l`ultimo bacio - Il Giornale D`Italia

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l`ultimo bacio - Il Giornale D`Italia
Anno IV - Numero 249 - Giovedì 22 ottobre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Legge Severino
Il caso
Immigrazione
De Magistris
salvato in extremis
Invalido sfrattato
dalla “previdenza”
Il Friuli diventa
trincea d’Europa
a pag. 2
Colosimo a pag. 4
Fruch a pag. 11
RETROMARCE, RIPENSAMENTI, FIDUCIE: LE SPERICOLATE MANOVRE DEL PREMIER
di Robert Vignola
eno tasse per
tutti, anzi no:
chi ha il castello e la villa
paghi. E ci
s’immagina i piccoli scrivani romani al servizio del
fiorentino che cambiano le
leggi al volo, con il tablet
al posto di penna e calamaio. Per una legge che si
chiama di stabilità, è un ossimoro. Il fatto è che non
bisognerebbe parlare al
conducente, come si scriveva una volta sui pullman
di Roma, prima che i conducenti divenissero bersaglio di improvvisati safari
di periferia. Perché il conducente è Matteo Renzi da
Rignano sull’Arno. E va in
confusione facilmente.
Sarà che a quel posto di
nocchiere dell’Italia in gran
tempesta ci è stato catapultato. E quindi non sa mai se
i consigli che gli arrivano
sono della opposizione interna al suo partito (e quindi
da cestinare, a meno che
manchino i numeri al Senato), della opposizione interna al suo Parlamento
(come sopra) oppure dai
veri padroni del vapore, e
quindi anche i suoi. Ne ha,
a quanto pare, sin troppi: a
volte parlano tedesco, a volte trattengono a stento l’accento napolitano. Una babele di
lingue, a volte persino biforcute.
Ecco allora che qualche menagramo scopre che anche qualche
castellano in giro per l’Italia avreb-
M
ma quando abbiamo visto
che c’erano anche i castelli,
con un sorriso li abbiamo
tolti”. Ma se li avete tolti,
direbbe chiunque al premier, significa che c’erano
e che avete fatto retromarcia! Magari con un sorriso,
per carità… Riecco comunque la Tasi, anche per le
ville “di lusso”.
Roba inserita all’ultimo: la
legge di stabilità nella sua
ultima versione ha la data
di ieri e persino l’orario
(per la cronaca: ore 11).
Verrebbe voglia allora di
chiedersi cosa sia stato
mandato all’Europa, che discetta ormai da qualche
giorno di semafori verdi o
gialli alla manovra. Speriamo allora che non ci siano
ripensamenti anche sul
contante, perché i seguaci
del “tutte le transazioni passino dalle banche” schiumano di rabbia davanti a
quel modesto innalzamento
del tetto a tremila euro. E
verrebbe ancora da chiedersi se le cose siano state
fatte per bene, visto che
ieri sera il premier candidamente giustificava così
il non-decisionismo sulle
pensioni: “Avevamo paura
di combinare un pasticcio
come in passato, faremo
questa misura sulla flessibilità solo quando saranno
chiari i numeri e non si faranno più errori come sugli esodati”. Meglio non fare che sbagliare? Si governa così una nazione? Tenetevi le domande, non
parlate al conducente…
TASI DRIVER
Cambia di ora in ora: e meno male che si chiama “legge di stabilità”
be evitato di pagare pegno all’Agenzia delle Entrate: ed ecco la
retromarcia innestata dal timoniere. Che se qualcuno gli fa notare
l’ardita manovra, s’inquieta pure:
“Non ho mai cambiato idea sull’Imu per le case di lusso. C’è stata
un’incomprensione su questo. Stiamo parlando di una misura che
riguarda 80 milioni su 3,7 miliardi.
BARRACCIU A GIUDIZIO, RENZI LA SCARICA
Ero convinto in buona fede che
non ci fosse quella definizione di
castelli. Noi abbiamo tolto per
tutti la tassa sulla prima casa, come
Berlusconi che però l’ha rimessa,
A ROMA IL SINDACO MARINO ORMAI SENZA DIGNITÀ
In Campidoglio
c’è una macchietta
Anche il Pd dice che se ne deve andare
Promuovano le dimissioni dei consiglieri
di Francesco Storace
Roma si dice: “nun c’è
peggior sordo di chi non
vuol sentire”. Un modo
trasteverino, schietto e diretto,
che si può ben applicare a
Ignazio Marino. Colpevole o
meno - e questo lo stabilirà la
magistratura - della vicenda
grottesca e surreale degli scontrini, cene e bottiglie di vino
incluse, la questione politica
è la certificazione del suo fallimento come amministratore
della cosa pubblica. La incapacità di Marino a governare,
che le opposizioni gli hanno
rimproverato sin dall’inizio,
ora viene certificata anche dal
A
L’ULTIMO BACIO
a pag. 3
suo partito e dalla sua maggioranza. O ex maggioranza.
Forse non se n’è accorto, l’ignaro Ignazio, ma da molto
tempo era un sindaco di cartapesta. Le decisioni le prendevano altrove. Le prendeva
Orfini. Che il giorno delle sue
dimissioni, i suoi assessori
siano stati convocati dal capo
del suo partito, nella sede del
suo partito, al Nazareno, e non
in Campidoglio e da lui, è la
manifestazione plastica del
fatto che già da molto a Marino
era rimasta solo l’insegna del
comando.
Intignare, sempre per usare
un’espressione romana, in
un’esperienza che è finita, è
un danno di immagine che
Marino fa, in realtà a se stesso. Prima ancora che a Roma.
Certo, la legge gli consentirebbe tranquillamente, il 1
novembre, di ritirare le sue
dimissioni e di andare in Aula
Giulio Cesare. A che pro? Per
farsi sfiduciare pubblicamente, potrebbe dire qualcuno,
vedere negli occhi e denunciare pubblicamente Tizio,
Caio e Sempronio indicandoli
come i “traditori”. Ma lo hanno già sfiduciato. E lo hanno
fatto pubblicamente. Ma fare
tutto questo teatrino, solo per
poter indossare il cilicio e
farsi martire a beneficio della
pubblica piazza, non solo
avrebbe il costo di far perdere
ulteriore tempo - e tempo non
ne abbiamo, col Giubileo che
inizia fra pochi giorni - a
Roma e ai romani, ma produrrebbe un effetto boomerang anche sullo stesso Marino che ne perderebbe in dignità, finendo per risultare
solo una macchietta attaccata
alla poltrona. Se fosse, il Pd
ci eviti queste Forche Caudine
e concordi le dimissioni in
massa. Finiamola qui.
2
Giovedì 22 ottobre 2015
ATTUALITA’
RIBALTATA LA SENTENZA DI CONDANNA: L’ACQUISIZIONE DI INTERCETTAZIONI SENZA AUTORIZZAZIONE “NON COSTITUISCE REATO”
De Magistris salvato in Corte d’Appello
La Consulta aveva rigettato la sospensiva sulla legge Severino: ma da Roma arriva l’assoluzione
di Robert Vignola
a tu guarda il tempismo: giusto il tempo
di ritrovarsi di nuovo
“sospeso” dalla funzione che “assolve”
a Napoli, che Luigi de Magistris
assolto lo è stato per davvero.
Uscendo trionfalmente dalle accuse che ormai da anni lo rincorrono: principalmente quella di
aver utilizzato metodi border line
d’inchiesta, per poi non cavarne
(oltre tutto) un ragno dal buco.
Tanto che la Legge Severino, quella
studiata per mettere fuori gioco i
politici condannati (o quanto meno,
quanti di loro sono all’opposizione:
finora ha infatti investito soltanto
rappresentanti di centrodestra),
rischiava di abbattersi su di lui,
come la peggior pena del contrappasso per chi ha fondato sulle
sue stesse indagini i suoi (effimeri)
successi in politica.
Macché: la sentenza arriva sempre,
sotto forma di salvagente. Luigi
M
de Magistris e il tecnico informatico Gioacchino Genchi sono stati
così assolti dalla terza sezione penale della Corte di appello di
Roma dall’accusa di abuso di ufficio, perché il fatto non costituisce
L’INCHIESTA
Truffa e falso all’Israelitico,
ai domiciliari Mastrapasqua
ruffa e falso alla sanità pubblica. Sono queste le accuse avanzate nei confronti
di Antonio Mastrapasqua, ex dirigente generale del nosocomio
e ora ai domiciliari, e di altre 16
persone tra medici e dirigenti
dell’ospedale Israelitico di Roma.
Inoltre, l’autorità giudiziaria ha
disposto il sequestro preventivo
di 7,5 milioni di euro, somma
riconducibile all’indebita richiesta
economica. “Arrivano gli ispettori,
famo Cinecittà”. Sarebbe questa
una delle frasi pronunciata dagli
alcuni degli indagati quando,
grazie alla collaborazione di una
“talpa”, indagata, si preparavano
a ricevere le ispezioni della Asl
T
mascherando lo svolgimento di
attività irregolari o non autorizzate
e spostando persino i pazienti
di un particolare reparto.
In particolare, tra l’altro, gli indagati - tra i quali anche Giovanni
Luigi Spinelli (Direttore sanitario),
Antonella Gallo (responsabile
dell’Ufficio Provveditorato ed
Economato), Elvira Di Cave (primario del reparto Ortopedia) e
Popel Batia (responsabile dell’Ufficio Affari Generali) che dovranno rispondere di falsità:
avrebbero spostato i pazienti del
reparto di ortopedia del quinto
piano (non autorizzato) provvedendo poi alla rimozione della
relativa cartellonistica.
reato, in relazione all’acquisizione
illecita, avvenuta nel 2006 nell’ambito dell’inchiesta calabrese “Why
not”, i tabulati telefonici di alcuni
parlamentari senza la necessaria
autorizzazione delle Camere di
appartenenza. Ribaltata dunque la
sentenza di primo grado, quando
l’ex pm di Catanzaro e il suo consulente erano stati condannati a
un anno e tre mesi di reclusione.
E ribaltata anche la sensazione
che acquisire intercettazioni senza
alcun permesso di chi dovrebbe
preventivamente concederlo costituisca, appunto, un reato.
Non solo: perché di fatto quest’assoluzione “annulla” gli effetti
della legge Severino, secondo cui
il sindaco di Napoli avrebbe dovuto essere sospeso in quando
condannato.
“Per me è la fine di un incubo e
di una profonda sofferenza”, sospira de Magistris. “Sono convinto
di avere svolto il mio mestiere di
magistrato nel pieno rispetto della
Costituzione e della legge”. In
aula comunque ha pensato bene
di non presentarsi. Ci ha mandato
il suo legale, l’avvocato Ciardullo.
Che com’è naturale che sia esulta:
“Finalmente è stata fatta giustizia.
La sentenza di primo grado era
stata profondamente ingiusta perché si era conclusa con la condanna di un pm che nell’esercizio
delle sue funzioni aveva perseguito
il primario interesse della giustizia
conducendo un’indagine certamente legittima”.
In primo grado de Magistris e Genchi furono condannati a un anno e
tre mesi per abuso d’ufficio. Il rappresentante della Procura generale
aveva chiesto l'assoluzione solo
per due capi di imputazione, relativi
all'acquisizione dei tabulati telefonici di Giuseppe Pisanu e Giancarlo
Pittelli, mentre la prescrizione per
quelli di Romano Prodi, Clemente
Mastella, Sandro Gozi, Domenico
Minniti, Francesco Rutelli e Antonio
Gentile. Prescrizione cui sia de
Magistris che Genchi avrebbero
già fatto sapere che non avrebbero
rinunciato. Ma la Corte ha tagliato
la testa al toro e infine assolto i
due imputati con la formula “perché
il fatto non costituisce reato da tutti
i capi d’imputazione”. E vissero
tutti felici e contenti. O no?
APPROVATE ALLA CAMERA LE MODIFICHE ALLA RIFORMA, ORA SI TORNA IN SENATO
La Rai di Renzi tira dritto
L
a Camera ha approvato con 259 voti a
favore, 143 contrari e 4 astenuti il ddl
di riforma della Rai. Il testo, modificato
a Montecitorio, torna ora al Senato. Con la
nuova Riforma Rai, il dg, grazie alle norme
transitorie della legge, avrà i poteri di amministratore delegato con un maggiore
potere decisionale nella gestione dell'azienda
e dovrà predisporre il piano di trasparenza,
che riguarderà gli stipendi dei dirigenti,
giornalisti compresi, superiori ai 200 mila
euro. Trattamento diverso avranno i compensi
degli artisti, che non saranno resi pubblici.
Norma, questa, criticata con decisione dal
capogruppo alla Camera di Forza Italia
Renato Brunetta, che ha poi chiesto il ripristino del tetto di 240mila euro agli stipendi
dei dirigenti, venuto meno dopo l'emissione
di un bond da parte della tv pubblica.
L'articolo 2 riguarda la disciplina della go-
vernance dell'azienda, l'art 3 disciplina
l'attività gestionale della Rai, comprese le
nuove norme sui contratti conclusi anche
dalle società partecipate, l'art 4 affronta le
deleghe al Governo per il riassetto normativo
e l'art. 5 contiene le disposizioni transitorie,
tra cui quella che stabilisce che l'attuale direttore generale assuma i poteri dell'ad con
l'approvazione della legge.
Duro il dibattito tra i banchi di Montecitorio,
soprattutto per quanto riguarda l'approvazione
dell'Art. 3, che contiene alcune modifiche
alle regole per la concessione degli appalti
della tv pubblica. I cinquestelle hanno accusato il governo e la maggioranza di voler
aggirare le regole. Per il sottosegretario allo
Sviluppo economico Giacomelli, nel testo
"ci si richiama alla normativa generale, precisando dove sono le specificità. Non abbiamo
abolito i controlli". Una battaglia che continua,
dunque, dopo l'ostruzionismo di ieri ad
opera dei deputati cinquestelle, che con una
serie di interventi hanno rallentato lo svolgimento dei lavori. Il pentastellato Roberto
Fico, presidente della Commissione di vigilanza Rai, ha definito la riforma Rai "peggiore
della Gasparri".
DIFESA
L’allarme sicurezza
del Consiglio Supremo
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Direttore responsabile
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
ira una brutta aria.
