Leggi il primo capitolo

Transcript

Leggi il primo capitolo
omnibus
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 1
05/10/12 18:41
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 2
05/10/12 18:41
Loriano Macchiavelli
l’ironia
della scimmia
Romanzo
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 3
05/10/12 18:41
Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione.
Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale.
L’ironia della scimmia
di Loriano Macchiavelli
Collezione Omnibus
ISBN 978-88-04-61626-9
© 2012 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
I edizione ottobre 2012
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 4
05/10/12 18:42
l’ironia della scimmia
Ai meravigliosi aquilani e alla loro pazienza.
Nel caso la perdessero, la mia totale comprensione
e la mia solidarietà.
loriano
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 5
05/10/12 18:42
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 6
05/10/12 18:42
Personaggi e comparse in ordine
di apparizione sulla scena dei misfatti
Nei quadri
l’ITALIANO
i suoi tre sottocoda
il VECCHIO che non si sa chi sia ma che conta molto
il CAPOBANDA, uno che tutti vogliono, vivo o morto
il DUROdagli occhi cattivi
il Barone, un altro che vuole morto il Capobanda
i suoi tre SOTTOCODA
OBER, per brevità, un tedesco che parla perfettamente l’italiano
ODESSA, altro tedesco, che parla male l’italiano
un PESCATORE dell’isola
FERINA, la proprietaria dell’Albergo Con Cucina, sull’isola
il MACELLATORE, che sta trasformando il mondo in una carneficina
l’UOMO DAL CAPPOTTO COL COLLO DI PELO, uno di poche parole
un PASTORE
LISETTA, “Lisé”, ragazza che fa la spia
due INCURSORI inglesi
l’UOMO che viene da fuori
un RAGAZZO che conosce i luoghi
due MULI carichi di armi e munizioni
120 PARACADUTISTI che arrivano sugli alianti
7
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 7
05/10/12 18:42
l’UOMO VESTITO DI NERO, con la borsa di pelle nera e una valigia
di cuoio nero, emissario e fotografo
ERMINIO, suo autista al volante della Lancia Aprilia. Ultimo per-
sonaggio a entrare in scena
Nei capitoli
Marcella Carlotti, detta “Rasputin”, “Ras” solo per gli intimi
Sarti Antonio, sergente, questurino
Rosas, il talpone, ne sa più di Sarti Antonio (e ci vuole poco)
RAIMONDI CESARE, ispettore capo
Giulio Messini, l’Elegante d’aspetto e d’abito, abbronzato quan-
to basta, importante imprenditore di non si sa cosa
la GRASSONA, rompiballe della porta accanto
Felice Cantoni, agente
FLORINO MANFREDINI, di lui resta solo un masso
la BIONDINA, attualmente escort, amica del questurino
LOCASCIULLO, della Scientifica
FELICIANI, come sopra
HAIRTHA PROPLEY, “Veronica” per semplicità, una bella ragazza
marocchina di diciotto, vent’anni, ex fidanzata di Giulio Messini
DHAIRTHA, sorella minore di Hairtha
artemio, collaboratore particolare del dottor Messini
Alì dagli Occhi Azzurri, cameriere del bar di piazza Maggiore
SANDRONE, barista del bar di piazza Maggiore
una BARISTA che perde tempo per fare al questurino il caffè
migliore
la BUONADONNA di Ca’ Selvatica, che non ha tempo da perdere
Prenotato Salvatrice, detta “Sal”, agente laureata in psicolo-
gia, belloccia con la divisa. E anche senza
Samir Al Kayed, “Occhibelli”, giovane e misterioso libanese
Walid Al Kayed, suo fratello, che adesso è sotto un lenzuolo bianco
PELLICANO MARMOCCHI, antico frequentatore dei sotterranei di
Bologna
8
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 8
05/10/12 18:42
ANDROMEDA, una vedova il cui orto può aspettare
CEFAGNO, appuntato dei carabinieri, caserma di Castel del Mon-
te, che conosce il mestiere
GUARCINO, giovane carabiniere, caserma di Castel del Monte
FEDERICI, maresciallo, caserma di Castel del Monte
BUCCIO, con i piedi piantati nella roccia e la testa in cielo
Franck, Testarasata, che parla uno strano abruzzese
Karl, detto “Acido”, quello che spara facile
concini ARTURO, quello della Punto metallizzata
LAURA, madre di Rasputin
CASTILLO FRANCESCO, tenente dei carabinieri de L’Aquila
l’UOMOCHEFUMA, uno che conta, conta molto, tanto che fa quello che gli pare e zitti tutti
Catone, pastore d’Abruzzo
ViaEcchè, suo compagno di pastorizia
FILIPPA, nonna di Rasputin
ANSELMA, che mungeva le mucche
il TITOLARE della trattoria, detto “38gradi”
CELESTINA, sua figlia, ragazza dall’ombelico scoperto
il POLITICO, colleziona reperti storici della Seconda guerra mondiale. Non lo incontreremo, per nostra fortuna, ma sentiremo
la sua ingombrante presenza
ANTONUCCI LEANDRO, carabiniere scelto. Non aveva mai ucciso
Caro lettore,
un consiglio: leggi con attenzione i titoletti dei capitoli. Ti meraviglierà
scoprire quanto possono essere importanti.
