. Sociale La Goccia - Avellino
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Counselor familiare - Giudice Onorario T.M. di N
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isorrsa perr la tutela del minore
Tomeo Tiziana Avvocato
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Presidente Ass. CamMiNo
La tutela del soggetto debole:
percorsi di difesa in ambito civile e penale
Presidente Ordine Assistenti Sociali
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De Vito Paola Avvocato
no Filomena Anna Assistente Sociale
Il ruolo del tutore: tra norme e prassi
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Pulzone Carmela Psicoterapeuta
maturo Natale Sociologo
p Scienze Umane, Filosofiche e Formazione/DISUFF
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isi e futuro
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Pepe Alfonso Pedagogista
co Dora Assistente Sociale
Presidente Ass. Progetto Famiglia Affido - Avellin
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Nuove opportunità di sostegno per la ffam
residente CISMAI
di tutela, dovere di cura:
bini, ragazzi e famiglie bene comune
sponsabilità sociali e carenze di risorrse
Sono stati invitati ad intervenire
Gentile Roberto - Procuratore Repubblica T.M. di Na
Molinaro Gerarda - Presidente Ord. Ass. Sociali Camp
Fabio Benigni - Presidente Ordine Avvocati di Avellin
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Sono stati riconosciuti
3 crediti formativi per gli assistenti Sociali,
4 crediti formativi per gli Avvocati,
3 crediti formativi per i Counsellor iscritti al CNCP
3$752&,1,
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Per info e iscrizioni: [email protected] - [email protected] - 0825.784082
oppure al momento presso la segreteria del convegno
attualità
ilPonte
sabato 10 maggio 2014
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L'aSSembLea dI azIone CattoLICa e Le paroLe dI papa FranCeSCo
laici in UsciTa - il TemPo è FavoRevole
C
i sono tre verbi - rimanere,
andare, gioire - che sono entrati dal 3 maggio nel vocabolario
di un’associazione di laici impegnata a ricucire con il filo robusto
delle relazioni il tessuto umano di
un territorio, di un Paese e del
Paolo
Bustaffa mondo. Una passione le cui radici e ali sono in una fede pensata, vissuta e comunicata.
I tre verbi sono di Papa Francesco e si affiancano
a quelli della “Evangelii gaudium”. L’associazione
è l’Azione Cattolica Italiana che ha appena concluso la sua assemblea nazionale elettiva ravvivata da un fitto dialogo tra generazioni attorno
ai problemi, alle ansie e alle attese di questo
tempo.
Rimanere significa sostare con lo Sconosciuto di
Emmaus e riconoscerlo dal gesto che compie.
Andare significa accompagnare il passo degli
altri viandanti sulla strada della vita. Gioire significa cantare lo stupore nell’incrociare oggi il
proprio sguardo con quello dello Sconosciuto.
In tanto camminare, andare e uscire - ricorda il
Papa - anche il sostare ha un suo profondo significato.
è il tempo dell’incontro, del riconoscimento,
della comunicazione tra i volti e il Volto e non
certo il tempo dell’indugio, della paura, della
chiusura.
Così l’appello di Francesco rivolto ai laici a uscire
non risuona come un improvviso squillo di
tromba ma è l’incipit di un atto di amore che
nasce dalla consapevolezza che uscire da se
stessi e andare all’incontro con l’Altro e agli incontri con gli altri è il passo imprescindibile per
ritrovare pienamente se stessi.
Significa mettere in luce la grandezza missionaria della parola “laicità” e ricordare che “in
uscita” vuol dire abitare il mondo non in retroguardie impaurite ma in posti avanzati dove
scorgere e segnalare la luce di una speranza e
di una gioia non effimere. In questa prospettiva
prende sostanza l’appello, ripetuto più volte all’assemblea di Ac, a passare dal tempo delle
analisi al tempo di un’azione efficace perché
pensata e condivisa.
Ed è questa una strada da intraprendere anche
oggi per evitare la deriva del clericalismo.
Su questo rischio il 22 marzo scorso si era soffermato il Papa nell’incontro con Corallo, l’associazione che riunisce le emittenti radiotv
cattoliche italiane. “Il laico - aveva detto a braccio - deve essere laico, battezzato, ha la forza
che viene dal suo Battesimo. E perché è più importante il diacono, il prete del laico? No! è questo lo sbaglio. è un buon laico? Che continui così
e che cresca così. Perché ne va dell’appartenenza cristiana, lì. Per me il clericalismo impedisce la crescita del laico. Ma... non ci sarebbe il
clericalismo se non ci fossero laici che vogliono
essere clericalizzati”.
Il monito è chiaro perché una laicità dimezzata
o svuotata impoverisce la Chiesa e indebolisce,
se non svuota, l’annuncio del Vangelo.
Non a caso, allora, un’associazione di laici pone
il valore della corresponsabilità a fondamento
del suo essere al servizio della Chiesa e della
Città.
Anche dalla consapevolezza che essere corresponsabili e non solo collaboratori prende il via
quella conversione pastorale che il Papa indica
e auspica con le immagini di una Chiesa in
uscita, una Chiesa ospedale da campo, una
Chiesa madre di tutti, una Chiesa senza frontiere.
Questo è un tempo favorevole per un laicato “in
uscita”, per un laicato che non ha bisogno di aggettivi ma di sostantivi, cioè di gesti, di volti e
pensieri, per essere testimone e comunicatore
di una speranza e di una gioia che non hanno
confini di tempo e di spazio
ALLUVIONE MARCHE: L’INTERVENTO CARITAS
Vicinanza e aiuti concreti. Dalla Cei un milione
di euro dai fondi otto per mille. Il direttore
di Caritas Italiana in visita nelle zone alluvionate
“Accompagnare la popolazione colpita, facendoci prossimi alle Caritas
locali e sostenendone gli sforzi, non solo nell’emergenza, ma anche nella
prospettiva della ricostruzione”. Questo il messaggio che don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ha voluto ribadire oggi con la
sua visita nelle zone alluvionate delle Marche. Sin dalle prime ore dell’emergenza Caritas Italiana è rimasta in costante collegamento con la
Chiesa locale attraverso il coordinamento della Delegazione regionale
Caritas, ed ha già espresso vicinanza e solidarietà mettendosi, come di
consueto in conformità al suo mandato, a disposizione per un pieno supporto e destinando un primo contributo per gli interventi immediati.
Una prima concreta risposta solidale all’alluvione che ha colpito le Marche è venuta inoltre dalla Presidenza della Conferenza Episcopale
Italiana che ha disposto lo stanziamento di un milione di euro dai fondi
derivanti dall’otto per mille. La diocesi di Senigallia, dove si sono registrate anche due vittime, è la più colpita, con ingenti danni alle abitazioni, alle vie di comunicazione e alle attività produttive. Tra sabato e
domenica gli sfollati sono stati oltre 300. Altre zone che vivono disagi
sono nell'area jesina, a Chiaravalle e nel Fermano.
La Caritas di Senigallia, su indicazione del Vescovo, S.E. mons. Giuseppe
Orlandoni, e d’intesa con le autorità locali, ha attivato due punti di
pronta accoglienza e preparazione pasti. Nonostante i danni subiti anche
da alcune strutture Caritas parrocchiali e diocesane, volontari e operatori
stanno moltiplicando gli sforzi cercando di ripristinare i servizi essenziali
destinati alle persone più in difficoltà, dislocandoli in Caritas parrocchiali
ancora attive da attrezzare con servizi doccia e di distribuzione alimenti.
Inoltre si sta allestendo un presidio provvisorio di orientamento. Tra gli
interventi più urgenti si sta provvedendo alla fornitura di materassi, piccoli fornelli a gas e suppellettili per ripristinare la fruibilità delle abitazioni.
Per sostenere gli interventi in corso, si possono inviare
offerte a Caritas diocesana di Avellino, Piazza Libertà 19
– 83100 AVELLINO, tramite C/C POSTALE N. 14434831
specificando nella causale: “Alluvione Marche”
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ilPonte
attualità
sabato 10 maggio 2014
La consultazione del 22-25 maggio e il ruolo dei cattolici
Un voTo PeR esPRimeRe FidUcia nell'eURoPa
N
elle prossime elezioni europee verranno selezionati dei parlamentari che usufruiranno
di un mandato di cinque anni. Nei nostri tempi
di rapide evoluzioni, in cinque anni può succedere di tutto. L'elettore ha anche il diritto di
aspettarsi che molti risultati possano essere
raggiunti. Tuttavia, il ritmo impresso dagli eventi
in Ucraina non è che l'ennesimo esempio di
quanto velocemente gli scenari politici e la percezione delle priorità possano essere alterati, a
volte in maniera del tutto sorprendente.
Dal punto di vista delle priorità, è importante riconoscere che queste elezioni imminenti assumono un significato completamente diverso, a
seconda della parte dell'Europa in cui ci si trova.
In Belgio, per esempio, dove il voto è obbligatorio e l'atto di non votare è punito dalla legge,
fiamminghi e valloni si troveranno a votare per
elezioni regionali, nazionali ed europee, e ci si
può legittimamente chiedere sulla base di quali
elementi effettueranno la loro scelta i cittadini,
a ogni livello. Sulla base della politica estera del
Servizio europeo per l'azione esterna (Seae) o
dell'accesso a scuole e servizi medici nelle
"strutture" municipali bilingue di Bruxelles? Nel
Regno Unito, viceversa, se i sondaggi elettorali,
i venditori ambulanti di giornali e i titoli dei tabloid devono essere considerati indicatori affidabili, il 22 maggio - gli inglesi sono i primi a
votare - costituirà una verifica finale in vista
delle elezioni politiche del 2015, con il partito
euroscettico e indipendentista Ukip pronto a
erodere i voti del partito di governo (i Conservatori).
Non è affatto chiaro in quanti dei 28 Stati membri dell'Ue le tematiche dell'Europa condizioneranno le scelte degli elettori. Né si può dare per
scontato che i cittadini siano in grado di valutare
quali siano i poteri propri conferiti al Parlamento
europeo né quali aree di indirizzi politici rientrino
nelle competenze dell'Ue.
La dichiarazione emessa il 20 marzo dai vescovi
della Comece (Commissione degli episcopati
della Comunità europea), che ancora gode di un
notevole livello di supporto attivo, anche al di là
dei commenti giornalistici e dei soliti sospetti, si
concentra molto chiaramente su questioni che
meritano di essere prese sul serio in tutto il continente. Attingendo alla loro vasta e sostenuta
esperienza pastorale, all'odore delle pecore affidate alle loro cure (per prendere in prestito
l'espressione utilizzata da Papa Francesco nei
suoi consigli ai vescovi), i vescovi della Comece
hanno dimostrato quanto chiaramente percepiscono i problemi che riguardano le persone e
che hanno delle conseguenze pratiche nella loro
vita, in qualunque parte dell'Ue vivano.
Nessuno può negare fino a che punto la crisi
bancaria del 2007/8 abbia spinto la nave dell'Ue
fuori rotta. Il grande problema dell'Europa continua a essere la forte ricaduta sociale della crisi:
un numero crescente di persone vittime della
povertà, i nuovi poveri, i giovani disoccupati, alla
cui difficile condizione la Comece e, proprio di
recente, il Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa) hanno dedicato dei convegni.
Altre questioni che vengono affrontate dalla Dichiarazione dei vescovi sono le migrazioni, il
giorno settimanale comune di riposo (domenica), la libertà di religione: tutte questioni che
riguardano il benessere generale.
