iconografia figure mitologiche

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iconografia figure mitologiche
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Mitologia greco - romana
Achille
Condottiero dei Mirmidoni alla guerra contro Troia, figlio del re Peleo e della dea marina
Tetide, era un semidio. Leggendario eroe greco, è il personaggio principale del poema di Omero. Fra gli
episodi più celebri, si ricorda qui l’agguato a Troilo. Il più bello, oltre che il più valoroso tra gli eroi omerici,
viene rappresentato coi capelli biondi e gli occhi lucenti; è rappresentato in un primo tempo barbuto, poi
imberbe, in moltissime opere dell'arte greca, etrusca e romana (pitture, mosaici, sarcofagi, ecc.). “Achillee”
erano dette, secondo Plinio il Vecchio, le statue di giovani in nudità eroica, armati di lancia.
Giovanni Battista Tiepolo
Atena impedisce ad Achille di
uccidere Agamennone
Tomba dei Tori a Tarquinia
Agguato di Achille a Troilo
J.Auguste Dominique Ingres
Achille e l'amante Patroclo
Apollo
Dio del sole delle arti (e per questo messo in relazione con le Muse), è una delle dodici
divinità dell’Olimpo. Viene raffigurato come un bellissimo giovane con il capo coronato di alloro, pianta a
lui consacrata, simbolo di vittoria, sotto la quale alcune leggende volevano che il dio fosse nato. Suoi
attributi tipici erano l'arco e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, simbolo dei
suoi poteri profetici. Animali sacri al dio erano i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a simboleggiare
la musica e il canto), e ancora falchi, corvi e serpenti, questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. E
ancora il gallo, come simbolo dell'amore omosessuale, diversi, infatti, gli uomini di cui il dio s'innamorò.
Statua del primo secolo
Apollo
Con in mano una lira, uno dei suoi
simboli tipici.
Jean Broc
La morte di Giacinto
La triste storia d'amore con il
principe spartano Giacinto.
Andrea Sacchi
Marc'Antonio Pasqualini coronato da
Apollo
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Arpie Nella mitologia greca, le arpie (lett. "le rapitrici", dal
verbo greco ἁρπάζειν harpazein, "rapire") sono creature mostruose,
con viso di donna e corpo d'uccello.
L'origine del loro mito deve forse ricondursi a una personificazione
della tempesta.
«Nelle isole Strofadi del mar Ionio ci furono alcuni mostri, le arpie,
in forma di uccello, ma col volto di vergine, che potevano parlare le
lingue umane. Erano sempre insaziabili, spinte da fame rabbiosa, e
strappavano di mano a chi mangiava il cibo con gli artigli adunchi».
(Liber Monstrorum).
Gustave Doré
Illustrazione di per la Divina
Commedia.
Dante cita le arpie nel Canto XIII
dell'Inferno.
Andrea del Sarto
“Madonna delle Arpie” (part.)
François Perrier
Illustrazione di un episodio dell’Eneide
Enea e i suoi compagni combattono le
Arpie.
Atteóne
Secondo le Metamorfosi di
Ovidio, il principe cacciatore, durante una
battuta di caccia scorge Diana presso una fonte.
Per questo viene tramutato da lei in cervo.
Rappresentato con questi attributi: cervi
fuggenti, azzannati dai cani, e molli fanciulle al
bagno. Dall’inizio del Cinquecento, Il bagno di
Diana e delle Ninfe aveva fornito ai pittori un
buon pretesto per mostrare nudi femminili in
paesaggi ricchi di contrasti tonali.
Tiziano
Diana e Atteone →
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← Domenichino,
Diana e Atteone
Parmigianino →
1523, “saletta
segreta” della Rocca
dei conti Sanvitale a
Fontanellato
Diana e Atteone
Bacco In greco, Diòniso, Dio del vino, è un giovane con il capo coronato di vite, con una coppa di
vino o un grappolo d’uva in mano. Nel corteo di Bacco a volte compaiono fanciulle che danzano,le
Baccanti, e Satiri che suonano il flauto. A volte Bacco è accompagnato da Arianna, che sarà sua sposa.
Tiziano
Bacco e Arianna
Velasquez
Il Trionfo di Bacco
Michelangelo
Bacco
Centauri
Sono esseri selvaggi e rozzi, metà uomini e metà cavalli, che vivono sulle montagne e
si nutrono di carne cruda. Sono legati a numerosi episodi mitologici. Mostri dal busto a forma umana dalla
testa alla vita, innestato su un corpo di cavallo. Presenti nell'iconografia dal tardo Miceneo, sono
rappresentati tradizionalmente come cacciatori. La più famosa leggenda che si racconta sui Centauri è
quella della loro sconfitta da parte dei Lapiti, un popolo della Tessaglia. I miti ci tramandano anche che i
Centauri furono decimati da Eracle e scacciati dalla Tessaglia furono confinati nelle pendici del monte
Pindo.
Ciclopi
Sono delle figure della mitologia greca, divinità gigantesche con un occhio solo.
Creature prodigiose, vengono descritti come alti conoscitori dell'arte della lavorazione del ferro e
sono considerati gli aiutanti di Efesto, il dio del fuoco. Omero dà solo il nome di uno di loro,
Polifemo, che fece prigioniero Odisseo (Ulisse) e i suoi compagni.
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Annibale Carracci
Polifemo
Giulio Romano
Polifemo
Mosaico in Sicilia
Ulisse offre il vino a Polifemo
Nelle pitture pompeiane della Casa di Sirico e in
quella degli Amorini dorati, i Ciclopi sono
rappresentati come esseri umani dai volti silenici,
con chiome abbondanti e arruffate ed hanno due
occhi: i caratteri pastorali prevalgono su quelli
mostruosi.
Guido Reni
Il ratto di Deianira
Tivoli
Centauro Vecchio
G. B. Cipriani
Chirone educa Achille al tiro con l'arco
Clori
Ninfa amata da Zefiro. Il poeta romano
Ovidio opera una fusione tra la leggenda greca di Clori
e la tradizione italica di Flora (antica dea italica della
primavera, presente nelle raffigurazioni di Venere).
Attributi: fiori in mano, coroncina sul capo ecc.
Botticelli →,
La Nascita di Venere
Zefiro e Clori spargono rose sulla Dea.
