1.2 Combustione delle biomasse - Dipartimento di Ingegneria
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1.2 Combustione delle biomasse - Dipartimento di Ingegneria
Corso di Impianti Meccanici – Laurea Magistrale Modulo 1. Biomasse Sezione 1.2: Analisi del processo di combustione di biomassa solida Prof. Ing. Cesare Saccani Prof. Ing. Augusto Bianchini Dott. Ing. Marco Pellegrini Dipartimento di Ingegneria Industriale (DIN) - University of Bologna Viale Risorgimento 2, 40136, Bologna – Italy Agenda Introduzione: diossine meccanismi di formazione delle Analisi della combustione di una singola unità di biomassa La regolazione in camera di combustione 2 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine La composizione delle biomasse in termini di costituenti principali (cellulosa, emicellulosa e lignina) è in realtà difficilmente ottenibile, data l’elevata complessità dell’analisi. E’ molto più frequente una conoscenza della composizione elementare in termini di atomi costituenti, di cui un esempio è riportato in tabella. Questa composizione elementare fornisce quindi informazioni su precursori di emissioni inquinanti quali azoto, zolfo o cloro. La presenza di cloro, carbonio, idrogeno e ossigeno in processi di combustione segnala il rischio della formazione di diossine. 3 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine Le diossine sono una classe di composti organici aromatici clorurati la cui struttura fondamentale consiste in due anelli benzenici legati da due atomi di ossigeno e legati con uno o più atomi di cloro. La diossina è tra le sostanze di sintesi più tossiche in assoluto. Le diossine vengono generate come sottoprodotti non voluti di numerosi processi di produzione, utilizzazione e smaltimento del cloro e dei suoi derivati. Le emissioni industriali di diossine possono essere trasportate per grandi distanze dalle correnti atmosferiche, e, in misura minore, dai fiumi e dalle correnti marine. Le diossine sono chimicamente degradabili in pochi giorni dalla radiazione solare ultravioletta in presenza di donatori di ioni idrogeno; se invece vengono dilavate nel terreno, si legano al materiale organico ivi presente e permangono per lunghi periodi di tempo (anni); vengono così trasferite tramite la catena alimentare e possono accumularsi nei tessuti grassi, tanto degli animali quanto dell’uomo. 4 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine Le diossine sono un gruppo di 75 composti noti come policlorodibenzo-p-diossine (PCDD). Allo stesso modo, furani (PCDF o policlorodibenzofurani) e policlorobifenili (PCB) sono un gruppo di 135 e 209 composti, rispettivamente. Queste sostanze chimiche sono gruppi di composti clorurati con caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche simili. Di queste sostanze chimiche, 7 diossine, 10 furani e 12 PCB «dioxin-like» (DL-PCB), contenenti da 4 a 8 atomi di cloro, sono tra i più tossici e bioaccumulabili, e rappresentano un grave rischio per la salute. La tossicità di questi composti varia di oltre cinque ordini di grandezza e dipende in larga misura dal numero e dalla posizione degli atomi di cloro. La tossicità complessiva di una miscela di diossine è generalmente espresso come tossicità equivalente (TEQ, Toxic Equivalent) al componente 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (2,3,7,8-TCDD), che è la più tossica di queste 29 diossine, furani e composti «dioxin-like». A partire dal 1990 diversi paesi europei hanno fissato limiti di emissione rigorosi per le diossine. In particolare, è stato fissato un limite di 0,1 ng-TEQ/Nm3 nei fumi prodotti dagli impianti di termovalorizzazione. 5 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine Table: Most important dioxin and dioxin-like air emission sources (Quaß et al., 2000). Source type Emissions TEQ [g/year] MSW incineration 1,437-174 Decreasing trend. Sinter plant for recycled materials 1,010-115 Residential wood combustion 945 Extend of contaminated wood uncertain. Clinical waste incineration 816 Few plant data and statistics. Wood preservation 381 From pentachlorophenol treated goods. Fires 380 Non-ferrous metals 136 Cu, Al, Zn. Road transport 111 Mainly leaded fuel, decreasing trend. Total 5,545 used 6 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine Il processo di combustione della biomassa del tar 7 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine I processi di formazione delle diossine sono particolarmente complessi ed ancora non completamente noti. In generale, si fa riferimento a due principali meccanismi di formazione [4, 6, 8, 10]: i. La produzione a temperature relativamente basse (200-400°C) per reazione sulle superfici di particolato carbonioso come la fuliggine (soot) e ceneri volanti (fly ash) contenenti metalli che fungono da catalizzatori (“de novo synthesis”). ii. La produzione a temperature relativamente alte (500-800°C) in fase gassosa (omogenea) a partire da sostanze chiamate precursori, come clorofenoli o clorobenzeni (“pyrosynthesis”). I meccanismi di produzione si differenziano quindi per due importanti aspetti: il range di temperatura nel quale avviene formazione di diossine e il tipo di precursore (particelle solide nel caso della “de novo synthesis”, composti gassosi per la “pyrosynthesis”). La letteratura si è concentrata particolarmente sullo studio della produzione di diossine a bassa temperatura in quanto sono quelle prodotte in quantità maggiori. 