la mia voce parla di me

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la mia voce parla di me
LA MIA VOCE PARLA DI ME
Percorso di animazione musicale per la scuola dell’infanzia
A cura di Giorgio Minardi
INTRODUZIONE
Programmazione dell’anno scolastico 2008/09, le maestre mi riferiscono che il tema che farà da
sfondo a tutte le attività didattiche sarà: i fossili.
Questa scelta è dovuta al fatto che qualche anno prima la scuola ha ricevuto in regalo una bella
collezione di fossili e quindi bisogna giustamente valorizzare questa nuova risorsa.
Come collegare la musica ai fossili?
I fossili, come recita il vocabolario, sono frammenti di crosta terrestre in cui si trovano delle tracce
di organismi animali o vegetali risalenti a molti secoli addietro.
In questa definizione la mia attenzione è attratta dalla parola tracce.
Le tracce che l’uomo lascia possono anche essere sonore?
Il suono è qualcosa di transitorio, esiste nell’attimo esatto in cui lo senti, poi sparisce, come può
lasciare una traccia?
Eppure tutti noi sappiamo che una voce, una musica, un suono, lasciano qualcosa dentro di noi.
L’appropriazione della realtà avviene anche attraverso l’udito e la nostra memoria ne conserva i
segni.
Ma qual è allora la principale traccia sonora che lascia l’uomo?
Sicuramente la voce.
Prima di qualsiasi forma di produzione con l’utilizzo di strumenti, oggetti o del proprio corpo, è la
voce la prima traccia sonora che lasciamo dietro di noi.
Basti pensare ai neonati che comunicano con tutta una serie di urla e pianti.
Così ho pensato di costruire un percorso che andasse alla scoperta della propria voce e delle
possibili tracce, reali o immaginate, che essa lascia dietro di sé.
LABORATORIO
Pongo ai bambini una domanda: “Qualcuno di voi ha mai visto la propria voce?”.
Riflettiamo sulla immaterialità e invisibilità della voce; essa non si riesce a vedere e nemmeno a
prendere.
Facciamo delle prove, tentiamo di afferrarla con le mani e con delle scatole, ma niente da fare…la
voce non si lascia prendere, vola via…ma dove va?
Durante la discussione viene fuori che solo in inverno quando è molto freddo dalla bocca si vede
uscire del fumo…sarà quella la voce?
Stendo un lungo tubo nel salone e mentre da una parte un bambino parla, dall’altra uno ascolta..
La voce riesce ad attraversare questo lungo tubo e ad arrivare dall’altra parte.
Dalla bocca all’orecchio, questo è il percorso che compie la voce.
Più l’orecchio è vicino alla bocca da cui esce la voce, più la sentirà forte e più sarà sufficiente
parlare piano per farsi sentire.
Più ci si allontana più bisognerà parlare forte per far arrivare la voce fino all’orecchio di chi ci
ascolta.
Questa semplice esperienza fa già parte delle conoscenze del bambino ma sarà importante
sottolinearla per far comprendere meglio alcuni aspetti fisici della trasmissione del suono.
Qualche bambino si è anche accorto che se mentre parla si mette una mano davanti alla bocca
sente dell’aria calda.
Faccio fare un esperimento ai bambini: proviamo a respirare profondamente e ad emettere un
suono continuo senza fermarsi.
Proviamo sia urlando che parlando a bassa voce e scopriamo che il suono termina quando l’aria
che è nei nostri polmoni finisce.
E’ importante partire da esperienze dirette, far vivere in prima persona ai bambini questi processi
fisici per poi arrivare a delle conclusioni.
Tutti gli indizi venuti fuori da questi esperimenti infatti porteranno i bambini stessi ad arrivare alla
conclusione che la voce è fatta di aria.
La voce è il fiato che esce dal nostro corpo e dalla nostra bocca sotto forma di suono e si mischia
con l’aria, diventando un tutt’uno con essa.
Questa riflessione porta con sé anche il fatto che poiché ognuno di noi è diverso dall’altro per
l’aspetto fisico (alto, basso, magro, grasso,…), anche la voce sarà diversa.
La mia voce parla di me
Tu non puoi vederla ma c’è
Esce dalla bocca e va lì
Naviga nell’aria così…
La nostra voce quindi racconta qualcosa di noi, infatti si riescono a riconoscere le persone anche
solo ascoltando la loro voce, senza vederle.
