Il cerchio di Milk Hill è davvero "impossibile"?

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Il cerchio di Milk Hill è davvero "impossibile"?
Il cerchio di Milk Hill è davvero "impossibile"?
di Stefano Panizza
Tratto da “i nuovi CERCHI NEL GRANO” di Michael Hesemann, pag. 81 e 82:
“Solo tre giorni dopo, il 13 agosto 2001, apparve un pittogramma che mise in
ombra tutto quello che fino allora si era visto.
La sua storia cominciò nella notte dell’11 agosto. Era un sabato, pioveva a
catinelle e i pochi entusiasti, che ancora solevano vegliare sui campi per veder
nascere nuove formazioni, erano spariti da lungo tempo a causa del pessimo
tempo.
(…) Dev’essere stata pura intuizione quella che spinse Charles Mallet, un
ricercatore interessato al fenomeno da tanti anni, a resistere nonostante la
notte piovosa, per ben due ore sul pendio di una collina verso Devizes. La
pioggia continuava a sferzare sempre più violentemente il parabrezza, che,
solo grazie all’azione potente della ventola ad aria calda della macchina,
riusciva a non appannarsi rapidamente, mentre i tergicristalli giravano alla
massima velocità.
Improvvisamente scorse un lampo di luce che rischiarò la cima della collina, da
qualche parte li davanti a lui, completamente al buio.
(…) Doveva trattarsi di Milk Hill che si trovava a metà strada tra la sua
postazione e Alton Barnes.
(…) All’indomani, in effetti, qualcosa era comparso là in fondo. Erano apparsi
409 cerchi su una superficie complessiva di 90.000 metri quadri.
Sei imponenti bracci ricurvi, ciascuno formato da 86 singoli cerchi,
circondavano un cerchio centrale di 25 metri di diametro. L’insieme formava
una galassia in piena regola di 280 metri di diametro, una ruota del sole
sinistrorsa con sei raggi, così bella ed importante da togliere il fiato agli
esperti.
Era piovuto ininterrottamente a fiumi, dalle 23 dell’11 agosto alla mezzanotte
del 12.
Il campo era ancora troppo inzuppato per consentire a chiunque di entrarci.
Solo al mattino del 14 agosto i ricercatori entrarono nel campo e per
l’eccitazione provata non avrebbero voluto uscirne più.”
Questa è la cronaca del più esteso cerchio nel grano mai apparso fino a quel
momento, primato perso nel 2009 per “colpa” del Progetto Atlas di Remko
Delfgaauw e la sua formazione di 530 x 450 metri di Goes (Olanda).
A dire il vero non capisco come faccia Hesemann a calcolare 90.000 metri
quadri con un diametro di 280 metri. La formula per calcolare l’area di un
cerchio è, infatti e come tutti sanno, la seguente: “raggio x raggio x 3,14”.
Facendo due conti, allora, l’area diventa di circa 62.000 metri quadri, cioè i
due terzi di quella segnalata.
Vabbè, pazienza, in fondo, non è certamente la cosa più importante nel
contesto che andremo a sviluppare.
Ma torniamo al testo.
Dalla sua lettura non si può che rimanere colpiti da due fattori:
-
la complessità della formazione
-
le avverse condizioni meteorologiche
E, allora, la domanda diventa conseguente:
è umanamente possibile realizzare un cerchio di una tale complessità ed in
condizioni quasi proibitive?
Istintivamente si direbbe di no.
Il solo pensare che un gruppo di persone riesca ad appiattire ben 409 cerchi in
un campo trasformato in un acquitrino, sembra pura fantascienza.
Il cerchio di Milk Hill è dunque la prova che una Mano Superiore (nel senso
più ampio del termine) abbia deciso di posare il suo sguardo sulla terra
d’Albione?
Vediamo. La ricerca inizia.
Per prima cosa bisogna capire se, e quanto, è complicato costruire,
nell’ordinata disposizione mostrata, tutti quei 409 cerchi.
