dell`e-CaT - Altervista
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dell`e-CaT - Altervista
Rivista scolastica del Liceo Scientifico Statale “Edoardo Amaldi” di Roma O Tempora O Mores Martedì 20 Dicembre 2011 - Anno 3 - No. 20 ecoamaldi.altervista.org “A very merry Christmas, and a happy New Year, let’s hope it’s a good one, without any fear!” Festa all’Amaldi Di Claudio De Blasio (4°A) Vai a Pagina 11 We came. We undressed. We won. Di Melissa Randò (4°E) Vai a Pagina 5 La Rivoluzione dell’E-Cat Di Chen Laura Sarno (4°E) Vai a Pagina 7 “Caso riaperto!” Di Annibale Damiano (5°H) Vai a Pagina 8 PAGINA 1 Di Melissa Randò (4°E) Se Cicerone non fosse un ammasso di soffice polvere, scommetto che in questo preciso momento storico se ne starebbe in Parlamento, sdraiato sulla sua poltroncina rossa a sorseggiare vino e a sgranocchiare qualche pezzetto di pandoro, intento a divertirsi e sbellicarsi dalla risate. Perché? Nemmeno al tempo dei valorosi Romani si erano verificate certe situazioni imbarazzanti, come quelle che possiamo vantare. La nostra amata politica sta dando il meglio di sé, e non può che essere la Lega Nord il punto di riferimento a cui (non) ispirarsi. Cartelli, urla da ultras hanno trasformato il Parlamento in un’arena zeppa di bestie rare e da ammirare. C’è il gallo superbo, l’asino e la gallina: cosa hanno di speciale? Irradiano tutti un intenso verde prato smorto, che si accompagna ai loro curati completi eleganti. Il nostro Bel Paese, che qualcuno ha ancora il coraggio di chiamare tale, è caduto proprio in basso. Non soltanto nelle stime dello spread, nell’aria fritta dell’economia, ma nella capacità di riflettere. L’orgoglio, la gloria, distruggono le idee; il dialogo viene meno di fronte alla potenza smisurata dei numeri, valori per i quali gli Italiani si struggono fino dalla più tenera età e che continuano a perseguitarci con cifre sempre più astratte, ora. Non abbiamo più la forza di fidarci di un signorotto qualunque, forte della sua virilità, e nemmeno di uno spaurito e determinato strumento dell’Europa. Non abbiamo nulla per difenderci dalle manovre azzardate che minano il nostro già segnato percorso verso l’aldilà, che sembra voglia essere anticipato di qualche tempo. Dobbiamo scegliere cosa desideriamo veramente, e questo è il momento, non possiamo più nasconderci e affermare che i problemi sono stati causati solo da Mr B. Non siamo forse noi i primi responsabili? Non è solo il politico, che sperpera i fondi pubblici, a deturpare un patrimonio: siamo noi che lo lediamo, incidendo scritte, staccando un pezzettino di monumento “perché questo sasso è storia!”. Di guai ce ne sono sempre stati, ma la forza di una Nazione sta nel trovare la volontà di affrontarli, senza pregiudizi, infamie e schieramenti. Il sogno del vero popolo democratico è una comunione di idee, tradizioni e cultura. TERRITORIO Stand Up Against Violence Di Riccardo Mottarelli (4°M) "Stand up against violence" è il titolo della conferenza che si è svolta il 1° dicembre alla chiesa di Santa Rita a Tor Bella Monaca, dove ragazzi di alcune scuole medie e superiori dell' VIII Municipio si sono potuti confrontare con il problematico tema della violenza. Tutto ciò è stato però possibile solo grazie all'impegno dei giovani della Comunità di Sant'Egidio che hanno organizzato l'evento in tutti i minimi dettagli. Oltre a testimonianze dirette di alcune persone che hanno subito violenze, la scaletta comprendeva anche degli intermezzi musicali - alcuni cantati dagli stessi ragazzi di S.Egidio - e degli interventi di alcuni ragazzi, sia delle scuole partecipanti che della stessa Comunità. Tutto ciò nello spazio di circa 2 ore, nelle quali i ragazzi hanno ascoltato anche la scioccante e triste storia di Rais. Rais, originario del Sudest asiatico, stava studiando negli Stati Uniti nel 2001 quando si verificò l'attentato alle Twin Tower di New York l'11 Settembre 2001. In quei giorni di confusione, mentre Rais era al lavoro nella stazione di servizio, un uomo entrò e, dopo avergli chiesto da dove venisse, gli sparò in pieno volto con un fucile a pompa. Fortunatamente Rais è sopravvissuto ed è riuscito a raccontarci la sua traumatica esperienza. Come dimostra la testimonianza di Rais spesso la linea di confine tra la vita e la morte è molto sottile e basta l'atto scellerato di un uomo per mandare una vita in frantumi. Storie come questa accadono, purtroppo, tutti i giorni e - cosa molto più brutta - ormai non fanno nemmeno troppa notizia. In un mondo dove atti di violenza restano troppe volte impuniti e in un territorio dove la violenza è un problema molto diffuso è stato veramente bello vedere come i ragazzi possano dare il loro meglio per cercare di riscattarsi e riscattare il loro quartiere, dove molto spesso iniaziative importanti come queste non vengono messe in risalto quanto meriterebbero. Una coppia di turisti incide i loro nomi sul Colosseo Di Chiara Perfetti (5°C) Niente di più romantico che vituperare un monumento millenario. Una coppia di turisti francesi ha inciso i suoi nomi sul simbolo della civiltà romana per eccellenza: il Colosseo. Usando una penna a scatto hanno impresso sulla colonna di travertino, limata probabilmente da uno schiavo romano circa 2.000 anni fa, occupando con i loro nomi più di 10 centimetri di quel mostodontico monumento. “Gravissimo, inaccettabile e vergognoso” così definisce il gesto Dino Gasperini, assessore alle Politiche Culturali e al Centro Storico di Roma. Invoca una pena più pesante il delegato del sindaco al Turismo, Gazzellone: “Non credo basti una lavata di testa e una multa consistente”. I due venticinquenni parigini sono stati fermati e identificati dai Carabinieri: sono stati denunciati per deturpamento e imbrattamento su cose a interesse storico e artistico, l'indennizzo sarà stimato dal giudice. Considererà il gesto come una pazzia suscitata dal folle amore o intenderà il gesto come un'offesa fatta al monumento simbolo della Capitale? Questo gesto certamente evidenzia l'inconsapevolezza della gravità di danneggiare un monumento millenario o la diseducazione al più rispetto del patrimonio storico comune. Caso