Bab Zuweila - EtnomondiWeb

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Bab Zuweila - EtnomondiWeb
Giornale autoprodotto senza scopo di lucro.
Etnomondi Novembre/Dicembre 2006, Anno 10, n° 18, 3 euro / Mondi lontani Ed.
Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle persone, Case
Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti.
Redazione: Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo e Willy Salveghi
Ringraziamo: Maryam e Abdullah Paolo Gonzaga
SOMMARIO
EDITORIALE
P. 2
NEWS FROM… EL ALAM P. 4
RADIO KHAN EL KHALILI P. 8
ETNODVD P. 10
TRACCE SULLA SABBIA P. 11
ANIME GIAPPONESI: LADY OSCAR P. 14
INTERVISTANDO…ANNA DA ASMARA P. 16
BAB ZUWEILA: IL MAROCCO P. 17
IL SIMBOLO DELLA SOTTOMISSIONE? P. 18
VOCI DAL NILO P. 19
L’ELEFANTE AFRICANO E L’ASIATICO P. 21
MAORI P. 22
BAB ZUWEILA: LO YEMENPAESE DELL’INCENSO E DELLA MIRRA P. 23
COME SI DIFFUSE L’ISLAM? P. 25
MOSTRE E RASSEGNE P. 26
ETNOSITI P. 28
STRUMENTI MUSICALI P. 29
IL RICETTARIO P. 30
RISTORANTI ETNICI P. 31
ETNOMONETE –SECONDA PARTE P. 32
BRASILIA P. 34
La copertina è di: Mamdouh
www.multimodo.com/mondilontani
www.multimodo.com/etnomondi
Etnomondi@ yahoo. It
Questo numero è dedicato all’amico Fitian Ribhi Haymour, scomparso
recentemente all’età di 48 anni e collaboratore di questo giornale. Aveva
contribuito in alcuni vecchi numeri di Etnomondi (Mondi Lontani) e
indimenticabile è l’Intervista fatta a lui per il numero 7 dell’estate 1998. Era
entusiasta di questo giornale e avrebbe voluto scrivere più articoli per noi. In
futuro in “Bab Zuweila” ci occuperemo anche della sua amata Palestina.
Un abbraccio dalla redazione.
Sotto Fitian con la sua famiglia in momenti felici nel lontano 1993
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Editoriale
Ben ritrovati cari lettori!
Da questo nuovo numero del giornale “Anime giapponesi” diventa una
rubrica, riscoprirete i personaggi dei cartoni animati giapponesi tanto amati
negli anni 70 e 80. Non è l’unica novità di questo numero, “Bab Zuweila”
raddoppia, troverete la storia del Marocco e dello Yemen, “Discoteche
etniche” all’interno di “Mostre e rassegne” diventa “Metropoli multietnica” ed
infine la seconda parte di “Etnomonete”. Un numero pieno di novità e cose
interessanti, come gli articoli sui “Maori”, “Gli elefanti africani e asiatici”,
“Brasilia”. Disimpegno e impegno, come in tutti i numeri. Un esempio sono gli
articoli sul velo islamico “Il simbolo della sottomissione?” scritto da Maryam e
“Come si diffuse l’Islam?” di Abdullah Paolo Gonzaga, due argomenti attuali
scritti da due nuovi collaboratori? La “porta” di Etnomondi è aperta a tutti.
Ringraziamo il sito www.huda.it per l’articolo di Gonzaga.
Buona lettura!
La Redazione
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-Ambalaki (in lingua malgascio significa “villaggio dei ragazzi”) è un’associazione milanese ispirata alla
fondazione Exodus di Don Mazzi che gestice in Madagascar un villaggio di giovani senza famiglia.
-Anita Ahuja, una signora indiana con la passione per la moda, ha iniziato a trasformare scarti e rifiuti di
plastica in borse e altri accessori che oggi vende con successo in tutto il mondo, dando anche lavoro a 300
famiglie salvate dalla povertà più nera.
-Il bizzarro wrestler afroamericano The Boogeyman, attivo in WWE, ha l’abitudine di mangiare vermi vivi
sia sul ring che “fuori dal personaggio”. Sono veri, ma di una razza indiana commestibile, non molto diversi
da quelli che si bevono insieme alla tequila.
-La pazienza non ha limiti: 202 archeologi, lavorando per dieci anni, hanno ricomposto, pezzetto per
pezzetto, il Baphuon, tempio di Angkor (Cambogia), sezionato per restauri nel 1960. Le note sui singoli
pezzi erano state distrutte nel ’75 dai Khmer rossi.
-Il batik è una tecnica africana usata per colorare i tessuti con cera colata. Solitamente i batik, specialmente
quelli del Kenya, raffigurano scene di vita quotidiana, ad esempio scene di mercato, di caccia o di pastorizia
ed i colori sono quelli che richiamano alla terra e alla natura (come il nero, il marrone, il verde scuro o il
giallo).
-Il più grande cimitero di relitti al mondo è nelle isole Truk (Micronesia), dove la flotta del Giappone fu
annientata da quella U.S.A. nel 1944 durante due raid aerei a sorpresa. Morirono centinaia di soldati e
restarono sul fondo del mare ben 463 aerei e più di 60 imbarcazioni!
-L’imprenditore cinese Zhao Xiaokai ha pensato bene di sfuttare la tristemente famosa testata ai mondiali di
Zidane a Materazzi trasformandola in marchio commerciale!
-Le solite pazzie giapponesi: durante i matrimoni, sembra che il beneaugurante lancio del riso sia sempre più
sostituito dal lancio di orsetti rosa con tanto di paracadute. I peluche sono sparati con una speciale pistola
realizzata dalla ditta Sunamya.
-A Shibuya, il quartiere più “trendy” di Tokyo, gruppi di adolescenti sono pagati dalle case di moda per
indossare le ultime creazioni delle griffe, quindi pubblicizzano semplicemente passeggiando per le strade.
-Lo sapevate che il più grande radiotelescopio del mondo si trova ad Arecibo, in Porto Rico? Costruito nel
1963, tra i suoi compiti c’è anche quello di individuare segnali d’intelligenza aliena. E’ visitabile anche dal
pubblico. www.naic.edu/
-La maglia della nazionale di calcio brasiliana è detta “la canarinha” per il suo colore giallo. Ma la prima
divisa fu bianca coi risvolti azzurri, abbandonata dopo la sconfitta ai mondiali del ’50. Oggi non se la ricorda
più nessuno.
-I Mittal, una famiglia indiana originaria del Rajastan, è oggi tra le più ricche del mondo dopo aver acquisito
un colosso francese della siderurgia, ma in Europa sono ancora visti con sospetto perché considerati degli
“accumulatori” senza scrupoli.
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-Il quartiere londinese di Notting Hill, un tempo zona artistica e bohemienne, oggi zona di ricchi, ospita a
fine agosto un vero e proprio carnevale etnico, il secondo al mondo per grandezza e importanza dopo quello
di Rio De Janeiro!
-U.S.A. Il giovane Takeru Kobayashi, giapponese di Nagano, classe 1978, è da sei anni consecutivi
l’indiscusso campione della bizzarra gara mondiale dei mangiatori di hot dog! Quest’anno ha battuto il
record con 53 panini e ¾, in circa 8 minuti! Dopo la vittoria ha invitato tutti i fans ed amici in un….fast food!
-Menù etnici…nello spazio! Dopo decenni di diete e cibi controllati, finalmente anche gli astronauti, nello
spazio, iniziano a mangiare piatti etnici, anche un po’ speziati, per ovviare alla mancanza di sapori dei
precedenti “artificiali”. Intanto, la prima turista spaziale sarà, entro il 2007, la ricca iraniana Anoushe Ansari,
che ha preso il posto di un giapponese rinunciatario.
-Lutto nel mondo della letteratura: è morto al Cairo, in seguito ad una caduta, lo scrittore Naghib Mahfuz, 94
anni, premio Nobel nel 1998. Mahfuz non ha certo bisogno di presentazioni, ne abbiamo parlato moltissimo
su queste pagine, in passato Lo scrittore si trovava nello stesso ospedale cairota dove era stato curato nel
1994 in seguito al tentativo di omicidio da parte di integralisti islamici.
-Il ritorno della moda etnica: sono tornati in voga gli accessori per piedi e caviglie, ispirate alle ballerine
della danza del ventre. Molto di moda le cavigliere semplici, in cuoio o più elaborate con micro-charms e gli
anellini dorati.
-In Egitto non si contano più i continui, disastrosi incidenti ferroviari con parecchie vittime. Possibile che un
paese così avanzato rispetto ad altri dell’ Africa stia facendo passi indietro?
-L’allevamento del bestiame nell’antico Egitto si praticava già 6000 anni fa, lo dimostrano pitture parietali
rinvenute in varie tombe.
-E’ finalmente nato un maschio come terzogenito della famiglia imperiale giapponese. Il Giappone festeggia
la nascita dell'erede al trono. Un avvenimento storico che non accadeva da 41 anni. Terzogenito del principe
Akishino, figlio minore dell'imperatore Akihito e dell'imperatarice Michiko.
-Come sono cambiati i tempi: lo studente sudcoreano Lim Jeonghyun è diventato di colpo popolare come
una rockstar dopo aver trasmesso via web una sua semplice quanto sopravvalutata esibizione alla chitarra di
5 minuti.
-E se i cinesi avessero scoperto l’America? Questa suggestiva teoria non è poi così fantasiosa: pare infatti
che nel 1421 una nave gigantesca guidata dall’ammiraglio Zheng He, circumnavigò la Terra arrivando in
America. L’Imperatore Zhu Di aveva infatti ordinato alle sue flotte di esplorare tutto il mondo. I documenti
furono poi distrutti dai successori di Zhu Di e la Cina si chiuse in un isolamento durato secoli. Una mappa
del 1424 avvalora questa tesi.
-Gli Hare Krishna adorano il dio Visnù. Questa religione deriva dall’induismo e nasce a New York nel 1966
dal mistico indiano Swami Bhaktivedanta Prabhupada (1896-1977).
-Il colossale wrestler WWE, The Great Khali (vero nome Dalip Singh Rana) eserciterebbe la professione
di…poliziotto nella nativa India: sarebbe stato infatti sospeso e successivamente riammesso al suo lavoro di
assistente ispettore nella Punjab Armed Police (PAP) per un permesso di lavoro scaduto, dato che ora ha
ottenuto il successo negli U.S.A., dove vive.
- E’ morto per la puntura di una razza, Steve Irwin, il coraggioso ma anche contestato esploratore e
documentarista australiano, noto per pericolose esibizioni con coccodrilli ed altri animali. E’stato sepolto
nello zoo della sua famiglia. Purtroppo alcuni fans per “vendetta” hanno successivamente ucciso e mutilato
delle razze. Non c’e’ limite alla pazzia…
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-L’ O.P.E.C. è l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio. Vi appartengono 11 stati: Algeria, Arabia
Saudita, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar e Venezuela.
-E’ sorta la prima clinica per…pazienti cibernetici! Dove? Ma in Giappone, naturalmente! L’ideatore di
questo ospedale per robot, Kazuhiro Ono, si autodefinisce “robotdoctor”.
-Nel Ghana si usano bare coloratissime dalle forme più insolite, le quali spesso ricordano la professione
esercitata in vita dal defunto.
-L’ultima del leader libico Gheddafi: durante le manifestazioni per il 7° anniversario della nascita
dell’Unione Africana ha chiesto risarcimenti alla Coca Cola, alla Pepsi e ad altre multinazionali americane
in quanto le sostanze usate per produrre bibite proverrebbero da piante del continente nero.
Settembre: Mohammad AdbEl Wahab (23 anni, foto sopra) calciatore egiziano dell’Ahly è morto in campo
durante gli allenamenti prima di una partita. Era noto come ottimo calciatore ma soprattutto come persona
religiosa e positiva.
-Dog Radio Thailand è la prima emittente fatta da (e per)…animali domestici, trasmessa per ora solo via
internet con tanto di cani-dj che abbaiano allegri tra un pezzo e l’altro.
-Sudafrica: contro il dilagante problema degli stupri, Sonette Ehlers ha inventato il Rapex, una sorta di
profilattico antiviolenza che, indossato dalla donna…fa finire il bruto in ospedale: era ora!
-I Karo sono una popolazione etiope che vive nella regione del fiume Omo. Le donne, per abbellirsi, usano
infliggersi nella pelle del mento un…grosso chiodo!