Già sezionando idealmente la figura, si può avere, in realtà, un’idea della
tecnica eventualmente usata da un falsario.
Costui seguirebbe uno di quei solchi lasciati dai trattori per almeno 150 metri
e, utilizzando una corda di circa 70 metri di lunghezza, traccerebbe un arco
sul terreno.
Poi, con la medesima corda, unirebbe una delle estremità dell’arco al resto
della sua circonferenza.
In questo secondo punto, a mo’ di perno, costruirebbe un secondo arco, le cui
estremità si fermerebbero sulla circonferenza del primo.
Basterebbe ripetere lo schema e si costruirebbe lo “scheletro” dell’intera
formazione.
Successivamente il falsario andrebbe in uno dei punti di unione degli archi e,
con una corda di poco più di 10 metri di lunghezza usata a mo’ di raggio,
traccerebbe un cerchio di oltre 21 metri di diametro.
Proseguirebbe modificando la lunghezza della corda
Ripeterebbe lo schema in tutti gli archi.
Stesso modello, essenzialmente, usato per un altro cerchio, quello di Alton
Barnes del 25 agosto 2008.
Il tempo che impiegherebbe una sola persona sarebbe di poco più di 26 ore.
Naturalmente più persone utilizzate meno tempo servirebbe.
Esiste, però, un limite del quale, eventuali circlemaker, avrebbero dovuto
tener conto.
Ed è la durata delle notti di agosto che, in Inghilterra, non superano le 9 ore.
Chi si è preso la briga di fare i conti ha visto che, per questo lasso di tempo,
sarebbero sufficienti 13 persone, 2 a tracciare gli archi principali e gli altri
dediti a schiacciare le spighe.
Tutto questo però, ed in assenza di una riproduzione della formazione, ne
dimostra unicamente la sua fattibilità teorica (anche se quanto comincia ad
incrinare la granitica convinzione che hanno in molti della sua “impossibilità”).
Ma come dice il proverbio, “fra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare”.
Non essendo, dunque, esaustivo questo tipo di approccio, proviamo ad
analizzare la cosa da un altro punto di vista.
Qualora il cerchio fosse di opera umana, una qualche imperfezione la si
potrebbe trovare.
Ed effettivamente è ben presente (anche se i believersembrano non
accorgersene).
Basta osservare con attenzione il video realizzato da un certo Peter Sorensen.
Ad un certo punto vengono inquadrati due cerchi che non sono né uniti né
separati da spighe integre intatte, ma solo da uno corridoio di grano ben
schiacciato.
La domanda sorge spontanea: perché mai una Mano Superiore avrebbe avuto
bisogno di un passaggio per transitare da un cerchio ad un altro?
Si potrebbe, allora, pensare che il canaletto si sia creato con il calpestio dei
curiosi e che, quindi, originariamente non fosse presente. Il dubbio, però,
svanisce nel momento in cui si osserva più attentamente: le spighe al suo
interno, infatti, sono sotto a quelle del cerchio in primo piano. Il che significa
che prima è venuto il canaletto e poi si è creato il cerchio.
La scoperta mi ha spinto a dare un’occhiata più attenta alle foto aeree della
formazione.
Ebbene, di passaggi fra i cerchi c’è pieno! E non si tratta di tracce disordinate
come lasciate da chi va a curiosare, ma di linee poste secondo una logica
precisa ed inequivocabile nella sua funzione.
Nell’immagine ne ho evidenziato solo alcuni.
Questi passaggi, infatti, non costituiscono altro che le principali linee di
costruzione della formazione.
E sono ben visibili in quanto, per non lasciare tracce sulle spighe integre, è
stato necessario ripassarci più volte, con la conseguenza di schiacciarle per
bene.
Quanto si osserva a Milk Hill è uguale ciò che si trova in tutti gli altri cerchi nel
grano. Il modello di costruzione è, infatti, sempre il medesimo: si concretizza
in alcune decine di centimetri di diametro per le linee principali, molte di più,
invece, per le altre (create con assi e che dall’alto sembrano i solchi di un
vecchio disco in vinile).
