dell`e-CaT - Altervista

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dell`e-CaT - Altervista
Rivista scolastica del Liceo Scientifico Statale “Edoardo Amaldi” di Roma
O Tempora O Mores
Martedì 20 Dicembre 2011 - Anno 3 - No. 20 ecoamaldi.altervista.org
“A very merry Christmas, and a happy New Year,
let’s hope it’s a good one, without any fear!”
Festa all’Amaldi
Di Claudio De Blasio (4°A)
Vai a Pagina 11
We came.
We undressed.
We won.
Di Melissa Randò (4°E)
Vai a Pagina 5
La Rivoluzione
dell’E-Cat
Di Chen Laura Sarno (4°E)
Vai a Pagina 7
“Caso riaperto!”
Di Annibale Damiano (5°H)
Vai a Pagina 8
PAGINA 1
Di Melissa Randò (4°E)
Se Cicerone non fosse un ammasso di soffice polvere, scommetto che in questo
preciso momento storico se ne starebbe in
Parlamento, sdraiato sulla sua poltroncina
rossa a sorseggiare vino e a sgranocchiare
qualche pezzetto di pandoro, intento a divertirsi e sbellicarsi dalla risate. Perché?
Nemmeno al tempo dei valorosi Romani si
erano verificate certe situazioni imbarazzanti, come quelle che possiamo vantare.
La nostra amata politica sta dando il meglio
di sé, e non può che essere la Lega Nord il
punto di riferimento a cui (non) ispirarsi.
Cartelli, urla da ultras hanno trasformato
il Parlamento in un’arena zeppa di bestie
rare e da ammirare.
C’è il gallo superbo, l’asino e la gallina:
cosa hanno di speciale? Irradiano tutti un
intenso verde prato smorto, che si accompagna ai loro curati completi eleganti.
Il nostro Bel Paese, che qualcuno ha ancora il coraggio di chiamare tale, è caduto
proprio in basso. Non soltanto nelle stime
dello spread, nell’aria fritta dell’economia,
ma nella capacità di riflettere. L’orgoglio,
la gloria, distruggono le idee; il dialogo viene meno di fronte alla potenza smisurata
dei numeri, valori per i quali gli Italiani si
struggono fino dalla più tenera età e che
continuano a perseguitarci con cifre sempre più astratte, ora.
Non abbiamo più la forza di fidarci di un signorotto qualunque, forte della sua virilità,
e nemmeno di uno spaurito e determinato
strumento dell’Europa. Non abbiamo nulla
per difenderci dalle manovre azzardate che
minano il nostro già segnato percorso verso
l’aldilà, che sembra voglia essere anticipato
di qualche tempo.
Dobbiamo scegliere cosa desideriamo veramente, e questo è il momento, non possiamo più nasconderci e affermare che i
problemi sono stati causati solo da Mr B.
Non siamo forse noi i primi responsabili?
Non è solo il politico, che sperpera i fondi
pubblici, a deturpare un patrimonio: siamo
noi che lo lediamo, incidendo scritte, staccando un pezzettino di monumento “perché questo sasso è storia!”.
Di guai ce ne sono sempre stati, ma la forza
di una Nazione sta nel trovare la volontà
di affrontarli, senza pregiudizi, infamie e
schieramenti.
Il sogno del vero popolo democratico è una
comunione di idee, tradizioni e cultura.
TERRITORIO
Stand Up Against Violence
Di Riccardo Mottarelli (4°M)
"Stand up against violence" è il titolo della conferenza che si è svolta il 1° dicembre alla chiesa
di Santa Rita a Tor Bella Monaca, dove ragazzi di
alcune scuole medie e superiori dell' VIII Municipio si sono potuti confrontare con il problematico tema della violenza. Tutto ciò è stato però
possibile solo grazie all'impegno dei giovani
della Comunità di Sant'Egidio che hanno organizzato l'evento in tutti i minimi dettagli. Oltre
a testimonianze dirette di alcune persone che
hanno subito violenze, la scaletta comprendeva
anche degli intermezzi musicali - alcuni cantati
dagli stessi ragazzi
di S.Egidio - e degli
interventi di alcuni
ragazzi, sia delle
scuole partecipanti
che della stessa Comunità. Tutto ciò
nello spazio di circa
2 ore, nelle quali i
ragazzi hanno ascoltato anche la
scioccante e triste
storia di Rais. Rais,
originario del Sudest asiatico, stava studiando negli Stati Uniti
nel 2001 quando si verificò l'attentato alle Twin
Tower di New York l'11 Settembre 2001. In
quei giorni di confusione, mentre Rais era al
lavoro nella stazione di servizio, un uomo entrò e, dopo avergli chiesto da dove venisse, gli
sparò in pieno volto con un fucile a pompa. Fortunatamente Rais è sopravvissuto ed è riuscito a
raccontarci la sua traumatica esperienza. Come
dimostra la testimonianza di Rais spesso la linea
di confine tra la vita e la morte è molto sottile e
basta l'atto scellerato di un uomo per mandare
una vita in frantumi. Storie come questa accadono, purtroppo, tutti i giorni e - cosa molto più
brutta - ormai non fanno nemmeno troppa notizia. In un mondo
dove atti di violenza
restano troppe volte
impuniti e in un territorio dove la violenza è un problema
molto diffuso è stato
veramente bello vedere come i ragazzi
possano dare il loro
meglio per cercare
di riscattarsi e riscattare il loro quartiere,
dove molto spesso
iniaziative importanti come queste non vengono messe in risalto quanto meriterebbero.
Una coppia di turisti incide i loro nomi sul Colosseo
Di Chiara Perfetti (5°C)
Niente di più romantico che vituperare un monumento millenario. Una coppia di turisti francesi ha inciso i suoi nomi sul simbolo della civiltà
romana per eccellenza: il Colosseo. Usando una
penna a scatto hanno impresso sulla colonna di
travertino, limata probabilmente da uno schiavo
romano circa 2.000 anni fa, occupando con i loro
nomi più di 10 centimetri di quel mostodontico
monumento.
“Gravissimo, inaccettabile e vergognoso” così
definisce il gesto Dino Gasperini, assessore alle
Politiche Culturali e al Centro Storico di Roma.
Invoca una pena più pesante il delegato del sindaco al Turismo, Gazzellone: “Non credo basti
una lavata di testa e una multa consistente”.
I due venticinquenni parigini sono stati fermati
e identificati dai Carabinieri: sono stati denunciati per deturpamento e imbrattamento su cose
a interesse storico e artistico, l'indennizzo sarà
stimato dal giudice. Considererà il gesto come
una pazzia suscitata dal folle amore o intenderà il gesto come un'offesa fatta al monumento
simbolo della Capitale? Questo gesto certamente
evidenzia l'inconsapevolezza della gravità di
danneggiare un monumento millenario o la diseducazione al più rispetto del patrimonio storico
comune. Caso isolato di due ragazzi incoscienti
o sintomo di una generica e generalizzata diseducazione turistica alla tutela dei beni culturali?
