Scuola Media “Alighieri di Casale Monferrato ola Media “Alighieri
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Scuola Media “Alighieri di Casale Monferrato ola Media “Alighieri
Scuola cuola Media “Alighieri-Trevigi” “Alighieri di Casale Monferrato Anno Scolastico 2011 2011-2012 Disegno in copertina di Melissa Trusolino (3L) Testi premiati nelle varie categorie pag. 7 Altri testi della Scuola Primaria “Martiri della Libertà” pag. 26 Altri testi della Scuola Primaria “Bistolfi” pag. 41 Altri testi della Scuola Secondaria di Primo Grado “Alighieri-Trevigi” pag. 63 2 Questa pubblicazione raccoglie tutti i lavori che sono stati presentati alla terza edizione del concorso letterario “In punta di penna” promosso per l’anno 2011-2012 dalla Biblioteca Scolastica Multimediale della Scuola Secondaria di Primo Grado “AlighieriTrevigi” di Casale Monferrato. Il concorso era indirizzato agli alunni delle classi quinte della scuola Primaria e a tutti a quelli della scuola Secondaria di primo grado. I partecipanti, dopo aver scelto come spunto iniziale una delle immagini fornite per la categoria di appartenenza, dovevano elaborare un testo dal titolo: “Ritratto di una famiglia particolare” scegliendone liberamente la tipologia (racconto breve, lettera, pagina di diario, componimento poetico…). Questa raccolta svela non solo la fantasia, la sensibilità, talora la spensierata leggerezza e l’ironia dei ragazzi d’oggi, ma anche la loro voglia di scrivere e di mettere sulla carta sogni ed emozioni. Scrivere è sempre nascondere qualche cosa in modo che poi venga scoperto Italo Calvino 3 IMMAGINI PER LA CLASSE 5° DELLA SCUOLA PRIMARIA IMMAGINE N. 1: La famiglia al parco (Botero, “Una famiglia”) IMMAGINE N. 2: La gita al mare (“Impressionism family in beach”) 4 IMMAGINI PER LA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO IMMAGINE N. 1: La famiglia circense (Botero, “Gente del circo”) IMMAGINE N. 2: La domenica in famiglia (Zampighi, “La famiglia felice”) 5 Testi premiati 6 Classi quinte della scuola primaria • primo classificato: Garresio Selene (5B Martiri) • secondo classificato: Orlandin Marco (5B Bistolfi) • terzo classificato: a pari merito Caprioglio Cristina (5B Martiri) e Bissacco Edoardo (5B Bistolfi) Classi prime della scuola secondaria di primo grado • primo classificato: Deambrosi Sabrina (1H) • secondo classificato: Lorenzon Elisa (1I) • terzo classificato: Borgo Nicola (1L) Classi seconde della scuola secondaria di primo grado • primo classificato: Celi Giorgia (2L) • secondo classificato: Degiovanni Chiara (2H) • terzo classificato: Bonetti Sofia (2L) Classi terze della scuola secondaria di primo grado • primo classificato: Cantamessa Marco (3L) • secondo classificato: Trusolino Melissa (3L) • terzo classificato: Mazzucco Alberto (3L) 7 Primo classificato della classe quinta della scuola primaria Selene Garresio Classe 5a B, Martiri 15-08-2012 Caro diario, sono al mare da due settimane, ma solo oggi ho trovato un amico. E’ svizzero e si chiama Frank. La sua famiglia mi ha incuriosito da subito, così mi sono messa a fissarla, ma Frank mi ha notata e mi ha invitata a giocare insieme a lui ed ai suoi fratelli a spruzzarci l’acqua. I suoi fratelli erano molto eccitati all’idea di fare il bagno e correvano qua e là. Frank mi ha fatto capire che la sua famiglia non aveva mai visto il mare, lunga distesa azzurra e argentea, come un grosso pesce coperto di scaglie lucide come specchi. Mi sono messa a ridere, quando il cappello della madre, a causa del forte vento marino, continuava a volare via nonostante la poverina cercasse di trattenerlo con tutte le sue forze. Infine il vento ebbe la meglio scagliando il largo cappello tra i flutti. La madre di Frank, piena di risorse, tornò a riva a prendere l’ombrello d’emergenza che il marito aveva portato, temendo la pioggia. Lo aprì con fare pomposo (per ripararsi dal vento!) e riprese a scrutare il mare. Rebecca era la sorella maggiore che, paurosa, fissava l’acqua, forse cercando di vederci attraverso, nell’attesa che succedesse qualcosa. Teneva stretto in mano un cappellino di paglia e, nel suo vestitino di pizzo, tremava forse di freddo, forse di timore. Il fratello gemello di Frank, solitario e mite, si curvava sulla sabbia bagnata alla ricerca di conchiglie lisce e colorate, come piccoli semi di allegria. Si era arrotolato i pantaloni bianchi sopra il ginocchio per paura che la madre lo sgridasse per le chiazze d’acqua miste alla sabbia, a suo avviso “sporche”. Alex era invece attratto dalle alghe. Appena entrato in mare, la sua vasta immaginazione gli aveva giocato un brutto scherzo: le alghe trasformate in viscide serpi che si attorcigliavano sempre di più intorno alle sue caviglie. Si era allora messo ad urlare. Io avevo cercato di spiegargli che erano solo comunissimi vegetali marini, e Alex si era un po’ tranquillizzato. Non mi credeva fino in fondo, però, e guardava rapito le “inquietanti” piante acquatiche. Insomma, questo primo incontro col mare non era stato per tutti un avvenimento sereno, ma Frank condivideva con me l’idea che in fondo il mare non è quello che molti pensano (un grosso buco pieno d’acqua), ma un’ immensa distesa di sogni illuminata dal sole che non tutti sanno vedere. Caro diario, a domani. 8 Secondo classificato della classe quinta della scuola primaria MARCO ORLANDIN 5B, Bistolfi Un giorno al parco stavo giocando a pallone con mio papà. Ad un certo punto, poiché ero sudato, mi sono seduto su una panchina e ho notato, non molto distante da me, che c’era una famiglia grassa, ma soprattutto ridicola. Ora vi spiego il perché: avevano portato una mega merenda e mangiavano con molto appetito! Il figlio ad un certo punto è andato sull’altalena per i bambini piccoli e, quando ha deciso di scendere, non riusciva perché si era incastrato! La mamma lo ha soccorso e, tirando a più riprese, è riuscita a liberare il figlio. Nel farlo, però, ha sbattuto la testa contro una sbarra di ferro. Il papà e la figlia si sono messi a ridere a crepapelle, poi hanno incominciato a giocare con la palla. Il papà, abbassandosi, si è scucito i pantaloni e alcune persone, io compreso,ci siamo messi a ridere e lui si è scusato per l’accaduto. Dopo, la figlia è andata a prendersi un gelato maxi cono e, leccandolo voracemente, lo ha fatto cadere sulla maglia. La mamma l’ha sgridata e poi l’ha pulita. Dopo un po’ di tempo hanno deciso di andare sul prato, si sono seduti in cerchio e hanno cominciato a cantare delle allegre canzoni battendo ritmicamente le mani. La figlia aveva deciso di ballare dentro il cerchio e, pur essendo grassa, ha ballato benissimo!! Pian piano alcuni bambini, incuriositi, si sono avvicinati e la mamma li ha invitati a sedersi con loro: c’è chi si è messo a ballare, chi a cantare. Più passava il tempo, più la gente si avvicinava al gruppo finché, divertiti, hanno incominciato ad applaudire! Grazie a questa famiglia si è creata una bellissima aria festosa ed allegra. Questa famiglia, pur essendo poco bella fisicamente, con la propria travolgente simpatia è riuscita a creare un bellissimo momento, coinvolgendo tante persone! 9 Terzi classificati a pari merito della classe quinta della scuola primaria Cristina Caprioglio 5B Martiri 30/07/2010 Sabato Caro Diario, questo è il penultimo giorno che trascorro al mare. Oggi mi è successa una cosa strana: la mamma mi ha portata a fare una passeggiata su tutto il lungomare, verso l’alba, e ho fatto la conoscenza della famiglia Cuore. Io ero stanca, però mi sono preparata in fretta e ho fatto colazione in un secondo. Mi piaceva passeggiare e oggi il cielo era splendido. Siamo arrivati in spiaggia che non c’era nessuno; il mare era limpido e pulito, la tentazione di buttarsi era forte. Arrivammo fino ai bagni Nettuno e lì incontrammo la famiglia Cuore. La famiglia Cuore è una famiglia un po’ strana perché si sveglia sempre all’alba e quando le spiagge incominciano ad affollarsi, loro se ne vanno sulle colline a mangiare e a fare i compiti, poi si addormentano sotto ai pini marittimi. Una volta arrivate, una donna viene incontro alla mamma, si abbracciano e incominciano a chiacchierare. La donna si chiama Elisabeth, ha i capelli castano chiaro, il naso a patata, gli occhi azzurri, le gambe magre e un sorriso dolce come il miele. Elisabeth ha quattro figli (io te li scrivo in ordine di nascita): Marilene, detta Mary la scrittrice taciturna, Giovanni, detto Giò il toro e i due gemelli Luca e Matteo, detti le pesti irrefrenabili. Luca e Matteo sono biondo-castani, il naso a patata come la madre, la pelle rosa chiara, liscia come l’olio, la bocca sottile, anche se parlano in continuazione, le orecchie a sventola, il corpo abbronzato, magro ma forte. Il loro motto è:<Le irriducibili pesti colpiscono ancora !>. Hanno solo gli occhi diversi, cioè: Luca li ha marroni e Matteo verdi. Giò è alto, forte e premuroso, i capelli bruni gli ricadono spettinati sulla fronte, gli occhi neri anche loro brillano di felicità, la pelle è dura e abbronzata, i muscoli forti, il naso a patata come quelli che ho descritto finora, la bocca spessa. Il suo motto è :<Go, go, Giò!>. Questa frase la usano i gemelli quando lui partecipa a delle gare di triathlon. Marilene è alta e magra, le labbra sottili e quasi sempre chiuse, il naso all’insù, gli occhi azzurri sono opachi e inespressivi, pallida di pelle, le orecchie minute e attente. 10 I fratelli la prendono in giro perché è taciturna e adora fare i compiti e la canzonano dicendole :<Secchiona!>. Anche lei ha un diario segreto e il suo sogno è diventare una scrittrice. E’ molto gelosa del suo diario e tutto quello che non dice lo scrive tra le sue pagine. I ragazzi oggi vestivano: un costume hawaiano i gemelli, uno da surfista Giò e avevano tutti un cappello. Marilene aveva un delizioso costume a fiori rossi su sfondo giallo. Quando li abbiamo incontrati stavano facendo il bagno, a parte Mary che stava scrivendo. Luca e Matteo giocarono con mio fratello Marco, appena arrivato che ha la loro stessa età, ma dopo un quarto d’ ora le mamme ci hanno chiamato per farci una proposta: andare tutti al boschetto di pini marittimi per fare un picnic. I ragazzi erano felicissimi, a parte Mary, che odia il boschetto quando è affollato. In viaggio cercai di strapparle qualche parola, ma ce la feci solo dopo pranzo, facendole una proposta allettante:<Senti Mary, io ho una base segreta qui al boschetto, vuoi che te la faccia vedere?>. Gli occhi le brillarono. Io, allora, l’ho portata al nono pino marittimo a est, ho preso una chiave dalla mia tasca, l’ho infilata nella toppa coperta dalla corteccia e ho aperto una porta a filo dell’ albero. Siamo entrati e abbiamo imbucato un cunicolo, che sbuca in una radura con al centro una quercia, i rami a cupola dell’ albero proteggevano una casetta sull’ albero. Con un sasso ho colpito la quercia, facendo cadere una scaletta. Aiutai Mary a salire. Intanto i ragazzi giocavano a moscacieca dove avevamo pranzato. Avevo avvertito solo mio padre perché soltanto io lui siamo a conoscenza del mio segreto. Ora sono ancora qui che scrivo. A Mary piace la radura piena di fiori profumati. Il ronzio degli insetti è rilassante. La radura è coperta dai pini marittimi. Nessuno può vederci. Mary è molto simpatica, non è per niente taciturna. Ha una bellissima scrittura e si esprime con un italiano perfetto. Adesso chiudo. Vado a giocare con Mary. A domani. Cristina. P.S. Mary scrive così : Marilene. 11 EDOARDO BISSACCO 5B, Bistolfi Caro nonno Orazio, ti scrivo per raccontarti la storia di una famiglia particolare che ho incontrato a Torino. Il papà si chiama Nicola, la mamma Sofia e hanno due figli: Luca e Anna. Sono un po' robusti, ma simpatici. Luca è piccolo e tozzo, mentre Anna è più alta di lui, ma robusta. Nicola, il papà, è molto grosso, fin troppo! Sofia, la mamma, è la più grassa in assoluto. Abbiamo fatto amicizia in metropolitana, dove Luca e Anna si erano incastrati fra le due porte. Siamo accorsi in loro aiuto e alla fine, a forza di tirare, siamo riusciti a farli entrare nella metro. Luca occupava due posti a sedere, Anna tre, Nicola quattro e Sofia cinque! Sono molto grassi, ma simpatici: infatti Nicola è un comico e Sofia è una pasticciera. Dopo abbiamo deciso di andare a mangiare al "Mac Bum" un ristorante a Torino dove si mangia solo carne piemontese. Io ho ordinato un hamburger e dell´insalata e loro del pollo, patate, arrosto, tacchino, coniglio,cinghiale… Sono veramente ingordi! Dopo pranzo siamo andati al parco, Luca era così grosso che si è incastrato nello scivolo, mentre Anna si è seduta sull´altalena, che si è rotta! Dopo abbiamo fatto la gara a chi rotolava più velocemente giù da una piccola collina: ha vinto Luca. Ho capito che, anche se sono un po’ in soprappeso, si sanno divertire lo stesso: è proprio una bella famiglia. Un abbraccio Edoardo 12 Primo classificato della classe prima della scuola secondaria di primo grado Sabrina Deambrosi IH C'era una volta una famiglia molto povera, ma sana e serena. Era la famiglia Barbano. Ognuno di loro aveva un talento: le galline sapevano ballare e cantare, il cane sapeva parlare e addormentava i pulcini con delle belle storie avventurose, il gatto aveva una bellissima voce e faceva il cantante d'opera, la madre sapeva pulire e cucinare con gli occhi bendati e le mani legate, il padre sapeva come far comprare qualunque cosa, solo due parole e tutti andavano a comprare tutto quello che trovavano, e tornavano a casa tutti contenti e soddisfatti di quello che avevano comprato. Il figlio di un anno era molto astuto e la figlia rendeva le donne bellissime: le truccava, vestiva e pettinava; in tre secondi le donne che andavano lì a farsi belle tornavano a casa contentissime; però, anche se facevano tutti questi lavori, i soldi non bastavano, perché prima dovevano pagare le tasse, l' affitto e alla fine rimanevano solo i soldi per un pezzo di pane. Una sera un uomo che veniva dal circo doveva trovare dove passare la notte. Bussò in tutte le case del paese, ma tutti gli chiudevano la porta in faccia. Finalmente bussò a casa dove una bambina molto allegra e gentile gli disse: “ C' è la famiglia Barbano che aiuta le persone in difficoltà, lì troverai un posto dove dormire.” “ Dove abita questa famiglia così gentile?” disse l' uomo del circo molto stanco. “ Nella casa là in fondo! Si sbrighi e buon viaggio.” La bambina chiuse la porta. Il viaggiatore si incamminò, finalmente arrivò in quella casa strana e bussò. Aprì la porta un cane: “ Che cosa desidera, signor con i vestiti firmati?” disse il cane. “ Sono il signor Agostino Deambrosirussocoppoazzini, e cerco un posto dove passare la notte perché stanno ristrutturando il circo, dove lavoro e dormo, e mi hanno detto che voi siete una famiglia che mi può dare un posto dove dormire solo per alcune notti; mi potete aiutare?” rispose il signor Agostino. “ Ma certo signore con il cognome lungo! Entra!”. Il giorno dopo fecero colazione tutti insieme: il signor Agostino, la madre Sabrina, il padre Lorenzo, il figlio Joebarbano, la figlia Ashley, il gatto Friulano , il cane Spike, la gallina Lina insieme alle sue ballerine e i suoi pulcini . Il signor Agostino , vedendo i talenti della famiglia disse: “ Voi avete molti talenti, potete venire a lavorare nel mio circo, così avrete più soldi per comprare del cibo commestibile!”. 13 La famiglia Barbano accettò e andò a lavorare al circo: Sabrina faceva vedere come si cucina con le mani legate, Lorenzo vendeva i biglietti, le galline ballavano e tutti facevano qualcosa. Mangiavano come dei re ed erano tutti contenti del loro lavoro. La famiglia non aiutava più la gente in difficoltà perché era troppo impegnata al nuovo lavoro. Un giorno, però, arrivarono al lavoro molto stanchi ed erano diventati delle persone egoiste e vanitose. “Noi vogliamo vestiti scintillanti!” dicevano le galline. “Io ho chiesto il prosciutto, non il pollo!” strillava Spike. Ormai il signor Agostino stava impazzendo: “Sbrigati Sabrina! Il pubblico ti sta aspettando!” disse. “Non dirmi cosa devo fare!” rispose Sabrina con prepotenza. Il signor Agostino, già stufo, andò da Friulano e … “Maooo! Ma non vedi che sto facendo la sauna!” Il signor Agostino sbottò: “Basta ancora una lamentela e vi licenzio!”. Poi andò da Lorenzo e chiese: “Come vanno le vendite?” “Fatti i fatti tuoi!” disse Lorenzo. “Adesso basta! Siete licenziati!”. Tutti se ne vennero via dal circo, e la famiglia Barbano tornò come prima. La famiglia si rese conto di essersi comportata in modo sbagliato: “Forse è meglio così, è meglio essere una famiglia sana, gentile, anche se povera, che essere una famiglia ricca, con cibo commestibile, grassa e arrogante” pensò la famiglia Barbano, mentre tutti mangiavano il pane vecchio. 