NOTIZIARIO DEL CIRCOLO FOTOGRAFICO LA GONDOLA
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NOTIZIARIO DEL CIRCOLO FOTOGRAFICO LA GONDOLA
NOTIZIARIO DEL CIRCOLO FOTOGRAFICO LA GONDOLA IL CIRCOLO, FONDATO NEL 1948, E' B.F.I. DAL 1987 ANNO XXVI ottobre 2001 numero 12 questa lettera circolare, inviata gratuitamente su richiesta, è diffusa in 500 copie; è reperibile in rete all'URL http://digilander.iol.it/eziodellagondola/notipdf/ - e-mail to: [email protected] CAPA, BEVILACQUA E LA BELLA FOTO Venerdì 14 settembre, ancora sbigottiti dai tragici eventi americani - ne parlammo a lungo in autostrada sotto un improvviso diluvio - siamo andati a ristorarci la mente e il cuore a Gradisca d’Isonzo dove dal 27 luglio (e sino al 30 settembre) era esposta l’ampia retrospettiva dedicata a Carlo Bevilacqua, indiscusso protagonista della fotografia amatoriale degli anni ’50, ormai collocati nella dimensione del mito. L’ampia rassegna (novanta immagini selezionate da una base di oltre cinquecento) ha offerto materia per un definitivo giudizio, per di più filtrato dal tempo trascorso. A suo tempo Bevilacqua fu un inarrivabile vincitore di concorsi (“...Ottanta medaglie d’oro...” elenca senza superbia in una lettera alla Gondola) addirittura più di Sergio Del Pero con la cui vicenda fotografica presenta non poche analogie. Furono entrambi molto famosi soprattutto, se non esclusivamente, in ambito amatoriale ma non seppero, o non vollero, uscire dalla routine per quanto gratificante dei concorsi per proporre la loro opera a un pubblico più vasto. Probabilmente i tempi erano diversi, forse in Bevilacqua furono determinanti l’avviata attività commerciale, un carattere schivo e una creatività che rifuggiva dalle regole e dagli obblighi di una eventuale committenza. Così, anno dopo anno, il suo ricordo si affievolì rimanendo vivo fra i non molti epigoni, fra gli amici e gli estimatori. Oggi è maturo il tempo per una rilettura approfondita che ri- stabilisca il peso e il valore nell’arco della storia di tutti questi campioni, del loro mirabile lavoro tecnico e intellettuale, della forza del loro messaggio poetico che il trascorrere del tempo non ha minimamente affievolito, anzi. Nell’opera di Bevilacqua sono presenti un’accurata ricerca formale - quasi un marchio di fabbrica la contrapposizione fra piani “a fuoco” e “sfuocati” e una qualità di stampa eccellente al servizio di un punto di vista originale che pur misuran- CALENDARIO DI OTTOBRE 2001 venerdì 5 visione e critica delle opere dei soci mercoledì 10 EVENTO SPECIALE: a casa di Mario Mazziol, al Lido, i soci sono invitati per una proiezione di 700 immagini del fotografo francese Doisneau; appuntamento ore 21 in piazzale Santa Maria Elisabetta. venerdì 12 Foto per la mostra “Venezia e l’acqua” - stampe finali venerdì 19 visione e critica delle opere dei soci venerdì 26 Serata dedicata a foto e immagini sui tragici avvenimenti dell'11 settembre: i soci sono pregati di portare immagini ricavate da quotidiani, internet riviste, internet, eccetera. dosi con la realtà quotidiana (Bevilacqua fu significativamente co-fondatore del Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia) ne distilla pochi elementi cui conferisce valori simbolici universali; ancor oggi essi ci raccontano, senza enfasi nè retorica, il trascorrere continuo della vita con le sue alternanze di gioie e di dolori. Altro il discorso per Robert Capa; siccome eravamo di strada abbiamo approfittato per andare al Castello di Miramare dov’è tuttora esposta, a cura degli Alinari, una sua ampia retrospettiva comprendente molti dei più famosi reportages: la guerra civile di Spagna e quella sino-giapponese, il conflitto mondiale nei vari scenari, italiano, francese, eccetera, l’esodo in Israele e la campagna d’Indocina dove Capa trovò la morte