I Piani di Zona: leggere il passato per guardare al futuro

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I Piani di Zona: leggere il passato per guardare al futuro
I Piani di Zona:
leggere il passato per guardare al futuro
Dott. Ubaldo Scardellato
Direttore dei Servizi Sociali e della Funzione Territoriale
www.ulss.tv.it
IL PIANO DI ZONA
2011 – 2015
nel Veneto
tradizione ed innovazione
un piano di “progettazione per navigare insieme”
progetto
risultato
Cosa dice la L.R. n° 55/82
Art. 5 - Le funzioni relative all’assistenza sociale sono esercitate dai Comuni
- Le Unità Sanitarie assumono la denominazione di U.L.S.S. (Socio-Sanitarie)
Art. 6 - E’ di competenza delle UU.LL.SS.SS. la gestione delle funzioni e prestazioni
socio-assistenziali relative a :
1 – handicap, con riferimento ai servizi
2 – gestione strutture tutelari e residenziali per handicap
3 – gestione consultori familiari
4 – servizi per le tossicodipendenze
- E’ di competenza dei COMUNI :
- asili nido
- asili notturni
- strutture tutelari per minori e anziani
- gestione interventi economici
- immigrati
- assistenza domiciliare (minori-adulti-anziani)
- tutela minori ex art. 23 DPR 616/77
* facoltà di delega alle UU.LL.SS.SS.
*
*
*
LIVELLI ESSENZIALI di ASSISTENZA (L.E.A.)
I L.E.A. individuano le prestazioni necessarie, efficaci e appropriate
da assicurare a tutti i cittadini in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Vengono definiti dallo Stato per quantità e uniformità.
Vengono definiti contestualmente alle risorse finanziarie assegnate alla Sanità
nel rispetto delle compatibilità economiche definite nel D.P.E.F.
Non hanno la consistenza dei “livelli minimi”.
Il loro contenuto è l’ appropriatezza, cioè non tiene conto del superfluo, l’inutile, inopportuno e
quindi costoso, ma riguarda l’indispensabile, necessario, corretto.
. Attività ospedaliera
. Attività distrettuale
Essenziale è l’indispensabile.
. Attività prevenzione
collettiva e sanità pubblica
Minimo / Sufficiente non è l’essenziale
Il sistema dei L.E.A. è l’elemento unificante, grazie al quale
il Servizio Sanitario federalista mantiene il suo carattere nazionale.
LA RETE
DEI SERVIZI
U.V.D.M.
(Unità Valutativa
Multidimensionale Distrettuale)
che utilizza
S.Va.M.A.
(Scheda di Valutazione
Multidimensionale della persona Anziana)
Scelta del Progetto
individualizzato utilizzando
uno o più Servizi
Residenzialità
Registro Unico
Centro di Servizio per
Persone Anziane
non Autosufficienti
Interventi
a domicilio
Intervento
Economico
Servizio
Assistenza
Domiciliare
Assegno
di Cura
Assistenza
Domiciliare
Integrata
Telesoccorso
Telecontrollo
Intervento
Temporaneo o
Straordinario
Interventi
di Sollievo
Centro Diurno
Accoglienza
Temporanea
Progettualità
Il Piano di Zona è :
-strumento di miglioramento e sviluppo
dei sistemi locali di Welfare ;
-governo integrato delle risorse e delle responsabilità
su scala territoriale omogenea ;
-strumento di integrazione delle politiche sociali e
sanitarie verso una gestione unitaria degli interventi ;
-strumento per coniugare le esigenze locali con quelle
di un dimensionamento territoriale più ampio ;
-programmazione in grado di coniugare le strategie
di protezione con quelle di promozione.
alcune riflessioni nell’impostazione dei Piani di Zona
Il Welfare di tipo universalistico corrisponde ad una “assicurazione collettiva
contro le disgrazie individuali” , i cui punti salienti sono :
-pari opportunità di accesso ai Servizi;
-eguaglianza di trattamento tenendo conto dei bisogni;
-condivisione del rischio finanziario basata sulla solidarietà
fiscale……
(il contributo individuale è determinato non dal consumo di servizi,
ma dalla capacità contributiva individuale)
-più equa distribuzione delle risorse
-meno emarginazione ed esclusione
sociale
ne consegue
alcune riflessioni nell’impostazione dei Piani di Zona
La base di garanzia di un Welfare solidale è un contratto sociale
che genera un incontro tra diritti e doveri :
-responsabilità istituzionali e sociali;
-gestione delle risorse;
-organizzazione delle risposte volte ad essere efficaci e appropriate
alcune riflessioni nell’impostazione dei Piani di Zona
… ma i rischi possono essere :
aver attivato un “self service” dei diritti sociali
dove i più abili e i più forti godono dei benefici
che dovrebbero essere riconosciuti prioritariamente ai più deboli…
è questo un Welfare disomogeneo
con diseguale riconoscimento di diritti
nodi critici nell’impostazione dei Piani di Zona
“dei privilegi e del nulla” ?
