1 | P agina - Oasi EquiLuna

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1 | P agina - Oasi EquiLuna
1|P a g i n a
Le Guide dell’Oasi EquiLuna – 2013 Tutti i diritti riservati ©
Gli Autori
Claudio Saba
Laura Ascione
Andrea Montagnani
I Fotografi
Stefano Artini
Laura Ascione
Oasi EquiLuna – Podere La Praduscella – Moncigoli di Fivizzano (MS)
www.oasiequiluna.it – [email protected]
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PREMESSA -------------------------------------------------------------------------------- 4
Il coraggio di cambiare -------------------------------------------------------------- 4
Come riuscire a districarsi? --------------------------------------------------------- 4
RINGRAZIAMENTI -------------------------------------------------------------------- 8
INTRODUZIONE ----------------------------------------------------------------------- 10
Perché una guida sulla Gestione Naturale del cavallo? --------------------- 10
CAPITOLO 1. ----------------------------------------------------------------------------- 14
Cosa fanno i cavalli in natura? ---------------------------------------------------- 14
Movimento e spazio ----------------------------------------------------------------- 16
Socialità e compagnia --------------------------------------------------------------- 17
Alimentazione ------------------------------------------------------------------------ 19
CAPITOLO 2. ----------------------------------------------------------------------------- 22
I principi di una Gestione Naturale ---------------------------------------------- 22
Cosa si intende per benessere del cavallo? ------------------------------------- 24
CAPITOLO 3. ----------------------------------------------------------------------------- 26
Gestione Naturale e gestione scuderizzata ------------------------------------ 26
CAPITOLO 4. ----------------------------------------------------------------------------- 30
Alcuni aspetti della natura del cavallo che fanno riflettere ---------------- 30
L’evoluzione del cavallo------------------------------------------------------------ 30
Cosa vuol dire essere una preda ------------------------------------------------- 31
Il branco -------------------------------------------------------------------------------- 32
CAPITOLO 5. ----------------------------------------------------------------------------- 37
Relazione tra caratteristiche fisiche e comportamenti ----------------------- 37
Ogni cavallo è unico ----------------------------------------------------------------- 41
CAPITOLO 6. ----------------------------------------------------------------------------- 43
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Modelli di riferimento per la Gestione naturale ------------------------------ 43
I Mustang quale modello di riferimento---------------------------------------- 44
CAPITOLO 7. ----------------------------------------------------------------------------- 47
Gestione naturale: da dove si comincia per introdurla? -------------------- 47
Ecco alcuni esempi pratici --------------------------------------------------------- 50
CAPITOLO 8. ----------------------------------------------------------------------------- 55
La Relazione Cavalli-Persone ----------------------------------------------------- 55
Dove e come ci collochiamo noi umani? --------------------------------------- 56
CAPITOLO 9. ----------------------------------------------------------------------------- 62
Il Paddock Paradise ® -------------------------------------------------------------- 62
CAPITOLO 10. --------------------------------------------------------------------------- 69
Consigli per la realizzazione pratica del Paddock Paradise --------------- 69
Accessibilità e ispezione ------------------------------------------------------------ 70
Realizzazione di recinzioni e corridoi ------------------------------------------- 71
Realizzazione di punti di posizionamento per l'acqua, il fieno, blocchi di
minerali. -------------------------------------------------------------------------------- 78
Il Terreno ------------------------------------------------------------------------------- 79
Divisione degli spazi ---------------------------------------------------------------- 79
Aree coperte di riparo--------------------------------------------------------------- 80
Pali e arbusti per giocare ----------------------------------------------------------- 81
L'importanza di fare un progetto ------------------------------------------------ 81
CAPITOLO 11. --------------------------------------------------------------------------- 83
Un caso pratico portato ad esempio: il Progetto Oasi EquiLuna. --------- 83
Descrizione del progetto definitivo di paddock per la gestione naturale
dei cavalli dell'Oasi EquiLuna ---------------------------------------------------- 87
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Transizione e procedura di inserimento in branco dei nuovi cavalli -- 103
Cosa sarebbe da migliorare nel progetto realizzato? ---------------------- 107
CAPITOLO 12. ------------------------------------------------------------------------- 110
Domande, risposte e curiosità -------------------------------------------------- 110
Sitografia ----------------------------------------------------------------------------- 143
Bibliografia -------------------------------------------------------------------------- 146
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GUIDA
PRATICA
ALLA
NATURALE DEL CAVALLO
GESTIONE
PREMESSA
Il coraggio di cambiare
Chi segue un po' il mondo dei cavalli si sarà accorto di quanto spesso negli
ultimi anni si sia adoperata la parola “naturale” in una serie innumerevole
di contesti: sentiamo continuamente parlare di equitazione naturale, gestione
naturale, cavallo naturale, natural horsemanship, natural riding (per usare anche
qualche parola di origine americana da dove del resto ci sono pervenute) e
via dicendo.
Ci sembra doveroso, prima di tutto, cercare di fare un po' di chiarezza.
Se, da una parte, idee e movimenti “nuovi” hanno portato veramente una
ventata d'aria fresca e messo a nudo punti di debolezza clamorosi nel
mondo tradizionale della gestione del cavallo (soprattutto nella vecchia
Europa), dall'altra parte c'è sempre chi cavalca l'onda – si sa - ed è spesso
più motivato da logiche di business che non dall'amore per i cavalli; tutto
questo ha contribuito a generare un bel po' di confusione.
Come riuscire a districarsi?
Presto detto. Informandosi, migliorando la propria consapevolezza e
conoscenza, responsabilizzandosi, imparando a ragionare con la propria
testa, perché non ci si può più giustificare dietro un “si è sempre fatto così!”.