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← Botticelli,
“La primavera”
Part. Zefiro e Clori
→
Jacopo Amigoni
Clori e Zefiro
Cupido
In greco, Eros, figlio di Venere, è il dio
dell’amore. È rappresentato come un bambino o un
giovinetto bendato (perché l’amore è cieco), con arco
e frecce; più raramente con fiori o una lira o con una
face accesa che gli fiammeggiava in una delle mani. In
età ellenistica la sua figura diviene più molle,
femminea, sempre più infantile, finché venne
rappresentato come un putto alato. A questo periodo
Botticelli,
risale anche la nascita del mito di Amore e Psiche.
“La Primavera” Part. Cupido
Lorenzo Lotto,
“Venere e Cupido”
Piero della Francesca,
Cupido bendato
Jacopo Zucchi
Psiche scopre l'identità
dell'amante e fa cadere una
goccia di olio bollente.
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Antonio Canova
Amore e Psiche
Museo del Louvre
Diana cacciatrice
Diana E’ una delle dodici divinità dell’Olimpo, chiamata dai Greci Artemide, è la sorella di Apollo.
Cacciatrice e signora delle fiere, è la dea della natura selvaggia. Custode della verginità e della purezza,
governa anche la fertilità femminile, protegge le giovani spose e le partorienti. È talora identificata con la
dea infernale Ecate e con la Luna. L'iconografia la ritrae come cacciatrice, con il chitone (un corto vestito di
stoffa leggera), arco, frecce, calzari e una muta di cani; il suo carro d'oro è trainato da cerve. In altre
raffigurazioni, in cui appare come Ecate, la dea impugna una fiaccola.
Domenichino
“Diana”
Correggio
“Diana cacciatrice”
Ipogeo di via Livenza a Roma
“Diana cacciatrice”
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Dafne Ninfa di cui si invaghisce Apollo e a cui sfugge tramutandosi in una pianta di alloro.
Attributi: arco, faretra (Apollo); mani in forma di rami d’alloro, rami sulla testa, piedi in forma di
radici (Dafne)
Paolo Veronese
Apollo e Dafne
Antonio Pollaiolo
Apollo e Dafne
Bernini
Apollo e Dafne
Ercole Eracle nella mitologia greca, metà uomo e metà dio, è un eroe
della mitologia greca, personificazione della forza fisica e del coraggio.
Famose sono le sue dodici fatiche che, dopo aver affrontato grandi avversità,
supera trionfando sul male. L’iconografia greca e romana del dio insiste sugli
attributi della clava e della pelle leonina e talvolta compaiono anche l’arco e
la faretra; in alcuni tipi arcaici e italici indossa la corazza. I due tipi barbato e
imberbe coesistono fino dall’arcaismo; la muscolatura del corpo è sempre
vigorosa. Particolari figurazioni sono l’Ercole banchettante, quello che suona
la cetra, quello ebbro, quello in abiti di Onfale.
Prospero Sogari Spani
Ercole→
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Paolo Pagani
Ercole cattura Cerbero
Rubens
Ercole e Onfale
Pollaiolo
Ercole e l’Idra
La dodicesima fattica
George Petel
Eracle e il Leone di Nemea
Erinni
Furie nella mitologia
romana. Esse sono chiamate anche
Dire da Virgilio, sono, nella religione
e nella mitologia greca, le
personificazioni femminili della
vendetta soprattutto nei confronti
di chi colpisce i parenti o i membri
del proprio clan. L’iconografia è
quella di una divinità cacciatrice
munita di serpi, talora alata.
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William-Adolphe Bouguereau
Il rimorso di Oreste
Oreste inseguito dalle Erinni. Rappresentate
come geni alati, con la bocca spalancata
nell'atto di cacciare urla terribili, con serpenti
invece di capelli, recanti in mano torce o fruste
o carboni e tizzoni ardenti. Il loro aspetto era
quindi di tre donne alate con capelli di serpenti
che recavano tra le mani delle armi che
usavano per torturare il malcapitato.
→
John Singer Sergent
“Oreste inseguito dalle Furie”
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Giove
(in greco, Zeus): è la suprema divinità
dell’Olimpo. Dio del cielo, presiede i mutamenti
atmosferici. È sposato con la dea Giunone, che però
tradisce con numerose fanciulle divine e mortali. I suoi
simboli sono la folgore, il toro, l'aquila e la quercia.
Nell’iconografia classica la figura di Zeus è caratterizzata
da folta barba, capelli lunghi coronati d’alloro, torso
nudo e mantello sulle gambe. I suoi elementi distintivi
sono lo scettro e il fulmine. Numerosi sono i miti
rappresentati anche in cicli pittorici.
J. A. D. Ingres
“Zeus e Teti”
Antoine Coypel
Hera e Zeus
Raffaello. Loggia di Psiche
Giove e Psiche
Giunone e Giove, secondo i romani
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Giunone
Moglie di Giove (Zeus), è la
principale dea dell’Olimpo. Tutela il matrimonio e il
parto. L'iconografia della dea ripete comunemente
quella della greca Era, ma l'origine del culto di
Giunone come divinità italica è documentata dalla
statua di Iuno Sospita proveniente da Lanuvio
(Musei Vaticani), con gli attributi della veste di
pelle di capra, asta, scudo, serpente, e da antefisse
laziali e falische dei sec. VI-V, con elmo di pelle
bovina. La dea frequentemente è rappresentata
sopra un carro tirato da due pavoni, con lo scettro
in mano, e la fronte coronata di gigli e di rose. I
pittori le pongono sempre ai piedi un pavone, e la
cingono talora dell'arcobaleno, emblema d'Iride.
Carracci
Giove e Giunone
Rubens
Giunone e Argo
De Ferrari Gregorio
Giunone applica gli occhi di
Argo sulla coda del pavone
Lastman Pieter Pietersz
Giunone sorprende Giove con Io
Le Tre Grazie Sono divinità che fanno parte del seguito di Apollo e di Venere. Sono
abbracciate, nude o vestite di veli. Nel Rinascimento simboleggiano castità, bellezza e amore.
Chiamate dai greci Cariti, erano figlie di Zeus e della ninfa Eurinome ed erano tre dee portatrici di
gioia e bellezza. I loro nomi erano Aglaia (“splendore”), Eufrosine (“gioia e letizia”) e Talia
(“prosperità”); presiedevano ai banchetti e alle danze, accompagnavano Afrodite ed Eros, le
divinità dell’amore, e con le muse danzavano per gli dei al suono della lira di Apollo.
