APPUNTAMENTI NAZIONALE.qxd

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APPUNTAMENTI NAZIONALE.qxd
NOVEMBRE 2008
SCUOLA DI PENSIERO
“Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 8 Anno 2008”- € 1,20
6
RUBRICHE
ANATOMIA DI UN GIORNO
PERFETTO
Il libro di Melania Mazzucco
Ieri accadrà
Appuntamenti
Antitv
Note acute
Forum
20
23
24
QUANTO COSTA IL SILENZIO
Noir a Manhattan
LA VITA NON È UN LUNGO
FIUME TRANQUILLO
Diario di tre sorelle
LA LOGICA DELL’UTILE A
SCUOLA?
La provocazione del mese
35
36
47
«IO, RAGAZZA DELLA PORTA
52
ACCANTO»
Venti minuti con Federica
Pellegrini
POLITICI SU FACEBOOK
“Toppe virtuali”
per avvicinarsi agli elettori
GENERAZIONI MODERNE
Reportage dal meeting di
Bomarzo
TUTTA UN’ALTRA MUSICA
Viaggio tra le band emergenti
COME IN
UN ACTION MOVIE
Carlo Freccero alla Scuola
Holden
HIP HOP, UNA
DICHIARAZIONE D’AMORE
Istruzioni per una musica
“che spacca
”
ENTRA “NEL GIRO GIUSTO”
Chi è veramente Bugo?
54
56
INCREDIBILE E TRISTE STORIA DI
58
UN BLOGGER
Blog, informazione e censura
GIOVANI CRITICI
NEI PANNI DI UN UOMO
FRAGILE
Intervista a Pierfrancesco Favino
40
42
46
COSTUME E SOCIETÀ
UN’EMAIL A…
Roberto Saviano
MUSICA
32
45
SHAKESPEARE LOW
La lezione-spettacolo
di Giancarlo Sepe
INCHIESTA
Tutti in classe turistica!
26
Tra mete ideali e nuove motivazioni, il viaggio
di Zai.net e Touring Club Italiano per capire
come cambia il viaggio di istruzione
novembre
n°8
Direttore responsabile Renato Truce
Vice direttore Lidia Gattini
Coordinamento di redazione
Eleonora Fortunato
Segreteria di redazione Sonia Fiore
Redazione di Torino
Simonetta Mitola
corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To)
tel. 011.7072647 / 283 - fax 011.7707005
e-mail: [email protected]
Redazione di Genova
Giovanni Battaglio
e-mail: [email protected]
Redazione di Roma
Simona Neri, Martina Chichi
via Nazionale, 5 - 00184 Roma
tel. 06.47881106 - fax 06.47823175
e-mail: [email protected]
Hanno collaborato
Antonella Andriuolo, Ludovica Antonimi,
Michele Barbero, Giovanni Battaglio, Roberto
Bertoni, Marco Billeci, Lorenzo Brunetti,
Martina Chichi, Chiara Colasanti, Emanuele
Colonnese, Valentina Costa, Alessandra
D’Acunto, Debora Lambruschini, Michael
Lorenzelli, Roberta Lulli, Daniele Mainelli,
Marzia Mancuso, Marina Marchese, Matteo
Marchetti, Caterina Mascolo, Fabio Perrone,
Samuele Sicchio, Francesco Testi, Federica
Zaccarelli, Jacopo Zoffoli.
Direttore dei sistemi informativi
e multimediali Daniele Truce
Impaginazione Manuela Pace,
Marianna Montalbano
Illustrazioni Alessandro Pozzi
Fotografie e fotoservizi
Circolo di Sophia, Massimiliano T., Fotolia,
Agenzia Infophoto, Sara Capparella
Sito web: www.zai.net
Francesco Tota
L’autunno caldo di questo 2008 ormai in fuga vi vede nelle piazze, a
difendere il diritto a un’istruzione di qualità, ma non dominata dalla
logica dell’interesse e dell’utile, in una sola parola, pubblica, poiché
senza questo aggettivo non vedete un futuro veramente uguale per
tutti. E così non potevamo non aprire il numero con una selezione
degli interventi che più ci hanno colpito (forum a pag. 18), uno dei
quali è diventato la provocazione a Valentina Aprea, presidente
della VII Commissione Cultura alla Camera (la risposta è a pag. 21).
Ma della scuola vi proponiamo anche il volto più amato, cioé il
viaggio di istruzione nell’identikit tracciato da Touring Club Italiano in
collaborazione con Zai.net. A pag. 26 il servizio scritto da Debora illustra i
dati dell’indagine a cura del primo Osservatorio sulla gita scolastica – a
cui molti di voi hanno partecipato rispondendo ai questionari diffusi nelle
scuole e online sul nostro sito tra maggio e giugno – e vi aiuterà a
sfatare qualche luogo comune; chissà, poi, se vi riconoscete in uno dei
profili tracciati dal nostro ironico test a pag. 30.
In copertina un’immagine di Pierfrancesco Favino: il talentuoso attore
italiano sta vivendo il suo momento d’oro impegnato com’è sui set di
mezzo mondo. A pag. 40, con l’intervista realizzata da Lorenzo,
sentiremo cosa ha da raccontarci sul suo ultimo film nelle sale, “L’uomo
che ama”, per la regia di Maria Sole Tognazzi. Con Giancarlo Sepe
facciamo un salto nel mondo del teatro, alla scoperta di uno
Shakespeare che forse molti di noi conoscono poco, quello dei
personaggi bassi, balordi e ignavi, nel progetto che il Teatro Eliseo di
Roma ha ideato per le scolaresche: “Shakespeare Low”.
Da non perdere, a pag. 32, uno speciale sulla musica emergente curato
da Fabio – “ho selezionato solo quelli che hanno davvero qualcosa di
nuovo da dire!” - e, a pag. 52, l’intervista con una fuoriclasse del nuoto
azzurro, Federica Pellegrini.
Buona lettura!
Editore
Mandragola Editrice
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Anno VII / n. 8 - novembre 2008
Autorizzazione del Tribunale di Roma
n°486 del 05/08/2002
Abbonamento sostenitore: 10 euro
Abbonamento annuale studenti: 7 euro
(9 numeri)
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I CANTIERI
DELL’ETERE
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diretti della legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo periodico è associato
all’Unione Stampa Periodica Italiana
Il progetto "Zai.net: un pieno di solidarietà" è patrocinato dal
Ministero dello Sviluppo Economico
Hanno contribuito a questo numero:
Alessandra D’Acunto
Sonia Fiore
34 anni, nata a Giaveno, paesino
dell’interland torinese, vive a
Torino. È la segretaria di redazione,
nonché una delle voci dei notiziari
di Radio Zai.net, cura i contatti
con le scuole superiori che
aderiscono al progetto Zai.net e
si occupa della distribuzione e
degli abbonamenti. Se non
ricevete la vostra copia della
rivista prendetevela con lei!
Adora il fitness e le danze
caraibiche, fare shopping,
leggere e andare al cinema.
Elisa Moretti
Nata a Genova 28 anni fa, ha
vissuto a Savona fino alla maggiore
età, per poi trasferirsi a Torino.
Durante l'adolescenza ha deciso
che sarebbe diventata una
giornalista. Ha un cane di 14 anni
appena preso in canile, è
vegetariana, ama viaggiare, adora la
musica punk-rock-folk italiana e
segue i suoi gruppi preferiti nei
concerti in tutta Italia. Coordina la
redazione di Zai.net Piemonte e dà
una mano ai giovani reporter di
Radio Zai.net.
Michael Lorenzelli
18 anni, frequenta il Liceo sociopsico-pedagogico "Marie Curie"
di Collegno (To), ma le sue
passioni vanno ben al di là delle
materie di studio. Ama, infatti, il
calcio ("solo quello giocato"
tiene a precisare), scrivere di sé
e, come ci dimostra proprio in
questo numero, dell'hip hop,
genere a cui ha dedicato una
vera e propria dichiarazione
d'amore (pag. 35). La musica,
però, non la ascolta soltanto:
provate a cercare
'Miliziapostatomica' su
MySpace...
19 anni, vive e studia a Roma.
Le piace scrivere, cantare e
suonare il pianoforte (musica e
moda sono le due M della sua
vita, ci ha confidato). Tra le cose
che ama di più ci sono la Sicilia,
con i suoi luoghi e la sua gente,
e passare il tempo con i bambini
in veste di educatrice dell'Azione
Cattolica. Il suo sogno è
diventare una giornalista di
moda, appassionata com’è di
tendenze e grandi firme: perciò,
da questo numero in poi, ci dà
appuntamento nella sua rubrica,
“Gira la moda” (pag. 16).
Fabio Perrone
Antonella Andriuolo
22 anni, romana, studia Lettere
moderne nella sua città e
collabora con Zai.net fin da
quando era allieva del liceo
“Socrate”. Universitaria di giorno
e redattrice di sera, come ama
ripetere lei, è molto
appassionata di scrittura, di libri
(soprattutto i grandi classici
russi) e di arte. Da qualche
settimana è la voce che anima le
trasmissioni di Radio Zai.net da
Roma, ma su questo numero a
pag. 42 potrete godervi la sua
intervista a un grande maestro
del teatro, Giancarlo Sepe.
18 anni, vive a Roma e studia
alla facoltà di Economia.
Collabora con Zai.net e Radio
Zai.net da ormai tre anni, ma più
che un virtuoso della scrittura si
definisce un musicista. Il suo
strumento è la batteria, che
suona all’interno dei Firedust.
Nel tempo libero pratica il nuoto,
gioca a calcetto e legge romanzi.
A pag. 32 ci farà viaggiare tra le
band emergenti più promettenti
della scena musicale italiana, cui
ha dato anche i voti.
GIORNALISTI CON UN
GE
A
ST
K
C
BA
Cos’è Zai.net?
LO SAPEVATE CHE BASTA UN COLPO DI
MOUSE PER ENTRARE NELLA REDAZIONE
DI ZAI.NET E FAR PARTE DEL GRUPPO DI
REPORTER PIU' GIOVANI D'ITALIA?
LORO L'HANNO FATTO...
Quella che state sfogliando è la rivista mensile che fa un po’ da
vetrina a tutte le attività e le interattività del network, che prende
vita soprattutto nel sito, nella radio, nelle notizie del Televideo
Regionale Rai, nel supplemento mensile “Zai.net - Giovani
reporter dalla Liguria”, nell’inserto mensile “Sotto i venti” del
quotidiano Il Riformista.
Dove si trova Zai.net?
Zai.net non si compra in edicola, ma arriva direttamente a
scuola, in classe. Per ricevere la tua copia direttamente a casa,
puoi abbonarti individualmente andando sul sito www.zai.net e
seguendo le istruzioni alla voce “Abbonamenti”.
Come mai gli articoli sono scritti da studenti
e non da giornalisti?
Qui è il nodo di tutta la faccenda. Noi che siamo i coordinatori
della rivista riteniamo di dare ai ragazzi delle scuole uno
strumento in più per raccontarsi, identificarsi e confrontarsi,
nonostante le distanze geografiche e le diverse tipologia di
scuola.
Come si entra a far parte della redazione?
Basta scrivere un’email alla redazione ([email protected]):
noi vi teniamo al corrente sul percorso degli articoli e vi
forniamo le dritte per svolgerli al meglio. Le distanze non
contano: dialoghiamo continuamente attraverso Internet e il
telefono. Contano solo l’entusiasmo e la voglia di scrivere.
Chi sceglie gli argomenti su cui scrivere?
Beh, gli stimoli ci vengono dall’attualità, ma anche dagli argomenti di studio,
dai vostri hobby, dal vostro universo. A noi spetta il compito di coordinarvi
sollecitandovi a seguire le regole principali del giornalismo.
Come si finanzia Zai.net?
Finora ha spesso contato sul contributo economico di enti pubblici e
privati che ne condividevano l’approccio innovativo e le finalità formative.
Ma la parte più cospicua dei costi è da sempre sostenuta dalla nostra
cooperativa di giornalisti, Mandragola Editrice.
RICORDA CHE ZAI.NET È ANCHE SUL TELEVIDEO REGIONALE RAI
ALLE PAGINE 592-596
Info: [email protected] - tel. 06 47881106
SELENE, 16 ANNI
GENOVA
Credo che l'informazione rappresenti
un settore vitale per la nostra società
dal momento che serve a rendere
consapevoli i cittadini - compresi noi
giovani - di ciò che accade. Zai.net
mi offre l'opportunità di confrontarmi
con ciò che mi sta attorno, mi aiuta a
riflettere su questioni di rilevanza
nazionale nei forum. Mi permette,
inoltre, di mettermi alla prova, che poi
significa imparare sempre qualcosa di
nuovo. Spero che possa coinvolgere
sempre più ragazzi.
MICHELE, 18 ANNI
REGGIO EMILIA
Mi piace l'idea di un giornale per ragazzi
che sia scritto veramente da ragazzi
nostri coetanei e non da trentenni
frustrati che provano a fare i “gggiovani”.
Per questo ho cominciato a collaborare
con Zai.net, una specie di luogo dorato
dove anche i meno esperti, se capaci,
possono svolgere incarichi appaganti.
Io sono stato catapultato di recente in
un’inchiesta sulle mense scolastiche,
chissà che presto non vediate su queste
pagine i frutti del mio lavoro.
MARIA GRAZIA, 17 ANNI
LECCE
Inizialmente, quando ho visto le prime
copie arrivare nella mia scuola, ho
pensato “uffa, un altro stupido
giornaletto”! Poi, invece, leggendolo
ho imparato ad apprezzarlo, fino al
giorno in cui ho preso il cuore in mano
e ho cominciato a spedire i miei articoli
alla redazione. Nessuna delle persone
che mi hanno risposto mi ha mai riso
in faccia – come invece temevo –
per aver provato a scrivere su alcuni
argomenti, magari delicati o insoliti.
TI
N
E
M
A
NT
U
P
AP
dal
4
al
23
NOVEMBRE
CATANIA La stagione 2008/09 del Teatro
Stabile di Catania è aperta da Un bellissimo
novembre. La rappresentazione, tratta dal
romanzo di Ercole Patti e messa in scena da
Mario Missiroli, narra l’adolescenza di un
ragazzo catanese ambientata tra i salotti
cittadini e la campagna siciliana.
www.teatrostabilecatania.it
dal
5
all’
9
A cura di Marina Marchese, 20 anni
Milano
Il
Il
8
RIMINI Il quartiere fieristico si apre al riciclo con
Ecomondo, grande esposizione di prodotti ecocompatibili e ottenuti da materiale ricicliato.
L’ecodesign però non è unico oggetto della mostra,
che ha come protagonista il ciclo completo del
rifiuto. Giochi, spettacoli e rassegne sono stati
pensati proprio per i più giovani.
www.ecomondo.com
6
all’
8
TORINO Tre giorni dedicati alle sonorità digitali
in occasione del Club To Club – Festival
internazionale di musiche e arti elettroniche. Tanti
gli ospiti previsti per questa ottava edizione:
Ellen Allien, Munk, The Mole e molti altri artisti
famosi tra gli amanti del genere musicale.
www.clubtoclub.it
12 al
16
dal
NAPOLI A Napoli e provincia ha luogo Le connessioni
inattese. La storia, la scienza, la propaganda, iniziativa
multimediale che prevede seminari, appuntamenti
cinematografici e teatrali, laboratori e premi per le scuole.
Quest’anno per i ragazzi delle scuole primarie e secondarie
sono in cartello incontri con le aziende di innovazione
tecnologica, corsi sul linguaggio cinematografico, incontri
sulla storia della propaganda.
www.leconnessioniinattese.com
dal
dal
dal
VALLELUNGA (Rm) Inaugurazione della
rassegna relativa alla seconda Biennale d'arte dei
giovani, curata dall’Accademia di Belle arti di
Bologna. Un tema comune per le tante opere
selezionate: l’arte urbana. In mostra ci saranno
dunque installazioni e opere di moralismo,
graffitismo e wall painting, tutte realizzate da
artisti emergenti.
www.accademiabelleartibologna.it (info al numero
051-4226441)
5
TUTTA ITALIA Scade il bando per partecipare alla
ventesima edizione di Musicultura, il concorso che
ha lanciato Simone Cristicchi, gli Avion Travel e
numerosi altri talenti italiani. Edoardo Bennato,
Carmen Consoli, Giorgia, Dacia Maraini, Vasco Rossi
e Daniele Silvestri sono solo alcuni dei nomi che
giudicheranno le canzoni inviate da solisti o gruppi
musicali per il ventennale dell’iniziativa.
www.musicultura.it
21 al
Il
25
TUTTA ITALIA Giornata nazionale della sicurezza
nelle scuole indetta da Cittadinanzattiva. L’evento
rientra nella campagna Impararesicuri e vi può
aderire qualsiasi istituto facendo richiesta del
materiale gratuito.
www.cittadinanzattiva.it
29
TORINO Torna l’appuntamento annuale con il
cinema nel capoluogo piemontese. Il ventiseiesimo
Torino Film Festival, diretto per il secondo anno
consecutivo da Nanni Moretti, presenterà circa 30
lungometraggi tra pellicole in concorso e fuori, con
lo scopo di far emergere nuovi cineasti di talento.
Tre le retrospettive del 2008: due dedicate ai registi
Polanski e Melville e una terza incentrata sul
movimento cinematografico noto come British
Renaissance.
www.torinofilmfest.org
dal
28 al
30
LANCIANO (CH) Presso il Polo Fieristico si svolge
la Fiera sulla sostenibilità ambientale, la SustExpo.
La manifestazione, incentrata sulle energie
rinnovabili e lo sviluppo sostenibile, mette a
disposizione delle scuole mezzi di trasporto gratuiti
per consentire agli studenti di conoscere da vicino
le ultime tecnologie e di partecipare agli incontri
con i professionisti dell’ambiente.
www.sustexpo.eu
15
GENOVA Per gli studenti delle scuole superiori
alle prese con le scelte per il futuro torna il
Salone Orientamenti, l’appuntamento
organizzato ogni anno dalla Regione Liguria alla
Fiera di Genova. Un evento imponente che vede
coinvolti università, istituti di istruzione
secondaria, imprese, professionisti, docenti,
famiglie e, come protagonisti assoluti, gli
studenti.