Quello che risulta essenziale il 22-25 maggio è
che i nostri cittadini esprimano il proprio voto
credendo nel futuro del processo europeo e con
il desiderio di contribuire al suo successo
Patrick H. Daly
- segretario generale Comece
SCUOLA - TROPPI GIOVANI FUORI GIOCO
il triste primato dei neet richiede scelte più creative
I
l fenomeno della dispersione è una
vera piaga non solo della nostra
scuola, ma dei sistemi formativi sul
piano europeo e mondiale. La dispersione non s’identifica semplicemente
con l’abbandono scolastico, ma può essere definita come un insieme di fattori
che modificano il regolare svolgimento
del percorso di studi di un ragazzo fino
a determinarne un’uscita anticipata dal
sistema scolastico.
In una recente audizione alla VII Commissione della Camera è stato presentato un dossier della rivista Tuttoscuola
secondo il quale “negli ultimi 15 anni
quasi 3 milioni di giovani italiani, il
31,9% di coloro che dopo la terza
media si sono iscritti a una scuola secondaria superiore statale, non hanno
terminato gli studi con il conseguimento del relativo diploma”. Invece il
27,9% (cioè più di un quarto) di quelli
che hanno iniziato un percorso di studi
secondari nella scuola statale cinque
anni fa (a.s. 2009-10) non lo ha completato.
Negli ultimi anni, in verità, c’è stato un
miglioramento sul fronte della dispersione, annota sempre Tuttoscuola, tuttavia la sostanza non è cambiata e la
scuola italiana, nelle comparazioni internazionali, e in particolare europee,
“continua a occupare una posizione di
bassa classifica a causa dell’elevata
percentuale di giovani di 15-29 anni in
possesso del solo titolo di licenza
media”.
L’elevato tasso di dispersione scolastica va ad inserirsi in un contesto che
vede l’Italia “primeggiare” in negativo
e riguarda la quota di Neet (Not in education, employment or training), ovvero dei giovani tra i 15 e i 29 anni non
più inseriti in un percorso scolastico o
formativo ma neppure impegnati in
un’attività lavorativa. La quota italiana
è, infatti, molto superiore a quella della
media europea (23,9 e 15,4% rispettivamente), con punte superiori al
37,7% in Sicilia (addirittura 39,8% per
le ragazze). Sempre il rapporto di Tut-
toscuola segnala che “molti di quei
quasi 3 milioni di ragazzi dispersi negli
ultimi 15 anni sono diventati Neet. Non
sarebbero così numerosi se almeno
una parte di loro avesse continuato a
studiare o a seguire corsi di formazione
professionale, come avviene in altri
Paesi (in Germania i Neet sono il 9,7%,
in Francia 14,5% e nel Regno Unito il
15,5%)”.
Insomma, siamo di fronte a un’emergenza non nuova - se ne parla, infatti,
da tempo e a più riprese - ma continuamente rinnovata, poiché non sembrano del tutto efficaci le politiche
seguite fino ad oggi per contrastarla.
Che fare? Gli esperti suggeriscono
piani di studio più flessibili e personalizzati. Caldeggiano i percorsi di alternanza scuola-lavoro, così come corsi di
sostegno e attività scolastiche al pomeriggio, oltre a un ripensamento sui
temi della valutazione in ordine a promozioni e bocciature. Molto già si fa e
vale la pena di proseguire sulla strada
avviata.
Tuttavia, al di là della questione “tecnica”, pare di capire che ciò che potrebbe segnare la svolta è una
comprensione rinnovata del sistema
scuola, con una positiva ricaduta sociale e nell’immaginario pubblico. In
sostanza: rimettere davvero la scuola
al centro delle attenzioni del Paese,
sottolinearne il ruolo strategico, l’importanza educativa e di sostegno per
l’opera delle famiglie. Questo può diventare decisivo per aumentarne l’attrattiva nei confronti dei più giovani.
Non un parcheggio, non un percorso
“costretto”, ma una vera strada ricca di
opportunità e risorse. Rilanciare la
scuola: questo serve.
Alberto Campoleoni
Politica
ilPonte
sprecopoli
Alfonso
Santoli
voli BlU... di sTaTo
S
ugli sprechi dei voli blu di Stato il Presidente Letta sembra avesse cominciato, a fatica,
a risparmiare solo per i vertici politici e le cariche istituzionali, mentre non è riuscito a
sforbiciare le spese legate ai privilegiati della Difesa: Capi di Stato Maggiore e generali con incarichi diversi, perché non sottoposti a controllo.
Dai dati emersi risulta che nel 2010 Palazzo Chigi, con 10.640 ore di volo, aveva speso 53
milioni di euro. Nel 2013, con la “cura” Monti-Letta, le ore di volo sono passate a 5.378. Di
queste furono utilizzate 1.877 ore per le trasferte del governo, 1.264 sono state utilizzate per
viaggi umanitari, trapianti di organi e malattie gravi, le rimanenti 1.066 ore sono servite per
l’addestramento dei piloti. Il tutto per un costo complessivo di 26 milioni di euro, circa la
metà. La stessa cosa non è accaduta per i voli dei militari nel 2013, che hanno raggiunto
1.170 ore al prezzo di circa 5mila euro l’ora per una spesa di oltre 5 milioni di euro.
I militari, a differenza delle cariche istituzionali, volano con gli aerei blu senza chiedere le
diverse autorizzazioni di rito a Palazzo Chigi. Si è riscontrato anche che, mentre i membri del
Governo usano il meno possibile i voli blu preferendo il treno o i voli di linea, il Capo
di Stato Maggiore della Difesa, quando si reca a Bruxelles, città servita da compagnie
aeree, preferisce l’aereo blu, la medesima cosa fa il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, senza tener minimamente conto delle linee nazionali.
Un altro esempio: il Capo di Stato Maggiore della Difesa, per raggiungere Torino da
Roma usa il volo blu, invece dei voli di linea o del treno.
La stagione delle carovane del 2010 di Silvio Berlusconi che traslocava ad Arcore, sull’airbus presidenziale, ballerini, musicisti e cantanti per le notti di Villa Certosa con l’arrivo della
Spending Review è totalmente scomparsa. Si volava circa 20 ore al giorno. Ora le trasferte del Governo si sono ridotte a 1.877 ore, un quarto dell’epoca del Cavaliere, con
un risparmio di 26 milioni di euro rispetto al 2010.
Esaminando i tabulati dal 2010 ad oggi riscontriamo che le spese sono passate da 53milioni
200mila euro del 2010, a 42 milioni 700mila nel 2011, a 30 milioni 345mila nel 2012
e ai 26 milioni 890mila euro nel 2013.
Per quanto riguarda l’assicurazione si è potuto, attraverso la revisione dei massimali, ottenere
un risparmio di 129.120 euro rispetto al 2012 e di 278.400 rispetto al 2011 con il
cambio di assicurazione. Il servizio è passato “previa procedura ristretta”, alla Allianz Global
Corporate & Speciality per un importo complessivo di 660.420 euro, contro i 928.820 euro
del 2011. Gli oneri di rotta rimborsati dal Ministero dell’Economia sono passati da 751mila
euro del 2010 a 440mila euro.
Da evidenziare che sono stati incassati, per la prima volta, 93 mila euro dai giornalisti
che viaggiano a seguito delle autorità.
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eLezIonI eUropee 2014
la RaBBia e le sPeRanZe
La lotta contro i “veri poteri”, che hanno deciso,
guidato e comandato in Italia da decenni,
è talmente complessa da apparire insuperabile!
Probabilmente, è giusta la tesi di
chi ritiene che la sfida, per le
prossime europee, si gioca su
due fronti: la rabbia e la speranza! Si, perché, da un lato vi sono
quelli che si sono organizzati cavalMichele cando la delusione, lo scontento e la
Criscuoli sfiducia, che si trasformano in rabbia
contro tutto e contro tutti e, dall’altro,
vi sono quelli che provano ad inventare le giuste
risposte e le motivazioni che possano ridare coraggio, entusiasmo e fiducia ai cittadini, per far crescere la speranza in un domani migliore.
Questi ultimi, però, appaiono in netta difficoltà,
perché la speranza può vincere solo se alimentata
da idee, progetti e proposte valide, innovative e
convincenti. Purtroppo, spesso si scopre che gli
ostacoli più grandi essi li incontrano all’interno del
loro stesso schieramento. Così come è vero che, a
volte, le difficoltà nascono dalla loro impreparazione. Per non parlare del fatto che, la lotta contro
i “veri poteri”, che hanno deciso, guidato e comandato in Italia da decenni, è talmente complessa da
apparire insuperabile!
Non aiutano, infine, le condizioni generali del
Paese: la disoccupazione giovanile, la crisi dell’economia ed una sfiducia diffusa in quella parte di
classe dirigente che, ancora, rifiuta il cambia-
scegliersi i migliori avvocati (e questo già la dice
lunga sul concetto di “eguaglianza” della Legge).
Oggi, dopo una condanna definitiva, sta imponendo un “valore” nuovo, quasi un “precedente”
giurisprudenziale ed etico: chi oserà protestare se,
un domani, qualsiasi altro pregiudicato, avendo i
mezzi economici ed un minimo di controllo dell’informazione, volesse, anche da non candidato, impegnarsi a svolgere un ruolo di supporto, di guida
e/o di promozione di una lista (anche se, in quel
caso, in odore di-mafia o di camorra) alle elezioni
di un consiglio comunale?
Una volta, la persona che doveva scontare
una condanna si vergognava, a tal punto,
della sua condizione, da essere indotto a
sparire dall’attenzione della pubblica opinione: oggi, la situazione di condannato
(persino, quella di espulso dal Parlamento)
serve come alibi ed offre le armi per attaccare le Istituzioni e per proporsi, utilizzando
la TV di Stato, addirittura come “padre della
patria”! Che errore grandioso! E poi c’è chi,
ancora, prova a chiedersi perché i cittadini
non hanno più fiducia nello Stato e, persino,
nella stessa Giustizia! Non serve che Forza Italia
vinca le elezioni: il suo leader ha già vinto la sua
personale battaglia, ha trovato l’unico rimedio valido ed efficace contro l’angoscia dell’anonimato!
mento. A nulla serve l’impegno del Presidente del
Consiglio, che vorrebbe dimostrare di saper far
tutto “bene e subito”, provando a vincere quel
complesso di impotenza e di inutilità che i suoi predecessori hanno consolidato, da decenni, nella
mente e nel cuore di ogni cittadino. Ogni cambiamento sconta il vizio di tempi biblici; ogni accordo
ed ogni intesa diventa possibile solo se riesce a nascondere, nelle maglie della legge, la tutela di interessi e di posizioni di potere o di vantaggio per le
forze, sociali e politiche, che, in astratto, sarebbero
chiamate a “concertare” le scelte di novità nei diversi settori della vita sociale ed economica.
Se a ciò si aggiunge il ruolo sfascista (ma
anche di severo controllo) dei parlamentari
del Movimento 5Stelle, che, da un lato, sono
pronti a bocciare ogni nuova proposta e, dall’altra, non si lasciano sfuggire l’occasione
per denunciare gli accomodamenti ed i piccoli o grandi abusi di cui la politica sembra
non possa fare a meno, è chiaro che aumenta, insieme, la sensazione di impotenza
di chi guida, e la sfiducia dei cittadini nella
soluzione dei problemi!