Cosi il Consiglio Supremo di Difesa in
una nota, organo di rilievo
costituzionale presieduto
dal Presidente della Repubblica. «L'Italia opera in
seno alla Comunità Internazionale, con tutte le capacità di cui dispone, per
la pacificazione e la stabilizzazione della Libia e, nello stesso tempo, per concorrere alla sconfitta dell'offensiva terroristica nei
diversi teatri di crisi in cui
essa si sviluppa e dai quali
T
minaccia di investire il nostro stesso Paese».
Nella nota del Consiglio
Supremo di Difesa si legge
che le risorse per la sicurezza e la difesa vanno «impiegate con intelligenza e
pragmatismo per prevenire
prima ancora che per reagire, sono produttive» per
il Paese. E ancora: «È necessario che gli sforzi siano
concentrati sulle esigenze
di più immediato e diretto
interesse per la sicurezza
nazionale, con realismo».
Non solo. Per far fronte alle
nuove sfide occorre che lo
«strumento militare» si riorganizzi. Per cui «occorrono
scelte chiare sul piano tecnico e organizzativo». E la
«riorganizzazione delle Forze Armate riveste grande
importanza e urgenza per
il nostro Paese».
Una relazione che ha trovato anche il Capo dello
Stato preoccupato, tanto
che nelle parole del Quirinale il Consiglio supremo
osserva «un quadro delle
relazioni internazionali e
della sicurezza in rapido e
Capo Redattore
Igor Traboni
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
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Per la pubblicità
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sensibile deterioramento
in aree molto prossime all'Italia e all'Europa». Ragioni
rafforzate dopo le relazioni
dei ministri degli esteri e
della Difesa.
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
3
Giovedì 22 ottobre 2015
ATTUALITA’
CENTROSINISTRA SENZA PACE
Rinviata a giudizio, la Barracciu si dimette
Dopo aver vinto le primarie per le Regionali in Sardegna era stata travolta dall’inchiesta
sulle “spese pazze”, ma Renzi l’aveva comunque scelta come sottosegretario alla Cultura
DOPO L’ARRESTO DEL VICEPRESIDENTE MANTOVANI
Sanità Lombardia: respinta
la mozione di sfiducia a Maroni
on 30 voti a favore e 47 contrari è
stata respinta la richiesta di sfiducia
contro il governatore della Lombardia Roberto Maroni, presentata da
tutte le opposizioni (centrosinistra e Movimento 5 Stelle). L’iniziativa era stata
presa dopo l'arresto del vice presidente
(autosospesosi) Mario Mantovani, già
assessore alla sanità di FI, e all’iscrizione
nel registro degli indagati di un altro assessore, il leghista Massimo Garavaglia,
titolare della delega al bilancio.
Maroni nel corso del suo intervento
prima del voto ha difeso sia il sistema
sanitario in generale sia i suoi assessori:
“Nella sanità lombarda, che è un sistema
di eccellenza, non ci sono tangenti” ed
ha minacciato querele nei confronti di
chi associ la parola tangenti alla sanità
lombarda.
“In momenti come questi - ha poi aggiunto Maroni rivolto polemicamente
C
rancesca Barracciu, pd,
si è dimessa ieri pomeriggio da sottosegretario
alla Cultura del governo
Renzi dopo che il Gup di
Cagliari, Lucia Perra, ha deciso di
rinviarla a giudizio con l’accusa
do peculato aggravato nell'ambito
dell'inchiesta sul presunto uso illecito dei fondi dei Gruppi del Consiglio regionale della Sardegna. Il
processo comincerà il 2 febbraio
2016. Il pm Marco Cocco le contesta
spese per 81 mila euro, spese che
la Barracciu aveva cercato di giu-
F
stificare come rimborsi spesa chilometrici per i viaggi nell'isola effettuati con la sua auto.
Già consigliere regionale del Pd
ed ex candidata alla presidenza
della Regione Sardegna, la Barracciu dovrà comparire il prossimo 2
febbraio davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Cagliari.
La Barracciu aveva vinto le primarie del centrosinistra in vista
delle regionali del 2014 in Sardegna. Ma, travolta dalle polemiche
nate proprio attorno al suo coin-
volgimento nell'inchiesta sui fondi
ai gruppi, aveva fatto un passo indietro lasciando campo aperto alla
vittoria di Francesco Pigliaru. Ma
poco dopo era arrivato il salvagente di Matteo Renzi, con la decisione di nominare la Barracciu
sottosegretario. Un premier insensibile anche alle critiche suscitate
da una nomina del genere: “Ho
sempre detto – aveva sostenuto
Renzi - che non ci si dimette per
un avviso di garanzia”.
Atto di dimissioni che invece ieri,
come detto, ha formalizzato la stessa
diretta interessata: "Ritengo doveroso dimettermi dall''incarico di
Sottosegretario ed avere tutta la libertà e l''autonomia necessarie in
questa battaglia dalla quale sono
certa uscirò a testa alta. Mi dimetto
on lo spirito di responsabilità che
da sempre mi accompagna, per
evitare che strumentalizzazioni po-
soprattutto verso i banchi di Pd e grillini,
a loro volta partiti lancia in resta contro
Mantovani e Garavaglia - non c'è modo
migliore di una mozione di sfiducia per
ricompattare la maggioranza”. Prima di
concludere, lo stesso presidente Maroni
ha annunciato che, entro domani venerdì
23 ottobre, saranno resi noti i nomi del
nuovo vice presidente e del nuovo assessore al welfare.
litiche e mediatiche coinvolgano
l'attività del Governo e il fondamentale processo di riforma e di
cambiamento che sta portando
avanti per il bene del Paese. Sono
fiduciosa nel percorso della Giustizia
e affronterò il processo con determinazione e serenità, nella certezza
di essere totalmente innocente".
NULLA DI FATTO PER SBLOCCARE LA SITUAZIONE DI 110 SCUOLE E 3.000 LAVORATORI SICILIANI
Crocetta tiene ancora chiuse le paritarie
Fondi insufficienti e vaghe promesse per il 2016. E un “contentino” di 500 euro per classe
iente da fare: l’amministrazione guidata da Rosario Crocetta non intende proprio salvare 110
scuole paritarie e tremila posti
di lavoro che, in Sicilia, sono
come un miraggio. I fondi per
questi istituti restano clamorosamente tagliati del 90% e
dunque un intero impianto
educativo sparirà per sempre
da città e paesi della Sicilia.
L’ulteriore, amara verità è
emersa al termine dell’audizione di gestori, famiglie e associazioni delle scuole paritarie di ispirazione cattolica
alla commissione Bilancio
dell’Assemblea regionale siciliana, presenti anche l’assessore all’Economia Alessandro Baccei e l’arcivescovo di
Monreale Michele Pennisi, delegato della Conferenza episcopale siciliana per l’educazione cattolica e la scuola
Una problematica di cui ci siamo occupati già più volte in
queste ultime settimane e che
è riassunta in altri numeri, oltre
a quello delle scuole che stanno per chiudere e delle persone che così resteranno a
N
casa senza lavoro: in Sicilia il
contributo che la Regione dà
in media per ogni classe ‘era’
di appena 7mila euro, contro i
ben 19mila del resto d’Italia,
ma quest’anno si scenderà ad
appena duemila euro.
Troppo pochi per portare
avanti strutture del genere, visto che questi soldi bastano
sì e no per pagare le bollette.
Figuriamoci poi se c’è da retribuire personale laico, come
del resto avviene in molte realtà siciliane dove le suore non
bastano più.
La Commissione si è limitata
a formulare una risoluzione
che impegna il governo regionale a incrementare il capitolo sul bilancio di previsione 2016. Vaghe promesse,
insomma. Come quella che,
utilizzando i soldi disponibili
per il buono-scuola, si potrebbe ricavare un altro piccolo plafond per le partitarie,
ma di appena 500euro a classe. Assolutamente insufficiente pure questo, a livelli – perché non dirlo chiaramente?
– non tanto e non solo di un
‘contentinto’, ma di una vera
IL VATICANO SMENTISCE ALCUNE NOTIZIE DI STAMPA
Nessun tumore al cervello:
“Papa Francesco sta bene”
l Vaticano ha smentito in maniera abbastanza decisa la
notizia, diffusa dai quotidiani
del gruppo Qn, sulle condizioni
fisiche del Papa che sarebbero
minate da un tumore di natura
benigna al cervello. "Ho fatto le
opportune verifiche, anche con
il Santo Padre. Nessun medico
giapponese è venuto a visitare il
Papa", ha detto il portavoce Padre
Lombardi nel corso del tradizionale briefing con la stampa,
smentendo dunque la notizia
secondo la quale un'équipe di
medici di una clinica di Pisa sarebbe andata in elicottero in Vaticano per visitare il Papa, tra le
quali appunto un neochirurgo
giapponese, il professor Takanori
Fukushima.
“La pubblicazione avvenuta è
un grave atto di irresponsabilità,
assolutamente ingiustificato e
inqualificabile. Ed è ingiustificabile
I
e propria presa in giro.
“E’ fondamentale che anche
in Sicilia sia data attuazione
piena alla legislazione sulla
parità scolastica e sulla libertà
educativa. L’esistenza della
scuola paritaria cattolica non
è interesse della sola comunità
ecclesiale ma di tutta la società
civile”, ha ripetuto mons. Pennisi al termine di questo incontro, dopo che già nei giorni
scorsi al Giornale d’Italia aveva
dichiarato: “Qui si tratta di garantire un diritto fondamentale
dei genitori, quello di poter
scegliere la scuola per i figli.
Un diritto che in Sicilia viene
negato. E’ una discriminazione
assurda anche quella che si
attua tra le scuole siciliane e
quelle del resto d’Italia. Ma
che devono fare i genitori di
questa terra, trasferirsi in Calabria per vedersi riconosciuto
un diritto? La libertà di educazione rappresenta un imprescindibile valore di civiltà
alla quale la Regione siciliana
non può non attenersi”. Ig.Tr.
anche continuare ad alimentare
simili informazioni infondate. Ci
si augura che questa vicenda si
chiuda quindi immediatamente”,
ha aggiunto il portavoce vaticano.
"Non vi sono stati esami del tipo
indicato dall’articolo - ha continuato - Gli uffici competenti mi
hanno confermato che non vi
sono stati voli di elicotteri arrivati
in Vaticano dall’esterno neppure
nel mese di gennaio. Lo stesso
quotidiano ha pubblicato anche
un’intervista al professor Maira
accanto all’articolo sulla salute
del Papa. Maira mi ha telefonato
di sua iniziativa per dirmi che è
stato raggiunto telefonicamente
a New York, dove si trova, da
una giornalista che gli ha fatto
domande generiche sui tumori
cerebrali senza alcun riferimento
alla notizia del Papa, di cui egli
non sapeva assolutamente nulla”,
ha concluso Lombardi.
4
Giovedì 22 ottobre 2015
ATTUALITA’
AUTORE TV DELLA RAI SBATTUTO FUORI DOPO TRAPIANTO E COMPLICAZIONI
Sfrattare un invalido? Ci vuole… fegato
Gianfranco Gatta: “Da giorni sotto casa, nessuno dei servizi sociali si è fatto vivo”.
E le promesse del prefetto Gabrielli restano lettera morta
di Federico Colosimo
a libertà consiste nel
rispettare le leggi e
nell’essere rispettati
dai legislatori”. Gianfranco Gatta, regista e autore televisivo Rai (guai a definirlo ex), è uno
che la legge l’ha sempre rispettata.
Al contrario, la (in)giustizia italiana
ha calpestato tutti i suoi più elementari diritti, riservandogli un trattamento davvero disonorevole da quello che solo a parole rappresenta
uno stato di diritto. Forte con i deboli
e debole con i forti.
Un tumore al fegato che l’ha portato
a perdere il lavoro levandogli perfino
la possibilità di pagare l’affitto per
circa 30 mesi, due ernie laparocele
derivate da una complicanza postoperatoria e una pensione di invalidità- che sa di miseria - da 290 euro
al mese (per un periodo addirittura
bloccata). Tutto questo non ha impedito che lo sbattessero per strada
senza remora alcuna. Dopo nove notifiche di sfratto, Gatta è stato costretto
a lasciare l’appartamento in cui viveva, di proprietà dell’Inpgi - l’Istituto
di Previdenza della categoria - a via
dei Giornalisti, quartiere della Camilluccia a Roma. Nessun rispetto
per una persona affetta da gravi
problemi di salute che viveva insieme
al fratello. Anche lui invalido al 75%.
Una decisione assurda per un uomo
che per decenni ha pagato regolarmente il suo affitto ma nell’ultimo
periodo è stato costretto a disonorare
quel canone di locazione perché rimasto senza occupazione.
A Gatta è stato tolto tutto, pure quel
vergognoso assegno mensile (poi
restituitogli) che utilizzava per comprare i farmaci salvavita essendo a
rischio rigetto dopo il trapianto di
fegato. La scorsa estate, mentre stava
andando a fare la spesa, s’è accorto
del blocco improvviso del conto
“L
Gianfranco Gatta, autore Rai, costretto a bivaccare sotto la sua abitazione dopo lo sfratto; in basso, Paolo Corsini
corrente. Dettato da un’istanza presentata (e accolta dal tribunale civile
di Roma) dall’avvocato dell’immobiliare che oggi gestisce il patrimonio
dell’ente di previdenza dei giornalisti. E così Gianfranco (preferisce
essere chiamato per nome anziché
per cognome) ha perso praticamente
ogni cosa. E’ rimasto al verde e
senza un tetto dove poter vivere. Da
giorni è lì, sotto casa, ma non in
segno di protesta. Non chiede altro,
se non interventi di sostegno previsti
dalla legge. Ma nulla, da quel momento, è cambiato. Niente è mutato
dopo l’ennesima, assurda decisione
scaturita da una visita del medico
legale che ha incredibilmente ignorato i certificati mostratigli da Gatta
per illustrare le sue gravissime condizioni di salute. E senza arrendersi
nemmeno di fronte all’evidenza, lo
ha giudicato idoneo allo sfratto.
Nonostante gli infiniti torti subiti,
l’autore tra l’altro di “Cominciamo
bene estate”, non si dà per vinto. E
non intende mollare nemmeno di
un centimetro. C’è chi si sarebbe
rassegnato a un desolante, inesorabile destino. E chi come Gatta ha
deciso di lottare fino a che le forze
lo sorreggeranno. Perché la dignità
è una parola che non ha plurale. E
quella, al regista, nessuno può togliergliela. Neppure l’ingiustizia italiana. Al Giornale d’Italia, la “vittima”
incolpevole di questa vicenda grottesca, promette battaglia.