UNITARIETA’ ed EQUITA’ dell’ACCESSO ai SERVIZI
contro
ESCLUSIONE all’ACCESSO
nodi critici nell’impostazione dei Piani di Zona
Forme di RESPONSABILITA’ verso “MIO FRATELLO” :
il VOLONTARIATO e l’ASSOCIAZIONISMO
il SERVIZIO CIVILE
(riferim. alla cultura del territorio
in termini di partecipazione della
comunità)
PRESENZA – ASSENZA - LATITANZA
Sistemi di regolazione ed orientamento da parte dell’Ente Pubblico
nodi critici nell’impostazione dei Piani di Zona
L’ ASSOCIAZIONISMO dei COMUNI
o
la DELEGA
in funzione di ottimizzare l’erogazione dei servizi
“Chi fa da sé (e per
sé)
NON fa più per tre”
nodi critici nell’impostazione dei Piani di Zona
il SISTEMA di EROGAZIONE di BENEFICI ECONOMICI
Rischio di sovrapposizione e di doppio utilizzo
di servizi strutturali e benefici economici:
“chi troppo e chi niente”…
IL PIANO DI ZONA
2011 – 2015
Aspetti normativi e operativi
con riferimento alla D.G.R. 157/2010
GLI ATTORI DEL PIANO DI ZONA
(il processo di formazione delle scelte)
PARTECIPAZIONE
TITOLARITA’
COMUNI
REGIONE
(Conferenza
dei Sindaci)
(Azienda
Ulss)
A
programmazione
partecipata
B
Partecipazione alla formulazione
degli obiettivi di benessere sociale
e alla loro valutazione
Altre Istituzioni
(Provincia, IPAB)
Privato Sociale
che fornisce risorse
di rilevante interesse
per la comunità
Associazioni
portatrici
di interessi
(Sindacati e
Associaz.di tutela
utenti)
incontro delle responsabilità e delle risorse disponibili nel territorio
Le linee guida 2010
“Il Piano di Zona rappresenta lo strumento
mediante il quale la Regione Veneto intende
continuare a sostenere la programmazione dei
servizi sociali e socio-sanitari nei diversi ambiti
regionali, identificati nei territori coincidenti
con quelli delle Aziende ULSS e delle loro
articolazioni distrettuali”
le finalità
promuovere una programmazione sociale
integrata in grado di coniugare le strategie
di protezione con quelle di promozione del
benessere dei cittadini;
favorire l’equità territoriale, sostenendo
l’equilibrio nell’offerta dei servizi e
promuovendo regolamenti e
comportamenti uniformi all’interno del
territorio;
le finalità
favorire lo sviluppo di un sistema di offerta in
grado di cogliere l’evoluzione dei bisogni della
popolazione;
favorire la piena integrazione tra i soggetti
pubblici e i soggetti del privato sociale
interessati alla costruzione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali;
le finalità
sostenere e facilitare il governo
dell’integrazione socio-sanitaria.
si programmano la distribuzione e l’allocazione delle
risorse, in coerenza con i vincoli regionali, nonché tutti gli
interventi sociali e socio-sanitari del territorio, includendo
sia gli interventi consolidati, sia le azioni di potenziamento
e di innovazione, con riferimento al territorio comunale,
sovracomunale, distrettuale e all’intero ambito territorio
dell’ULSS
I processi partecipativi
L’attuazione dei processi partecipativi è
promossa e garantita dalla Conferenza dei
Sindaci non solo come strategia di
valorizzazione dei soggetti attivi ma anche e
soprattutto come condivisione strutturale e
strategica per facilitare l’incontro delle
responsabilità e delle risorse disponibili nel
territorio
Come si articola il piano di zona
1. Il processo di costruzione dei
piani di zona
2. L’analisi dei bisogni
3. La definizione delle strategie
d’indirizzo e le scelte operative
4. Il quadro delle azioni
economiche
5. Gli strumenti e i processi di
governo del piano
Aree di intervento
•
•
•
•
•
•
•
Infanzia adolescenza e famiglia
Disabilità
Adulti e anziani
Dipendenze
Salute Mentale
Marginalità
Immigrazione
Durata: 5 anni con aggiornamento annuale
Le fonti di finanziamento
Quota locale del fondo sociale regionale
Fondo sanitario regionale per la parte di
integrazione socio-sanitaria
Fondo sociale dei comuni
Fondo sociale regionale
Concorso alla spesa degli utenti
Eventuali contributi finalizzati
Fondi di altre istituzioni o enti coinvolti
La struttura organizzativa (1)
Un organo di governo politico, costituito:
•
•
dall’Esecutivo della Conferenza dei Sindaci del
territorio
e dalla Direzione Generale dell’Azienda ULSS che
si avvale, a questo fine, del Direttore Sociale e
della funzione territoriale
La struttura organizzativa (2)
Un gruppo di coordinamento tecnico nominato in ciascun territorio dall’organo di
governo politico, presieduto dal Direttore sociale e costituito:
Dai referenti dei tavoli tematici
E dai componenti dell’Ufficio di Piano, con la funzione di seguire dal punto di
vista tecnico e metodologico le attività necessarie alla costruzione e gestione del
piano di zona.
