l`ultimo bacio - Il Giornale D`Italia
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Anno IV - Numero 249 - Giovedì 22 ottobre 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Legge Severino Il caso Immigrazione De Magistris salvato in extremis Invalido sfrattato dalla “previdenza” Il Friuli diventa trincea d’Europa a pag. 2 Colosimo a pag. 4 Fruch a pag. 11 RETROMARCE, RIPENSAMENTI, FIDUCIE: LE SPERICOLATE MANOVRE DEL PREMIER di Robert Vignola eno tasse per tutti, anzi no: chi ha il castello e la villa paghi. E ci s’immagina i piccoli scrivani romani al servizio del fiorentino che cambiano le leggi al volo, con il tablet al posto di penna e calamaio. Per una legge che si chiama di stabilità, è un ossimoro. Il fatto è che non bisognerebbe parlare al conducente, come si scriveva una volta sui pullman di Roma, prima che i conducenti divenissero bersaglio di improvvisati safari di periferia. Perché il conducente è Matteo Renzi da Rignano sull’Arno. E va in confusione facilmente. Sarà che a quel posto di nocchiere dell’Italia in gran tempesta ci è stato catapultato. E quindi non sa mai se i consigli che gli arrivano sono della opposizione interna al suo partito (e quindi da cestinare, a meno che manchino i numeri al Senato), della opposizione interna al suo Parlamento (come sopra) oppure dai veri padroni del vapore, e quindi anche i suoi. Ne ha, a quanto pare, sin troppi: a volte parlano tedesco, a volte trattengono a stento l’accento napolitano. Una babele di lingue, a volte persino biforcute. Ecco allora che qualche menagramo scopre che anche qualche castellano in giro per l’Italia avreb- M ma quando abbiamo visto che c’erano anche i castelli, con un sorriso li abbiamo tolti”. Ma se li avete tolti, direbbe chiunque al premier, significa che c’erano e che avete fatto retromarcia! Magari con un sorriso, per carità… Riecco comunque la Tasi, anche per le ville “di lusso”. Roba inserita all’ultimo: la legge di stabilità nella sua ultima versione ha la data di ieri e persino l’orario (per la cronaca: ore 11). Verrebbe voglia allora di chiedersi cosa sia stato mandato all’Europa, che discetta ormai da qualche giorno di semafori verdi o gialli alla manovra. Speriamo allora che non ci siano ripensamenti anche sul contante, perché i seguaci del “tutte le transazioni passino dalle banche” schiumano di rabbia davanti a quel modesto innalzamento del tetto a tremila euro. E verrebbe ancora da chiedersi se le cose siano state fatte per bene, visto che ieri sera il premier candidamente giustificava così il non-decisionismo sulle pensioni: “Avevamo paura di combinare un pasticcio come in passato, faremo questa misura sulla flessibilità solo quando saranno chiari i numeri e non si faranno più errori come sugli esodati”. Meglio non fare che sbagliare? Si governa così una nazione? Tenetevi le domande, non parlate al conducente… TASI DRIVER Cambia di ora in ora: e meno male che si chiama “legge di stabilità” be evitato di pagare pegno all’Agenzia delle Entrate: ed ecco la retromarcia innestata dal timoniere. Che se qualcuno gli fa notare l’ardita manovra, s’inquieta pure: “Non ho mai cambiato idea sull’Imu per le case di lusso. C’è stata un’incomprensione su questo. Stiamo parlando di una misura che riguarda 80 milioni su 3,7 miliardi. BARRACCIU A GIUDIZIO, RENZI LA SCARICA Ero convinto in buona fede che non ci fosse quella definizione di castelli. Noi abbiamo tolto per tutti la tassa sulla prima casa, come Berlusconi che però l’ha rimessa, A ROMA IL SINDACO MARINO ORMAI SENZA DIGNITÀ In Campidoglio c’è una macchietta Anche il Pd dice che se ne deve andare Promuovano le dimissioni dei consiglieri di Francesco Storace Roma si dice: “nun c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Un modo trasteverino, schietto e diretto, che si può ben applicare a Ignazio Marino. Colpevole o meno - e questo lo stabilirà la magistratura - della vicenda grottesca e surreale degli scontrini, cene e bottiglie di vino incluse, la questione politica è la certificazione del suo fallimento come amministratore della cosa pubblica. La incapacità di Marino a governare, che le opposizioni gli hanno rimproverato sin dall’inizio, ora viene certificata anche dal A L’ULTIMO BACIO a pag. 3 suo partito e dalla sua maggioranza. O ex maggioranza. Forse non se n’è accorto, l’ignaro Ignazio, ma da molto tempo era un sindaco di cartapesta. Le decisioni le prendevano altrove. Le prendeva Orfini. Che il giorno delle sue dimissioni, i suoi assessori siano stati convocati dal capo del suo partito, nella sede del suo partito, al Nazareno, e non in Campidoglio e da lui, è la manifestazione plastica del fatto che già da molto a Marino era rimasta solo l’insegna del comando. Intignare, sempre per usare un’espressione romana, in un’esperienza che è finita, è un danno di immagine che Marino fa, in realtà a se stesso. Prima ancora che a Roma. Certo, la legge gli consentirebbe tranquillamente, il 1 novembre, di ritirare le sue dimissioni e di andare in Aula Giulio Cesare. A che pro? Per farsi sfiduciare pubblicamente, potrebbe dire qualcuno, vedere negli occhi e denunciare pubblicamente Tizio, Caio e Sempronio indicandoli come i “traditori”. Ma lo hanno già sfiduciato. E lo hanno fatto pubblicamente. Ma fare tutto questo teatrino, solo per poter indossare il cilicio e farsi martire a beneficio della pubblica piazza, non solo avrebbe il costo di far perdere ulteriore tempo - e tempo non ne abbiamo, col Giubileo che inizia fra pochi giorni - a Roma e ai romani, ma produrrebbe un effetto boomerang anche sullo stesso Marino che ne perderebbe in dignità, finendo per risultare solo una macchietta attaccata alla poltrona. Se fosse, il Pd ci eviti queste Forche Caudine e concordi le dimissioni in massa. Finiamola qui. 2 Giovedì 22 ottobre 2015 ATTUALITA’ RIBALTATA LA SENTENZA DI CONDANNA: L’ACQUISIZIONE DI INTERCETTAZIONI SENZA AUTORIZZAZIONE “NON COSTITUISCE REATO” De Magistris salvato in Corte d’Appello La Consulta aveva rigettato la sospensiva sulla legge Severino: ma da Roma arriva l’assoluzione di Robert Vignola a tu guarda il tempismo: giusto il tempo di ritrovarsi di nuovo “sospeso” dalla funzione che “assolve” a Napoli, che Luigi de Magistris assolto lo è stato per davvero. Uscendo trionfalmente dalle accuse che ormai da anni lo rincorrono: principalmente quella di aver utilizzato metodi border line d’inchiesta, per poi non cavarne (oltre tutto) un ragno dal buco. Tanto che la Legge Severino, quella studiata per mettere fuori gioco i politici condannati (o quanto meno, quanti di loro sono all’opposizione: finora ha infatti investito soltanto rappresentanti di centrodestra), rischiava di abbattersi su di lui, come la peggior pena del contrappasso per chi ha fondato sulle sue stesse indagini i suoi (effimeri) successi in politica. Macché: la sentenza arriva sempre, sotto forma di salvagente. Luigi M de Magistris e il tecnico informatico Gioacchino Genchi sono stati così assolti dalla terza sezione penale della Corte di appello di Roma dall’accusa di abuso di ufficio, perché il fatto non costituisce L’INCHIESTA Truffa e falso all’Israelitico, ai domiciliari Mastrapasqua ruffa e falso alla sanità pubblica. Sono queste le accuse avanzate nei confronti di Antonio Mastrapasqua, ex dirigente generale del nosocomio e ora ai domiciliari, e di altre 16 persone tra medici e dirigenti dell’ospedale Israelitico di Roma. Inoltre, l’autorità giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo di 7,5 milioni di euro, somma riconducibile all’indebita richiesta economica. “Arrivano gli ispettori, famo Cinecittà”. Sarebbe questa una delle frasi pronunciata dagli alcuni degli indagati quando, grazie alla collaborazione di una “talpa”, indagata, si preparavano a ricevere le ispezioni della Asl T mascherando lo svolgimento di attività irregolari o non autorizzate e spostando persino i pazienti di un particolare reparto. In particolare, tra l’altro, gli indagati - tra i quali anche Giovanni Luigi Spinelli (Direttore sanitario), Antonella Gallo (responsabile dell’Ufficio Provveditorato ed Economato), Elvira Di Cave (primario del reparto Ortopedia) e Popel Batia (responsabile dell’Ufficio Affari Generali) che dovranno rispondere di falsità: avrebbero spostato i pazienti del reparto di ortopedia del quinto piano (non autorizzato) provvedendo poi alla rimozione della relativa cartellonistica. reato, in relazione all’acquisizione illecita, avvenuta nel 2006 nell’ambito dell’inchiesta calabrese “Why not”, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza la necessaria autorizzazione delle Camere di appartenenza. Ribaltata dunque la sentenza di primo grado, quando l’ex pm di Catanzaro e il suo consulente erano stati condannati a un anno e tre mesi di reclusione. E ribaltata anche la sensazione che acquisire intercettazioni senza alcun permesso di chi dovrebbe preventivamente concederlo costituisca, appunto, un reato. Non solo: perché di fatto quest’assoluzione “annulla” gli effetti della legge Severino, secondo cui il sindaco di Napoli avrebbe dovuto essere sospeso in quando condannato. “Per me è la fine di un incubo e di una profonda sofferenza”, sospira de Magistris. “Sono convinto di avere svolto il mio mestiere di magistrato nel pieno rispetto della Costituzione e della legge”. In aula comunque ha pensato bene di non presentarsi. Ci ha mandato il suo legale, l’avvocato Ciardullo. Che com’è naturale che sia esulta: “Finalmente è stata fatta giustizia. La sentenza di primo grado era stata profondamente ingiusta perché si era conclusa con la condanna di un pm che nell’esercizio delle sue funzioni aveva perseguito il primario interesse della giustizia conducendo un’indagine certamente legittima”. In primo grado de Magistris e Genchi furono condannati a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio. Il rappresentante della Procura generale aveva chiesto l'assoluzione solo per due capi di imputazione, relativi all'acquisizione dei tabulati telefonici di Giuseppe Pisanu e Giancarlo Pittelli, mentre la prescrizione per quelli di Romano Prodi, Clemente Mastella, Sandro Gozi, Domenico Minniti, Francesco Rutelli e Antonio Gentile. Prescrizione cui sia de Magistris che Genchi avrebbero già fatto sapere che non avrebbero rinunciato. Ma la Corte ha tagliato la testa al toro e infine assolto i due imputati con la formula “perché il fatto non costituisce reato da tutti i capi d’imputazione”. E vissero tutti felici e contenti. O no? APPROVATE ALLA CAMERA LE MODIFICHE ALLA RIFORMA, ORA SI TORNA IN SENATO La Rai di Renzi tira dritto L a Camera ha approvato con 259 voti a favore, 143 contrari e 4 astenuti il ddl di riforma della Rai. Il testo, modificato a Montecitorio, torna ora al Senato. Con la nuova Riforma Rai, il dg, grazie alle norme transitorie della legge, avrà i poteri di amministratore delegato con un maggiore potere decisionale nella gestione dell'azienda e dovrà predisporre il piano di trasparenza, che riguarderà gli stipendi dei dirigenti, giornalisti compresi, superiori ai 200 mila euro. Trattamento diverso avranno i compensi degli artisti, che non saranno resi pubblici. Norma, questa, criticata con decisione dal capogruppo alla Camera di Forza Italia Renato Brunetta, che ha poi chiesto il ripristino del tetto di 240mila euro agli stipendi dei dirigenti, venuto meno dopo l'emissione di un bond da parte della tv pubblica. L'articolo 2 riguarda la disciplina della go- vernance dell'azienda, l'art 3 disciplina l'attività gestionale della Rai, comprese le nuove norme sui contratti conclusi anche dalle società partecipate, l'art 4 affronta le deleghe al Governo per il riassetto normativo e l'art. 5 contiene le disposizioni transitorie, tra cui quella che stabilisce che l'attuale direttore generale assuma i poteri dell'ad con l'approvazione della legge. Duro il dibattito tra i banchi di Montecitorio, soprattutto per quanto riguarda l'approvazione dell'Art. 3, che contiene alcune modifiche alle regole per la concessione degli appalti della tv pubblica. I cinquestelle hanno accusato il governo e la maggioranza di voler aggirare le regole. Per il sottosegretario allo Sviluppo economico Giacomelli, nel testo "ci si richiama alla normativa generale, precisando dove sono le specificità. Non abbiamo abolito i controlli". Una battaglia che continua, dunque, dopo l'ostruzionismo di ieri ad opera dei deputati cinquestelle, che con una serie di interventi hanno rallentato lo svolgimento dei lavori. Il pentastellato Roberto Fico, presidente della Commissione di vigilanza Rai, ha definito la riforma Rai "peggiore della Gasparri". DIFESA L’allarme sicurezza del Consiglio Supremo Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte ira una brutta aria. Cosi il Consiglio Supremo di Difesa in una nota, organo di rilievo costituzionale presieduto dal Presidente della Repubblica. «L'Italia opera in seno alla Comunità Internazionale, con tutte le capacità di cui dispone, per la pacificazione e la stabilizzazione della Libia e, nello stesso tempo, per concorrere alla sconfitta dell'offensiva terroristica nei diversi teatri di crisi in cui essa si sviluppa e dai quali T minaccia di investire il nostro stesso Paese». Nella nota del Consiglio Supremo di Difesa si legge che le risorse per la sicurezza e la difesa vanno «impiegate con intelligenza e pragmatismo per prevenire prima ancora che per reagire, sono produttive» per il Paese. E ancora: «È necessario che gli sforzi siano concentrati sulle esigenze di più immediato e diretto interesse per la sicurezza nazionale, con realismo». Non solo. Per far fronte alle nuove sfide occorre che lo «strumento militare» si riorganizzi. Per cui «occorrono scelte chiare sul piano tecnico e organizzativo». E la «riorganizzazione delle Forze Armate riveste grande importanza e urgenza per il nostro Paese». Una relazione che ha trovato anche il Capo dello Stato preoccupato, tanto che nelle parole del Quirinale il Consiglio supremo osserva «un quadro delle relazioni internazionali e della sicurezza in rapido e Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] ------------------ sensibile deterioramento in aree molto prossime all'Italia e all'Europa». Ragioni rafforzate dopo le relazioni dei ministri degli esteri e della Difesa. Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Giovedì 22 ottobre 2015 ATTUALITA’ CENTROSINISTRA SENZA PACE Rinviata a giudizio, la Barracciu si dimette Dopo aver vinto le primarie per le Regionali in Sardegna era stata travolta dall’inchiesta sulle “spese pazze”, ma Renzi l’aveva comunque scelta come sottosegretario alla Cultura DOPO L’ARRESTO DEL VICEPRESIDENTE MANTOVANI Sanità Lombardia: respinta la mozione di sfiducia a Maroni on 30 voti a favore e 47 contrari è stata respinta la richiesta di sfiducia contro il governatore della Lombardia Roberto Maroni, presentata da tutte le opposizioni (centrosinistra e Movimento 5 Stelle). L’iniziativa era stata presa dopo l'arresto del vice presidente (autosospesosi) Mario Mantovani, già assessore alla sanità di FI, e all’iscrizione nel registro degli indagati di un altro assessore, il leghista Massimo Garavaglia, titolare della delega al bilancio. Maroni nel corso del suo intervento prima del voto ha difeso sia il sistema sanitario in generale sia i suoi assessori: “Nella sanità lombarda, che è un sistema di eccellenza, non ci sono tangenti” ed ha minacciato querele nei confronti di chi associ la parola tangenti alla sanità lombarda. “In momenti come questi - ha poi aggiunto Maroni rivolto polemicamente C rancesca Barracciu, pd, si è dimessa ieri pomeriggio da sottosegretario alla Cultura del governo Renzi dopo che il Gup di Cagliari, Lucia Perra, ha deciso di rinviarla a giudizio con l’accusa do peculato aggravato nell'ambito dell'inchiesta sul presunto uso illecito dei fondi dei Gruppi del Consiglio regionale della Sardegna. Il processo comincerà il 2 febbraio 2016. Il pm Marco Cocco le contesta spese per 81 mila euro, spese che la Barracciu aveva cercato di giu- F stificare come rimborsi spesa chilometrici per i viaggi nell'isola effettuati con la sua auto. Già consigliere regionale del Pd ed ex candidata alla presidenza della Regione Sardegna, la Barracciu dovrà comparire il prossimo 2 febbraio davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Cagliari. La Barracciu aveva vinto le primarie del centrosinistra in vista delle regionali del 2014 in Sardegna. Ma, travolta dalle polemiche nate proprio attorno al suo coin- volgimento nell'inchiesta sui fondi ai gruppi, aveva fatto un passo indietro lasciando campo aperto alla vittoria di Francesco Pigliaru. Ma poco dopo era arrivato il salvagente di Matteo Renzi, con la decisione di nominare la Barracciu sottosegretario. Un premier insensibile anche alle critiche suscitate da una nomina del genere: “Ho sempre detto – aveva sostenuto Renzi - che non ci si dimette per un avviso di garanzia”. Atto di dimissioni che invece ieri, come detto, ha formalizzato la stessa diretta interessata: "Ritengo doveroso dimettermi dall''incarico di Sottosegretario ed avere tutta la libertà e l''autonomia necessarie in questa battaglia dalla quale sono certa uscirò a testa alta. Mi dimetto on lo spirito di responsabilità che da sempre mi accompagna, per evitare che strumentalizzazioni po- soprattutto verso i banchi di Pd e grillini, a loro volta partiti lancia in resta contro Mantovani e Garavaglia - non c'è modo migliore di una mozione di sfiducia per ricompattare la maggioranza”. Prima di concludere, lo stesso presidente Maroni ha annunciato che, entro domani venerdì 23 ottobre, saranno resi noti i nomi del nuovo vice presidente e del nuovo assessore al welfare. litiche e mediatiche coinvolgano l'attività del Governo e il fondamentale processo di riforma e di cambiamento che sta portando avanti per il bene del Paese. Sono fiduciosa nel percorso della Giustizia e affronterò il processo con determinazione e serenità, nella certezza di essere totalmente innocente". NULLA DI FATTO PER SBLOCCARE LA SITUAZIONE DI 110 SCUOLE E 3.000 LAVORATORI SICILIANI Crocetta tiene ancora chiuse le paritarie Fondi insufficienti e vaghe promesse per il 2016. E un “contentino” di 500 euro per classe iente da fare: l’amministrazione guidata da Rosario Crocetta non intende proprio salvare 110 scuole paritarie e tremila posti di lavoro che, in Sicilia, sono come un miraggio. I fondi per questi istituti restano clamorosamente tagliati del 90% e dunque un intero impianto educativo sparirà per sempre da città e paesi della Sicilia. L’ulteriore, amara verità è emersa al termine dell’audizione di gestori, famiglie e associazioni delle scuole paritarie di ispirazione cattolica alla commissione Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana, presenti anche l’assessore all’Economia Alessandro Baccei e l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, delegato della Conferenza episcopale siciliana per l’educazione cattolica e la scuola Una problematica di cui ci siamo occupati già più volte in queste ultime settimane e che è riassunta in altri numeri, oltre a quello delle scuole che stanno per chiudere e delle persone che così resteranno a N casa senza lavoro: in Sicilia il contributo che la Regione dà in media per ogni classe ‘era’ di appena 7mila euro, contro i ben 19mila del resto d’Italia, ma quest’anno si scenderà ad appena duemila euro. Troppo pochi per portare avanti strutture del genere, visto che questi soldi bastano sì e no per pagare le bollette. Figuriamoci poi se c’è da retribuire personale laico, come del resto avviene in molte realtà siciliane dove le suore non bastano più. La Commissione si è limitata a formulare una risoluzione che impegna il governo regionale a incrementare il capitolo sul bilancio di previsione 2016. Vaghe promesse, insomma. Come quella che, utilizzando i soldi disponibili per il buono-scuola, si potrebbe ricavare un altro piccolo plafond per le partitarie, ma di appena 500euro a classe. Assolutamente insufficiente pure questo, a livelli – perché non dirlo chiaramente? – non tanto e non solo di un ‘contentinto’, ma di una vera IL VATICANO SMENTISCE ALCUNE NOTIZIE DI STAMPA Nessun tumore al cervello: “Papa Francesco sta bene” l Vaticano ha smentito in maniera abbastanza decisa la notizia, diffusa dai quotidiani del gruppo Qn, sulle condizioni fisiche del Papa che sarebbero minate da un tumore di natura benigna al cervello. "Ho fatto le opportune verifiche, anche con il Santo Padre. Nessun medico giapponese è venuto a visitare il Papa", ha detto il portavoce Padre Lombardi nel corso del tradizionale briefing con la stampa, smentendo dunque la notizia secondo la quale un'équipe di medici di una clinica di Pisa sarebbe andata in elicottero in Vaticano per visitare il Papa, tra le quali appunto un neochirurgo giapponese, il professor Takanori Fukushima. “La pubblicazione avvenuta è un grave atto di irresponsabilità, assolutamente ingiustificato e inqualificabile. Ed è ingiustificabile I e propria presa in giro. “E’ fondamentale che anche in Sicilia sia data attuazione piena alla legislazione sulla parità scolastica e sulla libertà educativa. L’esistenza della scuola paritaria cattolica non è interesse della sola comunità ecclesiale ma di tutta la società civile”, ha ripetuto mons. Pennisi al termine di questo incontro, dopo che già nei giorni scorsi al Giornale d’Italia aveva dichiarato: “Qui si tratta di garantire un diritto fondamentale dei genitori, quello di poter scegliere la scuola per i figli. Un diritto che in Sicilia viene negato. E’ una discriminazione assurda anche quella che si attua tra le scuole siciliane e quelle del resto d’Italia. Ma che devono fare i genitori di questa terra, trasferirsi in Calabria per vedersi riconosciuto un diritto? La libertà di educazione rappresenta un imprescindibile valore di civiltà alla quale la Regione siciliana non può non attenersi”. Ig.Tr. anche continuare ad alimentare simili informazioni infondate. Ci si augura che questa vicenda si chiuda quindi immediatamente”, ha aggiunto il portavoce vaticano. "Non vi sono stati esami del tipo indicato dall’articolo - ha continuato - Gli uffici competenti mi hanno confermato che non vi sono stati voli di elicotteri arrivati in Vaticano dall’esterno neppure nel mese di gennaio. Lo stesso quotidiano ha pubblicato anche un’intervista al professor Maira accanto all’articolo sulla salute del Papa. Maira mi ha telefonato di sua iniziativa per dirmi che è stato raggiunto telefonicamente a New York, dove si trova, da una giornalista che gli ha fatto domande generiche sui tumori cerebrali senza alcun riferimento alla notizia del Papa, di cui egli non sapeva assolutamente nulla”, ha concluso Lombardi. 4 Giovedì 22 ottobre 2015 ATTUALITA’ AUTORE TV DELLA RAI SBATTUTO FUORI DOPO TRAPIANTO E COMPLICAZIONI Sfrattare un invalido? Ci vuole… fegato Gianfranco Gatta: “Da giorni sotto casa, nessuno dei servizi sociali si è fatto vivo”. E le promesse del prefetto Gabrielli restano lettera morta di Federico Colosimo a libertà consiste nel rispettare le leggi e nell’essere rispettati dai legislatori”. Gianfranco Gatta, regista e autore televisivo Rai (guai a definirlo ex), è uno che la legge l’ha sempre rispettata. Al contrario, la (in)giustizia italiana ha calpestato tutti i suoi più elementari diritti, riservandogli un trattamento davvero disonorevole da quello che solo a parole rappresenta uno stato di diritto. Forte con i deboli e debole con i forti. Un tumore al fegato che l’ha portato a perdere il lavoro levandogli perfino la possibilità di pagare l’affitto per circa 30 mesi, due ernie laparocele derivate da una complicanza postoperatoria e una pensione di invalidità- che sa di miseria - da 290 euro al mese (per un periodo addirittura bloccata). Tutto questo non ha impedito che lo sbattessero per strada senza remora alcuna. Dopo nove notifiche di sfratto, Gatta è stato costretto a lasciare l’appartamento in cui viveva, di proprietà dell’Inpgi - l’Istituto di Previdenza della categoria - a via dei Giornalisti, quartiere della Camilluccia a Roma. Nessun rispetto per una persona affetta da gravi problemi di salute che viveva insieme al fratello. Anche lui invalido al 75%. Una decisione assurda per un uomo che per decenni ha pagato regolarmente il suo affitto ma nell’ultimo periodo è stato costretto a disonorare quel canone di locazione perché rimasto senza occupazione. A Gatta è stato tolto tutto, pure quel vergognoso assegno mensile (poi restituitogli) che utilizzava per comprare i farmaci salvavita essendo a rischio rigetto dopo il trapianto di fegato. La scorsa estate, mentre stava andando a fare la spesa, s’è accorto del blocco improvviso del conto “L Gianfranco Gatta, autore Rai, costretto a bivaccare sotto la sua abitazione dopo lo sfratto; in basso, Paolo Corsini corrente. Dettato da un’istanza presentata (e accolta dal tribunale civile di Roma) dall’avvocato dell’immobiliare che oggi gestisce il patrimonio dell’ente di previdenza dei giornalisti. E così Gianfranco (preferisce essere chiamato per nome anziché per cognome) ha perso praticamente ogni cosa. E’ rimasto al verde e senza un tetto dove poter vivere. Da giorni è lì, sotto casa, ma non in segno di protesta. Non chiede altro, se non interventi di sostegno previsti dalla legge. Ma nulla, da quel momento, è cambiato. Niente è mutato dopo l’ennesima, assurda decisione scaturita da una visita del medico legale che ha incredibilmente ignorato i certificati mostratigli da Gatta per illustrare le sue gravissime condizioni di salute. E senza arrendersi nemmeno di fronte all’evidenza, lo ha giudicato idoneo allo sfratto. Nonostante gli infiniti torti subiti, l’autore tra l’altro di “Cominciamo bene estate”, non si dà per vinto. E non intende mollare nemmeno di un centimetro. C’è chi si sarebbe rassegnato a un desolante, inesorabile destino. E chi come Gatta ha deciso di lottare fino a che le forze lo sorreggeranno. Perché la dignità è una parola che non ha plurale. E quella, al regista, nessuno può togliergliela. Neppure l’ingiustizia italiana. Al Giornale d’Italia, la “vittima” incolpevole di questa vicenda grottesca, promette battaglia. Gianfranco Gatta, una pensione di invalidità bloccata, condizioni di salute a dir poco difficili e una casa sulla quale non può più contare. Con i diritti umani letteralmente calpestati. Impossibile