Gianfranco Gatta, una pensione
di invalidità bloccata, condizioni
di salute a dir poco difficili e una
casa sulla quale non può più contare. Con i diritti umani letteralmente calpestati. Impossibile andare avanti così?
Finché il fisico mi sorreggerà andrò
avanti. Quando e se vi sarà una
rottura del laparocele si passerà da
illecito amministrativo a reato penale.
Sbattuto per strada e abbandonato
praticamente come un animale.
Senza nemmeno avere la possibilità di curarsi. Ma che razza di
Stato è questo?
Dal momento in cui il Welfare è
completamente assente (da almeno
due giunte), non c’è da meravigliarsi.
C’era un Prefetto (a Roma, ndr), come
Giuseppe Pecoraro, che ha bloccato
gli sfratti per morosità incolpevole.
Poi è subentrato il fenomeno Franco
Gabrielli e sono partiti a raffica gli
sfratti a effetto domino. Conclusione:
non c’è nemmeno più la discrezionalità di un funzionario dello Stato
che cerca di mettere una pezza.
Ognuno tragga le sue conclusioni.
Dove si trova ora?
Sotto casa. In compagnia di un mio
amico tappezziere che mi ospita per
caricare il telefono e il computer. E
voglio sottolineare che io ho smesso
di guadagnare ma non di lavorare.
Anzi. Ho scritto un saggio sulla cultura
sanitaria italiana e ora sono alle
prese con un romanzo sul mondo
della televisione. Ho proposto e preparato programmi. Insomma, continuo a darmi da fare.
E adesso: che ne sarà di lei?
Non ne ho la più pallida idea. I
servizi sociali sono completamente
assenti. Qui, da giovedì scorso, non
s’è fatto vedere nessuno. Ho provato
a chiamarli cinque/sei volte, nessuno
mi ha risposto. Non posso muovermi,
sono appesantito e non riesco a
stare in piedi per più di quindici
minuti.
Il tribunale che concede lo sfratto
e il pignoramento del conto corrente, il medico legale che ha
contribuito a questa vergogna. Si
sente vittima di un disegno?
No, perché nella mia stessa situazione
ci sono altre migliaia persone (umiliate e fregate da quella frottola del
bonus per i morosi incolpevoli promesso a 3.000 cittadini e poi concesso
ai primi 25 in lista con Gatta relegato
in panchina perché al numero 83,
ndr). È una vicenda aberrante, che
non riesco a qualificare.
Un appello al prefetto Gabrielli…
No, io non intendo chiedere niente
a nessuno se non quanto previsto
dalla legge.
Ha perso tutto, non la forza d’animo. Sopravvive, ma le stanno impedendo di vivere…
Io uso lo sberleffo, mi salvo così.
Questa è l’unica arma che ho.
PARLA PAOLO CORSINI, SINDACALISTA E CONSIGLIERE DI MINORANZA DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE STAMPA ITALIANA
“L’Inpgi è alle prese con scandali
giudiziari e si accanisce sui malati”
Il caso del presidente Andrea Camporese, sotto inchiesta
per truffa e corruzione ai danni dell’istituto che presiede
aureato in Storia Medievale,
giornalista parlamentare di
lungo corso, lavora in Rai
da quasi vent’anni e più precisamente dal 1996. Già caporedattore
del Gr Parlamento, dal 2009 al
2014 è stato vicedirettore del Giornale Radio e di Radio1. Lui è
Paolo Corsini, presidente di “Lettera 22”, associazione nazionale
che riunisce circa 400 giornalisti
e operatori impegnati a qualsiasi
titolo nel campo dell’informazione.
Un professionista serio e preparato,
uno che non si meraviglia più di
tanto del comportamento dei vertici
Inpgi nell’incredibile vicenda che
vede coinvolto l’autore Gianfranco
Gatta. Visto che nella sua qualità
di sindacalista e consigliere di minoranza della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) da
L
anni combatte battaglie e promuove iniziative contro chi gestisce
in maniera quantomeno improvvida l’istituto di previdenza dei
giornalisti italiani. E che con il
Giornale d’Italia ripercorre tappa
per tappa gli scandali che si sono
susseguiti in questa triste storia,
puntando anche e soprattutto il
dito contro l’Inpgi. Quella che investe in derivati a Piazza Affari,
anche e pure con i soldi dei giornalisti. Ma che ha contribuito a
spedire in mezzo a una strada un
invalido al cento per cento. E che
è ora alle prese con uno tsunami
giudiziario che coinvolge direttamente il presidente Andrea Camporese.
Paolo Corsini, cronaca di una
vicenda paradossale. Con un malato trattato come una non per-
sona. Non c’è limite al peggio.
Ogni parola su questo caso sarebbe davvero superflua. E’ una
vicenda che si commenta da sola.
Se è vero che gli immobili dell’Inpgi
servono a garantire l’erogazione
delle pensioni a chi a quell’ente fa
riferimento, è vero pure che di
fronte a situazioni del genere bisognerebbe avere margine di discrezionalità. Soprattutto da parte
di un istituto la cui gestione fa
acqua da tutte le parti.
Si riferisce allo scandalo che rischia di travolgere il presidente
Camporese?
È notizia di questi giorni la richiesta
di rinvio a giudizio del pubblico
ministero di Milano Gaetano Ruta
per Andrea Camporese (e altre
persone, ndr). Coinvolto nell’inchiesta sul crac della holding
Sopaf fondata dai fratelli Magnoni
e sospettato di truffa e corruzione
proprio ai danni dell’istituto che
presiede. Ecco, credo che di fronte
a questi pesanti addebiti, certamente tutti da accertare, il mancato
affitto di un disoccupato che ha
subito un trapianto di fegato debba
essere messo quantomeno in secondo piano.
Tutta colpa dell’Inpgi?
In questo caso assolutamente sì.
Soprattutto dei vertici dell’Inpgi.
Che grazie pure alla gestione Camporese fa incetta di critiche. Con
lui alla guida dell’ente, le consulenze di vario genere si sono triplicate in otto anni. Solo il presi-
dente guadagna la bellezza di 255
mila euro l’anno e l’Inpgi getta
via ogni 12 mesi 1 milione e 400
mila euro per le spese e le indennità
degli organi sociali. Se ci fosse
stata una riduzione del 20% di
queste indennità, si sarebbero risparmiati 350 mila euro l’anno.
Una gestione che farebbe acqua
da tutte le parti e che si accanisce
quindi su persone completamente invalide?
Esattamente. Un vero e proprio
accanimento di fronte a cifre spaventose.
Buttano soldi al vento per emolumenti poco giustificati e conducono battaglie giudiziarie per
cacciare di casa un uomo malato.
Abbiamo capito bene?
Proprio così. Di fronte a casi limite
come quello che riguarda Gatta
l’Inpgi, alle prese con spese piuttosto allegre da parte dei vertici,
farebbe bene a chiudere un occhio
preoccupandosi di garantire seriamente le pensioni dei giornalisti
con rinnovi di contratti adeguati.
Come si fa a restare indifferenti
di fronte a un caso, certamente
più altisonante di altri analoghi,
che lascia davvero sgomenti?
Evidentemente questa vicenda
non è riuscita a entrare nell’immaginario del pietismo nazionale.
La foto di un bambino profugo
esanime sulla spiaggia ha suscitato
giustamente l’indignazione pubblica. Quella di un uomo e un
professionista perbene, che ha
subito un trapianto di fegato, lasciato solo in mezzo a una strada,
purtroppo non ha sortito lo stesso
effetto.
Il sindacato Fnsi ha condotto
battaglie sul tema?
Allo stato nessuna. E’ una sfida
che difficilmente potrà trovare soluzioni.
E l’opposizione come si sta comportando?
Più di esprimerci attraverso comunicati di solidarietà purtroppo
non possiamo fare. Prometto però
di portare alla luce questo tema
anche al prossimo consiglio nazionale dell’Fnsi. Intanto la speranza
è che le cose possano presto
cambiare e che nel 2016, attraverso
le elezioni dell’Inpgi, i vertici vengano finalmente mandati a casa.
F.Co.
5
Giovedì 22 ottobre 2015
ESTERI
MENTRE CONTINUANO I BLITZ RUSSI, LA SIRIA SI AVVIA AD UNA FASE NUOVA
Assad a Mosca prepara l’uscita
Il presidente siriano ringrazia Putin dell’apporto e parla insieme a lui di una soluzione pacifica alla crisi
di Robert Vignola
on solo raid. Il ruolo della
Russia nella soluzione
della crisi siriana passa
anche e soprattutto attraverso i corridoi diplomatici che l’azione delle forze armate di Putin nel Medio Oriente
ha agevolato, rompendo la fase di
preoccupante stallo che si registrava
ormai da un anno e mezzo.
Ieri, una nuova dimostrazione della
centralità dell’Orso nello scacchiere
mediorientale: la visita di Assad a
Mosca. Con un riconoscimento da
parte del presidente siriano: se
non fosse stato per la Russia di
Putin, l’Isis e gli altri gruppi terroristici che operano nella sua nazione
avrebbero “occupato territori molto
più vasti”. Assad ha inoltre espresso
“enorme gratitudine a tutte le autorità della Federazione russa e al
popolo russo per l’aiuto che forniscono alla Siria”.
Certamente lo scopo della visita
non era tuttavia quello di portare i
pur doverosi ringraziamenti. Ormai
da giorni alcuni tra gli osservatori
più attenti delle vicissitudini di quella parte del mondo ritengono che,
di pari passo con il ridimensionamento dei sanguinari gruppi della
N
cosiddetta “opposizione siriana”,
Mosca si stia facendo anche soprattutto portavoce della necessità
di studiare una exit strategy, che
possa quindi anche portare ad un
passo indietro da parte del leader
siriano. Vanno allora lette in controluce le dichiarazioni rilasciate
in Russia: Assad ha affermato che
“tutti i passi politici intrapresi dalla
Federazione Russa sin dall’inizio
della crisi hanno evitato agli eventi
in Siria” di raggiungere un livello
“ancora più tragico”. Il presidente
siriano ha poi aggiunto che “naturalmente ognuno capisce che ogni
azione bellica prevede dei passi
politici ulteriori: obiettivo comune
per tutti deve essere quello di vedere il popolo siriano nel futuro
del proprio paese”.
Dal canto suo, il presidente russo
Putin ha ancora una volta sottolineato
che la Siria lotta praticamente da
sola contro il terrorismo e che Mosca
è pronta a dare un contributo non
solo nei combattimenti nella lotta al
terrorismo in Siria, ma anche nel
processo politico successivo. “Siamo
pronti a fare tutto ciò che è in nostro
potere - ha sottolineato il leader del
Cremlino - non solo nella lotta contro
il terrorismo ma anche nel processo
politico che seguirà, restando sempre in contatto con le altre potenze
mondiali e con i paesi della regione
interessati a trovare una soluzione
pacifica del conflitto”.
La possibile cessione del potere
da parte di Assad è insomma sul
tavolo, anche se sicuramente condizionata al mantenimento dell’integrità territoriale siriana e alla totale disintegrazione di quelle sacche
di cosiddetta opposizione che fanno
capo ad Al Qaeda da una parte o
all’Isis dall’altra: praticamente tutte.
A tal proposito, dal fronte, la potenza
di fuoco russa ha ieri colpito altri
83 obiettivi, agevolando quella risalita delle forze regolari di Damasco. Putin ha un progetto e lo
sta portando avanti: una chiarezza
che fa impallidire gli oscuri contatti
tra Turchia e Ue, tra Usa e gruppi
di ribelli che continua a contraddistinguere le politiche della ex “parte
democratica” del mondo.
ANCORA DISORDINI DI NATURA ETNICA NEL CUORE DELL’EUROPA
Rivolta zingara, la Francia brucia
Fiamme e scontri nell’Isère per il funerale del fratello
negato a un detenuto: è la seconda volta in poche settimane
er la seconda volta in pochi
mesi, la Francia fa i conti
con le rivolte messe in
campo dagli zingari. Se poche
settimane fa a essere messa a
ferro e fuoco fu l’autostrada che
collega Parigi al nord del Paese,
stavolta l’epicentro della rivolta
è stata Moirans, la cittadina nel
P
dipartimento francese dell’Isère.
All’origine delle violenze incendiarie ci sono circa un centinaio
di “Gens du Voyage”, lo statuto
con cui vengono definite le popolazioni nomadi di Francia.
Quando la giustizia ha rifiutato
al loro amico Mike, 24 anni, un
permesso speciale di uscita dal
carcere di Aiton, in Savoia, per
assistere ai funerali del suo fratellino Steevy - morto nel fine
settimana in un incidente stradale
a bordo di un’auto rubata - non
ci hanno visto più. In massa
sono scesi in strada, col passamontagna, bruciando pallet in
legno, appiccando il fuoco alle
auto in sosta lungo la ferrovia,
prima di riversarsi in stazione e
bloccare i treni tra Lione e Grenoble. Nel frattempo un altro
gruppo di rivoltosi aveva bloccato
una strada provinciale in entrambe le direzioni, paralizzando
di fatto i collegamenti intorno
alla cittadina.
Tutto ciò non è servito: lo Stato
non si è piegato e il giudice di
Grenoble ha nuovamente respinto
in appello la libera uscita di Mike.
Ma la tensione resta altissima.
L’ormai fragile governo transalpino ha spedito sul posto circa
duecento agenti per evitare il
riaccendersi delle sommosse incendiarie. Dopo la condanna del
premier, Manuel Valls, il ministro
dell’Interno, Bernard Cazeneuve,
ha promesso “estrema fermezza”
nei confronti dei responsabili.
Ma la famiglia nomade non ha
certamente contribuito a spegnere i bollori. Furiosa, la madre
Adele Vinterstein ha fatto annullare i funerali del figlio. “Farò
venire il feretro qui. Non si muoverà fino a quando Mike non
potrà venire”, ha protestato la
donna che ha addirittura convocato una conferenza stampa.
“Mio figlio non è un cane - ha
aggiunto - Aveva il diritto di vedere il fratello per un’ultima volta”. Quanto alle violenze, Adele
Vinterstein assicura che “era l’unico modo per farsi sentire”.
Meno bellicoso l’avvocato del
detenuto, Ronald Gallo, che è
andato in televisione lamentando
come si sia rifiutato “a un ragazzo
di andare a piangere sulla tomba
del fratello”. Intanto però la polemica politica monta in tutta la
Francia.
