Un tag tra reale e fiabesco. La scrittura a graffito di

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Un tag tra reale e fiabesco. La scrittura a graffito di
Tabaccologia 4/2011
X/2012
Graffiti graffiati sui muri hanno già riempito la città
messaggi lanciati nei mari di disperata quotidianità
poeti metropolitani davanti alle fermate del tram
sulle panchine ai giardini nei viali
davanti alle scuole nei bar segnali di fumo abituali
nello sporco di questa città adesso noi siamo lontani ma so
che passerai di qua non cambierà niente domani
ma così saprai la verità..
Graffiti graffiati sui muri insieme a slogan degli ultra’
segnali di fumo abituali nello sporco di questa città […]
Graffiti... messaggi d’amore lanciati col cuore
lasciati asciugare col pianto e il dolore
la rabbia nel cuore…messaggi d’amore...
lasciati asciugare col pianto e il dolore...”
Focus On
In Paperinik e il monumento pubblico di C. Salvatori e
V. Held, (“Paperinik” n. 25 maggio 2007) Walt Disney apprezza i graffiti, come si evince dalle reazioni di Paperino e
Qui, Quo, Qua in contrasto con anonimo astante.
Un tag tra reale e fiabesco
La scrittura a graffito di Ignazio Apolloni
Carmen De Stasio
F
ino a qualche giorno fa campeggiava su un
muro un gigante dai colori sgargianti. Variegata specie per ogni city che ambisca a diventare
smart. Una pennellata di bianco ha ombreggiato quel patrimonio: chi ha distrutto l’arte?
Questo mi configuro per parlare di graffito come espressione magniloquente in letteratura, un campo nel quale
in molti si cimentano a dare senso a parole che scorrono
in sequenza come un libro che da A proceda verso B. La
maestosità del graffito è in altro: pianeta oscillante in cui
segni, cromie, spazi compresi in nuvole, volti compressi da
lettere cubitali, densi vuoti e arcani pieni sono commento
a una fisicità che apparenta in una dimensione glocal. La
realtà che si racconta attraverso i graffiti rappresenta una
moltitudine variabile quante le possibilità concesse all’uomo di dominare la sua libertà. Integrato come sostegno
di conoscenza, nel XX secolo il graffito ha esemplificato
motivazioni e ricorrenze pensative sorprendenti. Generalmente audace e imponente, é complicazione intenzionale
che rimedia all’insipidezza della consuetudine o al bagliore dell’inganno con singulti stilistici, vaghezze spaziali e
accelerazioni cerebrali, pragmatiche incursioni della mente in una semplicità naif, nella quale si condensano messaggi che consegnano pubblicamente la parola come bisogno simbolico di darsi voce.
L’equilibrio visivo fa propendere per uno studio della
qualità e degli effetti sull’osservatore perché possa riconoscersi, lasciarsi stupire o sconvolgere. Nell’assemblaggio di
linguaggi il graffito decreta la vivacità in una neo-situa-
zione che annulla le distanze tra pensieri e affermazioni
e tocca le viscere di uno sguardo distratto. Lettura muta
e mutevole; integrale idea significativa. Specchio e contrasto; rivelazione di libertà intellettiva. Meta-scultura che
genera sulla parete denudata delle costrizioni paralizzanti
il fare-azione-prolungamento dinamico del pensiero.
Suffragandosi come modo di interagire con l’evoluzione
esistenziale, questo personalissimo stile di parlare arte e
la sua evoluzione divengono emblema di linguaggi multistrutturali alla maniera dell’attuale civiltà, in cui l’appartenenza non è segnata da separazioni compartimentali egotizzanti, ma é dislocazione che rende il mondo un grande
paese nel quale acclimatarsi attraverso segni identificativi.
Una forma di arte che vive per strada, si nutre di prospettive urbane (soprattutto industriali), nuove metropolis
fritzlanghiane nei gesti reiterati, sgomitante tra cultura
dell’accumulo e urgenze per soverchiante inquinamento, in un’assenza e nella necessità di sentirsi parte di un
gruppo. Il graffito partecipa dell’azione performativa che
scivola sulla parete come se non ci fosse mai fine e delle
intromissioni di elementi con i quali costruisce spazialità
auto-controllabili, dotate di motivazioni nella sempre più
stretta interrelazione tra arte e vita.
La coincidenza tra narrazione e performance – mediata da codici comunicazionali del disegno, del sogno e del
fumetto – conferisce efficacia a trame apparentemente
stranianti rispetto alla quotidianità. Il motivo dell’identificazione coesiste con il distacco, giacché la comunanza
intenzionale si compatta in un gergo che vive di regole
Carmen De Stasio ([email protected])
Docente, Critico, Saggista - Brindisi
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Focus On
non riconoscibili da quella parte di civiltà che, nonostante aspiri a un’esistenza-immaginazione, continua a cadere
nell’inganno della contemplazione.
Pur sottoposta a sollecitazioni derivanti dalla velocità
esistenziale, in letteratura non si ravvisa uno stile che rimandi al graffito, se non per pochi esempi racchiusi nel
periodo del Futurismo o tra le pagine ruvide delle strips, le
cui ricorrenze, i suoni, le compressioni spazio-temporali e
le incidenze intenzionali sono state muse per artisti del calibro di Roy Lichtenstein, la cui verve linguistica cromatica
ha tratto un’opportunità per rendere la propria scrittura
proiettiva, sonora, ritmica, oscillante, evocativa, metalinguistica.