PAGINA 2
Conferenza ‘Memorie di Adriano'
Della Classe 2°A
L’iniziativa ‘La Storia antica Oggi’ è stata portata avanti per rendere omaggio alla storica Livia Storoni Mazzolani, grandissima studiosa del
mondo antico.
modo perfetto la sua figura, umana e potente,
che nella narrazione si 'cimenta' a scrivere una
lettera su tutta la sua vita da imperatore a Marco
Aurelio.
L’iniziativa ha come scopo quello di rafforzare
la conoscenza delle ere della civiltà da cui discendiamo e sensibilizzare i ragazzi al pensiero e
alla vita degli uomini e delle donne dell’antichità greco-romana. Le Biblioteche di Roma hanno dato vita a questa iniziativa per aprire una
riflessione sul nostro comune passato, condividendo questa esperienza con
le istituzioni scolastiche tra
cui anche il Liceo "E. Amaldi",
che ha partecipato con la classe
2°A. La conferenza ha trattato
soprattutto letture di alcuni
passi del libro di Marguerite
Yourcenar ‘Memorie di Adriano’, discussioni a riguardo e
una rappresentazione teatrale
del libro. Alla conferenza sono
intervenuti alcuni ragazzi del
Liceo "Croce" con delle letture che mettono a confronto gli
imperatori Adriano e Traiano;
inoltre ci sono stati importanti
interventi da parte dei rappresentanti dell’ambasciata Greca,
del presidente di Rai Net e di
un docente di Filosofia del Liceo "Cervantes" di Roma.
È stato scelto il libro ‘Memorie di Adriano’ perché la scrittrice agli inizi degli anni ’50 aveva
chiesto alla Storoni Mazzolani di tradurre il libro, però questo doveva sembrare tradotto dal
latino all’italiano per dargli un tono più solenne
e antico. La Yourcenar domandò proprio alla
Mazzolani la traduzione perché era riconosciuta
come una grande conoscitrice del mondo classico e perché aveva già trattato la traduzione
di libri che parlavano dell’antica Roma; infatti
aveva tradotto il libro di Walter Pater, ‘Mario
l’epicureo’.
Il romanzo ‘Memorie di Adriano’ descrive la vita
dell’imperatore romano Adriano, delineando in
Il romanzo è diviso in sei capitoli:
- Animula vagula blandula, dove Adriano racconta a Marco della sua malattia e di tutti i piaceri e i dispiaceri che ha provato nella sua vita;
- Varius multiplex multiformis, dove Adriano
parla della sua famiglia, della sua giovinezza;
- Tellus stabilita, dove Adriano racconta le sue gesta dopo
essere stato imperatore, delle riforme che emanò e delle
leggi su cui non era d’accordo, in quantoi nel periodo in
cui governò Roma ne promulgò di nuove;
- Saeculum aureum, dove
Adriano racconta di quando
si recò in Asia Minore, dove
si innamorò, corrisposto, di
un giovinetto di nome Antinoo, che portò successivamente via con sé, ma che
qualche tempo dopo si tolse
la vita, sicché Adriano decise di aspettare la morte per
ricongiungersi con il suo amato;
- Disciplina augusta, dove si parla delle conquiste ottenute da Adriano e delle rivolte che ne
scaturirono, ma anche della malattia che aveva
colpito Adriano quando si trovava a Gerusalemme;
-Patientia, dove Adriano nomina il suo successore e decide di aspettare la morte anche se il
suo male lo tormenta e lo logora, a tal punto che
decide di cercare la morte ma senza risultati.
Adriano cerca di godersi gli ultimi giorni della
sua vita che torna a sembrargli più dolce. PAGINA 3
POLITICA
Lacrime e Sangue
Di Riccardo Mottarelli (4°M)
Lacrime e Sangue. Winston Churchill così aveva
sintetizzato i sacrifici a cui si sarebbero dovuti sottoporre i cittadini britannici nella seconda guerra
mondiale. Lacrime, sì, non solo quelle della Fornero - Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ma anche quelle che verseranno i milioni di Italiani
colpiti dal cosiddetto "Decreto Salva-Italia"(almeno
questo è stato il nome attribuitogli dal Primo Ministro
Monti). Il quale nella conferenza stampa in cui veniva presentato il decreto ha
ribadito più volte di avere
lavorato,
naturalmente
insieme ai suoi ministri,
sulla base del rigore, della
crescita e dell'equità. Ecco
proprio il tema dell'equità
è quello che ha alimentato le critiche maggiori alla
manovra,ma non è stato l'unico contestato(molto dibattuti sono anche le misure sulle pensioni e sull'aumento della benzina). Ora, senza entrare troppo nel
merito della questione, è forse vero che il decreto
proprio così equo non è; senza dubbio se il Governo
avesse accolto anche altre proposte fatte dalle parti
sociali - ICI sugli immobili del Vaticano, lotta all'eva-
sione fiscale e la tanto acclamata "Tassa Patrimoniale" erano e sono tra le più quotate - il provvedimento
avrebbe potuto godere di un consenso maggiore tra
i cittadini. Resta il fatto che Monti ha in programma
diversi incontri con interlocutori sia politici che sociali per integrare e ampliare un decreto che, oltre
alla presunta iniquità di cui sopra, viene imputato di
non essere sufficiente a risanare il debito di 20 miliardi
e ottenere il pareggio di bilancio. La manovra quindi è
ancora incompleta e verosimilmente non sarà questo
il contenuto definitivo. Bisogna pur ricordare che negli ultimi 20 anni i cittadini
italiani sono stati ben poco
abituati a riforme economiche così rigorose e preparate. Ora come ora, quindi,
molti dei giudizi risultano parziali e un po' affrettati
e solo dopo che il provvedimento sarà completato si
potranno effettuare delle analisi complessive e dettagliate. Per quanto fatto finora il voto è 6 politico, più
per l'impegno che per i risultati. A noi non resta che
attendere e sperare che l'efficacia della manovra non
prevalga sull'equità tanto invocata dal Premier.
Mosca, un unico obiettivo
Di Monica Sanniti (4°E)
Una forte reazione c'è stata da parte del popolo. Dopo
i brogli elettorali, la popolazione è scesa nelle piazze
con tanta voglia di urlare e farsi sentire. Di quale Paese stiamo parlando?
