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DIAGNOSI DI LABORATORIO NELLE MALATTIE INTESTINALI
Dr. Elena Pistocchini, DVM, PHD
L’approccio di laboratorio alle malattie di sospetta origine gastroenterica o pancreatica
dovrebbero partire dalla sintomatologia clinica, la quale deve indirizzare il sospetto sulla
probabile localizzazione del disturbo.
I principali segni clinici che inducono a sospettare una patologia a carico dell’apparato
digerente sono vomito, diarrea e dimagrimento.
Il vomito deve essere distinto da fenomeni di rigurgito che possono essere dovuti a patologie
esofagee. Una volta accertati che si tratta di vomito è opportuno prendere in considerazione
patologie gastriche, anche se il sintomo vomito è poco specifico poiché viene indotto anche da
altre patologie, come insufficienza renale, stimoli neurologici o malattie epatiche.
Nel caso di diarrea il primo passo diagnostico è un’accurata raccolta anamnestica, con
informazioni sulle feci emesse.
Il dimagrimento è un altro aspetto importante di diverse sindromi di malassorbimento, ma può
essere anche comune a molte condizioni non intestinali e pancreatiche come neoplasie o
patologie dismetaboliche.
Una volta che gli approcci clinici permettono di inquadrare il problema sull’apparato
gastroenterico, allora si completa la diagnosi con esami di laboratorio.
Il significato del sintomo diarrea è da riferirsi più alla diminuita consistenza delle feci che
all’aumentata frequenza della loro espulsione. I meccanismi fisio-patologici del sintomo sono
riferibili a:
• aumentata attività motoria dell’intestino,
• diminuzione dell’assorbimento di acqua,
• aumento di secrezione di liquidi da parte della mucosa intestinale.
È importante raccogliere informazioni anamnestiche sul tempo di insorgenza del disturbo e la
frequenza degli episodi per capire se la diarrea è acuta o cronica.
La diarrea acuta compare improvvisamente in un soggetto in precedenza sano ed è
caratterizzata da una emissione profusa di feci: di solito è autolimitante e risponde in 3/7 giorni
ad una terapia sintomatica.
L’eziologia della diarrea acuta può riguardare:
1) La dieta: cambiamenti di alimentazione, ipernutrizione, alimentazione impropria o reazioni
allergiche al cibo.
2) Infezioni da virus: Parvovirus, Coronavirus, Rotavirus
3) Infestazioni da parassiti: Ascaridi, Ancylostomi, Giardia
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4) Colite acuta (rara)
5) Patologie metaboliche (secondarie): ipertiroidismo nel gatto, Morbo di Addison e
ipotiroidismo nel cane.
Possiamo distinguere diverse tipologie di diarrea acuta.
Diarrea osmotica
Alterazioni dei processi di digestione e di assorbimento, con aumento della pressione osmotica
all’interno del lume intestinale con ritenzione di acqua nel lume. Scompare con il digiuno, è
spesso associata a forme croniche come l’Insufficienza Pancreatica Esocrina (EPI) o per
malassorbimento da lesioni del tenue. Può essere dovuta a infezioni virali e parassitarie
(Parvovirus e Giardia).
Diarrea secretoria
Causata da tossine batteriche (E. coli, Salmonella Spp, Clostridium perfringens, Campylobacter
Spp., Klebsiella Spp.); da acidi grassi idrossilati e acidi biliari non assorbiti, linfoma,
infiammazioni intestinali, giardiasi e ipertiroidismo nel gatto. Può essere causata da alcuni
farmaci lassativi (Dulcolax, Bisacodil).
Diarrea da aumentata permeabilità
L’aumento della permeabilità intestinale è dato dalla pressione idrostatica del letto capillare dei
villi o da un aumento della permeabilità della mucosa (Enteropatia proteino-disperdenteo PLE).
Diarrea da alterata permeabilità
In questo caso si arriva ad una disidratazione con squilibri elettrolitici e ipoproteinemia
(ipoalbuminemia e ipoglobulinemia).