-Polemica in India per le feste celebrative di agosto e settembre in onore del dio Ganesh: ben 20.000 statue
sono state immerse nel mare ma le sostanze con cui sono colorate sono altamente inquinanti e tossiche per
animali e umani. Diversi gruppi ambientalisti –per ora ignorati - hanno chiesto celebrazioni più ecologiche.
-L’attore egiziano Mamdouh AbdEl Alìm (foto sotto) ha recitato in una nuova Musalsal sulla storia di un
compositore scomparso, Baligh Hamdy.
-Il Malecòn è il nome del lungomare de L’Avana (Cuba), uno dei caratteristici punti d’incontro della città.
-Il Camel Library Service è una biblioteca viaggiante, una mini-carovana, che, grazie ai cammelli, trasporta
libri da Garissa e Wajir, nordest del Kenya, a 400 km dalla capitale Nairobi. Sono 300 i volumi, di ogni tipo,
prestati e poi ritirati al successivo passaggio, fin dei villaggi più sperduti.
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-La parola moschea deriva da masgid, dalla radice araba sa-gia-da, che significa prostrarsi. Quindi,
etimologicamente, la moschea è il “luogo della prostrazione”.
-Follie in piscina per i giapponesi: è nata la Yunessun Spa Resort dove si possono fare bagni: nel caffè, nel
vino rosso, nel tè verde, nel sakè…In totale 25 piscine per tutti i gusti!
-La Cina rivaluta i cani: mentre il 2006, per il loro zodiaco (differente dal nostro) è l’anno del cane, gli amici
a 4 zampe diventano una moda d’importazione. Per ora solo quelli piccolissimi sono permessi nelle case di
città. E pensare che durante la rivoluzione culturale erano considerati dei parassiti!
-Controsensi: in Iran l’omosessualità è considerata un crimine ma Teheran è diventata la mèta da tutto il
Medio Oriente per chi vuole operarsi per cambiare sesso!
-Nuova forma riabilitativa dall’Australia, dove i detenuti, secondo uno speciale programma, vengono fatti
lavorare in mezzo ai coccodrilli…prendendosi cura dei grandi rettili!
-Cina: durante uno spettacolo un orso bruno ha guidato una moto su un filo sospeso nell’aria con una ragazza
appesa a un’ altalena!
-L’uposatha è una cerimonia che riunisce le comunità di monaci buddisti. Significa “giorno
del digiuno”. Rstando in tema, l’eftar è invece l’interruzione del digiuno per i musulmani.
-In Etiopia vivono quasi 70 milioni di persone, e ancora oggi, più dell’ 80% sono contadini.
-Finalmente vietata anche in Indonesia la pratica dell’infibulazione. Il Ministero della Sanità ha imposto a
medici ed infermieri di non praticarla più ai pazienti che la richiedono.
-Riconoscimenti: il premio Nobel 2006 per la letteratura è andato al turco Orhan Pamuk, autore di “Neve”.
Nobel per la pace, invece, al bangladese Muhammad Yunus, detto il “banchiere dei poveri”, inventore del
microcredito. Il 15° Dalai Lama (vero nome: Tenzin Gyatso) ha ricevuto una laurea honoris causa a Roma.
-Ha aperto a Milano la prima scuola araba, dedicata a Naghib Mahfuz. Ancora polemiche di vario tipo dopo
la chiusura della scuola islamica dell’anno scorso in Via Quaranta. 130 sono i bambini iscritti, tutti egiziani.
La scuola, attualmente, non è ancora del tutto in regola.
-Hanno trasmesso recentemente una nuova musalsal dedicata al cantante egiziano scomparso AbdEl Halìm,
interpretato perfettamente da un attore…marocchino, identico a lui ,sia nei gesti che nei lineamenti del viso,
è identico!
-Al tempo del massimo splendore della civiltà dei nativi americani, i pellerossa avevano ben 400 popolazioni
e 300 lingue.
-Intossicazioni da pesce crudo: attenti alla moda dei sushi bar, degli aperitivi e dei ristoranti giapponesi che
fanno proliferare locali con menù di pesce crudo. Meglio diffidare dei molti locali improvvisati, spesso
gestiti da cinesi o italiani, molti i casi di intossicazione, meglio gli originali nipponici!
-E’ morto a 77 anni Kintaro Oki, il più grande wrestler sudcoreano di tutti i tempi, conosciuto sul ring anche
come Kim Ill. Lottò negli anni ’60 e ’70 assieme a Giant Baba e Antonio Inoki. Noto per la sua “testa di
ferro” con cui metteva k.o. gli avversari, apparve addirittura tra i protagonisti del cartoon dell’Uomo Tigre.
-In India pescatori e contadini usano indossare una maschera al contrario per non essere assaliti alle spalle
dalle tigri.
-In Cina hanno copiato pari pari Thames Town, un’ intera, tipica cittadina dell’Inghilterra, creando un luogo
di residenza per ricchi cinesi. Gli inglesi non l’hanno presa bene!
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MESUT KURTIS - “Salawat” (Awakening Worldwide Ltd.) Ecco il primo CD di Mesut Kurtis,
prodotto da Sami Yusuf. L’inizio è affidato alla suggestiva “No one but Allah” cantata in turco e
inglese, seguono “Salawat” in arabo e inglese, molto ritmata, e “Burdah”. E’ un canto in arabo già
interpretato da altri, molto bello, con Sami Yusuf nei cori. “Never forget”inizia in inglese, con un
ritornello piacevole “Every night and every day, never forget to say La ilaha illallah”. “Ya Ilahal
Kawniӏ gioiosa, con le maracas come accompagnamento assieme alle percussioni, usate molto
nell’album. “Alayka” non si discosta molto dalle altre. Poi è la volta del canto tradizionale che
accompagnò il Profeta Muhammad da Mecca a Medina “Tala al badru alayna” ed inizia in modo del
tutto personale. Chiude l’album “O Allah” brano d’atmosfera con Sami Yusuf che canta in alcune
parti, infatti questo brano ricorda molto “Meditation” e “Suplication”, proprio di Sami Yusuf.
Ottimo!
OSVALDO MONTES Y ANIBAL ARIAS – “Tango para todo el mundo” (Winter & Winter)
Con un titolo così esplicito si va diretti all’anima del tango argentino al suo meglio in questi 24
pezzi suonati dai due anziani veterani suonatori, rispettivamente di bandeon e chitarra.
ANTONIO CARLOS JOBIM – “Em minas ao vivo” (Jobim Biscoito Fino) Primo di una serie di
live inediti per l’artista spagnolo, questo è del lontano 1981 , Jobim si cimenta con piano e voce,
ripercorrendo i grandi classici della musica del suo grande paese.
SELENA – “Dreaming of you” (Capitol EMI) Selena è considerata come una tra le più popolari e
influenti icone musicali ispaniche di ogni tempo, leggenda del tex-mex, ironia della sorte, è stata
assassinata nel ’95 dalla presidentessa del suo fan club. Questo è il suo ultimo album in studio
(ristampato nel 2002 con brani agiunti), tra le numerossissime pubblicazioni, spesso postume.
Paradossalmente è divenuta una diva cantando in una lingua che non era la sua lingua madre, dal
momento che era cresciuta parlando inglese e registrò i suoi primi successi in spagnolo,
foneticamente.
ROSA PASSOS – “Rosa” (Telarc) Già autrice di una dozzina d’album, torna Rosa Passos,
brasiliana di Salvador De Bahia, voce e chitarra, con 15 pezzi, tra classici della tradizione, e brani
suoi.
SÃO PAULO UNDERGROUND – “Sauna: um,dois,três” (Aestethics) Disco di “free-samba”,
un nuovo genere brasiliano, da parte di un artista americano trasferitosi in Brasile, che lì crea un
progetto etno-electro-acustico, interessante per chi, come noi, vuole sentire qualcosa di nuovo.
CSS – “Cansei de ser sexy” (Sub Pop/Audioglobe). Ancora da San Paolo, stavolta un curioso
giovane gruppo nato per scherzo e senza ambizioni dai Photolog (sorta di network on line incentrati
sulla condivisione di foto e video, apparentemente piuttosto popolari in Brasile). Ci siamo
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letteralmente innamorati di questo gruppo formato da 5 ragazze e un ragazzo; la cantante,
Lovefoxx, è nippo-brasiliana e il loro nome abbreviato significa “stanca di essere sexy”. Electropop
e funky rock prevalentemente in inglese - qualche strofa in portoghese - e citazioni post punk/new
wave. Niente di nuovo ma orecchiabili, talvolta ballabili. Il singolo “Let’s make love and listen
Death From Above” va fortissimo e cita nel titolo un altro gruppo. Esiste un omonimo album
pubblicato solo in Brasile nel 2005, questa è una ristampa internazionale con un paio di brani
sostituiti con altri e la copertina cambiata.
MIRI BEN-HARI - “Hip hop violinist” (Universal) Questa giovane violinista di Tel Aviv,
riccioloni biondi e look anni ’80, sta riscuotendo molto successo. Basi hip-hop e suoni classici col
violino. Un successo la strumentale “Symphony of Brotherhood” che mette d’accordo tutti,
israeliani e libanesi, sperando che il titolo sia di buon auspicio nella realtà. L’album è del 2005,
ripubblicato quest’anno con dei bonus inediti.
SUNSHINERS – “Sunshiners” (Jive) Curioso e originale gruppo da Vanuatu (Isole del Sud
Pacifico) con un album di cover…in stile reggae di pezzi famosi degli anni ‘ 80: Bowie, Cure, Tears
For Fears, ecc. Aspettiamo pero’ di sentire le loro composizioni originali!
BARRINGTON LEVY - “Shaolin Temple” (Auralux/Goodfellas). Curioso titolo orientale per la
ristampa di un disco classico di reggae direttamente dagli anni ’70, con varie bonus tracks.
JORGE ARAGAO – “Ao vivo” (Indie Records) Grande autore e cantante brasiliano, sentito al
recente Festival Latinoamericando, inizia negli anni ‘ 70 col gruppo “Pagode Fundo de Quintal”,
oggi è uno dei maggiori autori di samba e ha all’attivo ben 15 album, l’ultimo è questo live in cd e
dvd.
RAUL PAZ – “En casa” (Self) Al suo terzo album, gradevolmente riuscito, Paz, parigino di
origine cubana, miscela le sonorità del pop-rock francese con i tipici suoni della musica cubana
tradizionale.
DARINE HADCHITI – “Eddam el kel” (Lea production)
Altro disco raro per l’occidente, che abbiamo scovato per caso
in un negozietto, è il primo lavoro della libanese Darine, del
2005. Niente di nuovo come sonorità, il solito pop arabo ma
una voce molto dolce e pezzi orecchiabili. Tra i titoli: ”El
Masafi Areebi”e “Ah Ya Waad”.A lato: la bella Darine su una
rivista popolare. Molto ben curato l’artwork dell’album e il sito
internet: http://www.darinehadchiti.com/
“SOUNDS OF THE ABORIGINE” (Kado), “DEMURRU
MEDITATION: SOLO DIDJERIDU FOR RELAXATION
& MEDITATION” (Indigenous Australia) e THE AUSSIE
BUSH BAND “Bush Songs From The Australian Outback “
(Legacy International), quest’ultimo con 20 pezzi, raccolte un
tempo introvabili, oggi disponibili d’importazione o da internet
insieme a molte altre simili, per sentire i suoni autentici dei
nativi australiani tra didjeridoo e canti locali.
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Per chi vuole invece lasciarsi trasportare dagli antichi suoni dei nativi americani, da recuperare le
raccolte: SACRED SPIRIT: CHANTS AND DANCES OF THE NATIVE AMERICANS
(Virgin), forse la più nota, del 1995, con 11 brani; SACRED SPIRIT II – MORE CHANTS AND
DANCES OF THE NATIVE AMERICANS (Higher Octave) uscita cinque anni dopo; NATIVE
AMERICAN CHANTS & DANCES; TRIBAL WINDS: MUSIC FROM THE NATIVE
AMERICAN FLUTES (Earthbeat) con strumenti a fiato e suoni della natura.
MARISA MONTE “Infinito particular/Universo ao meu redor” (Phonomotor) Artista
brasiliana, tra tradizione ed elettronica, un pop d’autore che abbiamo avuto modo di conoscere bene
anche noi in Italia anche per la partecipazione al progetto Tribalistas, si è esibita il 27/10 al Teatro
Smeraldo di Milano. Due album per lei quest’anno, il primo più intimista, il secondo più sanguigno,
entrambi consigliati.