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Nell’iconografia greco- romana le tre donne, totalmente nude, sono disposte in modo che quella
centrale sia vista da dietro e le altre la affiancano con posture simmetriche.
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Nel Medioevo scompaiono,
perché raffigurazioni pagane
ed è con il Rinascimento che
tornano alla ribalta, in primis
con l’interpretazione di
Sandro Botticelli.
Tuttavia e altre opere del
Rinascimento,
,
non
presentano l’originalità della
versione
di
Botticelli,
riprendendo, al contrario, il
modello antico in modo
molto fedele.
Con l’età barocca il tema
delle Grazie è di nuovo
accantonato. Il Seicento e la
Controriforma esigono temi a
carattere religioso. Tra le
poche eccezioni è il
fiammingo Rubens che
raffigura più volte le Grazie
come opulenti matrone dalle
carni tremolanti.
Bisognerà attendere quasi
due secoli, con
l’affermazione del
Neoclassicismo, perché le
tre Grazie abbiano una
seconda rinascita.
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Marte In greco Ares, secondo la mitologia romana del I secolo a.C., è
il dio della guerra e dei duelli. Secondo la mitologia romana più arcaica, era
anche il dio del tuono, della pioggia, della natura e della fertilità. figlio di
Giove e Giunone, è una delle dodici divinità dell’Olimpo. Quasi sempre
Marte è raffigurato con indosso l'elmo, la lancia o la spada e lo scudo,
raramente con uno scettro talvolta è ritratto nudo, altre volte con
l'armatura e spesso ha un mantello sulle spalle. A volte è rappresentato con
la barba ma, nella maggior parte dei casi, è sbarbato. È raffigurato a piedi o
su un carro trainato da due cavalli imbizzarriti, ma ha sempre un aspetto
combattivo.
Musei Capitolini a Roma
Statua colossale di Marte
Velasquez
Marte
Veronese
Marte che spoglia Venere
con amorino e cane
Canova
Venere e Marte
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Medea
Figlia di Eete, re
della Colchide, e di Idia. Era inoltre
nipote di Elio (secondo altre fonti
di Apollo) e della maga Circe, e
come quest'ultima era dotata di
poteri magici. Sposa di Giasone,
da lui tradita, uccide i propri figli
per vendetta. Viene rappresentata
come divinità o come maga che fa
incantesimi e malie.
Anthony Frederick Augustus
Sandys
Medea mescola le sue pozioni
Eugene Delacroix
La furia di Medea
Medusa (detta anche Gorgone): è un mostro temuto dagli
uomini ma anche dagli dei. È raffigurata con la testa tagliata,
circondata da serpenti. Chiunque la guarda è trasformato
in pietra. Secondo il mito, Medusa era una delle tre Gorgoni, l'unica
mortale, e abitava con le sorelle in una caverna nel giardino delle
Esperidi, vicino al regno dei morti.
Caravaggio
Testa di Medusa
Benvenuto Cellini
Perseo con la testa di Medusa
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Nell’arte romana troviamola testa della
Medusa al centro di grandi mosaici
pavimentali.
Affreschi pompeiani
Perseo e la testa della Medusa
Come tutti i personaggi mitologici Medusa resterà in disparte per almeno mille anni aspettando che
finisca il Medioevo. La ritroviamo rappresentata da Baldassare Peruzzi sulla volta della Villa Farnesina
a Roma.
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Mercurio
In greco, Hermes, è il messaggero
degli dei. Indossa calzari alati per spostarsi con rapidità e
tiene in mano il caduceo, una verga magica con due serpi
intrecciate, sormontato da ali. Nella raffigurazione di
Mercurio protettore dei mercanti l'iconografia etruscoitalica e poi quella romana ripetono le caratteristiche
dell'Ermete greco: corpo nudo o rivestito di un corto
mantello, caduceo nella mano, petaso (caratteristico
cappello alato) e calzari alati. Mercurio è però anche la
guida delle anime dei defunti nei sotterranei recessi
dell'Ade e il caduceo lo qualifica in questo compito come
messaggero di Giove al dio dell'Averno. Come dio della
ricchezza la sua testa compare su monete in bronzo e
argento; la sua figura trionfa sulle insegne delle botteghe,
auspicio di buoni affari. In epoca imperiale divenne un
motivo ricorrente in rilievi, pitture e mosaici e gli scultori ne
fecero vivaci bronzetti. Spesso è rappresentato o ricordato
inserendo nelle opere d'arte i suoi tipici simboli, la borsa, il
gallo o la tartaruga.
Giambologna
Mercurio
Il Caduceo,
simbolo di Mercurio
Gregorio De Ferrari
Incontro di Mercurio e Minerva
Palazzo Perelli, Arezzo
Mercurio (col caduceo)
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Attribuito a Giulio Romano, su disegno di Raffaello,
1517. Roma, Farnesina.
Mercurio
Giovanni Antonio Burrini Mercurio
Minerva In greco Athena, nata dalla testa di Giove, è una
delle divinità dell’Olimpo. Dea della guerra, combatte per la giusta
causa e non per scopi distruttivi, come Marte. È anche dea del
sapienza, protettrice delle istituzioni, delle scienze e delle arti.
L'iconografia di Minerva è analoga a quella della greca Atena. In
bronzetti, sculture, rilievi, monete la dea è infatti rappresentata
con una lunga veste e con i suoi attributi specifici (egida, elmo)
L'iconografia classica di Atena prevede che sia ritratta in piedi
mentre indossa l'armatura e l'elmo, tenuto alto sulla fronte;
porta con sé una lancia e uno scudo sul quale è fissata la testa
della Gorgone Medusa. Spesso, poggiata sulla sua spalla, si trova
la civetta, simbolo di saggezza.
La civetta di Minerva è quella che
accompagna la dea nei miti dell’antica Roma
e, da Omero in poi, Atena glaucopide nei miti
dell’antica
Grecia.
Questo
animale
rappresenta il simbolo della filosofia e della
saggezza. Atena compariva sulle monete
ateniesi, “civette”, sul cui rovescio appariva
appunto una civetta.
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Giorgio Vasari
Atena e Vulcano
Andrea Mantegna
Trionfo della Virtù (particolare)
Rembrandt
Atena
Minotauro
Essere mostruoso con il corpo
umano e la testa di toro.
Rinchiuso nel labirinto dell’isola di
Creta, fu ucciso da Teseo con
l’aiuto di Arianna. Il Palazzo di
Cnosso,con le sue innumerevoli
sale è associato a questo mito.