Ma guardando e riguardando si può anche notare un’asimmetria nel diametro
dei cerchi finali di ogni braccio principale e di quelli interni .
Se poi suddividiamo le aeree del cerchio in tre parti ideali, vediamo che esse
mostrano angoli e superfici ben diverse.
Ricapitoliamo un attimo il tutto.
Abbiamo visto che da un punto di vista puramente teorico è possibile
costruire il cerchio.
Un’analisi, poi, di quello concretamente realizzato ha mostrato evidenti
imperfezioni geometriche e tracce di artefatto.
In altre parole ne appaiono evidenti la logica costruttiva e la matrice umana.
Rimane, però, un altro punto importante punto da chiarire.
Come è stato possibile realizzare un cerchio così esteso, sotto una pioggia
torrenziale ed in un campo trasformato in una mezza palude?
Per rispondere a questa domanda è necessario prima porsene un’altra.
Quando è apparsa esattamente la formazione e, in quel giorno, com’era
davvero la situazione meteorologica?
Il cerchio viene creato “ufficialmente” la notte fra sabato 11 e domenica 12
agosto.
Ciò lo si è dedotto dalle testimonianze di 2 persone: il già citato Charles
Mallet e John Hunt.
Quest’ultimo il 25 (?!) agosto dichiara (sotto ne vediamo un estratto):
“On Saturday 11th August I camped on top of Milk Hill.
After putting up my tent I went for a walk after the sun went down to look at
the White Horse. Although it was getting darker there was still plenty of light.
I decided to try a short cut back to the tent and climbed over the fence above
and to the left of the White Horse into a grass field with some sheep in it. To
the left of that field is the crop field in question.
I could not cross that wheat field so I climbed over a fence in the hedge and
immediately came upon the small ring. Incidentally, I noticed that the top rail
of the fence I stepped over was broken and thought that it had only recently
been broken.
I was fascinated by the ring as it was so small and seemingly insignificant,
tucked out of the way on the edge of the field.
I looked across the field in the hope of seeing something else but saw nothing.
I do not believe that the large formation was there.
I went back on Sunday 19th August and walked the same route and from the
small ring could see some of the flattened wheat in the large formation.
However, I would not like to swear that it was not there on the night of the
11th as I cannot say if the light might have concealed any of the flattening.
It was a wet and windy night on the 11/12th.”
Che tradotto significa:
“Sabato 11 agosto mi sono accampato nella parte alta di Milk Hill.
Dopo aver piantato la mia tenda sono andato a fare una passeggiata; il sole
era tramontato dalla parte dove si trova la figura del White Horse. Anche
se stava
diventando
buio
c'era
ancora molta
luce.
Ho deciso di prendere una scorciatoia, scavalcato una recinzione nei
pressi del White Horse e sono entrato in un campo di erba dove erano
presenti alcune pecore. A sinistra di quest’ultimo si trova il campo di
grano dove
poi
è
apparso
il
cerchio
in
questione.
Non
potendolo
attraversare, ho scavalcato un’altra recinzione e
immediatamente mi sono ritrovato vicino ad un piccolo anello di grano
schiacciato.
Tra l'altro, ho notato che la guida superiore della recinzione che
avevo scavalcato era rotta e sembrava che il fatto fosse successo di recente.
Ero
affascinato da questo l'anello così piccolo e
apparentemente insignificante, nascosto dalla strada ai margini del campo.
Ho guardato poi in direzione del campo, nella speranzadi vedere qualcosa,
ma non ho notato nulla. Non credoche quella formazione di grandi
dimensioni
di
cui
poi
si
è
parlato fosse
già
lì.
Sono tornato sul posto domenica 19 agosto e, camminando sulla stessa
strada e ritornando nei pressi del piccolo anello, ho potuto vedere alcune
macchie
di grano appiattito e
in
un’area
piuttosto
vasta..
