Insegno il segno - Associazione Europea Disgrafie

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Insegno il segno - Associazione Europea Disgrafie
“INSEGNO IL SEGNO”
A cura di
Rosanna Rizzo
Da circa vent’anni insegno nella Scuola Primaria e ciò mi ha dato la possibilità non
solo di venire a contatto con centinaia di testi scritti, ma di essere impegnata io
stessa in prima persona ad accompagnare il bambino nell’acquisizione di quel
segno grafico che sarebbe poi divenuto espressione del suo pensiero, delle sue
esperienze, delle sue emozioni, del suo vissuto.
Nel corso degli anni ho notato che la capacità di tracciare parole in maniera fluida,
chiara e comprensibile da parte degli alunni delle nostre scuole si sta perdendo e
tutto ciò avviene sotto gli occhi degli insegnanti i quali, il più delle volte, lasciano
correre, attribuendo all’esecuzione del gesto grafico un valore marginale rispetto
alle abilità più complesse e più importanti di tipo linguistico e cognitivo implicite
nella scrittura. Si accetta l’uso dello stampato o addirittura della tastiera al
computer, senza considerare che la scrittura manuale e il carattere corsivo, in
modo particolare, influiscono in modo significativo non solo sullo sviluppo
psicomotorio e sul rendimento scolastico, ma sulla motivazione e sulla autostima
degli alunni; diversamente, l’insuccesso in questa specifica abilità che determina
una “patologia” della scrittura definita disgrafia, può compromettere il senso di
fiducia in sé con ripercussioni negative su tutto il percorso scolastico.
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Del resto, non esiste, almeno nei testi programmatici italiani, nessuna indicazione
in merito all’insegnamento del gesto grafico e questo disorienta molto gli
insegnanti i quali, spesso, non riescono a riconoscere nei loro alunni quelle
difficoltà grafo-motorie che ostacolano il corretto approccio alla scrittura manuale,
e, cosa più importante, non hanno alcun punto di riferimento a cui rifarsi per
l’insegnamento di tale abilità.
Per questo, come scrive A. Venturelli “…bisogna fondare una pedagogia dell’atto
grafico che stimoli precocemente e in modo specifico le funzioni grafo- motorie e
percettive dei bambini, per limitare al massimo l’insorgenze di disgrafie…”.
Avvalendomi di ricerche e studi effettuati sull’argomento, con tutti i limiti del
caso, cercherò di delineare un percorso pedagogico e didattico che metta in
evidenza come fare per aiutare i nostri alunni a realizzare un corretto gesto grafico
nell’ottica della prevenzione della disgrafia partendo da un breve excursus storico
relativo agli aspetti metodologici e didattici nei Programmi Scolastici italiani con
una comparazione con qualche Paese straniero e inserendo qualche semplice
attività didattica, per arrivare all’importanza della scrittura manuale.
Cenni storici sull’insegnamento della scrittura in Italia
La scrittura è un oggetto culturale e a differenza della lingua parlata che avviene
spontaneamente e senza istruzione specifica nella prima infanzia,
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la sua
acquisizione richiede uno specifico insegnamento che di solito coincide con
l’inizio della scolarizzazione.
In assenza di scolarizzazione, infatti, nonostante la presenza di normali capacità
cognitive, l’abilità di scrittura non si sviluppa.
In Italia, fin dal 1867, l’insegnamento della scrittura ha avuto un suo spazio, per
quanto ridotto, nei programmi scolastici.
Nei Programmi Cioppino del 10 ottobre 1867, dove la priorità era quella di fornire
gli strumenti essenziali del sapere, viene raccomandato l’insegnamento della
scrittura come abilità di base che si ponesse obiettivi di leggibilità e velocità .
Nei successivi Programmi Gabelli del 1888, viene posta l’importanza di formare la
mano per una scrittura scorrevole e leggibile, raccomandando i maestri di far
eseguire gli esercizi di scrittura lentamente , con esattezza e senza interruzioni
poiché tale insegnamento aveva il compito di educare all’attenzione, alla
precisione, alla pazienza e all’amore.
