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Scheda informativa
titolo
Egitto Napoli. Collezione egizia
sede e data di apertura al pubblico
Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Piazza Museo 18
dal 8 ottobre 2016
cura della collezione
Valeria Sampaolo
cura dell’allestimento
Rosanna Pirelli, Ilaria Incordino, Stefania Mainieri, Università degli Studi di Napoli
L’Orientale
Federico Poole, Museo Egizio, Torino
Caterina Cozzolino, Rita Di Maria, MANN
progetto di allestimento
Guicciardini e Magni Architetti - Studio Associato
il progetto Egitto / Pompei è promosso da
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Soprintendenza Pompei
Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino
comitato scientifico
Paolo Giulierini, Christian Greco, Massimo Osanna
organizzazione, comunicazione e guida alla collezione
Electa
orari
aperto tutti i giorni
dalle 9.00 alle 19.30 (ultimo ingresso alle 19.00)
chiusura settimanale: martedì
biglietti
intero 12 euro - ridotto 6 euro
informazioni
www.mostraegittopompei.it
www.museoarcheologiconapoli.it
uffici stampa
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Ornella Falco
[email protected]
Vittorio Melini
[email protected]
tel. 081 4422275
Villaggio Globale International
Antonella Lacchin
041/5904893 - 335/7185874
[email protected]
Electa
Gabriella Gatto
tel. 06 47497462
[email protected]
La sezione egiziana del Museo Archeologico
Nazionale di Napoli: storia e formazione
La Collezione egiziana del Museo si compone di circa 2500 oggetti databili tra l’inizio
dell’epoca dinastica e la fine dell’epoca bizantina (3000 a.C. - 640 d.C.), pervenuti tra il
1803 e il 1917, attraverso l’acquisizione di collezioni private diverse per gusto, epoca,
modi di formazione e dimensioni, ad eccezione di un gruppo di oggetti egiziani ed
egittizzanti (realizzati cioè ad imitazione di quelli egiziani) rinvenuti in varie località
archeologiche della Campania, a partire dalla seconda metà del Settecento.
In un percorso espositivo completamente rinnovato, i materiali accompagnano il visitatore
nella conoscenza del mondo faraonico, mentre il filo rosso della narrazione del formarsi
della collezione, lo guida nella comprensione delle molteplici manifestazioni dell’influenza
della civiltà egiziana sul mondo occidentale antico e moderno e nella riscoperta del legame
che, fin dall’antichità, unisce Napoli e la Campania all’Egitto.
Un’ampia sezione introduttiva nelle prime due sale (XVII e XVIII) “racconta” sia la storia
della formazione della collezione e dei diversi nuclei di cui si compone, importanti per la
storia del collezionismo egittologico sette-ottocentesco, sia quella delle sue sistemazioni
museografiche e della sua posizione nella gerarchia espositiva delle collezioni di un
grande Istituto museale da sempre considerato forse il più importante museo al mondo per
l’archeologia classica. Falsi settecenteschi e calchi ottocenteschi, insieme ad esempi
dell’arredo antico e alla riproduzione di un dipinto di Paolo Vetri ispirato all’allestimento
post-unitario (1864-1866) voluto da Giuseppe Fiorelli, rievocano episodi e atmosfere delle
diverse sistemazioni della collezione, richiamando l’attenzione sulle trasformazioni nel
rapporto tra criteri di classificazione e interpretazione dei materiali, criteri espositivi e
contesto politico, ideologico e culturale, entro il quale, tra la fine del Settecento e gli inizi
del Novecento, erano maturate le condizioni della riscoperta europea della civiltà egiziana
e l’elaborazione delle diverse chiavi di lettura per la sua comprensione scientifica e la sua
rappresentazione al pubblico dei musei. La storia della collezione egiziana di Napoli inizia
ufficialmente nel 1821, quando il direttore del Museo, il marchese Michele Arditi, realizza il
“Portico dei Monumenti Egizj” – una delle prime sezioni di antichità egiziane istituita in un
grande museo d’Europa – esponendovi, con la statua-naoforo e le Isidi Farnese, i reperti
egiziani ed egittizzanti ritrovati in Campania e la raccolta egiziana pervenuta durante il
decennio francese
con l’acquisto del Museo Borgiano Veliterno, concluso nel 1814 da Gioacchino Murat e