14 Secondo classificato della classe prima della scuola secondaria di primo grado Lorenzon Elisa classe 1° I Li conoscevo bene, erano gli stravaganti membri di una famiglia circense. Erano in tutto sei: Giangi (Gianluigi) e Teresa, il papà e la mamma e i loro quattro figli, Pierino il pagliaccio, Giorgina la sua assistente, Pinocchio lo strano musicista del gruppo ed infine Jason l’equilibrista. Della loro famiglia faceva parte anche Marjius, il cavallo di Teresa, uno stallone dal pelo bianco e dal muso nero cui tutti erano molto affezionati. Erano tutti un po’ in carne e paffuti ma comunque molto agili, soprattutto Jason perché per stare in equilibrio su una corda occorreva essere coordinati nei movimenti. Ero diventata per loro un’amica di famiglia. Li conobbi in occasione di una loro sosta nel mio paese. Avevano intrapreso da alcuni anni la carriera circense ed erano alla ricerca di persone da aggiungere al loro gruppo. Teresa stava cercando una ballerina disposta a danzare durante un suo numero sulla musica di Pinocchio e, vedendomi un giorno esibire durante una festa di paese, mi propose di unirmi a loro. Alla proposta rimasi stupita ma felice, ho sempre desiderato ballare. Mia mamma, invece, non fu molto contenta di lasciarmi andare e poi diceva che ero troppo piccola per esibirmi. Rimasi comunque loro amica e ogni volta che vedevo arrivare la loro roulotte correvo per salutarli. Un giorno trascorsi con loro l’intero pomeriggio, mi raccontarono della loro vita e cominciò Giorgina: mi disse che non era facile spostarsi di continuo da una città all’altra, cambiare scuola, compagni, insegnanti e non riuscire a farsi degli amici. Mi ricordo che dopo aver pronunciato queste parole Giorgina si mise a piangere, mi disse che quella era una vita troppo dura per lei e che non voleva più far parte del circo. Jason intervenne aggiungendo che erano sempre stati felici del lavoro che facevano, ma adesso cominciavano a sentire il peso e la fatica di quella vita, soprattutto Giorgina che era stanca dei continui cambiamenti. Non chiesi loro più niente, ma giorni dopo convinsi i miei genitori a farla restare una decina di mesi a casa nostra, anche i suoi genitori acconsentirono. In quel periodo le insegnai a ballare, le feci conoscere bene il paesino e le presentai i miei amici. Furono dei giorni bellissimi in cui, però, Giorgina capì che quella non era la sua vita, la sua era con la sua famiglia nel circo. D’altra parte quando avrebbe finito le scuole sarebbe rimasta a lavorare nel circo. Dopo pochi giorni Giorgina partì con la sua famiglia. 15 Sono passati molti anni da allora ma sono sicura che stanno tutti bene e sono felici. Spero solo un giorno di rivederli presto. Terzo classificato della classe prima della scuola secondaria di primo grado Borgo Nicola, classe 1L LA BELLA VITA Siamo nel 1950, mi chiamo Francesco, ho otto anni e sono il figlio di Maria Rosa e Giuseppe. Abito in una cascina a Mombello immersa nel verde delle nostre colline monferrine: oggi che è domenica sono venuti a trovarci i miei nonni, la zia e mia sorella Veronica, che ha ventitré anni e lavora in una fabbrica giù in paese. Alcune ore fa mia mamma mi ha detto di andare fuori a giocare in cortile perché doveva parlare con i nonni e la zia di una questione importante. Quando sono tornato dal cortile la nonna mi ha detto che sarebbe venuta a vivere con noi insieme al nonno. Io, a questa notizia, ero contentissimo, così sono andato subito in camera mia per mettere un po’ a posto perché volevo che il nonno e la nonna dormissero con me. La sera, prima di andare a dormire, siamo scesi tutti in cortile a recitare due preghiere: noi in cortile abbiamo infatti una piccola cappelletta attaccata al muro con sopra una foto incorniciata di Gesù. Il giorno dopo il nonno ed io abbiamo preso un copertone di una macchina e con una corda l’abbiamo legato ad un albero del cortile e con questa specie di altalena ho giocato per diversi giorni, fino a quando non sono caduto ed ho preso una forte botta al ginocchio. Desidererei molto andare a scuola, ma non posso perché devo aiutare mio padre a fare i lavori nell’orto, nella stalla, dare da mangiare alle galline e ai conigli ed infine il lavoro più sgradevole di tutti: accudire il figlio di mia zia che piange ogni volta che io non gioco con lui. Mia mamma fa la mondina in una risaia che appartiene ad una persona ricca di cui non ricordo mai il nome, ma so che è talmente ricca da possedere già la macchina! Noi invece non riusciamo a comperare neanche il pane, per fortuna però abbiamo la frutta e la verdura del nostro orto, le galline ed il latte fresco delle mucche. L’unica che guadagna abbastanza è Veronica, che viene da noi solo il sabato e domenica e durante la settimana è ospite di una parente per essere più comoda a recarsi al lavoro che inizia la mattina prestissimo. Ieri mattina come al solito sono andato a mungere le mucche nella stalla e dopo ho aiutato mio padre ad arare i campi con il bue. Al termine 16 di tutti questi lavori papà, con fare misterioso, ha detto che aveva una bella sorpresa per me! Mi ha portato in cortile con gli occhi bendati, mi ha tolto la benda ed ho potuto ammirare una bicicletta tutta rossa, non nuova, ma sicuramente bellissima tanto da non credere ai miei occhi! Gli ho detto “grazie”, ho preso il mio regalo e sono andato felice a fare un giro in paese. Ho incontrato la scolaresca che usciva dalla scuola ed ho incrociato una bella ragazzina, minuta, bionda con gli occhi grigi che aveva anche l’orologio al polso: è la figlia del proprietario della risaia in cui lavora mia mamma. Poi ho visto la panetteria (che profumo!!!), il calzolaio, il falegname….. ed in piazza c’era il mercato e si vendevano galline, polli e conigli. Sono andato anche a vedere la fabbrica dove lavora mia sorella: è veramente grande, con quelle enormi torri da cui esce sempre fumo! Tornando a casa ho visto un gattino piccolo, nato da poco, tutto nero con una macchia bianca sul dorso: l’ho preso e l’ho portato a casa, realizzando un mio desiderio di possedere un animale solo mio da accudire e coccolare. Quando sono arrivato i miei genitori erano d’accordo a tenerlo con noi. Oggi è il mio compleanno e compio nove anni: i miei genitori mi hanno regalato ben sette lire. Sono ritornato con la bici in paese e ho saputo che il calzolaio aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse: mi sono “fiondato” in negozio a dire che volevo aiutarlo io, gli ho chiesto quanto mi offriva al giorno e mi ha risposto che mi avrebbe dato otto lire. Sono subito andato a casa a comunicare la bella notizia. ……………………………………………………………………………………………………………………… E’ trascorso ormai un anno e finalmente sono riuscito a permettermi di andare a scuola, le lezioni terminano sempre all’una. Così dopo la scuola riesco ad andare a lavorare dal calzolaio e di sera aiutare mio padre nella cura degli animali. Io, però, vorrei andare a vivere giù in paese. Il mese scorso, una gelida sera di febbraio, sono tornato a casa stanco ed infreddolito ed ho visto il proprietario della risaia in cui lavora la mamma e con lui c’era sua figlia. La stanchezza e il freddo sono passati, abbiamo giocato un po’ insieme ed ho scoperto che si chiama Maria. Da quella sera siamo diventati molto amici e ogni giorno, dopo aver terminato di lavorare abbiamo preso l’abitudine di vederci e fare un giro insieme con la bicicletta. ……………………………………………………………………………………………………………………… Ora siamo fidanzati ufficialmente ed il mio più grande desiderio è di sposarla per formare con lei una numerosa e felice famiglia, come la mia!!!! 17 Primo classificato della classe seconda della scuola secondaria di primo grado Giorgia Celi 2L In una mattina senza colore, c’è una famiglia che ammazza le ore. In un paese dopo l’altro portan gioia in lungo e in largo. Questa famiglia di acrobati e giocolieri appartiene al circo “dei Cicci veri”. Questo nome stravagante rispetta il loro fisico tondeggiante. Alla fine dello spettacolo han levato tutto il fiato al loro pubblico esaltato. Ed ora che è finito tutti loro hanno applaudito. La famiglia si riposa nella loro strana casa, è una casa che si sposta va ad Enna e poi ad Aosta. Si spostano di città in città ma il loro ricordo rimarrà Perché portano allegria in ogni casa,strada e via. 18 Secondo classificato della classe seconda della scuola secondaria di primo grado Chiara Degiovanni II H 09.06.12 Caro diario, oggi mi trovo qui a braccia aperte su questo cavallo. Sento il pubblico che batte le mani e grida il mio nome: ”Gaia, Gaia”. Forse per la prima volta siamo riusciti ad avere un applauso tutto per noi. Scusa, non ti ho ancora presentato loro, sono i miei fratelli: Luca, Serena, Francesco e Alessandro. Sono anche i miei colleghi nel mondo del circo. Non posso credere che su duecento partecipanti abbiano scelto proprio noi tra i venticinque finalisti! Finalisti non proprio, dai venticinque devono ancora eliminarne dieci; spero davvero di fare colpo sui giudici e sul pubblico come la prima volta. Ho ancora le gambe che tremano, abbiamo l'opportunità di vincere tantissimi soldi 100,000 euro... Un miracolo per noi che siamo una famiglia poverissima! Pensa che la nostra preoccupazione più grande è arrivare all'ora di cena con una pagnotta di pane da dividere con i miei fratelli e i miei genitori. Loro hanno lavorato una vita per darci quel poco che sono riusciti a offrirci. Ormai sono anziani e non hanno la forza di andare a lavorare, quindi la nostra e la loro vita è sotto la responsabilità mia e dei miei fratelli. Vincere quel premio sarebbe la soddisfazione più grande per noi, soprattutto per i nostri genitori. 09.07.12 Caro diario, finalmente il giorno della gara è arrivato, sono già pronta, ho il mio abito da palcoscenico addosso e ho già sistemato quel meraviglioso cavallo che mi ha portato fino a questo punto. Adesso è il nostro turno! Ammetto che ho un po' di paura, qui sono tutti dei fenomeni, ma so che possiamo fare di meglio unendo le forze e credendoci con il cuore. 12.07.12 Caro diario, devo dire che è andato tutto bene, ma adesso io sono qui con una busta in mano, la busta che contiene i risultati, la busta che potrebbe cambiare la nostra vita. Il primo passo l'ho fatto, la busta è aperta. La passo a mia sorella Serena. Sta leggendo, il cuore batte, sento la sua voce commossa che dice: ”Abbiamo vinto!!!” Un abbraccio e scoppiamo in lacrime... Domani andremo a ritirare il premio, ti farò sapere… CIAOO!!! 19 Terzo classificato della classe seconda della scuola secondaria di primo grado Sofia Bonetti II L Viveva un giorno nel paese di Viavai una famiglia proprio strana assai. Bravissima la mamma con le acrobazie, saltava sulle funi e faceva pulizie; senza esitazione ballava dentro al fuoco, mangiava di nascosto in compagnia del cuoco. Poi c’era il papà, lui sì era coraggioso, domava asini e cavalli e ci andava anche a ritroso; leoni, topi ed elefanti addestrava, avanti e indietro, sulle mani camminava. La primogenita, signorina prediletta, leggeva un libro andando in bicicletta, lanciava in aria piatti e coltelli, faceva arrabbiare ogni giorno i fratelli. La seconda aveva grandi abilità capriole e balletti eran la sua specialità; s’inchinava e sorrideva come una ballerina, ma di nascosto era spesso birichina. L’ultimo arrivato più di tutti era un pagliaccio, giocava giorno e notte, correva anche sul ghiaccio quando si esibiva sotto il grande tendone, faceva ridere animali e persone. Realtà o fantasia, questa famiglia sembra proprio la mia! 20 Primo classificato della classe seconda della scuola secondaria di primo grado Marco Cantamessa 3L “La domenica in famiglia” La domenica mattina c’è un’atmosfera magica in famiglia, tutto sembra prendere colore. Il profumo di cibi, preparati con calma e cura, invade la casa e il clima festoso avvolge tutti: i nonni, già svegli dalle prime ore dell’alba, seduti vicino al focolare ricordano i tempi passati, i loro volti rugosi e rubizzi, ma ricchi di storia, rendono vicende e racconti entusiasmanti e avvincenti. I nipotini, da poco svegli, hanno gli occhi ancora gonfi di sonno,li stropicciano continuamente con i pugnetti ben chiusi, anche loro sanno che è domenica, c’è calma in casa. Il fuoco scoppietta mentre la minestra cuoce lentamente, il profumo si fa sempre più intenso. Anche gli animali sembrano capire che questo è un giorno di festa e girano per la stanza attenti a chi concede loro una carezza e qualche coccola affettuosa. Le donne in cucina preparano laboriosi manicaretti succulenti: tutto ci dice che oggi è festa! Gli uomini scesi in cantina stillano nei fiaschi il vino buono, profumato, rosso rubino che quando viene versato nei bicchieri veste la tavola di colore. Il profumo del pane attira grandi e piccini, c’è voglia di sedersi a tavola e di stare insieme, è un rito che si ripete ogni domenica, ogni giorno di festa, tutti lo attendono con entusiasmo, come si attende il ritorno di un caro amico. E’ bella la tranquillità pacata di una domenica in famiglia, dove sono importanti le cose semplici, i gesti usuali, la tranquillità che fa da padrona e ti permette di ascoltare i nonni, giocare con i bimbi, osservare bene mamma e papà, coccolare gli animali. “Cose semplici” che permettono di scandire e assaporare il tempo trascorso insieme in una giornata di riposo, vissuta in modo intenso, al punto di attendere trepidanti il prossimo giorno di festa. 21 Secondo classificato della classe terze della scuola secondaria di primo grado Trusolino Melissa 3L UNA DOMENICA IN FAMIGLIA C’era una volta, una famiglia, la famiglia Toretti, che non aveva molto anzi, aveva pochissimo. Aveva solo una casa ma non una di quelle grandi e belle, non era piena di mobili costosi, non aveva molte stanze, non aveva il pavimento lucido, non era di colori sgargianti; tutt’altro, era piccolina, ma ospitava tante persone. Aveva solo tre stanze: una cucina con soggiorno, una camera da letto e un bagno piccolissimo nel quale si poteva entrare solo una persona alla volta. Ma nonostante le dimensioni di questa casetta, al suo interno vi vivevano molte persone: mamma Lucia, papà Luca, il figlio più grande Matteo, la figlia Martina, il figlio più piccolo Giacomo, i nonni Agnese e Antonio, i nonni Maria e Mario, il gallo, il cane, il gatto, il topolino, la gallina e la mucca. Tuttavia, anche se erano troppi per lo spazio in cui vivevano, questa famiglia viveva in armonia. La giornata iniziava presto, perché i figli dovevano andare a scuola, perciò, alle 7:30 erano tutti a tavola a fare colazione. Alle 8:00 i bambini salutavano i nonni e i genitori e, accompagnati dal cane, si dirigevano verso la scuola. A casa, la mamma, metteva via i materassi e le lenzuola che tiravano fuori la sera per preparare i letti per andare a dormire, e iniziava a preparare il pranzo con l’aiuto delle nonne. Non era un pranzo ricco di cibi diversi, non avevano molti soldi e, i cibi più buoni come la carne, erano troppo costosi e potevano permetterseli solo una volta alla settimana, perciò, si basava solo sui pochi ortaggi che riuscivano a raccogliere dall’orto, sulle uova della gallina, sul pane e la pasta che riuscivano a fare le nonne con la poca farina comprata al mercato e sui formaggi ricavati dal latte della mucca. Solitamente la mamma preparava la pasta con del sugo fatto con i pomodori dell’orto e una terrina ,non molto grande, di lattuga, che dovevano condividere tutti i membri della famiglia, c’era del pane, ma non molto e non potevano sprecarlo, perciò, le briciole e gli avanzi del cibo non venivano buttati, ma venivano dati in pasto agli animali, che si accontentavano di poco. Alle 12.00 i bambini facevano ritorno a casa e raccontavano con enorme gioia tutto ciò che avevano visto o fatto durante la mattinata. Dopo il pranzo, le nonne e i bimbi, facevano un riposino e la mamma sparecchiava la tavola e puliva la cucina. Verso le 17:00, il papà e i nonni facevano rientro a casa dopo una giornata passata a cercare in città un posto di lavoro per guadagnare qualche soldo. La sera, c’era poi la cena che, come il pranzo non era molto ricca, però, il papà e i nonni, potevano permettersi mezzo bicchiere di vino a testa. Verso le 21:00 facevano tutti 22 insieme una preghiera, nella quale chiedevano un po’ di fortuna e la salute di tutta la famiglia, dopodiché, andavano tutti a letto. Questa era la giornata di tutta la settimana tranne che per la domenica. La domenica, anche se in piccolo, era resa speciale, era diversa da tutti gli altri giorni. In particolar modo, una domenica fu speciale… Iniziò come tutte le altre domeniche, dopo la colazione si misero tutti il vestito più bello che avevano, gli ultimi abiti che erano riusciti a comprare quando ancora avevano dei soldi; il bimbo più grande indossava degli abiti del papà, con qualche modifica qua e la per renderli della sua misura, il bimbo più piccolo, indossava quelli che al fratello non andavano