I luoghi comuni I luoghi comuni su Venezia

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I luoghi comuni I luoghi comuni su Venezia
I luoghi comuni
Postato da TourMaster - 2010/04/18 22:20
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Come fare bella figura in salotto (e in viaggio) senza necessariamente sapere quel che si dice
Aderiamo all'appello de Il Foglio.
Ogni giorno milioni di frasi fatte si disfanno nella più assoluta indifferenza. Non lasciare che le idee trite languiscano al
fondo degli elzeviri o che le ovvietà agonizzino al bar. Impedisci che un enorme patrimonio di luoghi comuni vada perduto
nel tempo come lacrime nella pioggia.
Esempi
Mare. Quando lo si contempla, dire: "Quant'acqua. Quant'acqua!" (Gustave Flaubert)
Viaggi. Quando si parla di una località visitata, dire: "La porterò sempre nel mio cuore" (tutti i reportage dei viaggiatori del
Kilimanjaro)
A cura di Andrea Ballarini
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I luoghi comuni su Venezia
Postato da TourMaster - 2010/04/18 22:26
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- E' bellissima, ma non ci vivrei
- E' bellissima, non fosse per l’umidità
- E' bellissima, però è sporca. Certe pantegane così (indicare misure dal mezzo metro in su)
- Non appena vi si mette piede rivolgere sempre un pensiero accorato agli abitanti di Mestre
- Per un caffè al Florian si accende un mutuo. Se qualcuno dice questa frase chiosare che, infatti, i Veneziani lo
prendono al bancone, dove costa poco più che in qualunque altro posto. Lascia intendere che siate un habitué
- Stigmatizzare il turismo di massa: notare come in città ci siano più Russi che Veneziani
- Stigmatizzare il turismo di massa: ironizzare sulle serenate in gondola alle dieci del mattino a uso dei Giapponesi
- Stigmatizzare il turismo di massa: aborrire i negozi che vendono il nulla. Accanirsi soprattutto contro i cavallini di Murano
- Valicandone i ponti fare gravi considerazioni sulle barriere architettoniche
- Si potrebbe starci un anno e ogni giorno scoprire qualche angolo suggestivo
- E' una città unica al mondo. Se quacuno dice questa frase, far notare che negli Stati Uniti ce ne sono dieci di Venice
- Sta morendo. È una metafora della decadenza della civiltà occidentale
- Sta morendo. E anche in questo sta il suo fascino. I cinquantenni possono utilmente evocare Anonimo Veneziano e
Florinda Bolkan
- Sta morendo. Del resto, con i prezzi che hanno i taxi non c’è da meravigliarsi
- Nonostante l’ovvietà adorare il Canal Grande. Nei pressi di Ca’ Dario ricordare la leggenda che vuole porti sfortuna: vedi
Raoul Gardini
- Affermare “Si vede che è stata la capitale di un impero” guardandosi attorno fa presumere una profonda preparazione
storica
- Tutto il mondo ce l’invidia
- Non è una città, è un cliché. Ormai piace solo a Woody Allen
- Per apprezzarne l’essenza evitare accuratamente San Marco. Possibilmente anche Rialto
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- Transitando da piazza San Marco notare con sagacia che è l’unico posto al mondo dove i leoni volano e i piccioni
camminano
- Non amarla perché triste. Astenersi dal citare Aznavour
- L’acqua alta è un problema, ma da turista è affascinante
- Perdersi nelle sue calli è molto romantico. Dirlo solo nelle prime due ore
- Visitare la Biennale e trovarla meno interessante di quella precedente. Evocare straordinarie edizioni del passato a caso
- Al Ghetto raccontare barzellette sugli scozzesi e sui genovesi. Evitare
- Cosa c’è a Palazzo Grassi? Ancora i Maya? Meno male che nel 2012 finisce il mondo
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I luoghi comuni sul venerdì
Postato da roncpa - 2010/05/01 23:06
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- Thank God it’s friday! Esclamarlo e contestualmente ricordare il film omonimo con Donna Summer, dichiarandolo
superiore alla Febbre del sabato sera
- Sfoggiare delle Lacoste pastello in occasione del DDD (dress-down day) lascia credere che abbiate lavorato all’estero.
Deprecare la rigidità anglosassone che istituzionalizza anche la trasgressione fa capire che siete creativi e insofferenti ai
formalismi
- Oggi esco una mezz’ora prima, così mi evito le code. All’occasione avere già giù la macchina carica per partire per il
weekend
- Dolersi che sia il giorno preferito dai bambini per farsi venire la febbre
- E' la serata più bella perché poi il sabato si dorme e si ha ancora davanti tutto il weekend
- Ricordare con aria sognante quando da bambini la mamma ci mandava dal salumiere a comprare i filetti di merluzzo
fritti. Eventualmente evocare la madeleine proustiana
- A Milano se non parti per il weekend ti puoi anche sparare, Roma, invece, il sabato e la domenica è stupenda
- In ufficio è il momento delle rotture di coglioni: di solito, il pomeriggio dopo le cinque
- E' il giorno più temuto nelle aziende americane, perché è quando arrivano le lettere di licenziamento. Astenersi da
gesti scaramantici. Anche con le mani in tasca
- Una volta il venerdì sera la tivù dava delle bellissime commedie. Oggi, fanno Ciao, Darwin. Rammaricarsene, ma
commentare positivamente la consecutio temporum di Bonolis
- Notare che lo shabbat ebraico comincia al tramonto del venerdì denota spirito di osservazione, tolleranza ed esperienza
del mondo
- Ogni venerdì 13 spiegare che lo sterminio dei templari fu ordinato di venerdì 13: suggerisce una preparazione
umanistica. Aggiungere che in aereo il sedile 13 non c’è, fa capire che la cultura non vi impedisce di condurre una vita
dinamica e moderna. Se l’interlocutore ha meno di venticinque anni, sostituire i templari con il serial killer cinematografico
Jason
- Di venere o di marte, non si sposa, né si parte. Se qualcuno dice questa frase affrettarsi a completare “Né si dà principio
all’arte.” Considerazioni sulla saggezza dei popoli: evitare
- Di solito, nel pomeriggio comincia a piovere in previsione del weekend. Lamentarsene già dal mercoledì
- Se qualcuno usa la locuzione “Gli manca un venerdì” commentare che non la si sentiva dai tempi delle elementari.
Avanzare stravaganti ipotesi etimologiche: il rischio di essere smentiti è praticamente assente
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- Oggi è di magro, infatti ho mangiato un panino al prosciutto cotto. Perché? Vale come carne anche quello?
- Venerdì? Sì, mi pare: il compagno di Tom Hanks sull’isola deserta, no?
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Luoghi comuni sulle vacanze
Postato da roncpa - 2010/06/06 00:39
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- Il massimo del glamour è restare a casa e non fare assolutamente niente
- Ormai alle Maldive vanno solo i poveri. Il lumpenproletariat va in charter a Sharm-el-Sheikh
- Tutti gli anni arrivo alle vacanze così sfinita che ci metto quindici giorni a riprendermi, giusto quando è ora di tornare:
praticamente non vale neanche la pena di partire
- Le Lipari le ho già fatte e anche le Eolie. Se qualcuno fa notare che sono la stessa cosa replicare con nonchalance che
dall’aliscafo le isole sembrano tutte uguali
- Notare che le vacanze estive sono un’invenzione del dopoguerra dimostra una solida preparazione storica
- Il mare è popolare, la montagna è più elitaria, ma a me mette una malinconia
- In agosto non si può andare da nessuna parte, paghi tutto il doppio, stai sempre in fila e ti trattano col culo
- Una volta ho passato un agosto al lago; ero così depresso che avrei potuto fare l’animatore a Lugano
- Da quando c’è internet le agenzie viaggio per me possono anche morire
- Da quando c’è internet le agenzie viaggio sono così disperate che ti troverebbero anche un last minute per Marte
- Il mare fa bene perché c’è lo iodio. Me lo diceva sempre mia nonna quando mi tirava giù dal letto alle sei e mezza per
andare a respirarlo
- Informarsi sul fattore di protezione della crema solare del vicino di ombrellone. Se è più alta della propria cambiare
discorso
- Ma quando il Papa va a passeggiare in montagna ci va con tutti gli uomini della sicurezza?
- La barca è un incubo: se è sotto i 24 metri si dorme in lettini per anoressici, ci si fa la doccia con un bicchiere d’acqua e,
di solito, si rompono le amicizie; se è sopra i 24 metri si rischia di assomigliare a Christian De Sica nei panni di Cristiano
Gardini
- I veri viaggiatori sono una piaga sociale perché sono alla continua ricerca di posti non ancora devastati dal turismo.
Così, se li trovano, dopo un po’ ci vanno tutti
- Se qualcuno dichiara l’intenzione di voler fare gli Stati Uniti coast to coast chiedergli se ci sia una qualche legge che
vieti di percorrerli dal Canada al Messico
- Negli anni '60 i bambini della classe media andavano in albergo in Liguria, quelli della classe medio-bassa andavano in
pensione sull’Adriatico. Per fortuna poi è arrivato il ’68
- Faticare sempre a distinguere Kahtmandu e Timbuctu. Grazie al cielo ci si va in aereo
- Londra è bella ma è carissima: l’unica cosa che sono riuscito a comprare è una tazza con la scritta Harrod’s. Cogliere
l’occasione per commentare con ammirazione la foodhall
- Raccontare le proprie esperienze di viaggio in Cina è consentito solo se antecedenti ai fatti di Tien An Men. Altrimenti
dire solo che i cinesi fanno tutto in modo diverso da noi: per esempio per loro il piano terra è il primo piano
- E' molto avanti boicottare la Cina per protestare contro la sua politica nei confronti del pacifico Tibet. Ricordare che la
storia tibetana è piena di guerre, saccheggi e ingiustizie qualifica come intellettuali fuori dal coro
- La città deserta a Ferragosto ha una sua poesia unica. Prima di decantarla verificare di avere in casa almeno un
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pacchetto di sigarette
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Luoghi comuni sull\'inglese
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:34
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- È apparentemente facile, ma se lo si vuole parlare bene è molto complicato. Anzi, più lo si conosce e più diventa
complicato.
- È molto facile all’inizio, a differenza del francese dove per i primi tre anni non si capisce niente e la grammatica è un
incubo.
- È una lingua che permette di comunicare con chiunque tranne che con gli inglesi.
- Inglesi e Americani sono due popoli divisi da una lingua comune (Oscar Wilde).
- Manifestare un lieve fastidio per l’egemonia culturale anglosassone è molto avanti. Per esempio, ironizzare sul fatto che
Inglesi e Americani non sempre capiscono i testi delle loro canzoni.
- L’inglese del mio capo è talmente scarso che in teleconferenza migliora.
- Il mio capo parla un inglese corretto ma è di Cesenatico e anche se tiene una conferenza su Virginia Woolf sembra
sempre che stia ordinando una piadina col crudo.
- Gli Inglesi sono riusciti a decifrare i codici segreti dei nazisti, ma allora perché non capiscono se invece di Riigent street
qualcuno dice Regent Street? Chiedersi quando sia avvenuta la loro decadenza cerebrale.
- Non ho problemi a parlare è a capire che faccio fatica.
- Dopo cinque anni di British Council, a Edimburgo mi hanno chiesto se ero pakistano.
- Studiare l’inglese in alcuni casi è come fare la dieta, più che altro una tradizione inutile.
- I telefilm inglesi vengono ridoppiati per gli Stati Uniti in Queen’s english, perché altrimenti gli americani non li capiscono.
- Gli Italiani perdono le partite di calcio come delle guerre e le guerre come delle partite di calcio. Se qualcuno cita questa
battuta di Churchill, sorridere e nel prosieguo della conversazione rievocare il bombardamento di Dresda.
- Quando c’è un inglese in riunione è una tragedia, perché di solito parla come se tutti fossero di Manchester. In quel
caso la frase magica è “Please, plain english”. Di solito quello continua imperterrito come prima, ma almeno sa che lo odi.
- Avere difficoltà a migliorare il proprio inglese perché ogni volta che si apre bocca si visualizza Alberto Sordi in “Fumo di
Londra”.
- Una lingua che chiama ape la scimmia, cane il bastone e che dice rats per dire accidenti ha qualcosa di profondamente
corrotto.
- I corsi full immersion sono una moderna forma di tortura a pagamento: si vive per quindici giorni in una casa arredata
dalla sorella vezzosa di Barbara Cartland insieme a una famiglia di disturbati che conversa su qual è stato l’anno più
nevoso del secolo e che alla sera mangia solo dei cracker con il Philadelphia.
- Conoscere il francese meglio dell’inglese serve a poco sul lavoro, ma piace molto alle donne.
- A Cambridge ogni anno circa 500 italiani ottengono il Certificate of Profinciency in English che attesta il più alto livello di
conoscenza della lingua inglese. Dopo c’è un ulteriore esame, quasi impossibile, per imparare a smettere di gesticolare.
- Inframezzare a ogni frase espressioni tipo “as you know” dà l’impressione di una conoscenza profonda della lingua.
- Dire di avere imparato l’inglese da ragazzi sul retrocopertina dei dischi di jazz fa molto figo e qualifica come intellettuali
irrequieti.
- Nel caso di manifesta impossibilità a memorizzare l’ortografia del basic english sostenere la superiorità di lingue che si
pronunciano come si scrivono. Evitare di ricordare che un tempo in Inghilterra comandavano i romani.
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- Mi sono sempre chiesto, ma che cosa ci sta a fare il gatto sul tavolo?
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Luoghi comuni sul sesso
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:36
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– E’ sopravvalutato.
– Insieme al denaro è l’unico altro valore della società occidentale.
– Una volta i ragazzini imparavano in qualche modo dai compagni più grandi, poi è arrivata l’educazione sessuale e sono
aumentate le impotenze. Considerare che la scuola è in grado di farti detestare qualunque cosa.
– Il porno di massa ha diffuso delle aspettative del tutto irrealistiche. Se lei non urla come un’ambulanza lui si frustra e
sotto i quarantacinque minuti di orgasmo lei si sente trascurata.
– Le dimensioni non sono importanti. Se qualcuno lo dice fare notare che c’è sempre qualche donna che reprime a fatica
un sorriso.
– A quanto pare il calo del desiderio interessa tutte le categorie sociali tranne quella dei politici.
– Alla farmacia vaticana vendono tutti i medicinali senza Iva, tranne la pillola che non vendono proprio. Deplorare
l’influenza del papato sulla società italiana.
– Una sveltina ben fatta ha sempre il suo fascino: piace a tutti e non impegna.
– Non ho niente contro i gay. Alcuni dei miei migliori amici sono gay.
– Quasi tutte le donne adulte confessano di avere finto l’orgasmo almeno una volta. Quindi non ho avuto una defaillance,
bensì ho simulato un’erezione.
– Le donne frequentano il ginecologo comunemente, gli uomini vanno dall’andrologo come dei carbonari che progettano
un attentato.
– Secondo le statistiche gli uomini tradiscono di più delle donne. Ma con chi?
– Ma le pornostar come faranno sesso nella vita privata? Non deve essere un po’ come avere per hobby il proprio lavoro?
– La prima volta non è mai granché. Ricordare con aria sognante le ginocchia irritate dal tappeto di cocco.
– Rammentare che quelli che oggi parlano del web come della chiave della modernità l’hanno usato a lungo solo per vedere
gratis delle foto porno.
– Prima di Internet essere adolescenti era più faticoso, per esempio bisognava andare a comprare Playboy in un’edicola
lontana da casa.
– Le vicende degli ultimi tempi con escort, trans, ragazze immagine eccetera sono in realtà una geniale operazione di
marketing di riposizionamento del settore: oggi se vai a mignotte a meno di cinquemila euro sei un poveraccio.
– Avere capito dopo anni di che cosa parlava “Upside down” di Diana Ross, ed esserci rimasto male, conferma la tesi per
cui la scoperta del sesso è sempre un fatto lievemente traumatico.
– Il romanticismo negli uomini tende a diminuire rapidamente dopo i primi tre rapporti sessuali, nelle donne tutto il
contrario. Commentare il discutibile senso dell’umorismo della natura.
– Quando vostra figlia adolescente vi presenta il fidanzato coetaneo è legittimo odiarlo a priori. I genitori amici sono un
prodotto ideologico superato.
– La masturbazione sta ancora aspettando di essere pienamente sdoganata. Deprecare i pregiudizi di un’educazione
cattolica.
– Se qualcuno chiede quanti partner sessuali avete avuto, mai ricordarne il numero esatto, anche se lo sapete. Fa più
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chic usare perifrasi che suggeriscano molteplicità. Sotto i cinque dire di non averli mai contati.
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Luoghi comuni sui cibi biologici
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:38
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– Le verdure biologiche sono un po' più care, ma la salute non ha prezzo.
– Le verdure biologiche sono un po' più care, ma vuoi mettere il sapore?
– Il biologico è una cosa per ricchi, i pesticidi sono democratici.
– Una volta la patata era un cibo da poveri, oggi è anche da ricchi. Ovvio che ci sia grande confusione nella sinistra.
– Bio è la nuova parola d’ordine, un po’ come qualche anno fa era .com.
– Le mele biologiche saranno anche più buone, ma sembra sempre che abbiano avuto il vaiolo.
– Ma il biologico è più di sinistra o di destra?
– Notare che la definizione agricoltura biologica è insensata, giacché qualunque tipo di agricoltura è stricto sensu
biologica, trattandosi di biologia applicata alle tecniche di produzione alimentare. Commento che testimonia grande
rigore intellettuale.
– Citare il Codex alimentarius senza spiegare di che cosa si tratti, suggerisce vaste competenze alimentari.
– Stigmatizzare i metodi crudeli di allevamento intensivo degli animali rivela una sensibilità etica e ambientalista. Per alcuni
minuti evitare le tartine con il salame.
– Se qualcuno pronuncia le definizioni “chilometri zero”, “filiera corta” e “ecosostenibile”, tapparsi le orecchie e fare rumori con
la bocca.
– Secondo i principi steineriani della biodinamica si prendono delle corna di vacca, le si svuota, le si riempie con quarzo o
letame, le si sotterra per sei mesi e poi con il contenuto si spruzzano i campi. No alla facile ironia.
– Scagliarsi contro le multinazionali degli OGM perché mettono a rischio la biodiversità. (Vedi seguente)
– Gli OGM potrebbero risovere definitivamente il problema della fame nel mondo. (Vedi precedente.)
– In base a un decreto USA del 2004, per rispettare i brevetti biotech, ai contadini dell’Iraq è vietato mettere da parte una
quota del raccolto da usare come semente. Sdegnarsene.
– Non sopportare la sacralità con cui gli adepti del biologico acquistano le verdure nei negozi specializzati: fare la spesa
non è andare a messa.
– Ironizzare sul fatto che in Giappone siano riusciti a produrre dei cocomeri cubici per risparmiare spazio nell’imballo. Del
resto, due bombe atomiche non passano invano per nessuno.
– Ricordarsi sempre di dire che se non si è assaggiato un pomodoro appena colto dall’orto non si ha idea del suo vero
sapore.
– Notazione di costume: le uova biologiche sono sempre quelle che al supermercato finiscono per prime.
– Una volta il padre metteva le bucce del mandarino sulla stufa per profumare tutta la casa. Oggi se lo ricorda solo Nichi
Vendola.
- Consumare cibi biologici è perfettamente inutile, perché è proprio tutto il tipo di vita che facciamo che è tossico. Se
qualcuno dice questa frase replicare di sperare in una morte lenta.
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Luoghi comuni su coppie e single
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Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:42
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– La coppia è in crisi per definizione, come il cinema, l’economia e la religione.
– Il modo in cui i nostri nonni stavano insieme per tutta la vita, in fondo era migliore. Rimpiangerlo, ma dichiararlo
inadeguato ai tempi.
– Spesso si resta insieme per i figli, che però sono sensibilissimi e si accorgono di tutto. Dolersene.
– Con lucidità sociologica osservare che la società non è fatta per i single. Addurre i seguenti esempi: alcuni ristoranti alla
moda non accettano prenotazioni per uno; la matrimoniale uso singola ha praticamente lo stesso prezzo di una
matrimoniale tout court; le mele in confezione monoporzione costano come il caviale.
– Dichiarare che l’amore è sopravvalutato. Contestualmente perorare la riapertura delle case chiuse e la necessità di
affrancarsi da un’educazione cattolica. Concionare contro il Vaticano.
– Gli aristocratici usavano dividere la camera con i partner solo durante gli incontri erotici, poi ciascuno nei propri
appartamenti. Apprezzarlo, ma sostenere che il cerotto anti-russamento è una conquista della democrazia.
– In una storia di lungo corso qualche distrazione è inevitabile. Citare Sartre e la De Beauvoir: lui ha avuto avventure con
le sue studentesse per tutta la vita, eppure il loro amore è rimasto intatto. Valutare se ricordare che la volta che a
distrarsi è stata lei, lui s’è incazzato come un puma.
– La coppia aperta è morta a causa delle correnti d’aria, quella normale agonizza per la claustrofobia.
– La convivenza, tra gli altri problemi, fa ingrassare l’uomo.
– Non sono fatta per restare divorziata a lungo. Per me non c’è nulla di più desolantemente solitario di una tavoletta del
water abbassata. (Bette Davis)
– Con la mia prima moglie non c’era comunicazione: le conversazioni più lunghe le abbiamo avute in ascensore.
– L’unico vero vantaggio di vivere da solo è che se dopo una giornata massacrante resti mezz’ora a guardare nel vuoto
nessuno chiama la neuro.
– Di solito gli uomini fino a quarant’anni stanno con una donna, poi la lasciano e si mettono con una che ha vent’anni di
meno. Se qualcuna condanna questo modus operandi, chiosare che anche la prima donna, ai tempi, aveva vent’anni di
meno: difendere la coerenza.
– Ma se le coppie gay hanno gli stessi problemi delle coppie etero, allora dov’è il vantaggio? Chiederlo con elegante
frivolezza se la conversazione si fa troppo fangosa.
– La passione dopo qualche anno inevitabilmente cala, ma subentrano altre cose. Non spiegare mai quali.
– Minnie e Topolino, Paperino e Paperina, Orazio e Clarabella stanno insieme da oltre mezzo secolo senza problemi.
Deve essere vero che è il sesso a complicare tutto.
– Cercare partner attraverso le agenzie matrimoniali era squallido, farlo attraverso i siti di dating fa molto urban style.
– Lo speed dating è l’ennesimo abominio importato dall’America: in nessun altro modo è possibile uscire con dieci persone
tutte diversamente inutili in una sera sola. Tuonare contro l’omologazione.
– Uomini e donne hanno sistemi di valore troppo distanti, da cui tutti i loro problemi. Per esempio, un uomo parlando con
una donna pensa “Che gnocca!”, mentre una donna parlando con un uomo pensa “Sì, è scemo, però ha delle belle scarpe.”
– Una donna è stata quindici anni con suo marito, poi l’ha lasciato per dieci anni, e adesso ci sta di nuovo da altri dieci.
Alla domanda quale fosse il suo segreto ha risposto: “Ho cattiva memoria”.
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Luoghi comuni su escort e gigolò
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:45
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- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Sono un bel modo per chiamare in un modo nuovo delle cose antiche.
– Se le chiami escort le puoi invitare in tivù, altrimenti no.
– Ma con tutti i sinonimi che c’erano, proprio come una brutta auto degli anni ’60-’90 dovevano chiamarle?
– Non sono ancora riusciti a riaprire le case chiuse perché non hanno trovato un bel nome di rappresentanza per
chiamarle.
–Se ti beccano a trans è l’infamia, se ti beccano a escort, può essere lo splendore sociale.
– Al casino si portava il figlio un po’ impacciato al compimento della maggior età. A escort, invece, ciascun per sé.
– Essere favorevoli alle agenzie di escort perché contribuiscono a tenere pulite le strade.
– Essere contrari alle agenzie di escort perché ledono la dignità della donna.
– Essere disposti a discutere la legittimità delle agenzie di escort, nel caso in cui paghino le tasse, rivela una visione laica di
tipo mitteleuropeo.
– Prima ero un cornuto, ma da quando la mia fidanzata fa la ragazza immagine, sono diventato un manager del turismo.
Le parole sono importanti.
– Una volta le professioniste del settore avevano una carriera prefissata per la terza età, ora le escort anziane credo che le
rottamino.
– Nessuno è figlio di una escort anche se lo è.
– Il mestiere della meretrice ha nobili ascendenze culturali: Filumena Marturano, Cabiria, Rocco e i suoi fratelli, Bella di
giorno ecc. Il mestiere dell’escort non ha lo stesso charme.
– In Norvegia a 111 km a Est di Oslo c’è un paesino di nome Puttane. Elogiare l’Edipeo enciclopedico della Settimana
Enigmistica.
– Fino a poco fa fare la escort era un mestiere avvolto nella massima discrezione, oggi richiede grandi capacità mediatiche;
neanche i ciclisti hanno avuto un’evoluzione paragonabile.
– I gigolò sembrano sempre usciti dalle fotografie in vetrina dei saloni da parrucchieri: Richard Gere in American Gigolò ha
creato delle aspettative destinate a essere inevitabilmente deluse:
– Abitualmente le escort sono belle, i gigolò non necessariamente. Anche qui la parità sessuale è ancora di là da venire.
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Luoghi comuni sui social network
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:47
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- Una volta per tessere delle relazioni sociali si andava a messa, oggi si va su Facebook. Sostenerlo provocatoriamente
non appena si tocchino gli argomenti “una volta”, “conoscenze”, “religione”, “internet”
- Su Facebook continua a chiedermi l’amicizia gente che non so chi sia. Concionare contro l’incomunicabilità nell’epoca
della comunicazione
- Rimuovere la propria iscrizione da Facebook è molto avanti. Un po’ come i veri ricchi che non vanno più alle Maldive da
quando ci vanno tutti
- Flaiano diceva che il traffico ha reso impossibile l’adulterio durante le ore d’ufficio, voi notate che i social network hanno
reso impossibili gli appuntamenti al buio
- Osservare che prima si diventava “fan” ora si “like” e far partire una gran pippa sulle implicazioni sematiche connesse
- Deplorare il cerchiobottismo di quelli che si iscrivono ai social network ma non mettono la propria foto nel profilo
- Conoscere amministratori delegati che scrivono cento post al giorno. Domandarsi come trovino il tempo e stigmatizzare
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
i danni causati dalla meccanizzazione della raccolta dei cereali che ha liberato ingenti masse umane dal lavoro nei campi
- Riconoscere che Twitter obbliga a un bell’esercizio di sintesi, ma trovare mortificanti le abbreviazioni come x, ke, anke,
ecc. (Evitare anche ecc.)
- Aborrire gli emoticon e paventare un futuro apocalittico di conversazioni a base di smorfie. Contestualmente piangere la
scomparsa della subordinata
- In alcuni paesi dove l’informazione è sotto controllo politico, i social network sono l’unico baluardo della libertà
- Ma su Second Life ci va ancora qualcuno o c’è rimasta solo l’Italia dei Valori?
- Trovare poco dignitoso chiedere a un amico di raccomandarvi su Linkedin, peraltro in un inglese avventuroso.
Rivalutare le pratiche clientelari di una volta
- Ma tu conosci qualcuno che abbia mai trovato un lavoro attraverso Linkedin?
- Non capisco i tre quarti di quello che la gente scrive su Facebook. Se qualcuno dice questa frase, replicare che l’errore
consiste nel cercare di capire
- L’altro giorno mi è arrivata una mail in cui dicevano di avermi taggato in una foto. Sono andato a vedere e c’era una
famiglia di opossum
- Prima ignoravo quelli che non conoscevo e che mi chiedevano l’amicizia, poi hanno detto che me la tiravo, così ho
cominciato ad accettare chiunque. Adesso sono amico di una novantina di sconosciuti. Ancora dieci e fondo Faceboh
- Se non si è sufficientemente ricchi da potersi permettere di non avere il cellulare, rivendicare con orgoglio di non essere
iscritti a nessun social network
- Nell’esclusivissimo aSmallWorld.net si può entrare solo se invitati da alcuni dei superVIP che già ne fanno parte. Dibattere
se sarebbe più cool ricevere l’invito da Naomi Campbell o ignorarlo
- Raccontare di essere stati contattati via Facebook da qualcuno che non si vedeva da trent’anni. In precedenza avere
scommesso con un amico su chi sarà il primo a dire: “Se non ci si vedeva da tanto tempo c’era di sicuro una ragione”
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Luoghi comuni sugli animali domestici
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:48
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– Il cane è il miglior amico dell’uomo. Se qualcuno dice questa frase puntualizzare che deve trattarsi di qualche altro uomo.
– Alcuni sostengono che in casa gli animali soffrono e che quindi sia necessario avere il giardino. Nel caso, rivelare di
aver avuto un chihuahua divorato dal gatto dei vicini.
– Lamentare l’inarrestabile ecatombe di pesci nonostante l’acquario tecnologico, mentre vostra zia ha lo stesso pesce
rosso da quindici anni in una boccia sopra la tv.
– Il mio cane non sa starmi lontano, il mio gatto, invece, si ricorda di me solo quando ha fame. Di seguito domandarsi che
bisogno si abbia della compagnia di un incapace e di uno stronzo.
– Quelli che tengono in casa dei pitoni lo fanno solo perché non hanno mai letto Freud.
– Essere contrari alla pena di morte con un’eccezione per quelli che portano il cane a fare i bisognini sotto le portiere delle
auto.
– Scagliarsi contro il luogo comune che vuole i bastardini più intelligenti. Continuare fino a che qualcuno non afferma che
ogni luogo comune ha un fondo di verità. In questo caso la sfida diventa fargli dire che, in effetti, gli ebrei sono più
intelligenti o che i neri hanno dei fisici pazzeschi.
– Notare che una volta i cani e i gatti di casa mangiavano gli avanzi e stavano benissimo, mentre adesso mangiano dei
prodotti selezionatissimi e muoiono tutti di tumore.
– Nelle pubblicità dei cibi per gatti ci sono quasi sempre delle donne sensuali, mentre in quelle di cibi per cani compaiono
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spesso dei fattori toscani. Segnalarlo attesta una raffinata sensibilità sociologica.
– Detestare tutti i film e i telefilm che hanno per protagonisti dei cani, da Rin Tin Tin al Commissario Rex. Specialmente il
Commissario Rex.
– Essere diventati adulti nella convinzione che il Lassie fosse una razza specifica ed esserci rimasti male quando si è
scoperta l’esistenza dei Border Collie.
– Avere sempre sperato che Gatto Silvestro riuscisse a mangiarsi l’odioso volatile senza la erre. Ricordarli entrambi come
testimonial di una nota marca di pelati.
– Ma i cani poliziotto quando fiutano la coca all’aeroporto come fanno a non sballarsi?
– Maometto per non svegliare il gatto che si era addormentato sul suo mantello ne tagliò una falda. Chiedersi cosa avrebbe
fatto se ci fosse già stata la tastiera del computer.
– Il canarino è un animale stupido: trascorre tutta la vita in una gabbia minuscola, gli danno da mangiare quel tanto che
basta a tenerlo in vita e lui canta pure per il padrone. Evitare di dire questa frase ai colleghi d’ufficio.
– Citare Fritz il pornogatto, eroe underground degli anni ’70, rivela una profonda cultura cinematografica. Condannare il
doppiaggio dello slang newyorkese di Fritz in un patetico ciociaro.
– I cani con il cappottino fanno una tristezza superata solo da certi bambini vestiti da Pierrot a Carnevale.
– Perché cani e padroni finiscono per assomigliarsi mentre con i gatti non accade?
– Il labrador era un cane molto bello finché non è diventato uno status symbol, proprio come la bicicletta con i freni a
bacchetta, la station wagon e la casa a Capalbio.
– Per sciogliere l’atmosfera durante una cena intellettuale, domandare chi si ricorda come si chiamava il coniglietto
vibratore di Carrie Bradshaw.
– Durante una cena informale valutare se dire che il gatto ha lo stesso sapore del coniglio e chissà quante volte lo si sarà
mangiato senza saperlo.
– Davanti a una gabbia di criceti è elegante chiedersi come passassero il tempo prima dell’invenzione della ruota.
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Luoghi comuni sul gossip
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:50
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– E' divertente e poi è un modo per staccare il cervello.
– Sorriderne è più di classe che condannarlo.
– Vip e paparazzi sono d’accordo. Se uno non vuole essere fotografato, va a cena a Lodi e non se lo fila nessuno.
– Il pettegolezzo era una roba sordida, il gossip è chic. Come il vibratore, che da quando si chiama dildo se ne può parlare
anche a tavola.
– Non c’è niente da fare, gli Usa sono più avanti. Noi non abbiamo personaggi del calibro di Paris Hilton. Forse, solo
Briatore.
– Perché durante l’anno mi sciroppo Joyce senza fare un plissé e in spiaggia la cosa più impegnativa che riesco a
leggere è Chi?
– Citare fantasiose etimologie della parola gossip lascia intuire che sotto la facciata frivola siete profondi e rigorosi.
– Pare che gossip fosse il nome di un uccello col becco a spatola che rovista nella melma. Buttarlo lì con nonchalance fa
sempre il suo effetto.
– Gossip era un’espressione degli ambienti politici anglosassoni che viene da “to go sip”, cioè andare al bar, bere qualcosa
e prestare orecchio a quel che si dice. Da dire a una cena di liberal per rivendicare con discrezione la propria leadership
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intellettuale.
– Non ci sono più i Vip di una volta: Caroline di Monaco è stata sulle copertine per vent’anni.
– Quand’ero ragazzo occuparsi di pettegolezzi era un marchio d’arretratezza culturale, oggi lo è non occuparsene.
Contestualmente osservare che il fuori-sync nella vita è un disastro.
– Beautiful è la vera matrice ideologica della legittimazione del gossip.
– Se qualcuno delle Iene vi chiede se conoscete il nome del presidente della Repubblica, è molto avanti rispondere che
non vi occupate di gossip.
– Ma i calciatori prima che inventassero le veline con chi andavano?
– Scuotere dolentemente il capo e interrogarsi su dove finisca la cronaca politica e dove cominci il gossip.
– Confondere i personaggi di Centovetrine e quelli che frequentano le toilette dell’Hollywood, lascia immaginare che
abbiate cose ben più importanti per la testa.
– Rievocare i grandi scandali degli anni ‘60, qualifica come acuti osservatori del costume. Citare impunemente i Balletti
rosa e i Balletti verdi, tanto nessuno sa più cosa fossero.
– I grandi pettegoli di oggi fra qualche secolo potrebbero finire nei manuali di storia della letteratura. Rabbrividire.
– Gossiparo è un termine che fa schifo. Se qualcuno lo usa, fare subito la scenata di Nanni Moretti “Le parole sono
importanti”.
– Nel mezzo di un cocktail-party dire che, in fondo, Proust era solo un pettegolo di talento. Cambiare argomento prima che
si renda necessaria una spiegazione.
– Se si accenna alla presunta omosessualità di George Clooney ironizzare sulla fatuità dello star-system e rammentare che
lo si è detto anche di Cary Grant e di Paul Newman. Concludere obbligatoriamente che “Tra adulti consenzienti, in stanza
da letto ciascuno è libero di fare come vuole.”
– “Resa madre dal fantasma di Garibaldi durante una seduta di occultismo.” I titoli di Cronaca Vera restano ancora
insuperati.
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Luoghi comuni sui vegetariani
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:51
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– Non avere niente contro, ma detestare la loro aria di superiorità.
– Ma chi l’ha detto che per vivere si deve mangiare la carne? Molti popoli orientali sono vegetariani e stanno benissimo.
Cambiare discorso prima che venga chiesto di nominarne qualcuno.
– Chiedersi se vegani, vegetaliani, vegetariani e macrobiotici siano la stessa cosa e concludere che c’è qualcuno di questi
che esagera.
– Specificare sempre se si sta parlando di vegetariani oppure di vegetaliani e in questo caso chiarire se si tratti di
granivori, frugivori o crudisti. Smettere prima di venire malmenati.
– Se qualcuno chiede provocatoriamente spiegazioni sulla dieta vegan rispondere che è una roba di Star Trek.
– È bello sedersi a tavola senza doversi preoccupare di che cosa è morto il nostro cibo.((John Harvey Kellogg, inventore
dei corn flakes)
– Ai bambini degli anni Sessanta la carne veniva data una volta al giorno perché faceva bene, poi dopo il ‘68 ha
cominciato a fare male. Aspettarne il revival come per la minigonna.
– Io la carne non la mangio mai. Cosa c’entra il prosciutto? Non è mica carne.
– Fino a qualche anno fa se uno era vegetariano, fuori casa poteva mangiare solo l’insalata. Compiacersi che una nuova
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sensibilità stia finalmente facendosi largo tra i ristoratori.
– Oggi uccidere gli animali per cibarsene è un atto di superbia dell’uomo che si crede il re della creazione. Se si fa seguire
una pippa sul senso di smarrimento dovuto alla perdita del centro (citare Copernico, Darwin e Freud), è evidente la
disponibilità a una relazione sessuale con bilaureati o mezzadri.
– Le cose più buone sono le più crudeli: il foie gras si fa inchiodando le zampe alle oche e sovralimentandole; le aragoste
bisogna buttarle vive nell’acqua bollente; gli escargot prima di finire in padella vengono lasciati morire di fame per quindici
giorni. Io vorrei essere vegetariano, ma è il buon Dio che non vuole.
– Una volta ero vegetariano, poi ho smesso perché ero stufo di spiegare il perché.
– Se durante una cena qualcuno vi passa un’insalata di pomodori dire che non mangiate solanacee lascia intendere una
grande consapevolezza alimentare.
– Se un/a commensale dice di non mangiare la carne perché contiene la cadaverina e la putrescina, segnalare che in
modica quantità sono contenute anche nel liquido seminale. Solo in casi estremi.
– Ma chi l’ha detto che i vegetali non soffrono? Citare “La traccia verde”, uno sceneggiato televisivo con Sergio Fantoni e
Paola Pitagora in cui una pianta rivelava l’identità dell’assassino. Solo per over quaranta.
– Per produrre un chilo di carne servono dieci-quindici chili di vegetali, quindi essere vegetariani è una forma di amore
verso le piante. Affermarlo fa capire che dei giornali leggete anche le parti scritte in piccolo.
– Fare notare che non appena qualcuno dice di essere vegetariano c’è qualcun altro che si irrita. Conseguentemente
sdegnarsi contro il condizionamento culturale esercitato dalle multinazionali della carne. (Vedere successiva)
– Essere contrari al vegetarianesimo perché gran parte dei cereali del mondo sono in mano a multinazionali anche
peggiori di quelle della carne. (Vedere precedente ed eventualmente continuare in loop)
– Scagliarsi contro la teoria per cui i popoli tendenzialmente vegetariani siano più pacifici: in Polinesia mangiano quasi
solo carne e pesce, ma vanno d’accordo anche con gli squali.
– Vengo da quattro generazioni di macellai: a casa mia essere vegetariani è talmente inconcepibile che quando ho detto a
mio padre che sono gay ha tirato un sospiro di sollievo.
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Luoghi comuni sul matrimonio
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:53
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- Per quanto, la sposa in bianco ha sempre il suo fascino
- Il cinema ci ha talmente abituati al colpo di scena all’altare che se lui si presenta normalmente, la folla è percorsa da un
fremito di delusione
- In realtà né io né lui siamo credenti, ma per i suoi era importante. E poi, niente chiesa, niente regali. Convenirne, ma
condannare intimamente
- Dibattere se sia meglio depositare la lista nozze, che è un po’ trash, o fidare nell’estro degli invitati, col rischio di ricevere
venti servizi da caffè e neanche una lavastoviglie
- La sposa è sempre stressata a morte per la scelta della sua testimone. In ogni caso l’amica del cuore o la sorella si
incazzeranno lo stesso
- Nel ’99 mia cognata ha devoluto i soldi dei regali di nozze ai bambini africani. C’è una onlus che mi scrive ancora da che
le ho spedito l’equivalente in denaro di una formaggiera di Murano
- Ha tre lauree, vive tra Londra e New York e al lavoro dirige duecento persone, ma da quando ha deciso la data del
matrimonio è diventata un’adolescente del polesine del dopoguerra. Ieri mi ha parlato per due ore del colore delle tovaglie
- Avevamo trovato una magnifica chiesetta in un eremo camaldolese, ma la prima data libera era il 7 dicembre 2015.
Allora abbiamo deciso di sposarci a Las Vegas
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- Ammirare la classe di Zsa Zsa Gabor che a un intervistatore che le chiedeva quanti mariti avesse avuto ha risposto
senza scomporsi: “Oltre ai miei?”
- Stilare la lista degli invitati e totalizzare la cifra di 387 persone. Dopo una drastica epurazione arrivare con
soddisfazione a 359
- Sognare una cerimonia intima: solo gli sposi, nel paesino della Scozia dove basta presentarsi con lo stato di famiglia.