confermato da Ferdinando I di Borbone dopo la Restaurazione. Sarà Bernardo Quaranta,
in un articolo apparso in due tempi il 30 e 31 gennaio 1822 nel “Giornale del Regno delle
Due Sicilie”, a sottolineare l’importanza dell’acquisizione dell’intero Museo Borgiano
“famigerato abbastanza per gli oggetti che vi si conservano, e per quei valentuomini che
ne illustrarono non pochi”, e a segnalare al pubblico che il Museo possiede “il più
interessante, ed il più prezioso di quella raccolta, cioè i monumenti Egiziani” che, “per le
cure del Chiarissimo Signor cavaliere D. Michele Arditi, … essi sono stati uniti a quelli che
già avevamo, e disposti in uno dei portici a pian terreno del Real Museo Borbonico”. Nel
ricordare che il nuovo portico “contiene settecento e più monumenti”, il Quaranta passa in
rapida rassegna i materiali della collezione, soffermandosi su quelli provenienti dagli scavi
del Regno o dalla collezione Farnese: per la Casa Reale Borbonica l’acquisto del
prestigioso Museo Borgiano tiene il Museo napoletano al passo con le contemporanee
acquisizioni europee in campo egittologico, consolidando il prestigio dinastico e la fama
già conquistata col primato delle antichità vesuviane: tra queste il ritrovamento dell’Iseo
pompeiano (1764-1766) che, in anticipo sulla riscoperta del mondo faraonico seguita alla
spedizione napoleonica in Egitto (1798-99), nel decennio 1770-1780, diviene, in Italia
come in Europa, fonte di ispirazione delle prime forme di “egittomania”.
Al nucleo iniziale della collezione, tra il 1822 e il 1917, si aggiungono acquisizioni
sporadiche e nuovi consistenti apporti, il più importante dei quali, la collezione DrossoPicchianti, testimonia il passaggio alla tradizione antiquaria degli inizi del XIX secolo,
caratterizzata prevalentemente da risvolti commerciali, in evidente contrasto con quella di
carattere erudito del XVIII secolo, documentata dalla collezione Borgia. Inoltre nel 1874
viene donata dal viceré d’Egitto al Museo una interessante raccolta di calchi di monumenti
egiziani. Nuova documentazione d’archivio ha permesso precisazioni sulla storia della
collezione, e sulla provenienza di parte degli oggetti. Novità sono emerse sui nuclei Borgia
e Picchianti, descritti nella sala XVIII e sul caso del “restauro” delle mummie del Museo
Mineralogico con frammenti non pertinenti, descritto nella sala XXI. Sono emersi nuovi
nuclei collezionistici, di minor consistenza, ma non meno interessanti, come la collezione
donata nel 1833 dal medico inglese James Edward Hogg (sala XVIII). La tavola 1
riassume tutte acquisizioni, ordinate cronologicamente. Va infine segnalata la rimozione,
avvenuta nel primo Novecento, di parte dei reperti recuperati dagli scavi borbonici e di
reperti organici, tra cui due teste di mummia dorate vendute nel 1857 dal signor Rudhart,
che risultano oggi dispersi. Se in età borbonica il Museo è meta obbligata di viaggiatori in
cerca di luoghi e testimonianze della classicità, la collezione egiziana richiama studiosi,
curiosi, viaggiatori e mercanti-collezionisti, alcuni dei quali protagonisti della nascente
egittologia, come il Seyffarth e lo Champollion, che intrattengono rapporti con l’intellettuale
inglese William Gell e la fitta rete di studiosi e viaggiatori suoi corrispondenti. Nuove
indagini d’archivio hanno messo in luce l’esistenza di un’intensa circolazione, sul mercato
antiquario locale, di reperti o di intere collezioni egiziane, anche notevoli, talvolta offerte in
vendita al Museo, purtroppo senza successo: è il caso dei papiri offerti nel 1845 da
Demetrio Papandriopulo, vero nome del mercante noto come Giovanni Anasthasi, o quello
dell’ampia collezione offerta nel 1847 da H. Berkeley Hamilton, di cui l’Archivio storico del
Museo conserva un interessante catalogo a stampa redatto da Joseph Bonomi o ancora di
quella offerta, nel 1858, dal lucano Vincenzo Marinelli, amico di Luigi Vassalli e noto pittore
orientalista al seguito del khedivè d’Egitto, Said Pasha. Non stupisce l’interesse dell’epoca
intorno a una collezione che ancora oggi, a distanza di quasi due secoli dalla sua
formazione, non solo conserva intatta la sua fama, ma continua a offrire sempre nuovi e
interessanti spunti di conoscenza.