Tuttavia, non potrei giurare che non fosse lì la notte del 11, come non posso
dire se la luce mi possa averenascosto la vista di altre zone in cui il grano
risultasse schiacciato.
Quella fra l’11 e il 12 fu una notte umida e ventosa.”
In sintesi afferma:
-
di aver visto un anello di grano schiacciato (l’unica certezza
“cerealicola", nella foto
sopra in basso a sinistra)
-
di non essere sicuro di quanto ci potesse eventualmente essere
oltre a questo (per
prospettiva e luminosità non idonee, ricordo
che la zona è un saliscendi)
-
di aver visto segni recenti di effrazione sulla recinzione (fatti da
eventuali circlemaker?)
-
che la notte era umida e ventosa (quindi niente pioggia)
-
ha visto il cerchio diversi giorni dopo (addirittura sette)
Analizzando, invece, la testimonianza di Charles Mallet (in realtà esistono
alcuni dubbi che le parole siano proprio le sue, ma fidiamoci di Hesemann) e
di altre informazioni si evince che:
-
era, si, in zona, ma non proprio a Milk Hill, trovandosi ad una decina
di km di distanza (quindi quanto serve la sua testimonianza?)
-
non vide nessun cerchio (idem come sopra)
-
gli apparve una luce improvvisa (non poteva essersi trattato di un
fulmine?)
-
sembravano essersi aperte le cateratte del cielo dalla pioggia che
cadeva (strano, visto che l’unico testimone in loco non parla di
pioggia)
-
i ricercatori entrarono nella formazione martedì 14; in realtà
Francine Blake ed il suo Wiltshire Crop Cirlce Study Group ebbero
accesso al cerchio già nel tardo pomeriggio di domenica 12, a seguito
della “soffiata” telefonica di un tale Mick e non ebbero, ovviamente,
problemi per il fango (che non poteva esserci), tanto è vero che non
lasciarono particolari tracce con il loro calpestio.
Torniamo alla nostra domanda, quando è apparsa la formazione?
In pratica non si sa esattamente.
Potrebbe essere stata creata la notte fra venerdì 10 e sabato 11 e non essere
stata vista la sera dell’11 da John Hunt.
E anche durante le ore di luce della giornata di sabato 11 potrebbe essere
sfuggita.
In fondo l’abitazione più vicina si trova ad un chilometro, in una zona ad un
livello più basso di un centinaio di metri e circondata da un boschetto.
La zona, lontano da strade principali, appare, infatti, piuttosto isolata.
È anche vero, però, che essendoci li vicino il White Horse, è possibile che
passino dei velivoli leggeri per far fare un giro panoramico ai turisti. Di
conseguenza una tal figura non sarebbe passata inosservata; la stessa
Francine Blake dice di aver sorvolato Milk Hill venerdì 10 e di non aver visto
nulla..
Insomma, l’incertezza può realisticamente riguardare un paio di giorni avanti
e indietro, non di più.
Forse il cerchio è stato iniziato la notte fra il 10 e l’11 e terminato fra l’11 e il
12. Questo darebbe ragione al fatto che Hunt vide qualcosa (il piccolo anello)
ma non la formazione intera (perché magari solo accennata).
Ad ogni modo tutti sono d’accordo nel collocarla verso quel fine settimana.
Ora, la domanda è, come fu il tempo in quei giorni?
Hunt non parla di pioggia (è l’unico testimone in loco, ma potrebbe essersi
allontanato ben prima della mezzanotte). Fa riferimento a “vento ed
umidità”. Mi sono andato a controllare i dati della più vicina stazione meteo,
quella di Lyneham, sul finire della serata dell’11. Effettivamente abbiamo un
82% di umidità ed una velocità media di 20 km/h per il vento
(scientificamente classificato come “brezza vivace”).
Insomma, la testimonianza sembra attendibile (vedremo poi confermata
anche nel fattore “pioggia”).
Mallet, invece, parla di una sorta di diluvio (non era in zona, ma la sua
testimonianza riporta fatti più verso il cuore della notte).
