Scuola Media “Alighieri di Casale Monferrato ola Media “Alighieri

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Scuola Media “Alighieri di Casale Monferrato ola Media “Alighieri
Scuola
cuola Media “Alighieri-Trevigi”
“Alighieri
di Casale Monferrato
Anno Scolastico 2011
2011-2012
Disegno in copertina
di Melissa Trusolino (3L)
Testi premiati nelle varie categorie
pag. 7
Altri testi della Scuola Primaria “Martiri della Libertà”
pag. 26
Altri testi della Scuola Primaria “Bistolfi”
pag. 41
Altri testi della Scuola Secondaria di Primo Grado “Alighieri-Trevigi”
pag. 63
2
Questa pubblicazione raccoglie tutti i lavori che sono stati presentati
alla terza edizione del concorso letterario “In punta di penna”
promosso
per
l’anno
2011-2012
dalla
Biblioteca
Scolastica
Multimediale della Scuola Secondaria di Primo Grado “AlighieriTrevigi” di Casale Monferrato.
Il concorso era indirizzato agli alunni delle classi quinte della scuola
Primaria e a tutti a quelli della scuola Secondaria di primo grado.
I partecipanti, dopo aver scelto come spunto iniziale una delle
immagini
fornite
per
la
categoria
di
appartenenza,
dovevano
elaborare un testo dal titolo: “Ritratto di una famiglia particolare”
scegliendone liberamente la tipologia (racconto breve, lettera, pagina
di diario, componimento poetico…).
Questa raccolta svela non solo la fantasia, la sensibilità,
talora
la
spensierata leggerezza e l’ironia dei ragazzi d’oggi, ma anche la loro
voglia di scrivere e di mettere sulla carta sogni ed emozioni.
Scrivere è sempre nascondere qualche cosa
in modo che poi venga scoperto
Italo Calvino
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IMMAGINI PER LA CLASSE 5° DELLA SCUOLA PRIMARIA
IMMAGINE N. 1:
La famiglia al parco
(Botero, “Una famiglia”)
IMMAGINE N. 2:
La gita al mare
(“Impressionism family in beach”)
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IMMAGINI PER LA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
IMMAGINE N. 1:
La famiglia circense
(Botero, “Gente del circo”)
IMMAGINE N. 2:
La domenica in famiglia
(Zampighi, “La famiglia felice”)
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Testi premiati
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Classi quinte della scuola primaria
• primo classificato: Garresio Selene (5B Martiri)
• secondo classificato: Orlandin Marco (5B Bistolfi)
• terzo classificato: a pari merito Caprioglio Cristina
(5B Martiri) e Bissacco Edoardo (5B Bistolfi)
Classi prime
della scuola secondaria di primo grado
• primo classificato: Deambrosi Sabrina (1H)
• secondo classificato: Lorenzon Elisa (1I)
• terzo classificato: Borgo Nicola (1L)
Classi seconde
della scuola secondaria di primo grado
• primo classificato: Celi Giorgia (2L)
• secondo classificato: Degiovanni Chiara (2H)
• terzo classificato: Bonetti Sofia (2L)
Classi terze
della scuola secondaria di primo grado
• primo classificato: Cantamessa Marco (3L)
• secondo classificato: Trusolino Melissa (3L)
• terzo classificato: Mazzucco Alberto (3L)
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Primo classificato della classe quinta della scuola primaria
Selene Garresio
Classe 5a B, Martiri
15-08-2012
Caro diario,
sono al mare da due settimane, ma solo oggi ho trovato un amico.
E’ svizzero e si chiama Frank. La sua famiglia mi ha incuriosito da
subito, così mi sono messa a fissarla, ma Frank mi ha notata e mi ha
invitata a giocare insieme a lui ed ai suoi fratelli a spruzzarci l’acqua. I
suoi fratelli erano molto eccitati all’idea di fare il bagno e correvano qua
e là. Frank mi ha fatto capire che la sua famiglia non aveva mai visto il
mare, lunga distesa azzurra e argentea, come un grosso pesce coperto
di scaglie lucide come specchi.
Mi sono messa a ridere, quando il cappello della madre, a causa del forte
vento marino, continuava a volare via nonostante la poverina cercasse di
trattenerlo con tutte le sue forze.
Infine il vento ebbe la meglio scagliando il largo cappello tra i flutti.
La madre di Frank, piena di risorse, tornò a riva a prendere l’ombrello
d’emergenza che il marito aveva portato, temendo la pioggia. Lo aprì con
fare pomposo (per ripararsi dal vento!) e riprese a scrutare il mare.
Rebecca era la sorella maggiore che, paurosa, fissava l’acqua, forse
cercando di vederci attraverso, nell’attesa che succedesse qualcosa.
Teneva stretto in mano un cappellino di paglia e, nel suo vestitino di
pizzo, tremava forse di freddo, forse di timore.
Il fratello gemello di Frank, solitario e mite, si curvava sulla sabbia
bagnata alla ricerca di conchiglie lisce e colorate, come piccoli semi di
allegria.
Si era arrotolato i pantaloni bianchi sopra il ginocchio per paura che la
madre lo sgridasse per le chiazze d’acqua miste alla sabbia, a suo avviso
“sporche”.
Alex era invece attratto dalle alghe. Appena entrato in mare, la sua
vasta immaginazione gli aveva giocato un brutto scherzo: le alghe
trasformate in viscide serpi che si attorcigliavano sempre di più intorno
alle sue caviglie.
Si era allora messo ad urlare. Io avevo cercato di spiegargli che erano
solo comunissimi vegetali marini, e Alex si era un po’ tranquillizzato.
Non mi credeva fino in fondo, però, e guardava rapito le “inquietanti”
piante acquatiche. Insomma, questo primo incontro col mare non era
stato per tutti un avvenimento sereno, ma Frank condivideva con me
l’idea che in fondo il mare non è quello che molti pensano (un grosso
buco pieno d’acqua), ma un’ immensa distesa di sogni illuminata dal sole
che non tutti sanno vedere.
Caro diario, a domani.
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Secondo classificato della classe quinta della scuola primaria
MARCO ORLANDIN
5B, Bistolfi
Un giorno al parco stavo giocando a pallone con mio papà.
Ad un certo punto, poiché ero sudato, mi sono seduto su una panchina e
ho notato, non molto distante da me, che c’era una famiglia grassa, ma
soprattutto ridicola. Ora vi spiego il perché: avevano portato una mega
merenda e mangiavano con molto appetito!
Il figlio ad un certo punto è andato sull’altalena per i bambini piccoli e,
quando ha deciso di scendere, non riusciva perché si era incastrato!
La mamma lo ha soccorso e, tirando a più riprese, è riuscita a liberare il
figlio. Nel farlo, però, ha sbattuto la testa contro una sbarra di ferro. Il
papà e la figlia si sono messi a ridere a crepapelle, poi hanno
incominciato a giocare con la palla. Il papà, abbassandosi, si è scucito i
pantaloni e alcune persone, io compreso,ci siamo messi a ridere e lui si è
scusato
per l’accaduto. Dopo, la figlia è andata a prendersi un gelato maxi cono
e, leccandolo voracemente, lo ha fatto cadere sulla maglia. La mamma
l’ha sgridata e poi l’ha pulita.
Dopo un po’ di tempo hanno deciso di andare sul prato, si sono seduti in
cerchio e hanno cominciato a cantare delle allegre canzoni battendo
ritmicamente le mani. La figlia aveva deciso di ballare dentro il cerchio e,
pur essendo grassa, ha ballato benissimo!!
Pian piano alcuni bambini, incuriositi, si sono avvicinati e la mamma li ha
invitati a sedersi con loro: c’è chi si è messo a ballare, chi a cantare. Più
passava il tempo, più la gente si avvicinava al gruppo finché, divertiti,
hanno incominciato ad applaudire!
Grazie a questa famiglia si è creata una bellissima aria festosa ed allegra.
Questa famiglia, pur essendo poco bella fisicamente, con la propria
travolgente simpatia è riuscita a creare un bellissimo momento,
coinvolgendo tante persone!
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Terzi classificati a pari merito della classe quinta della scuola primaria
Cristina Caprioglio
5B Martiri
30/07/2010 Sabato
Caro Diario,
questo è il penultimo giorno che trascorro al mare.
Oggi mi è successa una cosa strana: la mamma mi ha portata a fare una
passeggiata su tutto il lungomare, verso l’alba, e ho fatto la conoscenza
della famiglia Cuore.
Io ero stanca, però mi sono preparata in fretta e ho fatto colazione in un
secondo.
Mi piaceva passeggiare e oggi il cielo era splendido.
Siamo arrivati in spiaggia che non c’era nessuno; il mare era limpido e
pulito, la tentazione di buttarsi era forte.
Arrivammo fino ai bagni Nettuno e lì incontrammo la famiglia Cuore.
La famiglia Cuore è una famiglia un po’ strana perché si sveglia sempre
all’alba e quando le spiagge incominciano ad affollarsi, loro se ne vanno
sulle colline a mangiare e a fare i compiti, poi si addormentano sotto ai
pini marittimi.
Una volta arrivate, una donna viene incontro alla mamma, si abbracciano
e incominciano a chiacchierare.
La donna si chiama Elisabeth, ha i capelli castano chiaro, il naso a
patata, gli occhi azzurri, le gambe magre e un sorriso dolce come il
miele.
Elisabeth ha quattro figli (io te li scrivo in ordine di nascita): Marilene,
detta Mary la scrittrice taciturna, Giovanni, detto Giò il toro e i due
gemelli Luca e Matteo, detti le pesti irrefrenabili.
Luca e Matteo sono biondo-castani, il naso a patata come la madre, la
pelle rosa chiara, liscia come l’olio, la bocca sottile, anche se parlano in
continuazione, le orecchie a sventola, il corpo abbronzato, magro ma
forte.
Il loro motto è:<Le irriducibili pesti colpiscono ancora !>.
Hanno solo gli occhi diversi, cioè: Luca li ha marroni e Matteo verdi.
Giò è alto, forte e premuroso, i capelli bruni gli ricadono spettinati sulla
fronte, gli occhi neri anche loro brillano di felicità, la pelle è dura e
abbronzata, i muscoli forti, il naso a patata come quelli che ho descritto
finora, la bocca spessa. Il suo motto è :<Go, go, Giò!>.
Questa frase la usano i gemelli quando lui partecipa a delle gare di
triathlon.
Marilene è alta e magra, le labbra sottili e quasi sempre chiuse, il naso
all’insù, gli occhi azzurri sono opachi e inespressivi, pallida di pelle, le
orecchie minute e attente.
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I fratelli la prendono in giro perché è taciturna e adora fare i compiti e la
canzonano dicendole :<Secchiona!>.
Anche lei ha un diario segreto e il suo sogno è diventare una scrittrice.
E’ molto gelosa del suo diario e tutto quello che non dice lo scrive tra le
sue pagine.
I ragazzi oggi vestivano: un costume hawaiano i gemelli, uno da surfista
Giò e avevano tutti un cappello.
Marilene aveva un delizioso costume a fiori rossi su sfondo giallo.
Quando li abbiamo incontrati stavano facendo il bagno, a parte Mary che
stava scrivendo.
Luca e Matteo giocarono con mio fratello Marco, appena arrivato che ha
la loro stessa età, ma dopo un quarto d’ ora le mamme ci hanno
chiamato per farci una proposta: andare tutti al boschetto di pini
marittimi per fare un picnic.
I ragazzi erano felicissimi, a parte Mary, che odia il boschetto quando è
affollato.
In viaggio cercai di strapparle qualche parola, ma ce la feci solo dopo
pranzo, facendole una proposta allettante:<Senti Mary, io ho una base
segreta qui al boschetto, vuoi che te la faccia vedere?>.
Gli occhi le brillarono.
Io, allora, l’ho portata al nono pino marittimo a est, ho preso una chiave
dalla mia tasca, l’ho infilata nella toppa coperta dalla corteccia e ho
aperto una porta a filo dell’ albero.
Siamo entrati e abbiamo imbucato un cunicolo, che sbuca in una radura
con al centro una quercia, i rami a cupola dell’ albero proteggevano una
casetta sull’ albero.
Con un sasso ho colpito la quercia, facendo cadere una scaletta.
Aiutai Mary a salire.
Intanto i ragazzi giocavano a moscacieca dove avevamo pranzato.
Avevo avvertito solo mio padre perché soltanto io lui siamo a conoscenza
del mio segreto.
Ora sono ancora qui che scrivo.
A Mary piace la radura piena di fiori profumati.
Il ronzio degli insetti è rilassante.
La radura è coperta dai pini marittimi.
Nessuno può vederci.
Mary è molto simpatica, non è per niente taciturna.
Ha una bellissima scrittura e si esprime con un italiano perfetto.
Adesso chiudo.
Vado a giocare con Mary.
A domani.
Cristina.
P.S. Mary scrive così : Marilene.
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EDOARDO BISSACCO
5B, Bistolfi
Caro nonno Orazio,
ti scrivo per raccontarti la storia di una famiglia particolare che ho
incontrato a Torino.
Il papà si chiama Nicola, la mamma Sofia e hanno due figli: Luca e Anna.
Sono un po' robusti, ma simpatici. Luca è piccolo e tozzo, mentre Anna è
più alta di lui, ma robusta.
Nicola, il papà, è molto grosso, fin troppo!
Sofia, la mamma, è la più grassa in assoluto.
Abbiamo fatto amicizia in metropolitana, dove Luca e Anna si erano
incastrati fra le due porte. Siamo accorsi in loro aiuto e alla fine, a forza
di tirare, siamo riusciti a farli entrare nella metro. Luca occupava due
posti a sedere, Anna tre, Nicola quattro e Sofia cinque!
Sono molto grassi, ma simpatici: infatti Nicola è un comico e Sofia è una
pasticciera.
Dopo abbiamo deciso di andare a mangiare al "Mac Bum" un ristorante a
Torino dove si mangia solo carne piemontese.
Io ho ordinato un hamburger e dell´insalata e loro del pollo, patate,
arrosto, tacchino, coniglio,cinghiale…
Sono veramente ingordi!
Dopo pranzo siamo andati al parco, Luca era così grosso che si è
incastrato nello scivolo, mentre Anna si è seduta sull´altalena, che si è
rotta!
Dopo abbiamo fatto la gara a chi rotolava più velocemente giù da una
piccola collina: ha vinto Luca.
Ho capito che, anche se sono un po’ in soprappeso, si sanno divertire lo
stesso: è proprio una bella famiglia.
Un abbraccio
Edoardo
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Primo classificato della classe prima della scuola secondaria di primo grado
Sabrina Deambrosi
IH
C'era una volta una famiglia molto povera, ma sana e serena. Era la
famiglia Barbano. Ognuno di loro aveva un talento: le galline sapevano
ballare e cantare, il cane sapeva parlare e addormentava i pulcini con
delle belle storie avventurose, il gatto aveva una bellissima voce e faceva
il cantante d'opera, la madre sapeva pulire e cucinare con gli occhi
bendati e le mani legate, il padre sapeva come far comprare qualunque
cosa, solo due parole e tutti andavano a comprare tutto quello che
trovavano, e tornavano a casa tutti contenti e soddisfatti di quello che
avevano comprato. Il figlio di un anno era molto astuto e la figlia rendeva
le donne bellissime: le truccava, vestiva e pettinava; in tre secondi le
donne che andavano lì a farsi belle tornavano a casa contentissime; però,
anche se facevano tutti questi lavori, i soldi non bastavano, perché prima
dovevano pagare le tasse, l' affitto e alla fine rimanevano solo i soldi per
un pezzo di pane.
Una sera un uomo che veniva dal circo doveva trovare dove passare la
notte. Bussò in tutte le case del paese, ma tutti gli chiudevano la porta in
faccia. Finalmente bussò a casa dove una bambina molto allegra e
gentile gli disse:
“ C' è la famiglia Barbano che aiuta le persone in difficoltà, lì troverai un
posto dove dormire.”
“ Dove abita questa famiglia così gentile?” disse l' uomo del circo molto
stanco.
“ Nella casa là in fondo! Si sbrighi e buon viaggio.” La bambina chiuse la
porta. Il viaggiatore si incamminò, finalmente arrivò in quella casa strana
e bussò. Aprì la porta un cane:
“ Che cosa desidera, signor con i vestiti firmati?” disse il cane.
“ Sono il signor Agostino Deambrosirussocoppoazzini, e cerco un posto
dove passare la notte perché stanno ristrutturando il circo, dove lavoro e
dormo, e mi hanno detto che voi siete una famiglia che mi può dare un
posto dove dormire solo per alcune notti; mi potete aiutare?” rispose il
signor Agostino.
“ Ma certo signore con il cognome lungo! Entra!”.
Il giorno dopo fecero colazione tutti insieme: il signor Agostino, la madre
Sabrina, il padre Lorenzo, il figlio Joebarbano, la figlia Ashley, il gatto
Friulano , il cane Spike, la gallina Lina insieme alle sue ballerine e i suoi
pulcini . Il signor Agostino , vedendo i talenti della famiglia disse:
“ Voi avete molti talenti, potete venire a lavorare nel mio circo, così
avrete più soldi per comprare del cibo commestibile!”.
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La famiglia Barbano accettò e andò a lavorare al circo: Sabrina faceva
vedere come si cucina con le mani legate, Lorenzo vendeva i biglietti, le
galline ballavano e tutti facevano qualcosa. Mangiavano come dei re ed
erano tutti contenti del loro lavoro. La famiglia non aiutava più la gente
in difficoltà perché era troppo impegnata al nuovo lavoro. Un giorno,
però, arrivarono al lavoro molto stanchi ed erano diventati delle persone
egoiste e vanitose.
“Noi vogliamo vestiti scintillanti!” dicevano le galline.
“Io ho chiesto il prosciutto, non il pollo!” strillava Spike.
Ormai il signor Agostino stava impazzendo:
“Sbrigati Sabrina! Il pubblico ti sta aspettando!” disse.
“Non dirmi cosa devo fare!” rispose Sabrina con prepotenza. Il signor
Agostino, già stufo, andò da Friulano e …
“Maooo! Ma non vedi che sto facendo la sauna!”
Il signor Agostino sbottò: “Basta ancora una lamentela e vi licenzio!”.
Poi andò da Lorenzo e chiese:
“Come vanno le vendite?”
“Fatti i fatti tuoi!” disse Lorenzo.
“Adesso basta! Siete licenziati!”.