Buona lettura da
loriano
9
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 9
05/10/12 18:42
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 10
05/10/12 18:42
Primo quadro
L’incontro era iniziato alle otto di sera. Prima pausa alle
dieci, quando l’Italiano chiese:
«Caffè?»
I tre Sottocoda annuirono e l’Italiano suonò il campanello.
Nello studio ci fu silenzio per la breve pausa dedicata
al caffè, un silenzio teso, agitato per quanto era stato detto, ordini e commenti, e per quanto era stato deciso. L’Italiano posò la tazzina sul tavolo, l’allontanò per fare posto
di nuovo alle carte, che consultò, e poi, posando il dito sulla chiazza scura sul fondo azzurro del mare e, all’apparenza soddisfatto, mormorò:
«Bene, mi pare che abbiamo affrontato ed esaurito tutti gli argomenti.»
Gli restavano dei dubbi, ma non aveva intenzione di trasmetterli ai Sottocoda. Ne avrebbe forse parlato al Vecchio,
più tardi, quando i tre se ne fossero andati per trasformare
in azioni gli ordini ricevuti.
«Quanto abbiamo discusso e deciso qui, oggi, qui e per
sempre deve restare» disse. Puntò lentamente l’indice sui
tre, uno dopo l’altro. «Se si verrà a sapere dove porteremo
il Capobanda e a quale fine è destinato, uno di voi avrà tradito e allora...» Si alzò per scandire con lentezza: «Non lo
permetterò!».
La riunione era conclusa, ma nessuno dei Sottocoda si
alzò. Mancava qualcosa agli ordini ricevuti. L’Italiano lo
11
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 11
05/10/12 18:42
sapeva e di proposito non aveva comunicato l’ultima sua
decisione. Passò di nuovo in rassegna i tre. «Non resta che
stabilire a chi affidare la custodia del Capobanda» e attese una proposta che, sapeva, non gli sarebbe venuta. Indicò uno dei tre, il più massiccio, quello che sempre si era dimostrato, fra loro, il più deciso.
«D’accordo» disse quello, «i miei uomini sono fidati. Rispondo di loro personalmente.»
Con uno sguardo l’Italiano chiese agli altri due se c’erano obiezioni e, non venendogli, annuì.
I tre erano alla porta e l’Italiano li fermò con una frase
che non ammetteva discussioni. «Ricordate, signori: sparare a vista contro chiunque tentasse di impadronirsi del Capobanda!» I tre annuirono. «Piuttosto che lasciarlo cadere
nelle mani di chicchessia o permettergli la fuga, dovrà essere soppresso!»
Usciti i tre, anche l’Italiano lasciò lo studio e raggiunse
il Vecchio. Lo attendeva da ore in un salotto all’altro capo
del palazzo. Leggeva il giornale e sospese al suo ingresso.
Si tolse gli occhiali, ripiegò il giornale e lo posò sul tavolo.
«Tutto a posto?» chiese. L’Italiano annuì. «Dove lo avete fatto portare?»
«È al sicuro» rispose quello. «L’ho fatto portare molto
lontano da qui. Non ne uscirà vivo.»
Il Vecchio annuì con gesti lenti del capo, com’era abituale
per lui quando voleva rappresentare la sua soddisfazione.
Si prese il tempo per accendere un sigaro e, mentre lo faceva, continuò a scrutare il viso dell’Italiano. Una prima,
breve boccata di fumo.