15
Il
29
ROMA Unica data italiana per Tracy Chapman, che
presenta l’album in uscita il 10 novembre, Our Bright
Future, sul palco dell’Auditorium della Conciliazione. Si
tratta del primo tour in oltre dieci anni che vede la
cantautrice esibirsi sola, senza l’accompagnamento di altri
musicisti.
www.auditoriumconciliazione.it
A cura di Martina Chichi, 22 anni
Roma
AN
TIT
V
Nuova stagione tv,
nuovi reality show
Vita breve al Ballo delle debuttanti
condotto da Rita Dalla Chiesa sull’ammiraglia delle reti Mediaset. Come mai
lo share è stato così inclemente con
quello che Verissimo aveva definito il
“più rappresentativo quadro delle
ventenni del 2008”? Giudicatelo da
voi…
Le ragazze Pop e Chic – questi i nomi
delle due squadre in competizione
per la partecipazione al Gran Ballo di
Vienna e una borsa di studio di
100mila euro – si affrontano ogni settimana in prove di galateo (del calibro “mangiare un gelato educatamente”) e per seguire qualche lezione di danza con due grandi ballerini e coreografi (non immaginate ragazze con i piedi sanguinanti, qui talento e sacrifici
non sono richiesti). Atteggiamenti opposti e più che prevedibili per i due gruppi: le Chic (anche se alcune di chic
hanno poco e niente) sono le perbeniste della situazione, quelle spacciate per donne d’altri tempi che, semplici
e pudiche, di fronte a decine di abiti scelgono quello che più farebbe contenta la bisnonna.
Le Pop, invece, devono interpretare una triste versione d’Eliza Doolittle: attratte in modo irresistibile dallo scintillio delle paillette rosso fuoco, quando siedono a un tavolo non sanno neppure dove mettere il tovagliolo; le
loro esibizioni, in antitesi a quelle classiche delle Chic, sono provocatorie a ogni costo.
Ancora stupiti della cancellazione del programma dal palinsesto?
Tg dipinti di porpora
Non può esservi sfuggito che nel pieno della crisi finanziaria che ha sconvolto le borse e i mercati di tutto il mondo ai Tg delle nostre reti nazionali – ma anche sui giornali – i più illustri commentatori erano loro, i cardinali,
quando non direttamente Papa Ratzinger. Ma se vi occorresse una ripassatina, ecco qualche appunto che mi sono presa guardando il Tg1 del 30 settembre, edizione delle ore 20.00.
È in onda un servizio dai toni apocalittici e un’intervista al direttore de «Il Sole 24 Ore» Ferruccio De Bortoli conclude il filmato; alzo gli occhi un secondo dopo e vedo sullo schermo un bel
primo piano del segretario di Stato del
Vaticano, Tarcisio Bertone. Il giornalista
riporta l’ultima dichiarazione del cardinale, secondo il quale la crisi è senza
dubbio “la prova dell’esito delle politiche quando queste dimenticano i valori
del cristianesimo”, per poi concludere
con una grande tesi economica: “Il mercato è un mezzo non un fine”. Un contributo davvero significativo, specie in
un momento in cui la Chiesa lamenta di
non avere abbastanza voce in politica;
specie se a trasmettere l’affermazione
del porporato è il telegiornale più seguito della televisione pubblica.
CH
E
-T
HI
NOTE SUL FUTURO DEL
GIORNALISMO:
LA MORTE DELLA
PROFESSIONE
S
e c’è una qualità che i giornalisti – quelli bravi – hanno
rispetto al resto del mondo
è la sintesi. Qualche giorno fa mi
trovavo al Festival dell’Internazionale a Ferrara. Fra gli altri invitati
STUDIO ILLEGALE:
C’È UNA CYBER-TALPA
NEL MONDO
DELLE LAW FIRMS!
P
er chi scrive – e credo anche
per la maggior parte di voi
che state leggendo – il mondo del lavoro è ancora una realtà
marginale nella vita quotidiana. Per
questo motivo i luoghi di lavoro sono avvolti da un’aurea semi-leggendaria: gli uffici, gli studi, i retrobottega sono, visti da fuori, governati
da meccanismi semi-magici. Nella
quasi totalità dei casi questa magia
termina non appena si entra attivamente in tali contesti e si scopre
che c’è ben poco di meraviglioso.
Tuttavia, alcuni ambienti lavorativi
mantengono, anche in età adulta,
una fitta nebbia di mistero, spesso
anche per chi li vive dall’interno. Il
NO
TE
A cura di Matteo Marchetti, 20 anni
Roma
A cura di Marco Billeci, 20 anni
Pisa
c’era David Randall, giornalista inglese dell’Indipendent dalla trentennale e gloriosa carriera. Chiamato a discutere del futuro del giornalismo, Randall ad un certo punto
ha chiesto al pubblico: “In quanti
hanno un’opinione sulla guerra in
Iraq?”. Quasi tutti, ovviamente,
hanno alzato la mano. “Quanti di
voi, invece, hanno notizie fresche
ed inedite sulla guerra in Iraq?” ha
proseguito Randall, e stavolta in
sala nessuno ha risposto positivamente. Ecco qua sintetizzato in un
semplice esempio molto del dibattito sul Citizen Journalism, ovvero
sulla possibilità che blog, forum,
gruppi di discussione, ecc… possano rappresentare il futuro della
professione giornalistica. Il guru inglese (autore fra l’altro dello splendido Il giornalista quasi perfetto)
ha spiegato poi che sono i giornali ad essere messi in pericolo dalle
nuove tecnologie, mentre per i
giornalisti si prospetta una nuova
età dell’oro. La quantità enorme di
risorse offerte dalla rete, infatti,
non provocherà la scomparsa dei
professionisti dell’informazione,
ma richiederà una mediazione giornalistica ancora più forte. In caso
contrario sarà quasi impossibile
per gli utenti orientarsi in una selva di opinioni personali, falsità presentate come fatti, dati esatti e dati inventati, pure speculazioni messe sullo stesso piano di lavori effettivamente validi. Ora, qua non
c’è lo spazio per discutere temi
complessi come quello del Citizen
Journalism, del Web 2.0 applicato
all’informazione, della morte del
giornalismo, ecc… Quando però
sentirete qualcuno sostenere che
fra pochi anni i blog e i siti personali, i forum e le newsletter basteranno da soli a fare informazione,
senza più bisogno dei giornalisti,
provate a chiedergli: “Tu che notizie fresche ed inedite hai sulla
guerra in Iraq?”
principe di questi ambienti è sicuramente quello dei grandi studi legali: segretarie in minigonna, praticanti vessati, scheletri nell’armadio,
viaggi intercontinentali, ecc. Dall’aprile 2007, però, questo bunker è
stato scardinato da una talpa, una
gola profonda di cui si sa solo che
è un avvocato trentenne, installato
in una grande law firm milanese.
Duchesne, in forma rigorosamente
anonima, ha aperto un blog – Studioillegale.splinder.com – in cui racconta appunto la caotica vita degli
studi legali. La gamma di personaggi ed eventi è impressionante: lo
scollo delle segretarie, la pausa caffé, lo svago con accompagnatrici,
ma anche gli orari massacranti, le
gelosie e gli screzi fra colleghi, il sudore dei praticanti, le difficoltà nella vita privata causate dall’eccessivo carico di lavoro. C’è un prece-
dente: negli Usa un presunto socio
di un grande studio internazionale
ha gestito per mesi un blog –
Anonymuslawyer – dal contenuto
analogo a quello di Studio Illegale.
Quando però Jeremy Blachman ha
svelato la sua identità, si è scoperto che il blogger non era in realtà
un pezzo grosso ma un semplice
praticante di Harvard.
AC
UT
E
Show must go
on, eccome!
N
el 1991 la musica e il mondo piansero la scomparsa di quello
che in molti considerano il più grande cantante rock di sempre,
Freddie Mercury. I membri superstiti della band, per anni, ci
hanno dato solo silenzio, greatest hits e qualche sporadica apparizione,
di solito per beneficenza. Alla fine degli anni Novanta, l’abbandono da
parte del bassista John Deacon lasciava pensare alla chiusura definitiva
di uno dei più appassionanti capitoli della storia della musica.
Non ci si può dimenticare, però, che fu proprio Freddie Mercury a inserire nello stemma della band (disegnato da lui in persona) un’araba fenice, l’uccello che risorge dalle proprie ceneri. E, a partire dal 2005, i Queen sono tornati a deliziare le platee di mezzo mondo, anche privi del loro mai abbastanza rimpianto frontman; alla
voce Paul Rodgers, poco noto alle platee italiane ma molto famoso oltreoceano (ha già suonato con Free e Bad Company). In molti hanno storto il naso (eufemismo) di fronte al nome
Queen riproposto anche senza colui che più degli altri lo incarnava, ma il chitarrista Brian May
– la cui montagna di capelli è inferiore solo al suo talento – li zittì così: «Siamo i Queen, perché Roger Taylor ed io facciamo parte dei Queen! Ciò che ci riguarda più da vicino è suonare dell'ottima musica rock. Pensiamo che con Paul Rodgers potremo fare qualcosa che manca
dalla scena musicale da parecchio tempo, ed i critici questo dovrebbero rispettarlo». In realtà, ammetto che anche io di fronte alla scritta “Queen + Paul Rodgers” avevo pensato a una
baracconata: sono sempre stato molto critico verso quei gruppi che non si rassegnano a decenni e decessi e danno vita a deprimenti performance da “vecchie glorie” vendute a carissimo prezzo.
Questo sentimento non è però durato che
fino all’inizio del concerto, quando per farmi
ricredere è bastata la magnifica scenografia.
Sul palco, una leggenda. Zitti tutti, suonano i
Queen! Le canzoni sono quelle di sempre, da
Under pressure a Bohemian Rhapsody (su cui
è stata montata la voce di Freddie Mercury
durante lo storico concerto a Wembley), da
Crazy little thing called love a Show must go
on. Paul Rodgers è un ottimo cantante, molto
bravo anche a danzare sul filo della nostalgia,
ricordando con qualche mossa il suo immenso
predecessore ma caratterizzando la performance
con uno stile del tutto originale; anche i brani
tratti dal nuovo album, The cosmos rock, sono
molto gradevoli.
Il pubblico è entusiasta, e quando vengono suonati i bis (We will rock you e W, mica robetta) l’esaltazione si taglia col coltello. Ricostruire una leggenda è impossibile, e anche Roger Taylor (che assolo pazzesco!) e Brian May ne sono consapevoli. I Queen che hanno suonato a Roma e Milano non sono i Queen che hanno suonato a Wembley nel 1986; sono però un ottimo gruppo, con individualità a dir poco straordinarie (May a volte fa meditare il suicidio: cosa sono io paragonato a lui?). E questo, mentre
i Rolling Stones stanno per lanciare il “Sedia a rotelle Tour” e gli U2 sembrano suonare per
farci un favore, non è poco. Grazie, Queen. Let the show go on.
IER
IA
CC
AD
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A cura di Giovanni Battaglio, 21 anni
Savona
Notizie serie e curiose selezionate dai calendari del passato
1604 Al Whitehall Palace di Londra,
prima dell'Otello di William Shakespeare.
1911 Gli italiani in Libia compiono il
primo bombardamento aereo della
storia.
1962 Esce in Italia il primo numero
11
1675 Gottfried Leibniz dimostra per
la prima volta il calcolo integrale
trovando l'area della funzione y=x
1918 Conclusione della Prima
Guerra Mondiale con la firma
dell'armistizio da parte della
Germania.
di Diabolik.
12
4
1922 In Egitto, l'archeologo
britannico Howard Carter e i suoi
compagni trovano l'ingresso della
tomba di Tutankhamon, nella Valle
dei Re.
1960 Iniziano le riprese de Gli
spostati, con Marilyn Monroe e Clark
Gable (per entrambi sarà l'ultimo
film).
2004
Yasser Arafat, 75 anni, viene
dichiarato clinicamente morto dai
medici dell'ospedale militare di Parigi
dove era ricoverato.
7
1917 Russia: esplode la
Rivoluzione d'Ottobre (la Russia
usava ancora il calendario Giuliano,
i riferimenti dell'epoca indicano
quindi la data del 25 ottobre).
2003 In un attentato suicida a
Nasiriya in Iraq muoiono 23
persone, 19 sono italiane: 12
carabinieri, 5 soldati dell'esercito e
2 civili.
15
1869 L'armatore genovese
Rubattino, d'accordo con il governo
italiano, acquista la baia di Assab
nel corno d'Africa. È il primo
possedimento coloniale italiano.
1920 A Ginevra si tiene la prima
assemblea generale della Società
delle Nazioni.
1956 Esce nelle sale
cinematografiche statunitensi il primo
film in cui compare Elvis Presley,
Love Me Tender.
1971 La Intel rilascia il primo
microprocessore del mondo, il 4004.
18
1626 Viene consacrata la Basilica di
San Pietro in Vaticano.
19
1969 Calcio: partita fra il Santos
(in cui milita) e il Vasco da Gama,
Pelé realizza il suo millesimo gol.
Solo Arthur Friendenreich (BRA)
avrebbe fatto meglio: 1329 reti.
1998 Scandalo Lewinsky: il comitato
giudiziario della Camera dei
rappresentanti degli Stati Uniti inizia
le audizioni per l'impeachment contro
il presidente Bill Clinton.
23
1889 Il primo Juke
box entra in funzione
nel Palais Royale
Saloon di San
Francisco.
25
1491 Inizia l'Assedio di Granada,
ultima roccaforte moresca in
Spagna.
2005 Nelle sale italiane esce il
quarto film su Harry Potter: Harry
Potter e il calice di fuoco.
29
1975 Il nome "Micro-soft" (da
microcomputer software) viene
usato da Bill Gates in una lettera a
Paul Allen, per la prima volta.
1990 Guerra del Golfo: Il Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite
autorizza l'intervento militare in
Iraq.
NOVEMBRE
1
LO
LA
A
A
R
GI OD
M
A cura di Alessandra D’Acunto, 19 anni
Roma
A cura di Caterina Mascolo, 18 anni
Roma
Per il nostro insolito set, due amiche, Francesca e Anna, si sono divertite
a improvvisarsi rispettivamente modella e stylist. I consigli di
Alessandra, invece, sono davvero up to date. Chi di voi vuole essere
protagonista della prossima uscita? Mandate le foto a
[email protected]
A
dimostrazione che anche in
jeans si può essere eleganti. I
“Must Have” di quest’anno:
scuri, stretti, a tubo. Versatili,
diventano sportivi se indossati
con felpa e scarpe da ginnastica e ricercati se abbinati a capi
trendy, come la mantellina nera
dagli intarsi dorati e le scarpe
col tacco dalla chiusura a fiocco, in foto.
Per le ragazze a cui piace essere notate: ecco il look che fa
per voi! Senza inutili e talvolta
volgari scollature, meglio l’effetto “vedo e non vedo” ma
con quel pizzico di trasgressione che potrete osare nei
dettagli: la borsetta in tessuto
dal motivo zebrato o, perché
no, una grande cintura lucida
o un fermacapelli appariscente. Non credo che ci si debba
adattare ad un modo di vestire
perché dettato dalla moda del
momento: “essere” è meglio
che “apparire” e alle meno
modaiole suggerisco di scegliere ciò che più piace loro. Non
dimenticando la clausola fondamentale: lo STILE.
Quando ne siete in possesso,
ciò che indossate passa in
secondo piano.
F
anatiche di T-shirt e top, vi aspetta un anno di
magra, sarà difficile trovare tra le vetrin luccicanti dei negozi ciò che desiderate. Ormai in cima alle classifiche
ci sono maglioni e magliette lunghe, da stringere in vita con
mega-cinturoni, mentre la moda
“pancia scoperta + slip in vista”
perde velocemente la vetta.
Una precisazione: out non
significa indossare abiti o
accessori brutti! Abbinare
generi e colori diversi, essere
particolarmente in ritardo rispetto ai richiami della moda, quello
è out. Notevolmente “ritardatari”, nella foto qui accanto, i pantaloni scampanati che, stile
commessa, cadono sui mocassini quasi a ricoprirli interamente.
Lasciamoli a chi ne ha bisogno
per mestiere. Decisamente meno
ingombranti e più attuali i pantacollant, da indossare con le ballerine o con gli stivali. Sono ancora
molte le fan della pancia scoperta, si vedono ovunque. Il loro è
un modo di mostrarsi e noi, che
siamo già passate ai maglioniabito, non possiamo biasimarle perché, con la scusa
“il maglione è lungo” non
siamo da meno nell’arte del
mostrarci.
TORNA LO
ZEBRATO
VIVA IL
MAXIPULL
.
.L.A.T
.O.C.O
.H
C
y
B
By Sis
ley
“Albachiara”, titolo
della celebre canzone
di Vasco Rossi, oggi si
scrive con la k.
O perlomeno così
pensa Stefano Salvati,
che ha voluto
immortalare per noi
sul grande schermo i
teen-ager come non li
avevamo mai visti
SC
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RIF ERM
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GENERAZIONE K
P
roprio così, la ragazza cantata da Vasco, timorosa, pudica e amante dello studio nella nuova pellicola firmata da Stefano Salvati autore di numerosi videoclip e adesso regista – viene scalzata da
una giovane trasgressiva tutta dedita al facile sballo, alla ricerca del look
di tendenza e dei trucchi per superare l’anno scolastico con il minimo
sforzo. Chiara, questo il nome della protagonista, incarna tante lodevoli
qualità. Non le piace affatto la scuola e si diverte con le cosiddette “serate gangster”, basate sui sempreverdi sesso, droga e rock’n roll.
L’unica passione genuina della ragazza è l’amore per Nico (un novello
Step in versione ancor più esasperata), studente universitario che per
diletto, necessità o desiderio di facili guadagni si filma mascherato mentre fa sesso con coetanee. Aggiungete poi a questo ameno quadretto una
partita di droga, un bidello pusher e qualche altra peripezia al limite
della decenza e della legge ed avrete una visione quasi completa dei ’93
minuti del film. L’interpretazione di questa gioventù turbolenta viene affidata alla ventiduenne Laura Gigante e a
Davide Rossi, meglio noto come il figlio del rocker di Zocca. Pensate infatti che nei forum della rete qualche maligno ha sottolineato quanto il film appaia cucito sulla figura del giovane attore, con tanto di dote paterna (la
colonna sonora del film comprende alcuni successi di Vasco).
Ma questa “generazione k”, così dannata, maledetta ed eccessiva esiste davvero? Il regista spiega che l’idea di
girare la pellicola è nata dopo aver ascoltato migliaia di ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 19 anni. Ebbene,
dai loro racconti scabrosi (sesso orale nei bagni della scuola, dosi di droga assunte come caramelle) ha deciso
di trarre l’humus per un lavoro che potesse cogliere la vera essenza dei trend giovanili. Possibile però che le
nuove generazioni debbano dividersi tra i giovani stucchevolmente romantici di Moccia e questi esaltati che vivono di palesi comportamenti antisociali? Se un extraterrestre dovesse documentarsi sui nostri ragazzi dalla cinematografia che li riguarda, ne dedurrebbe un ritratto a metà tra l’Urlo di Munch e gli occhi a cuoricino dei cartoni animati. Forse qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di uno spaccato di vita reale, vissuta, consumata
(anche se confrontare Albakiara con Ragazzi di Vita sembra alquanto azzardato).