Rita Di Maria
Percorso di visita
sala XVIII
e collezioni egiziane del mann
La storia.
sala XIX
– il faraone e gli uomini –
Sono esposte quasi tutte le statue della collezione egiziana del MANN – appartenenti per
lo più alla Collezione Borgia – che raffigurano faraoni, funzionari civili e militari, scribi e
sacerdoti. Nelle vetrine a parete il percorso si sviluppa in senso orario e in ordine
cronologico, mentre in alcune vetrine centrali e sui supporti al centro della sala, si trovano
reperti particolarmente significativi. L’esposizione è illustrata attraverso pannelli che
disegnano un doppio percorso: a) la statuaria egiziana e le sue peculiarità; b) il faraone e
la società egiziana.
sala XX
– la tomba e il corredo funerario –
Per tutto il corso della storia egiziana una minoranza di Egiziani godeva del privilegio di
essere sepolta in tombe monumentali. Nella loro forma più tipica queste comprendono una
cappella costruita fuori terra o scavata nella roccia dove i vivi recavano offerte al defunto, e
una parte sotterranea sigillata dov’erano deposti i corpi coi vari oggetti che costituivano il
loro “corredo”.
sala XXI
– la mummificazione –
La sala sulla mummificazione è collegata direttamente a quella precedente, e si ricollega
altresì alla seguente sulla magia, fondamentale nei rituali associati alla rinascita del
defunto dopo la morte.
In questa sala, l’importanza e le fasi della mummificazione vengono spiegate attraverso
l’esposizione dei reperti direttamente associati al processo di imbalsamazione e di
conservazione del corpo per la sopravvivenza del defunto dopo la morte, tra i quali un
posto privilegiato è occupato dalle mummie e dai sarcofagi, ma che includono anche
amuleti, canopi e cartonnage. Tuttavia, i sarcofagi del MANN sono anche testimonianza
della storia delle acquisizioni, del trattamento e del restauro dei reperti nell’Ottocento e,
per questo motivo, alcuni dei reperti stessi introdurranno temi particolari. Tra questi si
evidenziano la complessa storia di restauri, associazioni fittizie e falsificazioni avvenute sia
all’interno del Museo Borbonico che all’esterno. Un focus particolare è altresì dedicato a
una delle false mummie del Museo che, create nel XIX secolo con frammenti umani
provenienti da due farmacie napoletane, permette di approfondire l’uso, nella farmacopea
dell’epoca, dei corpi antichi nella produzione della polvere di mummia e della falsificazione
sia a scopo di lucro che per fini espositivi.