Crediamo che una presa di responsabilità da parte nostra sia un atto
dovuto nei confronti dei nostri cavalli.
Vi sono stati, negli ultimi anni, enormi progressi in campo scientifico ed
etologico che ci aiutano non poco, ma che nulla aggiungono o tolgono ai
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valori e ai principi nella loro essenza più profonda, in particolare in termini
di rispetto per l’essere vivente cavallo.
Dobbiamo quindi fare lo sforzo di non lasciarci fuorviare dalle etichette, da
parole ad effetto o da facili espressioni. Tanto più che, a voler essere
rigorosi, non dovremmo applicare il termine naturale ad alcuna delle attività
legate ai cavalli, è una contraddizione in termini: l'uomo non è contemplato
nella loro vita... naturale! Tanto meno se siede sulla loro groppa e se si
rapporta con loro con l'impiego di strumenti e attrezzature.
E' chiaro che non è la definizione che conta, quanto tutto quello che c'è
dietro. Le definizioni sono convenzioni a volte utili e a volte fuorvianti; il
frequente utilizzo della parola naturale probabilmente racchiude, almeno
nelle accezioni più sincere, il desiderio di non perdere definitivamente quel
legame istintivo e genuino che ancora ci lega agli altri animali e alla natura
selvaggia, per sentirci ancora parte di essa, prima che sia troppo tardi.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che la prima e più importante
responsabilità che dobbiamo assumerci nei confronti dei cavalli
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domestici che ci vivono accanto è quella di assicurare loro condizioni di
vita (quindi una Gestione) che siano le più vicine possibile a quelle che
avrebbero avuto allo stato selvaggio (in questo senso naturale), in
condizioni ideali. Questo concetto è di fondamentale importanza e verrà
puntualizzato spesso nel proseguo della trattazione.
La Gestione Naturale è quindi un sistema di gestione che riproduce le
condizioni di vita naturali dei cavalli in termini di alimentazione, esigenze
etologiche, motivazione al movimento, piede scalzo e molto altro ancora.
Detta così, potrebbe apparire qualcosa di complicato, ma – come si vedrà la sua realizzazione è piuttosto semplice (e alla fine, il che non guasta,
risulta anche più economica).
Ci rendiamo conto che il passaggio alla Gestione Naturale richieda un
cambiamento drastico rispetto a quanto è stato insegnato da sempre sulla
gestione di un cavallo alla maggior parte di noi. Non è un passo facile per
chi (ed è forse la maggioranza) ha sempre e solo conosciuto la gestione
tradizionale del maneggio scuderizzato. Viene richiesto uno sforzo iniziale
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che è soprattutto uno sforzo di apertura mentale coraggioso ma, una volta
fatto, i benefici saranno evidenti ed immediati. Vista da un punto
utilitaristico, vi accorgerete che la gestione naturale richiederà minor tempo
rispetto a quella scuderizzata, e che i cavalli gestiti in questo modo saranno
emotivamente e psicologicamente più equilibrati e disponibili a svolgere
attività insieme alle persone.
Nel nostro piccolo, come Oasi EquiLuna, mettiamo ben volentieri a
disposizione tutte le conoscenze acquisite e l’esperienza decennale che ci
siamo fatti in questo campo, per un dibattito aperto e costruttivo.
L'obiettivo è quello di cercare di migliorare la vita dei cavalli a 360 gradi
e di far sì che persone e cavalli stiano sempre meglio insieme.
Cogliamo l'occasione per invitarvi a visitare le strutture dell’Oasi EquiLuna
e a mandarci i vostri feedback, esperienze, contributi, dubbi e quant'altro,
per intraprendere uno scambio di dati, idee e informazioni, iniziando così
una collaborazione serena e produttiva, utile a tutti.
A tale scopo abbiamo creato una pagina pubblica su Facebook in cui
condividere e scambiare idee sul tema della gestione naturale. Vi
ringraziamo fin da adesso per i contributi.
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INTRODUZIONE
Perché una guida sulla Gestione Naturale del cavallo?
Abbiamo deciso di realizzare questa guida perché è nostra ferma
convinzione che i cavalli - prima di ogni altra cosa - debbano avere diritto
ad una gestione adeguata che tenga conto delle loro caratteristiche di
specie e del loro benessere psico-fisico. E' infatti nostra precisa
responsabilità fare il possibile per garantire una tale gestione, qualsiasi
siano le attività, ludiche o lavorative, che svolgiamo insieme a loro.
Quando abbiamo pensato al progetto Oasi EquiLuna abbiamo subito
stabilito che il punto cardine da anteporre a qualsiasi altra esigenza
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personale o particolare sarebbe stato quello di garantire ai cavalli una
gestione il più possibile vicino allo stile di vita che avrebbero avuto allo
stato selvaggio.
A distanza di soli 3 anni dalla
sua nascita (nel marzo 2010)
possiamo dire che questa scelta
ci ha ripagato al di là di ogni
previsione: non solo non ha
precluso o limitato le attività che
avevamo intenzione di svolgere
con i cavalli ma, al contrario, ci
ha permesso di sviluppare una
relazione persone-cavalli in
modo difficilmente descrivibile
a parole, oltre ad aver apportato
chiari benefici alla salute psicofisica degli stessi e ad aver
creato un ambiente magico dove
persone e cavalli vivono in
armonia.
Le nostre attività comprendono:
escursioni e trekking con cavalli
scalzi e privi di imboccatura, lezioni in campo per principianti ed esperti,
bambini e adulti, formazione a diversi livelli di cavalli e persone insieme
(primo contatto, conoscenza e relazione; educazione di puledri e cavalli;
preparazione alle escursioni; equitazione classica; horse agility; horse trail;
abilità avanzate e molto altro ancora) e, infine, organizziamo sessioni
d'esame per diventare quadri tecnici professionisti riconosciuti dal Coni. Al
di là di tutte queste attività di persone e cavalli insieme, la più bella
gratificazione è senza dubbio quella di poter godere della scelta di avere un
grande branco di cavalli scalzi, liberi di muoversi in ampi spazi, che
interagiscono tra loro come farebbero in natura, ma, soprattutto, sani,
sereni ed equilibrati.
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Con questo nostro contributo vorremmo aiutare e stimolare le persone a
diventare più consapevoli ed informate sulle potenzialità ed i benefici di
una gestione naturale adeguata, affinché possano decidere e giudicare con
cognizione le strade da intraprendere o, semplicemente, per affrontare
meglio le problematiche.
La presente guida vuole essere un piccolo strumento, soprattutto pratico,
senza nessuna pretesa di scientificità, che speriamo contribuisca
affinché:

la Gestione Naturale dei cavalli sia adottata da un numero sempre
maggiore di centri equestri, proprietari e persone di cavalli

la nostra esperienza diretta di quanto creato all'Oasi EquiLuna
possa essere condivisa e serva da esempio per altri progetti simili

si diffonda sempre più la consapevolezza che la Gestione Naturale
comporti tutta una serie di evidenti benefici per i cavalli, le persone
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e la loro reciproca relazione, oltre a risolvere problematiche
derivanti da gestioni precedenti

possiamo allargare i nostri orizzonti entrando in contatto con altre
persone che condividano i nostri principi etici fondamentali di
rispetto per i cavalli

sia chiaro che non solo la gestione naturale è fattibile, ma anche
piuttosto facilmente realizzabile, se si persegue l'obiettivo con
impegno, conoscenza e avvalendosi dell'ausilio dei tanti
professionisti e associazioni esistenti
Riguardo questo ultimo punto vale la pena evidenziare fin da subito che
esistono associazioni e professionisti che mettono a disposizione ben
volentieri, oltre alle proprie esperienze, anche una vasta letteratura
altamente qualificata, e lo fanno principalmente per amore dei cavalli. Per
quanto ci riguarda, pur studiando e attingendo da diverse scuole e
metodologie, ci avvaliamo della collaborazione attiva dell'Associazione
AANHCP (Association for the Advancement of Natural Horse Care Practices) di
Jaime Jackson che, con la sua rete di Pareggiatori Professionisti, riesce
ormai a coprire sempre più territorio anche in Italia.
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CAPITOLO 1.
Cosa fanno i cavalli in natura?
Per comprendere quali siano le esigenze dei cavalli, è necessario andare a
studiare cosa accade allo stato selvaggio.
Ad oggi, purtroppo, non sono ancora numerosi gli studi sul
comportamento dei cavalli selvaggi e, in ogni caso, si tratta di ricerche
piuttosto recenti, quindi con un lasso di tempo piuttosto ristretto nelle
osservazioni.
Ciò che comunque è evidente è che il cavallo è un animale sociale che vive
in branco, mai solo, e che, essendo un erbivoro, è per definizione una
preda dei carnivori, uomo incluso.
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La principale difesa dai predatori a sua disposizione è la fuga. Il cavallo,
infatti, non si nasconde o si arrampica, pertanto il luogo più sicuro per la
sua incolumità sono gli spazi aperti in cui può controllare l'avvicinarsi di
possibili fonti di pericolo e, allo stesso tempo, può fuggire liberamente
senza intralci.
Il cavallo domestico (tracce di addomesticazione del cavallo si possono far
risalire a circa 5.000 anni fa), per quanto confidente ed adattato al mondo
umano, mantiene sempre attive le sue risposte istintive all’ambiente.
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Movimento e spazio
È stato osservato che i branchi di cavalli selvaggi percorrono normalmente,
ogni giorno dell'anno, in media, oltre venti chilometri, in cerca di cibo e
acqua adeguati. Il cavallo passa la giornata muovendosi, pascolando o
cercando nutrimento per la maggior parte del tempo (più del 50% della
giornata); perlopiù avanzano lentamente, seguendo i movimenti del
branco, controllando con circospezione cosa succede nel circondario.
Quando pascolano, i cavalli si muovono in continuazione, sebbene si tratti
di piccolissimi spostamenti, di un passo alla volta, per brucare il ciuffo
d’erba un po’ più in là, rispetto a quello appena mangiato.
Si è osservato che i branchi di cavalli selvaggi si spostano su sentieri che
vengono tramandati di generazione in generazione, seguendo
generalmente la fattrice più esperta. Spesso lo spostamento avviene
posizionandosi in fila indiana. Vedremo in seguito l'importanza di questo
spostarsi e muoversi su piste e sentieri comuni, che sarà utilissimo per
organizzare per loro degli spazi adatti e stimolanti all’interno del paddock.
I cavalli, spostandosi in questo modo, sperimentano vari tipi di terreni,
pendenze, ostacoli e via dicendo. Il libero movimento in spazi aperti e
stimolanti non solo fa sì che si sviluppino e fortifichino gli arti ed il corpo,
ma è di stimolo e di beneficio per l'intero organismo. Fra le altre cose,
garantisce il buon funzionamento della digestione, mantiene sane le
articolazioni, regolarizza la respirazione e favorisce un buon metabolismo e
la circolazione sanguigna. Inoltre, durante la loro attività quotidiana
all'aperto, tutti i loro sensi sono attivati e stimolati, apportando benefici
anche alla parte cognitiva.
I cavalli per natura hanno bisogno di
movimento e spazi adeguati.
Confinare un cavallo in un box, con un piccolo
paddock, per la maggior parte del tempo, comporta
tutta una serie di problematiche anche gravi e
violenta la sua natura di cavallo.
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Se questo estratto del primo capitolo della Guida ti è piaciuto e desideri
approfondire gli altri capitoli (il capitolo 12 lo trovi qui di seguito), puoi
sin d’ora prenotare la tua copia cartacea del libro a colori scrivendo
all’indirizzo
[email protected]
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CAPITOLO 12.
Domande, risposte e curiosità
In conclusione della nostra guida, ecco una breve carrellata tra le tante
domande che ci vengono spesso poste.
Si capisce bene che vi siano talmente tante variabili, contesti differenti e
punti critici che sarebbe presuntuoso pretendere di dare delle risposte