La prima deve sempre essere breve. Non fa arrivare in
bocca il fumo troppo caldo e l’aroma resta delicato, in attesa di quello più forte, quando il sigaro avrà preso bene
e si sarà ammorbidito per l’umidità dell’aria filtrata fra le
foglie arrotolate.
Una prima, breve boccata di fumo e «Cosa non va?»
chiese sottovoce.
L’Italiano non rispose subito. Pensò a come affrontare un
argomento che, nell’intera faccenda, non lo aveva convin12
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 12
05/10/12 18:42
to. Fu sollecitato dall’agitarsi impaziente del sigaro fra le
dita del Vecchio e allora disse:
«Non sono del tutto convinto che la sua morte ci possa giovare.»
Il Vecchio si rilassò sulla poltrona, aspirò, lasciò uscire lentamente il fumo, chiese: «È tutto?» e, ricevuto un silenzioso
assenso dall’Italiano, mormorò: «Tranquillo, tranquillo, la
morte è il solo avvenimento che giovi alla vita di un uomo».
13
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 13
05/10/12 18:42
Capitolo 1
Una giornata che dirla di merda è poco
Lei conosce abbastanza il mondo per capire che le sta andando giù male. Ha avuto troppa fretta e non è il suo stile,
ma a volte le esigenze lo esigono. Appunto.
Lei è Marcella Carlotti, Rasputin per gli amici, Ras per gli
intimi, e ci ha messo poco a capire che il pickup la sta seguendo. Per di più, ci scommetterebbe le palle se le avesse,
è blindato: cassone coperto, vetri oscurati, griglie antiproiettile sulle gomme anteriori e posteriori... Insomma, un oggettino come si deve e che, a trovare il committente giusto,
frutterebbe un bel tot.
Blindato? Domanda da non fare, se si conosce Marcella
Carlotti. Non la faccio. Non perderebbe tempo con me.
«Blindato, sissignore», e la ragazza fa inversione dove
l’inversione è vietata. Prende la corsia riservata ai mezzi pubblici, ma il pickup rimane incollato nello specchietto retrovisore.
Se si interessano a Marcella Carlotti, un motivo ce l’avranno, no? O ce l’avranno per la sua jeep Grand Cherokee, e
così la ragazza comincia a preoccuparsi. Soprattutto perché non sono tanti i pickup blindati a passeggio sotto i portici di Bologna.
Deve toglierselo di dosso: dà gas, sterza di colpo e la
fiancata della sua jeep lascia i peli sul muso dell’autobus
che arrivava in senso opposto. A bordo qualcuno starà be14
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 14
05/10/12 18:42
stemmiando. Via, a tutto gas, sulla corsia di sinistra che, fra
l’altro, sarebbe riservata ai mezzi pubblici diretti in centro.
Evita una mamma con carrozzina sulle strisce pedonali e
guarda nello specchietto.
Il pickup è ancora lì. Anche lui ha approfittato dell’inchiodata dell’autobus per passargli sotto il muso e tenere
la sterzata della jeep.
«Buon manico» borbotta Rasputin e, senza mettere la freccia, taglia la strada a un altro autobus e imbocca per Casaglia. Strada stretta e piena di curve in salita verso San Luca
e poi verso cento altre direzioni, sempre in collina, che arrivano fino a Sasso Marconi e Marzabotto e, da lì, ovunque nel mondo.
Le va da dio: l’autobus al quale ha appena tagliato la
strada si è messo di traverso chiudendo l’accesso a Casaglia e quelli del pickup restano incastrati nel casino di via
Saragozza.
Be’, spesso ho visto i miracoli che fa Felice Cantoni, agente, sulla sua 28, ma una cosa così non mi era ancora capitata.
Rasputin lascia un po’ di battistrada lungo le curve di Casaglia, e poco prima di arrivare alla chiesa si mette di lato e
controlla la strada appena percorsa, in basso. Nessuno. Le
va bene, ma non le basta. Riparte e, sempre sul sostenuto,
arriva a Paderno e poi via, Sabbiuno. Adesso può rilassarsi e fare quello che avrebbe dovuto fare prima di mettere in
moto la Cherokee.