Ufficio di Piano: organismo tecnico di staff che facilita e supporta
operativamente il processo di programmazione, con riferimento alle attività
di costruzione, monitoraggio e valutazione del piano di zona
I tavoli tematici, definiti a livello territoriale, che rappresentano
l’articolazione organizzativa attraverso la quale si realizza il coinvolgimento
degli attori del territorio e si concretizza il processo di confronto territoriale
Monitoraggio e valutazione del Piano di Zona
Annuale:
•dati relativi alle azioni attivate
•relazione valutativo-previsionale in termine di priorità
e risultati raggiunti
•cambiamenti da apportare nell’anno successivo di
programmazione
Termine del quinquennio:
relazione valutativa finale
PIANO DI ZONA 2011 – 2015
PRIORITA’ E POLITICHE DEFINITE PER
CIASCUNA AREA
IL METODO
LA METODOLOGIA DI LAVORO
RILEVAZIONE DEI BISOGNI
I tavoli tematici di area hanno effettuato l’analisi
dei bisogni del territorio suddividendoli tra:
Bisogni Consolidati
Bisogni Emergenti
GLI ORIENTAMENTI STRATEGICI
A PARTIRE DAI BISOGNI DEL TERRITORIO SONO
STATE DEFINITE PER OGNI AREA, COERENTEMENTE
CON GLI INDIRIZZI REGIONALI:
•LE PRIORITA’
•LE POLITICHE
•LE AZIONI (scelte operative)
RILEVAZIONE E
DEFINIZIONE
DI BISOGNI, PRIORITA’ E
POLITICHE
AREA DISABILITA’
AREA DISABILITA’:
PRIORITA’
offrire risposte personalizzate che favoriscano la realizzazione di “progetti di vita” basati sui bisogni,potenzialità e
aspettative della persona
sviluppare gli interventi che favoriscano la domiciliarità delle persone con forme particolari o complesse di disabilità e
migliorare la collaborazione tra servizi
favorire gli interventi di sostegno alle famiglie delle persone disabili, ed in particolare a quelle in condizione di maggior
fragilità
sviluppare opportunità residenziali diversificate e adeguate alle diverse autonomie e ai bisogni socio-sanitari della persona
differenziare e sviluppare risposte residenziali per le persone con forme particolari o complesse di disabilità
valorizzare la centralità della persona e continuità della presa in carico nell’ambito della residenzialità
sviluppare un sistema strutturato di valutazione, progettazione, analisi e monitoraggio dei servizi
mantenere e potenziare il raccordo e la collaborazione tra i diversi attori coinvolti nel percorso di integrazione scolastica e
nel passaggio al mondo del lavoro
mantenere e potenziare adeguati supporti per favorire l’integrazione scolastica di minori non autosufficienti
prevenire e contrastare la formazione di stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità
favorire lo sviluppo di autonomie e l’integrazione in attività ricreative e sportive di preadolescenti e adolescenti disabili
sviluppare percorsi di autonomia personale e sociale delle persone con disabilità intellettiva lieve a rischio di
emarginazione
favorire l’inserimento lavorativo in collaborazione con i soggetti preposti
differenziare le proposte di integrazione/ reinserimento lavorativo in funzione delle specifiche problematiche
promuovere opportunità di socializzazione in collaborazione con la comunità locale, le associazioni dei familiari ed il
privato sociale
coinvolgere la comunità locale nel dare risposta ai bisogni di integrazione sociale e di partecipazione attiva delle persone
disabili che frequentano i centri diurni e delle loro famiglie
mantenere e potenziare adeguati supporti per favorire l’integrazione scolastica di minori con DGS
AREA DISABILITA’:
LE POLITICHE
a) Sostenere l’organizzazione integrata del sistema di offerta basato
su due pilastri principali: domiciliarità e residenzialità
b) Sostenere gli interventi rivolti all’integrazione
c) Promuovere insieme alle associazioni di famiglie di persone con
disabilità, presenti nel territorio, forme di risposta innovativa per
quanto attiene i centri diurni e le attività a carattere diurno
d) Promuovere interventi per persone con disturbi di autismo e
disturbi dello spettro autistico e per le loro famiglie
RILEVAZIONE E
DEFINIZIONE
DI BISOGNI, PRIORITA’ E
POLITICHE
AREA PERSONE ANZIANE
AREA PERSONE ANZIANE:
PRIORITA’
Migliorare e implementare l’assistenza dell’anziano a domicilio
Migliorare e implementare l’assistenza dell’anziano in centro di servizi
Migliorare la conoscenza e l’offerta dei servizi esistenti tra gli operatori interessati
Migliorare l’informazione relativa ai centri di servizi
Migliorare l’offerta e l’integrazione dei centri di servizi
Sensibilizzare la cittadinanza (in particolare i giovani) e valorizzare la figura
dell’anziano
AREA PERSONE ANZIANE:
LE POLITICHE
-Favorire la domiciliarità delle persone anziane, impiegando in modo
flessibile le risorse disponibili
-Favorire e migliorare la rete informativa e sociale rivolta ai familiari e/
o care-giver di anziani fragili
-Migliorare la qualità di vita delle persone nei centri di servizio
residenziali.