Tutti se ne vennero via dal circo, e la famiglia Barbano tornò come
prima. La famiglia si rese conto di essersi comportata in modo sbagliato:
“Forse è meglio così, è meglio essere una famiglia sana, gentile, anche
se povera, che essere una famiglia ricca, con cibo commestibile, grassa
e arrogante” pensò la famiglia Barbano, mentre tutti mangiavano il pane
vecchio.
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Secondo classificato della classe prima della scuola secondaria di primo grado
Lorenzon Elisa
classe 1° I
Li conoscevo bene, erano gli stravaganti membri di una famiglia circense.
Erano in tutto sei: Giangi (Gianluigi) e Teresa, il papà e la mamma e i
loro quattro figli, Pierino il pagliaccio, Giorgina la sua assistente,
Pinocchio lo strano musicista del gruppo ed infine Jason l’equilibrista.
Della loro famiglia faceva parte anche Marjius, il cavallo di Teresa, uno
stallone dal pelo bianco e dal muso nero cui tutti erano molto affezionati.
Erano tutti un po’ in carne e paffuti ma comunque molto agili, soprattutto
Jason perché per stare in equilibrio su una corda occorreva essere
coordinati nei movimenti.
Ero diventata per loro un’amica di famiglia. Li conobbi in occasione di una
loro sosta nel mio paese. Avevano intrapreso da alcuni anni la carriera
circense ed erano alla ricerca di persone da aggiungere al loro gruppo.
Teresa stava cercando una ballerina disposta a danzare durante un suo
numero sulla musica di Pinocchio e, vedendomi un giorno esibire durante
una festa di paese, mi propose di unirmi a loro. Alla proposta rimasi
stupita ma felice, ho sempre desiderato ballare.
Mia mamma, invece, non fu molto contenta di lasciarmi andare e poi
diceva che ero troppo piccola per esibirmi.
Rimasi comunque loro amica e ogni volta che vedevo arrivare la loro
roulotte correvo per salutarli.
Un giorno trascorsi con loro l’intero pomeriggio, mi raccontarono della
loro vita e cominciò Giorgina: mi disse che non era facile spostarsi di
continuo da una città all’altra, cambiare scuola, compagni, insegnanti e
non riuscire a farsi degli amici.
Mi ricordo che dopo aver pronunciato queste parole Giorgina si mise a
piangere, mi disse che quella era una vita troppo dura per lei e che non
voleva più far parte del circo.
Jason intervenne aggiungendo che erano sempre stati felici del lavoro
che facevano, ma adesso cominciavano a sentire il peso e la fatica di
quella vita, soprattutto Giorgina che era stanca dei continui cambiamenti.
Non chiesi loro più niente, ma giorni dopo convinsi i miei genitori a farla
restare una decina di mesi a casa nostra, anche i suoi genitori
acconsentirono.
In quel periodo le insegnai a ballare, le feci conoscere bene il paesino e le
presentai i miei amici.
Furono dei giorni bellissimi in cui, però, Giorgina capì che quella non era
la sua vita, la sua era con la sua famiglia nel circo. D’altra parte quando
avrebbe finito le scuole sarebbe rimasta a lavorare nel circo.
Dopo pochi giorni Giorgina partì con la sua famiglia.
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Sono passati molti anni da allora ma sono sicura che stanno tutti bene e
sono felici.
Spero solo un giorno di rivederli presto.
Terzo classificato della classe prima della scuola secondaria di primo grado
Borgo Nicola,
classe 1L
LA BELLA VITA
Siamo nel 1950, mi chiamo Francesco, ho otto anni e sono il figlio di
Maria Rosa e Giuseppe. Abito in una cascina a Mombello immersa nel
verde delle nostre colline monferrine: oggi che è domenica sono venuti a
trovarci i miei nonni, la zia e mia sorella Veronica, che ha ventitré anni e
lavora in una fabbrica giù in paese.
Alcune ore fa mia mamma mi ha detto di andare fuori a giocare in cortile
perché doveva parlare con i nonni e la zia di una questione importante.
Quando sono tornato dal cortile la nonna mi ha detto che sarebbe venuta
a vivere con noi insieme al nonno. Io, a questa notizia, ero
contentissimo, così sono andato subito in camera mia per mettere un po’
a posto perché volevo che il nonno e la nonna dormissero con me.
La sera, prima di andare a dormire, siamo scesi tutti in cortile a recitare
due preghiere: noi in cortile abbiamo infatti una piccola cappelletta
attaccata al muro con sopra una foto incorniciata di Gesù. Il giorno dopo
il nonno ed io abbiamo preso un copertone di una macchina e con una
corda l’abbiamo legato ad un albero del cortile e con questa specie di
altalena ho giocato per diversi giorni, fino a quando non sono caduto ed
ho preso una forte botta al ginocchio.
Desidererei molto andare a scuola, ma non posso perché devo aiutare
mio padre a fare i lavori nell’orto, nella stalla, dare da mangiare alle
galline e ai conigli ed infine il lavoro più sgradevole di tutti: accudire il
figlio di mia zia che piange ogni volta che io non gioco con lui. Mia
mamma fa la mondina in una risaia che appartiene ad una persona ricca
di cui non ricordo mai il nome, ma so che è talmente ricca da possedere
già la macchina! Noi invece non riusciamo a comperare neanche il pane,
per fortuna però abbiamo la frutta e la verdura del nostro orto, le galline
ed il latte fresco delle mucche. L’unica che guadagna abbastanza è
Veronica, che viene da noi solo il sabato e domenica e durante la
settimana è ospite di una parente per essere più comoda a recarsi al
lavoro che inizia la mattina prestissimo.
Ieri mattina come al solito sono andato a mungere le mucche nella
stalla e dopo ho aiutato mio padre ad arare i campi con il bue. Al termine
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di tutti questi lavori papà, con fare misterioso, ha detto che aveva una
bella sorpresa per me! Mi ha portato in cortile con gli occhi bendati, mi
ha tolto la benda ed ho potuto ammirare una bicicletta tutta rossa, non
nuova, ma sicuramente bellissima tanto da non credere ai miei occhi! Gli
ho detto “grazie”, ho preso il mio regalo e sono andato felice a fare un
giro in paese. Ho incontrato la scolaresca che usciva dalla scuola ed ho
incrociato una bella ragazzina, minuta, bionda con gli occhi grigi che
aveva anche l’orologio al polso: è la figlia del proprietario della risaia in
cui lavora mia mamma. Poi ho visto la panetteria (che profumo!!!), il
calzolaio, il falegname….. ed in piazza c’era il mercato e si vendevano
galline, polli e conigli. Sono andato anche a vedere la fabbrica dove
lavora mia sorella: è veramente grande, con quelle enormi torri da cui
esce sempre fumo!
Tornando a casa ho visto un gattino piccolo, nato da poco, tutto nero
con una macchia bianca sul dorso: l’ho preso e l’ho portato a casa,
realizzando un mio desiderio di possedere un animale solo mio da
accudire e coccolare. Quando sono arrivato i miei genitori erano
d’accordo a tenerlo con noi. Oggi è il mio compleanno e compio nove
anni: i miei genitori mi hanno regalato ben sette lire. Sono ritornato con
la bici in paese e ho saputo che il calzolaio aveva bisogno di qualcuno che
lo aiutasse: mi sono “fiondato” in negozio a dire che volevo aiutarlo io, gli
ho chiesto quanto mi offriva al giorno e mi ha risposto che mi avrebbe
dato otto lire. Sono subito andato a casa a comunicare la bella notizia.
………………………………………………………………………………………………………………………
E’ trascorso ormai un anno e finalmente sono riuscito a permettermi di
andare a scuola, le lezioni terminano sempre all’una. Così dopo la scuola
riesco ad andare a lavorare dal calzolaio e di sera aiutare mio padre nella
cura degli animali. Io, però, vorrei andare a vivere giù in paese.
Il mese scorso, una gelida sera di febbraio, sono tornato a casa stanco
ed infreddolito ed ho visto il proprietario della risaia in cui lavora la
mamma e con lui c’era sua figlia. La stanchezza e il freddo sono passati,
abbiamo giocato un po’ insieme ed ho scoperto che si chiama Maria. Da
quella sera siamo diventati molto amici e ogni giorno, dopo aver
terminato di lavorare abbiamo preso l’abitudine di vederci e fare un giro
insieme con la bicicletta.
………………………………………………………………………………………………………………………
Ora siamo fidanzati ufficialmente ed il mio più grande desiderio è di
sposarla per formare con lei una numerosa e felice famiglia, come la
mia!!!!
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Primo classificato della classe seconda della scuola secondaria di primo grado
Giorgia Celi
2L
In una mattina senza colore,
c’è una famiglia che ammazza le ore.
In un paese dopo l’altro
portan gioia in lungo e in largo.
Questa famiglia di acrobati e giocolieri
appartiene al circo “dei Cicci veri”.
Questo nome stravagante
rispetta il loro fisico tondeggiante.
Alla fine dello spettacolo
han levato tutto il fiato
al loro pubblico esaltato.
Ed ora che è finito
tutti loro hanno applaudito.
La famiglia si riposa
nella loro strana casa,
è una casa che si sposta
va ad Enna e poi ad Aosta.
Si spostano di città in città
ma il loro ricordo rimarrà
Perché portano allegria
in ogni casa,strada e via.
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Secondo classificato della classe seconda della scuola secondaria di primo grado
Chiara Degiovanni
II H
09.06.12
Caro diario,
oggi mi trovo qui a braccia aperte su questo cavallo. Sento il pubblico
che batte le mani e grida il mio nome: ”Gaia, Gaia”. Forse per la prima
volta siamo riusciti ad avere un applauso tutto per noi. Scusa, non ti ho
ancora presentato loro, sono i miei fratelli: Luca, Serena, Francesco e
Alessandro. Sono anche i miei colleghi nel mondo del circo. Non posso
credere che su duecento partecipanti abbiano scelto proprio noi tra i
venticinque finalisti! Finalisti non proprio, dai venticinque devono ancora
eliminarne dieci; spero davvero di fare colpo sui giudici e sul pubblico
come la prima volta. Ho ancora le gambe che tremano, abbiamo
l'opportunità di vincere tantissimi soldi 100,000 euro... Un miracolo per
noi che siamo una famiglia poverissima!
Pensa che la nostra preoccupazione più grande è arrivare all'ora di cena
con una pagnotta di pane da dividere con i miei fratelli e i miei genitori.
Loro hanno lavorato una vita per darci quel poco che sono riusciti a
offrirci. Ormai sono anziani e non hanno la forza di andare a lavorare,
quindi la nostra e la loro vita è sotto la responsabilità mia e dei miei
fratelli. Vincere quel premio sarebbe la soddisfazione più grande per noi,
soprattutto per i nostri genitori.
09.07.12
Caro diario,
finalmente il giorno della gara è arrivato, sono già pronta, ho il mio abito
da palcoscenico addosso e ho già sistemato quel meraviglioso cavallo che
mi ha portato fino a questo punto. Adesso è il nostro turno! Ammetto che
ho un po' di paura, qui sono tutti dei fenomeni, ma so che possiamo fare
di meglio unendo le forze e credendoci con il cuore.
12.07.12
Caro diario,
devo dire che è andato tutto bene, ma adesso io sono qui con una busta
in mano, la busta che contiene i risultati, la busta che potrebbe cambiare
la nostra vita. Il primo passo l'ho fatto, la busta è aperta. La passo a mia
sorella Serena. Sta leggendo, il cuore batte, sento la sua voce commossa
che dice: ”Abbiamo vinto!!!” Un abbraccio e scoppiamo in lacrime...
Domani andremo a ritirare il premio, ti farò sapere… CIAOO!!!
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Terzo classificato della classe seconda della scuola secondaria di primo grado
Sofia Bonetti
II L
Viveva un giorno nel paese di Viavai
una famiglia proprio strana assai.
Bravissima la mamma con le acrobazie,
saltava sulle funi e faceva pulizie;
senza esitazione ballava dentro al fuoco,
mangiava di nascosto in compagnia del cuoco.
Poi c’era il papà, lui sì era coraggioso,
domava asini e cavalli e ci andava anche a ritroso;
leoni, topi ed elefanti addestrava,
avanti e indietro, sulle mani camminava.
La primogenita, signorina prediletta,
leggeva un libro andando in bicicletta,
lanciava in aria piatti e coltelli,
faceva arrabbiare ogni giorno i fratelli.
La seconda aveva grandi abilità
capriole e balletti eran la sua specialità;
s’inchinava e sorrideva come una ballerina,
ma di nascosto era spesso birichina.
L’ultimo arrivato più di tutti era un pagliaccio,
giocava giorno e notte, correva anche sul ghiaccio
quando si esibiva sotto il grande tendone,
faceva ridere animali e persone.
Realtà o fantasia,
questa famiglia sembra proprio la mia!
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Primo classificato della classe seconda della scuola secondaria di primo grado
Marco Cantamessa
3L
“La domenica in famiglia”
La domenica mattina c’è un’atmosfera magica in famiglia, tutto sembra
prendere colore.
Il profumo di cibi, preparati con calma e cura, invade la casa e il clima
festoso avvolge tutti: i nonni, già svegli dalle prime ore dell’alba, seduti
vicino al focolare ricordano i tempi passati, i loro volti rugosi e rubizzi,
ma ricchi di storia, rendono vicende e racconti entusiasmanti e
avvincenti.
I nipotini, da poco svegli, hanno gli occhi ancora gonfi di sonno,li
stropicciano continuamente con i pugnetti ben chiusi, anche loro sanno
che è domenica, c’è calma in casa.
Il fuoco scoppietta mentre la minestra cuoce lentamente, il profumo si fa
sempre più intenso.
Anche gli animali sembrano capire che questo è un giorno di festa e
girano per la stanza attenti a chi concede loro una carezza e qualche
coccola affettuosa.
Le donne in cucina preparano laboriosi manicaretti succulenti: tutto ci
dice che oggi è festa!
Gli uomini scesi in cantina stillano nei fiaschi il vino buono, profumato,
rosso rubino che quando viene versato nei bicchieri veste la tavola di
colore.
Il profumo del pane attira grandi e piccini, c’è voglia di sedersi a tavola e
di stare insieme, è un rito che si ripete ogni domenica, ogni giorno di
festa, tutti lo attendono con entusiasmo, come si attende il ritorno di un
caro amico.
E’ bella la tranquillità pacata di una domenica in famiglia, dove sono
importanti le cose semplici, i gesti usuali, la tranquillità che fa da
padrona e ti permette di ascoltare i nonni, giocare con i bimbi, osservare
bene mamma e papà, coccolare gli animali.
“Cose semplici” che permettono di scandire e assaporare il tempo
trascorso insieme in una giornata di riposo, vissuta in modo intenso, al
punto di attendere trepidanti il prossimo giorno di festa.
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Secondo classificato della classe terze della scuola secondaria di primo grado
Trusolino Melissa
3L
UNA DOMENICA IN FAMIGLIA
C’era una volta, una famiglia, la famiglia Toretti, che non aveva molto
anzi, aveva pochissimo. Aveva solo una casa ma non una di quelle grandi
e belle, non era piena di mobili costosi, non aveva molte stanze, non
aveva il pavimento lucido, non era di colori sgargianti; tutt’altro, era
piccolina, ma ospitava tante persone. Aveva solo tre stanze: una cucina
con soggiorno, una camera da letto e un bagno piccolissimo nel quale si
poteva entrare solo una persona alla volta. Ma nonostante le dimensioni
di questa casetta, al suo interno vi vivevano molte persone: mamma
Lucia, papà Luca, il figlio più grande Matteo, la figlia Martina, il figlio più
piccolo Giacomo, i nonni Agnese e Antonio, i nonni Maria e Mario, il gallo,
il cane, il gatto, il topolino, la gallina e la mucca. Tuttavia, anche se
erano troppi per lo spazio in cui vivevano, questa famiglia viveva in
armonia. La giornata iniziava presto, perché i figli dovevano andare a
scuola, perciò, alle 7:30 erano tutti a tavola a fare colazione. Alle 8:00 i
bambini salutavano i nonni e i genitori e, accompagnati dal cane, si
dirigevano verso la scuola. A casa, la mamma, metteva via i materassi e
le lenzuola che tiravano fuori la sera per preparare i letti per andare a
dormire, e iniziava a preparare il pranzo con l’aiuto delle nonne. Non era
un pranzo ricco di cibi diversi, non avevano molti soldi e, i cibi più buoni
come la carne, erano troppo costosi e potevano permetterseli solo una
volta alla settimana, perciò, si basava solo sui pochi ortaggi che
riuscivano a raccogliere dall’orto, sulle uova della gallina, sul pane e la
pasta che riuscivano a fare le nonne con la poca farina comprata al
mercato e sui formaggi ricavati dal latte della mucca. Solitamente la
mamma preparava la pasta con del sugo fatto con i pomodori dell’orto e
una terrina ,non molto grande, di lattuga, che dovevano condividere tutti
i membri della famiglia, c’era del pane, ma non molto e non potevano
sprecarlo, perciò, le briciole e gli avanzi del cibo non venivano buttati,
ma venivano dati in pasto agli animali, che si accontentavano di poco.
Alle 12.00 i bambini facevano ritorno a casa e raccontavano con enorme
gioia tutto ciò che avevano visto o fatto durante la mattinata. Dopo il
pranzo, le nonne e i bimbi, facevano un riposino e la mamma
sparecchiava la tavola e puliva la cucina. Verso le 17:00, il papà e i nonni
facevano rientro a casa dopo una giornata passata a cercare in città un
posto di lavoro per guadagnare qualche soldo. La sera, c’era poi la cena
che, come il pranzo non era molto ricca, però, il papà e i nonni, potevano
permettersi mezzo bicchiere di vino a testa. Verso le 21:00 facevano tutti
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insieme una preghiera, nella quale chiedevano un po’ di fortuna e la
salute di tutta la famiglia, dopodiché, andavano tutti a letto. Questa era
la giornata di tutta la settimana tranne che per la domenica. La
domenica, anche se in piccolo, era resa speciale, era diversa da tutti gli
altri giorni. In particolar modo, una domenica fu speciale…
Iniziò come tutte le altre domeniche, dopo la colazione si misero tutti il
vestito più bello che avevano, gli ultimi abiti che erano riusciti a
comprare quando ancora avevano dei soldi; il bimbo più grande
indossava degli abiti del papà, con qualche modifica qua e la per renderli
della sua misura, il bimbo più piccolo, indossava quelli che al fratello non
andavano più, e la figlia metteva quelli della madre, anche se spesso,
erano di una o due taglie in più. I genitori mettevano quelli conservati di
quando uscivano la sera e, le nonne si aggiustavano con un vecchio fular
e i nonni con un cappello pieno di toppe. Dopo si recavano in chiesa ad
ascoltare la grande e gioiosa messa domenicale. Al rientro a casa,
preparavano il pranzo e, dato che era festa, mangiavano una piccola
porzione di carne a testa e, qualche volta, anche una fettina di dolce
casareccio. Per non far pesare troppo la grave situazione economica in
cui vivevano ai figli, i genitori, la domenica, facevano ai figli un piccolo
regalo, ricavato con grandi sforzi. Il pomeriggio si recavano a piedi, al
parco più bello della città, anche se distava 3 chilometri dalla loro casa.