Conservare l’opzione per il secondo matrimonio
- Secondo le statistiche i ricevimenti dei matrimoni sono l’extrema ratio per incontrare il partner. Dopo restano solo i club
di dating via internet
- La cosa più squallida sono i tavoli di single, perché tutti si guatano come licantropi, ma di solito si finisce di fianco a un
geologo che per tutto il tempo parla di carotaggi e di trivelle
- Durante una pausa del ricevimento ruotare l’indice in aria dicendo come tra sé, “Certo che deve essergli costato un bel
po’ questo scherzetto tra pranzo, trasferimenti e albergo!”. Di seguito avanzare stime improbabili
- Ci ho messo dieci anni a dire a mio padre che sono gay e adesso vederci superare anche dall’Argentina è molto
deprimente
- Accertarsi che i commensali abbiano il senso dell’umorismo e, dopo la sesta portata, valutare se dire che un buon
divorzio è un bene più sicuro del matrimonio
- Nei giorni precedenti la cerimonia, ironizzare con gli amici sui consigli relativi alla sessualità dispensati durante il corso
prematrimoniale
- L’addio al celibato/nubilato da noi ha sempre un velo di mestizia: gli uomini finiscono a sbavare in un localino hard e le
donne a infilare banconote nel perizoma di un culturista de Velletri. Commentare che sono tradizioni anglosassoni, come
Halloween e il brunch
- Se qualcuno dice che Tizia si è sposata, chiedere immediatamente “Contro chi?”
- La bomboniera è sempre un incubo: classica fa cafone, ‘o famo strano è anche peggio. In ogni caso, mai animaletti di
Swarovski
- “Quattro matrimoni e un funerale” ha generato delle aspettative del tutto irrealistiche. Normalmente una come Andy Mc
Dowell fra le invitate non c’è. Se c’è è già sposata. E se non è sposata voi, purtroppo, non assomigliate a Hugh Grant
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Luoghi comuni sul Natale
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:55
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– Siamo già a Natale.
– Come passa il tempo: solo ieri era Pasqua.
– Prefigurarsi il delirio degli acquisti e la frenesia del traffico. Esprimere il desiderio di risvegliarsi il 7 gennaio.
– Senza neve non è Natale.
– Avere abolito i regali qualifica come persone di grande indipendenza di spirito, restie ai compromessi della società
consumistica. Spiare con compiacimento gli sguardi d’invidia degli astanti.
– Il Natale quest’anno non l’ho sentito per niente. Ogni anno sentirlo meno del precedente.
– Le pubblicità dei panettoni e dei pandori sono le stesse anno dopo anno, così hanno finito per diventare loro la vera
tradizione.
– Detestare tutti i bambini delle pubblicità natalizie senza eccezione.
– Sono spariti gli zampognari. Dolersene.
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– Sono ricomparsi gli zampognari. Rallegrarsene.
– Ricordare che Babbo Natale è un’invenzione della Coca-Cola suggerisce una visione laica e disincantata della vita.
– Ma Babbo Natale e la Befana hanno una relazione clandestina? E se sì, perché non la ufficializzano invece di
continuare ad andare per tetti?
– Sostenere l’inopportunità di rivelare troppo presto ai bambini che non è Babbo Natale a portare i regali, affinché non
diventino stronzi materialisti prima dell’adolescenza.
– A Natale si dovrebbe essere tutti più buoni, per questo, di solito, si litiga con i familiari: le aspettative sono una iattura.
– Ogni anno ripromettersi di mangiare normalmente, quindi lasciarsi travolgere dal cenone di sei ore.
– Ogni anno c’è sempre un invitato al cenone che non avete la minima idea chi sia.
– Ci sono due grandi partiti: quelli che aprono i regali alla mezzanotte e non un attimo prima e quelli che non resistono e
all’antivigilia scartano i pacchi. Poi c’è una minoranza perniciosa che non sa trattenersi e rivela quel che c’è nel pacco.
– Per via della crisi le luminarie natalizie cominciano ad assomigliare a decorazioni funebri. Lagnarsene scuotendo la testa
e ricordare anni in cui l’intera città era illuminata a festa.
– Dopo i pranzi natalizi resta sempre un panettone appena cominciato che poi viene intinto nel tè per la settimana
seguente. Dirlo in tono sognante come se si trattasse della madeleine proustiana.
– Più che altro è una festa per i bambini, perché se fosse per me…
– Riciclare i regali è legittimo, il difficile è sapersi fermare. Per esempio, il set da parmigiano con il tagliere rotondo diviso
in sei settori con relativi coltellini è già oltre.
– L’albero di Natale è laico, il presepe è confessionale, inoltre fa subito Natale in casa Cupiello.
– Il Natale allora sì che era una festa vera/cominciavo ad aspettarlo quattro mesi prima/i regali mi duravano una
settimana... (Francesco De Gregori)
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Luoghi comuni su oroscopi e oracoli
Postato da TourMaster - 2010/12/19 05:57
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– Nessuno crede all’oroscopo, ma tutti lo leggono.
– L’oroscopo dell’Internazionale è l’unica forma di narrativa contemporanea che leggo avidamente.
– Appena possibile ricordare le origini babilonesi dell’astrologia testimonia preparazione culturale.
– Se qualcuno parla di segni, ascendenti, trigoni e quadrature sorridere pacatamente - evitando di argomentare contro lascia intendere un atteggiamento razionale e tollerante.
– Se due persone sono molto diverse pur appartenendo allo stesso segno non mancare di attribuirlo all’ascendente. Non
spiegare che cosa sia esattamente l’ascendente.
– Per attaccare bottone con le ragazze l’astrologia è un argomento usurato, molto meglio la numerologia.
– Gli scettici possono utilmente fare notare che nell’emisfero australe hanno tutte delle altre stelle.
– Gli scettici possono ricordare che a Roma per significare la falsità di qualcuno si dice “Più bugiardo de Branko”.
– Adorare la laconicità di Linda Wolf che leggeva l’oroscopo in un minuto al Gr2 alla mattina e dava responsi del genere:
“Gemelli: bene”.
– Dirsi contrari a tutte le tecniche mantiche è molto chic, ma attenzione a non passare per aridi materialisti (vedere
seguente).
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Sono un razionalista cartesiano, ma non mi perderei mai la lettura con gli amici del numero di Natale di Astra con le
previsioni per l’anno nuovo.
– Chiedersi chi sia il copywriter che scrive le pubblicità di maghi che ristabiliscono l’unione matrimoniale, rafforzano
perentoriamente il fuoco della passione, provocano il ritorno della persona amata, ridonano il vigore sessuale. Pagamenti
anche rateali.
– Rammaricarsi che la riforma del calendario gregoriano abbia modificato il segno zodiacale che vi sarebbe spettato
suggerisce un garbato, ironico e colto scetticismo.
– Ma Saturno, invece di essere sempre contro, non potrebbe farsi un po’ gli affari suoi?
– I fondi del caffè si possono leggere anche con il decaffeinato?
– Sono contrario a tutte le forme di superstizione, porta male.
– Toccarsi le parti intime a scopo apotropaico è reato, lo ha stabilito nel 2008 la Corte di Cassazione. Terza Sezione.
Penale, ovviamente.
– Non ricordare mai il proprio segno zodiacale cinese. Sperare vivamente di non essere il maiale.
– Secondo una leggenda cinese dopo il Diluvio Universale, Dio chiamò a sé tutti gli animali per una festa, ma intitolò gli anni
dello zodiaco agli unici dodici che si presentarono. Interrogarsi su che scuse abbiano addotto gli altri.
– Quesito da porre a un positivista molesto. “La Chiesa cattolica condanna tutte le pratiche tese a divinare il futuro, ma se
Dio, essendo onnipotente, avesse deciso di smettere di esistere l’anno prossimo senza dir niente a nessuno, noi come
faremmo a venirlo a sapere?”.
– Una volta ho consultato l’I-Ching per sapere se dovevo fidanzarmi o no con una che mi piaceva, ma mi ha risposto:
“Propizia è la cura della vacca” e da allora non lo uso più.
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Luoghi comuni sugli immigrati
Postato da TourMaster - 2011/01/11 07:57
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– Però c’è della brava gente anche tra loro.
– Non si può mica fare entrare tutti, non possiamo essere il ventre molle d’Europa.
– L’Italia non può permettersi di accogliere questa gente che viene qui a rubarci il lavoro, che già ce n’è poco.
– L’economia italiana ha bisogno degli immigrati, altrimenti chi farebbe i mestieri che noi non vogliamo più fare?
– Per affermare la propria virilità, sostenere con forza che con quelli che vengono qui a fare casino ci vorrebbe il pugno
duro: foglio di via e un calcio nel culo.
– In quanto convinti sostenitori del melting pot, dichiarare di essere favorevoli all’ingresso degli extracomunitari,
aggiungendo immediatamente, purché abbiano un lavoro e paghino le tasse.
– Comprendere il disagio degli immigrati che si trovano nell’impossibilità di regolarizzare la loro posizione nonostante
lavorino in Italia da anni, ma chiosare che mica possono rompere i coglioni per settimane sulle gru e le ciminiere.
– Vibrare di sdegno per come le badanti dell’Est stiano diventando una minaccia per i legittimi eredi di tutto uno strato di
anziani danarosi: se li sposano, poi quelli schiattano dopo qualche mese e loro ereditano.
– Una generazione di bambini sta crescendo allevata da colf provenienti dall’Europa orientale. Se si è di sinistra plaudire
alla feconda contaminazione culturale, se si è di destra paventare lo sbiadimento delle nostre tradizioni.
– Per significare la propria appartenenza all’area progressista rammentare ogni volta che sia possibile di quando eravamo
noi italiani a essere gli immigrati in altri paesi.
– Relativamente agli extracomunitari la Lega dice apertis verbis ciò che molti si limitano a mugugnare al bar. Dibattere se ciò
sia l’emersione a livello parlamentare di un profondo sentimento popolare o il segno del degrado della politica.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– E dopo non meravigliamoci se delinquono.
– Possono rimanere in Italia coloro che condividono i nostri valori e osservano le nostre leggi. Non ti va bene? Camél e
barchèta e te turnet a ca’. (Piergianni Prosperini)
– L’immigrazione mediorientale ha anche degli aspetti positivi, per esempio ha moltiplicato nelle nostre città i venditori di
kebab, come nelle grandi capitali europee.
– Essere favorevoli all’accoglienza degli extracomunitari non impedisce di chiedersi cosa la famiglia di filippini del sesto
piano cucini mai fin dalle nove di mattina per riuscire a generare delle simili puzze nella tromba delle scale.
– E poi a un certo punto qualcuno ha cominciato a chiamarli migranti che è meno chiaro, ma molto più cool.
– I cinesi sono una comunità virtualmente integrata ma di fatto completamente separata. Contestualmente sviscerare la
temibile capacità di penetrazione dell’economia cinese sui mercati occidentali.
– Più difficile da gestire di quella degli immigrati africani è l’invasione dei nuovi ricchi russi: numericamente sono di meno,
ma più volgari.
– Certo che se noi ci comportassimo al loro paese come loro si comportano qui, a noi ci impiccherebbero al primo albero.
E poi vengono a parlare di tolleranza.
– Nonostante i sinceri sentimenti democratici detestare i senegalesi che cercano di venderti i libri di ricette africane
davanti alle librerie Feltrinelli.
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Luoghi comuni sui saldi
Postato da TourMaster - 2011/01/11 08:00
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– No, non lo compro adesso, aspetto i saldi.
– Lo compro adesso perché tanto durante i saldi non trovo mai niente.
– Temere la spietatezza dello squalo bianco nel piglio di certe donne mentre frugano tra i maglioni scontati.
– La propria taglia è sempre la prima a finire.
– Mugugnando dubitare che i ribassi indicati corrispondano a verità.
– Riflettere amaramente su quanto ricarichino abitualmente i negozianti, stante che ci guadagnano anche quando
ribassano i prezzi del 70 per cento.
– In America i saldi cominciano il 26 dicembre, noi ovviamente arriviamo sempre dopo.
– Provare un'intensa ammirazione per i giornalisti dei telegiornali che riescono a fare tutti gli anni dei servizi con la stessa
notizia dell’inizio dei saldi.
– Una volta si diceva saldi e ribassi, poi i ribassi si sono persi.
– Farsi un punto d’onore di non comprare mai nulla durante i saldi. Se non si è ricchi è molto chic.
– Meglio un capo solo ma di altissima qualità che poi ti dura tutta la vita piuttosto che dieci così così che dopo un anno non
metti più. Dirlo soprattutto se si possiedono molti capi di altissima qualità.
– "Certo che queste povere commesse a dare retta a tutta questa gente fanno veramente un mestiere ingrato". Di seguito
chiedere di provare il vestito scelto in tutte le varianti di colore, commentandone lungamente ciascuna.
– Detestare lo shopping in sé, e massimamente durante i saldi, qualifica come persone pragmatiche e con ben più elevati
interessi.
– Non avere mai capito perché in Italia i saldi abbiano date e durate diverse secondo le città. Contestualmente deprecare il
perdurare del campanilismo, ostacolo a un armonioso sviluppo economico e culturale.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– I negozianti sperano ogni anno di rifarsi durante i saldi del vistoso calo delle vendite verificatosi durante la stagione
prenatalizia. Interrogarsi se abbiano mai avuto una stagione prenatalizia soddisfacente.
– E' molto avanti avere acquistato un capo di abbigliamento made in Italy a New York il primo giorno dei saldi.
– Attendere con trepidazione i consigli dei presidenti dell'Adusbef e della Federconsumatori sui criteri con cui approcciare i
saldi e restare delusi dalla sostanziale assenza di novità.
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Luoghi comuni sulla televisione
Postato da TourMaster - 2011/01/11 08:03
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– Ha unito l’Italia più di Garibaldi.
– E’ grazie a lei che gli italiani hanno scoperto di avere una lingua comune.
– Cattiva maestra. Non è necessario ricordare chi l’ha detto.
– Dichiarare di non averla qualifica come intellettuali fuori dal coro e semina un lieve disagio.
– Affermare che da quando la si è data via si è ricavato un sacco di tempo per altre più appaganti attività, come la lettura,
la meditazione, lo sport.
– Trovare snobistico l’atteggiamento di chi dichiara di non guardarla. Conseguentemente puntualizzare che di per sé la tv
non è né bene né male, dipende dall’uso che se ne fa.
– Cenare davanti alla televisione è ammesso solo per i single, diversamente è trash, specialmente se in una cucina
illuminata al neon.
– Fa tanta compagnia.
– Chiedersi che cosa facessero nelle campagne la sera, oltre ai figli, prima dell’avvento della televisione.
– Ma chi l’ha inventata?
– Rifiutarsi recisamente di passare le proprie serate in compagnia di un elettrodomestico.
– Non essere mai riusciti a sintonizzare il digitale terrestre avendo meno di sessant’anni lascia presagire ben più elevati
interessi.
– Guardare esclusivamente i canali tematici, arte, storia, natura, è molto avanti.
– Avere un televisore molto vecchio fa capire che privilegiate una vita sociale intensa.
– A patto di non esagerare, di tanto in tanto è un’eccellente babysitter.
– E' uno strumento di manipolazione del consenso di straordinaria potenza.
– E' sopravvalutata come strumento di formazione del consenso.
– Guardarla più di tre ore al giorno è socialmente dequalificante a meno che non sia attraverso internet. In quel caso
attesta dimestichezza e attenzione per le nuove tecnologie.
– I canali all-news sono imprescindibili. Meglio se in lingue esotiche.
– E' la principale responsabile della diffusione di illusori modelli culturali presso le popolazioni di immigrati.
– E' scioccante constatare come nelle bidonville più povere del mondo svettino le parabole satellitari. Deprecarlo ma
senza moralismi.
– Stigmatizzare la pratica dello zapping. Per contro, rilevare che questa è la moderna modalità di fruizione del mezzo rivela
attenzione agli aspetti sociologici dei media e che si è letto Guy Debord.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Se qualcuno osserva che molti dei ricordi comuni della nostra vita sono stati scanditi dalla televisione, paragonarla a
un’impalpabile madeleine collettiva rivela sensibilità letteraria e sagacia.
– Frodare il canone non è socialmente riprovato.
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Luoghi comuni sull\'India
Postato da mirzia - 2011/01/15 09:43
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– Più che un luogo fisico è un luogo dell'anima.
– Non andarci per timore delle proprie reazioni all'esposizione dell'estrema miseria lungo le strade denota sensibilità.
– Ammirare la dignità con cui i locali vivono in assoluta povertà. Attenti a non esagerare per non sconfinare nel paternalismo
colonialista.
– Stupirsi della modernità della società indiana esclamando: "Questi qui ormai ci hanno superato senza neanche mettere la
freccia."
– E' una terra dove si respira una spiritualità diversa. Non spiegare diversa da che cosa.
– Esserci andati convinti di trovare un luogo immerso nella spiritualità e invece avere scoperto che a New Delhi ci sono più
fast food che a New York. Dichiararsi delusi.
– Ma con la fame che c'è lì, considerare sacre le vacche non è un po' ridicolo? Dosare a seconda degli interlocutori il tasso
di autoironia.
– Citare il santone che è rimasto dodici anni senza abbassare il braccio destro. Di seguito chiosare che fatti di questo
genere, ciarlatanerie a parte, mettono a dura prova la razionalità occidentale.
– Ricordare con aria dolente le nefandezze della dominazione inglese qualifica come sinceri democratici.
– Ma Indira Gandhi era la figlia di Gandhi Gandhi? Se qualcuno fa questa domanda affrettarsi a spiegare che Gandhi in
India equivale a Rossi in Italia.
– Il Mahabharata è uno dei più grandi poemi dell'umanità. Se non lo si è letto, essere almeno entusiasti dello spettacolo
teatrale che ne ha tratto Peter Brook.
– Nella società indiana la divisione in caste continua a esistere. Dolersene, ma osservare che in fondo esiste anche da noi,
anche se in modo più subdolo. Non chiarire meglio il concetto.
– Ma com'è che Bombay improvvisamente ha cominciato a chiamarsi Mumbai? Se qualcuno pone questo interrogativo
affrettarsi a stabilire un parallelo con Mao Tze Tung che a un certo punto è diventato Mao Zedong.
– Negli anni Settanta si andava in India per trovare il proprio vero io, poi negli anni Ottanta e Novanta ci andavano i
manager prima di uscire di testa. Oggi ci si va per stare una settimana in una clinica ayurvedica a farsi massaggiare con
gli olii essenziali: quando torni sei come nuovo.
– Rammentare che a Mumbai c'è la più alta concentrazione di call center del mondo. Tu chiami la Apple credendo di
parlare con uno di Varese e invece parli con un ragazzino di Madras istruito per sembrare brianzolo. Deprecare lo
sfruttamento dei lavoratori locali da parte delle multinazionali.
– L'indiano più divertente è Hrundi V. Bakshi interpretato da Peter Sellers in Hollywood party.
– Il cibo indiano è ottimo, ma dopo tre giorni ha tutto lo stesso sapore.
– Trovare sopravvalutati tutti gli scrittori indiani contemporanei. Preferire il buon vecchio Kipling, un po' colonialista ma
grandissimo narratore.
– Soprattutto i colori sono pazzeschi. Wow!
– Sono tornato stanotte da Bangalore e stamattina sono in ufficio a Milano. Che flash!
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Luoghi comuni sugli autogrill
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:27
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– Quelli italiani almeno sono allegri, mentre in Francia sono squallidi e per di più così distanti l’uno dall’altro che in
autostrada si corre il rischio di farsela addosso.
– Che per guadagnare l’uscita si debba fare il giro di tutto l’autogrill è una grande intuizione di marketing, altrimenti chi
acquisterebbe dei parallelepipedi di mortadella? Accennare a Marcovaldo di Calvino denota buone letture.
– Ulisse, Icaro, Apollo, Ischia, Capri, Camogli, Positano, Rimini, Dolomiti: ma i product manager della Autogrill S.p.A.
avranno fatto il classico o l’alberghiero?
– Mentre siete in fila per ordinare un panino insieme a un pulmann di tifosi di calcio osservare ad alta voce che il
Granprovolo è più raro di Pizzaballa e stare a vedere chi coglie il riferimento.
– Se qualcuno nota con nostalgia come la figura della custode delle toilette sia quasi scomparsa, lanciarsi in
un’appassionata difesa del progresso citando gli antibiotici, lo statuto dei lavoratori e internet.
– In attesa di essere serviti riflettere su quanto deve essere faticoso lavorare a contatto con il pubbico per tante ore con
quella confusione. Quindi ordinare sette caffè tutti diversi.
– Ma, esattamente, nella rustichella che cosa cazzarola c’è?
– Constatare con un misto di ammirazione e invidia la quantità di scontrini che emettono le casse e concludere che sono
una miniera d’oro. Di seguito rimpiangere di aver fatto l’università.
– Negli anni Sessanta gli autogrill si chiamavano Pavesi o, più familiarmente, Pavesini. Ricordarlo qualifica come sapidi
osservatori dell’evoluzione del costume.
– Davanti alla noce di prosciutto al pepe provare lo stesso sconcerto provato davanti al monolite di 2001: Odissea nello
Spazio.
– Indignarsi che gli ingredienti dei Muffin non specifichino se i monodigliceridi degli acidi grassi siano di origine vegetale o
animale. Solo se il vostro matrimonio è in fase terminale da dieci anni.
– Acquistare cd con i grandi successi di Rocky Roberts o Antonio Vivaldi. Giustificarsi con il prezzo convenientissimo,
quindi dimenticarli nelle tasche delle portiere.
– Se la vostra marca di sigarette è già terminata dibattersi nel dilemma se comprarne un’altra, guastandovi parte del
piacere, o fermarsi anche al prossimo autogrill, guastandovi la media oraria.
– Incappando nell’automobilista che non chiude la porta del wc lagnarsi ad alta voce con gli altri frequentatori della toilette
della dilagante piaga della claustrofobia.
– Acquistare dei biscotti casomai vi venisse un languorino durante il viaggio anche se siete quasi arrivati. Litigare con il
partner per i Ringo o i Loacker al cioccolato.
– Nel caso la vostra auto non abbia l’autoradio incorporata, occultarla sagacemente sotto il sedile prima di scendere. Se
qualcuno lo fa, chiedere subito che cosa nasconderà mai sotto le zerbino di casa.
– Se nel parcheggio cercano di vendervi degli oggetti di valore (orologi, videoregistratori, macchine fotografiche)
commuoversi per l’ingenuità e rievocare i tempi in cui anche la malavita aveva il suo codice di comportamento.
– Chi fatto studi classici può utilmente segnalare la correttezza etimologia del panino con la cotoletta giacché, come
suggerisce la “a” privativa di Apollo, in quella cotoletta c’è tutto meno che del pollo.
– Ma quando Guccini ha scritto “Autogrill” gli autogrill erano già di Benetton? Se qualcuno lo chiede negare recisamente, ma
restarne turbati.
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Luoghi comuni sulla pubblictà
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:31
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– E’ la cosa più interessante della tv.
– Ce n’è troppa: su Rete 4 un film dura circa tre ore.
– La pubblicità è fondamentale per ogni televisione, pubblica o a privata, altrimenti ci faremmo tutti la pipì addosso.
– Le star della televisione e del cinema negli ultimi anni nascono spesso a seguito di uno spot di successo. Farlo notare vi
qualifica come sagaci osservatori del costume e dei media.
– Deprecare il modello femminile veicolato dalla pubblicità: modelle semianoressiche, mignotte, madri apprensive,
casalinghe maniache dell’igiene e mogli raffreddate, col ciclo o con il mal di testa.
– Citare il libro “I persuasori occulti” di Vance Packard, ancorché piuttosto datato, attesta una solida preparazione culturale,
nonché una probabile vicinanza alla sinistra intellettuale.
– I creativi pubblicitari nei film italiani hanno il volto di Raoul Bova, Stefano Accorsi o Fabio Volo, lavorano guardando il
soffitto con espressione vacua e quando gli viene l’idea hanno un sussulto e dicono “Geniale!”.
– Dire che chi controlla la pubblicità controlla anche l’informazione suggerisce una visione disincantata della realtà.
– Stigmatizzare l’abuso da parte dei pubblicitari di termini inglesi, sintomo di provincialismo. Eventualmente polemizzare
con la velleità di tradurre parole universalmente usate in inglese: ricordare il mussoliniano arlecchino al posto del cocktail.
– Alcune centinaia di pubblicitari di mezz’età precarizzati sono quel che è rimasto degli anni ’80, per rispondere alla
domanda del noto cantautore Raf.
– Adorare "Mad men". Soprattutto rilevare quanto si fumasse e bevesse in quell’epoca ingenua e felice. Rimpiangerla.
– La pubblicità è il commercio dell’anima. (Marcello Marchesi)
– Fare a gara nel rievocare i caroselli della propria infanzia crea una complicità simile a quella che accomuna i reduci della
grande guerra.
– Negli anni Sessanta si chiamava réclame, negli Ottanta advertising, oggi chiamarla solo pubblicità comunica un lieve
senso di miseria e di recessione.
– Calimero è di gran lunga più famoso del prodotto che reclamizzava.
– Avere sempre trovato l’idea di chiamare la pubblicità consigli per gli acquisti un’irritante cazzata.
– Carosello veniva trasmesso tutti i giorni tranne il venerdì santo e il 2 novembre. Non meravigliarsi che in Italia la laicità
dello stato non si sia mai pienamente affermata.
– Nei film americani se il protagonista usa un personal computer si tratta invariabilmente di un Mac. Concluderne che dal
marketing non ci si salva.
– Essersi sempre chiesto chi abbia inventato le televendite e perché siano recitate così male.
– Trovare le vecchie pubblicità choc di Oliviero Toscani per Benetton più efficaci di un elzeviro. Vale anche aborrirle perché
la pubblicità non è un elzeviro.
– A lungo insuperato, il nonsense “Chi Vespa mangia le mele” è stato eclissato dallo “strategismo sentimentale” dello spot
per il libro “Labirinto femminile” di Alfonso Luigi Marra. Segnalare l’intensa interpretazione di Manuela Arcuri.
– Ammirare incondizionatamente chi ha creato i nomi delle sorprese degli ovetti Kinder. Apprezzare in particolare le
Tartallegre, i Coccodritti e gli Squalibabà.
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Luoghi comuni su clima e ambiente
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:35
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– Interrogarsi con aria dolente su che mondo lasceremo in eredità ai nostri figli.
– Fino a che ci saranno le Sette Sorelle le auto continueranno a essere fatte in questo modo, anche se ci sarebbe già la
tecnologia per farle andare ad acqua. Dolersene.
– Deprecare le pale eoliche che hanno distrutto alcuni dei più bei panorami del paesaggio italiano. Fare attenzione a non
sovrapporsi alle tesi di Sgarbi.
– In famiglia io, mia moglie e ciascuno dei miei tre figli abbiamo tutti delle auto ibride, perché noi ci teniamo all’ambiente.
– Plaudire alla messa al bando dei sacchetti di polietilene dai supermercati. Contestualmente sparare dati a caso sull’entità
del continente di plastica che galleggia nel Pacifico: da grande come la Spagna a più degli Stati Uniti.
– Plaudire alla messa al bando dei sacchetti di polietilene dai supermercati. Così finalmente potremo andare in giro
abbracciati a dei sacchetti di carta come nei film americani.
– Ma i Verdi italiani ci sono ancora?
– Se si parla dell’esaurimento del petrolio nei prossimi anni, obiettare che il modello di Hubbert non è universalmente
accettato. Questo commento fa capire che siete molto caldi sul tema.
– Se qualcuno condanna l’avidità dei paesi OPEC, chiosare che d’altra parte devono guadagnare il più possibile fino a che
dura il petrolio, perché dopo gli resteranno solo degli scatoloni di sabbia.
– Il riscaldamento globale è sopravvalutato dalla lobby ambientalista. Sostenerlo da sinistra segnala l’intellettuale fuori dal
coro; sostenerlo da destra: evitare.
– Deprecare lo spot del Forum sul nucleare che non prende posizione pro o contro. Vale anche lodarne l’equanimità.
– Sostenere che con il nucleare siamo riusciti a essere fuori sync due volte, negli anni Sessanta, quando gli altri
costruivano le centrali e noi no, e oggi, quando gli altri lo dismettono e noi costruiamo le centrali.
– E pensare che qualche anno fa c’è stato un referendum che aveva escluso il nucleare in Italia. Valutare a seconda del
contesto se esprimere rammarico o sollievo con il tono di voce e la mimica facciale.
– Stigmatizzare gli ambientalisti che vorrebbero che gli altri tornassero al calesse, ma che non sono disposti a rinunciare
all’aria condizionata a maggio.
– La cosa peggiore sarebbe diventare ecologista, rinunciare a un sacco di comodità, e poi scoprire che avevano ragione i
Maya e che nel 2012 finisce il mondo.
– Dubitare che la raccolta differenziata dei rifiuti sia poi fatta veramente, avanzando il sospetto che una volta in discarica
venga messo tutto insieme. Ottimo per posizionarsi come disincantato osservatore della realtà.
– I rifiuti nelle strade di Napoli sono diventati una caratteristica del luogo, infatti ormai ci sono dei turisti che ci vanno
apposta per vederli.
– Non è necessario assaltare le baleniere giapponesi come gli attivisti di Greenpeace, già girare per casa spegnendo tutti
gli elettrodomestici in stand-by rivela sensibilità ambientale. Annuire convintamente.
– Scagliarsi contro l’amministrazione comunale che avendo rimosso i cassonetti per la raccolta delle batterie usate vi
costringe a vivere in una casa disseminata di pile scariche.
– Quelli della filiera corta e dei chilometri zero quanto se la tirano?
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Luoghi comuni sul primo amore
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:38
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Chiedere di definire precisamente che cosa si intenda per primo amore: infatuazione momentanea, cotta prolungata,
bacio, heavy petting ecc.
– Rievocare con nostalgia il primo bacio, ma non riuscire a ricordare il cognome del partner suggerisce una vita
sentimentale assai movimentata.
– Il primo vero rito di passaggio che si deve affrontare durante l’adolescenza è chiarire la funzione della lingua nel bacio.
– Notazione antropologica: al liceo le ragazze si raccontavano le loro esperienze sessuali con minuziosità da entomologi, i
ragazzi si affidavano a sintesi eroiche.
– A otto anni essersi innamorati di Romina Power. Avere sofferto come un cane quando lei ha sposato Al Bano.
– Con ruvida autoironia dire che della prima volta si ricordano soprattutto le abrasioni alle ginocchia. Da allora avere
concepito una netta avversione per i tappeti etnici.
– Notazione di costume: prima dell’avvento dei cellulari telefonare all’amata in privato richiedeva lunghe passeggiate fino
alla più vicina cabina telefonica.
– La 127 Special rispetto alla 127 normale aveva la comodità dei sedili ribaltabili. Essergliene grati.
– Rammentare con divertita tenerezza la volta che veniste beccati dal padre di lei e diceste la frase “Stavamo studiando”.
– Se qualcuno racconta della volta che venne sorpreso dal miglior amico con la sua fidanzata, approfittarne per
concionare su educazione cattolica e sensi di colpa.
– Nutrire una profonda invidia per quelle coppie che si sono fidanzate in prima liceo e stanno ancora insieme dopo
trentacinque anni. Avanzare l’ipotesi che si tratti di predisposizione genetica.
– Non avere mai saputo di che cosa parla “Il grande freddo” perché si è andati a vederlo con la fidanzatina e non si è
seguito molto la trama. Fare attenzione a non risultare lubrichi.
– Dire che dopo due note di “Questo piccolo grande amore” riuscite a sentire il profumo dell’Ambra Solare della vostra
fidanzata dell’epoca testimonia una natura romantica.
– A diciott’anni la principale scelta esistenziale maschile era portarsi i profilattici, rivelando così le proprie turpi intenzioni, o
non portarseli rischiando di andare in bianco? Chiedersi se oggi il dilemma sia stato risolto.
– Prima dell’avvento degli sms per avere una vita sentimentale era essenziale saper scrivere dei bigliettini efficaci. Da ciò la
scelta di studi umanistici in età più adulta.
– La constatazione della propria inettitudine nel gioco del calcio portò alla scoperta in età scolare che le ragazze
apprezzavano le poesie di Prévert.
– Ricordare con quanta aspettativa si attendeva la gita scolastica per sedersi di fianco all’oggetto dei vostri desideri sul
pullman.
– Avere condiviso il dolore di Charlie Brown quando la ragazzina dai capelli rossi ha traslocato spezzandogli il cuore.
– Il primo amore non si scorda mai /E forse tutto questo tu lo sai… (Gigi D’Alessio)
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Luoghi comuni sulla satira
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:40
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– Non è né di destra, né di sinistra, per definizione è contro il potere. Convenirne.
– I democristiani di una volta avevano maggior classe nel lasciarsi prendere in giro.
– Se non si arrabbia nessuno non è satira.
– Osservare che a destra si ride di meno. Smentire citando Guareschi. Replicare che costringere Guareschi entro gli
schemi della destra è riduttivo.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Se qualcuno dice che l’unico limite è quello del buon gusto, replicare causticamente che la pornografia è l’erotismo degli
altri.
– La comicità surreale è sempre molto apprezzata dagli intellettuali. Quella che prende in giro la politica è datata e superata.
– Irridere gobbe, altezze modeste e trapianti di capelli è socialmente riprovato, a meno che non si tratti di politici.
– Preferire l’ironia alla comicità. E' più chic.
– Ricordare con nostalgia le mirabolanti copertine de Il Male, particolarmente quella con Tognazzi capo delle BR.
– Drive-in scherzava su un certo tipo di femminilità ipertrofica da pin-up, ma non è stato capito e ha fatto scuola. Dire che
sono i rischi delle avanguardie.
– Scagliarsi contro la discriminazione che impedisce ai santi di farsi quattro risate insieme ai fanti rivela una sensibilità
autenticamente liberale.
– La satira di oggi potrebbe essere la cronaca politica di domani. Convenirne.
– Le satire che il censore capisce è giusto vengano vietate. (Karl Kraus)
– Sostenere che il vero problema non è la censura, ma l’autocensura, attesta profondità di pensiero e attitudine speculativa.
– Ammirare incondizionatamente l’immensa intelligenza di Ennio Flaiano. Non è necessario averlo letto.
– Affermare che gran parte del cinema italiano del dopoguerra è passato dal Marc’Aurelio testimonia una solida cultura. Se
qualcuno chiede di fare dei nomi, fa simpatia dire di averlo letto sul “Forse non tutti sanno che”.
– Boldi e De Sica per vent’anni hanno satireggiato un’Italia involgarita e massificata, ma sono stati fraintesi dalla critica,
come del resto era capitato a Totò. Preconizzarne l’imminente rivalutazione.
– Rievocare quando a scuola vi hanno spiegato le differenze tra umorismo, ironia, sarcasmo ecc. e il vostro compagno di
banco inneggiando sui muri a una nota istituzione femminile credeva di essere un autore satirico.
– Non appena è possibile appellarsi alla tradizione che fa capo a Montesquieu, Voltaire e Swift.
– Ci sono giorni in cui ho l’impressione di essere l’inserto satirico della mia vita.
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Luoghi comuni sugli ex
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:42
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– Restare amici dopo una relazione sentimentale è impossibile perché uno dei due vorrebbe ancora fare del sesso.
– Restare amica del proprio ex è da sincere democratiche, però preferire non conoscere la sua nuova fidanzata.
– Dire che un buon rapporto con un ex è sicuramente più solido della media dei fidanzamenti di oggi, rivela disincanto e
conoscenza dei costumi contemporanei.
– Quando una donna smette di amarti smette davvero, gli uomini tengono sempre un piede nella porta, perché non si sa
mai. Convenirne.
– E' statisticamente dimostrato che molte donne intelligenti rimpiangono il fidanzato dei diciotto anni che era un
bravissimo ragazzo, le amava perdutamente e piaceva anche alla mamma, però si struggono per degli stronzi. Esprimere
il concetto con cautela.
– Per risposare il proprio ex marito è necessario essere di memoria assai corta o Elizabeth Taylor.
– Il mio fidanzato mi ha lasciato perché diceva che pretendevo troppo da lui. Poi si è messo con una bambola gonfiabile,
ma dopo un po’ ha lasciato anche lei. E per le stesse ragioni.
– Avevo un fidanzato che diceva di amarmi, ma mi lasciava sempre a giugno e mi riprendeva a ottobre. Se qualcuna dice
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
questa cosa commentare che forse era solo freddoloso.
– Tacciare di omertà gli amici che quando ti lasci dicono che si sapeva che lui era uno stronzo. Quando ci si rimette con
l’ex, odiarli.
– Dire con autoironia di essere molto migliore come ex che come fidanzato di solito suscita interesse.
– L’amore di oggi potrebbe essere la gelosia retroattiva di domani. Se detto con aria filosofica lascia intendere una visione
antiretorica della vita e uno spirito caustico.
– E pensare che ho sofferto, ho pianto e avrei voluto morire per una donna che non amavo. E che non era neanche il mio
tipo. (Oscar Wilde)
– Al mio fidanzato non dico niente dei miei ex per non farmi una cattiva opinione di me.
– Credere nella proprietà privata ma deprecarne l’interpretazione estensiva che vieta di mettersi con l’ex di un’amica anche
se lei non ci sta più da anni.
– La sua ex fa l’attrice e assomiglia a Grace Kelly. Quando ho scoperto che ha ancora le sue chiavi di casa gli ho fatto una
scenata alla Anna Magnani.
– Chiedere di chiarire meglio che cosa si intenda per ex: valgono solo le relazioni di una ragionevole durata o basta del
sesso pregresso? In quest’ultimo caso, specificare la linea di demarcazione tra le une e l’altro.
– Avere una fidanzata gelosa e conservare gli sms delle proprie ex è la versione light della roulette russa: prima o poi il
suicidio è inevitabile.
– Teoria dei giochi. Definizione di “lose-lose situation”: quando con la tua nuova fidanzata incontri per strada la tua ex e,
dopo, litighi perché sei stato troppo disinvolto o troppo imbarazzato.
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Luoghi comuni sugli italiani all\'estero
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:43
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– Internet ti fa sentire più vicino a casa. Convenirne, ma non mancare di sottolineare i rischi sottesi di omologazione
globale.
– La presenza virtuale dei propri cari via Skype acuisce la nostalgia come nemmeno Lacreme Napulitane cantata da
Massimo Ranieri.
– Se si parla con connazionali fare riferimento a una visione oggettiva della realtà politica italiana, acquisita grazie alla
lontananza.
– Di fronte allo straniero inquisitore negare di aver votato per il Pdl. Prima che lo faccia lui, chiosare che, del resto, anche
ai tempi della Democrazia Cristiana trionfante si stentava a trovare chi ammettesse di votarla.
– Spedire agli amici in Italia il link di un articolo del The Copenhagen Post sul belpaese conferisce ulteriore credibilità alla
propria fama di lettore indipendente. Se la segnalazione è fatta in inglese è un po’ trash.
– Introdurre i locali al concetto del “tradurre è un po’ tradire” denota sensibilità umanistica e può aiutare a sostenere la tesi del
fraintendimento delle battute del premier.
– Dire di provare un forte afflato patriottico ogni volta che si ordina un caffè italiano all’estero è scontato, ma se si aggiunge
che, invece, in Italia si ordina spesso un caffè americano, diventa una spigolatura spendibile.
– Sentirsi parte integrante della misteriosa entità degli “Italiani all’estero”, il cui voto è sempre atteso con ansia al momento
dello scrutinio. Ciò suscita simpatia negli stranieri e denota un amor di patria incomprensibile ai più e per questo degno di
tacito rispetto.
Citare il temperamento mediterraneo per spiegare la realtà politica italiana denota un approccio antropologico e il
desiderio di indagare la questione in maniera bipartisan.
– Ricondurre i caratteri peculiari della società italiana all’ineludibile substrato cattolico. Definirsi liberista e calvinista di solito
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
intimorisce gli interlocutori ed esime dal dover spiegare meglio i concetti.
– A tavola con degli anglosassoni spiegare che per gli italiani parlare di altri cibi mentre stanno mangiando è normale. Se i
commensali sanno di arte dire che è una forma di image en abîme fa grande impressione.
– Qualunque sia il proprio orientamento politico sostenere che gli italiani in tutta la loro storia sono sempre stati meglio dei
loro governanti.
– All’estero trovare conforto in tutto quanto è italiano, ma non appena si scende dall’aereo aborrire le stesse cose. Notare
che è l’esatto contrario dell’effetto che faceva Krypton a Superman denota vaste letture.
– In fila per il taxi a Londra citare il celebre aforisma di Mussolini: “Governare gli italiani non è difficile, è inutile”. Per fugare
sospetti di improprie nostalgie affrettarsi ad aggiungere che, sì, era fascista ma aveva il senso della frase.
– Compiangere i locali per il gusto scoraggiante con cui scelgono e abbinano i vestiti. Possibilmente individuare un
connazionale con cui condividere il senso di superiorità.
– Se ci si trova in paesi un tempo soggetti all’impero romano e il connazionale interlocutore dice: “Questi qui erano tutti
sotto” evitare di sorridere onde non incorrere nella correità.