Non dell'Italia sicuramente, dove si è divisi anche
nelle manifestazioni. A testimoniare ciò sono le bandiere dei vari partiti politici che spuntano ogni volta:
Rifondazione comunista, UDC, Sinistra ecologia libertà, e questi son solo alcuni nomi. Una sola voce e
un solo colore hanno caratterizzato, invece, la manifestazione di protesta a Mosca.
"Centomila in piazza contro Putin": questa la testata
di molti giornali. Infatti il 10 dicembre c'erano molti
più dei 30mila autorizzati dal Comune. Nonostante
ciò, si è svolto tutto senza disordini e drammi. Questo sottolinea ancora di più l'unico scopo a cui tutti
i partecipanti tendevano: far sentire la propria voce
contro le frodi denunciate nel corso delle ultime elezioni, che hanno visto, tra l'altro, la vittoria del partito di Vladimir Putin, "Russia Unita". Per chi avesse
un vuoto di memoria,"Russia Unita" è un partito di
centro/centro destra, che ha avuto la sua ascesa politica nel 2003, quando Putin è stato eletto per la prima
volta Primo Ministro.
Tornando alle ultime elezioni in Russia, nonostante la vittoria, c'è stato un netto calo di consensi, che
d'altronde non arrivano al 50%, contro il 64% del
2007. Segno di una frattura tra i cittadini, che sentono il bisogno di rinnovamento. Per quanto riguarda la manifestazione, c'è stata una
forte risposta da parte dei media. In generale, c'è stata
la tentazione di minimizzare le notizie sulle proteste
anti-Putin. Fortunatamente, giornalisti come Alexei
Pivovarov del canale russo Ntv hanno rifiutato di presentare il Tg serale se non si fosse data la notizia della manifestazione. A questa manifestazione, inoltre,
hanno partecipato volti noti, come l'ex deputato Vladimir Rizhkov, che ha annunciato per il 24 dicembre
un'altra manifestazione molto più grande. C'era anche l'ex campione di scacchi, Garry Kasparov, che ha
rivendicato, assieme agli altri partecipanti, il rilascio
di tutti i prigionieri politici, un'inchiesta su tutte le
denunce di brogli con l'assunzione di provvedimenti
punitivi per i responsabili e la possibilità che tutti i
partiti dell'opposizione possano partecipare a nuove
elezioni, finalmente e veramente Democratiche.
PAGINA 4
We came. We undressed. We won.
Di Melissa Randò (4°E)
Se vi è capitato di recarvi a San Pietro alcuni giorni
fa vi sarete forse imbattuti in uno spettacolo insolito
e tutt’altro che divino: niente colombe con in bocca l’ulivo, ma una ragazza agguerrita in topless che
sfidava il freddo autunnale, diventata per qualche
momento il centro della piazza, altro che l’obelisco!
Stringeva in mano un cartello, urlava e scalciava con
forza la Polizia, sopraggiunta in tutta fretta, che tentava, invano, di farla passare inosservata con una coperta.
C’è chi tra il pubblico s’indigna e strilla allo scandalo
e chi con sguardo divertito, e magari un po’ “interessato”, le scruta con ammirazione. Sono loro, Femen,
le donne che cambieranno il mondo.
Fondato nel 2008 a Kiev da Anna Hutsol, studentessa d’economia, il movimento delle giovani Femen sta
conoscendo nell’ultimo periodo un grande successo
internazionale, tanto da far pensare alle ragazze di
creare proprio un partito politico femminista.
Il
gruppo
nasce
dall’esigenza di mettere
in
evidenza
l’emancipazione sociale delle tantissime
donne ucraine che
sperano di trovare
nelle carezze gratuite di uomini dei più
diversi Paesi il loro
futuro, il vero Amore. Ma non è mai così
ed è per questo che
scendono in campo
le battagliere Femen:
combattere la prostituzione, il turismo sessuale, le agenzie matrimoniali
internazionali che promettono giovani in cambio di
denaro, la discriminazione sessuale è il loro "mestiere". Come delle moderne suffragette, con solo addosso dei leggeri jeans e alle volte nemmeno quelli,
spuntano nelle piazze, negli eventi più importanti del
momento e aiutate dai cartelloni che tengono tra le
mani e dalle loro forti ugole, manifestano tutta la loro
rabbia e indignazione. Il modus operandi è sempre
lo stesso: una ventina di ragazze del movimento –se
ne contano 300 solo a Kiev- si spogliano nei luoghi
pubblici, esponendo striscioni e ripetendo in coro un
motto ribelle, circondate da circa 300 membri vestiti che le supportano, finché non vengono trascinate,
strappate da terra con forza e caricate su un furgone
della Polizia.
Inna Shevchenko, 21 anni, fondatrice di Femen, in
un’intervista a”Le Iene” racconta di possedere una fedina penale peggiore di un vero criminale: 15 arresti
in poco meno di tre anni!
ATTUALITÀ
Non mancano nemmeno le intimidazioni dalle autorità: dopo le elezioni presidenziali del 2010, infatti,
sono state avanzate delle minacce da parte dei Servizi
Segreti ucraini.
Ma, come possiamo notare, le Femen sono più agguerrite che mai, forti anche dei supporti finanziari
volontari, elargiti da persone comuni e privati, e dei
simpatizzanti uomini che s’interessano alla causa. Il
loro obiettivo è sempre lo stesso, ma nel corso degli
ultimi tempi è ancor di più insistente: non cerca solo
<<d’incrementare le capacità intellettuali e morali
delle giovani donne dell’Ucraina>>, ma renderle impegnate attivamente nelle vita politica del Paese. Si
stima, infatti, che solo l’8% della rappresentanza governativa sia composta da una compagine femminile
e addirittura non c’è nessun ministro donna. Un caso
allarmante, e piuttosto simile a quello italiano, dove,
le donne contano sempre di più, ma in virtù di quale
qualità? Cosa dice Femen di
noi?
“Ciò che succede in
Italia è ributtante:
l’atteggiamento
dei
politici italiani nei
confronti delle donne
è schifoso e insopportabile. Il peggiore fra
tutti, anche peggiore
di Clinton, è il vostro (ex ndr) premier
Silvio Berlusconi”: è
la dichiarazione base
della trasferta e manifestazione italiana del
gruppo femminista più importante e famoso d’Europa. Pitturate con il colore verde, il rosso e il bianco
esibivano davanti ad una folla cartelli con su scritto
“Silvio, stai scopando l’Italia!”. Ma il nostro Bel Paese è solo una piccola tappa del lungo percorso per la
riappropriazione del corpo delle donne che ha visto
Mosca come l’ultima dimostrazione. Al suon di “Dio
calci fuori lo zar” – parafrasando l’inno russo prerivoluzionario “Dio salvi lo zar”- le femministe hanno
rischiato grosso, questa volta. Manifestavano contro
l’uomo di ferro, Putin, ultimamente al centro di dibattiti politici sui suoi presunti (?!) brogli elettorali.