saltando su una mina. Ci sono tutte le foto più celebri frammiste ad altre - complessivamente più di duecento - che compendiano una vita d’avventura e di passione civile dedicata, più che alla raffigurazione dell’evento bellico, ai suoi riflessi di tragedia e di morte sull’umanità sia essa rappresentata da inermi civili che da affranti combattenti. Le foto di Capa raramente sono “belle”; non hanno l’accuratezza talvolta sospetta di quelle di Eugene Smith, sono spesso “tirate via” perchè urgevano il tempo ed il pericolo. Era la testimonianza diretta ad affascinare, la incommensurabile capacità di scherzare con la morte quasi che la missione di “occhio del mondo” fungesse da salvacondotto, da eterna garanzia. Sicchè la gente, stando a casa, poteva vedere le cose che solo Capa aveva visto e “come” lui le aveva riportate; vien da chiedersi quale sarebbe oggi il ruolo di Capa e di tutti gli altri coraggiosi interpreti della fotografia sociale, quando possiamo assistere pressochè “in diretta” all’orrore degli attentati, alla morte di migliaia di persone senza la mediazione del cuore e dell’intelligenza, della capacità etica della scelta del “cosa” e del “come”. Ci soccorre nella risposta un recente lavoro di uno (per noi) sconosciuto fotografo belga, Stephen Van Fleteren, apparso sul mensile “Ventiquattro”. Si tratta di un servizio realizzato in Afghanistan (ironia delle coincidenze...) eccezionalmente permesso dai Taleban per attirare l’attenzione internazionale sulla carestia che colpisce il Paese.(*) Diversamente da tanto reportage contemporaneo, Val Fleteren torna a far valere il peso dell’Autore: inquadrature geniali, luci splendidamente controllate, una magistrale stampa in bianco e nero dai toni secchi ed efficaci; il tutto al servizio non già del sensazionale o dell’orripilante ma di vicende minime, per quanto drammatiche e dolorose, che il reporter propone con autentica partecipazione umana. Ecco, ci sembra che questa sia la strada giusta affinchè la fotografia e di essa la componente più rappresentativa, il reportage, possa ampiamente difendersi dall’invadenza ormai (*) = Inserto del “Sole 24 Ore” del 4/8/2001 insopportabile del medium televisivo, dall’informazione gridata, artefatta, omologatrice di ogni orrore e nefandezza, di cui in questi tristi giorni dobbiamo sopportare il peso. Manfredo Manfroi LIBRI E RIVISTE RICEVUTI Fotostorica è un periodico bimestrale scientificamente curato da Italo Zannier che vi profonde, come di consueto, competenza ed entusiasmo; viene edito dal Foto Archivio Storico Trevigiano, facente capo all’omonima Amministrazione Provinciale che, assieme alla gestione del suo patrimonio fotografico, promuove iniziative collaterali, come questa, di indubbio interesse. Un esempio fra le pubbliche Istituzioni, scarsamente imitato; si affianca infatti alle rare analoghe pubblicazioni (Fotologia, il mensile dell’A.F.T.) fornendo una miriade di notizie, informazioni, recensioni ed avendo sempre un occhio di riguardo ai problemi relativi alla conservazione e tutela del bene fotografia soprattutto ai “giacimenti” presenti nel Veneto. Fotostorica si è recentemente occupata, per ben due volte, del nostro Circolo dando spazio alle vicende del nostro Archivio e alla bella antologica di Giorgio Giacobbi. Ne abbiamo ricevuto alcune copie di cui ringraziamo il F.A.S.T. e il prof. Zannier. valido della Gondola negli anni ’60, ha recentemente esposto a Gualtieri (RE) “Oltre le gabbie” una serie di significative TANIA è arrivata ad allietare la immagini sugli animali in cattivita di Barbara e Massimiliano vità. Un bel lavoro, curato, tocLo Duca; al nostro Socio e alla cante, come ben sottolinea gentile Barbara le felicitazioni Charles-Henry Favrod nella presentazione del catalogo: “Trovo del Circolo. FABRIZIO ULIANA dopo i fa- che il messaggio di Camellini sti ed il successo di pubblico e sia chiaro; rivela alla perfeziocritica ottenuti a Perugia il 6 e 7 ne che gli animali sono là per luglio, ripropone la sua mostra nostro piacere non certo per il "C'è qualcosa che non va ...