Ma quella domenica, durante il cammino capitò qualcosa di insolito…
Vicino alla casa del sindaco, c’era una vecchietta, era trascurata, anche
lei, come loro, non aveva molto anzi, niente, sennonché un piccolo gatto.
Martina, la figlioletta, le si avvicino e le fece una carezza in segno di
conforto,. L’anziana donna le sorrise, un sorriso dolce, che fece quasi
arrossire la bambina e in un lampo scappò via, quasi come se stesse
scappando da qualcosa o qualcuno. Comunque, nonostante questo strano
evento, proseguirono il loro cammino verso il parco e, anche lì, c’era
quella donna, ma questa volta la videro di sfuggita, stava ancora
scappando, ma chissà da che cosa. Dopo aver passato uno splendido
pomeriggio, la famiglia tornò a casa. A pochi metri dalla porta d’ingresso,
c’era nuovamente la signora, era seduta sulla sedia, non scappava più, al
contrario, aspettava qualcuno, aspettava la famiglia Toretti. Nessuno,
tranne che i bambini, riuscì a capire cosa la signora farfugliò ma,
dall’espressione dei bambini sembravano cose buone e, la donna scappò
di nuovo via, ma questa volta con più calma e, prima di andarsene disse
ai genitori: -Sono tanti anni che non ricevo niente ma oggi, vostra figlia,
mi ha donato l’unica cosa di cui avevo bisogno: una carezza, una carezza
fatta con amore, quella che si fa ad una persona in difficoltà per
infondere aiuto e coraggio, per dire che, nonostante tutto e tutti, bisogna
sempre cercare di andare avanti, che bisogna reagire, che non bisogna
demoralizzarsi alla prima cosa storta, perché, prima o poi, tutto cambierà
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e, chi ha donato bene e amore, riceverà altrettanto…-. I genitori
rimasero perplessi dalle parole dell’anziana donna e, appena aprirono la
porta di casa, capirono che qualcosa nelle loro vite era cambiato… In non
si sa che modo, la misteriosa donna riuscì ad entrare nella casa della
famiglia Toretti e, sul tavolo al centro della cucina, aveva lasciato quattro
cose: un bracciale, un anello e una collana d’argento con delle pietre
preziose intersecate al suo interno con un biglietto sul quale era scritto:
- Per anni ho tenuto questi gioielli in cerca della persona giusta a cui
affidarli, oggi so che quella persona siete voi, mi avete donato una
carezza ed ora io, cercherò di aiutarvi come vostra figlia ha fatto con me,
vi consiglio di vendere questi gioielli e di usare il denaro che ne
ricaverete come meglio possibile, ma non cercatemi per ringraziarmi
perché non mi troverete, anzi, sono io che ringrazio voi!...La famiglia, grazie a quella misteriosa donna cambiò vita, andò a vivere
in una casetta un po’ più grande, con delle stanze in più e una stalla nella
quale sistemare gli animali, ma le loro giornate non cambiarono più di
tanto, l’unico cambiamento fu nella preghiera della domenica sera, nella
quale sempre pregarono e diedero segno di riconoscimento verso quella
misteriosa donna.
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Terzo classificato della classe terze della scuola secondaria di primo grado
Mazzucco Alberto
3L
Vi voglio raccontare di una famiglia che ho conosciuto durante i miei
viaggi in Italia.
Mentre attraversavo le colline del Monferrato,incontrai una giovane
fanciulla di nome Maria Rosa che tornava dalla messa della domenica, mi
convinse a fermarmi a pranzo nella sua cascina.
Arrivati a casa, mi presentò la sua famiglia composta da papà Ottavio,
mamma Severina, il fratellino Stefanino e i nonni Giuseppe e Clelia,
inoltre quel giorno era venuto a fargli visita anche lo zio Felice, che
arrivava da Savona.
Il papà era ancora a lavorare nella miniera, mentre in casa c’era un gran
da fare per preparare il pranzo domenicale.
Dopo un gustoso pranzo a base di prodotti caserecci scoppiò un
temporale,quindi io e la famiglia ci raggruppammo intorno al camino per
raccontare cosa era accaduto durante la settimana.
Il lunedì i nonni andarono a coltivare l’orto, che gli dava buona
verdura,successivamente la nonna si mise a lavorare a maglia per creare
una sciarpa per Maria Rosa, il venerdì il nonno portò il piccolo Stefanino a
pesca,infine il sabato entrambi si recarono in città a fare la spesa in
bottega.
Intanto si erano fatte le due ed era ora che il papà tornasse al lavoro.
Proseguì con i racconti lo zio Felice:lui lavorava in un cantiere navale dal
lunedì al venerdì dove si stava costruendo una fantastica nave da
crociera e il sabato andava in un negozio di dolci, per comprare un
pensierino ai suoi nipotini. Nel frattempo davanti al focolare Stefanino si
era addormentato in braccio alla sua mamma.
Inizia a raccontare Maria Rosa: il lunedì prende la “corriera” per andare
al collegio di suore di Alessandria e rimane lì per tutta la settimana,
quando torna, il sabato con il cagnolino Bubi gioca e corre per i campi.
Mentre Maria Rosa parla, Severina prepara per tutti una sostanziosa
merenda con pane e marmellata.
A questo punto tocca a lei raccontare cosa aveva fatto nella
settimana:durante il giorno va ad accudire galline, tacchini e conigli ma,
nel frattempo,dà un’occhiata al piccolo Stefanino. Prepara poi il pranzo,
la cena e pulisce casa.
Si sono fatte le cinque ed è ora di ripartire, saluto la famiglia,la ringrazio
dell’accoglienza e mi dirigo verso la mia prossima meta.
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ALTRI TESTI DELLA SCUOLA PRIMARIA
“MARTIRI DELLA LIBERTA’”
LIBERTA’”
Luca De Grandi
5aA
C’era una volta una famiglia che abitava in collina. Era formata da un
padre che si chiamava Massimo, dalla madre che si chiamava Chiara, dal
figlio Giovanni e dalla figlia Alessandra. Avevano un cane che si
chiamava Teddy.
Loro erano soli perché, quando andavano al parco, tutti scappavano
vedendo delle persone così grasse. Ritornavano a casa, tristi , perché
non potevano giocare con gli altri.
Un bel giorno bussò alla porta un’altra famiglia che si era persa.
Prontamente loro diedero accoglienza.
Un membro della famiglia che si era persa, il figlio Lorenzo, fece amicizia
con Giovanni e divennero reciproci amici.
Un giorno a Lorenzo venne un’idea: volle andare al Luna Park, allora
invitò la famiglia di Giovanni.
Loro acconsentirono e il giorno seguente andarono insieme al Luna Park.
Era una bella giornata di sole e Lorenzo volle andare a vedere i clown
con la mamma e il papà, però dopo un po’, un clown fece salire sul
palco la mamma e il papà e una persona da dietro catturò Lorenzo.
Il papà e la mamma, disperati, chiesero aiuto alla famiglia di Giovanni.
Loro vollero cercare indizi e trovarono la scia della macchina che lo
aveva rapito. La seguirono e videro una casa abbandonata. Entrarono e
sentirono delle grida su per le scale.
Salirono e trovarono otto porte, Giovanni scelse la prima.
All’interno non c’era niente, allora si infilò nell’ altra porta e non trovò
di nuovo nulla, però Giovanni volle andare avanti e sfiorò una linea laser.
Cadde una gabbia, a quel punto Giovanni tirò fuori dalla tasca una
graffetta e scassinò la serratura.
Andarono sempre avanti nel buio, trovarono Lorenzo e lo portarono via.
Al ritorno tutti acclamarono la famiglia di Lorenzo come degli eroi.
26
Costantino Ginevra
Classe quinta A
Era il 13 marzo 1991 e la famiglia Ceppi decise di andare al mare .
La mamma Denise preparò il pranzo e prese i cappelli per ripararsi dal
sole e i golfini in caso di freddo.
Caricarono tutto sulla carrozza e partirono.
La madre era rimasta vedova perché il padre Adam si era impiccato, dal
momento che non poteva più mantenere la moglie e i figli.
La famiglia di Denise era costituita da quattro figli: Lola, Logan, Zoey,
Josh.
Lola aveva occhi azzurri e capelli biondi, raccolti in uno chignon;
indossava un vestito bianco come la neve e sandali turchesi.
Logan portava, invece, pantaloncini corti e maglietta.
Zoey era vestita con pantaloni fino al ginocchio ( bermuda ) e una
canottiera; Josh, il più piccolo di tutti, ( aveva soltanto tre anni) vestiva
semplicemente come la madre.
Arrivarono al mare dopo sei ore di viaggio, ma finirono dall’altra parte
dell’isola.
La famiglia decise di lasciare la carrozza lì e di andare a cercare una
strada che portasse alla spiaggia, ma si smarrirono. Josh si mise a
piangere e gli altri si strinsero a lui perché avevano paura.
La madre andò a cercare legna per accendere il fuoco.
Si fece sera, poi notte, e allora si addormentarono.
Il mattino seguente un uomo di nome Tony lì trovò e chiese loro da dove
venissero e che cosa facessero lì.
La madre rispose che si erano persi e che non ricordavano dove avevano
lasciato la loro carrozza.
Allora Tony disse che l’aveva trovata; i cavalli erano impigliati tra i rovi e
lui lì aveva liberati.
La madre lo ringraziò e Tony li riportò alla carrozza e tutti insieme
arrivarono fino al mare.
27
Rebecca Oglietti
classe quinta B
15 Luglio del 1990
Caro diario, oggi andremo al mare!
Non so precisamente dov’è la meta, ma basta stare con la mia famiglia.
Oggi il tempo è nuvoloso, ma tiepido, giornata giusta per andarci.
Adesso ti racconto com’è la mia famiglia : mia mamma lavora in
panetteria, mio papà in una carrozzeria e io e i miei fratelli non possiamo
andare a scuola perciò aiutiamo la mamma a fare i lavori in casa.
Bruno il fratello maggiore sta preparando le provviste, Marco, il più
piccolo, gioca a palla mentre io preparo la biancheria.
La mamma Rita e il papà Umberto stanno cucinando il pane.
Mio papà è un uomo alto e magro lavora nella carrozzeria Wash e la mia
mamma nella panetteria Gran Forno.
Finalmente è ora della partenza!
La mamma prima di salire sulla carrozza ha lasciato un bigliettino sul
tavolo della panetteria.
Arrivati al mare, la mamma e il papà ci hanno vestiti con pantaloncini e
magliette con cappello.
Il cielo era un po’ nuvoloso, ma abbiamo giocato lo stesso sulla riva.
Il vento tiepido, stava facendo svolazzare la sciarpa della mamma.
Il mio capellino iniziò a rotolare fin quando non finì nell’acqua, io non so
nuotare per fortuna il papà prese il manico di legno dell’ombrello.
Purtroppo non avendo i soldi non possiamo imparare a nuotare.
Al mio fratellino piacciono i gabbiani, ma oggi visto che c’era il tempo
brutto, non li abbiamo potuti incontrare.
Io ho trovato delle pietre colorate, le ho guardate attentamente fin
quando sono arrivati i miei fratelli.
Quando le hanno viste hanno iniziato a cercarle pensando che fossero
preziose.
Le abbiamo mostrate alla mamma, lei ha iniziato a ridere, ci ha fatto
sedere sul plaid e iniziò a raccontarci una storia su quelle pietre.
Fin quando è scoppiato nuovamente un temporale, allora ci siamo ritirati
nella carrozza dove abbiamo mangiato la frutta.
I miei fratelli al ritorno si sono addormentati mentre io guardavo per
l’ultima volta il mare.
Ciao Diario!
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Pierluigi Allara
classe 5a A
Il mare era pieno di pesci e di specchi d’acqua fresca, posto ideale per la
gita della famiglia Peretti.
C’erano Laura, Lucio, Rina, Carletto e Lina.
Laura era la figlia, Lucio, Lucio il figlio, Rina la mamma e Carletto il papà,
Lina la figlia maggiore.
Erano a Trieste e il Mar Adriatico riservava loro grandi sorprese; era
calmo e dritto, lungo e grosso, ma sempre piatto per metri e metri.
Carletto stava nuotando, quando un grido simile ad un: - Aiah!- attirò la
sua attenzione.
Niente paura! Era Lucio che aveva calpestato un riccio di mare.
Rina, con pazienza, tolse una per una le spine del riccio di mare dal
piede di Lucio.
Il riccio aveva un aspetto brusco e cattivo: era rosso e pieno di spine
nere, assomigliava ad un cactus.
Laura, intanto, stava nuotando.
Ad un certo punto vide tra i pesci una strana sagoma: una medusa.
Aveva la testa a forma di semicerchio e tanti tentacoli.
Tornò a riva e prese delle foglie, le intrecciò e ne fece una cesta.
Entrò in acqua con l’intenzione di prenderla, ma non la vide più.
La sua speranza era quasi svanita, ma sì, eccola, una medusa!
La prese e la toccò con un bastone; era molle!
Allora venne a Lucio la brillante idea di toccarne i tentacoli a mani nude:
“Aiah! Che male!”; per fortuna c’era la mamma che gli medicò la ferita
con l’ aiuto di Lina.
Il sole era quasi calato ed era ora di andare, ma, ora che il mare aveva
aperto loro la sua porta, che cosa gli avrebbero dato in cambio?
Ad un certo punto videro però un pesciolino arenato sulla riva; lo
rigettarono in acqua e pensarono di aver restituito il favore ma che
avrebbero potuto fare qualcosa di più: avrebbero rastrellato la spiaggia.
Di buona lena finirono presto e dissero in coro: “Il mondo è
meraviglioso!”.
29
Elisa Cellini
Classe quinta B
3 settembre 1965
Caro diario,
oggi sono partita per il mare con la mia famiglia.
Sono gli ultimi giorni di vacanza e me li voglio godere fino all’ultimo
momento, così mia madre ha proposto di andare al mare.
Arrivati, mio fratello Paolo ha iniziato a giocare
con la sabbia,
costruendo castelli che venivano distrutti dall’acqua perché ci troviamo
sulla riva del mare.
Egli indossa un costume, una maglia e un cappello per ripararsi dal sole.
Jonathan cerca le conchiglie che la corrente del mare porta a riva;
indossa anche lui il costume.
Io e mia mamma siamo rivolte verso il mare e guardiamo il sole
tramontare.
Soffia una leggera brezza che mi fa volare la sciarpa.
Quel bel vedere mi rimarrà in mente per sempre.
Trascorso il pomeriggio, all’ ora di cena, ci rechiamo su una collinetta
vicina, ceniamo tranquillamente senza nessuno che ci disturbi.
Ti devo dire ancora una cosa, caro diario, questa giornata non la
dimenticherò mai!
Ciao!
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Clotilde Viale Marchino
classe 5 A
C’era una volta una famiglia molto ricca, la famiglia Uoldorf, che viveva
al centro di Milano in una casa molto lussuosa.
Era composta dalla madre Serena, il padre Eric, il figlio maggiore Romeo,
la piccola figlia Elisabetta e la bellissima gatta tigrata Oriana.
Loro erano andati a fare un pic-nic al parco con la magnifica macchina
sportiva di Eric.
Appena arrivarono stesero sul prato una coperta di “Cashmire”, aprirono
il cestino da pic-nic e si misero a mangiare: tramezzini, insalate, frutta
fresca e cannoli di tutti i gusti.
Quando finirono il pranzo il padre e la madre fecero un pisolino, invece i
due bambini si misero a giocare a carte.
Appena i genitori furono svegli Romeo ed Elisabetta fecero merenda con
pane e cioccolata, dopo la famiglia decise di andare a fare una bella
passeggiata, lungo un sentiero di sassi molto piccolo.
Allorché furono a metà del sentiero, Serena mise un piede su un sasso
traballante e purtroppo cadde a terra.
Lei si slogò una caviglia e disse che le faceva molto male.
Eric allora la soccorse portandola in braccio fino alla fine del sentiero e
gli fasciò il piede con la sua cravatta.
Serena, vedendo Eric com’era romantico, si commosse.
Con l’imprevisto si era fatto tardi ed era arrivata l’ora del tramonto.
A Serena era passato il male e così l’allegra famiglia si mise ad osservare
il magnifico panorama, a sentire l’ aria pulita, il profumo della primavera
e a guardare le magnifiche farfalle che sorvolavano il cielo.
Così la famiglia Uoldorf fu molto felice.
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Chiara Devasini
C’era una volta una famiglia felice che abitava in una splendida casa con
un giardino bellissimo.
Questa famiglia Perincle adorava le gite al mare. I figli Marco e Mattia
non perdevano mai l’occasione di andare a giocare con le onde
spumeggianti che portavano tesori venuti da lontano.
Il loro papà era un perfetto falegname. Lui aveva costruito sull’albero del
loro giardino una casetta di legno che diventò la casetta dei tesori, dove
mettevano tutto quello che trovavano nelle gite.
La madre era una casalinga, ma passava la maggior parte del tempo in
gite con la sua famiglia.
Tutti i sabati e le domeniche andavano al mare e i bambini, appena
arrivati, si mettevano le loro maschere e si avventuravano fra le onde.
La maggior parte di tesori erano braccialetti, monetine, ami e pezzi di
reti, ma soprattutto le conchiglie di mille colori che contenevano tutto il
rumore del mare e un racconto incomprensibile di quello che avevano
visto nei loro lunghi viaggi.
Quando i genitori li portavano a casa, erano sempre tristi, ma appena
varcavano il cancello di casa si rifugiavano nella casetta sull’albero.