Grandi polemiche e critiche sono state mosse sul conto di Femen: una fra tutte la pratica apparentemente
incoerente di manifestare in topless contro il turismo
sessuale e le discriminazioni sociali. “Questi metodi
provocatori sono l’unico modo per essere ascoltate in
questo Paese. Se avessimo manifestato con il solo ausilio dei cartelloni, le nostre richieste non sarebbero
state nemmeno notate”: affermano le ragazze, che ri-
Prosegue a pagina 6
PAGINA 5
badiscono di non essere delle esibizioniste, al contrario.
Semplicemente usano il loro corpo nudo come un’arma,
sottile ed evidente, per colpire al petto gli uomini che
manipolano e utilizzano le donne come nel Medioevo e
per scuotere una società bigotta e conservatrice di vecchi ed ingobranti tradizioni.
Femen è una continua provocazione e San Pietro ne è
la dimostrazione, un modo per affermare che non tutte
le donne celano il loro dolore nel silenzio, ma lo tirano
fuori con le urla agghiaccianti di chi ha la certezza che
la libertà è il più sacro e inviolabile dei diritti. Loro saranno svestite e apostrofate con il termine “prostitute”,
ma vincono, vincono sempre. Perché se anche una sola
donna fosse spinta da una forza incredibile a scegliere la
libertà piuttosto che la schiavitù, grazie alle sue manifestazioni pubbliche, Femen avrà compiuto il suo lavoro,
e vinto.
Oltre la televisione: Santoro e il suo "Servizio Pubblico"
Di Claudio De Blasio(4°A)
Quanti di voi avete sentito parlare di “Servizio Pubblico”, il programma di informazione condotto da
Michele Santoro? Non mi sorprenderebbe se soltanto in pochi saprebbero dirmi bene di cosa si tratta.
Prima di tutto un breve resoconto delle puntate precedenti.
Michele Santoro nasce a Salerno, classe 1951, giornalista e per un breve periodo eurodeputato. Lavora
prima per Rai, poi fino al 1999 per Mediaset quindi
ritorna in Rai. Nel novembre del 2001 viene allontanato in seguito ad un duro attacco pubblico in una
conferenza stampa a Sofia, in Bulgaria, dell’allora
primo ministro Berlusconi. Riporto testualmente il
suo intervento:
« L'uso che Biagi... Come si chiama quell'altro? Santoro... Ma l'altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che
sia un preciso dovere
da parte della nuova
dirigenza di non permettere più che questo avvenga. »
Quelle parole, rimaste
nella storia, presero il
nome di Editto Bulgaro ed ebbero l’effetto
di allontanare dalla
Rai i giornalisti Biagi
e Santoro ed il grandioso comico satirico
Daniele Luttazzi. Dopo aver vinto nel 2005 la causa
da un milione e quattrocentomila euro contro la Rai
che lo ha privato del proprio lavoro ingiustamente,
Santoro torna nel 2006 (subito dopo l’insediamento
del secondo governo Prodi) su Rai2 il giovedì in prima serata con Annozero, da sempre programma record di ascolti e fonte di grandi introiti pubblicitari.
Nel 2011 dopo anni di tentato ostruzionismo da parte
dell’AGCOM (Autorità Garante delle Comunicazioni) –sollecitata dallo stesso Berlusconi ad intervenire
contro la trasmissione- e i numerosi polveroni sollevati dalla stessa Rai, Santoro decide che non è più
possibile lavorare tranquillamente nell’azienda televisiva nazionale.
Nasce così un nuovo progetto di format basato sugli esperimenti molto ben riusciti di “RAIPERUNANOTTE” e “TUTTI IN PIEDI!”. Questo progetto si
chiama “Servizio Pubblico”, simile ad “Annozero” del
quale condivide il giorno e la fascia oraria di messa
in onda e l’impostazione vera e propria del programma. Le novità sostanziali riguardano invece come il
programma raggiunge le case degli italiani: Santoro
infatti ha deciso di scommettere sul multipiattaforma, ovvero il sistema che permette di appoggiarsi alle
reti locali, satellitari e alla diretta on line contemporaneamente. I risultati sono stati a dir poco entusiasmanti: la prima puntata ha segnato circa 3 milioni di
telespettatori e il 12% di share, le successive si sono
assestate attorno al 10%. Per rendersi conto dei numeri basta considerare che oltre il 95% dello share
se lo spartiscono solitamente Rai, Mediaset, Sky e
La7 e il restante va a tutte le emittenti locali. Gli
ascolti di quest’ultime
grazie a “Servizio Pubblico” (per noi ben visibile su Teleroma56) si
sono moltiplicati di circa
ventidue volte rispetto
alla normalità. Santoro
si è inventato in Italia
un nuovo metodo di comunicazione con un costo minimo: ha chiesto
infatti per allestire tutto
il programma (studio, ospiti, servizi, multipiattaforma ecc.) un contributo volontario di 10€ a centomila
persone. Inutile dire che in poco tempo si è raggiunta
la cifra per diventare operativi. Contando inoltre che
durante la diretta c’è un forte flusso di messaggi sia
su Twitter che su Facebook (tanto che il primo ha
sospeso i tweet in entrata per eccessivo traffico sulla
rete).
Si è aperta una nuova era fatta di nuovi mezzi di comunicazione che raggiungono tutte le fasce d’età e
coi quali il telespettatore ha dimostrato di sapersi destreggiare benissimo. La rivoluzione televisiva si può
dire cominciata.
PAGINA 6
Un accordo mondiale per salvare l'ambiente
Di Andrea Di Romano (5°F)
Finalmente il 10 dicembre 2011 è finito l’incontro tra i
193 Paesi partecipanti al 17simo summit sul clima mondiale per trovare nuove ‘’regole’’ e norme per la salvaguardia dell’ambiente.
Non è stato un accordo facile perché sono state impiegate 36 ore in più del previsto e questo sottolinea quanto sia stato delicato il tema trattato.
Come tutti o quasi avranno notato, il mondo ultimamente è devastato da uragani, alluvioni e siccità che
provocano danni difficilmente riparabili, perciò c’era
l’urgenza di trovare un accordo per mettere a freno
questi episodi e per difendere la stabilità del clima.
Il piano impegnerà tutti i 193 Paesi e sarà definito entro
il 2015. Le misure previste invece dovranno diventare
esecutive a partire dal 2020.
