1 FORMAZIONE UNIVERSITARIA SULLE COMUNITA` DI
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1 FORMAZIONE UNIVERSITARIA SULLE COMUNITA` DI
FORMAZIONE UNIVERSITARIA SULLE COMUNITA’ DI PRATICA Giuditta Alessandrini [email protected] & Giovanni Rosso [email protected] Master GESCOM Facoltà di Scienze della Formazione Università Roma Tre via del Castro Pretorio 20 00185 Roma Italia Tel /Fax +39 064462552 INTRODUZIONE Il termine Comunità di Pratica (CoPs) è stato coniato da Lave & Wenger (1991) nel corso delle loro ricerche sull’apprendistato, svolte a partire dal 1988 utilizzando studi condotti in ambienti e culture molto diverse come quelli delle levatrici Maya nello Yucatan, dei sarti di Vai e Gola in Liberia, dei campi di addestramento dei nocchieri della marina militare statunitense, dei macellai di alcuni supermercati americani, e tra i membri dell’associazione Alcolisti Anonimi. Il denominatore comune di questi studi è apparso a Lave e Wenger la presenza di meccanismi di apprendimento non indagati in precedenza da altri autori e legati non all’interazione diretta tra apprendista e maestro ma alla partecipazione ad una pratica condivisa con altri attori quali altri apprendisti, altri maestri, “journeyfolks” (lavoratori a giornata). Lave e Wenger hanno quindi considerato l’apprendimento in stretta connessione con la pratica sociale e osservato il meccanismo, definito come Partecipazione Periferica Legittima, per il quale anche gli apprendisti sono considerati membri della comunità, da loro chiamata Comunità di Pratica, e, in quanto tali, pienamente legittimati a condividerne le risorse e le esperienze, a partecipare alle discussioni, ad interagire su un piano di parità con i più esperti. Nate in un contesto accademico, nell’ambito di problematiche connesse allo studio del linguaggio e delle interazioni sociali, le CoPs hanno rapidamente conquistato il mondo aziendale dove si stanno affermando come strategia di supporto per la formazione in e- learning (Brown S. & Duguid P.1995), strumenti di Knowledge Management (Profili S., 2004) e, più in generale, prospettive di sviluppo per gli studi sull’apprendimento organizzativo (Alessandrini 2005). BACKGROUND Gli studi di Lave & Wenger si collocano nel solco dei lavori sul carattere sociale dell’apprendimento, in particolare quelli di Vygotskij (1980) sulla “zona di sviluppo prossimale”, teoria che spiega la possibilità per il discente di arrivare a svolgere compiti anche leggermente al di fuori dello stretto ambito delle proprie competenze utilizzando, tramite la mediazione comunicativa, il patrimonio di competenze del gruppo di apprendimento in cui è inserito. E’ da rilevare tuttavia la sostanziale differenza tra la situazione delle Comunità di Apprendimento (CoLs) ambienti artificiali in cui esistono i ruoli ben definiti di insegnante e allievi e quella delle Comunità di Pratica, ambienti reali in cui esperti e apprendisti co-partecipano alla realizzazione di pratiche condivise. Studi più recenti come quello di Engestrom (1987) – i lavori originali di Vygotskij risalgono infatti agli anni Trenta – estendono l’ambito di applicazione del concetto di zona di sviluppo prossimale dandole un’interpretazione di tipo “collettivista” o “sociale”. Altri autori come Orr (1996) approfondiscono il tema dell’identità individuale e collettiva che si sviluppa negli ambienti di lavoro attraverso la circolazione delle “war stories”, racconti su situazioni applicative particolarmente difficili risolte brillantemente per mezzo dell’intuizione o dell’esperienza. Lo sviluppo esponenziale delle connessioni ad Internet a partire dagli anni Novanta (Rosso 2005), rende possibile la diffusione delle comunità virtuali (Rheingold 1993) e la trasformazione delle CoPs studiate da Lave e Wenger in comunità in cui l’interazione in presenza è sempre più spesso sostituita dall’interazio ne a distanza con le conseguenti problematiche caratteristiche della Comunicazione Mediata da Computer (Rivoltella 2003). 