Si vota per l’Europa, ma lo sguardo è rivolto all’Italia, ai problemi antichi che sembrano irrisolvibili.
Primo fra tutti quello di una nuova etica della responsabilità politica!
Francamente, il fatto che il leader di Forza Italia
(mentre sconta una pena accessoria) possa passare, liberamente, da una TV ad un appuntamento
elettorale, come un comune cittadino libero da
condanne penali in fase di espiazione, appare
come un’anomalia tutta italiana! Altro che garantismo! Berlusconi è stato “garantito” da sempre:
grazie alle sue possibilità economiche, ha potuto
Ciò, anche grazie alla “complicità” di uomini di
stato, distratti o poco attenti alla realtà!
Per questo, il futuro sembra molto più difficile e
complesso di quanto possa auspicare l’entusiasmo
del giovane Presidente del Consiglio: cui va, comunque, il merito di provarci, di fare di tutto per
scuotere le coscienze, per forzare gli immobilismi
ed i rallentamenti che gli apparati (dello stato, dei
partiti, delle forze sociali, persino, delle “agenzie”
di formazione etica e culturale, del nostro Paese)
sono pronti a frapporre contro ogni proposta di
cambiamento!
Costoro, chiusi a riccio a difesa dei loro privilegi ed interessi, non si rendono conto che
rischiano di essere travolti da un neo-populismo “demolitore” che li cancellerà dalla
storia, senza pensarci due volte!
Fino ad ieri vi sono stati, ancora, valori, principi e
realtà (sociali e culturali) che hanno “tenuto” rispetto allo sfascio morale prodotto dall’insipienza
e dall’arroganza della mala politica. Domani, se
prevarrà la delusione, se vincerà la rabbia, se dominerà la sfiducia, lo tsunami elettorale spazzerà
via tutto, non solo il marciume che ancora galleggia e crede di poter sopravvivere al cambiamento!
Peccato che, probabilmente, insieme al
“brutto ed al marcio”, la forza distruttiva si
porterà via anche la bellezza e la purezza
della nostra libertà e della nostra democrazia. La storia (che spesso si ripete) ci insegna
che le rivoluzioni ed i cambiamenti (se non
sono guidati dall’intelligenza delle persone
ma sono affidati solo alla forza dell’emozione
e del risentimento) producono ancora più
danni ed ingiustizie di quelle che si vorrebbero eliminare! Prepariamoci al peggio!
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Fisco
sabato 10 maggio 2014
“A TU PER TU CON IL FISCO”
ilPonte
a cura di Franco Iannaccone
aRRiva l’ oRa “X” PeR il BonUs di 80 eURo
La mISUra é ContenUta neL deCreto Legge 24 aprILe 2014, (n. 66)
A
partire già da questo mese si avrà il
bonus di 80 euro nella busta paga per
chi ha un reddito annuo complessivo tra
gli 8 e i 24mila euro. Una delle promesse annunciate dal premier Renzi, che tante discussioni ha provocato tra maggioranza di governo
ed opposizioni, diventa, quindi, una realtà.
Da maggio e fino a dicembre 2014, i lavoratori dipendenti e assimilati (quindi,
anche, co.co.co, collaboratori a progetto,
tirocinanti, sacerdoti, lavoratori socialmente utili, ecc.) riceveranno dal proprio
sostituto d’imposta 640 euro in più, 80
euro per otto mesi. Dopo i 24mila euro, il
bonus decresce fino ad azzerarsi quando
si raggiungono i 26mila euro. Questo, in
attesa che la legge di stabilità per il 2015,
con un intervento normativo strutturale,
confermi la misura in maniera definitiva
anche per gli anni a venire.
Bisogna evidenziare che, poiché i sostituti d’imposta sono tenuti a riconoscere il bonus in via
automatica in base alle informazioni in loro
possesso, chi non ha i requisiti per il riconoscimento del beneficio, ad esempio, perché titolare di altri redditi che fanno superare la soglia
dei 26.000 euro, deve darne comunicazione al
sostituto d’imposta. Quest’ultimo recupererà,
eventualmente, le somme già erogate e non
spettanti, dagli emolumenti corrisposti nei periodi di paga successivi a quello nel quale ha ricevuto la comunicazione da parte del
lavoratore e, comunque, entro i termini delle
operazioni di conguaglio di fine anno o di fine
rapporto. Se, per qualche motivo ciò non dovesse accadere, l’interessato dovrà restituire il
bonus in sede di dichiarazione dei redditi
Ovviamente questa misura non soddisfa
tutti, in quanto in questo primo giro restano esclusi dal beneficio le partite IVA,
i pensionati e gli incapienti e cioè coloro
che sono titolari di redditi talmente bassi
che non pagano IRPEF, in quanto l’imposta dovuta è assorbita dalle detrazioni
spettanti per legge.
Un discorso a parte meritano, poi, i lavoratori domestici (colf, badanti, baby sitter, ecc.) che, pur rientrando tra i soggetti
legittimati a ricevere il bonus, di fatto, tenuto conto delle modalità di erogazione,
non potranno riceverlo (almeno nell’immediato), perché penalizzati dall’inquadramento giuridico del loro datore di
lavoro. Infatti, perché il bonus possa essere
pagato, è richiesto che chi corrisponde gli emolumenti svolga la funzione di sostituto d’imposta (sia, cioè, autorizzato e obbligato per legge
ad effettuare le ritenute sulle somme erogate),
circostanza che non si verifica nel caso di soggetti privati che assumono un lavoratore per
fare fronte ad esigenze familiari. Costoro potranno richiedere il credito nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo
d’imposta 2014 e, di conseguenza, utilizzarlo in compensazione per pagare eventuali altri tributi o contributi ovvero
richiederlo a rimborso.
Un’altra misura contenuta nel decreto e
finalizzata anch’essa alla riduzione della
pressione fiscale riguarda, invece, i contribuenti soggetti passivi dell’IRAP (maggiormente le imprese) che, a decorrere
da quest’anno, pagheranno mediamente
un 10% in meno del tributo regionale
sulle attività produttive. E così, ad esempio, l’aliquota di base per le imprese commerciali e per i professionisti scende dal
3,9 al 3,5%. Riduzioni percentualmente
analoghe anche per le aliquote ordinarie
previste per tutti gli altri settori di attività
economiche.
Queste misure che servono per ridurre il
c.d. cuneo fiscale, ossia la differenza tra
il costo del lavoro per le imprese e quanto
percepiscono i lavoratori in busta paga,
hanno il dichiarato obiettivo di stimolare
l’economia attraverso un aumento dei
consumi e la creazione di un ambiente
economico più favorevole agli imprendi-
tori e agli investimenti produttivi.
Secondo le stime effettuate, i due interventi
comporteranno, per il solo 2014, un onere per
le finanze pubbliche in termini di minori introiti
o di maggiori spese per un importo complessivo di 7,7 miliardi di euro.
La questione del reperimento delle necessarie risorse finanziarie è stato, inevitabilmente, oggetto di un acceso scontro
politico tra maggioranza di Governo ed
opposizioni che hanno lamentato l’assoluta mancanza delle coperture. Qualche
dubbio, a dir del vero, sembra sia venuto anche
al Presidente Napolitano che, prima di controfirmare il decreto autorizzandone la pubblicazione in Gazzetta, ha voluto incontrare il
Ministro delle Finanze proprio per acquisire
maggiori informazioni e garanzie sul tema delle
coperture necessarie per l’attuazione del provvedimento, in particolare per la corresponsione del bonus.
Comunque sia, il DL n. 66/2014 contiene
una serie di interventi da inquadrare nel
filone della sempre più “gettonata” spending review, a cui, negli ultimi anni, si
ispirano ripetutamente tutti gli Esecutivi.
Le finalità sono sempre le stesse: ridurre
gli sprechi, eliminare le inefficienze della
Pubblica Amministrazione e ridurre i costi
della politica attraverso misure finalizzate
alla “trasformazione degli apparati dello
Stato e delle amministrazioni centrali e
periferiche verso un assetto più funzionale, sobrio ed efficiente”.
In tale ottica vanno collocate, ad esempio:
• la previsione, a partire già da quest’anno, di una riduzione - ripartita in
egual misura tra Stato, Regioni ed enti locali – della spesa per beni e servizi per
complessivi 2.100 milioni di euro all’anno;
• la riduzione delle auto blu in un numero di cinque per ciascun amministrazione centrale dello Stato;
• l’adozione di specifiche misure per diminuire gli affitti degli immobili da parte
di enti pubblici e per un miglior utilizzo
degli spazi esistenti per ogni addetto;
• l’acquisizione alle casse dello Stato di
150 milioni di euro incassati con il canone RAI;
• una sforbiciata del 70% alla spesa sostenuta nel 2011 dagli enti locali della
P.A. per l’acquisto, la manutenzione, il
noleggio e l’esercizio di autovetture e per
l’acquisto di buoni taxi;
• un taglio alle spese per incarichi di consulenza, studio e ricerca e per i contratti
di collaborazione coordinata e continuativa nelle amministrazioni pubbliche, ad
eccezione di Università, istituti di formazione, enti di ricerca ed enti del servizio
sanitario nazionale;
• la riduzione a 240.000 euro annui, al
lordo dei contributi previdenziali ed assistenziali e degli oneri fiscali a carico del
dipendente, del limite massimo retributivo per il primo presidente della Corte di
Cassazione e, di conseguenza, per le retribuzioni agganciate a quel tetto, come
gli stipendi dei dirigenti statali e dei manager delle società partecipate, che oggi,
invece, possono arrivare fino a 311.000
euro;
• il risparmio per 50 milioni di euro sulle
spese degli Organi costituzionali (Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Corte
Costituzionale);
• la riduzione di 5,5 milioni di euro degli
stanziamenti per le spese del CNEL (Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro) e degli organi di autogoverno della
magistratura ordinaria, amministrativa e
contabile.
Sul fronte delle entrate, invece, è innanzitutto atteso un incremento di gettito
della lotta all’evasione, con riferimento alla
quale il Governo dovrà definire un programma
di ulteriori misure ed interventi per rafforzare
l’azione di previsione e di contrasto con l’obiettivo di incrementare, nel 2015, le entrate ad
almeno 15 miliardi di euro e cioè con un surplus di 2 miliardi di euro rispetto ai 13 incassati
nel 2013.
Per reperire risorse, non manca, però,
qualche inasprimento fiscale tra i quali
spicca il maggior prelievo sugli interessi
dei redditi di natura finanziaria con il passaggio dell’aliquota dall’attuale 20 al
26% a partire dal prossimo 1° luglio. Frutteranno, quindi, meno per chi investe e più per
lo Stato, tra l’altro i conti correnti, i certificati di
deposito, i titoli obbligazionari, i proventi dei
fondi comuni e quelli delle polizze vita (nessuna
modifica, invece, per i titoli di Stato, come BOT
e BTP ed equiparati, i cui interessi continueranno ad essere tassati con l’imposta sostitutiva del 12,50%).
Batosta anche per gli istituti di credito che
posseggono quote della Banca d’Italia in
quanto l’imposta sostitutiva sulla rivalutazione passa dal 12 al 26% e dovrà essere versata in un’unica soluzione entro
il termine per il saldo delle imposte sui
redditi dovuto per il periodo d’imposta
dell’anno 2013 (quindi per chi ha l’esercizio coincidente con l’anno solare, entro
il 16 giugno 2014 ovvero entro il 16 luglio
con la maggiorazione dello 0,40%).