Potremmo poi discutere se questa sia un’ipotetica opera di denuncia sociale, che abbia pertanto lo scopo di allontanare i ragazzi da una moda distruttiva. Intento nobile, se applicato. Una nota rivista per teenager, Ragazza
Moderna, ha dedicato la cover alla protagonista del film. La giovane attrice sorride ammiccante mentre si fotografa con il cellulare. Il titolo di copertina? Bad Angel. Nella breve intervista la Gigante rivendica, come se fosse
un vanto, la sua somiglianza all’Albachiara con la k. Concludete voi se un pubblico di quindicenni la consideri
una denuncia sociale oppure un nuovo modello sbagliato con cui identificarsi.
M
RU
FO
19
A cura di Jacopo Zoffoli, 19 anni
Roma
PRIMA O POI, L’ALUNNO UNICO?
Mentre chiudiamo il giornale, l'atmosfera nelle piazze è rovente:
le proteste contro la riforma Gelmini uniscono tutta Italia.
La parola, come sempre, a voi...
Non basta dire ‘no’
Pensereste mai di poter migliorare
qualcosa senza investirci su? Ecco,
questo è la riforma Gelmini, la
pretesa di migliorare la scuola
pubblica senza cacciare un solo
euro, anzi pretendendo di
risparmiarne un po'. Nulla di
strano, quindi, che dalle elementari
alle università si alzi un unico coro
di 'no', siano condivise le piazze
piene, i cortei e le occupazioni.
Non si può salvare nulla
dell'intervento della Gelmini, non si
può salvare nulla di qualsivoglia
riforma che non risponda
primariamente alla cronica
deficienza di fondi e all'esigenza di
una cura anti-burocrazia del nostro
sistema di formazione nazionale.
Studenti e docenti questo lo sanno
e cercano di spiegarlo, urlando e
sbracciandosi, al Ministro e al
governo Berlusconi.
Lo fanno come possono, con
bandiere, striscioni, bambini che
fanno girotondo assieme alle
maestre, facoltà e licei occupati.
Ho seri dubbi, però, che lo facciano
al meglio delle loro opportunità.
Le piazze e i cortei, le occupazioni
e i blocchi della didattica,
hanno – e questo è un dato
oggettivo - un linguaggio limitato,
si esprimono per slogan e frasi
fatte. I movimenti di protesta
(come alcuni stanno già facendo)
dovrebbero trovare il modo di
coordinarsi meglio e di scoprire
nuove forme di espressione
del dissenso, più democratiche e
più produttive di quanto
non siano un'occupazione e la
sospensione della didattica.
Studenti e lavoratori
dovrebbero tentare di non limitarsi
a dire 'vai via' a chi mette le mani
sulla scuola, ma provare per una
volta a dire da subito – nessuno
potrà così indicarli come
manifestanti violenti e male
informati - 'benvenga chi riforma
la nostra scuola, ma lo faccia alle
nostre condizioni, il futuro che è in
gioco è il nostro'. La scuola
(soprattutto le superiori) e le
università italiane hanno bisogno
di una ristrutturazione di fondo, e
le riforme non si fanno con i soli
‘no’, ma avanzando proposte
alternative, semplici e facili da
comunicare.
Luca Sappino, 20 anni,
Roma
Mariastella? Troppo avanti
E basta co’ ’sto vociare pettegolo ai
danni della povera Mariastella
Gelmini! Un po’ di rispetto per un
ministro che ha speso due terzi del
vecchio tesoretto per accaparrarsi
l’ultimo modello di occhiali fashion
direttamente dal mercatino magico
di Harry Potter (a proposito, pare
che per rientrare nel bilancio la
Carfagna metterà all’asta i suoi
1500 perizoma tigrati, sostituiti da
più sobrie ed eleganti culotte di
lana merinos).
Io non capisco, quando uno stilista
ripropone i jeans a zampa d’elefante si parla di vintage, se la Gelmini
reintroduce il maestro unico,
invece, è subito politica reazionaria! Possibile che noi italiani
siamo così miopi? La Gelmini è un
modello di progresso ma noi, per
un futile pregiudizio ideologico,
siamo pronti a metterla al rogo.
Mariastella è talmente avanti che
sta pensando addirittura di
introdurre l’alunno unico, il sogno
di tutti i prof, uno studente che si
prende a sberle da solo mentre fa i
gargarismi con l’olio di ricino – che
negli asili sostituirà il latte nell’ora
della merenda, per espressa
volontà della Meloni, tanto legata
alle buone vecchie tradizioni italiche – e poi si riprende col telefonino per inviare il suo video su
YouTube. Il suo cervello sarà collegato in rete e gli spettatori potranno seguire la diretta in streaming
sul sito del ministero dell’Istruzione, in un mosaico complessivo di
dieci webcam – tante, infatti, sono
le scuole statali ancora lasciate in
vita dal ministro.
Come dite? Che fine faranno tutti
gli altri studenti? La questione è
delicata ed in questi minuti il Consiglio dei ministri sta sciogliendo le
ultime riserve: pare che i fan di
Mariano Apicella e gli elfi provenienti dal villaggio natio del ministro Brunetta avranno l’onore di
essere assunti nel tacchificio personale di Silvio Berlusconi (il realizzatore del tacco più alto avrà diritto
ad evadere il fisco per tre anni). I
ragazzi del Sud, invece, verranno
deportati in fabbriche di abbigliamento sotterranee dislocate nell’
entroterra padano («Così finalmente
la battiamo la concorrenza di ’sti
Cinesi» ha dichiarato pochi minuti
fa il ministro Bossi).
Bocciata, invece, la proposta di La
Russa: aveva suggerito l’apertura di
cento nuove accademie militari, ma
un tempestivo telegramma di
Condoleezza Rice gli ha sconsigliato di intraprendere il progetto
adesso. Bush – si legge – non ha
ancora deciso in quali paesi esportare la democrazia quest’anno.
Lazarillo de Tormes, 20 anni,
Napoli
Numeretti e grembiulini
Siamo alle solite. Ancora un ministro
che vuole lasciare le sue impronte
sulla walk of fame della scuola
italiana. Stavolta a provarci è la
Gelmini, e i propositi sono più o
meno sempre gli stessi: restituire
serietà, o quantomeno dignità, alla
nostra buffa istituzione scolastica,
combattere la violenza nelle aule e
l’inefficienza di alcuni istituti, alzare
il livello medio di preparazione
(perché è noto che rispetto al resto
d’Europa siamo su per giù nel
seminterrato).
Bene, a quali risoluzioni porterà mai
questa magnifica ed ennesima presa
di coscienza? Ai grembiulini. È ovvio:
si pensa alla serietà e vengono
subito in mente tanti bei ragazzini in
uniforme. Non dimentichiamo poi il
7 in condotta che torna a fare media: il terrore dei bulli! Quale ragazzo accoltellerebbe mai un compagno
in classe con il rischio di beccarsi
quel losco numeretto in pagella?
Per non parlare della storia del
maestro unico alle elementari, non
sia mai che al bambino venga
qualche crisi psicologica senza
questa “preziosa figura di riferimento”, meglio piuttosto che le crisi
vengano alle famiglie di quegli
87mila docenti che tutto a un tratto
si ritroveranno con molto più tempo
libero del necessario. A proposito di
ciò, chi scrive ricorda una piacevole
infanzia con tanti maestri e nessuna
visita dallo psicologo, ma di certo
sarà un’eccezione…
Ma meglio non stare qui a pontificare su innovazioni (anche se non è
proprio il termine adatto) che devono ancora essere messe in pratica
e sortire il loro miracoloso effetto.
Lasciamo pure cadere quelle infelici
osservazioni sull’incapacità dei professori del Mezzogiorno. Potremmo
persino fingere di dimenticare che la
fonte di cotante osservazioni abbia a
suo tempo approfittato della situazione delle scuole meridionali per
passare con più facilità un certo
esame, salvo poi ricredersi una volta
approdata al ministero.
Fatto ciò, passiamo alla testimonianza diretta di quelli che sono i veri
problemi della scuola italiana.
Premetto che la sottoscritta frequenta il liceo scientifico di Vibo Valentia,
Calabria. Qualcuno saprebbe dirmi
perché mai gran parte degli studenti
del mio istituto sono costretti a
seguire le lezioni nei laboratori di
informatica o, peggio, negli
scantinati di un’altra scuola, sebbene
giusto accanto allo stabile del liceo
si trovi un edificio costruito proprio
per accogliere le classi in esubero?
E come è possibile che una simile
situazione si stia verificando in altre
scuole della città, per la mancanza
delle attrezzature fondamentali,
come i banchi e le sedie, tanto da
minacciare un ritardo nell’apertura
dell’anno scolastico?
Nonostante tutto, sono sicura che i
grembiulini siano la risposta.
Marzia Mancuso, 16 anni,
Vibo Valentia
20
La provocazione
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sarebbero tentati
di pensare che in realtà
la scuola pubblica
non sia una vostra
priorità
DOPO IL FORUM, ECCO UN
CONFRONTO DIRETTO SUGLI
ULTIMI PROVVEDIMENTI DEL
GOVERNO CON L'ON.LE
VALENTINA APREA, PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE CULTURA
ALLA CAMERA
Michele Barbero
a riforma della
scuola è tradizionalmente un tema
scottante. È naturale
che lo sia, siamo tutti d’accordo sul fatto che un buon sistema scolastico è necessario per poter sperare in un futuro migliore. Ma questo clima arroventato trova anche
un’altra spiegazione: raramente i riformatori puntano con
franchezza al miglioramento e alla qualità, in quanto la
priorità è piuttosto trovare una formula elegante per coprire i più arditi tagli di bilancio.
La situazione attuale ne è un esempio. Si discute sull’introduzione del voto numerico anche alle elementari e alle medie o sullo studio dell’educazione civica; certo, si
può ragionare se un bambino preferisca un “7” o un
“Buono”, ma la questione non passa un po’ in secondo
piano, di fronte al licenziamento di migliaia e migliaia di
insegnanti solo alle elementari?
L’idea stessa del maestro unico può essere nel merito
buona o cattiva; coloro che della scuola hanno una conoscenza reale (certamente più del Ministro) dibattono
sul tema. Ma l’impressione é che si tratti di una soluzione pensata per giustificare tagli al personale, piuttosto
che il frutto di una seria analisi sulle migliori modalità di
insegnamento ai giovanissimi. Un licenziamento di queste
proporzioni può essere giustificato solo da una realtà auto-evidente, e non è questo il caso. Ma gli interventi discutibili non finiscono qui. In ambito universitario, per
esempio, secondo le ultime misure solo un quinto degli
innumerevoli docenti che andranno in pensione in questi
L
20 anni, Torino
L’appello
anni sarà rimpiazzato da giovani ricercatori; questo nonostante le dichiarazioni in Parlamento del ministro Gelmini, che deplorava una certa staticità del panorama accademico italiano. I vostri provvedimenti sono il frutto della necessità disperata di risparmiare. La finanziaria non
l’avete decisa voi, ma avreste potuto opporvi con più fermezza ai tagli a colpi di machete operati da Tremonti: in
nome di una scuola pubblica che non deve essere mutilata, tanto meno per rispettare promesse elettorali come
l’eliminazione dell’Ici. In nome di una scuola pubblica su
cui si fonda la nostra coesione civile, la nostra sopravvivenza stessa come popolo e che nel 2009 sarà (ancora
una volta) un po’ peggio di prima.
Per quanto riguarda le superiori, avete ridotto il numero
di ore di lezione e di docenti e aumentato il carico di lavoro sulle spalle di ogni insegnante. Siete davvero convinti che queste misure migliorino la qualità della didattica? Difficile. Implicano professori più stanchi e ragazzi lasciati a se stessi con più facilità. I maligni sarebbero tentati di pensare che in realtà la scuola pubblica non sia una
vostra priorità. E come interpretare altrimenti l’idea di trasformare le università pubbliche, almeno le più importanti, in fondazioni di diritto privato?
Gli oneri finanziari dello Stato risulteranno alleviati, ma
concedere più spazio a investimenti privati significherà legare le sorti dei nostri atenei alla fruibilità sul mercato dei
loro risultati. Non sostegno della collettività a progetti culturali di valore, ma accordi poco più che commerciali votati a un rapido accrescimento degli utili.
Che tristezza.
Valentina Aprea
La risposta
oncordo, quello dell’istruzione è un tema essenziale
con cui ogni maggioranza deve confrontarsi. Solo
una scuola valida può formare gli uomini e i cittadini di cui la società ha bisogno, consapevoli dei propri diritti-doveri civici e allo stesso tempo pronti per inserirsi
nel mondo del lavoro. I nostri giovani devono poter ricevere una preparazione adeguata, che li renda realmente
competitivi sullo scenario europeo e internazionale, ed è
nostra ferma intenzione operare in tal senso. Il sistema
scolastico italiano ha numerosi punti di forza, che lo rendono uno dei migliori in Europa. Ma il fatto è che, in buona parte a causa degli sprechi, esso in questo momento
costa troppo. Ammetto che misure come la riduzione dell’orario (anche nella scuola primaria) sono dovute, oltre
alla necessità di rendere più europei i nostri piani di studio, anche a ragioni di bilancio. Purtroppo, non possiamo più permetterci una scuola come quella che abbiamo
avuto fino ad oggi. Del resto, il problema dell’elevato costo dell’apparato, dovuto tra le altre cose ad un numero
eccessivo di insegnanti, era già stato segnalato dal governo Prodi nel 2007. Anche rispetto ai corsi di riparazione estivi, introdotti dal Ministro Fioroni e che si sono rivelati dispendiosi e di scarsa efficacia, riteniamo, piuttosto, che il recupero debba avvenire durante l’anno scolastico, al mattino, e non in una sorta di “doposcuola mascherato”: gli studenti dovranno poter aumentare le ore di
lezione nelle materie in cui si riveleranno più deboli. In
questo modo si realizzerà una vera corresponsabilità degli studenti rispetto agli esiti finali di apprendimento.
In ogni caso, il Ministro Gelmini ha mantenuto in vigore le
C
disposizioni che consentono alle scuole di rimandare gli alunni a
settembre. La necessità
di risparmiare c’è, ma
abbiamo anche rimesso
in primo piano la meritocrazia, a partire dagli
insegnanti. Il sistema attuale non prevede un collegamento diretto tra le qualità
dei docenti e il miglioramento della loro posizione lavorativa. Intendiamo invece far sì che le carriere siano conseguenti al livello di professionalità. Lo stesso dovrà valere per gli studenti che dovranno poter contare su una
reale valorizzazione dei talenti. Per quanto riguarda la
partecipazione finanziaria di privati al mondo dell’istruzione, quest’ultimo non può che essere avvantaggiato da
un coinvolgimento della società civile e del mondo produttivo. Abbiamo bisogno di superare l’autoreferenzialità
nella scuola e nell’Università. Esse sono istituzioni pubbliche, è vero; ma questa loro natura non entra in conflitto con una copartecipazione gestionale di soggetti pubblici e privati che possono dare un contributo importante
e permettere ai giovani di formarsi e di inserirsi nel mondo del lavoro. La trasformazione in fondazioni (che peraltro non sarà obbligatoria) renderà disponibili per le Università nuovi investimenti e nuovo slancio verso il raggiungimento di obiettivi più ambiziosi e maggiormente
competitivi.
Un'email a...
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO L’ACCORATO APPELLO CHE UN
REDATTORE DI ZAI.NET RIVOLGE A ROBERTO SAVIANO, AUTORE
DI “GOMORRA”: LA GUERRA CONTRO LA CAMORRA NON SIA
COMBATTUTA DA LUI SOLO, MA DA NOI TUTTI, INSIEME
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AUMENTANO I PERSONAGGI
DEL MONDO POLITICO CHE
UTILIZZANO I SOCIAL NETWORK
PER SEMBRARE PIÙ VICINI AI
LORO ELETTORI. MA SIAMO
SICURI CHE NON SIANO SOLO
‘TOPPE VIRTUALI’?
POLITICA
DISTANTE
DAI CITTADINI?
DA OGGI CI
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di Martina Chichi, 22 anni
Roma
ell’effetto che ha avuto l’allargamento esponenziale dei social network sulle pubbliche relazioni
si è parlato tanto, al punto che diamo per scontato che ormai ogni sfera ne faccia largo uso; eppure il
rapporto tra politica (o meglio politici) e Facebook (la rete virtuale più di moda del momento) insieme mi fa sorridere e mi lascia perplessa. Lo spunto me lo ha dato il
giornalista di Repubblica Vittorio Zambardino con una interessante riflessione su Facebook, “una dimensione che
esalta il gusto degli altri”. Centro: qui è più importante
la persona dell’organizzazione che vi è dietro. Così osservando solo le pr virtuali della politica scopro che,
mentre nel mondo parallelo di Second Life partiti e personaggi vivono la loro seconda esistenza riproponendo
le stesse dinamiche della realtà, con Facebook i politici
sembrano tentare di superare la barriera che li separa
dai cittadini grazie alla nuova frontiera della socializzazione virtuale.
Posso scegliere se
diventare amico
di Veltroni o di Capezzone
Dopo aver letto l’articolo di Zambardino, mi fiondo sul
sito in questione con l’unica intenzione di curiosare un
po’ nella lista di 233 amici citata nel pezzo e scorrendola trovo tra i nomi quello di Daniele Capezzone ed Enrico Letta. Niente di strano a prima vista, quasi ogni politico con una certa notorietà ha la sua pagina pubblica
su Facebook. Per dimostrare il tuo allineamento puoi decidere di diventare sostenitore, come accade per qualsiasi altra persona iscritta come ‘personaggio pubblico’,
attore, musicista o sportivo che sia.
Queste però sono pagine diverse, sono personali, e me
ne accorgo perché il sistema mi avverte che ho due amici in comune con Letta (nessuno con Capezzone come mi
aspettavo); esplorando non mi sorprendo nel vedere che
non sono gli unici politici ad avere pagine di tipo “privato”. Certo, probabilmente molti di questi profili in apparenza credibili sono stati creati dal vicino di casa nullafacente in cerca di svago (tanto non sono richiesti documenti), ma alcuni sono autentici.
Il gusto degli altri è ancora più irresistibile quando si
tratta di persone note e ammirate. Se volessi, potrei
chiedere a Veltroni di diventare sua amica, non semplice
fan. La differenza non è affatto poca: non importa se l’amicizia è virtuale, l’illusione è quella di rientrare in una
cerchia ristretta, quasi familiare. Non sei più solo il sostenitore di una trovata promozionale, ora puoi dire
quello che vuoi al tuo politico di riferimento e anche se
immagini che qualcun altro leggerà il tuo messaggio al
Non importa se l’amicizia
è virtuale, l’illusione è rientrare
in una cerchia quasi familiare
suo posto non conta, nel momento in cui scrivevi tu comunicavi direttamente con lui, non con il partito, hai potuto dirgli la tua in modo ufficioso, fargli una battuta, dimostrargli la tua stima e non è mai stato così semplice.
