Mondolfo balcone dell`Adriatico

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Mondolfo balcone dell`Adriatico
Archeoclub d’Italia
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Mondolfo sorge a cavaliere di una amena collina a balcone sul Mare Adriatico, nel
lembo più a sud della Provincia di Pesaro e Urbino, presso la foce del Fiume Cesano.
In un’area abitata già dall’età eneolitica, nel VI secolo sulla sommità della collina
aveva trovato sede un castello bizantino, presso il quale attorno all’anno Mille
avvenne l’incastellamento della cittadina. Per sfuggire dai pericoli del fondovalle, in
special modo dalla località di San Gervasio – oggi nella periferia sud di Mondolfo dove sorgeva un’importante monastero del quale resta la superba Chiesa dal più
grande sarcofago ravvennate delle Marche conservato nella cripta, la popolazione si
rifugiò sulla collina di Mondolfo. Il Castello, connotato dalle vie disposte a ventaglio
lungo il degradare del versante meridionale del colle con nobili palazzi e ricche
chiese, a seguito di una costante espansione urbanistica venne fortificato con
l’innalzamento di due possenti cinte di mura che, grazie all’intervento dell’architetto
militare Francesco di Giorgio Martini nel sec. XV, avranno a coronamento
l’invincibile rocca, poi atterrata dalla neonata Italia sabauda. Una posizione, quella
strategicamente scelta per Mondolfo, a 144 m.s.l.m., ad appena due chilometri dal
mare e, a poco più dalla Foce del Cesano, non certo casuale. Il Castello domina il
litorale e la strada marina che lo percorre, è a guardia della Foce del Cesano, controlla
l’accesso all’intera vallata, vigila sulle vicine località di San Costanzo e Stacciola. Si
può ammirare, qui dal %HOYHGHUH, in direzione est, l’Adriatico.
Il nome di questo mare deriva dall’antica città di Adria, posta sul delta del Po,
e se – un tempo – col nome di 0DUH $GULDWLFXP si denominava solo la parte
settentrionale, l’appellativo si estese poi a tutto il seno che, i Romani, avevano
chiamato anche 0DUH6XSHULXP per distinguerlo dall’,QIHUXP (Tirreno). Dal Castello
di Mondolfo, dove la vista spazia nei giorni di cielo terso sino alla Dalmazia, non
poteva passare inosservata alcuna imbarcazione che, lungo costa – come avveniva
perlopiù la navigazione nei tempi antichi – solcava le onde per ragioni di commerci o
motivazioni belliche. Par quasi di vedere transitare per mare le mude che dal Levante
salgono cariche di merci preziose alla volta di Venezia, un tempo il più grande
emporio del Mondo e dove si incontrano le vie del nord Europa con le rotte
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commerciali verso l’ oriente. Nessuna offesa viene arrecata ai veneziani che, del resto,
in questo periodo chiamano l’ Adriatico semplicemente ‘Golfo di Venezia’ ,
presidiandolo in forze con le loro possenti galere contro le scorrerie dei pirati che,
nelle frastagliate coste dalmate, trovano facile nascondiglio. Né i Serenissimi Duchi
di Urbino, signori del Castello di Mondolfo, temono la potenza veneziana. Loro stessi
sono artefici di quella fortuna, grazie a personaggi come Francesco Maria I Della
Rovere (1490 – 1538) il quale milita quasi costantemente al servizio di Venezia quale
comandante generale di tutte le genti di terraferma ed ottenendo per i suoi meriti
l’ iscrizione al patriziato di quella città. La presenza della sola Venezia non è
sufficiente a garantire la sicurezza della circolazione in Adriatico, specie con
l’ avanzare della forza Turca. Mondolfo è un presidio della costa a tutela da eventuali
sbarchi di Saraceni, come quella volta che – attraverso la località ancora oggi segnata
dall’ antica Chiesa di S.Vittoria che si intravede dal belvedere nel boschetto sul
crinale della collina a nord est – si dovette respingere con l’ astuzia un attacco in forze
di turchi provenienti dal mare, scesi a Marotta – oggi ridente e ben nota località
balneare - ed intenzionati a raziare tutto il possibile lungo la costa e la valle. Così,
dunque, a maggior presidio della foce del Cesano, fu costruita (circa all’ odierna
Piano Marina) la Bastia, possente torre quadrilatera a guardia del delta. Vi si trovava,
con ogni probabilità, già da epoca romana pure un approdo, seppure secondario, per il
traffico locale. Le imbarcazioni ricevevano le merci che quivi potevano confluire
dalle tante località della valle del Cesano, percorsa dal diverticolo della Strada
Consolare Flaminia che, a Cagli, si ricongiungeva con la direttrice principale alla
volta di Roma.