R. V.
NETHANYAU ARRIVA A GIUSTIFICARE HITLER PUR DI INCOLPARE I SUOI NEMICI DI OGGI
“L’Olocausto? Colpa dei palestinesi”
n’entrata a gamba tesa sulla storia, da
una tribuna particolarmente delicata
come il Congresso Sionista, in un momento peraltro assai delicati nei rapporti
con i palestinesi. Non si è certo placata la
bufera su Benjamin Netanyahu, secondo il
quale Adolf Hitler non aveva alcuna intenzione
di sterminare gli ebrei, voleva solo espellerli,
ma fu convinto dal muftì palestinese Haj
Amin al-Husseini. Secondo Netanyahu, in un
incontro avvenuto nel 1941 a Berlino, il muftì
di Gerusalemme disse al leader nazista: “Se
tu li espelli, verranno tutti qui (in Palestina)”.
Allora, secondo Netanyahu, Hitler gli chiese:
“Cosa dovrei fare con loro?”. E la risposta
del muftì sarebbe stata: “Bruciali”.
U
Ovviamente l’opposizione israeliana è insorta
e ne ha approfittato per questioni di politica
interna. “C’è un limite alla deformazione
della storia: queste affermazioni fanno il
gioco dei negazionisti dell’Olocausto», ha
attaccato il leader dell'opposizione israeliana
Itzjak Herzog. Un altro deputato, il laburista
Itzik Shmuli, ha chiesto che il premier si
scusi con i sopravvissuti all’Olocausto. “Il
capo del governo israeliano al servizio dei
negazionisti! Questo non si era mai visto finora. Non è la prima volta che Netanyahu
deforma la storia però una frottola di questa
caratura è veramente nuova”, ha affermato.
Erano comunque affermazioni lanciate nell’evidente scopo di far crescere la rabbia
dell’opinione pubblica israeliana contro i
palestinesi, davanti alla crescente tensioni
della cosiddetta “intifada dei coltelli” che
sta insanguinando le strade della Terra Santa.
“Gli sforzi palestinesi contro il regime nazista
sono profondamente radicati nella nostra
storia”, ha affermato il segretario generale
dell’Organizzazione per la liberazione della
Palestina (Olp), Saeb Erekat, in un comunicato.
“La Palestina non li dimenticherà mai, anche
se sembra che il governo estremista di Netanyahu lo abbia fatto. A nome delle migliaia
di palestinesi che hanno combattuto assieme
alle truppe alleate in difesa delle giustizia
internazionale - ha aggiunto - lo Stato di Palestina denuncia quelle affermazioni, moral-
mente indifendibili e diffamatorie”. Con le
sue dichiarazioni “Netanyahu ha incolpato i
palestinesi dell'Olocausto, assolvendo completamente Adolf Hitler dall’odioso e inaccettabile genocidio del popolo ebraico”.
Queste affermazioni, ha concluso Erekat,
“hanno l’effetto di approfondire le divisioni
in un momento in cui una pace giusta e duratura è più necessaria che mai”.
R. V.
6
Giovedì 22 ottobre 2015
ESTERI
INCURSIONI AEREE SU UN PICCOLO ARCIPELAGO CHE PECHINO CONTINUA A RIVENDICARE
Cina e Giappone di nuovo ai ferri corti
L’aviazione di Tokyo in pochi mesi ha risposto con ben 117 voli “dissuasivi”
SPARI SU CORTEI NON AUTORIZZATI, QUATTRO MORTI
Violenze in Congo per fermare
la rielezione del presidente
l primo bilancio, dunque ancora provvisorio, dell’intervcento della polizia
in due città del Congo recita di
almeno quattro morti, dieci feriti e 16
arresti. La polizia è intervenuta a Brazzaville e a Point-Noire per disperdere
due cortei, non autorizzati, indetti per
impedire un referendum che aprirebbe
la strada a una rielezione del presidente
Denis Sassou-Nguesso.
Il ministro degli Interni Taymond Mboulou ha poi aggiunto che sono state date
alle fiamme cinque abitazioni di dirigenti
politici e saccheggiati numerosi negozi.
Le violenze si sono verificate in coincidenza con un''iniziativa di ''disobbedienza
civile'' indetta dal Frocad, un’alleanza
Front republicain pour le respect de
l'ordre constitutionnel et l'alternance
I
ra luglio e settembre,
l'aviazione giapponese ha
dovuto contrastare un crescente numero di minacce da parte di aerei cinesi
nei pressi o direttamente dentro lo
spazio aereo considerato territoriale
delle isole Senkaku/Diaoyu, che la
Repubblica popolare cinese reclama
come proprie in modo sempre più
aggressivo. Secondo i dati del mi-
T
nistero della Difesa, ripresi dall’agenzia Dire, sono state ben 117
le occasioni in cui gli aerei giapponesi sono decollati in funzione dissuasiva, contro le 103 dello stresso
periodo del 2014. Tokyo teme che i
decolli possano nell'ultimo trimestre
superare quelli del periodo ottobre-dicembre 2014 che furono 164.
Il ministero non è entrato nel dettaglio delle ragioni delle azioni dis-
suasive e nemmeno sulle caratteristiche delle iniziative cinesi, ma la
situazione segnala una tendenza
preoccupante, che ormai da anni
vede confrontarsi su uno spazio marittimo limitato del Mar cinese orientale - peraltro in buona parte reclamato da Pechino, come pure il Mar
cinese meridionale- le rispettive
marine e aviazioni militari, con il rischio crescente di uno scontro ar-
mato dagli effetti imprevedibili.
Anche per questo, la settimana scorsa, il primo ministro giapponese
Shinzo Abe e il ministro degli Esteri
cinese Yang Jiechi hanno siglato un
accordo per un meccanismo di comunicazione che attivi contatti immediati ed eviti incomprensioni tra
le due parti in situazioni di emergenza. Sul fronte settentrionale, invece, quello con la Russia con cui
resta aperto il contenzioso sulle
isole Kurili occupate dalle truppe
sovietiche negli ultimi giorni del
conflitto mondiale, i voli d''emergenza in risposta a potenziali minacce sono scesi nel terzo trimestre
di quest''anno a 43, dai 51 del 2014,
confermando un trend positivo.
democratique (Frocad).
Attraverso i cortei gli organizzatori volevano ottenere la revoca di un referendum costituzionale in programma domenica prossima che potrebbe eliminare
il limite di due mandati consecutivi alla
guida dello Stato, in vista delle elezioni
del prossimo anno.
Pascal Tsaty Mabiala, segretario generale
dell'Union panafricaine pour la de'mocratie sociale (Upads), uno dei partiti
che compongono il Frocad, ha rilanciato
dopo gli scontri di un appello a "un''insurrezione pacifica popolare" sempre
per fermare Sassou-Nguesso.
Il presidente, oggi settantaduenne, aveva
guidato la Repubblica del Congo dal
1979 al 1992 ed è poi tornato al potere
nel 2002.
Per la Cina c’è comunque un altro
problema internazionale: dirigenti
cinesi avrebbero infatti versato tangenti o promesso contropartite per
ottenere concessioni petrolifere in
Angola: su questa ipotesi verte un'inchiesta che si sta sviluppando nella
Repubblica popolare a seguito dell'arresto di un ex presidente della
compagnia statale Sinopec e di un
intermediario. Gli inquirenti –riferisce Dire/Misna - si stanno concentrando sul periodo compreso
tra il 2007 e il 2011. In questo arco
di tempo Su Shulin, al momento dell''arresto governatore della provincia
costiera di Fujian, avrebbe pagato
le concessioni petrolifere più di
quanto ufficialmente dichiarato.
SONO BEN 65MILA QUELLI IN ATTESA, MA ANCHE QUESTA VOLTA NE VERRANNO SORTEGGIATI SOLO 400
Sudcoreani in lista per incontrare i familiari del Nord
Il regime comunista permette solo brevi visite propagandistiche e supercontrollate
incontro in corso tra familiari separati dai tempi del conflitto coreano
(1950-53) non è una novità anche se un evento raro e a rischio fino a poche ore prima
del suo avvio l’altro ieri mattina- ma certamente per i protagonisti ha il segno dell'unicità.
Sono infatti 65mila i sudcoreani,
ottantenni in maggioranza, che
sono in lista per incontrare un
loro congiunto, ma anche questa
volta poco meno di 400 individui
dai due paesi sono stati sorteggiati per l'iniziativa che si
concluderà oggi nella località
turistica del monte Kumgang,
in Corea del Nord, a poca distanza dalla zona smilitarizzata
che separa i due paesi. Il secondo incontro in cinque anni,
segue quello del febbraio 2014
e come il precedente non ha
mancato di risentire del clima
tra i due paesi, che alterna aperture e chiusure, ma soprattutto
è ormai dominato dalla crescente aggressività e capacità
tecnologica del Nord, in grado
L’
MESSICO - DOPO LE PRESSIONI INTERNAZIONALI
Ripartiranno le ricerche
dei 43 studenti scomparsi
l Messico ha raccolto le raccomandazioni della Commissione interamericana per i
diritti umani e ha quindi deciso
di riaprire le ricerche dei resti
dei 43 studenti scomparsi nel
2014, utilizzando anche droni e
tecnologia satellitari.
Le autorità messicane hanno comunque precisato che non sarà
permesso al gruppo di esperti
di interrogare direttamente il personale militare.
Un membro della Commissione,
la colombiana Angela Buitrago,
ha poi aggiunto: "Abbiamo deciso
di rilanciare le indagini con le
autorità competenti, con una
strategia basata sulle linee tracciate dal gruppo, compreso l'uso
della tecnologia, la mappa delle
tombe e altri siti individuati, e
I
di produrre missili balistici sempre più sofisticati e- si teme- di
poterli dotare di un numero limitato di atomiche tattiche.
Sono milioni i coreani separati
dagli eventi bellici e dalla persistenza del regime del Nord,
unica dinastia comunista al
mondo che al fondatore Kim
Il-sung, ha visto succedere il
figlio Kim Jong-il e, dal 2011,
il giovane Kim Jong-un. In questa occasione, tuttavia, solo
389 sudcoreani di 96 famiglie
hanno passato il confine in
autobus per incontrare 141
nordcoreani con cui avranno
sei incontri per complessive
12 ore. Una iniziativa fortemente coreografata, di alto
impatto mediatico ma anche
sottoposta a uno stretto con-
trollo dei sistemi di sicurezza
dei due paesi. Un ulteriore
incontro seguirà da sabato a
lunedì prossimi, e coinvolgerà
circa 250 sudcoreani e un numero ancora incerto di congiunti nordcoreani. Quello in
corso è il 20° incontro diretto
di familiari dal 2000 a cui si
sono alternati sette incontri in
(Dire)
videoconferenza.
stabilendo un percorso di azioni
concordate con i parenti".
La scomparsa di 43 studenti di
una scuola rurale, il 26 settembre
2014, ha rappresentato uno dei
casi più spinosi per il governo
del presidente Enrique Peña Nieto.
I familiari degli studenti hanno
rifiutato la versione delle autorità,
secondo le quali le forze di polizia
avrebbero arrestato i giovani,
per poi cederli a un cartello della
droga, che li avrebbe uccisi e
bruciati.
Il rapporto della Commissione
interamericana mette invece dubbio la ricostruzione ufficiale degli
omicidi e dei roghi dei cadaveri,
affermando che l'inchiesta è stata
negligente e non condotta a dovere da parte delle autorità statali
messicane.
7
Giovedì 22 ottobre 2015
STORIA
ELEMENTI DI CULTURA FASCISTA, 1932
Patria, Nazione, suolo e storia
Viaggio nel tempo attraverso le carte ingiallite: parliamo oggi di un antico libro a cura di Balbino Giuliano
di Emma Moriconi
ominciamo un nuovo
viaggio nella storia e
questa volta lo facciamo sfogliando le pagine ingiallite di un
vecchio volumetto, stampato nel
1932, dal titolo "Elementi di Cultura Fascista", a cura di Balbino
Giuliano. L'autore premette che
"se ci accorgeremo di portare
con questo lavoro un troppo
esiguo contributo, ci consoleremo pensando che anche il
poco conta ed acquista un maggior valore quando è offerto
con volontà buona all'Italia".
Si comincia con un concetto fondamentale della cultura fascista,
la Patria. E infatti l'autore scrive:
"non è possibile tracciare le linee
di un sistema d'educazione politica, per quanto modesto, senza
cominciare con un breve cenno
che valga in qualche modo a
fermare nella sua essenza permanente quest'idea di Patria, che
è così viva nei nostri cuori e ha
avuto così diversi significati nel
corso della Storia". Quindi procede con un'analisi: "Come ognuno sa, la parola Patria deriva da
'pater', dalla parola cioè che significa il capo della famiglia: donde appare
che originariamente la Patria s'identificava colla
famiglia. Ma in seguito l'idea di Patria ha significato un più ampio vincolo che supera i limiti
della immediata unità di generazione. Noi possiamo scorgere questa unità di Patria nella
'gens' o nella tribù, o in un gruppo, comunque
denominato, di diverse famiglie strette fra loro
da affinità di sangue. Noi possiamo in un momento storico posteriore scorgere l'unità di
Patria nell' 'urbs', nella 'civitas', nel Municipio,
nel Comune, cioè in un gruppo di famiglie di
tribù o di genti, che vivano accanto, entro una
C
stessa conta di mura, sotto una stessa potestà
sovrana. E possiamo scorgere ancora un'altra
volta l'unità di Patria in un gruppo di più città
fra loro congiunte da un qualsiasi vincolo ideale,
ed oggi finalmente sentiamo la Patria nella nazione. Per i Francesi è la Francia, per i Tedeschi
è la Germania, per gl'Inglesi è l'Inghilterra, e
via dicendo, e per noi è questa nostra Italia,
bella e gloriosa sopra tutte le altre nazioni".