andare avanti così? Finché il fisico mi sorreggerà andrò avanti. Quando e se vi sarà una rottura del laparocele si passerà da illecito amministrativo a reato penale. Sbattuto per strada e abbandonato praticamente come un animale. Senza nemmeno avere la possibilità di curarsi. Ma che razza di Stato è questo? Dal momento in cui il Welfare è completamente assente (da almeno due giunte), non c’è da meravigliarsi. C’era un Prefetto (a Roma, ndr), come Giuseppe Pecoraro, che ha bloccato gli sfratti per morosità incolpevole. Poi è subentrato il fenomeno Franco Gabrielli e sono partiti a raffica gli sfratti a effetto domino. Conclusione: non c’è nemmeno più la discrezionalità di un funzionario dello Stato che cerca di mettere una pezza. Ognuno tragga le sue conclusioni. Dove si trova ora? Sotto casa. In compagnia di un mio amico tappezziere che mi ospita per caricare il telefono e il computer. E voglio sottolineare che io ho smesso di guadagnare ma non di lavorare. Anzi. Ho scritto un saggio sulla cultura sanitaria italiana e ora sono alle prese con un romanzo sul mondo della televisione. Ho proposto e preparato programmi. Insomma, continuo a darmi da fare. E adesso: che ne sarà di lei? Non ne ho la più pallida idea. I servizi sociali sono completamente assenti. Qui, da giovedì scorso, non s’è fatto vedere nessuno. Ho provato a chiamarli cinque/sei volte, nessuno mi ha risposto. Non posso muovermi, sono appesantito e non riesco a stare in piedi per più di quindici minuti. Il tribunale che concede lo sfratto e il pignoramento del conto corrente, il medico legale che ha contribuito a questa vergogna. Si sente vittima di un disegno? No, perché nella mia stessa situazione ci sono altre migliaia persone (umiliate e fregate da quella frottola del bonus per i morosi incolpevoli promesso a 3.000 cittadini e poi concesso ai primi 25 in lista con Gatta relegato in panchina perché al numero 83, ndr). È una vicenda aberrante, che non riesco a qualificare. Un appello al prefetto Gabrielli… No, io non intendo chiedere niente a nessuno se non quanto previsto dalla legge. Ha perso tutto, non la forza d’animo. Sopravvive, ma le stanno impedendo di vivere… Io uso lo sberleffo, mi salvo così. Questa è l’unica arma che ho. PARLA PAOLO CORSINI, SINDACALISTA E CONSIGLIERE DI MINORANZA DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE STAMPA ITALIANA “L’Inpgi è alle prese con scandali giudiziari e si accanisce sui malati” Il caso del presidente Andrea Camporese, sotto inchiesta per truffa e corruzione ai danni dell’istituto che presiede aureato in Storia Medievale, giornalista parlamentare di lungo corso, lavora in Rai da quasi vent’anni e più precisamente dal 1996. Già caporedattore del Gr Parlamento, dal 2009 al 2014 è stato vicedirettore del Giornale Radio e di Radio1. Lui è Paolo Corsini, presidente di “Lettera 22”, associazione nazionale che riunisce circa 400 giornalisti e operatori impegnati a qualsiasi titolo nel campo dell’informazione. Un professionista serio e preparato, uno che non si meraviglia più di tanto del comportamento dei vertici Inpgi nell’incredibile vicenda che vede coinvolto l’autore Gianfranco Gatta. Visto che nella sua qualità di sindacalista e consigliere di minoranza della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) da L anni combatte battaglie e promuove iniziative contro chi gestisce in maniera quantomeno improvvida l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani. E che con il Giornale d’Italia ripercorre tappa per tappa gli scandali che si sono susseguiti in questa triste storia, puntando anche e soprattutto il dito contro l’Inpgi. Quella che investe in derivati a Piazza Affari, anche e pure con i soldi dei giornalisti. Ma che ha contribuito a spedire in mezzo a una strada un invalido al cento per cento. E che è ora alle prese con uno tsunami giudiziario che coinvolge direttamente il presidente Andrea Camporese. Paolo Corsini, cronaca di una vicenda paradossale. Con un malato trattato come una non per- sona. Non c’è limite al peggio. Ogni parola su questo caso sarebbe davvero superflua. E’ una vicenda che si commenta da sola. Se è vero che gli immobili dell’Inpgi servono a garantire l’erogazione delle pensioni a chi a quell’ente fa riferimento, è vero pure che di fronte a situazioni del genere bisognerebbe avere margine di discrezionalità. Soprattutto da parte di un istituto la cui gestione fa acqua da tutte le parti. Si riferisce allo scandalo che rischia di travolgere il presidente Camporese? È notizia di questi giorni la richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero di Milano Gaetano Ruta per Andrea Camporese (e altre persone, ndr). Coinvolto nell’inchiesta sul crac della holding Sopaf fondata dai fratelli Magnoni e sospettato di truffa e corruzione proprio ai danni dell’istituto che presiede. Ecco, credo che di fronte a questi pesanti addebiti, certamente tutti da accertare, il mancato affitto di un disoccupato che ha subito un trapianto di fegato debba essere messo quantomeno in secondo piano. Tutta colpa dell’Inpgi? In questo caso assolutamente sì. Soprattutto dei vertici dell’Inpgi. Che grazie pure alla gestione Camporese fa incetta di critiche. Con lui alla guida dell’ente, le consulenze di vario genere si sono triplicate in otto anni. Solo il presi- dente guadagna la bellezza di 255 mila euro l’anno e l’Inpgi getta via ogni 12 mesi 1 milione e 400 mila euro per le spese e le indennità degli organi sociali. Se ci fosse stata una riduzione del 20% di queste indennità, si sarebbero risparmiati 350 mila euro l’anno. Una gestione che farebbe acqua da tutte le parti e che si accanisce quindi su persone completamente invalide? Esattamente. Un vero e proprio accanimento di fronte a cifre spaventose. Buttano soldi al vento per emolumenti poco giustificati e conducono battaglie giudiziarie per cacciare di casa un uomo malato. Abbiamo capito bene? Proprio così. Di fronte a casi limite come quello che riguarda Gatta l’Inpgi, alle prese con spese piuttosto allegre da parte dei vertici, farebbe bene a chiudere un occhio preoccupandosi di garantire seriamente le pensioni dei giornalisti con rinnovi di contratti adeguati. Come si fa a restare indifferenti di fronte a un caso, certamente più altisonante di altri analoghi, che lascia davvero sgomenti? Evidentemente questa vicenda non è riuscita a entrare nell’immaginario del pietismo nazionale. La foto di un bambino profugo esanime sulla spiaggia ha suscitato giustamente l’indignazione pubblica. Quella di un uomo e un professionista perbene, che ha subito un trapianto di fegato, lasciato solo in mezzo a una strada, purtroppo non ha sortito lo stesso effetto. Il sindacato Fnsi ha condotto battaglie sul tema? Allo stato nessuna. E’ una sfida che difficilmente potrà trovare soluzioni. E l’opposizione come si sta comportando? Più di esprimerci attraverso comunicati di solidarietà purtroppo non possiamo fare. Prometto però di portare alla luce questo tema anche al prossimo consiglio nazionale dell’Fnsi. Intanto la speranza è che le cose possano presto cambiare e che nel 2016, attraverso le elezioni dell’Inpgi, i vertici vengano finalmente mandati a casa. F.Co. 5 Giovedì 22 ottobre 2015 ESTERI MENTRE CONTINUANO I BLITZ RUSSI, LA SIRIA SI AVVIA AD UNA FASE NUOVA Assad a Mosca prepara l’uscita Il presidente siriano ringrazia Putin dell’apporto e parla insieme a lui di una soluzione pacifica alla crisi di Robert Vignola on solo raid. Il ruolo della Russia nella soluzione della crisi siriana passa anche e soprattutto attraverso i corridoi diplomatici che l’azione delle forze armate di Putin nel Medio Oriente ha agevolato, rompendo la fase di preoccupante stallo che si registrava ormai da un anno e mezzo. Ieri, una nuova dimostrazione della centralità dell’Orso nello scacchiere mediorientale: la visita di Assad a Mosca. Con un riconoscimento da parte del presidente siriano: se non fosse stato per la Russia di Putin, l’Isis e gli altri gruppi terroristici che operano nella sua nazione avrebbero “occupato territori molto più vasti”. Assad ha inoltre espresso “enorme gratitudine a tutte le autorità della Federazione russa e al popolo russo per l’aiuto che forniscono alla Siria”. Certamente lo scopo della visita non era tuttavia quello di portare i pur doverosi ringraziamenti. Ormai da giorni alcuni tra gli osservatori più attenti delle vicissitudini di quella parte del mondo ritengono che, di pari passo con il ridimensionamento dei sanguinari gruppi della N cosiddetta “opposizione siriana”, Mosca si stia facendo anche soprattutto portavoce della necessità di studiare una exit strategy, che possa quindi anche portare ad un passo indietro da parte del leader siriano. Vanno allora lette in controluce le dichiarazioni rilasciate in Russia: Assad ha affermato che “tutti i passi politici intrapresi dalla Federazione Russa sin dall’inizio della crisi hanno evitato agli eventi in Siria” di raggiungere un livello “ancora più tragico”. Il presidente siriano ha poi aggiunto che “naturalmente ognuno capisce che ogni azione bellica prevede dei passi politici ulteriori: obiettivo comune per tutti deve essere quello di vedere il popolo siriano nel futuro del proprio paese”. Dal canto suo, il presidente russo Putin ha ancora una volta sottolineato che la Siria lotta praticamente da sola contro il terrorismo e che Mosca è pronta a dare un contributo non solo nei combattimenti nella lotta al terrorismo in Siria, ma anche nel processo politico successivo. “Siamo pronti a fare tutto ciò che è in nostro potere - ha sottolineato il leader del Cremlino - non solo nella lotta contro il terrorismo ma anche nel processo politico che seguirà, restando sempre in contatto con le altre potenze mondiali e con i paesi della regione interessati a trovare una soluzione pacifica del conflitto”. La possibile cessione del potere da parte di Assad è insomma sul tavolo, anche se sicuramente condizionata al mantenimento dell’integrità territoriale siriana e alla totale disintegrazione di quelle sacche di cosiddetta opposizione che fanno capo ad Al Qaeda da una parte o all’Isis dall’altra: praticamente tutte. A tal proposito, dal fronte, la potenza di fuoco russa ha ieri colpito altri 83 obiettivi, agevolando quella risalita delle forze regolari di Damasco. Putin ha un progetto e lo sta portando avanti: una chiarezza che fa impallidire gli oscuri contatti tra Turchia e Ue, tra Usa e gruppi di ribelli che continua a contraddistinguere le politiche della ex “parte democratica” del mondo. ANCORA DISORDINI DI NATURA ETNICA NEL CUORE DELL’EUROPA Rivolta zingara, la Francia brucia Fiamme e scontri nell’Isère per il funerale del fratello negato a un detenuto: è la seconda volta in poche settimane er la seconda volta in pochi mesi, la Francia fa i conti con le rivolte messe in campo dagli zingari. Se poche settimane fa a essere messa a ferro e fuoco fu l’autostrada che collega Parigi al nord del Paese, stavolta l’epicentro della rivolta è stata Moirans, la cittadina nel P dipartimento francese dell’Isère. All’origine delle violenze incendiarie ci sono circa un centinaio di “Gens du Voyage”, lo statuto con cui vengono definite le popolazioni nomadi di Francia. Quando la giustizia ha rifiutato al loro amico Mike, 24 anni, un permesso speciale di uscita dal carcere di Aiton, in Savoia, per assistere ai funerali del suo fratellino Steevy - morto nel fine settimana in un incidente stradale a bordo di un’auto rubata - non ci hanno visto più. In massa sono scesi in strada, col passamontagna, bruciando pallet in legno, appiccando il fuoco alle auto in sosta lungo la ferrovia, prima di riversarsi in stazione e bloccare i treni tra Lione e Grenoble. Nel frattempo un altro gruppo di rivoltosi aveva bloccato una strada provinciale in entrambe le direzioni, paralizzando di fatto i collegamenti intorno alla cittadina. Tutto ciò non è servito: lo Stato non si è piegato e il giudice di Grenoble ha nuovamente respinto in appello la libera uscita di Mike. Ma la tensione resta altissima. L’ormai fragile governo transalpino ha spedito sul posto circa duecento agenti per evitare il riaccendersi delle sommosse incendiarie. Dopo la condanna del premier, Manuel Valls, il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, ha promesso “estrema fermezza” nei confronti dei responsabili. Ma la famiglia nomade non ha certamente contribuito a spegnere i bollori. Furiosa, la madre Adele Vinterstein ha fatto annullare i funerali del figlio. “Farò venire il feretro qui. Non si muoverà fino a quando Mike non potrà venire”, ha protestato la donna che ha addirittura convocato una conferenza stampa. “Mio figlio non è un cane - ha aggiunto - Aveva il diritto di vedere il fratello per un’ultima volta”. Quanto alle violenze, Adele Vinterstein assicura che “era l’unico modo per farsi sentire”. Meno bellicoso l’avvocato del detenuto, Ronald Gallo, che è andato in televisione lamentando come si sia rifiutato “a un ragazzo di andare a piangere sulla tomba del fratello”. Intanto però la polemica politica monta in tutta la Francia. R. V. NETHANYAU ARRIVA A GIUSTIFICARE HITLER PUR DI INCOLPARE I SUOI NEMICI DI OGGI “L’Olocausto? Colpa dei palestinesi” n’entrata a gamba tesa sulla storia, da una tribuna particolarmente delicata come il Congresso Sionista, in un momento peraltro assai delicati nei rapporti con i palestinesi. Non si è certo placata la bufera su Benjamin Netanyahu, secondo il quale Adolf Hitler non aveva alcuna intenzione di sterminare gli ebrei, voleva solo espellerli, ma fu convinto dal muftì palestinese Haj Amin al-Husseini. Secondo Netanyahu, in un incontro avvenuto nel 1941 a Berlino, il muftì di Gerusalemme disse al leader nazista: “Se tu li espelli, verranno tutti qui (in Palestina)”. Allora, secondo Netanyahu, Hitler gli chiese: “Cosa dovrei fare con loro?”