-Articolazione della programmazione e qualificazione del sistema di
offerta delle strutture
-Superare la logica delle case di riposo per spostarsi verso la piena
attuazione dei centri servizio per le persone anziane
-Promuovere una presa in carico globale della persona anziana,
superando la logica dell’erogazione di singole prestazioni
-Sostenere la libera scelta del cittadino nell’accesso ai servizi in
relazione alle sue specifiche esigenze
Promozione di progettualità di integrazione sociale
RILEVAZIONE E
DEFINIZIONE
DI BISOGNI, PRIORITA’ E
POLITICHE
AREA FAMIGLIA, INFANZIA,
ADOLESCENZA, MINORI IN CONDIZIONE
DI DISAGIO, GIOVANI
AREA FAMIGLIA,INFANZIA,
ADOLESCENZA,MINORI IN
CONDIZIONE
DI DISAGIO, GIOVANI:
PRIORITA’ 1/2
Sostenere le funzioni della famiglia con iniziative che ne promuovano il benessere e con interventi di
protezione e accompagnamento nelle situazioni di svantaggio e rischio
Sostenere l'attività dei servizi territoriali rivolti alla famiglia, in condizione di normalità o disagio,
sviluppando altresì la mediazione familiare
Sviluppare interventi di promozione della socializzazione e delle relazioni tra famiglie e tra generazioni (ad
esempio centri famiglia, reti di solidarietà tra famiglie, associazionismo familiare, sportelli famiglia, scuole
per genitori, ecc)
Promuovere interventi di educazione alla genitorialità, cittadinanza attiva, socialità e salute
Promuovere azioni che sostengano il potenziamento dei servizi educativi per l’infanzia, sviluppando la
diversificazione delle tipologie di intervento e la flessibilità delle stesse
Necessità di attivare percorsi di protezione, cura e tutela per minori con genitori dipendenti da sostanze e
alcol
Necessità di attivare, in modo stabile, un confronto sul tema della Famiglia tra i vari soggetti del territorio
Sostenere gli interventi di prevenzione e supporto educativo a favore delle famiglie,
socializzazione e le relazioni tra le famiglie stesse
promuovendo la
Programmazione di politiche e interventi di sostegno/sgravi di ordine economico e tariffario
AREA FAMIGLIA,INFANZIA,
ADOLESCENZA,MINORI IN
CONDIZIONE
DI DISAGIO, GIOVANI:
PRIORITA’ 2/2
Attivazione di servizi maggiormente flessibili, in grado di rispondere ai bisogni delle famiglie
Sostenere l’attività dei servizi territoriali rivolti alla famiglia a ai minori anche con azioni di promozione della rete
Sviluppo di azioni a sostegno delle vittime di violenza domestica
Necessità di attivare a livello distrettuale un tavolo per l’organizzazione e la gestione della rete degli interventi.
Continuazione dei percorsi per attuare il Recepimento delle Linee di Indirizzo e delle Linee Guida nonché l’applicazione
degli Orientamenti Scuola-Servizi
Attivazione di un tavolo di lavoro con la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti per la predisposizione di un
documento di programmazione del bisogno residenziale del territorio e la definizione di percorsi residenziali
sperimentali
Necessità di costruire percorsi condivisi di presa in carico, interservizi e interistituzionali
Promozione di politiche coordinate per favorire l’autonomia dei giovani attraverso interventi educativi a favore degli
stessi (ad esempio: informazione, lavoro, volontariato, servizio sociale, cultura, creatività, sport, ecc.)
Programmazione di interventi che perseguano in particolare le seguenti finalità: prevenzione, educazione alla
sicurezza/legalità, promozione cittadinanza e responsabilità sociale, incentivazione ad azioni coordinate per la
promozione, attuazione e programmazione di interventi a favore dei giovani .
Coordinamento dei soggetti pubblici e privati (comuni, ulss, provincia, associazioni di categoria, …) finalizzato al
monitoraggio delle problematiche territoriali inerenti all’occupazione/formazione dei giovani (16-30 anni) con
particolare riferimento al parametro NEET: giovani che non lavorano, non studiano, non si aggiornano.