Così pone una domanda: in che cosa consiste
l'essenza della Patria e del vincolo che ad
essa ci lega indissolubilmente? Il ragionamento
che fa Giuliano è complesso, per semplificare
riferiremo solo i passaggi principali, tentando
di entrare nella sua filosofia. Dice in buona sostanza che occorre all'uomo tracciare nella
totalità del genere umano "una corrente più
ristretta e più nostra, che possieda una speciale
affinità di caratteri e d'interessi, che rappresenti
per ogni individuo la realtà di un passato e l'idealità di un avvenire. Orbene questa particolare tradizione storica - continua - questa
particolare corrente della vita umana è rappresentata da due forme di società, la famiglia
e la Patria, che hanno potuto identificarsi in un
primo momento iniziale della storia, ma subito
Una comune forma di coscienza
“La grandezza del passato è un incitamento per chi senta
la responsabilità che la grandezza del passato impone”
osì ecco affiorare i concetti di "suolo e storia",
dove il suolo è concepito come "un primo elemento necessario e costitutivo della Patria", perché
su di esso vive la popolazione "che si sente unita in
una comune forma di coscienza". Il "suolo", secondo
il sentire dell'epoca, è un
elemento molto importante:
"Senza dubbio - dice l'autore
- vi è rispondenza fra la forma della terra e l'indole degli abitanti: anzi certi caratteri particolari per cui si
distingue un popolo corrispondono precisamente a
certi caratteri particolari
per cui si distingue il Paese.
La sua posizione geografica
rispetto agli altri Paesi dice poi - e rispetto al mare,
C
la struttura delle montagne,
la direzione dei fiumi e la
loro quantità d'acqua, il clima e la capacità produttiva
del suolo non possono non
influire sulle attitudini degli
abitanti, sullo sviluppo e
sulle tendenze della loro attività e della loro vita in genere. Le condizioni della
terra e la varietà del paesaggio possono offrire alla
popolazione maggiore o minore incitamento al lavoro,
alla produzione e quindi al
progresso culturale, e possono anche influire sulla formazione di particolari atteggiamenti dello spirito e
persino della coltura. Vi
sono evidentemente - commenta quindi - determinate
zone con limiti precisi e
peculiari caratteri, che co-
stituiscono delle unità geografiche con una loro individuale fisionomia, che in
qualche modo corrisponde
alla individuale fisionomia
della popolazione e alla sua
unità tecnica". Il ragionamento è lungo, impossibile
riferirne qui nella sua interezza. Un passaggio però è
squisitamente indicativo del
sentimento, dunque lo proponiamo: "Le ricchezze del
suolo giovano ad una popolazione laboriosa e intelligente, ma sono inutili a
chi non abbia la sufficiente
capacità di usarne e talora,
nelle mani di ignavi possono persino essere ragione
di decadenza. Viceversa
può anche darsi che la povertà del suolo tempri l'ingegno ed il carattere di una
popolazione, susciti in essa
più viva luce d'intelligenza
e maggior ardimento d'iniziative. La grandezza del
passato è un incitamento
per chi senta la responsabilità che la grandezza del
passato impone, ma non
giova a nulla e può anzi
smorzare le virtù combattive di reazione in chi non
senta quelle responsabilità.
Una sventura può talvolta
avvilire una nazione fino a
fiaccarne la fibra e disgregarne la compagine ideale.
Altra volta invece una sventura può trasformare d'un
tratto in uno strumento di
vittoria se essa susciti nell'anima un'onda nuova di
energia e vi accenda l'amore di un ideale".
[email protected]
si sono distaccate con propri caratteri e propri compiti. La famiglia
è la sacra unità creata da due esseri umani, che in nome dell'amore
si fanno reciprocamente dono di
se stessi per la propagazione della
vita, per sopravvivere a se stessi
nella loro creatura. In un certo
senso questa società famigliare,
tutta chiusa in una trinità di persone
e di affetti, che ha per compito la
propagazione della vita, per sua
unica legge una reciproca assoluta
volontà di bene, ci si presenta
come la forma di società perfetta,
che porta evidente il segno della
superiore verità divina". Dunque
la famiglia come perno della società, come "fondamentale forma
di società che ha per compito
oltre la propagazione della vita,
la prima formazione della struttura
fisica e spirituale dell'individuo,
mentre la Patria è una società in
cui si esprime una essenziale forma della coscienza umana, un
modo di pensare e di sentire che
può essere comune a tutto un
gruppo di individui e di famiglie:
nella Patria infatti l'uomo non trova
più l'assistenza assidua che gli è
necessaria per la battaglia della
vita, ma trova invece la solidarietà
che gli occorre per svolgere tutta
la sua persona e collaborare all'attuazione di
un ideale di comunità".
Passa poi ad esaminare il concetto di Nazione,
e dice tra l'altro: "Per aumentare la nostra individualità, cioè per essere più uomini, noi
dobbiamo essere più italiani". Una breve frase
che però rende l'idea del sentimento nazionale
perfettamente aderente all'atmosfera diffusa
all'epoca di cui trattasi. Tant'è che aggiunge:
"Ed a misura che questo sentimento d'italianità
si affievolisce, si affievolisce anche la forza i
pensiero e d'azione e si è così meno individui
e meno uomini".
8
Giovedì 22 ottobre 2015
DA ROMA E DAL LAzIO
IL PRIMO CITTADINO VORREBBE RITIRARE LE DIMISSIONI PER PRESENTARSI IN AULA GIULIO CESARE
Marino va alla conta?
Sfiducia in cassaforte
REGIONE LAZIO, STORACE PRESENTA UN’INTERROGAZIONE
Sanità ko, “Centri assistenza
handicap verso il collasso”
Renzi richiama i consiglieri: pronte le dimissioni. Volano i piatti
tra Cattoi e Esposito. Frattasi in pole per il ruolo di commissario
ono ore concitante in Campidoglio. Il possibile passo indietro di Ignazio Marino ha infastidito parecchio Matteo Renzi.
Il premier-segretario è passato
quindi al contrattacco, chiedendo un ulteriore sacrificio ai consiglieri del Partito
democratico. Il dogma: se il sindaco
decidesse di tornare sui suoi passi e
presentarsi in Aula Giulio Cesare per
verificare una maggioranza, i dem sarebbero pronti a dimettersi in blocco.
Ormai è un’esperienza conclusa. Renzi
è stufo. Non ne vuole più sapere. Numeri
che, alla mano, comunque non ci sarebbero. Il faccia a faccia dell’altro ieri
con il commissario Orfini, ha convinto
tutti i consiglieri capitolini, compresi i
dieci dissidenti della prima ora.
Il sindaco non arriverebbe alla soglia
dei 25 consiglieri, vale a dire la maggioranza minima sui 48 totali. Con lui
potrebbero restare i 5 della Lista civica
che porta il suo nome (Franco Marino,
Luca Giansanti, Sletana Celli, Rita Paris
e il radicale Riccardo Magi). Del resto
un’apertura è arrivata anche da Sel
(Gianluca Peciola, Gemma Azuni, Annamaria Cesaretti e Imma Battaglia),
fortemente critica da quando è stata
defenestrata dall’ultimo rimpasto che,
in teoria, avrebbe dovuto aprire la tanto
annunciata “fase due” di Marino-Orfini.
Un passo non scontato e non condiviso
da Nichi Vendola, il quale sostiene ormai
S
che il rapporto del chirurgo con la città
è esaurito.
Un ipotetico appoggio esterno potrebbe
giungere da Mino Dinoi, membro del
gruppo misto, eletto nella Lista Marchini.
Marino si fermerebbe a quota 10, 11
con il suo voto che però non potrebbe
partecipare in un’eventuale mozione di
sfiducia, anche se non sembra una pista
percorribile. Ricapitolando: 11 su 48,
neanche un terzo del Consiglio comunale.
Marino sta tentando di fare quadrato
intorno a sé richiamando i pochi fedelissimi, tra i quali spicca Alessandra Cattoi. L’assessore al Patrimonio, con cui il
sindaco ha fondato l’associazione “Imagine”, risucchiata nei canoni di affitto
irrisori di Affittopoli, ha parlato del futuro
ai microfoni di Sky tg 24: “Dovremmo
SPUNTA L’ENNESIMA MAGAGNA
Eur: doppio incarico
L’opposizione insorge
pposizione pronta a
sollevare un altro caso
nomine in seno alla
Regione Lazio. "Abbiamo
presentato una interrogazione alla Regione Lazio firmata
anche da altre forze di opposizione (Ncd, La Destra,
Lista Storace, Fratelli d'Italia
e Gruppo Misto), in merito
alle problematiche riguardanti Eur spa, società partecipata al 90% dal Mef, che
sono emerse anche durante
l'audizione del sottosegretario De Micheli in commissione bilancio alla Camera.
Vorremmo avere chiarimenti,
soprattutto in termini di trasparenza, per quanto riguarda la figura di Gianluca Lo
Presti, confermato nel ruolo
di Amministratore delegato
il 28 agosto scorso, il quale
dopo un periodo di aspettativa di oltre due anni, è tornato a lavorare in qualità di
dirigente presso Lazio innova
spa, società controllata della
regione Lazio. Adesso, il
manager ricopre contemporaneamente i due incarichi,
presso Eur spa e Lazio innova". Lo dichiara in una
nota il capogruppo di Forza
O
Italia della regione Lazio Antonello Aurigemma. "Vogliamo sapere se i due ruoli
sono incompatibili e se Lo
Presti percepisce una doppia
remunerazione - prosegue Inoltre, chiediamo alla Regione di riflettere sul fatto
che, in vista anche delle importanti sfide in tema di sviluppo locale che vedranno
tra le protagoniste Lazio innova, forse sarebbe più opportuno avvalersi di un dirigente non a mezzo servizio.
Quindi, sarebbe auspicabile
che il dirigente rinunci a
uno dei due incarichi. E ancora: siamo alle solite. Anche in questo caso siamo
di fronte all'ennesimo episodio dove la trasparenza
resta soltanto uno slogan
per Zingaretti. Il governatore, con il suo immobilismo
e pressappochismo, continua a portare avanti scelte
scriteriate, e poi non c'è da
meravigliarsi di eventuali
bocciature da parte delle
autorità competenti, come
l'Anac sul commissario dell'Ipab di Gaeta. Noi lo ripetiamo: in questo modo Zingaretti va a sbattere".
chiedere a lui se avrà voglia di continuare
la sua esperienza politica. In questo
momento penso sia prematuro”.
Parlando degli errori commessi, Cattoi
fa un mea culpa: “Ci siamo concentrati
sui conti del Campidoglio abbiamo aggiustato un debito di 800 milioni e forse
in quel momento ci siamo dimenticati
dei servizi. Sì è pensato più ai conti di
Atac che a far circolare meglio gli autobus”, ha confidato.
Critiche che ricadono direttamente sia
sul renziano Guido Improta, ex assessore
alla Mobilità, e sull’attuale delegato, peraltro dimissionario, Stefano Esposito,
senatore dem e uomo chiave della sfiducia dopo la commedia sulle spese
sostenute dal sindaco. Che ingaggia
una diatriba con la collega: “La vicenda
scontrini è solo l’ultimo di una serie di
errori politici in cui la stessa Cattoi ha
delle responsabilità”, ha tagliato corto.
Il 2 novembre si avvicina, giorno in cui
Marino non sarà più primo cittadino
della Capitale, qualora non dovesse ritirare le sue dimissioni. L’aria è irrespirabile. Continuano a volare i piatti sia
nel Pd che nella giunta monocolore.
Intanto c’è chi sta pensando all’immediato futuro. Il ruolo di commissario sarà
probabilmente affidato a Bruno Frattasi,
ex prefetto di Latina. Una nomination
condivisa anche da super-prefetto Franco
Gabrielli.
Giuseppe Sarra
centri di assistenza dei disabili
della Regione Lazio sono ormai al collasso. Una situazione insostenibile di cui si è
reso portavoce Francesco Storace (La Destra), che ha presentato un’interrogazione al
presidente Nicola Zingaretti.
“Nella Regione Lazio sono oltre
settanta i “centri di riabilitazione
ex art. 26” religiosi e laici che
assistono circa 12.500 pazienti,
tra cui bambini, adolescenti e
anziani, con traumi e disagio
fisico, psichico e sensoriale”,
ha ricordato Storace.
Secondo quanto sostenuto dalla
“Federazione degli organismi
per l’Assistenza alle persone
disabili” e dall’“Associazione
religiosa istituti sanitari”, le tariffe regionali sono ferme al
2001 mentre, negli ultimi 15
anni si è assistito ad un aumento
dei costi pari al 57% e le giunte
regionali succedutesi dal 2007
hanno tagliato il budget del
18%. Tutte queste limitazioni,
comportano perdite di circa
80mila euro l’anno.
“Nei nuovi “contratti di accetta-
I
zione” - ha sottolineato il consigliere de La Destra - una serie
di norme capestro non solo limitano il diritto dei Centri a presentare ricorsi, ma vi sono una
serie di erronee interpretazioni
normative come l’attribuzione
della cosiddetta categoria di
“RSA di nuova istituzione” anche
a strutture ormai accreditate in
via definitiva, con conseguenti
limitazioni di la riduzione del
20% degli utenti trattabili”.
Per questo, Storace ha chiesto
a Zingaretti come “intenda adeguare l’offerta assistenziale e
semiresidenziale; scongiurare
il taglio del 20 per cento degli
utenti trattati; adeguare i budget
ai livelli essenziali di assistenza;
garantire agli enti gestori, in
seguito alla sottoscrizione dei
contratti di accettazione, l’eventuale presentazione di ricorsi
od osservazioni senza correre
il rischio di andare incontro
alla decadenza dei contratti medesimi; separare, per l’attribuzione dei budget, le Rsa di nuova istituzione da quelle strutture
accreditate in via definitiva”.
LA SCOPERTA IN COMMISSIONE TRASPARENZA
Il sindaco viaggiatore, spunta
un’altra carta di credito
E’ servita per il noleggio di uno schermo, di un impianto di amplificazione
e di un’auto (non presente ancora nell’estratto conto)
ltri elementi significati sulle spese sostenute da Ignazio Marino per il suo
viaggio in America. Un affaire di cui
si parlerà a lungo, oggetto di un’altra seduta
della commissione Trasparenza, presieduta
da Lavinia Mennuni (FdI).
Nella seduta di ieri, infatti, è emerso che
sono ben due le carte di credito utilizzate
nell’ultimo viaggio istituzionale - che non
doveva costare nemmeno un euro ai romani
- del sindaco tra New York e Philadelphia:
una intestata al primo cittadino (ancora non
riconsegnata, stando alla Tesoreria comunale), l’altra al suo cerimoniale.
Ma il plafond è sempre lo stesso per un
totale, già noto, di 50mila euro complessivi
(40mila su quella del sindaco e 10mila sulla
seconda).
La Commissione comunale ha audito il capo
cerimoniale del Campidoglio, Francesco
Piazza, insieme alla dirigente dipartimento
della VIII UO Tesoreria, Alessandra Boldrini,
e al viceragioniere generale, Marcello Corselli.