. E la risposta del muftì sarebbe stata: “Bruciali”. U Ovviamente l’opposizione israeliana è insorta e ne ha approfittato per questioni di politica interna. “C’è un limite alla deformazione della storia: queste affermazioni fanno il gioco dei negazionisti dell’Olocausto», ha attaccato il leader dell'opposizione israeliana Itzjak Herzog. Un altro deputato, il laburista Itzik Shmuli, ha chiesto che il premier si scusi con i sopravvissuti all’Olocausto. “Il capo del governo israeliano al servizio dei negazionisti! Questo non si era mai visto finora. Non è la prima volta che Netanyahu deforma la storia però una frottola di questa caratura è veramente nuova”, ha affermato. Erano comunque affermazioni lanciate nell’evidente scopo di far crescere la rabbia dell’opinione pubblica israeliana contro i palestinesi, davanti alla crescente tensioni della cosiddetta “intifada dei coltelli” che sta insanguinando le strade della Terra Santa. “Gli sforzi palestinesi contro il regime nazista sono profondamente radicati nella nostra storia”, ha affermato il segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Saeb Erekat, in un comunicato. “La Palestina non li dimenticherà mai, anche se sembra che il governo estremista di Netanyahu lo abbia fatto. A nome delle migliaia di palestinesi che hanno combattuto assieme alle truppe alleate in difesa delle giustizia internazionale - ha aggiunto - lo Stato di Palestina denuncia quelle affermazioni, moral- mente indifendibili e diffamatorie”. Con le sue dichiarazioni “Netanyahu ha incolpato i palestinesi dell'Olocausto, assolvendo completamente Adolf Hitler dall’odioso e inaccettabile genocidio del popolo ebraico”. Queste affermazioni, ha concluso Erekat, “hanno l’effetto di approfondire le divisioni in un momento in cui una pace giusta e duratura è più necessaria che mai”. R. V. 6 Giovedì 22 ottobre 2015 ESTERI INCURSIONI AEREE SU UN PICCOLO ARCIPELAGO CHE PECHINO CONTINUA A RIVENDICARE Cina e Giappone di nuovo ai ferri corti L’aviazione di Tokyo in pochi mesi ha risposto con ben 117 voli “dissuasivi” SPARI SU CORTEI NON AUTORIZZATI, QUATTRO MORTI Violenze in Congo per fermare la rielezione del presidente l primo bilancio, dunque ancora provvisorio, dell’intervcento della polizia in due città del Congo recita di almeno quattro morti, dieci feriti e 16 arresti. La polizia è intervenuta a Brazzaville e a Point-Noire per disperdere due cortei, non autorizzati, indetti per impedire un referendum che aprirebbe la strada a una rielezione del presidente Denis Sassou-Nguesso. Il ministro degli Interni Taymond Mboulou ha poi aggiunto che sono state date alle fiamme cinque abitazioni di dirigenti politici e saccheggiati numerosi negozi. Le violenze si sono verificate in coincidenza con un''iniziativa di ''disobbedienza civile'' indetta dal Frocad, un’alleanza Front republicain pour le respect de l'ordre constitutionnel et l'alternance I ra luglio e settembre, l'aviazione giapponese ha dovuto contrastare un crescente numero di minacce da parte di aerei cinesi nei pressi o direttamente dentro lo spazio aereo considerato territoriale delle isole Senkaku/Diaoyu, che la Repubblica popolare cinese reclama come proprie in modo sempre più aggressivo. Secondo i dati del mi- T nistero della Difesa, ripresi dall’agenzia Dire, sono state ben 117 le occasioni in cui gli aerei giapponesi sono decollati in funzione dissuasiva, contro le 103 dello stresso periodo del 2014. Tokyo teme che i decolli possano nell'ultimo trimestre superare quelli del periodo ottobre-dicembre 2014 che furono 164. Il ministero non è entrato nel dettaglio delle ragioni delle azioni dis- suasive e nemmeno sulle caratteristiche delle iniziative cinesi, ma la situazione segnala una tendenza preoccupante, che ormai da anni vede confrontarsi su uno spazio marittimo limitato del Mar cinese orientale - peraltro in buona parte reclamato da Pechino, come pure il Mar cinese meridionale- le rispettive marine e aviazioni militari, con il rischio crescente di uno scontro ar- mato dagli effetti imprevedibili. Anche per questo, la settimana scorsa, il primo ministro giapponese Shinzo Abe e il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi hanno siglato un accordo per un meccanismo di comunicazione che attivi contatti immediati ed eviti incomprensioni tra le due parti in situazioni di emergenza. Sul fronte settentrionale, invece, quello con la Russia con cui resta aperto il contenzioso sulle isole Kurili occupate dalle truppe sovietiche negli ultimi giorni del conflitto mondiale, i voli d''emergenza in risposta a potenziali minacce sono scesi nel terzo trimestre di quest''anno a 43, dai 51 del 2014, confermando un trend positivo. democratique (Frocad). Attraverso i cortei gli organizzatori volevano ottenere la revoca di un referendum costituzionale in programma domenica prossima che potrebbe eliminare il limite di due mandati consecutivi alla guida dello Stato, in vista delle elezioni del prossimo anno. Pascal Tsaty Mabiala, segretario generale dell'Union panafricaine pour la de'mocratie sociale (Upads), uno dei partiti che compongono il Frocad, ha rilanciato dopo gli scontri di un appello a "un''insurrezione pacifica popolare" sempre per fermare Sassou-Nguesso. Il presidente, oggi settantaduenne, aveva guidato la Repubblica del Congo dal 1979 al 1992 ed è poi tornato al potere nel 2002. Per la Cina c’è comunque un altro problema internazionale: dirigenti cinesi avrebbero infatti versato tangenti o promesso contropartite per ottenere concessioni petrolifere in Angola: su questa ipotesi verte un'inchiesta che si sta sviluppando nella Repubblica popolare a seguito dell'arresto di un ex presidente della compagnia statale Sinopec e di un intermediario. Gli inquirenti –riferisce Dire/Misna - si stanno concentrando sul periodo compreso tra il 2007 e il 2011. In questo arco di tempo Su Shulin, al momento dell''arresto governatore della provincia costiera di Fujian, avrebbe pagato le concessioni petrolifere più di quanto ufficialmente dichiarato. SONO BEN 65MILA QUELLI IN ATTESA, MA ANCHE QUESTA VOLTA NE VERRANNO SORTEGGIATI SOLO 400 Sudcoreani in lista per incontrare i familiari del Nord Il regime comunista permette solo brevi visite propagandistiche e supercontrollate incontro in corso tra familiari separati dai tempi del conflitto coreano (1950-53) non è una novità anche se un evento raro e a rischio fino a poche ore prima del suo avvio l’altro ieri mattina- ma certamente per i protagonisti ha il segno dell'unicità. Sono infatti 65mila i sudcoreani, ottantenni in maggioranza, che sono in lista per incontrare un loro congiunto, ma anche questa volta poco meno di 400 individui dai due paesi sono stati sorteggiati per l'iniziativa che si concluderà oggi nella località turistica del monte Kumgang, in Corea del Nord, a poca distanza dalla zona smilitarizzata che separa i due paesi. Il secondo incontro in cinque anni, segue quello del febbraio 2014 e come il precedente non ha mancato di risentire del clima tra i due paesi, che alterna aperture e chiusure, ma soprattutto è ormai dominato dalla crescente aggressività e capacità tecnologica del Nord, in grado L’ MESSICO - DOPO LE PRESSIONI INTERNAZIONALI Ripartiranno le ricerche dei 43 studenti scomparsi l Messico ha raccolto le raccomandazioni della Commissione interamericana per i diritti umani e ha quindi deciso di riaprire le ricerche dei resti dei 43 studenti scomparsi nel 2014, utilizzando anche droni e tecnologia satellitari. Le autorità messicane hanno comunque precisato che non sarà permesso al gruppo di esperti di interrogare direttamente il personale militare. Un membro della Commissione, la colombiana Angela Buitrago, ha poi aggiunto: "Abbiamo deciso di rilanciare le indagini con le autorità competenti, con una strategia basata sulle linee tracciate dal gruppo, compreso l'uso della tecnologia, la mappa delle tombe e altri siti individuati, e I di produrre missili balistici sempre più sofisticati e- si teme- di poterli dotare di un numero limitato di atomiche tattiche. Sono milioni i coreani separati dagli eventi bellici e dalla persistenza del regime del Nord, unica dinastia comunista al mondo che al fondatore Kim Il-sung, ha visto succedere il figlio Kim Jong-il e, dal 2011, il giovane Kim Jong-un. In questa occasione, tuttavia, solo 389 sudcoreani di 96 famiglie hanno passato il confine in autobus per incontrare 141 nordcoreani con cui avranno sei incontri per complessive 12 ore. Una iniziativa fortemente coreografata, di alto impatto mediatico ma anche sottoposta a uno stretto con- trollo dei sistemi di sicurezza dei due paesi. Un ulteriore incontro seguirà da sabato a lunedì prossimi, e coinvolgerà circa 250 sudcoreani e un numero ancora incerto di congiunti nordcoreani. Quello in corso è il 20° incontro diretto di familiari dal 2000 a cui si sono alternati sette incontri in (Dire) videoconferenza. stabilendo un percorso di azioni concordate con i parenti". La scomparsa di 43 studenti di una scuola rurale, il 26 settembre 2014, ha rappresentato uno dei casi più spinosi per il governo del presidente Enrique Peña Nieto. I familiari degli studenti hanno rifiutato la versione delle autorità, secondo le quali le forze di polizia avrebbero arrestato i giovani, per poi cederli a un cartello della droga, che li avrebbe uccisi e bruciati. Il rapporto della Commissione interamericana mette invece dubbio la ricostruzione ufficiale degli omicidi e dei roghi dei cadaveri, affermando che l'inchiesta è stata negligente e non condotta a dovere da parte delle autorità statali messicane. 7 Giovedì 22 ottobre 2015 STORIA ELEMENTI DI CULTURA FASCISTA, 1932 Patria, Nazione, suolo e storia Viaggio nel tempo attraverso le carte ingiallite: parliamo oggi di un antico libro a cura di Balbino Giuliano di Emma Moriconi ominciamo un nuovo viaggio nella storia e questa volta lo facciamo sfogliando le pagine ingiallite di un vecchio volumetto, stampato nel 1932, dal titolo "Elementi di Cultura Fascista", a cura di Balbino Giuliano. L'autore premette che "se ci accorgeremo di portare con questo lavoro un troppo esiguo contributo, ci consoleremo pensando che anche il poco conta ed acquista un maggior valore quando è offerto con volontà buona all'Italia". Si comincia con un concetto fondamentale della cultura fascista, la Patria. E infatti l'autore scrive: "non è possibile tracciare le linee di un sistema d'educazione politica, per quanto modesto, senza cominciare con un breve cenno che valga in qualche modo a fermare nella sua essenza permanente quest'idea di Patria, che è così viva nei nostri cuori e ha avuto così diversi significati nel corso della Storia". Quindi procede con un'analisi: "Come ognuno sa, la parola Patria deriva da 'pater', dalla parola cioè che significa il capo della famiglia: donde appare che originariamente la Patria s'identificava colla famiglia. Ma in seguito l'idea di Patria ha significato un più ampio vincolo che supera i limiti della immediata unità di generazione. Noi possiamo scorgere questa unità di Patria nella 'gens' o nella tribù, o in un gruppo, comunque denominato, di diverse famiglie strette fra loro da affinità di sangue. Noi possiamo in un momento storico posteriore scorgere l'unità di Patria nell' 'urbs', nella 'civitas', nel Municipio, nel Comune, cioè in un gruppo di famiglie di tribù o di genti, che vivano accanto, entro una C stessa conta di mura, sotto una stessa potestà sovrana. E possiamo scorgere ancora un'altra volta l'unità di Patria in un gruppo di più città fra loro congiunte da un qualsiasi vincolo ideale, ed oggi finalmente sentiamo la Patria nella nazione. Per i Francesi è la Francia, per i Tedeschi è la Germania, per gl'Inglesi è l'Inghilterra, e via dicendo, e per noi è questa nostra Italia, bella e gloriosa sopra tutte le altre nazioni". Così pone una domanda: in che cosa consiste l'essenza della Patria e del vincolo che ad essa ci lega indissolubilmente? Il ragionamento che fa Giuliano è complesso, per semplificare riferiremo solo i passaggi principali, tentando di entrare nella sua filosofia. Dice in buona sostanza che occorre all'uomo tracciare nella totalità del genere umano "una corrente più ristretta e più nostra, che possieda una speciale affinità di caratteri e d'interessi, che rappresenti per ogni individuo la realtà di un passato e l'idealità di un avvenire. Orbene questa particolare tradizione storica - continua - questa particolare corrente della vita umana è rappresentata da due forme di società, la