isolato di due ragazzi incoscienti o sintomo di una generica e generalizzata diseducazione turistica alla tutela dei beni culturali? PAGINA 2 Conferenza ‘Memorie di Adriano' Della Classe 2°A L’iniziativa ‘La Storia antica Oggi’ è stata portata avanti per rendere omaggio alla storica Livia Storoni Mazzolani, grandissima studiosa del mondo antico. modo perfetto la sua figura, umana e potente, che nella narrazione si 'cimenta' a scrivere una lettera su tutta la sua vita da imperatore a Marco Aurelio. L’iniziativa ha come scopo quello di rafforzare la conoscenza delle ere della civiltà da cui discendiamo e sensibilizzare i ragazzi al pensiero e alla vita degli uomini e delle donne dell’antichità greco-romana. Le Biblioteche di Roma hanno dato vita a questa iniziativa per aprire una riflessione sul nostro comune passato, condividendo questa esperienza con le istituzioni scolastiche tra cui anche il Liceo "E. Amaldi", che ha partecipato con la classe 2°A. La conferenza ha trattato soprattutto letture di alcuni passi del libro di Marguerite Yourcenar ‘Memorie di Adriano’, discussioni a riguardo e una rappresentazione teatrale del libro. Alla conferenza sono intervenuti alcuni ragazzi del Liceo "Croce" con delle letture che mettono a confronto gli imperatori Adriano e Traiano; inoltre ci sono stati importanti interventi da parte dei rappresentanti dell’ambasciata Greca, del presidente di Rai Net e di un docente di Filosofia del Liceo "Cervantes" di Roma. È stato scelto il libro ‘Memorie di Adriano’ perché la scrittrice agli inizi degli anni ’50 aveva chiesto alla Storoni Mazzolani di tradurre il libro, però questo doveva sembrare tradotto dal latino all’italiano per dargli un tono più solenne e antico. La Yourcenar domandò proprio alla Mazzolani la traduzione perché era riconosciuta come una grande conoscitrice del mondo classico e perché aveva già trattato la traduzione di libri che parlavano dell’antica Roma; infatti aveva tradotto il libro di Walter Pater, ‘Mario l’epicureo’. Il romanzo ‘Memorie di Adriano’ descrive la vita dell’imperatore romano Adriano, delineando in Il romanzo è diviso in sei capitoli: - Animula vagula blandula, dove Adriano racconta a Marco della sua malattia e di tutti i piaceri e i dispiaceri che ha provato nella sua vita; - Varius multiplex multiformis, dove Adriano parla della sua famiglia, della sua giovinezza; - Tellus stabilita, dove Adriano racconta le sue gesta dopo essere stato imperatore, delle riforme che emanò e delle leggi su cui non era d’accordo, in quantoi nel periodo in cui governò Roma ne promulgò di nuove; - Saeculum aureum, dove Adriano racconta di quando si recò in Asia Minore, dove si innamorò, corrisposto, di un giovinetto di nome Antinoo, che portò successivamente via con sé, ma che qualche tempo dopo si tolse la vita, sicché Adriano decise di aspettare la morte per ricongiungersi con il suo amato; - Disciplina augusta, dove si parla delle conquiste ottenute da Adriano e delle rivolte che ne scaturirono, ma anche della malattia che aveva colpito Adriano quando si trovava a Gerusalemme; -Patientia, dove Adriano nomina il suo successore e decide di aspettare la morte anche se il suo male lo tormenta e lo logora, a tal punto che decide di cercare la morte ma senza risultati. Adriano cerca di godersi gli ultimi giorni della sua vita che torna a sembrargli più dolce. PAGINA 3 POLITICA Lacrime e Sangue Di Riccardo Mottarelli (4°M) Lacrime e Sangue. Winston Churchill così aveva sintetizzato i sacrifici a cui si sarebbero dovuti sottoporre i cittadini britannici nella seconda guerra mondiale. Lacrime, sì, non solo quelle della Fornero - Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ma anche quelle che verseranno i milioni di Italiani colpiti dal cosiddetto "Decreto Salva-Italia"(almeno questo è stato il nome attribuitogli dal Primo Ministro Monti). Il quale nella conferenza stampa in cui veniva presentato il decreto ha ribadito più volte di avere lavorato, naturalmente insieme ai suoi ministri, sulla base del rigore, della crescita e dell'equità. Ecco proprio il tema dell'equità è quello che ha alimentato le critiche maggiori alla manovra,ma non è stato l'unico contestato(molto dibattuti sono anche le misure sulle pensioni e sull'aumento della benzina). Ora, senza entrare troppo nel merito della questione, è forse vero che il decreto proprio così equo non è; senza dubbio se il Governo avesse accolto anche altre proposte fatte dalle parti sociali - ICI sugli immobili del Vaticano, lotta all'eva- sione fiscale e la tanto acclamata "Tassa Patrimoniale" erano e sono tra le più quotate - il provvedimento avrebbe potuto godere di un consenso maggiore tra i cittadini. Resta il fatto che Monti ha in programma diversi incontri con interlocutori sia politici che sociali per integrare e ampliare un decreto che, oltre alla presunta iniquità di cui sopra, viene imputato di non essere sufficiente a risanare il debito di 20 miliardi e ottenere il pareggio di bilancio. La manovra quindi è ancora incompleta e verosimilmente non sarà questo il contenuto definitivo. Bisogna pur ricordare che negli ultimi 20 anni i cittadini italiani sono stati ben poco abituati a riforme economiche così rigorose e preparate. Ora come ora, quindi, molti dei giudizi risultano parziali e un po' affrettati e solo dopo che il provvedimento sarà completato si potranno effettuare delle analisi complessive e dettagliate. Per quanto fatto finora il voto è 6 politico, più per l'impegno che per i risultati. A noi non resta che attendere e sperare che l'efficacia della manovra non prevalga sull'equità tanto invocata dal Premier. Mosca, un unico obiettivo Di Monica Sanniti (4°E) Una forte reazione c'è stata da parte del popolo. Dopo i brogli elettorali, la popolazione è scesa nelle piazze con tanta voglia di urlare e farsi sentire. Di quale Paese stiamo parlando? Non dell'Italia sicuramente, dove si è divisi anche nelle manifestazioni. A testimoniare ciò sono le bandiere dei vari partiti politici che spuntano ogni volta: Rifondazione comunista, UDC, Sinistra ecologia libertà, e questi son solo alcuni nomi. Una sola voce e un solo colore hanno