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ncontri I idee&fatti 17 dicembre 2013 anno III VIAGGIO IN EUROPA tra bancari ricchi e poveri n S P E C I A L E I N S E RTO n S P E C I A L E I N S E RTO V IAGGIO IN E UROPA tra bancari ricchi e poveri 3 4 5 6 7 8 II n n n n n n n n n PREMESSA C’È BANCARIO E BANCARIO: GLI SVIZZERI SUL PODIO EUROPEO DELLE RETRIBUZIONI RETRIBUZIONI: BANDIERA ROSSO CROCIATA ANCHE SUL PODIO MONDIALE BANCARI NEL MONDO: ECCO LE CENERENTOLE REDDITI BANCARI EUROPEI: ITALIANI IN CODA STIPENDI EUROPEI: “POLLICE VERSO” PER LE RETRIBUZIONI ITALIANE MANAGER BANCARI: GUADAGNI STRATOSFERICI, 45 VOLTE PIÙ ALTI DI UN LAVORATORE MEDIO L’INARRESTABILE APPETITO DEI BANCHIERI CENTRALI CONSIDERAZIONI FINALI Tabelle a cura di Mauro Carabelli Testi a cura di DirCredito Comunicazione n di c em bre 2013 - In cont ri V IAGGIO IN E UROPA tra bancari ricchi e poveri VIAGGIO IN EUROPA tra bancari ricchi e poveri Circolano stime preoccupanti nell’ambiente bancario per le quali, da qui al 2020, usciranno dal settore circa 20 mila lavoratori tra prepensionamenti volontari e incentivati. Il tutto dovrebbe svolgersi tramite precisi accordi tra le parti. Tuttavia sembra che ABI consideri il un numero di esuberi più elevato attestato su una cifra impressionante vicina alle 100 mila unità. Se così fosse, si tratterebbe di una vera e propria “ecatombe” occupazionale. Sparirebbe, dati alla mano, circa un terzo della categoria. È evidente che la metamorfosi profonda che il sistema bancario ha subito nell’ultimo decennio stia prefigurando scenari completamente diversi rispetto al passato, anche recente. È matura l’era in cui serve mettere in campo strategie organizzative che predispongano modi nuovi e articolati di fare banca, tenendo però la barra dritta sulla difesa dell’occupazione. Una lotta di potere tra banche/banchieri e Governo rende i lavoratori del settore del credito deboli e, dal 1° luglio 2014, senza Contratto Nazionale, disdettato unilateralmente da ABI lo scorso 16 settembre. Resta il fatto che bisogna garantire i circa 320 mila addetti del settore con un contratto nuovo, che consenta di ridisegnare organicamente strategie per il futuro, legandosi alla necessaria ripresa economica del Paese e alle esigenze sociali e produttive del tessuto imprenditoriale, famigliare e personale. Tutto ciò, è bene ribadirlo, non può e non deve prescindere dalla tenuta occupazionale e dalla valorizzazione professionale delle risorse umane I n c on tr i - impegnate nelle aziende bancarie. L’Associazione dei banchieri italiani nei propri documenti, consegnati alle organizzazioni Sindacali all’atto della disdetta e fatti “provocatoriamente” circolare anche all’esterno, evidenzia più volte come i mancati interventi, sul piano fiscale e contributivo, finalizzati ad una riduzione del costo del lavoro a carico delle imprese e a un innalzamento del reddito netto dei lavoratori, danneggi la redditività aumentando gli oneri. L’insieme di queste condizioni ha reso meno competitivo il sistema bancario nazionale rispetto ai competitor europei. Più volte, anche durante la stesura dell’accordo del 21 novembre 2012 in tema di “Linee programmatiche per la crescita della produttività e della competitività in Italia”, che vede nella valorizzazione della contrattazione collettiva un valore aggiunto in termini di produttività, l’ABI ha sollecitato l’allora Governo Monti ad assumere decisioni coerenti con l’obiettivo di una progressiva diminuzione del cuneo fiscale. Le pressioni in questa direzione sono state continue, quotidiane. Malgrado questo, l’Associazione Bancaria, in tema di riduzione del costo