Per diarrea cronica si intende la diarrea che dopo 3/4 settimane non si è risolta né
spontaneamente né a seguito di una terapia sintomatica.
Le cause possono essere:
Malattie sistemiche
1) Insufficienza epatica (deficienza sali biliari)
2) Uremia
3) Sindrome nefrosica
4) Ipoadrenocorticismo
5) Ipertiroidismo (gatto)
6) Ipotiroidismo (cane)
5) Tossiemie (piometra, peritonite)
6) Setticemie
Patologie gastrointestinali e pancreatiche
1) Malattie del piccolo intestino
2) Malattie del grosso intestino
3) Insufficienza pancreatica esocrina
Diarrea cronica del piccolo intestino associata a malassorbimento
Principali cause di malassorbimento nel cane e nel gatto
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1) Malattie infiammatorie intestinali (IBD)
2) Insufficienza Pancreatica Esocrina (EPI)
3) Linfangiectasia
4) Parassiti (Giardia)
5) Neoplasie intestinali diffuse
6) Moltiplicazione batterica del piccolo intestino (enteropatie “antibiotico-responsive”)(SIBO)
7) Infezioni batteriche e fungine
8) Funzionale (stress-indotta)
Diarrea cronica del grosso intestino non associata a malassorbimento
1) Coliti croniche(circa 1/3 delle diarree croniche)
2) Alcune parassitosi(Giardia, Trichuris)
3) Neoplasie(Adenocarcinoma, Leiomioma, Linfoma)
L'approccio diagnostico deve essere adattato a ogni singolo paziente. Alcuni cani e gatti
necessitano soltanto di un profilo limitato di esami, mentre soggetti affetti da diarrea cronica
necessitano di un iter diagnostico più esteso. Gli esami diagnostici consigliabili in tutti gli
animali affetti da diarrea sono l'esame delle feci per flottazione e l'esame diretto a fresco.
In molti soggetti con diarrea cronica è importante escludere le cause extraintestinali di diarrea,
come l'ipertiroidismo, l’insufficienza renale, la pancreatite e la malattia di Addison. In questi
pazienti è necessario effettuare un esame ematologico ed ematochimico per valutare la gli
elettroliti sierici e la funzionalità degli organi. L'esame radiografico e/o ecografico dell'addome
sono altri importanti ausili diagnostici per approfondire la valutazione dell'apparato
gastroenterico, del pancreas, dei linfonodi mesenterici e del fegato. Sulla base dei risultati di
queste indagini, possono rendersi utili esami specifici come la lipasi pancreatica per la
pancreatite, l'esame degli acidi biliari per valutare la funzionalità epatica e la determinazione di
vitamina B12 e folati sierici per valutare l’attività dell'intestino tenue.
Infine, il prelievo di biopsie intestinali per via endoscopica o laparotomica è indicato per
confermare la presenza di una malattia infiammatoria intestinale, di una neoplasia intestinale o
di linfangectasia.
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Esame parassitologico
Il campione di feci per un esame parassitologico deve, se possibile, venire prelevato
direttamente dal retto. In caso di campioni non rettali devono essere utilizzate feci fresche. La
raccolta di feci dal suolo può dare luogo ad una contaminazione secondaria.
Per ottenere un risultato significativo è necessaria una quantità minima del campione. I
campioni devono venire inviati al laboratorio immediatamente dopo il prelievo in confezioni
chiuse ermeticamente ed infrangibili, possibilmente refrigerati. In particolare, qualora la
spedizione del campione dovesse subire ritardi, il materiale da analizzare deve essere
conservato in frigorifero. In questo modo non viene compromessa la vitalità delle larve e si
impedisce l'ulteriore sviluppo di oocisti e uova.
L’esame parassitologico viene effettuato mediante tecniche che consentono la concentrazione
delle uova presenti nel campione. A tal fine è possibile adottare:
• tecniche di filtrazione;
• tecniche di sedimentazione;
• tecniche di flottazione;
• combinazione di tecniche di filtrazione, sedimentazione e flottazione (è questo il caso più
frequente).
