la sposa da scegliere
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la sposa da scegliere
LA SPOSA DA SCEGLIERE C’era una volta un uomo di nome Ayubami. Viveva felice nel villaggio fino a quando, raggiunta l’età del matrimonio, con il permesso dei genitori decise di sposarsi. Ayubami aveva due amiche, che conosceva da sempre e con le quali aveva trascorso l’infanzia. La più giovane si chiamava Oluba, l’altra Yebissi. Ayubami voleva assolutamente sposarsi con una delle due, ma quale scegliere? Erano differenti l’una dall’altra, ma entrambe molto brave e molto belle. Tutte e due, poi, erano innamorate di Ayubami. Questi era un buon lavoratore, un ottimo cacciatore e al villaggio era conosciuto e rispettato da tutti. Ricco e robusto com’era, avrebbe potuto sposarle entrambe, ma questo la tradizione non glielo consentiva1. Non riuscendo a scegliere, restava lunghe ore seduto sul gradino di casa sua a riflettere sui pro e i contro dello sposare l’una o l’altra. Quando pensava di essersi deciso e partiva per darne notizia ai genitori della ragazza scelta, subito gli venivano in mente le qualità dell’altra e si fermava. Le due ragazze, da parte loro, gareggiavano per non perderlo. Stava quindi a lui, inevitabilmente, la scelta. Ma desiderava sapere quale delle due l’amasse di più. Una sera, mentre le due ragazze erano sedute vicino a lui che meditava ancora su quale scegliere, un serpente con tre conchiglie in testa2 discese dalla collina, scivolando silenzioso tra le erbe. Giunto in casa di Ayubami si drizzò sulla coda e cominciò a danzare, spalancando i suoi occhi di fuoco. Era un serpente sacro, un feticcio3. Ayubami, che era girato di spalle, non se ne accorse. Quando le ragazze lo avvertirono, era ormai troppo tardi. Gridarono tutte e due a squarciagola, ma il serpente morse Ayubami alla coscia, prima di scomparire di nuovo tra lìerba. Così il serpente aveva compiuto la missione affidatagli dal feticcio. Ayubami si distese sulla stuoia all’interno della capanna. Le due ragazze, urlando, svegliarono tutto il villaggio. 1 Tra i molti popoli poligami dell’Africa, alcuni- molto pochi, per la verità, hanno tradizioni monogamiche. 2 Il tipo di conchiglia è la cipria. Ha quella particolare forma che si può ammirare in molte maschere o in lavori di artigianato africano. Un tempo queste speciali conchiglie fungevano da moneta, mentre oggi si usano per ornare il corpo soprattutto delle ragazze prossime al matrimonio, nei momenti di iniziazione all’età adulta e per leggere la sorte. La zona ricca di tali conchiglie è il tratto di mare tra l’Africa e il Madagascar. 3 Il feticcio è un oggetto, una pianta, un animale o un fenomeno della natura che manifesta il volere della divinità. Ogni feticcio è sacro. I sacerdoti delle religioni tradizionali interpretano le manifestazioni dei feticci. Fu mandato qualcuno a consultare lo stregone4, che, riconoscendo nel serpente un messaggero divino, non volle fare niente. Le donne anziane fecero subito cuocere delle erbe che, mescolate a una polvere, misero sulla ferita. Tutto fu tentato per salvare Ayubami, ma inutilmente. I suoi occhi non si riaprirono e partì5 senza aver potuto capire quale delle due donne preferiva. Le ragazze, intanto, piangevano la partenza del loro amico. Oluba, la ragazza più giovane, diceva: “Senza Ayubami la mia vita è inutile. Accendo il fuoco, ma il fumo scompare nel vuoto. Non posso più vivere senza la sua presenza. Voglio raggiungerlo sullo stesso sentiero”. 4 Lo stregone è l’interprete della divinità e il riferimento ufficiale per il culto nelle religioni tradizionali africane. Nelle culture del Golfo di Guinea non si usa il verbo “morire”. La parola viene sostituita con espressioni come “partire”, “si è fatto notte”, “il re non canta più”, “il sole è tramontato” e simili. 5 Così, piangendo, cominciò a correre per la campagna. Riconobbe le tracce del serpentefeticcio; lo raggiunse e si fece mordere. Cadde a terra e dopo pochi istanti non era più in vita. Era la forza dell’amore. Yebissi, l’altra ragazza, non sapeva più cosa fare. Si mise un istante a riflettere, poi decise. Entrò nella casa di suo padre, prese un grosso machete6 e corse sulle tracce del serpente-feticcio. Quando lo raggiunse, alzò l’arma per tagliargli la testa. Ma il serpente-feticcio si drizzò davanti a lei dicendo: “Yebissi, non uccidermi. Se mi lasci in vita, potrò salvare Ayubami”. La ragazza accettò. Il serpente le diede due sacchetti contenenti l’uno una polvere nera e l’altro una polvere bianca. “Prendi questi due sacchetti”, le disse, e aggiunse: “Lava con cura il corpo di Ayubami. Poi chiudi gli occhi e lancia la polvere nera verso oriente; poi prendi la polvere bianca e lanciala in direzione dell’occidente”. Yebissi fece come il serpente-feticcio le aveva detto e subito sia Ayubami che Oluba misteriosamente si svegliarono. Ayubami allora non ebbe più dubbi sulla ragazza che doveva scegliere come sposa. Non sappiamo quale sposa abbia scelto Ayubami. Ma vi poniamo una domanda: “E voi chi avreste scelto?” La donna che si lascia morire per amore oppure la donna che per amore lotta e salva? ( Favola tratta da Capaccioni G., Il mango racconta, Favole del Benin, EMI, Bologna, 2000. Disegno di Silvia Fabris) 6 Grosso coltello a un solo taglio, con un manico di legno, lungo circa 30 cm e largo 10.