8 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine Grafico qualitativo normalizzato della velocità di formazione delle diossine in funzione della temperatura per i meccanismi di formazione di pyrosyntesis e de novo syntesis In generale, le concentrazioni di diossine rilevate vengono normalmente espresse in ng/g di cenere volatile (fly-ashes) nel processo di de novo synthesis, ed in μg/Nm3 di fumi allo scarico per quanto riguarda il processo di pyrosynthesis. Tali dati, così espressi, non sono immediatamente confrontabili tra loro se non attraverso un procedimento di normalizzazione. Il grafico in figura deriva da una attività di analisi della letteratura sui processi di formazione delle diossine e successiva normalizzazione dei parametri con cui sono espresse le emissioni di diossine. 9 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine Per la curva della de novo synthesis (rossa in figura), sono stati elaborati i valori presentati da Stanmore [24], che esprime i dati in ng/g di cenere volante. Considerando che circa il 3% in peso del combustibile si trasforma in fly-ashes (dato medio del termovalorizzatore di rifiuti solidi urbani di Forlì), si dividono le concentrazioni di Stanmore per 33,3, cosicché, detta gc la portata di combustibile, si ottiene la concentrazione espressa come ng/gc. Dal momento che i precursori di partenza (elementi che favoriscono la formazione di diossine e talvolta le ospitano, come ad esempio particelle solide) e i tempi di residenza sono i medesimi per i vari esperimenti condotti da Stanmore alle diverse temperature, si può ipotizzare che, per una data temperatura, la concentrazione di diossine rilevata sia proporzionale alla velocità di formazione delle diossine stesse. Tale velocità è stata graficata in figura in forma adimensionale rispetto alla velocità massima. La formazione di diossine raggiunge un massimo per temperature di circa 300°C (108 ng/gc formati in 2 ore, secondo quanto riportato da Stanmore). 10 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine I dati sperimentali sono ben rappresentati da una curva di interpolazione gaussiana all’interno dell’intervallo di temperatura T (K) considerato. i. Il parametro «a» agisce sulla funzione con un cambio di scala rispetto all’asse y (valore massimo della funzione); ii. Il parametro «c» agisce sulla funzione con un cambio di scala rispetto all’asse x (ampiezza della curva, legata al concetto di varianza); iii. Il parametro «b» agisce sulla posizione dell’asse di simmetria della curva (valore di temperatura corrispondente alla massima velocità di formazione delle diossine, legata al concetto di valore medio). De novo synthesis a (altezza della curva) b (Temperatura in corrispondenza massimo) σ2: varianza μ: valor medio c (ampiezza curva) 1 K in del 573,15 55 11 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine Per la pyrosynthesis, vengono riportati, su scale diverse, i risultati di due differenti studi. Un primo studio (già graficato in precedenza) è relativo all’esperienza di Shaub e Tsang [25] (curva blu). L’esperienza è stata condotta con una concentrazione iniziale di precursori attivabili (triclorofenolo) pari a 300 μg/Nm3. V/Vmax‐de novo Concentrazione di precursori per la pyrosynthesis 0,00007 3,00E+00 0,00006 2,50E+00 0,00005 2,00E+00 0,00004 1,50E+00 0,00003 1,00E+00 0,00002 0,00001 5,00E‐01 0 0,00E+00 1000 0 200 400 600 Temperatura [°C] 800 Il secondo studio è relativo all’esperienza di Sidhu (curva arancione), dove la concentrazione iniziale di precursori è assai più elevata (68700 μg/Nm3). È evidente come la velocità di formazione di diossine per pyrosynthesis sia fortemente condizionata dalla quantità di precursori in gioco. Infatti, all’aumentare della concentrazione di precursori diminuisce la distanza che le molecole devono percorrere per interagire tra loro ed aumenta la probabilità di dare luogo alla formazione di diossina. Secondo Huang e Buekens [26] la concentrazione di precursori in gioco in un inceneritore è dell’ordine di 10 μg/Nm3: ciò suggerisce come la de-novo synthesis possa essere considerata come il principale meccanismo di formazione da diossine. 12 Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine Anche per la pyrosynthesis è stata necessaria un’elaborazione dei dati per riportare le concentrazioni solitamente espresse in μg/Nm3 in μg/kgcomb. Per fare questo si è utilizzata l’analisi chimica di un campione di materiale da rifiuto solido urbano (RSU #2920 del Phyllis database) al fine di calcolare il rapporto stechiometrico aria/combustibile. Tale rapporto viene poi incrementato del 75% per tenere conto dell’eccesso d’aria (valore medio nella combustione nel caso di rifiuti solidi urbani). A questo punto sono noti i Nm3fumo/kgcomb e pertanto risultano noti i μg/kgcomb dal prodotto: In figura è mostrata la posizione del combustibile considerato (PCI 17,4 MJ/kg) all’interno del Diagramma triangolare di Tanner. 