del lavoro, ha sempre “sorvolato” sull’impianto normativo, conosciuto con il nome di Basilea III ed approvato in Europa nel marzo di quest’anno. Tali norme, che una volta ratificate dagli Stati membri diventeranno legge dell’Unione Europea, contemplano tra le altre cose l’introduzione di un limite ai livelli retributivi di banchieri e manager, come peraltro già auspicato in più occasioni dal Governatore di Bankitalia e dal Presidente del Consiglio. di cemb re 2 01 3 n III n S P E C I A L E I N S E RTO C’È BANCARIO E BANCARIO: GLI SVIZZERI SUL PODIO EUROPEO DELLE RETRIBUZIONI Per la prima volta, e non è certo un fatto di secondaria importanza, l’Europa tutta si è posta il problema se sia eticamente sostenibile che, secondo i dati forniti dall’EBA (European Banking Authority) la retribuzione media di un top manager sia 45 volte superiore a quella di un bancario comune. Il divario risulta essere iperbolico. Teoricamente ad un manager basterebbe lavorare 3 giorni per guadagnare quanto un impiegato percepisce in un anno intero. Altro che ridimensionamento occupazionale! Purtroppo, i risultati dei piani industriali e delle strategie produttive del settore bancario marcano la mediocrità con cui il management ha gestito il comparto. Proprio per questo abbiamo voluto riportare alcune tabelle ufficiali che testimoniano la reale condizione salariale del bancario italiano e forniscono elementi certi di chiarezza anche nei confronti dell’opinione pubblica. Tutti dovranno rendersi conto di quanto guadagnano i bancari italiani rispetto ai loro colleghi europei e quale è l’insostenibile divario retributivo tra il top management e i dipendemti bancari facenti capo alle Aree Professionali, ai Quadri Direttivi e Dirigenti, i cui livelli salariali vengono stabiliti proprio da quel Contratto Nazionale di categoria, disdettato, da ABI perché considerato troppo oneroso. In questo raffronto manca tuttavia un aspetto indisponente: le liquidazioni d’oro massiccio che percepiscono i manager, nonostante i disastri che hanno generato e che continuano a provocare. IV Sotto il profilo del salario non tutto è uguale sotto i cieli dell’Europa. C’è bancario e bancario. Così almeno risulta da un report Ubs (“Prices and earnings”) del 2013 che ha analizzato e comparato gli stipendi dei bancari di 73 città di tutto il mondo di cui proponiamo i più significativi a livello europeo (tabella 1). Quello di Ginevra, seguito da quello di Zurigo, è certamente il più alto livello retributivo, mentre quello del bancario italiano, registrato a Roma e a Milano, si attesta rispettivamente nelle posizioni medie e medio basse. a media ore settimanali lavorate varia da città a città, ma non così tanto da giustificare tali macroscopiche differenze di trattamento salariale: con due ore in più lavorate settimanalmente il bancario ginevrino guadagna ben il triplo del suo collega milanese. Quello parigino ne lavora 5 in meno del collega di Atene, ma guadagna più del doppio. In un contesto salariale europeo, dove resiste il primato negativo delle retribuzioni del lavoratore medio italiano, il dato si fa ancora più stridente se compariamo il reddito medio del bancario italiano con quello percepito dai suoi top manager che guadagnano in media 45 volte più di lui (Tab. 6). Quanto potrà durare tutto ciò soprattutto alla luce della crisi che non accetta a placarsi e che altri Paesi hanno messo limiti precisi alle retribuzioni delle figure apicali. Il bancario italiano possiamo considerarlo “nababbo” al pari di quello svizzero (Tabella 2) solo se confrontiamo il suo reddito con quello del bancario di Manila che percepisce l’equivalente