Accettandoti inoltre ti ha dato libero accesso a informazioni del tipo “libri preferiti” o “istruzione”, insomma, è
una dichiarazione di fiducia da entrambi le parti. D’altronde, in un contesto in cui la gente si incontra su internet e finisce per sposarsi, perché in questo caso non
dovrebbe esistere la percezione di un legame?
Tutto questo, la differenza espressa dalla possibilità di
porsi come personaggio pubblico o “privato”, mi sembra
però riflettere un’intenzione del politico più che la risposta del popolo facebookiano.
Gli “amici” del politico restano sostenitori che, per quanto sfegatati, nella maggior parte dei casi non considerano questa condizione tanto lontana dall’aderire al gruppo o fan club o quant’altro; da questa parte il confine
che distingue le varie opportunità è abbastanza sottile,
un’accezione. La volontà del politico invece cambia molto, sembra quasi che tenti di colmare così quella distanza tanto accusata dai cittadini, ponendosi come accessibile, pronto all’ascolto come un vero rappresentante dell’individuo più che del partito. Così è possibile leggere
su alcune di queste pagine commenti personali del creatore del profilo (o chi per lui) fuori dalle formalità, quasi volesse condividere con naturalezza quel che gli passa per la testa. Una ricerca condotta dal Laboratorio di
analisi politiche e sociali dell’Università di Siena presentato poche settimane fa rivela infatti che l’aumento della separazione dal ceto politico è più avvertita dagli
esponenti di questa categoria (65%) che dai cittadini
(61%). Sempre all’interno dell’indagine Gli italiani, la politica e il buon governo emerge che i cittadini sostengono che la loro disaffezione dipende dalla perdita di contatto che i parlamentari hanno con gli elettori e dal fatto che per i partiti prevalga l’importanza dei voti sulle
opinioni della gente; il 69% degli intervistati oppone all’astrattezza dei politici il pragmatismo dei cittadini. La
soluzione a sinistra è di coinvolgere di più i cittadini; a
destra consiste in parte nel semplificare il linguaggio politico. Facebook potrebbe essere considerato da alcuni
una risposta molto parziale valida per entrambi i filoni
risolutivi: è immediata, a costo zero (in fondo non ci perdono neppure in credibilità) e in grado di raggiungere
una enorme quantità di persone di ogni età, provenienza ed estrazione sociale.
Eppure qualcosa non mi convince, questo innocuo modo di porsi continua ad apparirmi come un tentativo goffo che male interpreta le aspettative dell’elettorato, specie quello giovanile. È sempre imbarazzante parlare di
realtà in relazione al mondo virtuale, forse perché, per
quanto comunicazione e rapporti via dsl si siano già riusciti a radicare nelle nostre abitudini, continuano a non
essere sentiti da tanti come del tutto reali e io, diffidente come sono verso le funzioni dei social network, rientro in questa cerchia. Si può sperare di colmare anche
solo un decimillesimo del concreto divario avvertito tra
cittadini e politici con un’azione virtuale? O forse porta
solo a un’astrazione ancora maggiore?
26
Inchiesta
TUTTI IN CLASSE
TURISTICA!
27
Gite scolastiche tra cultura e divertimento
COME È CAMBIATO IL VIAGGIO
DI ISTRUZIONE NEL CORSO
DEGLI ANNI? QUALI SONO LE
METE IDEALI? CHE COSA
CONTA DI PIÙ PER GLI
STUDENTI, IL DIVERTIMENTO O
LA POSSIBILITÀ DI VEDERE POSTI
MAI VISTI PRIMA? CI SONO
LUOGHI COMUNI DA SFATARE?
ECCO LA FOTOGRAFIA
SCATTATA DAL TOURING CLUB
ITALIANO IN COLLABORAZIONE
CON ZAI.NET
A
di Debora Lambruschini, 23 anni
Istituto commerciale “G. Caboto” - Chiavari (G)
d Atene, tra le rovine del Partenone, sulle rive
del Tevere alla scoperta di Roma. E ancora a Firenze ad ammirare i capolavori degli Uffizi, a
Londra con i suoi musei e le sue strade colorate, nella
Praga gotica e vibrante di storia, a Barcellona con la sua
instancabile movida. Città, paesi, luoghi lontani o vicini
che in alcuni mesi dell’anno sono presi d’assalto da
gruppi curiosi e allegri di ragazzi in gita con la scuola.
Negli zaini colorati un bagaglio di aspettative e di voglia
di libertà, perché la gita è uno dei momenti di socializzazione più importanti del periodo scolastico: le prime
esperienze fuori casa, le giornate con gli amici alla scoperta di posti nuovi, i professori più indulgenti. E se oggi siamo tutti un po’ globetrotter e il viaggio d’istruzione non è più quella sorta di rito iniziatico verso l’indipendenza lontano dalla famiglia, rimane comunque un’esperienza alla quale è difficile rinunciare. È un momento
importante non solo come mezzo di socializzazione, ma
anche come possibilità di conoscenza di luoghi e culture diverse dalle nostre, alla ricerca di un folklore locale
che sui testi scolastici è difficile cogliere.
Allargando la prospettiva è evidente come il turismo scolastico si sia evoluto in sintonia con i cambiamenti delle nostre abitudini, e la sua importanza sia educativa che
economica è stata tempestivamente intuita dal Touring
Club Italiano, che per il secondo anno ha organizzato il
festival “Classe turistica. Festival del turismo scolastico”.
Grazie alle indagini svolte dall’apposito Osservatorio del
Touring e da quest’anno con l’aiuto di Zai.net che ha
promosso un sondaggio online tra gli studenti, è stato
possibile disporre di dati significativi per comprendere
meglio tutti gli aspetti del viaggio d’istruzione, le aspettative dei giovani, i problemi organizzativi e molte altre
caratteristiche.
Divertimento e cultura, un binomio possibile
Anche se spesso oggi la gita non è più la prima e sola
esperienza di viaggio, rimane comunque un momento
molto significativo, carico di aspettative e attesa. Lo stereotipo della scolaresca in viaggio, tra cori sull’autobus,
chiacchiere notturne in segreto dai professori e nuove
amicizie che nascono è forse piuttosto realistico. Visita-
re luoghi di rilevanza storica e artistica, tornando dal
viaggio con un po’ di cultura e consapevolezza in più, è
in gran parte quello che si aspettano per i ragazzi insegnanti e genitori. Ma è anche la voglia di stare insieme,
di ridere, vedere “il mondo” e conoscere nuove persone
che spinge i giovani a partecipare, evadendo per un periodo (seppur breve) dai banchi di scuola.
Il desiderio di socializzazione è quindi uno principali
motivi di partecipazione alle gite, ma non è l’unico: circa il 33 per cento dei ragazzi, una percentuale quindi
piuttosto considerevole, vede in questa esperienza anche un mezzo alternativo e importante per l’apprendimento. Non è possibile perciò racchiudere tutti i ragazzi
nel luogo comune che li vuole necessariamente indifferenti alla cultura e alla possibilità di accrescere il proprio
bagaglio culturale.
Conciliare entrambi gli aspetti, quello educativo e di divertimento, è forse una delle fasi più delicate e di difficile organizzazione, anche se come risulta dal sondaggio
effettuato dal Touring Club Italiano e sottoposto ai ragazzi delle scuole da Zai.net, la maggior parte di ragazzi e insegnanti tornano dalla gita piuttosto soddisfatti.
Certo, le aspettative che si ripongono in questa esperienza non sempre vengono appagate, ma la colpa è per
lo più da ricercarsi in fattori esterni, quali le spese elevate, la qualità del cibo e degli alloggi e le limitazioni alle libere uscite. Pur di partecipare, e nonostante le difficoltà economiche in cui molte famiglie vivono di questi
tempi, i ragazzi si danno da fare contribuendo alle spese per il viaggio: secondo il sondaggio risulta infatti che
circa il 40 per cento dei partecipanti svolge lavoretti occasionali per coprire le spese e non dover quindi rinunciare a questa esperienza, segno anche questo della
grande importanza che la gita scolastica ha ancora oggi
per i giovani. Sono i primi passi consapevoli al di fuori
dei luoghi quotidiani, le basi per costruirsi in futuro un’identità indipendente e cosmopolita, e diventare così
viaggiatori curiosi ed esperti.
Le mete preferite
Organizzare al meglio una gita, nel rispetto degli scopi
educativi e della sicurezza e cercando nello stesso tempo di conciliare spese e divertimenti, è un impegno notevole per il corpo docente, che spesso in sempre più
istituti si avvale di una commissione interna dedita alla
Inchiesta
28
preparazione dei viaggi di istruzione.Tra le tante problematiche organizzative,
c’è innanzitutto la scelta della destinazione, che purtroppo è ancora prevalentemente proposta dagli insegnanti senza interpellare gli studenti. Il motivo è forse l’idea che i ragazzi possano privilegiare luoghi di divertimento di
poca valenza formativa, ma lo sviluppo di internet e la curiosità tipiche dell’età giovanile verso cose e luoghi meno tradizionali potrebbero invece dare
il via a gite più originali e personali, alla scoperta di città, usi e costumi importanti ma spesso non considerati. Come analizzato anche dall’Osservatorio
sul Turismo Scolastico, infatti, le mete privilegiate sono sempre le “classiche”:
in Italia Roma, Venezia e Firenze, e per quel che riguarda le città straniere Barcellona, Praga, Berlino e Parigi. Luoghi di ineguagliabile importanza culturale
e artistica, ma comunque facilmente accessibili anche per una qualunque vacanza tra amici o in famiglia. L’esperienza della gita dovrebbe forse differenziarsi anche in questo senso dalla semplice vacanza, affiancando alle visite
“tradizionali” anche percorsi nuovi e stimolanti, a stretto contatto con le abitudini e le particolarità del posto. In questo senso la scelta di essere ospitati in famiglia o in strutture come college è la più indicata per entrare davvero nello spirito del luogo, ma questa formula è ancora troppo limitata ai viaggi all’estero e soprattutto nei Paesi anglosassoni, come confermano i dati dell’Osservatorio. Eppure questa soluzione risolverebbe in parte anche i problemi legati alle spese, che sono in questo caso decisamente più contenute rispetto ad altre proposte come hotel o agriturismi. Indipendentemente dalla
scelta dell’alloggio o del mezzo di trasporto, rimane il fatto che a sorpresa anche la maggior parte dei docenti che hanno partecipato alla gita scolastica sono rimasti soddisfatti e ripeterebbero l’esperienza. Un dato questo piuttosto
inatteso, se si pensa all’idea che in generale si ha delle scolaresche in viaggio: rumorose, indisciplinate, sempre pronte a creare scompiglio e “terrore”
tra gli altri ospiti. In parte questo può essere vero, alloggiare tra 50 ragazzi
entusiasti di essere lontani da casa in un posto nuovo, o cercare disperatamente di conquistare una brioche dal tavolo della colazione prima dell’assalto di orde di adolescenti affamati non è un’impresa da poco, tuttavia ciò sembra fortunatamente non scoraggiare i professori che si prestano a partecipare alle gite.
Un ricordo anche da adulti
Viaggi che sembrano interminabili su pullman affollati, code al check-in prima di stipare 30 ragazzi su voli low cost, continue conte e appelli nel dubbio costante di aver dimenticato qualcuno. E dall’altra parte sogni non realizzati di esperienze mitiche e idealizzate, cibo così diverso da quello abituale da far sognare la cara macchinetta che distribuisce merendine del nostro istituto.
La gita scolastica è anche questo ed è pure lo stress di genitori che preparano valigie e fanno i salti mortali di questi tempi per permettere al figlio di parteciparvi. Ma rimane il fatto che è soprattutto qualcosa di magico, il momento per sancire amicizie, spezzare cuori, concludere idealmente un anno scolastico o la fine di un percorso non sempre facile o piacevole. E’ un modo per
essere “gruppo”, nell’età in cui questa parola ha un senso, è avere 18 anni e
sentirsi cittadino del mondo, è il ricordo della scuola che ci porteremo dentro
anche da adulti. E che rivivremo forse, un giorno, da un’altra prospettiva.
Lazio, Toscana,
Veneto e Sicilia le
regioni preferite;
Spagna, Francia,
Repubblica Ceca
e Germania
i Paesi stranieri più
gettonati
La gita ideale:
divertimento al primo posto
“Divertirsi in modo sano senza televisione,
droghe o altro”; “Vorrei più attività sportive e occasioni di divertimento con gli
amici”, “Fare ogni giorno qualcosa di
nuovo e non avere mai il tempo di
annoiarmi”: il 20% delle quasi 1.000 frasi
indicate dai ragazzi che hanno risposto al
questionario sulla gita scolastica riguarda
la possibilità di divertirsi, mentre sono risultati meno frequenti i suggerimenti (13,6%
“Organizzata insieme da studenti e insegnanti per soddisfare tutti”; “La possibilità di
conoscere un mondo diverso”), le indicazioni relative alla destinazione (13,6% “In un circolo velico”, “Un
campo di scavo archeologico in Giordania”; “Nell'Europa del
nord alla scoperta di paesaggi completamente diversi dai nostri”), alle esigenze formative
(9,6% “Vedere dal vivo le opere d'arte che studio”; “Più pratica, magari in un campo di
scavo archeologico” ) e alla voglia di novità (9,7% “Vorrei visitare posti nuovi e conoscere
gente del posto che mi fa capire veramente come si vive lì”; “Divertente e diversa dai normali itinerari e mete”).
Per saperne di più: www.classeturistica.it
29
30
32
Test
BAND EMERGENTI:
CON LO ZAINO
IN SPALLA...
scelte per voi
A volte si parte con reale voglia di
imparare, altre volte, nonostante le
buone intenzioni – divertimento e
cultura, un binomio possibile - si
finisce solamente col fare una gran
baldoria, all’oscuro dei propri ignari
genitori. E tu, che viaggiatore sei?
Scoprilo con noi!
di Emanuele Colonnese, 24 anni - Roma
1. Quale pensi che sarà la tua prossima meta turistica?
A Arcinazzo – a casa degli zii di mia madre... si scanna il maiale, si spala il letame e tutto il resto!
B Ci sto ancora pensando, comunque qualcosa di
culturale – una qualche città europea noiosa e piena di musei, festival jazz e altre robe del genere
che servono tanto a darsi un tono sofisticato!
C Potrà sembrare un po' banale, ma pensavo a Lloret Del Mar, si spende poco e lo sballo è assicurato. Ora scusate, torno a suonare i bonghi.
2. Ti piace la cucina etnica?
A Vuoi dire i rigatoni con la pajata e la coda alla
vaccinara?
B Se posso, di tanto in tanto, mi concedo una seratina al ristorante giapponese... vero che il sushi non
sa di niente e che sembra un filetto di capitan findus scongelato e messo sul piatto, ma se è così costoso e ricercato deve essere buono per forza, no?
C Sì, non mi dispiace magiare da Mc Donald’s di tanto in tanto – cartone pressato e rognone di topo
hanno un buon sapore se conditi con le salse giuste!
3. Che cosa pensi delle vacanze studio?
A Diciamo pure che ho smesso di studiare in seconda elementare - la cosa decisamente non fa per me...
B Perché, esistono anche vacanze dove non si studia o almeno non si fa finta di studiare?
C Ma una bella vacanzetta al mare dove passi tutto
il tempo a quattro di spade sull'asciugamano proprio no, eh?
4. Tutti in gita a:
A Coi tempi che corrono, un bel pellegrinaggio al Divino Amore (Roma) non sarebbe da scartare...
B Un soggiorno a Vitsebsk Voblast, in Bielorussia.
Non ho idea di cosa ci sia da vedere, ma il nome
è sufficientemente pretenzioso.
C Ad Amsterdam... è una gita con la classe, devo aggiungere altri ovvi motivi?
5. Una gita che ti è rimasta nella memoria e nel cuore?
A Alla centrale del latte, mi ci hanno portato all'asilo e in realtà non ricordo quasi nulla, ma subito
dopo ho abbandonato gli studi e non ho fatto altre gite...
B Al Museo d'Arte Contemporanea lo scorso anno, fu
proprio una mia proposta... me la ricordo per le
botte che mi hanno dato i compagni di classe.
C Alla sagra dello Sgonfiotto a Noceto Inferiore.
6. Divertimento e cultura, un binomio possibile?
A Avoja! Se c'avrebbi più tempo le farebbi un paio
di gite culturali!
B Ma a me va benissimo pure la cultura senza divertimento – non s'era capito che sono un saccente borghesuccio finto-alternativo?
C E basta! Ma uno la cultura non la può mettere da
parte almeno in vacanza o in gita?
LEGGI IL TUO PROFILO A PAG. 57
MUSICA
36
INTERVISTA:
Bugo e il nuovo tour
32
Speciale emergenti
33
STANCHI DELLE SOLITE CANZONI? STUFI DI CIÒ CHE PASSA IN RADIO O SU
MTV? GUIDATI DALLA RETE E DALLE ESIBIZIONI DAL VIVO, ABBIAMO
SELEZIONATO PER VOI IL MEGLIO DELLA MUSICA EMERGENTE: ECCO OTTO
BAND CHE HANNO DAVVERO QUALCOSA DI NUOVO DA DIRE
G
di Fabio Perrone, 19 anni
Roma
razie a internet, oggi è possibile ascoltare un sacco di musica interessante senza sganciare un centesimo e
senza scaricare alcunché. È così che, poco a poco, abbiamo scovato diversi gruppi interessanti che sono riusciti a farsi strada solo grazie agli apprezzamenti ricevuti sui loro space e agli applausi raccolti nei concerti. Vi proponiamo ora una serie di band che hanno davvero qualcosa di nuovo da dire: interessanti innovazioni nel
sound, nei riff e, perché no, anche nei testi. Musica per le vostre orecchie!
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Voce-chitarra, basso,
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Siamo qui di fronte ad una sperimentazione musicale davvero interessante. Questa band di Guidonia
(Roma) si è fatta strada poco a poco dal dicembre 2003, anno di nascita. È composta da quattro virtuosi polistrumentisti dalla creatività
straordinaria. Sono quasi totalmente
sconosciuti al grande pubblico, e li abbiamo
incrociati grazie alla possibilità che è stata
data loro di aprire il concerto dei Baustelle
a Roma alcune settimane fa. Si definiscono
una band di rock elettronico, ed è facilmente ravvisabile in loro un’influenza dei Muse,
Sigur Ross e di altri gruppi sulla cresta dell’onda molto originali.
www.myspace.com/musashiband
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band
MISS FRAULEIN
Voce, batteria, chitarra, basso
Band cosentina nata nel 2001, si è fatta conoscere col primo demo già nel 2003; nel
2004 sono stati recensiti da riviste come Rumore e, con l’inserimento del nuovo bassista,
traggono l’ispirazione necessaria a produrre
il loro primo album Tob Was My Monkey, il
cui produttore è lo stesso degli Afterhours. I
testi sono caratterizzati da una profonda ironia – come si può intendere dal nome stesso della band, “Signorina Signorina”. Si definiscono una Stoner-Rock and Roll band, caratterizzata da un sound molto cupo e deciso, tuttavia travolgente: chi li ha visti dal vivo non li dimentica facilmente. La voce è
molto vicina a uno stile più indie-rock, ma
non mancano anche tratti metal nelle loro
canzoni. È possibile reperire il cd via rete
(davvero bello!).