Una volta saliti, tiravano su la scaletta e aprivano un baule strapieno di
conchiglie trovate in mare e ne aggiungevano altre.
Dentro quella casetta avevano tantissimi bauli e in ognuno c’erano dei
tesori di diversi luoghi visitati.
Scesero poi dalla casetta e andarono a dormire.
Il giorno dopo era domenica e Mattia, Marco e il loro padre andarono in
canoa per raggiungere una grandissima caverna sottomarina.
Loro si misero le maschere e si avventurarono nella caverna dove
trovarono mille pesci e tante aperture nella roccia pronte per essere
attraversate.
Scelsero un tunnel ricoperto di coralli che sembravano un morbido
tappeto di mille colori.
Alla fine del tunnel ne presero un altro che portava alla canoa e poi
remarono fino alla spiaggia.
Ritornarono a casa dove li aspettava il pranzo e, come avevo detto
all’inizio, questa era proprio una famiglia felice.
32
Alessandra Fasano
classe 5 A
Ciao, mi chiamo Alessandra e oggi vorrei inventare un racconto
ispirandomi a un quadro…
E il 5 agosto del 1940 e la famiglia Harcibald è in casa che si prepara per
una lunga gita al mare.
Intanto la signora Margaret Harcibald sta andando a casa della figlia e
dei nipoti, per partire.
Quando Margaret arriva a piedi, i due nipoti Lili e Jionny e la signora
Elisabet con il signore Elvood la stanno aspettando per partire con la loro
Fiat.
Dopo qualche ora sono già in spiaggia e Margaret sta mettendo la crema
solare a Jionny, che insiste per entrare in acqua.
Elisabet, intanto, stende i teli sulle sdraio e posiziona gli ombrelloni.
Elvood è già sulla sdraio che osserva le soffici e candide nuvole e ascolta
la brezza e il rumore del mare.
Lili raccoglie le conchiglie sulla spiaggia, con il vento fresco che le soffia
tra i capelli.
Margaret,con un ombrellino si copre dal sole e insieme a Elisabet, guarda
Jionny che tenta di prendere le onde.
Intanto Elvood si è alzato e cerca i molluschi e le conchiglie insieme a
Lili.
E’ mezzogiorno, quindi è ora di pranzo ed Elisabet, tira fuori dalla grande
borsa da pic-nic degli involtini e altre leccornie varie, sempre molto
fresche per via del grande caldo.
Il pomeriggio è l’ ora del bagno, quindi “ tutti in acqua!”
Lili, Jonny ed Elvood prendono gli occhialini e corrono fra le onde, per
vedere i meravigliosi pesci, mentre Margaret ed Elisabet, nuotano un po’
senza bagnarsi i capelli.
Elvood e Jionny vogliono raggiungere una boa, così Lili li segue, ma poco
dopo sviene per la stanchezza e affoga.
Allora Elvood la prende e la porta a riva, ma è ancora priva di sensi.
Così Margaret ed Elisabet raccolgono tutto in fretta e furia e la portano
all’ ospedale.
E così finirono la giornata guardando il dolce tramonto rosa con le
sfumature arancioni, sul loro terrazzo.
33
Federico Nosenzo
Classe 5a B
È luglio del 1998 e sono al mare con i miei fratelli Kevin, Marco, Giulio,
mia sorella Jane e nostra nonna Maria. Siamo sul lungomare ligure nelle
prime ore mattutine e non c’è quasi nessuno. Kevin sta cercando di
entrare in acqua, però è troppo fredda, quindi penso, che tra non molto
lascerà perdere per costruire un bel castello di sabbia. Marco sta
cercando dei sassolini rossi, per la sua collezione, Giulio, invece, delle
conchiglie da regalare a Jane, oppure alla nonna. Maria, invece, sta
osservando il bucato di Jane. Io sto scrivendo questa pagina di diario
perché questa giornata non sia dimenticata da nessun componente della
mia famiglia.
E’ abbastanza soleggiato, eppure, sta cominciando a piovere, per questo
la nonna sta reggendo un ombrello per lei e Jane, mentre noi indossiamo
i cappelli, che non serviranno a lungo perché sta piovendo molto forte.
Siamo costretti,pertanto, a rifugiarci sotto una tettoia ed il mare si sta
ingrossando molto. Siccome è mezzogiorno, stiamo ordinando dei panini,
pensando poi di portarli a casa, ma subito smette di piovere e così siamo
tornati sul lungomare per mangiare.
Solitamente alla mia famiglia piaceva “far quello che voleva” e così Kevin
sta andando al chiosco per comprare un gelato; Marco si sta dirigendo al
bar e mio fratello Giulio sta costruendo un castello di sabbia. Per le
quattro, la nonna ha detto che potevamo entrare in mare; Kevin vi entra
senza molti dubbi, Giulio e Marco, invece, stanno giocando alla
costruzione dei castelli di sabbia sulla riva. Purtroppo le ore sono passate
in fretta e così è già ora di tornare a casa.
Ci rivedremo domani.
Ciao.
34
Giovanni Gatti
Classe 5a A
Un giorno la famiglia Magron, che è d’origine francese, sta andando in un
parco.
È la prima volta che partecipa ad una festa di questo genere: ci sono le
giostre, la musica e il rinfresco.
Quella famiglia è un po’ particolare perché nonostante il loro buffo
cognome, pesano tutti oltre i settanta chili.
Il loro cane, Ringhio mangia ogni mattina due scatole di crocchette ed è
diventato talmente grasso che non riesce più ad abbaiare.
Il figlio Savon ha appena raggiunto l’età per salire sulle montagne russe.
Appena sale è colmo di gioia, ma lungo la prima discesa sente una
strana sensazione: gli vibra la pancia.
Per pranzare si stabiliscono nell’area pic-nic e mangiano tra tutti circa
venti panini.
Durante il pomeriggio salgono sugli autoscontri.
Il padre, Luke sfonda il suo, mentre il figlio, che occupa due posti, non
riesce più ad uscire dall’abitacolo.
Si può anche salire sui pony, ma è vietato a quelli che pesano più di
settanta chili.
Savon ne pesa ottanta e per salire trattiene la pancia smettendo di
respirare, ma quando sta pagando gli scappa un respiro e la pancia torna
gonfia.
Passano poi nella zona bancarelle dove comprano dei palloncini e dello
zucchero filato.
Per trascorrere l’ultima ora al parco, si stabiliscono in un prato per far
giocare il cane.
Ringhio, però non corre perché a pranzo ha mangiato solo una scatola di
cibo, anziché due.
Infine, dopo questa bizzarra giornata, tornano a casa con tristezza,
benché si siano divertiti molto.
35
Meheret Crespi
quinta A
Negli anni quaranta in Germania, viveva una famiglia di Ebrei.
All’ inizio questa bellissima famiglia abitava in una casa al mare e la loro
vita scorreva normalmente.
Un giorno, però, erano arrivati nella loro casa dei soldati che avevano
catturato i bambini e i genitori.
Loro erano molto spaventati, perché non capivano perché li portassero
su un treno; i bambini credevano di partire per un lungo viaggio, ma
quando erano arrivati nel campo di concentramento, avevano capito
subito che non era un bel viaggio d’avventura.
I soldati li trattavano male, ma la cosa peggiore era che divisero le
donne dai maschi e dai bambini.
Questa famiglia era composta da tre bambini, i cui i nomi erano: Adel,
Taitù, Mark. I nomi dei genitori erano invece Caroline e George.
Alcune volte Mark trovava nel suo piatto degli scarafaggi e diceva
sempre che gli facevano schifo, ma un giorno, mentre lui affermava che
il suo piatto era una schifezza, proprio in quel momento, passò di lì un
soldato e gli diede uno schiaffo, anche se il soldato aveva capito
benissimo che il bambino intendeva il piatto e non lui.
I genitori erano molto tristi perché sapevano che i bambini potevano
morire.
Un giorno molto felice giunsero dei soldati americani che erano riusciti a
salvare la famiglia.
La mamma dei bambini, appena vide i suoi piccoli, li prese e li abbracciò
con molta felicità.
La mamma nel campo di concentramento aveva conosciuto una ragazza
che aveva perso la sua famiglia; Caroline adottò la povera ragazza.
Si erano ritrovati quasi tutti, ma il padre era stato ucciso dai soldati.
I bambini piangevano e anche la madre era disperata.
Dopo un mese erano riusciti a riavere la casa al mare ed erano tutti
sereni perché finalmente era finita la guerra. I bambini giocavano a
raccogliere le conchiglie in riva al mare…
36
Montiglio Luca
Classe 5a B
La gita al mare
Erano le nove di mattina, la famiglia Rossi era già in riva al mare.
Mamma Rosa teneva in mano un ombrellino color azzurro che la
proteggeva dai primi raggi di sole.
Di fianco, la vicina d’ombrellone, chiacchierava con la signora Rosa delle
più svariate vicende.
Giovanni, uno dei figli della signora Rosa, sembrava convinto ad entrare
in acqua; per abituarsi alla temperatura, bagnava i polsi e la pancia e si
preparava a tuffarsi.
Filippo sembrava meno intenzionato del fratello a tuffarsi in acqua,
pareva interessato a tenere i piedi a bagno.
Pur essendo una giornata calda con il mare piatto e luccicante, il suono
continuo dell’infrangersi delle onde contro gli scogli non invogliava Marco
a bagnarsi.
Lui voleva solo giocare con la sabbia e costruire una torre che
difficilmente quelle piccole onde avrebbero distrutto.
Così la famiglia Rossi trascorse felicemente quella splendida mattinata al
mare.
37
Emanuele Russo
classe quinta B
La giornata è ventosa; è il momento del tramonto.
Il cielo è limpido ma nuvoloso; sembra che prima ci sia stata una bufera,
nonostante l’acqua del mare sia molto calma e bassa.
C’è un’arietta fresca e umida, anche se fa molto caldo.
In riva al mare ci sono pozzanghere piene d’acqua calda, dove i bambini
giocano; il sole di questo paese è ideale per abbronzarsi, anche se i
bambini sono già coloriti.
Questa famiglia è formata da due bambini, una zia e i genitori.
La mamma indossa una gonna come la zia; un bambino è in costume,
l’altro ha la T-SHIRT, un cappello e dei pantaloncini corti, il padre
indossa dei pantaloni e un cappello.
La mamma in mano ha un cesto con la biancheria e la zia, un ombrello
per il sole fatto con canna di bambù.
Un bambino è stato adottato ed è africano.
Il cielo, nonostante sia nuvoloso, lascia trapassare tanti raggi colorati.
Il bambino col cappello sta cercando le conchiglie con il papà; su questa
riva è facile trovare perle e conchiglie perché nella sera della bufera il
mare ha portato di tutto.
Se si guarda attentamente ci si riesce a vedere gas d’ acqua calda.
Guardando l’orizzonte ti commuovi senza volerlo perché il sole riflette
sull’acqua e vedi uno spettacolo: quello di due arcobaleni infiniti ed
intrecciati.
Se osservi con concentrazione all’orizzonte vedi due isole molto piccole.
Sulle pozzanghere ci sono le ombre dei due bambini, queste sono più
belle ancora perché i raggi colorati del sole riflettono su di loro.
Questa immagine racchiude in sé tante emozioni come la felicità, la
nostalgia e molte altre.
38
Camilla Setragno
Classe quinta B
Un bel giorno di fine luglio la famiglia Amdren decide di fare una
splendida gita vicino al caldo e bel mare della Puglia.
Questa famiglia è composta da mamma Elisabetta, da papà Enrico, dal
simpatico Marco e dai due gemelli Giorgio e Paolo.
La famiglia prepara in tutta fretta le valigie e parte per una magnifica
vacanza.
Una volta arrivata all’albergo, la famiglia svuota tutte le borse e, dopo
aver riposato un po’, s’incammina in spiaggia .
Un magnifico tramonto riempie di stupore gli occhi dell’intera famiglia.
E’ veramente uno spettacolo, si vedono i gabbiani su una grande
scogliera verso il porto.
C’è anche un bel clima sul lungomare dove la famiglia sta camminando .
Poco dopo scendono in spiaggia a giocare con la sabbia.
Quando si fa tardi la famiglia fa ritorno in albergo e va a riposare.
Il giorno dopo i bambini tornano in spiaggia e nuovamente giocano con
la sabbia e fanno il bagno.
Dopo un po’ la mamma richiama i bambini dal mare perché sta venendo
un forte vento che costringe tutti a tornare negli alberghi o nelle proprie
case.
La famiglia si incammina un po’ dispiaciuta a casa.
Speriamo che domani la famiglia si diverta di più in spiaggia!
39
Sara Favrin
classe 5a B
Domenica 28 agosto 1998
Il cielo era limpido, puro, senza nuvole, sembrava che fosse d’accordo
con la mia emozione in quel momento più forte, era la felicità.
I raggi radiosi del sole baciavano lo specchio d’acqua sottostante dove
un leggero venticello ti solleticava le guance.
Con quel vento avrei giurato di poter riuscire a volare; sarei andato ad
abbracciare il sole senza scottarmi, passare un po’ di tempo con la mia
famiglia mi rendeva sempre il più felice del mondo.
Avrei tanto desiderato donare un sorriso ai bambini più sfortunati che
non l’avevano, a quelli poveri obbligati a lavorare, che in cambio di tutta
la loro fatica erano pagati poco, anche quando loro avrebbero desiderato
due cose che non costano nulla: la libertà e una famiglia.
Il vento intanto era aumentato e portava con sé un odore di pesce; il
persico in quella zona era abbondante, ma l’odore che emanava
apparteneva a sardine forse ripiene di qualche strana spezia, un po’
forte, che dava al pesce un odore invitante.
Mio fratello, Luke, era intento a cercare qualche piccolo animale per via
della sua strana passione, infatti, guardando meglio sotto un sasso un
piccolo granchio cercava di scappare dal suo orribile fato dentro un
acquario, ma le sue piccole chele infuriate non facevano neanche un
graffio a Luke.
Il granchio tentava invano di scappare, ma per una volta la fortuna era a
suo favore e un’onda abbastanza alta lo portò lontano, per poi
infrangersi su un sasso a riva; ma Luke non si arrese e cominciò a
cercare qualcosaltro.
Mio papà, Denis, intanto cercava pietre e conchiglie per la sua collezione,
chino sulla spiaggia con le mani che frugavano ovunque; il vento era
molto forte e la mia mamma fu obbligata a tirare fuori un ombrello per
proteggersi, anche se i corti capelli volavano leggermente al vento.
Mia zia, al suo fianco portava un cesto in grembo e al suo interno c’era
un foulard, nel caso ci fosse stato freddo.
Il sole stava tramontando, il paesaggio era bellissimo, il cielo aveva
assunto colori stupendi sembrava un dipinto, un sogno; in poche parole il
cielo non sembrava più vero.
D’un tratto il mare era diventato più calmo e più caldo.
Era tardi e purtroppo la mamma ordinò di tornare a casa.
Ci asciugammo i piedi con uno straccio, anch’esso nella cesta e poi ci
incamminammo per la via di casa.
40
ALTRI TESTI DELLA SCUOLA PRIMARIA
“BISTOLFI”
ALESSANDRO JUVARA
Caro Davide,
come stai? Spero bene. Sei guarito dall’influenza? Ti scrivo perché ti
voglio raccontare di una famiglia particolare che ho conosciuto al parco.
Tutti i componenti sono piuttosto robusti: il figlio, che si chiama Leonard,
ha sempre un panino in mano e non smette mai di mangiare.
Sono molto eleganti, la mamma è sempre ingioiellata e si dà molte arie.
Il padre è molto gentile, ma che la mamma lo tratta come uno schiavo e
lui deve eseguire tutti gli ordini che lei gli dà.
Mi sono avvicinato per chiedere al bambino se voleva giocare con me. Lui
stava per rispondere,
ma è intervenuta subito la mamma che mi ha detto di allontanarmi,
perché ero spettinato, e con le ginocchia sporche e sbucciate, difatti ero
appena caduto.
Il bambino cercava di convincere la mamma e alla fine c’è riuscito, anzi,
sono stato invitato persino a casa loro!
Appena sono arrivato, davanti alla porta, ci si doveva togliere le scarpe e
lasciarle fuori. Quando sono entrato nella loro villa sono rimasto a bocca
aperta, perché il pavimento era splendente e i mobili luccicavano! La
mamma ci ha detto subito di andare a prendere un paio di calze
antiscivolo, in camera di Leonard e di Matilde, che è la sorellina più
piccola.
Entrato in camera, sono rimasto meravigliato perché era tutta in ordine e
non c’era un granello di polvere. Mi sono accorto, però, che non c’era
neanche un gioco. Ho chiesto subito a Leonard il perché e lui mi ha
spiegato che la mamma non li vuole, perché possono rigare il pavimento
e creare disordine in camera.
Dopo che mi ha raccontato questa cosa, mi ha fatto molta compassione.
Quindi ho deciso di diventare suo amico e ho pensato che essere ricchi e
possedere molte cose non vuol dire essere felici.
Non vorrei mai far parte di questa famiglia e mi sento fortunato perché la
mia è normale e vanno tutti d’accordo.
Abbracci da Alessandro
41
CARLOTTA RAVIZZA
5B
Cara Lucia,
una settimana fa, sono andata in vacanza in Germania e avrei tante cose
da raccontarti, ma tra tutte ho deciso: la gita al parco.
Era il primo giorno di vacanza e stavo andando a fare colazione a casa di
Anna, un’amica che avevo conosciuto a Dublino. Quando sono entrata,
un gatto mi è saltato addosso e ho scoperto che era Mr. Fat, il gatto di
Anna, poi ci siamo accordate per vederci al parco nel pomeriggio.
Lì ho conosciuto la sua famiglia, con mia grande sorpresa, erano tutti in
soprappeso. Anna mi ha parlato un po’ dei loro difetti, ma non riuscivo a
comprenderli bene:
-Mia madre sta sempre seduta su quella sedia.
-Mia sorella sta sempre seduta sulle gambe di mia madre.
-Mio padre non stacca mai la mano da quella di mio fratello perché
combina sempre dei guai.
-Mio fratello guarda sempre Mr. Fat e lui guarda sempre le bistecche del
vicino!
Così ho proposto ad Anna di organizzare dei giochi divertenti per farli
muovere e divertire.