sala XXII
– religione e magia –
Nella sala XXII sono esposte le immagini delle principali divinità del ricco pantheon
egiziano antico, con riferimento ai loro molteplici aspetti e alle più importanti mitologie. Gli
dei sono rappresentati sotto forma di statue in pietra, bronzetti, amuleti ed elementi
decorativi, sia in forma umana antropomorfa che in sembianze animali. Sono anche
esposte tre mummie di coccodrillo, connesse al culto del dio Sobek. L’aspetto magico del
culto è anch’esso rappresentato tramite oggetti come stele, amuleti e statue, che
completano la panoramica su questo complesso sistema di credenze.
sala XXIII
– scrittura, arti e mestieri –
La sala comprende due ambiti culturali e topografici distinti. A sinistra, l’Egitto antico con la
sua lingua, cultura, organizzazione del lavoro, e una parte dei mestieri più comuni. Al
centro, una mappa del Mediterraneo che mette in evidenza la fitta rete di contatti intercorsi
tra l’Egitto e i paesi protesi sul Mediterraneo nel periodo compreso tra l’VIII secolo a.C. e il
periodo romano. A destra, i manufatti egiziani o egittizzanti rinvenuti in alcuni dei siti
campani, conservati ancora nel MANN, del periodo orientalizzante, e infine gli oggetti
rinvenuti nella Campania romana, nelle città vesuviane, ma anche a nord di Napoli. La
sala termina con uno sguardo al Lazio inferiore per la presenza nel Museo dell’obelisco di
Palestrina acquisito con la Collezione Borgia e di pochi manufatti in terracotta provenienti
dal museo Borgiano, probabilmente rinvenuti nei dintorni di Velletri o comunque da siti
laziali.
Guida alla Collezione Egizia del MANN
a cura di AA VV
editore Electa
formato 15 X 24
pagine 176
illustrazioni 160
prezzo 12 €
La Collezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli è una delle più ampie e
ricche del mondo. La guida raccoglie la catalogazione della collezione nel nuovo
ordinamento espositivo. Rappresenta un prezioso strumento destinato ai visitatori i quali,
diviso in sezioni tematiche che seguono l’ordinamento del percorso espositivo, trovano
una chiave di interpretazione chiara dei reperti esposti. I testi introduttivi, affidati a
egittologi, offrono una sintesi aggiornata della storia delle collezioni che compongono
questa straordinaria raccolta.
SOMMARIO
06 – 21 SALA XVII
storia della collezione
22 – 43 SALA XVIII
antichità egiziane e collezionismo
44 – 67 SALA XIX
il faraone e gli uomini
68 – 101 SALA XX
la tomba e il corredo funerario
102 – 123 SALA XXI
la mummificazione
124 – 145 SALA XXII
religione e magia
146 – 169 SALA XXIII
scrittura, arti e mestieri
170 – 173 bibliografia
Nico alla scoperta del MANN
Autore Blasco Pisapia
editore Electa
formato 22 x 30
pagine 48
prezzo 12 €
“Calma, prima di farvi inseguire da eserciti di mummie inferocite o da sciami di scarabei
carnivori fate una cosa: chiudete gli occhi e iniziate un viaggio nel tempo”. Con queste
parole il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, si rivolge ai
bambini nell’introdurre alla lettura di un fumetto tutto particolare, perché destinato a
raccontare il museo che dirige, e l’Antico Egitto, attraverso gli occhi del piccolo Nico. E le
statue prendono vita diventando ciceroni e compagni di scoperta. Le tavole e i testi sono di
Blasco Pisapia, che ha già lavorato per Disney e Geronimo Stilton.
Il volume rientra nel progetto OBVIA “Out of Boundaries Viral Art Dissemination”, che ha lo
scopo di portare l’arte del Museo al di fuori delle sue mura e farla conoscere a tutti.
Condotto con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, il progetto è coordinato da
Daniela Savy.
SOMMARIO
8 Prologo
14 Facciamo la conoscenza del Museo Archeologico Nazionale di Napoli
19 Nico e l’insolubile problema egizio
42 Questa statua non mi è nuova!