(a loro. E non sembrerebbe senTreviso)" dal 12 ottobre al 9 di- sibile all’argomentazione del dicembre a Villa Brescianelli, rettore dello zoo che ritiene che Castiglione delle Stiviere, i suoi ospiti gli debbano esser grati per averli sottratti alla legMANTOVA. ge della giungla. Massimiliano Camellini insegna al contrario APPUNTAMENTI la libertà”. Dal 1 al 4 novembre ci sarà l’ormai tradizionale meeting di PIERGIORGIO BRANZI ha FOTOPADOVA, creatura del- esposto a Roma presso il Mul’infaticabile nostro Socio Ono- seo in Trastevere “Diario moscovita” una serie di appunti rario Gustavo Millozzi. Quest’anno il carnet ap- visivi scattati nell’allora capitale pare particolarmente ricco di dell’impero sovietico durante i appuntamenti: fra i più signifi- difficili anni ’60. Al di là dei valori fotograficativi segnaliamo una mostra su Mario Giacomelli, “FOTO- ci, sempre presenti in un AutoGRAFIA TERZO MILLENNIO” a re così raffinato, è interessante, cura di Nino Migliori, gli incontri per chi ha potuto visitare il Paecon l’Autore, il premio “DIETRO se, il raffronto fra la realtà d’alL’OBIETTIVO: UNA VITA” que- lora e l’odierna; un paragone st’anno assegnato ad ELIO che può dar origine a più d’una CIOL, la personale di RINALDO riflessione. DELLA VITE Autore FIAF delAVVISO l’anno, ecc. ecc. Come di consueto la Gondola si organizzeE’ arrivato il libro FIAF sul rà per essere presente all’avNeorealismo; tutti i Soci che lo venimento. hanno prenotato sono pregati di rivolgersi al Presidente o al MOSTRE, MOSTRI Segretario; rammentiamo che & CONCORSI il volume costa eccezionalmenMASSIMILIANO CAMELLINI, te solo L.45.000; ne abbiamo figlio d’arte in quanto il padre, ancora qualche copia in più diing. Camellini, fu socio assai sponibile per altri Soci. LIETI EVENTI E AFFERMAZIONI DEI NOSTRI SOCI EDWARD WESTON, WYNN BULLOCK, OTTO STEINERT E PAOLO MONTI: QUATTRO GRANDI FOTOGRAFI A CONFRONTO. (seconda parte) Di Giorgio Giacobbi Si è detto - l’ho scritto anch’io su questo Notiziario - ma forse è un luogo comune, che Monti rimase folgorato sulla via di...Saarbrucken dopo aver visto le fotografie di Otto Steinert, talchè si è voluto collegare la sua produzione artistica, per una specie di imprinting, a quella di Steinert. Comunque siano andate le cose - ma Monti stesso me lo confermò - una progenitura Steineriana in Monti è innegabile. Nessuno però, che io ricordi, ha sino ad oggi posto l’accento su una probabile derivazione westoniana dell’opera di Paolo Monti specie sui temi a lui tanto cari delle nature morte, degli alberi, delle rocce etc. Monti ebbe certamente modo di vederle e studiarle le foto di Weston, non ricordo ora se in una Biennale della Fotografia a Venezia o su qualche rivista (CAMERA diretta da E. R. Martinez) portata da Parigi dai fratelli Pambakian. Ma quello che è curioso, a mio avviso, fu che Monti certamente vide anche le fotografie di Wynn Bullock. Direi anzi che la visione di Monti, tutta pensata sui toni gravi e scuri e ravvivata da sciabolate di luce accecante, sia più vicina a Bullock che a Weston le cui immagini, specie negli anni giovanili, sono dise- gnate con toni più chiari vicini agli high-key dalle luminose e serene chiarità tanto amate molto più tardi da Giuseppe Cavalli. Bullock per contro è tragico, devastante, apocalittico. Le foto di Bullock sembrano presagire il diluvio universale. Chi era Wynn Bullock? Percy Wingfield Bullock nacque a Chicago il 18.4.1902. Sin da giovane, essendo dotato di una magnifica voce, studiò musica e canto. Esordì come cantante nel 1921 in un Musical di Irving