Tra il 1894 e il 1905 i ministri Baccelli e Ronchetti introducono, oltre
all’importanza dell’insegnamento di una grafia chiara e scorrevole, rilevanti
considerazioni sulla postura da adottare durante l’attività di scrittura, non solo per
la realizzazione di un buon prodotto, ma anche per ragioni salutistiche. Si invitano
i maestri a correggere la postura dagli alunni, a prestare attenzione alla distanza tra
occhio e foglio e al modo di impugnare la penna.
Nel 1923, con la Riforma Lombardo- Radice, firmata dal ministro Gentile, per la
prima volta si pone l’accento sul ruolo centrale dell’alunno considerato soggetto
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attivo nel processo di apprendimento. In questi programmi si raccomanda di far
eseguire gli esercizi di grafia non su modelli calligrafici a stampa, ma su modelli
che lo stesso maestro illustrerà alla lavagna.
Nei Programmi Scolastici del 1945, scompaiono delle vere indicazioni didattiche
relativamente all’insegnamento della scrittura, limitandosi a suggerire una scrittura
curata.
Nel dopoguerra, causa il collasso economico e l’elevato tasso di analfabetismo, la
scuola doveva investire nell’educazione di massa e non si poteva “perdere tempo”
con l’insegnamento della bella scrittura: non era importante il come si scrivesse,
ma ciò che si scriveva e a tale proposito nei Programmi Didattici per la scuola
Primaria del 1955 viene affermato che l'acquisizione della scrittura doveva essere
il risultato di una personale scoperta dello scolaro.
Dopo trenta anni, nel 1985, firmati dal Ministro Falcucci vengono pubblicati nuovi
programmi scolastici a cui si sono poi rifatte la varie Indicazioni Nazionali
succedutesi
nell’ultimo decennio: in tali testi è totalmente assente qualsiasi
riferimento ed indicazione in merito alle strategie didattiche e metodologiche da
utilizzare nell’insegnamento della scrittura manuale e questo,
come ho scritto nella premessa, disorienta gli insegnanti i quali non possono fare
altro che chiedere agli alunni di copiare da un modello prestampato o dalla lavagna
senza fornire alcuna indicazione in merito alla direzione, alla dimensione, al
collegamento delle lettere.
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Non così in altri Paesi europei o extra come mostrato nelle due tabelle a titolo di
esempio, dove vengono esplicitati per ogni classe gli obiettivi da raggiungere in
merito all’acquisizione dell’abilità di scrittura.
Direttive del Ministero dell’Educazione per la provincia di Ontario (Canada)
Classe
- scrittura leggibile in stampato maiuscolo e minuscolo
prima
- lasciare spazio tra le parole
Classe
- usare titoli per riassumere i contenuti
seconda
- usare parole e immagini per creare messaggi
- usare la sottolineatura, il colore e la grandezza delle lettere per
enfatizzare i contenuti
- scrivere in stampato in modo leggibile
Classe
- usare titoli e sottotitoli per organizzare i contenuti
terza
- usare materiale visivo per rafforzare i messaggi
- scegliere e usare un formato adatto allo scopo
- scrivere in stampato in modo leggibile e iniziare a usare il corsivo
Classe
- saper impostare un paragrafo
quarta
- uso appropriato di etichette, immagini e diagrammi
- uso dello stampato e del corsivo
Classe
- uso accurato di grafici e didascalie
quinta
Classe
- uso di organizzatori appropriati
sesta
- uso integrato di materiali multimediali nella scrittura per
incrementare l’efficacia del messaggio
Classe
- usare lo stampato e il corsivo con crescente velocità e controllo
settima
- usare lo stampato e il corsivo in modo appropriato allo scopo
- usare fogli elettronici per organizzare e trasmettere informazioni
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Direttive previste dal Curriculum nazionale inglese
A 4/5 anni
- usare una prensione confortevole ed efficiente della matita
- produrre tratti grafici controllati, prerequisiti alla formazione
delle lettere
- scrivere delle lettere utilizzando una corretta sequenza di
movimenti
A 5/6 anni
- Formare
correttamente
delle
lettere
in
script,
che
successivamente risulteranno facili da unire
- esercitare la scrittura a mano in congiunzione con lo spelling e
la scrittura spontanea, assicurando il corretto orientamento, la
corretta formazione e proporzione delle lettere, in uno stile
che in futuro permetterà di unire facilmente le lettere
A 6/7 anni
- esercitare le modalità di scrittura apprese precedentemente
- iniziare a usare e a praticare le modalità di unione tra le lettere
A 7/8 anni
- rispettare la grandezza e le proporzioni delle lettere e gli spazi
tra le lettere e tra le parole
- migliorare la velocità, la fluenza e la velocità della scrittura
attraverso l’esercizio
A 8/9 anni
- usare il corsivo per tutti i compiti di scrittura, tranne quando
sono richieste altre forme
- saper usare una scrittura chiara e precisa per presentare un
lavoro finito oppure una scrittura informale per uso personale
o nelle brutte copie, ecc.