Nonostante le reazioni a questo accordo siano state positive e ottimiste non sono mancate le critiche da parte
degli ambientalisti. Infatti, per le associazioni ambientaliste, è solamente un’intesa su base volontaria che, se
non applicata in termini rapidi, porterà a surriscaldare
il pianeta di almeno due gradi Celsius sopra la soglia
di sicurezza di due gradi, indicata come obiettivo dagli scienziati. L’Unione Europea parla del trattato di
Durban come una ‘’svolta storica’’, una spinta alla lotta globale contro i cambiamenti climatici. Nonostante
però l’importanza di questo trattato, lo stesso ministro
AMBIENTE
degli esteri sudafricano Maite Nkoana Mashabane ha
ammesso che l’intesa è ‘’imperfetta’’. Raggiungerla però
era fondamentale per coinvolgere Paesi come India,
Cina e Brasile finora esclusi dal percorso precedente.
Tra i punti fondamentali troviamo il regime di transizione del Kyoto2 che partirà dal 2012 fino a quando il
patto globale non diventi operativo nel 2020. È possibile trovare anche il Fondo verde per i Paesi emergenti
per sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’abbattimento di emissioni dannose e il Redd+, meccanismo che
promuove gli aiuti economici per ridurre i processi di
deforestazione dei boschi.
Le premesse per fare bene ci sono tutte. Ora non resta
che aspettare come si evolverà la situazione e come le
Nazioni rispetteranno i patti del trattato per il bene di
tutto il mondo.
In tutta questa situazione, notizia di pochissime ore è
anche l’uscita del Canada dall’accordo delle Nazioni
Unite, perché ha scoperto nuove risorse petrolifere nel
suo territorio e preferisce ancor di più inquinare il Paese
per non pagare la multa che avrebbe dovuto estinguere
alla scadenza dell’ accordo se non avesse mantenuto i
patti. Essendo ora fuori c’è un problema in più per il
nostro pianeta con un territorio neutrale che tenta di
sfidare l’Opec.
La Rivoluzione dell’E-Cat
Di Chen Laura Sarno (4°E)
Una moneta da 5 centesimi potrebbe avere lo stesso valore di 5 barili di benzina: con l’E-cat infatti un grammo di nichel produrrebbe la stessa quantità d’energia di
517 kg di petrolio.
Questo è quanto risulta dalle informazioni che si hanno sul catalizzatore d’energia,“E-cat”, inventato da un
ingegnere italiano, Andrea Rossi, in collaborazione con
un professore di fisica dell’Università di Bologna, Sergio Focardi. Attraverso un elemento che funge da “catalizzatore” (tenuto rigorosamente segreto), all’interno
dell’E-cat idrogeno e nichel si fondono, rilasciando una
grande quantità d’energia. Si tratterebbe dunque di un
processo di fusione nucleare, che avverrebbe però a
temperature basse, inserendosi nel filone della comunemente detta “fusione fredda” o LENR (Low Energy
Nuclear Reaction)­­. A differenza degli esperimenti e
studi portati avanti negli anni precedenti, il “combustibile” utilizzato, il nichel, è molto più diffuso ed
economico. L’energia prodotta, in grandi quantità, è
emessa in modo continuativo nel tempo e controllabile.
Inoltre, stando alle dichiarazioni e ai risultati di alcuni
esperimenti effettuati, le radiazioni sono talmente poco
intense da essere totalmente assorbite da uno strato di
piombo inserito nel sistema. Per ogni MW di energia
prodotta si stima il costo di 2 dollari - per il combustibile e il mantenimento dell’impianto. Per dare energia
termica (trasformabile in energia elettrica) a una famiglia per sei mesi basterebbero 10 kg di nichel e 18 di
idrogeno; tradotti 21 €.
Proprio il costo estremamente basso e il segreto indu-
striale mantenuto sul prodotto, oltre al passato di Rossi
(la società da lui creata per la produzione di petrolio dai
rifiuti è stata coinvolta in vari processi penali), hanno
dato voce allo schieramento degli scettici. Tra questi,
anche molti esponenti della comunità scientifica, che
rimarranno tali finché non saranno effettuati studi
sull’E-cat che portino all’elaborazione di una teoria
completa che ne spieghi il funzionamento.
L’Università di Bologna ha stipulato con l’ingegnere un
contratto per effettuare questi studi.
Nel frattempo Rossi ha affermato che la prova del funzionamento dell’E-cat sarà il mercato, e sul sito ufficiale
si può già prenotare. Sono previsti due formati dell’impianto: uno industriale (in grado di produrre fino a 1
MW all’ora di energia termica) e uno domestico da 1
kW.Se l’E-Cat si rivelasse davvero per ciò che promette d’essere, saremmo nel bel mezzo di una rivoluzione
energetica, che ci permetterebbe di archiviare definitivamente nel passato non solo gli incidenti delle attuali
centrali nucleari, ma anche la dipendenza politico/economica dal petrolio.
Con la produzione di massa di questo sistema i prezzi
saranno molto più bassi, e possiamo augurarci che le
politiche mondiali lo rendano davvero accessibile a tutti, come auspicato dallo stesso Rossi.
Certamente però, avere l’opportunità di accedere a
una quantità potenzialmente illimitata d’energia non
significa utilizzarla anche quando non necessaria. Sarà
ancora importante puntare al risparmio energetico e,
soprattutto, al buonsenso.
PAGINA 7
CINEMA
Di Annibale Damiano (5°H)
“Caso riaperto!”
“E’ sicuro di voler giocare a questo gioco?” “Temo che lei perderebbe”
Quando due anni fa uscì al cinema “Sherlock Holmes”
in molti rimasero felicemente colpiti da questa rilettura altamente stilizzata del detective creato da Sir
Arthur Conan Doyle e portata sul grande schermo da
Guy Ritchie. Il film aveva sì diversi difetti, ma conteneva buone dosi di energia e originalità che, mescolate con un ottimo cast e una storia coinvolgente,
lo hanno trasformato nell’evento del Natale 2009 con
un incasso oltre ogni previsione, dando la certezza
della realizzazione di un sequel. Spesso i secondi episodi falliscono nel tentativo di riproporre quello che
aveva reso vincente il film originale, ma non è il caso
di “Sherlock Holmes gioco di ombre”, in sala dal 16
dicembre, che riesce a essere migliore del primo film
sotto diversi aspetti.
La storia non ambientata unicamente a Londra ma
in tutta Europa permette uno sviluppo maggiore
dell’azione e dei personaggi e porta una
dose di freschezza
altrimenti non possibile..
I fili della trama, molto intrecciata ma mai
noiosa, vengono perfettamente tirati, e
lasciano un maggior
grado di convinzione
nello spettatore.
Il primo film si concludeva con un finale aperto, in
cui veniva introdotto l’arcinemico per eccellenza di
Holmes, famosissimo nei libri di Doyle: il Professor
Moriarty.
In questa seconda avventura, Sherlock Holmes deve
vedersela con questo personaggio, che con una acuta mente criminale, una intelligenza pari a quella del
nostro protagonista, una predisposizione al male e
una totale assenza di coscienza potrebbe mettere in
grande difficoltà il rinomato detective.