1 UN’ESPERIENZA DI FORMAZIONE SULLE COMUNITA’ DI PRATICA All’interno dell’attività di ricerca del LAOC, Laboratorio di Apprendimento Organizzativo e Comunicazione, coordinato dalla prof.ssa Giuditta Alessandrini dell’Università Roma Tre, è stata sperimentata, nel corso dell’A.A. 2004 – 2005, una formazione specifica sulle CoPs attivando una Comunità di Pratica tra i corsisti del Master a distanza GESCOM, Gestione e Sviluppo della Conoscenza nell’area Risorse Umane, diretto dalla prof.ssa Giuditta Alessandrini. L’attività, coordinata dal prof. Giovanni Rosso, cultore di Pedagogia del Lavoro e ricercatore presso l’IRRE (Istituto Regionale di Ricerca Educativa) del Lazio, si è articolata in più fasi secondo una metodologia (Wenger & al, 2005) messa a punto da Etienne Wenger, uno dei massimi esperti mondiali del settore. Obiettivo prioritario della prima fase è stato quello di creare la comunità e far nascere identità e senso di appartenenza. Infatti una comunità non è di per sé una comunità di pratica se non sono presenti queste tre caratteristiche (Wenger 2001): un’identità che deriva dalla condivisione di interessi e soprattutto dalla dedizione e lealtà dei suoi aderenti (commitment) nei confronti della comunità; in queste condizioni la comunità acquisisce una competenza collettiva e i suoi membri imparano gli uni dagli altri; un’interazione all’interno della comunità che si esplichi in discussioni, attività in comune, aiuto reciproco. La condivisione di interessi è una condizione necessaria ma non sufficiente per l’esistenza di una comunità di pratica: è cruciale l’aspetto interattivo e un impegno nell’attività comune, che deve essere condiviso anche se può essere discontinuo; la presenza di un insieme di risorse e di pratiche condivise che sono il risultato del continuo confronto informale e dialettico delle esperienze personali messe al servizio della comunità. Il processo di sviluppo di queste risorse può anche non essere svolto in modo conscio ed intenzionale ma semplicemente attivarsi in maniera spontanea in conseguenza dei rapporti sociali che si instaurano con gli altri membri della comunità. Per motivare i corsisti e suscitare coinvolgimento e senso di appartenenza alla comunità è stato proposto un compito di gruppo che li ponesse di fronte ai problemi concreti della progettazione di interventi formativi da uno specifico angolo di visuale, quello dei servizi di Accoglienza e Accompagnamento. L’attività di ricerca e progettazione che era richiesta ai diversi gruppi di lavoro doveva portarli a definire, sulla base degli elementi di scenario e per gli specifici gruppi di destinatari individuati dalla Direzione del Master, lo schema di un breve intervento di orientamento formativo, della durata di 25 – 30 ore finalizzato a motivare o ri- motivare i partecipanti all’attività e fornire loro un corredo minimo di strumenti conoscitivi idonei ad incrementare la probabilità di inserirsi o rientrare nel mercato del lavoro. Ogni gruppo aveva a disposizione tra i classici strumenti per l’interazione sociale on line (Calvani 2005) un forum privato, monitorato dal tutor, per discutere sullo sviluppo e l’organizzazione del lavoro ed un’area riservata per lo scambio e la condivisione di materiali (repository). Un’area di discussione sul forum pubblico era invece dedicata allo scambio di impressioni e riflessioni sull’andamento dell’attività. L’interazione tramite i forum privati è stata molto elevata, con una media di un centinaio di messaggi per ogni gruppo di 6 – 7 corsisti nell’arco di circa tre mesi. L’area del forum pubblico dedicata alla comunità ha raccolto più di trecento messaggi nello stesso periodo. Alcuni gruppi hanno sviluppato un forte senso d’identità che li ha portati prima a scegliere un nome che caratterizzasse il proprio gruppo e poi ad organizzare un’associazione tra i corsisti di tutte le edizioni del master. L’attività su un ambito di competenza ben definito, quello della progettazione di un intervento di orientamento formativo, ha permesso in questa prima fase anche di creare il domain della comunità cioè quell’area di contenuti condivisi, di conoscenze organizzate, che è un tratto caratterizzante delle CoPs. La seconda fase ha avuto invece l’obiettivo di far acquisire la practice, la pratica, tramite lo studio di casi, proposti dai tutor, o la discussione su situazioni specifiche, legate all’esperienza lavorativa dei corsisti, proposte dai partecipanti. In questa fase i corsisti sono stati anche stimolati ad 2 assumere, in base al contesto e alla loro expertise, ruoli diversificati, di coordinatore, mediatore, neofita, sperimentando in tal modo il meccanismo della “partecipazione periferica legittima”. A titolo esemplificativo descriviamo sinteticamente un caso proposto, relativo alle difficoltà che incontra un ipotetico ingegner Pressi, fautore di una gestione innovativa e attenta alle esigenze di formazione e di sviluppo della persona dei lavoratori, a svolgere il ruolo di responsabile della gestione delle Risorse Umane in una azienda tradizionalista, gestita dalla proprietà, in cui l’unica leva per motivare i lavoratori è sempre stata solo il ricorso agli incentivi economici. Le iniziative intraprese dall’ing. Pressi, che ha organizzato interventi formativi e occasioni di incontro (palestra interna per gli