più, e la figlia metteva quelli della madre, anche se spesso, erano di una o due taglie in più. I genitori mettevano quelli conservati di quando uscivano la sera e, le nonne si aggiustavano con un vecchio fular e i nonni con un cappello pieno di toppe. Dopo si recavano in chiesa ad ascoltare la grande e gioiosa messa domenicale. Al rientro a casa, preparavano il pranzo e, dato che era festa, mangiavano una piccola porzione di carne a testa e, qualche volta, anche una fettina di dolce casareccio. Per non far pesare troppo la grave situazione economica in cui vivevano ai figli, i genitori, la domenica, facevano ai figli un piccolo regalo, ricavato con grandi sforzi. Il pomeriggio si recavano a piedi, al parco più bello della città, anche se distava 3 chilometri dalla loro casa. Ma quella domenica, durante il cammino capitò qualcosa di insolito… Vicino alla casa del sindaco, c’era una vecchietta, era trascurata, anche lei, come loro, non aveva molto anzi, niente, sennonché un piccolo gatto. Martina, la figlioletta, le si avvicino e le fece una carezza in segno di conforto,. L’anziana donna le sorrise, un sorriso dolce, che fece quasi arrossire la bambina e in un lampo scappò via, quasi come se stesse scappando da qualcosa o qualcuno. Comunque, nonostante questo strano evento, proseguirono il loro cammino verso il parco e, anche lì, c’era quella donna, ma questa volta la videro di sfuggita, stava ancora scappando, ma chissà da che cosa. Dopo aver passato uno splendido pomeriggio, la famiglia tornò a casa. A pochi metri dalla porta d’ingresso, c’era nuovamente la signora, era seduta sulla sedia, non scappava più, al contrario, aspettava qualcuno, aspettava la famiglia Toretti. Nessuno, tranne che i bambini, riuscì a capire cosa la signora farfugliò ma, dall’espressione dei bambini sembravano cose buone e, la donna scappò di nuovo via, ma questa volta con più calma e, prima di andarsene disse ai genitori: -Sono tanti anni che non ricevo niente ma oggi, vostra figlia, mi ha donato l’unica cosa di cui avevo bisogno: una carezza, una carezza fatta con amore, quella che si fa ad una persona in difficoltà per infondere aiuto e coraggio, per dire che, nonostante tutto e tutti, bisogna sempre cercare di andare avanti, che bisogna reagire, che non bisogna demoralizzarsi alla prima cosa storta, perché, prima o poi, tutto cambierà 23 e, chi ha donato bene e amore, riceverà altrettanto…-. I genitori rimasero perplessi dalle parole dell’anziana donna e, appena aprirono la porta di casa, capirono che qualcosa nelle loro vite era cambiato… In non si sa che modo, la misteriosa donna riuscì ad entrare nella casa della famiglia Toretti e, sul tavolo al centro della cucina, aveva lasciato quattro cose: un bracciale, un anello e una collana d’argento con delle pietre preziose intersecate al suo interno con un biglietto sul quale era scritto: - Per anni ho tenuto questi gioielli in cerca della persona giusta a cui affidarli, oggi so che quella persona siete voi, mi avete donato una carezza ed ora io, cercherò di aiutarvi come vostra figlia ha fatto con me, vi consiglio di vendere questi gioielli e di usare il denaro che ne ricaverete come meglio possibile, ma non cercatemi per ringraziarmi perché non mi troverete, anzi, sono io che ringrazio voi!...La famiglia, grazie a quella misteriosa donna cambiò vita, andò a vivere in una casetta un po’ più grande, con delle stanze in più e una stalla nella quale sistemare gli animali, ma le loro giornate non cambiarono più di tanto, l’unico cambiamento fu nella preghiera della domenica sera, nella quale sempre pregarono e diedero segno di riconoscimento verso quella misteriosa donna. 24 Terzo classificato della classe terze della scuola secondaria di primo grado Mazzucco Alberto 3L Vi voglio raccontare di una famiglia che ho conosciuto durante i miei viaggi in Italia. Mentre attraversavo le colline del Monferrato,incontrai una giovane fanciulla di nome Maria Rosa che tornava dalla messa della domenica, mi convinse a fermarmi a pranzo nella sua cascina. Arrivati a casa, mi presentò la sua famiglia composta da papà Ottavio, mamma Severina, il fratellino Stefanino e i nonni Giuseppe e Clelia, inoltre quel giorno era venuto a fargli visita anche lo zio Felice, che arrivava da Savona. Il papà era ancora a lavorare nella miniera, mentre in casa c’era un gran da fare per preparare il pranzo domenicale. Dopo un gustoso pranzo a base di prodotti caserecci scoppiò un temporale,quindi io e la famiglia ci raggruppammo intorno al camino per raccontare cosa era accaduto durante la settimana. Il lunedì i nonni andarono a coltivare l’orto, che gli dava buona verdura,successivamente la nonna si mise a lavorare a maglia per creare una sciarpa per Maria Rosa, il venerdì il nonno portò il piccolo Stefanino a pesca,infine il sabato entrambi si recarono in città a fare la spesa in bottega. Intanto si erano fatte le due ed era ora che il papà tornasse al lavoro. Proseguì con i racconti lo zio Felice:lui lavorava in un cantiere navale dal lunedì al venerdì dove si stava costruendo una fantastica nave da crociera e il sabato andava in un negozio di dolci, per comprare un pensierino ai suoi nipotini. Nel frattempo davanti al focolare Stefanino si era addormentato in braccio alla sua mamma. Inizia a raccontare Maria Rosa: il lunedì prende la “corriera” per andare al collegio di suore di Alessandria e rimane lì per tutta la settimana, quando torna, il sabato con il cagnolino Bubi gioca e corre per i campi. Mentre Maria Rosa parla, Severina prepara per tutti una sostanziosa merenda con pane e marmellata. A questo punto tocca a lei raccontare cosa aveva fatto nella settimana:durante il giorno va ad accudire galline, tacchini e conigli ma, nel frattempo,dà un’occhiata al piccolo Stefanino. Prepara poi il pranzo, la cena e pulisce casa. Si sono fatte le cinque ed è ora di ripartire, saluto la famiglia,la ringrazio dell’accoglienza e mi dirigo verso la mia prossima meta. 25 ALTRI TESTI DELLA SCUOLA PRIMARIA “MARTIRI DELLA LIBERTA’” LIBERTA’” Luca De Grandi 5aA C’era una volta una famiglia che abitava in collina. Era formata da un padre che si chiamava Massimo, dalla madre che si chiamava Chiara, dal figlio Giovanni e dalla figlia Alessandra. Avevano un cane che si chiamava Teddy. Loro erano soli perché, quando andavano al parco, tutti scappavano vedendo delle persone così grasse. Ritornavano a casa, tristi , perché non potevano giocare con gli altri. Un bel giorno bussò alla porta un’altra famiglia che si era persa. Prontamente loro diedero accoglienza. Un membro della famiglia che si era persa, il figlio Lorenzo, fece amicizia con Giovanni e divennero reciproci amici. Un giorno a Lorenzo venne un’idea: volle andare al Luna Park, allora invitò la famiglia di Giovanni. Loro acconsentirono e il giorno seguente andarono insieme al Luna Park. Era una bella giornata di sole e Lorenzo volle andare a vedere i clown con la mamma e il papà, però dopo un po’, un clown fece salire sul palco la mamma e il papà e una persona da dietro catturò Lorenzo. Il papà e la mamma, disperati, chiesero aiuto alla famiglia di Giovanni. Loro vollero cercare indizi e trovarono la scia della macchina che lo aveva rapito. La seguirono e videro una casa abbandonata. Entrarono e sentirono delle grida su per le scale. Salirono e trovarono otto porte, Giovanni scelse la prima. All’interno non c’era niente, allora si infilò nell’ altra porta e non trovò di nuovo nulla, però Giovanni volle andare avanti e sfiorò una linea laser. Cadde una gabbia, a quel punto Giovanni tirò fuori dalla tasca una graffetta e scassinò la serratura. Andarono sempre avanti nel buio, trovarono Lorenzo e lo portarono via. Al ritorno tutti acclamarono la famiglia di Lorenzo come degli eroi. 26 Costantino Ginevra Classe quinta A Era il 13 marzo 1991 e la famiglia Ceppi decise di andare al mare . La mamma Denise preparò il pranzo e prese i cappelli per ripararsi dal sole e i golfini in caso di freddo. Caricarono tutto sulla carrozza e partirono. La madre era rimasta vedova perché il padre Adam si era impiccato, dal momento che non poteva più mantenere la moglie e i figli. La famiglia di Denise era costituita da quattro figli: Lola, Logan, Zoey, Josh. Lola aveva occhi azzurri e capelli biondi, raccolti in uno chignon; indossava un vestito bianco come la neve e sandali turchesi. Logan portava, invece, pantaloncini corti e maglietta. Zoey era vestita con pantaloni fino al ginocchio ( bermuda ) e una canottiera; Josh, il più piccolo di tutti, ( aveva soltanto tre anni) vestiva semplicemente come la madre. Arrivarono al mare dopo sei ore di viaggio, ma finirono dall’altra parte dell’isola. La famiglia decise di lasciare la carrozza lì e di andare a cercare una strada che portasse alla spiaggia, ma si smarrirono. Josh si mise a piangere e gli altri si strinsero a lui perché avevano paura. La madre andò a cercare legna per accendere il fuoco. Si fece sera, poi notte, e allora si addormentarono. Il mattino seguente un uomo di nome Tony lì trovò e chiese loro da dove venissero e che cosa facessero lì. La madre rispose che si erano persi e che non ricordavano dove avevano lasciato la loro carrozza. Allora Tony disse che l’aveva trovata; i cavalli erano impigliati tra i rovi e lui lì aveva liberati. La madre lo ringraziò e Tony li riportò alla carrozza e tutti insieme arrivarono fino al mare. 27 Rebecca Oglietti classe quinta B 15 Luglio del 1990 Caro diario, oggi andremo al mare! Non so precisamente dov’è la meta, ma basta stare con la mia famiglia. Oggi il tempo è nuvoloso, ma tiepido, giornata giusta per andarci. Adesso ti racconto com’è la mia famiglia : mia mamma lavora in panetteria, mio papà in una carrozzeria e io e i miei fratelli non possiamo andare a scuola perciò aiutiamo la mamma a fare i lavori in casa. Bruno il fratello maggiore sta preparando le provviste, Marco, il più piccolo, gioca a palla mentre io preparo la biancheria. La mamma Rita e il papà Umberto stanno cucinando il pane. Mio papà è un uomo alto e magro lavora nella carrozzeria Wash e la mia mamma nella panetteria Gran Forno. Finalmente è ora della partenza! La mamma prima di salire sulla carrozza ha lasciato un bigliettino sul tavolo della panetteria. Arrivati al mare, la mamma e il papà ci hanno vestiti con pantaloncini e magliette con cappello. Il cielo era un po’ nuvoloso, ma abbiamo giocato lo stesso sulla riva. Il vento tiepido, stava facendo svolazzare la sciarpa della mamma. Il mio capellino iniziò a rotolare fin quando non finì nell’acqua, io non so nuotare per fortuna il papà prese il manico di legno dell’ombrello. Purtroppo non avendo i soldi non possiamo imparare a nuotare. Al mio fratellino piacciono i gabbiani, ma oggi visto che c’era il tempo brutto, non li abbiamo potuti incontrare. Io ho trovato delle pietre colorate, le ho guardate attentamente fin quando sono arrivati i miei fratelli. Quando le hanno viste hanno iniziato a cercarle pensando che fossero preziose. Le abbiamo mostrate alla mamma, lei ha iniziato a ridere, ci ha fatto sedere sul plaid e iniziò a raccontarci una storia su quelle pietre. Fin quando è scoppiato nuovamente un temporale, allora ci siamo ritirati nella carrozza dove abbiamo mangiato la frutta. I miei fratelli al ritorno si sono addormentati mentre io guardavo per l’ultima volta il mare. Ciao Diario! 28 Pierluigi Allara classe 5a A Il mare era pieno di pesci e di specchi d’acqua fresca, posto ideale per la gita della famiglia Peretti. C’erano Laura, Lucio, Rina, Carletto e Lina. Laura era la figlia, Lucio, Lucio il figlio, Rina la mamma e Carletto il papà, Lina la figlia maggiore. Erano a Trieste e il Mar Adriatico riservava loro grandi sorprese; era calmo e dritto, lungo e grosso, ma sempre piatto per metri e metri. Carletto stava nuotando, quando un grido simile ad un: - Aiah!- attirò la sua attenzione. Niente paura! Era Lucio che aveva calpestato un riccio di mare. Rina, con pazienza, tolse una per una le spine del riccio di mare dal piede di Lucio. Il riccio aveva un aspetto brusco e cattivo: era rosso e pieno di spine nere, assomigliava ad un cactus. Laura, intanto, stava nuotando. Ad un certo punto vide tra i pesci una strana sagoma: una medusa. Aveva la testa a forma di semicerchio e tanti tentacoli. Tornò a riva e prese delle foglie, le intrecciò e ne fece una cesta. Entrò in acqua con l’intenzione di prenderla, ma non la vide più. La sua speranza era quasi svanita, ma sì, eccola, una medusa! La prese e la toccò con un bastone; era molle! Allora venne a Lucio la brillante idea di toccarne i tentacoli a mani nude: “Aiah! Che male!”; per fortuna c’era la mamma che gli medicò la ferita con l’ aiuto di Lina. Il sole era quasi calato ed era ora di andare, ma, ora che il mare aveva aperto loro la sua porta, che cosa gli avrebbero dato in cambio? Ad un certo punto videro però un pesciolino arenato sulla riva; lo rigettarono in acqua e pensarono di aver restituito il favore ma che avrebbero potuto fare qualcosa di più: avrebbero rastrellato la spiaggia. Di buona lena finirono presto e dissero in coro: “Il mondo è meraviglioso!”. 29 Elisa Cellini Classe quinta B 3 settembre 1965 Caro diario, oggi sono partita per il mare con la mia famiglia. Sono gli ultimi giorni di vacanza e me li voglio godere fino all’ultimo momento, così mia madre ha proposto di andare al mare. Arrivati, mio fratello Paolo ha iniziato a giocare con la sabbia, costruendo castelli che venivano distrutti dall’acqua perché ci troviamo sulla riva del mare. Egli indossa un costume, una maglia e un cappello per ripararsi dal sole. Jonathan cerca le conchiglie che la corrente del mare porta a riva; indossa anche lui il costume. Io e mia mamma siamo rivolte verso il mare e guardiamo il sole tramontare. Soffia una leggera brezza che mi fa volare la sciarpa. Quel bel vedere mi rimarrà in mente per sempre. Trascorso il pomeriggio, all’ ora di cena, ci rechiamo su una collinetta vicina, ceniamo tranquillamente senza nessuno che ci disturbi. Ti devo dire ancora una cosa, caro diario, questa giornata non la dimenticherò mai! Ciao! 30 Clotilde Viale Marchino classe 5 A C’era una volta una famiglia molto ricca, la famiglia Uoldorf, che viveva al centro di Milano in una casa molto lussuosa. Era composta dalla madre Serena, il padre Eric, il figlio maggiore Romeo, la piccola figlia Elisabetta e la bellissima gatta tigrata Oriana. Loro erano andati a fare un pic-nic al parco con la magnifica macchina sportiva di Eric. Appena arrivarono stesero sul prato una coperta di “Cashmire”, aprirono il cestino da pic-nic e si misero a mangiare: tramezzini, insalate, frutta fresca e cannoli di tutti i gusti. Quando finirono il pranzo il padre e la madre fecero un pisolino, invece i due bambini si misero a giocare a carte. Appena i genitori furono svegli Romeo ed Elisabetta fecero merenda con pane e cioccolata, dopo la famiglia decise di andare a fare una bella passeggiata, lungo un sentiero di sassi molto piccolo. Allorché furono a metà del sentiero, Serena mise un piede su un sasso traballante e purtroppo cadde a terra. Lei si slogò una caviglia e disse che le faceva molto male. Eric allora la soccorse portandola in braccio fino alla fine del sentiero e gli fasciò il piede con la sua cravatta. Serena, vedendo Eric com’era romantico, si commosse. Con l’imprevisto si era fatto tardi ed era arrivata l’ora del tramonto. A Serena era passato il male e così l’allegra famiglia si mise ad osservare il magnifico panorama, a sentire l’ aria pulita, il profumo della primavera e a guardare le magnifiche farfalle che sorvolavano il cielo. Così la famiglia Uoldorf fu molto felice. 31 Chiara Devasini C’era una volta una famiglia felice che abitava in una splendida casa con un giardino bellissimo. Questa famiglia Perincle adorava le gite al mare. I figli Marco e Mattia non perdevano mai l’occasione di andare a giocare con le onde spumeggianti che portavano tesori venuti da lontano. Il loro papà era un perfetto falegname. Lui aveva costruito sull’albero del loro giardino una casetta di legno che diventò la casetta dei tesori, dove mettevano tutto quello che trovavano nelle gite. La madre era una casalinga, ma passava la maggior parte del tempo in gite con la sua famiglia. Tutti i sabati e le domeniche andavano al mare e i bambini, appena arrivati, si mettevano le loro maschere e si avventuravano fra le onde. La maggior parte di tesori erano braccialetti, monetine, ami e pezzi di reti, ma soprattutto le conchiglie di mille colori che contenevano tutto il rumore del mare e un racconto incomprensibile di quello che avevano visto nei loro lunghi viaggi. Quando i genitori li portavano a casa, erano sempre tristi, ma appena varcavano il cancello di casa si rifugiavano nella casetta sull’albero. Una volta saliti, tiravano su la scaletta e aprivano un baule strapieno di conchiglie trovate in mare e ne aggiungevano altre. Dentro quella casetta avevano tantissimi bauli e in ognuno c’erano dei tesori di diversi luoghi visitati. Scesero poi dalla casetta e andarono a dormire. Il giorno dopo era domenica e Mattia, Marco e il loro padre andarono in canoa per raggiungere una grandissima caverna sottomarina. Loro si misero le maschere e si avventurarono nella caverna dove trovarono mille pesci e tante aperture nella roccia pronte per essere attraversate. Scelsero un tunnel ricoperto di coralli che sembravano un morbido tappeto di mille colori. Alla fine del tunnel ne presero un altro che portava alla canoa e poi remarono fino alla spiaggia. Ritornarono a casa dove li aspettava il pranzo e, come avevo detto all’inizio, questa era proprio una famiglia felice. 