Interventi di promozione e sensibilizzazione dei soggetti territoriali per l’attivazione di progetti/servizi volti a favorire
l’autonomia dei giovani (es: più opportunità di accesso ai tirocini/ stages lavorativi, accompagnamento nella
costruzione di progetti di lavoro/vita, promozione dell’imprenditoria giovanile).
AREA FAMIGLIA,INFANZIA,
ADOLESCENZA,MINORI IN
CONDIZIONE
DI DISAGIO, GIOVANI:
LE POLITICHE
Politiche per la famiglia:
- promozione della famiglia e dei servizi dedicati
- promozione e sostegno alla genitorialità
- sostegno e protezione della genitorialità
Politiche per i bambini
- promozione al benessere
- protezione e tutela
Politiche per gli adolescenti e i giovani
- Promozione al benessere
- Sostegno a adolescenti e giovani
RILEVAZIONE E
DEFINIZIONE
DI BISOGNI, PRIORITA’ E
POLITICHE
AREA SALUTE MENTALE
AREA SALUTE MENTALE:
PRIORITA’
Rinnovamento organizzativo nell’operatività dei Servizi del DSM, finalizzato a
•maggiore sviluppo e continuità della presa in carico
•ricerca di modelli organizzativi di qualità
•più forte collaborazione e integrazione con gli altri servizi sanitari e sociali (MMG, Servizi Sociali Comuni)
•valorizzazione della collaborazione con utenti e familiari
•attenzione costantemente orientata all’utente
Maggiore sviluppo e condivisione di informazioni epidemiologiche territoriali finalizzate alle necessità
conoscitive del territorio sulla salute mentale
Collaborazione con i Comuni per l’attuazione di soluzioni abitative a carattere transitorio e permanente per
utenti del DSM ove il bisogno abitativo emerga a conclusione positiva del processo terapeutico riabilitativo
Pieno utilizzo dei modelli esistenti e sviluppo di nuovi modelli per l’inserimento lavorativo
Integrazione fra DSM, Comuni, Distretti e reparti ospedalieri ai fini di introdurre procedure condivise per la
gestione delle situazioni complesse. Ridefinizione e monitoraggio delle risorse appropriate utilizzabili sul
territorio.
Attivare strumenti di contrasto anche attraverso la promozione della salute su target specifici, mirando alla
prevenzione ed alla individuazione precoce dei comportamenti devianti negli adolescenti
Integrazione fra DSM, Distretti, Comuni e Scuola ai fini della continuità scolastica
Attivare strumenti di risposta alla crescente Psicopatologia acuta negli adolescenti
Integrazione fra DSM, Comuni, Distretti ai fini di implementare le procedure condivise di tutela
Informazione e Formazione con Comuni, Forze dell’Ordine e Strutture per la gestione delle emergenze sanitarie.
Adeguamento delle strutture sulla residenzialità alla DGR 1616/2008
AREA SALUTE MENTALE :
LE POLITICHE
1) Adeguato utilizzo delle risorse
2) Centratura dei servizi sulla persona piuttosto
che sulla logica delle strutture
3) Sviluppo e sostegno all’organizzazione
dipartimentale
4) Sviluppo e sostegno della rete delle strutture
RILEVAZIONE E
DEFINIZIONE
DI BISOGNI, PRIORITA’ E
POLITICHE
AREA IMMIGRAZIONE
AREA IMMIGRAZIONE :
PRIORITA’
Interventi di mediazione linguistica e interculturale presso le scuole dell’obbligo e gli Istituti scolastici superiori
Azioni c/o gruppi-classe,scuole sup.,tese alla comunicazione e cooperazione tra studenti adoles.ti (ital.ni e stran.ri)
Aggiornamento degli insegnanti sui temi dell’interculturalità e della integrazione
Interventi di sostegno allo studio e alla qualità delle relazioni per i minori dei campi nomadi e dei nuclei isolati
Supporto ai dispositivi e alle iniziative informative per cittadini stranieri (Sportello: informativo comunale,Immigrazione
della Questura,consulenza c/o la Casa Circondariale e l’Ist. Penale Minori)
Interventi di mediazione linguistica e interculturale presso le strutture carcerarie
Interventi, in particolare per i giovani detenuti, finalizzati al recupero scolastico, alla socializzazione e
all’addestramento al lavoro
Coordinamento degli interventi per la tutela dell’integrità psicofisica e per il diritto al recupero psicosociale dei
detenuti (ambito penale dell’Area Contrasto alla Marginalità)
Sviluppare Programmi di preparazione al rientro in patria assistito che prevedano, anche in carcere, la possibilità di
accedere all’apprendimento di competenze professionali da spendere come risorsa nel Paese di appartenenza.