ZUBAND
Batteria, basso, sax
Qualcosa di mai nemmeno lontanamente pensato prima d’ora. Rare
volte si sente un trio riempire le canzoni bene come loro. Fanno una
musica volutamente al confine con il rumore, davvero poco orecchiabile e di difficile comprensione ai più (si definiscono altro\altro\altro sul
loro space); tuttavia dal vivo piacciono molto e si stanno ritagliando uno
spazio importante nella scena underground italiana. Davvero una bizzarra
idea la loro, tuttavia condita da un altissimo livello tecnico di tutti e tre i
componenti; in particolare il batterista Jacopo Battaglia è davvero impressionante. Nati nel 1997, suonano in giro per il mondo da alcuni anni, ma in Italia stanno finendo sulla bocca di tutti proprio negli ultimi mesi, complice la
collaborazione per un EP con Il Teatro Degli Orrori.
www.myspace.com/zuband
34
Speciale emergenti
Musica
MARCOSBANDA
Voce-chitarra-tromba, batteriapercussioni , chitarra-armonica, basso, piano-tastiere
ZOGAROS
Voce, batteria, chitarra, basso,
tastiere, cori
Per gli amanti di una musica di più facile ascolto
ci sono gli Zogaros, gruppo umbro “naturalizzato
cosmopolita”, come amano definirsi. Una voce molto melodica sale in cattedra su un sottofondo musicale gradevole e rilassante, tra il soul, il pop e il funky.
Esistono da alcuni anni e hanno stentato un po’ a decollare, ma ora si avviano a essere più conosciuti nel
panorama nazionale e non: la scelta di cantare sia in
inglese che in spagnolo non è casuale, oltre che originale. Hanno partecipato con una buona risposta di
pubblico alle finali nazionali 2008 di “Primo Maggio
Tutto l’Anno”, la rassegna che elegge i gruppi che saliranno sul palco del Primo Maggio.
www.myspace.com/zogaros
QUALCHE TEMPO FA
SCRIVEVAMO SU QUESTE
PAGINE CHE L’HIP HOP È
UN GENERE CHE DI VITALE
ORMAI HA BEN POCO. BEH,
QUALCUNO HA SENTITO IL
BISOGNO DI ANDARE
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HIP HOP, UNA
DICHIARAZIONE
D’AMORE
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Musica rilassante è prerogativa di Marcosbanda, gruppo dal nome ironico quasi
quanto le loro canzoni. Nel panorama
odierno si orientano su un genere decisamente alternativo, dalle ritmiche sudamericaneggianti, di orientamento pop, bossa
e jazz. Una voce decisamente romana racconta con spirito molto sarcastico anche questioni non facili da affrontare,
dall’attualità più scottante alla guerra. È da poco uscito il primo album,
che prende il nome dalla prima traccia
Il Nome Dei Pomodori, destinato a fare
parlare di sé. Anche loro hanno partecipato brillantemente alle finali nazionali dell’ultima edizione di “Primo Maggio Tutto
l’Anno” e hanno suonato nell’estate passata con Fabri Fibra, Zucchero, Elisa, Paolo Belli.
www.myspace.com/marcosbandaonline
35
erché vivere il primo amore con una semplice donna! Nessuna provocazione dall'altra rispettabile
sponda, qui l'amante è la musica, o meglio l'hip
hop, quel suono grezzo e affascinante, nuovo ma con
un'enorme storia alle spalle e da sempre pronto a scatenare le critiche dei media e delle persone "per bene". Un
amore difficile forse, ma proprio per questo adrenalinico
e pieno di risvolti al di fuori della quotidianità.
Ma parliamo da ghetto: "l'hip hop spacca"! Realtà (bruttina), voglia di rivalsa, musica, poesia, ballo, graffiti, miscelate questi ingredienti come stregoni e avrete la formula magica. Eppure non tutti la pensano così e per scoprirlo non c'è neppure bisogno di andare tanto lontano.
Ominidi griffati da testa a piedi, pieni di gioielli con impresso il loro nome e macchine grosse quanto una villetta bifamigliare, tendono a confondere, fingendosi malavitosi, incitando alla violenza e al consumo di droga. La musicalità delle canzoni spesso riprende quella del pezzo di
un altro rapper che ha fatto successo un mese prima e la
voglia di affermarsi in un mondo difficile è tramutata in bisogno di ostentare beni materiali e donnine facili.
di Michael Lorenzelli, 18 anni
Torino
Mtv, All Music e i programmi musicali di Sky hanno da
tempo una scelta tra migliaia di rapper docili, più pop che
hip hop, da mettere a rotazione e ormai non c'è adolescente che non conosca almeno tutte le canzoni di Fabri
Fibra a memoria. È businness... e la contaminazione da
soldo non poteva che dare alla testa di chi soldi non ne
aveva. Prendersela è inutile, o si cavalca l'onda di attenzioni che ha travolto la scena o ci si mette a fare la musica col cuore, quella che viene senza un perché e non solo per rispetto del contratto; servono passione e costanza, e magari le cose torneranno ad essere come chi ama
l'hip hop vuole.
Ognuno poi è libero di scegliere cosa ascoltare, e internet
è una fiocina di buona musica per chi la libertà la vuole
a 360 gradi e ha smesso di affidarsi alle monotone radio;
certo, tra le frequenze qualche stazione di nicchia continua a sopravvivere e affidarle l'orecchio ogni tanto non
costa nulla. Hip hop o no, la musica è musica, e dato che
scegliere la migliore non costa poi tanta fatica, tenersi informati su cosa c'è di veramente bello non pensate sia
una cosa saggia?!
36
Intervista
37
IL “MENESTRELLO” DELLA MUSICA POP ITALIANA
HA RISPOSTO ALLE NOSTRE DOMANDE ALLA VIGILIA DEL
TOUR CHE LO PORTERÀ IN GIRO PER TUTTA LA PENISOLA
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di Chiara Colasanti, 18 anni
Liceo classico “Tacito” - Terni
uando si sente in giro una persona che, parlando del più
e del meno, afferma seriamente che “c’è crisi”, il mio
pensiero va subito al singolo che ha monopolizzato Mtv
qualche tempo fa. L’autore, Bugo per l’appunto, è uno dei più
eclettici artisti che si possano trovare in Italia in questo momento
e, dagli inizi nel 1999, di strada ne ha fatta. Piano piano ha conquistato favori di critica e pubblico e ora, grazie all’ultimo album
Contatti, sta raccogliendo il dovuto consenso.
Dopo il singolo C’è Crisi, anche il secondo estratto dall’album, Love Boat, ha contribuito a far conoscere ancora di più il cantautore che durante l’estate ha riscosso parecchio successo.
Ora, con il nuovo singolo Nel giro giusto (dal sound elettronico accattivante che del resto pervade tutto l’album) si prepara ad affrontare una tournée invernale arricchita di nuove luci e di un’originale scenografia.
Ma chi è veramente Bugo? Cristian Bugatti, nato nel 1973 nel novarese, non è solo un artista brillante e mai banale, ma soprattutto è un uomo che sa perfettamente quello che vuole e come
ottenerlo. Basta leggere come ha risposto alle nostre domande.
Con Contatti hai sottolineato il tuo legame con la musica elettronica, quali sono gli aspetti di questa musica che ti hanno spinto
a questa scelta e cosa puoi trovare di migliore, di diverso da una
musicalità meno elettrica?
«Sono cresciuto con la musica cantautorale, con chitarra acustica
e voce: ho fatto un sacco di concerti chitarra e voce, ma poi ad
un certo punto mi sono reso conto che il folk, il rock mi stavano
annoiando. Dopo tre dischi, ero stufo di comporre con la chitarra,
così ho trovato nei programmi per far musica elettronica e in molta musica italiana e francese, una freschezza che non sentivo più
nella musica folk e rock. Nell’ultimo disco ho recuperato delle cose che avevo già accennato in passato, ma ho voluto fare tutto
elettronico: ci sono solo tastiere, tutte le batterie sono elettroniche. Ho scelto, quindi, di utilizzare una musica generalmente fredda per parlare di cose molto vive come le delusioni, le crisi, la ricerca disperata di un contatto».
Cosa ci puoi raccontare del contest “Bugo at your place” (e dell’esperienza con Mtv in generale)?
«Conosco Mtv da diversi anni: sono stati i primi a chiamarmi. Nel
2002 mi hanno invitato a fare Supersonic; dopo quella comparsa
in tv, ho firmato con l’Universal. Mtv ha sempre sostenuto il mio
progetto, mi ha sempre portato fortuna. Quest’anno mi hanno
chiamato a fare Mtv@your place, che è un’esperienza particolare,
una cosa diversa dal suonare su un palco. Compongo le mie canzoni non pensando a chi sarà il mio ascoltatore: non scrivo con
l’idea che un brano potrà piacere di più a chi ha 15 anni o 40 anni. Il fatto che mi abbiano chiamato per fare un certo tipo di trasmissione per ragazzi assai giovani, vuol dire che nel mio disco
qualcosa che a loro piace c’è. Generalmente non è il pubblico che mi
segue, ma c’è sempre qualche eccezione».
La maledetta nave e il maledetto mare di cui parli in Love boat… le
delusioni che portano con sé appartengono a Bugo o a Cristian?
«Ho scritto quella canzone ispirandomi a una coppia di miei amici che
non facevano altro che litigare; lei era convinta che l’amore fosse delusione, lo penso anch’io: anche se si sta assieme tanto tempo, comunque ci sono dei ricordi brutti che una coppia si porta dietro. Tuttavia, quella non è una canzone negativa, parla semplicemente delle
difficoltà di una relazione amorosa».
L’ispirazione in che momenti ti coglie? Come nascono le canzoni che
poi noi sentiamo negli album?
«Nascono dall’esterno; all’inizio della mia carriera partivo più da sensazioni mie, ma questo anni fa, nei miei primi due dischi. Poi ho cominciato a scrivere, con il primo cd uscito con Universal nel 2002,
quello che sentivo dire in giro dalle persone. Ad esempio, C’è Crisi è
nata così! Non mi interessa parlare di quello che provo io: mi piace di
più “utilizzare gli altri”, i pensieri degli altri».
Come definiresti il tuo percorso dagli esordi nel 1999 fino ad ora? Cosa vedi nel futuro?
«Non mi guardo mai troppo indietro, né in avanti: cerco di vivere sempre il presente, non so neanche cosa farò tra cinque anni. Ho sempre
fatto i dischi che volevo e questo mi ha anche comportato delle difficoltà, sono sempre stato catalogato come un personaggio “stravagante”. Non ho mai accettato compromessi e, quindi, uno come me fa più
fatica ad arrivare. Mi ha fatto molto piacere raggiungere il successo
con un disco che è Contatti, non il primo album. Mi spiego: molti artisti hanno un successo folgorante con il primo disco e poi scompaiono… no? Per quanto riguarda me, questo è il mio disco più bello, ed
è il mio sesto disco!».
Sei stato definito uno degli artisti pop meno catalogabili degli ultimi anni, vuoi provare tu a darti una definizione? Ti
senti il “Beck delle risaie”, come ti hanno soprannominato, oppure no?
«Le definizioni servono ai giornalisti per
scrivere e far capire al lettore come inquadrare un artista; quelli italiani hanno sempre
bisogno di essere paragonati agli stranieri. All’inizio mi andava anche bene essere assimilato a Beck, ma adesso mi viene quasi da sorridere e penso: “proprio non sanno inventarsi
niente!”. Tu mi chiedevi come mi definisco io: è
una bella domanda! Potrei essere il “menestrello”
del pop italiano!». Che altro aggiungere? Bugo è un
artista da non farsi sfuggire, ma ecco dove approfondire la sua conoscenza:
www.bugo-net.it
www.myspace.com/bugomusic
NEL GIRO GIUSTO TOUR
01/11/08 RECANATI (MC) - EXTRA
07/11/08 S.ILARIO DI GATTATICO (RE) FUORI ORARIO
14/11/08 FIRENZE - VIPER
15/11/08 RONCADE (TV) - NEW AGE
29/11/08 TORINO - HIROSHIMA
MON AMOUR
40
CINEMA:
Pierfrancesco Favino
è "L'uomo che ama"
GIOVANI
CRITICI
42
PALCOSCENICO:
Shakespeare Low
40
Intervista
41
Nei panni di un
uomo fragile
FINORA ERA STATO CONSIDERATO TRA I PIÙ TALENTUOSI INTERPRETI DEL
NOSTRO CINEMA. OGGI PIERFRANCESCO FAVINO, 39 ANNI ED UNA
FILMOGRAFIA INVIDIABILE, È UNA STAR. NELL’ATTESA DI VEDERLO IN “ANGELI
E DEMONI”, L’ABBIAMO AMMIRATO NE “L’UOMO CHE AMA”
D
di Lorenzo Brunetti, 17 anni
Liceo classico “Visconti” - Roma
opo il ruolo di Marco, il trentenne felicemente sposato ne L'ultimo bacio, ha recitato in tutti i più importanti film italiani degli ultimi anni senza disdegnare la fiction televisiva, ma è nel
2007 che approda ad Hollywood con una piccola parte al fianco di Ben
Stiller in Una notte al museo, nel ruolo di un inedito Cristoforo Colombo. Quest'anno lo abbiamo visto in Miracolo a Sant'Anna diretto da Spike Lee e ne Le cronache di Narnia 2: Il principe Caspian, mentre nel
2009 sarà nelle sale con Angeli e Demoni, il prequel de Il codice Da Vinci. Nonostante il successo internazionale sembra però non dimenticasi
dell'Italia. L'uomo che ama, il film di Maria Sole Tognazzi che ha aperto il Festival Internazionale del Film di Roma, lo vede protagonista così
come la nuova Fiction di Rai Uno Pane e Libertà, dove interpreta lo storico segretario della Cgil Giuseppe Di Vittorio.
Nell'intervista che ha recentemente rilasciato a Vanity Fair dichiara di
conoscere bene la differenza tra il suo primo piano e quello di Kim Rossi Stuart, definendo la sua una “faccia di genere”.
«Intendevo dire che ci sono volti ai quali basta essere inquadrati per
raccontare qualcosa, mentre altri hanno bisogno di più interpretazione...
non intendevo essere dispregiativo nei miei confronti».
Per L'uomo che ama, dove interpreta la sofferenza d'amore del farmacista Roberto, Maria Sole Tognazzi racconta di averla scelta proprio per
la sua fisicità....
«L'uomo che interpreto vive un percorso emotivo piuttosto delicato che
normalmente verrebbe attribuito ad un volto meno marcato del mio. Maria Sole Tognazzi ha invece puntato sul
contrasto tra ruolo e fisicità».
Le è stato difficile immedesimarsi nella parte?
«Assolutamente no. La fisicità di una persona non sempre
corrisponde agli stereotipi. Altrimenti sarebbero state corrette le teorie di Cesare Lombroso sulla fisiognomica, secondo le quali tutti quella con la fronte bassa erano criminali... Certamente però mi ha fatto piacere interpretare un
ruolo delicato che normalmente non mi sarebbe attribuito».
L'uomo che ama racconta lo struggimento amoroso di un
uomo e ciò è stato visto come rivoluzionario. Non crede
che in realtà nella storia della cultura, da Catullo a Dante
a Leopardi (solo per citarne alcuni...), gli “uomini che
amano” non siano mancati?
«Non si tratta, infatti, di un tema inedito, ma desueto ultimamente per il cinema. Soprattutto nel nostro paese sembra esserci una tendenza culturale a considerare il maschio
come impermeabile a certe dinamiche emotive: o fa il principe azzurro o altrimenti è raro che venga rappresentato nel
percorso che può seguire ad un abbandono o al riconoscere in se stessi di non amare più una persona».
Monica Bellucci è sua partner nel film della Tognazzi. Come è andata questa collaborazione?
«La collaborazione è andata benissimo. Per quanto riguarda le tanto attese “scene intense” devo dire che non
sono quelle che normalmente ci si immagina quando viene fuori il nome di Monica Bellucci».
L'uomo che ama è stato presentato all'apertura del Festival di Roma. Dopo l'esperienza di quest'anno quali sono
le sue impressioni sulla kermesse romana?
«Come ho sempre detto, sono molto contento che Roma
abbia un suo festival e non credo affatto che pesti i piedi a Venezia. L'ideale sarebbe se si riuscisse a creare anche una nuova realtà di mercato. Non ho, invece, ben capito le polemiche sul fatto che il cinema italiano dovesse
essere rappresentato di più o che l'apertura con un film
italiano fosse in qualche modo un'apertura minore».
Se la festa di Roma non ha pestato i piedi a Venezia certamente l'ha fatto il Festival di Toronto (almeno nei numeri), dove è stato presentato l'ultimo e discusso film di
Spike Lee. Oltreoceano però, dopo i fischi alla prima, la
pellicola ha avuto poca fortuna e qualche pesante stroncatura. Come giudica quest’insuccesso?
«È difficile capire le dinamiche per le quali un film viene
giudicato buono, specialmente quando non si tratta del
proprio paese. Io comunque vedo una certa continuità
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nell’opera di Spike Lee, è sempre stato un regista controverso. Non bisogna confondere un film che si occupa di
un argomento storico con un manuale di storia: non è stato il tentativo di ricostruire i fatti, ma di raccontare una o
tante storie all'interno di un preciso periodo. I personaggi sono sempre frutto della fantasia, anche quando sono
tratti dalla realtà».
Il prossimo kolossal nel quale la vedremo è Angeli e Demoni, tratto dall'omonimo libro di Dan Brown. La trama,
come per Il Codice Da Vinci, è un intricato thriller tra storia e fantasia. Il tema è tra i più controversi: il rapporto
tra scienza e fede. L'accusa è di sfruttare temi importanti
e figure storiche come Galileo per un'operazione commerciale...
«Se uno studioso galileiano si fa intimidire da un libro di
Dan Brown ho paura che abbia poca fiducia in Galileo.
Non credo che il film tratti delle teorie di Galileo e neanche che il centro della trama sia il rapporto tra scienza e
fede. Si tratta di un thriller totalmente di fantasia: è evidentemente assurdo che un cilindro contenente dell'antimateria faccia saltare il Vaticano».
Dopo le sue esperienze oltreoceano, lei ha definito la realtà di Hollywood come molto professionale, mentre da noi
spesso si conta troppo sull'arte di arrangiarsi...
«Che si abbiano cento lire o trecento milioni di dollari, la
differenza consiste nell'amore per quello che si fa. È vero
però che in America c'è una struttura lavorativa basata totalmente sul merito, e questo influisce sulla qualità del lavoro».