articolate o addirittura esaustive senza un'analisi del caso specifico.
Si possono comunque dare consigli utili a domande specifiche e indirizzare
verso una più approfondita conoscenza.
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Dobbiamo sempre tener presente che modifiche per noi anche molto piccole
nella gestione del cavallo, magari anche solo nelle abitudini, possono portare a
enormi miglioramenti nella qualità della sua vita.
Come abbiamo più volte auspicato nel corso di questa guida, uno degli
obiettivi primari da raggiungere è proprio quello di diventare persone più
consapevoli e informate, oltre che più responsabili.
Se si condividono e si abbracciano davvero quelli che sono i principi etici e
i fondamenti della Gestione Naturale, il nostro viaggio diventerà un
bellissimo percorso logico di scoperta, crescita e condivisione.
L'idea di questa sezione è pertanto quella di essere uno stimolo alla
creatività ed alla ricerca continua di domande e risposte da affrontare
insieme in base alle proprie esperienze, continuando lo scambio che
iniziamo qui, sulla nostra pagina Facebook dedicata alla Gestione Naturale
www.facebook.com/gestionenaturale
Di quanto spazio necessita un cavallo in Gestione Naturale?
Premesso che, più grande è lo spazio e meglio è per la qualità della vita del
cavallo e che quindi non ci sono limitazioni nel senso della grandezza,
possiamo definire lo spazio minimo vitale come quello che consenta al
cavallo di muoversi agiatamente alle tre andature: passo, trotto e galoppo.
Ho difficoltà a recuperare il mio cavallo quando è in uno spazio grande.
Posso lasciargli la capezza indosso?
Lasciare il cavallo nel paddock con una qualsiasi attrezzatura artificiale
(capezza, longhina, sella, scarpette...) è quanto di peggio possiamo fare per
la sua sicurezza. Madre natura ha selezionato questi animali in modo
perfetto e aggiungere qualunque attrezzo li mette in grave rischio di
procurarsi danni, talvolta anche mortali.
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I cavalli sono animali claustrofobici, questo significa che, nel caso
restassero impigliati, la reazione istintiva è quella di cercare di fuggire, a
costo di provocarsi danni anche irreparabili, perché il loro istinto gli dice
che essere in trappola equivale a morte certa, in quanto facili prede di
qualsiasi predatore.
La soluzione al problema del richiamo del cavallo non è il lasciargli indosso
una capezza, ma creare buone abitudini. L'educazione è la risposta più
semplice e sicura a questo tipo di domande.
I cavalli dell’Oasi si avvicinano spontaneamente e con grande interesse alle
persone che entrano nel paddock, anche se hanno una corda in mano.
Restano fermi e porgono il collo in modo collaborativo quando c’è bisogno
di indossare la capezza. E tutto perché, per loro, il tempo trascorso insieme
alle persone è piacevole, altrimenti sceglierebbero di non avvicinarsi.
Devo introdurre alla gestione naturale un cavallo da anni tosato, come
faccio?
Il periodo migliore per l'inserimento è quello della primavera inoltrata,
quando ormai le temperature lo consentono.
Il cavallo avrà così tutta la stagione estiva e l'autunno per regolare la
crescita e l'infittimento del pelo. Andrà comunque controllato, perché non è
detto che, dopo anni di tosatura, recuperi sufficientemente questa capacità
naturale.
Se il mio cavallo trema, devo preoccuparmi? Devo mettergli la coperta?
Devo chiuderlo sotto la tettoia?
Il tremito degli arti posteriori è una reazione naturale del cavallo che adotta
automaticamente (un movimento tipo brividi) per riscaldarsi, oppure
quando gocce di pioggia scendono dalla coda verso il basso degli arti
posteriori.
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Se la sensazione di freddo aumenta, la reazione istintiva dei cavalli è quella
di iniziare a muoversi. Ecco un’altra ragione per la quale è necessario
garantire loro un ampio spazio di movimento. Pertanto, chiudere il cavallo
in un ambiente ristretto, seppur sotto un riparo, non gli arreca beneficio.
Meglio è dargli la possibilità di muoversi e di scegliere se stare o meno
sotto il riparo.
Un buona soluzione in caso di tremito, per fare riscaldare il cavallo, esclusa
ovviamente la presenza di febbre o malessere di altro tipo, per cui si
richiede la consultazione di un veterinario, è quella di incrementare la dose
di fieno e non lasciarlo mai senza.
Il fieno, infatti, ha un’importante funzione nel contrastare il
raffreddamento corporeo: il processo di digestione del fieno favorisce la
produzione di batteri generatori di calore all’interno dell’intestino del
cavallo, creando una sorta di sistema di auto-riscaldamento. Ecco perché è
importante incrementare la dose di fieno e non tanto di avena (la razione di
avena va incrementata solo in caso di dimagrimento).
Non solo, ma anche l’attività muscolare legata alla masticazione favorisce
lo sviluppo di calore.
Inoltre, il sistema metabolico del cavallo, per generare la temperatura
interna ottimale, può impiegare fino all’80% delle energie caloriche
apportate dal cibo ingerito quotidianamente.
La coperta, come si è documentato ampiamente più sopra, in un cavallo
con il mantello non tosato, favorisce il raffreddamento corporeo.
Quale tipo di recinzione è meglio per i cavalli?
La recinzione elettrificata è quella a nostro parere più indicata (vedi tutti i
dettagli su come realizzare la recinzione sicura nel cap.10).
Recinzioni in legno ed in ferrotubi vanno bene, ma, oltre ad essere