Coinvolgimento del personale impiegato c/o le strutture carcerarie in attività di form.ne e agg.to congiunto con
altre realtà del territorio
Reinserimento lavorativo e comunitario
Sostegno alle famiglie che più soffrono per la crisi occupazionale ed economica
Sviluppare una rete degli interventi del territorio per la riqualificazione e il riassorbimento occupazionale del
lavoratore straniero (inf.ne e orien.to alle iniziative di professionalizz.ne, accoglienza in attività socialmente utili)
Indagine e monitoraggio sul fenomeno migratorio (rapporto tra immig.ne e lavoro,ser.zi,alloggio, istruzione, etc.)
Sostegno a iniziative di alfabet.ne, di educ.ne civica e di orientam.to ai serv.zi terr.li per donne e ragazze straniere
Prevenzione e contrasto delle M.G.F (Mutilazioni Genitali Femminili)
Adeguamento delle strategie di sensib.ne e accesso donne straniere ai percorsi dist.li di preparazione alla nascita e
di gestione della maternità
AREA IMMIGRAZIONE :
LE POLITICHE
Favorire l’integrazione degli immigrati di seconda generazione
Favorire l’accesso delle persone immigrate residenti al sistema di welfare veneto e
l’integrazione delle stesse nel tessuto sociale
Favorire l’integrazione delle persone immigrate nel tessuto sociale ove vivono
Promuovere il lavoro di rete e la cooperazione tra strutture detentive, servizi del
Ministero della Giustizia (U.E.P.E.-unità di esecuzione penale esterna- e U.S.S.M.- unità
servizi sociali per minori) e servizi territoriali locali
Favorire l’accesso delle persone immigrate residenti al sistema di welfare veneto e
l’integrazione delle stesse nel tessuto sociale
Favorire l’integrazione delle persone immigrate nel tessuto sociale ove vivono
Promuovere l’integrazione della donna ricongiunta immigrata
RILEVAZIONE E
DEFINIZIONE
DI BISOGNI, PRIORITA’ E
POLITICHE
AREA MARGINALITA’ E INCLUSIONE
SOCIALE
AREA MARGINALITA’
E INCLUSIONE SOCIALE:
PRIORITA’ 1/2
Insediamento e attivazione di un gruppo tecnico di lavoro per la rilevazione e l’elaborazione
costante dei dati e delle informazioni locali sul versante della povertà (situazioni a rischio di
marginalità e situazioni di marginalità conclamata) e delle risorse/dispositivi presenti sul territorio
.
Osservatorio locale su:
-Interventi solidali di enti e organizzazioni del volontariato - distribuzione di generi di prima
necessità)
-Interventi finalizzati a razionalizzare le opportunità di accoglienza presso alloggio protetto nelle
situazioni di emergenza abitativa - dormitori, comunità alloggio, appartamenti protetti
-Interventi di addestramento occupazionale e di reinserimento lavorativo)
Iniziative di diffusione dei risultati di ricerca e attivazione di momenti di confronto sui dati raccolti
rispetto al target, sulle scelte progettuali e le risorse utilizzate, sui significati da assegnare alle
dimensioni della vulnerabilità, esclusione, marginalità sociale
Consolidare e migliorare le modalità di accesso, accoglienza e monitoraggio delle persone in
condizione di marginalità accolte presso le strutture riabilitative locali
Consolidare e migliorare le modalità di accesso , accoglienza e monitoraggio dei soggetti portatori
di HIV/AIDS, presso le strutture riabilitative territoriali
Percorsi e azioni di accoglienza e accompagnamento tesi a incrementare e perfezionare, oltre ai
trattamenti sanitari, i processi individuali di reinserimento relazionale, sociale e comunitario
Interventi di contrasto del pregiudizio e dello stigma
Attività tese a promuovere la circolarità informativa e il confronto sull’analisi dei bisogni
AREA MARGINALITA’
E INCLUSIONE SOCIALE:
PRIORITA’ 2/2
Modalità e dispositivi di pianificazione partecipata e condivisa
Formazione e aggiornamento del personale teso a favorire il confronto e la collaborazione
progettuale interna
Coinvolgimento del personale impiegato presso le strutture carcerarie in attività di formazione e
aggiornamento congiunto con altre realtà del territorio
Creazione di occasioni per esperienze occupazionali esterne e incremento delle attività interne.