caratterizzato, invece, la manifestazione di protesta a Mosca. "Centomila in piazza contro Putin": questa la testata di molti giornali. Infatti il 10 dicembre c'erano molti più dei 30mila autorizzati dal Comune. Nonostante ciò, si è svolto tutto senza disordini e drammi. Questo sottolinea ancora di più l'unico scopo a cui tutti i partecipanti tendevano: far sentire la propria voce contro le frodi denunciate nel corso delle ultime elezioni, che hanno visto, tra l'altro, la vittoria del partito di Vladimir Putin, "Russia Unita". Per chi avesse un vuoto di memoria,"Russia Unita" è un partito di centro/centro destra, che ha avuto la sua ascesa politica nel 2003, quando Putin è stato eletto per la prima volta Primo Ministro. Tornando alle ultime elezioni in Russia, nonostante la vittoria, c'è stato un netto calo di consensi, che d'altronde non arrivano al 50%, contro il 64% del 2007. Segno di una frattura tra i cittadini, che sentono il bisogno di rinnovamento. Per quanto riguarda la manifestazione, c'è stata una forte risposta da parte dei media. In generale, c'è stata la tentazione di minimizzare le notizie sulle proteste anti-Putin. Fortunatamente, giornalisti come Alexei Pivovarov del canale russo Ntv hanno rifiutato di presentare il Tg serale se non si fosse data la notizia della manifestazione. A questa manifestazione, inoltre, hanno partecipato volti noti, come l'ex deputato Vladimir Rizhkov, che ha annunciato per il 24 dicembre un'altra manifestazione molto più grande. C'era anche l'ex campione di scacchi, Garry Kasparov, che ha rivendicato, assieme agli altri partecipanti, il rilascio di tutti i prigionieri politici, un'inchiesta su tutte le denunce di brogli con l'assunzione di provvedimenti punitivi per i responsabili e la possibilità che tutti i partiti dell'opposizione possano partecipare a nuove elezioni, finalmente e veramente Democratiche. PAGINA 4 We came. We undressed. We won. Di Melissa Randò (4°E) Se vi è capitato di recarvi a San Pietro alcuni giorni fa vi sarete forse imbattuti in uno spettacolo insolito e tutt’altro che divino: niente colombe con in bocca l’ulivo, ma una ragazza agguerrita in topless che sfidava il freddo autunnale, diventata per qualche momento il centro della piazza, altro che l’obelisco! Stringeva in mano un cartello, urlava e scalciava con forza la Polizia, sopraggiunta in tutta fretta, che tentava, invano, di farla passare inosservata con una coperta. C’è chi tra il pubblico s’indigna e strilla allo scandalo e chi con sguardo divertito, e magari un po’ “interessato”, le scruta con ammirazione. Sono loro, Femen, le donne che cambieranno il mondo. Fondato nel 2008 a Kiev da Anna Hutsol, studentessa d’economia, il movimento delle giovani Femen sta conoscendo nell’ultimo periodo un grande successo internazionale, tanto da far pensare alle ragazze di creare proprio un partito politico femminista. Il gruppo nasce dall’esigenza di mettere in evidenza l’emancipazione sociale delle tantissime donne ucraine che sperano di trovare nelle carezze gratuite di uomini dei più diversi Paesi il loro futuro, il vero Amore. Ma non è mai così ed è per questo che scendono in campo le battagliere Femen: combattere la prostituzione, il turismo sessuale, le agenzie matrimoniali internazionali che promettono giovani in cambio di denaro, la discriminazione sessuale è il loro "mestiere". Come delle moderne suffragette, con solo addosso dei leggeri jeans e alle volte nemmeno quelli, spuntano nelle piazze, negli eventi più importanti del momento e aiutate dai cartelloni che tengono tra le mani e dalle loro forti ugole, manifestano tutta la loro rabbia e indignazione. Il modus operandi è sempre lo stesso: una ventina di ragazze del movimento –se ne contano 300 solo a Kiev- si spogliano nei luoghi pubblici, esponendo striscioni e ripetendo in coro un motto ribelle, circondate da circa 300 membri vestiti che le supportano, finché non vengono trascinate, strappate da terra con forza e caricate su un furgone della Polizia. Inna Shevchenko, 21 anni, fondatrice di Femen, in un’intervista a”Le Iene” racconta di possedere una fedina penale peggiore di un vero criminale: 15 arresti in poco meno di tre anni! ATTUALITÀ Non mancano nemmeno le intimidazioni dalle autorità: dopo le elezioni presidenziali del 2010, infatti, sono state avanzate delle minacce da parte dei Servizi Segreti ucraini. Ma, come possiamo notare, le Femen sono più agguerrite che mai, forti anche dei supporti finanziari volontari, elargiti da persone comuni e privati, e dei simpatizzanti uomini che s’interessano alla causa. Il loro obiettivo è sempre lo stesso, ma nel corso degli ultimi tempi è ancor di più insistente: non cerca solo <<d’incrementare le capacità intellettuali e morali delle giovani donne dell’Ucraina>>, ma renderle impegnate attivamente nelle vita politica del Paese. Si stima, infatti, che solo l’8% della rappresentanza governativa sia composta da una compagine femminile e addirittura non c’è nessun ministro donna. Un caso allarmante, e piuttosto simile a quello italiano, dove, le donne contano sempre di più, ma in virtù di quale qualità? Cosa dice Femen di noi? “Ciò che succede in Italia è ributtante: l’atteggiamento dei politici italiani nei confronti delle donne è schifoso e insopportabile. Il peggiore fra tutti, anche peggiore di Clinton, è il vostro (ex ndr) premier Silvio Berlusconi”: è la dichiarazione base della trasferta e manifestazione italiana del gruppo femminista più importante e famoso d’Europa. Pitturate con il colore verde, il rosso e il bianco esibivano davanti ad una folla cartelli con su scritto “Silvio, stai scopando l’Italia!”