KITARO “Spiritual garden” Parliamo per la prima volta di
questo chitarrista e polistrumentista giapponese di Toyohashi,
emblema per i seguaci della new age. I suoi dischi, sempre
pregiatissimi, vendono moltissimo e Kitaro vanta sempre
collaborazioni prestigiose. Vive in Colorado e compone nel suo
studio casalingo, abbastanza grande da contenere un'orchestra
sinfonica di 70 elementi! Il suo vero nome è Masanori Takahashi
e lo pseudonimo "Kitaro" deriva da un personaggio di una serie di
cartoni animati giapponese. L’ultimo album, con 12 brani, è,
come sempre, meditativo e interiore, ma anche un po’ troppo
ripetitivo con le sue composizioni strumentali adatte solo per
alcuni momenti, non certo da sentire in continuazione!
Segnaliamo l’interessante proposta della Mondo Home Entertainment, che, scovando in qualche
archivio i mitici incontri di wrestling (o catch, come lo chiamavamo all’epoca), li pubblica in una
dozzina di dvd che si possono trovare a prezzo economico in edicola o nei centri commerciali. Il
titolo è WWH (World Wrestling History). Tutti i protagonisti degli incontri integrali della
giapponese NJPW trasmessi nei primi anni ‘ 80 da reti locali, nientemeno che con il commento di
allora di Tony Fusaro e dei suoi collaboratori: imperdibili!
500 NATIONS Si tratta di un documentario del 1995, un cofanetto di ben 4 dvd, narrato da Kevin
Costner, che racconta l'epopea dei principali popoli nativi delle Americhe, dai Maja ai Navajo, dal
capitano Smith alle Guerre Indiane, da Toro Seduto a Geronimo. Attraverso anni di lavoro e fedeli
ricostruzioni il documentario illustra sia la raffinata cultura dei nativi americani sia le guerre, le
vittorie, i soprusi e le sconfitte che questi popoli hanno affrontato nei secoli. Distribuzione: Eagle
Pictures.
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Il cinema cinese cresce con la sua economia, basti pensare a questo dato: dal
1996 sono stati allestiti agli Hengdian Studios, l’equivalente cinese di
Hollywood (o di Bollywood, se preferite), circa 7000 set e prodotte 200 serie
per la tv con 4000 episodi. L’anno scorso sono stati prodotti ben 70 film. In
questo numero avremo un occhio di riguardo per il cinema cinese.
BUENA VIDA
(Buena Vida Delivery) drammatico, Argentina/Fr./Ol.,
2004, di Leonardo Di Cesare, durata: 93’. Con: Ignacio Toseli, Mariana
Anghileri, Óscar Núñez, Alicia Palmes. Distribuzione: IIF. Iniziamo con un film
che non ci ha convinto molto, spacciato come commedia argentina (un onesto
lavoratore si mette con una ragazza che gli porta ben presto in casa i parenti
decisi a trasformargliela in una piccola azienda pasticciera), è in realtà un film
piuttosto triste sulla condizione odierna degli argentini, il tentativo di
sopravvivere di espedienti e la legge che non aiuta. Interessante nella prima parte,
crolla successivamente, peccato.
CROSSING THE BRIDGE (THE SOUND OF ISTANBUL)
(The sound of Istanbul)
musicale/documentario, Germania/Turchia, 2005, di Fatih Akin, durata: 90’. Con: Alexander Hacke, Baba Zula, Orient
Expressions, Duman, Replikas, Erkin Koray, Ceza. Distribuzione: Fandango. Il regista de “La sposa turca” (vedi
Etnomondi N.13) si cimenta stavolta con un interessante documentario musicale su Istanbul, da sempre snodo culturale
tra oriente ed occidente, percorrendo i vari generi che dalla classica musica araba arrivano all'attuale hip-hop.
STILL LIFE (Sanxia Haoren) drammatico, Cina, 2006, di Jia Zhang-Ke, durata: 108’. Distribuzione: Lucky
Red. Commovente e surreale anche nella realtà: annunciato in cartellone a competizione già
iniziata, il film del regista cinese Jia Zhang-Ke (vedi foto) sulle devastazioni prodotte dalla diga
sul Fiume Azzurro, ha vinto, un po’ a sorpresa, all’ ultimo Festival di Venezia.
NON UNO DI MENO
(Yige dou buneng shao) drammatico, Cina, 1999, di Zhang
Yimou, durata: 106’. Con: Zhang Huike, Wei Minzhi, Sun Zhimei, Gao Enman, Tian Zhenda.
Distribuzione: Mikado. Leone d’Oro al Festival di Venezia. Una ragazzina di tredici anni viene
incaricata dal sindaco di sostituire il maestro nella scuola di un paesino rurale. Quando uno degli alunni fuggirà in città
per cercare lavoro, non esiterà, caparbiamente, a seguirlo per riportarlo a scuola. Bellissimo film sulla triste condizione
della scuola in Cina, se non l’avete ancora visto, recuperatelo!
LA STRADA VERSO CASA (Wo de fu qin mu qin) drammatico, Cina, 1999, di Zhang Yimou, durata:
110’. Con: Ziyi Zhang, Honglei Sun, Hao Zheng, Yuelin Zhao. Distribuzione: Bim. Orso d’Argento a Berlino. Il ritorno
a casa di un uomo d’affari per la morte del padre è un’occasione per fare riaffiorare ricordi. Ancora un film di Yimou
che ci presenta la Cina più vera, con le sue tradizioni e il suo attaccamento alla famiglia.
TIME
(Time) drammatico, Corea Del Sud/Giappone, 2006, di Kim Ki Duk, durata: 98’. Con: Jung-woo Ha, Hyeona Seong. Distribuzione: Mikado. Tredicesimo e più recente film in 10 anni per l’infaticabile Kim Ki Duk che si
interroga sulle basi fondamentali dell'amore e della natura umana. Una coppia e i cambiamenti che il tempo porterà
nella loro relazione.
AZUR E ASMAR
(Azur et Asmar) animazione,
Francia, 2004, di Michel Ocelot, durata: 90’.
Distribuzione: Lucky Red. Attuale questa favola a cartoni
animati ambientata in un Maghreb medievale, pieno di
pericoli, di sortilegi e di meraviglie, dove due amici
d'infanzia, uno cristiano, l'altro musulmano, si
ritroveranno come rivali alla ricerca della fata dei Ginn.
Y TU MAMA’ TAMBIEN – ANCHE
TUA MADRE (Y tu mama tambien) commedia, Messico/U.S.A., 2000, di Alfonso Cuaron, durata: 105’. Con:
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Diego Luna, Gael Garcia Bernal, Maribel Verdu. Distribuzione: 20th Century Fox. Un film sul mondo degli
adolescenti, un viaggio di conoscenza e approfondimento di sé e dei propri compagni d'avventura.
CRAZY STONE
(Fengkuang de shitou) commedia, Cina/Hong Kong, 2006, di Hao Ning, durata: 106’. Con:
Huang Bo, Zhonghua Chen, Jie Du. Distribuzione: Warner Bros. Una pietra preziosa ambita da troppi ladri che la
inseguono:
chissà se mai uscirà da noi questo divertente film che ha sbancato il botteghino in Cina la scorsa estate, approfittando
anche del fatto che in quel periodo (giugno/luglio) in Cina non vengono distribuiti film stranieri ma solo nazionali?
Niente di nuovo per noi, molte idee già viste in altri film, ma una pellicola divertente e d’azione a basso budget e cast
semisconosciuto anche per i cinesi. A fianco, la locandina.
LA FIGLIA DEL NILO
(Nilhuoe nuer) drammatico, Taiwan, 1987, di Hou
Hsiao-Hsien, durata: 90’. Con: Yang Lin, Yang Fan, Gao Jie. Distribuzione: Lab 80. Niente di
egiziano in questo film dove seguiamo le vicende di una famiglia di Taiwan filtrandole
attraverso le avventure della "Figlia del Nilo", un fumetto mitologico del quale è accanita
lettrice la protagonista. Il legame con la famiglia tradizionale si disgrega per la corsa alla facile
ricchezza e alla perdita di valori nella società attuale.
CHI TOCCA IL GIALLO MUORE
(The big brawl) avventura, U.S.A., 1980,
di Robert Clouse, durata: 95’. Con: Jackie Chan, José Ferrer, Pristine De Bell. Distribuzione:
Pic. La produzione è americana, ma il film è uno dei più famosi di J.Chan (vedi Etnomondi N.
15). A Chicago negli anni ’30 un ragazzo aiuta saltuariamente il padre in un ristorante, ma, quando vincerà una
maratona, si scontrerà con un boss mafioso che lo vuole assoldare per una nuova gara.
LOVE BATTLEFIELD (Love battlefield) thriller, Hong Kong, 2004, di Cheng Puo-Soi, durata: 96’. Visto al
Far East film Festival di Udine e per ora inedito da noi. Il regista precedentemente si dedicava all’horror, stavolta
presenta un interessante film di crimine e romanticismo: una coppia sta
per lasciarsi, ma quando dei corrieri della droga armati fino ai denti
incrociano la loro strada, li fanno ritornare vicini.
THE
TRACKER (LA GUIDA) (The tracker)
drammatico, Australia, 2002, di Rolf De Heer, durata: 98’. Con: David
Gulpilil, Gary Sweet, Damon Gameau, Grant Page. Distribuzione:
Fandango. 1922: Outback australiano, come in un western d’altri
tempi, una guida aborigena e tre poliziotti a cavallo inseguono un
fuggitivo, ma presto si scontreranno tra di loro. Interessanti le pitture
tribali che inframezzano questo film, chiaramente dalla parte dei nativi
australiani.
LE BICICLETTE DI PECHINO
(Shiqi sui de dan
che) drammatico, Cina/Taiwan/Francia, 2001, di Xiaoshuai Wang,
durata: 103’. Con: Lin Cui, Xun Zhou, Yuanyuan Gao. Distribuzione:
Teodora. La bicicletta è ancora un simbolo molto importante in Cina,
lo dimostra questo film. Guo Liang lavora come fattorino, per lavorare
gli occorre la bici, ma quando questa gli viene rubata, perde il lavoro.
La stessa bici viene acquistata al mercato delle pulci da Li Bin. Tra i
due nasce una disputa su chi deve tenere la bicicletta.
A lato: una recente rassegna sulla Cina (vedi “Mostre e rassegne” su questo
numero)
SAN MAO PICCOLO VAGABONDO
(San Mao, liulang Ji) drammatico, Cina, 1949, di Zhao Ming e
Yan Gong, durata: 71’. Con: Meng Shu-fan, Gong Bo’an. Noto anche come “Un orfano chiamato San Mao”, le
peripezie di un orfanello che si adatta a molti lavoretti. Un film inedito da noi sulla compassione per i poveri che,
censurato, potè uscire solo dopo la vittoria del regime comunista.
13
LA MEMORIA DEL SACCHEGGIO
(Memoria del saqueo) documentario, Argentina/Svizzera/Francia,
2004, di Fernando E.Solanas, durata: 120’. L’Argentina, un paese che fu prospero, é stato ridotto alla miseria dalla
dittatura di Menem negli anni novanta. La più grave crisi economica e sociale di un paese in tempo di pace.
LA COPPA (Phora) commedia, Australia/Bhutan, 1999, di Khyentse
Norbu, durata: 93’. Con: Kunsang Nyima,
Pema Tshundup. Distribuzione: Lucky Red. Due adolescenti tibetani, uno con la passione per il calcio, vengono inviati
dalla famiglia in un monastero in esilio alle pendici dell'Himalaya. Curiosità: la colonna sonora comprende brani
tradizionali tibetani, il film è stato girato in tibetano e in India l’edizione per l’Occidente ha i sottotitoli in inglese.
TERRA GIALLA
(Huang tu di) drammatico, Cina, 1984, di Chen Kaige, durata: 105’. Con: Lui Qiang, Tan
Tuo. Dal romanzo di Ke Lan, l’esordio del noto regista pechinese, uno dei più rappresentativi e conosciuti cineasti della
cosiddetta “quinta generazione”: una storia della profonda Cina rurale con matrimoni combinati, vita dura e il legame
con una terra arsa dal sole.
SORELLE DELLA SCENA
(Wutai jiemei) drammatico, Cina, 1965, di Jin Xie, durata: 112’. Con: Yindi
Cao, Yunzhu Shangguan. Cina prerivoluzione: due amiche attrici si separano per motivi di soldi ed a causa della
politica. Inedito per l’Italia, e noto anche come “Sorelle del palcoscenico” è un film fondamentale della cinematografia
cinese, opera in bilico tra autorialità e propaganda del governo.