economicamente più onerose, insegnano al cavallo ad appoggiarvisi e, a
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lungo andare, potrebbero cedere. In ogni caso, nel realizzare questo tipo di
recinzioni, è importante avere tutte le attenzioni a non creare spazi troppo
piccoli nei quali il cavallo potrebbe restare incastrato con qualche parte del
corpo (piede, arto, testa). Quindi, meglio se i pali traversi sono orizzontali e
non posti in diagonale. Alcune recinzioni mobili in ferrotubi possono avere
i piedini di appoggio al terreno realizzate con una piccola ansa. Per evitare
che il cavallo, cadendo o rotolandosi, resti impigliato con il piede dentro a
quest’ansa, si consiglia di verificare che il diametro dell’ansa sia
sufficientemente piccolo da non permettere allo zoccolo del cavallo di
entrarvi.
Abbiamo inoltre riscontrato che spesso queste recinzioni in ferrotubi hanno
dei piccoli fori che favoriscono la nidificazione di vespe e calabroni
pericolosi per le persone e per i cavalli. Ove le abbiamo utilizzate, abbiamo
dovuto chiudere i fori con del silicone.
Da evitare nel modo più assoluto le recinzioni con filo spinato, reti
metalliche o plastificate o altri materiali taglienti.
Qual è il miglior sistema per l'abbeveraggio?
Partiamo dal presupposto che la soluzione migliore sarebbe una fonte
naturale di acqua corrente potabile, in cui i cavalli possano bere
immergendo i piedi nella zona umida circostante. Se questo non è
possibile, può essere un'ottima soluzione interrare una vasca e lasciare un
filo d'acqua continuo che, senza troppi sprechi, rifornisca la vasca e
inumidisca l'area circostante. Questo accorgimento risulta molto utile
specie nella stagione fredda, prevenendo il congelamento e la rottura delle
tubazioni. L’acqua corrente è anche garanzia di mantenimento di un
maggior livello di potabilità, favorendo il ricambio e l’ossigenazione.
Se si utilizzano dei secchi o recipienti, meglio quelli larghi ma bassi, il più
possibile vicini al suolo. Teniamo anche presente che nei giorni più caldi
d'estate un cavallo può arrivare a bere, magari dopo sforzi fisici, anche più
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di 40 litri al giorno! (altri dettagli sui sistemi di abbeveraggio e su come disporli
nel paddock, nei cap. 10 e 11).
Possono convivere nello stesso branco equidi di diverse razze e
dimensioni?
Certamente. La convivenza dipende più dal carattere di ciascun individuo,
e soprattutto dalle esperienze precedenti che hanno contribuito alla
formazione del suo attuale profilo psicologico, che dalla razza o dalla
misura del soggetto.
Salvo rarissimi casi di incompatibilità (descritti con le possibili soluzioni da
adottare in un’altra domanda e risposta più sotto) la convivenza è pacifica e
stimolante per tutti i membri del branco.
Nel branco dell’Oasi ci sono tantissime razze di cavalli insieme: dai piccoli
pony shetland agli enormi hannover, dagli esili arabi ai massicci bardigiani
e cavalli dell’Appennino, e vivono tutti in perfetta armonia.
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Non ho la possibilità di mantenere un altro cavallo per far compagnia al
mio, un’oca o una capretta vanno bene lo stesso?
Partendo dal presupposto che i cavalli siano animali sociali e che quindi
necessitino di condividere il proprio spazio ed il proprio tempo con altri
simili, è ovvio che un altro essere vivente sia meglio di niente.
Per semplificare molto le cose, chiediamoci se, dovendo vivere tutta la vita
in uno spazio limitato e senza interagire con nessuno, preferiremmo viverci
con un essere umano o con un altro essere vivente. Probabilmente
entrambe le risposte non ci soddisfarebbero. Così, probabilmente, anche
per un cavallo.
Ma se l’alternativa è restare soli, allora qualsiasi alternativa è migliore.
Ricordiamo comunque che la compagnia di un piccolo pony o di un asino
è, oltre che migliore per il cavallo, in quanto come lui appartenente alla
famiglia degli equidi, anche poco dispendioso per chi deve mantenerlo.
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Ho tolto i ferri al mio cavallo ma adesso soffre... cos'è il periodo di
transizione?
La prima cosa che si raccomanda in questi casi è che tutta la procedura sia
eseguita e seguita da un pareggiatore professionista. Quella di sferrare il
cavallo è una scelta importante ed il “fai da te” non è proprio consigliabile!
Premesso ciò, il cosiddetto periodo di transizione non è della stessa durata
per tutti i cavalli e non è neppure detto che ogni cavallo scalzo lo abbia
conosciuto.
Ad esempio, se un puledro non viene mai ferrato dalla nascita, per lui non
ci sarà alcun periodo di transizione, cioè di adattamento e
rinaturalizzazione del piede, ma, al contrario, seguirà un processo naturale
di formazione e crescita del piede. Anche il puledro dovrà essere
opportunamente seguito da un pareggiatore esperto che, nei primi anni di
vita e con l'opportuna gestione, interverrà poco e di rado.
Per un cavallo che è stato ferrato il discorso è diverso. Nel momento in cui
andiamo a togliere i ferri comincia per lui il periodo di transizione: un
periodo in cui è probabile che il cavallo abbia delle difficoltà legate alla
acuita sensibilità del piede.
I meccanismi ed i processi cui va incontro il cavallo che viene sferrato sono
abbastanza complessi e non ancora conosciuti in tutti i suoi aspetti.
Semplificando, possiamo dire che, togliendo i ferri, si ha un improvviso
cambiamento di diversi fattori, quali, fra gli altri:

un notevole aumento dell'apporto sanguigno ai piedi

un aumento della sensibilità e della dolorabilità del piede stesso.
Con l'andare del tempo si attua una vera e propria trasformazione delle
strutture sia interne che esterne, che determinerà anche una variazione di
postura e dei rapporti articolari connessi.
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Si usa dire che, nel periodo di transizione, spesso si ha l'impressione che il
cavallo “cammini sulle uova”, normalmente solo sui terreni più difficili
(particolarmente duri e pietrosi), ma è possibile che questo accada anche su
terreni meno impegnativi.
Non è assolutamente il caso di preoccuparsi, essendo tutto ciò
perfettamente normale.
Richiede solo tempo, pazienza e rispetto. Rispetto nel senso che, finché il
cavallo presentasse delle sofferenze, è necessario attendere prima di poterlo
montare.
Il problema, infatti, non è per il cavallo, che, comunque, prima o poi,
supererà il periodo di transizione (periodo che varia molto per durata da
cavallo e dalle condizioni ambientali), ma è piuttosto per il proprietario che
spesso non è disposto ad aspettare il tempo necessario per poter fare un
trekking lungo sentiero roccioso.
26 | P a g i n a
Quello che ogni persona coscienziosa dovrebbe chiedersi in queste
situazioni è piuttosto: “Qual è un buon programma per riabilitargli il
piede?”
Qual è un buon programma per riabilitare il piede appena sferrato?
Per rispondere a questa domanda occorre prima precisare le differenze
esistenti tra la transizione e la naturalizzazione del piede.
Il periodo di transizione, infatti, è connesso per lo più all'indurimento della
parte cornea del piede, che avviene a causa dell'aumentato stimolo dovuto
al contatto col terreno e ad una prima, grossolana, trasformazione delle
forme, che può risultare tumultuosa.
La naturalizzazione, invece, è un processo assai più lungo e complesso: essa
comprende la trasformazione complessiva sia della scatola cornea, che dei
conseguenti rapporti articolari e della postura complessiva con essi
connessa. Pertanto, se la transizione ha una durata limitata, la
naturalizzazione necessita sempre di periodi assai più lunghi. Quest'ultima
richiede normalmente dai due ai tre cicli di ricambio completo dello
zoccolo, ciascuno dei quali dura all’incirca 8-9 mesi, portando così il tempo
di naturalizzazione medio a 18-24 mesi.
La buona notizia consiste nel fatto che già dopo il periodo di transizione il
cavallo sarà in grado di prestazioni che soddisferanno la grandissima parte
dei cavalieri, anche se bisognerà tener sempre ben presente il fatto che per
le prestazioni di più alta difficoltà (es. viaggi con i cavalli, endurance, ecc.)
occorrerà attendere la naturalizzazione completa del piede.
Il risultato finale – non finiremo mai di ricordarlo abbastanza -, in termini
di prestazioni, dipenderà comunque e sempre dalla gestione adottata.
Al problema della transizione sarà possibile eventualmente ovviare
attraverso l'uso di apposite scarpette che allevieranno il cavallo dal fastidio
(tutti i dettagli sul tema delle scarpette nel cap. 7). Essendo infatti il
movimento, come ormai risulterà chiaro, il fattore determinante del
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successo di un programma barefoot, le scarpette permetteranno all'animale
di continuare a muoversi senza impaccio, il che contribuirà ad abbreviare
ulteriormente il periodo di transizione. Ovviamente esse si utilizzeranno
solo quando il cavallo viene montato e solo per quei terreni per cui il
cavallo dimostri difficoltà.
Le scarpette intralciano il movimento naturale del cavallo?
Far indossare le scarpette al cavallo per la prima volta, lo farà camminare in
modo strano (così come accade quando viene ferrato per la prima volta).
E' sempre sorprendente, però, la capacità di adattamento di questi animali
che, nel giro di poco, si muoveranno agevolmente anche con le scarpette.
Suggeriamo di fargliele portare, le prime volte, per poco tempo (mezz'ora)
nell'ambiente in cui si muovono abitualmente, ma senza la presenza di altri
cavalli che potrebbero creare situazioni di conflitto che verrebbero mal
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gestite in una situazione non ancora di completo adattamento alle
scarpette.
Il modo migliore è, all'inizio, quello di farlo muovere al passo,
conducendolo alla corda su linee dritte e dandogli la possibilità di fermarsi
e sperimentare.
Sicuramente non va montato con le scarpette finché non si sentirà
completamente sicuro nei movimenti.
In ogni caso non è mai una buona idea lasciare le scarpette indosso quando
i cavalli sono nel paddock, specie se insieme ad altri cavalli liberi o,
comunque, in assenza della supervisione di una persona.
E se ricoprissi il terreno dell'intero paddock di ciottoli e stabilizzato?
Alcuni lo hanno fatto ed hanno ottenuto come risultato dei piedi fortissimi.
A nostro parere, però, la varietà è la soluzione migliore, anche perché meno
noiosa per il cavallo che così risulta più stimolato, anche al movimento. Ad
esempio, può decidere di arrivare fino alla zona con la sabbia per rotolarsi,
oppure andare a riposarsi su un'area morbida... tutti i tipi di terreno sono
utili allo sviluppo psico-fisico del cavallo.
Come costruisco un cancello? Meglio in filo o meglio in legno o metallo?
I cancelli più rapidi da costruire sono sicuramente quelli realizzati con
recinzione elettrica e apposite maniglie isolate. Hanno però lo svantaggio
di essere pericolosi se manovrati da sopra la sella: il cavallo potrebbe
prendere la corrente e spaventarsi, scappando o scartando violentemente.
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Un’ottima soluzione sono i cancelli realizzati con tubi metallici rotondi,
leggeri, e con la maniglia predisposta per essere aperti da sopra la sella del
cavallo.
Anche il legno, magari non in tavole ma in pali, è un ottimo materiale e
sicuramente il risultato è il più piacevole da vedere. Gli accorgimenti sono
quelli di adottare perni e cerniere robuste, altrimenti cedono facilmente.
L’impiego di chiodi è da sconsigliare, in quanto pericoloso nel caso
dovessero cedere e meno robusti, mentre è meglio utilizzare viti robuste,
con perni.
Bisogna considerare l’opportunità di interrompere la corrente in prossimità
del cancello, con tutte le problematiche connesse ad un punto in cui sia
assente la recinzione elettrica (ad esempio, la possibilità che i cavalli si
appoggino al cancello, spingendolo e facendolo cedere nel tempo).
(altri dettagli su questo tema sono illustrati nel cap. 10).
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E' opportuno fare diversi cancelli di accesso al paddock?
Avere tanti punti di accesso lontani tra loro presenta molteplici vantaggi:
possiamo accede al paddock (soprattutto se molto grande) e far entrare o
uscire i cavalli, dal punto via via più vicino e comodo

evita di far passare i cavalli sempre dagli stessi accessi, creando in
loro abitudini e aspettative