Con tali metodologie si identificano sostanzialmente le uova dei nematodi, trematodi e cestodi.
Nel caso di parassiti a vita libera e delle forme larvali di nematodi si utilizza la tecnica di
Baerman.
Solo un referto positivo (rilevazione diretta dell'agente patogeno) ha funzione di prova, un
referto negativo non esclude però un'infezione parassitaria. Talvolta sono necessari esami
seriali per la rilevazione dell'agente patogeno.
L'espulsione dei vari stadi di sviluppo dei parassiti ha luogo in modo intermittente ed in alcuni
casi anche in quantità modesta: per questo motivo si consiglia di analizzare un campione di feci
collettivo di 3 giorni.
Giardia e Parvovirus
La giardiasi è una malattia dell’apparato digerente causata da un parassita microscopico (un
protozoo), la Giardia lamblia. Il parassita aderisce alla parete interna dell’intestino tenue del
paziente dove interferisce con il normale assorbimento dei grassi e dei carboidrati, durante i
processi digestivi. La giardia è un protozoo flagellato che vive in ambiente acquatico. È
cosmopolita e gli ospiti sono sia l'uomo che 40 diverse specie animali. Si tratta di una zoonosi
che si trasmette per via oro-fecale: una volta entrata nell'organismo, la giardia provoca diarrea
e disidratazione.
Il parassita viene espulso nell'ambiente con le feci, in una forma resistente, definita cistica, che
gli permette di sopravvivere per molto tempo. Una volta ingerita, la ciste resiste agli acidi
gastrici e, arrivata nell'intestino tenue, assume la caratteristica struttura a goccia che consente
al parassita di replicarsi, si aggancia alla mucosa dell'intestino e comincia a replicarsi,
scatenando la malattia: diarrea e disidratazione sono i sintomi più comuni.
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La diagnosi può essere fatta mediante identificazione microscopica diretta delle cisti o con IFA
(immunofluorescenza) oppure con la ricerca dell’antigene solubile della parete delle cisti con
tecnica ELISA o immunocromatografica. Per la determinazione degli antigeni di Giardia lamblia
nelle feci il nostro laboratorio si basa su una tecnica immunocromatografica con l'ausilio di
anticorpi monoclonali. I campioni possono essere conservati a 2- 8 °C se usati per una settimana
oppure a -20°C per analisi successive.
La parvovirosi è sostenuta da un virus resistente nell’ambiente, trasmesso attraverso il
contatto diretto degli animali infetti, in particolare attraverso le feci, fino a 3 settimane dopo
l’infezione, nonché da animali guariti ma portatori ed eliminatori. La malattia è caratterizzata
nel cane da elevata mortalità, con valori fino al 35% degli animali colpiti.
Penetrato nell’organismo per via orale, dopo un periodo di incubazione di 3-8 giorni, il virus si
replica inizialmente a carico dei tessuti linfatici oro-faringei, da cui diffonde per via ematogena a
tutti i tessuti. Successivamente il virus si localizza ai tessuti linfoemopoietici del midollo osseo e
ai tessuti linfoidi del digiuno e dell’ileo, dove provoca rispettivamente neutropenia, linfopenia,
distruzione dei villi intestinali con necrosi dell’epitelio e diarrea emorragica. In conseguenza
dell’immunodepressione, gli animali infetti presentano frequenti infezioni batteriche
secondarie (da Escherichia coli, Salmonella, Campylobacter e Clostridi) che aggravano il quadro
patogenetico. Dal 3° giorno post-infezione l’animale diventa eliminatore di virus.
La sintomatologia clinica nella forma classica è caratterizzata da una grave gastroenterite,
riscontrabile in particolare nei cuccioli di 6-20 settimane di età. Le feci contengono abbondante
muco, spesso con striature emorragiche.