Opportunità interne di addestramento al lavoro/di riqualificazione professionale
Percorsi finalizzati a sostenere efficacemente i processi di responsabilizzazione del giovane
detenuto e a favorire le sue competenze di autonomia (laboratori occupazionali interni, attività
didattiche e culturali, esperienze di impegno operativo esterne al carcere)
Azioni per il miglioramento del livello di comunicazione, di rispetto delle regole e delle buone
pratiche relazionali (opportunità di carattere modalità sportivo, ricreativo, lavorativo)
Promozione e attivazione, da parte degli Istituti e degli Uffici interessati, di specifici Tavoli tecnici
interistituzionali di co-progettazione:
- per il potenziamento dei ‘setting’ occupazionali e riabilitativi interni ed esterni alla Casa
Circondariale,
- per il perfezionamento dei percorsi di recupero educativo e psicosociale a favore dei ragazzi
dell’I.P.M.,
- per l’attivazione di protocolli collaborativi con enti e organizzazioni del territorio locale
Attività d’informazione e di accompagnamento ai servizi di tutela della salute
Interventi volti all’accoglienza residenziale protetta presso comunità territoriali
Predisposizione e attivazione di piani individualizzati per il reinserimento abitativo, lavorativo,
sociale
AREA MARGINALITA’
E INCLUSIONE SOCIALE:
LE POLITICHE
Ricomposizione, nella Marginalità Sociale, della pluralità di target: AREA DELL’ESCLUSIONE
SOCIALE
-Avviare nel territorio un percorso di condivisione
-Promuovere e diffondere una nuova visibilità dell’Area Marginalità sul territorio
-Garantire una maggiore conoscenza del sistema di offerta e della rete territoriale
Possibili attività da promuovere a favore dei target: AREA DELL’ESCLUSIONE SOCIALE
-Percorsi individualizzati volti al reinserimento socio-lavorativo
-Accompagnamento ai servizi sociosanitari
-Percorsi individualizzati volti al reinserimento socio-lavorativo
Possibili attività da promuovere a favore dei target: AREA PENALE
Casa Circondariale
-Interventi socio-educativi a supporto dell’attività trattamentale
-Percorsi individualizzati volti al reinserimento socio-lavorativo (favorire il recupero e la
risocializzazione delle persone adulte detenute)
Istituto Penale Minori
-Interventi socio-educativi a supporto dell’attività trattamentale
-Percorsi individualizzati volti al reinserimento socio-lavorativo (favorire il miglioramento dei
percorsi di riabilitazione e risocializzazione dei minori e dei giovani detenuti)
UEPE/USSM
-Azioni di sensibilizzazione della comunità locale (favorire il reinserimento lavorativo e la
riabilitazione sociale degli adulti in misura alternativa al carcere o in uscita dai circuiti penali)
Possibili attività da promuovere a favore dei target: AREA VITTIME DI TRATTA E SFRUTTAMENTO
SESSUALE
-Favorire l’attivazione di strategie per la protezione e la reintegrazione sociale (anche in raccordo
con i percorsi delle pari opportunità e della lotta alla violenza verso donne e minori)
RILEVAZIONE E
DEFINIZIONE
DI BISOGNI, PRIORITA’ E
POLITICHE
AREA DIPENDENZE
AREA DIPENDENZE:
PRIORITA’
>Promuovere una maggiore consapevolezza a livello territoriale sul bisogno di sviluppare politiche
intersettoriali e progetti specifici in grado di promuovere una maggiore conoscenza del fenomeno nella
comunità locale e nel contempo agire direttamente sull’uso incongruo di sostanze psicoattive.
-identificare i fattori di rischio a livello locale che conducono all'uso di sostanze psicoattive nella popolazione giovanile (tra i 15 e i
24 anni) del territorio, anche tramite la realizzazione di attività di ricerca-azione
-attuare interventi di prevenzione specifici che mirino ad aggredire i fattori di rischio identificati come maggiormente significativi
nei diversi contesti territoriali
-sviluppare ed incentivare interventi di prevenzione delle patologie correlate
>Acquisizione di un ruolo lavorativo e sociale delle persone con problemi di dipendenza al fine di
promuovere processi di inclusione lavorativa e sociale
>Orientamento in ambito formativo/professionale allo scopo di ricostruire competenze spendibili nel
mercato del lavoro
>Promuovere un coordinamento strategico fra i servizi e le istanze volte all’integrazione lavorativa in
modo tale da garantire una rete stabile e dinamica nel contempo
offrire alle persone alcol - tossicodipendenti un sistema graduale di opportunità in cui individuare, valutare, sperimentare le
proprie capacità lavorative a seconda del grado di remissione sintomatologica e terapeutica; avviare sperimentazioni di buone
prassi finalizzate a creare un ambiente di lavoro sicuro, a scoraggiare l'abuso di alcol e droghe, a favorire la presa in carico e il
reinserimento lavorativo di lavoratori con problemi di abuso di sostanze; dare concretezza e sistematicità a prassi, procedure ed
esperienze favorenti i processi di inclusione nel tessuto socio-relazionale di appartenenza dei soggetti (quali adolescenti e giovani
a rischio, abituali consumatori, tossicodipendenti ricorrenti), visti come soggetti attivi nel processo di cambiamento; attivare
nuove reti di socializzazione
>Offrire livelli diversificati di presa in carico: ascolto, accoglienza, lavoro terapeutico alle famiglie, alle
coppie di genitori attraverso iniziative di sostegno alla genitorialità differenziate per grado (livelli) di
contiguità e coinvolgimento dei propri figli con il mondo delle sostanze (entrati in contatto con le sostanze,
le hanno sperimentate, già le usano in maniera sistematica oppure hanno sviluppato una vera e propria
tossicodipendenza).