Vaso attico
Il Minotauro
Vaso greco
Teseo uccide il Minotauro
Antonio Canova
Teseo uccide il Minotauro
W. Russell Flint
Theseus and the Minotaur
George Frederic Watts
Il minotauro
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Mòire
I romani le chiamavano Parche e, come le Ore, erano figlie di Zeus e di Temi: sono le
dee del destino. Da alcuni erano rappresentate come vecchie, ma da la maggior parte, come
giovani dall'aspetto severo, vestite con dei lunghi pepli bianchi trapunti di stelle. Le tre dee
filavano la vita degli uomini. Sono spesso raffigurate mentre filano e tagliano il filo della vita
umana, secondo la lunghezza corrispondente al numero dei giorni spettante ad ognuno. Possono
essere raffigurate sole, negli Inferi, o in complesse scene allegoriche in cui si scorge, talvolta,
anche l’immagine della Morte. Le Parche (come erano chiamate dai romani) sono rappresentate
sui sarcofagi, in relazione a scene legate alla nascita o alla creazione degli uomini da parte di
Prometeo. Su raffigurazioni sepolcrali a Ostia (II e III sec. d.C.) sono ritratte, sole o insieme, con i
loro attributi tipici: il filo, il fuso e le cesoie.
John Strudwick
A Golden Thread
(Un filo prezioso)
Cloto e Lachesi intente a
tessere il filo del fato mentre
Atropo siede nell'attesa del
momento ineluttabile di
reciderlo.
Marco Bigio
Le Parche
Incisione
Le Moire
Bernardo Strozzi
L’opera raffigura le tre Parche intente a filare il destino degli uomini accompagnate da una folta
schiera di personaggi allegorici. Sulla destra, Cloto, che presiede alla nascita, svolge il filo dal fuso;
a sinistra, Lachesi tesse il filo diventato rosso a significare l’amore fisico dell’età matura, al quale
allude anche la giovane nera con quattro mammelle, simbolo di fecondità. Atropo, la Parca al
centro, recide il filo della vita decretando il momento della morte. Sullo sfondo si scorgono l’albero
di Adamo ed Eva, un altro albero secco con un rapace appollaiato, e uno scheletro con la falce,
simbolo di vanitas.
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DocArtis
Le Ore
Le Ore erano sorelle delle Moire e venivano considerate le custodi dell'Olimpo. In
origine erano tre e simboleggiavano il regolare scorrere del tempo nell'alterna vicenda delle
stagioni (primavera, estate e autunno fusi insieme, inverno); poi ne fu aggiunta una quarta
(allusione all'autunno); in epoca romana finirono col personificare le ore vere e proprie, divenendo
12 e da ultimo 24. Irene è la personificazione e la divinizzazione della pace (entrata
successivamente nel pantheon romano - a partire dal regno di Augusto - con il nome di Pax). In
Esiodo è una delle tre Ore (Eunomia=buon Governo, Dike=Giustizia e Irene=Pace). L'arte trattò
spesso il soggetto d'Irene: una gran quantità di monete appartenenti ai più svariati paesi greci ne
recarono l'effige, ma particolare fama raggiunse la statua d'Irene col bambino Pluto (la ricchezza)
in braccio, che sorgeva nell'agorà di Atene
Imagini di Cartari-Zaltieri
Fortuna – Nemesi
In Grecia abbiamo in realtà due
Giustizie: Nemesi e Dike. La dea
greca Némesis era detta la
giustizia compensatrice: nemesis
infatti
significa
distribuire.
Originariamente la dea greca
distribuiva gioia o dolore secondo
il giusto. L'idea che soggiace al
termine è che il mondo risponda
ad una legge di armonia per cui il
bene debba essere compensato
dal male in egual misura. Dike
invece viveva sulla terra al tempo
in cui era Saturno il re degli dei.
Quando prese il potere Giove gli
uomini scoprirono la violenza.
Dike allora lasciò la terra e andò
in cielo nella costellazione della
Vergine,
che
è
l'unica
costellazione femminile dello
zodiaco.
L'arte trattò spesso il Ambrogio Lorenzetti
soggetto d'Irene: una gran Personificazione della Pace
quantità
di
monete
appartenenti ai più svariati
paesi greci ne recarono
l'effige, ma particolare fama
raggiunse la statua d'Irene
col bambino Pluto (la
ricchezza) in braccio, che
sorgeva nell'agorà di Atene
(queta è una copia romana).
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DocArtis
Leipzig
Dike - Giustizia in trono
È rapprentata col braccio alzato e la spada; talvolta col
ῥάβδος (bacchetta). Nel Medioevo e nel corso del
Quattrocento l'iconografia mutò: Dike fu sostituita
dall'arcangelo Michele, i cui attributi sono la spada e la
bilancia. Ricorda anche la pesa e la punizione dell'anima
dopo la morte, tipica dell'iconografia egizia. Viene
presentata come "vergine" e Platone considera questa
condizione come incorrotta, perché tale deve essere la
"giustizia".
Louvre
Dioniso e le Ore
Gli antichi le rappresentavano come leggiadre fanciulle
stringenti nella mano un fiore o una pianticella,
immaginandole peraltro brune e invisibili con riferimento
alle ore della notte.
(Iconografia della)
Morte o del Macabro
Compare spesso in
raffigurazioni a partire dal medioevo, il più delle volte nella forma di uno scheletro animato.
Soggetti macabri ebbero diffusione anche in età controriformistica o barocca.
Iconografia del
mietitore
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DocArtis
Un esempio perfetto di Trionfo della Morte in pittura è quello dell’Oratorio dei Disciplini di
Clusone. Originariamente i Trionfi erano processioni festose e dirompenti dedicate a Dioniso,
basate su canti, litanie e processioni. Nel mondo romano, il Trionfo divenne essenzialmente la
marcia celebrativa degli imperatori che ritornavano a Roma vittoriosi, assisi su un carro (il carro
dei vincitori, appunto) e circondati dai simboli delle loro imprese vincenti: lo scettro e la corona
d’alloro. La Morte è al centro della scena, con mantello e corona, secondo il senso di caducità
medievale: non era più Dioniso, non era più l’Imperatore che avanzano incedendo in pompa
magna, ostentando la loro grandezza, ma la Morte.