famiglia e la Patria, che hanno potuto identificarsi in un primo momento iniziale della storia, ma subito Una comune forma di coscienza “La grandezza del passato è un incitamento per chi senta la responsabilità che la grandezza del passato impone” osì ecco affiorare i concetti di "suolo e storia", dove il suolo è concepito come "un primo elemento necessario e costitutivo della Patria", perché su di esso vive la popolazione "che si sente unita in una comune forma di coscienza". Il "suolo", secondo il sentire dell'epoca, è un elemento molto importante: "Senza dubbio - dice l'autore - vi è rispondenza fra la forma della terra e l'indole degli abitanti: anzi certi caratteri particolari per cui si distingue un popolo corrispondono precisamente a certi caratteri particolari per cui si distingue il Paese. La sua posizione geografica rispetto agli altri Paesi dice poi - e rispetto al mare, C la struttura delle montagne, la direzione dei fiumi e la loro quantità d'acqua, il clima e la capacità produttiva del suolo non possono non influire sulle attitudini degli abitanti, sullo sviluppo e sulle tendenze della loro attività e della loro vita in genere. Le condizioni della terra e la varietà del paesaggio possono offrire alla popolazione maggiore o minore incitamento al lavoro, alla produzione e quindi al progresso culturale, e possono anche influire sulla formazione di particolari atteggiamenti dello spirito e persino della coltura. Vi sono evidentemente - commenta quindi - determinate zone con limiti precisi e peculiari caratteri, che co- stituiscono delle unità geografiche con una loro individuale fisionomia, che in qualche modo corrisponde alla individuale fisionomia della popolazione e alla sua unità tecnica". Il ragionamento è lungo, impossibile riferirne qui nella sua interezza. Un passaggio però è squisitamente indicativo del sentimento, dunque lo proponiamo: "Le ricchezze del suolo giovano ad una popolazione laboriosa e intelligente, ma sono inutili a chi non abbia la sufficiente capacità di usarne e talora, nelle mani di ignavi possono persino essere ragione di decadenza. Viceversa può anche darsi che la povertà del suolo tempri l'ingegno ed il carattere di una popolazione, susciti in essa più viva luce d'intelligenza e maggior ardimento d'iniziative. La grandezza del passato è un incitamento per chi senta la responsabilità che la grandezza del passato impone, ma non giova a nulla e può anzi smorzare le virtù combattive di reazione in chi non senta quelle responsabilità. Una sventura può talvolta avvilire una nazione fino a fiaccarne la fibra e disgregarne la compagine ideale. Altra volta invece una sventura può trasformare d'un tratto in uno strumento di vittoria se essa susciti nell'anima un'onda nuova di energia e vi accenda l'amore di un ideale". [email protected] si sono distaccate con propri caratteri e propri compiti. La famiglia è la sacra unità creata da due esseri umani, che in nome dell'amore si fanno reciprocamente dono di se stessi per la propagazione della vita, per sopravvivere a se stessi nella loro creatura. In un certo senso questa società famigliare, tutta chiusa in una trinità di persone e di affetti, che ha per compito la propagazione della vita, per sua unica legge una reciproca assoluta volontà di bene, ci si presenta come la forma di società perfetta, che porta evidente il segno della superiore verità divina". Dunque la famiglia come perno della società, come "fondamentale forma di società che ha per compito oltre la propagazione della vita, la prima formazione della struttura fisica e spirituale dell'individuo, mentre la Patria è una società in cui si esprime una essenziale forma della coscienza umana, un modo di pensare e di sentire che può essere comune a tutto un gruppo di individui e di famiglie: nella Patria infatti l'uomo non trova più l'assistenza assidua che gli è necessaria per la battaglia della vita, ma trova invece la solidarietà che gli occorre per svolgere tutta la sua persona e collaborare all'attuazione di un ideale di comunità". Passa poi ad esaminare il concetto di Nazione, e dice tra l'altro: "Per aumentare la nostra individualità, cioè per essere più uomini, noi dobbiamo essere più italiani". Una breve frase che però rende l'idea del sentimento nazionale perfettamente aderente all'atmosfera diffusa all'epoca di cui trattasi. Tant'è che aggiunge: "Ed a misura che questo sentimento d'italianità si affievolisce, si affievolisce anche la forza i pensiero e d'azione e si è così meno individui e meno uomini". 8 Giovedì 22 ottobre 2015 DA ROMA E DAL LAzIO IL PRIMO CITTADINO VORREBBE RITIRARE LE DIMISSIONI PER PRESENTARSI IN AULA GIULIO CESARE Marino va alla conta? Sfiducia in cassaforte REGIONE LAZIO, STORACE PRESENTA UN’INTERROGAZIONE Sanità ko, “Centri assistenza handicap verso il collasso” Renzi richiama i consiglieri: pronte le dimissioni. Volano i piatti tra Cattoi e Esposito. Frattasi in pole per il ruolo di commissario ono ore concitante in Campidoglio. Il possibile passo indietro di Ignazio Marino ha infastidito parecchio Matteo Renzi. Il premier-segretario è passato quindi al contrattacco, chiedendo un ulteriore sacrificio ai consiglieri del Partito democratico. Il dogma: se il sindaco decidesse di tornare sui suoi passi e presentarsi in Aula Giulio Cesare per verificare una maggioranza, i dem sarebbero pronti a dimettersi in blocco. Ormai è un’esperienza conclusa. Renzi è stufo. Non ne vuole più sapere. Numeri che, alla mano, comunque non ci sarebbero. Il faccia a faccia dell’altro ieri con il commissario Orfini, ha convinto tutti i consiglieri capitolini, compresi i dieci dissidenti della prima ora. Il sindaco non arriverebbe alla soglia dei 25 consiglieri, vale a dire la maggioranza minima sui 48 totali. Con lui potrebbero restare i 5 della Lista civica che porta il suo nome (Franco Marino, Luca Giansanti, Sletana Celli, Rita Paris e il radicale Riccardo Magi). Del resto un’apertura è arrivata anche da Sel (Gianluca Peciola, Gemma Azuni, Annamaria Cesaretti e Imma Battaglia), fortemente critica da quando è stata defenestrata dall’ultimo rimpasto che, in teoria, avrebbe dovuto aprire la tanto annunciata “fase due” di Marino-Orfini. Un passo non scontato e non condiviso da Nichi Vendola, il quale sostiene ormai S che il rapporto del chirurgo con la città è esaurito. Un ipotetico appoggio esterno potrebbe giungere da Mino Dinoi, membro del gruppo misto, eletto nella Lista Marchini. Marino si fermerebbe a quota 10, 11 con il suo voto che però non potrebbe partecipare in un’eventuale mozione di sfiducia, anche se non sembra una pista percorribile. Ricapitolando: 11 su 48, neanche un terzo del Consiglio comunale. Marino sta tentando di fare quadrato intorno a sé richiamando i pochi fedelissimi, tra i quali spicca Alessandra Cattoi. L’assessore al Patrimonio, con cui il sindaco ha fondato l’associazione “Imagine”, risucchiata nei canoni di affitto irrisori di Affittopoli, ha parlato del futuro ai microfoni di Sky tg 24: “Dovremmo SPUNTA L’ENNESIMA MAGAGNA Eur: doppio incarico L’opposizione insorge pposizione pronta a sollevare un altro caso nomine in seno alla Regione Lazio. "Abbiamo presentato una interrogazione alla Regione Lazio firmata anche da altre forze di opposizione (Ncd, La Destra, Lista Storace, Fratelli d'Italia e Gruppo Misto), in merito alle problematiche riguardanti Eur spa, società partecipata al 90% dal Mef, che sono emerse anche durante l'audizione del sottosegretario De Micheli in commissione bilancio alla Camera. Vorremmo avere chiarimenti, soprattutto in termini di trasparenza, per quanto riguarda la figura di Gianluca Lo Presti, confermato nel ruolo di Amministratore delegato il 28 agosto scorso, il quale dopo un periodo di aspettativa di oltre due anni, è tornato a lavorare in qualità di dirigente presso Lazio innova spa, società controllata della regione Lazio. Adesso, il manager ricopre contemporaneamente i due incarichi, presso Eur spa e Lazio innova". Lo dichiara in una nota il capogruppo di Forza O Italia della regione Lazio Antonello Aurigemma. "Vogliamo sapere se i due ruoli sono incompatibili e se Lo Presti percepisce una doppia remunerazione - prosegue Inoltre, chiediamo alla Regione di riflettere sul fatto che, in vista anche delle importanti sfide in tema di sviluppo locale che vedranno tra le protagoniste Lazio innova, forse sarebbe più opportuno avvalersi di un dirigente non a mezzo servizio. Quindi, sarebbe auspicabile che il dirigente rinunci a uno dei due incarichi. E ancora: siamo alle solite. Anche in questo caso siamo di fronte all'ennesimo episodio dove la trasparenza resta soltanto uno slogan per Zingaretti. Il governatore, con il suo immobilismo e pressappochismo, continua a portare avanti scelte scriteriate, e poi non c'è da meravigliarsi di eventuali bocciature da parte delle autorità competenti, come l'Anac sul commissario dell'Ipab di Gaeta. Noi lo ripetiamo: in questo modo Zingaretti va a sbattere". chiedere a lui se avrà voglia di continuare la sua esperienza politica. In questo momento penso sia prematuro”. Parlando degli errori commessi, Cattoi fa un mea culpa: “Ci siamo concentrati sui conti del Campidoglio abbiamo aggiustato un debito di 800 milioni e forse in quel momento ci siamo dimenticati dei servizi. Sì è pensato più ai conti di Atac che a far circolare meglio gli autobus”, ha confidato. Critiche che ricadono direttamente sia sul renziano Guido Improta, ex assessore alla Mobilità, e sull’attuale delegato, peraltro dimissionario, Stefano Esposito, senatore dem e uomo chiave della sfiducia dopo la commedia sulle spese sostenute dal sindaco. Che ingaggia una diatriba con la collega: “La vicenda scontrini è solo l’ultimo di una serie di errori politici in cui la stessa Cattoi ha delle responsabilità”, ha tagliato corto. Il 2 novembre si avvicina, giorno in cui Marino non sarà più primo cittadino della Capitale, qualora non dovesse ritirare le sue dimissioni. L’aria è irrespirabile. Continuano a volare i piatti sia nel Pd che nella giunta monocolore. Intanto c’è chi sta pensando all’immediato futuro. Il ruolo di commissario sarà probabilmente affidato a Bruno Frattasi, ex prefetto di Latina. Una nomination condivisa anche da super-prefetto Franco Gabrielli. Giuseppe Sarra centri di assistenza dei disabili della Regione Lazio sono ormai al collasso. Una situazione insostenibile di cui si è reso portavoce Francesco Storace (La Destra), che ha presentato un’interrogazione al presidente Nicola Zingaretti. “Nella Regione Lazio sono oltre settanta i “centri di riabilitazione ex art. 26” religiosi e laici che assistono circa 12.500 pazienti, tra cui bambini, adolescenti e anziani, con traumi e disagio fisico, psichico e sensoriale”, ha ricordato Storace. Secondo quanto sostenuto dalla “Federazione degli organismi per l’Assistenza alle persone disabili” e dall’“Associazione religiosa istituti sanitari”, le tariffe regionali sono ferme al 2001 mentre, negli ultimi 15 anni si è assistito ad un aumento dei costi pari al 57% e le giunte regionali succedutesi dal 2007 hanno tagliato il budget del 18%. Tutte queste limitazioni, comportano perdite di circa 80mila euro l’anno. “Nei nuovi “contratti di accetta- I zione” - ha sottolineato il consigliere de La Destra - una serie di norme capestro non solo limitano il diritto dei Centri a presentare ricorsi, ma vi sono una serie di erronee interpretazioni normative come l’attribuzione della cosiddetta categoria di “RSA di nuova istituzione” anche a strutture ormai accreditate in via definitiva, con conseguenti limitazioni di la riduzione del 20% degli utenti trattabili”. Per questo, Storace ha chiesto a Zingaretti come “intenda adeguare l’offerta assistenziale e semiresidenziale; scongiurare il taglio del 20 per cento degli utenti trattati; adeguare i budget ai livelli essenziali di assistenza; garantire agli enti gestori, in seguito alla sottoscrizione dei contratti di accettazione, l’eventuale presentazione di ricorsi od osservazioni senza correre il rischio di andare incontro alla decadenza dei contratti medesimi; separare, per l’attribuzione dei budget, le Rsa di nuova istituzione da quelle strutture accreditate in via definitiva”. LA SCOPERTA IN COMMISSIONE TRASPARENZA Il sindaco viaggiatore, spunta un’altra carta di credito E’ servita per il noleggio di uno schermo, di un impianto di amplificazione e di un’auto (non presente ancora nell’estratto conto) ltri elementi significati sulle spese sostenute da Ignazio Marino per il suo viaggio in America. Un affaire di cui si parlerà a lungo, oggetto di un’altra seduta della commissione Trasparenza, presieduta da Lavinia Mennuni (FdI). Nella seduta di ieri, infatti, è emerso che sono ben due le carte di credito utilizzate nell’ultimo viaggio istituzionale - che non doveva costare nemmeno un euro ai romani - del sindaco tra New York e Philadelphia: una intestata al primo cittadino (ancora non riconsegnata, stando alla Tesoreria comunale), l’altra al suo cerimoniale. Ma il plafond è sempre lo stesso per un totale, già noto, di 50mila euro complessivi (40mila su quella del sindaco e 10mila sulla seconda). La Commissione comunale ha audito