Sul suo sito si legge "Commedia, fiction, dramma... voglio
fare tutto tranne il porno" e a giudicare dalla sua filmografia sembra essere proprio così...
«Se mi mettessi nell'ottica di fare una sola cosa mi limiterei, e non dal punto di vista del pubblico, ma dal punto di vista espressivo. Il mio è un mestiere basato sulla
fantasia e quindi sulla possibilità di immaginarsi in maniera sempre diversa».
42
Shakespeare
Low:
lezioni d’autore
Palcoscenico
43
rilevanti nell’ambito della storia.
Una lezione che guarderà alla filologia del testo attraverso un gioco
ironico e didattico. All’epoca in cui
ero uno studente, infatti, ed andavo a teatro con la scuola, ricordo
con sconforto gli spettacoli che ci
portavano a vedere; si trattava di
piéce punitive, che non si avvicinavano affatto al gusto dei giovani. Io vorrei, al contrario, che questo spettacolo costituisse un’educazione teatrale per quanti, in futuro, vorrebbero fare teatro. Normalmente, penso al teatro come a
un virus urticante: una volta respirato, ti rende già preposto al mestiere. Che ci sia poi un grande
teatro come l’Eliseo che finanzia
operazioni di questo genere è un
aspetto molto significativo, che lascia ben sperare per il futuro».
Lei ha iniziato ad occuparsi di teatro
fin da giovanissimo: quale consiglio
darebbe allora ad un giovane che
vuole avvicinarsi a questo mondo,
visto che spera di avere fra il suo
pubblico un futuro artista?
«Io ed altri miei colleghi ci siamo
avvicinati sin da giovanissimi al
teatro come spettatori, con la segreta speranza che, un giorno,
avremmo potuto prenderne parte.
Di conseguenza, leggo nei giovani
sempre dei potenziali teatranti.
Inoltre, il teatro è, per alcuni, una
terapia che riesce a rendere meno
Normalmente
penso al teatro come a
un virus urticante: una
volta respirato, ti rende
già preposto al
mestiere
timidi. Come prima cosa, quindi,
consiglio di andare a teatro, proprio per ca(r)pire il segreto e per
capire se si trova in ciò una sorta di
soddisfazione interiore ed emotiva.
Poi, se uno sceglie di far l’attore, è
necessario che si rivolga a scuole
di recitazione serie, diffidando dalle facili promesse».
Pirandello, Cechov e Beckett sono
solo alcuni dei nomi degli autori di
cui lei ha curato la regia: quale allestimento le è rimasto maggiormente
nel cuore e perché.
«Con Cechov ho allestito uno Zio
Vania speciale, ripensato dall’unico
personaggio sopravvissuto. Beckett,
invece, è stato sempre il leit motiv
della mia vita. Di Pirandello, poi, ho
un ricordo straordinario: con Così è
(se vi pare) vinsi il premio Ubu per
la regia legato, tra l’altro, ad un testo intoccabile che ha dato frutti importantissimi».
Un’altra avventura che l’ha coinvolta
in questi anni è stata la direzione artistica della compagnia La Comunità,
ce ne vuole parlare?
«La Comunità nasce nel ’72, in un
sottoscala: uno spazio molto legato alla mia attività, alla mia storia,
all’immaginazione e alla pulsione
interiore. Una dimensione parallela
che ho cercato di tutelare dalle
mode e da una facile programmazione, privilegiando gli spettacoli
di ricerca».
Un altro suo grande amore è il cinema. Come si traduce questa passione sul palco?
«Io penso come se fosse un film,
uso la luce come se fosse un primo
piano e lavoro molto sulla sagomazione dell’immagine, in un contesto dove quasi sempre non si vedono i confini, i perimetri. Per cui,
sembra proprio che quello che viene illuminato diventi, a un certo
punto, l’elemento narrativo e, viceversa, ciò che rimane nell’oscurità
non sia mai esistito.
Poi, sicuramente, c’è l’uso della
musica, uno degli elementi che
maggiormente mi avvicina al cinema: io lavoro con la musica, effettuando una ricerca armonica agguerrita e presentandola, infine,
non come sfondo ma come un’ulteriore drammaturgia che si aggiunge
a quella scritta. Il teatro è anche
questo».
Giancarlo Sepe
di Antonella Andriuolo, 22 anni
S
Roma
ervi, messaggeri, ruffiani ed
elfi si avvicenderanno in un
viaggio fantastico tra amore e
morte, passione e dolore, gioco e
viltà, accompagnati dalla musica e
dall’esperienza creativa di Giancarlo
Sepe. Una lezione di teatro e di vita
che si articola in capitoli e coraggiosamente rovescia il precetto dantesco: questa volta, tra bassi, balordi
e ignavi non si guarda e passa, ma
ci si sofferma per comprendere, come ci racconta Giancarlo Sepe.
Come e con quali finalità nasce il
progetto Shakespeare Low?
«Dopo tanta attività personale e di
sperimentazione legata ai giovani,
avevo intenzione e voglia di far
CHI ERANO E CHE
RUOLO AVEVANO I
PERSONAGGI “BASSI”
NEI DRAMMI DI
SHAKESPEARE? QUALE
CONTRIBUTO
APPORTAVANO ALLO
SVOLGIMENTO DELLA
VICENDA? A QUESTI E
AD ALTRI QUESITI
RISPONDE
“SHAKESPEARE LOW”,
LEZIONE-SPETTACOLO
DEDICATA DAL
TEATRO ELISEO DI
ROMA AI RAGAZZI
comprendere loro quanto fosse importante il teatro attraverso una
espressività più fresca e diretta.
Shakespeare Low è, pertanto, una
chiave per affrontare un classico in
un modo differente dal solito, connettendolo al gioco. È una sorta di
tour in un mondo misterioso».
Perché la scelta di coinvolgere i ragazzi in un excursus di personaggi
bassi, balordi e ignavi?
«I personaggi bassi sono i personaggi che ignorano gli effetti delle
loro azioni, in genere tralasciate
durante la messa in scena. Shakespeare Low rappresenta, quindi,
un pretesto per giocare sulla
drammaturgia shakespeariana: le
figure sono basse in quanto non
hanno importanza, balorde perché
sono anche cattive, ignave perché
ignorano quanto possano essere
Eliseo Ragazzi
- Teatro Eliseo -
29 ottobre
dicembre
a 19
Dal
Shakespeare Low
Bassi Balordi e Ignavi
Lezione spettacolo su brani di
William Shakespeare
Testo e regia di
Giancarlo Sepe
www.teatroeliseo.it
Anatomia di
Contaminazioni
“UN GIORNO
PERFETTO”
D
spazio offerto da Mandragola Advertising S.r.l.
di Samuele Sicchio, 19 anni
Torino
ieci persone ordinarie, uomini e donne, bambini,
giovani e adulti; Melania Mazzucco ha firmato lo
struggente romanzo corale che racconta la giornata "perfetta" di ognuno di loro. L'unità di tempo e di
azione è garantita dal fatto che tutto accade nel corso di
un solo giorno, nella Roma di oggi; non nei luoghi lontani attraversati da Annemarie Schwarzenbach in Lei così amata o nella New York di un secolo fa, quella che fa
da sfondo a Vita. Non un romanzo storico quindi, di
quelli cui ci eravamo abituati.
Un flashback di 24 ore, che sono poi i capitoli in cui il
libro è diviso, e un folto gruppo di personaggi, pedinati
quasi minuto per minuto, ci coinvolge lungo una giornata che parte dalla notte fra il 3 e il 4 maggio 2001. Un
giorno come un altro. Un giorno qualsiasi. Un giorno perfetto, per l'appunto. Il 4 maggio è un venerdì, il penultimo prima delle elezioni del 13 e 14, quelle che daranno
la maggioranza al secondo governo Berlusconi. E il primo personaggio che si incontra è proprio un politico,
l'avvocato Elio Fioravanti, parlamentare uscente della
Casa delle Libertà, ricandidato in un collegio elettorale
difficile, quello del quartiere Casilino. Riuscirà a spuntarla? Nel cuore della notte del 4 si sveglia di soprassalto:
un incubo gli ha preannunciato la sua sconfitta elettorale. La frustrazione e la preoccupazione di questo personaggio scisso tra amore per la famiglia e attaccamento
alla "poltrona", due cose che Elio identifica, sono la cornice entro cui si muovono altri tre personaggi: suo figlio
Aris, detto Zero, studente no global di legge, capelli rasta, Maia, vent'anni più giovane del marito, e la piccola
Camilla, loro figlia, che il 4 maggio festeggia anche il suo
compleanno. Dall'altra parte c'è la famiglia di Antonio
Buonocore, poliziotto scelto e capo della scorta di Fioravanti; il suo matrimonio è finito, e ora sua moglie Emma si è trasferita fuori Roma con i due figli, Valentina e
Kevin. La prima, uscita da scuola, va a farsi il piercing all'ombelico con un'amica; Kevin viene invitato alla festa
di compleanno di Camilla, di cui è compagno di classe,
45
ECCO LA DESCRIZIONE DI UN
GIORNO DI VITA IN CUI LE ESISTENZE
DI DIECI PERSONE COMUNI SI
INTRECCIANO INESORABILMENTE E,
PURTROPPO, TRAGICAMENTE
e Antonio decide invece di farla finita, dopo un ultimo
tentativo di convincere Emma a tornare. Quel che accade dopo è una descrizione pazzesca e sorprendente: i
personaggi del libro si trovano coinvolti in un susseguirsi di avvenimenti intrecciati fra loro, fino al tragico
epilogo della sera. Un giorno perfetto è avvincente, si
legge d'un fiato: dal tutto emerge il male di vivere, il
sentimento di noia o malessere, di delusione o dolore
che, per un motivo o per un altro, accomuna tutti i personaggi del libro. È un romanzo all'insegna del nichilismo più disperato. È triste, veritiero, di quelli senza fiocchi e merletti: non lascia spazio all'ottimismo o, peggio,
alla speranza. È la stessa Emma, figura palesemente cara all'autrice, che, ad un certo punto della narrazione,
parlando a se stessa dice: "È terribile pensare che la nostra vita è un romanzo senza intreccio e senza eroi, completamente
sconnessa, priva di coerenza, fatta
solo di pause e di vuoti, di digressioni insensate".
Sul grande schermo
per la regia
di Ferzan Ozpetek
Melania G. Mazzucco,
Un giorno perfetto,
Piemme, Roma 2003,
pagg. 414,
Premio Strega 2003
46
VITA NON È UN LUNGO
Recensione
Recensione
QUANTO COSTA IL SILENZIO
UNA RAGAZZA CINESE, AN-LING, SPERDUTA
A NEW YORK. E UNA FAMIGLIA AMERICANA,
APPARENTEMENTE NORMALE, CHE
NASCONDE UN TERRIBILE SEGRETO…
U
LA
FIUME
PARAFRASANDO IL
CELEBRE FILM
FRANCESE, QUESTE
PAGINE RACCONTANO
L’INFANZIA DI TRE
BAMBINE A CAVALLO DEL
DIVORZIO DEI LORO
GENITORI. UN LIBRO
SCRITTO CON UNO STILE
SEMPLICE, QUASI NAÏF,
MA CHE OFFRE SPUNTI DI
RIFLESSIONE PER I
LETTORI DI OGNI ETÀ
di Ludovica Antonini, 15 anni
Liceo classico “Foscolo” – Albano (Roma)
n passato doloroso, dai limiti razionalmente invalicabili, e un’intricata vicenda giudiziaria accomunano le
due protagoniste del romanzo: Emma, cinquantenne
insegnante di inglese per immigrati a Manhattan, e An-ling,
studentessa. Il libro è un viaggio nella memoria attraverso
flashback, spezzoni di vita raccontati da Emma, dal marito
Tom e dal figlio Josh. Ma è solo attraverso le email di An-ling
ad Emma che si apprende la vera storia della ragazza: è lei il
perno strutturale del romanzo, intorno al quale ruota ''l'atmosfera gialla'' del racconto, che tiene in suspance il lettore
fino alla fine.
Con il suo inglese incerto, An-ling capita per caso nella classe di Emma e scivola nella sua vita e in quella della sua famiglia con un atteggiamento condiscendente e seduttivo. Tuttavia il suo arrivo sconvolge i valori su cui si regge l'equilibrio del piccolo nucleo familiare: Tom soffre per l'ambiguo atCamilla Trinchieri
taccamento della moglie alla studentessa; Emma, invece,
IL PREZZO DEL SILENZIO
vuole proteggere ed aiutare An-ling, che vede fragile e indi320 pagine, 16 euro
fesa e per questo si trasferisce con lei in un loft a Manhattraduzione di Erika Bianchi
tan. Occorre fare un passo indietro: l'insegnante è ossessionata dal senso di colpa per la perdita della figlia Amy, morta
all'età di due anni, investita dalla sua macchina.
e
Emma non può dimenticare Amy, ''quel raggio di SoA margin
ri
le che li aveva tirati fuori da un buco sottoterra''. In
Trinchie
Camilla
An-ling Emma vede sua figlia, l'amore che prova per
raga,
nata a P
lei è tutto materno: è quel sentimento che ''tutto ab,
anhattan
braccia e mai finisce'' e che pure non la terrà a riparo
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dall’incresciosa accusa di omicidio...
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L'autrice rende bene il dramma esistenziale delle due
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protagoniste: un passato lasciato nel silenzio che prez,
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diciasse
zo ha se pesa come una cappa di piombo? Eppure quetornare
sto dramma è sussurrato, non gridato e mai patetico. La
prima di
struttura 'gialla' del romanzo lo eviscera e lo comprende
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definiti
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come in un percorso psicoanalitico in cui An-ling è l'eleati Unit
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mento provocatorio. C'è un giusto equilibrio tra la forma
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del libro e il suo contenuto: il linguaggio è semplice e
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chiare ed evidenti le problematiche individuali dei persodoppiagg
naggi, tranne che per An-ling, la cui personalità è ambigua
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Cinecitt
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e complessa.
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Ma il dialogo leale che tutti i personaggi del libro hanno
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con la propria coscienza li qualifica e ne giustifica il modo
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di agire. Anche se il mistero aleggia fino all'ultima pagina
prezzo d
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del libro, che si legge tutto d’un fiato, il desiderio di amare
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ed essere amati, di ricucire gli ''strappi delle loro vite'' che
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sono ''fardelli di infelicità'', la ricerca di un nido sicuro e senato
reno, scandiscono quella sottile poesia esistenziale che è alla
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base della narrazione. È un libro da leggere. Brava Camilla!
l’ambita
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lettori
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TRANQUILLO
47
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di Federica Zaccarelli, 19 anni
Roma
e paure legate alla difficoltà di crescere.
ophie, Carole e Nelly sono tre sorelle francesi, tre
La storia ci mostra in quanto poco tempo questo felice unibambine che amano giocare, correre per i grandi
verso ovattato, protetto da un’aura di sogni, si possa inprati di Saint-Martin-en-Haut, fare lunghe passegfrangere, in quanto poco tempo un’idilliaca e felice infanzia
giate e inventarsi ogni giorno qualche nuovo tesoro da
possa essere rovinata, spezzata, distrutta. Ma soprattutto,
scovare o sconosciute fortezze da esplorare.
con quanta involontaria indifferenza da parte dei grandi
La loro vita, però, sta cambiando. Qualcosa ha intaccato il
questo possa accadere.
loro felice equilibrio, e alla voglia di giocare si sta sostiL’errore più grave è sottovalutare, in periodi
tuendo un nuovo e ignoto sentimento: la consapevolezO
difficili anche per gli adulti, le paure e le anza di non poter vivere per sempre in
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gosce dei propri figli, amplificate dall’ineuna bellissima fiaba. Il papà
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sperienza del dolore. Sono loro i veri pronon vive più con le sue tre
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tagonisti di ogni separazione. La rottura
bambine perché una “strega”
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del legame tra i genitori li farà smarrire;
cattiva lo ha portato via. La
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ni di Fede
soffriranno per il crollo dell’unica vera
strega sta avvelenando le loro
illustrazio SetteCittà
Edizioni
certezza che si ha da bambini: mamma
vite e quella della mamma, si
2 ,50 euro
e papà, un binomio intaccabile e indista impadronendo silenziosaPrezzo: 1
struttibile. Il dolore è inevitabile, ma
mente dell’amore del papà, che
ngofiume
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può essere ridimensionato con l’imprima era tutto per loro.
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pegno di entrambi i genitori. Un libro
È questa la storia che Sophie, Ca.c
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scritto a sei mani che, grazie alla
rol e Nelly narrano in prima persochiarezza dello stile e ad una narrana rielaborando in chiave letteraria
zione incantevole e delicata, regai ricordi della propria infanzia e oflerà un importante insegnamento
frendo così a chi legge la possibilità
per crescere e migliorarsi nel diffidi rivivere, con l’ausilio delle splencile ruolo di genitore.
dide immagini di Federico Paris, la
Un libro che lascia agli adulti un
fanciullezza e il piacere di dare e ricemessaggio di speranza: i bambivere amore. Con semplicità solo appani, nella loro disarmante indulrente il libro racconta una fiaba - con
genza, riescono ad accettare
tanto di bambole e fantasmi immaginaogni cambiamento purché illuri, rappresentati con attenta precisione minati dall’amore assoluto dei
e mette in risalto il fantastico ma enigloro genitori.
matico mondo dei bambini, fatto di sogni
48
Recensioni
49
CINEMA
NARRATIVA
MAMMA MIA
CINEMA
BURN AFTER READING
dei fratelli Cohen, Usa, 2008
Film curioso, si potrebbe classificare come una commedia, ma il retrogusto é
amaro e anche piuttosto cruento. La vicenda vede un intrecciarsi di ricatti, incomprensioni e appuntamenti al buio:
ad essi prendono parte Osbourne Cox
(Malkovich), frustrato agente della Cia
appena licenziato, due gestori di una
palestra (Pitt e McDormand) che trovano accidentalmente alcuni suoi file riservati e cercano di
ricattarlo, un’ex-guardia del corpo (Clooney) che va a letto con la moglie della spia ormai disoccupata. Mano a
mano che le varie storie si intrecciano sempre più indissolubilmente, emerge anche la totale impossibilità per i
singoli di avere una visione chiara e non distorta delle
circostanze in cui si ritrovano coinvolti. E le conseguenze sono sanguinose. L’assenza totale di qualunque ragionamento è alla base di tutte le azioni dei personaggi, così come la futilità delle loro motivazioni: è il caso
del palestrato e inebetito Pitt, o della sua collega, che
ricatta Cox solo per avere i soldi necessari ad un triplice
intervento di chirurgia estetica.
Gli attori non danno forse sempre il meglio di sé, complice una sceneggiatura non perfetta che si concede talvolta qualche caduta di stile.
Un motivo per vederlo: Il quadro generale è comunque
buono, con un film divertente, ma anche aspro e disincantato.
Un motivo per non vederlo: Ce n’è abbastanza per smorzare i sorrisi che i fratelli Cohen ci avevano strappato.