Parcheggia, toglie la sicura al portello posteriore, scende,
lo apre, solleva il panno colorato... si blocca, spalanca occhi e bocca e lentamente arretra sollevando in alto le mani,
come se qualcuno, dall’interno dell’auto, glielo avesse ordinato. Non fa una mossa e neppure si guarda attorno. Anche solo per cercare qualcuno a darle una mano.
Intanto s’è fatta sera.
Colline sopra Bologna, parcheggio dinanzi al Monumento
di Sabbiuno: nella penombra, appena schiarita da un paio
di lampioni, restano una jeep con il portello posteriore aperto e una ragazza immobile, le mani in alto.
15
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 15
05/10/12 18:42
A Sarti Antonio, sergente, la stessa giornata si è presentata
di merda fin dal sorgere del sole.
«Nella mia vita ricordo solo giornate di merda.»
Non è vero, ma sarebbe inutile riportargli alla memoria
le molte cose belle che ha vissuto. Belle? Diciamo decenti.
Le donne, per esempio; la sua giovinezza, vissuta da qualche parte fuori dalla città, per esempio; la Biondina, che,
se lui ha bisogno, è sempre lì perché due solitudini si consolano meglio assieme che da sole; poi Rosas, che, quando
non sa dove sbattere la testa, bene o male gli dà una mano.
E il suo lavoro, per esempio.
«Qualche volta ti ha dato soddisfazioni, no?»
«Una giornata di merda» e, temo, di merda proprio a
causa del suo lavoro. Un brutto argomento.
«È prevista una manifestazione di tutte le scuole superiori» ha ringhiato al telefono Raimondi Cesare, ispettore
capo. Poi ha continuato a ringhiare nel suo ufficio, davanti ai subalterni: «Ci sarà da stare con gli occhi e le orecchie
aperti e il manganello pronto. Se sarete costretti a picchiare,
èverocomesidice, picchiate come si deve. Una manganellata data con il cuore, èverocomesidice, ha lo stesso valore
simbolico di una data con i muscoli. Non so se mi spiego».
Come no? Lo ripete da una vita: «Se siete obbligati a picchiare, tanto vale picchiare duro. Per la stampa di sinistra
sarete comunque dei delinquenti».
Se il talpone Rosas fosse stato presente, evento poco probabile, avrebbe certo borbottato: “Ma di quale sinistra stai
parlando?”.
«Bene, tenuta antisommossa e via, sulla strada!» che
vuol dire: “Voi sulla strada e io nel mio ufficio”. E gli agenti
hanno preso la via degli spogliatoi per la tenuta antisommossa. Sarti Antonio, sergente, no, lui è rimasto ad aspettare ordini.
Il dottor èverocomesidice lo ha guardato per un poco in
silenzio e poi «Che aspetti, Sarti?» gli ha chiesto.
«Ordini, dottore. Io che faccio?»
Il dottor Raimondi Cesare, ispettore capo, gli ha indicato
la via presa dai colleghi: «Lo stesso che fanno loro».
16
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 16
05/10/12 18:42
«Scusi?» e alla silente conferma del suo capo, ha mormorato: «Dottore, non sono più allenato, non vado in strada
da anni, il mio attuale lavoro...»
Il capo lo ha bloccato subito. E lo ha fatto con il “lei”. «Sarti Antonio, lo sa che siamo a corto di uomini?»
Se è per questo, siamo carenti di benzina per le auto; di
soldi per gli straordinari, di pneumatici normali e termici,
adesso che si avvicina l’inverno; di computer che ne usiamo
uno in cinque; di carta igienica, e io, con la colite che mi tormenta, ne ho più bisogno degli altri.
Non lo ha detto. Lo ha pensato ed è rimasto ad ascoltare
il seguito. Che ha trattato di senso del dovere, di missione,
di sacrificio e di «noi, caro Sarti, non siamo come gli altri.
Se lo ricordi, sempre», e quando l’ispettore capo passa dal
tu al lei, non c’è altro da fare che obbedire.
Vestito da gladiatore, casco paratesta, visiera paraocchi,
parastinchi, parabraccia, paraculo, paratutto, compreso scudo e tridente che, con i tempi moderni, è un manganello
rinforzato da un’anima di non so cosa, s’è intruppato con i
colleghi. Ha fronteggiato gli studenti in via Rizzoli, poi in
Ugo Bassi, poi dinanzi alla Prefettura, poi al Provveditorato, poi sotto le due Torri, poi in piazza Maggiore...