Nessuno poteva muoversi, transitando all’ imboccatuta della valle del Cesano,
senza essere scorto dalle mura del Castello di Mondolfo, il cui panorama fa della città
il %DOFRQHGHOO¶$GULDWLFR. In un gioco di sottili equilibri, fra Mondolfo e le altre due
realtà contermini di Stacciola, che ben si può vedere da Porta Nuova, e San Costanzo,
che qui intravediamo in direzione nord-ovest con lo svettante campanile ed il mastio
malatestiano, scorreva la vita di questo territorio, allora abbondantemente
caratterizzato da boschi di roverelle, alberi secolari che tutt’ oggi possiamo vedere
ancora nella nostra campagna, alti sino a 25 metri, foglie inferiormente pelose e frutti
(ghiande) un tempo usati per alimentare i maiali e, in periodi di carestia, anche per
fare il pane. In un paesaggio tipicamente rurale, dalle strade campestri contornate da
siepi e querce, olmi e biancospini, con alberature lungo le strade i fossi e le scarpate,
sopravvive ancora una tipologia edilizia rurale caratterizzata da edifici a pianta
rettangolare disposti su due piani, e vani accessori sui lati corti ed un tipica capanna
distanziata dall’ edificio; è un’ economia agraria ampiamente legata alle antiche
tradizioni, ai ritmi delle stagioni, all’ incerto soffiare dei venti. A proposito,
predominanti sull’ Adriatico sono la Bora, (da Nord-Est), e lo Scirocco, (da Sud-est),
pur essendo assai frequente sulla nostra costa il Maestrale (da Nord-Ovest),
specialmente nei mesi estivi, e il Libeccio o Garbino (da Sud-Ovest). La Bora è vento
freddo, asciutto, violentissimo, della durata di pochi giorni. Lo Scirocco può
verificarsi in tutte le stagioni, quando domini una bassa pressione sul Mediterraneo;
più frequente perciò in inverno ed autunno. Nell’ inverno è vento caldo, umido,
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piovoso, che può durare anche parecchi giorni e a volte assume violenza di burrasca;
d’ estate può essere anche fresco ed asciutto. Per ripararsi dai venti freddi, che per
ogni dove stante la sua posizione colpiscono le mura del Castello, i mondolfesi sanno
bene di potersi recare nella valle della Madonna delle Grotte, sul versante a ponente
della città. Presso l’ avito Santuario mariano, meta annuale di migliaia di fedeli, ci si
riposa in una lussureggiante pineta e si può passeggiare lungo i simpatici sentieri
della Valle dei Tufi, un percorso ecologico-culturale a pieno contatto con la natura
marchigiana, in un paesaggio dove la vite e l’ ulivo la fanno da padrone e, cosa assai
rara, nidifica l’ africano gruccione.
Risalendo il Cesano, la cui sorgente è sul Monte Catria (m. 1701), il “gibbo” di
dantesca memoria ed il più alto picco appenninico nella Provincia di Pesaro e Urbino
con i suoi 1701 metri, si incontrano i nuclei abitati di Castelvecchio, Monte Porzio,
San Filippo sul Cesano, San Michele al Fiume, San Lorenzo in Campo e Pergola tutti
carichi di arte e di storia, per poi giungere a Serra S.Abbondio, nell’ incontaminato
Eremo di Fonte Avellana, alle pendici del Catria. In questo monte vive l’ Aquila reale,
il Pellegrino, il Rondone maggiore, la Rondine Montana e pure il Lupo.
E’ possibile l’ utilizzo del materiale, citando l’ Autore
Alessandro Berluti
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Anno 2005
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