– Davanti a un monumento storico dire che di cose così in Italia ce ne sono a migliaia e proprio per questo non vi si fa più
caso. Valutare se ribadire ancora che il 70 per cento del patrimonio storico-artistico mondiale è in Italia.
– Moda, design, Ferrari, cibo, belle donne, musica, patrimonio artistico, bel tempo, calcio, dolcezza del vivere, politica
delirante, tutti argomenti usurati da rifuggire. Se costretti a pronunciarsi sul made in Italy, dire che abbiamo esportato in
tutto il mondo le macchine per fare i gelati, quindi lasciare la stanza.
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Luoghi comuni sui supermercati
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:45
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– Preferirli ai negozi tradizionali perché non è necessario parlare rivela timidezza e, probabilmente, un mondo interiore
assai ricco.
– Dire che i supermercati americani hanno una varietà di offerta imbattibile lascia intendere uno stile di vita internazionale.
– Nei film romantici vi si fanno sempre incontri stimolanti: specialmente la propria ex di cui si è ancora innamorati o la
prossima fidanzata.
– Nei film americani le cassiere sono sempre dotate di un umorismo salace.
– Affermare che sono i non-luoghi per eccellenza della surmodernità attesta ottime letture. Non è necessario ricordare
l’autore della definizione, è più che sufficiente dire che è un antropologo francese.
– Da quando si è venuti a vivere a Roma sentire la mancanza dell’Esselunga e dei suoi prodotti alto di gamma. Dirlo solo
dopo aver dissipato ogni sospetto di leghismo.
– Lamentarsi che a Roma si debba fare la spesa in tre supermercati diversi per trovare quello che a Milano si trovava in
uno solo. Prendere spunto per enucleare concetti vagamente leghisti.
– A Milano i supermercati sono divisi su base sociologica: ci sono quelli per incontrare dei single, quelli frequentati da
modelle che comprano solo yogurt e quelli after-hours per manager divorziati. Se qualcuno esprime questo concetto
ribattere che a Roma ci sono persino quelli per fare la spesa.
– Non resistere alle offerte 3x2 e finire per comprare forniture trentennali di noce moscata.
– Spiare nel carrello del prossimo e cercare di dedurne il profilo psicologico. Se non vi sono marche famose ricavarne
un’impressione negativa. Eventualmente cercare di sviscerarne le ragioni inconsce.
– Perché gli altoparlanti diffondono esclusivamente musica pop? Dedurne la correlazione con una maggior propensione
agli acquisti, come tra Bach e la produzione di latte delle vacche.
– Trovare poco dignitoso abbandonare precipitosamente la propria fila per precipitarsi alla cassa che sta aprendo.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Anche se sono aperte venti casse guardare l’unica chiusa e borbottare “Siamo proprio in Italia”.
– Tifare per gli hard discount ideologicamente anche se non si riesce ad amarli. Contestualmente aggiungere che i
prodotti di marca sono più cari perché devono ripagarsi la pubblicità.
– Disquisire sulle private label delle diverse catene dimostra dimestichezza con la terminologia del marketing. Non
spiegare che cosa sia una private label fa sempre effetto.
– Lamentare la vanità di affermarsi, fare carriera, guadagnare per poi ridursi a fare la spesa il sabato insieme a tutto il resto
del mondo.
– Nonostante siano una buona cosa per l’ambiente, i nuovi sacchetti biodegradabili puzzano. Dolersene.
– Ricordare che süpermàrket era una di quelle parole che i vostri nonni storpiavano regolarmente, insieme al frigidèr, alla bajour e ai wùster. Dirlo con aria nostalgica suggerisce che grazie a buoni studi avete colmato il gap sociale delle origini.
– Ammassare in pericolanti architetture i propri acquisti nella fettina di nastro trasportatore lasciato libero dal cliente
precedente rivela un temperamento ansioso, forse nevrotico.
– Covare risentimento nei confronti delle vecchie che mentre sei in fila alla cassa ti guardano con gli occhi buoni dicendo:
“Ho solo queste due cose”.
– Rammentare che un ex ministro della sanità raccomandava agli anziani di andare al supermercato per stare al fresco in
estate. Chiosare che con ministri del genere stavano freschi anche a casa loro.
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Luoghi comuni sull\'acquisto della casa
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:47
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- Buttare i soldi nell’affitto è immorale, tanto con gli stessi soldi fai un mutuo, ma poi alla fine almeno è roba tua.
- Essere restii ad accendere un mutuo trentennale per diventare proprietario a settant’anni, specificando che non si sa
neppure cosa accadrà il mese prossimo, lascia intendere uno stile di vita imprevedibile e vagamente bohémien.
- Deplorare la sfrontatezza di proporre un piccolo loft particolare, ideale per giovane coppia moderna, che poi si scopre
essere di venti metri quadrati con l’ingresso dalla cantina.
- “Piano alto, vista imprendibile” è surrealismo grammaticale, perché la vista non può essere imprendibile. Deprecare in
generale la prosa degli annunci immobiliari.
- Gli uomini si defilano e mandano avanti le mogli o le fidanzate, poi dopo due mesi di ricerche ossessive, quando ti
fanno la grazia di venire a vedere una casa, cominciano a criticare.
- Le quotazioni delle case scendono sempre dal giorno successivo a quello in cui avete comprato il vostro appartamento.
- Le quotazioni delle case, dopo anni di caduta libera, riprendono sempre a salire non appena pensate seriamente di
acquistare un appartamento.
- Detestare quelli che riescono a comprare in una zona di merda pagando niente e a rivendere anni dopo, quando la
zona è diventata fighetta, lucrandoci l’inverosimile.
- “Le case di questa zona qui, vent’anni fa te le tiravano dietro. E quelli che le hanno comprate allora adesso sono
miliardari.” Detestare quelli che le hanno comprate allora e ancor di più quelli che te lo raccontano.
- Proclamare che in centro non si vorrebbe mai abitare. C’è troppa confusione e poi per parcheggiare c’è da impazzire.
- Sostenere con convinzione che “No, non è lontano dove ho comprato: con la macchina se non c’è traffico, non piove e
non c’è la nebbia sono sì e no 50 minuti, un’ora. Tempo per il parcheggio escluso, ovviamente”.
- Essere moralmente contrari all’istituto della nuda proprietà perché induce a concepire pensieri spregevoli.
- Raschiando i muri interrogarsi sul tipo di personalità di una persona che abitava in una casa con le pareti fucsia.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Dissertare su quanto sia meglio essere termoautonomi. Non fosse che per non essere costretti a spegnere il
riscaldamento alle nove di sera, quando le vecchie del palazzo vanno a letto.
- Attendere con ansia la prima riunione di condominio per sputare in faccia all’amministratore.
- Ma i metri quadrati commerciali e i metri quadrati calpestabili sono unità di misura diverse dal metri quadrati normali?
- Preferire comprare da un privato perché le agenzie si prendono la percentuale da chi vende e anche da chi compra.
Tuonare contro.
- All’udire la frase “Qui si potrebbe soppalcare” coprirsi di bolle, rovesciare gli occhi e cominciare a parlare una lingua che
non si conosce.
- Desiderare conoscere chi ha “finemente ristrutturato” il vostro nuovo appartamento mettendo la moquette nel bagno.
- Nutrire grande invidia per quelli abili che si sono fatti la ristrutturazione da soli. Tale sentimento è più intenso con un
trapano in una mano e una pila nell’altra, dopo aver chiesto se sia normale che i cavi dell’impianto elettrico attraversino in
diagonale le pareti.
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Luoghi comuni sulle serie TV
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:48
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– Le serie tv di oggi sono molto meglio dei film. Convenirne convintamente.
– Dire che sono la forma di narrativa popolare di questo momento storico, come nell’Italia del boom lo erano gli sceneggiati
televisivi di Antonio Giulio Majano, denota sensibilità sociologica.
– Esserne dipendenti. Specialmente di (aggiungere una serie tv a piacere).
– Puntualizzare che una volta si chiamavano “telefilm” e oggi “serie tv” qualifica come sapidi osservatori del costume.
– Ricordare che per ogni serie tv americana lavorano decine di scrittori – il che spiega la rigorosa cura delle sceneggiature –
suggerisce conoscenza delle tecniche narrative e, probabilmente, una professione creativa.
– Tutto ha avuto inizio con Twin Peaks. Dirlo con nonchalance lascia intendere profonda conoscenza della storia dei
fenomeni culturali. Eventualmente ricordare le cene tra amici per seguirne gli episodi.
– Dire di avere una vera passione per Lost anche se non si capisce un tubo di quello che succede. Replicare che proprio
in questo consiste gran parte del suo fascino.
– Sono tutte scaricabili da internet. Se qualcuno dice questa cosa ribattere che si preferisce vederle in streaming. Si fa
bella figura e si conferma il proprio posizionamento di protagonisti della modernità.
– Osservare che in ufficio prospera un intenso traffico di serie tv con vorticosi scambi di chiavette usb e hard-disk portatili.
Contestualmente paventare gli impliciti rischi di omologazione culturale.
– Stilare classifiche delle proprie serie preferite e ingaggiare furiose discussioni sindacando le scelte altrui.
– Notare l'inguardabilità di serie cult che ai tempi sembravano il massimo, come Hazzard, Chips o Mac Gyver.
– Rievocare telefilm un tempo famosi, ora quasi dimenticati, solitamente ottiene riscontri positivi pressi i coetanei
nostalgici. (Vedi seguente)
– Cantare le sigle dei vecchi telefilm. Se non si ricordano le parole vale anche imitare gli strumenti musicali con la bocca,
purché brevemente.
– Citazione filosofica: la serie “Ufo” si apriva con una scritta che diceva “1980”, che allora sembrava un futuro non troppo
lontano. Prenderne spunto per citare il tempo oggettivo e soggettivo di Bergson. Panta rei: evitare
– Anche chi non l'ha mai visto può utilmente fare riferimento allo spaventosissimo, per i tempi, sceneggiato francese degli
anni Sessanta “Belfagor”.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Preferire le serie inglesi a quelle americane dimostra gusti sofisticati e anticonformisti.
– Guardare solo le serie in lingua originale, tuttalpiù con i sottitoli. Aborrire il doppiaggio.
– Senza risate registate trovare le sit-com meno divertenti. Dolersene e tuonare contro l'omologazione delle emozioni.
– Avere come suoneria del cellulare la sigla di “Attenti a quei due” fa un po' coatto, ma suscita tenerezza presso gli over 40.
– Ma J.J. Abrams che sostanze assume?
– Avere convissuto per anni con una banda di sfigati cercando invano di ricreare le giocose atmosfere di Friends.
– Detestare tutte le serie ospedaliere perché ansiogene. Fare eccezione per il Dr. House, perché uno che ha un tale
coraggio della propria stronzaggine merita rispetto.
– Per salvaguardare il proprio profilo di intellettuale surmoderno, di tanto in tanto segnalare una nuova serie di culto.
Meglio se la si è scoperta negli States durante un recente soggiorno.
– Trovare allarmante che la vostra fidanzata continui a rivedere a loop tutte e sei le serie di Sex and the City. Sentirsi
oscuramente minacciati.
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Luoghi comuni su genitori e figli
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:49
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– I bambini percepiscono il clima di casa, quindi se sono indemoniati è perché i genitori sono nevrotici.
– Le donne incinte hanno uno sguardo diverso.
– La diffusione dell’educazione superiore fa sì che, al contrario di quanto si diceva una volta, un figlio non cementi
un’unione, bensì ne faccia esplodere le contraddizioni.
– Rifiutare di trasformarsi in quei genitori che frequentano solo coppie con figli e parlano esclusivamente di bambini.
– Ammirare le coppie del nord Europa che, al contrario di noi italiani, girano tranquillamente il mondo con neonati di pochi
mesi. Per farlo non è necessario avere figli.
– E’ un’amara realtà che certi bambini, anche se non hanno ancora due anni, sono già delle carogne.
– Non mi mangia, non mi dorme.
– Benché il pediatra abbia detto che la piccola dovrebbe mangiare ogni tre ore, non averle mai fatto fare la poppata delle
tre del mattino. Vantarsene con le amiche.
– Per i primi due mesi non si dorme mai, dopo si regolarizza.
– Anni fa imperava il dottor Spock, solo che poi diventavano viziatissimi e allora è tornato di moda l’empirismo.
– Se il pupo piange bisogna lasciarlo piangere, così impara a gestire la frustrazione. Evocare fräulein Rottenmeier.
– Ricordare che un tempo non si disdegnava la passatina sul gas per addomentare i bimbi irrequieti.
– Fare dei figli in questo mondo di merda è un atto di egoismo. Convenirne.
– Interrogarsi sulla legittimità di fare dei figli è legittimo, ma poi bisogna farli, altrimenti questo mondo resterà in mano agli
stronzi che non si fanno tanti scrupoli a riprodursi. Convenirne.
– Per i primi due anni l’uomo è un accessorio non fondamentale, nei casi migliori un bancomat. I padri possono utilmente
dolersene con gli amici scapoli.
– L’ospedalizzazione del parto è il frutto di una medicina tecnologizzata e impersonale. Una volta era una cosa naturale.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Per la futura felicità del bambino è importante che venga al mondo in un luogo amico, come la propria casa. Tagliare
corto dicendo che sono tutte cazzate ideologiche posiziona come pragmatici razionalisti.
– Presso le fasce di intellettuali abbienti è di gran voga il parto in acqua – perché meno traumatico per il nascituro –
nonostante lo spiacevole retrogusto da upper class californiana.
– Il marito in sala parto è un’acquisizione postsessantottina. Deprecarla.
– L’ostetrica è importante.
– Avere immolato più di un cachemirino sull’altare del detersivo antisettico con cui bisogna lavare qualunque indumento,
se no gli possono venire le allergie.
– La carrozzina bisogna prenotarla due mesi prima. Avere comprato il modello dell’anno prima perché non c’era il colore
desiderato.
– I mariti superinformati che partecipano al corso pre-parto sfoggiando termini tecnici sono tremendi. Dispiacersi che non
possano anche partorire.
– Aborrire la mistica del parto. Non appena messo piede in ospedale scandire bene: “E-pi-du-ra-le.”
– Bisognerebbe semplificare l’adozione.
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Luoghi comuni sui single
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:50
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– Il loro frigorifero è sempre vuoto, salvo per uno yogurt del 2007.
– Di solito si fanno truffare da una colf che finge di lavargli i pavimenti mentre gli riempie solo la lavatrice.
– Rincasare dal lavoro e per un’ora poter fissare il muro senza doversi giustificare è un momento di totale appagamento.
– Le pere e le mele in porzione singola costano il doppio delle altre. Ravvisarvi un residuo di concezione cattolica della
famiglia.
– Al contrario dei single, le single vivono in case pulite; se sono troppo pulite però si chiamano zitelle.
– I single maschi che vanno a cena dalla mamma quattro sere alla settimana sono una piaga sociale. Evitare di
innamorarsene per non votarsi all’infelicità.
– Sovente i single maschi passano dalla fase adolescenziale alla senescenza senza transitare dalla maturità. Dolersene
con le amiche, ma solo in tono ironico, per scongiurare il sospetto di inacidimento.
– A dispetto della letteratura e del cinema che ne hanno dato un’immagine del tutto irrealistica, la quotidianità dei single è
fatta prevalentemente di cibi scadenti e programmi televisivi incresciosi.
– Il numero di gadget elettronici è direttamente proporzionale alla durata della condizione di single.
– Uno degli oggettivi vantaggi di essere single è che si può dormire a quattro di bastoni.
– Essere single e molto felici si può. Meno si insiste sul concetto più si è credibili.
– Detestare le vecchie zie che prima ti chiedono sei hai la fidanzata e che poi, quando gli hai risposto di no, ti prendono a
braccetto dicendo “Ma sì, si sta meglio da soli.” ma si vede che pensano “Che sfigato!”.
– I single maschi dopo i quaranta sono come i parcheggi, se sono liberi di solito sono per handicappati.
– Ormai si è sviluppato tutto un marketing dedicato ai single. Se qualcuno fa questa osservazione non mancare di
concionare contro una società di consumatori e non di persone.
– Il supplemento camera singola nei viaggi organizzati è una forma di sanzione sociale della condizione di single.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Essere single è una vocazione. Avere un’amica che ne ha sposati diversi.
– In Italia il single non è ancora pienamente sdoganato: se a San Francisco vai a cena al ristorante da solo sei cool, se lo
fai da noi sei uno sfigato. Notazione antropologica che rivela uno stile di vita internazionale.
– Cosa c’è di più triste di una tavolata di quindici donne in pizzeria? Se lo chiede un uomo lascia intendere di essere uno
di quelli come non se ne fanno più, se lo chiede una donna è una coscienza critica anticonformista.
– L’economia penalizza il single a favore delle relazioni di coppia, anche se espone queste ultime alle sue stesse
dinamiche: investimento dissennato, sviluppo selvaggio, stagnazione, crack.
– Tutti i single maschi per un certo periodo della loro vita hanno indossato biancheria intima rosa, poi alcuni hanno
imparato a fare il bucato, gli altri si sono sposati.
– Ogni cenone natalizio che si rispetti deve avere almeno un single, così che tutti possano sentirsi più buoni.
Eventualmente chiosare che Bridget Jones è dentro di noi.
– Il “Quattro salti in padella” nel carrello del supermercato è il marchio del single.
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Luoghi comuni sull\'ironia
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:51
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– E’ una forma di cattiveria socialmente non sanzionata. Affermarlo con gravità lascia intendere un'attitudine filosofica.
– Durante le interviste le attrici sostengono che è la qualità che più apprezzano in un uomo, poi non si capisce perché, si
mettono con dei bovini palestrati.
– Dolersi che non venga sempre colta e che perciò si sia a volte costretti a segnalarne la presenza; in tali casi l'effetto
decade.
– Non è mai ben chiaro se chi dice di essere molto ironico lo dica con ironia o se ci creda veramente.
– Solo una cosa è superiore all'ironia, l'autoironia. Quanto più lo si afferma con certezza tanto più si rivela di esserne privi.
– Se una battuta ironica ha avuto successo evitare di ripeterla tre, quattro volte ridacchiando per non instillare il dubbio
che sia stata casuale.
– Non ricordarsi mai bene le differenze tra ironia, umorismo, sarcasmo e comicità. In ogni caso chiamare tutto ironia, tanto
non le sa nessuno le differenze.
– Tra comicità e ironia preferire l'ironia: fa più fino e lascia immaginare preparazione culturale.
– Citare l'ironia socratica fa sempre colpo. Non è necessario sapere che cosa sia.
– Mi sforzo di parlare sempre senza ironia. So bene che l'ironia non ha mai toccato il cuore di nessuno. (Georges
Bernanos)
– E’ una valida alternativa al sesso, anche se non indefinitamente.
– Nei servizi di moda i gilet si portano sempre con ironia. Diversamente quasi mai si indossa una sciarpa con sarcasmo o
un colbacco con umorismo.
– Ieri mio figlio di quindici anni mi ha chiesto se iRonia fosse un'applicazione per l'iPad.
– Osservare che da noi l'ironia, al contrario che nel mondo anglosassone, non ha mai avuto particolari fortune, giacché
preferiamo la comicità, denota sensibilità sociologica e uno stile di vita internazionale.
– Qualunque puttanata se detta con ironia diventa spendibile. Anche questa.
– Se uno spettacolo mette in scena donne seminude e comici desolanti è una forma di intrattenimento deteriore, a meno
che non lo faccia con ironia; nel qual caso è una rivisitazione culturale.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Questa è una rubrica ironica. Contestualmente dolersi che qualcuno l'abbia presa per una raccolta di perle di saggezza.
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Luoghi comuni sul burlesque
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:52
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– Ha rotto le balle.
– Un tempo le ballerine d’avanspettacolo con un fisico non scultoreo erano confinate ai circuiti teatrali secondari, oggi
avrebbero potuto essere delle artiste burlesque di primo piano. Riflettere sulla nocività del fuori-sync.
– Esprimere una vaga perplessità senza precisare meglio il proprio pensiero fa presupporre che se ne abbia uno.
– Domandarsi con aria divertita quale demone induca miti casalinghe di Voghera a comparire in tv in guêpière e
reggicalze. Comunque apprezzarne la sfrontatezza.
– Il reality show sulle aspiranti artiste burlesque è un segno dell’imminente crollo della civiltà occidentale.
– Notare che oggi tutti i programmi televisivi hanno il loro numero di burlesque. Attendere con ansia una puntata di Porta a
Porta interamente dedicata al fenomeno.
– Far uscire dalla torta un’artista di burlesque al posto della solita playmate è più chic.
– Essersi sempre interrogati su come si vestisse Dita Von Teese per andare a fare la spesa quando era sposata con
Marylin Manson.
– Il confine con il trash è labilissimo. Specialmente in certe discoteche lungo le statali.
– Deprecare la bieca strumentalizzazione dell’immagine degli struzzi attesta attitudine al pensiero laterale. Considerazioni
animaliste: evitare.
– Chiamare il movimento rotatorio delle nappine appiccicate ai capezzoli “tassel-twirling” vi rivela fini connaisseurs del
genere. (Vedi seguente)
– Lodare gli accessori, particolarmente il G-string (microtanga) che si dissimula così bene sotto gli indumenti attillati, lascia
presagire una sessualità frizzante. (Vedi precedente)
– Interrogarsi se i locali di striptease siano stati soppiantati dalla pornografia online o dalla diffusione del burlesque denota
un vigoroso piglio sociologico.
– E' epistemologicamente distinto dal fetish e dal sadomaso. Affermarlo suggerisce che avete fatto studi umanistici
superiori. Citare a casaccio Roland Barthes e Michel Foucault.
– Se si è di sinistra vecchio stampo ritenerlo una forma di mercificazione del corpo femminile. Se si appartiene alla sinistra
moderna e riformista, ma anche alla destra aperta ed europea, vedervi una rilettura ironica degli stereotipi sessuali.
– Individuarvi la matrice culturale dei film di Russ Meyer testimonia un’indomita tempra di cinéphile, assai apprezzata in
certi ambiti.
– Preferirgli il caro, laido, turpe striptease di una volta definisce una figura rocciosa e virile, ormai sempre più rara, e
rimarca l’estraneità alle sovrastrutture mentali contemporanee.
– Iscriversi a un corso di burlesque denota autoironia e un buon rapporto con il proprio corpo. Se si è già frequentato un
corso di lap dance, però, si accede a una dimensione psichiatrica.
– Ma che scuola si fa per diventare docenti di Burlesque?
– L’estetica burlesque si colloca in un’area intermedia tra i Racconti di Canterbury di Chaucher e il make-up di Moira Orfei.
– Nell’ambito dell’erotismo soft ha preso il posto che negli anni Settanta e Ottanta aveva la sezione biancheria intima del
catalogo Postal Market.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
Luoghi comuni sui consulenti
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:54
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– Consulente è un ossimoro perché è una definizione che non definisce affatto, quindi è inconfutabile, pertanto è perfetta.
– Si diceva che chi sa fare le cose le fa, chi non le sa fare le insegna e chi non sa neanche insegnare, insegna ginnastica.
Se non sai neanche insegnare ginnastica puoi sempre fare il consulente. Sotto non c’è più niente.
– I consulenti di comunicazione sono un continente misterioso della struttura industriale che serve per giustificare le
proprie decisioni sbagliate.
– Quando uno viene cacciato dalla sua azienda una volta diventava un segato, oggi, un consulente. Dissertare sulle
implicazioni lacaniane connesse.
– Per essere credibile, in ogni discorso un consulente deve usare almeno tre espressioni inglesi di cui c’è l’equivalente in
italiano. Il suo compenso è direttamente proporzionale al numero di espressioni inglesi di cui il cliente ignora il sgnificato.
– Evitare sempre di usare termini usurati. Per esempio, evitare come la peste “outsourcing”; disseminare piuttosto i propri
discorsi di perifrasi tipo “la fase di backsourcing è prematura”.
– Rammentare l’espressione, misto di scetticismo e rispetto, del finanziere che ha letto su un vostro documento
“Professione: consulente”. Contestualmente bofonchiare qualcosa sul trattato di Schengen.
– Oggi si dice di qualcuno “fa delle consulenze” come una volta si diceva “ha la sifilide”. Convenirne.
– Junior consultant, Chief consultant, Senior consultant. Contrariamente alla letteratura, una certa ridonanza
dell’aggettivazione nel mondo del business è fondamentale.
– Subito dopo essere diventati Market entry consultant essersi iscritti a un corso di inglese per sapere che cosa si era
diventati e che cosa si poteva aspirare a diventare. Dirlo suggerisce signorile disincanto nei confronti dei riti del business.
– Quando parlo con il mio consulente di comunicazione mi torna sempre in mente una frase di Flaiano che diceva:
“Quando lei si spiega con un esempio io non capisco più niente”.
– La letteratura è piena di delinquenti che dopo una vita dedicata al crimine sono diventati consulenti della polizia.
Avanzare l’ipotesi che ciò possa spiegare anche il fenomeno del trasformismo in politica.
– Ci sono comuni dove le spese per i consulenti sono talmente alte che, tolte quelle, il comune si troverebbe in condizioni
molto migliori.
– La consulenza è l’arte di spiegare al cliente quello che sta pensando.
– Ogni consulente sa che il principio di non contraddizione è una cazzata.
– Osservare che ogni consulente disprezza al massimo grado tutti i propri simili posiziona come sapidi osservatori della
realtà aziendale. Contestualmente accennare vagamente a un libro sul tema a cui state lavorando.
– Considerare che le palesi assurdità di un consulente si chiamano provocazioni rivela consuetudine con il sulfureo
linguaggio della comunicazione aziendale.
– Ho fatto il consulente per una vita ma non ho mai avuto il coraggio di dirlo a mio padre.
– Rimpiangere i vecchi capitani d’industria di una volta, che non conoscevano il marketing ma che sapevano come far
andare le cose. Onde evitare sospetti di nostalgismo dirlo tenendo bene in vista l’iPad.
– Anche se durante una presentazione un consulente sta sonnecchiando, i movimenti delle sue pupille rivelano la
vorticosa attività cerebrale volta a individuare qualcosa che non gli piaccia. Questa fase è detta tecnicamente fase REM
(Remote Eye Movements).
– Nella vita la vera svolta è diventare consulente di qualcosa.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
Luoghi comuni su digitale e satellitare
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:55
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– Sostenere che il passaggio al digitale terrestre è un caso unico di una tecnologia più avanzata che funziona peggio della
precedente. Replicare che non è un caso unico, anche Vista di Microsoft non scherzava.
– Lamentarsi dell’inguardabilità della tv generalista. Dire di seguire praticamente solo le serie tv americane di Fox (ricordarsi
di aggiungere: “Che, tra l’altro, sono molto meglio dei film”).
– Tutti se la pigliano con Berlusconi, ma il vero pericolo per la democrazia è la concentrazione di potere nelle mani di
Murdoch.
– Tutti se la pigliano con Murdoch, ma il vero pericolo per la democrazia è la concentrazione di potere nelle mani di
Berlusconi.
– I giovani non guardano più la televisione. Tanto, ormai, va tutto su internet.
– Di fronte alla frammentazione degli ascolti ricordare quando lo show del sabato sera faceva 17-18 milioni di spettatori
tutte le settimane. Contestualmente citare la famosa profezia di Warhol per cui ognuno avrà il suo quarto d’ora di celebrità.
– L’unico canale Rai che si può guardare è Rai 4. Di seguito lodare la grande competenza di Carlo Freccero anche se non
si sa nulla di lui.
– Citare l’agenda-setting per spiegare l’omologazione dell’informazione televisiva lascia intendere profonda conoscenza
della teoria delle comunicazioni. Non è necessario addentrarsi in particolari.
– Lo scontro Mediaset-Sky non è che l’ennesima divisione in fazioni contrapposte del nostro paese: Coppi-Bartali,
Peppone-Don Camillo, Callas-Tebaldi. Onde non passare per filosofi alla buona citare subito dopo “Il Doppio” di Otto
Rank, meglio se in tedesco (Der Dopplegänger).
– Digitale terrestre o satellite è un’inutile battaglia di retroguardia, tanto ormai va tutto su internet.
– Sostenere che il nuovo decoder di Sky vi ha cambiato la vita. E' molto avanti dire di avere registrato un documentario
del National Geographic sulle scimmie bonobo direttamente dall’iPhone grazie all’App dedicata.
– Tuonare contro la tv 3D: la qualità non è un ritrovato tecnologico.
– Sky Tg24 è di gran lunga il miglior telegiornale italiano. Lodare anche di quello di Mentana (grande professionista) per la
7.
– Una volta il bouquet era un mazzo di fiori, adesso è un pacchetto di canali di Sky o di Mediaset. Prenderne spunto per
una tirata su mass media e semantica.
– Ricordare che il passaggio al digitale terrestre è stato un colossale affare. Non spiegare per chi aumenta la potenza
dell’allusione.
– In certe zone dell’Italia la parabola satellitare è il maggior cambiamento del paesaggio dai tempi della diffusione del
contratto a mezzadria. Deprecarlo qualifica come veterocomunisti, lodarlo attesta bieco opportunismo o inclinazione al
trash, farlo notare e basta suggerisce un approccio bipartizan sempre molto chic.
– Di qualunque argomento relativo ai mass media si parli, si può facilmente chiudere la bocca a chiunque dicendo: “Tanto
ormai va tutto su internet”.
– Il destino della televisione è segnato. Al limite prospettare un futuro per la tv on demand. Plaudire alle magnifiche sorti e
progressive delle web-tv.
– E' molto apprezzato socialmente adottare una web-tv: più è strana, più è chic. Finora resta imbattuta l’animalista
laverabestia.org.
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Luoghi comuni sulla timidezza
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:57
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- Sostenere di essere timidi lascia immaginare grande sensibilità d’animo.
- Chiedersi con piglio sociologico perché le ragazze dicono di essere affascinate dai timidi introversi, ma si fidanzano
con i campioni di basket della scuola.
- Qualunque personaggio dello spettacolo durante le interviste afferma di essere timidissimo, anche se gira film erotici a
decine.
- I timidi sono più gentili. Convenirne. Eventualmente, dissentire timidamente.
- La timidezza è il problema del comportamento che gode del miglior ufficio stampa del mondo: nella realtà può essere una
tragedia, ma se ne parla quasi sempre come se fosse una cosa tenera.
- Se qualcuno monopolizza la conversazione parlando a voce troppo alta, qualificarlo come un timido che ipercompensa
attesta esperienza di vita e conoscenza delle cose del mondo.
- Ricordare quando in gioventù per timidezza ci si è bruciati una conquista sicura fa simpatia e, di solito, piace alle
donne. Contestualmente chiarire che col tempo ci si è impadroniti della tecnica di base.
- Supertimido. (”Affogò(/Perché si vergognava(/A gridare(/Aiuto.” (Marcello Marchesi)
- Se si è timidi invecchiare ha i suoi vantaggi, perché si può dire impunemente tutto quello che passa per la testa.
Attendere febbrilmente la terza età.
- Charlie Brown è un esempio per tutti i timidi del mondo perché, anche se è solo uno dei personaggi della saga dei
Peanuts, da noi ha dato a lungo il nome alla serie. Dirlo fa capire che i vostri vasti interessi spaziano fino
all’intrattenimento pop.
- L’ora di ginnastica alle elementari è un incubo di dolore per i timidi. Li si riconosce a vista: dopo cinque minuti sono in
porta e dopo dieci in panchina. Poi, metà diventano intellettuali e metà finiscono a drogarsi.
- Se qualcuno vi accusa di essere troppo timidi ristabilire le distanze sul piano culturale precisando di soffrire di eretismo
mercuriale.
- HSP (Highly Sensitive Person) è una definizione anglosassone assai più chic di “timido”. Inoltre suggerisce che da
bambini, mentre gli altri giocavano a pallone, avete curato la vostra preparazione culturale.
- La diffusione della pornografia via internet ha grandemente facilitato la vita ai timidi più problematici che, prima,
dovevano fare chilometri per raggiungere edicole lontane da casa.
- Impossibile portare alla cassa di una libreria un manuale per combattere la timidezza e dover sostenere lo sguardo
giudice del commesso. Dolersene.
- I timidi soffrono di più ma poi ottengono rivincite clamorose, come insegnano decine di commedie adolescenziali
americane. Chiosare che il cinema è finzione.
- Avere sempre invidiato quelli che sanno entrare in una stanza, attraversarla interamente e presentarsi a degli
sconosciuti tendendo la mano. Chiosare che, a meno di non essere Cary Grant, il cinema è finzione.
- Nel cinema italiano le timide hanno tutte la faccia di Margherita Buy. Se sono anche ricche, di Valeria Bruni Tedeschi.
Laura Morante, solo in caso di complicazioni neurologiche.
- I suicidi sono omicidi timidi. (Cesare Pavese)
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Luoghi comuni sugli outlet
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:58
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– Insieme a “Ikea” è la parola in grado di generare il maggior spasmo di terrore nel marito medio.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Accompagnando la consorte, dopo la quarta ora di shopping la domenica pomeriggio recitare il monologo di Marlon
Brando-Kurtz nel finale di Apocalypse Now: “L’orrore… l’orrore…”.
– Per affrontare una domenica di saldi all’outlet ci vuole la resistenza di un dromedario, la pazienza di un bue e la ferocia
di uno squalo bianco. Da ciò l’espressione “Una domenica bestiale.”
– E’ il feticcio per antonomasia del trash contemporaneo. Se qualcuno fa questa affermazione osservare che era dalla
tappezzeria a fiori e dalla moquette degli anni Settanta che non si vedeva nulla di altrettanto emblematico.
– Detestare chi vi elenca minuziosamente natura, prezzi e percentuali degli sconti di tutte le merci acquistate in ogni
singolo negozio.
– Conoscere qualcuno che la domenica va a pranzo all’outlet con tutta la famiglia. Parallelamente perorare la
reintroduzione della pena di morte nei casi di crudeltà efferata.
– Conoscere persone che non si spingerebbero per nessuna ragione oltre il centro storico non esitare a intraprendere
spedizioni interregionali per l'acquisto di giacche e camicie.
– Quelli del nord Italia sono più belli. Quelli europei sono più belli di quelli italiani. Quelli americani sono inarrivabili. Nel
caso insinuare il dubbio che si tratti di centri commerciali tout court.
– All'apertura di un outlet evocare la scena di un film di Jerry Lewis in cui le clienti si precipitano su qualunque capo di
abbigliamento come una mandria di bisonti lasciandolo in mutande. Per accreditarsi come sapidi cinefili citare il regista
(Frank Tashlin) e il titolo originale (Who’s minding the store?). Non ricordare la brutta traduzione italiana.
– Sono simulacri di città perché, pur riproducendone la topografia, sono nati per un unico scopo: commerciare. Meno
particolari si aggiungono, maggiore è l’illusione di specifici studi antropologici che si genera.
– Sono l'archetipo dei non-luoghi. Se qualcuno lo afferma controbattere che la teoria dei non-luoghi, come tutto il
surmodernismo peraltro, è roba vecchia.
– Deprecare l’uso indifferenziato dei termici “spaccio” e “outlet” lascia presupporre una rigorosa preparazione filologica.
Eventualmente arabescare considerazioni sulla complessità della modernità osservando che esistono anche spacci riuniti e
outlet monomarca.
– Avere visto una coppia di fidanzati depositare la lista di nozze in un outlet a due passi appenninici dal più vicino centro
urbano. Conseguentemente avere rivalutato la propria condizione di single.
– Avere scoperto su internet un outlet chiamato Delirio.
– Trovarsi tra i templi dell’antica Roma o in un borgo rinascimentale circondati da griffe di moda può dare sensazioni
analoghe a quelle che si ottengono assumendo dosi massicce di LSD.
– Se qualcuno vi chiede qual è il segreto della vostra proverbiale eleganza rispondete con nonchalance: “L’outlet. Non ci
sono mai andato.”
– Il bambino Tizio Caio è pregato di ritirare i suoi genitori al negozio XYZ.
– A me fare la spesa all’outlet rilassa da morire. Compiangerlo.
– Uscire dall’outlet senza avere acquistato nulla è sia una sconfitta sul piano morale che un atteggiamento eversivo.
– Temere che fra qualche secolo i posteri possano riferirsi a questo periodo storico come all’età dell’outlet. Rabbrividire.
– Mia moglie ha strisciato talmente tante volte la carta di credito in un solo pomeriggio che con l’energia cinetica prodotta
si sarebbe potuto illuminare una piccola città per un mese.
– Ne uccide più l’outlet che il poker online.
– Essere incapace di resistere all'acquisto di qualunque capo di abbigliamento offerto con uno sconto superiore al 70 per
cento. Deprecarlo.
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Luoghi comuni sulle diete
Postato da TourMaster - 2012/03/06 22:59
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– Si cominciano sempre da lunedì prossimo.
– Tacciare quella dissociata di essere un vieto arcaismo. Contestualmente chiedere con aria filosofica da che cosa si sia
mai dissociata.
– Ma la Scarsdale la segue ancora qualcuno o è come Second Life che ormai è quasi più antica del telefono duplex?
– Il modello proposto dalla pubblicità e dalla moda è un’idealizzazione maschile del corpo di una donna. Osservazione che
qualifica come vigorosa coscienza critica.
– Citare la tenia ingoiata dalla Callas. Accertarsi preventivamente che gli interlocutori sappiano cosa sia la tenia; in caso
contrario chiamarla verme solitario.
– Aver trascorso la gran parte della propria vita a dieta, più che una pratica alimentare è una posizione filosofica.
– Ero andato dal dietologo e aveva funzionato, infatti avevo perso immediatamente quindici chili. Dirlo subito dopo aver
stabilito il proprio record di peso.
– Per dimagrire non serve fare la fame, basta eliminare le schifezze tra un pasto e l’altro.
– Aborrire quelli che sono tornati in splendida forma mangiando solo una bistecca e un’insalata a pranzo. Nondimeno
sottoporli a un interrogatorio minuzioso.
– Odiare massimamente quelli che affermano che gli è bastato togliere il pane. Di seguito controinterrogarli finché non
emerge qualche contraddizione.
– Il difficile non è perdere i chili, è non riprenderli. Convenirne. Valutare se obiettare che non è tanto il caldo, ma l’umidità a
dare fastidio.
– Magari per poco tempo, ma avere seguito tutte le diete di tutte le riviste. Deprecare l’alfabetizzazione di massa.
– Non capire come si possa essere ingrassati avendo mangiato solo una mela. Sostenere di avere un metabolismo simile –
ma non uguale – a quello del Topo cagone di Stefano Benni.
– Chiedersi chi nella vita reale senta la necessità di superare la prova costume fin da marzo attesta un atteggiamento
critico nei confronti degli stereotipi della pubblicità.
– L’uomo è ciò che mangia. Dolersi per Feuerbach, passato alla storia con un titolo così scarso.
– Osservare che la cellulite ossessiona più le donne che gli uomini non serve a placare l’ansia della propria compagna,
anzi misteriosamente la irrita.
– Non appena si riesce a calare di un chilo uscire a festeggiare con le amiche e riguadagnarne uno e mezzo.
– Pare che in Gran Bretagna le ragazze siano impazzite per la dieta di Kate Middleton. Rammentare la nota deboscia
degli aristocratici.
– I dietologi in tv affermano che bisogna mangiare di tutto con moderazione. Bastardi.
– Informarsi sull’indice di massa grassa del proprio interlocutore. In caso di mancata risposta spostare la conversazione
sull’evoluzione del concetto di massa dagli anni Settanta a oggi.
– Ogni volta che qualcuno ordina un’insalata scondita evocare il pranzo di Alberto Sordi e della Buzzicona ne “Le vacanze
intelligenti”: “Che dici, Augusta, ci facciamo un’altra mezza porzioncina de pappardelle?”
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Luoghi comuni sul wi-fi
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:01
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– E’ un diritto.
– E’ il futuro.
– E’ una tecnologia superata. Commento che lascia immaginare vertiginosi sviluppi di cui solo pochi eletti, voi tra quelli,
sono a conoscenza.
– Se non è ancora ovunque è perché manca la volontà politica.
– Chiedersi come si facesse prima. Di seguito ricordare che lo stesso è avvenuto con i cellulari.
– Nel resto d’Europa in ogni piazza ci sono decine di hotspot liberi, da noi siamo ancora al medioevo.
– Non è che da noi non ci siano gli hotspot Wi-fi in giro per la città, è che poi devi dargli tanti di quei dati che ti passa la
voglia. Deprecarlo e spiegare che è un cascame normativo degli anni di piombo.
– Quando il Wimax arriverà da noi riusciranno a trovare il modo di fare la solita cosa all’italiana per cui ci faranno pagare
anche l’aria.
– Citare la Finlandia, dove la connessione internet è un diritto costituzionale, sottintende un orizzonte culturale
internazionale.
– Paventare i rischi per la salute connessi all’emissione di onde radio suggerisce una sensibilità ecologista. Attenzione alle
venature hippie, decisamente datate.
– Il cavo è anche simbolicamente reazionario, il Wi-fi è per sua natura democratico. Di seguito stilare elenchi di cose
reazionarie e democratiche. Evitare di citare Fazio e Saviano: usurati.