32 Alessandra Fasano classe 5 A Ciao, mi chiamo Alessandra e oggi vorrei inventare un racconto ispirandomi a un quadro… E il 5 agosto del 1940 e la famiglia Harcibald è in casa che si prepara per una lunga gita al mare. Intanto la signora Margaret Harcibald sta andando a casa della figlia e dei nipoti, per partire. Quando Margaret arriva a piedi, i due nipoti Lili e Jionny e la signora Elisabet con il signore Elvood la stanno aspettando per partire con la loro Fiat. Dopo qualche ora sono già in spiaggia e Margaret sta mettendo la crema solare a Jionny, che insiste per entrare in acqua. Elisabet, intanto, stende i teli sulle sdraio e posiziona gli ombrelloni. Elvood è già sulla sdraio che osserva le soffici e candide nuvole e ascolta la brezza e il rumore del mare. Lili raccoglie le conchiglie sulla spiaggia, con il vento fresco che le soffia tra i capelli. Margaret,con un ombrellino si copre dal sole e insieme a Elisabet, guarda Jionny che tenta di prendere le onde. Intanto Elvood si è alzato e cerca i molluschi e le conchiglie insieme a Lili. E’ mezzogiorno, quindi è ora di pranzo ed Elisabet, tira fuori dalla grande borsa da pic-nic degli involtini e altre leccornie varie, sempre molto fresche per via del grande caldo. Il pomeriggio è l’ ora del bagno, quindi “ tutti in acqua!” Lili, Jonny ed Elvood prendono gli occhialini e corrono fra le onde, per vedere i meravigliosi pesci, mentre Margaret ed Elisabet, nuotano un po’ senza bagnarsi i capelli. Elvood e Jionny vogliono raggiungere una boa, così Lili li segue, ma poco dopo sviene per la stanchezza e affoga. Allora Elvood la prende e la porta a riva, ma è ancora priva di sensi. Così Margaret ed Elisabet raccolgono tutto in fretta e furia e la portano all’ ospedale. E così finirono la giornata guardando il dolce tramonto rosa con le sfumature arancioni, sul loro terrazzo. 33 Federico Nosenzo Classe 5a B È luglio del 1998 e sono al mare con i miei fratelli Kevin, Marco, Giulio, mia sorella Jane e nostra nonna Maria. Siamo sul lungomare ligure nelle prime ore mattutine e non c’è quasi nessuno. Kevin sta cercando di entrare in acqua, però è troppo fredda, quindi penso, che tra non molto lascerà perdere per costruire un bel castello di sabbia. Marco sta cercando dei sassolini rossi, per la sua collezione, Giulio, invece, delle conchiglie da regalare a Jane, oppure alla nonna. Maria, invece, sta osservando il bucato di Jane. Io sto scrivendo questa pagina di diario perché questa giornata non sia dimenticata da nessun componente della mia famiglia. E’ abbastanza soleggiato, eppure, sta cominciando a piovere, per questo la nonna sta reggendo un ombrello per lei e Jane, mentre noi indossiamo i cappelli, che non serviranno a lungo perché sta piovendo molto forte. Siamo costretti,pertanto, a rifugiarci sotto una tettoia ed il mare si sta ingrossando molto. Siccome è mezzogiorno, stiamo ordinando dei panini, pensando poi di portarli a casa, ma subito smette di piovere e così siamo tornati sul lungomare per mangiare. Solitamente alla mia famiglia piaceva “far quello che voleva” e così Kevin sta andando al chiosco per comprare un gelato; Marco si sta dirigendo al bar e mio fratello Giulio sta costruendo un castello di sabbia. Per le quattro, la nonna ha detto che potevamo entrare in mare; Kevin vi entra senza molti dubbi, Giulio e Marco, invece, stanno giocando alla costruzione dei castelli di sabbia sulla riva. Purtroppo le ore sono passate in fretta e così è già ora di tornare a casa. Ci rivedremo domani. Ciao. 34 Giovanni Gatti Classe 5a A Un giorno la famiglia Magron, che è d’origine francese, sta andando in un parco. È la prima volta che partecipa ad una festa di questo genere: ci sono le giostre, la musica e il rinfresco. Quella famiglia è un po’ particolare perché nonostante il loro buffo cognome, pesano tutti oltre i settanta chili. Il loro cane, Ringhio mangia ogni mattina due scatole di crocchette ed è diventato talmente grasso che non riesce più ad abbaiare. Il figlio Savon ha appena raggiunto l’età per salire sulle montagne russe. Appena sale è colmo di gioia, ma lungo la prima discesa sente una strana sensazione: gli vibra la pancia. Per pranzare si stabiliscono nell’area pic-nic e mangiano tra tutti circa venti panini. Durante il pomeriggio salgono sugli autoscontri. Il padre, Luke sfonda il suo, mentre il figlio, che occupa due posti, non riesce più ad uscire dall’abitacolo. Si può anche salire sui pony, ma è vietato a quelli che pesano più di settanta chili. Savon ne pesa ottanta e per salire trattiene la pancia smettendo di respirare, ma quando sta pagando gli scappa un respiro e la pancia torna gonfia. Passano poi nella zona bancarelle dove comprano dei palloncini e dello zucchero filato. Per trascorrere l’ultima ora al parco, si stabiliscono in un prato per far giocare il cane. Ringhio, però non corre perché a pranzo ha mangiato solo una scatola di cibo, anziché due. Infine, dopo questa bizzarra giornata, tornano a casa con tristezza, benché si siano divertiti molto. 35 Meheret Crespi quinta A Negli anni quaranta in Germania, viveva una famiglia di Ebrei. All’ inizio questa bellissima famiglia abitava in una casa al mare e la loro vita scorreva normalmente. Un giorno, però, erano arrivati nella loro casa dei soldati che avevano catturato i bambini e i genitori. Loro erano molto spaventati, perché non capivano perché li portassero su un treno; i bambini credevano di partire per un lungo viaggio, ma quando erano arrivati nel campo di concentramento, avevano capito subito che non era un bel viaggio d’avventura. I soldati li trattavano male, ma la cosa peggiore era che divisero le donne dai maschi e dai bambini. Questa famiglia era composta da tre bambini, i cui i nomi erano: Adel, Taitù, Mark. I nomi dei genitori erano invece Caroline e George. Alcune volte Mark trovava nel suo piatto degli scarafaggi e diceva sempre che gli facevano schifo, ma un giorno, mentre lui affermava che il suo piatto era una schifezza, proprio in quel momento, passò di lì un soldato e gli diede uno schiaffo, anche se il soldato aveva capito benissimo che il bambino intendeva il piatto e non lui. I genitori erano molto tristi perché sapevano che i bambini potevano morire. Un giorno molto felice giunsero dei soldati americani che erano riusciti a salvare la famiglia. La mamma dei bambini, appena vide i suoi piccoli, li prese e li abbracciò con molta felicità. La mamma nel campo di concentramento aveva conosciuto una ragazza che aveva perso la sua famiglia; Caroline adottò la povera ragazza. Si erano ritrovati quasi tutti, ma il padre era stato ucciso dai soldati. I bambini piangevano e anche la madre era disperata. Dopo un mese erano riusciti a riavere la casa al mare ed erano tutti sereni perché finalmente era finita la guerra. I bambini giocavano a raccogliere le conchiglie in riva al mare… 36 Montiglio Luca Classe 5a B La gita al mare Erano le nove di mattina, la famiglia Rossi era già in riva al mare. Mamma Rosa teneva in mano un ombrellino color azzurro che la proteggeva dai primi raggi di sole. Di fianco, la vicina d’ombrellone, chiacchierava con la signora Rosa delle più svariate vicende. Giovanni, uno dei figli della signora Rosa, sembrava convinto ad entrare in acqua; per abituarsi alla temperatura, bagnava i polsi e la pancia e si preparava a tuffarsi. Filippo sembrava meno intenzionato del fratello a tuffarsi in acqua, pareva interessato a tenere i piedi a bagno. Pur essendo una giornata calda con il mare piatto e luccicante, il suono continuo dell’infrangersi delle onde contro gli scogli non invogliava Marco a bagnarsi. Lui voleva solo giocare con la sabbia e costruire una torre che difficilmente quelle piccole onde avrebbero distrutto. Così la famiglia Rossi trascorse felicemente quella splendida mattinata al mare. 37 Emanuele Russo classe quinta B La giornata è ventosa; è il momento del tramonto. Il cielo è limpido ma nuvoloso; sembra che prima ci sia stata una bufera, nonostante l’acqua del mare sia molto calma e bassa. C’è un’arietta fresca e umida, anche se fa molto caldo. In riva al mare ci sono pozzanghere piene d’acqua calda, dove i bambini giocano; il sole di questo paese è ideale per abbronzarsi, anche se i bambini sono già coloriti. Questa famiglia è formata da due bambini, una zia e i genitori. La mamma indossa una gonna come la zia; un bambino è in costume, l’altro ha la T-SHIRT, un cappello e dei pantaloncini corti, il padre indossa dei pantaloni e un cappello. La mamma in mano ha un cesto con la biancheria e la zia, un ombrello per il sole fatto con canna di bambù. Un bambino è stato adottato ed è africano. Il cielo, nonostante sia nuvoloso, lascia trapassare tanti raggi colorati. Il bambino col cappello sta cercando le conchiglie con il papà; su questa riva è facile trovare perle e conchiglie perché nella sera della bufera il mare ha portato di tutto. Se si guarda attentamente ci si riesce a vedere gas d’ acqua calda. Guardando l’orizzonte ti commuovi senza volerlo perché il sole riflette sull’acqua e vedi uno spettacolo: quello di due arcobaleni infiniti ed intrecciati. Se osservi con concentrazione all’orizzonte vedi due isole molto piccole. Sulle pozzanghere ci sono le ombre dei due bambini, queste sono più belle ancora perché i raggi colorati del sole riflettono su di loro. Questa immagine racchiude in sé tante emozioni come la felicità, la nostalgia e molte altre. 38 Camilla Setragno Classe quinta B Un bel giorno di fine luglio la famiglia Amdren decide di fare una splendida gita vicino al caldo e bel mare della Puglia. Questa famiglia è composta da mamma Elisabetta, da papà Enrico, dal simpatico Marco e dai due gemelli Giorgio e Paolo. La famiglia prepara in tutta fretta le valigie e parte per una magnifica vacanza. Una volta arrivata all’albergo, la famiglia svuota tutte le borse e, dopo aver riposato un po’, s’incammina in spiaggia . Un magnifico tramonto riempie di stupore gli occhi dell’intera famiglia. E’ veramente uno spettacolo, si vedono i gabbiani su una grande scogliera verso il porto. C’è anche un bel clima sul lungomare dove la famiglia sta camminando . Poco dopo scendono in spiaggia a giocare con la sabbia. Quando si fa tardi la famiglia fa ritorno in albergo e va a riposare. Il giorno dopo i bambini tornano in spiaggia e nuovamente giocano con la sabbia e fanno il bagno. Dopo un po’ la mamma richiama i bambini dal mare perché sta venendo un forte vento che costringe tutti a tornare negli alberghi o nelle proprie case. La famiglia si incammina un po’ dispiaciuta a casa. Speriamo che domani la famiglia si diverta di più in spiaggia! 39 Sara Favrin classe 5a B Domenica 28 agosto 1998 Il cielo era limpido, puro, senza nuvole, sembrava che fosse d’accordo con la mia emozione in quel momento più forte, era la felicità. I raggi radiosi del sole baciavano lo specchio d’acqua sottostante dove un leggero venticello ti solleticava le guance. Con quel vento avrei giurato di poter riuscire a volare; sarei andato ad abbracciare il sole senza scottarmi, passare un po’ di tempo con la mia famiglia mi rendeva sempre il più felice del mondo. Avrei tanto desiderato donare un sorriso ai bambini più sfortunati che non l’avevano, a quelli poveri obbligati a lavorare, che in cambio di tutta la loro fatica erano pagati poco, anche quando loro avrebbero desiderato due cose che non costano nulla: la libertà e una famiglia. Il vento intanto era aumentato e portava con sé un odore di pesce; il persico in quella zona era abbondante, ma l’odore che emanava apparteneva a sardine forse ripiene di qualche strana spezia, un po’ forte, che dava al pesce un odore invitante. Mio fratello, Luke, era intento a cercare qualche piccolo animale per via della sua strana passione, infatti, guardando meglio sotto un sasso un piccolo granchio cercava di scappare dal suo orribile fato dentro un acquario, ma le sue piccole chele infuriate non facevano neanche un graffio a Luke. Il granchio tentava invano di scappare, ma per una volta la fortuna era a suo favore e un’onda abbastanza alta lo portò lontano, per poi infrangersi su un sasso a riva; ma Luke non si arrese e cominciò a cercare qualcosaltro. Mio papà, Denis, intanto cercava pietre e conchiglie per la sua collezione, chino sulla spiaggia con le mani che frugavano ovunque; il vento era molto forte e la mia mamma fu obbligata a tirare fuori un ombrello per proteggersi, anche se i corti capelli volavano leggermente al vento. Mia zia, al suo fianco portava un cesto in grembo e al suo interno c’era un foulard, nel caso ci fosse stato freddo. Il sole stava tramontando, il paesaggio era bellissimo, il cielo aveva assunto colori stupendi sembrava un dipinto, un sogno; in poche parole il cielo non sembrava più vero. D’un tratto il mare era diventato più calmo e più caldo. Era tardi e purtroppo la mamma ordinò di tornare a casa. Ci asciugammo i piedi con uno straccio, anch’esso nella cesta e poi ci incamminammo per la via di casa. 40 ALTRI TESTI DELLA SCUOLA PRIMARIA “BISTOLFI” ALESSANDRO JUVARA Caro Davide, come stai? Spero bene. Sei guarito dall’influenza? Ti scrivo perché ti voglio raccontare di una famiglia particolare che ho conosciuto al parco. Tutti i componenti sono piuttosto robusti: il figlio, che si chiama Leonard, ha sempre un panino in mano e non smette mai di mangiare. Sono molto eleganti, la mamma è sempre ingioiellata e si dà molte arie. Il padre è molto gentile, ma che la mamma lo tratta come uno schiavo e lui deve eseguire tutti gli ordini che lei gli dà. Mi sono avvicinato per chiedere al bambino se voleva giocare con me. Lui stava per rispondere, ma è intervenuta subito la mamma che mi ha detto di allontanarmi, perché ero spettinato, e con le ginocchia sporche e sbucciate, difatti ero appena caduto. Il bambino cercava di convincere la mamma e alla fine c’è riuscito, anzi, sono stato invitato persino a casa loro! Appena sono arrivato, davanti alla porta, ci si doveva togliere le scarpe e lasciarle fuori. Quando sono entrato nella loro villa sono rimasto a bocca aperta, perché il pavimento era splendente e i mobili luccicavano! La mamma ci ha detto subito di andare a prendere un paio di calze antiscivolo, in camera di Leonard e di Matilde, che è la sorellina più piccola. Entrato in camera, sono rimasto meravigliato perché era tutta in ordine e non c’era un granello di polvere. Mi sono accorto, però, che non c’era neanche un gioco. Ho chiesto subito a Leonard il perché e lui mi ha spiegato che la mamma non li vuole, perché possono rigare il pavimento e creare disordine in camera. Dopo che mi ha raccontato questa cosa, mi ha fatto molta compassione. Quindi ho deciso di diventare suo amico e ho pensato che essere ricchi e possedere molte cose non vuol dire essere felici. Non vorrei mai far parte di questa famiglia e mi sento fortunato perché la mia è normale e vanno tutti d’accordo. Abbracci da Alessandro 41 CARLOTTA RAVIZZA 5B Cara Lucia, una settimana fa, sono andata in vacanza in Germania e avrei tante cose da raccontarti, ma tra tutte ho deciso: la gita al parco. Era il primo giorno di vacanza e stavo andando a fare colazione a casa di Anna, un’amica che avevo conosciuto a Dublino. Quando sono entrata, un gatto mi è saltato addosso e ho scoperto che era Mr. Fat, il gatto di Anna, poi ci siamo accordate per vederci al parco nel pomeriggio. Lì ho conosciuto la sua famiglia, con mia grande sorpresa, erano tutti in soprappeso. Anna mi ha parlato un po’ dei loro difetti, ma non riuscivo a comprenderli bene: -Mia madre sta sempre seduta su quella sedia. -Mia sorella sta sempre seduta sulle gambe di mia madre. -Mio padre non stacca mai la mano da quella di mio fratello perché combina sempre dei guai. -Mio fratello guarda sempre Mr. Fat e lui guarda sempre le bistecche del vicino! Così ho proposto ad Anna di organizzare dei giochi divertenti per farli muovere e divertire. Li ho attirati con una bistecca, ho messo una benda sugli occhi della mamma e abbiamo giocato a Mosca cieca. Dopo un paio di giochi fatti insieme, finalmente tutta la famiglia rideva, scherzava e nel frattempo faceva anche del movimento! A cena li ho convinti a mangiare cibi più salutari e, invece delle bibite, un bicchiere d’acqua. Dopo il pasto, una passeggiata nel parco, ridendo e raccontando barzellette! Mi sono sentita utile e ho fatto felice Anna! Tua affezionatissima Carlotta 42 CORINA CALALB 5B Caro diario, ti voglio raccontare di una famiglia molto particolare che ho conosciuto al parco. È composta dal papà, dalla mamma e da due figli. Il papà si chiama Diego, ne combina di tutti i colori e ha anche un po’ di chili di troppo. La mamma è una brava persona che si prende cura ogni giorno dei suoi due figli, però a volte si arrabbia con loro per cose da niente. I due figli si chiamano Oliver e Martin, vanno ogni giorno a scuola, però a volte non vogliono sentirne proprio parlare! Come ti ho detto, caro diario, li ho incontrati al parco, sono molto simpatici e anche un po’ giocherelloni. Amano moltissimo scherzare però a volte sono molto seri. Ho notato che la mamma sgridava i bambini perché toccavano i vestiti degli altri! Io sono andata da loro a consolarli. Il papà, invece, non li sgridava mai, al contrario della mamma. Un giorno mi hanno invitato a casa loro. Quando l’ho vista mi sembrava una baracca, ma quando sono entrata riuscivo quasi a specchiarmi sul pavimento per quanto era pulito e ordinato! Quando entravano in casa, i bambini, si toglievano sempre le scarpe perché avevano paura della mamma. A cena c’era tantissimo cibo e io pensavo che sarebbero rimasti tantissimi avanzi, invece hanno mangiato tutto! Caro diario, è una famiglia davvero particolare! 