OPERA JAWA
(Opera Jawa) musicale/drammatico, Indonesia/Austria, 2006, di Garin Nugroho, durata: 120’.
Con: Martinus Miroto, Eko Supriyato. Sceneggiato dal regista stesso e visto al recente Festival di Venezia, si ispira ad
una delle più popolari storie del sud-est asiatico, “Il rapimento di Siti” che racconta di un triangolo amoroso che finisce
inesorabilmente in violenza e morte. Un nostro amico che l’ha visto l’ha definito “il musical indonesiano che ha fatto
scappare anche gli indonesiani”, riferendosi al fatto che in sala molte persone, alcune orientali, non hanno resistito per
tutta la durata del film, altri poi si sono addormentati! In realtà la pellicola è interessante ma bisogna essere predisposti a
vederla: è lunga, assomiglia un po’ ai “polpettoni bollywoodiani” con tanta musica coi vari campanellini, balli e le
vocine femminili, non per tutti!
KABULIWALA
(Kabuliwala) drammatico, India, 1956, di Tapan
Sinha, durata: 116’. Con: Kali Bannerjee, Radhamohan Bhattacharya.
Premio al Miglior film Straniero nel Festival di Berlino. Ripeschiamo
questo per noi sconosciuto film in bianco e nero in lingua bengali,
considerato un capolavoro, storia di due amici, Kabuliwala e Mini, la cui
amicizia è contrastata dalle famiglie e da varie vicissitudini. Separazione e
incontro molto tempo dopo. Tratto da un romanzo di Rabindranath Tagore,
con musiche di Ravi Shankar.
LA
PORTA
DEL
SOLE
(La porte du soleil), epico,
Francia/Egitto/Marocco/Germania, 2003, di Yousry Nasrallah, durata:
278’. Con: Rim Turki, Orwa Nyrabeya, Hiam Habbas. Distribuzione: Arte.
Kolossal epico e poetico di 4 ore (!) visto solo in qualche festival da noi,
tratto dal romanzo omonimo di Elias Khouri, reperibile in italiano presso
Einaudi. Cinquant’anni di durezze, speranze e amori di quattro personaggi
che vivono la storia dei palestinesi e del loro viaggio forzato dai campi
della Galilea al Libano. Il regista è egiziano, ha collaborato anche con Y.Chahine; il film è parlato in arabo e francese, è
diviso, simbolicamente, in due parti: “La partenza” e “Il ritorno”.
IL PROFUMO DELLA PAPAYA VERDE
(L’odeur de la papaye verte/ Mui du du xanh),
drammatico, Francia, 1993, di Tran Anh Hung, durata: 100’. Con: Tran Nu Yen-Khe, Nguyen Xuan Thu.
Distribuzione: Columbia. Successo anche da noi per questo film d’autore di produzione francese che segue le
vicissitudini nel corso degli anni di una giovane contadina cinese che diventa domestica presso una ricca ma triste
famiglia di Saigon.
IL TE’ NEL DESERTO
(The sheltering sky) dramm.,G.B.,1990, di Bernardo Bertolucci, durata: 138’.
Con: Debra Winger, John Malkovich. Distr.: Warner Bros. Famosissimo questo film tratto dal romanzo di Paul Bowles:
cercando di salvare il loro rapporto un musicista e una scrittrice finiscono per essere travolti dal “Mal d’Africa”.
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ANIME GIAPPNESI
LADY OSCAR
Dopo esserci occupati in modo dettagliato della Saga di Mazinga e di Candy Candy la protagonista
di questa nuova rubrica –che prende il titolo dall’articolo “Anime giapponesi III” nel numero 14 di
questo giornale-, è … LADY OSCAR!
La serie Tv è stata trasmessa in Giappone nel 1979 e in Italia arrivò sugli schermi di Italia 1 nel
1982. Fu una novità per i grandi appassionati di Anime, o “cartoni giapponesi” come venivano
chiamati in quei anni, poiché proponevano soprattutto cartoon di robot o bambine tipo Candy
Candy o Heidi. Lady Oscar non era niente di tutto questo. Non era un’orfanella tutto sorrisi e
dolcezze ma una guardia della Regina Maria Antonietta, una donna dai lineamenti bellissimi e al
tempo stesso vestita come un uomo, con un carattere altrettanto “maschile” e deciso. Non correva
dietro alle caprette o alle farfalle, ma combatteva con la spada, anche meglio degli uomini.
Soprattutto –e ci tengo a sottolinearlo- non aveva “strane” preferenze per le donne, come scrivono
alcuni. Si innamorò quasi per “sbaglio” di due uomini nella vita, il primo non la corrispondeva
perché amava la Regina e il secondo era un amico fraterno di infanzia, un amore inaspettato.
Soprattutto la sua storia non ha un lieto fine, perde la vita durante un combattimento. Davvero un
personaggio originale ed innovativo. Tutti i personaggi sono realmente esistiti, tranne lei e il suo
amico d’infanzia, cioè il suo vero amore Andrè.
La storia è stata tratta dal fumetto “Versailles no bara” che significa “La Rosa di Versailles” di
Ryoko Ikeda (18 Dicembre 1947), pubblicato in 82 puntate dal 1972 in un settimanale femminile
“Jyosei Seven”, la Serie Tv ha invece 40 episodi, più 1 mai trasmesso da noi.
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Hanno dedicato al personaggio anche rappresentazioni teatrali e film con attori in carne ed ossa. Il
fumetto e l’anime sono quasi identici.
Trama: Oscar Francois de Jarjayes nasce a Versailles nel 1755 e viene cresciuta come un uomo per
un capriccio del padre che desiderava avere un figlio maschio, dopo aver avuto solo figlie femmine.
Diventa –contro voglia ed obbligata dal padre- Capitano delle Guardie Reali, al servizio della
giovane Regina Maria Antonietta. Tra lei e la Regina nascerà una vera amicizia. Oscar si
innamorerà del Conte Fersen, amante della Regina. Soffrirà molto per questo amore non
corrisposto. Indosserà persino gli abiti da donna per un ballo col Conte, sarà la prima ed ultima
volta che si vestirà in quel modo.
Dopo questa grande delusione d’amore, Oscar decide di dedicarsi esclusivamente al suo lavoro,
senza più innamorarsi e di vivere così come un vero uomo. Decide persino di separarsi dal suo
amico fraterno Andrè, che le rivelerà in quel momento il suo amore segreto per lei.
Lascia la Guardia Reale per i Soldati della Guardia dove ritrova con grande meraviglia Andrè
arruolatosi per seguirla. Andando contro il volere del padre Oscar decide di fidanzarsi con Andrè,
dopo aver scoperto che anche lei prova amore per il giovane. Continua però la sua vita militare
all’ombra della Rivoluzione francese.
Finalmente Oscar trova per la prima volta nella sua vita la felicità che non aveva mai provato.
Purtroppo questo “sogno” finisce presto perché Andrè –diventato ormai ceco- perderà la vita per lei.
La disperazione. Spronata da Alain riprende con ardore il comando, ma muore sul campo di
battaglia un’ora prima della presa alla Bastiglia, nel 1789.
Tutto il resto è storia ormai nota, riportata sui libri: scoppia in quel periodo la Rivoluzione francese.
Nel 1791 il Re Luigi XVI e la Regina Maria Antonietta vengono imprigionati alla Tuileries con
l’intera famiglia. Nel Gennaio del 1793 viene condannato a morte il Re e il 16 Ottobre dello stesso
anno viene ghigliottinata la Regina. L’anno dopo toccherà anche a Robespierre.
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INTERVISTANDO…
Etnomondi – Ciao, da dove vieni?
Anna – Da Asmara, in Eritrea.
Etnomondi – Ci puoi parlare del tuo paese e della situazione attuale?
Anna – Il mio paese è molto piccolo, si puo’ dire che sia una striscia di terra di 4 milioni di abitanti. Abbiamo
due porti sul Mar Rosso, Massawa e Assab,che fanno gola ai nostri vicini, l’Etiopia, che non è sul mare.
Ecco il motivo di tanti anni di guerra. Ancora adesso il nostro governo tiene i soldati armati per strada, per
precauzione, ma il nostro è un paese tranquillo.
Etnomondi – Parli molto bene l’italiano, ma sei nata qui?
Anna – No, ma ho imparato in fretta: sono venuta in Italia 3 anni fa con mia madre e mia sorella in cerca di
lavoro, da noi la vita è ancora dura, anche se migliore rispetto al passato. Ora studio e lavoro, vorrei
diventare medico. Qui ho anche due cugine (-che intravediamo nel locale in cui incontriamo la nostra amicanda) Ho altri 2 fratelli e 3 sorelle a casa, sai, siamo una famiglia molto numerosa!
Etnomondi – Ma siete tutte così belle? Complimenti!
Anna – Dicono che la conformazione fisica degli eritrei è diversa dagli altri popoli africani vicini, siamo più
“regali”! (viva la modestia! – nda)
Etnomondi – Come sono visti gli italiani e gli uomini bianchi in generale dalle tue parti?
Anna – Devo dire bene. Siamo molto affezionati agli italiani che hanno fatto molto per noi durante gli anni
della colonizzazione. Ci sono ancora diversi italiani che lavorano lì, molti eritrei capiscono l’italiano,
specialmente molti anziani, che amano scambiare quattro chiacchiere quando ne incontrano qualcuno! Una
mia parente sta per sposare un ragazzo italiano: ogni tanto qualcuno li guarda un po’ con sospetto per
strada, ma certi pregiudizi sembrano superati.
Etnomondi – Qual’e’ la vostra cucina?
Anna – Il piatto nazionale è lo zighinì, un piatto di carne di manzo o di montone, piuttosto piccante, che si
mangia con le mani sugli “anghera”, sfoglie di pane che fanno da piatto. Esiste anche lo zighinì di verdure e
molti altri piatti di carne e qualcuno di pesce.
Etnomondi – Ti piace la nostra cucina?
Anna – Sì, specialmente la pasta! Quando ci ritroviamo con gli amici eritrei la mangiamo quasi sempre, tutti
ne vanno pazzi! A casa cuciniamo tutte e due le cucine e ho anche trovato diversi ristoranti del mio paese,
qui a Milano.
Etnomondi – Manchi da molto da casa?
Anna – No, facendo un po’ di sacrifici sono riuscita a tornarci per la prima volta, alcuni mesi fa, è stato
bellissimo ritrovare tutti. Una nostra usanza tipica è ritrovarsi a metà pomeriggio tutti a casa di qualcuno per
parlare tranquillamente e bere il caffè, un momento magico!
Etnomondi – Auguri per tutto e a presto!
Anna – Ciao e grazie, un saluto ai lettori di Etnomondi, complimenti!
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Bab Zuweila: Il Marocco
Il Marocco ha ben 700 secoli di storia. Si narra che l’uomo di Neanderthal si stabilì
lungo le coste del Marocco, tutto questo nel 70.000- 7000 A.C. ed apparvero più tardi
le prime tribù di Mauri, che stabilirono contatti commerciali e militari con i
cartaginesi, nel 2000- 600 A.C.
Mauretania fu fondata da loro stessi nel 600- 41 D.C. Il Regno si estese così
dall’Atlantico al confine con l’Algeria e dal 42 D.C diventò parte dell’impero romano
che cadde nel 500 D.C, succeduto dall’Islam nel 711, sbarcato a Gibilterra.
Marrakech fu fondata dalla dinastia berbera dagli Almoravidi verso il 1070 e
riconquistata nel 1525. Cosa accadde in tutto quel arco di tempo? Ci fu una guerra tra
i portoghesi istallatisi sull’Atlantico contro i Beni Saad (tribù discendenti del Profeta
Muhammad), che fondarono così la dinastia Saadiana.
Gli andalusi emigrarono dalla Spagna nel 1609 e fondarono una repubblica
indipendente. Rabat diventò uno dei più grandi mercati di schiavi e nel 1666 fu
fondato l’impero sceriffiano della dinastia degli Alauliti.
Il sultano Sidi Mohammad fece costruire il primo nucleo del palazzo reale di Rabat,
questo avvenne attorno il 1781 D.C, ma l’appoggio agli emiri algerini provocò
l’intervento militare della Francia, nel 1844.