- fare uso di varie tecniche di presentazione: es. lo stampato
maiuscolo per poster, titoli, ecc.; lo script per sottotitoli o
etichette; vari stili e grandezze di lettere generate al computer
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Alcune indicazioni didattiche per l’insegnamento del gesto grafico
Come ho già scritto, l’età giusta perché un bambino possa apprendere l’abilità di
scrittura, inteso come movimento scrittorio, corrisponde al suo ingresso nella
scuola dell’obbligo e questo perché ha raggiunto un adeguato sviluppo a livello
cognitivo e motorio; di conseguenza, pretendere di insegnare tale abilità prima, non
solo sarebbe inutile, ma anche dannoso.
Ciò non vuol dire non esercitare il bambino con tutta una serie di attività
propedeutiche volte a sviluppare quelli che sono i requisiti motori e cognitivi della
scrittura, vale a dire la coordinazione dinamica dell’arto superiore, la motricità fine
e la coordinazione oculo-manuale, la percezione spaziale e temporale.
Può rivelarsi utile un adeguato insegnamento del gesto grafico per la prevenzione
della disgrafia? Sicuramente sì, visto che tale disturbo sta aumentando in maniera
esponenziale negli ultimi anni, forse anche a causa di una scarsa esposizione dei
bambini a tutta una serie di attività manipolative anche a livello di giochi e alla
mancanza di specifiche direttive nei testi programmatici scolastici.
Le attività prenderanno in considerazione il terzo anno della scuola d’infanzia ed il
primo anno, ma anche il secondo, della scuola primaria e mireranno allo sviluppo
percettivo motorio e alla presa di coscienza del proprio corpo, nonché allo sviluppo
della lateralizzazione e della percezione spaziale. A tale riguardo risultano
importanti gli esercizi per la spalla, l’avambraccio, il polso e le mani, in modo da
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arrivare a possedere una buona motricità fine, utile anche per una corretta
prensione dello strumento scrittorio.
L’attività deve essere distinta in tre momenti: rilassamento, dissociazione motoria
degli arti coinvolti nella scrittura e motricità fine. Quindi si prosegue con esercizi
di percezione spaziale, attività di macrografia e di pittografia, molto utili sia per
acquisire le coordinate dello spazio grafico, sia per migliorare la scioltezza e la
coordinazione motoria.
Si procede poi con esercizi di pregrafismo che preparano ai gesti tipici delle lettere
in corsivo, per poi avviare alle singole lettere del corsivo vero e proprio, suddivise
per “famiglie” di lettere a seconda del gesto di base in comune.
Prima del carattere corsivo, si potrebbe, secondo le proprie convinzioni, adottare
il carattere stampato maiuscolo, anche se, con delle adeguate e stimolanti attività
preparatorie, i bambini potrebbero utilizzare fin da subito il carattere corsivo.
Le attività che meglio si prestano alla scopo e che andrebbero eseguite
quotidianamente anche per un periodo lungo, sono le seguenti :
• Attività manuali come il ritaglio, il collage, la manipolazione, ecc.