. Ma il nostro Bel Paese è solo una piccola tappa del lungo percorso per la riappropriazione del corpo delle donne che ha visto Mosca come l’ultima dimostrazione. Al suon di “Dio calci fuori lo zar” – parafrasando l’inno russo prerivoluzionario “Dio salvi lo zar”- le femministe hanno rischiato grosso, questa volta. Manifestavano contro l’uomo di ferro, Putin, ultimamente al centro di dibattiti politici sui suoi presunti (?!) brogli elettorali. Grandi polemiche e critiche sono state mosse sul conto di Femen: una fra tutte la pratica apparentemente incoerente di manifestare in topless contro il turismo sessuale e le discriminazioni sociali. “Questi metodi provocatori sono l’unico modo per essere ascoltate in questo Paese. Se avessimo manifestato con il solo ausilio dei cartelloni, le nostre richieste non sarebbero state nemmeno notate”: affermano le ragazze, che ri- Prosegue a pagina 6 PAGINA 5 badiscono di non essere delle esibizioniste, al contrario. Semplicemente usano il loro corpo nudo come un’arma, sottile ed evidente, per colpire al petto gli uomini che manipolano e utilizzano le donne come nel Medioevo e per scuotere una società bigotta e conservatrice di vecchi ed ingobranti tradizioni. Femen è una continua provocazione e San Pietro ne è la dimostrazione, un modo per affermare che non tutte le donne celano il loro dolore nel silenzio, ma lo tirano fuori con le urla agghiaccianti di chi ha la certezza che la libertà è il più sacro e inviolabile dei diritti. Loro saranno svestite e apostrofate con il termine “prostitute”, ma vincono, vincono sempre. Perché se anche una sola donna fosse spinta da una forza incredibile a scegliere la libertà piuttosto che la schiavitù, grazie alle sue manifestazioni pubbliche, Femen avrà compiuto il suo lavoro, e vinto. Oltre la televisione: Santoro e il suo "Servizio Pubblico" Di Claudio De Blasio(4°A) Quanti di voi avete sentito parlare di “Servizio Pubblico”, il programma di informazione condotto da Michele Santoro? Non mi sorprenderebbe se soltanto in pochi saprebbero dirmi bene di cosa si tratta. Prima di tutto un breve resoconto delle puntate precedenti. Michele Santoro nasce a Salerno, classe 1951, giornalista e per un breve periodo eurodeputato. Lavora prima per Rai, poi fino al 1999 per Mediaset quindi ritorna in Rai. Nel novembre del 2001 viene allontanato in seguito ad un duro attacco pubblico in una conferenza stampa a Sofia, in Bulgaria, dell’allora primo ministro Berlusconi. Riporto testualmente il suo intervento: « L'uso che Biagi... Come si chiama quell'altro? Santoro... Ma l'altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga. » Quelle parole, rimaste nella storia, presero il nome di Editto Bulgaro ed ebbero l’effetto di allontanare dalla Rai i giornalisti Biagi e Santoro ed il grandioso comico satirico Daniele Luttazzi. Dopo aver vinto nel 2005 la causa da un milione e quattrocentomila euro contro la Rai che lo ha privato del proprio lavoro ingiustamente, Santoro torna nel 2006 (subito dopo l’insediamento del secondo governo Prodi) su Rai2 il giovedì in prima serata con Annozero, da sempre programma record di ascolti e fonte di grandi introiti pubblicitari. Nel 2011 dopo anni di tentato ostruzionismo da parte dell’AGCOM (Autorità Garante delle Comunicazioni) –sollecitata dallo stesso Berlusconi ad intervenire contro la trasmissione- e i numerosi polveroni sollevati dalla stessa Rai, Santoro decide che non è più possibile lavorare tranquillamente nell’azienda televisiva nazionale. Nasce così un nuovo progetto di format basato sugli esperimenti molto ben riusciti di “RAIPERUNANOTTE” e “TUTTI IN PIEDI!”. Questo progetto si chiama “Servizio Pubblico”, simile ad “Annozero” del quale condivide il giorno e la fascia oraria di messa in onda e l’impostazione vera e propria del programma. Le novità sostanziali riguardano invece come il programma raggiunge le case degli italiani: Santoro infatti ha deciso di scommettere sul multipiattaforma, ovvero il sistema che permette di appoggiarsi alle reti locali, satellitari e alla diretta on line contemporaneamente. I risultati sono stati a dir poco entusiasmanti: la prima puntata ha segnato circa 3 milioni di telespettatori e il 12% di share, le successive si sono assestate attorno al 10%. Per rendersi conto dei numeri basta considerare che oltre il 95% dello share se lo spartiscono solitamente Rai, Mediaset, Sky e La7 e il restante va a tutte le emittenti locali. Gli ascolti di quest’ultime grazie a “Servizio Pubblico” (per noi ben visibile su Teleroma56) si sono moltiplicati di circa ventidue volte rispetto alla normalità. Santoro si è inventato in Italia un nuovo metodo di comunicazione con un costo minimo: ha chiesto infatti per allestire tutto il programma (studio, ospiti, servizi, multipiattaforma ecc.) un contributo volontario di 10€ a centomila persone. Inutile dire che in poco tempo si è raggiunta la cifra per diventare operativi. Contando inoltre che durante la diretta c’è un forte flusso di messaggi sia su Twitter che su Facebook (tanto che il primo ha sospeso i tweet in entrata per eccessivo traffico sulla rete). Si è aperta una nuova era fatta di nuovi mezzi di comunicazione che raggiungono tutte le fasce d’età e coi quali il telespettatore ha dimostrato di sapersi destreggiare benissimo. La rivoluzione televisiva si può dire cominciata. PAGINA 6 Un accordo mondiale per salvare l'ambiente Di Andrea Di Romano (5°F) Finalmente il 10 dicembre 2011 è finito l’incontro tra i 193 Paesi partecipanti al 17simo summit sul clima mondiale per trovare nuove ‘’regole’’ e norme per la salvaguardia dell’ambiente. Non è stato un accordo facile perché sono state impiegate 36 ore in più del previsto e questo sottolinea quanto sia stato delicato il tema trattato. Come tutti o quasi avranno notato, il mondo ultimamente è devastato da uragani, alluvioni e siccità che provocano danni difficilmente riparabili, perciò c’era l’urgenza di trovare un accordo per mettere a freno questi episodi e per difendere la stabilità del clima. Il piano impegnerà tutti i 193 Paesi e sarà definito entro il 2015. Le misure previste invece dovranno diventare esecutive a partire dal 2020. Nonostante le reazioni a questo accordo siano state positive e ottimiste non sono mancate le critiche da parte degli ambientalisti. Infatti, per le associazioni ambientaliste, è solamente un’intesa su base volontaria che, se non applicata in termini rapidi, porterà a surriscaldare il pianeta di almeno due gradi Celsius sopra la soglia di sicurezza di due gradi, indicata come obiettivo dagli scienziati. L’Unione Europea parla del trattato di Durban come una ‘’svolta storica’’, una spinta alla lotta globale