Su questa esperienza si può fare il classico gioco di riconoscimento in cui un bambino deve
riconoscere un suo compagno solo dalla voce.
La nostra voce è sempre uguale? Quando cambia il nostro stato d’animo, cambia anche la voce?
Naturalmente la risposta è affermativa, se siamo tristi, allegri, arrabbiati, spaventati o stanchi la
nostra voce cambia.
Mostro ai bambini delle facce disegnate su dei fogli, ognuna di esse rappresenta uno stato d’animo
e i bambini devono dargli “voce”.
Queste facce possono anche diventare in seguito una partitura di un brano per sole voci dal titolo:
stati d’animo.
Es. risata-urlo di spavento-sbadiglio-pianto-voce arrabbiata
Piano, piano poi più forte
Piange, ride ha, ha, ha, ha, ha
È arrabbiata, spaventata
Quando è stanca fa così….(sbadiglio)
Ma ora è venuto il momento di provare a catturare la voce servendosi della tecnologia; partiamo da
tre strumenti che, racconto ai bambini, ho trovato nel laboratorio di Albert, un mio amico e grande
inventore.
Questi strumenti sono:
-microfono
-registratore a cassette
-effetto loop
Ognuno di questi strumenti cattura la voce in un modo diverso:
- il microfono cattura la voce per poi trasmetterla a una cassa e farla sentire più forte;
- il registratore ci permette di conservare la voce su una cassetta e poterla riascoltare quando
vogliamo, anche a distanza di anni;
- l’effetto loop, a cui ho attaccato il microfono, fa ripetere la nostra voce all’infinito.
Ai bambini piace molto sentire la propria voce riprodotta da un oggetto esterno, è qualcosa che li
diverte e che contiene in sé qualcosa di magico, anche per l’effetto straniante che produce in noi
anche da adulti ascoltare la propria voce.
Attraverso la tecnologia abbiamo così scoperto alcuni modi per sentire le tracce della voce e in
alcuni casi conservarle.
Ma queste tracce si possono anche vedere? La voce lascia anche una traccia grafica?
Proviamo ad immaginare la voce come un filo colorato che esce dalla bocca e si muove nell’aria.
Ogni bambino disegna la propria voce dandogli la direzione e la forma che preferisce.
Traduciamo questo segno grafico anche in una forma tridimensionale: ad ogni bambino viene
consegnato un filo di lana che ad un capo è fissato al pavimento.
Al mio via tutti i bambini si muovono per la stanza stendendo il proprio filo-voce per terra e creando
in questo modo un intreccio di fili che rappresenta l’insieme di tutte le voci.
Veniamo ora all’ultima invenzione trovata nel laboratorio di Albert: il computer.
Un computer speciale che riesce a riprodurre sul suo schermo la vera forma della voce.
E’ un po’ come uno specchio magico: tu gli parli davanti e il suono della tua voce diventa un
disegno.
Questa semplice “magia” si può ottenere con qualsiasi software audio che trasforma il suono in
onde sonore.
Ogni bambino dice il suo nome in un microfono collegato al computer e sullo schermo compare la
forma d’onda.
Possiamo così vedere coi nostri occhi che ogni forma è diversa, alcune si assomigliano ma
nessuna è identica.
Questi disegni sono stati in seguito stampati e consegnati ad ogni bambino che ha potuto
osservare la traccia della propria voce e scoprire in quello strano disegno forme conosciute: “ La
mia sembra un cane….la mia un coccodrillo…..la mia un serpente….la mia una nuvola….”.
LA MIA VOCE
LA MIA VOCE PARLA DI ME
TU NON PUOI VEDERLA MA C’E’
ESCE DALLA BOCCA E VA LI’
NAVIGA NELL’ARIA COSI’
PIANO PIANO POI PIU’ FORTE
PIANGE, RIDE ha ha ha ha ha
E’ ARRABBIATA,SPAVENTATA
QUANDO E’ STANCA FA COSI’….
Sbadiglio
OBIETTIVI DEL PERCORSO:
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Stimolare l’esplorazione della voce;
rafforzare la propria identità all’interno di una comunità;
sviluppare la creatività;
conoscere tecnologie legate al suono.
Giorgio Minardi, Ravenna, 01/9/2009
[email protected]