Conquistata l’indipendenza il 7 aprile 1956, dopo un susseguirsi di rivolte, il sultano
Mohamed V salì al trono fino al 1962. Il successore Hassan II modernizzò il paese,
che morì nel 1999, sostituito dal figlio Mohammed VI.
Il Marocco è oggi suddiviso in 37 province e in 2 distretti cittadini “wilaya”. Rabàt è
la capitale.
18
IL SIMBOLO DELLA SOTTOMISSIONE?
Di Maryam
Davvero il velo islamico è un simbolo di sottomissione all’uomo? Non è esatto, la donna è
sottomessa a Dio, non all’uomo. È giusto che in ogni paese una persona possa professare il suo
credo, e se ciò non crea danni ad altre persone non vedo alcun motivo per creare scandali.
Il velo islamico è una cosa che non sminuisce la donna, anzi.. è un suo segno di appartenenza, alla
grande comunità islamica e simboleggia il rispetto e la devozione che ogni donna ha verso Allah..
Porto il velo con disinvoltura e ne sono fiera, anzi, mi sento ancora più graziosa e femminile, mi
sento fortunata, ad avere Allah nel mio cuore!Grazie a Dio, nella mia amata Roma, città
multirazziale, è bellissimo vedere molte ragazze in giro per negozi o semplicemente sedute al centro
a bere un caffè, coperte dai loro stupendi foulard, che oltre a creare un simbolo di appartenenza
religiosa, esaltano la loro bellezza!.. ragazze come me, come tante, amiamo semplicemente non
essere volgari nell'abbigliamento, sentirci a posto, e non ostentare ricchezze o ombelichi al vento,
amiamo la moda come tutte le altre, abbiamo libertà di pensiero, di parola e di azione.. L'arma
migliore è avere giuste parole in bocca e il Corano nel cuore. Noi donne siamo così .. Amiamo
Allah, e Lui ama la bellezza, intesa come cosa pura e aggraziata. Portare il velo è diventato un
oggetto oltre che di sottomissione ad Allah, è un simbolo di appartenenza alla nostra grande
comunità islamica, come ho già detto, non ci fa mai sentire sole o poco protette, molte ragazze in
Francia, nate da genitori musulmani ma con nazionalità francese, hanno ricominciato a portare il
foulard come segno di rispetto di loro stesse, del loro credo, e della loro intelligenza, facendo capire
che femminilità, libertà di studio o di lavoro, possono andare a pari passo, è stato messo in prima
pagina su molte riviste.. e ciò mi ha riempito di gioia e speranza. Quello che in molti paesi manca è
il senso del pudore, andare in giro in jeans non vuol dire per forza essere semi-nude, cosa che in
questo paese ormai è un "cult" essere scoperte anche con temperature invernali..ma questo
lasciamolo per altri tipi di donne. In Italia non ci sarà una legge che vieti di indossare il foulard,
perchè la libertà religiosa è un diritto indiscutibile, io sono contro a forme di coperture totale, tipo il
burqa perchè rende la donna un essere informe (come in Afghanistan) va bene portare abiti che
coprono le forme, ma non un informe sacco nero addosso.. limita la dignità della donna come
individuo, lei non è un essere impuro che va' nascosto, è un essere fatto di dignità e femminilità, che
va' esaltata in un modo decoroso ed intelligente. Una donna può essere bella solo se gia' è una
persona brillante,o anche se indossi un semplice pantalone.. Purtroppo ancora è discriminata in
molti campi, a volte la si teme ma non lo si vuole ammettere.. Il velo non deve essere "una paura,
un ostacolo da eliminare o sovrastare" a meno che non le copra integralmente il volto, il Santo
Corano dice di velare le proprie donne, in tal modo che i fratelli le riconoscano e non le
infastidiscano (capelli, spalle, seno) e di non ostentare le ricchezze, visto che una buona musulmana
dovrebbe essere semplice e pudica. Il Marocco dal canto suo, non dovrebbe proprio parlare.. ha ben
altri problemi da risolvere (di cui il livello di prostituzione che esiste, pornografia, uso di
stupefacenti, essendo uno dei primi produttori di hashish e di uso alcolici tre volte superiore
all'Italia) deprovevole per essere un paese a maggioranza musulmana!A cosa gli serve il passo di
abolire il velo? di essere accondiscendente e ricevere favori dai paesi europei? è assurdo! è proprio
il Marocco che dovrebbe dare l'esempio, oramai occidentalizzato (forse in un modo esasperato..) a
dare un futuro a chi ci vive.. Penso che il tempo e un politica un po' piu' "informata" serva ad
aiutare a integrare la donna musulmana e il suo amato velo.. perchè oltre che su un piano religioso
(indiscutibile e sacrosanto) bisogna parlarne su un piano etico e morale, i diritti della donna non
vanno calpestati.
19
“L’impero di Cindia - Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi di
persone” di Federico Rampini, Mondadori Strade Blu, pagg.369, € 15. Libro scritto dal
corrispondente de La Repubblica da Pechino: questi due paesi influenzeranno il nostro futuro:
hanno avuto negli ultimi anni un boom economico senza precedenti. La Cina già dagli anni ottanta,
l’India più recentemente.
“Breve storia del cinema indiano” di Elena Aime, Strumenti, Ed. Lindau, pagg.260, € 17,50.
Saggio sullo straordinario fenomeno del ricco e vario cinema Bollywoodiano ma non solo, dagli
esordi ad oggi. Ora anche in Occidente abbiamo la possibilità di conoscere questa cinematografia
lontana.
“Shikò, una bambina di strada” di Renato Kizito Sesana, Sperling & Kupfer, collana Diritti e
Rovesci, pagg. 231, € 16. Trascrizione letterale della storia di una ex bambina di strada di Nairobi
oggi ospite in Italia grazie alla Amani, fondazione laica che aiuta le popolazioni africane, nome che
in kiswahili significa “pace”, ispirata e fondata, tra gli altri, dal padre comboniano autore del
libro.Bella la scritta che riproduciamo qui sotto e che trovate nel sito: www.amaniforafrica.org.
“Stranieri a Samoa – Racconti dei mari del sud”
di Ambrogio Borsani, Neri Pozza, pagg.163, €
14,50.Le storie, avventure magiche e leggende
favolose riportate ai giorni nostri dall’autore.
“Arte contemporanea cinese” di Dalu Jones,
Filippo Salviati e Maria Grazia Costantino, Electa, pagg.208. Interessante per studiare il fenomeno
cinese che si fa strada anche nel mondo dell’arte.
“In viaggio con Kipling” di Flavia Amabile, Ed.Il Minotauro, pagg.176, € 13,43. Kipling nella sua
vita viaggiò molto: da Londra alla Birmania, dall’India al Sudafrica. Questo simpatico libro ne
ricalca le orme.
“Il corpo sa tutto” di Banana Yoshimoto, Feltrinelli, pagg.138, € 6,50. Torniamo a parlare della
Yoshimoto a distanza di tempo, per il suo nuovo libro, in cui ritorna con una serie di racconti ai
temi a lei più congegnali: la solitudine, l’abbandono e il dolore per la scomparsa di qualcuno di
caro.
“L’Africa, piccolo Chaka” di Marie Sellier e Marion Lesage, L’Ippocampo, pagg.48, € 12. Un
libro per avvicinare i bambini alla poesia e all'arte della cultura africana. Consigliato dai 5 anni in
su.
20
“La vera storia di Johnny Lim” di Tash Aw, Fazi, pagg.352, € 16. E’il primo romanzo di un
taiwanese cresciuto in Malesia, e narra la storia di un agiato mercante, raccontata con prospettive
diverse dal figlio e dalla moglie, in una Malesia contesa da inglesi e giapponesi.
“Il figlio dell’uomo” di Yi Munyol, Bompiani, pagg.332, € 16,50. Dalla Corea, questo autore
pregiatissimo, è un’alternativa alla moda ei romanzi di Dan Brown, con un giallo teologico che
mescola noir e religione
“Due vite” di Vikram Seth, Longanesi, pagg. 528, € 18,60. Un affresco attraverso un secolo, dall’
India d’inizio secolo fino all’Inghilterra degli anni ’70. Di Vikram Seth, giovane promessa della
letteratura indiana, avevamo già parlato sul N.16.
“Racconti indiani” di Anna Milbourne, Ed. Usborne Publishing (collana Libri Regalo), € 18.
Storie dall’India dedicate ai ragazzi. Dalle stesse edizioni il simpatico “L’antico Egitto – Libro
puzzle” libro-gioco illustrato di P.Allen, pagg.20, € 12.
“La solitudine dell’ Occidente” di Khaled Fouad Allam, Rizzoli, pagg.215, € 17.L’autore di
questo saggio quantomai attuale, docente universitario e giornalista algerino, parla dello scontro di
diversità da arginare tra Occidente e Islam, spiegando le differenze dell’uno e dell’altro
“Palazzo Yacoubian” di Ala Al-Aswani, Feltrinelli (collana I Narratori), pagg.206, €16. Una
commedia umana ambientata in un condominio egiziano al Cairo, questo grande successo letterario
è già stato purtroppo censurato in patria.
“Messico del Nord” di Antonella Macchia, Ed.Polaris Guide, pagg.448, € 30. Un’utile guida per
visitare alcune zone del Messico con itinerari particolareggiati e 32 tavole a colori.
“Corazòn” di Besito De Coco (Roberta Begnoni), Minimum Fax, pagg.267, € 8,26. E’un libro
tascabile con molti aneddoti dedicato alla musica cubana e ai suoi interpreti. Tutti i ritmi dell’isola,
che non è solo salsa, ma 1000 altri.
“Sorelle” di Shobhaa Dé, Tea, pagg. 283, € 12,50. Il libro che ha sconvolto le classifiche e la scena
letteraria dell’ India. Questo romanzo, una storia contemporanea ma con temi tipici del romanzo
popolare ottocentesco, a noi può sembrare un polpettone, in realtà supera gli stereotipi e rompe le
convenzioni. L’autrice sottolinea il tema, purtroppo ancora attuale, della donna sottomessa e vittima
di violenze.
“Colombia” di Krysztof Dydynski, Guide EDT, Lonely Planet, pagg. 336, € 22. Per uscire dal
solito luogo comune: Colombia=patria del narcotraffico. In realtà questo paese sta rilanciando il
turismo e ha molto da offrire, infatti le guide Lonely Planet l’hanno messo fra le dieci migliori mete
dell’anno e questa guida è alla seconda edizione.
“Nettare di un setaccio” di Kamala Markandaya, Universale Economica Feltrinelli, pagg.272, € 8.
La storia d’amore di una contadina attraverso le contraddizioni e il processo di trasformazione
dell’India e della sua gente. Ormai diventato un classico, questo romanzo ha aperto la strada alla
narrativa indiana contemporanea.
“Alchimia del desiderio” di Tarun J. Tejpal, Garzant, pagg. 512, € 18,60. L’autore è noto come
eroico giornalista dopo aver denunciato sul suo giornale on line la corruzione del governo indiano.
Questo romanzo narra di una doppia storia e di una passione che durano 15 anni.
21
L’elefante africano e l’asiatico
Di Mamdouh
L’elefante africano è più grosso di quello asiatico che è più piccolo, debole
con orecchie e zanne più corte. L’elefante africano (loxodonta africano) è
altro fino a 4 m, pesa 5-6 tonnellate e il peso delle zanne è fino a 100 kg.
Le sue orecchie sono enormi, la fronte lombata, ha 4 zoccoli ai piedi
anteriori, 3 ai posteriori. La specie è in via d’estinzione essendo stata
oggetto di caccia accanita per l’avorio delle sue zanne.
L’elefante mammifero, erbivoro, vive in branchi. Ha una vista molto
debole, udito e olfatto eccezionali. Ama l’acqua nella quale tuffarsi per
liberarsi dai parassiti che l’infestano e se è ferito diventa intrattabile e
pericoloso. Il più noto antenato dell’elefante è il Mammut.
La superficie del profilo dorsale dell’elefante asiatico (elephas indicus) è
molto curva verso l’esterno. Questo tipo di elefante viene facilmente
adoperato nei circhi poiché si addomestica facilmente ed anche per
trasportare oltre ad essere usato come bestia da tiro. Le zanne sono
sviluppate solo nei maschi. E’ un animale molto intelligente, vive a lungo
fino a 150 anni e partorisce un solo piccolo alla volta dopo una gestazione
di circa 2 anni.
Vi sarete sicuramente chiesti perché gli elefanti hanno paura dei topi. La
spiegazione è semplice, poiché temono che i topi penetrano nella loro
proboscide, la loro parte più sensibile.