contro i cambiamenti climatici. Nonostante però l’importanza di questo trattato, lo stesso ministro AMBIENTE degli esteri sudafricano Maite Nkoana Mashabane ha ammesso che l’intesa è ‘’imperfetta’’. Raggiungerla però era fondamentale per coinvolgere Paesi come India, Cina e Brasile finora esclusi dal percorso precedente. Tra i punti fondamentali troviamo il regime di transizione del Kyoto2 che partirà dal 2012 fino a quando il patto globale non diventi operativo nel 2020. È possibile trovare anche il Fondo verde per i Paesi emergenti per sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’abbattimento di emissioni dannose e il Redd+, meccanismo che promuove gli aiuti economici per ridurre i processi di deforestazione dei boschi. Le premesse per fare bene ci sono tutte. Ora non resta che aspettare come si evolverà la situazione e come le Nazioni rispetteranno i patti del trattato per il bene di tutto il mondo. In tutta questa situazione, notizia di pochissime ore è anche l’uscita del Canada dall’accordo delle Nazioni Unite, perché ha scoperto nuove risorse petrolifere nel suo territorio e preferisce ancor di più inquinare il Paese per non pagare la multa che avrebbe dovuto estinguere alla scadenza dell’ accordo se non avesse mantenuto i patti. Essendo ora fuori c’è un problema in più per il nostro pianeta con un territorio neutrale che tenta di sfidare l’Opec. La Rivoluzione dell’E-Cat Di Chen Laura Sarno (4°E) Una moneta da 5 centesimi potrebbe avere lo stesso valore di 5 barili di benzina: con l’E-cat infatti un grammo di nichel produrrebbe la stessa quantità d’energia di 517 kg di petrolio. Questo è quanto risulta dalle informazioni che si hanno sul catalizzatore d’energia,“E-cat”, inventato da un ingegnere italiano, Andrea Rossi, in collaborazione con un professore di fisica dell’Università di Bologna, Sergio Focardi. Attraverso un elemento che funge da “catalizzatore” (tenuto rigorosamente segreto), all’interno dell’E-cat idrogeno e nichel si fondono, rilasciando una grande quantità d’energia. Si tratterebbe dunque di un processo di fusione nucleare, che avverrebbe però a temperature basse, inserendosi nel filone della comunemente detta “fusione fredda” o LENR (Low Energy Nuclear Reaction). A differenza degli esperimenti e studi portati avanti negli anni precedenti, il “combustibile” utilizzato, il nichel, è molto più diffuso ed economico. L’energia prodotta, in grandi quantità, è emessa in modo continuativo nel tempo e controllabile. Inoltre, stando alle dichiarazioni e ai risultati di alcuni esperimenti effettuati, le radiazioni sono talmente poco intense da essere totalmente assorbite da uno strato di piombo inserito nel sistema. Per ogni MW di energia prodotta si stima il costo di 2 dollari - per il combustibile e il mantenimento dell’impianto. Per dare energia termica (trasformabile in energia elettrica) a una famiglia per sei mesi basterebbero 10 kg di nichel e 18 di idrogeno; tradotti 21 €. Proprio il costo estremamente basso e il segreto indu- striale mantenuto sul prodotto, oltre al passato di Rossi (la società da lui creata per la produzione di petrolio dai rifiuti è stata coinvolta in vari processi penali), hanno dato voce allo schieramento degli scettici. Tra questi, anche molti esponenti della comunità scientifica, che rimarranno tali finché non saranno effettuati studi sull’E-cat che portino all’elaborazione di una teoria completa che ne spieghi il funzionamento. L’Università di Bologna ha stipulato con l’ingegnere un contratto per effettuare questi studi. Nel frattempo Rossi ha affermato che la prova del funzionamento dell’E-cat sarà il mercato, e sul sito ufficiale si può già prenotare. Sono previsti due formati dell’impianto: uno industriale (in grado di produrre fino a 1 MW all’ora di energia termica) e uno domestico da 1 kW.Se l’E-Cat si rivelasse davvero per ciò che promette d’essere, saremmo nel bel mezzo di una rivoluzione energetica, che ci permetterebbe di archiviare definitivamente nel passato non solo gli incidenti delle attuali centrali nucleari, ma anche la dipendenza politico/economica dal petrolio. Con la produzione di massa di questo sistema i prezzi saranno molto più bassi, e possiamo augurarci che le politiche mondiali lo rendano davvero accessibile a tutti, come auspicato dallo stesso Rossi. Certamente però, avere l’opportunità di accedere a una quantità potenzialmente illimitata d’energia non significa utilizzarla anche quando non necessaria. Sarà ancora importante puntare al risparmio energetico e, soprattutto, al buonsenso. PAGINA 7 CINEMA Di Annibale Damiano (5°H) “Caso riaperto!” “E’ sicuro di voler giocare a questo gioco?” “Temo che lei perderebbe” Quando due anni fa uscì al cinema “Sherlock Holmes” in molti rimasero felicemente colpiti da questa rilettura altamente stilizzata del detective creato da Sir Arthur Conan Doyle e portata sul grande schermo da Guy Ritchie. Il film aveva sì diversi difetti, ma conteneva buone dosi di energia e originalità che, mescolate con un ottimo cast e una storia coinvolgente, lo hanno trasformato nell’evento del Natale 2009 con un incasso oltre ogni previsione, dando la certezza della realizzazione di un sequel. Spesso i secondi episodi falliscono nel tentativo di riproporre quello che aveva reso vincente il film originale, ma non è il caso di “Sherlock Holmes gioco di ombre”, in sala dal 16 dicembre, che riesce a essere migliore del primo film sotto diversi aspetti. La storia non ambientata unicamente a Londra ma in tutta Europa permette uno sviluppo maggiore dell’azione e dei personaggi e porta una dose di freschezza altrimenti non possibile.. I fili della trama, molto intrecciata ma mai noiosa, vengono perfettamente tirati, e lasciano un maggior grado di convinzione nello spettatore. Il primo film si concludeva con un finale aperto, in cui veniva introdotto l’arcinemico per eccellenza di Holmes, famosissimo nei libri di Doyle: il Professor Moriarty. In questa seconda avventura, Sherlock Holmes deve vedersela con questo personaggio, che con una acuta mente criminale, una intelligenza pari a quella del nostro protagonista, una predisposizione al male e una totale