43 ERICA CAPATINA 5°A Caro diario, il mese scorso sono andata al mare e ho incontrato una famiglia davvero particolare. Ĕ composta dalla mamma, dal papà e dai tre figli,Liliam, Erica e Lele. Il papà è molto serio e responsabile, i suoi colleghi di lavoro ridono e scherzano sempre, ma lui non lo fa mai. Ha però un punto debole che i suoi colleghi non conoscono: una passione esagerata per la cioccolata. Quando vede del cioccolato, non riesce a trattenersi. Cerca di farlo davanti ai suoi figli perché vuole dare il buon esempio, ma non ci riesce quasi mai! La mamma è molto gentile e carina, ma vive con la testa nel suo mondo “il mondo dei fiori”, lei lo chiama così; infatti a casa trascorre tutto il tempo a curare le sue piante. La sorella maggiore Liliam è fissata con la moda e con i ragazzi. Quando arrivano le amiche di Liliam a casa, Erica deve sempre stare in soggiorno perché Liliam dice che lei le disturba. Il fratellino minore Lele è una vera peste: è un vero esperto nell’inventare scherzi e nel far infuriare le persone, specialmente le sue sorelle. Ad esempio, una volta Liliam è riuscita ad invitare il ragazzo che le piaceva tanto, ma Lele ha rovinato tutto facendogli scherzi a ripetizione; così il ragazzo se n’è andato perché pensava che Liliam fosse complice! Quella volta Liliam si è voluta vendicare di Lele, così gli ha riempito la stanza di poster con delle ragazze vestite di rosa, ha messo delle lenzuola rosa e, sopra il letto, delle bambole perché sa che lui odia le ragazze e le loro cose. Mi piacerebbe moltissimo vivere con una famiglia così, avere dei fratelli, anche se litigano sempre. Ognuno di loro ha il proprio carattere, non sembra proprio che appartengano alla stessa famiglia, proprio per questo mi piace!!! 44 ERIK LO FARO 5^A Caro diario, oggi sono andato al parco con mia nonna. Mentre giocavo, ho notato un gruppo di persone che osservavano i cespugli. Non capivo cosa stessero facendo, mi sono avvicinato e ho: lui mi ha risposto che, con la sua famiglia, stava cercando insetti rari. Mi ha raccontato che ne hanno una grandissima collezione. Marco, questo è il nome del bambino, tutte le domeniche si reca con la sua famiglia nei boschi o nei prati per cercare gli insetti che poi mette in uno speciale contenitore. Addirittura, hanno trasformato il loro giardino in un parco per insetti, ricreando il loro ambiente naturale| Marco e la sua famiglia mi hanno invitato a casa loro per ammirare la collezione e sono rimasto affascinato; poi mi hanno fatto entrare in casa: era immensa e aveva dieci stanze enormi. Marco mi ha mostrato tutta la casa e lo studio dei suoi genitori, che era pieno di insetti rarissimi. Più tardi abbiamo fatto uno spuntino con pane e nutella. Ho notato che in quella famiglia sono molto educati; infatti, quando li ho salutati, mi hanno detto di tornare a trovarli quando voglio. 45 FEDERICO GARRONE 5B Caro diario, ieri, con i miei genitori e mio fratello siamo andati al parco. Ci stavamo annoiando, ma ad un certo punto ho notato un bambino un po’ robusto e gli ho chiesto se voleva giocare con me. Lui ha accettato. Dopo aver giocato, mi ha presentato i suoi genitori e il suo gatto: erano tutti grassi! La mamma cucinava dei piatti deliziosi, mentre il papà aveva vinto il campionato internazionale di rutti. A mezzogiorno mi hanno invitato a mangiare da loro. Per antipasto la mamma ha portato delle olive ripiene di salame, patè di tonno, due vassoi di salumi e tartine di salame. Come primo, ha servito gli agnolotti preparati da lei, due teglie di lasagne, gnocchi con il pomodoro, pasta al pesto. Per secondo c’erano: cinghiale al forno con patatine, tacchino ripieno di prugne, coniglio in salmì. Alla fine, come dolce, c’erano una torta a dodici strati di panna e cioccolato e due vassoi di bignole. Non appena ho visto tutte quelle portate servite in tavola, ho iniziato a sentirmi male e dopo il secondo piatto di antipasti ero già sazio. Gli altri invece sembravano affamati e, senza sforzo, divoravano un piatto dopo l’altro fino a che sul tavolo non è rimasta neanche una briciola. Tutto era stato spazzolato e gli ossi erano stati dati al gatto, che, come i padroni, aveva fatto fuori tutto in pochi secondi. Sempre più stupito stavo a guardarli, quando all’improvviso, mentre tutti tacevano, il padre ha iniziato a ruttare rumorosamente: uno, due, tre, quattro, cinque volte. Allora ho capito come aveva fatto a vincere il campionato internazionale! Non erano passate due ore, che già la mamma apparecchiava il tavolo per la merenda e dalla cucina uscivano profumi di tonno, acciughe, risotto, cipolle, pizza… Al loro invito, a quella che loro chiamavano una “semplice” merenda, ho preso subito il mio giubbotto e sono scappato il più velocemente possibile! 46 GIULIA MARINELLO 5°B Caro diario, tempo fa sono andata al parco, ho fatto conoscenza con la famiglia Paradiso. È composta da mamma, papà e tre figli, il più grande dei quali ha sei anni. Abitano nella mia stessa città. Il papà fa il muratore saltuariamente, la mamma è in cerca di lavoro: è una famiglia molto povera. Arrivano faticosamente a fine mese, riuscendo a malapena a pagare le bollette e a fare la spesa. Marco, il bimbo di sei anni, mi ha raccontato che la loro casa è piccolissima e che dormono tutti in una sola camera. Hanno pochissimi giochi, ma si accontentano di doverli condividere senza litigare. La cosa che mi ha colpito molto di questa famiglia è che non hanno neanche la televisione, che per noi è la normalità. Ho preso molto a cuore la storia di questa famiglia, mi sono fatta spiegare dove abitano e ho notato che la loro casa è proprio dietro la mia. Io non li avevo mai visti prima d’ora. Abbiamo iniziato a giocare a nascondino ed ho ottenuto proprio quello che volevo: un sorriso! Beatrice, la bambina più piccola, voleva sempre giocare con me, dato che aveva due fratelli e non si divertiva un granchè. Io cercavo di fare del mio meglio per farla divertire . Ero molto attratta dal loro modo di parlare: infatti erano di Roma. Caro diario, continuavo a stupirmi di quanto amore possedeva quella famiglia: era povera, ma allo stesso tempo ricca dentro. In pochissime famiglie ho notato la stessa unione. Caro diario, ti confido un segreto: ho conosciuto un piccolo paradiso proprio come il loro cognome ! 47 Giuseppe Marasà 5B Caro Giorgio, oggi io e la mia famiglia siamo andati a fare un picnic. Arrivati al parco di fronte a casa mia, ho apparecchiato per pranzare e nel frattempo ho notato un bambino che si spingeva sull’altalena aiutandosi con i piedi. Sono corso da lui e gli ho chiesto il suo nome, si chiamava Francesco. Gli scendevano lacrime e gli ho chiesto il perché. Lui ha risposto: -Piango perché i miei genitori non riescono a pagare le tasse e rischiamo anche di perdere la casa. Poi mia mamma ha un lavoretto da niente solo tre ore al giorno, i soldi che guadagnano li spendiamo tutti per il mangiareIo gli ho detto: -Non ti preoccupare, ti aiuto io.Così sono corso dalla mamma e le ho raccontato tutto, poi le ho chiesto se mi dava un po’ di soldi. Sono corso di nuovo da Francesco e glieli ho dati. Poi gli ho chiesto se mi presentava i sui genitori, così li ho conosciuti: il papà si chiama Luca,la mamma Carolina e la sorellina Jenny. Erano tutti cicciotelli. Parlando, Francesco ha tirato fuori i soldi e ha detto: -Questi me li ha dati il mio nuovo amico! Con quei soldi siamo andati a pagare le tasse e siamo riusciti a pagarle tutte. Poi siamo ritornati al parco ed era ora di rientrare a casa. Mentre ero per la strada di casa, mi sono raccomandato: -Non mangiate troppo e cercate di pagare le tasse!Dopo un mese li ho rivisti ed erano dimagriti!!! Un abbraccio Giuseppe 48 Iolanta Parascan 5A Cara Irene, qui al mare mi diverto molto, però mi manichi tu! Sai, ho conosciuto tanti bambini e mi sono fatta tanti amici. Anche Leo ha conosciuto tanti nuovi cani con cui giocare. In particolare, mi ha appassionato una famiglia strana: la famiglia Flatman. Hanno due figli: un maschio, Craig di 15 anni e la figlia Amy di 13. La cosa strana è che Craig mangia solo panini alla marmellata! A colazione, mangia cereali al cioccolato o la torta al cacao e poi per il resto della giornata mangia panini alla marmellata e beve circa un litro e mezzo di latte al giorno. Se mangia carne, frutta, pesce, patatine o altro vomita e ha mal di pancia. I medici non sanno il perché di questa allergia, però dicono che appare molto sano. Sua sorella Amy è vegetariana, lei non mangia carne ma a volte mangia il pesce. Per fortuna la mamma e il papà mangiano di tutto, però odiano i panini alla marmellata. Io quando ho sentito tutto ciò non ci credevo, fino a quando siamo andati al ristorante insieme. Dopo che tutti hanno ordinato da mangiare, Craig ha tirato fuori i suoi panini! All’inizio mi vergognavo ma poi non ci ho fatto caso. Sua sorella ha preso solo un’insalata di mare. Anche se tante persone lo guardavano male e sparlavano di lui, non si preoccupava: per questo lo ammiro! Quindi, quando ti prendono in giro, tu pensa a quelli che hanno molti più problemi: ci preoccupiamo molto di come siamo fuori, di quanto siamo belli, ma la vera bellezza è dentro di noi! Da Iole baci e abbracci! P.S. Scusa non ti ho chiesto come stai, spero bene! 49 IRENE BISIGNANO 5A Caro diario, ieri sono tornata dalla campagna, sono andata a trovare mia nonna e lì ho fatto conoscenza con un bambino molto simpatico che ha una famiglia spiritosa e particolare. La famiglia è composta dalla mamma, dal papà e da due figli: Paolo e Alessandro. Il papà è severo ed egoista: è diventato così in seguito ad un brutto episodio che gli è capitato da piccolo. Era un bravo bambino, molto in gamba, apprezzato dalla maestra che gli faceva i complimenti perché andava molto bene a scuola, ma un giorno orribile, i suoi compagni incominciarono in coro a gridare: ’’secchione!!! Secchione!!!’’ Così lui per non farsi più prendere in giro, iniziò a studiare meno e a combinare piccoli guai, come ad esempio allagare il bagno della scuola. La mamma sembra una come tante altre, ma non è così, perché lei ama esageratamente i fiori. Cosa c’è di strano???? C’è che lei tutte le notti, in estate, va a dormire fuori sul terrazzo con i suoi adorati fiori e in inverno dorme su in sala un divano che ha trasformato in una serra. Praticamente parla con i fiori e li cura come se fossero dei figli!! I suoi veri figli, Paolo e Alessandro, sono dei monelli perché ne combinano di tutti i colori!! Il papà li castiga severamente, ma loro insistono imperterriti a comportarsi male…… forse assomigliano a lui. In fondo sono due bravi bambini, forse si comportano così perché vogliono attirare l’attenzione!! Questa famiglia è particolare: credimi, caro diario, quando pensi di averla capita, ti sorprende con un nuovo guaio o con un episodio bizzarro e tu rimani proprio a bocca aperta per lo stupore!!! Ciao, ciao da Irene 50 JACOPO GERLI V°A Caro diario, ti voglio raccontare di una famiglia che ho conosciuto al mare. Questa famiglia è un po’ strana. La mamma si chiama Marique ed è molto gentile ed educata, suo marito si chiama Archibald, è un po’ severo, ma se ci sono ospiti è gentilissimo. Il figlio, di nome Arthur è molto appassionato di calcio, la figlia si chiama Selenia. Vorrei vivere con loro perché sono gentili e sempre allegri. Un giorno sono uscito per andare a casa loro ma era tutto chiuso, mi sono girato un attimo e li ho visti danzare in spiaggia, raccogliere conchiglie e lanciarle in aria come se fossero coriandoli. La cosa bella di questa famiglia è che, pur essendo molto impegnati, riescono sempre a trovare un momento per stare insieme e divertirsi. Vorrei far parte di questa famiglia perché sono sempre felici. JESSICA PASQUARIELLO 5B Caro diario, ti voglio raccontare di una famiglia particolare. Un giorno, durante la mia vacanza al mare, sono andata in spiaggia e ho conosciuto una famiglia di Roma. Parlando con loro, ho scoperto tante cose, tra cui, che il papà e la mamma erano due ballerini professionisti di tango argentino, ma la cosa che mi ha colpito di più, è stata la loro passione nel fare costruzioni di sabbia. Avevano tante foto meravigliose ed erano stati premiati più volte come campioni italiani in quella disciplina. La cosa che mi ha sorpreso è stato il fatto di mettersi sempre in competizione: loro amavano vivere così girando tutto il mondo. Poi ho conosciuto la figlia, che era una majorette campionessa italiana! Avevano tante storie da raccontare perché loro la vita la vivevano intensamente! Sentivamo la necessità di riuscire in tutto ciò che facevano e di portare a termine quello che iniziavano. Li ricordo molto bene e con tanto piacere, perché è strano vedere tanta voglia di fare e passione in tutto quello che si fa. Anche a me piacerebbe diventare come loro! 51 Klea Kaja 5B Caro diario, vorrei raccontarti di una famiglia che ho conosciuto al parco. Sono andata con i miei genitori ai giardini per fare un pic-nic, ad un certo punto ho notato due bambini cicciotelli, ho chiesto come si chiamavano: il più grande, il maschio, si chiamava Jonny ed era un simpaticone; invece la sorella, la più piccola, era molto carina e si chiamava Cristina. Jonny mi ha raccontato che avevano una casa molto piccola e che non dormivano in letti comodi. Mi facevano pena. Cristina mi ha chiesto se potevo andare a cena da lei, io le ho risposto che le avrei causato molti problemi, ma lei insisteva. Arrivati a casa Jonny ha detto: -Mamma, guarda, abbiamo conosciuto una bambina che era al parco con i suoi genitori. La mamma si chiamava Angela e il papà Mattia, anche loro erano abbastanza robusti. Arrivata sera, Angela ha preparato una cena molto buona. A tavola c’erano il pollo, le patatine, il pesce e altre prelibatezze. Appena ci siamo seduti, si sono messi a mangiare tutto; anche il gatto che si chiamava Diana, mangiava voracemente. Mangiavano come dei maiali, io invece ho preso solo un po’ di patatine e una coscia di pollo: non ho mai visto nessuno mangiare così velocemente! Mi sono chiesta come facessero a comprare tutta quella roba, avendo una casa piccolissima e modesta. Per dolce, c’era una torta enorme: l’hanno finita tutta in un attimo! Ho capito perché erano così grassi! Si è fatto tardi, così sono tornata a casa. Era una famiglia particolare, ti confido un segreto: non avevano neanche la tv! 52 LUCA SPINOGLIO 5B La scorsa estate mi trovavo al mare, a Cecina, nel mese di agosto. Nel mio stesso albergo alloggiava la famiglia Rossi, a me è subito sembrata una famiglia particolare. Il giorno dopo ho visto che erano proprio i nostri vicini di ombrellone e così ho cercato di fare amicizia con i loro tre figli, che in quel momento stavano facendo un gioco molto divertente in acqua. Ho deciso di tuffarmi e di raggiungerli. Quando ero quasi vicino a loro mi sono sentito dire:“Ehi!Vieni a giocare con noi?” e qualche minuto dopo sapevo già i loro nomi: Marco, Giovanni e Matteo. Abbiamo trascorso due ore divertenti e, finito il lungo bagno, i loro genitori mi avevano invitato a fare merenda sotto il loro ombrellone. Questi ultimi si sono presentati subito, Elisa e Alberto. Come avevo intuito, era una famiglia molto particolare perché ha iniziato a tirar fuori dalla borsa qualsiasi prelibatezza. La cosa mi ha stupito perché erano magrissimi!! Con tutto quello che mangiavano, secondo me, non avrebbero dovuto essere così! Questa famiglia mi è sembrata anche unita ed educata; era molto bella e non mi dimenticherò facilmente di loro! LUCA ZAVATTARO Io ho deciso di ispirarmi a questo ritratto perché a me piace tantissimo il mare. Il sole, il mare, la sabbia, tutte bellissime cose… potersi divertire in acqua, pescare i pesci con le mani e poi mangiarli, quindi guardare il bellissimo tramonto… Sarebbe davvero bello far parte della famiglia raffigurata per potersi divertire al mare: guardare il cielo dove ci sono le nuvole dalle forme più pazze e dove volano bianchi gabbiani. Poi, a fine giornata, cantare belle canzoni davanti al falò e addormentarsi sotto le stelle guardando il cielo blu. E lo dico ancora una volta: mi piacerebbe proprio fare parte di questa famiglia. Sarebbe un’avventura stupenda nuotare nell’oceano blu e guardare i pesci che guizzano, scoprire caverne e tesori preziosissimi, costruire bellissimi castelli di sabbia e, infine, cercare conchiglie dalle mille forme e dai mille colori. 