Una serie di attentati e omicidi apparentemente casuali e la morte del principe erede al trono d’Austria,
che secondo l’ispettore Lestrade (Eddie Marsan) si
trattano di semplici coincidenze, mettono in allarme
Holmes (Robert John Downey Jr) che intuisce si tratti di un puzzle allestito dal Professor Moriarty (Jared
Harris). Holmes, mescolando lavoro e piacere, indaga
e in un club per gentiluomini, dove insieme al fratello Mycroft Holmes (Stephen Fry) festeggia l’addio al
celibato di Watson (Jude Law) e incontra Sim (Noomi
Rapace), una zingara cartomante, la quale sembra vedere più di quanto stia dicendo. Il suo coinvolgimento inconsapevole nell’omicidio del Principe la rende
il prossimo obiettivo dell’assassino; Holmes riesce a
salvarla, e lei accetta di aiutarlo. Le indagini prendo-
no una piega ancor più pericolosa mentre Holmes,
Watson e Sim attraversano l’Europa: dall’Inghilterra alla Francia, passando per la Germania e infine in
Svizzera.
L’astuto Moriarty è sempre un passo avanti a loro, lasciando una traccia di morte e distruzione quale parte
di un piano ancor più grande che, se dovesse realizzarsi, cambierebbe per sempre il corso della storia.
Pugni, risate, sparatorie, travestimenti, amicizia virile
e cameratesca sono gli ingredienti utilizzati da Guy
Ritchie percreare un ottimo sequel con il quale non
deluderà le aspettative dei fan. Altro punto di forza
del film sono i due protagonisti Holmes e Watson,
personaggi talmente magnetici da inglobare tutto
il film. Che infatti si piega al loro volere e sviluppa
proprio sull’interazione e sul rapporto tra i due, di
amicizia e rivalità, i suoi momenti migliori. Le battute tra i due amici sono
la cosa migliore del film,
il loro continuo battibeccare, sottolineare manie e
modi di fare, permette alla
pellicola di raggiungere un
livello alto.
Un altro punto importante
del film, come già fatto intuire nella pellicola precedente, è recuperare la centralità del nemico numero
uno di Holmes, Moriarty: è sullo scontro con questi
che si basa tutta la forza del film.
Moriarty non sarà come il personaggio dei romanzi,
ma Harris è riuscito a portare sullo schermo un cattivo spietato come mai visto fin ora, capace di fronteggiare Holmes proprio nella sua specialità: la mente.
Dopo il successo del primo film il budget è salito, e
sullo schermo si vedono tutti i soldi spesi. Le location, i fondali, le esplosioni e le scazzottate (con tanto di scene a rallentatore in cui Holmes prima pensa
alle mosse e poi le mette in atto alla giusta velocità)
sono tutte di primo livello e si riesce a gestire l’azione
con un montaggio chiuso ma mai confusionario. Guy
Ritchie propone una regia serrata e virtuosa, come
ci aveva abituati nelle sue prime crime story inglesi
(Snatch - Lo strappo e Lock & Stock - Pazzi scatenati),
piena di trovate e inventive, vorticosa ed eccitante,
lucidissima nelle sfrenate scene d’azione, che in questo film sono incorniciate dalle straordinarie musiche
di Hans Zimmer.
Può star tranquillo chi non ha visto il primo film e
vuole vedere questa nuova avventura distaccata anche se con qualche riferimento d’obbligo dal primo
film, mentre sequesto vi è piaciuto amerete ancora di
più questo sequel;“Elementare, Watson”.
PAGINA 8
Di Vanessa Trimani (5°H)
The show must go on
MUSICA
“Come posso vivere senza coloro che amo? Ogni tanto cerco di trovare un posto nella mia mente, dove tu
possa stare, tu possa stare sveglio per sempre.”
Forse è solo una semplice conincidenza, oppure esiste davvero una maledizione che si scaglia contro gli
artisti della musica alternativa?
Quasi due anni fa, precisamente il 28 dicembre del
2009, si è aggiunto un altro nome alla lista nera delle morti nel mondo della musica: l'eccellente batterista Jimmy Sullivan, soprannominato “The Reverend”, noto per essere uno dei membri principali
della band hard rock di Orange County (California),
Avenged Sevenfold. Ovviamente, tutto ciò non ha suscitato molto scalpore tra la gente, un po' perché gli Avenged Sevenfold non sono molto commerciali, un po' per il fatto
che i ragazzi di oggi preferiscono
ascoltare altri generi musicali. Ma bisogna ricordare che la musica
non è solo un insieme di note create al computer e finalizzate ai balli
in discoteca. O per lo meno non è
SOLO quello. Purtroppo, però, i
giovani d'oggi tendono ad escludere categoricamente tutto ciò che
li renderebbe 'diversi' dalla massa. Quindi, sono pochi quelli che
possono dire di aver conosciuto il
talento e la bravura di questo batterista. Ma è giusto comunque che gli si
dedichi uno spazio per l'anniversario della sua scomparsa.
James "Jimmy" Owen Sullivan, in arte The Rev nasce a Huntington Beach, il 9 febbraio del 1981.
The Rev studiò in una scuola cattolica (la St. Bonaventure) nella quale conobbe Matthew Shadows,
attuale cantante degli Avenged Sevenfold, ma dalla quale fu espulso il secondo anno. Cercò allora di
studiare all'Huntington High e in un riformatorio,
ma fu da entrambe espulso.
Successivamente creò con Matthew Shadows e con
Zacky Vengeance gli Avenged Sevenfold nel 1999.
E da lì, iniziò la sua ascesa nella carriera di batterista. Morirà, poi, a soli 28 anni, in un solitario
albergo, a causa di un mix di farmaci e alcolici. I
rumors più attendibili affermano che si sia suicidato per una delusione d'amore. Ma rimane il fatto che Jimmy è morto nel pieno
della sua giovinezza. Si può notare come la sua vita
non sia esattamente simile a quella di un santo. Ma
è proprio per questo fatto che spesso la gente cade
in errore. Quante volte abbiamo letto sui giornali,
o su internet, che alcune mamme avevano ordinato
ai loro figli adolescenti di non ascoltare più il rock,
comunemente chiamato dalla massa 'la musica del
diavolo'?
(So far away - Avenged Sevenfold)
Troppe volte, forse.
E sicuramente nella lista delle band proibite ci sono
finiti anche gli Avenged Sevenfold, probabilmente per le biografie un po' troppo spinte dei membri
della band. Questo spiegherebbe il motivo per cui
gli Avenged non sono molto conosciuti tra i giovani. Ma alla fine, come si può giudicare un artista dalle
vicissutidini della sua vita?