Lorenzo Lotto
Putto con Teschio
Per alcuni è una raffigurazione di Cupido, o di
Amor, che trionfa sulla morte, una sorta di Eros e
Thanatos. Mentre per altri è la celebrazione della
vita eterna. Il puer della rinascita, incoronando il
teschio non vuole esprimere una riflessione sulla
morte come conclusione di tutto, ma piuttosto
sulla morte intesa come sonno temporaneo, oltre il
quale c’è ancora vita. Il trionfo quindi non è quello
della morte sulla vita, ma esattamente l’opposto. È
la vita che vince sulla morte. L’ipotesi più diffusa è
quella che suole vedere in questa tavoletta una
raffigurazione della vanitas umana.
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DocArtis
Muse Sono nove sorelle figlie di Giove e Memoria, governano l’ispirazione poetica e tutte le
attività intellettuali. Abitano sul monte Parnaso. L'importanza delle muse nella religione greca era
elevata: esse infatti rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, intesa come verità del "Tutto"
ovvero l'«eterna magnificenza del divino». le Muse vengono rappresentate avvolte in lunghi
chitoni dai morbidi drappeggi, alcune con gli attributi propri (come la cetra, la lira, il rotolo scritto,
il globo, ecc.) Il tema delle nove Muse raffigurate come fanciulle in vesti vaporose e veli, per lo
più danzanti attorno ad Apollo ma anche in altri atteggiamenti, fu ripreso dall'arte rinascimentale
e manieristica
Le nove Muse rappresentano l’ideale supremo dell’Arte, coloro che allietavano le feste degli dei con canti
e danze. La loro presenza nel mito si ha fin dalle origini; figlie di Zeus e protette di Apollo, avevano la loro
dimora sul monte Elicona. Fino ad Esiodo le muse erano molte di più, ma nella sua “Teogonia” fissò il loro
numero a nove, pur non definendo i loro specifici compiti. Erano considerate le depositarie della memoria
e del sapere. Chi osava sfidarle veniva punito severamente, come le sirene che volendo dimostrare la loro
supremazia sulle Muse, persero le ali.
Giulio Romano
Le muse danzano con Apollo
Baldassarre Tommaso Peruzzi
Danza di Apollo con le Muse
Eustache le Sueur
Clio, Euterpe e Talia
Andrea Mantegna
Il Parnaso
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DocArtis
Narciso
Eroe della mitologia greca.
Bellissimo figlio del dio fluviale Cefiso e della ninfa
Liriope, rifiuta le gioie d'amore per un eccessivo
amore di sé; muore prematuramente di vana
passione, per essersi innamorato della propria
immagine riflessa in una fonte, e viene mutato nel
fiore omonimo. Tra le amanti da lui rifiutate, è
ricordata la ninfa Eco
Caravaggio
Narciso
J. W. Waterhouse
Eco e Narciso
Arazzo del XV-XVI secolo (part.)
Narciso si specchia nell'acqua
Jan Cossiers
Narciso alla Fonte
Nereidi e Mostri marini
L’uso del repertorio mitologico in senso non
narrativo, diffuso già in precedenza nell’arte romana, prosegue nel periodo costantiniano; molto comuni
sono le scene acquatiche, popolate di Nereidi, tritoni e mostri marini: questo tema è particolarmente
amato per la decorazione delle stanze termali, come il frigidario ottagonale della villa di Piazza Armerina.
Amiche e confortatrici dei naviganti, le Nereidi personificavano le lente e molli onde del mare in bonaccia.
Le più famose di tutte furono Anfitrite, consorte di Posidone, e Tetide (madre di Achille), la massima delle
Nereidi e direttrice delle loro danze. Tritone veniva raffigurato con la metà superiore umana e quella
inferiore a forma di pesce, tutta la pelle era verde. Gli schemi e le forme, fissati nell'arte ellenistica,
resteranno immutati nelle numerose rappresentazioni dell'arte decorativa romana, quali musaici e rilievi di
sarcofagi, di grandi vasi, di fontane.
Museo del Bardo, Tunisi
Mosaico con tritone
Mosaico, Terme via Terracina Napoli.
Tritone e Nereide
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
P. De Matteis
Carro marino trainato da Tritone e Nereidi davanti al Dio
Sebeto
Arnold Böcklin
Tritone e Nereide
Nettuno
Poseidone per i greci, dio mare, invocato dai marinai per ricevere protezione
durante la navigazione. Riconoscibile per il suo tridente, talvolta è accompagnato dal figlio Tritone.
Nell'iconografia romana Nettuno non differisce dal Posidone greco e compare spesso nelle
raffigurazioni di cortei marini, sul carro tirato da ippocampi fra Nereidi e Tritoni. La raffigurazione
del dio fu in seguito ripresa dalla scultura manieristica e barocca, soprattutto a ornamento di
monumentali fontane.
Bronzino
Nettuno
John Singleton Copley
Il ritorno di Nettuno
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Pandora e Epimeteo La prima donna mortale, l'"Eva" della mitologia greca,
consorte del titano Epimeteo. Pandora viene rappresentata mentre apre il vaso (pithos, πίθος in
greco antico) era un dono fatto a Pandora da Zeus, lasciandone uscire tutto il contenuto, a danno
degli uomini. Vi rimane la sola speranza.
J. Alaux
Pandora condotta da Hermes
John William Waterhouse
Pandora
Dante Gabriel Rossetti
Pandora
Henry Howard
Hermes conduce Pandora da Epimeteo
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
André Van Loo
Nettuno e Amimone
Nicola Salvi
Fontana di Trevi
Nettuno
Pegaso
Cavallo alato nato dalla testa di Medusa,
aiuta alcuni eroi a sconfiggere i mostri. Compare in varie
raffigurazioni mitologiche nell’antichità, e dal Medioevo al
XVIII sec. anche in cicli o dipinti a carattere religioso. Il
cavallo alato ha ispirato artisti di ogni tempo; dal VI secolo
a.C. ai giorni nostri, le opere si sono susseguite su un arco
di tempo di 2500 anni e in tutte le forme dell’arte, dalla
pittura alla scultura alla numismatica.
Affresco pompeiano
Pegaso
Vaso greco
Pegaso
Fontana a Villa d’Este
Pegaso
G. B Tiepolo
Bellerofonte su Pegaso(
part.)
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Perseo Con l’aiuto di Minerva e con la
spada donatagli da Mercurio, trova il covo di
Medusa e la uccide. Dona poi la testa di
Medusa a Minerva che la pone come effigie sul
suo scudo. Perseo è raffigurato come un
giovane (completamente armato o con un
abito corto) che tiene in mano una spada
ricurva, dono di Ermes. Talvolta indossa calzari
alati o viene raffigurato in sella al cavallo
Pegaso.