Penalizzate anche le aziende che, avvalendosi della disposizione ad hoc contenuta nell’ultima legge di stabilità, optano
per la rivalutazione di beni d’impresa dietro pagamento di un’imposta sostitutiva
(del 16 o del 12, a seconda che si tratti di
beni ammortizzabili o non, e del 10% se
si vuole affrancare la riserva di sospensione d’imposta); anche in questo caso il
versamento va fatto, in unica soluzione, entro
il termine per il saldo delle imposte sui redditi
2013.
E’ stata introdotta, anche, una parziale
tassazione dei redditi derivanti dall’attività di produzione di energie da fonti rinnovabili agroforestali o fotovoltaiche. Fino
ad oggi, tale attività non subiva alcun prelievo,
in quanto era considerata un’attività agricola
connessa, pertanto produttiva di reddito agrario e come tale rientrante nel reddito agrario
attribuito al terreno, senza dar luogo ad un
onere fiscale aggiuntivo. Adesso, invece, il reddito dovrà essere determinato applicando all’ammontare dei corrispettivi registrati ai fini
IVA il coefficiente di redditività del 25%. La disposizione si applica a partire dal 2014, ma bisognerà tenerne conto già in sede di calcolo
dell’acconto di giugno, rideterminando il dato
storico del 2013 come se la norma fosse stata
in vigore già per quell’anno.
Un ulteriore gettito (per almeno 350 milioni di euro) è, infine, previsto, a partire
dal 2014, dalla ridefinizione della mappa
dei comuni montani e di collina, i cui redditi beneficiano dell’esenzione IMU (attualmente sono individuabili nella
circolare ministeriale n.9/1993).
Sarà un successivo decreto a stabilire i terreni
che potranno essere affrancati dal tributo municipale, in base all’altitudine, eventualmente
diversificando tra terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali
iscritti nella previdenza agricola e terreni posseduti da altri soggetti.
il ponte
Settimanale cattolico dell’Irpinia associato alla Fisc
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medicina
sabato 10 maggio 2014
7
la ResisTenZa agli anTiBioTici é Una seRia minaccia
R
ecentemente abbiamo scritto
che la mortalità nel mondo
(esclusa la parte “occidentale”) aumenta per colpa dei tumori, delle
condizioni di vita, dell’inquinamento
atmosferico, e per tante altre cause.
Fino ad ora la parte cosiddetta “evoluta” ha vinto tutte le battaglie contro le epidemie
e le pandemie infettive risparmiando i milioni di
morti che una semplice influenza poteva causare
anche se solo in Europa, specie all’inizio del secolo
scorso. Ciò era stato ed è possibile grazie prima
ai sulfamidici e poi agli antibiotici in uno ai vaccini
sempre più diffusi.
Gli antibiotici, che letteralmente significano “contro la vita” dei batteri….. ovviamente, ci sono stati
utili in tante patologie, oltre che in quelle infettive,
che una volta erano considerate addirittura incurabili, alla stregua di alcuni tumori maligni dei nostri giorni. I batteri hanno trovato pane per i loro
denti e sono stati messi a tacere da una serie di
farmaci che erano prima capaci di eliminarli direttamente e poi impedendone la moltiplicazione.
Più questi germi si difendevano e più gli scienziati
rispondevano con nuove armi antiobiotiche sempre più specifiche e sempre più potenti.
In principio fu la muffa ed alcune piante che gli
egiziani, i cinesi ed i greci già utilizzavano prima
che Alexander Fleming scoprisse nel 1928 la penicillina. Ma prima di lui ci fu un medico molisano
trapiantato a Napoli per i suoi studi universitari
(Vincenzo Tiberio) ad intuire la possibilità che le
muffe avessero potere battericida. Dal 1935 in poi
non è trascorso anno che non sia stato immesso
sul mercato un nuovo farmaco antibatterico,
prima costruito per “abbattere” la parete cellulare
dei cattivi microbi: penicilline. Successivamente
furono immesse le polimixine che agivano contro
la parte plasmatica del batterio, poi i chinolonici e
la rifampicina contro la sintesi degli acidi nucleici,
poi ancora le tetracicline ed i macrolidi contro la
sintesi proteica.
In pratica l’immissione di nuovi antibiotici in numero di 131 si è fermata da poco più di un anno
sia per quanto riguarda l’offensiva contro i bacilli
gram positivi e negativi aerobi (che si sviluppano
in presenza di ossigeno) e gram positivi anaerobi
(che si sviluppano in assenza di ossigeno). Questa
classificazione è fatta in base alla loro efficacia
contro gruppi particolari di batteri.
Ovviamente l’uso degli antibiotici si è fatto spaventosamente enorme, soprattutto nel mondo
occidentale creando tutta una serie di problematiche che vanno al di là degli effetti collaterali che
pure ci sono e fastidiosi.
Il problema principale è quello dell’utilizzo non
corretto e non dettato dal medico. Infatti chiunque ricorre ad una terapia orale anche in caso di
virosi di bassa entità, non sapendo che i virus non
risentono minimamente dell’azione dell’antibiotico
che non ha nessuno effetto in questi casi. E’ importante fare la diagnosi e farla fare a chi fa questo per mestiere, perché oggi si va in farmacia in
piena autonomia e si autosomministra un antibatterico anche se nella stragrande maggioranza
dei casi si tratta di infezioni delle vie aeree superiori o forme simil-influenzali.
Non servono poche ore di febbre per autocurarsi
con farmaci di grande utilità se utilizzati nel modo
giusto e contro il nemico giusto. Andando di questo passo si ottiene un’assistenza sanitaria sempre più costosa (i farmaci di cui stiamo parlando
sul mercato hanno un prezzo elevato), ma quello
che più ci interessa è che l’antibiotico continuamente utilizzato può non essere efficace per la re-
sistenza che la specie batterica si “costruisce” in
autodifesa. Il batterio in pratica impara a difendersi modificando le proprie caratteristiche fisiche
e gli scienziati sono costretti a combattere contro
questi “nuovi” germi resistenti con sempre nuove
molecole più “importanti” in senso chimico e
come costo della ricerca (che si ripercuote sul
prezzo di vendita al pubblico), altrimenti il clinico
dovrà registrare il fallimento terapeutico.
Quindi l’impiego scriteriato di farmaci antibatterici
non rappresenta una via percorribile, si utlizzano
solo quando sono indispensabili o comunque,
quando esiste un’innegabile utilità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità pochi
giorni or sono ha lanciato l’allarme che, tradotto
in maniera seppure maldestra, significa: ”Resistenza è seria minaccia, rischio era post antiobiotica”. Sembra un telegramma ma in realtà è un
proclama vero e proprio. I Paesi al mondo coinvolti nel problema, compreso il nostro Paese, sono
114 ed in alcuni si è arrivati al tetto del 50% di
resistenza anti microbica a batteri comuni ed alcuni verso germi diffusissimi e teoricamente più
“tranquilli” nel senso di aggressività verso l’ospite:
Escherichia Coli, Klebsiella Pneumoniae e Stafilococco Aureus. Il primo di questi batteri in Italia
ha il 19,8% di resistenza alle cefalosporine di
i BamBini, il sole e il melanoma
la prevenzione è sempre più importante dell’abbronzatura
C
on l’inizio della bella stagione si inizia a vestirsi di
meno e ad esporsi di più al
sole.
Ci si espone al sole non solo al
mare ma anche facendo sport,
passeggiando o svolgendo
un’attività qualsiasi all’aria
aperta. Molte persone svolgono la loro attività lavorativa all’aperto, quindi non possono non
esporsi agli ultravioletti dei raggi solari.
Oggi è noto che i raggi ultravioletti (UV) danneggiano la pelle subito, con malattie acute quali
l’ustione e le fotodermatiti, e provocano malattie
che si presentano, invece, con molti anni di ritardo, come nel caso dei tumori cutanei.
Il danno solare è infatti cumulativo. Le piccole alterazioni prodotte dal sole quest’anno si aggiungeranno a quelle riportate lo scorso anno. E così
via, giungendo dopo anni d’esposizione alla possibile comparsa di neoplasie.
Per questo si consiglia ai genitori di proteggere
bene i bambini, facendoli esporre poco al sole, così
da prevenire la comparsa in età adulta di gravi
malattie. Queste sono tanto più frequenti quanto
maggiormente ci si è scottati al sole nell’infanzia.
Esporsi lungamente al sole è un’abitudine molto
più temibile oggi, visto che recenti statistiche riferiscono un aumento dei tumori cutanei anche in
età pediatrica.
Lo Houston Chronicle (Ackerman) riferisce che recenti ricerche indicano che, "anche se ancora raro,
il melanoma è sorprendentemente in aumento: i
casi pediatrici degli Stati Uniti sono aumentati del
2 per cento all’anno tra il 1973 e il 2009, passando
da meno di 250 casi all’anno, ai circa 500 casi attuali".
Più ampie ricerche hanno dimostrato che ci sono
stati anche "simili aumenti in Inghilterra , Svezia
e Australia". Anche se la causa di tale aumento
non è chiara, " alcuni ricercatori sospettano, pur
mancando ancora dati completi a supporto, che
può essere correlata all'esaurimento dello strato
di ozono, che assorbendo la maggior parte delle
radiazioni ultraviolette solari ci ha ben protetto
negli anni addietro".
Di conseguenza la protezione solare, eseguita in
modo adeguato, diviene sempre più importante
per evitare i danni del sole, e prevenire il cancro
della pelle.
La WXFL - TV di Albany, (Kerri Copello) riporta
l'importanza di rimanere protetti dai rischi dell’esposizione eccessiva al sole. La stazione televisiva, affiliata alla Fox, cita in una campagna
d’educazione sanitaria quanto scritto dalla Dermatologa Melinda Greenfield, che spiega ai lettori
come e perché usare delle creme solari con un
elevato fattore di protezione (SPF). Facendo se-
guito a quanto precedentemente pubblicato sullo
“Slate Magazine”, la Dotoressa Greenfield dice
che, “nelle vecchie creme solari si aveva solo un
numero indicativo circa la protezione e che tali
creme proteggevano solo contro i raggi UV-B. Ma
oggi sappiamo che anche i raggi UV-A, sono molto
importanti per l’origine del cancro cutaneo".
Attualmente, in Italia, disponiamo di molte creme
adeguate per far fronte alle nuove esigenze per la
fotoprotezione. Nella tabella che riportiamo viene
illustrata una correlazione tra le due classificazioni
generalmente indicate sulle confezioni delle creme
solari. Questi valori sono previsti dalla direttiva
della Comunità Europea (n. 10006/647/CE) che
indica le linee guida sulle modalità di preparazione
ed uso, e sull’efficacia dei prodotti per la protezione solare.
Trascurarne l’uso significa accettare i rischi
legati alla comparsa di gravi malattie della
cute quali il carcinoma basocellulare e altre
forme di neoplasia.
L’invecchiamento precoce della cute, caratterizzato da macchie scure e profonde rughe, è un
altro rischio legato alla continua fotoesposizione.
Proteggersi adeguatamente con una crema solare, riducendo i tempi di fotoesposizione e scegliendo le ore più fresche del giorno, è una forma
semplice ed economica di prevenzione sanitaria
da non trascurare, almeno per i bambini.