«Ma che cazzo, non si stancano mai di correre, questi?» ansima Sarti Antonio, sergente. I colleghi non gli rispondono,
occupati anche loro a tirare il fiato con i denti. Provvedo io:
«Devi capirli: loro sono giovani.»
«Anch’io.»
Lascio perdere.
Dalle scuole Galileo arriva l’esseoesse di non si sa
chi e loro volano... per ciò si chiamano volanti. Volano
e sgombrano l’atrio, le scale, le aule. A forza di braccia
perché quei cialtroni non ne vogliono sapere. E pesano
come piombo.
«Ma che accidenti mangiate?» brontola Sarti Antonio, sergente. E lascia cadere la parte di sua competenza del giovanotto che, nel caso, sono i piedi.
17
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 17
05/10/12 18:42
La giornata, cominciata di merda, finisce di merda: «Recarsi immediatamente alla Stazione Centrale e sgomberare i
binari dai dimostranti!».
Sarti Antonio, sergente, entra per primo nell’atrio della
Stazione Centrale, si affaccia sul primo binario e si rende
conto che sarà un’altra gara dura. Studenti seduti sul marciapiede, studenti sulle rotaie, studenti dappertutto. E Rosas, con un megafono alle labbra, in piedi su uno sgabello
accanto alla lacerazione, provocata dalla bomba del 2 agosto 1980, nel muro della sala d’aspetto.
«Che ci fai tu qui?»
Rosas cerca di vedere chi si nasconde dietro la visiera del
casco integrale. «Chi sei tu?» e Sarti Antonio, sergente, solleva la visiera. «Ah, ci si ritrova. È ridotta male la polizia se
prende fuori dal magazzino rottami e vecchi arnesi come
te. Ce la farai a correre dietro a questi leprotti?»
«Dietro di loro non lo so, ma te ti prendo dopo dieci metri. Portali via di qui se no qualcuno si farà male.»
«Prima devo spiegare a questi ragazzini che quel coglione
di Popper si è sbagliato e di grosso.»
Per un attimo il mio questurino rimane in silenzio e poi
«Popper il maghetto?».
Rosas lo guarda con tristezza e scuote il capo. «Quello
si chiama Potter, Harry Potter. Questo, Popper. Karl, come
l’altro Karl, quello che di cognome fa Marx. Sai di cosa parlo?» e senza aspettare risposta, il talpone riprenderebbe il
discorso se Sarti Antonio non gli togliesse di mano il megafono. Con delicatezza, devo convenire. Ma gli studenti
non badano alla finezza e cominciano a fischiare e a insultare le forze dell’ordine.
Sarti Antonio, sergente, restituisce il megafono: «Va bene,
va bene, non voglio scatenare una guerra. Finisci alla svelta e togliti dai coglioni... Ma non potevi tenerla all’università la tua lezione su ’sto Potter?».
Rosas neppure gli risponde. Con il megafono alle labbra, riprende, per gli studenti: «Come vi stavo dicendo prima che questo ignorante...» e, vista la reazione dei colleghi di Sarti Antonio, sergente, si affretta a precisare: «nel
18
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 18
05/10/12 18:42
senso che ignora, che non sa. Vi dicevo che sono d’accordo con Popper quando sostiene che la libertà è più importante dell’uguaglianza; che instaurare l’uguaglianza
a tutti i costi e con ogni mezzo mette in pericolo la libertà; che sacrificando la libertà non ci sarà uguaglianza fra
gli asserviti». Una pausa per consentire l’assimilazione
dei concetti e poi, con più vigore: «Nostro compito è far
capire alla Gelmini, altra ignorante, sempre nel senso sopra chiarito, che libertà è potersi esprimere su una legge
e, se la si ritiene iniqua, criticarla e chiederne il ritiro! Che
il ruolo dei governanti non è imporre, ma prima di tutto ascoltare!». Altra pausa. «E a Marchionne ricordiamo
come il ricatto tolga la libertà! Libertà è fare scelte senza la paura di perdere la libertà, perché perdere il lavoro
vuol dire non essere liberi! Non poter programmare il futuro vuol dire non essere liberi: non essere liberi di studiare, come non essere liberi di lavorare, significa essere
oppressi dal potere!» e finisce in calando: «Adesso andate in pace e riflettete».