“Il 15 ottobre, alcuni giorni dopo la commissione, ho ricevuto dal responsabile dell’Ufficio di supporto attività Collegio dei Revisori Oref - ha ricostruito Mennuni - una
mail con la quale mi si chiedeva copia del
verbale della riunione e informazioni su un
A
seconda carta di credito, un bancomat di
riserva, di cui però non si è parlato durante
quella seduta. Sono rimasta quindi stupita
dell’esistenza di questa seconda carta”.
La scorsa commissione, come è noto, verteva
sulle spese di rappresentanza del sindaco.
“Non abbiamo mai parlato di un’altra carta
perché non ci era stato richiesto, carta che
comunque esiste”, è la posizione del capo
del cerimoniale, spiegando che la carta è
stata chiesta dal sindaco alla Ragioneria il
23 giugno, consegnata “al mio ufficio il 28
luglio e attivata il 22 settembre. Era una
carta aggiuntiva ed era appoggiata allo
stesso conto di quella del sindaco, per provvedere a eventuali spese di rappresentanza
o di missione”.
E’ uscita dal cilindro un’ulteriore carta di
credito. Tutto lecito, per carità…
Il capo del cerimoniale ha poi continuato:
“L’Oref ne è a conoscenza perché ne ha
avuto comunicazione dalla Ragioneria”, sottolineando: “Questa carta è stata riconsegnata
il 15 ottobre ed è stata estinta. Usata solo
nel corso della missione. Il conto è uno e
quindi l’estratto conto è cumulativo degli
importi spesi con le due carte”.
Ma quanto è stato speso con la seconda
carta? Altri “891 euro a Philadelphia per il
noleggio di uno schermo e di un impianto
di amplificazione per la presentazione fatta
ai mecenati”, ha rivelato Piazza.
Non è finita qui. “Poi c’è un’altra spesa per
il noleggio di una vettura per la logistica del
viaggio ma ancora non c’è nell’estratto
conto”, ha aggiunto.
La Boldrini, dal canto suo, ha ricostruito
che “il 9 ottobre, quindi una settimana prima
della richiesta inviata alla Commissione,
avevamo già scritto all’Oref in merito”.
Boldrini, però, è perplessa sulla richiesta
dell’Oref: “Come mai l’Oref abbia chiesto
alla Commissione informazioni una settimana
dopo averle già ricevute da parte nostra?”.
Fratelli d’Italia non molla. E dopo l’esposto,
grazie al quale la procura ha aperto un fascicolo, Mennuni ha concluso la commissione
affermando: “Ci riserviamo di studiare le
carte ricevute”.
9
Giovedì 22 ottobre 2015
ECONOMIA
L’INDAGINE DELL’ANTITRUST DELLA COMMISSIONE DI BRUXELLES. IL PRESIDENTE JUNCKER CHE FA?
Fisco, Ue contro Fiat e Lussemburgo
L’accusa: il gruppo ha ricevuto un vantaggio illegale. Il Granducato deve recuperare tra i venti
e i trenta milioni di tasse. Piccata la replica: “Nessun aiuto incompatibile con le norme europee”
Ue non ha dubbi.
La Fiat ha ricevuto
un vantaggio illegale dal Lussemburgo attraverso gli accordi
fiscali anticipati siglati fra il
Granducato e Fiat Finance &
Trade. E’ quanto ha stabilito
l’Antitrust della Commissione
europea al termine di una
lunga indagine sui tax ruling,
cioè la pratica che chiarisce
in anticipo il trattamento di
questioni fiscali internazionali.
“Il Lussemburgo deve recuperare fra 20 e 30 milioni di
euro da Fiat Finance & Trade”, è l’annuncio del commissario Ue alla Concorrenza,
Margrethe Vestager.
Dalla valutazione della Commissione emerge che se nel
caso di Fiat Finance & Trade
si fossero applicate stime per
il capitale e la remunerazione
conformi alle condizioni di
mercato, gli utili imponibili
dichiarati in Lussemburgo
sarebbero stati 20 volte maggiori. Ora l’ammontare esatto
delle tasse da recuperare dovrà essere determinato dalle autorità fiscali
lussemburghesi sulla base della
metodologia stabilita dalla Commissione.
Secondo le ricerche di Bruxelles,
l’accordo fiscale emanato dalle autorità lussemburghesi nel 2012 ha
conferito un vantaggio selettivo a
Fiat Finance & Trade pari a una riduzione indebita dell’onere fiscale
INDUSTRIA DELL’AUTO
L’
Alzacristalli difettosi:
Toyota corre ai ripari
ontinua il momento “no” dell’automobile. Anche la Toyota ha annunciato un maxi richiamo a livello
globale per 6,5 milioni di veicoli per la
sostituzione di un interruttore del sistema
alzacristalli difettoso che, in circostanze
particolari, potrebbe causare un corto
circuito. A darne notizia è stato il gruppo
automobilistico, secondo cui i richiami
riguardano circa 2,7 milioni di vetture
in Nord America, 1,2 milioni in Europa
e 600.000 in Giappone.
C
per almeno 20-30 milioni di euro
dal 2012 ad oggi.
D’altronde Fiat Finance and Trade,
con sede in Lussemburgo, fornisce
servizi finanziari, tra cui prestiti infragruppo, ad altre società del gruppo Fiat ed effettua una gamma ampia
e diversificata di operazioni per le
società del gruppo in Europa.
Quindi, sempre secondo la commissione, le attività di Fiat Finance
& Trade “sono comparabili a quelle
di una banca, i suoi utili imponibili
si possono determinare, come per
le banche, calcolando il rendimento del capitale impiegato dall’impresa per le attività di finanziamento”.
Ma il tax ruling siglato con il Lussemburgo “avalla una metodologia
artificiosa ed estremamente complessa che non è appropriata per
calcolare utili imponibili che riflettano le condizioni di mercato”.
Risultato? L’accordo fiscale “riduce
artificiosamente” i tributi pagati dal
gruppo. In particolare, a seguito di
una serie di ipotesi e di adeguamenti
al ribasso “ingiustificabili” dal punto
di vista economico, la base di capitale stimata ai fini del ruling fiscale
è “decisamente inferiore al capitale
effettivo della società”.
Di conseguenza Fiat Finance & Trade
ha pagato le tasse “solo su una piccola parte del suo patrimonio contabile effettivo e a una remunerazione estremamente bassa”.
Un affaire di cui si parlerà a lungo.
Il Lussemburgo ha già alzato le barricate, non convivendo la decisione
della Commissione europea. Tutto
In un messaggio Toyota precisa di non
essere a conoscenza di eventuali incidenti
causati dal componente difettoso, mentre
in Nordamerica un cliente avrebbe avuto
la mano ustionata sulla mano per via
della combustione avvenuta a causa di
un elemento lubrificato in maniera inadeguata. L’accumulo di sporco intorno
ai componenti elettrici dell’interruttore
potrebbe provocare un corto circuito e
il surriscaldamento del sistema con un
rischio combustione.
lecito. Nessun aiuto di Stato incompatibile con le norme dell’Ue, è
stata la replica piccata.
Per il Granducato, infatti, Bruxelles
“ha utilizzato criteri senza precedenti
per stabilire il presunto aiuto di Stato” e “non ha dimostrato in alcun
modo che Fiat Finance & Trade
abbia ricevuto vantaggi precisi con
riferimento al quadro normativo nazionale del Lussemburgo”.
Il ruolo determinante potrebbe essere giocato da Jean-Claude Juncker,
presidente della Commissione europea ed ex primo ministro del Lussemburgo. Il potente avvocato si
schiererà al fianco del suo Paese
d’origine o della Commissione Ue?
Oppure tenterà la strada della mediazione?
LA MULTINAZIONALE È LA PRIMA UTILITY DEL VECCHIO CONTINENTE A FAR PARTE DELL’ASSOCIAZIONE NO-PROFIT INDUSTRIALE
Enel aderisce al Green button
l Gruppo Enel è la prima
utility in Europa a far parte
del Green Button Alliance,
l’associazione no-profit industriale che aderisce all’appello
della Casa Bianca per facilitare
l’accesso ai dati dei consumi
elettrici, in un formato consumer e computer friendly.
In seguito all’adesione di Enel,
Livio Gallo, responsabile della
Direzione Infrastrutture e Reti
I
del Gruppo, è stato nominato
membro del board dell’associazione.
Enel testerà lo standard del
Green Button con i propri
clienti italiani, in particolare
su quelli dotati di Smart Info
e che partecipano ai progetti
Smart City L’Aquila, Puglia
Active Network e H2020 Flexiciency. Questi potranno scaricare, nel formato standard
del Green Button, i dati relativi
ai propri consumi di energia
in tempo reale e consultarli
attraverso software e applicazioni a loro scelta.
I clienti che parteciperanno
ai test del Green Button potranno scaricare i dati relativi
ai propri consumi elettrici
cliccando semplicemente
sull’icona Green Button Download My Data, disponibile
online all’interno dell’applicazione di Energy Management di Enel. Attraverso l’opzione Green Button Connect
My Data potranno autorizzare
la raccolta dati sui consumi
da parte di altre aziende senza
dover condividere le informazioni di accesso. In questo
modo sarà possibile migliorare e semplificare la raccolta
e analisi dei dati garantendo
la privacy degli utenti. Enel e
altre aziende del settore, come
quelle che stanno sviluppando
sistemi smart solution domestici, potranno utilizzare queste
informazioni per sviluppare
applicazioni specifiche nell’ambito dell’efficienza energetica e della domotica.
Lo standard del Green Button
, una volta implementato da
Enel e testato in collaborazione con l’Associazione, fornirà al Gruppo un vantaggio
competitivo rafforzando la
gamma di servizi a valore
aggiunto offerti ai consumatori.
Smart City L’Aquila è il risultato della collaborazione tra
Enel Distribuzione e le autorità
locali, avviata a dicembre del
2013, che ha come obiettivo
quello di fornire nuovi servizi
ai cittadini e all’amministrazione locale attraverso lo sviluppo della gestione e dell’automazione della rete elettrica, il miglioramento dell’integrazione alla rete dell’energia da fonti rinnovabili, l’installazione di una struttura di
80 punti di ricarica dei veicoli
elettrici e la distribuzione di
circa 43mila Smart Info.
Puglia Active Network è il programma lanciato da Enel Distribuzione nell’ambito del
secondo bando NER300 dell'Unione europea dedicato a
innovativi progetti dimostrativi
a basse emissioni. Enel Distribuzione sta avviando una
serie di interventi sulla rete
nelle zone meno abitate della
Puglia per l’integrazione dell’energia prodotta da impianti
rinnovabili, largamente presenti in queste aree. Enel sta
inoltre installando una rete di
258 stazioni di ricarica dei
veicoli elettrici in tutta la regione e distribuendo circa
30mila Smart info.
Il progetto H2020 Flexiciency
è stato lanciato nel febbraio
del 2015 nell’ambito del programma di ricerca della Commissione europea Horizon
2020 con l’obiettivo di unire
la flessibilità del mercato energetico europeo con l’efficienza
sfruttando le potenzialità degli
smart meter. Cinque sono i
progetti dimostrativi previsti
dal H2020 Flexiciency, uno
dei quali è il sistema di Active
Energy management sviluppato da Enel per la Smart
Grid di Expo 2015. I progetti
sperimentali di Enel servono
per dimostrare come l’accesso ai dati di consumo resi disponibili dagli smart meter
favorisca lo sviluppo di servizi
innovativi per i clienti, come
ad esempio il monitoraggio
avanzato dei consumi energetici. Il progetto di Enel coinvolgerà 5mila clienti.
10
Giovedì 22 ottobre 2015
DALL’ITALIA
CONTINUA A SOLLEVARE POLEMICHE L’EPISODIO AVVENUTO A VAPRIO D’ADDA
Non doveva neppure stare in Italia
Il malvivente ucciso da Sicignano era stato espulso nel 2013. Ma continuava a vivere e delinquere da noi
di Barbara Fruch
a una lunga lista di precedenti penali culminati
con un decreto di espulsione datato 2013. Un
provvedimento che ha
ignorato e ‘sbeffeggiato’ continuando
non solo a vivere in Italia, in particolare in Brianza, ma anche a delinquere.
A dimostrarlo sono state le drammatiche circostanze della sua morte:
ucciso mentre, assieme ad altri complici (che sono fuggiti), stava per
compiere un furto nella notte tra lunedì e martedì in una villetta a
Vaprio d’Adda, nel Milanese.
A permettere l’identificazione del
malvivente, un 22enne albanese,
che non aveva né documenti né
cellulare al momento in cui è stato
rinvenuto cadavere, è stata la denuncia di scomparsa presentata
dalla fidanzata dell’uomo nel pomeriggio di martedì.
Il giovane, secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Vimercate
e di Milano, era arrivato in Italia nel
2012 e poco più di dodici mesi
dopo era stato espulso.
Ma dal Bel Paese non era mai uscito.
A freddarlo, come noto, è stato il
proprietario della villetta, il pensionato sessantacinquenne Francesco Sicignano. L’uomo, che è indagato per omicidio volontario, ha
ammesso di essere stato svegliato
dai rumori e di aver sparato contro
il bandito con la sua arma, regolarmente detenuta.
Il 65enne è già stato interrogato diverse volte dai militari che stanno
cercando di ricostruire con esattezza
l’accaduto e di fare chiarezza su alcuni punti bui, come ad esempio la
posizione dell’albanese al momento
dello sparo.
È il pensionato infatti a trovarsi ora
sul banco degli imputati. Deve giustificarsi, chiarire cosa è accaduto.
Una “missione” non semplice se si
pensa che l’uomo è stato svegliato
nel cuore della notte ed ha agito
H
probabilmente d’istinto. Ha sparato
in casa, per difendersi, dice lui. Ma
la sua testimonianza non coincide
con i rilievi degli investigatoti.
Secondo le indagini dei carabinieri
coordinate dal procuratore aggiunto
di Milano Alberto Nobili e dal pm
Antonio Pastore il ladro sarebbe
stato colpito frontalmente con un
proiettile al cuore, mentre si trovava
sulle scale esterne dell’abitazione
e non era ancora entrato dentro
casa.
Gli inquirenti infatti non hanno trovato tracce di sangue all’interno
della casa, fatto che smentirebbe
quanto dichiarato dal pensionato al
pm. «Gli ho sparato dentro casa, lui
era minaccioso e poi si è trascinato
fuori sulle scale esterne ancora
vivo».