Per saperne di più:
http://www.chron.com/news/health/article/Pediatric-melanoma-a-growing-occurrence5424359.php
http://www.mysouthwestga.com/news/story.asp
x?id=1035229#.U2JfD_l_uSp
Raffaele Iandoli
terza generazione, dato questo del 2011 confermato per il 2013.
Cosa bisogna fare per affrontare questa resistenza? Per prima cosa le mamme devono evitare
di curare i figli senza aver sentito il pediatra o il
proprio medico di famiglia perché l’antibiotico
serve più a calmare l’ansia per la febbre del piccolo che a combattere un microorganismo che è
in genere un virus e quindi non usare un presidio
inopportuno, inutile e creatore a lungo andare di
resistenze. Quando poi verrà utile, non potrà più
essere tale. Non si deve utilizzare un farmaco
“avanzato” e neppure prescritto in altre occasioni.
Questo serve al medico per capire se sono sorte
o se esistono già pregresse allergie specifiche ad
una determinata molecola. Quindi binomio indissolubile tra patologia e prescrizione medica ed
anche utilizzazione del farmaco per quello che
viene esattamente prescritto e per il tempo soprattutto e non bloccarne l’uso se il paziente si
sente meglio o passa la febbre.
Anche il medico da parte sua deve prescrivere antibiotici solo in caso di necessità per la patologia
riscontrata e diagnosticata e non per eventuale
“copertura” di qualcosa che non si capisce.
La resistenza agli antibiotici è una minaccia alla
moderna medicina e comunque alla salute pubblica: infezioni banali di un tempo o piccole ferite
possono di nuovo dare fastidio per cui il medico
dovrà continuare a fare quello che ha sempre
fatto, i pazienti a non ritenersi medici e non auto
curarsi su Internet dove si consiglia di tutto e di
più senza logica. I governi, dal canto loro, dovranno assicurare la prevenzione soprattutto con
le vaccinazione su larga scala e, per i non occidentali, l’accesso all’acqua pulita.
Non siamo ancora arrivati alle vecchie infezioni
che tornano ad uccidere o a super batteri devastanti dei film dell’orrore, ma se continuiamo ad
usare gli antibiotici in maniera incongrua (una
donna istruita mi ha di recente riferito che lei assume un determinato farmaco in dose da 500 mg
in quanto molto magra!!!) o, comunque, inappropriata, non so se avremo a disposizione i mezzi
per affrontare un’emergenza che potrebbe poi essere veramente ingestibile.
Gianpaolo Palumbo
LA PREVENZIONE SENOLOGICA
Domenica 11 maggio 2014
alle ore 17,30 presso il
Circolo della Stampa di Avellino.
L’incontro ha lo scopo di informare
e sensibilizzare la popolazione generale sulle corrette modalità di
prevenzione senologica.
Introdurrà la serata la giornalista
dotoressa Marika Borrelli.
Relazioneranno sulla prevenzione
primaria le Biologhe Nutrizioniste
del Centro di Nutrizione Clinica Pabulum di Avellino.
La Dottoressa Katya Tarantino
aprirà il convegno fornendo una
panoramica sulle ricerche effettuate per valutare il ruolo dell’alimentazione nella prevenzione dei
tumori e in modo particolare sul
tumore alla mammella. Seguirà
una relazione sul ruolo della dieta
mediterranea nella prevenzione
primaria secondo la visione della
dottoressa Giulia Corrado.
La guida alla prevenzione senologica secondaria sarà oggetto della
relazione della dotoressa Graziella
Di Grezia, medico chirurgo specialista in Radiodiagnostica, che si occuperà di diagnosi precoce e
senologia clinica per la definizione
di protocolli di prevenzione personalizzati e mirati per ogni donna.
L’ingresso è libero.
Per info tel. al 329/6152749 (dotoressa G. Di Grezia) o 329/9831500
(dotoressa K. Tarantino).
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sabato 10 maggio 2014
ilPonte
ilPonte
sabato 10 maggio 2014
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sabato 10 maggio 2014
la liturgia della Parola: iv domenica di Pasqua
+ Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1-10 - Io
sono la porta delle pecore.
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro
e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.
E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti
prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me,
sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano
la vita e l’abbiano in abbondanza».
racconto che dev’essere interpretato.
Nella parabola della pecorella smarrita
bisogna pensare ad un vero pastore,
non a Dio. Invece nell’allegoria di Giovanni le pecore e il pastore rappresentano qual cos’altro, noi e Dio.
Il pastore può chiamarle per nome
perché è il Messìa e le pecore sono i fedeli; il recinto indica l’atrio del Tempio
alla cui porta sta il Levita che ne custodisce l’ingresso e che garantiva contro
i falsi messìa che all’epoca abbondavano e che istigavano le “pecore” a rivolta in nome della salvezza. Quando
Giovanni scrive questo Vangelo è già
avvenuto il terribile effetto provocato
dai falsi messìa, la distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani.
N
on è una parabola, ma una similitudine, un’allegoria perché
ad ogni elemento materiale raffigurato
ne corrisponde uno che riguarda la realtà spirituale. L’allegoria è una sorta
di traduzione; la parabola invece è un
Gesù si qualifica come il Pastore
buono, vero, bello, l’unico Messìa
che chiama uno ad uno quelli che credono, i discepoli. Ora si capisce anche
il “cammina innanzi a loro, e loro lo seguono” perché si tratta di uomini, non
di pecore. è la stessa immagine dell’Esodo, quando Dio camminava innanzi al suo popolo sotto forma di
nube. Anche il buon pastore precede le
pecore e cammina innanzi a loro; infatti egli sta camminando per portare
a termine la volontà del Padre fino alla
croce.
Gesù è venuto, inviato da Dio, per
portar fuori le pecore dal recinto della
Giudea e spargersi in tutto il mondo
nella sequela del loro Pastore. Le cose
sono cambiate; non c’è più bisogno di
quella terra, di quell’atrio, di quel tempio, per la salvezza. Ora la salvezza è
tutta in Gesù: “Io sono il pastore vero”.
Lui è anche la porta per accedere a Dio
e alla salvezza, mentre prima bisognava andare a Gerusalemme ed entrare nel Tempio.
Le pecore ascoltano il pastore che
le chiama e le conduce fuori: è il
grande ultimo esodo verso la Terra
Promessa della Risurrezione e della
gloria, alla pienezza della comunione
con Dio.
Angelo Sceppacerca
solidaRieTà senZa conFini
“ viveRe la ResURReZione in TeRRa di missione”
D
opo aver letto
le esperienze della
settimana scorsa che ci
ha donato Giampaolo
Pezzi, missionario comboniano in territorio peruviano, proseguiamo
Pasquale con altri laici che in queDe Feo sto periodo pasquale
hanno portato l’amore
di Cristo risorto in varie parti del
mondo. In Bolivia, ai margini della
capitale, è sorta, anche grazie al contributo delle Pontificie Opere Missionarie, un centro che accoglie le
bambine di strada dove si trovano 17
ragazze dai 13 ai 19 anni, di cui cinque sono già mamme che vivono con
i propri figli. Sono bambine strappate
dalla strada, trovate che vendevano
il proprio corpo per povertà o per costrizione, che si stordivano annusando la colla. I volontari hanno
parlato loro del centro di accoglienza
che è l’occasione per cambiare vita e
poter acquistare la propria dignità.
Alcune di queste bambine hanno accattato la sfida anche se sono se-
gnate per sempre per le violenze che
hanno subito, esperienze dure; esseri umani che vanno accolte con il
cuore. Questo è il valore e l’essenzialità delle relazioni, che passa attraverso uno sguardo, un abbraccio e
non è necessario dire chissà che o
fare chissà cosa; l’importante è il
tempo che si condivide con l’altro.
Queste bambine hanno trovato, grazie ai volontari, una casa, un focolare, un caminetto, in definitiva un
centro dove per la Resurrezione di
Nostro Signore hanno vissuto una
festa coinvolgente amplificata da un
folklore particolare ed inaspettato.
Queste ragazze hanno trovato la
gioia perduta, piccoli gesti quotidiani
con i colori, i fiori, l’ordine, la pulizia,
i pasti, tutte cose che non avevano
mai conosciuto prima, vittime di situazioni familiari difficili o della totale
assenza di genitori capaci di prendersi cura di loro. Saranno le donne
di domani e sicuramente saranno
mamme molto più responsabili di
quelle da cui sono nate. Dalla Colombia passiamo alla Turchia dove ci
scrive Mariagrazia Zambon missionaria della diocesi di Milano, per condividere con noi lettori de “Il Ponte”
la grande gioia che ha portato nel
cuore in questi giorni di Pasqua per
la Risurrezione del Signore che fa
nuove tutte le cose e libera i cuori da
ogni timore, tristezza e divisione.
In questi anni in terra di missione
Mariagrazia ha assistito con grande
meraviglia alle celebrazioni delle settimane sante che si sono susseguite
avendo la gioia e la grazia di vivere
questi momenti con tutte le minoranze cristiane presenti in Turchia.
Durante la veglia nella capitale Ankara presso la chiesa della Nunziatura dedicata a Maria Madre di Dio,
parrocchia di tutti i cristiani stranieri
presenti nella città si è realizzata –
scrive Mariagrazia – la Parola di Dio
pronunciata attraverso Ezechiele:
“Dopo averli dispersi fra le nazioni, vi
radunerò da ogni terra”. Continua
Mariagrazia: “Attorno al fuoco, nel
piccolo cortile di cemento, c’eravamo
proprio tutti, persone provenienti da
tutto il mondo: diplomatici e gente
comune di stati europei, asiatici, africani e americani. Le letture sono
state proclamate in lingue diverse, il
coro filippino si alternava con quello
turco, i doni dell’offertorio che comprendevano grossi cesti di frutta portati sulla testa dalle donne africane,
le litanie dei santi in arabo. Nel risorto
ci siamo sentiti un cuore solo e
un’anima sola e alla conclusione della
veglia c’è stato lo scambio di auguri
in mille lingue: “Cristo è risorto, è veramente risorto”.
ilPonte
sabato 10 maggio 2014
11
L’intervento del presidente de marco all’incontro formativo a.I.m.C.
“cUlTURa, scUola, PeRsona”
L'elaborazione dei saperi necessari per comprendere l'attuale condizione dell'uomo planetario, definita dalle molteplici interdipendenze
fra locale e globale, è dunque la premessa indispensabile per l'esercizio consapevole di una cittadinanza nazionale, europea e planataria
I
n quest'incontro non parleremo della cultura
sotto l'aspetto della “contemplazione” fine ultimo della prima filosofia (Grecia classica) e della
religione per la quale i saperi sul mondo e del
mondo esprimono le meraviglie di Dio. Parleremo della cultura sotto l'aspetto dell'operazione
della trasmissione: cioè del passaggio del patrimonio di conoscenze, tradizioni, istituzioni, sentimenti, atteggiamenti etici ed altro, da
generazioni più mature e anziane a generazioni
giovani che si affacciano alla vita. Il campo insomma dell'educazione, della formazione, dell'istruzione, e lo faremo tenendo presenti
istanze culturali fondamentali per la professione
docente a qualunque ordine e tipo di scuola
essa appartenga. Le ultime “Indicazioni Nazionali” 2012 si aprono con il paragrafo “Cultura
scuola persona”, d'altronde riprende con lo
stesso titolo, il paragrafo iniziale delle Indicazioni
2007 ampliandolo; l'emergere dello sfondo culturale, in questi documenti, inaugura un periodo
di riflessione più approfondita sui riferimenti fondamentali per la professione docente. Ma quali
sono i termini della questione? Dalle Indicazioni
2012 noi sappiamo che: << L'elaborazione dei
saperi necessari per comprendere l'attuale condizione dell'uomo planetario, definita dalle molteplici interdipendenze fra locale e globale, è
dunque la premessa indispensabile per l'esercizio consapevole di una cittadinanza nazionale,
europea e planataria. Oggi la scuola italiana può
proporsi concretamente un tale obiettivo, contribuendo con ciò a creare le condizioni propizie
per rivitalizzare gli aspetti più alti e fecondi della
nostra tradizione. Questa, infatti, è stata ricorrentemente caratterizzata da momenti di intensa creatività ̶ come la civiltà classica greca e
latina, la Cristianità, il Rinascimento e, più in generale, l'apporto degli artisti, dei musicisti, degli
scienziati, degli esploratori e degli artigiani in
tutto il mondo e per tutta l'età moderna ̶ nei
quali l'incontro fra culture diverse ha saputo generare l'idea di un essere umano integrale, capace di concentrare nella singolarità del
microcosmo personale i molteplici aspetti del
macrocosmo umano>>. Davvero una prospettiva avvincente questa descritta dall'ultimo periodo del paragrafo “Per un nuovo umanesimo”.