Dopotutto, anche Kurt Cobain non era decisamente un santo... eppure ora è una leggenda!
Anche perché, se ci si fermasse per un attimo ad
ascoltare i testi di questi ragazzi californiani, si
capirebbe che non sono poi così distanti dalle persone comuni, anzi, forse sono più
simili a noi di quanto ci potremmo
immaginare. L'unica nota stridente delle loro canzoni è quel velo di
malinconia perenne che le avvolge, quasi a diventare un doloroso
lamento di un 'io' irrequieto che
non riesce a liberarsi dalle catene
della società.
Le loro sono parole dure e tristi,
che, secondo l'ideologia odierna,
non dovrebbero nemmeno passare
per l'anticamera del cervello ad
un ragazzo della loro età, ed essere
trasmesse ad altri giovani. Quindi,
si direbbe che la loro unica colpa
è quella di essere troppo profondi nei loro temi, e
poco banali come ci si aspetterebbe da una band
commerciale. Una colpa che, però, se da una parte
a molti fa rabbia, ad altri piace. Ed è proprio questa
piccola percentuale di persone, amanti degli Avenged Sevenfold, che considerano The Rev uno dei
migliori batteristi della storia della musica.
Ma alla fine, Jimmy Sullivan chi era? Un ragazzo che amava suonare la sua batteria insieme ai suoi amici, prima che compagni, di band.
Un amico a cui è stato dedicato tutto l'ultimo cd,
Nightmare. Un cd carico di amore, di parole dolci
ma struggenti. Parole di quattro ragazzi che si sono
trovati a dover decidere, se continuare o meno, senza il loro migliore amico, ciò che era iniziato come
un sogno, ma che poi è diventato un incubo. Non
si sa bene ancora, a distanza di due anni, cosa abbiano deciso di fare i quattro membri della band.
Sicuramente Jimmy avrebbe voluto che almeno i
suoi amici continuassero il cammino che avevano
iniziato insieme, anche senza di lui. A questo punto
l'unica frase che passerebbe nella testa di chiunque,
e che ormai è diventata quasi un caposaldo della
musica, è: The show must go on.
PAGINA 9
televisione
Salvato da un Reality
Di Jessica Duro (2°C)
Siamo negli USA, dove un giovane ragazzo di
14 anni si perde in un bosco tra le montagne
dell’Oregon mentre scia. L’adolescente riesce
a salvarsi grazie a un reality show. Proprio
così: un reality! Jake Denham si salva scavando
una piccola grotta nella neve per ripararsi dal
freddo e dal forte vento e successivamente attende pazientemente i soccorsi, che però non
arrivano. Scende a valle, facendosi strada a
piedi nella natura selvaggia e seguendo la stella polare.
«E' iniziato a farsi buio, ho visto le stelle, ho
visto Venere. Era rossa e più grande della stella
polare», ha spiegato il 14enne, che sottolinea:
«Volevo vivere e non morire. Così mi sono incamminato finché ho trovato delle tracce di
sciatori. Le ho seguite, poi finalmente ho visto
le luci dei soccorritori».
Ebbene sì, Jake Denham deve letteralmente
la sua vita a due dei suoi reality show preferiti: "Man vs. Wild" (Uomo vs Natura), la serie condotta dall'avventuriero Bear Grylls in
onda su Discovery Channel, e "Survivor", il
celebre format inglese, negli Usa sulla Cbs, in
cui un gruppo di persone deve sopravvivere su
un'isola deserta.
Oggigiorno ogni tipologia di reality viene considerata televisione spazzatura, ma di fatto, di
fronte a episodi di cronaca del genere, possiamo a buon diritto escludere una parte di
questi.
Prevalgono tuttavia i programmi dove
l’ignoranza e l’inciviltà sono all’ordine del
giorno. Quella malefica scatola parlante continua ad educare e condizionare i suoi spettatori
e le ultime generazioni ne risentono in modo
particolare.
Effettivamente alcuni programmi possono risultare interessanti, ma i più banali sono quelli
più criticati e allo stesso tempo i più visti.
La dura realtà è sinteticamente questa: tutti li
criticano ma tutti li guardano!
PAGINA 10
Festa all’Amaldi
Di Claudio De Blasio (4°A)
Come certamente voi tutti sapete, e se non lo sapevate “sappiatelo” leggendo quest’articoletto, il 22
dicembre nel nostro liceo ci sarà una festa per terminare felicemente l’anno solare.
Giubilo in tutta la scuola! Dopo un mese di parole,
di grida, di accuse (infondate) contro i rappresentanti, di solleciti per finanziare questa benedetta festa,
di progetti accantonati e poi ripresi, finalmente arriva questo piccolo momento di stacco pre-vacanze.
Un’occasione per stare tutti insieme, per concludere
il 2011 a scuola diversamente dagli altri anni.
È ora di dire basta al triste e mero panettone da mangiare in solitaria dentro la propria classe, basta con la
solita festa così articolata: prime ore lezione, terza e
quarta festa RIGOROSAMENTE IN CLASSE e a discrezione del docente, e quinta ora pulizia. Siamo abbastanza grandi (e spero maturi) per permetterci di
più. Ecco come noi rappresentanti abbiamo pensato
di organizzare questa festa: dopo il regolare appello,
lo studente è libero di scegliere se rimanere a scuola
o andare a fare i regali a Romaest. Chi sceglierà la prima opzione si troverà davanti alla possibilità di scegliere fra un concerto con dell’ottima musica suonata
live da alcune band scolastiche, una dance hall e una
discoteca. E non è finita. Dato che sappiamo quanto
gli amaldini siano affamati durante queste occasioni,
Di Giada Cucchi (4°A)
scuola
abbiamo pensato anche ad un buffet a base di panini
con la porchetta e altre prelibatezze. La discoteca la
potrete trovare nella palestra grande, ci sarà un dj
che si occuperà di mettere su musica adatta, la dance
hall nella palestra piccola (anche questa con un dj),
mentre il concerto nel cortile interno alla scuola (in
caso di pioggia sarà spostato in aula magna).
Noi quattro rappresentanti speriamo e vogliamo che
questa festa sia qualcosa di epico, anche perché sarà
il nostro banco di prova, il nostro biglietto di presentazione per la continuazione del progetto della
raccolta mensile, per la Settimana dello Studente e
per la festa di fine anno scolastico. Vogliamo fare un
evento come si deve, degna di questo nome ma anche con il giusto comportamento da tenere a scuola.
Ciò non significa stare cinque ore seduto al banco,
ma vivere la festa senza esagerare. A buon intenditor
poche parole.
Concludo con un augurio, di rito: buone feste e
felici vacanze a tutti!