53 MARIANNA GODINO 5B Cara Alessia, come stai? Io sto bene e ti voglio raccontare di una famiglia che ho conosciuto al mare. Questa famiglia è molto numerosa e questo mi piace molto, perché tra loro c’è una grande armonia e tanto amore. Li osservavo da lontano, come se fossero un quadro. Giocavano tutti insieme, compresi i genitori. I due ragazzi si sfidavano con le racchette in riva al mare, mentre la sorellina costruiva castelli di sabbia insieme al papà. La mamma, intanto, andava con il secchiello a prendere acqua per poter dare forma alle torri di sabbia. La famiglia pranzava quasi sempre in spiaggia, sotto l’ombrellone, ridendo e scherzando. Dopo pranzo aspettavano almeno due ore prima di rientrare in acqua; nel frattempo si recavano a giocare al parco giochi della spiaggia. La bambina andava felice sull’altalena spinta dalla mamma. I due ragazzi si arrampicavano insieme sui giochi, controllati dal papà che ogni tanto li sgridava perché litigavano. Trascorse le due ore andavano in acqua tutti insieme, schizzandosi a vicenda. Dopo il bagno si rilassavano sotto l’ombrellone, leggendo. Ho fatto amicizia con i ragazzi al parco giochi e, conoscendoli meglio, mi sono resa conto che la mia ottima impressione su quella non era sbagliata, anzi! Sono stata felice di averli conosciuti e mi hanno lasciato un ottimo ricordo. Con affetto Marianna 54 MARTINA ZHUGLI 5B Caro diario, voglio raccontarti di una famiglia strana. Sono in quattro, più il gatto, e sono abbastanza robusti. Pensa un po’: anche il micio è grasso! La famiglia l’ho incontrata al parco ed era vestita per bene, con abiti eleganti e seri, mentre io ero vestita come tutti i giorni: pantaloni e una maglietta. Quando mi hanno visto, la madre ha fatto fare ai due bambini un passo indietro e mi ha guardato come se fossi un’ aliena!! Io mi sono chiesta il perché e dopo ho visto l’espressione della madre che continuava a guardarmi i vestiti ed ho capito! Il bambino ha chiesto alla madre se poteva giocare con me. La mamma ha approvato ed è andata a parlare con i miei genitori. Arrivata sera, sua madre mi ha invitata a casa loro, che era molto grande e spaziosa. La sorella aveva una camera tutta per sé, senza un granellino di polvere e anche il fratello aveva una stanza tutta sua. I genitori avevano una camera enorme, anche perché loro erano molto più robusti dei figli!! Dopo ci hanno chiamato a tavola e il fratello è corso come Speedy Gonzales, tanto era ingordo! Finita la cena, abbondantissima, la sorella e il fratello si sono alzati e sono subito caduti! Forse avevano mangiato troppo e non si reggevano in piedi! Io ho ringraziato e sono tornata a casa! 55 MATTEO ACAMPORA 5^A Caro diario, stanotte ho sognato una famiglia particolare che non mi è piaciuta affatto! All’inizio del mio strano sogno non sapevo dov’ero ma, vedendo alti alberi con folte chiome verde scuro, ho capito che mi trovavo in un parco. Vicino c’era una gigantesca villa. Ad un tratto ho sentito un urlo: -Ma chi sei? Vattene! Mi sono accorto che vicino alla casa c’erano delle persone. Sembrava una famiglia. I genitori, un po’ robusti ma molto eleganti, con due figli: un maschio e una femmina che erano in braccio alla mamma, tutta ingioiellata e molto altezzosa. In quel momento lei stava sgridando un bambino che voleva giocare con suo figlio. Il padre, che aveva in una mano un sigaro acceso e nell’altra un gatto con un bel cappottino, ha gridato: -Fai bene a scappare, sporco bamboccio! Poi, quando il bambino si è allontanato, il figlio, piangendo, è entrato in casa. L’ho visto in una camera così grande che pareva una sala e così piena di giochi che poteva sembrare un negozio, ma dall’espressione del suo viso si capiva che lui non voleva essere così ricco. Voleva solamente un amico, ma come poteva averne uno se i sui genitori non volevano che lui giocasse con dei bambini meno ricchi di lui? Ad un certo punto il bambino si è fatto coraggio, è andato dai suoi genitori e ha detto: -Voglio un amico normale che mi voglia come sono, non un bambino ricco e viziato. A quel punto il padre lo ha picchiato e lo ha messo in castigo. Io volevo solo scappare da quel posto, ma poi, improvvisamente, ho sentito una voce famigliare che chiamava… Mi sono voltato e ho visto la mia famiglia e mi sono reso conto che era solo un sogno! Mi sono svegliato di colpo, ho visto la mia cameretta e ho pensato: -Che famiglia brutta ed egoista, spero di non rivederla mai più, nemmeno in sogno! 56 ALESSANDRO MAZZOGLIO 5’A La mia vita era sempre stata normale, ma da quel giorno, quando mia mamma decise di portarmi al mare, tutto cambiò. La spiaggia era colma di gente e l’unico posto che mi assegnarono era vicino a una strana famiglia. Il padre si chiamava Paolo. La sua stranezza era che, invece di sembrare il padre dei suoi figli, Federica, Ilaria e Riccardo, sembrava il nonno. Non perché fosse vecchio di spirito, ma perché lo sembrava. Era talmente bravo, che i loro figli, invece di andare a giocare con i loro amici, stavano sul lettino accanto a lui a giocare o con le carte o con il paroliere. La moglie di Paolo si chiamava Sabrina e la sua stranezza era che ogni anno festeggiava il suo matrimonio facendo una bellissima festa sulla spiaggia come se fosse la prima volta, infatti era stato il giorno più bella della sua vita. Federica e Ilaria erano gemelle e avevano tutte e due tredici anni. La loro stranezza era che pur condividendo un’unica stanza avevano arredato la propria parte in modo completamente diverso: Ilaria aveva arredato la sua parte di stanza in stile rock, invece Federica l’aveva riempita con tanti scaffali pieni di libri di ogni genere e aveva messo una scrivania davanti alla finestra che si affacciava sul mare. Quando leggeva, si rilassava ascoltando il rumore delle onde che si frangevano sugli scogli. Riccardo aveva dieci anni ed era il coccolone della famiglia. In spiaggia, quando gli amici gli chiedevano di andare a giocare con loro, lui rispondeva di no perché stava giocando con il padre. Vorrei far parte di questa famiglia perché mi è sembrata felice. E poi, chi può dire a un’altra persona che è strana? Nessuno, perché noi vediamo i difetti degli altri, ma non i nostri. 57 Megan Kaso 5B Caro diario, oggi sono andata al parco a fare un pic-nic e ho visto una famiglia di grassoni composta da papà, mamma e due figli. Ho chiesto come si chiamavano. Il papà si chiama Bobby, la mamma Susy, il figlio Tom e la sorellina più piccola Anna. Avevano anche un gatto che si chiama Lilly. Non avevano molti soldi e scommetto che quelli che avevano li spendevano tutti per il cibo che divoravano come dei maiali. Infatti, quando mi hanno offerto qualcosa da mangiare, c’erano lì, già pronti, due polli arrosto con moltissime patatine fritte che quasi cadevano giù dal piatto. Io ho mangiato solo un po’ di patatine e una coscia di pollo, invece loro in un micro secondo si sono divorati tutto. Volevano addirittura il bis!! Dopo siamo andati tutti a fare una passeggiata. Arrivati ad una discesa, visto che erano molto stanchi, sono rotolati giù come delle palle! Andavano velocissimi e il bello è che non si sono fatti nemmeno un graffio. Sono andata da loro e ho chiesto se stessero bene. Non mi ha risposto nessuno e a quel punto Bobby ha chiesto: -Qualcuno ha fame? Allora tutti sono corsi a prendere nel loro cestino qualcosa da mangiare. Purtroppo però non c’era più niente, allora ho pensato che se loro erano molto affamati avrebbero potuto mangiarmi in un solo boccone, così ho preso le mie cose e sono scappata via come un fulmine!! 58 NICOLÒ LIGA La famiglia è raffigurata in campagna, infatti alle sue spalle si notano, dipinti sulla tela, frutteti, olivi, viti, campi di grano, orzo, mais, segale, miglio. Il quadro è stato dipinto in primavera, poiché stormi di uccelli ritornano nei loro nidi ancora mezzi coperti dalla neve che si scioglie sotto il caldo sole. Quindi possiamo immaginare questa allegra famiglia come una famiglia di agricoltori: il gallo comincia il suo canto mattutino come tutti i giorni, il sole inizia a sorgere fra i monti, la madre prepara la colazione composta da latte e pane. Dopo, il padre va a lavorare nei campi mentre la moglie svolge le faccende di casa e i figli danno da mangiare alle galline. A mezzogiorno, la famiglia si riunisce per il pranzo: pane, formaggio e un uovo. Poi ancora lavoro fino a cena, quando si ritrova di nuovo per mangiare l’arrosto. Dopo cena tutti vanno a dormire, ma il cane dovrà stare di guardia tutta la notte. 59 PATRIZIA NATALE 5° A Conosco una famiglia particolare che vive in Umbria. Sono in quattro, più un gatto, che messi insieme valgono per dieci perché sono tutti un po’ robusti, anzi molto robusti! Il gatto è talmente grasso che sembra una palla! È una famiglia, ma non sembra, per via dei caratteri diversi. La mamma, Giorgia, ad essere sinceri non è molto simpatica: è altezzosa, perfettina e molto ingioiellata. Un giorno sono andati al parco e la mamma non voleva nemmeno che i suoi figli giocassero con altri bambini! Il padre, invece, pensava solo a se stesso, gironzolava tranquillo nel parco, infischiandosi di che cosa stessero facendo i suoi figli e del fatto che sua moglie si sgolasse per ripetere sempre che non dovevano dare confidenza agli sconosciuti, che non dovevano correre, altrimenti avrebbero sudato e i vestiti si sarebbero ingialliti… Dall’espressione dei bambini, si capiva che non erano felici. Chiara, che è un’amica di Alessia, la figlia minore, va quasi ogni giorno a casa loro e le due bambine non possono mai giocare insieme, perché la mamma dice che giocare non è educativo, invece di giocare dovrebbero riordinare o studiare! Il fratello ha la faccia da santarellino, ma ogni tre per due stuzzica sua sorella e le dà fastidio. Alessia, invece, è una ragazza che si accontenta di poco, non assomiglia alla famiglia perché è stata adottata, ma lei dice che si sente una figlia vera e propria. Ecco la famiglia Carletti, una famiglia particolare di cui non vorrei mai far parte! 60 SHARON FOTO 5B Caro diario, ieri sono stata al parco e ho conosciuto una famiglia particolare. È una famiglia composta da padre, madre e due bambini, uno più grande e l’altro più piccolo. Tutti sono piuttosto robusti, compreso il gatto. Io mi sono presentata subito dicendo: -Mi chiamo Sharon e vi auguro una buona giornata al parco. Così li ho conosciuti. La mamma è una pizzaiola, fa pizze di tutti i tipi, ha inventato una pizza tutta sua di cui non vuole svelare gli ingredienti. Il papà è il proprietario di un Mc Donald’s : fa hamburger, patatine e bocconcini di pollo. Il bambino più piccolo frequenta l’asilo nido e si chiama Roberto, mentre il figlio più grande frequenta la scuola primaria Bistolfi, la classe 2 B e si chiama Andrè. Io ed Andrè siamo andati sullo scivolo, ma lui non riusciva a passare perché era troppo grasso. Siamo andati sull’ altalena, ma non riusciva a spingersi per via del peso.Ad un certo punto mi sono accorta che era sceso dall’ altalena e che era andato a sedersi sulla panchina piangendo. Allora io mi sono avvicinata. Lui ha detto, piagnucolando:-Sono troppo grosso e grasso.Io gli ho detto che, anche se era un po’ grasso e grosso, non importava, perché era comunque carino e simpatico. Andrè mi ha sorriso e io mi sono sentita speciale! È una famiglia veramente particolare!!! 61 VITTORIO SIVIERI CLASSE 5B Caro Ivan, voglio parlarti di una famiglia che ho incontrato al mare. Margherita, la madre, era molto severa e sgridava di continuo i bambini: -Non potete allontanarvi, non potete giocare senza la crema solare, non potete fare il bagno da soli! Per fortuna c’era il padre Antonio che era bravissimo e difendeva i bambini. A me veniva da ridere quando lo vedevo perché aveva un grosso naso a patata. I loro figli, Matteo e Mattia stavano sempre con me. Matteo giocava spesso a biglie e Mattia amava fare castelli di sabbia, ma era testardo e li voleva costruire vicino al mare, così alla prima onda cadevano! Tra di loro parlavano una strana lingua, all’inizio pensavo fosse albanese o inglese ma poi mi hanno spiegato che sono dei Walzer: una comunità che cerca di conservare la lingua e le usanze antiche. Il sabato venivano i nonni con Flappi, il loro cihuahua, che era così bello! Aveva due grossi occhi azzurri e un morbido pelo marroncino chiaro. Voglio raccontarti della volta che io e Matteo abbiamo nuotato fino alla piattaforma, poco prima della boa. Mattia avrebbe voluto venire con noi,ma Antonio, il papà gli ha spiegato che era troppo piccolo per andare dove il mare era profondo. All’inizio io e Matteo facevamo una gara, ma, mano a mano che ci allontanavamo dalla riva, iniziavamo ad avere paura, poi ci siamo fatti coraggio ed abbiamo raggiunto la piattaforma. Ciao Ivan Non vedo l’ora di vederti! Il tuo amico Vittorio P.S. scrivimi presto. 62 ALTRI TESTI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “ALIGHIERI“ALIGHIERI-TREVIGI” ORMELLESE ERIC 1°H 15 Marzo 1862 Caro diario, tutti i giorni io mi affaccio a una finestra di una casetta piccola con un bel giardino fiorito e vedo una famigliola, che anche se non ha tutte le comodità perché è povera è sempre molto felice. Guardando dalla finestra io vedo che vivono in sei più un cane e una gatta. C'è un bambino di appena un anno e due uomini, il nonno e il papà, le tre donne sono la mamma, la nonna e la zia e poi ci sono il cane Fido e la gatta Candida. Ognuno di loro ha un compito preciso, il nonno e il papà si svegliano al mattino presto e lavorano nel fienile, la nonna, la zia e la mamma si prendono cura del bambino e delle faccende domestiche, il cane si rende utile nel lavoro del papà e del nonno e la gatta dorme davanti al camino. Io però me li sono fatti amici e adesso, carissimo diario, ti spiego come. Mi trovavo alla solita finestra di quella casetta e ad un tratto mi scoprirono. Il nonno e il papà mi videro e mi accolsero con gentilezza e mi fecero accomodare in casa. Appena entrai rimasi stupito a vedere le galline, subito mi fecero sedere e mi offrirono un tè caldo, poi mi chiesero il mio nome e io risposi:”Mi chiamo Eric.”