Li ho attirati con una bistecca, ho messo una benda sugli occhi della
mamma e abbiamo giocato a Mosca cieca. Dopo un paio di giochi fatti
insieme, finalmente tutta la famiglia rideva, scherzava e nel frattempo
faceva anche del movimento! A cena li ho convinti a mangiare cibi più
salutari e, invece delle bibite, un bicchiere d’acqua. Dopo il pasto, una
passeggiata nel parco, ridendo e raccontando barzellette! Mi sono sentita
utile e ho fatto felice Anna!
Tua affezionatissima
Carlotta
42
CORINA CALALB
5B
Caro diario,
ti voglio raccontare di una famiglia molto particolare che ho conosciuto al
parco. È composta dal papà, dalla mamma e da due figli.
Il papà si chiama Diego, ne combina di tutti i colori e ha anche un po’ di
chili di troppo.
La mamma è una brava persona che si prende cura ogni giorno dei suoi
due figli, però a volte si arrabbia con loro per cose da niente. I due figli si
chiamano Oliver e Martin, vanno ogni giorno a scuola, però a volte non
vogliono sentirne proprio parlare!
Come ti ho detto, caro diario, li ho incontrati al parco, sono molto
simpatici e anche un po’ giocherelloni.
Amano moltissimo scherzare però a volte sono molto seri.
Ho notato che la mamma sgridava i bambini perché toccavano i vestiti
degli altri! Io sono andata da loro a consolarli. Il papà, invece, non li
sgridava mai, al contrario della mamma.
Un giorno mi hanno invitato a casa loro. Quando l’ho vista mi sembrava
una baracca, ma quando sono entrata riuscivo quasi a specchiarmi sul
pavimento per quanto era pulito e ordinato!
Quando entravano in casa, i bambini, si toglievano sempre le scarpe
perché avevano paura della mamma. A cena c’era tantissimo cibo e io
pensavo che sarebbero rimasti tantissimi avanzi, invece hanno mangiato
tutto!
Caro diario, è una famiglia davvero particolare!
43
ERICA CAPATINA
5°A
Caro diario,
il mese scorso sono andata al mare e ho incontrato una famiglia davvero
particolare. Ĕ composta dalla mamma, dal papà e dai tre figli,Liliam,
Erica e Lele.
Il papà è molto serio e responsabile, i suoi colleghi di lavoro ridono e
scherzano sempre, ma lui non lo fa mai. Ha però un punto debole che i
suoi colleghi non conoscono: una passione esagerata per la cioccolata.
Quando vede del cioccolato, non riesce a trattenersi. Cerca di farlo
davanti ai suoi figli perché vuole dare il buon esempio, ma non ci riesce
quasi mai!
La mamma è molto gentile e carina, ma vive con la testa nel suo mondo
“il mondo dei fiori”, lei lo chiama così; infatti a casa trascorre tutto il
tempo a curare le sue piante.
La sorella maggiore Liliam è fissata con la moda e con i ragazzi. Quando
arrivano le amiche di Liliam a casa, Erica deve sempre stare in soggiorno
perché Liliam dice che lei le disturba.
Il fratellino minore Lele è una vera peste: è un vero esperto
nell’inventare scherzi e nel far infuriare le persone, specialmente le sue
sorelle.
Ad esempio, una volta Liliam è riuscita ad invitare il ragazzo che le
piaceva tanto, ma Lele ha rovinato tutto facendogli scherzi a ripetizione;
così il ragazzo se n’è andato perché pensava che Liliam fosse complice!
Quella volta Liliam si è voluta vendicare di Lele, così gli ha riempito la
stanza di poster con delle ragazze vestite di rosa, ha messo delle
lenzuola rosa e, sopra il letto, delle bambole perché sa che lui odia le
ragazze e le loro cose.
Mi piacerebbe moltissimo vivere con una famiglia così, avere dei fratelli,
anche se litigano sempre.
Ognuno di loro ha il proprio carattere, non sembra proprio che
appartengano alla stessa famiglia, proprio per questo mi piace!!!
44
ERIK LO FARO
5^A
Caro diario,
oggi sono andato al parco con mia nonna. Mentre giocavo, ho notato un
gruppo di persone che osservavano i cespugli.
Non capivo cosa stessero facendo, mi sono avvicinato e ho: lui mi ha
risposto che, con la sua famiglia, stava cercando insetti rari. Mi ha
raccontato che ne hanno una grandissima collezione.
Marco, questo è il nome del bambino, tutte le domeniche si reca con la
sua famiglia nei boschi o nei prati per cercare gli insetti che poi mette in
uno speciale contenitore.
Addirittura, hanno trasformato il loro giardino in un parco per insetti,
ricreando il loro ambiente naturale|
Marco e la sua famiglia mi hanno invitato a casa loro per ammirare la
collezione e sono rimasto affascinato; poi mi hanno fatto entrare in casa:
era immensa e aveva dieci stanze enormi.
Marco mi ha mostrato tutta la casa e lo studio dei suoi genitori, che era
pieno di insetti rarissimi.
Più tardi abbiamo fatto uno spuntino con pane e nutella. Ho notato che in
quella famiglia sono molto educati; infatti, quando li ho salutati, mi
hanno detto di tornare a trovarli quando voglio.
45
FEDERICO GARRONE
5B
Caro diario,
ieri, con i miei genitori e mio fratello siamo andati al parco.
Ci stavamo annoiando, ma ad un certo punto ho notato un bambino un
po’ robusto e gli ho chiesto se voleva giocare con me. Lui ha accettato.
Dopo aver giocato, mi ha presentato i suoi genitori e il suo gatto: erano
tutti grassi!
La mamma cucinava dei piatti deliziosi, mentre il papà aveva vinto il
campionato internazionale di rutti.
A mezzogiorno mi hanno invitato a mangiare da loro.
Per antipasto la mamma ha portato delle olive ripiene di salame, patè di
tonno, due vassoi di salumi e tartine di salame.
Come primo, ha servito gli agnolotti preparati da lei, due teglie di
lasagne, gnocchi con il pomodoro, pasta al pesto.
Per secondo c’erano: cinghiale al forno con patatine, tacchino ripieno di
prugne, coniglio in salmì.
Alla fine, come dolce, c’erano una torta a dodici strati di panna e
cioccolato e due vassoi di bignole.
Non appena ho visto tutte quelle portate servite in tavola, ho iniziato a
sentirmi male e dopo il secondo piatto di antipasti ero già sazio. Gli altri
invece sembravano affamati e, senza sforzo, divoravano un piatto dopo
l’altro fino a che sul tavolo non è rimasta neanche una briciola.
Tutto era stato spazzolato e gli ossi erano stati dati al gatto, che, come i
padroni, aveva fatto fuori tutto in pochi secondi.
Sempre più stupito stavo a guardarli, quando all’improvviso, mentre tutti
tacevano, il padre ha iniziato a ruttare rumorosamente: uno, due, tre,
quattro, cinque volte. Allora ho capito come aveva fatto a vincere il
campionato internazionale!
Non erano passate due ore, che già la mamma apparecchiava il tavolo
per la merenda e dalla cucina uscivano profumi di tonno, acciughe,
risotto, cipolle, pizza…
Al loro invito, a quella che loro chiamavano una “semplice” merenda, ho
preso subito il mio giubbotto e sono scappato il più velocemente
possibile!
46
GIULIA MARINELLO
5°B
Caro diario,
tempo fa sono andata al parco, ho fatto conoscenza con la famiglia
Paradiso.
È composta da mamma, papà e tre figli, il più grande dei quali ha sei
anni.
Abitano nella mia stessa città.
Il papà fa il muratore saltuariamente, la mamma è in cerca di lavoro: è
una famiglia molto povera.
Arrivano faticosamente a fine mese, riuscendo a malapena a pagare le
bollette e a fare la spesa.
Marco, il bimbo di sei anni, mi ha raccontato che la loro casa è
piccolissima e che dormono tutti in una sola camera.
Hanno pochissimi giochi, ma si accontentano di doverli condividere senza
litigare.
La cosa che mi ha colpito molto di questa famiglia è che non hanno
neanche la televisione, che per noi è la normalità.
Ho preso molto a cuore la storia di questa famiglia, mi sono fatta
spiegare dove abitano e ho notato che la loro casa è proprio dietro la
mia.
Io non li avevo mai visti prima d’ora.
Abbiamo iniziato a giocare a nascondino ed ho ottenuto proprio quello
che volevo: un sorriso!
Beatrice, la bambina più piccola, voleva sempre giocare con me, dato che
aveva due fratelli e non si divertiva un granchè. Io cercavo di fare del
mio meglio per farla divertire .
Ero molto attratta dal loro modo di parlare: infatti erano di Roma.
Caro diario, continuavo a stupirmi di quanto amore possedeva quella
famiglia: era povera, ma allo stesso tempo ricca dentro. In pochissime
famiglie ho notato la stessa unione.
Caro diario, ti confido un segreto: ho conosciuto un piccolo paradiso
proprio come il loro cognome !
47
Giuseppe Marasà
5B
Caro Giorgio,
oggi io e la mia famiglia siamo andati a fare un picnic.
Arrivati al parco di fronte a casa mia, ho apparecchiato per pranzare e
nel frattempo ho notato un bambino che si spingeva sull’altalena
aiutandosi con i piedi. Sono corso da lui e gli ho chiesto il suo nome, si
chiamava Francesco. Gli scendevano lacrime e gli ho chiesto il perché.
Lui ha risposto: -Piango perché i miei genitori non riescono a pagare le
tasse e rischiamo anche di perdere la casa. Poi mia mamma ha un
lavoretto da niente solo tre ore al giorno, i soldi che guadagnano li
spendiamo tutti per il mangiareIo gli ho detto: -Non ti preoccupare, ti aiuto io.Così sono corso dalla mamma e le ho raccontato tutto, poi le ho chiesto
se mi dava un po’ di soldi. Sono corso di nuovo da Francesco e glieli ho
dati. Poi gli ho chiesto se mi presentava i sui genitori, così li ho
conosciuti: il papà si chiama Luca,la mamma Carolina e la sorellina
Jenny. Erano tutti cicciotelli. Parlando, Francesco ha tirato fuori i soldi e
ha detto:
-Questi me li ha dati il mio nuovo amico!
Con quei soldi siamo andati a pagare le tasse e siamo riusciti a pagarle
tutte. Poi siamo ritornati al parco ed era ora di rientrare a casa. Mentre
ero per la strada di casa, mi sono raccomandato: -Non mangiate troppo
e cercate di pagare le tasse!Dopo un mese li ho rivisti ed erano dimagriti!!!
Un abbraccio
Giuseppe
48
Iolanta Parascan
5A
Cara Irene,
qui al mare mi diverto molto, però mi manichi tu!
Sai, ho conosciuto tanti bambini e mi sono fatta tanti amici. Anche Leo
ha conosciuto tanti nuovi cani con cui giocare.
In particolare, mi ha appassionato una famiglia strana: la famiglia
Flatman. Hanno due figli: un maschio, Craig di 15 anni e la figlia Amy di
13. La cosa strana è che Craig mangia solo panini alla marmellata!
A colazione, mangia cereali al cioccolato o la torta al cacao e poi per il
resto della giornata mangia panini alla marmellata e beve circa un litro e
mezzo di latte al giorno. Se mangia carne, frutta, pesce, patatine o altro
vomita e ha mal di pancia. I medici non sanno il perché di questa
allergia, però dicono che appare molto sano.
Sua sorella Amy è vegetariana, lei non mangia carne ma a volte mangia
il pesce.
Per fortuna la mamma e il papà mangiano di tutto, però odiano i panini
alla marmellata.
Io quando ho sentito tutto ciò non ci credevo, fino a quando siamo andati
al ristorante insieme. Dopo che tutti hanno ordinato da mangiare, Craig
ha tirato fuori i suoi panini!
All’inizio mi vergognavo ma poi non ci ho fatto caso. Sua sorella ha preso
solo un’insalata di mare.
Anche se tante persone lo guardavano male e sparlavano di lui, non si
preoccupava: per questo lo ammiro!
Quindi, quando ti prendono in giro, tu pensa a quelli che hanno molti più
problemi: ci preoccupiamo molto di come siamo fuori, di quanto siamo
belli, ma la vera bellezza è dentro di noi!
Da Iole baci e abbracci!
P.S. Scusa non ti ho chiesto come stai, spero bene!
49
IRENE BISIGNANO
5A
Caro diario,
ieri sono tornata dalla campagna, sono andata a trovare mia nonna e lì
ho fatto conoscenza con un bambino molto simpatico che ha una famiglia
spiritosa e particolare.
La famiglia è composta dalla mamma, dal papà e da due figli: Paolo e
Alessandro.
Il papà è severo ed egoista: è diventato così in seguito ad un brutto
episodio che gli è capitato da piccolo.
Era un bravo bambino, molto in gamba, apprezzato dalla maestra che gli
faceva i complimenti perché andava molto bene a scuola, ma un giorno
orribile, i suoi compagni incominciarono in coro a gridare: ’’secchione!!!
Secchione!!!’’ Così lui per non farsi più prendere in giro, iniziò a studiare
meno e a combinare piccoli guai, come ad esempio allagare il bagno della
scuola.
La mamma sembra una come tante altre, ma non è così, perché lei ama
esageratamente i fiori. Cosa c’è di strano???? C’è che lei tutte le notti, in
estate, va a dormire fuori sul terrazzo con i suoi adorati fiori e in inverno
dorme su in sala un divano che ha trasformato in una serra.
Praticamente parla con i fiori e li cura come se fossero dei figli!!
I suoi veri figli, Paolo e Alessandro, sono dei monelli perché ne
combinano di tutti i colori!!
Il papà li castiga severamente, ma loro insistono imperterriti a
comportarsi male…… forse assomigliano a lui. In fondo sono due bravi
bambini, forse si comportano così perché vogliono attirare l’attenzione!!
Questa famiglia è particolare: credimi, caro diario, quando pensi di averla
capita, ti sorprende con un nuovo guaio o con un episodio bizzarro e tu
rimani proprio a bocca aperta per lo stupore!!!
Ciao, ciao da Irene
50
JACOPO GERLI
V°A
Caro diario,
ti voglio raccontare di una famiglia che ho conosciuto al mare.
Questa famiglia è un po’ strana.
La mamma si chiama Marique ed è molto gentile ed educata, suo marito
si chiama Archibald, è un po’ severo, ma se ci sono ospiti è gentilissimo.
Il figlio, di nome Arthur è molto appassionato di calcio, la figlia si chiama
Selenia.
Vorrei vivere con loro perché sono gentili e sempre allegri.
Un giorno sono uscito per andare a casa loro ma era tutto chiuso, mi
sono girato un attimo e li ho visti danzare in spiaggia, raccogliere
conchiglie e lanciarle in aria come se fossero coriandoli. La cosa bella di
questa famiglia è che, pur essendo molto impegnati, riescono sempre a
trovare un momento per stare insieme e divertirsi.
Vorrei far parte di questa famiglia perché sono sempre felici.
JESSICA PASQUARIELLO
5B
Caro diario,
ti voglio raccontare di una famiglia particolare.
Un giorno, durante la mia vacanza al mare, sono andata in spiaggia e ho
conosciuto una famiglia di Roma. Parlando con loro, ho scoperto tante
cose, tra cui, che il papà e la mamma erano due ballerini professionisti
di tango argentino, ma la cosa che mi ha colpito di più, è stata la loro
passione nel fare costruzioni di sabbia.
Avevano tante foto meravigliose ed erano stati premiati più volte come
campioni italiani in quella disciplina.
La cosa che mi ha sorpreso è stato il fatto di mettersi sempre in
competizione: loro amavano vivere così girando tutto il mondo.
Poi ho conosciuto la figlia, che era una majorette campionessa italiana!
Avevano tante storie da raccontare perché loro la vita la vivevano
intensamente! Sentivamo la necessità di riuscire in tutto ciò che facevano
e di portare a termine quello che iniziavano.
Li ricordo molto bene e con tanto piacere, perché è strano vedere tanta
voglia di fare e passione in tutto quello che si fa.
Anche a me piacerebbe diventare come loro!
51
Klea Kaja
5B
Caro diario,
vorrei raccontarti di una famiglia che ho conosciuto al parco.
Sono andata con i miei genitori ai giardini per fare un pic-nic, ad un certo
punto ho notato due bambini cicciotelli, ho chiesto come si chiamavano:
il più grande, il maschio, si chiamava Jonny ed era un simpaticone;
invece la sorella, la più piccola, era molto carina e si chiamava Cristina.
Jonny mi ha raccontato che avevano una casa molto piccola e che non
dormivano in letti comodi.
Mi facevano pena. Cristina mi ha chiesto se potevo andare a cena da lei,
io le ho risposto che le avrei causato molti problemi, ma lei insisteva.
Arrivati a casa Jonny ha detto:
-Mamma, guarda, abbiamo conosciuto una bambina che era al parco con
i suoi genitori.
La mamma si chiamava Angela e il papà Mattia, anche loro erano
abbastanza robusti.
Arrivata sera, Angela ha preparato una cena molto buona. A tavola
c’erano il pollo, le patatine, il pesce e altre prelibatezze.
Appena ci siamo seduti, si sono messi a mangiare tutto; anche il gatto
che si chiamava Diana, mangiava voracemente.
Mangiavano come dei maiali, io invece ho preso solo un po’ di patatine e
una coscia di pollo: non ho mai visto nessuno mangiare così
velocemente!
Mi sono chiesta come facessero a comprare tutta quella roba, avendo
una casa piccolissima e modesta.
Per dolce, c’era una torta enorme: l’hanno finita tutta in un attimo!
Ho capito perché erano così grassi!
Si è fatto tardi, così sono tornata a casa.
Era una famiglia particolare, ti confido un segreto: non avevano neanche
la tv!
52
LUCA SPINOGLIO
5B
La scorsa estate mi trovavo al mare, a Cecina, nel mese di agosto.
Nel mio stesso albergo alloggiava la famiglia Rossi, a me è subito
sembrata una famiglia particolare.
Il giorno dopo ho visto che erano proprio i nostri vicini di ombrellone e
così ho cercato di fare amicizia con i loro tre figli, che in quel momento
stavano facendo un gioco molto divertente in acqua.
Ho deciso di tuffarmi e di raggiungerli.
Quando ero quasi vicino a loro mi sono sentito dire:“Ehi!Vieni a giocare
con noi?” e qualche minuto dopo sapevo già i loro nomi: Marco, Giovanni
e Matteo.
Abbiamo trascorso due ore divertenti e, finito il lungo bagno, i loro
genitori mi avevano invitato a fare merenda sotto il loro ombrellone.