>Agevolare la costituzione di reti familiari che a seconda della contiguità con il fenomeno dipendenza
divengano risorsa spontanea nell’alleanza terapeutica di contrasto
AREA DIPENDENZE:
LE POLITICHE
PREVENZIONE SELETTIVA E/O INDICATA
al fine di individuare i contesti e i soggetti che presentano maggior grado di vulnerabilità all’uso di sostanze e intervenire precocemente sugli
stessi. L’obiettivo principale che la Regione intende perseguire è la riduzione dei tempi di esposizione alle sostanze, ossia dell’intervallo di
tempo compreso tra il primo utilizzo ed il momento in cui si avvia il contatto con la rete dei servizi. Per fare questo è necessario incentivare
le azioni di prevenzione selettiva e/o indicata con la finalità di indirizzare le risorse e le azioni verso i contesti ed i soggetti (con particolare
attenzione ai giovani) maggiormente esposti all’uso di sostanze, per situazioni di vulnerabilità e fragilità familiare/personale/sociale
REINSERIMENTO SOCIO LAVORATIVO E INCLUSIONE SOCIALE DEI SOGGETTI ALCOL-TOSSICODIPENDENTI (E
DELLE LORO FAMIGLIE)
Per un’ effettiva attuazione del principio costituzionale del reinserimento sociale delle persone svantaggiate, le azioni di inclusione sociale e
lavorativa si pongono come aspetti essenziali a sostegno dell’intero sistema dipendenze.
La questione dipendenza-lavoro va affrontata in un’ottica globale considerandone tutte le forme di manifestazione, ossia le difficoltà dei
lavoratori con problemi di dipendenza, i bisogni di reinserimento lavorativo delle persone che hanno già riconosciuto e affrontato il proprio
disagio e da ultimo, l’atteggiamento culturale del mondo lavorativo nei riguardi della salute.
Il processo di inclusione nel normale circuito di vita quotidiana va inteso in un rapporto di continuità con il processo di aiuto. Visivamente,
tale processo può essere rappresentato da una forma circolare, attraverso cui la persona esce e rientra nell’ambiente di vita scelto, processo
che va sostenuto e accompagnato da strategie e strumenti che favoriscano una trasformazione delle reti territoriali in reti di inclusioni e del
piano operativo in un piano cooperativo.
FAMIGLIA
La famiglia: è l’ambito di vita principe in cui ciascuno vive e consolida relazioni significative, cresce e si struttura come persona, viene
accolto e tutelato nelle sue fragilità In questo senso la famiglia è quindi soggetto protagonista del benessere della persona e pertanto
trasversale a tutte le aree del Piano di Zona. Va quindi mantenuta e sviluppata anche nell’Area delle Dipendenze l’azione di coinvolgimento
dei familiari, sia come soggetti portatori di bisogni, che come risorsa fondamentale nell’attivazione delle forze utili ai processi di cura del
paziente, attraverso politiche che accompagnino la famiglia in questo percorso, con modalità che favoriscano l’emergere delle potenzialità in
essa presenti e il miglioramento della qualità della vita del nucleo familiare.
TRATTAMENTI INNOVATIVI RIFERITI ALLE DIVERSE FORME DI DIPENDENZA
PREVENZIONE UNIVERSALE
La prevenzione universale per definizione si rivolge alla popolazione pur individuando di volta in volta una realtà specifica: la scuola, un
quartiere, una comunità con la finalità di evitare o eventualmente ritardare l’uso di sostanze psicoattive legali ed illegali. Lo scopo, quindi,è
quello di scoraggiare l’inizio dell’uso e dell’abuso di tutte le sostanze psicoattive fornendo non solo le dovute informazioni ma soprattutto le
abilità per evitarle.
Piano di zona 2016-?
Aree del piano
Mantenere la struttura per aree? si
Mantenere tutte le aree? no
Mantenere area immigrazione? no
Mantenere trasversalità tre le aree? si
Struttura, gestione e costruzione
Mantenere la durata quinquennale? si
Mantenere la ripianificazione? si
Mantenere la strutturazione attuale? si
Pensare ad una più precisa collocazione dell’ufficio di piano? si
Mantenere la procedura di approvazione? si
Rivedere il termine del monitoraggio e della relazione valutativa? si
Indirizzi programmatici
Mantenere il documento di indirizzo? si
Utilizzare i dati economici /finanziari dell’anno precedente
per la programmazione e riprogrammazione? si
Mantenere il visto di congruità? si
Sistema di governance e concertazione
Mantenere le province? si
Il processo partecipativo va rinforzato? si
Mantenere la struttura organizzativa che prevede:
Organo di indirizzo politico, gruppo di coordinamento
Tecnico, tavoli tematici? si
e per finire
«Non usiamo armi e bombe per conquistare il mondo.
Usiamo solidarietà e amore.
La pace comincia con un sorriso»
Madre Teresa