permette di far entrare in sicurezza un cavallo nel paddock,
accedendo da cancelli posti in punti lontani da dove è raggruppato
il branco, liberandolo in un punto in cui non ci siano altri cavalli,
magari più dominanti, che non accetterebbero la sua improvvisa
entrata, in modo da evitare conflitti fra cavalli che potrebbero
spingere per uscire e situazioni rischiose per la persona che sta in
quel momento accompagnando il cavallo dentro il recinto.
È consigliabile cambiare spesso la posizione dei punti di alimentazione?
Le ragioni che spingono a variare la posizione dei punti di alimentazione
sono principalmente:

per evitare che il calpestio dei cavalli sempre nello stesso punto
finisca col rovinare il terreno;

nella stagione umida, se l'area non è opportunamente stabilizzata,
per evitare che i cavalli siano costretti a stare per lunghi periodi con
gli arti immersi in un'area fangosa;

per sviluppare la cognitività del cavallo, stimolandolo a trovare
nuove fonti alimentari e nuovi percorsi per raggiungerle;

per stimolare il movimento: avere tanti punti di distribuzione del
cibo, alcuni dei quali, a rotazione, con poco o niente dentro, spinge
il cavallo ad andare spesso a controllare dove possa essere,
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spostandosi così da un punto all'altro. Questo scoraggia anche i
cavalli che caratterialmente sarebbero più portati a presidiare un
punto di distribuzione, difendendolo da altri cavalli, ad essere
meno “possessivi”, perché non tutti i giorni quel punto avrà il
fieno. Questa tipologia di cavallo è di solito anche quella più
vorace, orientata al cibo e di solito dominante e pigra. In questo
modo sarebbe più stimolata a muoversi.
La modalità e l'intervallo di tempo in cui effettuare gli spostamenti varia a
seconda della ragione per cui si fa e delle esigenze che via via possono
essere diverse.
Cambiare spesso gli elementi del branco comporta dei problemi?
Un branco stabile ha il vantaggio di essere armonico e di garantire
equilibrio psicologico ai suoi elementi.
Ogni volta che se ne varia la composizione si crea una situazione di stress
ed un periodo di confronto e conflittualità tra i vari membri, più o meno
accentuato e più o meno lungo, a seconda dei cavalli.
Tutto questo, nell'ottica della gestione naturale, può anche essere letto in un
altro modo: la variazione degli elementi provoca quel movimento fisico,
emozionale e cognitivo che altrimenti non si avrebbe con tanta facilità.
Nelle realtà che viviamo qui, infatti, il branco, così come è in natura, è un
caso davvero raro da incontrare. Invece di avere un branco con fattrici,
puledri e stalloni, con cavalli di tutte le età, dediti per buona parte del loro
tempo al gioco, alla socialità, al confronto-scontro, allo scambio e al
movimento, normalmente siamo di fronte, nella migliore delle ipotesi, ad
un branco con fattrici, castroni e, forse, uno stallone e qualche puledro.
Un branco di fattrici e castroni tenderà, alla lunga, ad essere un branco
molto pigro e tranquillo, con elementi restii al movimento e all'attività
fisica.
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Quindi, a nostro parere, introdurre ogni tanto nuovi elementi, può essere
un buono stimolo.
Se vivo in una zona molto sassosa, potrebbe essere un problema avere il
cavallo scalzo?
Tutt'altro: più il terreno è duro e più lo zoccolo si adatterà a situazioni
estreme.
E' però necessario distinguere tra pietra e pietra: le pietre piccole e
tondeggianti sono le migliori per lo zoccolo; pietre appuntite potrebbero
creare fastidi alla suola, soprattutto se questa non ha ancora avuto il tempo
di adattarsi a sufficienza; pietre grandi potrebbero causare distorsioni.
L'unica attenzione che è il caso di fare è verificare che non siano presenti
solo ed esclusivamente terreni con sassi piuttosto grandi. In altre parole, se
il cavallo ha la possibilità di scegliere, eviterà di passare su aree con sassi
che potrebbero provocargli dei danni alle articolazioni, ma se sul terreno
troverà solo quella tipologia di pietre, non avrà possibilità di scelta ed i
rischi per lui potrebbero aumentare.
In inverno c'è molto fango ed i piedi dei cavalli sembrano quasi cotti
dall'umidità, è un problema?
Il piede si adatta naturalmente al terreno ed alle condizioni ambientali che
trova. Per il cavallo non è un problema frequentare anche per lunghi
periodi zone fangose (basti pensare ai cavalli della Camargue). Per il
cavallo scalzo diventa un problema affrontare escursioni su terreni duri
dopo aver trascorso un lungo periodo su un terreno fangoso. Ecco perché
abbiamo consigliato di inserire sempre ampie zone stabilizzate e sassose
all'interno del paddock.
Il mio cavallo non mangia avena / olio. Come faccio?
Può accadere, in caso di cambio di alimentazione, nel passaggio, ad
esempio, da fioccato ad avena. Anche se l'evento è davvero raro, sarà
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sufficiente non desistere dal proporre al cavallo – come integrazione sempre e solo avena e/o olio e lui, prima o poi, si abituerà.
Se i cavalli tendono ad ingrassare molto e comunque il fieno deve essere
sempre a disposizione, cosa posso fare?
Il sistema migliore è quello di favorire il movimento il più possibile. A
questo si può aggiungere un regime alimentare a base di fieno meno ricco,
con più pagliericcio.
Va bene variare la zona di approvvigionamento del fieno?
Sì, purché sia sempre fieno di graminacee polifita. Variando il campo in cui
viene coltivato, infatti, si favorisce la variazione della tipologia delle erbe
graminacee e dei sali contenuti, contribuendo così a equilibrare la dieta.
All'Oasi abbiamo due principali fornitori, i quali, a loro volta, si
approvvigionano da campi diversi, più alcuni piccoli fornitori locali.
Ci sono delle situazioni in cui non è consigliabile tenere due o più cavalli
nello stesso branco?
Sì, è possibile e le tre situazioni-tipo più ricorrenti sono:
1.
2.
cavalli che tendono ad ingrassare troppo o a dimagrire troppo, per
cui è meglio fare diversi branchi con differenti regimi alimentari.
Sarebbe infatti impossibile gestire il tipo di alimentazione e
l'accesso al fieno se fossero tutti nello stesso branco;
presenza di elementi troppo dominanti che combattono in modo
violento continuamente, col rischio di ferirsi seriamente, per cui è
meglio separarli per evitare danni gravi. È questo un caso rarissimo
che vede di solito coinvolti cavalli con precedenti esperienze di
pessima gestione in cattività, in situazioni di isolamento e
maltrattamento;
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3.
cavalli che non riescono ad integrarsi con un branco solido, per cui
vengono isolati se non addirittura scacciati e viene loro impedito
l'accesso al cibo. Si tratta di rari casi imputabili principalmente a
problemi psicologici sviluppati prima dell'introduzione in branco
(e dovuti ad esempio ad isolamento, ad addestramenti severi, a
maltrattamenti, a sfruttamento intensivo e spregiudicato a scopi
sportivi...) che non si riescono a risolvere con il semplice
inserimento in un branco. In questi casi è richiesto un serio
approccio che vada a riequilibrare psicologicamente il cavallo,
facendo soprattutto ricorso al supporto di cavalli adatti.
Le soluzioni da adottare in questi casi sono dettagliatamente spiegate nei cap. 10 e
11.
Vorrei dare dei premi ogni tanto al mio cavallo, cosa posso usare?
Non parleremo in questa sede dell'opportunità e della eventuale modalità
di utilizzo dei premi quali rinforzo nell'educazione del cavallo, ma solo
della tipologia consigliabile di alimento da utilizzare quale premio.
L'avena è sempre il premio migliore dal punto di vista dell’alimentazione,
ma possono andar bene anche dei pezzettini di carota, soprattutto se
vogliamo offrire qualcosa al cavallo di diverso da quello che solitamente
riceve come integrazione all'alimentazione e questo, sì, per ragioni
specifiche legate al tipo di relazione che stiamo sviluppando con lui. In
altre parole, dal suo punto di vista, assocerà quella cosa gustosa (il pezzetto
di carota) solo al momento dell'attività insieme a noi.
Da evitare, invece, mele, frutta o, ancor più, bocconcini preconfezionati.
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Quali sono i pregi ed i difetti dei porta-rotoball metallici in commercio?
La prima soluzione che abbiamo adottato, quando i nostri fornitori di fieno
ci hanno proposto l’acquisto delle rotoball (più economiche delle ballette), è
stata quella di acquistare dei porta-rotoball metallici. Utilizzarli così
com’erano, comportava i seguenti punti deboli:

i cavalli avevano la tendenza ad immergere il muso dentro al fieno,
respirando così grandi quantità di polveri

anche ponendo una rete (così come descritto dettagliatamente nel cap.
11) per impedire il verificarsi del punto precedente, il collo dei
cavalli assume una postura innaturale per mangiare (troppo alta) e
questo, a lungo andare, genera problemi di dolori, postura e
digestione

difficoltà di spostamento dei porta-rotoball, che si rendeva
necessario per via del terreno che in inverno diventava troppo
fangoso e più basso, contribuendo così all’accumulo di acqua e
fango

spreco di grandi quantità di fieno
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
nella stagione umida, difficoltà a raggiungere il porta-rotoball con i
mezzi meccanici

creazione di una zona molto sporca intorno al rotoball dovuta al
fieno mescolato a fango e escrementi, da pulire molto spesso
Abbiamo pertanto deciso di costruirci dei porta-rotoball in legno, così
come descritto nel cap. 11.
Come proteggo il cavallo dagli insetti?
I cavalli in natura si rotolano nel fango e nella polvere per creare una
barriera naturale agli insetti e, soprattutto, passano ore a scacciarsi le
mosche tra di loro, con la coda. Oppure trascorrono le ore in cui l’attività
degli insetti è più intensa, in ripari ombrosi, utilizzando le fronde degli
alberi per strusciar visi contro. Ne deriva che la protezione migliore che
possiamo offrir loro dagli insetti sta nel favorire le situazioni appena
descritte.
Le soluzioni pratiche per la difesa dagli insetti che abbiamo adottato all’Oasi,
comprese le istruzioni per costruire efficaci trappole, sono descritte nel cap. 11.
Le altre domande e risposte che puoi trovare nella Guida:
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Coperta sì - coperta no: quando è molto freddo, non è meglio mettere
una coperta?
Devo acquistare il materiale per la recinzione elettrica, è meglio il filo o
la fettuccia elettrica?
Devo avere attenzioni particolari per i recinti elettrici in caso di neve?
L'acqua gelata è un problema?
Posso dare acqua calda d'inverno al mio cavallo?
Quanto dura il periodo di transizione per l’adattamento del piede
scalzo?
Quanto dev'essere lungo il percorso con lo stabilizzato nel Paddock
Paradise?
Qual'è il tipo di stabilizzato ideale?
Come tengo pulito lo stabilizzato?
Che misura minima devono avere gli spazi più ampi del paddock?
Quanti spazi ampi devo avere all'interno del paddock?
Come regolo le dosi giornaliere di avena e olio?
Come posso evitare che tanto fieno vada sprecato?
Cosa posso fare se alcuni elementi del branco proprio non riescono ad
andare d'accordo e rischiano di ferirsi in modo grave?
Lasciare i cavalli in branco non provoca il rischio che si imbranchino e
che poi il cavallo non mi permette di uscire, per esempio, da solo in
passeggiata o non mi dà abbastanza attenzione in campo?
Quali piante e alberi posso inserire nel paddock?
Qual'è la composizione ideale del fieno?
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Come posso modificare il mio paddock rettangolare, in modo da
renderlo il più simile possibile ad un Paddock Paradise? (esempio
pratico con disegno di un progetto)
Dove e con quale modalità è meglio distribuire l'avena?
Per prenotare la tua copia cartacea del
libro a colori (150 pagina con più di 100
fotografie a colori) premi sulla copertina
a fianco e scrivici una email a
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