Questi ultimi si sono presentati subito, Elisa e Alberto.
Come avevo intuito, era una famiglia molto particolare perché ha iniziato
a tirar fuori dalla borsa qualsiasi prelibatezza.
La cosa mi ha stupito perché erano magrissimi!!
Con tutto quello che mangiavano, secondo me, non avrebbero dovuto
essere così!
Questa famiglia mi è sembrata anche unita ed educata; era molto bella
e non mi dimenticherò facilmente di loro!
LUCA ZAVATTARO
Io ho deciso di ispirarmi a questo ritratto perché a me piace tantissimo il
mare.
Il sole, il mare, la sabbia, tutte bellissime cose… potersi divertire in
acqua, pescare i pesci con le mani e poi mangiarli, quindi guardare il
bellissimo tramonto…
Sarebbe davvero bello far parte della famiglia raffigurata per potersi
divertire al mare: guardare il cielo dove ci sono le nuvole dalle forme più
pazze e dove volano bianchi gabbiani. Poi, a fine giornata, cantare belle
canzoni davanti al falò e addormentarsi sotto le stelle guardando il cielo
blu.
E lo dico ancora una volta: mi piacerebbe proprio fare parte di questa
famiglia.
Sarebbe un’avventura stupenda nuotare nell’oceano blu e guardare i
pesci che guizzano, scoprire caverne e tesori preziosissimi, costruire
bellissimi castelli di sabbia e, infine, cercare conchiglie dalle mille forme e
dai mille colori.
53
MARIANNA GODINO
5B
Cara Alessia,
come stai? Io sto bene e ti voglio raccontare di una famiglia che ho
conosciuto al mare.
Questa famiglia è molto numerosa e questo mi piace molto, perché tra
loro c’è una grande armonia e tanto amore.
Li osservavo da lontano, come se fossero un quadro.
Giocavano tutti insieme, compresi i genitori.
I due ragazzi si sfidavano con le racchette in riva al mare, mentre la
sorellina costruiva castelli di sabbia insieme al papà.
La mamma, intanto, andava con il secchiello a prendere acqua per poter
dare forma alle torri di sabbia.
La famiglia pranzava quasi sempre in spiaggia, sotto l’ombrellone,
ridendo e scherzando.
Dopo pranzo aspettavano almeno due ore prima di rientrare in acqua;
nel frattempo si recavano a giocare al parco giochi della spiaggia.
La bambina andava felice sull’altalena spinta dalla mamma.
I due ragazzi si arrampicavano insieme sui giochi, controllati dal papà
che ogni tanto li sgridava perché litigavano.
Trascorse le due ore andavano in acqua tutti insieme, schizzandosi a
vicenda.
Dopo il bagno si rilassavano sotto l’ombrellone, leggendo.
Ho fatto amicizia con i ragazzi al parco giochi e, conoscendoli meglio, mi
sono resa conto che la mia ottima impressione su quella non era
sbagliata, anzi!
Sono stata felice di averli conosciuti e mi hanno lasciato un ottimo
ricordo.
Con affetto
Marianna
54
MARTINA ZHUGLI
5B
Caro diario,
voglio raccontarti di una famiglia strana. Sono in quattro, più il gatto, e
sono abbastanza robusti.
Pensa un po’: anche il micio è grasso! La famiglia l’ho incontrata al parco
ed era vestita per bene, con abiti eleganti e seri, mentre io ero vestita
come tutti i giorni: pantaloni e una maglietta.
Quando mi hanno visto, la madre ha fatto fare ai due bambini un passo
indietro e mi ha guardato come se fossi un’ aliena!!
Io mi sono chiesta il perché e dopo ho visto l’espressione della madre che
continuava a guardarmi i vestiti ed ho capito!
Il bambino ha chiesto alla madre se poteva giocare con me.
La mamma ha approvato ed è andata a parlare con i miei genitori.
Arrivata sera, sua madre mi ha invitata a casa loro, che era molto grande
e spaziosa.
La sorella aveva una camera tutta per sé, senza un granellino di polvere
e anche il fratello aveva una stanza tutta sua.
I genitori avevano una camera enorme, anche perché loro erano molto
più robusti dei figli!!
Dopo ci hanno chiamato a tavola e il fratello è corso come Speedy
Gonzales, tanto era ingordo!
Finita la cena, abbondantissima, la sorella e il fratello si sono alzati e
sono subito caduti!
Forse avevano mangiato troppo e non si reggevano in piedi!
Io ho ringraziato e sono tornata a casa!
55
MATTEO ACAMPORA
5^A
Caro diario,
stanotte ho sognato una famiglia particolare che non mi è piaciuta
affatto!
All’inizio del mio strano sogno non sapevo dov’ero ma, vedendo alti alberi
con folte chiome verde scuro, ho capito che mi trovavo in un parco.
Vicino c’era una gigantesca villa. Ad un tratto ho sentito un urlo: -Ma chi
sei? Vattene!
Mi sono accorto che vicino alla casa c’erano delle persone. Sembrava una
famiglia.
I genitori, un po’ robusti ma molto eleganti, con due figli: un maschio e
una femmina che erano in braccio alla mamma, tutta ingioiellata e molto
altezzosa.
In quel momento lei stava sgridando un bambino che voleva giocare con
suo figlio. Il padre, che aveva in una mano un sigaro acceso e nell’altra
un gatto con un bel cappottino, ha gridato: -Fai bene a scappare, sporco
bamboccio!
Poi, quando il bambino si è allontanato, il figlio, piangendo, è entrato in
casa.
L’ho visto in una camera così grande che pareva una sala e così piena di
giochi che poteva sembrare un negozio, ma dall’espressione del suo viso
si capiva che lui non voleva essere così ricco.
Voleva solamente un amico, ma come poteva averne uno se i sui genitori
non volevano che lui giocasse con dei bambini meno ricchi di lui?
Ad un certo punto il bambino si è fatto coraggio, è andato dai suoi
genitori e ha detto: -Voglio un amico normale che mi voglia come sono,
non un bambino ricco e viziato.
A quel punto il padre lo ha picchiato e lo ha messo in castigo.
Io volevo solo scappare da quel posto, ma poi, improvvisamente, ho
sentito una voce famigliare che chiamava…
Mi sono voltato e ho visto la mia famiglia e mi sono reso conto che era
solo un sogno!
Mi sono svegliato di colpo, ho visto la mia cameretta e ho pensato:
-Che famiglia brutta ed egoista, spero di non rivederla mai più, nemmeno
in sogno!
56
ALESSANDRO MAZZOGLIO
5’A
La mia vita era sempre stata normale, ma da quel giorno, quando mia
mamma decise di portarmi al mare, tutto cambiò.
La spiaggia era colma di gente e l’unico posto che mi assegnarono era
vicino a una strana famiglia.
Il padre si chiamava Paolo. La sua stranezza era che, invece di sembrare
il padre dei suoi figli, Federica, Ilaria e Riccardo, sembrava il nonno.
Non perché fosse vecchio di spirito, ma perché lo sembrava.
Era talmente bravo, che i loro figli, invece di andare a giocare con i loro
amici, stavano sul lettino accanto a lui a giocare o con le carte o con il
paroliere.
La moglie di Paolo si chiamava Sabrina e la sua stranezza era che ogni
anno festeggiava il suo matrimonio facendo una bellissima festa sulla
spiaggia come se fosse la prima volta, infatti era stato il giorno più bella
della sua vita.
Federica e Ilaria erano gemelle e avevano tutte e due tredici anni.
La loro stranezza era che pur condividendo un’unica stanza avevano
arredato la propria parte in modo completamente diverso: Ilaria aveva
arredato la sua parte di stanza in stile rock, invece Federica l’aveva
riempita con tanti scaffali pieni di libri di ogni genere e aveva messo una
scrivania
davanti alla finestra che si affacciava sul mare. Quando
leggeva, si rilassava ascoltando il rumore delle onde che si frangevano
sugli scogli.
Riccardo aveva dieci anni ed era il coccolone della famiglia.
In spiaggia, quando gli amici gli chiedevano di andare a giocare con loro,
lui rispondeva di no perché stava giocando con il padre.
Vorrei far parte di questa famiglia perché mi è sembrata felice.
E poi, chi può dire a un’altra persona che è strana? Nessuno, perché noi
vediamo i difetti degli altri, ma non i nostri.
57
Megan Kaso
5B
Caro diario,
oggi sono andata al parco a fare un pic-nic e ho visto una famiglia di
grassoni composta da papà, mamma e due figli.
Ho chiesto come si chiamavano. Il papà si chiama Bobby, la mamma
Susy, il figlio Tom e la sorellina più piccola Anna. Avevano anche un
gatto che si chiama Lilly.
Non avevano molti soldi e scommetto che quelli che avevano li
spendevano tutti per il cibo che divoravano come dei maiali.
Infatti, quando mi hanno offerto qualcosa da mangiare, c’erano lì, già
pronti, due polli arrosto con moltissime patatine fritte che quasi
cadevano giù dal piatto. Io ho mangiato solo un po’ di patatine e una
coscia di pollo, invece loro in un micro secondo si sono divorati tutto.
Volevano addirittura il bis!!
Dopo siamo andati tutti a fare una passeggiata. Arrivati ad una discesa,
visto che erano molto stanchi, sono rotolati giù come delle palle!
Andavano velocissimi e il bello è che non si sono fatti nemmeno un
graffio. Sono andata da loro e ho chiesto se stessero bene.
Non mi ha risposto nessuno e a quel punto Bobby ha chiesto:
-Qualcuno ha fame?
Allora tutti sono corsi a prendere nel loro cestino qualcosa da mangiare.
Purtroppo però non c’era più niente, allora ho pensato che se loro erano
molto affamati avrebbero potuto mangiarmi in un solo boccone, così ho
preso le mie cose e sono scappata via come un fulmine!!
58
NICOLÒ LIGA
La famiglia è raffigurata in campagna, infatti alle sue spalle si notano,
dipinti sulla tela, frutteti, olivi, viti, campi di grano, orzo, mais, segale,
miglio.
Il quadro è stato dipinto in primavera, poiché stormi di uccelli ritornano
nei loro nidi ancora mezzi coperti dalla neve che si scioglie sotto il caldo
sole. Quindi possiamo immaginare questa allegra famiglia come una
famiglia di agricoltori: il gallo comincia il suo canto mattutino come tutti i
giorni, il sole inizia a sorgere fra i monti, la madre prepara la colazione
composta da latte e pane. Dopo, il padre va a lavorare nei campi mentre
la moglie svolge le faccende di casa e i figli danno da mangiare alle
galline.
A mezzogiorno, la famiglia si riunisce per il pranzo: pane, formaggio e
un uovo. Poi ancora lavoro fino a cena, quando si ritrova di nuovo per
mangiare l’arrosto.
Dopo cena tutti vanno a dormire, ma il cane dovrà stare di guardia tutta
la notte.
59
PATRIZIA NATALE
5° A
Conosco una famiglia particolare che vive in Umbria.
Sono in quattro, più un gatto, che messi insieme valgono per dieci
perché sono tutti un po’ robusti, anzi molto robusti!
Il gatto è talmente grasso che sembra una palla!
È una famiglia, ma non sembra, per via dei caratteri diversi.
La mamma, Giorgia, ad essere sinceri non è molto simpatica: è
altezzosa, perfettina e molto ingioiellata.
Un giorno sono andati al parco e la mamma non voleva nemmeno che i
suoi figli giocassero con altri bambini!
Il padre, invece, pensava solo a se stesso, gironzolava tranquillo nel
parco, infischiandosi di che cosa stessero facendo i suoi figli e del fatto
che sua moglie si sgolasse per ripetere sempre che non dovevano dare
confidenza agli sconosciuti, che non dovevano correre, altrimenti
avrebbero sudato e i vestiti si sarebbero ingialliti…
Dall’espressione dei bambini, si capiva che non erano felici.
Chiara, che è un’amica di Alessia, la figlia minore, va quasi ogni giorno a
casa loro e le due bambine non possono mai giocare insieme, perché la
mamma dice che giocare non è educativo, invece di giocare dovrebbero
riordinare o studiare!
Il fratello ha la faccia da santarellino, ma ogni tre per due stuzzica sua
sorella e le dà fastidio.
Alessia, invece, è una ragazza che si accontenta di poco, non assomiglia
alla famiglia perché è stata adottata, ma lei dice che si sente una figlia
vera e propria.
Ecco la famiglia Carletti, una famiglia particolare di cui non vorrei mai far
parte!
60
SHARON FOTO
5B
Caro diario,
ieri sono stata al parco e ho conosciuto una famiglia particolare.
È una famiglia composta da padre, madre e due bambini, uno più grande
e l’altro più piccolo.
Tutti sono piuttosto robusti, compreso il gatto.
Io mi sono presentata subito dicendo:
-Mi chiamo Sharon e vi auguro una buona giornata al parco.
Così li ho conosciuti.
La mamma è una pizzaiola, fa pizze di tutti i tipi, ha inventato una pizza
tutta sua di cui non vuole svelare gli ingredienti.
Il papà è il proprietario di un Mc Donald’s : fa hamburger, patatine e
bocconcini di pollo.
Il bambino più piccolo frequenta l’asilo nido e si chiama Roberto, mentre
il figlio più grande frequenta la scuola primaria Bistolfi, la classe 2 B e si
chiama Andrè.
Io ed Andrè siamo andati sullo scivolo, ma lui non riusciva a passare
perché era troppo grasso.
Siamo andati sull’ altalena, ma non riusciva a spingersi per via del
peso.Ad un certo punto mi sono accorta che era sceso dall’ altalena e che
era andato a sedersi sulla panchina piangendo. Allora io mi sono
avvicinata.
Lui ha detto, piagnucolando:-Sono troppo grosso e grasso.Io gli ho detto che, anche se era un po’ grasso e grosso, non importava,
perché era comunque carino e simpatico.
Andrè mi ha sorriso e io mi sono sentita speciale!
È una famiglia veramente particolare!!!
61
VITTORIO SIVIERI CLASSE
5B
Caro Ivan,
voglio parlarti di una famiglia che ho incontrato al mare.
Margherita, la madre, era molto severa e sgridava di continuo i bambini:
-Non potete allontanarvi, non potete giocare senza la crema solare, non
potete fare il bagno da soli!
Per fortuna c’era il padre Antonio che era bravissimo e difendeva i
bambini.
A me veniva da ridere quando lo vedevo perché aveva un grosso naso a
patata.
I loro figli, Matteo e Mattia stavano sempre con me. Matteo giocava
spesso a biglie e Mattia amava fare castelli di sabbia, ma era testardo e li
voleva costruire vicino al mare, così alla prima onda cadevano!
Tra di loro parlavano una strana lingua, all’inizio pensavo fosse albanese
o inglese ma poi mi hanno spiegato che sono dei Walzer: una comunità
che cerca di conservare la lingua e le usanze antiche.
Il sabato venivano i nonni con Flappi, il loro cihuahua, che era così bello!
Aveva due grossi occhi azzurri e un morbido pelo marroncino chiaro.
Voglio raccontarti della volta che io e Matteo abbiamo nuotato fino alla
piattaforma, poco prima della boa. Mattia avrebbe voluto venire con
noi,ma Antonio, il papà gli ha spiegato che era troppo piccolo per andare
dove il mare era profondo.
All’inizio io e Matteo facevamo una gara, ma, mano a mano che ci
allontanavamo dalla riva, iniziavamo ad avere paura, poi ci siamo fatti
coraggio ed abbiamo raggiunto la piattaforma.
Ciao Ivan
Non vedo l’ora di vederti!
Il tuo amico Vittorio
P.S. scrivimi presto.
62
ALTRI TESTI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
“ALIGHIERI“ALIGHIERI-TREVIGI”
ORMELLESE ERIC
1°H
15 Marzo 1862
Caro diario,
tutti i giorni io mi affaccio a una finestra di una casetta piccola con un bel
giardino fiorito e vedo una famigliola, che anche se non ha tutte le
comodità perché è povera è sempre molto felice.
Guardando dalla finestra io vedo che vivono in sei più un cane e una
gatta.
C'è un bambino di appena un anno e due uomini, il nonno e il papà, le tre
donne sono la mamma, la nonna e la zia e poi ci sono il cane Fido e la
gatta Candida.
Ognuno di loro ha un compito preciso, il nonno e il papà si svegliano al
mattino presto e lavorano nel fienile, la nonna, la zia e la mamma si
prendono cura del bambino e delle faccende domestiche, il cane si rende
utile nel lavoro del papà e del nonno e la gatta dorme davanti al camino.
Io però me li sono fatti amici e adesso, carissimo diario, ti spiego come.
Mi trovavo alla solita finestra di quella casetta e ad un tratto mi
scoprirono.
Il nonno e il papà mi videro e mi accolsero con gentilezza e mi fecero
accomodare in casa. Appena entrai rimasi stupito a vedere le galline,
subito mi fecero sedere e mi offrirono un tè caldo, poi mi chiesero il mio
nome e io risposi:”Mi chiamo Eric.”.
E da quel giorno diventammo amici; io il pomeriggio andavo da loro
sempre e loro mi accolsero sempre gentilmente.
Ciao caro diario.
Eric
63
Carrettoni Alessia
classe 1° I
martedì, 20/03/2012
Caro diario,
stamattina a scuola è arrivata una ragazza del circo di nome Valentina. E’
paffutella, molto simpatica e dai suoi grandi occhi neri traspare molta
dolcezza. Era vestita in modo buffo: indossava dei jeans, una maglietta
tutta colorata e una sciarpetta bianca e sulla testa portava uno strano
cappello.
Durante l’intervallo mi sono avvicinata a lei, volevo sapere tutto della sua
vita, della sua famiglia e di come passa le giornate. Lei ha cominciato a
raccontarmi che fin da piccola suo zio Alfredo le ha insegnato a fare il
pagliaccio e a divertire la gente. Adesso anche suo fratello Filippo, che è
più piccolo di lei e che ha solo otto anni, fa il clown.
Alfredo oltre a fare il pagliaccio, grazie al suo fisico snello e asciutto, fa
anche l’acrobata con il papà Giuseppe, un uomo molto agile e muscoloso.
La mamma Carla, invece, fa la domatrice di cavalli.
Valentina mi ha anche raccontato come trascorre le sue giornate: si alza
presto al mattino per andare a scuola e al pomeriggio, dopo aver fatto i
compiti, insieme alla sua famiglia si allena per lo spettacolo della sera.