13 La figura evidenzia tre zone di relativa “calma”: non si verificano problemi di formazione di diossine quando le temperature permangono sotto i 150°C, o restano in un intorno tra 400 e 500°C o quando le temperature salgono sopra gli 800°C. E’ da notare che se anche gli andamenti delle reazioni di de-novo synthesis e pyrosynthesis assumono dinamiche simili, sono però molto differenti: circa 5 ordini di grandezza di differenza! V/Vmax Introduzione: meccanismi di formazione delle diossine 1,00E+00 1,00E‐04 8,00E‐01 8,00E‐05 6,00E‐01 6,00E‐05 4,00E‐01 4,00E‐05 2,00E‐01 2,00E‐05 0,00E+00 0,00E+00 1000 0 200 400 600 800 Temperatura [°C] De novo synthesis Pyrosynthesis a (altezza della curva) 1 5,8E-05 b (Temperatura in K in corrispondenza del massimo) 573,15 923,15 55 220 c (ampiezza curva) 14 Agenda Introduzione: diossine meccanismi di formazione delle Analisi della combustione di una singola unità di biomassa La regolazione in camera di combustione 15 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa La temperatura di combustione della biomassa è, tuttavia, un parametro difficile da controllare a causa della natura disomogenea, anisotropa e morfologicamente irregolare del combustibile. Oltre a ciò esistono numerosi fattori, impiantistici e di processo, che possono allontanare notevolmente le condizioni reali di combustione da quelle teoricamente ottimali previste in sede progettuale. Si consideri, ad esempio, un’unità di combustibile di forma cilindrica investita dall’aria comburente come indicato, in un caso specifico, in figura, ove sono trascurati gli effetti derivanti dall’altezza finita dell’oggetto. Si può comprendere immediatamente come la vena fluida dell’aria che lambisce la biomassa generi zone a temperatura diversa in ogni punto della superficie interessata dalla fiamma, a causa della diversa portata di aria che interagisce, in ogni punto, con la superficie laterale del cilindro. 16 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa L’obiettivo della regolazione in camera di combustione è quello di mantenere la temperatura non solo mediamente, bensì anche localmente alta (800 : 850 °C), per evitare di scendere sotto la temperatura di inizio formazione delle diossine per pyrosynthesis. Per poter fare ciò è necessario mantenere il più possibile costante il rapporto aria/combustibile, che, come verrà mostrato nelle slide successive, cambia al variare della superficie di combustione e della velocità di combustione. Per poter tenere controllati i suddetti parametri, a livello di caldaia, si può agire in due direzioni: i. Modulare la portata di aria in funzione dello stato di avanzamento della combustione; ii. Omogeneizzare il più possibile i parametri termo-fluidodinamici in camera di combustione al fine di far coincidere i valori medi con quelli puntuali (portata di combustibile, portata di aria, temperatura di combustione). 17 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Per poter controllare i parametri di combustione è necessario individuare alcune caratteristiche del combustibile: i. il rapporto superficie/volume del singolo elemento non può modificare, al suo inserimento, la media degli elementi che, ad un certo istante, partecipano alla combustione, altrimenti l’introduzione del nuovo elemento andrebbe a variare significativamente il rapporto aria/superficie dell’intera massa di combustibile. ii. un valore molto alto del rapporto superficie / volume (ad esempio, segatura dalla lavorazione del legno) e, quindi, di fatto poco variabile durante la combustione, è utile per una corretta gestione dei parametri in camera di combustione, ma potrebbe introdurre alcune complicazioni gestionali come i costi di trasporto elevati per la bassa densità energetica: difatti, la segatura ha una densità energetica dalle 3 alle 4 volte inferiore al pellet. Ben si adatta, pertanto, alle situazioni in cui la segatura è prodotta in loco. iii. quando il rapporto superficie/volume del singolo elemento combustibile è, all’origine, molto basso (ad esempio, legna da ardere in tronchi), al procedere della ossidazione la sua dimensione si riduce, aumentando il rapporto stesso. Pertanto, esso varia notevolmente anche in funzione delle modalità di alimentazione del combustibile. 18 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Il pellet è i. per rapporto superficie/volume (circa due ordini di grandezza superiore alla legna da ardere in ciocchi), ii. per densità energetica (dalle 3 alle 4 volte superiore alla segatura, se riferita alla densità in mucchio), iii. per ripetitività dei rapporti dimensionali (EN 14961), iv. per facilità di gestione all’interno dell’impianto, uno degli elementi che meglio si presta ad una combustione ad elevata efficienza energetica e ridotto impatto ambientale. I pellet sono piccoli cilindretti di legno pressato. La materia prima è costituita da resti naturali del legno, come trucioli o segatura. I tipici produttori di pellet sono grandi segherie e falegnamerie, dove la materia prima per il pellet è un prodotto secondario e grazie a questo nascono delle sinergie nel ciclo di produzione. Trafila per la produzione di pellet 19 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Per la produzione di una tonnellata di pellet (densità circa 1200 kg/m3 , densità apparente circa 600 kg/m3), occorrono dai sei agli otto metri cubi di trucioli e segatura (densità apparente circa 200 kg/m3). La differente umidità presente nei diversi tipi di legno e la grandezza dei trucioli e della segatura sono variabili di fondamentale importanza. Per raggiungere una qualità costante della materia prima con