Allora, è piovuto o non è piovuto?
Direi che non rimane che andare a consultare nuovamente le carte meteo di
cui giorni.
Non essendo, però, disponibili proprio quelle di Milk Hill, mancando li una
stazione di rilevamento, dobbiamo far riferimento a quelle più vicine, una
posta a nord (Lyneham a 17 km), l’altra a sud (Boscombe a 24 km) della
nostra collina.
Nel primo caso abbiamo avuto 24 mm di pioggia, nel secondo solo 9, per la
giornata di giovedì 9.
Per i giorni a seguire praticamente nulla, andando dal “sereno” al “poco
nuvoloso” alla “pioggia debole” (Hunt che entrò la sera dell’11 non ebbe,
infatti, problemi di fango).
Ora, 24 mm in un giorno non sono praticamente nulla (dal punto di vista
scientifico 1 mm/h è considerato “pioviggine”, cioè ancor meno di “pioggia
debole”).
Anche immaginando precipitazioni concentrante in poco tempo e non
nell’arco di una giornata, si può tranquillamente affermare che non si è
neanche “bagnata la polvere”.
Abbiamo, quindi, quattro fonti per capire cosa sia successo dal punto di vista
meteo: una prova testimoniale in loco e due stazioni meteo nel raggio medio
di una ventina di km che dicono che non è piovuto (o quasi) ed un’altra
testimoniale ad una decina di km che parla di un mezzo diluvio universale.
Visto che la “maggioranza” punta in una direzione ben precisa (non è
piovuto), cerchiamo di dare un senso alla testimonianza di Mallet.
Chi è questo Charles Mallet?
Basta andare nel suo sito internet per avere una qualche preziosa
informazione da interpretare.
Gestisce il Silent Circle Cafè e la cosiddetta school – house, punto di ritrovo di
turisti ed appassionati di cerchi nel grano.
Il locale organizza meeting e offre un’adeguata ristorazione. E naturalmente si
possono acquistare libri, dvd, fotografie, mappe e molti altri prodotti legati al
fenomeno dei cerchi nel grano.
E “casualmente” per gli appassionati è anche possibile raggiungere, dopo
poche centinaia di metri, il Wiltshire Microlight Center, dopo vengono
accompagnati in un sorvolo aereo alla caccia dei crop circle.
Già in passato il nostro Mallet ebbe modo di trovarsi al posto giusto nel
momento giusto.
Nel giugno del 2000 vide una strana luce dove poi apparve il cerchio di West
Kennet Long Barrow, ma anche nel 1999 successe la stessa cosa per le
formazioni di Silbury Hill e Milk Hill.
Insomma, qualche domanda credo sorga spontanea.
E, si badi bene, la leggenda della “pioggia torrenziale” nasce unicamente dalle
sue parole, che cozzano contro ogni altro tipo di analisi dell’accaduto, da
quella testimoniale (di Hunt e di chi entrò tranquillamente nella formazione,
che doveva invece trovare “allagata”) e scientifica (dei dati meteo
incrociati).
In ogni caso, anche la presenza (comunque improbabile nello specifico) di un
po’ di pioggia, non avrebbe costituito certamente un problema per
eventuali circlemaker (anzi, forse così ci sarebbe stata meno gente in giro a
curiosare).
Le loro tecniche, infatti, sono arcinote.
Possono entrare nel campo utilizzando le tram line, che sono di una terra
sufficientemente battuta, considerando anche che il terreno inglese,
frammisto di gesso (non per nulla è stato creato il White Horse), è più duro
del nostro.
Se si osserva, poi, l’anello scoperto da Hunt, si nota che tocca proprio
una tram line; quindi potrebbe essere stato utilizzato come “ponte” per
entrare nel campo senza lasciare tracce.
Ci dimentica, poi, di come lo stesso grano, una volta schiacciato, diventi una
sorta di tappeto isolante.
Quindi, in ogni fase dell’operazione, chi opera può non lasciare impronte.
È giunto, ora, il momento di tirare delle inequivocabili conclusioni.