Che cosa dispone, quindi a continuare, sul piano
educativo e formativo, questa grande mentalità
universale che, personalmente riconosco storicamente appartenere alla gens italica? Certo la
crisi economica porta con sè l'esasperazione dei
localismi, delle chiusure, delle competizioni
egoistiche, sono involuzioni storiche a cui la
scuola deve opporsi con tutte le sue energie e
risorse; è questa la risposta da dare alla domanda che prima poneva! Ma non basta collegarsi ad “internet” per diventare cittadini del
mondo, le realtà di altre culture ci sollecitano da
presso, entrano nella scuola con i figli dei tanti
immigrati che vengono a cercare libertà e lavoro
in Italia; così l'intercultura deve diventare il modello che permetterà a tutti i nostri figli e discenti
il riconoscimento reciproco arricchendo l'identità
di ciascuno. Per mentalità europea corrente si
tende ad emarginare e trascurare la dimensione
religiosa dell'esistenza e quindi il dialogo interreligioso; affermiamo identità che hanno scisso
in se stesse l'aspetto religioso da quello civile relegando la Fede nella sfera del privato rispetto
al pubblico. Non è così per tanta parte degli uomini e donne che vengono da noi, dall'Africa e
dall'Oriente, essi conservano l'unione originaria
tra il mondo reale e il mistero dell'esistenza.
L'occidentalizzazione del mondo non può essere
la soluzione finale per risolvere le problematiche
interculturali e interreligiose. Né va dimenticato
che troppo spesso l'immagine dell'altro che
viene a noi è condizionata dall'immagine del
mondo che le molteplici sollecitazioni della globalizzazione ci trasmettono: stereotipi e “luoghi
comuni” possono falsare e inasprire i rapporti
umani tra popolazioni diverse. Le “Indicazioni”
ci avvertono: << Le relazioni tra il microcosmo
personale e il macrocosmo dell'umanità e del
pianeta oggi devono essere intese in un duplice
senso. Da un lato tutto ciò che accade nel
mondo influenza la vita di ogni persona, dall'altro, ogni persona tiene nelle sue stesse mani
una responsabilità unica e singolare nei con-
fronti del futuro dell'umanità.>> L'educazione e
la formazione di menti aperte, di personalità
consapevoli e responsabili ricade in primis sulla
scuola e la famiglia strettamente collaboranti;
nella scuola c'è il primo filtro e il primo ordine
alle tante informazioni che invadono la vita dei
bambini, dei ragazzi e dei giovani, la sollecitazione e il rafforzamento di quegli aspetti di consapevolezza e responsabilità che prima
richiamavamo verso una globalizzazione positiva. Sempre nelle “Indicazioni” 2012, nel paragrafo “Per un nuovo umanesimo”: << Per
questo scopo il bisogno di conoscenze degli studenti non si soddisfa con il semplice accumulo
di tante informazioni in vari campi, ma solo con
il pieno dominio dei singoli ambiti disciplinari e,
contemporaneamente, con l'elaborazione delle
loro molteplici connessioni. è quindi decisiva una
nuova alleanza fra scienza, storia, discipline
umanistiche, arti e tecnologia, in grado di delineare la prospettiva di un nuovo umanesimo.>>. è un discorso, questo del nuovo
umanesimo, che mi attira moltissimo, vedo
nella scuola il perno del rilancio di questa cultura, se essa saprà: << ̶ Insegnare a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza ̶
l'universo, il pianeta, la natura, la vita, l'umanità,
la società, il corpo, la mente, la storia ̶ in una
prospettiva complessa, volta cioè a superare la
frammentazione delle discipline e ad integrarle
in nuovi quadri d'insieme ̶ promuovere i saperi
propri di un nuovo umanesimo: la capacità di
cogliere gli aspetti essenziali dei problemi, la capacità di comprendere le implicazioni, per la
condizione umana, degli inediti sviluppi delle
scienze e delle tecnologie; la capacità di valutare
i limiti e le possibilità delle conoscenze; la capacità di vivere e di agire in un mondo in continuo
cambiamento.>>, (Indicazioni 2012 - “Per un
nuovo umanesimo”). Nella progettazione dei
curricula, che abbiano questi scopi, dobbiamo
andare oltre una riflessione intermedia, strumentale; dobbiamo dare spessore e profondità
alle nostre impostazioni professionali facendo riferimento cosciente alla teoria della conoscenza
che soggiace, spesso inconsapevolmente, implicitamente, dietro il curriculum. Nella società
della conoscenza i processi di costruzione della
stessa sono al centro del dibattito per lo sviluppo
del soggetto in formazione. C'è comunque da
dire che storicamente non è mai prevalsa una
sola teoria della conoscenza, sarebbe stato un
po' difficile che accadesse! Prevale un paradigma per un certo periodo per essere poi sostituito da un altro; attualmente il riferimento
fondamentale e il “costruttivismo” che ha come
potente e qualificato riferimento principale il
pensiero e la ricerca di Jean Piaget espressi con
i termini di “epistemologia genetica” a cui non
si può non associare un altro grande studioso
Lev Vygotsky. Mentre il primo pone l'enfasi sul
soggetto in appendimento partendo dal dato
biologico, il secondo sviluppa la sua elaborazione sull'influenza sociale e culturale nei con-
fronti dei processi apprenditivi. La cultura del
curriculum non si trova più di fronte alle teorie
della conoscenza “idealista” (gentile), “positivista” o “pragmatista”, perlomeno in teoria, ma il
suo tema principale, come si è capito, è l'apprendimento: del come si possa facilitare lo sviluppo dell'apprendimento in tutte le fasi della
crescita della persona umana. Riprenderemo in
altra sede questi argomenti. Vorrei spendere
qualche riflessione sui temi del secondo relatore. Ci guidano le affermazioni di un valoroso
studioso di “Bioetica” Giannino Piana, dal suo
testo “Bioetica”: << La crisi delle ideologie, il
venir meno delle interpretazioni metafisiche
della realtà e delle narrazioni religiose forti, rendono difficile il riferimento a valori assoluti ai
quali ancorare le scelte e costringono l'uomo a
ripiegare sul quotidiano, privandolo di una tensione progettuale verso il futuro: prevale una
visione della vita ritagliata sulla immediatezza,
entro la cornice di significati parziali e proiettata
verso la soddisfazione di bisogni limitati e feriali.>> Più chiaro di così, diremmo! I frutti di
tutto ciò sono chiusura e disorientamento, prevalenza di atteggiamenti fortemente individualisti con consecutiva sofferenza dellea relazioni
sociali; scarso senso di appartenenza, di riconoscimento e accoglienza reciproca. Prevale la
categoria della “differenza” intesa non come
segno di ricchezza umana, ma come sfondo filosofico, sociologico, psicologico giustificante il
soddisfacimento di tutti i desideri umani i quali
si traducono in diritti di affermare, non fa niente
se a discapito dei soggetti più deboli e indifesi.
La frammentazione culturale poi trascina con sé
la complessità sociale che alimenta a sua volta
la “differenza” come espressa sopra, moltiplicando a dismisura le appartenenze, ciò porta
<< … un indebolimento della identità soggettiva
e la frammentazione del tessuto sociale.[...] Il
quotidiano è l'unico spazio in cui si svolge la
vita; diviene l'ambito esclusivo di soddisfazione
dei propri bisogni. Lungi dall'essere percepita
come avente una trama e un ordito preciso,
l'esistenza si presenta piuttosto come il dispiegarsi di una serie indefinita di situazioni cangianti, senza relazioni tra loro, che vanno di
volta in volta sfruttate nelle loro potenzialità immediate. >>. è sempre Giannino Piana che ci
avverte. Le cose peggiorano quando si passa a
considerare il pluralismo dei valori, il “politeismo
dei valori”, come affermava Max Weber, la cui
deriva negativa, sostenuta dal pensiero negativo, dichiara le proprie propensioni egoistiche
come valori assoluti da perseguire sul campo
della contrattazione politica – democratica.
Questi aspetti pernisciosi per la comunità
umana sono ben serviti dallo sviluppo della tecnica. Carlo Greco sintetizza efficacemente come
è concepita la tecnica oggi: << Un fatto decisivo
caratterizza, secondo Hans Jonas, lo sviluppo
tecnologico attuale: mentre nelle epoche precedenti la tecnica rimaneva subordinata alla natura, perchè il suo compito era di imitarla e non
di spezzarne gli equilibri, l'epoca moderna si costituisce sul radicale rovesciamento di quel rapporto: non è più la natura ad essere il fine bensì
la tecnica, che heideggerianamente diventa il
destino. La natura non è più che un oggetto da
sottomettere al nostro dominio.>>. Quanti problemi etici scaturiscono da questa impostazione
per l'esistenza dell'uomo? è una riflessione che
mi piacerebbe facessero i collegi dei docenti
degli istituti tecnici e professionali quando costruiscono i loro curricula, e non solo loro naturlamente. Specialmente se si ponessero il
problema di formare allievi nella prospettiva che
dicevamo all'inizio: capaci cioè di interconnettere i saperi, di dare senso e significato anche
alla loro cultura tecnica, specialistica nel contesto del nuovo umanesimo auspicato nel dialogo
tra scienza, tecnica e discipline umanistiche. La
confusione e lo smarrimento generati dallo
spezzettamento delle conoscenze, i valori, le relazioni portano spesso per reazione verso pericolosi esiti nell'atteggiamento umano, quelli
espressi dal nichilismo di Nietzsche portato alle
estreme conseguenze. Dal suo scritto più importante “Così parlò Zarathustra”, pensato in
Italia a Rapallo nel 1883, un brano famoso: <<
Ormai Dio è morto! O uomini superiori, quel Dio
era il vostro pericolo più grave. Soltanto ora che
egli giace nel suo sepolcro, voi potete dirvi resuscitati. Ora è vicino il grande meriggio: ora
soltanto l'uomo superiore diventa padrone!
Comprendete voi queste parole, o fratelli? Voi
siete atterriti: vi incolse forse la vertigine?
L'abisso vi si apre forse dinanzi spalancato?