il capo cerimoniale del Campidoglio, Francesco Piazza, insieme alla dirigente dipartimento della VIII UO Tesoreria, Alessandra Boldrini, e al viceragioniere generale, Marcello Corselli. “Il 15 ottobre, alcuni giorni dopo la commissione, ho ricevuto dal responsabile dell’Ufficio di supporto attività Collegio dei Revisori Oref - ha ricostruito Mennuni - una mail con la quale mi si chiedeva copia del verbale della riunione e informazioni su un A seconda carta di credito, un bancomat di riserva, di cui però non si è parlato durante quella seduta. Sono rimasta quindi stupita dell’esistenza di questa seconda carta”. La scorsa commissione, come è noto, verteva sulle spese di rappresentanza del sindaco. “Non abbiamo mai parlato di un’altra carta perché non ci era stato richiesto, carta che comunque esiste”, è la posizione del capo del cerimoniale, spiegando che la carta è stata chiesta dal sindaco alla Ragioneria il 23 giugno, consegnata “al mio ufficio il 28 luglio e attivata il 22 settembre. Era una carta aggiuntiva ed era appoggiata allo stesso conto di quella del sindaco, per provvedere a eventuali spese di rappresentanza o di missione”. E’ uscita dal cilindro un’ulteriore carta di credito. Tutto lecito, per carità… Il capo del cerimoniale ha poi continuato: “L’Oref ne è a conoscenza perché ne ha avuto comunicazione dalla Ragioneria”, sottolineando: “Questa carta è stata riconsegnata il 15 ottobre ed è stata estinta. Usata solo nel corso della missione. Il conto è uno e quindi l’estratto conto è cumulativo degli importi spesi con le due carte”. Ma quanto è stato speso con la seconda carta? Altri “891 euro a Philadelphia per il noleggio di uno schermo e di un impianto di amplificazione per la presentazione fatta ai mecenati”, ha rivelato Piazza. Non è finita qui. “Poi c’è un’altra spesa per il noleggio di una vettura per la logistica del viaggio ma ancora non c’è nell’estratto conto”, ha aggiunto. La Boldrini, dal canto suo, ha ricostruito che “il 9 ottobre, quindi una settimana prima della richiesta inviata alla Commissione, avevamo già scritto all’Oref in merito”. Boldrini, però, è perplessa sulla richiesta dell’Oref: “Come mai l’Oref abbia chiesto alla Commissione informazioni una settimana dopo averle già ricevute da parte nostra?”. Fratelli d’Italia non molla. E dopo l’esposto, grazie al quale la procura ha aperto un fascicolo, Mennuni ha concluso la commissione affermando: “Ci riserviamo di studiare le carte ricevute”. 9 Giovedì 22 ottobre 2015 ECONOMIA L’INDAGINE DELL’ANTITRUST DELLA COMMISSIONE DI BRUXELLES. IL PRESIDENTE JUNCKER CHE FA? Fisco, Ue contro Fiat e Lussemburgo L’accusa: il gruppo ha ricevuto un vantaggio illegale. Il Granducato deve recuperare tra i venti e i trenta milioni di tasse. Piccata la replica: “Nessun aiuto incompatibile con le norme europee” Ue non ha dubbi. La Fiat ha ricevuto un vantaggio illegale dal Lussemburgo attraverso gli accordi fiscali anticipati siglati fra il Granducato e Fiat Finance & Trade. E’ quanto ha stabilito l’Antitrust della Commissione europea al termine di una lunga indagine sui tax ruling, cioè la pratica che chiarisce in anticipo il trattamento di questioni fiscali internazionali. “Il Lussemburgo deve recuperare fra 20 e 30 milioni di euro da Fiat Finance & Trade”, è l’annuncio del commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Dalla valutazione della Commissione emerge che se nel caso di Fiat Finance & Trade si fossero applicate stime per il capitale e la remunerazione conformi alle condizioni di mercato, gli utili imponibili dichiarati in Lussemburgo sarebbero stati 20 volte maggiori. Ora l’ammontare esatto delle tasse da recuperare dovrà essere determinato dalle autorità fiscali lussemburghesi sulla base della metodologia stabilita dalla Commissione. Secondo le ricerche di Bruxelles, l’accordo fiscale emanato dalle autorità lussemburghesi nel 2012 ha conferito un vantaggio selettivo a Fiat Finance & Trade pari a una riduzione indebita dell’onere fiscale INDUSTRIA DELL’AUTO L’ Alzacristalli difettosi: Toyota corre ai ripari ontinua il momento “no” dell’automobile. Anche la Toyota ha annunciato un maxi richiamo a livello globale per 6,5 milioni di veicoli per la sostituzione di un interruttore del sistema alzacristalli difettoso che, in circostanze particolari, potrebbe causare un corto circuito. A darne notizia è stato il gruppo automobilistico, secondo cui i richiami riguardano circa 2,7 milioni di vetture in Nord America, 1,2 milioni in Europa e 600.000 in Giappone. C per almeno 20-30 milioni di euro dal 2012 ad oggi. D’altronde Fiat Finance and Trade, con sede in Lussemburgo, fornisce servizi finanziari, tra cui prestiti infragruppo, ad altre società del gruppo Fiat ed effettua una gamma ampia e diversificata di operazioni per le società del gruppo in Europa. Quindi, sempre secondo la commissione, le attività di Fiat Finance & Trade “sono comparabili a quelle di una banca, i suoi utili imponibili si possono determinare, come per le banche, calcolando il rendimento del capitale impiegato dall’impresa per le attività di finanziamento”. Ma il tax ruling siglato con il Lussemburgo “avalla una metodologia artificiosa ed estremamente complessa che non è appropriata per calcolare utili imponibili che riflettano le condizioni di mercato”. Risultato? L’accordo fiscale “riduce artificiosamente” i tributi pagati dal gruppo. In particolare, a seguito di una serie di ipotesi e di adeguamenti al ribasso “ingiustificabili” dal punto di vista economico, la base di capitale stimata ai fini del ruling fiscale è “decisamente inferiore al capitale effettivo della società”. Di conseguenza Fiat Finance & Trade ha pagato le tasse “solo su una piccola parte del suo patrimonio contabile effettivo e a una remunerazione estremamente bassa”. Un affaire di cui si parlerà a lungo. Il Lussemburgo ha già alzato le barricate, non convivendo la decisione della Commissione europea. Tutto In un messaggio Toyota precisa di non essere a conoscenza di eventuali incidenti causati dal componente difettoso, mentre in Nordamerica un cliente avrebbe avuto la mano ustionata sulla mano per via della combustione avvenuta a causa di un elemento lubrificato in maniera inadeguata. L’accumulo di sporco intorno ai componenti elettrici dell’interruttore potrebbe provocare un corto circuito e il surriscaldamento del sistema con un rischio combustione. lecito. Nessun aiuto di Stato incompatibile con le norme dell’Ue, è stata la replica piccata. Per il Granducato, infatti, Bruxelles “ha utilizzato criteri senza precedenti per stabilire il presunto aiuto di Stato” e “non ha dimostrato in alcun modo che Fiat Finance & Trade abbia ricevuto vantaggi precisi con riferimento al quadro normativo nazionale del Lussemburgo”. Il ruolo determinante potrebbe essere giocato da Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea ed ex primo ministro del Lussemburgo. Il potente avvocato si schiererà al fianco del suo Paese d’origine o della Commissione Ue? Oppure tenterà la strada della mediazione? LA MULTINAZIONALE È LA PRIMA UTILITY DEL VECCHIO CONTINENTE A FAR PARTE DELL’ASSOCIAZIONE NO-PROFIT INDUSTRIALE Enel aderisce al Green button l Gruppo Enel è la prima utility in Europa a far parte del Green Button Alliance, l’associazione no-profit industriale che aderisce all’appello della Casa Bianca per facilitare l’accesso ai dati dei consumi elettrici, in un formato consumer e computer friendly. In seguito all’adesione di Enel, Livio Gallo, responsabile della Direzione Infrastrutture e Reti I del Gruppo, è stato nominato membro del board dell’associazione. Enel testerà lo standard del Green Button con i propri clienti italiani, in particolare su quelli dotati di Smart Info e che partecipano ai progetti Smart City L’Aquila, Puglia Active Network e H2020 Flexiciency. Questi potranno scaricare, nel formato standard del Green Button, i dati relativi ai propri consumi di energia in tempo reale e consultarli attraverso software e applicazioni a loro scelta. I clienti che parteciperanno ai test del Green Button potranno scaricare i dati relativi ai propri consumi elettrici cliccando semplicemente sull’icona Green Button Download My Data, disponibile online all’interno dell’applicazione di Energy Management di Enel. Attraverso l’opzione Green Button Connect My Data potranno autorizzare la raccolta dati sui consumi da parte di altre aziende senza dover condividere le informazioni di accesso. In questo modo sarà possibile migliorare e semplificare la raccolta e analisi dei dati garantendo la privacy degli utenti. Enel e altre aziende del settore, come quelle che stanno sviluppando sistemi smart solution domestici, potranno utilizzare queste informazioni per sviluppare applicazioni specifiche nell’ambito dell’efficienza energetica e della domotica. Lo standard del Green Button , una volta implementato da Enel e testato in collaborazione con l’Associazione, fornirà al Gruppo un vantaggio competitivo rafforzando la gamma di servizi a valore aggiunto offerti ai consumatori. Smart City L’Aquila è il risultato della collaborazione tra Enel Distribuzione e le autorità locali, avviata a dicembre del 2013, che ha come obiettivo quello di fornire nuovi servizi ai cittadini e all’amministrazione locale attraverso lo sviluppo della gestione e dell’automazione della rete elettrica, il miglioramento dell’integrazione alla rete dell’energia da fonti rinnovabili, l’installazione di una struttura di 80 punti di ricarica dei veicoli elettrici e la distribuzione di circa 43mila Smart Info. Puglia Active Network è il programma lanciato da Enel Distribuzione nell’ambito del secondo bando NER300 dell'Unione europea dedicato a innovativi progetti dimostrativi a basse emissioni. Enel Distribuzione sta avviando una serie di interventi sulla rete nelle zone meno abitate della Puglia per l’integrazione dell’energia prodotta da impianti rinnovabili, largamente presenti in queste aree. Enel sta inoltre installando una rete di 258 stazioni di ricarica dei veicoli elettrici in tutta la regione e distribuendo circa 30mila Smart info. Il progetto H2020 Flexiciency è stato lanciato nel febbraio del 2015 nell’ambito del programma di ricerca della Commissione europea Horizon 2020 con l’obiettivo di unire la flessibilità del mercato energetico europeo con l’efficienza sfruttando le potenzialità degli smart meter. Cinque sono i progetti dimostrativi previsti dal H2020 Flexiciency, uno dei quali è il sistema di Active Energy management sviluppato da Enel per la Smart Grid di Expo 2015. I progetti sperimentali di Enel servono per dimostrare come l’accesso ai dati di consumo resi disponibili dagli smart meter favorisca lo sviluppo di servizi innovativi per i clienti, come ad esempio il monitoraggio avanzato dei consumi energetici. Il progetto di Enel coinvolgerà 5mila clienti. 10 Giovedì 22 ottobre 2015 DALL’ITALIA CONTINUA A SOLLEVARE POLEMICHE L’EPISODIO AVVENUTO A VAPRIO D’ADDA Non doveva neppure stare in Italia Il malvivente ucciso da Sicignano era stato espulso nel 2013. Ma continuava a vivere e delinquere da noi di Barbara Fruch a una lunga lista di precedenti penali culminati con un decreto di espulsione datato 2013. Un provvedimento che ha ignorato e ‘sbeffeggiato’ continuando non solo a vivere in Italia, in particolare in Brianza, ma anche a delinquere. A dimostrarlo sono state le drammatiche circostanze della sua morte: ucciso mentre, assieme ad altri complici (che sono fuggiti), stava per compiere un furto nella notte tra lunedì e martedì in una villetta a Vaprio d’Adda, nel Milanese. A permettere l’identificazione del malvivente, un 22enne albanese, che non aveva né documenti né cellulare al momento in cui è stato rinvenuto cadavere, è stata la denuncia di scomparsa presentata dalla fidanzata dell’uomo nel pomeriggio di martedì. Il giovane, secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Vimercate e di Milano, era arrivato in Italia nel 2012 e poco più di dodici mesi dopo era stato espulso. Ma dal Bel Paese non era mai uscito. A freddarlo, come noto, è stato il proprietario della villetta, il pensionato sessantacinquenne Francesco Sicignano. L’uomo, che è indagato per omicidio volontario, ha ammesso di essere stato svegliato dai rumori e di aver sparato contro il bandito con la sua arma, regolarmente detenuta. Il 65enne è già stato interrogato diverse volte dai militari che stanno cercando di ricostruire con esattezza l’accaduto e di fare chiarezza su alcuni punti bui, come ad esempio la posizione dell’albanese al momento dello sparo. È il pensionato infatti a trovarsi ora sul banco degli imputati. Deve giustificarsi, chiarire cosa è accaduto. Una “missione” non semplice se si pensa che l’uomo è stato svegliato nel cuore della notte ed ha agito H probabilmente d’istinto. Ha sparato in casa, per difendersi, dice lui. Ma la sua testimonianza non coincide con i rilievi degli investigatoti. Secondo le indagini dei carabinieri coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili e dal pm Antonio Pastore il ladro sarebbe stato colpito frontalmente con un proiettile al cuore, mentre si trovava sulle scale esterne dell’abitazione e non era