un’umidità residua ben determinata, la segatura è anticipatamente essiccata e pulita dalle impurità. Dopo la preparazione della materia prima, il materiale è trasportato tramite una coclea alle presse. Degli appositi cilindri pressano il materiale attraverso i fori di una matrice. Dopo la pressatura, i pellet caldi sono tagliati alla lunghezza desiderata e raffreddati con l’aria ambiente. Il consumo d’energia necessario alla produzione e alla distribuzione del pellet partendo da resti secchi del legno è molto minore a quello richiesto dal metano o dal gasolio. Il consumo d’energia per la produzione e la distribuzione del pellet corrisponde a solo il 2,7% dell’energia finale, rispetto al 10% del metano e al 12% del gasolio (valori orientativi). Se per la pellettizzazione si usa segatura umida o resti della lavorazione del bosco, il dispendio d’energia aumenta a causa dell’alto contenuto d’acqua. 20 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Per comprendere il processo di combustione di una biomassa ligneo – cellulosica si propone un modello semplificato. Si consideri una generica unità di combustibile cilindrica (UNI EN 14961-1) di raggio r e altezza h. Introducendo il rapporto di forma k=h/r, considerato costante durante la combustione, il volume V dell’unità di combustibile si può dunque scrivere come: 21 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Il volume di combustibile interessato dall’ossidazione è costituito solamente dalla superficie esterna la quale, nell’ipotesi di allontanamento istantaneo della cenere, andrà riducendosi progressivamente col procedere della combustione. Con riferimento alla figura si può quindi definire il volume elementare di combustibile effettivamente coinvolto nel processo di combustione in un determinato istante come: r dr Indicando con ρ la densità del combustibile e con Gc la portata in massa di combustibile coinvolto nel processo di combustione in un determinato istante, risulta: 22 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Si definisce velocità di propagazione della fiamma (vpf) in direzione normale alle superfici del cilindro il rapporto tra la portata volumetrica istantanea di combustibile dV/dt e la superficie del cilindro Sc esposta alla fiamma. Essendo h = k r , In cui si è introdotto il coefficiente k’= 3k/2(k+1) che rappresenta la funzione di trasferimento tra la velocità di propagazione della fiamma vpf e l’avanzamento radiale dr/dt. La velocità di propagazione della fiamma vpf dipende fondamentalmente da: 1. qualità del combustibile, 2. quantità di inerti, 3. quantità di acqua. Quindi, a valle di un processo di essiccazione, si può assumere costante. 23 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Influenza del fattore di forma k sull’avanzamento radiale dr/dt Considerando costante vpf, dalla prima espressione si nota una relazione di proporzionalità inversa tra k’ e la velocità di avanzamento radiale della fiamma. 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Rapporto k’/k∞ Coefficiente k’ Andamento del coefficiente k’ 1,50 1,40 1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 0,80 0,70 0,60 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 0,00 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Fattore di forma k=h/r Come si nota dalla figura a lato: • Bassi valori di k (k<2) comportano k’<1 elevati dr/dt • k=2 k’=1 vpf=dr/dt • Per elevati valori di k si ottiene che k’ tende al valore asintotico 1,5 dr/dt minimo 24 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Bassi valori di k (k<2) pellet di combustibile di forma schiacciata (vedi fig. a) elevati dr/dt ii. Per k=2 h del cilindro è uguale a d la forma è quella che più si avvicina ad una sfera (massimo rapporto tra volume e superficie esterna come mostrato in figura b), il coefficiente k’ assume il valore 1 e dunque vpf=dr/dt. Andamento del coefficiente k’ 1,50 1,40 1,30 1,20 1,10 1,00 0,90 0,80 0,70 0,60 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 0,00 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Rapporto k’/k∞ i. Coefficiente k’ Risulta quindi che: 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Fattore di forma k=h/r iii. Per elevati valori di k pellet di combustibile di forma allungata (vedi fig. c) dr/dt minimo 25 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Dalla espressione già vista in precedenza: risulta evidente come la portata istantanea di combustibile coinvolto nella combustione Gc diminuisca in modo assai significativo al diminuire del raggio dell’unità di combustibile. Detti gat il valore dell’aria stechiometrica per la combustione di 1 kg di prodotto (kgaria/kgcombustibile), ed et l’eccesso d’aria stabilito per la combustione ( che deve rimanere complessivamente costante al procedere della combustione), la portata di aria totale Gac si esprime come segue: La portata d’aria Gac dipende quindi direttamente da: i. dimensioni dell’unità del combustibile, ovvero dal raggio r e dal rapporto di forma k, ii. composizione chimica dello stesso. 