impiegati, gita sociale per gli operai), non hanno però conseguito il risultato atteso di una maggiore produttività del personale. Lo stimolo proposto ha aperto un vivace dibattito tra i corsisti che hanno interagito esclusivamente on line, sul forum, utilizzando il repository per la condivisione dei materiali portati a supporto delle proprie tesi. In questa seconda fase, per rendere le condizioni dell’interazione più vicine a quelle di una CoP reale, i corsisti sono stati suddivisi in gruppi più numerosi, ognuno composto da 10 – 12 unità. Alcuni corsisti che per esperienze lavorative avevano una conoscenza diretta del tema hanno assunto il ruolo di “esperti” mentre gli altri si comportavano come “apprendisti” perché le loro conoscenze erano solo quelle teoriche acquisite dallo studio dei moduli specifici del master. Nell’ambito delle attività relative alla preparazione di tesi di laurea seguite dalla prof.ssa Alessandrini e dai suoi collaboratori, sono stati somministrati ai corsisti del master dei questionari relativi sia all’esperienza in generale di interazione on line (Gabanella 2006), sia a quella specifica di formazione sulle Comunità di Pratica (Sisti 2006). I corsisti hanno mostrato in larga maggioranza soddisfazione per le esperienze svolte, dichiarando che le attività proposte sono state molto importanti per acquisire la capacità di collaborare a distanza e per imparare ad interagire efficacemente on line, competenze queste che sono molto richieste dal mercato del lavoro ma per le quali non sono ancora diffusi percorsi formativi specifici. Le risposte ai due diversi questionari non sono tuttavia del tutto sovrapponibili. Il questionario proposto da Gabanella (2006) includeva una doma nda sulla possibilità di comunicare efficacemente a distanza per mezzo del forum a cui la maggioranza dei corsisti ha risposto positivamente, mentre alla domanda se si potesse realizzare una comunità solo per mezzo dell’interazione on line (Sisti 2006), la maggioranza ha risposto negativamente. Una possibile spiegazione a questa contraddizione è legata al fatto che una buona parte dei corsisti risiedeva a Roma ed aveva quindi la possibilità di frequentarsi anche in modalità face to face con soddisfazione indubbiamente maggiore. SVILUPPI FUTURI L’esperienza descritta sarà replicata nelle prossime edizioni del master con l’obiettivo di arrivare a costruire un modulo specifico per la formazione sulle CoPs. L’esigenza di formare responsabili della gestione delle Risorse Umane sia nell’ambito aziendale sia in quello della Pubblica Amministrazione Centrale e Locale, ha suggerito di individuare, per la fase di sviluppo della practice, temi più generali e non legati a problematiche specifiche dei diversi settori di provenienza dei corsisti del master, per la maggior parte già inseriti nel mondo del lavoro. Una delle proposte di analisi e dibattito previste per il prossimo anno accademico riguarderà il tema del benessere organizzativo, elemento fondamentale per la qua lità della vita nell’ambiente di lavoro. CONCLUSIONI Il tema delle CoPs sta acquisendo un’importanza sempre maggiore come strumento di Knowledge Management (Profili S., 2004) e come strategia per l’apprendimento organizzativo (Alessandrini 2005) mentre sono ancora carenti gli studi e le esperienze di formazione sulle Comunità di Pratica. L’aspetto innovativo dell’esperienza da noi realizzata è rappresentato dal fatto che non si è trattato di coltivare una CoP come strumento per la formazione o la gestione delle conoscenze, ma di 3 realizzare una formazione in situazione sulle strategie da utilizzare per far nascere e coltivare una Comunità di Pratica. REFERENCES Alessandrini G. & al. (2005), Manuale per l’esperto dei processi formativi, Carocci, Roma. Brown S. & Duguid P.(1995) Apprendimento nelle organizzazioni e “comunità di pratiche” in Pontecorvo, Aiello & Zucchermaglio (a cura di) I contesti dell’apprendimento, Zanichelli, Ambrosiana. Calvani A. (a cura di) (2005), Rete, comunità e conoscenza, Erickson, Trento. Engestrom Y. (1987), Learning by expanding, Helsinki, Orienta-Konsultit Oy. Gabanella G. (2006), Metodologie di comunicazione interattiva in ambiente virtuale: un approccio sperimentale, tesi di laurea non pubblicata, Università Roma Tre. Lave J.