ancora entrato dentro casa. Gli inquirenti infatti non hanno trovato tracce di sangue all’interno della casa, fatto che smentirebbe quanto dichiarato dal pensionato al pm. «Gli ho sparato dentro casa, lui era minaccioso e poi si è trascinato fuori sulle scale esterne ancora vivo». Lui non avrebbe nemmeno voluto sparare ma lo ha fatto quando si è trovato davanti nel buio una figura con una torcia in mano (e una torcia accesa in casa è stata affettivamente trovata dai carabinieri). Lì sarebbe partito un colpo. Poi ne ha esploso ancora uno, o forse due, in aria, vedendo in giardino altre ombre fuggire. Quindi, rientrando, l’uomo ha trovato il corpo a terra del primo ladro, ha chiamato 118. «Non volevo che morisse, non volevo», ha ripetuto più volte, sconvolto e frastornato. L’albanese era entrato da una finestra dopo essersi tolto le scarpe e aver infilato dei calzini sulle mani, per non lasciare impronte. «Il mio assistito ha raccontato di aver visto l’ombra di un uomo nella cucina della sua casa, e di avergli detto ‘cosa stai facendo’ - ha spiegato l'avvocato Antonella Pirro, difensore di Sicignano – a quel punto l’uomo invece di allontanarsi gli è venuto incontro come per aggredirlo e lui ha sparato. Nella casa di Sicignano per ora è stato trovato solo un proiettile inesploso: per questo saranno decisivi gli esami balistici». Intanto non accenna a placarsi la polemica dell’intero centrodestra contro l’imputazione di omicidio volontario che ha colpito Sicignano. Martedì sera un centinaio di persone, tra esponenti di Fratelli d’Italia Lombardia e semplici cittadini, si sono radunate nella piazza centrale ed hanno sfilato fin sotto casa del pensionato in segno di solidarietà: “Sei uno di noi”, ha urlato la gente. Poi, tricolore alla mano, il corteo ha intonato l'Inno di Mameli a squar- ciagola e quando Sicignano e famiglia sono comparsi sul balcone a salutare, è partito un lungo applauso. L'uomo, barba bianca e maglione rosso, ha alzato la mano per ringraziare la piccola folla, poi ha abbracciato moglie e figlio ed è rientrato in casa. Intanto la Lega ha annunciato un presidio per la legalità e la sicurezza oggi alle 17.30 di fronte al Tribunale di Milano, a cui parteciperà anche il segretario Matteo Salvini. «Noi dichiara il segretario milanese della Lega, Davide Boni - siamo sempre dalla parte della gente per bene. Poter vivere tranquillamente nelle proprie case, non è un optional ma un diritto sacrosanto». Sul caso è intervenuto nuovamente anche il Governatore Roberto Maroni che dopo aver annunciato come la Regione fornirà assistenza legale al pensionato spiega: «Credo sia una follia accusarlo di omicidio volontario, se l’imputazione rimane questa c’è da reagire in qualche modo. Fuori casa vuol dire sulle scale di casa, cosa doveva fare questa persona? Fermarlo e chiedergli se era armato e che intenzioni avesse? Stiamo parlando di una cosa PESCARA NAPOLI Coppia di anziani rapinata in casa da banditi dell’Est ono entrati in casa di una coppia di anziani e li hanno costretti a consegnare loro tutto ciò che avevano. Dal nord al sud le razzie dei malviventi continuano a colpire esercizi commerciali così come abitazioni private. L’ennesimo colpo a Pescara, in particolare a Spoltore, dove vittime sono state un imprenditore edile 80enne e la moglie. Gli anziani, all'alba, si sono trovati in casa due malviventi. Forzata la porta di ingresso, i banditi si sono introdotti all'interno dell'abitazione. Dopo aver rovistato, sono andati nella camera da letto e, con modi bruschi, hanno svegliato l'imprenditore e la moglie, costringendoli a consegnare denaro contante, due orologi e macchine che crea adrenalina, sono sentimenti incontrollabili, non è che ti puoi fermare e ragionare. È una reazione istintiva certo, ma è una reazione di difesa di fronte a un’intrusione illecita». A puntare le dita contro lo Stato è invece il capogruppo della Lega Nord in commissione giustizia a Montecitorio, Nicola Molteni. «È evidente la responsabilità dello stato in questa vicenda. In 4 anni di governi a trazione Pd, il partito di Renzi ha cancellato il diritto alla sicurezza. Tagli alla polizia, svuota carceri, depenalizzazioni, principio della certezza della pena azzerato: è così che il partito democratico ha deciso di obbligare i cittadini ad autotutelarsi per garantirsi la sopravvivenza». In difesa del pensionato è sceso anche Maurizio Gasparri (Fi). «La vera vittima è una persona anziana che ha visto se stessa e i suoi familiari minacciati in casa da un ladro. E che forse rischia addirittura un processo per essersi difeso con mezzi legalmente detenuti. Che si tratti di una disgrazia è evidente ed è incredibile che ci sia chi sta dalla parte dei criminali e non delle vittime. L’accusa di omicidio volontario è assurda». Intanto il senatore Lucio Malan di Forza Italia ha ricordato il ddl presentato da Furio Gubetti (FI) nel 2002. «Grazie alla legge 59 del 2006, il codice penale specifica che è legittimo usare un'arma legittimamente detenuta per difendere la propria vita, quella dei familiari e i propri beni contro chi viola il domicilio». Proprio come avvenuto a Vaprio d’Adda. Peccato che per adesso l’accusa per Sicignano resta di omicidio volontario, poi eventualmente sarà riqualificata in legittima difesa. Ma l’episodio sicuramente, non sarebbe avvenuto, se il 22enne albanese fosse stato espulso, come sancito dal provvedimento che lo aveva colpito ben due anni fa. S Assaltano quindici farmacie: due uomini in manette n cinque mesi avrebbero commesso ben quindici rapine in farmacie. È di questa accusa che dovranno rispondere Francescoi Finelli, 33 anni, e Salvatore Mirabella, 33 anni, arrestati dai Carabinieri della Compagnia Vomero. I colpi sono avvenuti tra novembre 2014 e marzo 2015, come accertato durante indagini coordinate dalla procura di Napoli. E proprio durante l’ultima ‘razzia’, il 14 marzo scorso, è arrivata la svolta definitiva nelle indagini. Finelli fu arrestato in flagranza di reato. L'uomo era sorvegliato a distanza da tempo ed è stato poi bloccato all’interno della farmacia “Sstuni” di via Piscicelli. L’irruzione del bandito armato I fotografiche. Il bottino in contanti è di poche centinaia di euro, mentre è di diverse migliaia di euro il valore di quanto complessivamente asportato. Solo lievi escoriazioni e tanto spavento per l’uomo, medicato sul posto da personale sanitario. A condurre le indagini sono i carabinieri della Compagnia di Pescara, che stanno acquisendo immagini e ascoltando i vicini della coppia, e i carabinieri del Nucleo Investigativo, che hanno effettuato il sopralluogo. Secondo le vittime i malviventi avevano un accento dell’est. Risultano al momento ricercati. di pistola che terrorizza i clienti e minaccia il titolare, era stata anche ripresa delle telecamere del sistema di sorveglianza. Poi l’intervento dei militari che lo hanno disarmato e immobilizzato. Le indagini dei carabinieri hanno reso possibile identificare e arrestare anche il suo presunto complice, Mirabella, l’uomo che gli stava facendo da palo durante il colpo. Le attività di riscontro partite dall’acquisizione di riprese da impianti di videosorveglianza di farmacie e le indagini successive all’arresto dei due hanno aggravato quadro probatorio ed esigenze cautelari. I militari avrebbero, infatti, accertato che sarebbero ben 15 le farmacie rapinate dai due uomini. 11 Giovedì 22 ottobre 2015 DALL’ITALIA LA REGIONE DEL NORD-EST META DELLA ROTTA DAI BALCANI Immigrazione, Friuli Venezia Giulia a rischio Dalla Slovenia gli stranieri hanno facile accesso Fratelli d’Italia organizza una manifestazione per sabato a Trieste di Barbara Fruch l Friuli Venezia Giulia rischia sempre di più l’invasione. Se le coste del sud Italia sono bersagliate dai continui arrivi via mare, a puntare alla regione del nord-est è la nuova rotta dai Balcani. Con ungheresi che hanno innalzato sempre di più i “muri”, gli immigrati si sono “guadagnati” altre vie di fuga. Prima Croazia e poi Slovenia, da dove hanno facile accesso proprio in Italia, attraverso i valichi di Tarvisio, Gorizia e Trieste. Un allarme che era stato lanciato oltre un mese fa dal deputato friulano Gian Luigi Gigli, del gruppo parlamentare “Per l’Italia-Centro Democratico”. «Le notizie provenienti dalla Slovenia confermano la serietà dell’allarme che avevamo lanciato il 16 settembre scorso circa la possibile saturazione di questo piccolo Paese nel caso in cui l’Austria limitasse l’ulteriore ingresso di profughi – ha spiegato – A quel punto la pressione si riverserebbe sul Friuli Venezia-Giulia. Occorre dunque attrezzarsi al più presto per evitare che si determinino situazioni di emergenza e carenze organizzative. È opportuno che la Regione e le prefetture predispongano un piano straordinario di accoglienza e che il Governo finanzi la ristrutturazione a fini abitativi delle tante caserme dismesse presenti sul territorio. Una buona gestione è I la migliore prevenzione di reazioni xenofobe». Insomma, la Regione, per prevenire situazioni di tensione e il collasso delle strutture, deve predisporre in tempi rapidi l’eventuale accoglienza degli immigrati. «Sarebbe l’unico modo – aveva assicurato a metà settembre Gian Luigi Gigli – per ospitare un rilevante numero di profughi, in condizioni rispettose della loro dignità, e di evitare appalti con alcune cooperative che dell’ospitalità hanno fatto un lucroso business». Il timore di una vera e propria invasione di massa aveva spinto inoltre la deputata di Forza Italia e coordinatrice azzurra in Friuli Venezia Giulia, Sandra Savino a chiedere maggiori controlli sulle linee di confine per evitare di “mettere le nostre comunità nella condizione di dover affrontare le conseguenze di un impatto insostenibile in termini sociali e di sicurezza”. E sempre a salvaguardia delle linee nazionali che si è schierata Fratelli d’Italia organizzando per sabato 24 ottobre a Trieste la manifestazione “difendiamo i confini d’Europa. Friuli Venezia Giulia, ultima frontiera”. L’evento verterà su un confronto tra la leader del Movimento Giorgia Meloni e Louis Alliot, vicepresidente del Front National di Marine Le Pen. «Trieste si trasformerà per un giorno in capitale europea della destra nazionale e identitaria – ha spiegato Giorgia Meloni in una lunga intervista ad Affaritaliani – Ci confronteremo sulle problematiche legate all’emergenza immigrazione e il rischio del terrorismo islamico in una regione storicamente “frontiera d’Europa”. Vogliamo parlare di contenuti e mettere a confronto idee e modelli diversi perché è dalle proposte che si costruisce la destra e il centrodestra del futuro, in Europa come in Italia. Lo abbiamo fatto ad Atreju 2015, la festa nazionale di Fratelli d’Italia, avviando un percorso di confronto tra i modelli dei tre partiti che oggi fanno parte del centrodestra. Continueremo su questa strada con una serie di mobilitazioni nazionali per rimettere al centro dell’azione politica i problemi degli italiani che questo governo ha contribuito ad aumentare». E l’auspicio della Meloni è quello di una manifestazione unitaria di tutto il centrodestra il 18 novembre a Roma. «Vorremmo che il culmine di questo percorso fosse una grande manifestazione unitaria del centrodestra per il 28 novembre a Roma, 9 anni dopo la storica manifestazione del 2 dicembre 2006 che liberò l’Italia dal governo Prodi. Stiamo lavorando per questo perché crediamo che il centrodestra non debba dividersi ma essere una compatta alternativa al renzismo. Non lasceremo la nazione nelle mani di chi fa gli interessi di tutti tranne che del popolo italiano». SICILIA Nello Musumeci: “Crocetta vada a casa” ncora cambi ai vertici delle Regione Sicilia. Il presidente della Regione ha azzerato la giunta. «La giunta è tutta azzerata politicamente non ho ancora ritirato le deleghe perché sto verificando gli impegni istituzionali degli assessori per non compromettere l’attività amministrativa. Entro sabato voglio formare il nuovo governo – ha detto il governatore, Rosario Crocetta, all’Ansa – in ogni caso in questo momento bisogna evitare l’interruzione dell'attività istituzionale perché l'attività A BRINDISI MALTEMPO Protesta anti-xylella: nuovo blocco in strada ontinuano gli abbattimenti di ulivi colpiti dal batterio Xylella fastidiosa e di quelli sani individuati nel piano Silletti bis e sale la protesta. Un centinaio di persone hanno bloccato ieri mattina la strada statale 613, che collega Lecce a Brindisi. La manifestazione è iniziata intorno alle 6,30, all'altezza dello svincolo per Torchiarolo, nel brindisino, e ha interessato la corsia nord dell'arteria. Inevitabili i disagi al traffico. Sul posto sono giunti i carabinieri e la polizia che hanno cercato di far defluire le auto deviando la circolazione su strade secondarie. Slogan e striscioni proprio contro il piano voluto da commissario straordinario per l'emergenza Giuseppe Silletti, che prevede la creazione di una fascia cuscinetto tra le province di Lecce e Brindisi, tramite l’eliminazione di tutte le piante colpite dal batterio. In totale sono circa 3.000 gli ulivi da eradicare, molti dei quali non infetti dal batterio. di governo va garantita». Una