La diagnosi si basa sull’anamnesi, la sintomatologia, il riscontro positivo per l’antigene di
parvovirus eseguito su materiale fecale o in emoagglutinazione. Gli esami di laboratorio
evidenziano leucopenia, linfopenia e ipoalbuminemia. Sierologicamente si ha la presenza di IgM
sieriche nella fase acuta della malattia e una sieroconversione dei titoli delle IgG entro 7-14
giorni dalla comparsa dei sintomi. Il test qualitativo impiegato nel nostro laboratorio è la
tecnica immunocromatografica a flusso con anticorpi monoclonali diretti contro l'antigene del
Parvovirus canino. Per eseguire il test è necessario conservare a 2-8 °C le feci per un massimo di
5 giorni oppure congelare a -20°C.
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Esame chimico-fisico delle feci
Per quanto concerne l’esame chimico fisico delle feci, valori alterati possono rilevare la
presenza di alcuni disturbi o patologie. Tenendo presente che le caratteristiche delle feci
variano da soggetto a soggetto, la diagnosi che consegue all’esame chimico-fisico ha carattere
indicativo sulle possibili patologie causa di diarrea, necessita quindi di un approfondimento con
altri esami specifici.
I risultati forniti riguardano una valutazione macroscopica (aspetto, colore, consistenza) e
chimica (pH). Qualora venga segnalata la presenza di amidi e fibre muscolari presenti nelle feci
si può sospettare un’insufficienza pancreatica esocrina o malassorbimento.
Inoltre si possono rilevare grassi digeriti e indigeriti che indicano insufficienza pancreatica,
ittero ostruttivo o epatite con una produzione epatica ridotta di acidi biliari, oppure un alterato
assorbimento dovuto da modificazioni della mucosa intestinale.
La perdita ematica nel tubo gastroenterico, che provoca la presenza di sangue nelle feci e di
leucociti, può essere causata da colite batterica oltre che da una serie di patologie che
inducono lesioni della parete gastroenterica.
L’esame microscopico può rilevare la presenza di dismicrobismo, alterazione della
composizione quantitativa e/o qualitativa della flora batterica intestinale e parassitosi.
Folati e vitamina B12
I dosaggi di folato e cobalamina nel siero forniscono utili informazioni che possono dare un
contributo significativo alla diagnosi delle malattie del piccolo intestino nel cane e nel gatto.
Tabella 1: Variazioni di Folati e Vit.B12 in alcune patologie dell’apparato gastroenterico o
pancreatiche
Folati
•
Diminuzione
Aumento
•
•
Danno piccolo intestino
prossimale
Basso apporto alimentare
Farmaci
•
•
•
Iperproliferazione batterica
Insufficienza pancreatica
Alto apporto alimentare
•
•
•
•
•
•
Cobalamina
Danno piccolo intestino distale
Iperproliferazione batterica
Insufficienza pancreatica esocrina
Malassorbimento ereditario nel cane
Basso apporto alimentare
Alto apporto alimentare
•
Necrosi epatica
La riduzione dei folati suggerisce un danno al piccolo intestino prossimale poiché questa è la
sede principale di assorbimento. Tra le cause troviamo ipersensibilità alimentare, malattie
infiammatorie (IBD) e linfoma.
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La carenza di colabamina e l’aumento di folati indica una condizione di insufficienza
pancreatica esocrina (EPI), sia nel cane che nel gatto.
Bassi livelli di cobalamina e/o alti livelli di folato nel siero da cane indicano un’ iperproliferazione
batterica del piccolo intestino (SIBO), nota come diarrea antibiotico-responsiva.
Il malassorbimento ereditario della cobalamina nel cane è una condizione rara ma presente
nello Schnauzer gigante, Border Collie, Beagle e Australian shepherd. Questo spiega livelli
sierici molto bassi di cobalamina in cani giovani con sintomi gastro-intestinali e anemia cronica
non rigenerativa.
Le malattie intestinali sono comuni nei piccoli animali e possono costituire una n0tevole sfida
per il clinico, poiché i segni clinici sono comuni a numerose condizioni che hanno un’influenza
primaria o secondaria sul tratto gastroenterico.
È quindi importante avvalersi del contributo di esami di laboratorio specifici per le patologie
proposte in diagnosi differenziale per fare diagnosi di certezza e conseguire il successo
terapeutico.
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