assenza di coscienza potrebbe mettere in grande difficoltà il rinomato detective. Una serie di attentati e omicidi apparentemente casuali e la morte del principe erede al trono d’Austria, che secondo l’ispettore Lestrade (Eddie Marsan) si trattano di semplici coincidenze, mettono in allarme Holmes (Robert John Downey Jr) che intuisce si tratti di un puzzle allestito dal Professor Moriarty (Jared Harris). Holmes, mescolando lavoro e piacere, indaga e in un club per gentiluomini, dove insieme al fratello Mycroft Holmes (Stephen Fry) festeggia l’addio al celibato di Watson (Jude Law) e incontra Sim (Noomi Rapace), una zingara cartomante, la quale sembra vedere più di quanto stia dicendo. Il suo coinvolgimento inconsapevole nell’omicidio del Principe la rende il prossimo obiettivo dell’assassino; Holmes riesce a salvarla, e lei accetta di aiutarlo. Le indagini prendo- no una piega ancor più pericolosa mentre Holmes, Watson e Sim attraversano l’Europa: dall’Inghilterra alla Francia, passando per la Germania e infine in Svizzera. L’astuto Moriarty è sempre un passo avanti a loro, lasciando una traccia di morte e distruzione quale parte di un piano ancor più grande che, se dovesse realizzarsi, cambierebbe per sempre il corso della storia. Pugni, risate, sparatorie, travestimenti, amicizia virile e cameratesca sono gli ingredienti utilizzati da Guy Ritchie percreare un ottimo sequel con il quale non deluderà le aspettative dei fan. Altro punto di forza del film sono i due protagonisti Holmes e Watson, personaggi talmente magnetici da inglobare tutto il film. Che infatti si piega al loro volere e sviluppa proprio sull’interazione e sul rapporto tra i due, di amicizia e rivalità, i suoi momenti migliori. Le battute tra i due amici sono la cosa migliore del film, il loro continuo battibeccare, sottolineare manie e modi di fare, permette alla pellicola di raggiungere un livello alto. Un altro punto importante del film, come già fatto intuire nella pellicola precedente, è recuperare la centralità del nemico numero uno di Holmes, Moriarty: è sullo scontro con questi che si basa tutta la forza del film. Moriarty non sarà come il personaggio dei romanzi, ma Harris è riuscito a portare sullo schermo un cattivo spietato come mai visto fin ora, capace di fronteggiare Holmes proprio nella sua specialità: la mente. Dopo il successo del primo film il budget è salito, e sullo schermo si vedono tutti i soldi spesi. Le location, i fondali, le esplosioni e le scazzottate (con tanto di scene a rallentatore in cui Holmes prima pensa alle mosse e poi le mette in atto alla giusta velocità) sono tutte di primo livello e si riesce a gestire l’azione con un montaggio chiuso ma mai confusionario. Guy Ritchie propone una regia serrata e virtuosa, come ci aveva abituati nelle sue prime crime story inglesi (Snatch - Lo strappo e Lock & Stock - Pazzi scatenati), piena di trovate e inventive, vorticosa ed eccitante, lucidissima nelle sfrenate scene d’azione, che in questo film sono incorniciate dalle straordinarie musiche di Hans Zimmer. Può star tranquillo chi non ha visto il primo film e vuole vedere questa nuova avventura distaccata anche se con qualche riferimento d’obbligo dal primo film, mentre sequesto vi è piaciuto amerete ancora di più questo sequel;“Elementare, Watson”. PAGINA 8 Di Vanessa Trimani (5°H) The show must go on MUSICA “Come posso vivere senza coloro che amo? Ogni tanto cerco di trovare un posto nella mia mente, dove tu possa stare, tu possa stare sveglio per sempre.” Forse è solo una semplice conincidenza, oppure esiste davvero una maledizione che si scaglia contro gli artisti della musica alternativa? Quasi due anni fa, precisamente il 28 dicembre del 2009, si è aggiunto un altro nome alla lista nera delle morti nel mondo della musica: l'eccellente batterista Jimmy Sullivan, soprannominato “The Reverend”, noto per essere uno dei membri principali della band hard rock di Orange County (California), Avenged Sevenfold. Ovviamente, tutto ciò non ha suscitato molto scalpore tra la gente, un po' perché gli Avenged Sevenfold non sono molto commerciali, un po' per il fatto che i ragazzi di oggi preferiscono ascoltare altri generi musicali. Ma bisogna ricordare che la musica non è solo un insieme di note create al computer e finalizzate ai balli in discoteca. O per lo meno non è SOLO quello. Purtroppo, però, i giovani d'oggi tendono ad escludere categoricamente tutto ciò che li renderebbe 'diversi' dalla massa. Quindi, sono pochi quelli che possono dire di aver conosciuto il talento e la bravura di questo batterista. Ma è giusto comunque che gli si dedichi uno spazio per l'anniversario della sua scomparsa. James "Jimmy" Owen Sullivan, in arte The Rev nasce a Huntington Beach, il 9 febbraio del 1981. The Rev studiò in una scuola cattolica (la St. Bonaventure) nella quale conobbe Matthew Shadows, attuale cantante degli Avenged Sevenfold, ma dalla quale fu espulso il secondo anno. Cercò allora di studiare all'Huntington High e in un riformatorio, ma fu da entrambe espulso. Successivamente creò con Matthew Shadows e con Zacky Vengeance gli Avenged Sevenfold nel 1999. E da lì, iniziò la sua ascesa nella carriera di batterista. Morirà, poi, a soli 28 anni, in un solitario albergo, a causa di un mix di farmaci e alcolici. I rumors più attendibili affermano che si sia suicidato per una delusione d'amore. Ma rimane il fatto che Jimmy è morto nel pieno della sua giovinezza. Si può notare come la sua vita non sia esattamente simile a quella di un santo. Ma è proprio per questo fatto che spesso la gente cade in errore. Quante volte abbiamo letto sui giornali, o su internet, che alcune mamme avevano ordinato ai loro figli adolescenti di non ascoltare più il rock, comunemente chiamato dalla massa 'la musica del diavolo'? (So far away - Avenged Sevenfold) Troppe volte, forse. E sicuramente nella lista delle band proibite ci sono finiti anche gli Avenged Sevenfold, probabilmente per le biografie un po' troppo spinte dei membri della band. Questo spiegherebbe il motivo per cui gli Avenged non sono molto conosciuti tra i giovani. Ma alla fine, come si può giudicare un artista dalle