26 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Durante la combustione, ad ogni instante t il volume del singolo elemento si riduce, mentre la portata d’aria di combustione introdotta, essendo solitamente fornita con circolazione forzata, resta costante (Gar = costante). Di conseguenza, l’eccesso di aria “e” varia ed assume valori diversi da et , aumenta al diminuire del raggio dell’unità e quindi della portata di combustibile interessata alla combustione. Definendo l’indice d’aria come λ = 1+ e, si può scrivere: L’incremento dell’eccesso d’aria porta ad una variazione del rapporto aria/combustibile e quindi un cambiamento della temperatura di combustione. 27 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Ponendo: - Gf : portata in massa dei prodotti della combustione (comprendente sia la fase gassosa che quella solida: fly ash, ceneri volanti, e bottom ash, ceneri di fondo); - ∆ha , ∆hc , ∆hf le variazioni specifiche di entalpia (in kJ/kg) di aria, combustibile e prodotti di combustione rispetto ad una condizione di riferimento comune (temperatura di riferimento Trif); -ki : potere calorifico inferiore del combustibile espresso in [kJ/kg] -Ta la temperatura di ingresso dell’aria. Si ottiene (bilancio di energia) : 28 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Si trascura il contributo entalpico del combustibile Gc·∆hc. Si consideri la temperatura di riferimento Trif, pari alla temperatura ambiente Tamb. Nel caso in cui non ci sia preriscaldamento dell’aria in ingresso, la temperatura di ingresso Ta è pari a quella ambiente Tamb. Si ottiene quindi: Si noti che la temperatura dei fumi Tf diminuisce all’aumentare del rapporto Gar/Gc il quale, a parità di Gar, aumenta al diminuire di Gc. 29 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Si consideri ora un’unità di combustibile cilindrica, di raggio iniziale r0 e di volume iniziale V0. Si indichi con %Vr la frazione di combustibile residuo (numero compreso fra 0 ed 1) rispetto al volume iniziale. Esprimendo V(t) = k π r3, si ha: Riprendendo ora l’espressione relativa alla temperatura dei fumi Tf, si sostituiscono le seguenti espressioni per la portata di combustibile disponibile Gc (variabile nel tempo) e la portata di aria reale Gar, la quale è funzione delle dimensioni iniziali dell’unità di combustibile. 30 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa ki, cpf, gat sono valori legati alle caratteristiche del combustibile e in prima approssimazione possono essere assunti invarianti durante il processo. La temperatura dei prodotti di combustione dipende quindi dalla percentuale di volume di combustibile residuo e dall’eccesso di aria. 31 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Dall’equazione precedente dedurre, a fissato %Vr, che: è possibile L’andamento di Tf è antitono per valori di λ≥1. ii. Per λ<1, Tf diminuisce perché il combustibile viene ossidato solo parzialmente. iii. Il valore teorico massimo della temperatura si ha per combustioni in condizioni stechiometriche, in cui l’indice d’aria λ vale 1 (in realtà, per λ=1, Tf non raggiunge il valore massimo a causa della non completa ossidazione del combustibile). Tf i. λ Osservando la figura si può notare quanto l’umidità (u) contenuta all’interno del combustibile influisca sulle massime temperature di combustione raggiungibili, facendole diminuire sensibilmente. 32 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Esempio numerico: Si consideri un pellet con le seguenti caratteristiche descritte in tabella: Wood pellet #1 (wp1) Densità biomassa [kg/m3] Potere calorifico inferiore ki [MJ/kg] Rapporto aria/combustibile stechiometrico gat [kga/kgc] Siano: vpf = 4mm/min [18], et = 5%, cpf = 1 kJ/(kgK), 1180 16.3 5.79 Tamb = 20 °C. 33 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Le temperature calcolate sono riportate nel seguente grafico in funzione di %Vr. Con Tpyr è indicato il valore di 800°C sotto il quale iniziano i processi di pyrosynthesis. Le temperature massime reali, quando l’eccesso di aria non superi il 10-20% devono essere moltiplicate per un fattore correttivo pari a 0,7-0,8 (questi coefficienti tengono conto della combustione non adiabatica, della perdita di potenza per irraggiamento e del 34 fatto che la combustione avviene in un volume finito e non infinitesimo). Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Gar , Gac e Nel grafico seguente sono rappresentati gli andamenti delle portate di aria comburente (per il caso k=4 e r0=5 mm; pellet D10 secondo le normative UNI EN 14961-1:2010, vedi modulo 1.1 slide 19), della portata di aria realmente immessa, Gar (che rimane costante durante tutta la combustione), e della ottimale (Gac). La quantità di combustibile residuo diminuisce eccesso di aria (e) aumenta iperbolicamente. 35 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Formazione diossine a combustibile esausto Nel modello utilizzato, verosimile nella fase di spegnimento del combustibile, la portata di combustibile in fase di ossidazione tende a 0, mentre la portata di aria rimane costante. Per quanto detto il rapporto aria/combustibile cresce al procedere della combustione e la temperatura diminuisce Al di sotto di 800°C, temperatura limite per l’innesco di fenomeni di pyrosynthesis, si entra in una zona a rischio di produzione di diossine già all’interno della camera di combustione. 