Ah, per chi fosse ancora intenzionato ad andare a
Romaest per comprare gli ultimi regali, sappia che
alle nove di mattina il centro commerciale è ancora
chiuso e che se vuole tornare a scuola, non può più
rientrare.
Natale
È arrivato dicembre e si iniziano a vedere le luci
che ci ricordano che Natale è alle porte. Presa dal
ricordo di com’era il periodo natalizio quando ero
più piccola, mi sono fermata a riflettere su come
è cambiato il concetto di Natale col passare degli
anni. Nell’auto la mattina o al bar durante una pausa, ho sentito più di una
volta ragazzi dire che
quest’anno la loro famiglia non farà l’albero per pigrizia, perché
non ha senso farlo per
poi smontare tutto e riporlo dopo soltanto due
settimane!
Il periodo che va da
Natale fino all’Epifania
è diventato simile ad
un “periodo di saldi”;
infatti i cartelli colorati
sulle vetrine dei negozi attirano di più degli articoli
che vengono venduti, le persone spendono soldi a
più-non-posso convinti che in questo momento si
facciano affari e i negozianti guadagnano il doppio o
il triplo di un periodo di normale tranquillità.
Lo scopo di fare regali non è più quello di acquistare qualcosa perché piace alla persona che lo rice-
ve, ma ci si chiede: <<Quanto voglio spendere per
questa persona?>> e allora si cerca qualsiasi cosa con
quel prezzo, senza guardare se sia informe, inutile,
o poco adatta.
Anche i bambini non hanno più quello spirito che
avevamo noi fino a qualche anno fa. Adesso la letterina a Babbo Natale
si spedisce via e-mail
e i regali non sono più
recapitati sotto l’albero la notte di Natale,
ma sono lasciati direttamente ai negozi così
che i genitori possono
prenderli da lì!!
Stiamo assistendo al fenomeno del consumismo che sta corrodendo
tutte quelle tradizioni
tipiche del Natale che
ci accompagnano dal 8 dicembre fino al 7 gennaio;
dovremmo ritirare fuori un po’ di quello spirito di
bambini e farci prendere dalla bellezza di “conciare
l’albero per le feste” e sistemare i Re Magi vicino al
bambinello che rimarrà coperto con un batuffolo di
ovatta fino alla notte del 24 dicembre! PAGINA 11
War is Over !
Di Manuel Secci (4°C)
Peccato che anche questo periodo pre-natalizio se ne sia
andato così senza lasciarci nulla di bello nella memoria,
senza averci fatto cambiare gli occhi con i quali guardiamo gli altri.
Niente di niente! Crescendo perdiamo sempre più
quell’ingenuità tipica dei bambini, quella che ci fa sperare in una fine dei conflitti con gli altri, e non crediamo
neanche più quanto il Natale possa compiere miracoli,
aiutati in questo dalle continue
notizie di cronaca che alimentano la diffusa opinione che quel
25 Dicembre, festeggiato tutti gli
anni, sia solo un’opportunità per
star a casa e non anche una sfida
per noi stessi per cambiare. Un
ragazzo romano muore per un
pugno sferrato dal suo migliore
amico, un bambino di sette anni
viene investito ed ucciso da un pirata della strada a Torino, questi
senza nemmeno fermarsi per
sincerarsi delle sue condizioni;
un accampamento di Rom viene
messo a fuoco perché una ragazza ha finto di essere stuprata da
due ragazzi stranieri, solo per
paura di dire ai genitori di aver perso la verginità col suo
ragazzo. Potrei continuare la lista per chilometri, facendovi staccare gli occhi dall’articolo per la tristezza e chiudere il giornalino, ma mi fermo qui, con una quasi bella
notizia: i soldati americani hanno lasciato l’Iraq, dopo
dieci lunghi anni di battaglia al regime di Saddam prima
e agli integralisti poi. Tutti gli Americani, eccetto quei
3500 soldati morti, torneranno a casa: la guerra è finita!
R edazione
Se vuoi esprimere un parere, dare consigli, proporre argomenti, contatta la redazione all’indirizzo e-mail:
[email protected]
Hanno partecipato a questo numero i seguenti
“giornalisti in erba”:
Classe 2°A
Roberto Bors (4°C)
Giada Cucchi (4°A)
Annibale Damiano (5°H)
Claudio De Blasio (4°A)
Andrea Di Romano (5°F)
Jessica Duro (2°C)
Riccardo Mottarelli (4°M)
Chiara Perfetti (5°C)
Melissa Randò (4°E)
Monica Sanniti (4°E)
Chen Laura Sarno (4°E)
Manuel Secci (4°C)
Vanessa Trimani (5°H)
Qualcuno quarant’anni fa disse una frase del genere:
“War is over, if you want it!”, riferendosi ad un’altra
guerra, quella in Vietnam e ad un’altra ancora, quella
dentro tutti noi. Jhon Lennon fu un grand’uomo, coraggioso, determinato, illuminato. Dedicò la sua vita,
dopo la scioglimento dei Beatles, ai movimenti pacifisti
insieme a sua moglie, Yoko Ono. Lui, nel caotico bellum contra omnes che caratterizzava la vita al suo tempo
e tuttora la caratterizza, riuscì con le sue parole a far
riflettere una moltitudine
inaudita di gente. Riversò la
sua fervente fede negli ideali
di pace e di uguaglianza, in
quel lontano 1971, nelle sue
due più belle canzoni, che
tutti almeno una volta nella
vita abbiamo sentito: “Imagine” e “Merry Christmas”.
Immaginava un mondo unico, fatto di sognatori, senza
distinzioni di razza e soprattutto un mondo sereno
senza conflitti, unito. Utopia
ora, pensate nel 1971. Ma
lui continuò ugualmente
con le sue convinzioni, anche dopo aver abbandonato
il mondo delle celebrità continuò a scrivere musica, impossibile per l’uomo che trovava nelle canzoni il modo
migliore di esprimere se stesso, smettere di farlo. Sfidiamoci questo Natale, accogliamo il suo invito, magari
diventando dei sognatori come lui, finiamo veramente
questa guerra l’uno contro l’altro.
Un rigraziamento speciale alle prof. Mattarocci, Maroncelli e Alessi
Per il logo ringraziamo Massimiliano Vari
Professore referente del progetto: Alvaro Vellei
Redattrice: Melissa Randò; Grafico: Manuel Secci
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Il giornalino d’Istituto è un progetto scolastico aperto a
tutti, coordinato dal gruppo Eco-Amaldi.
Gli articoli e le foto in questo numero non possono essere
utilizzati o rielaborati senza il permesso degli autori.
Visitate il sito del gruppo Eco-Amaldi, nel quale scaricare
le copie digitali a colori anche dei numeri precedenti:
ecoamaldi.altervista.org
PAGINA 12