22
MAORI
I Maori sono una popolazione polinesiana della Nuova Zelanda, vivono soprattutto nella
zona settentrionale, constano di circa 200.000 individui “puri” suddivisi in caste, che
abitano in case di legno, spesso artisticamente decorate con intagli policromi, e riunite in
villaggi per lo più fortificati.
La loro religione è quella cristiana, a cui sono convertiti, ma molti mantengono vive
tradizioni e religioni tribali animiste e monoteiste ma basate su primitive credenze
politeiste.
I Maori hanno conservato i tipici caratteri antropologici dei polinesiani, sono alti e con la
colorazione della pelle bruna tendente al chiaro.
La popolazione indigena neozelandese costituisce il 15% circa del paese; la monarchia
Maori non è mai riuscita a creare un vero e proprio stato, non ha un peso formale, né
costituzionale o giuridico in Nuova Zelanda, questo a causa delle rivalità tra le varie caste,
ma il ruolo di re gode comunque di notevole prestigio.
Recentemente è morta per insufficienza renale la regina maori Te Arikinui Dame Te
Atairangikaahu, incoronata nel maggio 1966. Il nuovo re maori è uno dei suoi sei figli:
Tuheitia Paki.
I Maori furono difficilmente sottomessi dai colonizzatori europei tanto che il governo
inglese si dovette impegnare molto per raggiungere il trattato di Waitangi. Attualmente
sono integrati nella società neozelandese: solo negli ultimi anni il governo della Nuova
Zelanda ha promosso un programma di protezione e di integrazione razziale dei maori che
rimangono divisi in un rigido sistema di caste e clan matrilineari.
Importante la loro arte, scultura e architettura, che somiglia, per l’uso dei motivi a spirale a
quella dell’area della Papuasia. Caratteristica tradizionale per cui sono famosi è il
tatuaggio tribale del volto e del corpo.
Tipica della cultura maori è la danza rituale della Haka, resa celebre soprattutto dagli All
Blacks, la colorita e scenica nazionale di rugby neozelandese, che prima di ogni match
intona la Ka Mate, una delle due versioni di Haka (l'altra, meno famosa, è la Peruperu, di
guerra), un vero e proprio spettacolo nello spettacolo che ha lo scopo di intimorire gli
avversari prima di ogni partita.
Il rugby è lo sport nazionale neozelandese, in cui i maori sono eccezionali: la nazionale è
stata fondata nel 1892, ed è una delle più famose e forti squadre di questo sport; è nota
anche con la denominazione "All Blacks", dal colore della loro uniforme, tutta nera,
appunto, nome che però fu attribuito loro dopo un curioso errore giornalistico risalente a
un tour europeo del 1905 (“all backs”, cioè in gergo giocatori “agili e veloci”, divenne per
sbaglio “all blacks”, che poi presero come soprannome)
La nazionale è una delle protagoniste, insieme alle nazionali di Sud Africa e Australia, del
prestigioso torneo annuale Tri Nations, equivalente "subequatoriale" del Sei Nazioni
europeo.
Se volete saperne di più sui Maori, ecco il loro sito ufficiale:
http://www.maori.org.nz/
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Bab Zuweila
Lo Yemen: paese dell’incenso e della mirra
Lo Yemen continua ad affascinare l’occidente. Tutti i regni dello Yemen si
svilupparono attorno al commercio dell’incenso e della mirra, vera fonte di guadagno.
La sua storia si suddivide in due periodi: il primo periodo (pre-cristiano) e il secondo
periodo (era cristiana e musulmana).
Il primo periodo iniziò verso il 1000 a.C e lo Yemen era terra di commercio. Con
l’inizio dell’era cristiana e quindi con l’inizio del secondo periodo, l’economia
diventò agricola. Nacque così la civilizzazione Himiarita.
Nel VI secolo D.C. terminò quel periodo e ci fu una fase di dispersione in numerose
unità politiche, un secolo dopo arrivò l’Islam.
Attorno al 524 –come è riportato nei libri di storia- i cristiani furono perseguitati e
massacrati dal re ebreo Du Nuwas a Najran.
Lo Yemen è conosciuto anche per il famoso regno della regina di Saba, storia narrata
nel Corano.
Nel paese di Saba, nello Yemen, che aveva come regina Bilqìs, adoravano il sole,
allora Salomone invitò la gente compresa la regina a convertirsi, e le mandò una
lettera, la regina gli rispose e poi volle incontrarlo.
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La regina Bilqìs disse a Salomone:
“E’ questo il tuo trono?”.
Rispose: “Sembrerebbe che lo sia”.
Le fu detto: “Entra nel palazzo”, ed entrò.
Alcune tradizioni riferiscono che, per impressionare la regina, Salomone fece
costruire un palazzo di vetro e sotto il pavimento scorreva acqua, allora la donna tirò
su le vesti temendo di bagnarsi e scoprì i piedi, pensando di trovare un’acqua
profonda, si accorse che si era sbagliata. Il Profeta volle darle una lezione: mai fidarsi
solo dell’apparenza, realtà e apparenza possono essere due cose distanti.
Dopo aver costatato che Salomone aveva i requisiti di un Profeta, si scusò ed in
seguito si convertì.
Disse quella: “Signore! Sono stata ingiusta nei miei stessi confronti. Mi sottometto
con Salomone ad Allah, Signore dei mondi”.
(Corano Sura XXVII, V. 44)
In seguito divenne una delle spose del Profeta Salomone.
Nella Bibbia Ezechiele racconta come "l’Arabia e tutti i principi di Qedar fanno
commercio teco, trafficando in agnelli, in montoni, in capri. I mercanti di Saba e di
Ra’mah anch’essi trafficano teco; provvedono i tuoi mercati di tutti i migliori aromi,
d’ogni sorta di pietre preziose e d’oro".
Nella capitale di allora (Marib) fu costruita dall’800 a.C un’imponente diga di 600
metri –oggi sono visibili i resti-, dissero che fu distrutta dai musulmani contro il
paganesimo, oppure che crollò attorno alla metà del VI secolo d.C.
Nel 1946 lo Yemen aderì alla Lega araba, nel 1958 alla Repubblica Araba Unita e il
26 Novembre 1962- dopo un colpo di stato militare, fu deposto il monarca
Mohammed al-Badr, con l’appoggio dell’Egitto - fu proclamata la Repubblica,
appoggiata da Nesser.
Il sud dello Yemen ottenne invece il 30 novembre 1967 l’indipendenza
dall’Inghilterra con il nome di Repubblica Popolare dello Yemen meridionale, che
cambierà nel 1970 con il nome di Repubblica popolare Democratica dello Yemen,
Aden diventò la capitale.
Solo nel 1990 il nord e il sud si unirono, dopo la fine del blocco sovietico. Il presidente attuale è Alì
Abdullah Salih.
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COME SI DIFFUSE L’ISLAM?
Di Abdullah Paolo Gonzaga
Contrariamente a quanto si è detto, che l’Islam si è diffuso con la spada e la violenza, l’espansione
islamica avvenne principalmente in modo pacifico, la prima zona in cui si avventurarono gli arabi
fu la Siria , al tempo dominata dall’impero Bizantino. A questo proposito scrivono gli studiosi
Leonardo Capezzone e Claudio Corvino “Possiamo dire che ovunque risiedessero Semiti, il
governo Bizantino era fieramente avversato e quindi, non appena cessato il timore di Eraclio, gi
Arabi furono salutati come liberatori. L’imperatore infatti, vessato da giganteschi debiti, costringeva
i sudditi ad enormi esborsi fiscali e la sua politica ecclesiastica era divenuta una persecuzione per i
monofisiti e per gli ebrei. Inoltre, bisogna considerare anche la reazione naturale dell’elemento
semitico contro il governo straniero dei Greci, e il fatto che gli Arabi concedessero una completa
libertà di religione e anzi, per ragioni di opportunità politiche e fiscali, perlomeno in un primo
momento, non vedessero di buon occhio le conversioni, limitandosi all’esazione da cristiani ed
ebrei del tributo testatico e fondiario. Per quanto riguarda il passo successivo, cioè l’invasione
dell’Egitto, i musulmani furono accolti dalla popolazione cristiana monofisita come liberatori.
Sempre Capezzone e Corvino scrivono “ La Valle del Nilo, fertilissima e ricca di granaglie, non era
un miraggio per gli Arabi. La sua intrinseca debolezza politica, dovuta alla decadenza dell’Impero
Bizantino che ne deteneva il dominio, andava di pari passo con le problematiche religiose che la
rendevano irrequieta e il malcontento diffuso, dovuto soprattutto all’oppressone fiscale di Bisanzio.
Ad aggravare la situazione, Ciro, patriarca di Alessandria e governatore civile d’Egitto, era una di
quelle figure fosche che sembrano abbondare nella storia bizantina e, più ancora, c’erano i dissensi
religiosi con Bisanzio.Clero e popolazione copta, i cristiani egizi monofisiti (sostenitori della natura
solo divina di Cristo), non accettavano le conclusioni del monoteismo (coesistenza in Cristo di
volontà divina e umana, quest’ultima subordinata alla prima) promulgate da Eraclio. Quando ‘Amr
ibn el ‘As giunse sul Delta con il suo piccolo esercito, l’Egitto era pronto per cambiare padrone: la
resistenza che incontrò fu poca cosa (…) nel frattempo, caduta Babylon il 6 aprile, ‘Amr pose
l’assedio ad Alessandria che depose le armi e pagò un tributo agli invasori, assicurandosi così la
salvezza dei cittadini e la libertà di culto.
Riguardo la conquista islamica di Gerusalemme così scrivono gli autori:”Nella sua lunga e spesso
tragica storia, mai nessuna conquista della città si svolse in maniera più pacifica di quella
musulmana.”
Ed ancora più importante, durante il dominio islamico, Gerusalemme godette di una libertà religiosa
senza precedenti, Cristiani, Ebrei e Musulmani eseguivano i propri culti in pace e convivenza.
Sempre Capezzone e Corvino riportano: ...nella Città Santa, anche negli anni successivi alla
conquista, persone di fedi diverse coabitarono in relativa armonia. In una Gerusalemme che dal
punto di vista urbanistico portava ancora i segni delle ferite inflitte dalla conquista persiana, le tre
comunità religiose si disposero spontaneamente intorno ai propri lughi di culto, dando origine a
quei quartieri in cui è attualmente suddivisa la parte antica della città. I Cristiani, che costituivano la
maggioranza della popolazione, rimasero sul colle occidentale e continuarono a frequentare e a
organizzare processioni e funzioni religiose nei loro edifici sacri. Alla comunità ebraica espulsa
dalla città dopo la conquista bizantina, fu consentito di far ritorno e costruire una sinagoga nota
come "la grotta". (...) Ai piedi dell' "Haram", in una delle zone meno salubri di Gerusalemme, si
stabilirono invece i musulmani."
Da: www.huda.it
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“Seydou Keita” Mostra dedicata al grande fotografo africano della popolazione di Bamako (Mali): ritratti
fotografici pieni di umanità e bellezza oltre che spaccati storici e sociologici del Mali degli anni 50-60. A
Bologna, Galleria Marabini, Vicolo Della Neve 5, dal 21/9 al 30/10.
“Buongiorno Cina”. Ottobre e novembre dedicati alla Cina, dal processo di trasformazione da Repubblica
Popolare Cinese, da Mao ai giorni nostri al Cineforum Del Circolo presso il Circolo Culturale di Unità
Proletaria
di
Milano,
V.le
Monza,140
MM1
Turro.
Dal
16/10
al
13/11.
http://web.tiscali.it/cineforumilcircolo/
Esibizione della compagnia di artisti-percussionisti giapponesi Tao in prima nazionale al Teatro Ventaglio
Nazionale di Milano dal 24/10 al 12/11 con uno spettacolo di nuova generazione, in cui la tradizione
musicale millenaria del Sol Levante viene esaltata da coreografie originali dal ritmo trascinante.I Tao,
“samurai del tamburo”, suonano uno strumento lavorato a mano secondo un’arte millenaria e potenziato
dalla tecnologia: il più grande pesa quasi 600 Kg! Dalla sua formazione nel 1993 la compagnia ha venduto
oltre un milione di biglietti nel solo Giappone, rendendo il tradizionale taiko, conosciuto anche come
wadaiko (letteralmente, tamburo), protagonista di uno spettacolo dove percussioni esplosive si riescono a
fondere con rituali senza tempo. www.drum-tao.com
“I popoli della Luna – Ruwenzori 1906-2006” è una mostra dello scorso settembre, dedicata al massiccio
africano del Ruwenzori – i cosiddetti “Monti Della Luna” - e al suo popolo. A Torino, Museo della
Montagna.