36 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Risulta fondamentale quantificare il tempo in cui la combustione avviene al di sotto degli 800°C. L’equazione seguente permette di calcolare il tempo necessario a raggiungere i diversi valori di %Vr, al procedere della combustione. con k’= 3k/2(k+1) che può variare fra 0 e 1,5 All’istante iniziale t0 la percentuale di massa incombusta è il 100%, ovvero %Vr = 1. ΔT risulta quindi uguale a 0 (istante iniziale). Al termine della combustione (trascurando la massa residua di cenere) si ha %Vr = 0 e pertanto il tempo per l’intera combustione risulta Δt = k’ ro / vpf. Tale intervallo di tempo è ovviamente proporzionale a r0 ed inversamente proporzionale a vpf, ma si noti che esso è proporzionale anche a k’ (che varia da 0 e 1,5) un corpo di forma piatta si consuma in modo molto più rapido di uno di forma allungata. 37 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Di seguito verranno ricavati gli andamenti nel tempo della temperatura dei fumi in funzione della raggio iniziale r0 (con k=4): Essendo dr/dt=-vpf/k’ risulta: dr=-vpf/k’*dt che integrata da r0 al generico raggio r e da t0 iniziale (uguale a zero) al tempo t in cui si arriva al raggio r, dà la seguente equazione: Pertanto: 38 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa r0 ↑ 39 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa Andamenti nel tempo della temperatura dei fumi in funzione della rapporto di forma k con r0=5mm. Andamento della temperatura dei fumi al variare di k (r0=5mm) 2400 2200 2000 1800 Temperatura dei fumi [°C] 1600 1400 1200 1000 800 Tpyr 600 400 k=2 k'=1 k=4 k'=1,2 k=10k'=1,36 200 0 0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60 0,70 0,80 Tempo [min] 0,90 1,00 1,10 1,20 1,30 1,40 1,50 40 Analisi della combustione di una singola unità di biomassa All’aumentare del volume di combustibile, i tempi di permanenza dello stesso a temperatura dei fumi inferiore a 800°C aumenta. Ciò risulta evidente dal grafico seguente ove vengono diagrammati i tempi di permanenza sotto gli 800°C al variare del raggio iniziale r0 e di k. Tempi di permanenza dei fumi al di sotto degli 800°C durante la combustione completa di un pellet in funzione delle caratteristiche geometriche del pellet Tempi di permanenza sotto 800°C [min] 7,00 6,00 5,00 4,00 k=10 3,00 k=4 k=2 2,00 1,00 0,00 0 10 20 30 Raggio iniziale [mm] 40 50 60 41 Agenda Introduzione: diossine meccanismi di formazione delle Analisi della combustione di una singola unità di biomassa La regolazione in camera di combustione 42 La regolazione in camera di combustione CALDAIA A FIAMMA DIRETTA VS FIAMMA INVERSA Nei processi a fiamma diretta, il combustibile viene caricato dall’alto e l’aria viene introdotta dal basso. L’aria incontra le unità in avanzata fase di combustione che si trovano sul fondo del braciere, le quali teoricamente richiederebbero un minor quantitativo di aria. Il risultato è una combustione in abbondante eccesso di aria fredda che comporta il rischio di produzione di diossine. Viceversa le caldaie a fiamma inversa sono così chiamate per la posizione della camera di combustione, situata al di sotto del vano nel quale viene caricato il combustibile (solitamente legna da ardere, ceppi, bricchetti, pellets). In questo caso l’aria viene introdotta dall’alto verso il basso. L’inversione della fiamma consente di ottenere una combustione progressiva del combustibile, il quale brucia gradualmente mentre si porta in prossimità della griglia. Sezione di una caldaia a fiamma inversa (catalogo Solarfocus Gmbh) 43 La regolazione in camera di combustione Con la tecnologia a fiamma inversa la regolazione dell’aria disponibile in funzione dello stato di avanzamento della combustione risulta più agevole. Il processo a fiamma inversa determina una progressiva diminuzione della pezzatura del combustibile lungo il percorso dell’aria di combustione. L’aria proseguendo verso il basso si miscela con i fumi che si stanno formando nella combustione ed aumenta di temperatura. In tal modo si riesce a garantire una maggiore temperatura dei fumi con conseguente riduzione del rischio di formazione di diossine. 44 La regolazione in camera di combustione Caratteristiche prese da catalogo (modello PelletTop 15 kW prodotto da SolarFocus Gmbh ): Caratteristiche del pellet di forma cilindrica Potere calorifico inferiore ki [kJ/kg] Densità ρ [kg/m3] Raggio iniziale r0 [mm] Rapporto di forma k Velocità di propagazione della fiamma [mm/min] Caratteristiche caldaia Potenza termica [kW] Rendimento Parametri combustione Portata di combustibile [kg/h] Rapporto aria/combustibile stech. [kga/kgc] Eccesso aria % Portata di aria totale [kga/h] Temperatura di riferimento (ambiente) [°C] 16300 1180 3 4 4 15 0,949 3,5 5,79 25% 25,3 20 45 La regolazione in camera di combustione Esempio: Calcolo della temperatura dei fumi in uscita da una caldaia a fiamma inversa Consideriamo una caldaia a fiamma inversa. L’aria e il combustibile sono introdotti nel braciere dall’alto. Si può schematizzare il braciere costituito da n livelli orizzontali, uno di seguito all’altro in cui avviene la combustione. La sezione di ciascuno degli n livelli può essere considerata uguale a quella del braciere vista frontalmente dalla portata di aria che lo attraversa. In ciascuno degli n livelli vengono introdotte una portata di combustibile (Gc), una di aria (Ga) oltre che una di ceneri (Gs) e una di gas di combustione (Gg) dal livello n-1 precedente. Di conseguenza le portate al livello n dipendono da come è avvenuto il processo al livello n-1, essendo, per esempio, il combustibile e l’aria al livello n, la quota parte dei reagenti che non hanno reagito al livello n-1. 