– Osservare con piglio sociologico come l’estetica nerd abbia trovato la propria apoteosi nella diffusione del Wi-fi.
Contestualmente portare esempi di nerd di successo: Steve Jobs, Mark Zuckerberg ecc.
– Il Wi-fi è la maggiore rivoluzione culturale dai tempi della minigonna. Convenirne.
– Affermare con nonchalance che, al contrario di quanto comunemente detto, Wi-fi non significhi Wireless-fidelity, ma sia
solo un nome commerciale attesta competenza. Meno particolari si forniscono, maggiore è la suggestione.
– Paventare i rischi per la privacy. In alcuni contesti favorevoli spingersi fino al panegirico della stilografica, poeticamente
inarrivabile.
– Prospettare un futuro assai prossimo in cui ciascuno sarà l’hotspot di qualcun altro. Citare a casaccio Negroponte.
– Seminare le proprie conversazioni di termini come wardriving, thiefing, cracking suscita sempre grande impressione.
Attenti a non esagerare o si rischia di rompere le balle.
– Essere orgogliosi di non avere messo alcuna password alla propria rete wireless. Se qualcuno evidenzia i rischi di tale
pratica replicare che la democrazia solidale comporta dei costi.
– Diffondersi sulle avveniristiche peculiarità del frigorifero con connessione Wi-fi di un amico americano. Se non le si
conosce inventarle al momento.
– Preferire la definizione nostrana "senza fili". Se si riesce a evitare la pedanteria è molto chic.
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Luoghi comuni sul politicamente corretto e scorretto
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:04
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- Oggi si chiama politicamente scorretto, una volta si chiamava cafonata. Convenirne.
- Essere politicamente scorretti una volta è un drammatico autogol, esserlo sempre diventa un approccio esistenziale
antiretorico.
- Se qualcuno parla di “persone di colore” tacciarlo immediatamente di conformismo intellettuale e correggerlo con il
sinonimo più crudo. Comportarsi analogamente con non vedenti, non udenti e diversamente abili. Cogliere l’occasione
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
per stigmatizzare le etichette buoniste che in realtà sono solo ipocrite.
- Ricorrere al turpiloquio in occasioni formali nuoce alla propria credibilità, a meno che non ci si trovi in tv, in quel caso fa
aumentare il gettone di presenza.
- Dolersi che South Park sia solo apparentemente politicamente scorretto, mentre ormai è perfettamente organico al
sistema. Preferirgli Beavis & Butthead: più di nicchia.
- Osservare che la parola “minchia” è stata resa un termine per famiglie dalla Littizzetto. Contestualmente deprecare l’uso
troppo elastico della categoria “politicamente scorretto”.
- Stigmatizzare l'ossessione degli americani per il politicamente corretto, cosa che non gli ha impedito di eleggere per
due volte George W. Bush.
- Apprezzare il politicamente corretto, tuttavia notare che se ci si dovesse sempre esprimere senza far uso di pregiudizi
razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche si finirebbe per
non dire più niente.
- Il politicamente corretto è espressione degli ambienti intellettuali statunitensi di sinistra degli anni Trenta: avversarlo
testimonia l'irriverenza dell’autentico outsider intellettuale.
- Scrivendo carognate si troverà sempre qualche giornale disposto a pubblicarle. Ricevere la patente di provocatori
politicamente scorretti mette al riparo da praticamente tutte le critiche.
- Rammentare che il consiglio comunale di Sacramento per eliminare i riferimenti sessisti propose di sostituire la parola
manhole (tombino) con person hole, raggiungendo poi l'accordo su maintenance hole. Concluderne che gli americani
sono un popolo pronto per una dittatura.
- Apprezzare Checco Zalone, poeta del politicamente scorretto.
- Parlando di politicamente scorretto mai usare l'espressione "épater le bourgeois", troppo ideologicamente "bon ton".
Peraltro, mai usare neppure l'espressione "bon ton", né alcuna parola in francese.
- Si può essere politicamente scorretti e contemporaneamente dire delle enormi cazzate. Se lo si afferma con una vaga
irritazione si rivela indipendenza di giudizio e un atteggiamento alieno da qualunque conformismo.
- Proibire ai propri figli di giocare con Barbie e Ken, coppia di fascisti wasp, è politicamente corretto. Se lo si afferma
pubblicamente ci si espone al rischio di venire etichettati come politicamente scorretti.
- Ormai essere politicamente scorretti è talmente abusato che la vera trasgressione è essere correttissimi. Convenirne
pensosamente.
- Esserci rimasti male quando Mogol, a margine di una manifestazione per la sicurezza stradale, ha dichiarato che oggi
non avrebbe scritto "e guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire."
- Invocare l'introduzione della pena di morte per chi durante una conversazione dice le peggiori cattiverie e poi conclude
con "No, scherzo."
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Luoghi comuni sui vampiri
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:05
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- Hanno rotto le balle.
- Non si può più andare in libreria perché ci sono solo libri sui vampiri. Convenirne pensosamente.
- Rimpiangere quando il vampiro era uno solo e aveva la faccia britannica di Christopher Lee.
- Citare il Nosferatu di Murnau, superiore a quello pur pregevole di Herzog. Di quest'ultimo segnalare l'interpretazione di
Klaus Kinsky. Se qualcuno lo fa, ribattere dicendo di preferire il sofferto Bruno Ganz nei panni di Jonathan Harker.
- Se la conversazione tocca il mostruoso Nosferatu interpretato da Klaus Kinsky aggiungere immediatamente “E pensare
che Nastassja era così bella.”
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Aborrire la saga di Twilight.
- Evitare di parlare di Twilight, ma se qualcuno lo fa ipotizzare una relazione tra l'astinenza sessuale degli adolescenti
protagonisti e l'estrazione mormone dell'autrice.
- Con spirito sociologico rilevare che il successo della saga Twilight è fondato su due pilastri: l’idealizzazione dell’eternità
dell’amore e la relazione asessuata tra i protagonisti, funzionale a lenire le ansie giovanili di inadeguatezza.
Constestualmente scagliarsi contro l’idea prestazionale del rapporto fisico diffusa dal porno di massa.
- Dire che il Dracula di Bram Stoker diede voce allo stato di ansia e di paura della società patriarcale vittoriana. Non è
necessario spiegare paura di che cosa.
- Citare una recentissima versione gotica dei Promessi sposi con Don Rodrigo vampiro, l’Innominato licantropo e la
monaca di Monza strega malefica. Sdegnarsene.
- Ricordare il vampiro di colore “Blacula” e accennare alla blaxploitation dell’inizio degli anni Settanta qualifica come
profondo conoscitore della settima arte.
- Dire che la Bellucci era brava nella parte di una delle spose del conte nel “Dracula” di Francis Ford Coppola. Ribattere
che la Bellucci non apriva bocca. Concludere che Coppola è sempre Coppola.
- Domandarsi che cosa avranno mai da dirsi Sookie, una biondina postadolescenziale, e Bill, un vampiro di 173 anni,
come avviene in True Blood: quanto si annoierà lui?
- Ricordare con ilarità Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo nell’immortale gag “Miiinchia, sono il conte Dracula!”
- Di “Intervista col vampiro” dire solo che Brad Pitt e Tom Cruise vinsero il premio per la peggiore coppia ai Razzie Awards
del 1995. Commento che fa molto cinéphile pop.
- Stigmatizzare quegli scriteriati americani che si fanno le protesi ai canini per renderli più simili all’iconografia vampiresca.
- Spiegare la fascinazione dei giovani per l'immortalità con la progressiva ateizzazione della società. Analisi che attesta una
fiera tempra di intellettuale critico.
- Per deviare gravi elucubrazioni filosofiche sull'immortità citare una celebre vignetta di Altan: “Noi farfalle si vive un giorno
solo e alle sei di sera se ne ha già le palle piene.”
- Essersi sempre chiesti come si faccia a presentarsi a un colloquio di lavoro dicendo di essere nati in Transilvania.
- Crudelia De Mòn Crudelia De Mòn/Vampiro di classe ti uccide con stil/Ti ghiaccia con quel fascino sottil/Crudele Crudelia
De Mòn. (da La carica dei centouno)
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Luoghi comuni sull\'economia
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:06
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– E’ l'arte della gestione della scarsità. Anche se è il solo frutto della vostra prima e unica lezione di economia, dirlo
testimonia dimestichezza con il gergo della materia.
– Parlare di economia classica fa presumere che conosciate le differenze rispetto ad altri tipi di economia.
– Adam Smith, il fondatore dell'economia moderna.
– Adam Smith, Ricardo, Malthus, John Stuart Mill. Smith e Mill vanno citati rigorosamente per nome cognome, degli altri
due basta il cognome.
– Il vero arbitro della politica italiana è il ministro dell'Economia e delle Finanze.
– Ma se la manovra vale 40 miliardi, quanto costerà mai la corsa fino in centro? Buttarla lì con eleganza nel caso qualcuno
vi stia attaccando un terribile bottone sul debito pubblico.
– Al termine generico "economia" preferire i più chic "macroeconomia" e "microeconomia".
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Delinea un profilo da intellettuale ironico citare la vulgata delle teorie keynesiane a opera di vostra nonna: "Il guadagno
sta sul consumo".
– Criticare il modello statalista, fonte di artificiali distorsioni del mercato, causa di devastanti recessioni.
– Criticare il modello liberista, fonte di catastrofiche e ricorrenti crisi, causa di devastanti recessioni.
– Criticare duramente il modello misto, fonte di artificiali distorsioni del mercato e di catastrofiche e ricorrenti crisi, causa di
devastanti recessioni.
– Spiegare il crollo della Enron in una frase attribuendolo alla messa in bilancio come voci positive di quelle che in realtà
erano solo presunzioni. Aggiungere di non addentrarsi in particolari per non annoiare.
– Attesta sensibilità d'animo rievocare accoratamente i newyorchesi che uscivano dagli uffici della Lehman Brothers con in
mano le scatole degli oggetti personali.
– Qualora si svolgano professioni creative, e pertanto distaccate dalla bruta contingenza, faticare a ricordare i nomi dei
ministri dell'Economia, del Tesoro e del Bilancio. Peraltro non ricordare neppure quali esistano ancora.
– Fa molto creativo ignorare fieramente tutto ciò che abbia a che fare con il denaro. Avvalora la tesi ingiungere al proprio
commercialista "Fa solo in modo che non debba andare in galera."
– Il denaro, sterco del diavolo. Evitare, usurato.
– Ma Standard & Poor’s che cos’è, una conventicola internazionale di impiccioni? Non glielo dicevano da bambini che non
si guarda nel piatto degli altri?
– Gioco di società. Munirsi di un partner e pilotare la conversazione in modo da far dire a uno degli ignari interlocutori "Il
denaro non fa la felicità".
– Ricordare che la Banca d'Italia ha sempre prodotto economisti di prestigio mondiale.
– Osservare come la diffusione della rete abbia reso improvvisamente decrepite tutte le teorie economiche vi posiziona
come duttili interpreti della modernità.
– Affermare con sicurezza che la risorsa più importante nei sistemi economici contemporanei è la creatività e/o la variabile
uomo.
– Il principio della scarsità dei fattori qualifica l'esperto economista. Da sapidi divulgatori spiegatelo dicendo che, parlando
di grandi numeri, la maggior parte degli effetti è dovuta a un numero ristretto di cause: l'80 per cento delle ricchezze è in
mano al 20 per cento della popolazione; il 20 per cento dei libri fa l'80 per cento delle vendite, e il restante 80 per cento
fa solo il 20 per cento ecc. Quindi parlate dell'ultimo romanzo di Umberto Eco.
– Dichiarare che Internet ha reso un cimelio il principio di Pareto dell'80/20. Contestualmente citare la teoria della coda
lunga. Se qualcuno chiede particolari, sorridere e parlare dell'ultimo romanzo di Umberto Eco.
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Luoghi comuni sull\'aria condizionata
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:08
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– Fa malissimo.
– Senza non si può più vivere.
– Non è tanto l’aria condizionata che fa male, quanto l’escursione termica ogni volta che si entra o esce da una stanza
condizionata.
– Le si può facilmente attribuire le cause di qualunque calamità, da quelle personali (il blocco della digestione) a quelle
planetarie (il buco dell’ozono).
– Non mancare di rievocare le parole di un recente ministro della salute dada che suggeriva agli anziani di trascorrere più
tempo nei supermercati.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Dormire con l’aria condizionata è un deliberato tentativo di suicidio. Se qualcuno lo afferma, replicare immediatamente
che dipende da come la si usa. Eventualmente aggiungere di gradire temperatura e umidità adatte alle conifere.
– Che faccia male è pura superstizione. Avvalora la tesi il fatto che la usino persino negli ospedali.
– Sentenziare che l’importante è pulire con regolarità i filtri. Contestualmente stilare elenchi di malattie virulente, e
potenzialmente letali, propagate dall’aria condizionata. Portare esempi di interi uffici decimati.
– Ricordare quando era considerata uno status evidenzia una solida tempra sociologica.
– Osservare che si è più o meno tutti diventati adulti senza conoscerla. Approfittarne per scagliarsi contro i bisogni indotti
da uno stile di vita dissennatamente consumistico.
– La peggiore è quella dell’automobile. Non spiegare per quale ragione, accettarlo come un articolo di fede.
– Dire di non conoscere nessuno che usi la parola climatizzatore invece di condizionatore, a eccezione dei venditori di
automobili.
– Detestare quei tassisti che non la usano, pur avendola, e che dichiarano di non farlo perché non la sopportano, mentre
in realtà è chiaro che cercano solo di risparmiare benzina.
– Notare come chi non possieda un condizionatore raramente resista alla tentazione di spiegare al prossimo perché sia
meglio non averlo.
– Considerare pensosamente che ci sono quelli che, pur avendo il condizionatore, non lo usano per rispetto dell’ambiente.
Ammirarne lo stoicismo, ma tenersi lontani da certi livelli di integrità morale.
– Rilevare che in America la tengono mediamente a una temperatura di quattro o cinque gradi più bassa rispetto
all’Europa. Notazione che fa intuire uno stile di vita internazionale. (Vedi seguente)
– In Asia la tengono al limite dell'assideramento. Contestualmente alludere all’entusiasmo per una tecnologia acquisita di
recente, facendo il parallelo con quanto è accaduto in Italia negli anni Cinquanta con l’automobile.
– Evocare con orrore una trasvolata atlantica con temperature all'interno dell'aereo di poco superiori a quelle all'esterno.
– Aborrire la fioritura dei condizionatori sulle facciate dei palazzi rivela un’acuta sensibilità estetica. Di seguito far partire una
pippa sui prezzi richiesti dal progresso, quindi valutare se concludere con: "Del resto, mica possiamo continuare a
circolare con i calessi".
– Preferire il ventilatore, che muove l’aria ma non la raffredda.
– Detestare il ventilatore, che muove l’aria, ma non la raffredda e pertanto è di fatto inutile.
– Il ventilatore è sempre mortale. Meglio allora la pala da soffitto che è orribile ma funziona (per il resto vale tutto quanto
detto per il ventilatore).
– Ricordare con tenerezza i condizionatori mobili degli anni Settanta, che obbligavano a fare dei buchi di venti centimetri
di diametro nelle finestre.
– Se si parla di aria condizionata, generalmente riscuote consenso chiedere con aria filosofica e vagamente blasé: “Ma
condizionata da chi?”
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Luoghi comuni sui giovani
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:09
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– Non hanno più voglia di lavorare. (Variante: Pensano solo a divertirsi).
– Sono il futuro del Paese. Se qualcuno dice questa frase, chiedere provocatoriamente "Che futuro è senza lavoro?".
Ribattere subito che, però, se uno vuole il lavoro lo trova.
– Si possono innamorare innumerevoli volte senza risultare ridicoli.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Se si tratta di scrittori, in Italia si è giovani fino a cinquant'anni.
– Inequivocabilmente si cessa di appartenere alla categoria "giovani" quando per scrivere gli sms servono due mani.
– Beata gioventù! Consentito dirlo con autoironia solo fino ai vent'anni, dopo, evitare.
– Pronunciare la parola “giovani” sempre con almeno due “g”. Più alto è il numero di “g”, maggiore è il distacco ironico implicito.
– La gioventù è un gran dono, peccato essere troppo giovani per poterlo apprezzare veramente. Affermarlo con tono
filosofico suggerisce intelligenza e ironia. Evitare di farsi scoprire a spiare le reazioni, pena la vanificazione dell’effetto.
– Ricordare con orrore la propria giovinezza come un periodo colmo di paure, incertezze e inconsapevolezza. Attesta
acquisito spessore morale e intolleranza nei confronti del pensiero mainstream.
– Testimonia buone letture citare Vittorio Gassman che sosteneva: "Bisognerebbe vivere due volte: una per le prove e
una per andare in scena". Se si hanno almeno trent’anni, aggiungere che ora si sarebbe dei diciottenni inappuntabili.
– La gioventù, la maturità e la vecchiaia sono tre periodi della vita che potremmo ribattezzare "rivoluzione, riflessione e
televisione". Si comincia col voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali. (Luciano De Crescenzo)
– I cinquantenni possono ricordare con divertita tenerezza i libri che gli venivano regalavano da ragazzi, sui cui frontespizi
campeggiavano scritte tardofasciteggianti come “Collana di letture per la gioventù”. Attenzione a non accumulare elenchi
di ricordi per non scivolare nell’amarcord: usuratissimo.
– Paragonare il diverso atteggiamento dei giovani nordeuropei e italiani relativamente all’uscita dalla casa natale e
dedurne la superiorità della cultura anglosassone rispetto a quella latina, creatrice di bamboccioni.
– Paragonare il diverso atteggiamento dei giovani nordeuropei e italiani relativamente all’uscita dalla casa natale e
dedurne la superiorità della cultura latina rispetto a quella anglosassone, che finisce per stroncare gli animi più sensibili.
– Proclamare che il proprio figlio farà l’università in una città diversa dalla vostra. Non importa quale, fosse anche (citare una
città notoriamente orrenda) purché diversa. Concetto che costruisce un’immagine di genitore illuminato e progressista.
– Sono viziati perché hanno tutto. Soggiungere prontamente “È anche un po’ colpa nostra” aumenta l’autorevolezza
dell’affermazione. (Vedi seguente)
– Se si hanno più di sessant’anni, puntualizzare che ai propri tempi si era poverissimi, ma si sapeva godersi la vita, al
contrario di quanto accade oggi, che hanno tutto, ma non apprezzano niente. (Vedi precedente e continuare a loop).
– I ragazzi di oggi non sanno più scrivere in italiano a causa dei telefonini e di internet. Vale anche sostenere l’esatto
contrario.
– Ma "Largo ai giovani" è un modo di dire d'antan o un'indicazione topografica insolita?
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Luoghi comuni sull\'agosto in città
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:17
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- Si parcheggia ovunque, si va dappertutto in cinque minuti.((
- Se si ha un passato di studi di architettura in anni postsessantottini, dire che è un modo per riappropriarsi del concetto
stesso di città. Non spiegare tale concetto.
((- Di qualunque città, anche della più brutta, dire che in agosto, vuota, diventa bellissima.
((- Ovunque si vada, in agosto ci sono le folle (chiosare “E per fortuna che c’è la crisi!”), per non parlare dei prezzi. Molto
meglio restare a casa propria. Convenirne convintamente.
((- Ricordare con nostalgia gli anni del grande esodo agostano, quando trovare un panettiere o un tabaccaio era un
problema. (Vedi seguente)(
(- Speculare sul perché delle città deserte si citassero pressoché esclusivamente panettieri e tabaccai chiusi.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
Contestualmente dare il via a una vorticosa serie di deduzioni sull’immagine del paese che ne veniva fuori.
((- Attendere con ansia il servizio del telegiornale con l’intervista a una coppia di anziani derelitti al supermercato.
((- I turisti e i cittadini ripresi dal Tg mentre fanno il bagno nelle fontane sono immancabilmente “alla ricerca di un po’ di
refrigerio” oppure “tentano di sfuggire alla canicola.”
((- Se qualcuno nomina la canicola lanciarsi in una breve ma circostanziata disamina etimologica della parola. Se citare
la costellazione del cane posiziona come sapidi intellettuali, specificare le date esatte del periodo, tradisce la
frequentazione del “Forse non tutti sanno che”.
((- Negli anni ’60 e ’70, trascorrere l’agosto in città equivaleva alla morte sociale. Negli anni 2000 era molto chic. Notare che
ora prevale un atteggiamento bipartizan.
((- Vagando in automobile per le strade metropolitane deserte ricordarsi di dire: “Ah, se fosse sempre così!”. Convenire che
sarebbe meraviglioso. (Vedi seguente)
((- Variante della precedente. Salendo in auto ricordare le strade vuote percorse da Vittorio Gassman-Bruno Cortona al
volante della Lancia Aurelia B 24 all’inizio de “Il Sorpasso.” Osservare che nessuno ricorda mai il nome del personaggio
interpretato da Trintignant. Non ricordarlo neanche voi.((
- Dissertare sulle tecniche di irrigazione delle piante durante le vacanze: carote di terracotta, bottiglie capovolte, vasi a
riserva d’acqua, tubi di acqua condensata ecc. Concludere che si è deciso di non partire, ufficialmente con la scusa di
non voler rischiare di danneggiare il ficus. Très chic.
((- Notare come agosto sia l’unico momento dell’anno in cui le cassiere del supermercato sottocasa dimostrano una
qualche forma di interesse nei vostri confronti, al contrario degli altri undici mesi, durante i quali vi dedicano la stessa
attenzione che si riserva a un pomodoro marcio.
((- Enucleare il concetto che per stare benissimo è sufficiente che vi sia qualche amico con cui dividere la città deserta.
Eventualmente sottolineare l’imprescindibilità del condizionatore.
((- Se alla domanda sulle vacanze qualcuno risponde che resta in città, replicare prontamente: “Ma sì, fai bene. Dove vai in
agosto? Troppo caro e poi c’è casino ovunque.. eccetera”. Se nel corso della medesima conversazione un’altra persona
rivela che andrà in Sardegna, commentare senza esitazione: “Ma, sì, fai bene. Un po’ di riposo ci vuole… aspettiamo tutto
l’anno questi quindici giorni. È che finiscono troppo presto.” Regolarsi similmente per altri eventuali interlocutori.((
- A mezzanotte di Ferragosto uscire sul balcone e contare le finestre accese. Rivendicare l’intento sociologico del gesto
ne riscatta la mestizia.
((- Stare in canottiera a cavalcioni di una sedia sul balcone, evitare sempre. Vano rivendicare la citazione neorealistica.
((- I trend setter possono ignorare il Ferragosto (come, del resto, ogni festa comandata) recandosi al più vicino
BricoCenter per acquistare utensili da lavoro. Ikea, anche se aperta, evitare: troppo festoso il ristorante. Consentito solo
a patto di ordinare le polpette svedesi.
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Luoghi comuni sui last minute
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:30
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- Dire che le vacanze prenotate con largo anticipo vi generano ansia, pertanto preferirgli i viaggi Last minute. Affrettarsi
ad aggiungere che se si hanno dei bambini, però, è impossibile.
((- Parlare esclusivamente di Last second lascia immaginare la smaliziata tempra del viaggiatore di esperienza.
((- Nel caso di soggiorni in grandi città scendere esclusivamente nei Top Secrets Hotel. Abitudine che testimonia la
sagacia del viaggiatore di lungo corso.
((- Dire di avere fatto vacanze negli anni scorsi realizzando risparmi strabilianti grazie ai Last minute. Se uno degli
interlocutori avanza percentuali di sconto ottenute, dichiararne sempre di superiori.
((- Organizzare le vacanze unicamente attraverso il proprio agente di viaggio di fiducia e dire di essere riusciti a
spuntare, proprio in virtù di questo rapporto speciale, condizioni migliori di quelle ottenibili su internet.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
((- Dissentire ideologicamente dai viaggi alla volta di luoghi che non abbiamo una precisa rilevanza sentimentale per il
viaggiatore. Scagliarsi contro la necessità consumistica di partire pur di partire: citare l’horror vacui.
((- Dissentire dal malcostume contemporaneo di visitare paesi di cui si ignora qualunque cosa. Aggiungere
causticamente di non provare alcun desiderio di andare a vedere delle diapositive dal vivo.
((- Se qualcuno cita i Last minute tranciare recisamente che quello non è viaggiare, è spostarsi.
((- Il turismo è quella cosa per cui ci si va ad annoiare da un’altra parte. (Oscar Wilde).
((- Quanto a nocività del tipo di turista prodotto, i Last minute sono superati solo da Avventure nel mondo.
((- Argomentare con piglio sociologico che i Last minute stanno alla contemporaneità come la pensione romagnola stava
agli anni ’60.
((- A contrasto rimpiangere le vacanze stanziali della gioventù, prenotate un anno per l’altro, quando si andava nello
stesso paesino, nello stesso albergo e nello stesso stabilimento balneare, finendo così per stringere delle amicizie. Tutte
cose spazzate via dalla modernità. Eventualmente sproloquiare a soggetto. (Vedi seguente)
((- Anche oggi si stringono amicizie di spiaggia, ma invece che a Cesenatico, ad Antigua o alle Barbados, e con la
certezza di non incontrare mai lo stesso vicino di ombrellone l’anno successivo. Sono i vantaggi della modernità.
Sproloquiare a soggetto.
((- Fare un uso massiccio dei Last minute durante l’anno. È chic astenervisi durante l’estate.
((- È molto aristocratico evitare di criticare direttamente i Last minute, tuttalpiù chiedere con aria frivola se si tratti di un
nuovo detersivo per piatti particolarmente rapido.
- Una volta i viaggiatori di ventura facevano ruotare il mappamondo, puntavano un dito a caso e poi partivano per la foce
dell’Orinoco; oggi si sfoglia un sito a caso e poi si va a Sharm El Sheikh. Convenire che un po’ in poesia si è perso.
((- Disprezzare profondamente quelli che partono per una località balneare tropicale a caso ostentando due o tre libri di
Bruce Chatwin. Vale anche essere fortemente critici nei confronti di Bruce Chatwin tout court.
((- Se qualcuno cita i Last minute, posiziona come solidi intellettuali refrattari alla superficialità imperante rispondere che la
vostra idea di viaggio è ben espressa nel “Sentimental Journey” di Sterne. Inoltre, nella maggior parte dei casi, consente
di spegnere discretamente una conversazione non desiderata.
((- Come tipo di viaggio alieno ai vostri costumi, testimonia una classe innata preferire ai Last minute la magnifica gita di
un giorno al santuario della Madonna nera di Oropa, con pranzo in trattoria caratteristica e dimostrazione gratuita di
pentole lungo la via del ritorno.
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Luoghi comuni sul tradimento
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:37
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- L’uomo tradisce solo per sesso. La donna è sempre almeno un po’ innamorata. (Vedi seguente)((
- Oggi le donne tradiscono solo per sesso, esattamente come hanno sempre fatto gli uomini. Ribattere che anche una
volta era così, ma non lo si diceva per salvaguardare le forme.
- Affermare in tono blasé che le corna sono come un abito di buon taglio: stanno tanto meglio quanto meno vi si fa
caso.((
- Se qualcuno sostiene di essere incapace di perdonare un tradimento, attesta tolleranza e autoironia ringraziare il cielo
per la cattiva memoria.((
- Parlando di infedeltà alludere a Pasiphae lascia intendere una solida preparazione umanistica. Per fugare il sospetto di
nozionismo non ricordare se si accoppiò con il Toro di Creta, per generare il Minotauro, oppure con il Minotauro, per
generare il Toro di Creta. Concludere che nella mitologia classica tutti non facevano altro che scopare con tutti.
((- Nel Settecento si tradiva in allegria, nell’Ottocento con molti sensi di colpa a causa della neonata concezione borghese
- Un mondo di viaggi
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del matrimonio, nella seconda metà del Novecento, diceva Flaiano, il traffico aveva reso impossibile l’adulterio nell’ora di
punta. Oggi si tradisce via internet, ma c’è sempre un deficiente che ti tagga in una foto compromettente su Facebook.
- Serbare rancore al partner fedifrago è consentito solo per le prime settimane, dopo o lo si lascia o lo si perdona.
Restarci, ma farglielo pesare ogni giorno, fa molto piccolo borghese.
((- Dopo avere lasciato il partner a causa di una sua relazione extraconiugale, dichiarare che lo si detesta, nonostante si
continui ad amarlo. Concetto che rivela un animo dolce e teneramente complicato, assai attraente per maschi scapoli
non desiderosi di relazioni impegnative.
((- E’ assai chic affermare di essere riemerse illese da infiniti tunnel di autocoscienza postsessantottini e di sentirsi
finalmente libere di augurare la morte a quello stronzo.((
- Rievocare il cinquantennale ménage dei propri nonni, sopravvissuto a un’impressionante serie di tradimenti di lui
(sempre definito, gran puttaniere), grazie all’inesauribile capacità di sopportazione della nonna. Rimpiangere fugacemente
la nettezza dei ruoli maschili e femminili di un tempo per poi respingerli con decisione.
((- Ricordare con rispetto Simone Signoret che pazientemente attese la fine del flirt tra Yves Montand e Marilyn Monroe,
dicendo “Se Marilyn è innamorata di mio marito questo prova che ha buongusto, perché anch’io sono innamorata di lui”.
Ammirarne la superiore saggezza, ma giudicarla difficilmente emulabile.
((- Osservare che senza il tradimento metà della storia della letteratura non avrebbe mai visto la luce. Aggiungere che, al
contrario dell’adulterio, il conseguentemente rodimento di una delle due parti non è un soggetto letterariamente
interessante. Evitare le suesposte considerazioni mentre il partner urla con le bave alla bocca.
((- Gli sms sono responsabili del 90 per cento del disvelamento dei tradimenti. Tuonare contro.
((- Con grande comprensione umana ricordare un comune amico molto morigerato che, due ore dopo aver tradito la
propria ex moglie, aveva acceso la tv proprio mentre Glenn Close stava cercando di accoltellare Michael Douglas in
“Attrazione fatale”. Ricamare sull’effetto shakesperiano causato alla psiche del comune amico.(
(- Scagliarsi contro chi non solo tradisce il partner ma poi, per onestà, glielo va a raccontare. Sviscerare le imponenti
implicazioni logico-morali.
((- Dissertare se ritornare da un viaggio con un giorno in anticipo senza avvisare e scoprire il coniuge in flagrante
adulterio sia una giusta causa per il divorzio o un comportamento assimilabile al guardare all’interno di una canna di
pistola per vedere se è carica.
((- Per animare una conversazione che stenta a decollare lanciare il quesito se si preferisca sapere o non sapere di
essere stati traditi dal partner. Dal tipo di posizioni assunte avanzare tacitamente ipotesi sullo stato delle corna altrui.(
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Luoghi comuni sulla pizza
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:43
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- E’ il cibo italiano di maggior successo nel mondo, infatti gli americani sono convinti di averla inventata loro. Spigolare
che i cinesi sono convinti di avere inventato gli spaghetti.((
- Quella vera è bassa con i bordi alti, come a Napoli. Contestualmente scagliarsi contro tutte le altre variazioni locali,
bassa e croccante, alta e spugnosa, in teglia, eccetera e bollarle come aberrazioni del modello originale.
((- La vera pizza non è sottile come un foglio di carta e croccante come un biscotto, benché i romani siano convinti del
contrario. Dolersene.
((- Quella al taglio è di gran lunga la miglior pizza che si possa mangiare a Roma. Affermarlo come un articolo di fede.
((- Scagliarsi contro i prodotti caseari non identificati che troppe volte sostituiscono la mozzarella. Stigmatizzare la
slavina vulcanizzata che si stende sulla pizza non appena la temperatura cala di qualche grado.
((- Tuonare contro le pizze psicotiche, tipo quelle ananas e gorgonzola o gelato al puffo e mango, spia di un profondo
disagio culturale e della perdita dei punti di riferimento.
((- Aborrire la pizza con la Coca-Cola: una sinistra invenzione del marketing. Di seguito far partire un’imponente pippa
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
sugli abbinamenti eretici, come panettone e champagne, involtini primavera e chardonnay eccetera, frutto di ignoranza e
di un maldestro sincretismo. In taluni casi giungere a mettere in dubbio la legittimità del multiculturalismo.
((- Adorare la pizza con la Coca-Cola: essere consapevoli che si tratta di un’eresia, ma trovare confortevolmente materni i
sapori dell’infanzia. Valutare se citare la madeleine proustiana.
((- Stigmatizzare quei pizzaioli che lanciano l’impasto in aria come sbandieratori di Siena. Prendere spunto per una
trattazione sul dilagare dell’estetica trash in ogni aspetto della quotidianità.
((- È molto chic sostenere che la miglior pizza fuori da Napoli la si è mangiata in una squallidissima pizzeria di Savona. (
- Quale demone spingerà mai i proprietari di pizzerie a decorare le pareti dei loro locali in giro per il mondo con murales
raffiguranti il golfo di Napoli e marine con mestissimi Pulcinella? Ipotizzare l’esistenza di una forma di saudade
partenopea meno nota di quella brasiliana.
((- Deprecare l’uso, invalso per oltre due decenni in numerose pizzerie, di servire piccole porzioni di cibo in piatti
smisuratamente ampi. Rilevarvi un segno della devastazione culturale causata dalla nouvelle cuisine.
((- Cine e pizza. Cifra classica del fidanzamento italiano, ora entrata in crisi a causa della stretta creditizia determinata
dalla recessione. (Vedere declinazione populista seguente)
((- Una volta si andava al cinema con la fidanzata e poi si andava a mangiare una pizza. Ora con meno di 70-80 Euri
(Euri, rigorosamente al plurale) non te la cavi. Ma dove arriveremo?
((- Tuonare contro la miopia di Bruxelles che avrebbe preteso di mettere fuori legge i forni a legna. Scagliarsi contro la
globalizzazione. Del resto, concludere con piglio celodurista, cosa si può pretendere da gente che ha le arterie ostruite da
secoli di patate fritte e cozze? (
- Per i puristi esistono solo due vere pizze: la Marinara e la Margherita. Buttare là con nonchalance che la Marinara deve il
suo nome al fatto che la mangiavano i pescatori dopo essere rientrati da una giornata di pesca nel golfo di Napoli.
Affermazione che attesta competenza e lascia immaginare una vasta cultura materiale.(
- Il segreto della pizza è l’acqua. (Vedi seguenti)
((- Il segreto della pizza è il pomodoro.((
- Il segreto della pizza è la farina.
((- Il segreto della pizza è l’impasto.((
- Il segreto della pizza è il forno a legna.
((- Il segreto della pizza è qualunque cosa non sia già stata detta da qualcun altro.
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Luoghi comuni sulla pausa pranzo
Postato da TourMaster - 2012/03/06 23:48
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- Vi si fanno sempre gli stessi discorsi. Convernirne.((
- Se si fa un lavoro di concetto dire di volerlo abbandonare a favore di uno dopo il quale, quando si va a casa, si pensa
ad altro, come per esempio il cameriere.
- Aborrire bar e ristoranti: uno sperpero di denaro per mangiare pessimi cibi. In pianura padana decantare la “schiscètta”.
((- Deprecare quelli che si portano il cibo da casa e lo consumano in ufficio: in questo modo non si stacca mai la mente.
((- Ogni tanto esaltarsi per un posto nuovo, carinissimo, dove si mangia bene e si spende poco. Dopo un mese trovarlo
scontato e peggiore di tutti gli altri.
((- Notare con piglio sociologico che ai tempi di internet i ristoranti e i bar vicini all’ufficio sono rimasti gli ultimi luoghi dove
si incontrano uomini e donne come si faceva una volta. Apprezzarlo.((
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Tra un boccone e l’altro dardeggiare sguardi inquisitori sul locale affollato e poi, roteando un dito in aria, dire ai
commensali “Certo che questa è una miniera d’oro”. I più rapidi possono anche tentare delle stime approssimative.
((- S’è fatta una certa. Si mangia una cosa insieme? (Solo a Roma e dintorni)((
- Diventare abilissimi nell’uscire a pranzo con un numero consistente di colleghi senza invitare il collega sgradito,
evitando di incrociarne lo sguardo o di rivolgergli la parola dopo mezzogiorno.
((- Andando al ristorante riconoscere unanimemente che il collega scientemente evitato è un bravo ragazzo. Se però
qualcuno puntualizza che è bravo ma un po’ pesante, rincarare la dose fino al parossismo.
((- Se qualcuno sedendosi al tavolo dichiara di essere vegetariano accusarlo di essere il solito rompicoglioni.
Eventualmente far seguire una dissertazione sulla maggior disponibilità di offerte vegetariane di Milano rispetto a Roma.
((- Un panino un paio di volte alla settimana va bene, ma tutti i giorni è un incubo. Valutare se aggiungere considerazioni
gastrointestinali.
((- Citare gli intermezzi che si svolgono durante la pausa pranzo de “L’uomo di marketing e la variante limone” di Walter
Fontana e trovarli superiori ai dialoghi di Proust.
((- Lamentarsi della scarsità dell’importo dei Ticket Restaurant qualunque esso sia. Contestualmente citare un’altra azienda
che ne fornisce di più miseri.
((- Interrogare con complicità d’antan i colleghi maschi su quale magica corrispondenza esista tra l’essere in procinto di
uscire e la pipì delle donne.
((- Stigmatizzare i tentennamenti sulla scelta del ristorante: stroncare sul nascere qualunque controproposta denota
volitività e leadership.
((- Dopo avere consultato per la milionesima volta lo stesso menù del bar sotto l’ufficio affermare che si preferirebbe di
gran lunga la mensa interna. Ripeterlo a giorni alterni fino alle dimissioni.((
- Denota acume e uno stile di vita internazionale commentare quanto gli stranieri si stupiscano di come gli italiani
mangiando parlino di cibo, ma non di quello che stanno mangiando.((
- Configura una personalità simpaticamente antiretorica citare la scena di Marrakech Express in cui Abatantuono dice:
“Ragazzi, ho mangiato proprio male, ma male, male, male”.
((- Complimenti alle cameriere, evitare: arcaico e maschilista. Scambiarsi sguardi d’intesa tra colleghe in merito al
cameriere avvenente, consentito, ma non se il tavolo è composto da sole donne.
((- Parlare dell’alito pestilenziale di un collega, evitare sempre, a meno che non si abbia il coraggio di farlo con
l’interessato.
((- Non poterne più dei soliti discorsi che si fanno durante la pausa pranzo. Neanche di questo.
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Luoghi comuni sul vintage
Postato da Prof. - 2012/03/07 03:51
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– Non se ne può più.
– Deprecare le straricche borghesi che vanno in giro travestite da sciroccate con la scusa che è vintage.
– Se lo si pronuncia all'inglese è trash, se lo si pronuncia alla francese è chic. Cogliere l’occasione per ricordare che anche
stage va pronunciato alla francese e non all’inglese.
– Ha resuscitato interi guardaroba destinati alle donazioni di abiti per i meno fortunati.
– Un cappotto non è mai fuori moda, è vintage. Se si hanno studi filosofici alle spalle concludere che "Il linguaggio non è
mai innocente", ma non specificare chi l'ha detto.
– Prendere spunto dall’abito anni Sessanta riesumato da un’amica ricca per una dotta dissertazione sul riciclaggio quale
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
evoluzione responsabile del consumismo. Se il contesto lo consente accennare all'estetica dei bourgeois bohémiens.
– Se qualcuno usa la parola vintage per indicare una cosa vecchia chiarire che il termine sta a significare l’annata della
vendemmia qualifica l'uomo di mondo. (Vedi seguente)
– Far notare che ormai il termine viene usato a sproposito per indicare qualunque roba vecchia attesta una salda
formazione logico-razionalista. Valutare se, non appena qualcuno pronuncia la parola “vintage”, infilare le dita nelle
orecchie e muovere la lingua vorticosamente imitando il verso del tacchino.
– Affermare che oggi non esiste più uno stile definito, ma che ogni donna può elaborare il proprio mescolando abiti nuovi e
usati, esprimendo così la propria creatività. Se qualcuno lo fa, urlare “Basta con queste stronzate!” rivela il pensatore
rigoroso, coscienza critica della modernità.
– Di fronte a un tubino nero di Givenchy commuoversi in silenzio e attendere fiduciosi che qualcuno dica che certi classici
non vanno mai fuori moda.
– Audrey Hepburn. Un’icona di stile inimitabile.
– Notare che nessuna donna normale ha il fisico di Audrey Hepburn e quindi, grazie al cavolo, che è diventata un’icona di
stile. Consentito solo fino alla taglia 42; sopra si potrebbe sospettare un risentimento personale.
– Coco Chanel. I suoi tailleurini (sempre citati al diminutivo) sono immortali. Peccato che, forse, fosse un po’ nazi.
– Se si parla di moda d’altri tempi inorridire al ricordo delle spalle imbottite degli anni Ottanta. Eventualmente canticchiare “I
like Chopin” e rabbrividire sommessamente rievocandone il video.