Francesco Maffei
Perseo e Medusa
Rubens
Perseo libera Andromeda
Giorgio Vasari
Perseo e Andromeda
Antonio Canova
Perseo trionfante
Plutone e Proserpina
Ade per i Greci: è il dio degli Inferi. È aiutato da
numerose creature tra cui: Caronte, che traghetta le anime agli Inferi, e Cerbero, il mostruoso
cane a tre teste che sorveglia l’ingresso del regno.
François Perrier, detto il
Borgognone
Orfeo davanti a Plutone e
Proserpina
Plutone in trono con le principali
divinità dell'Ade: Le Furie,
Cerbero, Proserpina, le Arpie, la
Morte
Luca Giordano
Il ratto di Proserpina
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
29
DocArtis
Plutone, veniva spesso raffigurato come un uomo maturo, dallo sguardo severo, barbuto, con
folta capigliatura e con in mano uno scettro, o delle chiavi, o della terra. Sovente è assiso su di un
trono d'ebano e con ai piedi Cerbero, il cane tricefalo, o dei serpenti. Viene talvolta rappresentato
anche con una cornucopia o sopra un carro trainato da quattro cavalli neri. I suoi copricapi sono il
diadema d'ebano, l'elmo (che dona l'invisibilità) forgiato per lui dai Ciclopi e il cappuccio (per
celarsi). Le piante a lui sacre sono il cipresso ed il narciso.
Prometeo
Nelle opere artistiche, il Titano Prometeo è generalmente raffigurato nudo e
legato a una roccia, mentre un'aquila gli divora il fegato. Nella scena si può scorgere una fiaccola
accesa, simbolo della sua colpa e della sua punizione. Meno frequentemente l'eroe è ritratto
davanti a una statua dalle fattezze umane, che talvolta poggia su di un piedistallo. In un'altra
versione iconografica l'eroe, dopo aver rubato il fuoco, avvicina una torcia accesa alla statua per
darle la vita. La commistione dei due episodi, in realtà indipendenti tra loro, è stata letta in chiave
allegorica: la figura della statua rappresenta l'uomo toccato dalla grazia divina.
Piero di Cosimo
Prometeo plasma l'uomo
Battista Zelotti, Villa Godi,
Lonedo di Lugo
Sala dei Trionfi
Personaggi: Prometeo,
Minerva, Ercole, Mercurio,
Attributi: nudità, vincoli,
ferita, aquila, barba
(Prometeo); lancia, elmo,
scudo, corazza (Minerva);
clava, pelle del leone nemeo
(Ercole); caduceo, petaso
(Mercurio).
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Heinrich Friedrich Füger
Prometeo ruba il fuoco
Rubens
Prometeo
Salvator Rosa
Supplizio di Prometeo
Proserpina
È la versione romana della dea greca Persefone o Kore. Figlia di Cerere,
dea dell’agricoltura, fu rapita da Plutone che si innamorò di lei e la trascinò nel suo regno degli
Inferi. La madre rese sterile la terra, ma a Proserpina fu concesso di tornarvi ogni anno in
primavera, quando il suolo rifiorisce e offre i suoi frutti. La dea viene raffigurata come regina,
quindi in trono vicina ad Ade o in scene di banchetto, ma sempre riccamente vestita e con
numerosi gioielli. Gli attributi della dea sono simboli regali come lo scettro, ma anche torce, luce
nell’Oltretomba, le spighe di grano dei misteri eleusini, oppure il frutto del melograno ed il gallo,
che annuncia l’alba e rappresenta una rinascita. Un soggetto iconografico che ha avuto grande
fortuna è il Rapimento di Proserpina (Persefone).
Dante Gabriel Rossetti
Proserpina
Pinakes, Museo Nazionale della Magna
Grecia di Reggio Calabria.
Persefone
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Bernini
Il ratto di Proserpina
Alessandro Turchi
Il Ratto di Proserpina
Psiche
Rappresenta talvolta con una farfalla, è una fanciulla così bella da far ingelosire
Venere che invia Amore per farla innamorare di un uomo spregevole, ma Amore si innamora a sua
volta di Psiche. Quando Amore l’abbandona, Psiche vaga nel mondo alla sua ricerca e poi cade in
un sonno profondo dal quale si risveglia con un bacio di Amore. La favola di Amore e Psiche, tratta
dalle Metamorfosi di Apuleio, quella che Voltaire definì “la più bella fiaba che gli antichi ci abbiano
lasciato”, è un soggetto che ha affascinato generazioni di artisti. Il mito di Amore e Psiche,
raffigurati mentre danzano o intrecciano ghirlande, fu il più frequente simbolo pagano di
immortalità che passò nell'iconografia paleocristiana. Venne ripreso poi nel Seicento e Settecento,
come pretesto per scene “galanti”, nel tipo di Psiche che illumina Amore.
Canova
Amore e Psiche
Psiche pone nella mano di
Amore una farfalla.
Canova
Amore e Psiche
La scena del bacio con il
quale Amore sveglia Psiche
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
William Bouguereau
Amore e Psiche
Francois Gerard
Amore e Psiche
Rappresentati come due
bambini, lei con le ali di farfalla.
La farfalla sul capo di Psiche.
Satiri, Fauni e Sileni
Figure mitologiche fra le più diffuse nella letteratura,
nell'arte, nelle credenze popolari della Grecia antica. I Satiri, partecipanti della natura caprina, hanno
perciò corpo e membra umane, ma orecchie (e spesso anche corna) e coda caprine, orecchie cioè lunghe
e appuntite, capelli arruffati, naso rincagnato. Si vedeva nei satiri la personificazione della vita della
natura, così come nelle ninfe, delle quali si consideravano i corrispondenti maschili, viventi anch'essi nelle
solitudini dei monti o dei boschi, cacciando, danzando e sonando la zampogna, il flauto o le nacchere.
Insieme con le ninfe stesse e con le baccanti si associavano al corteo (o tiaso) di Dioniso ( Bacco). I Sileni
sono di natura equina, con le orecchie e la coda di cavallo e spesso anche il caratteristico zoccolo degli
equini. Piuttosto che dei monti e dei boschi, i sileni venivano riguardati come genî dell'acqua corrente che
irriga e feconda, amanti d' intrattenersi nelle umide praterie, spesso in compagnia delle ninfe, con le quali
solevano congiungersi nella fresca ombra delle caverne. Nell'antica religione romana il satiro è noto come
"fauno”. i Fauni, corrispondenti italici di Pan e Satiri greci, sono descritti come esseri metà caprini con
zoccoli e corna di capra.