Mai, a memoria del mio questurino, il talpone Rosas aveva concluso un intervento incitando alla pace, ma, evidentemente, ha preso nota dei tempi mutati. Mutati soprattutto per lui.
È un bene che il primo binario e relativo marciapiede si
liberino in fretta. Sarebbe stata durissima, per Sarti Antonio e colleghi, trascinare a braccia oltre quattrocento studenti. E Rosas il più pesante. In tutti i sensi.
La giornata di merda sembra finire qui sia per i dimostranti sia per il mio questurino e colleghi. Sembra. Per Sarti Antonio, sergente, continua con la comunicazione che arriva sul cellulare... inteso come furgone adibito al trasporto
detenuti. Per l’occasione, al trasporto degli agenti in tenuta
antisommossa. Il che non fa molta differenza.
«Sarti Antonio, immediatamente nell’ufficio dell’ispettore capo, dottor Raimondi. Ripeto: Sarti Antonio...» Il nominato Sarti Antonio, seduto in cabina, afferra il microfono come se volesse ingoiarlo.
«Capito, capito! Risparmia il fiato che ti servirà domani
19
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 19
05/10/12 18:42
quando anche tu correrai dietro ai dimostranti! Riferisci: il
tempo per togliere l’armatura e Sarti Antonio, sergente, si
presenterà...»
«Se vuoi riferisco, ma il dottore ha detto immediatamente, cicciobello», e siccome immediatamente vuol dire immediatamente, il mio questurino si presenta in completo antisommossa, visiera abbassata compresa: non si sa mai cosa
ti aspetti nell’ufficio del capo.
Lo aspetta il dottor èverocomesidice, seduto comodo nella poltrona dietro la scrivania, in pacato conversare con un
tipo, elegante d’aspetto e d’abito, abbronzato quanto basta per capire che viene dalle nevi e dal sole delle Alpi. O
dell’Appennino: Cimone, Corno alle Scale. Comunque non
da un turno di servizio antisommossa. Anche l’Elegante è
seduto: nella poltroncina riservata ai clienti di riguardo.
Per Sarti Antonio, quando è convocato, non c’è poltroncina. Resta in piedi davanti alla scrivania. Come fa adesso,
mentre Raimondi Cesare lo guarda, scuote il capo e si batte ripetutamente l’indice contro gli occhiali. Il mio questurino non capisce, allarga le braccia e quello spiega:
«La visiera, Sarti, togliti la visiera.»
«Ah, scusi, dottore» si giustifica sollevando il paraocchi.
«Sa, non ho avuto il tempo...»
«Ce l’avrai, il tempo, ce l’avrai. A che punto siamo con
le indagini sui furti d’auto?»
Siamo? A che punto sono io! Già, a che punto?
«Sono a buon punto, dottore. Ho individuato un paio di
piste che...»
«Sarti, mi ha detto la stessa cosa lunedì scorso.» E siamo
al “lei”.
«Ha ragione, dottore, ma vede, purtroppo ci sono sempre altre cose da seguire...»
«Sarti, le ho tolto ogni altro impegno, èverocomesidice,
proprio perché si occupasse dei furti d’auto.»
«Be’, oggi, per esempio, tutto il giorno in servizio d’ordine...»
«Oggi, ma ieri? E ieri l’altro? Lei sa bene, èverocomesidice, che ci stanno mettendo il fuoco dietro e hanno ragione:
20
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 20
05/10/12 18:42
possiamo tollerare che quasi ogni settimana ci sia un furto
d’auto di grossa cilindrata? Possiamo?»
«Ma poi le ritroviamo. Magari qua e là, ma le ritroviamo,
e intatte.»
«E le sembra una giustificazione? È ancor più grave. È
come se ci prendessero in giro. Come se ci prendessero, èverocomesidice, e scusi dottor Messini, ma quando ci vuole
ci vuole, è come se ci prendessero per il culo! Possiamo farci prendere per il culo?» Una quantità di domande che, fra
l’altro, non prevedono risposta. O che per èverocomesidice è scontata. «Ne riparleremo, Sarti, ne riparleremo. Adesso, èverocomesidice, ascolti con attenzione...»
Quando mai non ascolto con attenzione?
«... ciò che ha da dire il dottor Messini.»