– Davanti a un brutto abito del passato interrogarsi languidamente sui confini epistemologici del vintage. Replicare che
talvolta è difficile discernerlo dal kitsch e, per accreditarsi come umanisti di vaste letture, citare la definizione di
quest'ultimo fornita da Milan Kundera: "Un mondo dove la merda è negata e dove tutti si comportano come se non
esistesse."
– Una volta quando sopra i cinquant’anni ci si continuava a vestire da ventenni era segno che si stava cominciando a
invecchiare, oggi al massimo si è la versione vintage di se stessi.
– Aborrire la prosa degli articoli di moda vintage, con i pois dal fascino senza tempo che conferiscono al taglio frizzante di
un due pezzi anni Cinquanta uno struggente senso di grazia e di fascino estivo. Reclamare a gran voce la pena capitale.
– L'apoteosi del vintage è l’applicazione dell’iPhone che riproduce il vecchio telefono con la rotella dei numeri. Citare a
casaccio Roland Barthes, Gillo Dorfles e i prodotti di culto produttori di mitologie.
– Annoverare il vintage tra il ciarpame culturale di questi anni insieme al burlesque, il minimalismo in letteratura e i video
d’arte. Continuare l’elenco ad libitum, eventualmente fino a includere “i cori russi, la musica finto rock, la new wave italiana,
il free jazz punk inglese”.
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Luoghi comuni sul lusso
Postato da Prof. - 2012/03/07 03:53
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– Non c’è più il lusso di una volta.
– E' l’unico settore che non conosce la crisi. Affermarlo con sicurezza lascia immaginare vaste competenze economiche.
– E' scandaloso che in un momento come questo ci siano dei privilegiati per i quali la crisi è solo un dubbio se acquistare
diamanti o opere d’arte. Eventualmente accennare alla necessità dell’introduzione della patrimoniale. Contestualmente
aggiungere scuotendo il capo che in questo paese è dal ’45, con il governo Parri, che ci provano inutilmente.
– E' un inutile rudere ideologico scagliarsi contro un ristretto ceto di privilegiati, i cui lussuosi costumi, peraltro, fanno
girare l’economia.
– Il nostro paese gode di una tradizione secolare nei generi di lusso. Citare i profumieri italiani che Caterina de Medici si è
portata in Francia, le stoffe e le armi pregiate che hanno spopolato nel Rinascimento, quindi, con audace balzo
temporale, le automobili sportive.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Il genere di lusso più esclusivo è il tempo libero. Convenirne.
– Quello che oggi è un genere di lusso, domani sarà un bene comune e, a quel punto, solo i più ricchi potranno farne a
meno: vedi i cellulari. Convenirne.
– Dire che il confine tra lusso estremo e kitsch è labile attesta implacabile rigore intellettuale.
– La cultura è il genere di lusso per antonomasia. Se qualcuno dice questa cosa affrettarsi a chiosare che, infatti, non si
può comprare.
– Sete, raso, velluti, ermellino, spengono il fuoco nel camino. Buttarla lì con oculata nonchalance.
– L’oro è sempre un bene rifugio.
– Dire che il lusso non è necessariamente in relazione con la disponibilità economica lascia intuire profondità e originalità di
pensiero. Non spiegare con che cosa sia in relazione.
– Non c’è niente di più triste del lusso. Concetto spendibile solo se si è notoriamente ricchi.
– I veri amanti del lusso non ostentano. Infatti, gli aristocratici, come è noto, circolano con vecchissimi golf di cachemire
lievemente tarmati o con preziose scarpe inglesi dalla suola logora. Ribattere che su questo è stata fatta molta cattiva
letteratura.
– Il lusso è indefinibile, come l’amore, infatti, non appena una cosa viene detta di lusso, smette di esserlo per diventare
qualcos’altro. Astenersi dal fare esempi per non rovinare la suggestione del concetto.
– Aborrire i vari portali dedicati al mondo del lusso. Trovarli tutti disperatamente trash.
– Se si cita una marca di champagne, meno è nota, meglio è.
– Schifare senza remissione caviale, champagne, ostriche e tutti i Grand Cru bordolesi. Solo se si è immensamente ricchi
da generazioni.
– Aborrire tutte le supercar. Ricordare una giustamente celebre pubblicità americana della Porche il cui titolo recitava “Small
penis?”
– Ma l’alto di gamma e il lusso in che cosa differiscono? Chiederlo con svagatezza testimonia sagacia e acume sociologico.
– Luxe, charme e volupté: in francese suona fighissimo, in italiano fa subito pappone. Non c’è niente da fare, in queste
cose i francesi hanno più classe.
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Luoghi comuni sui tatuaggi
Postato da Prof. - 2012/03/07 03:54
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- Detestarli perché ormai sono massificati e privi di ogni significato originale.
- Dire di amarli perché sono un modo di esprimere la propria interiorità sull'organo più esterno del corpo. Notazione che
lascia intuire un’insospettata profondità.
- Affermare che sono una discriminante anagrafica infallibile: sopra i quaranta sono rarissimi, sotto sono la norma.
- Considerare che fra una trentina d’anni questo sarà un paese costellato da draghi flaccidi, ali smosciate e farfalle
appassite. Dolersene.
- Deprecare con piglio antropologico che la cultura maori sia nota esclusivamente per la haka degli All Blacks e i tatuaggi.
- Stigmatizzare la deriva culturale che consente la coesistenza sullo stesso avambraccio di divinità maori della guerra e
del Sacro cuore di Gesù.
- Ma tribale di quale tribù?
- Una volta a esibirli erano solo precise categorie umane: marinai di lungo corso, ex galeotti, estremisti di destra. Oggi
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
sono diventati ecumenici.
- Apprezzarne la definitività che testimonia solidità e fedeltà a un ideale.
- Aborrirne la definitività, superiore persino a quella di certi mutui quarantennali.
- Attribuire la scarsa diffusione dei tatuaggi in Italia rispetto al resto d’Europa a Cesare Lombroso, che li considerava uno
dei tratti distintivi della devianza. Obiettare citando la tradizione cattolica dei frati marcatori di Loreto lascia intuire
onnivore letture.
- Trovare disdicevole ogni forma di competizione, sia relativamente al numero di tatuaggi, sia alla percentuale di corpo
decorata, sia alla bizzarria dei soggetti.
- Rammentare con un brivido di paura il corpo tatuato di Robert De Niro nel “Promontorio della paura”.
- Una smodata passione per i tatuaggi oltre a costituire un problema estetico può condurre a essere invitati allo Show dei
record di Canale 5. Rabbrividire.
- Detestare chi illustra nei particolari il piano iconografico che ha intenzione di farsi incidere nella pelle. In casi estremi
replicare di stare valutando un polittico che illustri sulla vostra schiena il ciclo delle storie dei Maccabei.
- Elencare le parti del corpo più dolorose da tatuare. Evitare, sadico.
- Qualunque tatuaggio, anche se realizzato a Grottaferrata o a Cantù, è sempre stato fatto ad Amsterdam. Meglio se
durante una sbronza o una nebbia oppiacea.
- Suscitare un dibattito sulle differenze ideologiche tra tatuaggio e piercing. Attenzione a non scivolare nelle
contrapposizioni viscerali Beatles-Rolling, Coppi-Bartali, bagno-doccia.
- Interessarsi ai tatuaggi dei vip con distaccata eleganza. Contestualmente riferire la citazione “Non troverai mai la verità se
non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi”: non ricordare se la si sia letta su Megan Fox o Marco
Materazzi, né se sia di Eraclito o di Eminem.
- Apprezzare l'intrepidità di quelli che si fanno tatuare ideogrammi giapponesi sul coppino, giacché per quel che ne sanno
potrebbero essere insulti di un tatuatore burlone.
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Luoghi comuni sulle separazioni
Postato da Prof. - 2012/03/07 03:58
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- Dibattere su quale sia il modo più squallido di essere lasciati, se al telefono, via mail o con un post-it. Evitare
l’autobiografismo e la competizione per il primato dell’ignominia.
- Dolersi che l’ex partner non abbia avuto il coraggio di affrontare la separazione di persona. Concluderne che è un
bastardo.
- Dolersi che l’ex partner abbia voluto per forza incontrarvi al solo scopo di lasciarvi. Concluderne che è un bastardo.
- Consolare l'amica appena lasciata dal partner dicendole che ancora non lo sa, ma ha vinto un terno al lotto.
- Interrogare minuziosamente l'amico appena lasciato sulle particolarità caratteriali della ex fino a individuare un
particolare qualunque, non importa quanto irrilevante, a cui appigliarsi per distruggerne l'immagine.
- Le donne quando ti lasciano sono definitive.
- Gli uomini quando ti lasciano, un quarto d'ora dopo sono pronti per un'altra relazione.
- Ti lascio perché ti amo troppo; non sei tu che non vai bene, sono io; scusa, ma non è il momento giusto: evitare.
Usurate.
- Stigmatizzare l'ipocrisia di quelli che ti lasciano ma vogliono salvaguardare l'amicizia.
- Deprecare l'aridità di quelli che ti lasciano e poi non ti vogliono più vedere: almeno salvaguardare l'amicizia.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Meglio un taglio netto. Si soffre un po', ma poi almeno è finita, piuttosto di quel massacro di telefonate, sms e così via
che impediscono alla ferita di rimarginarsi. Convenirne.
- Stroncare la pratica di prendersi, lasciarsi, riprendersi e rilasciarsi fino al reciproco sfinimento. Evitare metafore
alimentari (minestre riscaldate, frittate rivoltate ecc); preferire parlare di accanimento terapeutico.
- Con precisione da entomologi sottolineare la contraddittorietà del/la partner che ha passato gli ultimi mesi a implorarvi di
non lasciarlo/a e poi vi ha lasciato lui/lei. Solidarizzare e dedurne l'irrazionalità delle relazioni amorose.
- Raccontare di essere stati lasciati da una ragazza che non vedeva un futuro nel rapporto. Contestualmente rilevare
l'infinita saggezza di “La verità è che non gli piaci abbastanza” e sostenerne la validità per entrambi i sessi.
- Tentare di consolare l'amico lasciato facendogli notare che al mondo ci sono circa altri tre miliardi di potenziali sostitute
della partner. Concluderne l'inutilità del metodo statistico.
- Affermare con disincanto che non esite un bel modo per lasciare qualcuno.
- Teorizzare sia meglio lasciarsi prima di giungere all'abominio reciproco. Nondimeno arrabbiarsi moltissimo se è il
partner a lasciarvi.
- I maschi sono geneticamente impossibilitati a lasciare le proprie compagne, a meno che non vi siano costretti o che
non abbiano già un’altra. Le femmine, invece sono più coraggiose. Se non si esagera con la piaggeria si può utilmente
guadagnare la benevolenza delle donne presenti. Evitare di rimorchiarle subito dopo per non rovinare l'effetto.
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Luoghi comuni sui week-end
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:00
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- Spesso piovoso.
- In ufficio si comincia ad aspettarlo subito dopo il punto di scavallamento, convenzionalmente fissato a mercoledì all'ora
di pranzo.
- Il momento più bello della settimana è il venerdì sera, perché si hanno davanti due giorni interi senza lavoro.
- Milano il venerdì sera si svuota dei milanesi e si ripopola la domenica notte. Roma al contrario nel weekend è piena di
romani. Contestualmente specificare che il sabato mattina Campo de’ Fiori è me-ra-vi-glio-so.
- Se in autostrada si incontra un traffico appena superiore al normale stigmatizzare immediatamente i forzati del
weekend: ancorché si partecipi ai riti della società consumistica mantenere un atteggiamento critico rivela un’interiorità non
banale.
- Che cosa fai nel weekend? Consentito da giovedì mattina.
- Che cosa hai fatto nel weekend? Consentito solo fino a lunedì pomeriggio.
- Dire di preferire anticipare il rientro per evitare il traffico. In alcuni casi giungere fino a ripartire domenica all’alba.
- Aborrire qualunque tipo di spostamento durante il weekend è molto chic. Durante il weekend si deve stare tappati in
casa.
- Evocare le coppie di fidanzati che la domenica pomeriggio passeggiavano romanticamente abbracciati al parco mentre
lui ascoltava “Tutto il calcio minuto per minuto” con l’auricolare. Attribuirne la scomparsa alla diffusione delle pay tv
satellitari: più esaurienti ma meno poetiche.
- In presenza di abusi edilizi in zone turistiche rammentare lo scempio paesaggistico delle coste italiane perpetrato dalle
case del weekend. Auspicarne la demolizione con le ruspe.
- Sostenere provocatoriamente che per rilanciare l’economia si dovrebbe portare la settimana lavorativa a quattro giorni.
Se qualcuno chiede spiegazioni ricordare il forte incremento dei consumi generato dall’introduzione della settimana corta
negli anni Sessanta. Se si riesce a cambiare discorso abbastanza in fretta si può ottenere nomea di pensatore
anticonvenzionale.
- Un mondo di viaggi
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- Il tempo tende sempre a migliorare il lunedì mattina. Ricordare obbligatoriamente la nuvola di Fantozzi.
- Chiarire che il primo giorno della settimana è la domenica e che, a rigore, per fine settimana si dovrebbe intendere il
sabato: citare non meglio precisate tradizioni ebraiche. Lascia intendere uno stile di vita internazionale replicare che è
così nel mondo anglosassone, mentre da noi si considera primo giorno il lunedì.
- Lamentarsi che partire per il weekend tutte le settimane sia diventato un lavoro. Desiderare intensamente liberarsi di
questa costrizione. Non è necessario farlo davvero.
- Una volta non si sapeva neanche che cosa fosse il weekend eppure si è diventati grandi lo stesso. Consentito solo
dopo i cinquant’anni e in presenza di coetanei.
- Piangere la scomparsa del fine settimana. Scagliarsi contro il malcostume di usare parole inglesi pur disponendo di
corrispettivi italiani: provinciale. Valutare se dissertare sull’abitudine opposta dei francesi di tradurre parole come
computer, software, fax: sciovinista e irritante.
- Con aria ispiratamente nostalgica ricordare come da bambino il lunedì mattina cominciasse la domenica pomeriggio alla
cinque con la sigla di 90° minuto.
- Il sabato sera non si può più uscire perché aprono le gabbie. Se qualcuno lo dice rettificare che le prime gabbie
vengono già aperte il venerdì, quindi preferire uscire il giovedì.
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Luoghi comuni sui sogni
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:01
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– Non sognare mai. Se qualcuno lo afferma obiettare immediatamente: “Tutti sognano. Solo che non te lo ricordi.”
– Test grammaticale. Fare un sondaggio tra i presenti sulla coniugazione alla prima persona plurale dell’indicativo del
verbo sognare. Di seguito contare quanti ci mettano e la “i” e quanti no. Stroncare il dibattito con il supporto di un manuale
affidabile.
– Sognare, sì, ma prevalentemente a occhi aperti attesta un’anima poetica.
– Ricordare che in giovane età millantare di saper interpretare i sogni esercitava un certo fascino sulle ragazze. Se lo si
racconta con l’adeguata autoironia può riservare belle soddisfazioni anche oggi.
– Se qualcuno cita “L’interpretazione dei sogni” chiedere se si intenda quella di Freud o quella di Artemidoro posiziona come
intellettuale rigoroso e preparato.
– Fare dei sogni sempre esclusivamente a colori.
– Non riuscire mai a riprendere i sogni piacevoli dal punto in cui si sono interrotti. Dolersene.
– Citare un esempio personale di sogno premonitore. Mai più di uno per non spaventare l’interlocutore.
– Trovare riduzionistica l’interpretazione freudiana del sogno come pattumiera dell’inconscio. Definizione che lascia
intendere dimestichezza con la materia. Meno la si spiega, maggiore è l’effetto.
– Sogni ricorrenti da evitare perché usurati: cadere, volare, trovarsi nudi in luoghi pubblici, sostenere di nuovo l’esame di
maturità.
– Citare “Sogni” di Kurowawa e trovarlo magnificamente immaginifico lascia supporre una frequentazione di lunga data dei
cinema d’essai. Non è necessario citare nessuna scena in particolare.
– Se qualcuno parla di sogno lucido, accennare a un sorriso e dire di diffidare di una pratica semiesoterica che suona
come un nuovo prodotto per pulire gli ottoni.
– Ricordare che secondo il “Forse non tutti sanno che” un uomo sogna circa sei anni in una vita, pari a due ore per notte.
– Parlare della fase REM senza dilungarsi in spiegazioni tecniche. Se qualcuno tuttavia lo fa, sostenere di averne avuta in
precedenza anche una Stones e, in seguito, una Nirvana.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– I sogni son desideri/di felicità./Nel sonno non hai pensieri/Ti esprimi con sincerità. (Cenerentola di Walt Disney)
– Rievocare “California dreamin’ ” dei Mamas and Papas. Contestualmente citare la cover dei Dik-Dik “Sognando la
California” e trovarne l’impasto vocale superiore all’originale.
– In un salotto molto intellettuale evitare di parlare della rêverie di Gaston Bachelard. Farlo in una trattoria assai rustica è,
invece, molto chic a patto di riuscire a fugare il sospetto che si voglia tirarsela.
– Segnalare che il sogno è alla base del dreamtime, il mito cosmogonico degli aborigeni australiani citato da Chatwin ne
“Le vie dei canti”. Contestualmente chiosare di aver sempre trovato Chatwin di un palloso mortale, anche se, però, veniva
bene in fotografia.
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Luoghi comuni su Halloween
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:03
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– Fino a pochi anni fa tutto quello che se ne sapeva proveniva dai Peanuts. Infatti, molti ultraquarantenni continuano a
identificarlo con il Grande Cocomero. Fare chiarezza dottrinale in merito.
– Dire con sdegno che lo si festeggerà solo quando gli americani cominceranno a festeggiare la sagra dellu ciauscolo de
Norcia
– Tuonare contro l’imperialismo americano che subdolamente esporta i propri modelli culturali.
– Stigmatizzare l’esterofilia degli europei che festeggiano una ricorrenza che nulla ha a che vedere con le loro tradizioni
cristiane.
– Paventare il rischio di paganizzazione della società a causa del relativismo dilagante. Eventualmente citare i severi giudizi
su Halloween di alcuni autorevoli esponenti della chiesa.
– Chiarire l’etimologia del nome Halloween, quale variante in antico scozzese di All-Hallows-Even, cioè la notte prima di
Ognissanti. Ciò posiziona come puntigliosi intellettuali che parlano solo di quel che conoscono, rendendo così superfluo
aggiungere altri particolari, che del resto non conoscete.
– Perorare con forza la legittimità di rispondere con un secco vaffanculo alla petulante domanda “Dolcetto o scherzetto?”
(Vedere seguente)
– Trovare il modo di fornire sempre la versione originale di “Dolcetto o scherzetto?”. Per esempio sostenendo la maggior
incisività dell’inglese “Trick or treat?”: lascia intendere dimestichezza con le lingue straniere e, presumibilmente, uno stile di
vita internazionale.
– Identificare la festa celtica di Shamain come precursore storico di Halloween. Se qualcuno chiede particolari su Shamain
spostare rapidamente il discorso sulla Lega Nord.
– Dolersi che i vampiri abbiano perso interamente il fascino romantico della loro alterità per comparire in centinaia di
romanzi, film e serie televisive, fino all’apoteosi dell’assurdità con i vampiri astinenti di Twilight.
– Lodare il film del 1978 “Halloween - La notte delle streghe”, opera del genio visionario di John Carpenter, attesta
immediatamente una tempra da strenuo cinefilo. Apprezzare l’intensa interpretazione di Jame Lee Curtis, al suo debutto
cinematografico. Deprecare tutti i seguiti.
– Rievocare con tenerezza il carnevale di una volta, durante il quale ci si vestiva ingenuamente da Zorro o da fatina e
paragonarli ai travestimenti dark di Halloween. Dedurne la decadenza dei tempi.
– Dichiare di preferire la meno inflazionata notte di Valpurga (30 aprile-1 maggio). Chic. Contestualmente citare il Faust di
Goethe. Non è necessario averlo letto.
– Chiamare la zucca intagliata con la candela all’interno Jack-O’-Lantern fa capire che la sapete assai lunga sulla cultura
popolare anglosassone.
– Trovare ridicole tutte le forme di attrazione per l’occulto qualifica come fiero razionalista hegeliano. Se qualcuno lo fa,
ammonire che, anche se non se ne comprende il significato, maneggiare con leggerezza simboli pregni di energia come
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fanno i fans di Halloween, è un atteggiamento perlomeno sconsiderato.
– Dire di avere radicalmente rivisto le proprie convinzioni pedagogiche montessoriane il giorno in cui vostro figlio
adolescente ha preteso di uscire travestito da zombie semiputrefatto.
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Luoghi comuni sul traffico
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:05
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– Quello di Roma è imprevedibile perché ci sono troppe variabili impazzite: una volta è la visita di un capo di stato,
un'altra l'udienza papale, un'altra il consiglio dei ministri, per non parlare del fatto che chiunque debba protestare viene a
farlo a Roma, dai produttori di strüdel del Sud Tirolo ai coltivatori di tabacco della lucchesia. (Vedi successiva)
– Con i tassisti dissertare sulle differenze tra il traffico romano e quello milanese: a Milano ci sono ore e zone da evitare, a
Roma non si possono fare previsioni. (Vedi precedente)
– Interrogarsi sul perché i tassisti si lamentino che non c'è lavoro, visto che quando si cerca un taxi non lo si trova mai.
Non chiederlo ai tassisti se non si vuole ascoltare lunghe spiegazioni.
– Dire che quando piove ci sono in giro solo vigili idrosolubili.
– Se c'è una coda attribuirne la responsabilità alla presenza dei vigili, se ci sono, oppure alla loro assenza, se non ci sono.
– Con piglio sociologico osservare che per cinquant'anni hanno cercato di convincerci dell'indispensabilità dell'automobile
e, ora che lo siamo, dovremmo convincerci del contrario. Teorizzare il ruolo delle élite nella nascita di una nuova
consapevolezza.
– Gli italiani non rinunceranno mai all'automobile. Convenirne.
– Notare con sagacia che ci sono un sacco di auto in circolazione e conseguentemente dubitare dell'esistenza della crisi.
– Sostenere che, a conti fatti, sia più conveniente girare in taxi o, eventualmente, noleggiare l'auto. Citare cifre a caso.
– Cara, è ora d'amare, sul raccordo anulare. (Ennio Flaiano)
– Scandalizzarsi che sulla maggior parte delle auto ci sia un solo passeggero.
– Scagliarsi con veemenza contro le mamme che vanno a prendere i figli a scuola parcheggiando in seconda fila e
attribuire loro gran parte del caos.
– A Milano i mezzi pubblici funzionano perfettamente, a Roma lo scooter è indispensabile.
– Lo scooter è comodo ma è molto pericoloso. Dolersene.
– Attribuire ogni male agli scooteristi che non rispettano nessuna regola e si infilano dappertutto.
– Le città europee non sono nate per le automobili, poi ce le hanno fatte entrare a forza e questo è il risultato.
– Andare a lavorare a piedi è un immenso privilegio.
– Stigmatizzare i semafori di tipo europeo, per cui il verde dura tre secondi e poi è sempre giallo.
– Detestare quelli che cominciano a suonare non appena scatta il giallo dall'altra parte. Prospettare terribili punizioni
corporali.
– Dire di voler visionare la statistica che ha evidenziato la maggior pericolosità dei guidatori col cappello. Contestualmente
aggiungere che il pericolo aumenta proporzionalmente all'ampiezza della falda.
– Confessare di provare un sottile brivido di piacere nel comunicare a un altro autombilista che gli stop non gli funzionano.
Ipotizzare una forma di sadismo sublimata.
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Luoghi comuni sugli ebook
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:06
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– Sono il futuro.
– Deprecarli, poiché il giro in libreria è un rito irrinunciabile.
– Per i miopi sono una mano santa.
– Non riuscire a leggerli perché per voi è fondamentale la pagina, l'odore della rilegatura, la carta ecc. Moltiplicando i
particolari si costella un’immagine di intellettuale romantico e sensibile. (Vedi seguente)
– Notare con sagacia che i libri cartacei cambiano aspetto dopo essere stati letti, mentre quelli elettronici restano
immutabili, freddi, impersonali. Dolersene.
– Se è per informazione d'accordo, ma se è per piacere preferire senza esitazioni il libro di carta.
– Il libro cartaceo è imbattibile perché non si scarica, se si bagna si può leggere lo stesso, ci si può scrivere ecc. Dire che in
questo senso ha ragione Umberto Eco, dal quale peraltro dissentite su tutto il resto.
– E' una scelta obbligata perché a casa non sapete più dove mettere i libri. Affermarlo con sicurezza attesta una solida
tempra di intellettuale pragmatico, calato nella contemporaneità.
– Dire che speravate fosse un modo per acquistare meno libri, invece vi siete accorti che, oltre a quelli di carta, ora
comprate anche quelli elettronici. Bofonchiare vaghezze contro il consumismo culturale.
– Notazione sociologica: il supporto elettronico rende più disponibili all’acquisto di autentiche puttanate che in libreria ci si
vergognerebbe anche solo a sfogliare.
– Preconizzare l'imminente estinzione dei libri cartacei.
– Prevedere che il libri cartacei non spariranno per molti altri secoli.
– La maggior parte dei libri che si acquistano oggi, tra quarant'anni probabilmente si sarà già decomposta, mentre un tempo
sfidavano i secoli. Se qualcuno fa questa affermazione affrettarsi a convenire sulla superiorità della mescola a base di
stracci rispetto a quella a base di cellulosa.
– Paventare la peribilità degli ebook a causa dell'obsolescenza dei software e degli hardware di lettura.
– Farsi vedere in una caffetteria con un ebook fa molto newyorchese e aumenta le possibilità di successo presso i target a
maggior tasso di alfabetizzazione.
– Dissertare con competenza su quale sia il miglior e-reader sul mercato.
– Dire che nel 2011 in America il numero di ebook scaricati ha superato il numero di libri cartacei venduti. Sparare cifre a
caso.
– Dire di acquistare esclusivamente libri di antiquariato. Molto chic.
– Lamentare la scomparsa dell'ex-libris, feticcio dei bibliofili. Mai tradurre l’espressione latina.
– Se qualcuno parla degli ebook chiedere con perplessità "Ma non ti fanno male gli occhi?”. Assumendo l’espressione
opportunamente disgustata si lascia presumere consuetudine con una biblioteca di famiglia colma di rare prime edizioni.
– In vacanza gli ebook sono l'ideale, perché evitano di dover stivare la valigia con pesanti volumi, che poi finiscono
comunque prima del ritorno e così ci si riduce a mendicare all’edicola dell’isola i Segretissimo di cinque anni prima.
– Osservare che ogni innovazione suscita sempre resistenza: nel XV secolo anche gli incunaboli sembravano una
degradazione dei tomi miniati. Notazione che dimostra con discrezione un cospicuo bagaglio culturale.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
Luoghi comuni sui dialoghi di coppia a letto
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:08
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– Postulato. Nessun uomo, per quanto coinvolto emotivamente, è veramente interessato a sostenere alcun tipo di
conversazione dopo le due di notte con una donna. A meno che non stia cercando di sedurla.
– 1° Corollario. Nella coppia, intavolare discussioni fondamentali dopo le due di notte minimizza la partecipazione maschile.
– 2° Corollario. Se, dopo le due di notte, un uomo risponde esclusivamente con formule iterative (Certo... Eh, bè... D'altra
parte) è sicuro che si sta lentamente appisolando.
– Notazione giuridica. Sostenere l'impossibilità di appellarsi a qualunque risposta data da un uomo durante una
conversazione a letto dopo le due di notte, poiché la sua incoscienza è manifesta: Contra factum protestatio non valet.
(Vedi seguente)
– Notazione giuridica. Sostenere la legittimità di appellarsi a qualunque risposta data da un uomo durante una
conversazione a letto dopo le due di notte: Dormientibus leges non succurrunt. (Vedi precedente)
– Se si hanno alle spalle studi in medicina, biologia o scienze umane, ostentare competenza nello spiegare che alle
donne la posizione orizzontale stimola il centro del linguaggio, mentre agli uomini il centro del sonno. Evincerne
importanti considerazioni sull'incomunicabilità tra i sessi.
– Rivelare con complicità agli amici come abbiate imparato a riconoscere istintivamente il tono interrogativo nelle frasi di lei,
al fine di poter emettere un fonema confermativo al momento opportuno. Non è indispensabile aver compreso la
domanda.
– Attesta lucidità e pragmatismo spiegare alle amiche come abbiate acquisito la certezza matematica che dopo il suo
secondo "Ah-ha" lui non stia più ascoltando.
– Dire come, di tanto in tanto, possa essere utile pronunciare frasi generiche che lascino immaginare un effettivo
coinvolgimento nella discussione, tipo: "Eh... e tu come la vedi?" , "In effetti..." , "Può essere..."
– Se nel mezzo di un dialogo notturno ci si accorge di avere detto qualcosa del tutto fuori contesto a causa del
dormiveglia (per es: "I pipistrelli sono belli"), sforzarsi di trovare una giustificazione a qualunque costo, anche
arrampicandosi sugli specchi (per es: "Proprio perché i pipistrelli sono belli, domenica prossima dovremmo andarli a
vedere, invece di passare il weekend in montagna da tua madre").
– Dissertare sulle possibili scuse da addurre qualora si venga scoperti a russare sommessamente. Mai parlare di stress
lavorativo; piuttosto sostenere la tesi si trattasse di respiro pesante dovuto alla posizione supina.
– Stigmatizzare l'inutilità di prolungare indefinitamente le abluzioni di fine giornata nel caso si sospetti che lei sia
intenzionata a intavolare una discussione.
– Secondo le statistiche la prospettiva temporale maschile raramente supera le 24-36 ore, mentre quella femminile ha un
orizzonte molto più ampio. Dopo le due di notte, a letto, il delta tra le due weltanschauung aumenta: il maschio tende a
dormire, subito, la femmina a prendere decisioni per la parte restante delle rispettive vite.
– La televisione in camera da letto è la morte della coppia. Convenirne.
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Luoghi comuni sulla gelosia
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:09
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– E’ segno d'amore.
– E’ solo insicurezza ed egoismo.
– I peggiori sono quelli che dichiarano di non essere gelosi e poi ti torturano facendo i vaghi con domande
apparentemente casuali e sguardi dolenti.
– E’ inutile, non ce la faremo mai a essere disinvolti come gli svedesi su questo argomento, è un'altra cultura. Convenirne.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Notare che in alcune regioni la gelosia è un tipo di persiana che consente di guardare fuori senza essere visti: qualifica
come persone colte che non si fermano alla versione più ovvia.
– Citare l'operaio Basletti Giulio di Romanzo Popolare (Ugo Tognazzi), che dopo aver proclamato il suo aplomb britannico
nei confronti di un ipotetico innamoramento della giovane moglie Vincenzina (Ornella Muti) per qualcun altro, quando
scopre il di lei tradimento con Giovanni (Michele Placido) comincia a picchiarla selvaggiamente dando di matto.
– Avere sempre trovato Otello un pirla.
– Proclamare provocatoriamente di essere gelosi e di esserne fieri. Qualifica come uomini come non se ne fanno più e,
presso alcuni target conservatori, garantisce un sicuro gradimento.
– Con l'avvento delle mail, degli sms e di Facebook essere gelosi è diventato enormemente impegnativo.
– Evocare la saggezza della nonna, secondo cui è la gelosia che attira le corna. Eventualmente, avvalorare l'assunto
citando il principio di indeterminazione di Heisenberg, per cui non si può misurare un fenomeno senza alterarlo.
– Stigmatizzare la spettacolarizzazione morbosa dei delitti di gelosia da parte dei media, segno della decadenza culturale
dei tempi. Spettacolo deteriore per spettacolo deteriore, meglio il Grande Fratello, dove almeno non muore nessuno.
– Dichiarare l'incapacità di cambiare canale allorché si incappa in una puntata di "Uomini e donne" in cui due signorine si
cavano gli occhi per il possesso di una bresaola sorridente e abbronzata. Paragonarlo al combattimento dei gladiatori.
– Negare di essere gelosi, ma ammettere di soffrire di una lieve forma di sindrome da controllo. Conferisce una superiore
dignità al problema e consente di passare al setaccio il cellulare del compagno senza sensi di colpa.
– Occhio non vede, cuore non duole. Gettarlo sul tavolo in un momento di stanca della conversazione e attendere con
fiducia la rissa.
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Luoghi comuni su afrori e profumi
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:11
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– L’olfatto è il senso più ancestrale.
((– Affermare che è l’aroma della pelle a innescare l’eccitazione. Infatti il profumo deve armonizzarsi con esso, non coprirlo.
Convenirne.((
– Se qualcuno parla dei profumi come armi di seduzione replicare prontamente che è tutta una questione di feromoni. Non
addentrarsi in particolari.
((– Non essere stati in grado di accoppiarsi con donne bellissime che sbavavano per voi a causa del profumo delle loro
pelli che non vi piaceva. Sostenerlo qualifica come persone sensibili e poco inclini ai compromessi.((
– Avere detestato/adorato “Il profumo” di Patrick Süskind testimonia buone letture. Purché si pronunci correttamente il nome
del protagonista (Grenouille) non è necessario averlo letto.((
– Raccontare di un collega che aveva odore di minestrone, terrore di tutto l’ufficio. Evitare di ingaggiare competizioni su chi
avesse il collega più maleodorante.((
– Vantarsi di essere stati i soli che hanno trovato il coraggio di parlare apertis verbis al collega maleolente del suo
problema. ((
– Le ragazze possono utilmente lasciar intendere una natura romantica dichiarando di impazzire per il profumo del
partner. Attesta consapevolezza e cultura ravvisarvi echi dell’acqua di Colonia del padre.
((– L’omo ha da puzzà. Quindi ridere della stessa propria battuta, onde fugare pericolosi fraintendimenti.((
– Sono finiti i tempi in cui l’omo aveva da puzzà. Dissertare sulla crescente importanza della cosmesi maschile.((–
Mediamente i gay si lavano di più e hanno un odore migliore degli eterosessuali. Di seguito arabescare considerazioni
sui limiti di tutte le generalizzazioni.
((– Dire di avere smesso di fumare disgustati dall’odore che restava sui vestiti. Convenirne ed eventualmente citare il
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
sentore di ristorante cinese come variante peggiorativa.((– Le donne incinte hanno l’olfatto estremamente acuito.
Convenirne convintamente.((
– Evocare la cronologia di tutti i profumi usati dall’adolescenza in poi. Per gli uomini ultraquarantenni imprescindibile il
Drakkar, per le donne lo Chanel 5. Se di sinistra, ricordare con un brivido il periodo del Patchouli.((
– I veri uomini dopo i trent’anni non cambiano più il proprio profumo per tutta la vita. Affermarlo come un articolo di fede
suggerisce un larvato dandismo.((
– Rifiutarsi di usare cosmetici che contengano sostanze di origine animale attesta una salda coscienza animalista ed
ecologista, ma non giustifica afrori belluini.
((– Spiegare che il muschio, contrariamente a quanto si crede, viene estratto dalle ghiandole di alcuni animali, mentre l’olio
di castoro, altro non è che olio di ricino idrogenato. Commento che dimostra competenza in materia e che, di solito,
stronca la discussione.
((– Grasse, in Provenza, oltre che la capitale mondiale del profumo, è anche il luogo con la più alta concentrazione dei
grandi “nasi”. Ripeterlo esattamente con queste parole lascia immaginare una vasta conoscenza del settore. (Dire di
dormire con solo due gocce di Chanel 5 addosso, come Marylin, è irrimediabilmente trash. A meno che Marylin non sia
la vostra governante filippina, in tal caso è chic.((
– Ricordare le pubblicità di alcuni cosmetici di base della vostra giovinezza: imprescindibili il cavallo bianco del
bagnoschiuma Vidal, il sapone Camay con profumo francese, il docciaschiuma Fa al lime dei caraibi e lo shampo alla
mela verde Campus. Se il contesto lo consente chiedere lumi sul lime dei caraibi.((
– Smentire/confermare l’esistenza in natura di uomini che abbiano voci con le tonalità orgasmiche degli spot dei profumi
francesi.
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Luoghi comuni sulla crisi
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:13
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- Non abbiamo ancora visto il peggio.
- Il peggio è alle spalle.
- Ironizzare sull’ignoranza dei politici intervistati dalle Iene fuori da Montecitorio su che cosa fosse lo spread. In ogni caso
non spiegare cosa sia lo spread.
- Se qualcuno nomina la crisi canticchiare il motivetto del 1933 “Ma cos’è questa crisi?” evidenziandone la profetica strofa:
“Tutte quante le nazioni si lamentano così / conferenze, riunioni, ma si resta sempre lì / "ah la crisi... eh..." / Ma cos'è
questa crisi? / Ma cos'è questa crisi? / Rinunziate all’opinione / della parte del leone e chissà... / che la crisi finirà!”.
Eventualmente citare l’aberrante versione di Morgan, reperibile su YouTube.
- E' un’invenzione di Fitch, Moody’s, Standard & Poor’s. Se qualcuno fa questa affermazione ribattere che ci si fida
dell’agenzia cinese Dagong, perché fuori dalle logiche speculative occidentali. Osservazione che lascia intuire una
profonda conoscenza della finanza internazionale. (Vedi seguente)
- Con disincanto dire la frase: “ Ah, le agenzie di rating! Ma chi controlla il controllore?” (Vedi seguente)
- Volgarizzazione della funzione delle agenzie di rating: “Come si può colpire l’Euro che sta diventando troppo più forte del
dollaro? Semplice, abbassiamo i rating a tutti i paesi dell’eurozona alla cazzo.”
- E' tutta colpa dell’Euro. Senza, saremmo tutti più ricchi.
- Se non c’era l’Euro a quest’ora saremmo già finiti come l’Argentina.*
- Sorseggiando un cocktail dire con aria frivola che non ci si riesce mai a ricordare se la soluzione sia conciliare rigore ed
equità o il taglio delle spese con lo sviluppo.
- L’unica è puntare sui paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina). Convenirne convintamente.
- Sta tornando l’oro come bene rifugio. Eventualmente chiosare che non se n’è mai andato.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Il mattone, non c’è niente di più sicuro del mattone. Di seguito citare Calzinazz da Amarcord: “Mio nono fava i matoni /
mio babo fava i matoni / faso i matoni anca me / ma la casa mia dov’è?”
- Notazione di psicologia sociale. Il vero guaio della crisi è che devasta i rapporti familiari: le preoccupazioni economiche
nuocciono notoriamente all’amore, sia fisico che spirituale.
- L’Europa è solo un’invenzione dei banchieri. Fino a che non sarà anche politica non sarà e basta. Ma gli Inglesi non ci
staranno mai, isolani del cavolo.
- Essersi iscritti a un corso di sopravvivenza per affrontare il medioevo prossimo venturo.
- Ne usciremo grazie a internet. Oppure: internet si è rivelato un flop, bisogna tornare a fare i bulloni.
- Nessuna affermazione sulla crisi è attendibile. Neanche questa. Commento smagato che rivela esperienza e pungente
cinismo.
- Un intellettuale molto avanti può fare utilmente notare che “krísis” in greco significa separazione e in senso lato
valutazione, discernimento, giudizio. Contestualmente citare il Grande Timoniere: “Grande è la confusione sotto il cielo.
La situazione è eccellente.”
- Si risolverà perché siamo troppo grossi per essere lasciati affondare, mica come la Grecia di cui a nessuno frega niente.
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Luoghi comuni sugli acquisti on-line
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:14
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- Diffidarne.
- Sono il futuro.
- Dichiarare che sarebbe magnifico se si potesse comprare anche il pane così.
- Temere di dare il numero della propria carta di credito in rete. Irridere chi lo afferma, adducendo vaghe spiegazioni del
calcolo delle probabilità.
- Stigmatizzare il misoneismo di chi non si fida della rete. Del resto, al giorno d’oggi la privacy non esiste più. E alle nuove
generazioni sta bene così. Fare seguire considerazioni sociologiche a caso.
- E' il modo più intelligente di fare i regali di Natale, perché si risparmia tempo, si possono valutare i prodotti nei dettagli,
la scelta è infinita e si evita la ressa.
- E' un modo deteriore di fare acquisti perché si può impazzire vagando all’infinito da un sito all’altro, senza contare la
perdita del rapporto umano.
- Se qualcuno sfoggia un gadget bizzarro vantandosi di averlo comprato a Los Angeles è molto avanti mostrare un
oggetto comunissimo acquistato in un sito californiano.
- Se si parla di libri, apprezzare la convenienza dei bookshop online, ma dire di non poter rinunciare al feticistico giro in
libreria: sfogliare, odorare, guardare le figure ecc. (Vedi seguente)
- Non ricordare da quanto tempo non si vada più in libreria, perché acquistate su internet. Chiosare che, peraltro, in
libreria un libro uscito da più di sei mesi è introvabile.
- Dichiarare di essere costituzionalmente un organismo offline evidenzia un atteggiamento sanamente disincantato nei
confronti della modernità.
- Solo i cafoni arricchiti acquistano beni di lusso online. Convenirne e puntualizzare che è roba da oligarchi russi.