Michele Barbero, 20 anni, Torino
ECLIPSE
NARRATIVA
POCHI INUTILI NASCONDIGLI
di Phyllida Lloyd, Usa, 2008
di Stephenie Meyer, Editore Fazi, 501 pagine,
prezzo: 18,50 euro
di Giorgio Faletti, Editore Baldini Castoldi Dalai,
376 pagine, prezzo: 17,90 euro
Il film parte a singhiozzi, ma appena
entra in scena Meryl Streep tutta la storia prende tono. Inoltre, le sfavillanti
canzoni degli Abba diventano sempre
più coinvolgenti e le strampalate coreografie e gli improvvisati cori degli isolani greci sono difficili da dimenticare.
Una commedia che nel complesso riesce a scaldarti il cuore e regala diverse gag strepitose.
Nella bellissima cornice dell’isola greca di Kalokairi, Sophie (Amanda Seyfried) sta per sposarsi con l’amato Sky,
nonostante le obiezioni di Donna (Meryl Streep), sua madre. La giovane sposa non ha mai conosciuto suo padre:
dopo aver trovato e letto il diario segreto della madre,
scopre di avere tre possibili padri. All’insaputa di Donna,
li invita tutti e tre (Pierce Brosnan, Colin Firth e Stellan
Skarsgard) al suo matrimonio.
Un motivo per vederlo: Un film veramente divertente,
gradevole e senza dubbio unico; visto e considerato che
il passaggio da Broadway alle sale dei cinema è stato
abbastanza breve, dobbiamo tutto alla fama del gruppo
svedese!
Un motivo per non vederlo: Se non amate i musical.
Marco Bevilacqua, 19 anni, Roma
Dopo i primi due capolavori (Twilight e
New Moon), ecco l’ultimo libro che ha
fatto impazzire migliaia di giovani lettori: Eclipse. La scrittrice americana riesce a mescolare tutti gli ingredienti di
una storia avvincente: combina infatti,
il sentimento dell’amore, ingenuo ma
fortemente passionale, ai momenti
nuovi e difficili degli adolescenti. Eventi di natura sovrannaturale scandiscono l’andamento del
racconto; ecco che così l’autrice ci permette di fantasticare in un mondo dove la vita mortale appare quasi
un’utopia di fronte a quella di ricchi e affascinanti vampiri, che lottano ogni giorno contro la loro natura assassina per non far del male agli esseri umani.
Un motivo per leggerlo: Grazie all’ambientazione, il libro
riesce perfettamente a far immedesimare il lettore, così
da portarlo vicino a quello che è il mondo ultraterreno
di Bella ed Edward.
Un motivo per non leggerlo: Pur essendo un thriller, il libro è molto dolce e romantico, quindi sconsigliato a chi
predilige i finali tristi e soprattutto le letture molto impegnative.
Lucia Motta, 16 anni, Catania
Brivido, mistero, inquietudine, dolcezza, umorismo, diversità. Sono questi gli
ingredienti che danno vita a Pochi inutili nascondigli, sette racconti di straordinaria profondità, nati dalla penna
dell'oramai affermato scrittore italiano
Giorgio Faletti. Autore di Io uccido,
Niente di vero tranne gli occhi e Fuori
da un evidente destino, aveva già saputo sorprenderci per le sue trame dal ritmo incalzante.
Con questo libro riconferma il suo successo, ma non solo: riscopre il genere del racconto, quasi una rarità di
questi tempi, e ci guida in viaggi alla ricerca dell'inevitabile buio della coscienza. Lo stile di Faletti è quello di
sempre, diretto, conciso, ironico, ma anche capace di
spaziare tra vari generi, oltre il thriller dei primi romanzi.
Un motivo per leggerlo: Le trame dei singoli racconti sono ben articolate, ricche di spunti riflessivi e di personaggi affascinanti, dipinti con estrema maestria dall'autore.
Un motivo per non leggerlo: Se non amate particolarmente i racconti e preferite storie lunghe e intricate, meglio cimentarsi in altre letture.
TEATRO
Valentina Pudano, 16 anni, Catania
IL PIACERE DELL’ONESTÀ
di Luigi Pirandello, regia di Fabio Grossi,
con Leo Gullotta
Un ottimo cast e una scenografia semplice ma ben realizzata ne Il Piacere dell’onestà messo in scena al Teatro Eliseo
di Roma. Nell’opera viene utilizzato l’espediente del matrimonio di convenienza per “fotografare” una tipica famiglia
nobile del Novecento, con le sue virtù
ma soprattutto i suoi vizi. Resa alla perfezione l’idea pirandelliana riguardo alle
relazioni sociali: in pubblico ognuno di noi indossa una
maschera che nasconde il suo vero modo di essere. Spicca fra tutte l’interpretazione di Gullotta, per la grande
sensibilità e dolcezza della gestualità: è in grado di trovarsi al centro dell’attenzione senza irromperla e di commuovere senza cadere nel patetico.
Un motivo per vederlo: Per la qualità interpretativa degli
attori.
Un motivo per non vederlo: A tratti è un po’ difficile da
seguire.
Cristina Colopardi, 18 anni, Roma
Giù al Nord, una divertentissima
commedia che ironizza sui pregiudizi
culturali che le genti del Sud hanno su
quelle del Nord della Francia. Philippe Abrams, il
direttore dell’ufficio postale di Salon-de-Provence, è
sposato con Julie, donna soggetta alla depressione che
gli rende la vita impossibile. Per farle piacere, Philippe
tenta di farsi trasferire in Costa Azzurra, ma finisce a
Bergues, una cittadina del Nord del paese. Per gli
Abrams, sudisti accaniti pieni di pregiudizi, il Nord è
l’inferno: una regione perennemente ghiacciata, abitata
da persone rudi che parlano un dialetto
incomprensibile, lo Ch’tis. Alla fine Philippe parte da
solo per la nuova e desolata destinazione, ma con sua
immensa sorpresa, scoprirà un luogo affascinante...
Regia di: Dany Boon
con Kad Merad, Dany Boon, Zoé Felix
nelle sale dal 30 ottobre
Z a i. n e t è p e r i l d i r i tt o d i c r i t ic a … v o t a, c o n s i g l i a , s t ro n c a f i l m , l i b r i , m u s i c a e a l t r o s u i s i t i w w w. z a i . n e t e w w w. s t r o n c a . n e t
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UN TUFFO NELLA VITA DI:
Federica Pellegrini
COSTUME &
SOCIETA’
58
COMUNICAZIONE:
Blog e censura
52
Campioni
«Io, ragazza della porta accanto»
53
LA GRANDE STELLA DEL NUOTO
AZZURRO ABBANDONA PER
ZAI.NET LE POSE DA COVER-GIRL E
CONFIDA: «NON LASCEREI MAI LO
SPORT PER LO SPETTACOLO,
POSSO DARE ANCORA TANTO»
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minuti
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di Daniele Mainelli, 17 anni
Liceo scientifico “Avogadro” - Roma
maligni obietteranno che il nostro titolo sembra
una presa per i fondelli – o meglio, che ci siamo
fatti prendere per i fondelli - ma forse a un’atleta
che ad appena vent’anni è salita sul podio così tante volte da fare invidia a colleghe molto più anziane
si può anche far finta di credere. Per chi ancora non
lo sapesse, Federica Pellegrini è l'unica nuotatrice italiana, ed una delle poche europee, ad aver superato
il record del mondo in più di una specialità. Il talento e gli allenamenti – che immaginiamo estenuanti non le impediscono, tuttavia, di condurre una vita
spensierata e di dedicare il tempo libero innanzitutto
al fidanzato Luca Marin (sulla loro relazione si sono
già sprecati fiumi di inchiostro, perciò sorvoliamo),
alla Juventus, al suo sito e a Neve, il gatto con cui
condivide la casa. Molto attiva nel sociale, è testimonial Admo (Associazione donatori midollo osseo)
e ambasciatrice nei progetti che coinvolgono tematiche legate ai disturbi alimentari. Le abbiamo chiesto
di raccontarci qualcosa di più su di lei, a partire dalla grande emozione di Pechino.
Che “peso” ha l’oro ottenuto alle Olimpiadi? Ovviamente anche qualche indiscrezione sulla pesantezza
letterale della medaglia è gradita.
«È senza dubbio la medaglia più importante della
mia carriera ed è anche tra le più pesanti…».
La Pellegrini vista alle ultime Olimpiadi: è la massima
espressione del tuo potenziale o credi di poter fare ancora meglio?
«Se avessi vinto anche i 400 sarebbe stato assolutamente perfetto ma è andata benissimo lo stesso».
A breve si terranno i mondiali di nuoto a Roma, intendi
gareggiare con un nuovo stile o riproporre il medesimo
che ci ha lasciati esterrefatti nell’ultima esibizione?
«I mondiali di Roma sono per tutti noi azzurri importantissimi, ci teniamo a fare bene davanti ai nostri tifosi, farò dunque i 200 e i 400».
Qual è stata la reazione dei tuoi genitori nel momento in
cui è stato chiaro quello che sarebbe stato il tuo futuro?
Si sono dimostrati contrari o favorevoli?
«Assolutamente favorevoli, sono i miei primi tifosi e sono
coloro che non mi lasciano mai sola: quando ho un problema ci sono sempre».
Gironzolando qua e là per il tuo forum, abbiamo notato un
forte attaccamento da parte dei tuoi fan e un numero cospicuo di tue risposte, anche molto gentili. Che genere di
rapporto punti ad instaurare con i tuoi ammiratori?
«Cerco di essere sempre disponibile e gentile, è anche
grazie alla stima dei miei tifosi che sono riuscita a fare
tutto questo, sapere che c’è gente che crede in te aiuta
molto la fiducia in se stessi».
Chi è Federica fuori dalla vasca e lontano dai riflettori? Ti
identifichi più nella ragazza della porta accanto o nella
bionda impossibile?
«Ragazza dalla porta accanto, senza esitazione».
Ha un significato particolare il tatuaggio a motivo tribale
che recita “Nient’altro che noi” identico a quello di tuo
fratello?
«In realtà ne ho altri due, comunque, ogni mio tatuaggio
ha un significato particolare, “Nient’altro che noi” è per rimarcare lo splendido rapporto che ho con mio fratello».
Sulla scia di alcuni tuoi colleghi, se ti proponessero di lasciare il mondo dello sport per dedicarti a quello dello
spettacolo – grande o piccolo che sia lo schermo, fai tu –
accetteresti?
Saresti disposta a dedicarti allo spettacolo avendo ormai
raggiunto la maggior parte dei traguardi che un’atleta del
tuo livello può aspirare?
«Non lascerei mai il nuoto per lo spettacolo, posso dare
ancora moltissimo. Quando finirò la mia carriera sportiva
si vedrà».
Domanda seria: essere un atleta olimpionico nonché una
celebrità ha di certo il suo fascino ma, ti chiediamo, qual
è il rovescio della medaglia? È una carriera che consiglieresti ai nostri amici lettori? Convivi bene con l’impossibilità di condurre un’adolescenza come i tuoi coetanei
soprattutto dal punto di vista dei rapporti sociali?
«Uno sport ad alto livello non toglie nulla, anzi arricchisce
notevolmente. Hai dei rapporti sociali diversi, ma hai comunque modo di relazionarti con la gente di tutto il mondo. Sono esperienze che ti aiutano nella vita».
In ultima analisi, cosa dobbiamo aspettarci da te per il futuro? Progetti interessanti da anticipare ai nostri lettori?
«Il prossimo obiettivo sarà Roma ’09».
54
Giovani e diritti
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GIOVANI PR
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di Roberta Lulli, 24 anni
Serrone (Fr)
quanto pare, in Generazioni Moderne le diversità non contano: i ragazzi aderenti all’associazione, pur vivendo in isolate e disparate realtà giovanili, lavorano insieme per un obiettivo comune: “non
solo essere rappresentati, ma rappresentare”. Rappresentanza, legalità, partecipazione, cittadinanza, parole
che a volte sembrano assai lontane e complesse, mentre gli interrogativi più urgenti sono: perché i giovani devono solo rappresentare la precarietà, l’intolleranza alla
politica e fungere da ‘pedine’ nel grande scacchiere della politica?
Sono tante le domande che i ragazzi di GM si pongono,
e senz’altro tante sono le risposte uscite dal primo meeting nazionale svoltosi a Bomarzo l’11 e 12 ottobre. Dopo l’apertura ufficiale e i saluti da parte di Massimiliano
Monnanni, Presidente della Fondazione Mario Moderni,
Teresa Natalia, Assessore del Comune di Bomarzo, Luca
Pancrazi, Presidente del Consiglio dei Giovani di Bomarzo, si è aperta la sessione plenaria - mediata dalla portavoce Roberta Cocchioni - che ha dato il via a due percorsi importanti. Il primo ha lo scopo di dare il via alla
campagna sulla cittadinanza e partecipazione giovanile
e prevede scambi culturali, progetti nelle scuole, assemblee pubbliche, proposte di intervento agli amministratori, petizioni pubbliche, ricerche, sondaggi, concorsi, incontri e così via. Il secondo è dare il via ad un'azione
mirata di “advocacy”, ossia di tutela degli interessi e dei
diritti di rappresentatività giovanile presso le istituzioni,
in modo da espandere e difendere gli spazi di azione e
decisione di tutti i Consigli dei Giovani e delle associazioni operanti in Italia.
Dare il via ad
un'azione mirata
di "advocacy", ossia
di tutela degli
interessi e dei diritti
di rappresentatività
giovanile presso
le istituzioni
Capparella
Foto di Sara
Altrettanto soddisfacenti sono stati i seminari tematici,
tenuti dagli esperti quali Massimiliano Monnanni, Sebastiano Scirè e Cristian Casella. Questi ultimi hanno risposto ai ragazzi di GM, spinti dalla volontà di saper cogliere e sfruttare le svariate e labirintiche opportunità
esistenti nella Comunità Europea e in Italia, quali per
esempio il programma Gioventù in Azione, o la partecipazione a bandi e progetti del ministero delle Politiche
Giovanili. La giornata di sabato si è conclusa con una
particolare visita nel Bosco Sacro, per molti semplicemente il Parco dei Mostri di Bomarzo, eccezionalmente
aperto in orario notturno: grandi statue scolpite, figure
mitologiche, divinità pagane e altre creature fantastiche
hanno suscitato immenso stupore nei giovani visitatori.
Nella mattinata successiva una importante presentazione, quella di Europocket Tv Italia, la prima web Tv realizzata direttamente dai giovani e per i giovani, un “canale multimediale giovanile” nato nel 2006 con il sostegno del Parlamento europeo e attualmente esistente in
diverse lingue: francese, inglese, spagnolo. Il progetto,
definito da un protocollo d’intesa, nasce dalla volontà
della Regione Lazio e della provincia di Pesaro - Urbino
di realizzarne una versione “italianissima”, creando così
uno scenario giovanile sempre più innovativo, comunicativo e sempre più aperto verso l’Europa.
Europocket Tv offrirà ai ragazzi e a Generazioni Moderne
un nuovo modo per seguire l’attualità europea ed esprimere il loro punto di vista su temi di vario genere.
Nella sala Comunale Europoket Tv ha affiancato un’altra
presentazione,
quella
del
portale
di
GM,
www.generazionimoderne.it, un sito ricco di informazioni sulle attività e gli obiettivi dell’associazione, sugli
eventi in Italia; basta effettuare una ricerca su base territoriale e si possono avere aggiornamenti costanti su testi legislativi, studi e statistiche di settore, notizie di
stampa e reportage.
La mattinata è proseguita con un’inaspettata presenza istituzionale,
quella del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo il quale,
dopo aver conferito due borse di
studio della Fondazione Mario Moderni, è intervenuto affrontando
con i giovani della platea gli attuali
problemi finanziari italiani e mondiali, problemi che coinvolgono e
coinvolgeranno i giovani fino a farli diventare figli di una
società non di disoccupati, ma di inoccupati.
Il messaggio è quello di non essere immobili di fronte a
questa società, la quale non smette e non smetterà mai
di mutare se non fino quando tutti i ragazzi, rappresentanti dei Consigli Comunali dei Giovani, di associazioni,
non prenderanno realmente coscienza della propria posizione per decidere in autonomia del proprio futuro. Dopo l’intervento del Presidente, l’associazione ha preso
formalmente vita, confermando la portavoce Roberta
Cocchioni ed eleggendo il resto dell’organo federale.
Termina così il Meeting di Bomarzo, ma non termina il
percorso iniziato dai ragazzi di Generazioni Moderne
impegnati poi attivamente anche a Montecatini Terme (Pt) dal 23 al 25 ottobre, per il V Incontro Nazionale sulla Cittadinanza, organizzato dalla Provincia di Pistoia e dall’associazione Gruppo Abele.
Al Campus di Montecatini la fantasia, la creatività e
l’arte sono stati gli strumenti per costruire “il nuovo”,
modi per esprimere l’energia e tradurla in progetti.
Insomma, pochissimi avventurosi e nessun coraggioso?
Zero sogni e nessun ideale? Idee confuse e superficiali?
Chiedetelo ai ragazzi di GM... sicuramente risponderanno: “A essere giovani non s’impara da vecchi”!
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Generazioni Moderne –
Forum Europeo delle Aggregazioni Giovanili
Sede Nazionale:
Via G. Lanza, 178
00184 Roma
Tel 06 48029097
Fax 06 4881605
[email protected]
www.generazionimoderne.it
Reportage dalla Scuola Holden
56
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ACTION
VIVIAMO UN PRESENTE ‘LIQUIDO’ E ABBIAMO UNA SMANIA DISPERATA PER
CIÒ CHE È NUOVO, SCONOSCIUTO: LA LEZIONE APERTA
DI UN GRANDE ESPERTO DI COMUNICAZIONE INAUGURA I CORSI
2008-2009 DELLA SCUOLA HOLDEN DI TORINO
S
di Michele Barbero, 20 anni
Torino
C
rabilmente lo straniamento di un genere
tudenti, ma anche adulti, anziani,
umano che non conosce più se stesso, ed
madri con bambini piccoli: questa la
è incapace di andare oltre la pura logica
platea eterogenea che, nella sala a
della sopravvivenza. L’insicurezza del notinte arancioni di Corso Dante 118, a Toristro tempo, peraltro, non si manifesta sono, lo scorso 10 ottobre ha accolto Carlo
lo nel continuo rivolgersi all’indietro; si è
Freccero, presidente di Rai Sat e autore teaffermata anche una smania disperata per
ar
lo
levisivo. Non è stata una lezione vera e propria
ciò che è nuovo, sconosciuto. Ma è una riFre
cce
ro
su un tema specifico, quanto piuttosto una pacerca priva di sostanza, che bada alla forma più
noramica sul periodo che ci troviamo a vivere.
che ai contenuti: si è disposti ad accogliere a bracUn periodo che Freccero considera
cia aperte perfino il peggioramento,
drammatico, a tal punto che “parlare
purché costituisca novità, qualcosa
Giovedì alla Scuola
di futuro è alquanto ridicolo”.
di non ancora visto. Si tratta di un
Holden, da non perdere!