vicissutidini della sua vita? Dopotutto, anche Kurt Cobain non era decisamente un santo... eppure ora è una leggenda! Anche perché, se ci si fermasse per un attimo ad ascoltare i testi di questi ragazzi californiani, si capirebbe che non sono poi così distanti dalle persone comuni, anzi, forse sono più simili a noi di quanto ci potremmo immaginare. L'unica nota stridente delle loro canzoni è quel velo di malinconia perenne che le avvolge, quasi a diventare un doloroso lamento di un 'io' irrequieto che non riesce a liberarsi dalle catene della società. Le loro sono parole dure e tristi, che, secondo l'ideologia odierna, non dovrebbero nemmeno passare per l'anticamera del cervello ad un ragazzo della loro età, ed essere trasmesse ad altri giovani. Quindi, si direbbe che la loro unica colpa è quella di essere troppo profondi nei loro temi, e poco banali come ci si aspetterebbe da una band commerciale. Una colpa che, però, se da una parte a molti fa rabbia, ad altri piace. Ed è proprio questa piccola percentuale di persone, amanti degli Avenged Sevenfold, che considerano The Rev uno dei migliori batteristi della storia della musica. Ma alla fine, Jimmy Sullivan chi era? Un ragazzo che amava suonare la sua batteria insieme ai suoi amici, prima che compagni, di band. Un amico a cui è stato dedicato tutto l'ultimo cd, Nightmare. Un cd carico di amore, di parole dolci ma struggenti. Parole di quattro ragazzi che si sono trovati a dover decidere, se continuare o meno, senza il loro migliore amico, ciò che era iniziato come un sogno, ma che poi è diventato un incubo. Non si sa bene ancora, a distanza di due anni, cosa abbiano deciso di fare i quattro membri della band. Sicuramente Jimmy avrebbe voluto che almeno i suoi amici continuassero il cammino che avevano iniziato insieme, anche senza di lui. A questo punto l'unica frase che passerebbe nella testa di chiunque, e che ormai è diventata quasi un caposaldo della musica, è: The show must go on. PAGINA 9 televisione Salvato da un Reality Di Jessica Duro (2°C) Siamo negli USA, dove un giovane ragazzo di 14 anni si perde in un bosco tra le montagne dell’Oregon mentre scia. L’adolescente riesce a salvarsi grazie a un reality show. Proprio così: un reality! Jake Denham si salva scavando una piccola grotta nella neve per ripararsi dal freddo e dal forte vento e successivamente attende pazientemente i soccorsi, che però non arrivano. Scende a valle, facendosi strada a piedi nella natura selvaggia e seguendo la stella polare. «E' iniziato a farsi buio, ho visto le stelle, ho visto Venere. Era rossa e più grande della stella polare», ha spiegato il 14enne, che sottolinea: «Volevo vivere e non morire. Così mi sono incamminato finché ho trovato delle tracce di sciatori. Le ho seguite, poi finalmente ho visto le luci dei soccorritori». Ebbene sì, Jake Denham deve letteralmente la sua vita a due dei suoi reality show preferiti: "Man vs. Wild" (Uomo vs Natura), la serie condotta dall'avventuriero Bear Grylls in onda su Discovery Channel, e "Survivor", il celebre format inglese, negli Usa sulla Cbs, in cui un gruppo di persone deve sopravvivere su un'isola deserta. Oggigiorno ogni tipologia di reality viene considerata televisione spazzatura, ma di fatto, di fronte a episodi di cronaca del genere, possiamo a buon diritto escludere una parte di questi. Prevalgono tuttavia i programmi dove l’ignoranza e l’inciviltà sono all’ordine del giorno. Quella malefica scatola parlante continua ad educare e condizionare i suoi spettatori e le ultime generazioni ne risentono in modo particolare. Effettivamente alcuni programmi possono risultare interessanti, ma i più banali sono quelli più criticati e allo stesso tempo i più visti. La dura realtà è sinteticamente questa: tutti li criticano ma tutti li guardano! PAGINA 10 Festa all’Amaldi Di Claudio De Blasio (4°A) Come certamente voi tutti sapete, e se non lo sapevate “sappiatelo” leggendo quest’articoletto, il 22 dicembre nel nostro liceo ci sarà una festa per terminare felicemente l’anno solare. Giubilo in tutta la scuola! Dopo un mese di parole, di grida, di accuse (infondate) contro i rappresentanti, di solleciti per finanziare questa benedetta festa, di progetti accantonati e poi ripresi, finalmente arriva questo piccolo momento di stacco pre-vacanze. Un’occasione per stare tutti insieme, per concludere il 2011 a scuola diversamente dagli altri anni. È ora di dire basta al triste e mero panettone da mangiare in solitaria dentro la propria classe, basta con la solita festa così articolata: prime ore lezione, terza e quarta festa RIGOROSAMENTE IN CLASSE e a discrezione del docente, e quinta ora pulizia. Siamo abbastanza grandi (e spero maturi) per permetterci di più. Ecco come noi rappresentanti abbiamo pensato di organizzare questa festa: dopo il regolare appello, lo studente è libero di scegliere se rimanere a scuola o andare a fare i regali a Romaest. Chi sceglierà la prima opzione si troverà davanti alla possibilità di scegliere fra un concerto con dell’ottima musica suonata live da alcune band scolastiche, una dance hall e una discoteca. E non è finita. Dato che sappiamo quanto gli amaldini siano affamati durante queste occasioni, Di Giada Cucchi (4°A) scuola abbiamo pensato anche ad un buffet a base di panini con la porchetta e altre prelibatezze. La discoteca la potrete trovare nella palestra grande, ci sarà un dj che si occuperà di mettere su musica adatta, la dance hall nella palestra piccola (anche questa con un dj), mentre il concerto nel cortile interno alla scuola (in caso di pioggia sarà spostato in aula magna). Noi quattro rappresentanti speriamo e vogliamo che questa festa sia qualcosa di epico, anche perché sarà il nostro banco di prova, il nostro biglietto di presentazione per la continuazione del progetto della raccolta mensile, per la Settimana dello Studente e per la festa di fine anno scolastico. Vogliamo fare un evento come si deve, degna di questo nome ma anche con il giusto comportamento da tenere a scuola. Ciò non significa stare cinque ore seduto al banco, ma vivere la festa senza esagerare. A buon intenditor poche parole. Concludo con un