- In Italia lo shopping online non decollerà mai perché manca un servizio postale rapido. Negli Stati Uniti, invece, se ordini
una cosa al mattino, la sera stessa ce l’hai. Eventualmente arrivare ad azzardare il numero di ore necessarie per la
consegna.
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- Dimostra sagacia farsi recapitare tutti gli acquisti in ufficio, perché lì c’è sempre qualcuno.
- Essere contrari all’acquisto di capi d’abbigliamento, perché non si possono provare. Ammettere la pratica solo per
quegli australiani che vivono a migliaia di chilometri dalla civiltà.
- Illustrarne i benefici effetti sul vostra coppia da quando non vi dovete più trascinare come un lemure al seguito della
fidanzata in frenesia da shopping.
- Da quando la carta di credito ha introdotto il PIN fare acquisti in negozio è una tragedia, perché dopo tre inserimenti
errati si blocca tutto. Quindi internet è una scelta di sopravvivenza. Fare partire una cospicua pippa sociologica sulla
psicologia dei nuovi consumatori.
- In un consesso intellettuale buttare lì che alcuni portali di internet, per certi versi (non spiegare quali), possono essere
considerati dei non-luoghi secondo la celebre definizione di Marc Augé. Non è necessario conoscere altro di Marc Augé.
- Vivere nel costante terrore che il figlio piccolo vi sottragga i codici della carta di credito e vi svuoti il conto con acquisti
dissennati di Gormiti.
- Ormai la nostra vita dipende da un numero sempre più elevato di codici, PIN e password. Contestualmente istituire un
audace parallelo tra l’antica arte della crittografia e i moderni linguaggi giovanili: abbreviazioni da sms, emoticon, hashtag
ecc.
- Piangere l’estinzione dello sconto. Se qualcuno obietta che internet è tutto uno sconto, chiudere la discussione
dichiarando di sentirsi culturalmente più affini alla trattativa magrebina.
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Luoghi comuni su parlamento e parlamentari
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:16
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- I parlamentari guadagnano troppo.
- La polemica sugli stipendi dei parlamentari è fumo negli occhi per non occuparsi dei problemi veri.
- I costi della politica: è necessario tagliarli.
- Sostenere che il problema non è tagliare i costi della politica, bensì aumentarne la qualità, fa capire che non vi fermate
alla vulgata ma amate approfondire.
- Sostenere di avere visto in vendita su eBay uno dei tailleur indossati da Cicciolina ai tempi del suo mandato.
- In parlamento c’è gente che sta lì ininterrottamente da dopo la guerra, tipo Andreotti. Dolersene.
- Se la discussione sfiora anche solo brevemente deputati o senatori, intervenire in qualunque momento con le seguenti
frasi antifonali:
• “Io li metterei tutti a 1000 Euro al mese. Poi voglio vedere…”
• “Destra o sinistra sono tutti uguali, una volta che sono dentro lì.”
• “Ci vorrebbe una bella bomba.” (Contestualmente specificare che si è contrari alla violenza.)
- Il sentimento di astio nei confronti della politica è un pericolo per la democrazia.
- Nella politica c’è bisogno di: (scegliere una o più ipotesi)
• facce nuove.
• idee nuove.
• più donne.
• un rinnovato senso della moralità.
• un bel repulisti.
- Ma i commessi parlamentari che cosa avevano da fare prima dell’avvento della Lega?
- Sono anni che si parla di dimezzare il numero dei parlamentari, ma figurarsi se lo faranno mai. Se qualcuno dice questa
frase, aggiungere subito: “Non c’è la volontà politica.”
- Lasciare cadere con nonchalance che il transatlantico di Montecitorio deve il suo nome alle plafoniere, tipiche delle navi
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passeggeri dell’inizio del ‘900. Nozione che lascia immaginare siate addentro alle cose del Palazzo.
- Lodare la bellezza di palazzo Montecitorio, ma solo della facciata (facoltativo: “Il Bernini era un grande”), il retro è
orrendo.
- Aborrire il termine “casta”: usurato. Suggerire ipotesi sostitutive: banda, combriccola, comitiva, compagnia, conventicola,
cosca, cricca, gang, ghenga, masnada, setta.
- Se si parla di giornalisti parlamentari rimpiangere il papillon di Vittorio Orefice.
- Il mestiere del giornalista parlamentare consiste nel fare il riassunto della supercazzola. Convenirne.
- Il mestiere di parlamentare è molto stressante. Soprattutto da quando fuori li aspettano quelli delle Iene per chiedergli i
nomi dei cinque continenti, l’anno della scoperta dell’America e la radice quadrata di sedici.
- Notazione di costume: il presidente della Camera di gran lunga più chic è stato Bertinotti. Chiosare che anche la Iotti, in
un altro modo, aveva la sua eleganza.
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Luoghi comuni sulla raccolta differenziata
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:19
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– Dubitare sia necessario dividere i rifiuti, tanto poi buttano tutto nello stesso posto. Se qualcuno lo fa, rilanciare
ironicamente altre tesi complottiste: le torri le hanno fatte cadere gli americani, non siamo mai andati sulla luna, gli ufo
sono già sbarcati ma ce lo nascondono.
– A Milano sono già vent’anni che la fanno, a Roma ci sono arrivati solo da qualche mese. Stupirsene.
– Nel nord Europa sono già quarant’anni che la fanno, noi arriviamo sempre in ritardo. Puntualizzare che si è sempre
meridionali di qualcuno.
– Per fare una raccolta davvero efficace ci vogliono cinque bidoni: carta, plastica, vetro, organico e indifferenziato.
Raccontare di come a vostra nonna sia venuto l’esaurimento nervoso.
– Ironizzare sul sistema a punti di raccolta mobili adottato a Roma, per cui prima di buttare l’immondizia è necessario
verificare ora e luogo, altrimenti si rischia di vagare per il quartiere con il sacchetto come un clochard.
– A Roma se ti alzi tardi perdi il turno della raccolta e ti devi tenere in casa il sacchetto fino al giorno dopo; e se hai fatto il
pesce non è bello. Convernirne.
– Il camion dei rifiuti passa a delle ore improbabili, assordando tutta la via: lamentarsene. In inverno, ancora ancora, ma
d’estate, con le finestre aperte, è un incubo.
– A qualunque ora passi il camion della raccolta dei rifiuti, chiedere all’interlocutore di turno se gli sembri l’ora adatta.
– Il camion dei rifiuti è proprio della misura esatta per ostruire completamente la strada. Eventualmente far partire una
pippa sulla pretesa degli italiani di muoversi tutti in auto.
– Dire che la raccolta dei rifiuti è uno dei business più lucrosi per la malavita rivela una solida tempra sociologica. Citare
“Gomorra”. Non è necessario averlo letto.
– Magnificare le virtù del tritarifiuti domestico. Dire che in America è diffusissimo, mentre da noi molto meno, rivela un
background internazionale.
– Il problema dei rifiuti a Napoli ormai è irrisolvibile, qualunque sia l’amministrazione; come l’urbanizzazione delle pendici
del Vesuvio.
– (Variante della precedente) Risolvere il problema dei rifiuti a Napoli è solo questione di volontà politica che non c’è: ci
sono troppi interessi.
– In Svizzera se getti una carta per terra ti arrestano. Plaudire e di seguito dire che lì, però, sono esagerati.
– Invocare la pena di morte per quelli che fanno fare i bisognini al cane sul marciapiede. Chiosare, sdegnati: “Neanche al
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bordo della strada, proprio al centro del marciapiede.”
– Mostrarsi sempre molto aggiornati sulle città che dai rifiuti traggono energia. Avere letto un articolo su una città asiatica
che ricava elettricità dal chewing-gum masticato.
– I cassonetti rigurgitanti fanno tanto terzo mondo.
– Ogni anno in Europa occidentale vengono usati 24 miliardi di pannolini usa e getta. Battersi con le amiche per l’adozione
di quelli lavabili.
– Se un’amica vanta le virtù dei pannolini lavabili, replicare che, va bene la sensibilità ecologista, ma mettersi a lavare
montagne di merda a ciclo continuo, proprio no.
– Se si è notoriamente ricchi, avere trovato una deliziosa poltrona anni Trenta buttata tra i rifiuti e averla fatta restaurare
dal tappezziere di fiducia. Rammaricarsi ve ne fosse una sola.
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Luoghi comuni su taxi e taxisti
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:21
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- Scommettere che questa volta il governo Monti ce la farà/non ce la farà a liberalizzare le licenze dei taxi.
- Se i taxi costassero di meno li prenderebbero tutti.
- I taxi sono idrosolubili, come i vigili, per questo quando piove non si trovano mai.
- Quello che manca non sono i taxi, ma una politica complessiva dei trasporti: bisogna concentrarsi sulle cause, non sui
sintomi. Commento che denota capacità di analisi e profondità di pensiero.
- Comprendere le proteste dei taxisti che si oppongono allla liberalizzazione delle licenze, ma concludere che hanno rotto
le balle: non è che il Paese può essere ostaggio di una categoria.
- Suggerisce uno stile di vita internazionale dire che in tutto il mondo i taxi si prendono al volo, mentre da noi lo fanno
solo i turisti.
- I taxisti di Roma sono tutti fascisti.
- I taxisti di Milano sono tutti leghisti.
- A New York i taxisti parlano solo pakistano.
- A Londra costa meno il taxi della metropolitana.
- A Parigi i taxisti guidano come se avessero appena fatto una rapina.
- Per una bella ragazza è indispensabile saper fermare un taxi con il fischio alla pecorara, come Audrey Hepburn in
Colazione da Tiffany.
- Mentre si aspetta il taxi ricordare che a Londra se cerchi di fregare sulla coda scatta il linciaggio. Concluderne che
siamo un popolo di individualisti; che peraltro è anche il nostro bello; che però un po’ più di senso civico non ci
nuocerebbe; che però non possiamo mica diventare dei soldati come i giapponesi; che però da noi la disciplina se non ce
la insegnano a bastonate non c’è niente da fare, che però… (continuare indefinitamente con andamento oscillatorio)
- Avere rinunciato all’auto privata. Sparare cifre a caso per dimostrare che alla fine dell’anno si spende meno a circolare in
taxi. Approccio anticonformista, ambientalista e lungimirante.
- Per fare presa sui target più ingenui qualificarsi come intrepido avventuriero vantando rocambolesche traversate di città
esotiche (preferibilmente del Sud-Est asiatico) a bordo di un taxi in compagnia di galline, capre eccetera.
- Con i tassisti dibattere sulle differenze tra il traffico di Milano (checché se ne dica, infernale quanto e anche più di
quello di Roma) e quello di Roma (imprevedibile a causa della particolarissima conformazione della città).
- Dire di avere parlato di più con un taxista durante il tragitto tra casa e l’aeroporto che in cinque anni di matrimonio con la
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vostra prima moglie. Fa capire che avete un passato denso e interessante.
- Taxisti, preti e barbieri sono le versioni pop dello psicanalista. Convenirne.
- Ricordare quando sull’elenco telefonico i Taxi si trovavano alla voce “Autopubbliche”. Chiosare che sulle scritte in piccolo
del biglietto del tram il biglietto stesso viene chiamato “Titolo di viaggio”. Dolersene.
- Interrogarsi su chi mai possa aver voglia di affidarsi a uno che mentre stai per metterti in fila per il taxi ti si avvicina con
aria da carbonaro dicendo: “Taxi, Mister?”
- Il modo migliore per distruggere un brano musicale è usarlo come musica d’attesa della ricerca taxi. Con il bolero di
Ravel si può arrivare ad accessi di violenza.
- Dibattere accanitamente sulla pronuncia “Tàxi” o “Taxì”, meglio se citando “La donna della domenica” di Fruttero & Lucentini
(tra parentesi, uno straordinario ritratto di costume). Non rammentare se la scena fosse nel libro o nel film.
- Ricordare con aria nostalgica che quando eravate bambini nella vostra famiglia il taxi si prendeva solo per andare in
ospedale.
- Essere saliti su un taxi a Roma, avere detto al conducente “Segua quell’auto” e avere ricevuto in risposta “A Jamesbond,
de là nun ce posso andà: è senso vietato”.
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Luoghi comuni sullo stress
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:22
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- La peste dei nostri tempi.
- (Variante della precedente) Il problema principale dell'umanità. Citare "Il disagio della civiltà" lascia intendere buoni studi.
Non è necessario averlo letto.
- Vi si può attribuire qualunque tipo di effetto spiacevole, dal mal di testa, allo scioglimento dei poli, alla mancata vincita al
SuperEnalotto
- Come si faceva quando non c'era ancora lo stress? Domandarselo. Replicare che quando eravate bambini, al posto di
essere stressati si aveva "il sistema nervoso". Definizione forse meno precisa, ma assai più immaginifica.
- In una riunione con esperti di marketing il verbo stressare è usato soltanto nell'accezione anglicizzante (sottolineare,
accentuare, marcare): stressare un'idea, un concetto. Deprecarlo. Valutare se far partire una pippa sull'impoverimento
dell'italiano.
- Dopo i diciotto anni depennare dal lessico le espressioni "Che stress!", "Mi stressi.", "Non mi stressare."
- Stressatissimo. Un uomo molto impegnato nel lavoro.
- Stressatissima. Una pazza isterica.
- Se qualcuno accusa un herpes labialis affrettarsi a sentenziare con tono ultimativo "E' lo stress."
- Dire di non riuscire a dormire in campagna per l'impossibilità di sopportare il silenzio notturno. (Vedi seguente)
- La natura è molto più stressante della città: fatica, carenza di igiene, abbondanza di insetti, abbigliamento improbabile.
Posizionamento ideologico del metrosexual.
- Sostenere che sotto stress si produce molto di più, mentre se si hanno tre mesi di tempo ci si riduce comunque
all'ultimo secondo. Citare la massima "Mai fare oggi ciò che si può rimandare a domani".
- Lo stress si gestisce, non si elimina, a meno di non andare a vivere di banane su una spiaggia tropicale. Convenirne.
- Lodare la refrattarietà allo stress degli indigeni di alcuni paesi extraeuropei: per esempio, i brasiliani e concluderne che
dipenderà dal clima. Chiosare che la loro imperturbabilità per noi europei è molto stressante.
- Avere tentato di fare un test per valutare il proprio livello di stress, ma avere rinunciato, stressati dal numero delle
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
domande.
- Parlando del proprio livello di stress lasciare cadere l'espressione "burnout syndrome" fa capire che la sapete lunga
sulle dinamiche umane o che leggete Wikipedia anche in inglese.
- E' una delle principali cause di calo del desiderio. Come scusa può essere addotta solo due o tre volte, dopo il partner si
scoccia comunque.
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Luoghi comuni sugli intellettuali
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:23
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– Che palle!
– Spesso organici.
– O sono scomodi o non sono veri intellettuali.
– Hanno perso il loro ruolo di guida e di stimolo.
– Non ci sono più. Non spiegare dove siano andati.
– Sdegnarsi sempre se si viene definiti intellettuali: attesta allergia alle facili etichette, tipica dei veri intellettuali.
– Il vantaggio di essere un intellettuale è che se fai un ragionamento incomprensibile gli altri pensano di essere loro a non
capire. Dirlo con la massima serietà aumenta l’effetto.
– Stimare solo quelli che hanno avuto una vita difficile; meglio se emarginati dalla cultura dominante; optimum: morti in
miseria.
– Avere deciso molto presto di diventare un intellettuale perché stanco di finire in porta dopo cinque minuti dall’inizio della
partita. Dichiararlo qualifica come pensatori ironici e provocatori.
– Sostenere che aveva ragione Mao: tutti in miniera o nelle risaie, poi vedi se hai ancora voglia di teorizzare. Lasciare il
dubbio che lo si stia dicendo ironicamente.
– Pasolini ha intuito trent’anni prima di tutti altri quel che sarebbe accaduto in questo paese. Valutare se citare l’articolo
sulla scomparsa delle lucciole.
– Avere sempre avuto donne/uomini molto intellettuali. Più erano intellettuali più erano mignotte/stronzi.
– Dopo numerose complicate esperienze con vari tipi di intellettuali dire di avere rivalutato più lineari relazioni sessuali con
pettinatrici e/o alsfaltatori.
– Gli intellettuali nevrotici sono spassosissimi se sono di New York e si trovano in un film, molto meno se ne hai sposato
uno. Convenirne.
– Proclamare pubblicamente di detestare quel loro modo di farvi sentire delle minus habentes durante una discussione.
Tra amiche confessare di trovare la loro sicumera estremamente sexy.
– Sono quelli che oggi idolatrano i film di Totò e che ai tempi li avevano stroncati.
– Pessimi amanti. Fisici esecrabili ed eccessiva concentrazione su di sé.
– Ottimi amanti. Tutto il contrario di certi sbuffanti locomotori palestrati, troppo concentrati su di sé.
– Gli intellettuali alle donne piacciono sempre. Le intellettuali agli uomini? Dipende dalla misura del reggiseno.
– Quelli di sinistra infestano Capalbio. Per par condicio pretendere che venga immolato un paese anche a quelli di destra.
– Per un intellettuale politicamente schierato è fondamentale di tanto in tanto dire qualcosa fuori di testa per ribadire il
proprio ruolo di coscienza critica.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– La differenza tra un intellettuale e un operaio? L'operaio si lava le mani prima di pisciare, l'intellettuale dopo (Jacques
Prévert)
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Luoghi comuni su San Valentino
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:24
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– La festa degli innamorati è un’invenzione della lobby dei fiorai. Tuonare contro.
– Per i single il 14 febbraio è il giorno più doloroso dell’anno, dopo il Natale.
– La sera di San Valentino è impossibile trovare un ristorante in centro. E se lo trovi e ci vai con un amico vi guardano e vi
sorridono complici. Deprecarlo.
– La cosa più dura da sopportare sono i servizi dei tg sulla festa degli innamorati. Trovarli persino più scarnanti di quelli
sulla canicola estiva e sulla morsa del gelo. Convenirne.
– Dopo aver ricordato che San Valentino è il patrono di Terni, invitare provocatoriamente a immaginare una dichiarazione
d’amore con spiccato accento umbro. In Umbria: evitare.
– Avere dato un nuovo significato all’espressione “Il massacro di San Valentino” il giorno che si è lasciata la fidanzata
dimenticando fosse il 14 febbraio.
– Dire di usare da anni un servizio di sms con frasi d'amore già pronte suggerisce una scorza ruvida e irriverente sotto cui
si cela un cuore tenero.
– L'amore è sopravvalutato. Sostenere di averlo trovato scritto in un cioccolatino underground.
– Attendere con ansia ogni anno il nuovo spot dei Baci Perugina. Insuperato quello per la nuova confezione con lo slogan
dada “Tubiamo?”
– Non appena possibile citare “Innamoramento e amore” di Alberoni e parlarne male. Replicare stroncando anche “L’arte di
amare” di Erich Fromm. Non è necessario averli letti.
– Nelle serie tv americane si capisce al primo episodio che i protagonisti si innamoreranno, ma raramente si baciano
prima della terza stagione.
– Con tutto il rispetto per i Peanuts, l’uso di spedire Valentine stimola un'esagerata attitudine alla competizione negli
adolescenti. Concionare contro la crudezza della società statunitense.
– Ho capito di essere innamorato il giorno in cui, in un bar, sentendo suonare il telefono, ho gridato: “E’ per me!” (Dino Risi)
– Detestare tutte le feste comandate. Dire di fare regali al partner in qualunque giorno dell’anno, tranne che a San
Valentino. (Vedi seguente)
– Dimostra vigore speculativo sostenere che fare a tutti i costi gli originali, ignorando la festa degli innamorati, sia una
forma di conformismo survoltata. Replicare che adottare questa logica è come fare un salto mortale da seduti e ritrovarsi
nella posizione iniziale. Eventualmente arabescare varianti metaforiche.
– Plaudire al sindaco di Verona che già anni fa ha concesso di scrivere messaggi d’amore sul muro sotto il balcone di
Giulietta, in omaggio a una tradizione quasi secolare. Contestualmente scagliarsi contro quella stronzata dei lucchetti di
Ponte Milvio.
– Chiedersi se qualcuno sia mai riuscito a fare colpo su una ragazza scrivendo sul muro a caratteri cubitali: “Cucciola 6 mia
per sempre”.
– L'amore è da reinventare, si sa. (Arthur Rimbaud)
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Luoghi comuni sulle parolacce
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:26
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
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- Ricordare che se a casa da bambino vi scappava detto cacchio volavano le sberle. Arabescare considerazioni sulla
decadenza del Paese.
- Ricordare che vostra mamma era tanto morigerata da dire frasi come “C’era una tale confusione – scusi la parola – che
non si può neanche immaginare” con un involontario effetto comico.
- Sono un modo di dare maggior espressività al dialogo. Vedere l’uso che ne fanno David Mamet o i cinepanettoni.
Scegliere con cura gli esempi per accreditarsi come cinefilo dalle idee infinitamente aperte.
- Sono un modo per nascondere la carenza di idee. Stigmatizzarle ma ridere omericamente tutte le volte che il comico di
turno ne spara una.
- Ingaggiare una gara a chi ricorda il maggior numero di album degli Squallor.
- C’è stato un periodo che si usava mettere una parolaccia nel testo delle canzoni per evitare la rima amore-cuore. Marco
Masini se ne pente ancora oggi.
- Appena se ne mormora una i bambini la registrano automaticamente e poi la ripetono facendo fare terribili figuracce.
Contestualmente condannare l’approccio pedagogico liberale del dottor Spock.
- Ricordare Cesare Zavattini che per una parolaccia alla radio scatenò interrogazioni parlamentari e uno scandalo
nazionale. Oggi per una bestemmia si riesce nel caso migliore a far indignare la Marcuzzi.
- Se un film comico italiano viene descritto dal telegiornale come “una commedia senza alcuna traccia di volgarità, che non
è poco”, vuol dire che è una vaccata.
- Trovare vaffanbagno, vaffanbrodo, vaffancuore e tutti i salvataggi in corner forme di codardia ben più turpi della
versione originale. Per non parlare di quelli che scrivono c... Affermarlo qualifica l’intellettuale rigoroso.
- Sostenere che quando avete rimproverato vostro figlio di otto anni perché aveva insultato il fratello di quattro, lui si è
difeso dicendo che stava spiegandogli il complemento oggetto della parola testa. Concluderne che i bambini di oggi sono
molto più svegli di quelli di una volta.
- Dire di avere incontrato in un quartiere periferico di Milano alcuni tredicenni lombardi che si insultavano in americano
come dei neri di Los Angeles. Chiosare che persino Pasolini aveva sottovalutato gli effetti più devastanti della
globalizzazione.
- Ormai le parolacce sono così diffuse che la vera trasgressione è parlare come un maggiordomo dell’Ottocento.
- Da ragazzo essere andati a cercare le parti oscene di Aretino, Baffo, De Sade, Catullo ecc. tentando invano di
gabellarlo come approfondimento.
- La sindrome di Tourette è un brutto problema, ma se lo psichiatra ti sta antipatico può essere molto appagante.
- La morte e la volgarità sono le uniche due realtà che il diciannovesimo secolo non è riuscito a spiegare. (Oscar Wilde)
- A Roma negli anni Cinquanta hanno aperto un ristorante che ha avuto grande successo perché vi si insultava il cliente.
Chiedersi che cosa avrebbe detto Lévi-Strauss.
- In politica il turpiloquio è comparso con la seconda Repubblica. Elencare il maggior numero possibile di esempi, ma
riconoscere al Senatùr un talento ineguagliato.
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Luoghi comuni sugli Oscar
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:27
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– Meryl Streep, sempre bravissima.
– Per vincerlo è consigliabile interpretare un disabile mentale. Se si è una supergnocca, va bene anche imbruttirsi.
– Al contrario di Sanremo non si mai prima chi vince.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Tanto chi vince è sempre già deciso prima. Come a Sanremo.
– Disprezzarlo: lo si vince per ragioni politiche. Non spiegare quali.
– Chiamarlo Academy Award of Merit fa capire che siete addentro ai misteri di Hollywood.
– Snobbarlo. Specialmente se si ha partecipato alla realizzazione di un film di nessun successo.
– Tuonare contro l’Academy che non ha mai dato un Oscar come miglior regista a Hitchcock. Sdegno che rivela il cinefilo
accanito.
– Jack Nicholson, sempre bravissimo. Però si vede che è matto.
– Gli americani anche se fanno delle cazzate di film le realizzano sempre magnificamente. Replicare che, al contrario, noi
andiamo sempre al risparmio.
– Gli attori americani sono tutti straordinari, anche quelli che dicono solo due battute. Replicare immediatamente che è
così perché ce ne sono moltissimi tra cui scegliere.
– Nei film italiani magari il protagonista è anche bravo, ma quello che manca tragicamente sono i caratteristi.
– Non sopportare che i film non made in Usa possano al massimo aspirare all'Oscar per il miglior film straniero.
Desumerne una visione del mondo ottusa e sciovinista; di seguito snocciolare il repertorio antiamericano.
– Odiare gli americani perché riescono a imporre al mondo qualunque cosa facciano, bella o brutta che sia. Di seguito far
partire una pippa sulla globalizzazione.
– Preferire il Golden Globe, perché premia anche le serie televisive: notoriamente le cose migliori del cinema americano
degli ultimi dieci anni.
– Il red carpet è il vero clou della cerimonia, poi degli Oscar in sé chi se ne frega.
– Il tappeto rosso sono almeno dieci anni che è diventato red carpet. Far partire una pippa sul fatto che fanno bene i
francesi a tradurre le espressioni inglesi e sulla necessità di tornare all'autarchia linguistica.
– Confessare di puntare la sveglia per non perdersi la diretta della consegna degli Oscar su Sky. Replicare che una volta
era molto avanti, mentre ora è mainstream e quindi non farlo più.
– Avere preparato da anni il discorso di ringraziamento alla consegna dell'Oscar. Soprattutto se non si ha nulla che fare
con il cinema è molto avanti.
– Robert De Niro, sempre bravissimo. Però sono dieci anni che fa solo film del cavolo.
– Avere un fermaporta a forma di Oscar: très chic.
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Luoghi comuni sui gay
Postato da Prof. - 2012/03/07 04:32
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– Cominciare un discorso premettendo di non avere nulla contro i gay. Evitare. Se qualcuno lo fa, replicare di non avere
nulla contro gli etero. (Vedi seguente)
– Quello che uno fa nella camera da letto sono affari suoi. Annuire.
– Sono sempre di più. Chiosare che non è vero, è che oggi se ne parla.
– Si vestono meglio.
– Si lavano di più.
– I più belli sono sempre gay.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Ricordare che la trasmissione in cui Giovanardi ha paragonato due donne che si baciano in pubblico a un uomo che fa
pipì per strada si intitola “Non ci sono più le mezze stagioni”.
– Se qualcuno dice che nella moda, nel cinema, nell’arte sono tutti gay, dolersi che non siano note le statistiche relative
alla siderurgia, al marketing e al commercio ortofrutticolo.
– Argomenti pro o contro l’omosessualità desunti dal comportamento del moscerino della frutta o altre forme di vita
invertebrata: evitare comunque.
– Osservare che gay significa anche allegro, vivace.
– Nello spettacolo i gay sono quasi sempre rappresentati come nel Vizietto. Stigmatizzarlo.
– Se in un libro o in un film si mette in scena un personaggio gay si rischia lo stereotipo. Se non lo si fa per paura delle
polemiche, l’autocensura. Se lo si fa e si è gay, l’autoreferenzialità. Concluderne che è un bel problema.
– Parlare solo di identità di genere, meglio ancora di gender: progressista, evoluto e democratico.
– Dire che qualunque divo di Hollywood è gay. Specialmente se si accompagna sempre a donne bellissime.
– South Park scherza su tutto, gay compresi, e non succede niente. Approfittarne per concionare contro il politically
correct.
– In un momento di stanca della serata dire che “Luca era gay” di Povia non era più brutta di “Fiumi di parole” dei Jalisse.
Andarsene prima della rissa.
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Luoghi comuni su Steve Jobs
Postato da mirzia - 2012/03/09 09:16
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– E' un genio, ma ha un carattere spaventoso. Per affermarlo con sicurezza non è necessario averlo conosciuto.
– Ha un ego talmente grosso che è quotato in borsa.
– E' talmente fico in quello che fa che qualcuna lo trova anche sexy. Gli ultraquarantenni possono ricordare che qualcosa
del genere era accaduto persino con Gustav Thoeni.
– Se nella vita si è un manager, prima di qualunque presentazione imparare a memoria gli ultimi cinque Keynote di Steve
Jobs, poi andare a fare la propria poveracciata, ma con tutto un altro spirito.
– Ma il maglioncino e i jeans li tiene solo per le presentazioni o li indossa anche nella vita di tutti i giorni?
– Sostenere la superiorità di Bill Gates, vero, grande manager, rispetto a Steve Jobs, in fondo un fighetto comunista,
posiziona subito come provocatori fuori dal coro.
– Ha cambiato la vita quotidiana più lui in vent’anni di quanto abbia fatto la rivoluzione industriale in due secoli. Convenirne.
– Prima di lui i nerd erano solo degli sfigati. Dedurne un severo monito per tutte le belle ragazze che continuano a non
filarsi quelli bruttini con gli occhiali.
– (Variante della precedente) Guardare una foto di Steve Jobs a vent’anni e chiedere alle ragazze presenti quale avrebbe
avuto il coraggio di baciarlo all’epoca. Sindacare il dubbio senso dell’umorismo del padreterno.
– (Variante filosofica della precedente) L’estetica nerd grazie a lui è diventata cool. Replicare deprecando il culto della
personalità che ha raggiunto vette degne di Kim Il-sung.
– L’impero di Jobs è cominciato in un garage. Chiedersi se sia qualcosa nell’aria della California che fa sì che là nei garage
nasca il personal computer e da noi, al massimo, ci si imbottigli il vino del nonno.
– Il vero genio era Steve Wozniak, Jobs è solo il manager. Valutare se aggiungere, come Lennon con McCartney.
– Conoscere uno che l’ha conosciuto.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Ricordare che il sistema a icone del Macintosh è stato venduto a Jobs dalla Rank Xerox perché ritenuto poco
interessante. Rammentare contestualmente come anche il Gattopardo sia stato rifiutato da numerose case editrici fa
intuire interessi che spaziano ben oltre la tastiera.
– Magro sta molto meglio.
– Da quando sta male le sorti della Apple sono appese a un filo, perché senza di lui non sarebbe più la stessa. Vale
anche affermare che la Apple è uno stile di pensiero che ormai vive indipendentemente dal suo fondatore.
– Per finanziare la nascita della Apple Jobs vendette il suo pulmino Volkswagen e Wozniak la sua calcolatrice. Interrogarsi
su che cosa sia andato storto nella vendita dell’Alitalia.
– E' la bestia dell’Apocalisse. Lo prova la sua capacità di orientare i desideri di un intero pianeta. Citare le tentazioni di
Cristo cui vennero offerti tutti i regni della terra.
– E' un grande poeta. Lo prova la sua capacità di definire i desideri di un intero pianeta. Dissertare sull’etimologia di
desiderio riferita alle stelle (sidera).
– Ricordare che è il proprietario della Walt Disney e della Pixar, quindi praticamente è il vostro babysitter da almeno dieci
anni. Molto chic.
– Il discorso che ha tenuto agli studenti dell’università di Stanford nel 2005 “Stay hungry. Stay foolish.” è una straordinaria
visione. Se siete a capo di un’azienda potete spedirlo via mail a tutti i dipendenti contribuendo così a edificare
un’immagine di imprenditore illuminato e umanista.
– In libreria in questo momento si trovano solo libri sui vampiri su Berlusconi e su Steve Jobs. Un po’ staccato, Giovanni
Paolo II. Trarne deduzioni a piacere.
– Posiziona come sagaci interpreti della società americana evidenziare che chi usa il Mac, gli sneakers (dalle scarpe da
ginnastica), è tendenzialmente di orientamento democratico, mentre chi usa il Pc, i brown shoes, di solito è repubblicano.
Concludere che in Italia la trasversalità del calzaturificio di Varese rende tutto più complicato.
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Luoghi comuni su architettura e design
Postato da mirzia - 2012/03/09 10:15
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– Citare la piramide di cristallo del cortile del Louvre quale supremo esempio di commistione di antico e moderno.
Contestualmente ammirare il grande dinamismo culturale ed edilizio dei francesi. (Vedi seguente)
– Da noi sono decenni che non si costruisce nulla. Se qualcuno dice questa frase affrettarsi ad aggiungere che l'ultimo
grande progetto è stato la costruzione dell'Eur a opera di Mussolini.
– Disprezzare l'Auditorium di Roma, trovarlo simile a tre scarafaggi.
– Apprezzare la costruzione del Maxxi di Roma. Contestualmente sottolineare l'apertura internazionale di Roma in antitesi
alla provincialità letargica di Milano.
– Chiedersi perché la Aulenti a Parigi abbia fatto il Quay d'Orsay e invece a Milano quella mostruosità di piazza Cadorna.
Replicare che con certi amministratori locali neppure Michelangelo avrebbe potuto fare di meglio.
– Osservare che dei dieci grattacieli più alti del mondo otto si trovano in Oriente, uno in Medio Oriente e uno negli Stati
Uniti. Trarne delle sagaci deduzioni socioeconomiche.
– Se si parla del Burj Khalifa di Dubai, pronunciarne bene il nome e rammentarne esattamente l'altezza: 828 metri.
Chiosare che si tratta della materalizzazione di un ego smodato, paragonabile solo alla reggia di Versailles di Luigi XIV.
– Se si parla di Frank Lloyd Right citare sempre per esteso il suo nome e rammentare la casa sulla cascata; meglio se la
si chiama Villa Fallingwater o casa Kaufmann. Eventualmente ricordare come la casa che compare in "Intrigo
internazionale" di Hitchcock sia direttamente ispirata a essa.
– Deprecare l'assurda commistione di antico e nuovo nel restauro della Punta della Dogana di Venezia a opera di Tadao
Ando. Troppo cemento armato.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Ammirare l'ardita commistione di antico e nuovo nel restauro della Punta della Dogana di Venezia a opera di Tadao
Ando. Potente e provocatoria.
– Dire che il Pritzker Architecture Prize è praticamente il Nobel dell'architettura testimonia che si è addentro ai riti del
settore.
– Dissertare sul curioso destino toccato in sorte all'architetto andaluso Santiago Calatrava che passerà alla storia più per gli
spot di automobili in cui compaiono i suoi ponti che per i progetti in sé.
– Brasilia. Il capolavoro di Niemeyer.
– Se qualcuno chiede chi sia il vostro architetto preferito dire di non saper scegliere tra Johnson, Koolhaas e Hadid fa
capire che la sapete lunghissima. Evitare Piano, Gehry e Rossi: troppo noti.
– Renzo Piano è sempre Renzo Piano.
– Aldo Rossi. Ricordarlo solo per la caffettiera conica di Alessi.
– Massimiliano Fuksas. Quello "d'aa nuvola de Fuksas". (Solo per i romani)
– Philippe Starck. Notare come nei suoi oggetti ci sia sempre qualcosa di scomodissimo. Quindi liquidarlo come fighetto.
– Alessandro Mendini. Adorare la sua poltrona, quella coloratissima. Non è indispensabile conoscerne il nome.
– Stupirsi che nel design si sia così avanti e nell'architettura, a parte qualche eccezione, così scarsi. Concluderne che
manca la volontà politica.
– Rabbrividire con orrore ogni volta che si passa davanti a una villetta bordo autostrada in stile Dallas.
– Fino all'ultima guerra l'architettura aveva una sua dignità, dopo hanno cominciato a costruire dei mostri. Tuonare contro la
speculazione, una delle piaghe del belpaese.
– Ma chi è che ha introdotto il tetto scolmato in Brianza? Sospettare si tratti di un complotto dei geometri.
– Le Courvoisier, l'architetto che ha inventato il cognac. Evitare.
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Luoghi comuni sull\'Ikea
Postato da marco - 2012/03/10 05:55
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- Per prima cosa chiedere come si facesse ad arredare la casa prima del suo avvento. Convenirne.
- Organizzare un rapido sondaggio tra i presenti e concluderne che chiunque ha in casa almeno un mobile Ikea.
- Un pezzo va bene, ma tutta la casa Ikea è da incubo. Sembrerebbe di vivere in centro commerciale. Convenirne.
- Rimarcare la considerevole evoluzione stilistica del marchio, ricordando i divani di una ventina d'anni fa che avevano
sempre dei particolari agghiaccianti.
- Contrapporre l’incredibile durata dei mobili di una volta, tutti in massello, alla peribilità di quelli Ikea. Nel caso chiosare
che sono di cartone pressato.
- Chiedere con svagata eleganza se qualcuno sappia con esattezza che tipo di legno sia il massello. Poiché si
otterranno quasi sicuramente risposte disparate abbandonare la stanza prima di essere costretti a esprimere la propria
opinione.
- Evocare i trascorsi nazi del fondatore, eventualmente citando altre famose aziende alle cui origini v’erano connivenze
con il Terzo Reich. Commento che qualifica come sagaci interpreti della contemporaneità alla luce della conoscenza della
storia.
- Se qualcuno nomina la libreria Billy aggiungere prontamente che è uno dei prodotti più venduti al mondo.
- Sottolineare la misteriosa natura della libreria Billy: di per sé è di uno squallore da favela, eppure, qualora se ne rivesta
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
un'intera parete, riesce a diventare suggestiva. Trovare vi sia qualcosa di magico in ciò.
- Se qualcuno cita l’Ikea prenderne spunto per proclamare la superiore civiltà delle società scandinave, dove lo stato
funziona veramente e il senso civico è altissimo e universalmente diffuso. Obiettare che, peraltro, ciò non impedisce agli
svedesi di suicidarsi come dei lemming.
- Stabilire un parallelo tra l'onomastica dei mobili Ikea e quella delle saghe nordiche lascia intendere una sconfinata
cultura umanistica. Valutare se replicare in tono frivolo che Tolkien per i nomi del Signore degli Anelli si è chiaramente
ispirato alla farmaceutica: Tavor, figlio di Aulin, figlio di Eutimil ecc.
- Ricordare che il catalogo Ikea è, insieme alla Bibbia, il libro più stampato al mondo. Avanzare stime iperboliche sul
numero di copie tirate annualmente; arrivare anche a un miliardo.
- Affermare di non andare all’Ikea perché non sopportate lo sguardo di quieta disperazione dei mariti che oscillano
vacuamente a fianco delle attivissime consorti.
- Dell’Ikea amare soprattutto le polpettine con la salsa di mirtillo e le patate di neoprene del bistrot. Molto chic.
- Non appena si metta piede nel parcheggio dell’Ikea evocare Metropolis attesta una vivace cultura cinematografica. Non
è necessario aver visto il film. Eventualmente citare la colonna sonora scritta negli anni ’80 da Giorgio Moroder.
- Rammentare la vocazione globale dei marchi svedesi (citare Ericsson, Scania, Ikea, Volvo e H&M), suggerisce una
solida base di marketing.
- I suoi mobili sono tra i principali generi di esportazione svedesi, insieme alle ragazze bionde e, negli ultimi anni, ai
romanzi gialli. Apprezzare i primi due, aborrire gli ultimi.
- Ricordare l'indignata reazione del sottosegretario alla famiglia Giovanardi davanti a una pubblicità Ikea con due uomini
che si tenevano per mano sotto il titolo "Siamo aperti a tutte le famiglie". Ventilare l'ipotesi si sia trattato di una manovra
occulta di Ikea per generare simpatia intorno al marchio.
- Ma Aiazzone c'è ancora?
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Luoghi comuni sul Capodanno
Postato da Vagamondo - 2012/03/11 02:44
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– Verso ottobre cominciare a dire che quest’anno a San Silvestro non si farà niente.
– Trovare irritante la necessità di divertirsi per forza a Capodanno lascia intendere un animo non banale.
– Rifiutarsi decisamente si trascorrere San Silvestro in un locale: c’è un affollamento spaventoso, costa tutto un’enormità, si
mangia malissimo e si sta in mezzo a degli sconosciuti.
– E' molto chic non fare nulla a San Silvestro, ma uscire la sera di Capodanno, quando la città è deserta.
– La cosa migliore è cenare con due amici veri e basta. Convenirne.
– Stigmatizzare la qualità deplorevole degli champagne che vengono stappati a mezzanotte. (Vedi seguente)
– Nominare almeno due marche di champagne sconosciute e dichiararle insuperabili. (Vedi seguente)
– Brindando ricordare sempre che un ottimo spumante italiano non ha nulla da invidiare agli champagne francesi.
– Aborrire il trenino.
– Rivalutare il trenino, purché con ironia.
– Il capodanno è bello, ma sulla neve.
– L’ultimo dell’anno andare a letto prima del solito con un buon libro denota uno spirito anticonformista alieno alla
massificazione del pensiero.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Censurare quelli che l’ultimo dell’anno vanno a letto con un buon libro per essere diversi dagli altri, che a ben guardare è
un atteggiamento conformista anche quello.
– Se qualcuno propone il bacio sotto il vischio, anche se si è laureati in antropologia evitare dissertazioni su “Il ramo d’oro”
di James Frazer. Al massimo spingersi fino a “Asterix e il falcetto d’oro”.