Io le ho chiesto se non le pesasse cambiare di continuo città, scuola,
compagni e professori ma lei mi ha risposto che ormai è abituata, che
questa è la sua vita, in fondo l’ha sempre fatto e anzi le sembrerebbe
strano fermarsi in un posto più di dieci giorni.
Per quanto riguarda lo studio, poi, la madre l’aiuta molto, d’altra parte
prima di lavorare al circo faceva l’insegnante.
Finito l’intervallo siamo rientrate in classe, ho continuato a fissarla per
tutto il tempo provando ad immaginarmela vestita da pagliaccio.
Questa sera stessa mi ha invitata a vedere il loro spettacolo. Lei, Filippo
e suo zio Alfredo erano vestiti da clown e si sono esibiti in un numero
molto divertente, la mamma invece ha fatto un difficile numero con i
cavalli e il papà Giuseppe si è esibito in un pericolosissimo esercizio al
trapezio. E’ stata una serata indimenticabile, mi sono divertita tanto e ho
riso un sacco. Domani mattina ai compagni racconterò della serata
emozionante che ho trascorso e di quanto bravi e divertenti siano stati
Valentina e la sua famiglia.
Tra qualche giorno Valentina dovrà partire insieme al suo circo alla volta
di un’altra meta ma mi auguro di rivederla presto.
Adesso caro diario vado a dormire, sono molto stanca ma stai tranquillo
domani ti scriverò e ti aggiornerò sulle novità.
Ciao, un bacio
Alessia
64
Giachero Marco
classe 1°I
Ecco giunta un’altra domenica! Un giorno di festa nel quale tutta la
famiglia si ritrova intorno ad un tavolo a mangiare tutti insieme e a
parlare della settimana ormai trascorsa.
Quella domenica, come solevo fare tutte le domeniche, finito di mangiare
mi sedetti per terra con la testa appoggiata sulle ginocchia di mia nonna
che, accarezzandomi dolcemente i capelli, mi disse: - Sai Marco, voglio
raccontarti come passavo io le domeniche quando ero piccola come te.
La mia famiglia era una di quelle famiglie numerose, vivevo con i miei
genitori, i miei fratelli e i miei nonni; era una di quelle famiglie di una
volta, sai, patriarcali in cui il capo famiglia, il membro più anziano,
prendeva le decisioni più importanti.
Vivevamo in una casa molto umile, non come quelle di adesso.
Ricordo che appena sveglia la nonna mi chiamava per andare a fare
colazione insieme ai miei fratelli Ercole e Giovanni. Ercole veniva
soprannominato “Ercolino”proprio perché era il membro più piccolo della
famiglia e amava stare in braccio a nonna Pina.
Poi, dopo aver salutato la nonna, insieme ai miei fratelli e a Rex, il cane
di famiglia che di notte faceva la guardia alla casa, raggiungevo al
pascolo papà Antonio e lo aiutavo a pascolare il gregge.
Quando arrivava l’ora di pranzo, radunavamo le pecore per riportarle
nell’ovile e ce n’era sempre una che non voleva aggregarsi alle altre,
aveva sempre la testa fra le nuvole e per questo la chiamavamo
Nuvoletta. Quando arrivavamo a casa e ci sedevamo a tavola per
mangiare, tutte le volte la nostra gallina Arcibolda per dispetto saliva
sulla tavola e si scrollava tutta lasciando le piume nei piatti. Noi bambini
ridevamo di gusto, ma mamma Pina infuriata l’afferrava per le zampe e
l’avvicinava al fuoco, allora la gallina, per paura di scottarsi, ritornava per
terra a beccare le briciole. Finito il pranzo, dopo un piccolo riposino
pomeridiano, andavo insieme al nonno nel bosco a raccogliere la legna
perché a quel tempo non esistevano i termosifoni e si usava la stufa a
legna. Ricordo in particolare una domenica in cui mio nonno con la sua
sega tagliò una quercia secolare, legammo tutti i rami che riuscimmo a
prendere con un pezzo di spago che mio nonno teneva sempre in tasca e
ci incamminammo verso casa con la carriola strapiena di legna. Dopo
esserci lavati, ci sedemmo su di una panca di legno per gustarci in
tranquillità un’appetitosa minestra di verdura -.
65
A questo punto mia nonna si alzò lentamente dal divano e mi disse: Ciao Marco, adesso devo proprio andare, finirò di raccontarti un’altra
volta -.
Per tutta la serata non feci altro che ripensare al suo racconto e capii che
nonostante siano passati tanti anni e che la mia famiglia sia molto
diversa da quella di mia nonna, la cosa che ci accomuna è il rispetto e
l’amore che ci unisce.
Allara Gianluca
Classe 1°I
Caro
Diario,
oggi all’oratorio ho conosciuto un ragazzo di otto anni di nome Giovanni.
Appena arrivato l’ho notato subito (come potevo non farlo!). Era vestito
in modo buffo e molto colorato, indossava delle enormi scarpe rosse ed
un vestito a pois di mille colori. Subito mi sono avvicinato a lui per
conoscerlo, ci siamo stati simpatici e abbiamo cominciato a parlare. Mi ha
raccontato che lui e la sua famiglia lavorano in un circo e che lui fa il
pagliaccio; si diverte molto a farlo perché gli piace far ridere la gente.
Senza accorgercene abbiamo passato la metà del pomeriggio a parlare
delle nostre vite, dei nostri passatempi preferiti e delle nostre passioni.
Guardando l’orologio ci siamo accorti che si era fatto tardi e dovevamo
rientrare. Giovanni mi ha chiesto di seguirlo; siamo giunti in un grande
piazzale pieno di roulottes, la sua era quella più grande trainata da un
enorme camion. Dietro di essa era montato un grande tendone rosso e
blu; mi ha fatto cenno di entrare e subito ho notato un ragazzo un po’
grassoccio ma molto agile che stava facendo degli esercizi al trapezio.
Giovanni me l’ha presentato: - Lui è Giacomo, mio fratello maggiore - mi
ha detto. Poi, quest’ultimo, facendo una strana acrobazia e rivolgendosi a
Giovanni, ha esclamato: - Oh, ti sei fatto un altro amico! Ricordati di non
fartene troppi perché tra pochi giorni ce ne andremo-.
Poco distante una donna camminava su una corda: si trattava di Luisa, la
mamma di Giovanni. Lei fa l’equilibrista e non mi sono avvicinato a lei
per non distrarla. Dietro di lei, ad aiutarla, c’era un uomo alto e robusto
di nome Franco, il padre di Giovanni, che fa il domatore di cavalli ed è
inoltre il presentatore del circo.
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In fondo al tendone due bambini paffutelli stavano facendo il giro delle
pista suonando un grosso tamburo: erano Aldo e Lorena, due gemelli, i
più piccoli della famiglia.
Per
tutto il tempo in cui sono rimasto all’interno del tendone Gianni ha
continuato a parlarmi della sua vita non molto facile. - Cambiare di
continuo città, conoscere sempre persone nuove, affezionarsi a loro e poi
andare via non è il massimo - continuava a ripetermi.
Poi mi ha accompagnato all’uscita perché si era fatto molto tardi e,
strizzandomi l’occhio, mi ha detto: - Credimi, non è poi così male, è
comunque una bella vita!-.
Durante tutto il tragitto verso casa ho ripensato alle parole di Giovanni e
alla giornata trascorsa insieme. Sono proprio contento di aver conosciuto
una famiglia simpatica anche se un po’ bizzarra come la sua.
Adesso caro diario è molto tardi e devo salutarti, ma non preoccuparti
perché anche domani ti informerò sui fatti che accadranno!
A presto, Gianluca
Mazzucco Edoardo
classe 1° I
20 Marzo 2012
Caro Diario,
voglio raccontarti di quella volta che conobbi a scuola un bambino del
circo di nome Filippo. Ricordo che i primi giorni non parlava con nessuno
e se ne stava in disparte. Allora io e i miei compagni gli andammo vicino
e gli chiedemmo se si trovava bene nella nostra città dove era arrivato
con tutta la sua famiglia. Lui rispose di no perché non aveva amici.
Io e Filippo legammo subito, capimmo che tra noi c’era una buona intesa
e diventammo subito buoni amici.
Qualche giorno dopo mi invitò a casa sua, fui sorpreso del suo invito e
accettai.
Quando fui davanti a quella che lui chiamava casa, mi accorsi che si
trattava di una roulotte molto grande, dotata al suo interno di tutti i
comfort.
Trascorremmo insieme l’intero pomeriggio e mi raccontò che fin da
piccolo ogni domenica si esibiva con la sua famiglia nel circo.
Lui, durante gli spettacoli, presentava i componenti della sua famiglia e,
vestito da clown, intratteneva il pubblico con scherzi divertenti.
67
Suo fratello minore, mi spiegò, suonava il tamburo e sua sorella andava
in giro tra gli spalti regalando fiori e dolci.
Suo papà, invece, addestrava animali, in particolare cavalli, perché sua
moglie faceva strani numeri in sella ad un cavallo. Infine suo zio faceva
l’equilibrista e si esibiva in pericolosi numeri con il trapezio.
Quando Filippo finì di raccontare, mi condusse dentro al tendone dove
suo zio, sua mamma e suo papà si stavano preparando per lo spettacolo
del giorno dopo.
Dopo avermi presentato i suoi genitori, mi chiese di seguirlo e andammo
in camera sua: tutte le pareti erano tappezzate di foto che lo ritraevano
insieme ad attori cinematografici che si erano esibiti nel suo circo.
Mi invitò allo spettacolo della domenica seguente e accettai il suo invito
con gioia, ero proprio contento di vederlo esibire.
La domenica sera mi recai al circo insieme ai miei genitori, ci aveva
riservato dei posti in prima fila. Quando Filippo fece il suo ingresso feci
fatica a riconoscerlo, era truccato e vestito in modo buffo con un grosso
naso rosso. Dopo avere presentato al pubblico sua sorella e suo fratello,
mi invitò a salire sul palco con loro, cercavo di imitarli nelle loro buffe
azioni ma a fatica, ma il pubblico mi applaudì lo stesso.
Finito lo spettacolo, io e miei genitori andammo da Filippo e dalla sua
famiglia e ci congratulammo con loro per la bellissima serata.
Qualche giorno più tardi Filippo partì.
Ancora oggi porto nel cuore il ricordo di quei giorni trascorsi insieme.
Adesso caro diario ti devo salutare, ma ti dirò che dopo aver conosciuto
Filippo e la sua famiglia ho capito che a me il circo piace moltissimo.
A presto
Edoardo.
68
Pivetta Ettore
classe 1° I
Un bel giorno di primavera, in cui il sole splendeva nel cielo limpido, nella
mia città arrivò il circo.
Sì, l’attrazione più amata dai bambini della mia età che, accompagnati da
nonni e genitori, provano sensazioni incredibili e si divertono un mondo a
guardare esibirsi clown, giocolieri, trapezisti, equilibristi e animali
buffissimi come foche, cavalli ed elefanti.
Il circo che giunse a Casale Monferrato era gestito da un giocoliere di
origine russa e dalla sua famiglia.
Dopo aver montato il tendone, il proprietario del circo iniziò a girare per
la città con il suo furgoncino tappezzato di insegne e volantini.
Il primo giorno in cui si esibirono fu un giorno di scuola, ma tutti gli altri
spettacoli per fortuna si tennero di sabato ed io potei assistere a
qualcuno di questi.
Lo stesso giorno in cui il circo giunse in città, arrivò a scuola un nuovo
compagno: Augusto. Aveva un cognome impronunciabile che
successivamente scoprii avere
un’antichissima origine russa.
Augusto faceva ancora l’apprendista e suo padre, il giocoliere del gruppo,
gli insegnava i trucchi del mestiere.
Suo padre non lo lasciava ancora esibire perché lo riteneva troppo
giovane e inesperto, ma Augusto qualche volta faceva il suo ingresso
durante gli spettacoli e creava scompiglio divertendo la gente.
I primi giorni di scuola Augusto stava in disparte seduto in un angolo
vicino alla finestra e non parlava con nessuno. Dopo qualche giorno
facemmo amicizia e mi raccontò di vivere in una grande roulotte con i
suoi zii, i suoi cugini, sua madre, suo padre e il fratello di suo padre, a
cui purtroppo era morta la moglie. Augusto aveva anche una sorella più
grande che frequentava la terza media.
Durante la giornata i suoi genitori continuavano a provare gli spettacoli e
ad inventare nuove scenette divertenti poi, a mezzogiorno, iniziavano a
girare per la città con il loro furgoncino per pubblicizzare i loro spettacoli.
Il fratello di suo padre era addetto a montare la struttura del trapezio, a
dar da mangiare ai cavalli e a pulire il palco, mentre i suoi zii e i suoi
cugini tenevano sotto controllo gli incassi della giornata.
Dopo il settimo spettacolo Augusto e il suo circo andarono via, fu un
momento di tristezza, ma quando a Casale giunsero le giostre nessuno
pensò più a loro.
69
Leonardo Caveglia Curtil
1°L
Tanto tempo fa, nel Medioevo, viveva una famiglia povera di semplici
contadini: due anziani che non potevano più lavorare nei campi, il padre,
due ragazze, la madre, un bambino piccolo, un cane, un gatto e qualche
gallina.
Ogni giorno la famiglia andava a lavorare nei campi, lasciando il bambino
con i nonni. Oggi è lunedì, la giornata delle corvées e devono recarsi tutti
(tranne chi non può lavorare perchè è troppo giovane o troppo vecchio) a
lavorare gratuitamente il campo del signore.
Quando la famiglia stava per tornare dal campo del feudatario, uscirono
alcune guardie dal palazzo del signore per proclamare a tutto il paese
una ricompensa di 100 denari a chi ritrovasse un antico manoscritto in
cui si raccontava di un passaggio segreto al di sotto di Roma. Il vassallo
voleva utilizzarlo per arrivare dall'altra parte del passaggio dove, secondo
il racconto, si sarebbe nascosto un tesoro. La famiglia purtroppo era
occupata a coltivare e a commerciare quel poco che producevano in più.
Di solito il mercoledì andavano al mercato per vendere grano; lungo la
strada, trovarono una moneta d'argento per terra. Avrebbero dovuto
portarla subito al padrone del feudo, però avrebbero rischiato di essere
ritenuti dei ladri, poiché i denari li possiedono solo le persone abbastanza
ricche; furono così obbligati a lasciarlo lì in attesa che qualcuno lo
prendesse.
Dopo qualche mese, arrivò la stagione secca e anche con la rotazione
biennale, il raccolto diminuiva a dismisura. Cercavano di guadagnare
qualche soldo con il loro raccolto per comprare una mucca che gli desse
latte e, magari dopo qualche anno, anche carne. Intanto che passavano i
mesi, la famiglia si impoveriva e il raccolto diveniva sempre più scarso.
Un giorno, mentre aravano il campo, la sorella minore sentì sotto l'aratro
che c'era una grande pietra: tolse qualche zolla e trovò una specie di
baule di legno. Lo aprì e trovò proprio il manoscritto che cercava il
padrone. Lo disse subito alla famiglia che fu contentissima di poter
finalmente guadagnare un bel po' di soldi per mangiare e vivere meglio.
La figlia minore però decise di entrare per prima nel passaggio.
La mattina dopo partì di nascosto seguendo le indicazioni del manoscritto
e, una volta arrivata nella sala del tesoro, trovò un baule pieno di
monete d'oro. La ragazza tornò dalla famiglia con parte del bottino e
dovettero scappare lontani dal feudo, per non essere ricercati. Fuggirono
in Germania e grazie al denaro riuscirono ad acquistare addirittura un
feudo. Da lì diventarono dei feudatari ancora più ricchi, ma molto più
buoni nei confronti dei loro contadini e di tutti quelli che vivevano
all'interno del feudo.
70
Marasà Rosaria
1ª
Un’avventura in campagna
In una vecchia casa di campagna viveva una povera famiglia. Io
conoscevo Marisa, una ragazza semplice simpatica, era alta, magra,
aveva i capelli scuri e nonostante la sua famiglia fosse povera aveva
sempre il sorriso stampato in faccia. La casa dove abitava non era una
meraviglia e, se devo essere sincera, a me faceva anche paura: era
piccola, buia, fredda, con una piccola finestra che cigolava. La sua
famiglia era molto gentile con me, mi piaceva: i suoi nonni erano molto
anziani e i suoi genitori si chiamavano Lorenzo e Francesca. Marisa aveva
anche un fratellino più piccolo di lei che si chiamava Luca ed era molto
carino.
Mi ero trasferita in campagna da poco e avevo capito che la vita lì era
tutta un’altra cosa rispetto a quella della “città”. Mio padre era un
contadino e spesso stava lontano da casa (abitando in campagna, invece,
il lavoro gli era meno faticoso). Marisa era l’unica persona che
conoscevo. Un giorno, camminando per i campi, abbiamo trovato un
cagnolino bianco a macchie nere, abbaiava come se ci volesse dire
qualcosa e ad un certo punto ha incominciato a correre. Marisa ed io
l’abbiamo seguito arrivando su una piccola collina dove, più in là,
abbiamo intravisto una grande casa “ spettrale”, apparentemente
disabitata. Ci siamo avvicinate e cautamente siamo entrate. Marisa è
scivolata su un vecchio foglio bruciato, l’ho aiutata ad alzarsi e ho
raccolto il foglio : era una mappa, sembrava la mappa del “tesoro” ! Mi
ricordai di una leggenda che narrava la storia di una ricca famiglia, morta
dopo un terribile bombardamento. La famiglia avrebbe fatto in tempo a
raccogliere tutti i suoi beni e a nasconderli in un baule. La mappa non era
chiarissima, aveva impresse alcune immagini.
Abbiamo deciso di seguirla intraprendendo un’avventura. La ricerca del
tesoro è andata avanti per un po’ di giorni, che però in quella casa buia e
piena di polvere e ragnatele sembravano secoli. Quando alla fine
abbiamo trovato il baule contenente il famoso tesoro, l’abbiamo aperto
senza esitare e ci siamo accorte che sì, era pieno di monete, ma di
cioccolato! Abbiamo visto che in fondo al baule c’era anche un biglietto,
l’ho aperto e ho letto ad alta voce ciò che vi era scritto:
“Seguendo la via della felicità, il tuo cuore di gioia si riempierà”.
