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18-02-12, 08Sardegna
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«Sa carrela e nanti», via alla discesa
spericolata
Claudio Zoccheddu
SANTU LUSSURGIU. Il conto alla rovescia è terminato. Domani e martedi
saranno i giorni della Carrela, la manifestazione equestre che anima da sempre il
carnevale del Montiferru. Impossibile datare la nascita della tradizione
carnevalesca, qualcuno sostiene che le prime informazioni attendibili risalgano alla
prima metà del diciassettesimo secolo, altri dicono che la Carrela avrebbe più di
novecento anni. Una datazione incerta che non intacca la passione con cui la
giostra è seguita da tutti i lussurgesi. L’attesa, infatti, è spasmodica e chi è stato
rapito dal fascino della Carrela ‘e nanti non vede l’ora di assistere alle spericolate
discese al galoppo dei sessanta fantini, tutti rigorosamente lussurgesi. In dialetto,
“sa carrela ‘e nanti” altro non è che la via Roma, una strada sterrata in terra
battuta situata nel centro storico del paese. Una strada che per tre giorni si
trasforma in un percorso insidioso che i fantini, divisi a gruppi di due o tre,
affrontano mantenendo la massima velocità possibile e il miglior assetto in sella. I
“carrelanti” si affacciano sul percorso da “s’iscappadorzu”, uno degli angusti accessi
alla parte superiore di via Roma, e poi si lanciano al galoppo sfruttando la ripida
discesa iniziale dove gli animali raggiungo la velocità che permette ai cavalieri di
arrivare alla breve salita che, dopo curve e strettoie, segna la fine del paese. La
Carrela è tutta qua, veloce come un brivido che percorre la schiena ma capace di
generare un mix di abilità e follia che in pochi secondi accende la passione del
pubblico e sposta le lancette dell’orologio indietro nel tempo, quando l’uomo e il
cavallo erano una cosa sola. La corsa spericolata è valutata da una giuria segreta
che si esprime sulla la compostezza del cavaliere, sulla velocità dell’animale e
sulla foggia dei costumi e delle bardature dei cavalli, per poi stilare una classifica
finale. Lunedì, invece, le pariglie di cavalieri si scioglieranno per affrontare un’altra
prova di abilità. Questa volta i cavalieri scenderanno sul percorso singolarmente,
ognuno con in mano un bastone che servirà per abbattere una gallina di pezza
appesa al centro del percorso. In principio, la gallina non era di pezza ma il
rispetto per gli animali e qualche rimprovero piovuto addosso a una corsa tacciata
di troppa crudezza ha portato i cavalieri a optare per la sostituzione del povero
animale domestico con una copia di pezza. Ma “sa pudda” non è l’unica variazione
nel corso degli anni. Da qualche tempo il carnevale lussurgese sta cercando di
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risolvere i problemi di sicurezza che ogni anno rischiano di trasformare la festa in
un evento mesto: «Stiamo lavorando per evitare che si creino condizioni di
difficoltà - ha detto il sindaco Emilio Chessa - questa edizione potrebbe essere
definita sperimentale perché il nostro obiettivo è limitare la presenza del pubblico
lungo la pista». Il compito di garantire le condizioni di sicurezza spetterà ai
componenti della neonata associazione dei cavalieri di sa carrela ‘e nanti che
saranno coadiuvati dai volontari della Circolo ippico e della Pro loco nella speranza
che il ritornello: «liberate la pista!» pronunciato ripetutamente da Ambrogio
Chessa, lo speaker storico della manifestazione, possa rimanere solo un ulteriore
pizzico di folclore di una festa bella e affascinante.
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