. E da quel giorno diventammo amici; io il pomeriggio andavo da loro sempre e loro mi accolsero sempre gentilmente. Ciao caro diario. Eric 63 Carrettoni Alessia classe 1° I martedì, 20/03/2012 Caro diario, stamattina a scuola è arrivata una ragazza del circo di nome Valentina. E’ paffutella, molto simpatica e dai suoi grandi occhi neri traspare molta dolcezza. Era vestita in modo buffo: indossava dei jeans, una maglietta tutta colorata e una sciarpetta bianca e sulla testa portava uno strano cappello. Durante l’intervallo mi sono avvicinata a lei, volevo sapere tutto della sua vita, della sua famiglia e di come passa le giornate. Lei ha cominciato a raccontarmi che fin da piccola suo zio Alfredo le ha insegnato a fare il pagliaccio e a divertire la gente. Adesso anche suo fratello Filippo, che è più piccolo di lei e che ha solo otto anni, fa il clown. Alfredo oltre a fare il pagliaccio, grazie al suo fisico snello e asciutto, fa anche l’acrobata con il papà Giuseppe, un uomo molto agile e muscoloso. La mamma Carla, invece, fa la domatrice di cavalli. Valentina mi ha anche raccontato come trascorre le sue giornate: si alza presto al mattino per andare a scuola e al pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, insieme alla sua famiglia si allena per lo spettacolo della sera. Io le ho chiesto se non le pesasse cambiare di continuo città, scuola, compagni e professori ma lei mi ha risposto che ormai è abituata, che questa è la sua vita, in fondo l’ha sempre fatto e anzi le sembrerebbe strano fermarsi in un posto più di dieci giorni. Per quanto riguarda lo studio, poi, la madre l’aiuta molto, d’altra parte prima di lavorare al circo faceva l’insegnante. Finito l’intervallo siamo rientrate in classe, ho continuato a fissarla per tutto il tempo provando ad immaginarmela vestita da pagliaccio. Questa sera stessa mi ha invitata a vedere il loro spettacolo. Lei, Filippo e suo zio Alfredo erano vestiti da clown e si sono esibiti in un numero molto divertente, la mamma invece ha fatto un difficile numero con i cavalli e il papà Giuseppe si è esibito in un pericolosissimo esercizio al trapezio. E’ stata una serata indimenticabile, mi sono divertita tanto e ho riso un sacco. Domani mattina ai compagni racconterò della serata emozionante che ho trascorso e di quanto bravi e divertenti siano stati Valentina e la sua famiglia. Tra qualche giorno Valentina dovrà partire insieme al suo circo alla volta di un’altra meta ma mi auguro di rivederla presto. Adesso caro diario vado a dormire, sono molto stanca ma stai tranquillo domani ti scriverò e ti aggiornerò sulle novità. Ciao, un bacio Alessia 64 Giachero Marco classe 1°I Ecco giunta un’altra domenica! Un giorno di festa nel quale tutta la famiglia si ritrova intorno ad un tavolo a mangiare tutti insieme e a parlare della settimana ormai trascorsa. Quella domenica, come solevo fare tutte le domeniche, finito di mangiare mi sedetti per terra con la testa appoggiata sulle ginocchia di mia nonna che, accarezzandomi dolcemente i capelli, mi disse: - Sai Marco, voglio raccontarti come passavo io le domeniche quando ero piccola come te. La mia famiglia era una di quelle famiglie numerose, vivevo con i miei genitori, i miei fratelli e i miei nonni; era una di quelle famiglie di una volta, sai, patriarcali in cui il capo famiglia, il membro più anziano, prendeva le decisioni più importanti. Vivevamo in una casa molto umile, non come quelle di adesso. Ricordo che appena sveglia la nonna mi chiamava per andare a fare colazione insieme ai miei fratelli Ercole e Giovanni. Ercole veniva soprannominato “Ercolino”proprio perché era il membro più piccolo della famiglia e amava stare in braccio a nonna Pina. Poi, dopo aver salutato la nonna, insieme ai miei fratelli e a Rex, il cane di famiglia che di notte faceva la guardia alla casa, raggiungevo al pascolo papà Antonio e lo aiutavo a pascolare il gregge. Quando arrivava l’ora di pranzo, radunavamo le pecore per riportarle nell’ovile e ce n’era sempre una che non voleva aggregarsi alle altre, aveva sempre la testa fra le nuvole e per questo la chiamavamo Nuvoletta. Quando arrivavamo a casa e ci sedevamo a tavola per mangiare, tutte le volte la nostra gallina Arcibolda per dispetto saliva sulla tavola e si scrollava tutta lasciando le piume nei piatti. Noi bambini ridevamo di gusto, ma mamma Pina infuriata l’afferrava per le zampe e l’avvicinava al fuoco, allora la gallina, per paura di scottarsi, ritornava per terra a beccare le briciole. Finito il pranzo, dopo un piccolo riposino pomeridiano, andavo insieme al nonno nel bosco a raccogliere la legna perché a quel tempo non esistevano i termosifoni e si usava la stufa a legna. Ricordo in particolare una domenica in cui mio nonno con la sua sega tagliò una quercia secolare, legammo tutti i rami che riuscimmo a prendere con un pezzo di spago che mio nonno teneva sempre in tasca e ci incamminammo verso casa con la carriola strapiena di legna. Dopo esserci lavati, ci sedemmo su di una panca di legno per gustarci in tranquillità un’appetitosa minestra di verdura -. 65 A questo punto mia nonna si alzò lentamente dal divano e mi disse: Ciao Marco, adesso devo proprio andare, finirò di raccontarti un’altra volta -. Per tutta la serata non feci altro che ripensare al suo racconto e capii che nonostante siano passati tanti anni e che la mia famiglia sia molto diversa da quella di mia nonna, la cosa che ci accomuna è il rispetto e l’amore che ci unisce. Allara Gianluca Classe 1°I Caro Diario, oggi all’oratorio ho conosciuto un ragazzo di otto anni di nome Giovanni. Appena arrivato l’ho notato subito (come potevo non farlo!). Era vestito in modo buffo e molto colorato, indossava delle enormi scarpe rosse ed un vestito a pois di mille colori. Subito mi sono avvicinato a lui per conoscerlo, ci siamo stati simpatici e abbiamo cominciato a parlare. Mi ha raccontato che lui e la sua famiglia lavorano in un circo e che lui fa il pagliaccio; si diverte molto a farlo perché gli piace far ridere la gente. Senza accorgercene abbiamo passato la metà del pomeriggio a parlare delle nostre vite, dei nostri passatempi preferiti e delle nostre passioni. Guardando l’orologio ci siamo accorti che si era fatto tardi e dovevamo rientrare. Giovanni mi ha chiesto di seguirlo; siamo giunti in un grande piazzale pieno di roulottes, la sua era quella più grande trainata da un enorme camion. Dietro di essa era montato un grande tendone rosso e blu; mi ha fatto cenno di entrare e subito ho notato un ragazzo un po’ grassoccio ma molto agile che stava facendo degli esercizi al trapezio. Giovanni me l’ha presentato: - Lui è Giacomo, mio fratello maggiore - mi ha detto. Poi, quest’ultimo, facendo una strana acrobazia e rivolgendosi a Giovanni, ha esclamato: - Oh, ti sei fatto un altro amico! Ricordati di non fartene troppi perché tra pochi giorni ce ne andremo-. Poco distante una donna camminava su una corda: si trattava di Luisa, la mamma di Giovanni. Lei fa l’equilibrista e non mi sono avvicinato a lei per non distrarla. Dietro di lei, ad aiutarla, c’era un uomo alto e robusto di nome Franco, il padre di Giovanni, che fa il domatore di cavalli ed è inoltre il presentatore del circo. 66 In fondo al tendone due bambini paffutelli stavano facendo il giro delle pista suonando un grosso tamburo: erano Aldo e Lorena, due gemelli, i più piccoli della famiglia. Per tutto il tempo in cui sono rimasto all’interno del tendone Gianni ha continuato a parlarmi della sua vita non molto facile. - Cambiare di continuo città, conoscere sempre persone nuove, affezionarsi a loro e poi andare via non è il massimo - continuava a ripetermi. Poi mi ha accompagnato all’uscita perché si era fatto molto tardi e, strizzandomi l’occhio, mi ha detto: - Credimi, non è poi così male, è comunque una bella vita!-. Durante tutto il tragitto verso casa ho ripensato alle parole di Giovanni e alla giornata trascorsa insieme. Sono proprio contento di aver conosciuto una famiglia simpatica anche se un po’ bizzarra come la sua. Adesso caro diario è molto tardi e devo salutarti, ma non preoccuparti perché anche domani ti informerò sui fatti che accadranno! A presto, Gianluca Mazzucco Edoardo classe 1° I 20 Marzo 2012 Caro Diario, voglio raccontarti di quella volta che conobbi a scuola un bambino del circo di nome Filippo. Ricordo che i primi giorni non parlava con nessuno e se ne stava in disparte. Allora io e i miei compagni gli andammo vicino e gli chiedemmo se si trovava bene nella nostra città dove era arrivato con tutta la sua famiglia. Lui rispose di no perché non aveva amici. Io e Filippo legammo subito, capimmo che tra noi c’era una buona intesa e diventammo subito buoni amici. Qualche giorno dopo mi invitò a casa sua, fui sorpreso del suo invito e accettai. Quando fui davanti a quella che lui chiamava casa, mi accorsi che si trattava di una roulotte molto grande, dotata al suo interno di tutti i comfort. Trascorremmo insieme l’intero pomeriggio e mi raccontò che fin da piccolo ogni domenica si esibiva con la sua famiglia nel circo. Lui, durante gli spettacoli, presentava i componenti della sua famiglia e, vestito da clown, intratteneva il pubblico con scherzi divertenti. 67 Suo fratello minore, mi spiegò, suonava il tamburo e sua sorella andava in giro tra gli spalti regalando fiori e dolci. Suo papà, invece, addestrava animali, in particolare cavalli, perché sua moglie faceva strani numeri in sella ad un cavallo. Infine suo zio faceva l’equilibrista e si esibiva in pericolosi numeri con il trapezio. Quando Filippo finì di raccontare, mi condusse dentro al tendone dove suo zio, sua mamma e suo papà si stavano preparando per lo spettacolo del giorno dopo. Dopo avermi presentato i suoi genitori, mi chiese di seguirlo e andammo in camera sua: tutte le pareti erano tappezzate di foto che lo ritraevano insieme ad attori cinematografici che si erano esibiti nel suo circo. Mi invitò allo spettacolo della domenica seguente e accettai il suo invito con gioia, ero proprio contento di vederlo esibire. La domenica sera mi recai al circo insieme ai miei genitori, ci aveva riservato dei posti in prima fila. Quando Filippo fece il suo ingresso feci fatica a riconoscerlo, era truccato e vestito in modo buffo con un grosso naso rosso. Dopo avere presentato al pubblico sua sorella e suo fratello, mi invitò a salire sul palco con loro, cercavo di imitarli nelle loro buffe azioni ma a fatica, ma il pubblico mi applaudì lo stesso. Finito lo spettacolo, io e miei genitori andammo da Filippo e dalla sua famiglia e ci congratulammo con loro per la bellissima serata. Qualche giorno più tardi Filippo partì. Ancora oggi porto nel cuore il ricordo di quei giorni trascorsi insieme. Adesso caro diario ti devo salutare, ma ti dirò che dopo aver conosciuto Filippo e la sua famiglia ho capito che a me il circo piace moltissimo. A presto Edoardo. 68 Pivetta Ettore classe 1° I Un bel giorno di primavera, in cui il sole splendeva nel cielo limpido, nella mia città arrivò il circo. Sì, l’attrazione più amata dai bambini della mia età che, accompagnati da nonni e genitori, provano sensazioni incredibili e si divertono un mondo a guardare esibirsi clown, giocolieri, trapezisti, equilibristi e animali buffissimi come foche, cavalli ed elefanti. Il circo che giunse a Casale Monferrato era gestito da un giocoliere di origine russa e dalla sua famiglia. Dopo aver montato il tendone, il proprietario del circo iniziò a girare per la città con il suo furgoncino tappezzato di insegne e volantini. Il primo giorno in cui si esibirono fu un giorno di scuola, ma tutti gli altri spettacoli per fortuna si tennero di sabato ed io potei assistere a qualcuno di questi. Lo stesso giorno in cui il circo giunse in città, arrivò a scuola un nuovo compagno: Augusto. Aveva un cognome impronunciabile che successivamente scoprii avere un’antichissima origine russa. Augusto faceva ancora l’apprendista e suo padre, il giocoliere del gruppo, gli insegnava i trucchi del mestiere. Suo padre non lo lasciava ancora esibire perché lo riteneva troppo giovane e inesperto, ma Augusto qualche volta faceva il suo ingresso durante gli spettacoli e creava scompiglio divertendo la gente. I primi giorni di scuola Augusto stava in disparte seduto in un angolo vicino alla finestra e non parlava con nessuno. Dopo qualche giorno facemmo amicizia e mi raccontò di vivere in una grande roulotte con i suoi zii, i suoi cugini, sua madre, suo padre e il fratello di suo padre, a cui purtroppo era morta la moglie. Augusto aveva anche una sorella più grande che frequentava la terza media. Durante la giornata i suoi genitori continuavano a provare gli spettacoli e ad inventare nuove scenette divertenti poi, a mezzogiorno, iniziavano a girare per la città con il loro furgoncino per pubblicizzare i loro spettacoli. Il fratello di suo padre era addetto a montare la struttura del trapezio, a dar da mangiare ai cavalli e a pulire il palco, mentre i suoi zii e i suoi cugini tenevano sotto controllo gli incassi della giornata. Dopo il settimo spettacolo Augusto e il suo circo andarono via, fu un momento di tristezza, ma quando a Casale giunsero le giostre nessuno pensò più a loro. 69 Leonardo Caveglia Curtil 1°L Tanto tempo fa, nel Medioevo, viveva una famiglia povera di semplici contadini: due anziani che non potevano più lavorare nei campi, il padre, due ragazze, la madre, un bambino piccolo, un cane, un gatto e qualche gallina. Ogni giorno la famiglia andava a lavorare nei campi, lasciando il bambino con i nonni. Oggi è lunedì, la giornata delle corvées e devono recarsi tutti (tranne chi non può lavorare perchè è troppo giovane o troppo vecchio) a lavorare gratuitamente il campo del signore. Quando la famiglia stava per tornare dal campo del feudatario, uscirono alcune guardie dal palazzo del signore per proclamare a tutto il paese una ricompensa di 100 denari a chi ritrovasse un antico manoscritto in cui si raccontava di un passaggio segreto al di sotto di Roma. Il vassallo voleva utilizzarlo per arrivare dall'altra parte del passaggio dove, secondo il racconto, si sarebbe nascosto un tesoro. La famiglia purtroppo era occupata a coltivare e a commerciare quel poco che producevano in più. Di solito il mercoledì andavano al mercato per vendere grano; lungo la strada, trovarono una moneta d'argento per terra. Avrebbero dovuto portarla subito al padrone del feudo, però avrebbero rischiato di essere ritenuti dei ladri, poiché i denari li possiedono solo le persone abbastanza ricche; furono così obbligati a lasciarlo lì in attesa che qualcuno lo prendesse. Dopo qualche mese, arrivò la stagione secca e anche con la rotazione biennale, il raccolto diminuiva a dismisura. Cercavano di guadagnare qualche soldo con il loro raccolto per comprare una mucca che gli desse latte e, magari dopo qualche anno, anche carne. Intanto che passavano i mesi, la famiglia si impoveriva e il raccolto diveniva sempre più scarso. Un giorno, mentre aravano il campo, la sorella minore sentì sotto l'aratro che c'era una grande pietra: tolse qualche zolla e trovò una specie di baule di legno. Lo aprì e trovò proprio il manoscritto che cercava il padrone. Lo disse subito alla famiglia che fu contentissima di poter finalmente guadagnare un bel po' di soldi per mangiare e vivere meglio. La figlia minore però decise di entrare per prima nel passaggio. La mattina dopo partì di nascosto seguendo le indicazioni del manoscritto e, una volta arrivata nella sala del tesoro, trovò un baule pieno di monete d'oro. La ragazza tornò dalla famiglia con parte del bottino e dovettero scappare lontani dal feudo, per non essere ricercati. Fuggirono in Germania e grazie al denaro riuscirono ad acquistare addirittura un feudo. Da lì diventarono dei feudatari ancora più ricchi, ma molto più buoni nei confronti dei loro contadini e di tutti quelli che vivevano all'interno del feudo. 70 Marasà Rosaria 1ª Un’avventura in campagna In una vecchia casa di campagna viveva una povera famiglia. Io conoscevo Marisa, una ragazza semplice simpatica, era alta, magra, aveva i capelli scuri e nonostante la sua famiglia fosse povera aveva sempre il sorriso stampato in faccia. La casa dove abitava non era una meraviglia e, se devo essere sincera, a me faceva anche paura: era piccola, buia, fredda, con una piccola finestra che cigolava. La sua famiglia era molto gentile con me, mi piaceva: i suoi nonni erano molto anziani e i suoi genitori si chiamavano Lorenzo e Francesca. Marisa aveva anche un fratellino più piccolo di lei che si chiamava Luca ed era molto carino. Mi ero trasferita in campagna da poco e avevo capito che la vita lì era tutta un’altra cosa rispetto a quella della “città”. Mio padre era un contadino e spesso stava lontano da casa (abitando in campagna, invece, il lavoro gli era meno faticoso). Marisa era l’unica persona che conoscevo. Un giorno, camminando per i campi, abbiamo trovato un cagnolino bianco a macchie nere, abbaiava come se ci volesse dire qualcosa e ad un certo punto ha incominciato a correre. Marisa ed io l’abbiamo seguito arrivando su una piccola collina dove, più in là, abbiamo intravisto una grande casa “ spettrale”, apparentemente disabitata. Ci siamo avvicinate e cautamente siamo entrate. Marisa è scivolata su un vecchio foglio bruciato, l’ho aiutata ad alzarsi e ho raccolto il foglio : era una mappa, sembrava la mappa del “tesoro” ! Mi ricordai di una leggenda che narrava la storia di una ricca famiglia, morta dopo un terribile bombardamento. La famiglia avrebbe fatto in tempo a raccogliere tutti i suoi beni e a nasconderli in un baule. La mappa non era chiarissima, aveva impresse alcune immagini. Abbiamo deciso di seguirla intraprendendo un’avventura. La ricerca del tesoro è andata avanti per un po’ di giorni, che però in quella casa buia e piena di polvere e ragnatele sembravano secoli. Quando alla fine abbiamo trovato il baule contenente il famoso tesoro, l’abbiamo aperto senza esitare e ci siamo accorte che sì, era pieno di monete, ma di cioccolato! Abbiamo visto che in fondo al baule c’era anche un biglietto, l’ho aperto e ho letto ad alta voce ciò che vi era scritto: “Seguendo la via della felicità, il tuo cuore di gioia si riempierà”. Allora abbiamo capito che i beni della leggenda non sono denaro e gioielli, ma la felicità che vale di più di ogni cosa! Io e Marisa ci siamo guardate in faccia, abbiamo preso il baule e siamo tornate a casa ricche di gioia. 