Allora abbiamo capito che i beni della leggenda non sono denaro e
gioielli, ma la felicità che vale di più di ogni cosa! Io e Marisa ci siamo
guardate in faccia, abbiamo preso il baule e siamo tornate a casa ricche
di gioia.
71
Botoc Ana Maria
Classe 2^G
CHE COSA RAPPRESENTA PER ME IL CIRCO
La famiglia del circo è proprio strana,non saprai mai chi incontrerai.
Là dentro ci sono persone pazze, ma cosa dico ,matte da ricovero.
Persone che saltano dai trampolini, sputano fuoco, fanno salti acrobatici
ecc.
Inoltre si trovano anche persone mostruose, come la donna barbuta,
oppure persone che non stanno né in cielo, né in terra; volete sapere chi
sono? I clown.
Si, i clown, ma non vedete come si vestono, hanno tute color arlecchino,
strane parrucche, trucchi bizzarri,che spesso fanno spaventare i bambini
ma, scusate, chi si vestirebbe così?
Io non di certo,ma il circo è anche bello.
Dovete sapere che il circo è come una favola, può incantare o non
piacere.
A me piace il circo: è divertente ed emozionante.
Da piccola,anche se lo sono ancora oggi, mi piaceva andarci perché era
qualcosa di fresco, innovativo e zuccheroso.
Zuccheroso?
Si, io adoro le caramelle, soprattutto lo zucchero filato.
Bé, se dovessi definire il circo direi:”zucchero filato a volontà”.
Ma non scherziamo, il circo non é questo.
Il circo è fatto di duro lavoro e di impegno per arrivare agli obiettivi che
si vogliono raggiungere e il ringraziamento per tutto questo é un
applauso.
Un semplice applauso o un sorriso é questo che fa scaldare il cuore e
invoglia gli artisti ad impegnarsi sempre di più!
Ana Maria Botoc
72
Diotto Federica
Classe 2^G
Nella Città Del Girasole si è trasferita da poco tempo una famiglia
circense. E’ composta da grandi talenti: acrobati, giocolieri , clown e
mangiafuoco, ognuno dotato di passione, simpatia, spensieratezza e
voglia di divertire gli altri . In fondo, era questo quello che contava
veramente.
Non avevano mai un posto fisso, ma amavano viaggiare ed esibirsi in
luoghi diversi per portare allegria ovunque andavano.
Ogni volta che uno di loro saliva sul palcoscenico e vedeva davanti a sé il
pubblico, impaziente di assistere allo spettacolo, provava una forte
emozione.
La sera, la famiglia cominciava a scaricare dai camper dei teli rossi e blu
e un’infinità di corde e pali. Lavoravano sodo e, il giorno dopo, il circo
era pronto.
Le ballerine indossavano vestiti coloratissimi, facevano piroette, spaccate
e salti sorprendenti : sembravano quasi volteggiare nell’ aria.
I pagliacci recitavano buffe barzellette e litigavano tra di loro per finta.
Gli equilibristi erano bravissimi: camminavano con sicurezza su un filo
senza barcollare.
E poi , c’ erano anche gli elefanti, che indossavano mantelli blu a pois
bianchi, le tigri, che stavano in equilibrio sulle zampe posteriori e le
foche, che facevano girare una palla appoggiata sul loro naso .
Tra il pubblico regnava un’ atmosfera allegra e serena.
Si alternavano gli applausi , le risate e gli “ohh …” degli spettatori.
I bimbi assistevano a bocca aperta all’esibizione ma anche gli adulti
avevano gli occhi sgranati , e il loro stupore si poteva leggere dall’
espressione del volto.
Molti, mentre guardavano i vari numeri, sentivano dentro di loro felicità e
spensieratezza ed erano coinvolti a tal punto da dimenticarsi tutto ciò
che li circondava.
E’ per questo che tanti consideravano il circo un ambiente magico.
E quella famiglia circense era proprio capace di sottolineare questo
aspetto sorprendendo tutti con dei nuovi numeri. Provavano e
riprovavano le scene e le battute e ce la mettevano tutta per ottenere dei
buoni risultati. La cosa più bella di loro era l’ unione che li legava e con l’
impegno e il duro lavoro riuscivano ad emozionare la gente
Il loro talento e la loro bravura suscitavano stupore e ammirazione da
parte degli spettatori.
Infatti, lo scopo era proprio questo: trasmettere l’ allegria e i loro
sentimenti attraverso lo spettacolo, in modo che quest’esperienza
diventasse un bel ricordo da portare sempre nel cuore.
73
GALEOTTI EDOARDO
CLASSE 2^ G
Tanti anni fa in un piccolo borgo medioevale tra la Liguria e la Toscana
vivevano varie famigli , non erano molto ricche ma si aiutavano l’una
con l’altra.
Abitavano in grossi cascinali, in quel paese erano quasi tutti imparentati
tra di loro, molti coltivavano la terra e allevavano gli stessi animali: alla
sera, quando tutti erano tornati dai campi e dai pascoli, e si era dato da
mangiare alle galline, si riunivano attorno a un tavolo per mangiare le
pietanze che le donne avevano preparato durante la giornata , nel corso
della cena bevevano, ridevano e scherzavano poi, dopo aver mangiato,
andavano nella stalla (il luogo più caldo della casa) per raccontarsi storie
a vicenda .
Il giorno più bello, però, era la domenica quando ognuno si poteva
rilassare: tutto iniziava il sabato quando le donne preparavano i cibi per il
giorno seguente ,la giornata della domenica iniziava con l’ andare a
messa nella chiesetta del paese, ciascuno indossava l’ abito più bello,
finita la messa saliva sul proprio carro trainato da forti cavalli e si recava
in un enorme prato fiorito per mangiare ,ridere e scherzare ,si giocava a
palla e col cane ,si mangiavano le buone marmellate preparate con cura
e affetto dalle signore.
Nel pomeriggio gli uomini prendevano armi e cani e andavano a caccia di
fagiani e di lepri per la domenica sera mentre i giovani giocavano nel
prato .
All’ora di cena le famiglie facevano una grande festa mangiando la
selvaggina cacciata durante la giornata e bevendo il buon vino fatto in
casa, le ore erano rallegrate da musiche e danze popolari, storie e giochi
, risate e poi ancora; era uno spettacolo, per chi veniva da fuori, vedere
quel piccolo borgo così illuminato e allegro.
Al fine della giornata della domenica tutti erano meno gioiosi perché
sapevano che la mattina seguente sarebbe ricominciato il solito lavoro :
ci si sarebbe dovuti alzare all’alba per lavorare duramente fino alla sera
,questo per tutta la settimana fino alla domenica successiva ,per fortuna
in loro non mancava la speranza che la domenica sarebbe arrivata al più
presto .
“La domenica è un giorno meraviglioso ma vissuto in famiglia lo è
ancora di più”
74
Mirko Chiora
II H
Caro diario è da un mese che non ti scrivo più perché ti ho dimenticato a
casa e sono partito per la Tanzania; mi sono ricordato quando ormai
avevo il sedere appoggiato sulla poltrona dell’hotel Leopardo, comunque
adesso sono qui vicino a te a scriverti.
Inizio con il raccontarti l’avventura nella savana, dove il primo giorno io,
papà e la mamma siamo dovuti scappare da un leone inferocito, ci siamo
salvati solo grazie ad un cacciatore che gli ha sparato del sedativo per
addormentarlo!
Poi, il giorno dopo, abbiamo visto una piccola casetta diroccata, e siamo
andati a vedere se ci viveva qualcuno; appena aperta la porta abbiamo
trovato un cane che ci ha abbaiato contro ininterrottamente, e dietro
c’erano ben sei persone che vivevano in quel buco. Subito ci hanno
accolto gentilmente e ci hanno offerto un tè, mentre ci raccontavano la
storia della loro vecchia vita.
In passato erano stati dei circensi, molto bravi, ma molto egoisti ed
erano stati buttati fuori dalla città in cui lavoravano; subito ci hanno
chiesto una mano e poi anche di restare lì e di formare di nuovo una
bella famiglia circense, insieme a loro.
Noi senza discussioni abbiamo immediatamente accettato, solo che
siamo tornati a casa per prendere le cose più importanti da portare, e io
subito prendo te, poi delle altre cose chi se ne importa!!!
75
Riccardo Gatti
II H
C’era una volta una famiglia circense che girava il mondo per
guadagnarsi da vivere. Ognuno aveva il suo ruolo: il padre clown, la
madre maga, la figlia domatrice e il figlio equilibrista.
Un giorno, durante il loro spettacolo, il figlio cadde mentre eseguiva il
suo numero e si ruppe una gamba. Lo portarono velocemente
all’ospedale e lì fu ricoverato per una ventina di giorni. Per tutto quel
tempo la madre lo andò a trovare.
L’unico giorno in cui ella non gli fece visita, arrivò a trovare il bambino
una persona che lui non aveva mai visto in vita sua. Era truccato, e,
come suo padre, era anche lui un clown. Lui, però, era diverso da suo
padre e da tutti gli altri. Aveva la faccia dipinta di nero, il naso nero e
aveva due lacrime nere che scendevano dagli occhi. All’inizio il bambino
non capì se era un sogno o la realtà, ma quando il clown nero parlò,
rischiarò tutti i suoi dubbi: era reale!
Disse una cosa che toccò il bambino nel profondo. Suggerì che sua
madre non era andata a trovarlo perché non gli voleva più bene. Gli disse
anche che se voleva stare con qualcuno che gli volesse davvero bene
sarebbe dovuto andare da lui, lo avrebbe trovato in periferia.
Quella notte il bambino scappò dall’ospedale per andare dal “clown nero”.
Lo trovò e decisero di mettersi insieme per creare un loro circo e quindi
fare concorrenza ai suoi genitori.
Intanto questi ultimi, quando scoprirono che loro figlio era scappato, lo
cercarono dappertutto. Una sera lo videro e cercarono di andargli a
parlare, ma lui li rifiutò e continuò a stare con il clown nero.
Solo dopo molto tempo e svariati tentativi, finalmente, riuscirono a far
capire al figlio che tutto quello che gli aveva detto l’altro clown non era
vero e che l’aveva fatto solo per poter guadagnare di più.
E così il figlio, dopo essersi ripreso completamente dall’infortunio,
ricominciò a lavorare nel circo con la sua famiglia. Ah, forse vi starete
chiedendo come faccio a sapere tutto questo; forse perché quel bambino
ero io!
76
Morando Alice
2H
Il giorno del compleanno di Anna, la figlia dell’avvocato Marco, il padre
decise di portarla a vedere il circo che era stato per dieci anni il suo
sogno.
Arrivata, la bambina era agitatissima perché in vita sua non era mai
entrata in un circo.
Era affascinata da tutte quelle persone che ondeggiavano, che
cavalcavano, che facevano i pagliacci, insomma a vedere la sua faccia
era come vedere il sole sorgere al mattino.
Durante l’intervallo la bambina andò in bagno e uscendo incontrò un
bambino che, a dire la verità, visto così non sembrava per niente il
fanciullo del circo che si esibiva come pagliaccio, anzi, al contrario,
sembrava un bambino normale.
La piccola Anna fece subito conoscenza con lui.
I due ragazzi per prima cosa si presentarono.
Gianni chiese ad Anna se voleva conoscere la sua famiglia, la piccola
disse di sì e lui la portò a vedere che cosa facevano i suoi genitori.
Osservando i genitori di Gianni che lavoravano con gli animali e con il
fuoco, la bambina decise di provare…
Salì sul cavallo con la mamma di Gianni e fece un giro e subito capì che
cavalcare non faceva per lei, provò tutti gli altri numeri, ma poi comprese
con rammarico che per lei nulla era adatto, se non la scuola.
Il giorno dopo, in classe, incontrò proprio Gianni, ma non era come la
sera prima al circo era più arrogante e prepotente, voleva solo farsi
vedere.
A quel punto la piccola Anna capì che Gianni non faceva per lei.
Però in fin dei conti era contenta del compleanno passato con il papà.
77
Elena Secco
II H
Tutto iniziò quando Anna arrivò a Mosca, sede del più grande circo del
mondo. Lei era una ragazza viziata e prepotente che si era stufata di
vivere in campagna con la famiglia e voleva trasferirsi in città.
Nei primi mesi era tutto rose e fiori. Viveva in una casa vicino al centro e
non faceva niente tutto il giorno. Le cose cambiarono quando il padre
decise che non doveva più dipendere da lui e doveva cercarsi un lavoro.
Anna non aveva nessuna voglia di lavorare, amava starsene tutto il
giorno a poltrire, ma il padre non ne voleva sapere, lei doveva mettersi a
lavorare. Arrabbiata con il lui incominciò comunque a cercare lavoro.
Cerca, cerca, non c’era nessun impiego che le andasse bene quando,
ormai disperata, vide un cartellone con su scritto:
“Cercasi equilibrista su corda per il circo della famiglia Rossi”.
Ad Anna brillarono gli occhi. Lei era molto brava come equilibrista ed
andò subito al circo per proporsi. Fece la sua prova, e alla fine pensava di
essere andata malissimo e che non l’avrebbero mai presa. Invece le
dissero:
“Sei stata bravissima, benvenuta al circo”.
Anna era contentissima, avrebbe reso orgoglioso il padre e avrebbe
avuto decine di vestiti luccicanti. Era felicissima e nulla avrebbe potuto
rattristarla (o quasi). Subito le assegnarono decine di compiti: Strigliare
il cavallo, assicurarsi che ci fosse cibo nelle ciotole dei gatti, cucire dei
lustrini sul suo vestito… Lei non sopportava che le dessero questi compiti
e non voleva eseguirli, ma alla fine dovette cedere.
Passarono i mesi e Anna si comportava sempre meno da prepotente. Il
padre, contento dei suoi progressi, decise che avrebbe potuto tornare a
casa. Anna era contentissima perché avrebbe potuto rientrare in
famiglia, ma quando arrivò a casa il suo umore cambiò. Era di nuovo
servita ventiquattro ore su ventiquattro, mentre al circo aveva imparato
a dare…
Così tornò al circo dalla sua nuova finta famiglia, non più viziata nè
prepotente.
78
Carola Zanatta
2H
C’era una volta la famiglia Lince che aveva delle doti non da tutti e aveva
deciso di aprire un circo, non di quelli sedentari, ma di quelli che girano
molte città.
Questa famiglia aveva una passione per i libri gialli, ogni volta che
andava in qualche città, capitava sempre sotto mano un caso di rapina,
di sparizione d’oggetti, e con le loro capacità riuscivano a risolvere
qualsiasi mistero. Per esempio, un episodio che a loro piace raccontare è
di quando sono andati in Inghilterra e sono spariti alcuni gioielli della
corona.
La vicenda si svolse così: una mattina una guardia si accorse che alcuni
gioielli della corona erano spariti, diede subito l’allarme e cominciarono
immediatamente le ricerche, misero posti di blocco e guardie su tutte le
spiagge ed i porti.
La famiglia Lince subito non ci fece caso perché non conosceva bene la
città.
Due giorni dopo un leone si ammalò, stava malissimo, non voleva
mangiare niente e neanche bere. La madre, di nome Luisa, aveva un
brevetto da veterinaria, quindi si mise subito a cercare il modo per
rimettere in piedi il leone; lei era un’acrobata equestre, in altre parole
faceva acrobazie sul dorso dei cavalli.
Passarono giorni e il leone continuava a star male e a non voler
mangiare. A quel punto lo portarono da un veterinario della zona che
disponeva di apparecchiature avanzate, gli fecero una lastra e scoprirono
che aveva qualcosa nello stomaco.
Avrebbero dovuto fargli ingerire alcuni farmaci per poter rigurgitare,
oppure avrebbero dovuto operarlo. La famiglia decise di provare con i
farmaci, e solo se questi non avessero funzionato lo avrebbero fatto
operare.
Dopo tre giorni il leone vomitò e, con stupore, la madre vide che c’era
qualcosa di brillante. Pulì il tutto e, incredula, capì che erano i gioielli
della corona. Portò subito tutti i preziosi alla polizia e le indagini
cominciarono a restringere il campo a quelli che avevano rapporti con il
circo. La sera dello spettacolo la polizia era dietro alle quinte, osservava
per scoprire qualche comportamento strano da parte di quelli che
lavoravano lì dietro; pochi minuti dopo arrestarono uno degli operai che
era stato visto entrare nel recinto del leone con un sedativo; il poliziotto
fece un cenno alla madre, il pubblico non si accorse di nulla e lo
spettacolo andò avanti nel migliore dei modi.
Qualche settimana dopo la famiglia Lince lesse sul giornale una notizia
”La regina ha deciso! Ora guardie sveglie al castello…”
79
Matteo Fusi
classe 2° L
In un radioso giorno di sole
Così caldo che sulla pelle duole
Nella grande piazza arriviamo
E con la carovana …..ci siamo!
Ora arriva il bello:
montare il tendone, che fardello!
Da quassù, sul mio trampolino,
vedo il pubblico tanto piccino!
Riuscirò nell’intento
Di renderlo contento?
Eccomi lanciato!
Dall’altra parte sono arrivato
Volteggiando nel vuoto
A me così noto.
Leoni, giocolieri, cavalli, contorsionisti,
poi sputa fuoco, pagliacci e illusionisti.
Si accende un applauso così avvolgente
Che rende prodiga tutta la gente!
Con l’esibizione ormai terminata
Abbiam concluso la nostra serata
La grande tenda è già ritirata
Ci prepariamo ad un’altra giornata.
80
Vittoria Murgia
2L
ED ECCO IL CIRCO.....
Ed ecco il circo
che con tanta
fantasia porta
gioia ed allegria.
Dei loro manifesti
e' piena ogni via,
il loro tendone e la loro carovana
sono attesi da grandi e piccini,
che non vedono l'ora di vedere
tigri,leoni e burattini.
Ed ecco signore e signori
inizia lo spettacolo:
ecco Ciccio il clown
che con i suoi scherzi
chiama tutti in pista,
ed ecco l'equilibrista,
tutti quanti con lo sguardo in alto
a vedere il suo salto.
Arriva il domatore
che mette la testa
nelle fauci del leone,
al suono dei tamburi
con una danza il cavallo avanza,
la tigre entra in scena e
con un balzo lo sopravanza.
Lo spettacolo e' terminato
e tutti son rimasti senza fiato .
Con un grande inchino gli artisti salutano e vanno via
accompagnati dagli applausi, come per magia,
lasciano un po' della loro fantasia.
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