“La Cina al Castello di Duino” (a Trieste fino al 12 novembre) è una grande mostra con rarissime monete,
dipinti, libri antichi e ombre cinesi. Allestita in occasione dell’iniziativa diplomatico-commerciale “l’anno
dell’Italia in Cina”.
Ancora Cina, con la mostra romana “Cina – Nascita di un impero” (dal 15/9 al 28/1) alle Scuderie del
Quirinale. Un periodo affascinante della storia e dell’arte cinese. Dieci secoli che vanno dall’ultima dinastia
pre-imperiale degli Zhou (1045-221 a.C.) alle due dinastie imperiali dei Qin (221-206 a.C.) e degli Han
Occidentali (206 a.C. – 23 d.C.). Una rara testimonianza direttamente da 11 musei cinesi, che difficilmente
offronoi loro reperti per mostre in Occidente.
Torna anche quest’anno la Martial Arts Night al Palalido di Milano (28/10), spettacolo multidisciplinare di
arti marziali.
Peccato parlarne in ritardo, il Festival Oriente – Occidente di Trieste e Rovereto di settembre è stato molto
interessante: incontri di culture nel segno della danza contemporanea con tema principale di questa edizione:
l’Africa.
“Yayoi Kusama – Metamorfosi” Prima grande mostra
personale in un museo italiano: Galleria Civica di Modena,
Palazzina dei Giardini, dal 15/9 al 7/1. Quattro
installazioni labirintiche e biomorfe, luminose ed ossessive
(nella foto un esempio). L’arte di questa famosissima
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artista giapponese utilizza pallini, reticoli, specchi e tutto ciò che mette in crisi la percezione, comunicando il
suo disagio con opere che generano da una parte un vissuto giocoso, dall’altra una perdita dell’orientamento.
Ha collaborato in passato anche con Peter Gabriel. www.yayoi-kusama.jp
“I° Festival Gastronómico Gustos y Colores” Un piccolo festival etnico e culturale latinoamericano,
l’ideale per noi di Etnomondi, peccato sia durato solo due giorni (14 e 15/10). Si è svolto alla Fabbrica Del
Vapore (Via Procaccini, 4 Milano). www.gastroetnico.com.
A Milano due mostre di artisti giapponesi, Motohiro Kato con grafiche ispirate al ciclo vitale e alla sinergia
tra uomo, animale e ambiente (dal 15/10 presso Isola Show Room, Via Carmagnola, 7) e Isao Sugiyama con
sculture ispirate allo scorrere del tempo (dall’ 11/10 presso Naviglio Modern Art, Via A.Manzoni,45).
“Israele, arte e vita 1906-2006” Tutti i protagonisti in un secolo d’arte israeliana. Dipinti, video e foto. A
Palazzo Reale, Milano, dal 18/10 al 7/1.
Ancora Israele, ma anche Palestina, al Cinema Gnomo di Milano, dove si è
svolta una rassegna di film recenti dedicati a questi due paesi, un’occasione di
dialogo tentata per la prima volta in Italia cinematograficamente parlando:
peccato per la poca pubblicità che ha causato scarsa affluenza! Si è poi appena
concluso il 21° Festival Latino Americano di Trieste, retrospettiva sempre allo
Gnomo dal 7 al 12/11.
Milano Yoga Festival il 7 e 8/10 a Milano, due giorni interamente dedicati allo
yoga e aperti a tutti, con workshop e conferenze. www.yogafestival.it
“Spirit of Fès a Milano” per il secondo anno torna in vari luoghi della città il
festival di musiche sacre del mondo, una rassegna musicale e ora anche teatrale
che prende spunto dall’omonima marocchina. Dal 15/10 al 27/11. www.provincia.milano.it/cultura
METROPOLI MULTIETNICA
Ancora a proposito di discoteche e ritrovi/negozi di vari paesi, segnaliamo nella megamultietnica
Via Lazzaro Palazzi, il Bar Addis Abeba, frequentato da etiopi. Potete trovare anche audiocassette
locali, in vendita alla cassa. In Etiopia i giovani amano la musica locale hip hop, ma anche
americana. Poco più avanti, un nuovo phone center indiano, di cui ignoriamo il nome, che si è
organizzato con la vendita e il noleggio di dvd. Spostandosi nella stazione della metropolitana di De
Angeli -purtroppo lasciata andare al suo destino – un tempo piena di negozietti e botteghe, resiste
un noleggio dvd e vhs con vendita di riviste, qualcosa di abbigliamento, cd e cassette musicali.
Peccato che entrati per chiedere informazioni, non siamo riusciti a farci capire dalla stupita
commessa, abituata a clientela asiatica. Ne abbiamo già parlato nei primi numeri del giornale:
Video Massr è stato forse il primo negozio egiziano di noleggio dvd/vhs e vendita di cd, ora si è
ingrandito, ma è un po’ caro e vi si trovano solo i titoli più popolari, pensavamo fosse più fornito,
peccato. In Viale Monte Nero 37. In Via Canonica, vicino alla Chinatown milanese (Via Paolo
Sarpi/Bramante), ci sono un paio di ristoranti cinesi e due grossi negozi, ai numeri 31 e 52,
International Market e…Supermercato (!!) due supermarket rigorosamente cinesi con un po’ di
tutto, dagli alimentari ai souvenir e articoli per la casa. Se cercate un negozio con articoli da regalo,
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arredo, complementi e oggettistica dall’Oriente ma anche dall’Europa, c’è Il Tucano
(http://www.iltucano.it/index.htm)una catena in franchising che ha aperto diversi punti vendita in
tutta Italia proponendo l’etnico per la casa.
Se cercate alimenti etnici (confezionati) da tutto il mondo senza correre rischi di incomprensioni coi
commessi o con le etichette, ci sono gli italianissimi Surgelati dal mondo (ex Genepesca) di C.so
XXII Marzo angolo Via Bronzetti, e la catena Superpolo, con vari punti vendita, con molte
proposte etniche, oltre che pesce fresco.
Saltando di palo in frasca, ricollegandoci al discorso sui vari giornaletti per stranieri distribuiti in
Italia (ne abbiamo parlato diverse volte in News from el alam), segnaliamo Dream Amazonia,
rivista gratuita arrivata al N.76, per tutte le comunità latinoamericane in Italia,.
www.dreamamazonia.it. Ora esiste anche Magazin Latino, il primo programma tv in spagnolo per
i latinoamericani a Milano e Lombardia. Intrattenimento e notizie. Ogni domenica e lunedì alle 7,30
p.m., martedì alle 6,30 a.m. su Più Blu Lombardia.
Discoteche: El Sitio è un disco pub dominicano dove si possono assaggiare piatti tipici. In Via
Corsico 3 (zona P.ta Genova)- Sphinx’s è una discoteca latinoamericana con richiami
…all’anticoEgitto. L’ingresso è gratuito, si organizzano anche feste ed eventi. V.le Papiniano 59, in
zona Sant’Agostino. Alla storica discoteca Rolling Stone di Milano, serata reggae organizzata da Ital sound il 18/10 col concerto di: Tony Rebel, Warrior King e Queen Africa. Corso XXII
Marzo,32. Crazy Jungle è un locale sito in un’ampia cascina (via Cavriana, 26, zona Forlanini)
ispirato al mondo tropicale. Serate con musica latina, ristorante brasiliano e pizzeria.
www.huda.it
Questo nuovo sito è interessante ed originale, diverso dai soliti siti sull’Islam, visitatelo!
http://alek.zipzap.ch/gamelan/read_eng.htm
Molto ben fatto questo sito (in francese) che tratta libri e cd indonesiani, balinesi, e del sud est dell’
Asia.
http://dubaitourism.ae
Sito del turismo a Dubai.
www.buenas.it
Sito in spagnolo per le comunità di questa lingua in Italia. Locali sudamericani, iniziative, annunci,
trasporti, ecc.
www.chinatownitalia.it
Interessante, il primo portale per la Cina in Italia.
http://www.aikidoonline.com/
Spiega il significato di questa recente, non aggressiva arte marziale giapponese sviluppatasi nel 20°
secolo. Eventi, discussioni e molto altro.
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STRUMENTI MUSICALI
Parlavamo di alcuni strumenti musicali sui primi numeri del nostro giornale, è arrivato il
momento di approfondire quel discorso che tanto ci è caro con i principali strumenti etnici.
Ecco alcune curiosità sugli strumenti a fiato: gli indios del Perù suonano pifferi di diversa lunghezza uniti
insieme. Ognuno di essi produce un suono diverso. Il corno indiano è un antico strumento formato da due
parti ricurve di ottone connesse l’una all’altra
La versione moderna dell’oboe sembra sia giunta dall’India nel Medioevo, oggi viene costruito da uno
speciale legno durissimo proveniente dal Sudamerica. Il doppio oboe è suonato in Tailandia, l’oboe
giavanese e quello tailandese sono fatti di legno duro, di osso o di corno. L’oboe è dotato di una piccola
piastrina di metallo posta tra il bocchino e il resto dello strumento. Il triplo flauto tibetano è in realtà formato
da tre flauti uniti insieme. In Giappone troviamo il flauto a croce, fatto di bambù. Le anche dell’armonica a
bocca cinese e di quelle del Laos sono di bambù. L’imboccatura è di legno comune. Il flauto basso è un
vecchissimo strumento in legno che viene tuttora suonato in alcune parti del mondo.
Strumenti a corda: un corno di montone, o shofar, viene usato durante le cerimonie religiose ebraiche. Il
violino tailandese è molto affusolato e fatto d’avorio. Per suonare il violino cinese si fa scivolare l’archetto
tra le corde. L’ukulele è uno strumento a corda hawaiano che, come molti altri, viene pizzicato con le dita o
con una piccola piastrina di plastica, il plettro, che fa vibrare le corde. Il nome in lingua hawaiana significa
pulce saltellante e sembra sia collegato alla velocità con cui abitualmente questo strumento viene suonato. Il
sitar indiano è uno strumento che puo’ avere fino a diciannove corde. Il banjo ha la forma di un tegame con il
manico allungato. Il liuto cinese è a forma di mezza pera, generalmente è formato da quattro corde, ma il
liuto sembra sia di origine araba (allud) da cui pare derivò poi la chitarra. La sansa è uno strumento africano
a segmenti vibranti che producono suoni.
Strumenti a percussione: in Africa il tamburo è da millenni il più importante strumento musicale. Ad Haiti
gli indigeni suonano un grosso tamburo percuotendolo con le mani, lo portano appeso al collo con una
cinghia. Bidoni metallici costituiscono i tamburi a Trinidad, mentre a Bali i musicisti percuotono il
trompong, simile a una pentola con tanto di coperchio.
Gli eschimesi, o inuit, di cui parlavamo sul numero scorso, hanno come unico strumento il tamburo, che
percuotono da sotto con dei lunghi bastoncini. Nel Guatemala si suona un tipo di marimba, strumento di
origine africana. Esiste anche lo xilomarimba, variante metallica.
Il gong (un esempio in questa pagina) si divide in gong sospeso o a ciottola, nacque nell'antica Cina e veniva
usato generalmente come accompagnamento a orchestre etniche ma anche in feste, danze, canti, ballate, nelle
antiche gare cinesi, nella danza del leone e in occasione di un ottimo raccolto. Oggi il gong è usato nelle
orchestre già dal 1700 come accompagnamento.I timpani provengono dall’ Oriente, e solo nel XV sec.
arrivarono in Europa con le invasioni degli eserciti ottomani.I bongos sono di origine cubana e sono dei
piccoli tamburi di vari materiali, suonati a mani nude. Il guiro è uno strumento sudamericano diffuso in
Messico, Brasile e Venezuela: è una canna cilindrica munita di tacche da percuotere con una bacchettina. Le
maracas, sempre sudamericane, si ricavano nella loro versione originale, da zucche vuote riempite di
sassolini e munite di manico.
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BEVANDA AL CIOCCOLATO STILE MAYA
Questa bevanda contiene molte calorie ed è energetica. Servono 100 g di cioccolato
grattugiato, 600 ml di latte, 1 cucchiaio di miele, 1 cucchiaio di farina di mais, 4
cucchiai di acqua fredda, 2 gocce di essenza di vaniglia. Cuocete e mescolate tutti
questi ingredienti, cioè il cioccolato, il latte, il miele e la vaniglia senza farli bollire.