La crisi finanziaria sarebbe solo uno
atteggiamento che rende il signifiMI MANCA CHIUNQUE - Serata
degli aspetti più vistosi di una mocante fine a se stesso: è il caso dei
dedicata a David Foster Wallace.
dernità liquida (il riferimento esplicinuovi action movies, in cui la trama
to è a Bauman), priva di certezze.
serve solo a giustificare l’azione. Un
Giovedì 6 novembre - ore 19.00
L’euforia degli anni del boom, l’enerpo’
come avviene, dice Freccero, nel
- Scuola Holden, Corso Dante 118
gia e la fiducia rivoluzionaria proprie
cinema porno e nei videogame.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
della contestazione sono come svaQuesti ultimi stanno influenzando le
nite. I figli, per la prima volta nel
stesse fiction televisive, che tendoLMVDM - Reading con il
’900, sono convinti che li attenda
no sempre più alla trasformazione
disegnatore/fumettista Gipi
una vita peggiore di quella dei propri
del racconto in partita: le innumerepadri. L’intensità dell’esperienza, cervoli stagioni si susseguono come liGiovedì 13 novembre - ore 19.00
cata affannosamente nel ’68, ha lavelli di gioco successivi, testando la
- Scuola Holden, Corso Dante 118
sciato il posto a un nichilismo di fonresistenza dello spettatore, mentre i
Ovvero "La mia vita disegnata
do, causato dalla mancanza di punti
personaggi assumono ruoli sempre
male", l'ultimo libro di Gipi in
riferimento. In questa situazione, i
più marginali e di volta in volta sauscita il prossimo 7 novembre.
media ripiegano sull’infotainment, e
crificabili. Forse è proprio in uno
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
il mondo politico non vede altra via
spazio virtuale la nostra nuova did’uscita che riproporre i valori della
mensione. Ma il dado non è ancora
tradizione, della patria, della famitratto. Infatti questa prospettiva,
THE MAGIC MIX - Un viaggio nei
glia. Alla liquidità del presente si riconclude Freccero, ci fa ribollire il
segreti della canzone, con Mao
sponde con la materialità (ingannesangue nelle vene; ci sentiamo infaGiovedì 4, 11 e 18 dicembre –
vole?) del nostro passato. Ma questiditi dall’azione fine a se stessa,
ore 19.00 - 21.00 - Scuola
sto non basta a guarirci dai nostri
che preclude qualunque interpretamali. Freccero cita Ballard: il grande
zione del mondo. Che sia l’inizio di
Holden, Corso Dante 118
autore di fantascienza sintetizza miuna
reazione?
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SPECIALE LETTORI DI ZAI.NET - In palio 3 borse di studio per i nuovi corsi
della Scuola Holden. Per concorrere inviate recensioni, racconti, sceneggiature,
pagine di diario a: [email protected]
Risultati Test
Punteggio:
Con lo zaino in spalla... (pag. 30)
per ogni risposta A:
Da 1 a 6 punti:
57
1 punto - per ogni risposta B: 2 punti - per ogni risposta C: 3 punti
Il Tradizionalista
Da 7 a 12 punti:
Il Borghesuccio Alternativo
Da 13 a 18 punti:
Diciamo pure che al miglior sushi
del mondo preferirete sempre due
buone vecchie penne all'arrabbiata
e un bel piatto di coda alla vaccinara. Calcolando anche il peso non
certo eccessivo che avete sempre riservato alla sfera più strettamente
culturale, la vacanza ideale rimane
l'annuale mesata estiva al paesello
dei nonni. Dopo tutto non sta scritto da nessuna parte che per evadere dalla quotidianità sia sempre necessario andare in trasferta?
Lo so, me la prendo sempre un po'
con voi, ma non ci posso fare niente se non nutro nessuna simpatia
per chi ha sempre e comunque la
necessità di darsi un tono da intellettuale. Poi chissà, può darsi pure
che voi siate veramente pieni d'interessi e aperti alle novità – in questo caso complimenti, avete tutta la
mia stima - ma badate, credo poco
o niente alle eccezioni! Magari di
musei della vostra città non ne avete manco mai visitato uno...
Eccone un altro buono! Ragazzi, non
è che andare in gita o in vacanza sia
solamente un’occasione per darsi alla baldoria estrema – a ’sto punto
tanto vale rimanersene a casa se
tutti i ricordi dell'evento rimangono
vaghi e annebbiati dai postumi dei
bagordi! Il bello del viaggio è anche
e soprattutto nel valore di confrontarsi con qualcosa diverso dal solito, perciò siete in punizione e la
prossima vacanza la farete voi in
Bielorussia!
Lo Sfascione
58
Informazione
Incredibile
e triste storia
di un
blogger
MOLTI DI NOI HANNO UN BLOG.
PENSATE CHE COSA
SUCCEDEREBBE SE UN GIORNO
VENISSIMO ACCUSATI DI STAMPA
CLANDESTINA. PURTROPPO Ø GI¸
SUCCESSO: VI RACCONTIAMO LA
STORIA DI CARLO RUTA
di Marco Billeci, 20 anni
Pisa
gni nuova tecnologia, quando nasce, é subito
sfruttata in chiave di contro-potere. È successo
con l’invenzone della stampa, di cui Lutero si servì per contrastare il potere ‘mediatico’ che la Chiesa deteneva grazie ai monaci amanuensi. Succede oggi con il
web. La storia però insegna anche che, a questa prima
fase, ne segue un’altra in cui il potere attaccato si ricompone ed organizza una reazione per contenere o
sfruttare la forza dell’innovazione. Non sappiamo se la
condanna di Carlo Ruta, ovvero la storia che stiamo per
raccontarvi, sia sintomo dell’avvento di una nuova fase
O
59
nell’era del web. Di sicuro é il caso di tenere gli occhi
aperti. «Condannando me si mette in discussione il diritto di esistere dei blog, d’ora in poi chiunque gestisce
un diario on-line può rischiare di essere considerato un
criminale», riassume così la vicenda che lo ha visto protagonista Carlo Ruta, giornalista e storico che nel 2001
apre il sito di documentazione storico-sociale Accadeinsicilia. Nei primi ventiquattro mesi il lavoro procede quasi tranquillo; sulle pagine web riversa le inchieste da lui
realizzate ricevendo soltanto qualche minaccia e qualche
querela che, spiega, «sono la prassi per chi si occupa di
certi argomenti». Tre anni dopo, però, è inaspettatamente bloccato: il sito è posto sotto sequestro e oscurato
per ordinanza del tribunale di Ragusa e scompaiono così i servizi sugli affari loschi della finanza italiana, oltre
a quello sull’omicidio del giornalista Giovanni Spampanato. «Evidentemente i contenuti non sono piaciuti ai
poteri forti messi sotto accusa» continua Ruta. L’episodio è già di per sé gravissimo, ma il peggio deve ancora venire. Lo scorso maggio Carlo Ruta è condannato dal
tribunale di Modica per “stampa clandestina” dietro denuncia del magistrato Agostino Frera. Il reato si rifà alla
Condannando me
si mette in discussione
il diritto di esistere
dei blog
legge sulla stampa del 1948 secondo la quale può essere considerato clandestino il giornale che non risponde
ad una serie di requisiti, fra cui spicca la registrazione
presso il tribunale; dal 2001 infatti anche i prodotti editoriali on-line sono sottoposti ai vincoli della legge sulla stampa. Come far rientrare in questa categoria i blog
personali resta però da capire: non hanno periodicità regolare, non accedono ai finanziamenti statali, non hanno un direttore o una testata; difficile quindi comprendere come possano essere equiparati a giornali e riviste
sul web. Non a caso questa legge è stata applicata per
la prima volta in Italia e sentenze simili non hanno riscontri nel resto d’Europa. «In definitiva, io per lo Stato
italiano sono un criminale solo perché ho tenuto un
blog, cosa che in questo paese fanno tre milioni di persone» dice Ruta. La sentenza ha suscitato un’ondata di
reazioni: sessanta storici hanno firmato una lettera di solidarietà a Ruta, l’onorevole Giulietti ha presentato un’interrogazione parlamentare sul caso ed un’altra è stata
annunciata da Antonio Di Pietro. La protesta si è estesa
fino in Grecia, dove numerose note di dissenso sono state inviate all’ambasciata italiana ad Atene e in questi
giorni diversi blogger italiani sono entrati in sciopero sospendendo l’aggiornamento dei loro diari on-line.
Il caso ha fatto riaccendere il dibattito sull’inadeguatezza degli attuali strumenti legislativi per affrontare le
emergenti forme di comunicazione offerte dal web; questa pericolosa asincronia legislativa ha già iniziato a
creare uno spazio per fraintendimenti e, ancor peggio,
per pressioni e censure. Mario Tedeschini Lalli, docente
di giornalismo digitale e collaboratore di Repubblica.it,
arriva a sostenere, sul suo blog, che la necessità non è
legiferare ulteriormente, bensì delegiferare perché “in un
universo mediale così ‘liquido’ è inutile, oltre che dannoso e ingiusto, tentare di ridefinire i confini, i territori,
le competenze, le giurisdizioni”. Ho intervistato Carlo Ruta nella sua casa di Pozzallo, proprio nei giorni in cui
uscivano le motivazioni della sentenza.
Si può vedere in questa operazione un tentativo di aggiornare i metodi di pressione e censura ai nuovi media?
«Certo non è un fatto casuale. Una legge del 2001 mette in rilievo le differenze che esistono fra web e informazione cartacea e afferma che un sito può essere considerato stampa periodica solo se funziona come un
giornale. Ma i blog individuali sono tutta un’altra cosa,
perciò se si cerca di bloccarli ci devono essere dietro altri motivi. Sicuramente c’è un clima di censura: la libertà di informazione che si esprime attraverso internet fa
paura, tanto è vero che nei regimi autoritari il web è molto limitato».
Quali saranno i prossimi passaggi della vicenda giudiziaria?
«Ho appena ritirato le motivazioni della sentenza di primo grado che confermano l’idea di un atto mirato. Si
spera che i prossimi gradi di giudizio possano ribaltare
la conclusione, ma non è facile».
Il web ha permesso di attivare attorno al suo caso una
rete di solidarietà.
«Internet fa paura proprio per questo, è facilmente accessibile ad ampie fasce di cittadini, permette di trasmettere informazioni, anche molto importanti, attraverso fonti alternative. All’informazione verticale calata dall’alto se ne è affiancata una orizzontale. Inoltre, attraverso il web si formano degli anticorpi, delle reti di comunicazione che permettono di fronteggiare queste ondate repressive. Basta un nutrito indirizzario e-mail per
comunicare con un largo numero di persone senza passare dall’informazione ufficiale. Di questo movimento di
opinione che si crea sul web i media tradizionali sono
costretti a tenere conto. Su Yahoo si possono trovare circa 300mila documenti riguardanti il mio caso. I grandi
giornali inizialmente lo hanno ignorato, quando però su
internet si è creata una così grande mobilitazione, sono
stati costretti ad occuparsene.
La comunicazione orizzontale ha vinto, i giornali cartacei
si sono dovuti piegare».
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listi non sono più gli unici a poter somministrare
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notizie. Tuttavia oggi quelli più intelligenti cominciano
ad usare il web in modo proficuo: in realtà hanno solo
da guadagnare dal rapporto con internet, una fonte d’informazione insuperabile».
Nel 2005 Carlo Ruta ha aperto un nuovo blog, Leinchieste.com, dove si trova una copiosa documentazione sulla storia della Sicilia, della mafia, sugli affari illegali della finanza, dell’edilizia, siciliani e non. Proseguendo nella nostra conversazione Ruta parla del suo lavoro e del
doppio ruolo di storico e giornalista: «Alle due dimensioni, quelle dei fatti, bisogna affiancare la terza dimensione, quella storica - spiega - Nel caso della mafia, capire come essa nasce e si sviluppa permette di raccontare non solo gli avvenimenti, ma anche la loro genesi
creando conoscenza e coscienza civile e sociale. La fusione dell’elemento storico e di quello giornalistico risponde all’esigenza di creare nel lettore del mio sito proprio questa consapevolezza».
Un lavoro, dunque, nello stesso tempo di indagine storica e d’inchiesta sull’attualità, da condurre con un metodo ben preciso: «Cercare di essere il più possibile distaccato dalle cose. Quando uno inizia a fare un’inchiesta
si trova sempre in una palude; attraverso il distacco da
ciò che sto vagliando, provo a rimanerne fuori. Io mi occupo di un caso solo se non ho rapporti con i protagonisti, mettendo a tacere la parte impulsiva di me stesso
per agire in maniera il più possibile razionale». Un metodo d’inchiesta particolarmente adatto alla Sicilia dove
«è facilissimo rimanere invischiati nella palude». Il blogger siciliano sottolinea una strana anomalia: «I mafiosi
hanno in qualche modo capito questa mia metodologia
e hanno assunto, quindi, uno strano atteggiamento interlocutorio. I poteri forti, invece, reagiscono scompostamente perché, abituati agli attacchi personali, non riescono a trovare il modo per opporsi». Forse per comprendere tanto clamore attorno ad AccadeinSicilia bisogna partire da qui.
61
Oroscopo
a cura di Cassandra
Ariete
21/03 -20/04
Amore
Mese vivace e pieno di novità dal
punto di vista affettivo: sappiate
sfruttare le frecce che Cupido
mette a disposizione nel vostro
arco!
Amicizia & famiglia
Imparate l’arte del relax, non
occupate ogni momento libero
della giornata per uscire con gli
amici o la musica; più impegno a
scuola.
Consiglio
Leggete “La solitudine dei numeri
primi” di Paolo Giordano.
Cancro
22/06 - 22/07
Amore
Mettete da parte egocentrismo e
orgoglio e cercate di creare
empatia col partner, che
nell’ultimo periodo si sente un
po’ trascurato.
Amicizia & famiglia
Lo stesso discorso vale anche con
gli amici, che si sentono un po’
messi da parte, e per la famiglia,
che nel vostro comportamento
legge distanza e ostilità.
Consiglio
Iscrivetevi a un corso di yoga.
Bilancia
24/09 - 22/10
Amore
Non c’è dubbio, il 2008 è stato per
voi un anno di crescita emotiva.
Cercate di conservare i progressi
fatti, in questo modo nessuno
potrà mai più farvi soffrire.
Amicizia & famiglia
Da nuovi incontri potranno nascere
amicizie importanti, sappiate
riconoscerle. Non irritate familiari e
vicini di casa ascoltando la musica
a tutto volume.
Consiglio
Andate a vedere “L’uomo che
ama” con Pierfrancesco Favino.
Capricorno
22/12 - 20/01
Amore
L’entusiasmo per una nuova storia
d’amore potrebbe offuscarsi
facilmente a causa della gelosia
del partner, occhio a non
alimentarla, quindi.
Amicizia & famiglia
Anche se con il vostro
temperamento estroverso sarà
piuttosto difficile, evitate di
confidarvi con una persona
conosciuta da poco.
Consiglio
“Rossovermiglio” di Benedetta
Cibrario, Premio Campiello 2008.
Toro
21/04 - 21/05
Amore
È da tempo che non si
configurava una situazione astrale
così propizia! Ne approfittino sia i
single sia le coppie, che
trascorreranno intensi momenti di
passione!
Amicizia & famiglia
Finalmente a scuola vedrete
premiati i vostri sforzi, ma non
cullatevi nella speranza di poter
vivere di rendita!
Consiglio
Leggete “Gomorra” di Roberto
Saviano.
Leone
23/07 - 23/08
Amore
Potrebbe rifarsi viva una vecchia
fiamma, valutate se è il caso di
mettere a repentaglio la storia
d’amore che state vivendo
attualmente. Novità in arrivo per i
single.
Amicizia & famiglia
Il 2008 è stato un anno difficile
per quanto riguarda la vita
scolastica, ma sta per volgere al
termine, quindi coraggio!
Consiglio
Leggete “Il prezzo del silenzio” di
Camilla Trinchieri.
Scorpione
Scorpione
segno del mese
Amore
Che mese eccezionale! Lo charme
donato da Venere vi renderà
irresistibili: è il momento buono
per ambire a prede succulente.
Amicizia & famiglia
La dedizione con cui avete
studiato nelle ultime settimane vi
ha fatto conquistare la simpatia
dei docenti più esigenti,
attenzione a non deluderli.
Consiglio
Un vecchio album di Fabrizio De
André, “La buona novella”.
23 ottobre - 22 novembre
Acquario
21/01 - 19/02
Amore
Dovreste evitare di essere troppo
esigenti col partner, in amore
bisogna essere disinteressati e
non applicare la legge del ‘do ut
des’.
Amicizia & famiglia
Forse è giunto il momento di
tendere la mano a una persona
che in passato vi ha delusi, ma
che certo non merita il vostro
rancore per sempre.
Consiglio
Leggete “Le storie di mia zia” di
Ugo Cornia.
Gemelli
63
21/05 - 21/06
Amore
Turbolenze in arrivo a causa di
Marte particolarmente ostile. Ma
non rassegnatevi e, anzi,
mettetecela tutta per apparire
sempre al meglio delle vostre
potenzialità.
Amicizia & famiglia
Qualcuno potrebbe approfittarsi
della vostra generosità, perciò,
occhio! Non fatevi cogliere
impreparati a scuola.
Consiglio
Un bel dramma pirandelliano a
teatro o in dvd.
Vergine
24/08 - 23/09
Amore
La fine di una storia importante
potrebbe crearvi stress, reagite
cercando nuovi interessi e
soprattutto frequentando nuove
persone.
Amicizia & famiglia
Dovete cercare di ampliare e
diversificare le vostre
conoscenze, non è possibile che
usciate da 10 anni sempre con
lo stresso gruppo di amici!
Consiglio
Un bel classico come “Il rosso e il
nero” di Stendhal.
Sagittario
23/11 - 21/12
Amore
Non è proprio un periodo ‘rose e
fiori’, ma con un pizzico di buona
volontà la situazione potrebbe
migliorare velocemente.
Amicizia & famiglia
L’insoddisfazione amorosa è in
parte compensata da un buon
periodo scolastico e da un’ottima
intesa con gli amici più cari e con
i familiari.
Consiglio
Perché non proporre una gita
fuori porta a caccia delle golosità
autunnali?
Pesci
20/02 - 20/03
Amore
Periodo decisivo per chi è in
continuo ‘tira e molla’ col partner,
è giunto il momento di essere
sinceri, prima di tutto con se
stessi.
Amicizia & famiglia
La famiglia vi è accanto come non
mai, anche se vi attende un
periodo di sofferenza, c’è
insomma chi saprà starvi accanto
con discrezione.
Consiglio
Il nuovo libro di Grossman, “A un
cerbiatto somiglia il mio amore”.