71 Botoc Ana Maria Classe 2^G CHE COSA RAPPRESENTA PER ME IL CIRCO La famiglia del circo è proprio strana,non saprai mai chi incontrerai. Là dentro ci sono persone pazze, ma cosa dico ,matte da ricovero. Persone che saltano dai trampolini, sputano fuoco, fanno salti acrobatici ecc. Inoltre si trovano anche persone mostruose, come la donna barbuta, oppure persone che non stanno né in cielo, né in terra; volete sapere chi sono? I clown. Si, i clown, ma non vedete come si vestono, hanno tute color arlecchino, strane parrucche, trucchi bizzarri,che spesso fanno spaventare i bambini ma, scusate, chi si vestirebbe così? Io non di certo,ma il circo è anche bello. Dovete sapere che il circo è come una favola, può incantare o non piacere. A me piace il circo: è divertente ed emozionante. Da piccola,anche se lo sono ancora oggi, mi piaceva andarci perché era qualcosa di fresco, innovativo e zuccheroso. Zuccheroso? Si, io adoro le caramelle, soprattutto lo zucchero filato. Bé, se dovessi definire il circo direi:”zucchero filato a volontà”. Ma non scherziamo, il circo non é questo. Il circo è fatto di duro lavoro e di impegno per arrivare agli obiettivi che si vogliono raggiungere e il ringraziamento per tutto questo é un applauso. Un semplice applauso o un sorriso é questo che fa scaldare il cuore e invoglia gli artisti ad impegnarsi sempre di più! Ana Maria Botoc 72 Diotto Federica Classe 2^G Nella Città Del Girasole si è trasferita da poco tempo una famiglia circense. E’ composta da grandi talenti: acrobati, giocolieri , clown e mangiafuoco, ognuno dotato di passione, simpatia, spensieratezza e voglia di divertire gli altri . In fondo, era questo quello che contava veramente. Non avevano mai un posto fisso, ma amavano viaggiare ed esibirsi in luoghi diversi per portare allegria ovunque andavano. Ogni volta che uno di loro saliva sul palcoscenico e vedeva davanti a sé il pubblico, impaziente di assistere allo spettacolo, provava una forte emozione. La sera, la famiglia cominciava a scaricare dai camper dei teli rossi e blu e un’infinità di corde e pali. Lavoravano sodo e, il giorno dopo, il circo era pronto. Le ballerine indossavano vestiti coloratissimi, facevano piroette, spaccate e salti sorprendenti : sembravano quasi volteggiare nell’ aria. I pagliacci recitavano buffe barzellette e litigavano tra di loro per finta. Gli equilibristi erano bravissimi: camminavano con sicurezza su un filo senza barcollare. E poi , c’ erano anche gli elefanti, che indossavano mantelli blu a pois bianchi, le tigri, che stavano in equilibrio sulle zampe posteriori e le foche, che facevano girare una palla appoggiata sul loro naso . Tra il pubblico regnava un’ atmosfera allegra e serena. Si alternavano gli applausi , le risate e gli “ohh …” degli spettatori. I bimbi assistevano a bocca aperta all’esibizione ma anche gli adulti avevano gli occhi sgranati , e il loro stupore si poteva leggere dall’ espressione del volto. Molti, mentre guardavano i vari numeri, sentivano dentro di loro felicità e spensieratezza ed erano coinvolti a tal punto da dimenticarsi tutto ciò che li circondava. E’ per questo che tanti consideravano il circo un ambiente magico. E quella famiglia circense era proprio capace di sottolineare questo aspetto sorprendendo tutti con dei nuovi numeri. Provavano e riprovavano le scene e le battute e ce la mettevano tutta per ottenere dei buoni risultati. La cosa più bella di loro era l’ unione che li legava e con l’ impegno e il duro lavoro riuscivano ad emozionare la gente Il loro talento e la loro bravura suscitavano stupore e ammirazione da parte degli spettatori. Infatti, lo scopo era proprio questo: trasmettere l’ allegria e i loro sentimenti attraverso lo spettacolo, in modo che quest’esperienza diventasse un bel ricordo da portare sempre nel cuore. 73 GALEOTTI EDOARDO CLASSE 2^ G Tanti anni fa in un piccolo borgo medioevale tra la Liguria e la Toscana vivevano varie famigli , non erano molto ricche ma si aiutavano l’una con l’altra. Abitavano in grossi cascinali, in quel paese erano quasi tutti imparentati tra di loro, molti coltivavano la terra e allevavano gli stessi animali: alla sera, quando tutti erano tornati dai campi e dai pascoli, e si era dato da mangiare alle galline, si riunivano attorno a un tavolo per mangiare le pietanze che le donne avevano preparato durante la giornata , nel corso della cena bevevano, ridevano e scherzavano poi, dopo aver mangiato, andavano nella stalla (il luogo più caldo della casa) per raccontarsi storie a vicenda . Il giorno più bello, però, era la domenica quando ognuno si poteva rilassare: tutto iniziava il sabato quando le donne preparavano i cibi per il giorno seguente ,la giornata della domenica iniziava con l’ andare a messa nella chiesetta del paese, ciascuno indossava l’ abito più bello, finita la messa saliva sul proprio carro trainato da forti cavalli e si recava in un enorme prato fiorito per mangiare ,ridere e scherzare ,si giocava a palla e col cane ,si mangiavano le buone marmellate preparate con cura e affetto dalle signore. Nel pomeriggio gli uomini prendevano armi e cani e andavano a caccia di fagiani e di lepri per la domenica sera mentre i giovani giocavano nel prato . All’ora di cena le famiglie facevano una grande festa mangiando la selvaggina cacciata durante la giornata e bevendo il buon vino fatto in casa, le ore erano rallegrate da musiche e danze popolari, storie e giochi , risate e poi ancora; era uno spettacolo, per chi veniva da fuori, vedere quel piccolo borgo così illuminato e allegro. Al fine della giornata della domenica tutti erano meno gioiosi perché sapevano che la mattina seguente sarebbe ricominciato il solito lavoro : ci si sarebbe dovuti alzare all’alba per lavorare duramente fino alla sera ,questo per tutta la settimana fino alla domenica successiva ,per fortuna in loro non mancava la speranza che la domenica sarebbe arrivata al più presto . “La domenica è un giorno meraviglioso ma vissuto in famiglia lo è ancora di più” 74 Mirko Chiora II H Caro diario è da un mese che non ti scrivo più perché ti ho dimenticato a casa e sono partito per la Tanzania; mi sono ricordato quando ormai avevo il sedere appoggiato sulla poltrona dell’hotel Leopardo, comunque adesso sono qui vicino a te a scriverti. Inizio con il raccontarti l’avventura nella savana, dove il primo giorno io, papà e la mamma siamo dovuti scappare da un leone inferocito, ci siamo salvati solo grazie ad un cacciatore che gli ha sparato del sedativo per addormentarlo! Poi, il giorno dopo, abbiamo visto una piccola casetta diroccata, e siamo andati a vedere se ci viveva qualcuno; appena aperta la porta abbiamo trovato un cane che ci ha abbaiato contro ininterrottamente, e dietro c’erano ben sei persone che vivevano in quel buco. Subito ci hanno accolto gentilmente e ci hanno offerto un tè, mentre ci raccontavano la storia della loro vecchia vita. In passato erano stati dei circensi, molto bravi, ma molto egoisti ed erano stati buttati fuori dalla città in cui lavoravano; subito ci hanno chiesto una mano e poi anche di restare lì e di formare di nuovo una bella famiglia circense, insieme a loro. Noi senza discussioni abbiamo immediatamente accettato, solo che siamo tornati a casa per prendere le cose più importanti da portare, e io subito prendo te, poi delle altre cose chi se ne importa!!! 75 Riccardo Gatti II H C’era una volta una famiglia circense che girava il mondo per guadagnarsi da vivere. Ognuno aveva il suo ruolo: il padre clown, la madre maga, la figlia domatrice e il figlio equilibrista. Un giorno, durante il loro spettacolo, il figlio cadde mentre eseguiva il suo numero e si ruppe una gamba. Lo portarono velocemente all’ospedale e lì fu ricoverato per una ventina di giorni. Per tutto quel tempo la madre lo andò a trovare. L’unico giorno in cui ella non gli fece visita, arrivò a trovare il bambino una persona che lui non aveva mai visto in vita sua. Era truccato, e, come suo padre, era anche lui un clown. Lui, però, era diverso da suo padre e da tutti gli altri. Aveva la faccia dipinta di nero, il naso nero e aveva due lacrime nere che scendevano dagli occhi. All’inizio il bambino non capì se era un sogno o la realtà, ma quando il clown nero parlò, rischiarò tutti i suoi dubbi: era reale! Disse una cosa che toccò il bambino nel profondo. Suggerì che sua madre non era andata a trovarlo perché non gli voleva più bene. Gli disse anche che se voleva stare con qualcuno che gli volesse davvero bene sarebbe dovuto andare da lui, lo avrebbe trovato in periferia. Quella notte il bambino scappò dall’ospedale per andare dal “clown nero”. Lo trovò e decisero di mettersi insieme per creare un loro circo e quindi fare concorrenza ai suoi genitori. Intanto questi ultimi, quando scoprirono che loro figlio era scappato, lo cercarono dappertutto. Una sera lo videro e cercarono di andargli a parlare, ma lui li rifiutò e continuò a stare con il clown nero. Solo dopo molto tempo e svariati tentativi, finalmente, riuscirono a far capire al figlio che tutto quello che gli aveva detto l’altro clown non era vero e che l’aveva fatto solo per poter guadagnare di più. E così il figlio, dopo essersi ripreso completamente dall’infortunio, ricominciò a lavorare nel circo con la sua famiglia. Ah, forse vi starete chiedendo come faccio a sapere tutto questo; forse perché quel bambino ero io! 76 Morando Alice 2H Il giorno del compleanno di Anna, la figlia dell’avvocato Marco, il padre decise di portarla a vedere il circo che era stato per dieci anni il suo sogno. Arrivata, la bambina era agitatissima perché in vita sua non era mai entrata in un circo. Era affascinata da tutte quelle persone che ondeggiavano, che cavalcavano, che facevano i pagliacci, insomma a vedere la sua faccia era come vedere il sole sorgere al mattino. Durante l’intervallo la bambina andò in bagno e uscendo incontrò un bambino che, a dire la verità, visto così non sembrava per niente il fanciullo del circo che si esibiva come pagliaccio, anzi, al contrario, sembrava un bambino normale. La piccola Anna fece subito conoscenza con lui. I due ragazzi per prima cosa si presentarono. Gianni chiese ad Anna se voleva conoscere la sua famiglia, la piccola disse di sì e lui la portò a vedere che cosa facevano i suoi genitori. Osservando i genitori di Gianni che lavoravano con gli animali e con il fuoco, la bambina decise di provare… Salì sul cavallo con la mamma di Gianni e fece un giro e subito capì che cavalcare non faceva per lei, provò tutti gli altri numeri, ma poi comprese con rammarico che per lei nulla era adatto, se non la scuola. Il giorno dopo, in classe, incontrò proprio Gianni, ma non era come la sera prima al circo era più arrogante e prepotente, voleva solo farsi vedere. A quel punto la piccola Anna capì che Gianni non faceva per lei. Però in fin dei conti era contenta del compleanno passato con il papà. 77 Elena Secco II H Tutto iniziò quando Anna arrivò a Mosca, sede del più grande circo del mondo. Lei era una ragazza viziata e prepotente che si era stufata di vivere in campagna con la famiglia e voleva trasferirsi in città. Nei primi mesi era tutto rose e fiori. Viveva in una casa vicino al centro e non faceva niente tutto il giorno. Le cose cambiarono quando il padre decise che non doveva più dipendere da lui e doveva cercarsi un lavoro. Anna non aveva nessuna voglia di lavorare, amava starsene tutto il giorno a poltrire, ma il padre non ne voleva sapere, lei doveva mettersi a lavorare. Arrabbiata con il lui incominciò comunque a cercare lavoro. Cerca, cerca, non c’era nessun impiego che le andasse bene quando, ormai disperata, vide un cartellone con su scritto: “Cercasi equilibrista su corda per il circo della famiglia Rossi”. Ad Anna brillarono gli occhi. Lei era molto brava come equilibrista ed andò subito al circo per proporsi. Fece la sua prova, e alla fine pensava di essere andata malissimo e che non l’avrebbero mai presa. Invece le dissero: “Sei stata bravissima, benvenuta al circo”. Anna era contentissima, avrebbe reso orgoglioso il padre e avrebbe avuto decine di vestiti luccicanti. Era felicissima e nulla avrebbe potuto rattristarla (o quasi). Subito le assegnarono decine di compiti: Strigliare il cavallo, assicurarsi che ci fosse cibo nelle ciotole dei gatti, cucire dei lustrini sul suo vestito… Lei non sopportava che le dessero questi compiti e non voleva eseguirli, ma alla fine dovette cedere. Passarono i mesi e Anna si comportava sempre meno da prepotente. Il padre, contento dei suoi progressi, decise che avrebbe potuto tornare a casa. Anna era contentissima perché avrebbe potuto rientrare in famiglia, ma quando arrivò a casa il suo umore cambiò. Era di nuovo servita ventiquattro ore su ventiquattro, mentre al circo aveva imparato a dare… Così tornò al circo dalla sua nuova finta famiglia, non più viziata nè prepotente. 78 Carola Zanatta 2H C’era una volta la famiglia Lince che aveva delle doti non da tutti e aveva deciso di aprire un circo, non di quelli sedentari, ma di quelli che girano molte città. Questa famiglia aveva una passione per i libri gialli, ogni volta che andava in qualche città, capitava sempre sotto mano un caso di rapina, di sparizione d’oggetti, e con le loro capacità riuscivano a risolvere qualsiasi mistero. Per esempio, un episodio che a loro piace raccontare è di quando sono andati in Inghilterra e sono spariti alcuni gioielli della corona. La vicenda si svolse così: una mattina una guardia si accorse che alcuni gioielli della corona erano spariti, diede subito l’allarme e cominciarono immediatamente le ricerche, misero posti di blocco e guardie su tutte le spiagge ed i porti. La famiglia Lince subito non ci fece caso perché non conosceva bene la città. Due giorni dopo un leone si ammalò, stava malissimo, non voleva mangiare niente e neanche bere. La madre, di nome Luisa, aveva un brevetto da veterinaria, quindi si mise subito a cercare il modo per rimettere in piedi il leone; lei era un’acrobata equestre, in altre parole faceva acrobazie sul dorso dei cavalli. Passarono giorni e il leone continuava a star male e a non voler mangiare. A quel punto lo portarono da un veterinario della zona che disponeva di apparecchiature avanzate, gli fecero una lastra e scoprirono che aveva qualcosa nello stomaco. Avrebbero dovuto fargli ingerire alcuni farmaci per poter rigurgitare, oppure avrebbero dovuto operarlo. La famiglia decise di provare con i farmaci, e solo se questi non avessero funzionato lo avrebbero fatto operare. Dopo tre giorni il leone vomitò e, con stupore, la madre vide che c’era qualcosa di brillante. Pulì il tutto e, incredula, capì che erano i gioielli della corona. Portò subito tutti i preziosi alla polizia e le indagini cominciarono a restringere il campo a quelli che avevano rapporti con il circo. La sera dello spettacolo la polizia era dietro alle quinte, osservava per scoprire qualche comportamento strano da parte di quelli che lavoravano lì dietro; pochi minuti dopo arrestarono uno degli operai che era stato visto entrare nel recinto del leone con un sedativo; il poliziotto fece un cenno alla madre, il pubblico non si accorse di nulla e lo spettacolo andò avanti nel migliore dei modi. Qualche settimana dopo la famiglia Lince lesse sul giornale una notizia ”La regina ha deciso! Ora guardie sveglie al castello…” 79 Matteo Fusi classe 2° L In un radioso giorno di sole Così caldo che sulla pelle duole Nella grande piazza arriviamo E con la carovana …..ci siamo! Ora arriva il bello: montare il tendone, che fardello! Da quassù, sul mio trampolino, vedo il pubblico tanto piccino! Riuscirò nell’intento Di renderlo contento? Eccomi lanciato! Dall’altra parte sono arrivato Volteggiando nel vuoto A me così noto. Leoni, giocolieri, cavalli, contorsionisti, poi sputa fuoco, pagliacci e illusionisti. Si accende un applauso così avvolgente Che rende prodiga tutta la gente! Con l’esibizione ormai terminata Abbiam concluso la nostra serata La grande tenda è già ritirata Ci prepariamo ad un’altra giornata. 80 Vittoria Murgia 2L ED ECCO IL CIRCO..... Ed ecco il circo che con tanta fantasia porta gioia ed allegria. Dei loro manifesti e' piena ogni via, il loro tendone e la loro carovana sono attesi da grandi e piccini, che non vedono l'ora di vedere tigri,leoni e burattini. Ed ecco signore e signori inizia lo spettacolo: ecco Ciccio il clown che con i suoi scherzi chiama tutti in pista, ed ecco l'equilibrista, tutti quanti con lo sguardo in alto a vedere il suo salto. Arriva il domatore che mette la testa nelle fauci del leone, al suono dei tamburi con una danza il cavallo avanza, la tigre entra in scena e con un balzo lo sopravanza. Lo spettacolo e' terminato e tutti son rimasti senza fiato . Con un grande inchino gli artisti salutano e vanno via accompagnati dagli applausi, come per magia, lasciano un po' della loro fantasia. 81