Dissolvete la farina con l’acqua e aggiungetela al cioccolato. Sbattete il tutto con una
frusta finchè ottenete la spuma in superficie. Da servire calda con una spolverata di
cannella.
ACRAS DE MORUE (ANTILLE)
Si tratta di gustosissime frittelle di stoccafisso da mangiare calde con l’aperitivo o
l’antipasto.
La preparazione è per 6 persone. Mettete lo stoccafisso in una grande pentola con
tanta acqua fredda, per dissalare i 250 g e portate a ebollizione. Ci vuole tempo e
pazienza per preparare queste frittelle, perché dopo averle fatte bollire i primi 10
minuti e aver cambiato l’acqua il processo ricomincia. Assaggiate lo stoccafisso per
vedere se è ancora salato e ripetete di nuovo l’operazione se è necessario. Dopodiché
lasciate raffreddare e togliete la pelle e le lische. Frullate la polpa o riducetela a
pezzettini. Tritate 5 cive, 4 spicchi d’aglio e mezzo mazzetto di prezzemolo riccio.
Mescolate 500 gr di farina e 65 cl di latte per ottenere un giusto impasto e alla fine
aggiungete 2 uova. Incorporate lo stoccafisso, aggiungete sale e pepe, deve essere
salato in modo giusto e un po’ piccante. Aggiungete 5 cucchiai del composto a base
di cive, prezzemolo, aglio, un cucchiaino di timo, un pezzetto di peperoncino
finemente tritato –non aggiungetelo se non amate troppo il piccante, basta il pepe- e
mezza bustina di lievito. Dovete ottenere un impasto morbido, quindi mescolate per
bene e lasciate riposare per ben… 2 o 3 ore. Scaldate in una pentola un litro d’olio e
deponete solo un cucchiaino dell’impasto sul fondo della pentola solo dopo quando
l’olio è ben caldo. Girate le acras durante la cottura in modo da ottenere un colore
dorato su tutti i lati. La fiamma non deve essere troppo alta, quando avete terminato,
spegnete la fiamma e depositatele su carta assorbente da cucina. Buon appetito!
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EL JADIDA E’ un ristorante disco bar marocchino
con giardino piuttosto trendy, che organizza anche
varie serate. Interessanti i menù fissi. A Milano (Via
C.Bazzi 47, quartiere Morivione).Ambizioso locale,
esiste anche un El Jadida Shop ed organizzano
addirittura uscite in barca settimanali e nei weekend…fino in Tunisia!. www.eljadida.it
MARCO Nonostante il nome fuorviante, che ci ha
fatto pensare a una trattoria, è un nuovo locale con
cucina italo-giapponese (?) o nippo-italiana, se
preferite. A Milano in Via Volvinio 7, in zona Cermenate/Famagosta, una via che si è arricchita di
vari locali e ristoranti.
KONOKA Milanese è anche questo locale giapponese, che abbiamo inserito nel numero scorso
senza darvi alcuna informazione, ci scusiamo per questo errore di stampa! Interessante più che altro
l’ambiente semplice ma curato e il bancone del sushi, per il resto è il solito ristorante gestito
da…cinesi (ma daiiiii). In Via Pomponazzi 9 (zona Tibaldi).
OFICINA DO SABOR Se non temete le abbuffate di churrasco, qui detto anche rodizio (carni allo
spiedo con contorni), andate in questo piccolo ristorante brasiliano (Via Agnesi 17 zona Lodi/P.ta
Romana , Milano). La cucina è semplice e non si spende molto. Apre solo la sera (sigh).
GANDHI Siamo stati diverse volte negli ultimi anni in questo locale piuttosto tranquillo ma un po’
defilato in zona Buenos Aires/Stazione Centrale. Personale e cucina del bangladesh, nonostante il
locale si pacci per indiano, ma ci hanno assicurato che i loro piatti sono praticamente uguali a quelli
indiani. Difficoltà di comprensione e piatti troppo speziati, siamo usciti letteralmente barcollando:
no, non ci siamo!
IL BARCHITO E’un bar-ristorante ecuadoregno “alla buona”. Menù fisso scontato a
mezzogiorno. In zona Lambrate a Milano (Via Rombon 44)
HALAL DONER KEBAB KEBABIS INDIAN FAST FOOD Con un nome così lungo, un
locale…piccolissimo! Pakistano, si mangia all’aperto, il personale è gentile (fin troppo): carne halal
con kebab e qualche piatto. P.zza Colombo 51, Sanremo. Indicatoci da questi ultimi, abbiamo
scoperto che aveva appena aperto un locale gemello, sempre in centro, ma non trovandolo abbiamo
chiesto indicazioni riguardo a locali indiani o pakistani in città, ricevendo, come spesso ci accade,
risposte tragicomiche: alcune persone in un bar ci hanno detto: “forse il cinese là all’angolo”(??!) o
“quel posto marocchino laggiù” (in realtà un turco) “indiano? No, mai sentito, mi pare c’è un
messicano…” Dopo inutili giri, in P.zza Eroi, a due passi dal Teatro Ariston, abbiamo trovato
questo gemello, dopo aver letteralmente inseguito un frettoloso cuoco del locale, riconosciuto dal
logo sulla maglietta: nascosto dietro a un palco montato per l’esibizione all’aperto di qualche
improbabile cantante ecco il kebab! Qui ci hanno detto che per la stessa catena ha aperto anche un
terzo locale a Sestri. Ma sarà a Sestri Levante o Ponente? Lasciamo perdere, è meglio….
NABAB Ci accoglie all’entrata un sitar: dopo aver rimandato diverse volte, siamo finalmente
riusciti a fare un pranzo in questo ristorante indiano non lontano da Porta Genova a Milano (P.zza
S.Agostino 2) in una zona multietnica piena di negozietti di alimentari. Dall’esterno non sembra il
massimo, ma all’interno il locale è molto curato: la cucina è del nord (Calcutta), il personale è
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gentile e i piatti soddisfacenti e abbondanti, con menù più economici a pranzo.
http://www.nababitaly.com/
LA COSTA VERDE è un bar-ristorante latinoamericano con varie offerte di menù, compreso uno
-interessante- alla creola. In zona Loreto, Via Leoncavallo 19.
TERRA NOSTRA Onesto ristorante tipico peruviano con servizio a domicilio. Attenzione, la
chiusura settimanale è al mercoledì! A Milano in Via Paisiello 5 (zona Loreto).
PEÑADE POCHO E’un altro ristorante peruviano con specialità carne e frutti di mare. I cibi sono
preparati al momento, ci assicurano. Il locale è piuttosto elegante e offre spettacoli dal vivo ogni
fine settimana. Chiude al martedì. Via Paolo Frisi 11 (zona Porta Venezia).
EL ZORZAL Altro peruviano bar e tavola calda “alla buona”. In Via Pellegrino Rossi 8 (zona
Maciachini).
ARABIAN KEBAB Una volta tanto arriviamo in anticipo: questo ristorante arabo…deve ancora
aprire! Appuntamento a novembre/dicembre presso il complesso Europlex Cinemas, Via S.Francesco
33, Pioltello (Milano), dove, tra un film e l’altro, si potranno gustare i piatti della cucina araba.
KISHO Ristorante giapponese in Via Morosini 12 a Milano. Chiude per riposo domenica e lunedì a
pranzo, offre samurai stick (bastoncini di pesce). Locale minimal ed essenziale con luci basse.
SHIVA Siamo tornati dopo diversi anni allo Shiva di Milano (V.le Gian Galeazzo 7, zona Navigli),
ambiente tipico indiano con tende, molti colori, archi e mobili antichi. A mezzogiorno abbiamo
provato un economico piatto unico girevole tipo quello del ristorante hare krsna. Il cibo non è che
fosse granchè, sembrava di essere in una mensa e il cameriere sembrava disorientato (troppi
incensi?) meglio tornare per cena, con i soliti menù tandoor forse più curati.
ETNOMONETE
LE VALUTE DEI MONDI LONTANI
SECONDA PARTE
Abbiamo pensato di fare un elenco delle attuali valute monetarie dei paesi a noi cari, alcuni stati
sono recenti, come molte monete che non avrete mai sentito, ecco la seconda e ultima parte:
Kampuchea – Riel
Kazakistan - Kenge
Kenya – Scellino
Kirghizistan - Som
Kuwait – Dinaro
Laos – Kip
Lesotho – Loti
Libano – Lira
Liberia – Dollaro
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Libia – Dinaro
Macao – Pataca
Madagascar – Franco
Malawi – Kwacha
Malaysia – Ringgit
Maldive – Rufiyaa
Mali – Franco
Marocco – Dirham
Mauritania – Ouguiya
Mauritius – Rupia
Messico – Peso
Mongolia – Tugrik
Mozambico – Metical
Myanmar (Birmania) – Kyat
Namibia – Dollaro
Nepal – Rupia
Nicaragua – Cordoba Oro
Niger – Franco
Nigeria – Naira
Nuova Zelanda – Dollaro
Oman – Rial
Pakistan – Rupia
Panama – Balboa
Papua Nuova Guinea – Kina
Paraguay – Guarani
Perù – Nuovo Sol
Polinesia Francese – Franco
Qatar – Riyal
Ruanda – Franco
St. Lucia – Dollaro Caraibi Est
St. Vincent e Grenadines - Dollaro Caraibi
Est
St. Kitts e Nevis - Dollaro Caraibi Est
Salomone (Isole) – Dollaro
Samoa Occidentali – Tala
Sant’ Elena – Sterlina
Sao Tomé e Principe – Dobra
Senegal – Franco
Seychelles – Rupia
Sierra Leone – Leone
Singapore – Dollaro
Siria – Lira
Somalia – Scellino
Sri Lanka – Rupia
Sudafrica – Rand
Sudan – Dinaro
Suriname – Fiorino
Swaziland – Lilangeni
Tagikistan – Somoni
Taiwan – Dollaro
Tanzania – Scellino
Thailandia – Baht
Togo – Franco
Tonga (Isole) – Pa Anga
Trinidad e Tobago – Dollaro
Tunisia – Dinaro
Turchia – Lira
Turkmenistan – Manat
Uganda – Scellino
Uruguay – Peso
Uzbekistan – Sums
Vanuatu – Vatu
Venezuela – Bolivar
Vietnam – Dong
Yemen – Rial
Zaire – Nuovo
Zambia – Kwacha
Zimbabwe – Dollaro
34
BRASILIA
Brasile: non solo Rio e San Paolo, parliamo di un’altra città molto importante della grande nazione
sudamericana. Effettivamente pochi si ricordano che la capitale del Brasile non è una delle
sopracitate, ma è Brasilia, definita la più cara per viverci e “la meno brasiliana tra le città del
paese”. Situata sull'altopiano di Goiás, a 950 km nord-ovest da Rio de Janeiro, è anche capitale del
distretto federale, il Districo Federal, sottratto allo stato di Goiás, sulla Serra do Espinhaço, al
centro del Brasile.
L’idea di questa nuova città è del 1823, ma solo nel 1956 nasce il vero progetto spostare la capitale
da Rio de Janeiro a una città ideale e moderna, portato a termine già nel 1960 . Molte le polemiche,
protrattesi per anni per questo progetto che spostasse il baricentro politico-economico verso il
centro del paese. Costruita secondo criteri razionalistici ed innovativi, con la
caratteristica forma di arco con al centro una freccia e larghi viali, la città è stata dichiarata
Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Ideata per una popolazione di 800.000 abitanti,
relativamente piccola come capitale, ne ha raggiunti oggi 1.800.000.
Il piano di Brasília è un’interessante ideazione dell’ urbanistica e dell’architettura moderne, opera
degli architetti Oscar Niemeyer e Lúcio Costa, autori anche dei principali edifici amministrativi.
L'asse principale cittadino è l’ Exio Monumental, una grande arteria viaria, lungo la quale si
allineano i centri pubblici e commerciali, intersecata dalle strade dei quartieri residenziali. Qui si
trovano poi i principali centri di amministrazione politica del paese. Per la vastità del Brasile , la
città può essere raggiunta in aereo dalle principali località del paese. Brasilia gode di un clima mite
durante tutto l’arco dell’anno. E’sede vescovile, universitaria e di un aeroporto internazionale. Città
dal settore terziario sviluppatissimo, è ricca di musei, architetture e monumenti moderni (un
esempio sotto)
NAMASTE’

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