– Il Capodanno è molto meglio del Natale perché non c’è il problema dei regali. Convenirne.
– Ricordarsi di dire che i cenoni delle feste sono un incubo, quindi strafogarsi senza ritegno perché la festa è la festa.
– Qualunque sia la dose di lenticchie che vi è stata data, chiederne ancora. Contestualmente spiegare al vicino che
portano soldi. Astenersi dall’elencare usi, costumi e tradizioni della propria regione.
– Chiedere con aria pensosa perché si dice “cin-cin”. Sparare ipotesi a casaccio. Sono tutte valide tranne dire che è
perché ricorda il suono dei bicchieri: scontata.
– Piangere la scomparsa dello zampone non precotto e vantarne l’incomparabile gusto. Valutare se illustrare la differenza
dell’impasto da quello del cotechino.
– Dire che le feste comandate vi mettono tristezza, specie il veglione di San Silvestro.
– E’ molto avanti festeggiare il capodanno a Sidney per essere i primi a inviare l’sms di auguri.
– Schernire gli idioti che mandano gli sms di auguri senza firmarsi.
– Gli americani saranno anche dei bambinoni, ma la mezzanotte a Times Square è insuperabile. Dirlo con nonchalance
lascia immaginare uno stile di vita internazionale.
– Dibattere accanitamente se sia più triste “Brigitte Bardò-Bardò”, “Brasil” o “Meu amigu Charlie Braùn”. Valutare se citare la
saudade e/o Tabucchi.
– “Chi non …, non … tutto l’anno.” Quindi ridere della propria stessa battuta. (*)
*Inserire al posto dei puntini un verbo a piacere.
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Luoghi comuni sulle banche
Postato da mirzia - 2012/03/11 10:10
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- La crisi è tutta colpa loro.
- Sono posti dove vi prestano del denaro se potete dimostrare di non averne bisogno. (Bob Hope)
- Il potere economico è nelle mani delle stesse sei o sette persone da sempre. Deprecarlo.
- La Trilaterale e il Gruppo Bildberg sono pieni di banchieri. Tuonare contro. Se qualcuno lo fa, dichiararsi contrari alle
teorie complottistiche: dozzinali.
- Spendere parole di ammirazione per quelli che hanno fatto un colpo multimiliardario senza nemmeno tirare fuori una
pistola, perché bisogna essere bravi.
- Nel nostro paese le banche hanno fatto fronte alla crisi meglio che altrove a causa della maggior arretratezza del
sistema del credito. Notazione tecnica che fa capire che la sapete lunga.
- Disprezzarle. Rivalutare il mattone come bene rifugio. In alternativa, va bene anche il paglione.
- I veri delinquenti sono quelli delle finanziarie. Auspicare il ritorno a un’economia basata sulla produzione e non solo
sulla speculazione finanziaria. Annuire saggiamente.
- Rimpiangere i tempi in cui gli impiegati di banca avevano la camicia bianca e la cravatta scura, invece del maglioncino
pastello, così si vedeva subito chi era il nemico.
- Scagliarsi contro i metal detector che obbligano a spogliarsi prima di entrare in banca. Chiosare che lo fanno affinché il
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
cliente capisca subito cosa l’aspetta.
- Detestare lo sguardo di inutile superiorità dell’impiegato che vi comunica il saldo in rosso.
- Interrogarsi filosoficamente sul perché lo chiamino fido, giacché è palese che non si fidano affatto.
- Homo sine pecunia, imago mortis. Averlo proposto come motto da scrivere sulla facciata della propria banca. Stare
ancora attendendo una risposta dal direttore.
- Draghi è più potente di Berlusconi. Bernanke è più potente di Draghi. Hu Jintao è più potente di Bernanke. Vale anche
combinare i nomi in qualunque altro modo.
- Se qualcuno parla di banche gli ultraquarantenni possono utilmente evocare Superciuck, il supereroe che rubava ai
poveri per dare ai ricchi.
- Ma ci sono ancora i Rockfeller o è rimasta solo la pista di ghiaccio davanti al grattacielo omonimo, dove vanno a
pattinare in tutte le commedie romantiche ambientate a New York?
- Dire che ogni volta che si va in banca si ha l’impressione di trovarsi in quadro di George Grosz rivela arguzia e vasta
cultura artistica.
- Osservare che per decenni il posto in banca è stato il miraggio della classe media. Di seguito fare partire una pippa
sulla borghesia portatrice di miseria spirituale. Allontanare ogni sospetto di veterocomunismo citando "Il lupo della
steppa" di Herman Hesse. Affrettarsi a precisare di averlo letto da ragazzo.
- Anche i bancari hanno un’anima, ma l’hanno investita in fondi ad altissimo rischio e non deve essergli andata benissimo.
- Secondo la pubblicità le banche parlano con me, sono tutt’intorno a me, sono fatte di gente come me. Mi sorge un
terribile dubbio: sarò mica uno stronzo?
- Fare velatamente balenare un complotto mondiale ebraico dietro il potere delle grandi banche internazionali.
Contestualmente affrettarsi a sottolineare di non avere nulla contro gli ebrei.
- Se solo Dio volesse darmi un segno che esiste; per esempio, depositando una grossa somma di denaro sul mio conto
in banca! (Woody Allen).
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Luoghi comuni sui bambinoni a vita
Postato da mirzia - 2012/03/17 20:56
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– Provare tenerezza alla vista di quarantenni di successo intenti a giocare accanitamente a “celocelomanca” in un caffè del
centro con le App dell’iPhone. Teorizzazioni approssimative sul calo del desiderio, evitare.
– Avere un marito megamanager appassionatissimo di cucina che nel weekend utilizza attrezzi come il grattugia sale o il
desquamatore. Se non si dispone di partner altrettanto spettacolari, accordarsi sul fatto che gli uomini anche se si fanno
un uovo sodo usano diciotto pentole e poi la cucina ricorda la piana di Waterloo dopo la battaglia.
– Stigmatizzare l’uso dittatoriale del telecomando da parte di adulti per altri versi sinceramente democratici.
– Di fronte a una libreria di svariati metri cubi contenente tutti gli albi di Tex in ordine cronologico citare Stendhal, secondo
cui nulla rende lo spirito angusto e geloso come l’abitudine di fare una collezione. Vale anche per Zagor, Mister No, Il
Comandante Mark e, per le generazioni più recenti, qualunque Manga.
– Deplorare i settuagenari che praticano il ciclismo lungo le statali nei weekend. Trovare sommamente irritante l’uso di
biciclette progettate dalla Nasa e di accessori di abbigliamento realizzati con materiali non terrestri.
– Avere trascorso il weekend in vari store tecnologici insieme al proprio compagno per acquistare un televisore.
Confessare che a metà del secondo giorno, al momento del ripensamento sull'LCD a favore del plasma, avete preso
seriamente in considerazione l’opportunità di posporre indefinitamente la data delle nozze.
– Se qualcuno osserva che la fascinazione per i gadget tecnologici è tipicamente maschile, una donna può utilmente
rivendicare la propria natura di super geek. Posizionamento che sancisce l’irriducibilità della complessità femminile a facili
stereotipi.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– In un locale da happy hour esercitarsi ad accoppiare con svagatezza antropologica gli esemplari maschili alle moto di
grossa cilindrata allineate davanti alle vetrine.
– Convenire che le Harley Davidson sono le moto meno razionali del mondo, ma concludere che il cuore ha delle ragioni
che la ragione non conosce. Posizionamento: rude, ma colto. Utilizzabile anche per le vecchie Volvo.
– Ricordare un celebre annuncio pubblicitario americano del 1970 della Porsche in cui si vedeva una Porsche 911 Carrera
sotto un titolo che all’incirca diceva “Pene piccolo? Abbiamo l’auto che fa per voi.” Di seguito dissertare lungamente sul
valore dell’autoironia.
– Tenersi alla larga dai siti di gadget, perché l’ultima volta avete fatto le quattro di mattina per comprare un vasetto di gel
che si illumina da solo al buio, un punching ball per le dita e un galletto elettronico che canta e sbatte le ali ogni volta che
arriva una mail.
– Avere gettato la Playstation dalla finestra per salvare il matrimonio.
– Non appena viene messa online l'ultima versione del sistema operativo precipitarsi a scaricarla, quindi rimpiangere
subito la maggior funzionalità di quella precedente. Ripetere a ogni updating.
– Per un uomo è assolutamente impossibile non cercare di impadronirsi del cellulare nuovo della propria compagna per
spiegarle qualcosa che lui non conosce. E' irrilevante che lei si occupi di teoria dei sistemi complessi al MIT di Boston.
– Qualora si realizzi una qualunque delle eventualità sopraelencate, chiedere complicità con lo sguardo e con
ironia/autoironia concludere sospirando: "Boys and toys".
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Luoghi comuni sulla bellezza
Postato da Vagamondo - 2012/03/23 10:15
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- E' un importante biglietto da visita. Negarlo sarebbe ipocrisia. Vale anche avere l'onestà intellettuale di ammetterlo.
- Ammirare le attrici che non hanno puntato sulla bellezza ma sul talento, come Bette Davis e Katharine Hepburn. Non
ricordarne altre.
- Scagliarsi contro lo stereotipo secondo il quale una donna bella deve essere scema. Se si tratta di personaggi politici
dirlo con inutile sicurezza.
- Ti apre tante strade, ma poi se non ci sono altre qualità può diventare un boomerang. Concetto da esprimere durante
un'intervista a un magazine popolare ed esclusivamente con queste esatte parole.
- Il modello di bellezza virile proposto dalla pubblicità è persino più irrealistico di quello femminile. Eventualmente
dissertare a casaccio sulle conseguenze del progressivo appannamento dell'identità sessuale maschile.
- "...perché anche la bellezza... anzi, soprattutto – come dice Sgarbi – la bellezza ha un un valore. Se tu sei racchia e fai
schifo te ne devi stare a casa, perché la bellezza è un valore che non tutti hanno e viene pagato." (Terry De Nicolò, 16
settembre 2011, a “L’ultima parola”)
- Mostrare vaga irritazione nei confronti della bellezza interiore attesta un'attitudine anticonformista.
- Kalòs kai agathòs*. Citarlo sempre così. Inutile saperne di più.
- Audrey Hepburn, un'intramontabile icona di stile.
- Sì, Leni Riefenstahl era un po' nazi, ma i suoi film, esteticamente parlando, erano fighissimi.
- L'ideale di bellezza è storicamente determinato. Per esempio, le donne di Rubens oggi sarebbero considerate affette
da disturbi dell'alimentazione. Notazione che lascia intuire un cospicuo background culturale.
- Commento sociologico. L'attuale ideale di bellezza muliebre è fortemente distorto dal dilagare dell'estetica
pornografica: labbrone, tettone ecc. Se il contesto lo consente citare la filmografia di Russ Meyer.
- Stigmatizzare il modello femminile anoressico propugnato dagli stlisti, ma trovare quasi altrettanto irritante l'apologia
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
populista dell'oltre taglia 46, attualmente di gran voga.
- La bellezza salverà il mondo. Se qualcuno lo proclama chiedere subito se Dostoevskij l'avrebbe scritto anche dopo aver
visto le camicie pop di Roberto Formigoni.
- Durante gli anni Settanta le ragazze di destra erano più belle di quelle di sinistra. Replicare prontamente che non erano
più belle, ma solo meglio vestite. Rievocare con mestizia le gonnellone a balze, gli zoccoli e i maglioni pelosi.
- Guardare con sospetto la chirurgia estetica: propone un modello standardizzato. Il sonno della ragione genera le labbra
canottate. Contestualmente ricordare che le rughe raccontano una storia unica e individuale. Non spiegare quale.
- Esteticamente questa passerà alla storia come l'età di Photoshop. Dolersene.
- Rimpiangere i calendari delle carrozzerie di una volta, ingenui e beceri, ma ideologicamente meno subdoli di quelli
patinatissimi allegati alle riviste a target maschile.
*
C’è un luogo del pensiero – un luogo dei più classici – dove l’estetica si incontra felicemente con l’etica e il giudizio. Kalos kai
Agathos, ovvero il "bello e buono" della Grecia Classica e in particolare di Platone, che non stava tanto a indicare
l’incontro accidentale della bellezza con la bontà, quanto la loro inscindibile coesistenza, il reciproco e costante
rispecchiamento: tutto ciò che è bello (“kalos”) è anche vero e buono (“agathos”), e viceversa.
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Luoghi comuni sulla seduzione
Postato da Diana - 2012/04/03 21:07
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– E' pura biochimica, altro che poesia. Affermarlo provocatoriamente, quindi abbandonare il dibattito che si scatena.
– Il mistero è l'ingrediente fondamentale. La cosa più eccitante è il non sapere. Nessuno è incuriosito dopo vent'anni di
convivenza. Continuare su questa falsariga.
– E' un grande mistero: gli uomini non sanno mai che cosa piace a una donna.
– E' tutto molto prevedibile: gli uomini sono esseri semplici, rispondono a stimoli elementari.
– Su Internet leggere avidamente quegli annunci che ostentano titoli impavidi del tipo: "Convinci qualunque donna con tre
parole". Per dissipare il sospetto che si frequenti la pornografia online, buttarla sulla Pnl e trovarla discutibile.
– Apprezzare il dadaismo involontario degli strilli di copertina di alcune riviste maschili. Citare: "Falle dire basta", "Falla
impazzire a letto", "Addominali irresistibili".
– Ricordare che spesso donne bellissime stanno con autentici rospi. Chiosare che il fascino non ha nulla a che vedere con
la bellezza.
– Se uomo, dichiarare di essere catturati dagli occhi di una donna. Se si teme di non essere credibili spingersi fino alla
bocca. Negare comunque di guardare seni, gambe, culi: ovvi e sanzionati socialmente.
– Se donna, dichiarare di trovare particolarmente sexy le mani di un uomo. Eventualmente sostituire le mani con
qualunque altra parte intima: la franchezza sfrontata è sempre apprezzata.
– Dissertare sulla radicale diversità tra Don Giovanni e Casanova: stigmatizzare la bulimia erotica dello spagnolo, rivelatrice
di un'identità sessuale non pienamente risolta, contrapposta alla spensieratezza adolescenziale del veneziano.
Contestualmente dissentire dalll'interpretazione felliniana di Casanova.
– Stilare una classifica dei tipi maschili più seducenti. Convenire che l'orsacchiottone è il grado zero; preferirgli persino il
macho fascistoide.
– Il cervello è l'organo più sexy. Ricordarsi sempre di dirlo.
– Tra amiche ammettere di essersi astenute dalla ceretta per scacciare la tentazione di cedergli la prima sera. Valutare se
aggiungere di avergli ceduto nonostante i peli lunghi.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Conoscere una poesia a memoria fa sempre colpo sui target più pop. Evitare sia il "m'illumino d'immenso" che il "pio
bove".
– Gli stronzi piacciono sempre, è risaputo.
– Alla fin fine gli uomini preferiscono le gatte morte.
– Diffondersi sull'etimologia di sedurre (condurre a sé) qualifica l'intellettuale aduso ad approfondire.
– Rievocare la prima gioventù, durante la quale si sono compulsate speranzosamente le pagine di "Diario di un seduttore"
di Kierkegaard e si è andati incontro a un'amara delusione.
– Stasera t'amo troppo per parlarti d'amore. (Da un sito che suggerisce sms per sedurre)
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Luoghi comuni sui blog
Postato da Diana - 2012/04/06 23:30
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– Molti li scrivono come una volta scrivevano il diario. Deprecare l'incomprensione del mezzo.
– Certi blog sono molto più influenti dei giornali e della tv, perché ormai i giovani si informano così. Convenirne.
– Avere un blog qualifica come persone moderne, dinamiche e piene di contenuti. Rifiutarsi di averne uno comporta una
giustificazione ideologica; se convincente, fa molto chic.
– Disprezzare i blog, soprattutto se si scrive per professione: assimilarli a una forma di dissenteria verbale.
– Posizione del dandy: per tenere un blog è indispensabile non avere niente da dire, ma saperlo dire molto bene.
– Rimpiangere quando Grillo era un comico; da quando ha aperto il suo blog ha cominciato a credere di essere
l'arcangelo della giustizia.
– Suggerisce competenza e rigore buttare là con nonchalance l’etimologia di blog come la contrazione di "web
log"cioè,“traccia su rete”. Se qualcuno lo fa, replicare che quella è la definizione di Wikipedia. Eventualmente
improvvisarne una più fantasiosa.
– Sparare date a caso su quando siano apparsi i primi blog: spaziare da fine anni '80 a tre anni fa, tanto non lo ricorda
nessuno.
– Per potere essere considerati una blogstar è necessario concedere interviste spiegando che quello che era iniziato
come un divertimento poi è diventato un lavoro a tempo pieno.
– Certi blog di cucina sono fantastici. Non spiegare perché.
– Sono un grande mezzo di diffusione della democrazia. Convenirne.
– Non confonderli mai con "Blob". Se dovesse capitare, ricordarsi di dire: “La cosa migliore che si possa vedere in tv”.
– Notare con sagacia che non ci sono due classifiche dei dieci blog italiani più seguiti che riportino gli stessi risultati.
Approfittarne per far partire una pippa sull’obiettività dell’informazione.
– Curare un blog è il modo contemporaneo di essere disoccupati con stile. Convenirne.
– Se donne trentenni, è molto cool tenere un blog su frivolezze (moda, make-up, shopping) atteggiandosi a signorine degli
anni Cinquanta in cerca del principe azzurro: nascondere accuratamente qualunque laurea, soprattutto in materie
scientifiche. Se uomini, posiziona come anticonformisti dissacratori aprire un blog in cui rivendicare parità di diritti per il
sesso maschile.
– Una volta se si era monomaniaci si finiva in un angolo alle feste a raccontare alla più brutta di avere costruito un migliaio
di navi in bottiglia, oggi si può aprire un blog sul tema e avere anche un certo fascino.
– Scrivere la propria tesi di laurea sui blog. Chic e moderno.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Raccontare di un amico che aveva grande successo con le ragazze buttando a caso tre libri sul sedile posteriore
dell’auto e che oggi ha un blog in cui pubblica frasi copiate a caso da scrittori famosi con immutato successo.
– Il principale vantaggio dei blog di viaggi è che hanno determinato l'estinzione delle sedute di diapositive al ritorno dalle
vacanze degli amici.
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Luoghi comuni sul trash
Postato da Prof. - 2012/04/14 22:13
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- Definizione di trash: qualunque cosa non piaccia. Tuonare contro la forzatura.
- Definire sinteticamente il trash come "l'imitazione fallita di un modello alto" rivela il sapido intellettuale. Eventualmente
citare l'ormai introvabile "Estasi del pecoreccio" di Tommaso Labranca, massimo teorico della materia. (vedi seguente)
- Per un politico il massimo del trash è farsi beccare a prendere una bustarella di soli cinquemila euro. Convenirne.
- Resistere alla tentazione di usare il superlativo "trashissimo", inascoltabile, nonché indice di confusione dottrinale.
- Fare sottili distinguo per stabilire se una cosa è trash o solo brutta. Fare seguire divagazioni a casaccio sull'estetica del
brutto.
- Amare il trash può essere fico se fatto consapevolmente, ma è preferibile evitare di dichiararsene cultori. Se qualcuno lo
fa ugualmente, accusarlo di confondere trash e camp.
- Determinare con sicurezza cosa sia trash, camp, kitsch o solo di cattivo gusto, fornendo contestualmente le definizioni
di ciascuna categoria. Non è necessario conoscerle davvero.
- Dichiarare che i faretti incassati degli anni Ottanta sono l'epitome del trash. Vantarsi di conoscere qualcuno che se li è
fatti installare in casa di recente.
- Aborrire i controsoffitti grigliati, cifra stilistica precipua della pizzeria aspirazionale. Valutare se lasciare cadere con
nonchalance il termine "carabottino" per millantare competenza, ma con discrezione.
- Ammirare Renzo Arbore, ma attribuirgli la colpa di aver fornito un'ascendenza nobile alla slavina del trash televisivo che
nei suoi estremi epigoni ha generato poi dei mostri. Cercare il dibattito.
- Scagliarsi contro l'abuso del concetto di ironia utilizzato per spacciare qualunque idiozia. Sostenere l'irredimibilità della
cazzata rivela il moralista di razza.
- Avere una collezione di oggetti kitsch: superato. Pratica usurata dai titolari di professioni cosiddette creative (architetti,
pubblicitari, assessori alla cultura) nei decenni passati.
- L'architettura è la disciplina più indifesa nei confronti del trash: vedere le villette monofamiliari con il tetto scolmato o i
miniranch californiani della Padania.
- Insuperato lo spot di Sara Tommasi che si toglie il travestimento da Bin Laden restando in bikini per pubblicizzare dei
libri di Alfonso Luigi Marra. Rivederlo periodicamente su YouTube e di seguito chiedere se qualcuno sappia di preciso
che cosa sia il signoraggio bancario.
- Rivendicare il diritto di concedersi sporadicamente qualche tipo di junk food.
- Interrogarsi con piglio sociologico se sia più trash il formaggio spray degli americani o la pratica nostrana largamente
diffusa di impugnare un bicchiere di Barolo per il bordo come un tumbler di bourbon. Spocchioso, ma sempre di sicuro
effetto
- Adorare le acconciature sansirobabilonesi di Moira Orfei.
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Luoghi comuni sui sindacati
Postato da Diana - 2012/05/06 06:32
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
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- Hanno rovinato questo paese. Non spiegare come. (Variante: è tutta colpa dei sindacati).
- Hanno fatto tante cose buone. Ma poi hanno esagerato. Tuttavia restano un irrinunciabile presidio democratico.
Continuare ad argomentare con andamento sinusoidale.
- Ribadire il proprio ruolo di coscienza critica affermando che da anni il compito a cui si dedicano con maggior impegno è
organizzare il concertone del primo maggio.
- Non ci sono più i leader di una volta.
- I giovani non sanno neanche chi era Di Vittorio. Sdegnarsene. Facoltativo sapere esattamente chi fosse Di Vittorio.
- Il problema non è l’articolo 18. Non spiegare quale sia il problema. (Vedi seguente)
- L’articolo 18 è uno specchietto per le allodole. Serve per evitare di occuparsi delle cose davvero importanti. (Vedi
seguente)
- L’articolo 18 di fatto non esiste già più. In mancanza di chiarezza concettuale, aumentare la provocatorietà. (Vedi
seguente)
- L’obiettivo da perseguire non è impedire i licenziamenti, bensì favorire la creazione di posti di lavoro. Dirlo con estrema
sicurezza esenta dal dover spiegare come.
- Il numero reale di partecipanti a una manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil si otteneva facendo la media tra le cifre
comunicate dal Tg di Rete 4 e quelle del Tg3. Da un punto di vista filosofico il licenziamento di Emilio Fede è stato un
autogol perché ha messo in crisi il modello corrente di rappresentazione della realtà. Épater le bourgeois tratteggiando
analogie con il rogo di Giordano Bruno.
- In Giappone scioperano lavorando con una fascia al braccio. Ironizzare, anche in modo politicamente scorretto.
- Dichiararsi contrari a ogni teoria complottista; di seguito sostenere che gli Stati Uniti abbiano favorito l'affermazione dei
sindacati in Italia al fine di allargare la classe media cui vendere i loro prodotti. Cercare la rissa.
- Teorizzare che l’eleganza di Fausto Bertinotti fosse un fenomeno di osmosi dovuto alla frequentazione dell'Avvocato
durante gli anni da segretario della Cgil piemontese.
- Un tempo, per fare il leader sindacale nel nostro Paese era necessario avere dei requisiti ben precisi: per esempio,
fumare la pipa.
- Secondo i telegiornali i vertici tra governo e parti sociali si chiudono sempre con una grande sconfitta o una grande
vittoria per il sindacato. Rivalutare il pareggio.
- Aforisma. L'unità sindacale è come una vecchissima moglie: priva di attrattive, ma di tanto in tanto è educato dire di
desiderarla ancora.
- Usare il termine "padronato". Se qualcuno stigmatizza l’anacronismo, replicare con sottile ironia che una rosa anche con
un altro nome avrebbe lo stesso il suo profumo.
- Non è mai stato appurato se si odiasse Agnelli perché era troppo bello, troppo aristocratico, troppo chic o perché
indossava l'orologio sopra il polsino. Al contrario è certo che Marchionne risulterebbe troppo normale anche se
indossasse le mutande sopra i pantaloni.
- Ammirare la Romy Schneider de “La califfa”, idealizzazione erotico-operaia del cinema italiano degli anni Settanta.
Astenersi dal citare "Godere operaio" di Milly D'Abbraccio.
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Luoghi comuni sui messaggini
Postato da Vagamondo - 2012/05/06 06:53
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– Piangere l’imminente estinzione del po’ con l’apostrofo.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
– Ritenerli i responsabili dell’impoverimento dell’italiano tra i giovani. Replicare tacciando di superficiale passatismo chi lo
sostiene. La lingua è un organismo vivente: si trasforma.
– Ironizzare su quelli che non riescono a stare nei 160 caratteri e mandano regolarmente tre o quattro messaggi: spiegare
icasticamente la differenza tra SMS ed elzeviro.
– Aborrire ogni tipo di abbreviazione. Interrogarsi su che cosa si possa mai avere di così irrinunciabile da fare nei
cinquanta centesimi di secondo risparmiati a scrivere “k” al posto del gruppo “ch”.
– Se per sbaglio si messaggia una sconosciuta, chiedere scusa e ritirarsi. Tentare di rimorchiarla è consentito solo se è lei
a prendere l’iniziativa.
– Insinuare che il segnale dell’SMS con il rombo di una Ferrari sia indice di problemi nella sfera sessuale.
– Rifuggire dalle conversazioni fiume via SMS: se una cosa non può essere risolta con uno scambio botta-risposta-replica,
meglio telefonare. Può essere duro, ma è un comportamento da uomini.
– Tuonare contro quelli che proprio non ce la fanno a non mandare l’ultimo messaggio della conversazione, fosse anche
solo per dire “Ciao.”
– Stare in ambasce fino a che non si riceve la risposta del / la ragazzo / a che si sta corteggiando. Se non la si riceve
cullarsi nell’illusione che il server non abbia recapitato il messaggio. (Vedi seguente)
– Mai inviare più di una volta lo stesso messaggio spinti dall’ansia: la scusa “A volte il mio cellulare rimanda lo stesso sms”
non è credibile. Solo in caso di deliquio, aggiungere un particolare che conferisca una parvenza di necessità al secondo
SMS. Far giudicare la parvenza di necessità a un osservatore imparziale (vedi seguente).
– Tenere lo sguardo sul cellulare non ha il potere di far arrivare il messaggio che si sta attendendo.
– Scusarsi ripetutamente prima di mandare un SMS importantissimo mentre si è tavola con qualcuno. A ogni nuovo
messaggio importantissimo aumentare il numero delle scuse.
– Quando si sente il suono di un SMS guardarsi attorno come un setter che ha percepito il fagiano chiedendo al vicino: “E’
il mio o il tuo?”
– Se qualcuno riceve un messaggio affrettarsi a chiedere con un sorriso autoironico come si facesse prima della diffusione
dei cellulari: suggerisce un pacato distacco e una rassicurante stabilità emotiva.
– Narrare del proprio capo workaholic che messaggia comunemente alle due di notte. Replicare che il vostro è ancora
peggio e, a dimostrazione, aggiungere un’ora all’invio dell’SMS.
– Scagliare anatemi contro chi ha il cellulare ma non risponde mai alle telefonate né ai messaggi. Far partire una pippa
sui falsi bisogni indotti dalla società dei consumi.
– Esecrare la tastiera virtuale dell’iPhone. Rimpiangere la cara, vecchia qwerty del Blackberry su cui vi libravate come
Horowitz.
– Conservare gli SMS di una storia finita quattro anni prima è una forma di necrofilia. Deplorarla cautamente con le
amiche.
– Oggi cinquantenni e ventenni hanno comportamenti, abbigliamento e stili di vita molto simili. L’unica vera spia della
mezza età è il numero di mani necessarie a mandare un sms con un touch screen. Dolersene.
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Luoghi comuni sulla differenza di età nella coppia
Postato da Prof. - 2012/05/30 18:33
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- Chiedere cosa possano mai avere da dirsi un uomo di cinquant'anni e una donna di ventiquattro. Concluderne trattarsi
di un maldestro tentativo maschile di esorcizzare l’approssimarsi della morte.
- Se ci si fidanza con una ragazza che ha trentadue anni di meno, dire che è incredibilmente matura e che non sembra
affatto una diciottenne.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Per una diva hollywoodiana il toy boy è un must. Riconoscere il ruolo da antesignana svolto da Demi Moore.
- I quaranta sono i nuovi venti.
- I cinquantenni si mettono con le ventenni perché sono le uniche donne a cui riescono ancora a darla bere; già a
venticinque subentra un senso critico esiziale per la relazione. Convenirne ironicamente con le amiche. Evitare commenti
amari.
- Ammirare Sibilla Aleramo che, senza metterla giù tanto dura, ha avuto una lunga storia d’amore con un uomo di
quarant’anni più giovane in tempi assai sfavorevoli a quel genere di relazioni. Commento che denota solida formazione
letteraria e allergia agli stereotipi mediatici.
- Le donne mature si orientano sempre più spesso sui ventenni poiché non sono ancora appesantiti dalle sovrastrutture
dei maschi adulti. Le sovrastrutture pare si carichino automaticamente al compimento del trentesimo anno.
- Le professoresse avvenenti hanno apprezzato le virtù dei liceali più brillanti ben prima che Hollywood rendesse
socialmente accettabili le relazioni tra donne mature e giovani uomini; sfortunatamente la commediassa erotica degli
anni Settanta ne ha impedito la legittimazione culturale.
- Per un ventenne avere un affaire con una quarantenne è la versione euforizzante della cocaina. Analogamente per un
uomo di quarant'anni con una ventenne. Desumerne che molte relazioni asimmetriche siano forme di tossicodipendenza.
- Gli uomini che si mettono con donne di quarant’anni più giovani sono innamorati soprattutto di se stessi. Di seguito
sproloquiare sul narcisismo.
- Se un amico attempato rivela di essersi messo con una teenager, mascherare l’imbarazzo improvvisando la teoria che
oggi si siano ridotte le distanze anagrafiche e che ormai diciottenni e sessantenni siano un continuum.
- Rievocare la famosa scena di “Amici miei” in cui il Mascetti cerca invano di lasciare la Titti dicendo: "Tu hai diciott'anni, io
ne ho cinquantadue. Non è per quei trentaquattro anni di differenza, che poi sarebbero il meno".
- Le giovinezze caste fanno le vecchiaie dissolute. (André Gide)
- Dopo aver premesso il valore relativo di ogni generalizzazione tratteggiare la dinamica sentimentale maschile: a
vent'anni si mettono con una, a trenta la sposano, a quaranta la lasciano per una ventenne, a cinquanta si rompono le
scatole con la trentenne non più acritica e a sessanta cercano di tornare con l'ex-moglie. Per approfondimenti rinviare a
“Scene da un matrimonio” di Bergman.
- Se un amico di cinquant'anni si mette con una venticinquenne tacciarlo di pedofilia e chiamarlo scherzosamente
“Girolimoni”.
- Una delle massime gioie del passeggiare sottobraccio a una bella donna molto più giovane consiste nel decifrare gli
sguardi dei passanti: in quelli maschili rilevare invidia e incredulità, in quelli femminili, consapevolezza frammista a un
vago risentimento.
- Proclamarsi sinceri democratici, ma minacciare preventivamente di morte ogni amico che guardi anche solo di sfuggita
vostra figlia di diciannove anni, perché un conto è essere democratici, un altro essere il Buddha.
- Sempre di grande effetto dire di preferire le ventenni in quanto maschio superficiale ed eterno adolescente. Quindi
cambiare discorso lasciando aleggiare l’interrogativo se siate molto autoironici o brutalmente sinceri.
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Luoghi comuni in cucina
Postato da Prof. - 2012/05/30 18:38
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- Non transigere sulla necessità per una bella donna di saper cucinare, perché la bellezza passa, ma la parmigiana di
melanzane resta: attesta intrepida virilità d’antan.
- Affermare di non sapere nemmeno mettere il sale nell’acqua per la pasta. Valutare di volta in volta se dichiararsene fieri.
- Gli uomini in cucina sono molto bravi, ma per cuocere un uovo sodo sporcano due batterie di pentole, le donne, al
contrario, possono sfamare un circo di medie dimensioni usando una casseruola e una caffettiera. Elucubrare su
supposte differenze genetiche.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Per accreditarsi come coscienza critica della contemporaneità tuonare contro il dilagante fenomeno dei libri di cucina nati
da programmi televisivi: etichettarlo come chewing-gum per l’anima.
- Detestare l’atteggiamento sacerdotale dei cuochi-giudici dei vari talent show culinari.
- Non appena qualcuno accenna alla cucina etnica sbaragliarlo con una scarnante tirata sulla cultura materiale.
- Cucinare bene esercita in taluni casi un certo fascino sui target femminili. Al contrario, vantarsi urbi et orbi di essere un
ottimo cuoco è anafrodisiaco.
- Rivendicare il diritto di essere negata per la cucina. Estendere il ragionamento e scagliarsi contro le presunte vocazioni
innate delle donne, come l’essere madre.
- Compiacersi di essere una donna manager e contemporaneamente l’autrice dei migliori vincisgrassi a memoria d’uomo.
Sproloquiare sulla natura femminile multitasking.
- Nel weekend cucinare pietanze molto raffinate per rilassarsi dopo una settimana di marketing estremo lascia
immaginare un’anima creativa e sensibile.
- “Quando mi sono sposato con la mia prima moglie, lei non sapeva cucinare neanche due uova sode.” Variare il numero
delle uova e della moglie secondo necessità.
- Dire “A casa non ho mai fatto nemmeno il caffè.” Di seguito stigmatizzare un modello culturale che ha creato generazioni
di uomini italiani pavidi e mammoni. In presenza di madri o mogli omettere quest’ultima parte.
- Chi lavora nel terziario avanzato, minacci di dare vita a una società di catering di altissima qualità. Ancora più à la page,
vagheggiare un servizio di cucina a domicilio per coppie molto ricche. Ambire ad aprire un ristorante, invece, è molto
anni Novanta.
- Invitare a cena gli amici e lanciarsi in esperimenti spericolati, tipo penne con gamberetti e latte di cocco è da evitare,
scortese. Astenersi anche da preparazioni ultraprofessionali: intimidatorie e castranti.
- Specializzarsi in un piatto elaborato e infliggerlo agli amici non appena se ne presenti l’occasione, cassando
recisamente ogni perplessità: “Il bollito misto a luglio è perfetto.”
- In occasione di una cena conviviale, se si stanno cucinando i moscardini alla ligure, insinuarsi in cucina e spargere
spezie esotiche a manciate nella pentola, dicendo che nell’Andhra Pradesh, dove avete trascorso le ultime estati, gli
autoctoni li preparano esattamente così. Darsi alla macchia prima della rissa.
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Luoghi comuni sulla Cina
Postato da Prof. - 2012/05/30 18:42
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- Dichiararsene affascinati perché "la sua cultura è così diversa dalla nostra".
- (Variante della precedente) Ha una cultura molto più antica della nostra, eppure noi conosciamo solo gli involtini
primavera e Bruce Lee. Dolersene.
- Notare che i ristoranti cinesi sono stati soppiantati da quelli giapponesi. Replicare che per la maggior parte non si tratta
di veri giapponesi, bensì di cinesi riconvertiti. Deprecarlo.
- Diffidare dei ristoranti cinesi. Temere la scarsa igiene e che servano cani spacciandoli per manzo. I ristoranti cinesi di
Londra, sì che sono fighissimi.
- La mafia cinese è la più crudele e spietata di tutte. Dirlo anche di quella albanese, rumena, russa, polacca,
thailandese, indiana, coreana e nigeriana.
- Rimpiangere i negozi milanesi sostituiti dalle botteghe cinesi.
- Le aziende italiane non possono competere con quelle cinesi che non conoscono i sindacati e hanno un costo del
lavoro quattro volte più basso del nostro. Per uscire dall'impasse, puntare sull'altissima qualità, da sempre caratteristica
della nostra manifattura. Convenirne.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Ricordarsi di dire che la Cina ha creato un nuovo modello capitalistico-comunista. Contestualmente citare Cindia e
BRIC per suggerire dimestichezza con i temi dell'economia.
- Aveva ragione Tremonti: bisognava imporre degli sbarramenti commerciali alle merci cinesi. I liberisti obiettino che è
velleitario tentare di bloccare un movimento storico con una legge.
- Sdegnarsi che la Cina calpesti i diritti del Tibet. Se qualcuno lo fa, relativizzare lo sdegno denunciando i soprusi
compiuti dai lama nei confronti della popolazione tibetana: posizione dell'intellettuale alieno a tutti i conformismi.
- Proclamarsi laici cartesiani, tuttavia consultare l'I Ching per questioni che non si riesce a dirimere razionalmente. In
ogni caso condannare qualunque deriva freakettona.
- Essere stati in Cina prima dei disordini di Tien An Men: socialmente molto apprezzato. Eventualmente dire di volerci
tornare per misurare la distanza siderale tra il paese di allora e quello di oggi.
- Trovare formidabilmente soporiferi i film cinesi di guerre tra antichi regnanti con combattimenti e guerrieri volanti.
- Ricordare che da ragazzini adoravate i film di Kung fu. Rivederli e rompersi i coglioni a morte.
- Nutrire forti dubbi sulla tossicità delle scarpe cinesi, quindi estendere il ragionamento a tutte le merci di provenienza
cinese.
- Il pianeta non ce la fa a sopportare che un miliardo e trecento milioni di cinesi diventino classe media. Concionare su
ecosostenibilità e sviluppo incontrollato.
- Continuare a dire Mao Tze Tung, perché Zedong suona malissimo.
- I guerrieri di terracotta: straordinari.
- Scagliarsi contro "L'ultimo imperatore" di Bertolucci, divulgatore di una Cina da cartolina hollywoodiana. Non è
necessario averlo visto per biasimarlo.
- Wallis Simpson aveva ridotto Edoardo VIII a uno schiavo sessuale grazie alle tecniche erotiche apprese nelle case dei
piaceri mandarini. Raccontarne alcune, anche improvvisando al momento.
- Qualcuno era maoista.
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Luoghi comuni sulle automobili
Postato da Bob - 2012/06/21 05:52
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- Considerare che agli Italiani hanno fatto credere per cinquant’anni di non poter fare a meno dell’automobile e ora ci
spiegano che devono rinunciarvi. Eventualmente dissertare su quanto la FIAT debba agli aiuti statali.
- Per avere un’idea di quanto sarebbero belle le città italiane senza automobili basta fare un giro in centro la domenica
mattina alle sei. Astenersi accuratamente dal farlo.
(Variante)
Le città in agosto sono bellissime: si può parcheggiare in centro.
- Deplorare tutti i SUV, che essenzialmente servono per parcheggiare con le ruote anteriori sul marciapiede durante
l’happy hour.
- Se si è molto ricchi è chic circolare con una vecchissima utilitaria. Meglio se mai commercializzata in Italia.
- Le auto tedesche sono migliori, non c’è gara.
- Le auto giapponesi sono migliori persino di quelle tedesche. I giapponesi sono pazzeschi.
- Le auto francesi sono sempre comodissime e piene di raffinatezze, tuttavia trovarle insopportabili.
- Ogni volta che un passeggero sale in auto scusarsi per la discarica sul sedile posteriore e dire che bisognerebbe
proprio portarla a lavare. Astenersi accuratamente dal farlo.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Se una donna dichiara di non distinguere una Cinquecento da una Mercedes lascia trasparire l’istintiva saggezza di chi
sa che le cose importanti sono ben altre. Valutare se lanciarsi in una requisitoria contro il “benaltrismo”, causa
dell’immobilismo del Paese.
- Stigmatizzare i plaid setticemici con cui alcuni taxisti vecchio stampo usano proteggere il sedile posteriore.
- Avere rinunciato all’auto e avere scoperto che, a conti fatti, considerando benzina, manutenzione, assicurazione e multe
risparmiate si spende molto meno circolando in taxi. Addurre cifre a casaccio a supporto.
- Tuonare contro ogni auto che porti un’unica persona. Di seguito, scagliarsi contro l’individualismo esasperato degli
Italiani: anatemizzare quelli che sono in quattro in famiglia e hanno quattro auto.
- Amare visceralmente la vecchia Cinquecento e ogni volta che la si nomina affrettarsi a sentenziare: “La miglior auto mai
fatta dalla FIAT”. Aborrire la nuova Cinquecento 500: troppo fighetta e troppo cara.