Lui non avrebbe nemmeno voluto
sparare ma lo ha fatto quando si è
trovato davanti nel buio una figura
con una torcia in mano (e una torcia
accesa in casa è stata affettivamente
trovata dai carabinieri). Lì sarebbe
partito un colpo. Poi ne ha esploso
ancora uno, o forse due, in aria, vedendo in giardino altre ombre fuggire. Quindi, rientrando, l’uomo ha
trovato il corpo a terra del primo
ladro, ha chiamato 118. «Non volevo
che morisse, non volevo», ha ripetuto
più volte, sconvolto e frastornato.
L’albanese era entrato da una finestra
dopo essersi tolto le scarpe e aver
infilato dei calzini sulle mani, per
non lasciare impronte. «Il mio assistito ha raccontato di aver visto l’ombra di un uomo nella cucina della
sua casa, e di avergli detto ‘cosa
stai facendo’ - ha spiegato l'avvocato
Antonella Pirro, difensore di Sicignano – a quel punto l’uomo invece
di allontanarsi gli è venuto incontro
come per aggredirlo e lui ha sparato.
Nella casa di Sicignano per ora è
stato trovato solo un proiettile inesploso: per questo saranno decisivi
gli esami balistici».
Intanto non accenna a placarsi la
polemica dell’intero centrodestra
contro l’imputazione di omicidio volontario che ha colpito Sicignano.
Martedì sera un centinaio di persone, tra esponenti di Fratelli d’Italia
Lombardia e semplici cittadini, si
sono radunate nella piazza centrale
ed hanno sfilato fin sotto casa del
pensionato in segno di solidarietà:
“Sei uno di noi”, ha urlato la gente.
Poi, tricolore alla mano, il corteo ha
intonato l'Inno di Mameli a squar-
ciagola e quando Sicignano e famiglia sono comparsi sul balcone a
salutare, è partito un lungo applauso.
L'uomo, barba bianca e maglione
rosso, ha alzato la mano per ringraziare la piccola folla, poi ha abbracciato moglie e figlio ed è rientrato
in casa.
Intanto la Lega ha annunciato un
presidio per la legalità e la sicurezza
oggi alle 17.30 di fronte al Tribunale
di Milano, a cui parteciperà anche
il segretario Matteo Salvini. «Noi dichiara il segretario milanese della
Lega, Davide Boni - siamo sempre
dalla parte della gente per bene.
Poter vivere tranquillamente nelle
proprie case, non è un optional ma
un diritto sacrosanto».
Sul caso è intervenuto nuovamente
anche il Governatore Roberto Maroni che dopo aver annunciato come
la Regione fornirà assistenza legale
al pensionato spiega: «Credo sia
una follia accusarlo di omicidio volontario, se l’imputazione rimane
questa c’è da reagire in qualche
modo. Fuori casa vuol dire sulle
scale di casa, cosa doveva fare questa persona? Fermarlo e chiedergli
se era armato e che intenzioni avesse? Stiamo parlando di una cosa
PESCARA
NAPOLI
Coppia di anziani rapinata
in casa da banditi dell’Est
ono entrati in casa di una
coppia di anziani e li hanno
costretti a consegnare loro
tutto ciò che avevano. Dal nord
al sud le razzie dei malviventi
continuano a colpire esercizi
commerciali così come abitazioni
private. L’ennesimo colpo a Pescara, in particolare a Spoltore,
dove vittime sono state un imprenditore edile 80enne e la
moglie. Gli anziani, all'alba, si
sono trovati in casa due malviventi. Forzata la porta di ingresso, i banditi si sono introdotti
all'interno dell'abitazione.
Dopo aver rovistato, sono andati
nella camera da letto e, con
modi bruschi, hanno svegliato
l'imprenditore e la moglie, costringendoli a consegnare denaro
contante, due orologi e macchine
che crea adrenalina, sono sentimenti
incontrollabili, non è che ti puoi fermare e ragionare. È una reazione
istintiva certo, ma è una reazione di
difesa di fronte a un’intrusione illecita».
A puntare le dita contro lo Stato è
invece il capogruppo della Lega
Nord in commissione giustizia a
Montecitorio, Nicola Molteni. «È evidente la responsabilità dello stato
in questa vicenda. In 4 anni di governi a trazione Pd, il partito di
Renzi ha cancellato il diritto alla sicurezza. Tagli alla polizia, svuota
carceri, depenalizzazioni, principio
della certezza della pena azzerato:
è così che il partito democratico ha
deciso di obbligare i cittadini ad
autotutelarsi per garantirsi la sopravvivenza».
In difesa del pensionato è sceso
anche Maurizio Gasparri (Fi). «La
vera vittima è una persona anziana
che ha visto se stessa e i suoi familiari
minacciati in casa da un ladro. E
che forse rischia addirittura un processo per essersi difeso con mezzi
legalmente detenuti. Che si tratti di
una disgrazia è evidente ed è incredibile che ci sia chi sta dalla
parte dei criminali e non delle vittime. L’accusa di omicidio volontario
è assurda».
Intanto il senatore Lucio Malan di
Forza Italia ha ricordato il ddl presentato da Furio Gubetti (FI) nel
2002. «Grazie alla legge 59 del 2006,
il codice penale specifica che è legittimo usare un'arma legittimamente detenuta per difendere la propria
vita, quella dei familiari e i propri
beni contro chi viola il domicilio».
Proprio come avvenuto a Vaprio
d’Adda. Peccato che per adesso
l’accusa per Sicignano resta di omicidio volontario, poi eventualmente
sarà riqualificata in legittima difesa.
Ma l’episodio sicuramente, non sarebbe avvenuto, se il 22enne albanese fosse stato espulso, come sancito dal provvedimento che lo aveva
colpito ben due anni fa.
S
Assaltano quindici farmacie:
due uomini in manette
n cinque mesi avrebbero commesso ben quindici rapine in
farmacie. È di questa accusa
che dovranno rispondere Francescoi Finelli, 33 anni, e Salvatore Mirabella, 33 anni, arrestati
dai Carabinieri della Compagnia
Vomero.
I colpi sono avvenuti tra novembre 2014 e marzo 2015,
come accertato durante indagini
coordinate dalla procura di Napoli. E proprio durante l’ultima
‘razzia’, il 14 marzo scorso, è
arrivata la svolta definitiva nelle
indagini. Finelli fu arrestato in
flagranza di reato. L'uomo era
sorvegliato a distanza da tempo
ed è stato poi bloccato all’interno
della farmacia “Sstuni” di via
Piscicelli.
L’irruzione del bandito armato
I
fotografiche. Il bottino in contanti
è di poche centinaia di euro,
mentre è di diverse migliaia di
euro il valore di quanto complessivamente asportato.
Solo lievi escoriazioni e tanto
spavento per l’uomo, medicato
sul posto da personale sanitario.
A condurre le indagini sono i
carabinieri della Compagnia di
Pescara, che stanno acquisendo
immagini e ascoltando i vicini
della coppia, e i carabinieri del
Nucleo Investigativo, che hanno
effettuato il sopralluogo. Secondo
le vittime i malviventi avevano
un accento dell’est. Risultano al
momento ricercati.
di pistola che terrorizza i clienti
e minaccia il titolare, era stata
anche ripresa delle telecamere
del sistema di sorveglianza. Poi
l’intervento dei militari che lo
hanno disarmato e immobilizzato.
Le indagini dei carabinieri hanno
reso possibile identificare e arrestare
anche il suo presunto complice,
Mirabella, l’uomo
che gli stava facendo da palo durante il colpo.
Le attività di riscontro partite
dall’acquisizione di
riprese da impianti
di videosorveglianza di farmacie e le indagini successive all’arresto dei due hanno
aggravato quadro probatorio ed
esigenze cautelari. I militari
avrebbero, infatti, accertato che
sarebbero ben 15 le farmacie
rapinate dai due uomini.
11
Giovedì 22 ottobre 2015
DALL’ITALIA
LA REGIONE DEL NORD-EST META DELLA ROTTA DAI BALCANI
Immigrazione, Friuli Venezia Giulia a rischio
Dalla Slovenia gli stranieri hanno facile accesso
Fratelli d’Italia organizza una manifestazione per sabato a Trieste
di Barbara Fruch
l Friuli Venezia Giulia rischia sempre di più l’invasione. Se le coste del sud
Italia sono bersagliate dai
continui arrivi via mare, a
puntare alla regione del nord-est
è la nuova rotta dai Balcani.
Con ungheresi che hanno innalzato sempre di più i “muri”, gli
immigrati si sono “guadagnati”
altre vie di fuga. Prima Croazia e
poi Slovenia, da dove hanno facile
accesso proprio in Italia, attraverso i valichi di Tarvisio, Gorizia
e Trieste.
Un allarme che era stato lanciato
oltre un mese fa dal deputato friulano Gian Luigi Gigli, del gruppo
parlamentare “Per l’Italia-Centro
Democratico”. «Le notizie provenienti dalla Slovenia confermano
la serietà dell’allarme che avevamo lanciato il 16 settembre
scorso circa la possibile saturazione di questo piccolo Paese nel
caso in cui l’Austria limitasse l’ulteriore ingresso di profughi – ha
spiegato – A quel punto la pressione si riverserebbe sul Friuli
Venezia-Giulia. Occorre dunque
attrezzarsi al più presto per evitare
che si determinino situazioni di
emergenza e carenze organizzative. È opportuno che la Regione
e le prefetture predispongano un
piano straordinario di accoglienza
e che il Governo finanzi la ristrutturazione a fini abitativi delle tante
caserme dismesse presenti sul
territorio. Una buona gestione è
I
la migliore prevenzione di reazioni
xenofobe».
Insomma, la Regione, per prevenire situazioni di tensione e il collasso delle strutture, deve predisporre in tempi rapidi l’eventuale
accoglienza degli immigrati. «Sarebbe l’unico modo – aveva assicurato a metà settembre Gian Luigi Gigli – per ospitare un rilevante
numero di profughi, in condizioni
rispettose della loro dignità, e di
evitare appalti con alcune cooperative che dell’ospitalità hanno
fatto un lucroso business».
Il timore di una vera e propria invasione di massa aveva spinto
inoltre la deputata di Forza Italia
e coordinatrice azzurra in Friuli
Venezia Giulia, Sandra Savino a
chiedere maggiori controlli sulle
linee di confine per evitare di
“mettere le nostre comunità nella
condizione di dover affrontare le
conseguenze di un impatto insostenibile in termini sociali e di
sicurezza”.
E sempre a salvaguardia delle linee nazionali che si è schierata
Fratelli d’Italia organizzando per
sabato 24 ottobre a Trieste la manifestazione “difendiamo i confini
d’Europa. Friuli Venezia Giulia,
ultima frontiera”.
L’evento verterà su un confronto
tra la leader del Movimento Giorgia Meloni e Louis Alliot, vicepresidente del Front National di
Marine Le Pen.
«Trieste si trasformerà per un
giorno in capitale europea della
destra nazionale e identitaria –
ha spiegato Giorgia Meloni in una
lunga intervista ad Affaritaliani –
Ci confronteremo sulle problematiche legate all’emergenza immigrazione e il rischio del terrorismo islamico in una regione storicamente “frontiera d’Europa”.
Vogliamo parlare di contenuti e
mettere a confronto idee e modelli
diversi perché è dalle proposte
che si costruisce la destra e il
centrodestra del futuro, in Europa
come in Italia. Lo abbiamo fatto
ad Atreju 2015, la festa nazionale
di Fratelli d’Italia, avviando un
percorso di confronto tra i modelli
dei tre partiti che oggi fanno parte
del centrodestra. Continueremo
su questa strada con una serie di
mobilitazioni nazionali per rimettere al centro dell’azione politica
i problemi degli italiani che questo
governo ha contribuito ad aumentare».
E l’auspicio della Meloni è quello
di una manifestazione unitaria di
tutto il centrodestra il 18 novembre
a Roma. «Vorremmo che il culmine
di questo percorso fosse una grande manifestazione unitaria del
centrodestra per il 28 novembre
a Roma, 9 anni dopo la storica
manifestazione del 2 dicembre
2006 che liberò l’Italia dal governo
Prodi. Stiamo lavorando per questo perché crediamo che il centrodestra non debba dividersi ma
essere una compatta alternativa
al renzismo. Non lasceremo la nazione nelle mani di chi fa gli interessi di tutti tranne che del popolo
italiano».
SICILIA
Nello Musumeci:
“Crocetta vada a casa”
ncora cambi ai vertici delle Regione Sicilia. Il presidente della
Regione ha azzerato la giunta.
«La giunta è tutta azzerata politicamente
non ho ancora ritirato le deleghe perché
sto verificando gli impegni istituzionali
degli assessori per non compromettere
l’attività amministrativa. Entro sabato
voglio formare il nuovo governo – ha
detto il governatore, Rosario Crocetta,
all’Ansa – in ogni caso in questo momento bisogna evitare l’interruzione
dell'attività istituzionale perché l'attività
A
BRINDISI
MALTEMPO
Protesta anti-xylella:
nuovo blocco in strada
ontinuano gli abbattimenti
di ulivi colpiti dal batterio
Xylella fastidiosa e di quelli
sani individuati nel piano Silletti
bis e sale la protesta. Un centinaio di persone hanno bloccato
ieri mattina la strada statale
613, che collega Lecce a Brindisi. La manifestazione è iniziata
intorno alle 6,30, all'altezza dello
svincolo per Torchiarolo, nel
brindisino, e ha interessato la
corsia nord dell'arteria.
Inevitabili i disagi al traffico.
Sul posto sono giunti i carabinieri e la polizia che hanno cercato di far defluire le auto deviando la circolazione su strade
secondarie.
Slogan e striscioni proprio contro il piano voluto da commissario straordinario per l'emergenza Giuseppe Silletti, che prevede la creazione di una fascia
cuscinetto tra le province di
Lecce e Brindisi, tramite l’eliminazione di tutte le piante colpite dal batterio. In totale sono
circa 3.000 gli ulivi da eradicare,
molti dei quali non infetti dal
batterio.
di governo va garantita».
Una scelta che non lo salverebbe.