• Attività di distensione e di dissociazione motoria per facilitare la postura e la
prensione dello strumento grafico
• Attività di percezione spaziale e temporale
• Attività per l’apprendimento di tracciati rettilinei variamente orientati e delle
forme geometriche (per preparare allo stampato maiuscolo)
• Attività pittografiche e tracciati scivolati
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• Esercizi graduali di prescrittura (per preparare al corsivo)
• Il corsivo
Ci sono molti esercizi che si possono fare per migliorare la tonicità e favorire
la distensione, per fare prendere coscienza del proprio corpo e per favorire la
dissociazione.
Ad esempio il gioco del gatto che si sveglia, il gioco della bambola di pezza o il
gioco dell’albero..
Per la motricità della spalla si possono fare il gioco del pittore e quello del direttore
d’orchestra.
Per quella dell’avambraccio si può fare il gioco del tergicristallo e per la motricità
del polso quello del pupazzo che saluta.
Molto importanti, e numerosi, sono i giochi per la motricità delle mani che
vanno dall’esercizio del “pianoforte” , al lancio delle biglie, all’infilare le perline ,
ecc.
Per promuovere lo sviluppo psico-motorio e stimolare la presa di coscienza del
proprio corpo, si verificano la capacità di alcuni movimenti usuali come aprire
o chiudere il rubinetto, lavarsi le mani, ecc.
Per sviluppare la lateralizzazione e la presa di coscienza del proprio corpo
un esercizio che piace molto ai bambini è quello in cui si chiede di far scivolare
molto lentamente un pennarello, tenuto con la mano dominante, dall’alto del
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proprio corpo verso il basso partendo dalla fronte, come a voler dividere il corpo a
metà. Nel frattempo il bambino deve indicare cosa sta dividendo: divido i capelli,
la fronte, gli occhi, il naso ecc.,e l’insegnante chiede quale sia la parte destra. Poi,
dando l’esempio, dice “metto la mano destra sull’occhio destro”, “metto la mano
destra sulla spalla destra”, ecc. e il bambino deve imitare ripetendo gli stessi gesti e
le stesse parole. Si passa poi con lo stesso esercizio alla parte sinistra del corpo.
Sarebbe inoltre opportuno proporre agli alunni, esercizi per migliorare la loro
percezione spaziale, come ad esempio la proiezione di uno spazio verticale su
uno orizzontale. Un esercizio che si può proporre con questo scopo consiste nel
fare prima riflettere gli alunni sui vari oggetti presenti nella classe a livello
topologico (ad esempio, “in alto ci sono le luci”, “in basso, c’è il pavimento” ,
ecc.), mentre l’insegnante li disegna su un ampio foglio appeso al muro. Quindi,
l’insegnante trasferisce il foglio appeso al muro in verticale sulla cattedra, su un
piano orizzontale e chiama tutti i bambini attorno alla cattedra, chiedendo a un
alunno in piedi davanti alla cattedra: “Tocca le luci. Dov’è l’alto? E’ vicino o
lontano dal tuo corpo?” Poi analogamente, l’insegnante farà toccare e riflettere su
dov’è il basso rispetto al proprio corpo, dov’è la destra e la sinistra. In questo
modo, i bambini imparano a trasporre da un piano verticale a un piano orizzontale..
Successivamente, si può passare alle attività pittografiche che aiutano ad
incentivare la scioltezza e la coordinazione motoria e accompagnano ai tracciati di
pregrafismo.
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Si utilizzano fogli 40x50 e pennelli a base piatta con non più di tre colori a
tempera oppure pastelli grossi di forma triangolare che facilitano la prensione
tridigitale.
Si passa poi alle attività di pregrafismo, sempre seguendo i criteri di progressione
e di sistematicità, col passaggio dal tracciato in grande a quello piccolo, dal
semplice al complesso, dal piano verticale e a quello orizzontale e
dalla posizione in piedi a quella seduta. In questo modo migliorano le capacità
grafomotorie generali, la consapevolezza spaziale e la motricità fine in particolare
e i bambini si preparano ai gesti propri del corsivo. Il pregrafismo incoraggia a un
movimento più sciolto e ritmico, migliora la gestione spaziale e incentiva la
direzione verso destra.