Cesare Fracanzano
Baccanale
William Adolphe Bouguereau
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
L’aspetto di Pan è quello di
un uomo dai piedi caprini,
barbuto e peloso, con
corna di capra Suoi
attributi sono la siringa e
talvolta un corto mantello.
È
rappresentato
in
atteggiamenti fallici, in
rapporto
con
l’orgia
dionisiaca e con gli aspetti
più istintivi della natura, a
metà tra l’umano e
l’animale. Molto presente
nell’arte greca e romana, è
associato spesso a satiri,
sileni, e fauni nelle scene
erotiche e pastorali.
Incisione
Le Ninfe e il Satiro
Affresco allegorico con la figura di Pan e
il flauto alla Reggia di Caserta: Dio dei
boschi dell'antica religione greca
raffigurato come un essere selvaggio,
villoso, cornuto e con le zampe caprine;
è in effetti una potenza che si rivela nei
luoghi selvaggi, fuori della civiltà. Pan
era venerato, ma anche temuto, dai
pastori (timore dal suo nome detto
“panico”).; la sua presenza, comunque,
era pericolosa per tutti. I Romani lo
identificarono con il loro dio Fauno.
Affresco pompeiano
Priapo
Bellini, Tiziano e Dosso Dossi.
Il "Festino degli Dei"
Presumibilmente Priapo è una divinità minore di
origini relativamente tarde e popolaresche - non
appare per esempio in Esiodo - originario di
Lampsaco e di altri centri della Propontide. Di qui si
diffuse per tutta la Grecia e poi per il mondo
romano, sostituendosi indubbiamente a oscure
divinità falliche regionali.
Realizzato nello Studio privato di Alfonso d'Este,
duca di Ferrara, è uno dei capolavori della pittura
rinascimentale, noto per i suoi molteplici contenuti
iconografici. Gli dei sono riuniti in olimpico convito,
un lungo banchetto durato tutta la notte: adesso,
verso l'alba, mentre alcuni sono colti dal sonno,
sfiancati dal vino e dalle libagioni, Nettuno può
prendersi qualche libertà, con la destra nell'intimità
di Cibele con la sinistra sul fondo schiena di Cerere
mentre Priapo solleva furtivo la veste di Lotis.
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Urano e Gea
(Gaia) Urano è la personificazione del Cielo in quanto elemento
fecondo. Nell'opera di Esiodo, Teogonia, egli è figlio e coniuge di Gea (la Madre Terra). È una
divinità primigenia (con Gaia, la Terra) all'origine delle generazioni degli dèi. La ricostruzione
dell'iconografia di Urano non è certa, per la scarsità di documentazione relativa all'arte greca. La
sua immagine è stata inoltre ricostruita nell'ara di Pergamo dove appare come figura alata.
Nell'arte romana Urano è invece più frequentemente rappresentato, anche perché diventa molto
spesso la personificazione della volta celeste. È riprodotto sulla corazza della statua di Augusto di
Prima Porta.
Giorgio Vasari
La mutilazione di Urano da parte di Crono
Mosaico pavimentale romano
Urano e Gea (Gaia)
Giorgio Vasari
Gea offre le primizie della Terra a Crono.
Gea stesa a terra è circondata da un gruppo
di Carpi divinità infantili che simboleggiano i
frutti della terra.
Crono o Saturno è il figlio di Gea e Urano ed è colui che
spodesta il padre e libera i fratelli dal Tartaro.
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Sirene Sono le più celebri e le più rappresentate tra le creature fantastiche. Sono un ibrido
di donna e di pesce, le cui origini si ricollegano ai Tritoni della mitologia greca. Il busto è alquanto
seducente, con seni prominenti, mentre il resto del corpo si allunga in una coda di pesce, singola
o doppia. Simboleggiano tutte le seduzioni femminili e le tentazioni demoniache che queste
ispirano. In origine, erano alate, il loro canto è ammaliatore.
← Pieve di San Giorgio (Ganaceto)
Acquasantiera in marmo con sirene
È opera del celebre Wiligelmo, fra i maggiori artisti medievali,
ed è datata intorno al 1100
← Otranto, Cattedrale, mosaivo pavimentale
Sirena bicaudata
Herbert James Draper
Ulisse e le Sirene
La sirenetta, simbolo della città di Copenaghen.
Nel secolo scorso le sirene sono riapparse sempre a
fianco di Ulisse e nelle fiabe per bambini. La sirenetta
della favola di Andersen è buona ed è innamorata di
un essere umano.
→
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Teti
Era la più bella delle Nereidi, le ninfe dei mari figlie di Nereo e Doride, discendenti da
Oceano. Aveva il dono della metamorfosi che contribuiva ad aumentarne il suo fascino. Una
profezia della titanide Temi predisse come Teti fosse destinata a dare alla luce un figlio, Achille,
che sarebbe divenuto più potente, più intelligente e più ambizioso del padre Pelide.
Antoine Borel
Teti immerge Achille
nello Stige
Le acque del fiume
Stige, mitico fiume
infernale, avevano il
potere di rendere
immortali. La donna
viene aiutata dalle
altre sorelle, mentre il
piccolo
Achille,
immerso
nell'acqua
con l’esclusione del
tallone, diventerà il
leggendario eroe dal
tallone vulnerabile.
Vaso attico a figure nere
Teti che consegna al figlio Achille
le armi forgiate da Efesto
Rubens
Teti immerge Achille nello Stige.
Mosaico
Teti (Tethis)
Uno degli episodi più rappresentati
dagli artisti di ogni epoca.
È rappresentata l’altra figura mitologica, Teti (da non
confondere con l’omonima madre di Achille), qui con lo sposo
Oceano. La rappresentazione di Tethys è rara; appare sui
mosaici assieme al suo coniuge e con due piccole ali sulla fronte
certamente per il suo ruolo di madre delle nuvole.