& Wenger E., (1991), Situated Learning. Legitimate Peripheral Participation, Cambridge University Press, New York. Orr J., (1996), Talking About Machines: An Ethnography of a Modern Job, Cornell University Press, Ithaca New York. Rheingold H., (1993), The Virtual Community, MIT Press, Massachusets. Rivoltella P.C. (2003) Costruttivismo e pragmatica della comunicazione on-line, Erickson, Trento. Rosso G., (2005) Comunità on- line per la formazione e la professione in Alessandrini G. & al., Manuale per l’esperto dei processi formativi, Carocci, Roma. Profili S. (2004), Il Knowledge Management Approcci teorici e strumenti gestionali, FrancoAngeli. Sisti C. (2006), Comunità di Pratica per l’apprendimento organizzativo: un approccio sperimentale nel Master Gescom, tesi di laurea non pubblicata, Università Roma Tre. Vygotskij, L.S., (1980), Il processo cognitivo, Boringhieri, Torino. Wenger E. (2001), Communities of practice: learning, meaning and identity, Cambridge University Press. Wenger E., Smith J.& Stuckey B. (2005), Foundations of Communities of Practice, from http://www.cpsquare.org. PAROLE CHIAVE Apprendimento organizzativo: Un settore degli studi sulla conoscenza nell’ambito delle teorie sulle organizzazioni che indaga sui modi e gli strumenti con cui un’organizzazione apprende e si adatta all’ambiente. Argyris & Schoen, considerati i padri dell’apprendimento organizzativo, lo definiscono come il processo per il quale le conoscenze e le esperienze di ciascun membro dell’organizzazione vengono codificate e memorizzate come patrimonio comune dell’intera organizzazione. Il termine non è sinonimo di “organizzazione che apprende” che invece si riferisce alle strategie da applicare in un’organizzazione perché essa possa apprendere in modo continuo ed efficace. Comunità di Apprendimento: Uno strumento di apprendimento collaborativo basato sull’interazione on line tra studenti e docenti. Il modello, proposto all’inizio degli anni Novanta da Brown & Campione mutuando il paradigma delle comunità scientifiche di ricerca, si basa sulla condivisione delle conoscenze tra i partecipanti e sull’uso di strategie metacognitive di riflessione sull’apprendimento. Nella relazione con gli allievi il docente assume una funzione di supporto (coaching) più che quella di depositario delle conoscenze, lascia spazio ai contributi degli allievi e favorisce il peer tutoring e il reciprocal teaching. Comunità di Pratica: Un gruppo di persone che condividono un interesse o una passione per un’attività che svolgono e che interagiscono in modo regolare per imparare a svolgerla meglio. L’interazione può essere face to face o tramite forum, e- mail, chat ed avviene in modo spontaneo ed 4 autoregolamentato, con la frequenza e l’assiduità che ogni membro reputa opportuna. E’ naturalmente possibile partecipare contemporaneamente a diverse Comunità di Pratica e per tale motivo la struttura e la consistenza delle comunità evolve in modo dinamico. Il termine è stato coniato alla fine degli anni Ottanta da J. Lave & E. Wenger. Comunicazione Mediata da Computer: Forma particolare di comunicazione interpersonale in cui i partecipanti interagiscono a distanza tramite computer scambiandosi messaggi testuali in modo sincrono (chat) o asincrono (forum o e-mail). Per compensare l’assenza degli elementi non verbali della comunicazione e del loro contenuto metacomunicativo, si utilizzano elementi grafici denominati emoticons o smiley che rappresentano emozioni o stati d’animo. Tra i più diffusi :- ) per indicare felicità, :- ( per tristezza, ;-) per “sto scherzando”. Altre forme metacomunicative sono l’uso delle maiuscole, che equivale ad alzare la voce o urlare, e l’uso strategico dei segni di interpunzione come i puntini di sospensione o una serie di punti interrogativi o esclamativi (???? ; !!!!). Comunità virtua le: Una forma di aggregazione sociale che nasce su Internet dall’interazione on line, tramite forum o e-mail, di gruppi di persone che condividono un interesse e che, di norma, non hanno anche contatti face to face. Il fine dell’interazione è il semplice scambio di conoscenze ed opinioni, non, come nelle Comunità di Pratica, la costruzione di pratiche condivise. Secondo Rheingold (1993) la comunità si realizza quando le discussioni pubbliche sono condotte abbastanza a lungo e con tale partecipazione emotiva da creare una rete di relazioni personali. Knowledge Management: L’insieme degli strumenti, software e procedurali, per gestire le conoscenze in una organizzazione o in una comunità. Il termine, introdotto nel 1986 da Karl M. Wiig, era riferito inizialmente agli aspetti tecnologici di archiviazione, reperimento e distribuzione delle conoscenze ma successivamente si è esteso ad indicare le politiche di formazione e gestione delle Risorse Umane che incentivano la condivisione e la circolazione delle conoscenze all’interno dell’organizzazione. La filosofia del Knowledge Management si coniuga con il sistema dei valori, lealtà, cooperazione, condivisione, che è alla base della cultura d’impresa. 5