E’ molto importante rispettare un ordine graduale di presentazione delle attività, in
base a criteri di crescente difficoltà e complessità, poiché non sarebbe di nessun
aiuto applicare gli esercizi senza un percorso consapevole e senza averlo
adeguatamente preparato.
A questo punto, sia nel pregrafismo sia nella presentazione delle lettere del
corsivo, è necessario considerare alcuni criteri metodologici:
- non insegnare a copiare le forme, quanto piuttosto a copiare dei gesti
finalizzati a delle forme
Il percorso deve andare:
- dal piano verticale al piano orizzontale
- dalla postura in piedi alla posizione seduta
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- dal grande al piccolo
- dal semplice al difficile e dalla singola forma a forme combinate fino ad arrivare
all’automatismo.
Grande importanza va data all’ambiente, alla postura e all’impugnatura.
L’ambiente, prima di tutto deve essere predisposto in modo da favorire una buona
visibilità e non creare “ostacoli”. In modo particolare i bambini dovrebbero essere
seduti secondo la lateralità dell’occhio: i mancini a destra e gli altri a sinistra o al
centro; i banchi dovrebbero essere separati e liberi da altro materiale.
Quando si siedono i bambini dovrebbero essere incoraggiati a sedersi con i fianchi
ben posizionati sulla parte posteriore della sedia e la sedia dovrebbe essere di una
dimensione tale da permettere al bacino, alle ginocchia e alle caviglie di formare
angoli di 90 gradi (Fig.1)
Fig.1
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E’ opportuno, inoltre,prestare molta attenzione alla postura e all’impugnatura fin
dalla scuola dell’infanzia poiché arrivato in prima, il bambino spesso ha già
acquisito delle abitudini difficili da cambiare.
Per quanto riguarda l’impugnatura, si cercherà di portare il bambino alla “presa
tripode dinamica” in cui c’è l’opposizione pollice-indice e il dito medio sorregge lo
strumento grafico mentre il mignolo e l’anulare sono flessi (Fig.2).
Fig.2
Bisogna anche fare attenzione che lo strumento sia impugnato a due centimetri
dalla punta.
Si utilizza la matita grossa, meglio se triangolare, fino a quando il bambino non è
in grado di tenere l’impugnatura.
Particolare attenzione verrà poi data all’impugnatura del bambino mancino.
Il mancino sposta meglio la mano tenendola lateralmente a sinistra così, però,
nasconde, e macchia, quello che ha appena scritto.
La posizione più idonea sarebbe quella della mano posta al di sotto della riga (Fig.
3 ), anche se la maggioranza dei bambini scrive tenendola al di sopra (Fig.4).
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Spesso questa posizione comporta una torsione al polso che irrigidisce il braccio e
di conseguenza tutto il corpo. E’ comprensibile che, in questo caso, il bambino si
stanchi facilmente oppure abbia delle tensioni o dei dolori.
Fig. 3
Fig. 4
L’insegnamento/apprendimento di una grafia corretta, pur se personale,
dovrebbe rappresentare un elemento molto importante per chi si occupa della
formazione della persona in quanto tale. E questo ciò alla pari di altre operazioni
altrettanto formative, ma in larga parte oggi trascurate, quali ad esempio la
lettura ad alta voce o l’apprendimento mnemonico di poesie e di altri brani
significativi.
Riconoscere quanto sia formativa la scrittura per la persona, per il suo
apprendere e per il suo comprendere, significa porre un’attenzione particolare al
suo primo approccio con la carta, la matita, il pennarello, la penna! Gli
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insegnanti, soprattutto quelli delle prime classi della scuola primaria, non
dovrebbero limitarsi ad insegnare a scrivere indiscriminatamente, ma
dovrebbero avere una particolare cura per lo sviluppo della grafia di ciascun
alunno e progettare tutte le azioni didattiche che ne conseguono in modo da
evitare in seguito interventi correttivi che forse non avrebbero più successo.
Sarebbe auspicabile che nei futuri testi programmatici scolastici l’attività di
insegnamento/apprendimento del gesto grafico
trovasse lo spazio dovuto con
tutti i suggerimenti operativi del caso e non solo con enunciazioni di principio.
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