G. Vecchio, Vita e morte di un partigiano cristiano. Giuseppe Bollini

Transcript

G. Vecchio, Vita e morte di un partigiano cristiano. Giuseppe Bollini
G. Vecchio, Vita e morte di un partigiano cristiano. Giuseppe Bollini e i giovani dell’Azione cattolica
nella Resistenza, Milano, Ed. In dialogo, 2015
Giorgio Vecchio dedica parte del libro ai testimoni e martiri cattolici nell’Europa, molte volte riuniti in circoli di
resistenza con modalità di aiuto per i resistenti. In Germania la figura universalmente riconosciuta è quella
del teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer con il suo lascito raccolto nel volume Resistenza e resa. Tra i
giovani cattolici tedeschi quello di “Willi Graf, uno dei giovani della famosissima “Rosa Bianca” dei fratelli
Hans e Sophie Scholl, che si era in precedenza formato nei gruppi giovanili cattolici della sua Saar”. In
Francia spicca il nome di Gilber Dru uno dei “caduti più famosi della Resistenza francese proveniente dalle
file delle organizzazioni di Azione Cattolica”.
Tornando in Italia l’Azione Cattolica ha visto “cadere 1279 soci e 202 assistenti, mentre furono insigniti di
medaglia d’oro al valore ben 112 tra soci e assistenti. Le medaglie d’argento furono 384 e quelle di bronzo
358”. Dati importanti che, dice l’autore, inducono ad un necessario “recupero della memoria associativa”.
E’ diffusa la convinzione che per la maggior parte dei resistenti cattolici mancarono specifiche motivazioni
politiche. A differenza dei partigiani comunisti ed azionisti per i cattolici, come dice Teresio Olivelli – giovane
proveniente dall’esperienza della Fuci – fu un’autentica “rivolta morale”. Su “Il Ribelle” scrive “Siamo dei
ribelli: la nostra è anzitutto una rivolta morale. Contro il putridume in cui è immersa l’Italia svirilizzata,
asservita, sgovernata, depredata, straziata, prostituita nei suoi valori e nei suoi uomini”.
Anche l’Azione Cattolica ebbe i propri “giusti”. Tra i nomi spicca quello del carpigiano Odoardo Focherini,
dirigente dell’Azione Cattolica che in simbiosi con don Dante Sala organizza “una rete di soccorso e di
salvataggio che procurava il passaggio clandestino in Svizzera degli ebrei provenienti dalle città emiliane e
romagnole”. Verrà arrestato e trasferito nei lager di Flossenburg e Hersbruck dove muore il 27 dicembre
1944 “assistito dal compagno di sventure Teresio Olivelli”.
Anche Gino Bartali, popolarissimo ciclista, detto “Ginettaccio” per il suo carattere brusco e polemico, e socio
della Giac dell’Azione Cattolica “fra il settembre 1943 e il giugno 1944 effettuò circa 30 viaggi lungo il
percorso Firenze-Assisi-Firenze per salvare gli ebrei. Il suo compito era quello di passare nel duomo di
Firenze e recuperare nascoste nella cassetta delle elemosine le foto di ebrei che bisognava dotare di
documenti falsi. Infilate le foto nella canna della bicicletta, Gino partiva pedalando alla volta di Assisi”. Sia
Odoardo Focherini che Gino Bartali hanno ricevuto il riconoscimento di “Giusti tra le Nazioni” secondo i criteri
stabiliti dal Museo-memoriale di Yad Vashem.