Ecco, il dottor Messini. Mi pareva di averlo già visto. Sul
giornale?
«Prego, dottor Messini, riferisca, èverocomesidice, al mio
subalterno ciò che ha riferito a me» e finalmente èverocomesidice si rilassa contro lo schienale picchiettando, al ritmo di una qualche sconclusionata melodia da lui solo conosciuta, il culo della biro sulla scrivania. Un sorrisino, che
vorrebbe essere ironico ma che è da iena appena arrivata
sulla carcassa di una pecora mezzo spolpata, aleggia, si dice
così, sulle sue labbra.
Da qui in poi l’affare riguarda il subalterno. Un affare che,
più o meno, sta in questi termini: all’esimio e abbronzato dottor Messini hanno rubato una jeep Grand Cherokee nuova
di trinca «modello WK 5,7 Hemi, che certo lei conosce».
Come no? Ci ho anche fatto un giretto di prova. «Certo, dottor Messini» mormora il mio sfigato questurino, «ne
dovevo comperare una proprio in questi giorni, ma non ho
avuto tempo.»
Complimenti, Sarti: questa ti è venuta bene.
«Per forza, lei perde tempo con quei coglioni di studenti che farebbero meglio a studiare.»
«Come faceva lei?» azzarda sottovoce Sarti Antonio.
L’abbronzato sorride ironico. «Si direbbe che la cosa la
diverta.»
21
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 21
05/10/12 18:42
«Non è un gran divertimento, glielo assicuro» e finalmente il questurino si toglie il casco e respira. Si è liberato.
«Ne avrei fatto volentieri a meno.»
L’Elegante smette di giocare con il portasigarette, d’oro o
altro metallo prezioso, e lo porge a Raimondi Cesare:
«Ma sì, fumiamo in ufficio. Ogni tanto, èverocomesidice, si può fare un’eccezione.»
Il portasigarette passa da Raimondi a Sarti: «No, grazie,
non fumo».
«Permetterai allora che lo facciamo noi, èverocomesidice.»
Lo sai, coglione che il fumo mi dà fastidio.
«Prego, fate pure.»
Il Messini accende prima a Raimondi e poi la sua. Quindi riprende, dopo la prima boccata, per uso e consumo di
Sarti Antonio: «La cosa più spiacevole è che mi sono perduto l’appuntamento alle cinque con la mia fidanzata. Ho
dovuto ricorrere al taxi, che ha tardato, e alle cinque e mezzo ho tentato di telefonarle, ma il cellulare non prendeva e,
quando sono arrivato, Marcella se n’era andata».
«Marcella... Carlotti?» Perché lo abbia chiesto, lo sapremo presto.
Il Messini lo guarda sufficientemente stupito: «Sì, Rasputin, la conosce?».
Se la conosco? Me la pagherà, cazzo! E si fa pure scopare da questo, da questo...
«La conosci?» insiste anche Raimondi Cesare.
«No, no» rassicura il questurino. «So che è una giovane
frequentatrice di Zanarini.» Non ha convinto nessuno dei
presenti. Compreso il sottoscritto.
«Per concludere» dice Raimondi Cesare, «è ora che ci
diamo una mossa.»
Chi? Io, te, gli altri?
«Non voglio più sentir parlare di furti d’auto. Chiaro,
Sarti?» e appena l’abbronzato è nel corridoio: «Cos’è ’sta
novità, Sarti?» Il questurino non sa di che novità parli il
capo. «Da quando conosci la fidanzata del dottor Messini, Sarti?»
«Non la conosco. So però che ha avuto qualche problema
22
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 22
05/10/12 18:42
con la questura» e si affretta a rassicurare: «Di poco conto,
dottore, di pochissimo conto, non si preoccupi.»
«Ti sembro preoccupato?» fa Raimondi Cesare, ispettore
capo. Un gesto vago verso Sarti Antonio e conclude, passandogli la denuncia di furto: «Tocca a te ritrovare la jeep
Grand Cherokee del dottor Messini» e, mentre il mio questurino prende nota, «va’ a toglierti il costume da persona seria». L’ironia è involontaria, ci scommetto lo stipendio di
un mese. Quello di Sarti Antonio, sergente, naturalmente.
Io non ce l’ho uno stipendio.
23
pA_p324_L'IroniaDellaScimmia.indd 23
05/10/12 18:42