Berlin. Studiò poi e si perfezionò a Parigi nel 1928. Nel ’30 è a Milano dove inizia a fotografare e continua il perfezionamento alla Scala. Nel 1935 abbandona la musica e si dedica anima e corpo alla Fotografia. Si diploma nel 1938 all’Art Center School di Los Angeles; nel 1941 sua prima personale al "Museum of Art" di Los Angeles. Viene arruolato nell’U.S. Army come fotografo. Dopo la guerra lavora molto sul procedimento di solarizzazione. Nel 1948 incontra E. Weston e viene subito influenzato dall’opera del Maestro. Edward Steichen lo invita a partecipare con sue foto alla famosa Mostra “The Family of Man” al MOMA di New York. Nel 1960 esperimenta la fotografia di astrazioni luminose. Scrive sul tema: "Realtà ed esistenza" distinguendo le relazioni che intercorrono tra le cose quali sono per sè stesse (esistenza) e le cose che appartengono all’esperienza umana (realtà). Nel 1973 scatta la sua ultima foto “Wood” che si rivela il simbolo del disfacimento e della fine delle cose (era ammalato di cancro) sentendo prossima la sua fine. Nel 1975 partecipa a due films sulla sua vita e le sue opere. Muore il 16 Novembre dello stesso anno. Scrisse molti libri sulla Fotografia, sull’estetica. Le sue fotografie sono esposte in quasi tutti i Musei degli Stati Uniti e nelle Università, alla National Gallery, a Princeton, alla Royal Photographic Society di Londra, a Tokyo, alla Bibliothèque Nationale di Parigi. Sulle foto di “Nudo” il confronto può essere fatto soltanto tra Weston e Bullock. I rari esempi di “nudo” fotografati da Monti non possono far testo a mio giudizio e non consentono di classificare Paolo Monti come grande fotografo del corpo femminile. Monti se li teneva nel cassetto i suoi “nudi”, non amava esporli forse per quel suo innato timido pudore di scoprirsi... Di Steinert poi non ricordo di aver mai visto un “nudo”. Un critico americano intelligente osservò con raffinata e gustosa malizia -una donna forse - che la differenza tra i “nudi” di Weston e quelli di Bullock sta unicamente nel fatto che le modelle di Bullock erano fotografate come se ardessero dalia smania vogliosa di fare l’amore, mentre quelle di Weston lo erano come se l’amore l’avessero appena fatto. Per tornare alle affinità che io rilevo tra Weston, Steinert e Monti basti citare - ma sarebbe decisivo poterle vedere queste foto - le ciminiere della “Armco Steel, Ohio” del 1922 che anticipano di 30 anni il Dr. Steinert. E il ritratto di “Ramiel in Attic” del 1920 ricorda la Meme di Monti ritratta di profilo nella soffitta di San Canzian proprio come Ramiel ma dopo 30 anni e più, e così Oak, Monterey County” del 1929, “Driftwood Stump” del 1937, groviglio di rami e tronchi rinsecchiti. Non voglio certo arrivare alla conclusione del “nulla di nuovo sotto il sole”, certo si è che sia Steinert per un verso sia Monti per altro hanno verosimilmente preso a modello del loro sentire fotografico il grande, immenso Weston e l’inarrivabile Bullock. Ecco tutto quello che mi è venuto in mente di ricordare scrivere: dal post -pittorialismo di fine secolo 19° alla Photo Secession di Stieglitz del 1902, movimento rivoluzionario in campo fotografico, come dice la stessa parola “secessione”, che riunì fotografi di grande talento quali Weston, Edward Steichen, Clarence White e poi Ansel Adams, Paul Strand ed altri ancora, fotografi che hanno lasciato un segno indelebile e nobilitarono la Fotografia. Il Manifesto de “La Bussola” e L’ècole de Venise” verranno cinquant’anni dopo! Nulla di nuovo allora sotto il sole? F O N D A Z I O N E CASSA DI RISPARMIO DI VENEZIA I SOCI DEL CIRCOLO FOTOGRAFICO LA GONDOLA SI RIUNISCONO OGNI VENERDI' ALLE ORE 21 PRESSO LA SEDE SOCIALE ALLA GIUDECCA - C/O CENTRO CIVICO RECAPITO POSTALE: P.O. BOX 120 - VENEZIA TEL. PRESIDENTE 0415237116 - SEGRETARIO 0415237286