Una siffatta specificità mi porta a pensare a Ignazio
Apolloni, narratore di fiabe e di storie, nelle quali l’assenza
di pleonasmi e ridondanze, di linearità e dimostrazioni descrittive concede la sintesi complessa di immagini-parola
come sostanza da leggere oltre l’artificio egocentrico. Colta esternazione di sensibilità e immaginazione maturata
in verbali taches neo-geometriche, dettate da intenzioni
non configurabili in spazi compiuti, ma essi stessi luoghi
in cui il vissuto-futuribile diviene ambiente ideal-reale per
una poesia libera in forma ludico-graffitista, riscontrabile
nelle affiches del prezioso scrigno “tra il dire e il mare c’è
di mezzo LA POESIA” [1].
Nella scrittura sinestetica, labirintica di Apolloni è presente una certa consonanza tra la scrittura a graffito e il
movimentato ambiente illustrato dal writer/letterer che
scompiglia l’ordine di un qualsiasi muro invisibile. Similmente Apolloni ricorre a picking words per costruire spazi
inalienabili e attivi, in cui attori dotati di una convessità
originale dividono i loro territori con sogni e realtà concretizzate nelle azioni, proiezioni immaginative e parole
che sobbalzano come chiose. Come graffiti incisi su cartoncini da spargere nel vento e in cui identificarsi. Nella
nuova inter-contaminazione lo spazio acquisisce la forma
di una poesia dall’odore acre di uno sbuffo di vapore, una
nuvoletta nella quale il letterer-narratore dà vita a una realtà sotterranea nel lucore del tempo attuale e che scompiglia un sistema per conferire la flessibilità e la sinuosità di
un proprio ordine.
In tal senso Apolloni è nelle sue narrazioni, calamitato
da un’estetica che rimira la potenzialità creativa nomade
Tabaccologia 4/2011
con l’aspetto sociologico-filosofico di una parola sintetica,
che è graffito nel momento in cui esorta l’essere dentrofuori, contiene lo slancio verso altri linguaggi in una nuova epistemologia cosmica dalla cui forza avvalersi per generare novità anche rispetto a sé [2].
Egualmente, gli attori delle narrazioni apolloniane sono costruiti a più tempi con un’impalcatura che aumenta sino a un oltre invisibile e che presenta nella casualità
del gesto il ruolo compatto di una sintesi che favorisce
innovative geometrie, i cui colori prendono una deviazione che si mescola con la prospettiva, si decompone
in una varietà di identità che spingono oltre le pareti.
Oltre le pagine, nelle quali s’insedia il nucleo di un criterio meta-tassonomico che stabilisce nessi e distanze,
ma soprattutto reinventa una concettualizzazione di
arte-vita come ispirazione reciproca gravitante intorno
all’elemento fondamentale del sogno. Nella combinazione tra mini spazi si ritrova quindi il segno evolutivo
che dal lettering e dal graffito ha condotto all’emoticon: un’enallage di sensibilità profonde, che sanno dire
quanto il comune registro non riesce per fiacchezza lessicale [3].
Nella minimalizzazione si ravviva l’essenzialità del ritmo delle cose più che le cose stesse. Una complessità non
concessa all’atonicità del linguaggio ordinario, anabasico
e reiterato4.
In quanto avventura nei solchi di un indicibile composto
a livello mentale, il graffito è territorio in cui l’io narrante si
incontra con l’io narrato in un’operazione che per certi versi riconduce alla Singlossia (Apolloni ne è co-ideatore) [5].
Dal valore comunicazionale della parola in opere straordinarie [6] emerge la summa di linguaggi singlottici per i
quali il Come si accompagna al Dove. Una realtà culturale che s’intona perfettamente con sketch poeticovisivi [6]
e che erode il terreno della banalità per far spazio a un
sistema linguistico che contrasta l’appiattimento delle capacità dell’uomo per via di un materialismo che consacra
l’ombra anziché l’essere.
La maniera a graffito di Ignazio Apolloni converge dunque nella tessitura fantastica di un nonsense attraverso
tratti, figure, immagini che detengono un’organizzazione
profonda nell’apparente stravolgimento prospettico.
Il tutto vissuto in un presente sempre attivo a se stesso. !
Ripreso in Singlossie (Ed. Novecento, 1997). Una delle affiches é: «Problema: descrivete una poesia».
Mi è sempre più piaciuto l’alone di mistero sulle cose che non le cose. I progetti faraonici rischiano di essere sopraffatti e sepolti dalla disgregazione
che ne fanno gli archeologi con lo svelarne strutture e propositi di chi li ha voluti lasciandoli quindi nella loro nuda realtà di costruzioni granitiche.
Mi asterrò pertanto dalla magniloquenza e molto sommessamente vado a narrare.
(da RACCONTO SURREALE L’EPOPEA DI UNA VIA ALTRIMENTI ANONIMA. Palermo 2008)
3
Mai che sapessero dire honey mettendoci davvero il miele su quella parola così ricca di suono
(da Gilberte. Edizioni Novecento1994, pag 255).
4
Che tanto risente del culto della loro personalità, più spesso quello della loro persona (ibi).
5
In Ecriture et Singlossie Francesco Carbone definisce la Singlossia come risultante di tre assi convergenti: l’uno idosemantico, cioè riferito all’immagine, l’altro fono semantico, cioè riferito alla parola, e il terzo diacronico, riferito cioè al dato temporale.
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Cito solo alcune: Roma 1956, Gilberte, Niusia, Lady Macbeth, Marrakech, Siberia, Gilberte, La storia dell’Uovo d’oro. Poesie e favole per
adulti, tra le quali Favole e bubbole, Capellino, Il Coniglietto di Luna.
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Affiche tratta da tra il dire e il mare c’è di mezzo «LA POESIA: La Poesia non è...» (William Blake).
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