«Cambiare la squadra e lasciare l’allenatore - ha detto il deputato regionale
Nello Musumeci – serve solo a perdere
il campionato. E se a perdere fosse
Crocetta e con lui il Pd, alleati compresi,
potremmo persino gioire. Purtroppo a
perdere siamo tutti i siciliani: stanchi,
disillusi e davvero arrabbiati. Sono innumerevoli le ragioni per cui Crocetta
dovrebbe lasciare: dire malgoverno è
persino riduttivo».
C
Nubifragio su Catania:
allagamenti e frane
l maltempo continua a flagellare il sud Italia. Un violento
nubifragio si è abbattuto ieri
pomeriggio su Catania e provincia, causando allagamenti e
frane. Diversi automobilisti che
sono rimasti bloccati all'interno
delle loro vetture “assediate”
dall'acqua, prima di essere soccorsi dai vigili del fuoco.
Tra i centri più colpiti ci sono
Acireale, Acicastello e Aci Trezza,
ma anche la zona di Giarre e
Fondachello.
Una voragine profonda otto metri
ha inghiottito un'automobile nel
centro del Comune di Valverde.
Al momento dell'incidente nessuno era a bordo della vettura.
Da un sopralluogo è emerso
che un'ampia zona della piazza
è pericolante a causa di erosioni
causate da infiltrazioni d'acqua.
La protezione civile ha lavorato
ininterrottamente insieme ai
vigili del fuoco per liberare le
strade dall'acqua e dai detriti.
In tutta la zona sono state segnalate frane e smottamenti.
Diversi gli interventi di soccorso
per automobilisti in panne e cit-
I
Lo stesso tratto stradale era
già stato bloccato in segno di
protesta lo scorso 13 ottobre.
Sabato scorso invece la protesta
si era spostata nelle campagne
di Torchiarolo, dove era stato
impedito l'abbattimento di alberi
in un fondo.
Martedì, si ricorda, sono stati
923 gli alberi di ulivo abbattuti
in Puglia, di cui 653 nel Brindisino e 270 nel Leccese. Lunedì
inoltre erano iniziate le operazioni
a San Pietro Vernotico dove l'azienda agricola Tormaresca deve
rimuovere le 900 piante previste:
8 sono quelle infette, le altre
sono da eliminare perché si trovano nel raggio di 100 metri.
“Noi siamo vittime di questa situazione, tant'è che ci siamo riservati di adire a vie legali verso
tutti i soggetti che riterremo
corresponsabili del mancato arginamento dei vettori, ‘cicalina
sputacchina’ ed altri della Xylella
– hanno scritto i vertici dell’azienda su facebbok – La scelta
è innanzi tutto la risposta a un
obbligo di legge”.
B.F.
tadini con case e scantinati allagati. Non sono mancati i disagi
alla circolazione. Una frana si è
verificata lungo la Strada Statale
114 tra Acitrezza e Acireale,
dove il traffico è stato rallentato
per la presenza di detriti sul
manto stradale.
Una decina di voli diretti all’aeroporto Fontanarossa sono stati
dirottati in altri scali (Lamezia
Terme, Palermo e Comiso).
Mentre sono stati necessari in-
terventi per ripristinare il traffico
ferroviario sulla linea Palermo
- Agrigento. La riattivazione dell'intera linea è prevista per martedì prossimo (27 ottobre).
Intanto è partita la conta dei
danni a Benevento e provincia,
colpita nei giorni scorsi dal
maltempo. Una quantificazione
precisa ancora non è stata
fatta, ma il sindaco Fausto
Pepe parla di centinaia di milioni di euro.
12
Giovedì 22 ottobre 2015
CULTURA
DAL 18 DICEMBRE IN SALA IL SETTIMO ATTO, DIRETTO DA RIAN JOHNSON
Il grande ritorno di Star Wars
Riecco al cinema una delle saghe più amate di sempre: “Il Risveglio della Forza”
di Marco Buonasorte
tar Wars:“Il Risveglio della
Forza” sarà nelle sale italiane dal prossimo 18 dicembre. Prosegue così una
delle più amate, più famose
e più belle saghe cinematografiche
della storia, una delle più appassionanti che il cinema abbia conosciuto
durante il corso della sua vita.
Star Wars è una saga creata da George Lucas che adesso, con il settimo
episodio, intraprende un cammino
che lo porterà alla creazione di una
nuova trilogia. Difatti, Lucas ha in
programma di portare sul grande
schermo non soltanto Star Wars VII:
Il risveglio della forza, ma anche
Star Wars VIII e Star Wars IX;
Questa trilogia è ambientata circa
trent'anni dopo Star Wars VI, Il ritorno
dello Jedi.
L'inizio del nuovo scontro tra Jedi e
Sith, in Italia, avrà inizio il 18 dicembre
2015, vale a dire il primissimo giorno
in cui Lucas tornerà sul grande schermo con un nuovo inizio di Star Wars.
Com'è ovvio che sia, per questo genere di film (per l'importanza ed il
prestigio che ha) si tenta sempre di
mantenere il riserbo per mantenere
la curiosità e l'ansia dei fan più alte
possibili; ma, come si sa, alla fine si
scopre sempre qualcosa, tant’è vero
che il personaggio di Gwendoline
Christie (diventata famosa per la
sua interpretazione di Brienne di
Tarth in Trono di Spade) interpreterà
il ruolo di uno dei famosissimi Cloni
S
facenti parte di Star Wars da sempre,
ed essi sono sempre stati alleati dei
Sith; e la novità è anche questa: il
clone interpretato dalla Christie non
fa parte dell'alleanza Sith.
Ma l'ingresso di Gwendoline Christie
nel cast non è l'unica differenza che
abbiamo, rispetto agli episodi precedenti; difatti già sappiamo che il
regista non sarà più George Lucas
come nei primi quattro capitoli o
Irvin Kershner che diresse il quinto
film o Richard Marquand del sesto
atto: a dirigere la pellicola è Rian
Johnson (che avrà anche la regia
dell'ottavo film e si sta già organizzando per realizzare la sceneggiatura
della nona parte di Star Wars). Johnson ha già diretto il film Looper
con Bruce Willis e alcuni episodi
della serie televisiva Breaking Bad.
Il ruolo di Luke Skywalker sarà affi-
PER LA PRIMA VOLTA IN SARDEGNA, DAL 30 OTTOBRE AL MAN
dato a Mark Hamill; mentre nel ruolo
del pirata stellare più amato da tutti,
Han Solo, incontreremo Lui, proprio
Lui: Harrison Ford. Il ruolo di Leila
Organa sarà interpretato da Carrie
Fisher.
Come dicevamo prima, il ruolo di
un Clone sarà interpretato da Gwendoline Christie, ma le anticipazioni
non finiscono qui. Infatti, secondo
quanto riporta MakingStarWars.Net
(sito specializzato di
Star Wars), un aspetto
importante della trama
del film sembrerebbe
essere un momento di
difficoltà tale, nella relazione tra Han Solo e
la principessa Leila Organa, che spinge i due
a pensare al divorzio;
certo è che se il litigio
tra il pirata dello spazio
e la principessa fosse
uno degli aspetti fondamentali della trama
della nuova trilogia, Star
Wars VII potrebbe non
essere un capitolo entusiasmante.
Ma usare il condizionale
è d'obbligo, perché, secondo il sito Ain't it cool
news, la trama del primo
capitolo della nuova trilogia sarà quella che vedrà Han Solo impegnato
in una ricerca in tutto
l'Universo per ritrovare
Luke Skywalker.
Qualunque sia il tema principale
della trama di questo primo atto, il
ruolo di Harrison Ford e di Han Solo
sarà fondamentale.
Come già detto in precedenza, il
film è ambientato trent'anni dopo
gli eventi de Il ritorno dello Jedi e
vede non solo l'ingresso di nuovi attori nel cast, ma anche l'arrivo di tre
nuovi protagonisti: Finn, Rey e Poe
Dameron.
UNA RASSEGNA IN COLLABORAZIONE CON IL POLO MUSEALE DELL'EMILIA ROMAGNA
Paul Klee a Nuoro Un secolo di Amarena
La mostra è a cura di Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno,
con il coordinamento scientifico di Raffaella Resch
l MAN - Museo d'Arte della Provincia di Nuoro dedica una mostra a Paul
Klee, artista scomparso nel
1940: l'esposizione sarà composta da circa 50 opere tra dipinti, acquerelli e disegni provenienti da collezioni pubbliche
come il Museo della Città Locarno, il Museo di Ascona - la
Fondazione Richard und Uli
Seewald, la Galleria Nazionale
d’Arte Moderna di Roma, la
GAM Galleria d’Arte Moderna
e contemporanea di Torino, il
MART, la Pinacoteca Nazionale
di Bologna, il Museo del Territorio Biellese, e private, svizzere
e italiane. La mostra, a cura di
Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno, con il coordinamento
scientifico di Raffaella Resch,
sarà inaugurata il 30 ottobre
alle ore 19. Klee per la Sardegna è inedito: con questa rassegna, realizzata con il contributo della Regione Autonoma
della Sardegna, della Provincia
di Nuoro e della Fondazione
Banco di Sardegna, si intende
esplorare "la percezione della
presenza di un principio vitale,
generativo, insito nella materia
delle cose" attraverso l'opera
dell'artista. “L’iniziale disorien-
I
tamento di fronte alla natura scriveva Paul Klee nei suoi
Diari - si spiega con ciò, che
si comincia con lo scorgerne
soltanto le ultime ramificazioni,
senza risalire alla radice. Una
volta però che uno se ne sia
reso conto, può riconoscere
anche nella più lontana fogliolina la manifestazione dell’unica
legge che regola il tutto e
trarne vantaggio”.
"Un unico principio vitale - dice
il comunicato stampa dedicato
all'evento - governa l’intero ordine naturale, dalle cose grandi
a quelle infinitesimamente piccole. Questo principio sembra
palesarsi in molte opere del-
l’artista, in particolare nei disegni e negli acquarelli degli
anni Venti e Trenta. Opere come
Feigenbaum (Fico), del 1929,
o Im Park (Nel parco), del
1940, presenti in questa mostra,
o ancora l’importante dipinto
Wohin? (Dove?) del 1920, proveniente dalle collezioni della
Città di Locarno, esposto nel
1937 all’interno della mostra
“Arte degenerata”, organizzata
dal regime nazionalsocialista
tedesco". E ancora: "Artista immerso nello spirito del suo
tempo, dove si avvicendano
eclatanti scoperte scientifiche,
Klee recepisce gli sconvolgimenti provocati dalle teorie
della relatività e della fisica
quantistica, così come le evoluzione degli studi psicoanalitici, rielaborandoli in maniera
indipendente all’interno di una
visione magico-fenomenica
dell’universo.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Magonza Editore con
saggi di Pietro Bellasi, Guido
Magnaguagno e Raffaella
Resch, oltre alla riproduzione
completa delle opere in mostra e un apparato bio-bibliografico.
Quest’anno il Premio Fabbri si tinge di rosa
na Rassegna promossa
da Fabbri 1905 S.p.A. in
collaborazione con il
Polo Museale dell’Emilia Romagna per raccontare cento
anni di Amarena, un prodotto
tutto italiano al quale ogni famiglia è legata per tradizione.
Quest'anno, per l'occasione
del Centenario, il Premio Fabbri
si tinge di rosa, in omaggio a
donna Rachele Fabbri, che inventò il delizioso prodotto. Ed
è così che nasce una mostra,
che "non è un'azione commerciale ma sociale - dicono gli
organizzatori - è il vivere insieme, con gioia e buon sapore,
un modello di vita che continua
ad essere nel cuore di tutti. E’
qualcosa che fa bene e che fa
star bene" e aggiungono che
"quello dell’Amarena Fabbri è
un nome che accomuna le generazioni, un gusto socialmente
trasversale, che sa di famiglia,
di piacevoli momenti, di bella
normalità".
La mostra è un'occasione per
fare un viaggio nel tempo e
nelle tradizioni familiari italiane,
con un prodotto ha fatto il giro
del mondo. Un'esposizione che
ci consentirà di rivedere i Caroselli, le pubblicità, i celebri
vasi, pezzi della nostra storia
non solo familiare ma anche
U
sociale. Fabbri scelse Guttuso
e Capogrossi come propri testimonial, e la passione per
l'arte porta la nota casa produttrice oggi a promuovere il
Premio Fabbri per l'arte contemporanea. Dunque tradizione e attualità, passato e presente, che quest'anno è tutto
al femminile: sono donne le
artiste, è una donna la curatrice.
“Le artiste sono state chiamate
a pensare un’opera che fosse
in qualche modo – ma ognuna
a suo modo – collegata alla
storia della Fabbri", ha detto
Lea Mattarella, che coordinatore artistico del Premio. “Da
un po’ di tempo a questa parte
non si fa che parlare di arte e
cibo, un connubio che certamente offre grandi suggestioni.
Il Premio Fabbri per l’arte le
ha scoperte ben dieci anni fa.
Questa volta siamo arrivati alla
quinta edizione. E insieme all’azienda, abbiamo voluto declinarla dalla parte di lei”. Le
opere selezionate per Il Premio
Fabbri 2015 entrano da protagoniste nella grande mostra
per i cento anni dell’Amarena,
andando a comporre, anzi, una
vera e propria mostra nella
mostra, nell'intento di unire
l’arte strettamente intesa all'arte
"del bel vivere, di cui Amarena
Fabbri, da cent’anni, è un piccolo, meraviglioso ingrediente".
La mostra sarà inaugurata domenica 8 novembre alle 17,30
e sarà aperta tutti i giorni escluso il lunedì dalle 9 alle 19. L'ingresso è libero.
"La storia - dice il sito premiofabbri.it - narra che l'autrice
della pregiata ricetta di Amarene con succo sia stata Rachele moglie di Gennaro Fabbri, fondatore dell'azienda. In
segno di amore, Gennaro regalò a Rachele il vaso di ceramica che, da allora in poi, custodirà la famosa 'Marena con
frutto'. Nel corso dei decenni continua - molti furono gli artisti
che si dilettarono nella realizzazione di queste meravigliose
creazioni in ceramica; tuttavia
l'opera che più di ogni altra
ha accompagnato il successo
di Amarena Fabbri porta la
firma del ceramista Riccardo
Gatti di Faenza. Nasce così il
vaso icona ispirato alle preziose
ceramiche orientali che entrerà
nella storia dell'eccellenza Italiana. Da allora infatti Amarena
continua ad essere prodotta
secondo la ricetta ideata da
Rachele e a rinnovare, con il
suo famoso vaso bianco e blu,
il gesto d'amore di Gennaro".
Emma Moriconi