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Thanatos
Nella mitologia greca, Thanatos
(Θανατος) è la personificazione della morte. Secondo
Esiodo, è figlio della Notte, che l'aveva concepito senza
l'aiuto di nessun altro dio. Omero ne fa il fratello gemello
di Hypnos, la personificazione del sonno. I greci lo
rappresentavano sotto la figura di un bambino nero con
piedi torti. A volte i suoi piedi, senza essere difformi, sono
soltanto incrociati, simbolo dell'imbarazzo dei corpi che si
trovano nella tomba. Altre volte era rappresentato come
un giovane o un vecchio barbuto con le ali. Questa
divinità appare anche, nelle antiche sculture con un viso
dimagrito, gli occhi chiusi, coperto da un velo, e mentre
tiene una falce in mano. Questo attributo sembra
significare che la vita viene raccolta come il grano. Gli
attributi comuni tra Thanatos e la madre Nyx (la Notte)
sono le ali e una torcia spenta e rovesciata. I Romani lo
chiamavano Mors, e se lo raffiguravano come un Genio
alato e silenzioso.
Tempio di Artemide a Efeso
Thanatos
Riprodotto come un giovane alato
Titani
Nome degli dei precedenti a quelli venerati dai Greci. Figure puramente mitiche, i
Titani erano figli di Gaia (Terra) e Urano (Cielo). Erano 12, 6 maschi e 6 femmine. Dall’ unione di
due di questi, Crono e Rea, come spiegato nella titanomachia, nascono i grandi dei dell'Olimpo.
Charles Lamy
Zeus sconfigge i Titani
Rubens
Crono divora
Poseidone
C. C. Van Haarlem
La caduta dei Titani
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Giovanni Lanfranco
Norandino e Lucina scoperti dal Ciclope
Villa di Tiberio - Sperlonga
Accecamento del ciclope Polifemo
Venere
In greco, Afrodite, nata dalla schiuma del mare, è la dea dell’amore passionale,
della bellezza, della fecondità. La conchiglia è il suo simbolo. È madre di Cupido e le sono ancelle le
Grazie. Suoi attributi sono le colombe o i cigni, la conchiglia, i delfini, la cintola magica che rende
seducente chi la indossa, la torcia che desta amore, il cuore fiammeggiante, la rosa, il mirto
sempreverde come l’amore. Altro attributo convenzionale può essere lo specchio. Dal punto di
vista iconografico Venere può essere rappresentata come anadiomene, cioè che sorge dalle
acque, che giunge alla riva di Cipro, giacente o dormiente, in trionfo, o associata ad altri soggetti
mitologici.
Affresco pompeiano
Venere
Adagiata sulla conchiglia marina
Botticelli
La nascita di Venere
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Velázquez
Venere allo specchio
Bronzino
Allegoria del Trionfo di Venere
Il tema è tratto dalla mitologia romana e rappresenta Venere in primo piano (identificata dal pomo
Venere adagiata mollemente su un letto tra lenzuola d'oro del giudizio di Paride e dalle due
di raso, mentre Cupido, riconoscibile per la faretra e le
colombe in basso), bacia sensualmente il
ali, le regge uno specchio.
figlio Cupido,
il
quale, mostrando
vistosamente la sua nudità attraverso le
natiche, le solletica un capezzolo.
Vittoria
In greco, Nike, è l’inviata dagli dei per incoronare il vincitore di una gara sportiva,
poetica o un combattimento. Raffigurata come una donna alata, è una divinità di tipo precosmico:
ha come padre il titano Pallas e come madre Stige, una dea infera. Il culto di Nike assume
particolare importanza in epoca ellenistica. Ellenistiche sono la Nike di Samotracia (Parigi, Louvre),
che avanza impetuosamente ad ali spiegate, e la Nike che incorona Atena vittoriosa nel rilievo
dell'altare di Pergamo. Attributi: ali spiegate, ramo di palma, corona di lauro.
Apollo e la Nike
Nike di Samotracia
Posto al centro tra i due vi è
l'Omphalos
delfico,
ovvero
l'«ombelico del mondo» (il centro
della terra voluto da Zeus)
Affresco pompeiano
Dea Vittoria
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Nike con una coppa e una brocca
che offre libagioni su un altare da
un vaso attico del V secolo
La colonna della Vittoria è oggi il simbolo della comunità gay
di Berlino ed è il punto di arrivo dell'annuale "Christopher
Street Parade".
Vulcano
Antico dio romano, poi identificato con il dio greco Efesto, di cui prese il
carattere e gli Attributi: incudine, martello, tenaglie, pileo; al solito vestito di una semplice tunica
che lascia nuda la spalla destra; anche se tale identificazione con Efesto non è da tutti accettata, è
il dio del fuoco terrestre, manifestantesi nei vulcani, e come protettore di quelle arti umane che
trovano nel fuoco la loro base ed elemento (metallurgia). In età classica ne assunse anche la
mitologia ritrovandosi così ad essere considerato figlio di Giove e di Giunone e sposo di Venere.
Comunque le raffigurazioni di Vulcano sono ispirate all'arte greca: è il greco Efesto che vediamo
come Séthlans sui monumenti etruschi e come Vulcano su quelli romani, ma mentre sui primi è
raffigurato sia barbuto che imberbe, a Roma, tranne un affresco pompeiano, si preferì il tipo
barbuto. L'identità di Vulcano con Efesto è riconoscibile nelle numerose rappresentazioni di
Vulcano nell'arte rinascimentale e moderna. Era fabbro e aveva la fucina con la forgia dentro
l'Etna. Era zoppo.
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Mosaico pavimentale romano al Affresco romano della Casa del
Museo del Bardo a Tunisi.
Triclinio a Pompei
Fucina
Teti attende le armi di Achille
Rubens
Vulcano forgia le folgori
per Giove
nella fucina di Efesto
Velasquez
La fucina di Vulcano
Luca Giordano
La forgia di Vulcano
Alessandro Tiarini
Vulcano fabbrica le frecce ad
Amore
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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DocArtis
Zefiro Personificazione del vento di primavera. Secondo Ovidio, quando si unì alla ninfa
Clori questa fu trasformata in Flora. È presente nelle raffigurazioni di Venere.
Botticelli
Zefiro e Clore
Tiepolo
Zefiro e Flora
Claude Michel Clodion
Zefiro e Flora
Particolare nella Nascita di
Venere:
in
realtà
la
compagna di Zefiro potrebbe
essere Psiche. Nel mito
raccontato da Apuleio Zefiro
è presente in molte parti,
agli ordini di Amore. In uno
degli episodi in cui compare
trasporta Psiche.
Rielaborazione di materiale edito per uso interno a fini didattici
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