Forse il cane infernale abbaia contro di voi? Ebbene! Orsù! O uomini superiori! Ora soltanto la
montagna dell'avvenire umano s'agita nelle doglie del parto. Dio morì: ora noi vogliamo che
viva il superuomo>>. In altri suoi scritti dati per
frammenti; sui valori: << I valori e il loro variare
stanno in rapporto con la crescita della potenza
di chi pone i valori; la misura di incredulità, di
una riconosciuta “ libertà dello spirito” come
espressione della crescita di potenza: “nichilismo” come ideale di suprema potenza dello spirito, di vita straricca: in parte distruttivo, in parte
ironico.>>. Ora quello che preoccupa non è il
nichilismo esplicito: ben pochi avrebbero il coraggio di far discendere dalle affermazioni di
Nietzsche dei principi ispiratori e un programma
di azione consecutivo. Quello che preoccupa è il
nichilismo implicito, quello fondato sull'indifferenza, l'ignavia, l'egoismo, la superbia, l'avidità.
Quanti danno per scontato in ogni campo della
vita che: << I valori e il loro variare stanno in
rapporto con la crescita della potenza di chi
pone i valori; ...>>. In conclusione i docenti
delle scuole di ogni grado e tipo devono tener
conto di queste realtà culturali? O i loro curricula
assomigliano a una navicella sbattuta dai marosi che non sa da dove è partita e non sa dove
arriverà, nel frattempo i marinai – docenti si affannano a mettere in ordine gli strumenti e gli
spazi della navicella come tecnologi dell'istruzione, esperti di computer e LIM, ma incapaci di
instaurare relazioni educative significative con
gli allievi, o burocrati della programmazione
avidi di direttive dall'alto da applicare formalmente aumentando sempre più la distanza tra
il curriculum dichiarato e il curriculum agito. Da
dove dovrebbe venire, insomma, l'amore per la
cultura nei giovani se non gli viene trasmesso
dalla famiglia e dalla scuola? Se non è testimoniato dagli adulti? Nel 2013 il 43% dei laureati
maschi e femmine non ha acquistato libri e il
40% non ne ha letto uno. Una tendenza negativa in crescita, nel 2011 quest'ultimi erano al
25% un aumento rilevante quindi del 15%;
sono giovani laureati, i futuri quadri dirigenti,
che non sentono il bisogno di aggiornarsi e di
ampliare le loro prospettive. Sono dati forniti dal
“Cenro del libro e la lettura” del Ministero dei
Beni Culturali.
Pellegrino De Marco
Presidente sezione Maestri Cattolici
(A.I.M.C.)
Avellino
12
ilPonte
sabato 10 maggio 2014
Roma, qUaRanTamila in maRcia PeR la viTa
I
l fiume della Marcia per la Vita, partito domenica 4
maggio alle 9.15 da Piazza della Repubblica a Roma,
è arrivato due ore e mezza dopo in Vaticano. All’altezza
dei Fori Imperiali è stato possibile vederlo in tutta la
sua portata: quarantamila persone che avanzavano con
passo tranquillo munite di cartelli, striscioni e pallon-
cini; giovani sacerdoti che battevano sui tamburi, suore
che intonavano canti, gruppi che recitavano il Rosario,
più una miriade di stendardi di associazioni, parrocchie,
siti web, Centri di aiuto alla Vita arrivati da tutta Italia
e anche dall’estero. Cattolici, ma anche musulmani –
una delegazione portava fiera la bandiera del Marocco
– ortodossi e protestanti. Tutti in piedi alla fine in Piazza
San Pietro per il Regina Coeli e il saluto del Papa.
Al termine della preghiera mariana, Francesco ha rivolto il suo saluto ai “partecipanti alla Marcia per la
Vita, che quest’anno ha un carattere internazionale ed
ecumenico”.
Che la Marcia per la Vita sia diventata uno degli appuntamenti più importanti del mondo pro-life italiano lo dimostrano i numeri, la coralità della partecipazione e
anche la rapidità della sua crescita. La prima edizione
risale infatti al 2011, a Desenzano sul Garda. Fu un’iniziativa lanciata senza troppo clamore dal Medv - Movimento Europeo Difesa Vita, presieduto da Francesco
Agnoli, cui si aggiunsero alcune associazioni straniere
e l’italiana Famiglia Domani di Virginia Coda Nunziante,
attuale portavoce dell’evento. Il modello era quello
della Marcia per la Vita statunitense, che si tiene ormai
da 38 anni.
Tra le attività che hanno fatto da contorno alla Marcia
italiana quest’anno ci sono stati due convegni. Uno all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, dove circa 700
partecipanti hanno seguito alla mattina due sessioni di
lavoro, una di taglio medico e una giuridica, mentre al
pomeriggio si sono divisi tra una tavola rotonda per i
più giovani e una conferenza a più voci per gli adulti.
Nell’occasione è stato presentato un nuovo cartello,
"Vita è", che vuole mettere insieme associazioni e singole figure che operano sul fronte culturale e giuridico
per vita e famiglia.
In Via della Conciliazione si è invece tenuto il convegno
promosso da LifeSiteNews – il principale portale prolife di lingua inglese, con sede in Canada –, Human Life
International, e Family Life International New Zealand,
con la collaborazione degli organizzatori della Marcia
italiana, a cui hanno preso parte rappresentanti di circa
50 associazioni da 20 Paesi.
Vittorio Della Sala
cultura
ilPonte
sabato 10 maggio 2014
13
IL ConSerVatorIo CImaroSa dI aVeLLIno gUadagna La SemIFInaLe dI “ConSerVatorI a ConFronto” SU raI 1
sosTeniamo i nosTRi mUsicisTi
“
Conservatori a confronto” su Rai 1. Il Cimarosa di Avellino è in semifinale. Dopo
tre vittorie nelle eliminatorie che hanno
visto confrontarsi 32 squadre in rappresentanza dei conservatori italiani, a gareggiare
sul ring della trasmissione Rai 1 Uno “Mattina in famiglia” condotta da Tiberio Timperi
e Francesca Fialdini, sabato 10 maggio alle
9,15 su Rai 1 sarà il Cimarosa Quartet Jazz
con Davide Cerreta (voce), Marco Lace
(pianoforte), Ciro Di Lorenzo (basso) e Giovanni Di Benedetto (batteria) a sfidare in
semifinale l’Istituto Superiore di Musica
della Provincia Regionale di Agrigento Libero Consorzio Comunale.
Perché il nostro Conservatorio acceda in finale è necessario, durante la trasmissione,
dare la propria preferenza attraverso un televoto così organizzato: da telefono fisso
comporre il numero 894.433 e digitare il
Un FIne SettImana aLL’InSegna deL greCo dI tUFo
TUFo JaZZ BlUes and WoRld mUsic FesTival
numero indicato nella diretta televisiva; da
cellulare inviare un sms al 478.478.4 con
testo il numero indicato nella diretta televisiva. Il costo è di € 0,77 iva inclusa e sono
consentiti massimo 5 voti per ogni utenza.
La rassegna è ideata ed organizzata da RAI
UNO in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Direzione Generale per l'Alta Formazione
artistica, musicale e coreutica.
Nella puntata del 25 gennaio a vincere la
sfida con il Conservatorio di Lecce è stato il
duo formato dal clarinettista Aldo Botta - di
Bracigliano (SA) e dal pianista Luigi Gagliardi - di Solofra. Il 29 marzo il Conservatorio Cimarosa di Avellino ha partecipato
con un Quartetto di Ottoni composto da
Gennaro Cibelli, Giuliano Cerbarano, Mauro
Verrillo e Giuseppe Petrillo aggiudicandosi
anche in quella occasione la vittoria e il 26
aprile, in un’altra sfida, questa volta con il
Conservatorio di Matera, il Cimarosa con il
Quartetto di Sax, composto da Carlo Montano al Sax Soprano, Francesco Orlando al
Sax Contralto, Luciano Rella al Sax Tenore
e Angela Del Prete al Sax Baritono, ha portato a casa la vittoria decretando la qualificazione per la semifinale del 10 maggio.
Il concorso musicale è organizzato come
un torneo a squadre che, partendo dalle 32
delle eliminazioni dirette, ha selezionato le
16 squadre che hanno acceduto agli ottavi
di finali e il percorso di eliminazione proseguirà fino alla finale che incoronerà la squadra vincitrice e il Conservatorio che questa
rappresenta.
Eleonora Davide
PResenTaZione a Roma del PaRco
leTTeRaRio FRancesco de sancTis
A Roma, presso la Galleria del Primaticcio di Palazzo Firenze , a Piazza Firenze,
27, nell’ambito della rassegna “ATTRAVERSO L’ITALIA CON I PARCHI LETTERARI” sarà presentato “Il Parco Letterario Francesco De Sanctis”. In particolare,
nei giorni 8, 9 e 10 maggio saranno presentate le attività del Parco Letterario
2014, la rivista “Studi desanctisiani”, con i Direttori Toni Iermano e Pasquale
Sabbatino, e Gerardo Bianco. Inoltre, si promuoveranno i prodotti dell’Alta Irpinia nel nome del De Sanctis e tutto il territorio provinciale attraverso conferenze
stampa, degustazioni ed esposizioni di prodotti cui parteciperanno esperti e politici nazionali.
Il programma, che prende il via da giovedì 8 maggio con una serie di conferenze,
culminerà sabato 10, quando la Società Dante Alighieri ospiterà nel portico del
cortile cinquecentesco di Palazzo Firenze gli stand degli agricoltori del Consorzio
Formicoso Alta Irpinia promosso del Gruppo di Azione Locale CILSI.
D
egustazioni, visite guidate e concerti alla scoperta del territorio
che da vita a un vino noto e apprezzato in tutto il mondo per il progetto
“Percorsi tra vigneti e castelli d’Irpinia”
che dal 9 all’11 maggio aprirà a esperti
e visitatori i siti storici della tradizione
di Tufo.
Cuore dell’evento è senza dubbio la
parte live con sei appuntamenti musicali di grande rilievo che spaziano attraverso la multiculturalità, con
sonorità che vanno dal jazz al blues
con contaminazioni rock, incursioni latine e tanto Mediterraneo. Sei le stelle
del Tufo Jazz Blues and World Music
Festival che si alterneranno nelle due
suggestive location scelte per l’occasione: i Giardini del Castello Longobardo e Piazza Umberto I. Sul palco si
esibiranno: Gianni Guarracino Group
(9 maggio, ore 19, Giardini del Castello Longobardo), Dana Fuchs (9
maggio, ore 21, Piazza Umberto I),
Lorenzo Hengeller e il suo Quartetto
(10 maggio, ore 19, Giardini del Castello Longobardo), Sergio Caputo
Quartet (10 maggio, ore 21, Piazza
Umberto I), Francesco Buzzurro &
Giuseppe Milici (11 maggio, ore 19,
Giardini del Castello Longobardo),
Trace Elements – Paolo Di Sabatino,
Gary Willis e Peter Erskine (11 maggio, ore 21, Piazza Umberto I). La musica sarà protagonista dell’evento
ancora con i due laboratori dedicati
alla chitarra classica tenuti dal maestro Gianni Guarracino (9 e 10 maggio, ore 15, Castello Longobardo).
Ma domenica 11 la giornata sarà dedicata a un altro appuntamento:
Greco di Tufo wine lab, riservato ai
giornalisti e agli operatori del settore.
Si tratta di un seminario degustazione
per approfondire le caratteristiche del
Greco di Tufo in rapporto al territorio.