Eccole:
-
nella figura si riconosce una chiara linea di costruzione basata su
una logica e schematica ripetizione di cerchi
-
questa è teoricamente riproducibile in un campo di grano
-
in quella realizzata sono presenti evidenti tracce di artefatto
-
la formazione mostra palesi imperfezioni ed irregolarità
-
le condizioni meteo in cui è apparsa erano probabilmente buone
-
una eventuale pioggia non ne avrebbe comunque ostacolato la
creazione
Si può ancora considerare “impossibile” il cerchio di Milk Hill?
Direi che affermarlo vorrebbe dire essere perlomeno ingenui.
Chiudo rispondendo ad una possibile ultima obiezione:
“Avrà anche un senso quanto detto, ma manca la cosiddetta prova del nove.
Se è stato così “normale” fare il cerchio, perché non riprodurlo davanti a
telecamere e giornalisti, in modo da convincere un po’ tutti?”
La domanda sembra legittima, ma in realtà è priva di un senso.
Infatti le si possono opporre le seguenti obiezioni:
-
considerando che fare cerchi è illegale, per danno al patrimonio e
forse per abuso di credulità popolare (non per nulla i circlemaker se
ne guardano bene dal lasciare prove come foto e filmati), chi si
espone?
-
volendo far le cose dentro le regole e pagare il contadino, chi tira
fuori i soldi?
-
solo “quattro gatti scettici”, poi, hanno davvero interesse a
smontare il fenomeno, non sicuramente i circlemaker ( per
mantenere il mito), né chi ci guadagna (operatori turistici di vario
genere, scrittori, registi etc), né gli appassionati, che in fondo
trovano appagamento dal senso di mistero che lo circonda.
Ma, soprattutto, non c’è bisogno di rifare il cerchio di Milk Hill perché ne è già
presente un altro, di comprovata natura umana, ben più complesso ed
esteso: quello di Goes, figlio del Progetto Atlas.
Mi permetto di dire: case closed.
Bibliografia e sitografia:
i nuovi CERCHI NEL GRANO – Michael Hesemann – Edizioni Mediterranee
http://www.geocities.ws/pduchesne3/
http://francescograssi.blogspot.com/2008/08/cerchi-nel-grano-milk-hill2001.html
http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Cerchi-nel-Grano-sapete-riconoscere-ifalsi-/D5074983-2.html
http://ufoonline.freeforumzone.leonardo.it/mobile/discussione.aspx?idd=99
96044&p=5
http://ufologando.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9996101
&p=3
http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Cerchi-nel-grano-quale-mistero-Lespiegazioni-di-Gucumatz/D9996101-2.html
http://www.scribd.com/doc/71828218/Crop-Circles-Le-Spiegazioni-DiGucumatz (anche per immagini)
http://forum.cosenascoste.com/ufo-alieni/47744-differenze-tra-crop-circlesritenuti-originali-e-quelli-ritenuti-falsi-13.html
http://www.milkhill-revealed.com/PDFs/Milk%20Hill%20data%20sheet.pdf
http://www.swirlednews.com/article.asp?artID=245
http://www.swirlednews.com/article.asp?artID=255
http://cropfm.at/resources/cc2006/index.html
http://www.cropcircleconnector.com/silentcircle/silentcafe2005.html
http://www.wunderground.com
http://it.wikipedia.org
http://www.silentcircle.co.uk/
http://www.lucypringle.co.uk/photos/2008/uk2008be6.jpg
http://www.temporarytemples.co.uk/imagelibrary/images-2001-enlarge/48Milk-Hill-Wiltshire-12-08-01-Wheat-L-MFYB.jpg
http://www.lucypringle.co.uk/photos/2001/uk2001df.shtml
Nota: Si invitano gli autori a segnalare eventuali copyright per le immagini
pubblicate al fine di una loro possibile cancellazione.
Cropfiles ringrazia Stefano Panizza per l’autorizzazione a riprodurre questo
suo articolo.