di poco più di 6.200 euro netti all’anno. (Tabella 3). In Italia, quindi, nonostante il luogo comune che assimila bancari e banchieri, dati alla mano, la situazione risulta essere fortemente sperequata, segnando livelli di diseguaglianza impensabili per altre realtà europee. sotto ogni punto di vista al limite della rottura. n di c em bre 2013 - In cont ri V IAGGIO IN E UROPA tra bancari ricchi e poveri Tabella 1 – Redditi bancari nelle principali città europee (Fonte Ubs, “Princes and earnings”) città reddito annuale reddito annuale orario lordo in euro netto in euro settimanale Amsterdam 51.500 31.600 Barcellona 45.000 31.800 Atene Bruxelles Copenhaghen Francoforte Ginevra Londra Madrid 26.600 60.400 84.300 80.400 132.100 49.600 50.300 37 reddito annuale reddito annuale orario lordo in euro netto in euro settimanale 132.100 Oslo 111.200 29.500 38 Seoul 101.100 39 Zurigo 108.400 42.200 45.100 89.100 37.700 36.700 New York 42 Tokyo 41 40 39 39 Roma 73.000 42.000 43 Zurigo 108.000 76.000 42 56.000 Ginevra 40 29.300 Vienna città 40 45.300 67.100 (Fonte Ubs “Princes and earnings”) 19.200 Milano Parigi Tabella 2 – Il top a livello mondiale 44.700 34.700 35 44 89.100 67.100 41 50 93.100 70.900 45 111.200 83.400 48 95.400 76.000 43 42 BANCARI NEL MONDO: ECCO LE CENERENTOLE Elevato risulta essere anche il divario tra i redditi europei e quelli di alcune zone più “periferiche” del mondo, dalle 4 fino alle 10 volte più bassi rispetto a quello svizzero. Sotto la soglia dei 15 mila euro segnaliamo il reddito medio del bancario di Manila: poco più di 6.200 euro netti all’anno. Tabella 3 – Redditi bancari bassi nelle principali città del mondo (Fonte Ubs “Princes and earnings”) RETRIBUZIONI: BANDIERA ROSSO CROCIATA città ANCHE SUL PODIO MONDIALE Dai dati in nostro possesso sono i bancari elvetici a risultare i meglio pagati in Europa e a detenere tale primato anche a livello mondiale.Tuttavia, anche per sfatare il mito che considera i bancari dei privilegiati rispetto agli altri lavoratori, va detto che si contano sulle dita di una mano le piazze dove un bancario percepisce un reddito lordo annuale superiore ai 100 mila euro. Anche in questo caso svettano i redditi rosso crociati con Ginevra prima assoluta. A titolo puramente comparativo abbiamo inserito, nei top six, anche il reddito bancario registrato a New York che non raggiunge i 100 mila euro lordi, attestandosi “solo” attorno ai 93 mila euro. I n c on tr i - Bangkok reddito annuale reddito annuale orario lordo in euro netto in euro settimanale Bucarest Buenos Aires Caracas Dheli Kiev Il Cairo Manila Mumbai Nairobi di cemb re 2 01 3 n 15.000 13.100 43 11.900 9.800 40 10.200 9.600 10.900 10.300 8.400 7.500 13.900 11.000 7.100 9.000 8.400 8.400 7.100 40 40 43 40 39 6.200 40 7.900 43 11.200 48 V n S P E C I A L E I N S E RTO REDDITI BANCARI EUROPEI: ITALIANI IN CODA Come abbiamo potuto leggere dai dati elaborati da Ubs, i bancari italiani non navigano certo nell'oro, anche se vi sono differenze tra le diverse banche di appartenenza che tuttavia, nel tempo si sono livellate, naturalmente verso il basso. In un contesto caratterizzato da un debito pubblico inarrestabile, crisi finanziarie, crollo delle quotazioni in borsa, recessione, i costi devono essere contenuti, l’efficienza garantita, accresciuta la produttività. Questo discorso, assolutamente condivisibile, deve riguardare tutti i lavoratori italiani. Nessuno escluso.Va comunque riTabella 4 – Redditi bancari per principali paesi europei (Dati Ubs/Eurostat: nostra elaborazione) Svizzera Germania Regno Unito Francia Austria Spagna Italia retribuzione numero numero retribuzione