scelta che non lo salverebbe. «Cambiare la squadra e lasciare l’allenatore - ha detto il deputato regionale Nello Musumeci – serve solo a perdere il campionato. E se a perdere fosse Crocetta e con lui il Pd, alleati compresi, potremmo persino gioire. Purtroppo a perdere siamo tutti i siciliani: stanchi, disillusi e davvero arrabbiati. Sono innumerevoli le ragioni per cui Crocetta dovrebbe lasciare: dire malgoverno è persino riduttivo». C Nubifragio su Catania: allagamenti e frane l maltempo continua a flagellare il sud Italia. Un violento nubifragio si è abbattuto ieri pomeriggio su Catania e provincia, causando allagamenti e frane. Diversi automobilisti che sono rimasti bloccati all'interno delle loro vetture “assediate” dall'acqua, prima di essere soccorsi dai vigili del fuoco. Tra i centri più colpiti ci sono Acireale, Acicastello e Aci Trezza, ma anche la zona di Giarre e Fondachello. Una voragine profonda otto metri ha inghiottito un'automobile nel centro del Comune di Valverde. Al momento dell'incidente nessuno era a bordo della vettura. Da un sopralluogo è emerso che un'ampia zona della piazza è pericolante a causa di erosioni causate da infiltrazioni d'acqua. La protezione civile ha lavorato ininterrottamente insieme ai vigili del fuoco per liberare le strade dall'acqua e dai detriti. In tutta la zona sono state segnalate frane e smottamenti. Diversi gli interventi di soccorso per automobilisti in panne e cit- I Lo stesso tratto stradale era già stato bloccato in segno di protesta lo scorso 13 ottobre. Sabato scorso invece la protesta si era spostata nelle campagne di Torchiarolo, dove era stato impedito l'abbattimento di alberi in un fondo. Martedì, si ricorda, sono stati 923 gli alberi di ulivo abbattuti in Puglia, di cui 653 nel Brindisino e 270 nel Leccese. Lunedì inoltre erano iniziate le operazioni a San Pietro Vernotico dove l'azienda agricola Tormaresca deve rimuovere le 900 piante previste: 8 sono quelle infette, le altre sono da eliminare perché si trovano nel raggio di 100 metri. “Noi siamo vittime di questa situazione, tant'è che ci siamo riservati di adire a vie legali verso tutti i soggetti che riterremo corresponsabili del mancato arginamento dei vettori, ‘cicalina sputacchina’ ed altri della Xylella – hanno scritto i vertici dell’azienda su facebbok – La scelta è innanzi tutto la risposta a un obbligo di legge”. B.F. tadini con case e scantinati allagati. Non sono mancati i disagi alla circolazione. Una frana si è verificata lungo la Strada Statale 114 tra Acitrezza e Acireale, dove il traffico è stato rallentato per la presenza di detriti sul manto stradale. Una decina di voli diretti all’aeroporto Fontanarossa sono stati dirottati in altri scali (Lamezia Terme, Palermo e Comiso). Mentre sono stati necessari in- terventi per ripristinare il traffico ferroviario sulla linea Palermo - Agrigento. La riattivazione dell'intera linea è prevista per martedì prossimo (27 ottobre). Intanto è partita la conta dei danni a Benevento e provincia, colpita nei giorni scorsi dal maltempo. Una quantificazione precisa ancora non è stata fatta, ma il sindaco Fausto Pepe parla di centinaia di milioni di euro. 12 Giovedì 22 ottobre 2015 CULTURA DAL 18 DICEMBRE IN SALA IL SETTIMO ATTO, DIRETTO DA RIAN JOHNSON Il grande ritorno di Star Wars Riecco al cinema una delle saghe più amate di sempre: “Il Risveglio della Forza” di Marco Buonasorte tar Wars:“Il Risveglio della Forza” sarà nelle sale italiane dal prossimo 18 dicembre. Prosegue così una delle più amate, più famose e più belle saghe cinematografiche della storia, una delle più appassionanti che il cinema abbia conosciuto durante il corso della sua vita. Star Wars è una saga creata da George Lucas che adesso, con il settimo episodio, intraprende un cammino che lo porterà alla creazione di una nuova trilogia. Difatti, Lucas ha in programma di portare sul grande schermo non soltanto Star Wars VII: Il risveglio della forza, ma anche Star Wars VIII e Star Wars IX; Questa trilogia è ambientata circa trent'anni dopo Star Wars VI, Il ritorno dello Jedi. L'inizio del nuovo scontro tra Jedi e Sith, in Italia, avrà inizio il 18 dicembre 2015, vale a dire il primissimo giorno in cui Lucas tornerà sul grande schermo con un nuovo inizio di Star Wars. Com'è ovvio che sia, per questo genere di film (per l'importanza ed il prestigio che ha) si tenta sempre di mantenere il riserbo per mantenere la curiosità e l'ansia dei fan più alte possibili; ma, come si sa, alla fine si scopre sempre qualcosa, tant’è vero che il personaggio di Gwendoline Christie (diventata famosa per la sua interpretazione di Brienne di Tarth in Trono di Spade) interpreterà il ruolo di uno dei famosissimi Cloni S facenti parte di Star Wars da sempre, ed essi sono sempre stati alleati dei Sith; e la novità è anche questa: il clone interpretato dalla Christie non fa parte dell'alleanza Sith. Ma l'ingresso di Gwendoline Christie nel cast non è l'unica differenza che abbiamo, rispetto agli episodi precedenti; difatti già sappiamo che il regista non sarà più George Lucas come nei primi quattro capitoli o Irvin Kershner che diresse il quinto film o Richard Marquand del sesto atto: a dirigere la pellicola è Rian Johnson (che avrà anche la regia dell'ottavo film e si sta già organizzando per realizzare la sceneggiatura della nona parte di Star Wars). Johnson ha già diretto il film Looper con Bruce Willis e alcuni episodi della serie televisiva Breaking Bad. Il ruolo di Luke Skywalker sarà affi- PER LA PRIMA VOLTA IN SARDEGNA, DAL 30 OTTOBRE AL MAN dato a Mark Hamill; mentre nel ruolo del pirata stellare più amato da tutti, Han Solo, incontreremo Lui, proprio Lui: Harrison Ford. Il ruolo di Leila Organa sarà interpretato da Carrie Fisher. Come dicevamo prima, il ruolo di un Clone sarà interpretato da Gwendoline Christie, ma le anticipazioni non finiscono qui. Infatti, secondo quanto riporta MakingStarWars.Net (sito specializzato di Star Wars), un aspetto importante della trama del film sembrerebbe essere un momento di difficoltà tale, nella relazione tra Han Solo e la principessa Leila Organa, che spinge i due a pensare al divorzio; certo è che se il litigio tra il pirata dello spazio e la principessa fosse uno degli aspetti fondamentali della trama della nuova trilogia, Star Wars VII potrebbe non essere un capitolo entusiasmante. Ma usare il condizionale è d'obbligo, perché, secondo il sito Ain't it cool news, la trama del primo capitolo della nuova trilogia sarà quella che vedrà Han Solo impegnato in una ricerca in tutto l'Universo per ritrovare Luke Skywalker. Qualunque sia il tema principale della trama di questo primo atto, il ruolo di Harrison Ford e di Han Solo sarà fondamentale. Come già detto in precedenza, il film è ambientato trent'anni dopo gli eventi de Il ritorno dello Jedi e vede non solo l'ingresso di nuovi attori nel cast, ma anche l'arrivo di tre nuovi protagonisti: Finn, Rey e Poe Dameron. UNA RASSEGNA IN COLLABORAZIONE CON IL POLO MUSEALE DELL'EMILIA ROMAGNA Paul Klee a Nuoro Un secolo di Amarena La mostra è a cura di Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno, con il coordinamento scientifico di Raffaella Resch l MAN - Museo d'Arte della Provincia di Nuoro dedica una mostra a Paul Klee, artista scomparso nel 1940: l'esposizione sarà composta da circa 50 opere tra dipinti, acquerelli e disegni provenienti da collezioni pubbliche come il Museo della Città Locarno, il Museo di Ascona - la Fondazione Richard und Uli Seewald, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la GAM Galleria d’Arte Moderna e contemporanea di Torino, il MART, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo del Territorio Biellese, e private, svizzere e italiane. La mostra, a cura di Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno, con il coordinamento scientifico di Raffaella Resch, sarà inaugurata il 30 ottobre alle ore 19. Klee per la Sardegna è inedito: con questa rassegna, realizzata con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna, della Provincia di Nuoro e della Fondazione Banco di Sardegna, si intende esplorare "la percezione della presenza di un principio vitale, generativo, insito nella materia delle cose" attraverso l'opera dell'artista. “L’iniziale disorien- I tamento di fronte alla natura scriveva Paul Klee nei suoi Diari - si spiega con ciò, che si comincia con lo scorgerne soltanto le ultime ramificazioni, senza risalire alla radice. Una volta però che uno se ne sia reso conto, può riconoscere anche nella più lontana fogliolina la manifestazione dell’unica legge che regola il tutto e trarne vantaggio”. "Un unico principio vitale - dice il comunicato stampa dedicato all'evento - governa l’intero ordine naturale, dalle cose grandi a quelle infinitesimamente piccole. Questo principio sembra palesarsi in molte opere del- l’artista, in particolare nei disegni e negli acquarelli degli anni Venti e Trenta. Opere come Feigenbaum (Fico), del 1929, o Im Park (Nel parco), del 1940, presenti in questa mostra, o ancora l’importante dipinto Wohin? (Dove?) del 1920, proveniente dalle collezioni della Città di Locarno, esposto nel 1937 all’interno della mostra “Arte degenerata”, organizzata dal regime nazionalsocialista tedesco". E ancora: "Artista immerso nello spirito del suo tempo, dove si avvicendano eclatanti scoperte scientifiche, Klee recepisce gli sconvolgimenti provocati dalle teorie della relatività e della fisica quantistica, così come le evoluzione degli studi psicoanalitici, rielaborandoli in maniera indipendente all’interno di una visione magico-fenomenica dell’universo. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Magonza Editore con saggi di Pietro Bellasi, Guido Magnaguagno e Raffaella Resch, oltre alla riproduzione completa delle opere in mostra e un apparato bio-bibliografico. Quest’anno il Premio Fabbri si tinge di rosa na Rassegna promossa da Fabbri 1905 S.p.A. in collaborazione con il Polo Museale dell’Emilia Romagna per raccontare cento anni di Amarena, un prodotto tutto italiano al quale ogni famiglia è legata per tradizione. Quest'anno, per l'occasione del Centenario, il Premio Fabbri si tinge di rosa, in omaggio a donna Rachele Fabbri, che inventò il delizioso prodotto. Ed è così che nasce una mostra, che "non è un'azione commerciale ma sociale - dicono gli organizzatori - è il vivere insieme, con gioia e buon sapore, un modello di vita che continua ad essere nel cuore di tutti. E’ qualcosa che fa bene e che fa star bene" e aggiungono che "quello dell’Amarena Fabbri è un nome che accomuna le generazioni, un gusto socialmente trasversale, che sa di famiglia, di piacevoli momenti, di bella normalità". La mostra è un'occasione per fare un viaggio nel tempo e nelle tradizioni familiari italiane, con un prodotto ha fatto il giro del mondo. Un'esposizione che ci consentirà di rivedere i Caroselli, le pubblicità, i celebri vasi, pezzi della nostra storia non solo familiare ma anche U sociale. Fabbri scelse Guttuso e Capogrossi come propri testimonial, e la passione per l'arte porta la nota casa produttrice oggi a promuovere il Premio Fabbri per l'arte contemporanea. Dunque tradizione e attualità, passato e presente, che quest'anno è tutto al femminile: sono donne le artiste, è una donna la curatrice. “Le artiste sono state chiamate a pensare un’opera che fosse in qualche modo – ma ognuna a suo modo – collegata alla storia della Fabbri", ha detto Lea Mattarella, che coordinatore artistico del Premio. “Da un po’ di tempo a questa parte non si fa che parlare di arte e cibo, un connubio che certamente offre grandi suggestioni. Il Premio Fabbri per l’arte le ha scoperte ben dieci anni fa. Questa volta siamo arrivati alla quinta edizione. E insieme all’azienda, abbiamo voluto declinarla dalla parte di lei”. Le opere selezionate per Il Premio Fabbri 2015 entrano da protagoniste nella grande mostra per i cento anni dell’Amarena, andando a comporre, anzi, una vera e propria mostra nella mostra, nell'intento di unire l’arte strettamente intesa all'arte "del bel vivere, di cui Amarena Fabbri, da cent’anni, è un piccolo, meraviglioso ingrediente". La mostra sarà inaugurata domenica 8 novembre alle 17,30 e sarà aperta tutti i giorni escluso il lunedì dalle 9 alle 19. L'ingresso è libero. "La storia - dice il sito premiofabbri.it - narra che l'autrice della pregiata ricetta di Amarene con succo sia stata Rachele moglie di Gennaro Fabbri, fondatore dell'azienda. In segno di amore, Gennaro regalò a Rachele il vaso di ceramica che, da allora in poi, custodirà la famosa 'Marena con frutto'. Nel corso dei decenni continua - molti furono gli artisti che si dilettarono nella realizzazione di queste meravigliose creazioni in ceramica; tuttavia l'opera che più di ogni altra ha accompagnato il successo di Amarena Fabbri porta la firma del ceramista Riccardo Gatti di Faenza. Nasce così il vaso icona ispirato alle preziose ceramiche orientali che entrerà nella storia dell'eccellenza Italiana. Da allora infatti Amarena continua ad essere prodotta secondo la ricetta ideata da Rachele e a rinnovare, con il suo famoso vaso bianco e blu, il gesto d'amore di Gennaro". Emma Moriconi