- Con piglio sociologico evocare alcune epoche attraverso le loro auto simbolo: la vitalistica Lancia Aurelia B24
convertibile del Sorpasso, la 2 Cavalli Citroën fighetto-freakettona; la Renault 4 rossa del rapimento Moro e le Alfa
Romeo dei film poliziotteschi; la Y10 che piaceva alla gente che piace; la Volvo station-wagon bourgeois-bohémien; la
stronzissima Porsche Cayenne da happy hour. (Vedi seguente)
- L’immaginario infantile maschile degli anni Sessanta è stato segnato dal sedile eiettabile dell’Aston Martin di 007, dalla
Citroën DS di Fantomas a cui spuntavano le ali e dal modellino della Batmobile con il pulsantino che faceva scattare il
tagliacatene dal cofano. Evitare di affastellare divagazioni nostalgiche per non cadere nello stile “Anima Mia” alla FazioBaglioni.
- Lamentarsi che la cosa peggiore non è stare in fila nel traffico, bensì girare per ore in cerca del parcheggio. Convenirne.
- Dire che la crisi almeno un aspetto positivo ce l’ha, perché la gente prende meno l’auto e si circola meglio.
(Variante)
Nonostante la crisi, la gente continua a prendere l’auto e il traffico è spaventoso lo stesso.
- Gli zingari circolano tutti con delle Mercedes lunghe come petroliere. Di seguito specificare che non si ha nulla contro
gli zingari.
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Luoghi comuni sull\'Italia
Postato da TourMaster - 2012/07/08 08:00
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- La nazionale di calcio è l’unico valore che unisce tutti gli Italiani.
- Agli Italiani della patria non importa granché, tranne in occasione delle partite di calcio contro la Germania.
- Alle prime note dell’inno nazionale sentire un groppo alla gola a dispetto dell’introduzione non esaltante. (Vedi seguente)
- Notare che nessuno, nonostante Benigni, conosce più della prima strofa dell’inno di Mameli. Peraltro è anche assai
dubbio che la maggior parte della popolazione sappia cosa fosse la coorte.
- Qualunque concetto può essere rafforzato dalla constatazione conclusiva: "Siamo proprio Italiani".
- Il problema è che, al contrario di altre nazioni, per esempio la Francia con la rivoluzione, lo stato non ha avuto un suo
momento fondante. Concetto che suggerisce attitudine alla ricerca delle cause profonde delle cose. (Vedi seguente)
- Il Risorgimento è stato un’iniziativa di quella testa calda di Garibaldi sfuggita di mano a Cavour. Continuare ad libitum
nella rilettura provocatoria di qualunque avvenimento della storia italiana.
- Nei momenti difficili sa tirare fuori il meglio. Se qualcuno lo dice, replicare prontamente che, quindi, l’ideale sarebbe
vivere solo momenti difficili. Ergo, ora l’Italia è in uno dei suoi migliori periodi di sempre.
- La Lega Nord è la più efficace pubblicità possibile all’unità d’Italia. A sostegno della tesi ricordare una dichiarazione di
Borghezio; una qualunque va bene.
- Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
(Winston Churchill)
- Un paese troppo individualista. Chiosare subito: "Comunque sempre meglio del Giappone, dove se inciampa il primo
della fila, poi inciampano anche tutti gli altri".
- Un paese rovinato dai sindacati.
- Un paese morto: i giovani devono andare all’estero a costruirsi un futuro. Vale anche, bisogna incentivare i giovani a
investire il loro futuro in Italia. Non spiegare come.
- Un paese vecchio. Replicare: “Per forza, ormai nessuno fa più figli”. Seguono considerazioni dal sociologico basico
(assenza di assistenza alle famiglie), al razzista tout court (iperprolificità degli extracomunitari), secondo l’estro del
momento.
- Ah, la burocrazia! La burocrazia!
- La storia, l’arte e la cultura sono il suo più grande patrimonio. Valutare in base al contesto se replicare stizziti: “Sì, vabbe’,
ma che palle!”
- Ha un grande passato ma non si capisce se abbia un futuro. Cinismo chic.
- Il Paese è migliore dei suoi governanti. Vale anche, i governanti sono l’espressione del Paese.
- Comunque, il più bel paese del mondo. Esserne orgogliosi. Alternativa: un paese assurdo. Esserne esasperati.
- Notazione sociologica. È un laboratorio in cui accade tutto prima o più intensamente che altrove: il terrorismo, la tv
commerciale al potere, la passione per i cellulari ecc.
- Auspicare di essere annessi alla Svizzera, così le cose andrebbero meglio.
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Luoghi comuni sulle carte di credito
Postato da Bob - 2012/07/16 10:28
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- Diffidarne.
- A Roma le accettano molto meno che a Milano. Se qualcuno ribatte che non è vero evitare di impegnarsi in una sfida di
campanile.
- Detestare lo sguardo inutilmente seccato del cameriere che dice "No, questa non ce l'abbiamo."
- Per quante se ne possano avere, essersi sempre trovati dall'altra parte del mondo con tutti i massimali raggiunti, senza
la possibilità di ottenere nemmeno un dollaro.
- Ma perché in tutto il mondo quando si estrae l'American Express, non c'è problema mentre da noi storcono il naso?
Suggerisce padronanza dei misteri bancari spiegare che è a causa delle commissioni più alte.
- "Ho smarrito la mia carta di credito, ma non ho fatto la denuncia, perché la persona che l'ha trovata sta spendendo
molto meno di mia moglie." (Ilie Nastase)
- Temerle: in America si sono rovinati a colpi di carta di credito. Dolersene.
- Al primo acquisto con carta di credito all'estero ricordare con aria sognante quando da ragazzi si partiva con la cintura
foderata di Travelers cheques.
- A Termini o a Fiumicino trovare un taxista che le accetti è un'ardua impresa. Chiosare che ce le hanno tutti, ma ci
marciano. Deprecarlo.
- Conoscere qualcuno che possiede la American Express Centurion. Replicare specificando che "la Black" è in titanio.
- Non fidarsi a dare il numero della propria carta di credito via Internet. Obiettare facendo partire una pippa sull'obsoleto
concetto di privacy nell'era digitale. Concludere che se un hacker è bravo riesce a violare anche la rete del Pentagono.
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- Partire per le vacanze mettendo in valigia solo le carte di credito. Chic.
Buttare là con nonchalance che la prima carta di credito nacque in - America negli anni Cinquanta per pagare il ristorante,
da cui il nome Diners. Se l'effetto non è quello sperato, sdrammatizzare dicendo di averlo letto nel "Forse non tutti sanno
che" della Settimana Enigmistica.
- Stigmatizzare i negozi che non le accettano durante i saldi. Replicare che sarebbero da denunciare. Concluderne che
per ottenere il rispetto dei propri diritti bisogna proprio avere voglia di rompere i coglioni.
- Nei libri gialli americani venivano usate per aprire le porte. Dire di averci provato invano con le porte italiane. Quindi
dissertare sui danni causati dalla cattiva letteratura.
- Fuggire la tentazione di rateizzare i pagamenti poiché gli interessi sono mostruosi. Scagliarsi contro i cravattari
legalizzati.
- Confessare di avere usato per anni la carta di credito prima di aver capito che si trattava di una carta di debito.
Aumenta l'effetto chiarire che non è un maldestro tentativo di fare dell'umorismo, bensì una notazione tecnica.
- Senza, sentirsi nudi.
- Atteggiamento antisistema: preferire tenere i soldi nel paglione. Se si guadagnano mille Euro al mese si è ridicoli, se si
è ricchi è chic. Convenirne.
- Ricordare una famosa campagna pubblicitaria di una carta di credito con i ritratti di personaggi celebri. Segnalare en
passant l'assenza di quello di (decidete voi chi).
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Luoghi comuni sui call center
Postato da TourMaster - 2012/07/21 10:18
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- Odiarli.
- Sono il grado zero della comunicazione umana, appena sopra i veejay, gli slogan elettorali e i libri di coaching
motivazionale.
- Al quarto “Se desidera, premere…” desiderare solo che ci sia anche l’opzione “Se desidera insultarci resti in linea, un
operatore risponderà entro pochi secondi.” Convenirne.
- Avamposti dello sfruttamento dei lavoratori. Deprecarli.
- Sono tutti delocalizzati in India e in quei paesi dove il lavoro non costa nulla. Obiettare che a voi ha risposto una
ragazza dallo spiccato accento calabrese. Replicare che le multinazionali sono subdole e istruiscono gli operatori
affinché sembrino italiani.
- “La Lombardia deve avere un call center con lavoratori lombardi, che conoscono il territorio” (Stefano Galli, capogruppo
della Lega Nord alla Regione Lombardia)
- Ogni operatore dei provider telefonici dice quello che gli passa per la mente in quel momento. Non c’è verso di ottenere
due volte la stessa risposta alla medesima domanda. Dolersene.
- Sostenere che gli operatori ripetono a pappagallo la lezioncina imparata, ma quando devono chiedere ai loro capi ti
lasciano in attesa delle mezz’ore con musichette scarnanti che quando sembrano essere arrivate alla fine ricominciano
all’infinito. Dolersene.
- La cosa più importante è scrivere subito il numero dell’operatore, così da sapere con chi prendersela nel caso di risposte
a vanvera. Di seguito dissertare sulle guerre tra poveri.
- Dovrebbero essere un servizio per i clienti, invece servono a rendere di fatto inavvicinabili le aziende. Minacciare class
action e/o sproloquiare sulla mancanza di una vera cultura del customer care in Italia.
- Essere comprensivi nei confronti degli operatori, perché otto ore al giorno di quella vita è quanto di più simile a una
tortura medievale.
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- Scagliarsi furiosamente contro gli operatori, benché consapevoli che loro non c’entrano, perché quando uno è
esasperato è esasperato.
- Detestare lo sguardo interrogativo dei colleghi d’ufficio mentre parlate con un software a riconoscimento vocale e
scandite le parole come vostra nonna novantenne quando riceve una telefonata interurbana.
- Mai rispondere al telefono fisso, perché è sempre qualcuno che cerca di vendere qualcosa. (Vedi seguente)
- Essersi iscritto al registro delle opposizioni, ma ricevere ugualmente telefonate da ditte che cercano di rifilarvi un
trattamento antiacari a soli ottocento euro, perché tanto quelli se ne fottono. Tuonare contro.
- Citare il call center di “Tutta la vita davanti” per definire un posto di lavoro allucinante. Sabrina Ferilli, bravissima nella
parte della capa stronza.
- Notare che nei film tutti gli operatori di call center sono laureati in fisica nucleare, geologia o germanistica in attesa di un
lavoro adeguato alle loro competenze.
- Esperimento. Interrompere un operatore di telemarketing per vedere se riprende esattamente dallo stesso punto e con
identico tono di voce. Constatarlo e restarne scioccati.
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Non solo luoghi comuni. Un bel argomento di viaggio è il lessico di calciatori e
allenatori
Postato da TourMaster - 2012/07/21 10:34
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È una tendenza naturale: prendere come oro colato qualsiasi cosa dica un calciatore. Anche se, quasi sempre, non
significa nulla
Secondo Frank Zappa il giornalismo musicale aveva tre problemi: era fatto da persone incapaci di scrivere, che
dovevano intervistare persone che non sapevano parlare per poi rivolgersi a un pubblico che non sapeva leggere.
Paradosso estendibile anche al calcio.
È un sogno che si avvera (Zlatan Ibrahimovic a Parigi)
Il lessico pallonaro è un nulla confortevole. Si pende dalle labbra di chi, fatalmente, pensa - insegnava Osvaldo Soriano con i piedi. Se il poeta è un fingitore, garantiva Pessoa, il calciatore è un menzognero. Per giunta sgrammaticato.
Esistono tre filoni letterari
Il primo attiene alle frasi fatte:
- "Giocheremo per vincere",
- "Venderemo cara la pelle",
- "Il campionato è lungo",
- "Meritavamo di più",
- "Non andrò mai via da questa squadra",
- "Nessun problema con il mister".
In una comunicazione normale, un giornalista reagirebbe a tali nenie come Nanni Moretti a "trend negativo" in
Palombella Rossa. Nel calcio gli scribi sono invece costretti a elemosinare tali scampoli di saggezza-discount. Spesso
attendendo stipati, in fila e recintati, nelle catacombali "mixed zone", ovvero i loculi che uniscono gli spogliatoi ai
parcheggi dei calciatori.
Il secondo filone è l'arringa.
- Lippi che esorta a prendere a "calci in culo" i (suoi) giocatori dell'Inter.
- Vialli a Italia '90: "Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare" (non lui).
- Vieri che a Euro 2004 sentenzia "So' più ‘omo io di tutti voi" (l'Italia uscì subito).
Il lessico pallonaro dà però il meglio di sé nell'inciampo. La Gialappa's ci ha fondato una carriera. Il best of è in continuo
aggiornamento.
- Totti: "Io rispetto l'omofobia".
- Luigi Garzya: "Sono pienamente d'accordo a metà col mister".
- Trapattoni: "Sia chiaro però che questo discorso resta circonciso tra noi"; "Non compriamo uno qualunque per fare
qualunquismo"; "Non possiamo fare i coccodrilli e piangere sul latte versato e sulle uova mangiate"; "Il propagarsi o
l'essere protagonista comunque sulla base quotidiana dei mezzi di comunicazione è un'esigenza che molti hanno, ma
che è altamente inflazionistica"; "C'è maggior carne al fuoco al nostro arco, anche se l'arco lancia le frecce"; "Nessuno
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abbiam vinto come han vinto noi quest'anno".
- Altobelli: "Per la mia carriera devo ringraziare i miei genitori, specialmente mio padre e mia madre"; "È veramente un
onore fare qualcosa per questi bambini baciati in fronte dalla sfortuna"; "Ancora cinque anni e sarei diventato geometra";
"Io per giocatori come Kutnetzov e Mikhailichenko farei calze false"; "Le esperienze bisogna vissurle"; "Ho caduto male e
mi sono ingrinato una costola"; "Questa Inter è come un carro armato a vele spiegate".
- Causio: "Ti ho fatto un cross che era una pennellata! Sembrava un quadro di Pirandello!".
- Bruscolotti: "Ho visto la palla che mi arrivava, ho tirato una cagliosa e ho visto la rete che si abbuffava".
- Zenga: "'Speriamo' è un aggettivo che non voglio utilizzare".
- Schillaci: "È un gol che dedico in particolare a tutti"; "Al termine dell'incontro, i tifosi mi hanno spogliato e toccato. Li ho
compresi: l'avrei fatto anch'io, mi sarei toccato da solo"; "Certo, non ho un fisico da bronzo di Rialto"
- Il "mollo" Malesani: "Ma quale mollo, cioè che, ma cosa vuol dire mollo?. Siete molli voi quando dite queste cose qua,
perché vi fa comodo dire queste cose qua. Se sei mollo non fai questa attività qua, ricordate, è la più dura al mondo. …
Perché deve esserci sempre un deficiente di turno qua? E' uno schifo 'sta roba qua! Ma come dove siamo, cazzo?
Cos'è diventato il calcio, una giungla cazzo? E ridono ridono, cosa ridete, cosa, vi divertite a scrivere dopo, cosa, cazzo.
Parole? Ma dopo parole di che? cazzo … State calmi, cazzo!". Loro?
Da "Lessico lesso e palla al centro" di Andrea Scanzi per il Fatto Quotidiano
luglio 2012
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Luoghi comuni sui tacchi
Postato da Prof. - 2012/07/29 00:05
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- I sampietrini di Roma ne sono i più temibili serial killer.
- Oltre i dodici centimetri fanno mignotta o pornostar.
- Più alta sei, più alti li puoi portare, mentre se sei 1,55 con dodici centimetri di tacchi sembri una nana sui trampoli.
Dolersene.
- Avere sempre un paio di scarpe comode in auto da sostituire con quelle da tortura che si indossano in ufficio. Far
seguire considerazioni sul dover corrispondere a un’iconografia erotica dettata dagli uomini.
- Sostenere l’insuperabilità del kitten hill per eleganza e praticità. Attendere che qualcuno chieda che cosa sia il kitten hill.
Se nessuno lo fa, spiegare ugualmente che era il tacco delle décolletée di Audrey Hepburn. Se chiedono quali
décolletée indossava Audrey Hepburn, glissare.
- Qualunque stilista venga nominato, trovarlo superato e proporne un altro.
- Trovare troppo appariscenti le suole rosse di Loboutin. Se si è notoriamente ricche evitarle accuratamente.
- Notazione sociologica. Stigmatizzare chi indossa stivali da cowboy pur non avendo mai messo piede fuori città.
Paragonarli a quelli che guidano monumentali fuoristrada senza mai essersi allontanati dal centro. Notare che, talvolta, le
due tipologie umane convivono nella stessa persona.
- Sotto il sole non c’è essere più infelice del feticista che brama una scarpa da donna e deve contentarsi di una femmina
intera. (Karl Kraus)
- Ma a nessuno sembra strano che la scarpetta di Cenerentola fosse di vetro?
- Scarpe e ironia non vanno d’accordo, come si è potuto constatare la volta che in un negozio di scarpe con la propria
fidanzata si è nominato Imelda Marcos.
- Ogni volta che si deve indossare una scarpa col tacco alto torturarsi per mezz’ora intorno al non voler dare messaggi
che possano essere fraintesi. Peraltro rifiutarsi di non mettere la scarpa che piace solo per non titillare le pulsioni di
alcuni sparuti maniaci sessuali. Alla fine cambiarsi completamente e indossare un paio di ballerine.
- Camminare alle tre di notte per i vicoli del centro di Roma con le scarpe a tacco alto in mano designa la femmina
dissoluta. Attenzione alle infezioni.
- Vai piano che ho i tacchi.
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Luoghi comuni sul rientro dalle vacanze
Postato da Vagamondo - 2012/09/01 21:58
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- Il vero inizio dell’anno è il 1° settembre.
- Attendere il servizio del telegiornale sul controesodo per obiettare che è un termine anacronistico, perché con i chiari di
luna che ci sono non si può più nemmeno parlare di esodo.
- I giorni da bollino nero. Temerli.
- L’ultima settimana d’agosto provare una grande malinconia.
- Stigmatizzare l’invio di mail che pubblicizzano offerte speciali per il Grande Rientro già dal 10 agosto.
- Anche se siete color mogano stagionato, l’abbronzatura è sempre “ormai quasi sparita”. Dolersene.
- Sfoggiare l’assenza di abbronzatura. Se notoriamente ricchi è molto aristocratico. Evitare di attaccare il pippone sul
sangue blu.
- Dire che se non si avessero problemi di lavoro si preferirebbe andare in vacanza a settembre, perché si spende la metà
e non c’è nessuno. Corollario: settembre è un mese bellissimo, perché fa ancora caldo e se uno ha la fortuna di vivere in
una bella città si sta benissimo. Convenirne.
- Sostenere che ritornare in città dopo un mese in giro per il mondo è un piacere. Esercitare l’autoironia sul fatto che,
finalmente, si può riposare in ufficio.
- Ricordare quando da ragazzini nel mese d’agosto l’Italia chiudeva; oggi, per fortuna, non è più così. Rallegrarsene.
- Aver letto libri entusiasmanti durante l’estate. Non ricordare né i titoli, né gli autori. Dolersi della propria scarsa memoria
per i nomi.
- Trascorrere le vacanze da sempre nella stessa località, nello stesso albergo e nello stesso stabilimento balneare. Una
volta era out, oggi è chic.
- Lagnarsi dell’inefficienza delle compagnie aeree. Replicare immediatamente: “Per gli intercontinentali, solo (citare
compagnia aerea a piacere).”
- La Mostra del Cinema di Venezia è uno dei segni che l’estate è proprio finita.
- Non appena la Confcommercio rende nota la flessione del settore del turismo chiosare di non avere memoria di un
bilancio positivo della Confcommercio.
- Deplorare chi posta su Facebook decine di scatti delle proprie vacanze, ma riconoscere che è comunque meglio di
quando si infliggevano agli amici pacchi di diapositive. Ricordare con orrore il proiettore che si incastrava e i commenti
pleonastici “Qui sono io che…”
- Ricordarsi di sentenziare che a causa di internet non si è mai staccato veramente. Rimpiangere i tempi in cui si poteva
tornare in Italia ignorando gli ultimi sviluppi del giallo dell’estate.
- Alla prima cena con amici dopo il ritorno ammettere di aver patito la mancanza della pasta (o altro piatto nostrano a
piacere). Affrettarsi ad aggiungere di amare comunque moltissimo tutte le cucine esotiche. Evocare le fettuccine di
Alberto Sordi ne “Le vacanze intelligenti”: astenersi.
- Dolersi che siano tornati tutti, perché da soli a (inserire il nome della città ove si risiede) si stava benissimo.
- Quando si incontra qualcuno chiedere: “Allora, sei tornato?”. Evitare.
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Luoghi comuni sulle elezioni
Postato da Prof. - 2012/09/21 11:55
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
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- Il rito principe della democrazia.
- Uno specchio per le allodole che serve a dare un’illusione di democrazia, tanto le decisioni sono prese dalle banche.
Deplorare.
- Se le elezioni cambiassero qualcosa non ce le lascerebbero fare. (Mark Twain)
- Scagliarsi contro le elezioni anticipate: una iattura per il Paese. Vale anche reclamare a gran voce il ricorso alle urne:
un irrinunciabile momento di democrazia.
- Nei paesi normali si vota un solo giorno, da noi chissà perché c’è anche il prolasso del lunedì.
- Provare amore e odio per le dirette televisive fiume sui risultati. Mentana, instancabile: ammirare.
- Osservare che nelle dichiarazioni dopo il voto nessuno perde mai. Replicare che negli ultimi anni si è affermata una
tecnica più raffinata consistente nell’ammettere apertamente la sconfitta minimizzandola poi al punto da farla apparire un
successo.
- Il gioco delle bandierine di Emilio Fede: immortale.
- Ci sono troppi partiti, bisognerebbe fare come in America. Dissentire, scagliandosi contro le semplificazioni che
pretendono di ridurre la complessità di un contesto sociale come il nostro, profondamente diverso da quello americano.
- In America il giorno dopo le elezioni chi ha vinto ha vinto e gli altri stanno zitti, da noi si apre il processo del lunedì che
continua fino alle prossime elezioni. Deprecarlo.
- Le amministrative non sono paragonabili con le politiche, a meno che siano andate meglio o peggio di quelle.
- Chiedersi se è la ricandidatura di Berlusconi che dipende dalla nuova legge elettorale o è la nuova legge elettorale che
dipende dalla ricandidatura di Berlusconi. Replicare che non lo sa neanche Alfano. Controbattere Alfano, chi? Scontata,
ma sempre d’effetto.
- Le primarie sono un’inutile scimmiottatura di una tradizione politica che non ci appartiene.
- Le primarie servono a far sì che la sinistra cominci a dividersi per tempo, in modo da non farsi trovare impreparata alle
elezioni.
- Parlando di Renzi, ricordarsi di diffidare del nuovo per il nuovo.
- Renzi non si sa come sarà, di quegli altri invece si sa con certezza e quindi…
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Luoghi comuni sulla bicicletta
Postato da Diana - 2012/11/18 07:44
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- Usarla con qualunque condizione meteorologica testimonia una solida coscienza ambientale.
- È il solo modo civile di circolare in città. A Milano, dove le cose arrivano sempre un po’ prima, la usavano già le sciùre bene
negli anni Ottanta, con il cestino in vimini davanti e la borsa “postina” di Naj-Oleari. Per incentivarne l'uso a Roma
andrebbero spianati i colli.
- La civiltà di una società si misura dai chilometri di piste ciclabili. Tuonare contro la scarsità delle stesse che, invece, in
Europa abbondano.
- Non usarla in città: troppo rischio, troppo smog. Amarla in campagna.
- Dimostra la necessità di recuperare antichi e più saggi stili di vita, proprio come la zuppa di farro, il latte sfuso e l’orto
urbano.
- Affermare che da quando la usate per andare al lavoro vi è cambiata la vita. Non specificare se in peggio o in meglio.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- E poi fa bene e aiuta a mandare giù la pancia. Vale anche lamentarsi di non aver perso neanche un grammo
nonostante.
- Discutere di telai in fibra di carbonio, ruote lenticolari e cambi Shimano lascia intuire competenza in materia. Meglio se
esercitate professioni liberali.
- L’ultima moda la vuole senza freni e a pignone fisso. Commentare che andrà bene per i bicycles messengers di New
York o di San Francisco, ma da noi serve solo per andare a incartarsi contro un camion.
- È tanto più glamorous quanto più la si conduce indossando un tre pezzi tasmanian e delle scarpe inglesi fatte a mano.
- Preferire il monopattino. Eventualmente i rollerblade.
- Stigmatizzare quella elettrica: ideologicamente detestabile. Se si vuole circolare con un ciclomotore si abbia almeno il
coraggio di farlo!
- Se bloccati nel traffico da un flash mob di ciclisti, provare inconfessabili desideri di morte non invalida una vita da
sinceri democratici.
- La mountain, ah, la mountain! Tutta un’altra cosa.
- Evocare quando, intorno ai dieci anni, si fissava un cartoncino con una molletta al telaio così che i raggi della ruota
facessero il rumore della moto. Solo se anagraficamente adeguati.
- Dire “Mi è scesa la catena.” per significare improvvisa perdita d’interesse per qualcosa o qualcuno rivela dimestichezza
con i gerghi dei giovani e della contemporaneità.
- Scagliarsi contro il faro a batteria opponendovi la cara vecchia dinamo. Di seguito far partire una pippa contro la
sottocultura dello spreco energetico.
- Riconoscere l’utilità del caschetto, ma rimpiangere quando si poteva correre con il vento tra i capelli senza sensi di colpa.
- Portare una ragazza sulla canna, nei film è sempre una scena molto romantica, solitamente accompagnata dallo
struggente suono della fisarmonica. Nella realtà è una cosa rischiosa e dolorosa. Richiede anche una certa abilità.
- Quando passa una in bicicletta, chissà perché lo sguardo mi si fissa lì. Risalire a Fellini.
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Ma come parla/scrive?
Postato da marco - 2012/12/15 10:33
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- Temere di risultare troppo perentorio chiudendo una telefonata con un solo ciao, quindi dirne una rapida sequenza,
nella convinzione che la ripetizione attenui il significato. Stravagante.
- Usare straripare è drammaticamente antico; preferire il più moderno esondare. Continuare a soggetto dissertando sulla
differente peribilità dei verbi.
- Alle domande rispondere sempre e solo “assolutamente sì” o “assolutamente no” suggerisce estrema competenza nella
materia che si sta trattando. Proporre l’introduzione di “assolutamente forse” qualifica come sapidi fustigatori del costume.
- Prospettare la mutilazione di indici e medi per chi fa il segno delle virgolette con le mani.
- Piangere la scomparsa dai telegiornali del verbo cominciare, sostituito da scattare. Scatta la febbre degli acquisti,
scattano le targhe alterne e a voi scattano i nervi.
- Auspicare che al più presto venga ritrovato un arsenale che non sia un vero e proprio arsenale. Chic.
- Postulato del Tommaseo. Il numero di punti esclamativi è sempre inversamente proporzionale all’importanza di quel che
viene scritto.
- Sostenere che concludere con “Scherzo!” una cattiveria non invalida quanto detto in precedenza.
- La morsa del gelo, la morsa del caldo, la morsa del maltempo. Mai “La morsa” di Pirandello. Dolersene.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Nel corso di un ragionamento dire “diciamo” ogni due parole non dice nulla di più.
- Perché alla televisione una miscellanea è sempre un pùpurrì e mai un pot-pourri? Chiederselo.
- Se qualcuno termina un’enumerazione con “E quant’altro” domandare: “Già, quanto altro?”.
- Con "piuttosto che" intendi dire "o" oppure "anziché"?.
- Se qualcuno rimarca lo scempio della lingua perpetrato quotidianamente, tacciarlo di essere un vecchio trombone.
Ricordare che la lingua è un organismo vivo in perpetua evoluzione.
- Scrivere pò e darne la colpa ai cellulari o, in alternativa, ai giornali pieni di errori. Scrivere pò e dichiarare di avere sempre
fatto così.
- In un articolo fare riferimento a entità misteriose, tipo la Tobin tax o la troika, dando per scontato che tutti sappiano di
che cosa si tratta. Spiegarlo ancora sarebbe goffo e ridurrebbe il prestigio culturale dello scrivente.
- Scrivere del famoso Taldeitali, senza specificare chi è/fu, denota un eccesso di familiarità o pigrizia nel consultare
Wikipedia.
- Ma anche no. No.
- Non appena si sente una qualunque frase sfatta avere una crisi isterica. Valutare se riproporre la celebre scena di
Moretti “Ma come parla? Le parole sono importanti!”
- Da un po’ di tempo in questo Paese non ci sono più le cose fatte bene, ma solo le eccellenze. Urticante.
- Chiedersi quanti devono essere i morti perché si possa parlare di strage.
- Nel dubbio se a suo tempo desiderare di venire sepolto o seppellito, optare per la cremazione.
- Per staccare la spina e far cadere un governo occorre un diploma da elettricisti?
- Mi faccia il piacere di non usare facesse, storpiatura romanesca, a sproposito.
- “Le parole sono i passanti misteriosi dell’anima.” (Victor Hugo)
- Per la miseria, giornalisti, utilizzate i correttori! Ce li hanno tutti i computer.
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Cucina invasiva
Postato da Gabriella - 2012/12/29 09:57
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- Sdegnarsi che da anni i libri ai vertici delle classifiche di vendita siano di cucina. Dissertare su un Paese di analfabeti.
- Le rubriche di cucina dei contenitori televisivi sono una forma evoluta dei fagioli della Carrà. Ritenerle tutte chewing gum
per la mente.
- Gli chef sono i personaggi alla moda di quest’epoca televisiva. Detestarli quasi tutti, particolarmente il genere giovane e
belloccio che si sente fighissimo.
- Stimare infinitamente Carlo Cracco per il titolo del suo libro “Se vuoi fare il figo usa lo scalogno”.
- Una volta c’era il Cucchiaio d’Argento e basta, oggi su internet trovi infinite varianti di qualunque ricetta, anche dell’uovo
sodo. Tuonare contro.
- Serbare sordo rancore verso quelli che spiegano le ricette con termini eccessivamente discrezionali tipo “un po’”, “finché è
cotto”, “quanto basta”, “quando è pronto”.
- Una volta gli uomini erano orgogliosi di non sapere nemmeno fare il caffè, oggi sono tutti Gualtiero Marchesi. Forse
preferire quelli di una volta.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Ma le sorelle Parodi sono come i fratelli Baresi, che uno dei due era più bravo dell’altro? Chiederselo.
- Lamentarsi di avere tentato una ricetta che prevedeva l’uso dei fiori di sambuco. Essere andati dal verduraio che vi ha
guardato malissimo e ha detto: “La cicoria?”
- Proporre la carcerazione preventiva per quelli che non sono capaci di fare una ricetta come Dio comanda, ma che la
fanno rivisitata.
- I cuochi in tv usano degli strumenti che nella vita vera non esistono, tipo la grattugia per il sale, il levatorsoli, lo sbuccia
limone, il taglia ananas. Stigmatizzarlo.
- Aborrire il termine impiattare. A meno che non si lavori in un ristorante, nella vita si mette nel piatto.
- Trovare l’irragionevole letizia con cui le cuoche preparano le loro di ricette in tv quasi altrettanto irritante del canto delle
casalinghe che lavano i pavimenti nelle pubblicità.
- Notare con una punta di dissacrazione che manca un programma di cucina ispirato alla vita vera, quella del “Tanto poi,
quando è giù si mescola tutto.”
- Davanti a una ricetta stupefacente preparata da un grande chef non mancare di chiedere chissà che cosa si cucinerà poi
davvero a casa per se stesso. Rispondere subito con certezza: “Due spaghetti al burro”.
- Notare che una volta l’unico personaggio letterario che si occupava di cucina era Nero Wolfe, poi negli anni Ottanta si è
aggiunto Pepe Carvalho, infine con Salvo Montalbano si è giunti all’inflazione. Dibattere se Maigret possa essere inserito
in questa cerchia di detective gastronomi.
- Ma i cuochi di MasterChef sono così antipatici anche nella vita o i concorrenti gli stanno tutti disperatamente sulle balle?
Chiederselo.
- Sostenere che Gordon Ramsay è posseduto dal demonio. Apprezzarne la ruvida schiettezza.
- "La crisi è sempre più grave, ma gli Italiani non rinunciano al cenone". Scrivere questa frase in tante maniere diverse e
provare un forte sentimento di commiserazione per i giornalisti.
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Il tango
Postato da Gabriella - 2013/02/01 09:14
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- È la danza più sensuale.
- "Non è solo una danza, ma il dialogo di due anime attraverso i corpi". Se si riesce a dirlo senza ridere fa quasi sempre il
suo effetto.
- È l’anima del popolo argentino.
- È la cosa più nota dell’Argentina nel mondo, insieme ad Astor Piazzolla, i libri di Borges, le madri di Plaza de Mayo, gli
immigrati italiani, Evita Peron, le bistecche, il default dello stato, Belen Rodriguez e ‘a mitraja de Battistuta sotto la curva
nord. Accoppiare i concetti a piacere.
- È fantastico, ma dopo cinque minuti ti assale una spaventosa nostalgia di Buenos Aires … anche se sei nato a Sassuolo.
- Dire "tanguéro" e scommettere su chi sarà il primo a dire "tànghero".
- È l’uomo che conduce, se lui non è bravo è una tortura.
- Guardare due ballerini affiatati è un vero piacere. Convenirne.
- Ho cominciato a prendere lezioni di tango dopo aver visto un film con Antonio Banderas che lo insegnava a un gruppo
di ragazzi degli slum di New York. Adesso vederlo parlare con una gallina mi mette tristezza…
- Vederlo ballare da chi lo sa fare è bellissimo, ma a scuola mi hanno sempre accoppiato con certi manici di scopa che
alla fine mi sono iscritta a pilates per disperazione. Dolersene.
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Il tango è dolente e intellettuale, la salsa è ilare e tamarra.
- “Profumo di donna” era di gran lunga più bello di “Scent of a woman”, però Al Pacino nella scena del tango è davvero un
fenomeno. Convenirne.
- Sono stato a Buenos Aires e ci sono rimasto male perché la gente non ballava “La cumparsita” per strada, mentre
“Romagna mia” a Pinarella di Cervia viene diffusa con gli altoparlanti per le vie del centro.
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Luoghi comuni sulle bugie
Postato da Svetlana - 2013/03/05 21:36
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- Essersi sempre chiesto perché avessero le gambe corte e avere trovato le spiegazioni sempre largamente insufficienti.
La vostra amica Zoe, nota maldicente, per esempio le aveva lunghissime.
- Cominciare un discorso premettendo di avere il difetto di essere sinceri, ma di essere fatti così e di non poterci fare
niente.
- Suggerisce un animo democratico e progressista dire che i bambini bugiardi sono spesso più simpatici degli altri e
denotano intelligenza e indipendenza di spirito, specialmente in relazione al grigiore dei programmi scolastici.
- Ricordare quando da bambino vi spiegavano che se dicevate le bugie Gesù Bambino piangeva. Fino all’adolescenza
essersi interrogati invano su come una divinità potesse essere tanto emotivamente labile.
- Avere sempre trovato la storia di Pinocchio deprimente. Suggerire dei miglioramenti della trama facendo riferimento ad
alcune pubblicità che promettono mirabolanti allungamenti di altre parti del corpo.
- Dubitare dell’attendibilità delle teorie del dottor Cal Lightman in “Lie to me”: Tim Roth, comunque, sempre bravissimo.
- Sostenere che i ballisti migliori sono quelli che a furia di spararle grosse finiscono per crederci loro stessi. Portare
esempi di leader politici a piacere.
- Dire che il foglietto che accompagna i medicinali si chiama bugiardino. Deplorare il cinismo delle aziende farmaceutiche.
- Affermare di essere tendenzialmente sinceri per pigrizia qualifica il pensatore caustico e disincantato.
- Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (Mark Twain)
- In un momento di stanca della conversazione uscirsene con “Io mento sempre” e aspettare che qualcuno chieda se lo
avete fatto anche adesso, quindi buttarla sulla filosofia dei paradossi.
- Comparare i politici statunitensi, che se tradiscono la moglie è come se tradissero 250 milioni di americani, con quelli
nostrani, che se tradiscono la moglie, poi tradiscono anche 60 milioni di italiani, così lei capisce che non c’era niente di
personale.
- Citare con grande rispetto Oscar Giannino perché ha dato una dimensione estetica alla bugia che chi la pratica solo
per ragioni utilitaristiche non riesce neppure a immaginare.
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Luoghi comuni sui leccaculo
Postato da Prof. - 2013/06/01 02:04
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- Con aria filosofica chiedere se ci si nasca o ci si diventi.
- Sottolineare le differenze tra l'organizzazione aziendale anglosassone e quella italiana: nella prima è premiata
l'iniziativa individuale e la capacità di esprimere opinioni personali, al contrario in quella italiana fanno carriera solo quelli
che si appiattiscono sulle posizioni del capo.
- Talvolta i capi amano proclamare di detestare i leccaculo. Chiosare che ricordarglielo al primo contrasto solitamente
non apporta alcun beneficio alla carriera.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- Le raccomandazioni reciproche su Linkedin sono una forma contemporanea di leccaculismo socialmente non
sanzionata. Deprecarla.
- Non mi piace essere circondato da leccaculo. Voglio gente che mi dica la verità, anche se questo gli costerà il posto.
(Samuel Goldwyn)
- Perché io non te lo dico dietro le spalle! Io ho il coraggio di dirtelo in faccia che hai ragione!
- Tuonare contro quegli studenti che in classe si siedono sempre in prima fila per essere notati e fanno domande
superflue nella dissennata speranza che il professore perda ogni senso critico e li ritenga brillanti e volenterosi.
- Il leccaculismo a certi livelli è una forma d'arte. Dolersi che non esista ancora una manifestazione internazionale che lo
celebri adeguatamente.
- Stilare una classifica dei dieci personaggi pubblici più leccaculo e poi confrontarla con quella dei presenti ravviva
qualunque serata, anche la più moscia.
- Stigmatizzare chi si sbellica alle barzellette vecchie del capo.
- Il Re Sole chiese al duca d'Uzès quando la moglie avrebbe partorito e lui senza esitazioni rispose: "Quando vorrà vostra
Maestà." Ammirare il modello irraggiungibile. Citare l'aneddoto in azienda accredita di un vasto bagaglio culturale e
suggerisce indipendenza di spirito.
- Provare autentica pietà per i leccaculo maldestri che sbagliano le terga da lambire.
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Luoghi comuni sul Giappone
Postato da Rufus - 2013/11/18 00:49
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- Una società che vive di contraddizioni, tra estrema modernità e tradizione. Inutile sapere altro.
- Lodare l'estrema eleganza della sua cultura.
- I giapponesi fanno tutto insieme; basta vedere quelli in giro per le nostre città: se inciampa il primo della fila, poi
inciampano anche tutti gli altri.
- Non capire cosa ci sia di bello nel Sumo.
- I giapponesi sembrano tutti uguali. Se qualcuno fa questa affermazione chiosare che anche loro faticano a distinguere
gli occidentali. Commento che denota l’uomo di mondo e il sincero democratico.
- È una società da pazzi. Convenirne.
- Lo zen e l’arte di qualunque cosa hanno decisamente rotto le balle.
- Dire che per voi Zen è solo un cognome veneziano. Chic.
- Non sapere bene se lo zen sia una filosofia, una religione o uno stile di arredamento, comunque apprezzarlo. Ribattere
che per un occidentale è impossibile comprenderne l’essenza.
- La cerimonia del tè: bella ma un po' pallosa. Tesi che posiziona come iconoclasti provocatori.
- Scrittori giapponesi. Yukio Mishima: fascista, suicida. Banana Yoshimoto: pop, troppo pop. Harumi Murakami: non
riuscire mai a ricordare quale sia il nome e quale il cognome.
- Ma i giapponesi fanno ancora harakiri?
- Citare i capsule hotel e dire che solo dei pazzi potevano inventare una cosa del genere.
- I film di Kurosawa piacciono agli occidentali; ai giapponesi, così così. Commento che suggerisce profonda conoscenza
della società nipponica.
- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18
- È chic avere visto "I sette samurai" un numero infinito di volte. Valutare se citare il remake western "I magnifici sette".
- Toshiro Mifune. Non serve conoscere altri attori giapponesi.
- Evitare di chiedere chi vince tra un judoka e un karateka. Puerile.
- Ma Bruce Lee era giapponese o cinese?
- Il giorno della fioritura dei ciliegi: una delle grandi esperienze estetiche della vita. Convenirne.
- Amare moltissimo Hokusai. Non serve sapere in che secolo sia vissuto.
- Amare la cucina giapponese, ma non il sushi (usurato). Eventualmente spiegare che non va bene per chi soffre di
tiroide a causa della forte presenza di iodio.
- È molto avanti avere pranzato in un manga-bar di Akihabara, il quartiere tecnologico di Tokio, serviti da una cosplayer
vestita da Lady Oscar.
- Fare gli origami durante le riunioni in ufficio lascia immaginare profonda cultura, saggezza e apertura mentale. Evitare
ogni riferimento a Blade Runner, troppo pop. Men che meno a …
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- Un mondo di viaggi
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Generated: 29 September, 2016, 16:18