46 La regolazione in camera di combustione Ipotizzando una combustione perfetta e l’adiabaticità del sistema, per il primo livello (n=1) è possibile scrivere i seguenti bilanci (considerando come gas ideali l’aria e i fumi): Bilancio di massa: Bilancio di energia: Le ipotesi semplificative che vengono assunte sono le seguenti: • Si trascurano le variazioni di entalpia del combustibile: in questo modo è possibile trascurare il calore utilizzato per scaldare il combustibile. • La temperatura di riferimento Trif è assunta pari a 20°C. • La temperatura dei fumi e quella dell’aria coincidono ( Ta1=Tf1=T1, Ta2=Tf2=T2 ). • Il calore specifico a pressione costante dei fumi cpf è pari a quello dell’aria cpa nelle stesse condizioni termodinamiche (cpa1=cpf1=cp1 ). • La portata di fumi al livello n=1 è nulla perché a monte di tale livello non si ha avuto nessun processo di combustione 47 La regolazione in camera di combustione 48 La regolazione in camera di combustione Si ottiene: È da osservare che cp2 è funzione della temperatura T2 che è l’incognita del problema. Il calcolo viene pertanto eseguito con iterazioni partendo da una soluzione di primo tentativo cp2(I tentativo)= cp (T1) Per descrivere la dipendenza di cp dalla temperatura, è stata utilizzata la seguente espressione: 49 La regolazione in camera di combustione Il procedimento iterativo utilizzato per ricavare il profilo di temperatura dei fumi è il seguente: amb amb amb 50 La regolazione in camera di combustione amb 51 La regolazione in camera di combustione Per il secondo livello si ha: amb amb amb amb Ripetendo i calcoli per tutti gli n livelli nel quale è stato diviso il braciere è possibile tracciare un andamento della temperatura dei fumi in funzione della percentuale di combustibile residuo (0% in corrispondenza del fondo della camera di contenimento del combustibile stesso), e dunque stimare la temperatura dei fumi in uscita dalla camera di combustione. Questo ci permette di stimare il rischio di formazione delle diossine. 52 La regolazione in camera di combustione Caldaia a fiamma inversa-Temp. dei fumi al variare della portata di combustibile residuo 1.800 Temperatura dei fumi [°C] 1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 400 Ga: portata in massa dell’aria; Gc: portata in massa di combustibile; Gf: portata in massa dei fumi; 200 0 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Portata di combustibile residuo (0% in corrispondenza del fondo della camera di contenimento del materiale) 53 La regolazione in camera di combustione Caldaia a fiamma inversa. Temperatura dei fumi in caso di ricircolo parziale dei fumi di combustione Ga: portata in massa dell’aria; Gc: portata in massa di combustibile; Gf: portata in massa dei fumi; φr : frazione di fumi ricircolati; amb amb 54 La regolazione in camera di combustione In prima approssimazione per Tf e Gf si è scelto di prendere il risultato finale relativo al precedente caso di semplice caldaia a fiamma inversa, senza ricircolo. Per il livello 1 si ha: Bilancio di massa: Bilancio di energia: amb amb amb amb amb amb Dall’equazione precedente è possibile ricavare T2, ricordando che Ta1=Tf1=T1, Ta2=Tf2=T2 amb amb amb amb amb amb 55 Si raccoglie : Trascurando la variazione di entalpia del combustibile, e raccogliendo alcuni termini è possibile semplificare ulteriormente l’espressione precedente: Si ottiene: La temperatura nel caso con ricircolo in uscita dal primo livello di combustione è maggiore rispetto al caso in assenza di ricircolo come si vede dall’ espressione sopra. Infatti si ha: 56 La regolazione in camera di combustione Per quanto riguarda la quantità di fumo ricircolato, occorre verificare (diagramma di Tanner) che questa non sia superiore ad un certo valore per cui la combustione non può avere luogo essendo il fumo prevalentemente costituito da sostanze inerti (il contenuto di ossigeno residuo nei fumi è in relazione all’eccesso d’aria in partenza). È interessante notare come l’effetto di aumento della temperatura diminuisca a crescere del ricircolo, causa la maggior quantità di materia inerte nel processo di combustione. 57 La regolazione in camera di combustione Caldaia a fiamma inversa. Calcolo della temperatura dei fumi in presenza di preriscaldamento dell’aria in ingresso amb Ga: portata in massa dell’aria; Gc: portata in massa di combustibile; Gf: portata in massa dei fumi; 58 La regolazione in camera di combustione Andamento della temperatura dei fumi nel caso di preriscaldamento dell’aria in ingresso alla camera di combustione 2.400 2.200 Temperatura dei fumi [°C] 2.000 1.800 1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 0 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Portata di combustibile residuo (0% in corrispondenza del fondo della camera di contenimento del materiale) 59 La regolazione in camera di combustione 60 La regolazione in camera di combustione Parzializzazione aria Ga: portata in massa dell’aria; Gf: portata in massa dei fumi; Parzializzazione aria + ricircolo parziale dei prodotti di combustione Parzializzazione aria + Pre-riscaldamento dell’aria Gc: portata in massa di combustibile; : frazione di fumi ricircolati; 61 La regolazione in camera di combustione Andamento della temperatura dei fumi in funzione della portata di combustibile residuo per i casi con parzializzazione dell’aria Temperatura dei fumi 2.000 Temperatura dei fumi [°C] 1.800 1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 Parz. aria 400 Parz. Aria + Ric. Fumi (100%) 200 Parz. Aria + prerisc. 