media lorda lorda banche dipendenti lavoratori 320 108.000 71.700,00 56.509,00 327 425.000 27.000,00 39.626,00 2.093 305 843 337 760 657.100 434.311 79.661 263.715 318.949 52.700,00 65.300,00 56.000,00 28.900,00 29.800,00 41.100,00 33.574,00 33.384,00 26.316,00 23.406,00 cordato che i lavoratori del nostro Paese continuano ad avere stipendi tra i più bassi d’Europa. Se incrociamo i dati relativi alle retribuzioni medie dei lavoratori europei (dati Eurostat – 2011) con i redditi medi bancari per nazione europea (bancario tipo sui 35 anni, con 10 anni di esperienza – Dati Ubs) quelli svizzeri risultano sempre i più elevati (V. tab. 4): il bancario guadagna in media 71.700 euro lordi, per un monte di 40 ore lavorate settimanalmente, a fronte di un reddito medio complessivo del lavoratore svizzero di 56.509 euro lordi. Pra- VI ticamente più del doppio degli italiani in bassa classifica. Per i bancari, a fronte del reddito medio del lavoratore italiano di 23.406 mila euro, la retribuzione lorda annuale si attesta sui 29.800 euro (netta di 20 mila per 38 ore di lavoro settimanali). STIPENDI EUROPEI: “POLLICE VERSO” PER LE RETRIBUZIONI ITALIANE Come abbiamo già avuto modo di evidenziare, in Italia si guadagnano in media 23.406 euro lordi all’anno (dati Eurostat). Si tratta di stipendi molto bassi, il cui potere d'acquisto viene ulteriormente eroso dalla forte pressione fiscale sul lavoro dipendente che, di fatto dal ci porta a ridosso dei paesi a economia ridotta. Nel successivo grafico e relativa tabella 5, l’elenco allargato a più nazioni europee evidenzia come la retribuzione media del lavoratore italiano risulta essere più bassa di quella del collega cipriota e leggermente più alta di quella percepita dal lavoratore portoghese. n di c em bre 2013 - (Fonte idealist.it: grafico elaborato con dati Eurostat) In cont ri V IAGGIO IN E UROPA tra bancari ricchi e poveri Tabella 5 – Media stipendi europei (Fonte Eurostat) Svizzera nazione reddito lordo 56.509 Lussemburgo 48.914 Olanda 44.412 Germania 41.100 Belgio 40.698 Irlanda 39.858 Finlandia 39.197 Francia 33.574 Austria 33.384 Grecia 29.160 Spagna 26.316 Cipro 24.775 Italia 23.406 Portogallo 17.129 Slovenia 16.282 Malta 16.158 Slovacchia 10.387 MANAGER BANCARI: GUADAGNI STRATOSFERICI, 45 VOLTE PIÙ ALTI DI UN LAVORATORE MEDIO Se il potere d’acquisto dei bancari che ricoprono il ruolo di Quadri Direttivi in Italia non può assolutamente competere con gli standard europei, non si può dire che il management navigh in cattive acque. Ma allora quanto guadagnano veramente i top manager bancari europei compresi i cosiddetti banchieri centrali? Secondo la segnalazione di European Banking Authority (EBA), le cifre sono paradossali (V. tabelle 6 e 7). Sebbene l’Italia faccia anche in questo caso da fanalino di coda, lo stipendio di un top manager bancario italiano è 45 volte più alto di quello di un la- I n c on tr i - voratore medio. Insomma, a un top manager italiano bastano 3 giorni per guadagnare la retribuzione complessiva di un impiegato! E' per questa ragione che da più parti si sta facendo strada la necessità di elaborare una proposta di legge, magari da sottoporre anche ai cittadini, così come avvenuto poche settimane fa nella Confederazione Elvetica, che allinei le retribuzioni massime dei banchieri a quelle dei grandi manager pubblici, facendole quindi attestare intorno alla quota di 600 mila euro. A ciò naturalmente si accompagna L'auspicio con l’auspicio che tali retribuzioni elevate si accompagnino all'ottenimento di risultati positivi comprovati, possibilmente non di breve termine. L'auspicio non è pleonastico, infatti, nonostante