Verranno effettuate, in particolare, degustazioni
orizzontali
sull’annata
2010. Ma per chi voglia conoscere meglio la storia di questa tradizione vitivinicola le visite guidate, previste nei
pomeriggi del 9 e del 10, dalle 18 e
dell’11 dalle 17, permetteranno, (prenotando all’indirizzo [email protected]) di
visitare lo stabilimento delle Miniere di
zolfo “Di Marzo” risalente al 1866, la
Grotta di San Michele, un antro naturale nella roccia tufacea, per finire alle
storiche Cantine Di Marzo.
RUBRicHe a cURa di eleonora davide [email protected]
Per la Festa della mamma abbiamo pensato di proporre ai
lettori de IL PONTE una poesia diversa, intrisa di dolcezza
e di sentimento, piena di musica, nata dal genio artistico
del grande Totò e di accostarla alla foto di Madre Teresa,
simbolo dello spirito cristiano e dell’Amore di Dio.
A cchiù sincErA
Tengo na 'nnammurata
ca è tutt' 'a vita mia.
Mo tene sittant'anne, povera
mamma mia!
Cu chella faccia 'e cera,
sotto 'e capille janche,
antonio de curtis
me pare na sant'Anna
cu ll'uocchie triste e stanche.
Me legge dint' 'o penziero,
me guarda e m'anduvina
si tengo nu dulore
si tengo quacche spina...
14
ilPonte
sabato 10 maggio 2014
BasKeT
mesTieRi e FigURe scomPaRse nel TemPo
la sidigas sconFiTTa ai
TemPi sUPPlemenTaRi
L
a SIDIGAS Avellino, ha collezionato due
sconfitte consecutive, nei tempi supplementari, il 1° maggio in casa contro
l’ARMANI Milano per 94 a 92 ed il 4 maggio, in trasferta, contro il SUTOR Montegranaro per 99 a 96.
E’ stato un finale di campionato deludente sotto
il profilo dei risultati (nove sconfitte in dieci
gare), anche se la squadra si è impegnata abbastanza dal punto di vista del gioco praticato.
Nella gara contro Montegranaro, a nulla
sono valse le prove di sostanza di CAVALIERO (21 punti con 7/10 da tre), FOSTER
(21), Lakovic (21) e THOMAS (19). Assente ingiustificata la panchina biancoverde (0 punti) con ACHARA e GOLDWIRE
molto sottotono.
Coach VITUCCI (nella foto) a fine gara di domenica, ha così esordito “mi sembra giusto che
il palcoscenico vada al mio collega ed alla
sua squadra. Per quanto ci riguarda posso
dire che abbiamo perso la seconda partita
ai supplementari in quattro giorni. Come
contro Milano, quel pizzico di malizia in più
ha fatto la differenza, come nel caso del
rimbalzo offensivo concesso nell’ultima
azione. Sembra che in questa stagione ci
sia sempre mancato un “quasi”. Questa
sera la panchina ha prodotto poco, decisamente meno di quanto prodotto giovedì
sera contro Milano. Cinciarini (l’ex di turno
n.d.r.) ha fatto una partita importante e
quando siamo andati avanti nel punteggio
ha fatto tre giocate consecutive importanti
e di grande spessore tecnico che ci hanno
ripreso”.
A questo punto alla SIDIGAS non resta che affrontare, in casa, l’ultima gara del campionato
contro la GRISSIN BON Reggio Emilia per chiudere, con una vittoria, un campionato abulico e
sfortunato che ha negato tutti quegli obiettivi
che la società si era posta all’inizio del torneo.
Fatta di necessità virtù, lo staff dirigenziale
della SIDIGAS Avellino dovrà impiantare,
per il prossimo campionato, una squadra
che riporti la città nuovamente ai vertici
nazionali e, quindi, nelle posizioni che più
contano.
Siamo fiduciosi che ciò si possa realizzare
con l’impegno di tutti gli operatori del settore e con il pubblico smanioso di poter rivedere un basket ancora di buon livello
per competere, ad armi pari, con le altre
squadre più blasonate.
a cura di antonietta Urciuoli
“L’AcQUAViTArO”
Q
uando le strade erano attraversate dalle carrozze e le taverne
erano distanti l’una dall’altra, era un
vero sollievo sentire: “Acquavità…acquavità ‘o vulite?”.
Questa voce era ben nota e chi voleva
rifocillarsi lo raggiungeva e acquistava un bicchierino di liquore preferito. Quella voce, che squarciava il
buio, apparteneva all’acquavitaro che
oltre ad essere un distillatore era
anche un venditore ambulante ben
fornito. Nella sua cassetta di legno
appesa sul davanti, sostenuta grazie
a una cinghia di cuoio, c’erano ben allineate bottiglie di ogni genere che,
contenevano liquori dolci come i limoncelli e i rosoli e quelli forti come
Sul lato sinistro della cassetta, che
sembrava proprio un negozio ambulante, c’era una lanterna che gli permetteva di illuminare la strada con la
sua fioca luce. Questo commerciante
di tanti e tanti anni fa iniziava a lavorare dalle nove di sera alle dieci del
giorno successivo. Grazie al freddo
invernale, i suoi clienti aumentavano
perché durante la notte era piacevole
riscaldarsi con un bicchierino di anice
o qualche altro liquore forte. I suoi
clienti affezionati erano soprattutto i
cocchieri che trascorrevano la notte
infreddoliti nelle strade. C’erano quelli
che dovevano accompagnare i medici
dai clienti e quelli che dovevano recarsi alla stazione a prendere i pas-
l’ Annese che era a base di anice.
Aveva anche liquori digestivi come il
nocillo e sapeva preparare quelli che,
oggi, chiamiamo cocktail . Questi ultimi li realizzava mescolando liquori
ed ingredienti che gli avanzavano,
servendosi di un piccolo imbuto che
aveva sempre con sé. Accanto alla
cassetta erano appesi i bicchieri che
dopo l’uso sciacquava alla prima fontanina che incontrava lungo la strada.
seggeri in arrivo.
A Napoli l’acquavitaro si incontrava
soprattutto al porto dove durante la
notte c’erano tante persone che lavoravano. L’acquavitaro si recava di
paese in paese e poiché non guadagnava molto faceva altri mestieri soprattutto d’estate, cercando di
arrotondare le sue entrate.
Franco Iannaccone
ilPonte
sabato 10 maggio 2014
15
oRaRio sanTe messe
PaRRoccHie di avellino
Passa... Tempo
a cura di Fabrizio gambale
ORARIO
CHIESA
ORIZZONTALI
VERTICALI
1. Cavaliere in breve
4. Le conseguenze di una sbronza
10. Native di Asmara
11. Parte posteriore del capo
13. Talvolta è confesso
14. Formano lo scheletro
15. Strappata, stracciata
19. Condizione di eguale
22. Ridire in succinto
23. Scrupoloso, pignolo
24. Contenitore per la spesa
26. Taranto
27. Sì a Berlino
28. Non abbondante, né cospicuo
31. Un'importante compagnia d'assicurazioni
32. Quello Grande ... scorre
33. Lo segue la pratica burocratica
34. E ... nel telegramma
35. Associazione Sportiva
36. Sono spiccate dal creditore
38. Gelosie, rancori
39. Importante città olandese sede del governo
1. Si accende in chiesa
2. Altari pagani
3. Color turchino cupo
4. Affrettarsi, accorrere con rapidità
5. Due estremi della bussola
6. Per alcuni è difficile tenerlo per sé
7. Articolo indeterminativo
8. E' stata soppiantata dal cd-rom
9. Il segno della parità
12. Fiume della Svizzera
16. Strumenti agricoli per rovesciare il terreno
17. Parte della filosofia che si occupa del bene
18. Isolotti
19. Briosi, vispi
20. Figlio di Troo
21. C'è quello nero
24. Gabbie per polli
25. In Asia c'è quella del nord e quella del sud
28. Movimenti, spostamenti
29. Segue talvolta così
30. Le usano i pescatori
35. Avellino
37. Dopo il do, prima del mi
sUdoKU
Cuore Immacolato della B.V.Maria
Festive: 08.30, 10.30, 12.00, 18.00 (19.00)
Feriali: 08.00, 18.00 (19.00)
Maria SS.ma di Montevergine
Festive: 09.00, 11.00
Feriali:17.00 (18.00)
S. Alfonso Maria dei Liguori
Festive: 08.00, 11.00
Feriali: 08.00, 18.00 (19.00)
S. Ciro
Festive: 08.00, 10.00, 11.00, 12.30, 18.00 (19.00)
Feriali: 08.30(est.), 9.00 (inv.), 18.00;19.00)
Chiesa S. Maria del Roseto
Festive: 09.00, 11.00
Feriali: 18.00
S. Francesco d'Assisi
Festive: 08.30, 11.00
Feriali:18.00 (19.00)
S. Maria Assunta C/o Cattedrale
Festive: 08.00, 10.00, 12.00, 18.30
Feriali:18.30
Chiesa dell'Adorazione perpetua
(Oblate)
Festive: 09.00, 11.30
Feriali: 09.00, 19.30 (19.00)
San Francesco Saverio (S.Rita)
Festive: 11.00
Feriali: 09.00
Santa Maria del Rifugio (Sant'Anna)
Venerdì ore 10.00
S. Maria delle Grazie
Festive: 08.30, 10.00, 12.00, 18.00 (19.00)
Feriali: 07.30, 18.00 (19.00)
S. Maria di Costantinopoli
Festive: 12.00
Feriali: 17.30 (18.30)
SS.ma Trinità dei Poveri
Festive: 09.00, 11.00,
Feriali:18.00 (19.00)
SS.mo Rosario
Festive: 08.30, 10.30, 12.00, 19.00
Feriali: 08.00, 10.30, 19.00
Chiesa Santo Spirito
Festive: 09.00
Chiesa S. Antonio
Feriali: 07.30
Festive: 11.30
Fraz. Valle
S. Maria Assunta in Cielo
Festive: 10.00 (centro caritas), 11.30
(Feriali:18.00 (19.00)
Rione Parco
Festive: 10.30
Chiesa Immacolata
Festive: 12.00
Contrada Bagnoli
Festive: 11.00
Ospedale San Giuseppe Moscati
Città Ospedaliera
Festive: 10.00
Feriali: 17.00
Villa Ester
Festive: 09.00
Feriali: 07.00
Casa Riposo Rubilli (V. Italia)
Festive: 09.30
Feriali: 09.00
Casa Riposo Rubilli (ctr S. Tommaso)
Festive: 10.00
Feriali: 08.00
Cimitero
Festive: 10.00, 16.00 (17.00)
Il primo Sabato di ogni mese adorazione Eucaristica
notturna presso la Chiesa delle Oblate di Avellino
inizio ore 21,00 santa messa ore 24,00
Numeri utili
Ariano Irpino 0825871583
Emergenza Sanitaria 118
Segnalazione Guasti
Vigili del fuoco 115
Enel 8003500
Carabinieri 112
Alto Calore Servizi
Polizia 113
3486928956
Guardia di Finanza 117
Sidigas Avellino 082539019
Guardia medica
Ariano Irpino 0825445544
Avellino
Napoletana Gas 80055300
0825292013/0825292015
16
ilPonte
sabato 10 maggio 2014
diocesi di avellino
con la partecipazione di s. e. monsignor marino vescovo di avellino
caritas diocesana avellino
tel 0825-760571