augurio, di rito: buone feste e felici vacanze a tutti! Ah, per chi fosse ancora intenzionato ad andare a Romaest per comprare gli ultimi regali, sappia che alle nove di mattina il centro commerciale è ancora chiuso e che se vuole tornare a scuola, non può più rientrare. Natale È arrivato dicembre e si iniziano a vedere le luci che ci ricordano che Natale è alle porte. Presa dal ricordo di com’era il periodo natalizio quando ero più piccola, mi sono fermata a riflettere su come è cambiato il concetto di Natale col passare degli anni. Nell’auto la mattina o al bar durante una pausa, ho sentito più di una volta ragazzi dire che quest’anno la loro famiglia non farà l’albero per pigrizia, perché non ha senso farlo per poi smontare tutto e riporlo dopo soltanto due settimane! Il periodo che va da Natale fino all’Epifania è diventato simile ad un “periodo di saldi”; infatti i cartelli colorati sulle vetrine dei negozi attirano di più degli articoli che vengono venduti, le persone spendono soldi a più-non-posso convinti che in questo momento si facciano affari e i negozianti guadagnano il doppio o il triplo di un periodo di normale tranquillità. Lo scopo di fare regali non è più quello di acquistare qualcosa perché piace alla persona che lo rice- ve, ma ci si chiede: <<Quanto voglio spendere per questa persona?>> e allora si cerca qualsiasi cosa con quel prezzo, senza guardare se sia informe, inutile, o poco adatta. Anche i bambini non hanno più quello spirito che avevamo noi fino a qualche anno fa. Adesso la letterina a Babbo Natale si spedisce via e-mail e i regali non sono più recapitati sotto l’albero la notte di Natale, ma sono lasciati direttamente ai negozi così che i genitori possono prenderli da lì!! Stiamo assistendo al fenomeno del consumismo che sta corrodendo tutte quelle tradizioni tipiche del Natale che ci accompagnano dal 8 dicembre fino al 7 gennaio; dovremmo ritirare fuori un po’ di quello spirito di bambini e farci prendere dalla bellezza di “conciare l’albero per le feste” e sistemare i Re Magi vicino al bambinello che rimarrà coperto con un batuffolo di ovatta fino alla notte del 24 dicembre! PAGINA 11 War is Over ! Di Manuel Secci (4°C) Peccato che anche questo periodo pre-natalizio se ne sia andato così senza lasciarci nulla di bello nella memoria, senza averci fatto cambiare gli occhi con i quali guardiamo gli altri. Niente di niente! Crescendo perdiamo sempre più quell’ingenuità tipica dei bambini, quella che ci fa sperare in una fine dei conflitti con gli altri, e non crediamo neanche più quanto il Natale possa compiere miracoli, aiutati in questo dalle continue notizie di cronaca che alimentano la diffusa opinione che quel 25 Dicembre, festeggiato tutti gli anni, sia solo un’opportunità per star a casa e non anche una sfida per noi stessi per cambiare. Un ragazzo romano muore per un pugno sferrato dal suo migliore amico, un bambino di sette anni viene investito ed ucciso da un pirata della strada a Torino, questi senza nemmeno fermarsi per sincerarsi delle sue condizioni; un accampamento di Rom viene messo a fuoco perché una ragazza ha finto di essere stuprata da due ragazzi stranieri, solo per paura di dire ai genitori di aver perso la verginità col suo ragazzo. Potrei continuare la lista per chilometri, facendovi staccare gli occhi dall’articolo per la tristezza e chiudere il giornalino, ma mi fermo qui, con una quasi bella notizia: i soldati americani hanno lasciato l’Iraq, dopo dieci lunghi anni di battaglia al regime di Saddam prima e agli integralisti poi. Tutti gli Americani, eccetto quei 3500 soldati morti, torneranno a casa: la guerra è finita! R edazione Se vuoi esprimere un parere, dare consigli, proporre argomenti, contatta la redazione all’indirizzo e-mail: [email protected] Hanno partecipato a questo numero i seguenti “giornalisti in erba”: Classe 2°A Roberto Bors (4°C) Giada Cucchi (4°A) Annibale Damiano (5°H) Claudio De Blasio (4°A) Andrea Di Romano (5°F) Jessica Duro (2°C) Riccardo Mottarelli (4°M) Chiara Perfetti (5°C) Melissa Randò (4°E) Monica Sanniti (4°E) Chen Laura Sarno (4°E) Manuel Secci (4°C) Vanessa Trimani (5°H) Qualcuno quarant’anni fa disse una frase del genere: “War is over, if you want it!”, riferendosi ad un’altra guerra, quella in Vietnam e ad un’altra ancora, quella dentro tutti noi. Jhon Lennon fu un grand’uomo, coraggioso, determinato, illuminato. Dedicò la sua vita, dopo la scioglimento dei Beatles, ai movimenti pacifisti insieme a sua moglie, Yoko Ono. Lui, nel caotico bellum contra omnes che caratterizzava la vita al suo tempo e tuttora la caratterizza, riuscì con le sue parole a far riflettere una moltitudine inaudita di gente. Riversò la sua fervente fede negli ideali di pace e di uguaglianza, in quel lontano 1971, nelle sue due più belle canzoni, che tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito: “Imagine” e “Merry Christmas”. Immaginava un mondo unico, fatto di sognatori, senza distinzioni di razza e soprattutto un mondo sereno senza conflitti, unito. Utopia ora, pensate nel 1971. Ma lui continuò ugualmente con le sue convinzioni, anche dopo aver abbandonato il mondo delle celebrità continuò a scrivere musica, impossibile per l’uomo che trovava nelle canzoni il modo migliore di esprimere se stesso, smettere di farlo. Sfidiamoci questo Natale, accogliamo il suo invito, magari diventando dei sognatori come lui, finiamo veramente questa guerra l’uno contro l’altro. Un rigraziamento speciale alle prof. Mattarocci, Maroncelli e Alessi Per il logo ringraziamo Massimiliano Vari Professore referente del progetto: Alvaro Vellei Redattrice: Melissa Randò; Grafico: Manuel Secci Cerchiamo giornalisti! Se ti piace scrivere e vuoi partecipare a questo progetto, non esitare a contattarci. La redazione di Eco è aperta a tutti. Il giornalino d’Istituto è un progetto scolastico aperto a tutti, coordinato dal gruppo Eco-Amaldi. Gli articoli e le foto in questo numero non possono essere utilizzati o rielaborati senza il permesso degli autori. Visitate il sito del gruppo Eco-Amaldi, nel quale scaricare le copie digitali a colori anche dei numeri precedenti: ecoamaldi.altervista.org PAGINA 12