gli utili netti delle banche abbiano subito nel 2011 un calo di 26,3 miliardi, le figure apicali del sistema, leggasi top management, non hanno risentito del problema. Amministratori delegati e Direttori generali hanno addirittura visto crescere i loro compensi del 36,23%. Meno bene, si fa per dire, vanno i presidenti: il loro stipendio è “solo” 31 volte più alto. Tabella 6 – Retribuzioni top manager europei (Fonte European Banking Authority -EBA) città numero alti dirigenti retribuzione media bancari annuale procapite Regno Unito 400 1,2 milioni Germania 170 1,8 milioni Francia 162 1,6 milioni Spagna 125 2,4 milioni Italia 100 1,9 milioni L’INARRESTABILE APPETITO DEI BANCHIERI CENTRALI Dixit: "Assumere il candidato perfetto - ha spiegato il ministro delle finanze britannico George Osborne - ha un prezzo". di cemb re 2 01 3 n VII n S P E C I A L E I N S E RTO Tabella 7 – Reddito annuale banchieri centrali (Fonte Sole24Ore) banchiere centrale Mark Carney Norman Chan istituto Bank of England Hong Kong Monetary Authority compenso annuale 1,3 milioni di dollari 1,2 milioni di dollari Homas Jordan Swiss National Bank 1,17 milioni di dollari Mario Draghi Bce 448.000 dollari Ben Bernanke Fed 200.000 dollari CONSIDERAZIONI FINALI Possiamo concludere questa rassegna di dati affermando che ci troviamo di fronte a un processo inverso rispetto a quanto avvenuto nel ‘900, quando la società nel suo complesso si è riconosciuta in un progetto comune orientato al conseguimento di un benessere collettivo e sostenibile. Ciò non significava certo appiattimento, ma la ricerca di un progresso regolato dal principio dell’equità e dalla creazione di valore durevole. Una società è infatti liberale nella misura in cui incoraggia e consente ai propri componenti di emergere per le loro qualità, senza schiacciare o limitare i diritti degli altri, anzi contribuendo alla costruzione di un mondo in cui il merito viene riconosciuto a chi lo esprime e viene poi utilizzato per creare valore collettivo. Diverso è pensare che una società, sempre più diseguale, possa basarsi su squilibri macroscopici determinati non tanto dalla diversità delle professionalità e del valore aggiunto espresso, quanto da forme di gratificazione che chi detiene il potere si auto attribuisce, aumentando il proprio reddito a prescindere ai risultati ottenuti. In questo scenario il compito del sindacato è quello di continuare a lavorare per costruire nuove prospettive garantendo da un lato l’occupazione, ma non trascurando percorsi che valorizzino le professionalità rendendole sempre più rispondenti alle neces- VIII sità organizzative di un nuovo modo di fare banca maggiormente orientato ad imprese e famiglie ed in progressivo allontanamento dal mondo della finanza e della speculazione. Una seria certificazione delle competenze presenti nelle aziende consentirebbe non solo il miglioramento della qualità del servizio, ma anche la possibilità per i lavoratori appartenenti a banche in crisi di riconvertire la propria professionalità favorendo, soprattutto per le figure apicali, una maggiore mobilità inter aziendale. A prescindere dalle differenze salariali tra i diversi Paesi dell’UE, che a nostro parere sarà necessario colmare, il faro resta sempre il contratto nazionale, depositario di quelle regole che attribuiscono ai lavoratori i diritti e le garanzie minime che consentono loro di operare in serenità. Diritti che sono alla base delle democrazie più avanzate e delle moderne relazioni industriali. Un “faro”, il contratto di categoria, magari rivisitato, certo non indebolito, sempre collettivo. n di c em bre 2013 - In cont ri