0 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Portata di combustibile residuo (0% in corrispondenza del fondo della camera di contnimento del materiale) È importante osservare che questo tipo di sistema permane sempre al di sopra degli 800°C senza però oltrepassare i 1800°C come accadeva nel caso senza parzializzazione dell’aria. 62 La regolazione in camera di combustione α Fino a quando la temperatura dei fumi non raggiunge gli 800°C si producono diossine. Se il tempo di permanenza in camera di combustione non è sufficientemente lungo per essere distrutte, vengono emesse in atmosfera. L’obiettivo deve quindi essere quello di permanere sempre al di sopra di questa soglia, possibilmente con un certo margine di sicurezza α. (T2>Tpyr *(1+α)) Il valore minimo di α si ha nel periodo iniziale ed oscilla tra l’8 e il 10% per i casi con ricircolo e/o preriscaldamento dell’aria. 200% 180% 160% 140% 120% 100% 80% 60% 40% 20% 0% -20% -40% -60% -80% -100% 100% Coefficiente di sicurezza 90% Parz. aria 80% 70% Parz. Aria + Ric. fumi 60% 50% 40% Portata di combustibile residuo Parz. Aria + prerisc. 30% Standard 20% Ric.fumi 10% 0% Prerisc. aria Andamento del coefficiente di sicurezza α in funzione della portata di combustibile residuo per i diversi casi. 63 La regolazione in camera di combustione CALDAIA CON CARICA DEL COMBUSTIBILE DAL FONDO Per ottenere un analogo risultato si può pensare di utilizzare una caldaia in cui il caricamento del combustibile e l’iniezione dell’aria avvengano entrambi dal fondo. Alimentando il combustibile nella parte inferiore del braciere si realizza una zona di combustione a “strati” che, a differenza del caso precedente, prevede il combustibile di pezzatura maggiore sul fondo e quello ormai esaurito in cima. 64 La regolazione in camera di combustione CALDAIA A LETTO FLUIDO È possibile ottenere temperature di combustione sufficientemente elevate omogeneizzando i parametri termo fluidodinamici in camera di combustione. Puntualmente si hanno situazioni eterogenee, ma movimentando il più possibile il braciere è possibile ottenere una temperatura media omogenea in tutta la camera di combustione. Il principio di funzionamento delle caldaie a letto fluido è quello di massimizzare la superficie di biomassa esposta all’aria comburente, operando la combustione all’interno di una sospensione di materiale granuloso inerte (tipicamente sabbia silicea e dolomite) mantenuta in agitazione da aria o gas insufflato dal basso attraverso il fondo della caldaia. Il ruolo del materiale inerte è di conferire una discreta inerzia termica, mantenendo il più possibile omogenea la temperatura del letto fluido. Si consideri, per esempio, l’utilizzo di una caldaia a pellet a letto fluido in condizioni nominali con rendimento ηc. La potenza P è garantita da una fornitura costante di combustibile, solitamente attraverso una coclea di alimentazione. Fissata la densità del combustibile ρc e il suo potere calorifico inferiore ki, la portata volumetrica di combustibile sarà: 65 La regolazione in camera di combustione Conoscendo il volume V della singola unità di combustibile si può determinare il periodo di inserimento ti, cioè il tempo che intercorre tra due inserimenti di combustibile in camera di combustione. Per le differenti unità di combustibile precedentemente considerate sono stati calcolati i tempi necessari alla completa combustione tc. Si definisca n il numero di unità di combustibile inserite in camera di combustione durante la completa combustione di una di esse. Essendo la derivata del raggio in funzione del tempo costante, ricavando la legge oraria di variazione del raggio, si ha che il raggio decresce linearmente dal valore iniziale r0 fino a 0 in un tempo tc. 66 La regolazione in camera di combustione Il volume medio Vm della particella all’interno della camera di combustione sarà definito dalla media pesata dei valori dei singoli volumi di ogni unità che partecipa alla combustione. Calcolando la somma della serie si è osservato che, indipendentemente dal raggio iniziale o dal rapporto di forma, il volume medio della singola particella durante la combustione corrisponde al 25% del valore iniziale. Questo è anche confermato se si calcola lo stesso utilizzando un integrale. 67 La regolazione in camera di combustione Considerando quindi un volume medio all’interno della camera di combustione della singola unità che partecipa alla combustione pari al 25% del volume iniziale si può definire una temperatura media dei fumi. amb Questa temperatura è sopra le condizioni di rischio per la produzione di diossine, quindi qualora si riuscissero a mantenere condizioni il più possibili omogenee all’interno della camera di combustione si riuscirebbe a restare lontani dalle condizioni di rischio per la produzione delle stesse. 68 Formazione di diossine alle utenze BIBLIOGRAFIA [1] Biomass combustion in fluidized bed boilers: Potential problems and remedies - A.A. Khan, W. de Jong, P.J. Jansens, H. 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